attività sociale

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attività sociale
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D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n° 46)
art. 1, comma 2, DCB BO
numero 42
dicembre 2013
Il Centro Diurno
“Accanto” ha festeggiato
10 anni di vita
III Congresso
Legacoopsociali
Concorso di
poesie e racconti
al “Corniolo”
Nido “Giovannino”,
un progetto per
anziani e bambini
numero 42
dicembre 2013
sommario
sommario
sommario
1Editoriale
2014: quali scelte ci aspettano
2 In copertina
Periodico trimestrale di CADIAI
Registrazione Tribunale di Bologna:
n. 7703 del 18/10/2006
Direttore Responsabile:
Gianluca Montante
Comitato di redazione:
Germana Grandi, Laura Zarlenga
Proprietario ed Editore:
CADIAI Cooperativa Sociale
via Boldrini 8 - 40121 Bologna
Direzione e Redazione:
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Tel 051 74 19 001
Fax 051 74 57 288
Coordinatrice di redazione:
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Collaboratori:
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Anna Soccorsa Antonelli,
Jessica Bosi, Domenico Capizzi,
Lucia Cardone, Veronica Ndy Edeh,
Raffaele Montanarella, Maria Letizia Neri,
Caterina Olivito, Saverio Parracino,
Laura Piana, Maria Rizzo,
Mihaiela Adina Romeghea,
Antonia Tedone, Deborah Venturoli.
Impaginazione:
N.S. - Progetti di comunicazione
Bologna
Stampa:
Casmatipolito
via Provaglia 3/b, 3/c, 3/d
40138 Bologna
“Accanto” compie dieci anni e ritorna a casa
4 Progetti internazionali
Progetto AGID. Quinto incontro
di coordinamento a Brest
5
Progetto FOR.C.A.
14Monografia
Servizio Territoriale Minori
CADIAI, dal 2000 ad oggi
19Servizi
1° Dicembre 2013 ricordando la legge 1044
20 Topotto e il pannolino
6Cooperarazione
21 La febbre del venerdì sera alla Gelateria Renata
Global Social Economy Forum
2013
22 La scrittura ci unisce
8
Perché Futura?
26 Ballons Festival
9
E se è femmina si chiamerà
Futura...
27 “Come scorre la storia” ospitata al Centro Lame
24 Anziani e bambini insieme
10 1974-2014 quarantanni
di cooperativa
28 Dal produttore al consumatore
30 Tour goloso nella cucine
“CAMST Imola”
Soci perchè...
11 Pari opportunità
Quando la diversità di genere
diventa una risorsa
12 Attività sociale
Verso il 40esimo
UniSalute, bastano pochi click...
13 I prodotti di Libera Terra di nuovo in CADIAI
Assemblea dei Soci di Impronta Etica
29 Sembra un gioco ma non è
32Testimonianze
Laboratorio musicale
“Scopriamo la musica”
33 I ritratti di Lele
Mauro
34Lettere
35 Liber Libero
Non mi arrendo
Lo Psicologo: un amico a scuola
36Rubriche
Questa rivista è stata stampata su carta
riciclata 100% ecologica che ha ottenuto
il marchio Greenlabel dell’Unione Europea riservato ai prodotti a minor impatto ambientale.
La riapertura del Centro Diurno “Accanto”.
II
14 Visita al Parco Regionale
dell’Abbazia di Monteveglio
editoriale
editoriale
editoriale
2014: quali scelte
ci aspettano
di Franca Guglielmetti, Presidente di CADIAI
Mano a mano che gli effetti del cambiamento strutturale in atto si diffondo
in tutti gli ambiti della vita sociale delle
nostre comunità, si rappresenta in modo sempre più nitido la necessità di una
riflessione e di un cambiamento anche
rispetto alla funzione sociale della nostra Cooperativa.
Parliamo di cambiamento strutturale e non di crisi economica perché di
fatto oggi abbiamo di fronte appunto
un radicale cambiamento delle dinamiche sociali, cambiamento sicuramente
innescato dalla crisi economica ma che
ora sta andando ben oltre il semplice
dato economico.
Per quel che riguarda il nostro ambito di attività, questo cambiamento interessa soprattutto il ruolo e la
funzione degli enti pubblici nella definizione e nello sviluppo delle politiche di welfare e conseguentemente
comporta una ridefinizione del nostro ruolo in questo contesto unitariamente alla ridefinizione del ruolo giocato dagli altri attori presenti su questa
scena con sempre maggior peso.
Il modo in cui gli enti pubblici stanno affrontando questi cambiamenti strutturali si dimostrano ancora
segnati da grandi difficoltà e forti
contraddizioni e nel panorama delle
nostre diverse interlocuzioni non si individua una situazione unitaria. Ci sono incertezze e contrasti sul tema della
gestione dei servizi ovvero se e quanto l’ente pubblico debba continuare a
gestire i servizi direttamente; sul tema
delle ASP, sulla loro unificazione ma anche sui loro ambiti di intervento e i loro vincoli di spesa; sul tema del nuovo
modello di welfare e il ruolo dei soggetti privati sia non profit che profit.
Da quello che possiamo osservare noi,
la situazione complessiva si configura come un movimento incostante che
oscilla tra: una difesa forte della situazione esistente con però la consapevolezza del fatto che non potrà
più essere mantenuta; un orientamento teorico che immagina l’armonizzazione tra politiche pubbliche,
risorse private e gestioni integrate;
un’azione pratica quotidiana che, oltre
alla costante riduzione dell’offerta di
servizi conseguente alla riduzione delle
risorse economiche disponibili, propone, come alternativa all’esistente, scelte che di fatto alimentano un modello di welfare privato e privatistico.
La spesa privata anche in ambito socio sanitario infatti negli ultimi tempi è cresciuta in modo direttamente
proporzionale al calo delle risorse
pubbliche, ma anche in quest’ambito, come in quello sanitario, è cresciuto maggiormente il ricorso a soggetti
privati-privati rispetto a quelli del privato-sociale. Sul versante dell’offerta pubblica di servizi, i principali progetti “innovativi” oggi messi in campo
per la sperimentazione di un nuovo
modello di welfare riguardano la regolamentazione delle assistenti familiari e il sostegno ai caregiver familiari. Progetti che, in entrambi i casi,
riportano i servizi di cura all’interno
delle mura domestiche, in forma individualistica e isolata, prevalentemente
a carico delle donne che rinunciano in
tal modo a qualsiasi ruolo sociale. In alternativa si opta per il coinvolgimento strutturato di risorse informali
(volontariato, associazionismo, relazioni di vicinato) nell’ambito delle quali o
rimane forte e centrale il ruolo di guida del pubblico o il progetto viene affidato al libero dinamismo dei soggetti
coinvolti, con scarse o nulle garanzie di
efficacia e continuità. In tutto questo,
il ruolo della cooperazione sociale
viene schiacciato da una visione che
potremmo definire di “necessità”: rimaniamo il soggetto più affidabile su
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cui contare per la gestione dei servizi ma l’acquisizione da parte nostra di
una sempre maggior autonomia viene
vista con diffidenza.
Quale posizione deve assumere CADIAI in questo contesto? Nei lunghi
quaranta anni della nostra attività,
possiamo dire di aver sempre svolto
un ruolo positivo, di collaborazione
e proposta, che ha portato allo sviluppo di servizi innovativi. Pensiamo
ai servizi per disabili nati per consentire la chiusura del reparto 7H dell’ospedale psichiatrico cittadino; pensiamo ai
Nidi costruiti con il Progetto Karabak;
pensiamo agli appartamenti a bassa soglia per giovani con lieve disabilità; pensiamo alla collaborazione con
la Fondazione Hospice Seragnoli per la
gestione dell’Hospice di Casalecchio di
Reno; pensiamo al progetto di “Parco
del Navile”. Inoltre la durata, la costanza
e la coerenza con cui abbiamo portato
avanti le nostre attività, la nostra visione aperta e dinamica dei servizi, che li
rende capaci di fornire risposte nuove a
bisogni che cambiano, ci è valsa la considerazione, da parte non solo degli enti pubblici, ma anche degli utenti e degli altri soggetti con cui costantemente
collaboriamo, di soggetto affidabile,
solido, su cui si può contare. Tutto
questo però oggi non basta: occorre
potenziare la nostra capacità di proposta coinvolgendo altri soggetti, soprattutto del movimento cooperativo, ma
non solo. La nostra capacità di innovare deve essere incrementata e accanto a questa dobbiamo sviluppare
di più la capacità di fare rete.
Ci dobbiamo proporre soprattutto come soggetto innovatore, capace di sperimentare nuove soluzioni da integrare
nella rete pubblica di servizi e quindi
capace, anche con il sostegno dell’associazione di rappresentanza e di altre
cooperative altrettanto affidabili, di superare la situazione di incertezza e fragilità che connota oggi le politiche di
welfare locali. n
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in copertina
in copertina
in copertina
“Accanto” compie
dieci anni e ritorna
a casa
Rientra nei propri spazi
il Centro Diurno gravemente
colpito dal sisma del 2012.
di Gloria Serra e tutto lo staff di “Accanto”
Era il 17 Maggio 2012 quando, ignari
di quanto sarebbe accaduto solo qualche giorno dopo, abbiamo chiuso la
porta del Centro “Accanto” per l’ultima
volta. Avevamo terminato il turno con
la consueta équipe settimanale, durante la quale si progettava e organizzava il compleanno di “Accanto”: a Luglio
infatti il Centro avrebbe festeggiato i
dieci anni di apertura e l’evento sarebbe stato inserito nel calendario di iniziative della storica festa crevalcorese,
la “Fiera del Carmine”. Le idee erano
tante, ma sono state rallentate dalla prima scossa del 20 Maggio e definitivamente affossate il 29 quando
il centro storico di Crevalcore, colpito duramente dalla “seconda scossa”, venne definitivamente dichiarato “zona rossa”.
L’allora Sindaco Broglia aveva emesso,
a seguito della prima scossa, un’ordi-
2
nanza che sospendeva temporaneamente tutte le attività scolastiche compresa anche l’apertura di “Accanto”.
Per garantire la continuità del servizio, in collaborazione con l’Ausl del
territorio, si attivano alcune soluzioni di emergenza che portano ad
organizzare gite fuori porta e attività
pomeridiane presso i Centri Diurni “Le
Farfalle” e “Spazio Aperto”.
A seguito della scossa del 29 Maggio,
il Centro è definitivamente chiuso poiché all’interno della “zona rossa”. Da
quel momento siamo ufficialmente
senza casa!
Il sisma risparmia le famiglie dei ragazzi, eccetto una di queste che è sfollata e temporaneamente ospitata nella
tendopoli. Per quanto riguarda invece
il gruppo di lavoro, due operatori vivono la spiacevole esperienza di sfollati
a causa dell’inagibilità delle loro abitazioni.
L’evento è per tutti traumatico sia sul
piano professionale che personale: si
tocca il fondo, si piange, ma poi si riprende a ridere, o perlomeno a sorridere, e ci si rimbocca le maniche per
far ripartire il Centro “Accanto”. Inizia il
viaggio alla scoperta della nostra resilienza.
Ai “piani alti” iniziano a valutare nuove collocazioni per il Centro, nel territorio del Distretto della Pianura Ovest.
Entro breve arriva un tetto… anzi due!
Il gruppo di “Accanto” viene ospitato in
in copertina
in copertina
in copertina
due sedi diverse e in due paesi diversi. Il Centro Diurno “Le Farfalle” ospita
quattro ragazzi in carrozzina mentre
la restante parte del gruppo si insedia nella palestra messa gentilmente
a disposizione dal Centro Diurno anziani “Cà Rossa” di Anzola Emilia. Si riparte da una nuova organizzazione
del lavoro molto più articolata, dal
momento che ci si trova nella condizione di gestire due centri, che procedono parallelamente. Si rende necessario creare e sperimentare nuovi turni
di lavoro, nuovi trasporti e soprattutto
mettere in gioco tanta elasticità e capacità di adattamento. Per riuscire a
garantire lo svolgimento della quotidianità è stato necessario noleggiare
un mezzo per i trasporti e nel tempo
sono stati inoltre inseriti dei sostituti
nell’organico per garantire la completa copertura del Servizio.
A più di un anno di distanza, dopo i
dovuti lavori, il 7 Ottobre 2013 “Accanto” è tornato a casa. Il servizio in
tutto questo periodo non è stato mai
interrotto, tantomeno durante le fasi di trasloco. Il rientro a Crevalcore ha
creato l’occasione per ripensare e ricollocare gli ambienti che lo hanno reso così ancor più bello e funzionale.
La riapertura di “Accanto” ha fatto sì
che si ripartisse da un impegno importante, segnato in agenda più di
un anno fa… il decimo compleanno!
Contemporaneamente alla mole di lavoro che comporta un trasloco, si ini-
zia ad organizzare la festa che unisce
il compleanno alla nuova inaugurazione del Centro. L’evento è fissato per il
26 Ottobre. Per l’occasione le più alte
figure istituzionali del territorio e della
Cooperativa, tra cui la nostra Presidente, hanno portato testimonianza della
loro vicinanza al Centro, riconosciuto
l’impegno profuso dal gruppo di lavoro e… tagliato la torta del decennale
come segno di buon auspicio!
I toni della festa sono ben diversi da
quelli ipotizzati un anno prima.
Il clima è sobrio, si ascoltano le parole al microfono e aggirandosi tra i presenti si percepisce un’autentica emozione; si intravedono occhi lucidi e
sorrisi che non appartengono solo agli
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operatori, ma anche ai ragazzi e
alle loro famiglie
nonché a tutti
coloro che a vario titolo hanno partecipato, vissuto e
sostenuto un anno
di grande impegno e crescita vissuto
fuori casa.
A termine della festa si ha la consapevolezza di aver chiuso un lungo capitolo della vita di “Accanto” e di avere le
capacità per scriverne altri nei prossimi dieci anni. n
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progetti internazionali
progetti
internazionali
progetti internazionali
Progetto AGID.
Quinto incontro
di coordinamento
a Brest
Valutazione della piattaforma
e-learning.
di Patrice Morel, Associazione Les Genêts d’Or,
traduzione di C. Melon
Dopo quattro mesi di lavoro per lo sviluppo in formato e-learning dei moduli formativi costruiti lo scorso anno,
il progetto AGID si concentra ormai
sulla valutazione della loro usabilità
per gli operatori di primo livello e/o
per gli assistenti familiari che si prendono cura di persone con disabilità intellettiva che invecchiano.
Perché la convivialità è importante
nelle formazioni on-line?
L’attrattività è essenziale nel determinare la soddisfazione del fruitore e
la sua accettazione del prodotto. Gli
studenti che interagiscono con delle piattaforme tecnologiche devono
far fronte a due processi di apprendimento congiunti:
• imparano ad assimilare le modalità
di scambio con il sistema;
• imparano ad acquisire nuove nozioni o competenze.
Se l’interfaccia è difficile da impiegare, questo avrà delle ricadute negative
sull’apprendimento. Per questa ragione l’impegno di AGID nella valutazione della sua piattaforma e-learning ha
l’obiettivo di verificare se i moduli formativi, così come sono costruiti, sono
accessibili ai fruitori individuati e possono aiutarli a migliorare le loro conoscenze e competenze.
Per valutare la facilità d’uso saranno impiegati i due strumenti più fre-
4
quentemente usati per la valutazione
della convivialità nei programmi di ricerca: la scala S.U.M.I. e la scala S.U.S.
Questa valutazione prenderà in esame, in particolare, due aspetti:
• la complessità e la convivialità
dell’interfaccia grafica,
• la facilità d’uso e l’attrattività percepita.
Oltre alla curva delle età, l’elaborazione dei risultati terrà conto anche degli
anni di esperienza professionale, della
scolarità, della familiarità con l’uso del
computer e dell’esperienza pregressa nell’uso di prodotti simili a quello
presentato. Le variabili sociodemografiche selezionate potrebbero servire ad individuare specifici profili di
utilizzatori per i quali potrebbero rendersi necessari alcuni aggiustamenti
dell’interfaccia.
Conferenza finale di disseminazione
La conferenza di disseminazione dei
risultati del progetto AGID si terrà a
Vienna il 25 Febbraio 2014, sotto forma di un meeting accessibile in inglese, francese e tedesco. Nella sala della conferenza saranno disponibili dei
PC, per dare agli invitati la possibilità
di scoprire e provare i moduli.
La conferenza finale valorizzerà l’aspetto della co-produzione, concentrandosi sul trasferimento delle
conoscenze e sull’esplorazione dei fenomeni di condivisione all’interno del
gruppo.
La Conferenza si preoccuperà soprattutto di:
1. alimentare la consapevolezza dell’importanza del tema dell’invecchiamento delle persone con disabilità
intellettiva e della necessità di formare gli operatori che se ne occupano,
2. diffondere informazioni strategiche
sui contenuti della piattaforma di
formazione,
3. fornire un’opportunità di avvio testando i moduli in diretta,
4. offrire una riflessione iniziale sulle
linee di intervento inserite nei moduli e interrogarsi su cosa realmente significhi l’invecchiamento per le
persone con disabilità intellettiva.
Infine, la Conferenza finale prevederà
un tempo per un World Café e tavole
rotonde destinate a valorizzare i primi feedback degli utilizzatori/valutatori sulla qualità del servizio proposto. n
progetti internazionali
progetti
internazionali
progetti internazionali
Progetto FOR.C.A.
Al via un nuovo progetto
europeo sulla cittadinanza
attiva che coinvolge
persone disabili.
di Giovanni, Ilaria, Tiziana, operatori del gruppo appartamento “ABS”
Nelle giornate 10 e 11 Dicembre 2013 i
ragazzi del Gruppo Appartamento “ABS”
hanno incontrato una delegazione di ragazzi disabili e i loro rispettivi educatori,
provenienti da vari Paesi europei: Portogallo, Spagna, Francia, Belgio.
Aderiamo tutti ad un progetto europeo che acquisisce un significato particolare in quanto il 2013 è stato dichiarato l’Anno Europeo “dei cittadini”.
Questo progetto si propone di spiegare, comprendere e rielaborare il concetto di cittadinanza attiva.
Che cosa significa cittadinanza attiva
per i ragazzi con disabilità?
• manifestare i propri diritti di cittadinanza come persone disabili;
• diventare attori protagonisti del proprio contesto di vita e di lavoro.
A tal fine, il progetto FOR.C.A. valuta
come l’inclusione delle persone disabili abbia un impatto positivo sulla loro qualità di vita e di conseguenza possa migliorare la qualità di vita
di tutta la società, rendendola più inclusiva e solidale. L’identificazione di
buone pratiche permette alle persone
disabili di prendere coscienza del proprio ruolo e di definire i loro bisogni.
I risultati raccolti porteranno alla
formulazione di raccomandazioni rispetto a buone prassi sul tema della cittadinanza attiva delle persone disabili da disseminare a livello europeo.
Salvatore, Axel, Marco e Riccardo
hanno accolto i ragazzi stranieri nella loro casa, raccontando loro le attività quotidianamente svolte nell’ap-
partamento. Hanno anche spiegato,
attraverso un video, l’esperienza del
“Parlamento”. Si tratta di un incontro
mensile che i ragazzi svolgono in appartamento per accordarsi e mettere
a punto gli aspetti problematici della loro quotidianità, come ad esempio turni di pulizie, turni per la preparazione dei pasti, spesa in autonomia
e con gli educatori, organizzazione
di inviti a cena di fidanzate o amici. In
questo contesto i ragazzi propongono e si scambiano idee su come vivere meglio insieme nella loro casa. Poi i
ragazzi hanno accompagnato gli amici
europei a visitare Bologna, dopo aver
preparato una piccola guida in francese dei monumenti più importanti della
nostra città.
A queste giornate, oltre ai ragazzi
dell’appartamento “ABS”, sono stati
coinvolti alcuni ragazzi di Casa Rodari, altri che partecipano alle attività del SET del Poliambulatorio
Chersich, ed altri della Cooperativa
Coopas, che abbiamo invitato a collaborare con noi in questo percorso.
Ciascuno di loro ha avuto modo di
spiegare come si svolgono le giornate all’interno delle strutture nelle quali
vivono oppure nell’ambiente familiare.
Ci siamo resi conto che tutti i ragazzi sono molto attivi; sono infatti molto impegnati in contesti di sport, ballo,
musica, arte.
Questo però non basta per diventare cittadini attivi: nel futuro i ragazzi
dovranno trovare spazi per poter dialogare anche con la Pubblica Amministrazione, magari attraverso le nuove tecnologie (blog, Facebook, Twitter)
per poter esprimere i propri bisogni e
favorire contesti di intervento nei confronti delle persone con disabilità, come ad esempio lo snellimento delle
procedure per determinate pratiche
burocratiche.
Il diritto alla partecipazione politica,
locale o nazionale, è un diritto fondamentale dei Diritti dell’Uomo e
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quindi anche delle persone disabili; si
tratta di studiare le modalità migliori
per poterlo attuare.
La cittadinanza, oggi, non è ancora
pienamente garantita per le persone disabili. L’articolo 29 della Convenzione ONU relativa ai diritti delle persone disabili elaborata nel 2006 insiste su
questo punto.
Il progetto FOR.C.A. ha l’obiettivo di
far capire ai ragazzi l’importanza di
autorappresentarsi per poter meglio evidenziare e condividere i propri diritti.
A conclusione delle due giornate di
scambio e conoscenza, riportiamo alcune impressioni dei ragazzi.
“Sono contento di aver potuto far visitare il nostro appartamento e la città di Bologna agli amici stranieri”.
“Ho potuto scambiare qualche parola in
spagnolo con la signora Carmen, coordinatrice portoghese… e lei capiva!”.
“Ho notato che i ragazzi e anche gli educatori nostri ospiti erano molto attenti
alle nostre spiegazioni e ponevano molte domande; ciò dimostra il loro interesse
alla nostra esperienza innovativa”.
“Sono contento di aver visto l’entusiasmo dei nostri amici sulla nostra esperienza di autonomia quotidiana. L’amico Pierre, in Belgio, vive in una struttura
con molti altri ragazzi, il suo unico spazio
personale è la sua camera”.
In attesa di poterli reincontrare nel loro
Paese, noi continueremo a pensare e a
proporre buone pratiche di cittadinanza attiva. n
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cooperazione
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Global Social
Economy Forum
2013
CADIAI, come membro
di Legacoop, ha partecipato
ad un importante incontro
internazionale in Corea.
a cura della Redazione
Tra il 5 e il 7 Novembre 2013 nella città
di Seoul, capitale della Corea del Sud,
si è svolto il Forum Internazionale
sull’Economia Sociale. È un evento
internazionale, aperto ai contributi di
esperti provenienti da vari Paesi, che
lavorano nel settore pubblico e privato, che mira a rafforzare e inventare nuove forme di economia sociale
nelle rispettive comunità nazionali.
Si è concluso con la sottoscrizione della Dichiarazione di Seoul per il sostegno e lo sviluppo dell’economia sociale da parte delle città invitate.
Seoul è una megalopoli di circa 12 milioni di abitanti (25 milioni se consideriamo anche tutta l’area metropolitana circostante). L’economia del Paese
è dominata dalla presenza di grandi
gruppi industriali (Samsung, LG, Hyundai) che hanno scarso rapporto con il
territorio e accentrano su se stessi tutti i processi produttivi, creando quindi situazioni di impoverimento sociale
nelle aree escluse dalla loro influenza.
In questo contesto, il Sindaco di Seoul,
Park Wonsoon ha inaugurato un piano
di potenziamento dell’economia sociale ovvero la spinta a creare nuove
imprese di piccole e medie dimensioni di ambito territoriale, individuando
la forma cooperativa come strumento
più adatto, che possano essere capaci di creare nuova occupazione; riqualificare il territorio urbano; affrontare il
problema abitativo; creare un sistema
di welfare che possa farsi carico delle
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fasce deboli, soprattutto anziani e disabili.
La delegazione italiana era composta
da: Teresa Marzocchi, Assessore alle
Politiche Sociali della Regione EmiliaRomagna; Virginio Merola, Sindaco
di Bologna; Matteo Lepore, Assessore del Comune di Bologna; Francesca
Martinese, Ufficio Relazioni Internazionali del Comune di Bologna; Tito
Menzani, docente di “Storia delle imprese” presso la Facoltà di Economia
dell’Università di Bologna; Franca Guglielmetti, membro del comitato di
Presidenza Legacoop Bologna e Pre-
sidente di CADIAI. L’obiettivo richiesto
alla delegazione era quello di illustrare e condividere le preziose esperienze e idee ad oggi realizzate e, allo stesso tempo, quello di approfondire la
radice della comprensione reciproca,
attivare eventuali scambi attivi e contribuire ad alimentare forme di solidarietà globale.
In qualità di rappresentante Legacoop, Franca Guglielmetti ha partecipato ai vari appuntamenti previsti dalla missione: un’intervista con
Jonathan Feel, giornalista interessato al ruolo di Legacoop nello sviluppo
cooperazione
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della cooperazione; un colloquio con
Imsook Jo, ricercatrice dell’Università
di Seoul, interessata al progetto KARABAK e al rapporto tra cooperazione,
enti locali e volontariato; relatrice alla
sessione del Forum organizzata dalla
nostra delegazione e a quella organizzata da icoop Korea, associazione di
cooperative di medie dimensioni, operante su tutto il territorio nazionale,
che aggrega consumatori, dettaglianti, produttori e sviluppa anche servizi
sociali; partecipazione al Networking
party presso il Seoul Social Economy
Center, realtà che opera come una sorta di agenzia di promozione sociale
fornendo assistenza tecnica e supporto logistico e formativo ai giovani che
vogliono avviare attività sociali, anche
in forma cooperativa; incontro con
esponenti del Ministero dell’Istruzione sul progetto Karabak e su attività di pre e post scuola che il Ministero
sta promuovendo; ricevimento presso
la residenza dell’Ambasciatore Italiano
con esponenti del mondo imprenditoriale bolognese (Fabbri, MARPOSS, Segafredo, Lamborghini, SACMI, COESIA)
di stanza a Seoul. Ha inoltre partecipato all’incontro con il sindaco di
Seoul presso il palazzo del Comune
e la conseguente firma del protocollo
di collaborazione tra i sue Sindaci che
prevede: condivisione di esperienze e
best practices nel campo dell’econo-
mia sociale e nel campo delle industrie
creative; collaborazione per lo sviluppo di un ambiente innovativo e sostenibile nei rispettivi territori; promozione di reciproche visite di delegazioni e
scambi di personale, nel campo della
produzione artigianale e della gastronomia.
Complessivamente la missione è stata molto positiva per comprendere
meglio le aspettative che i coreani
hanno verso la forma cooperativa
e il mondo della cooperazione in generale: ne valorizzano soprattutto la
dimensione auto-imprenditoriale e il
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fatto che sia ad alta intensità lavorativa. Uno scambio proficuo, che possa
portare allo sviluppo di progetti congiunti, richiede però maggiori approfondimenti sulla realtà coreana. Con il
Comune di Bologna, che approfondirà le relazioni con Seoul anche in base
all’accordo sottoscritto, siamo disponibili a collaborare in questa direzione.
Dopo il Forum si costituirà un gruppo
di lavoro internazionale a cui parteciperanno esponenti delle diverse città
coinvolte, che continuerà a lavorare
sui temi dell’economia sociale. n
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Perché Futura?
Presentato in occasione
del III Congresso nazionale
di Legacoopsociali un
documentario sulla
cooperazione sociale italiana.
di Giuseppe Manzo, Ufficio Stampa
Legacoopsociali
Perché Futura? Perché il futuro si deve
declinare al femminile. “Questo sarà il
nostro secolo”, mi disse qualche tempo
Eleonora Vanni, vicepresidente di Legacoopsociali commentando i tumulti
di Insanbul con le donne in prima fila.
In Italia non lavora nemmeno una donna su due, nemmeno il 9 per cento è
top manager, ci sono discriminazioni
salariali e la maternità è ostacolo al posto di lavoro.
C’è un settore, invece, che ribalta il tavolo ed quello della cooperazione sociale. Il 50% è nei Cda delle imprese
sociali, il 70 è occupato stabilmente e
il 40 è nella direzione nazionale di Legacoopsociali in cui sono donne presidente e vicepresidente nazionale.
Dunque, è arrivato il momento che
questa realtà si racconti e noi abbiamo
provato a farlo. Questa è una sintesi di
“Futura - Femminile plurale per la
nuova economia”, presentato in anteprima nazionale il 7 Novembre scorso
a Roma in apertura del III Congresso di
Legacoopsociali davanti a circa trecento persone.
Tre donne oltrepassano una porta, tre
territori da Nord a Sud del nostro Paese, lo stesso sguardo sulla realtà. Questo è l’incipit di “Futura – Femminile
plurale per la nuova economia”, docufilm prodotto da Legacoopsociali e realizzato con Mario Leombruno e Luca
Romano.
Cooperazione sociale e presenza femminile, un connubio che spesso si dà
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cooperazione
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per scontato e si lascia in pasto ai luoghi comuni. Invece i numeri spiegano
una realtà più complessa, da Nord a
Sud: cosa accomuna una cooperativa
sociale bolognese o perugina e centro
antiviolenza di Casal di Principe?
Da questa domanda parte il viaggio
dalla più antica cooperativa sociale,
Cadiai, nata nel capoluogo emiliano
nel 1974. Servizi alla persona, all’infanzia e gli anziani e soprattutto la leadership femminile costante in questi 40
anni. Franca Gugliemetti è l’ultima Presidente in ordine di tempo e con lei sono raccontati anche i momenti drammatici del terremoto 2012. Scendendo
più giù c’è Alessandra Garavani, presidente della cooperativa sociale Il Poliedro di Città di Castello. Madre, moglie
e massimo dirigente di una impresa
sociale che si occupa dell’inserimento
lavorativo di soggetti svantaggiati. A
Sud, invece, la realtà casertana e la sfida dei centri antiviolenza della cooperativa sociale Eva guidata da Lella Palladino: aprire una comunità per donne
maltrattate in un bene confiscato alla
camorra, la casa del boss dei casalesi
Walter Schiavone.
Franca, Alessandra, Lella raccontano
un’Italia diversa. Entrare, ad esempio,
nella sede di Cadiai lascia alle spal-
le i dati e la realtà di un Paese lontano
dalla parità di genere. Una macchina
con oltre 1.300 dipendenti guidata da
donne e che gira il mondo per esportare un modello: quello dei servizi all’infanzia e quello imprenditoriale. Girando tra le strutture si tocca con mano
l’applicazione dei valori, come nel caso dell’emergenza terremoto. Al “Parco
del Navile” Roberto Malaguti ha spiegato bene cosa significa ospitare quasi 100 anziani allettati in meno di 12
ore, provenienti da Concordia e dalle
altre zone colpite dal sisma del 2012:
“Lo abbiamo fatto perché si doveva fare”. La cooperazione, a partire da queste esperienze, è un concreto modello
economico completamente opposto a
ciò che ha generato la crisi: i tempi di
lavoro e i bisogni delle persone, i diritti
delle persone più fragili e l’innovazione nei servizi di cura alla persona. Futura è questo, partendo da Bologna fino
al Sud: è il linguaggio comune di un
pezzo del nostro Paese che difende
il lavoro e la dignità delle persone. n
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dicembre 2013
E se è femmina si
chiamerà Futura…
CADIAI ha partecipato al III
Congresso di Legacoopsociali.
di Germana Grandi, vicepresidente CADIAI
Il terzo congresso nazionale di Legacoopsociali, tenutosi a Roma nei giorni 7-8
novembre, ha confermato all’unanimità Paola Menetti come Presidente
nazionale e Eleonora Vanni Vicepresidente vicaria. L’assemblea congressuale, dopo aver approvato il documento politico preparatorio sul quale
si è svolto il dibattito nelle Assemblee
regionali e la relazione introduttiva della Presidente, ha votato la nuova Direzione che ha provveduto alla rielezione
di Presidente e Vicepresidente uscenti. I
239 delegati provenienti da tutta Italia
erano composti dal 50% di donne e dal
22% di under 35.
Filo conduttore del dibattito è stata
la fiducia nel futuro, primo ingrediente necessario alla ripresa. “Serve la visione di un nuovo modello di sviluppo,
diverso da quello che è andato in crisi,
serve individuarne oggi profilo e priorità, serve perseguirne da oggi l’impostazione e la coerente realizzazione, pur
con le obiettive gradualità che la situazione impone…” ci dice Paola Menetti
nella relazione introduttiva, “… a questo vogliamo dare il nostro contributo,
mettendo al centro non solo il racconto
Revisione
cooperativa annuale
Il 15 Ottobre la Cooperativa è stata sottoposta alla revisione relativa all’anno 2013 svolta dal revisore
contabile incaricato da Legacoop,
dottor Stefano Veratti, nell’ambito
di chi siamo, di ciò che abbiamo fatto, mia”, prodotto da Legacoopsociali e
ma soprattutto per cosa e per chi lavo- realizzato da Mario Leombruno, Luca
riamo, per quale progetto di società e Romano e Giuseppe Manzo, il racconto
di futuro, nella consapevolezza che va- di tre donne che oltrepassano una porlorizzare le nostre radici, identità, valori, ta, di tre territori così differenti del nocapacità ed esperienza, è possibile sol- stro Paese, ma tutti accomunati dallo
tanto mettendole in gioco, essendo at- stesso sguardo sulla realtà: Franca Gutori del cambiamento sociale piuttosto glielmetti, Presidente della nostra Coche soltanto di difesa e conservazione operativa; Alessandra Garavani, Presidi sé”. A concludere i lavori è stato il dente de Il Poliedro (Città di Castello),
presidente di Legacoop e Alleanza cooperativa sociale che si occupa
delle Cooperative Italiane Giuliano dell’inserimento lavorativo di soggetti
Poletti che ha sottolineato: “Per citare svantaggiati; Lella Palladino, PresidenRoma, 7 - 8 novembre 2013
la celebre frase del pittore, le coopera- te di Eva (Caserta), comunità per dontive sociali sono come un’opera d’ar- ne maltrattate in un bene confiscato alte: irripetibile e indescrivibile. Noi non la camorra, la casa del boss dei casalesi
siamo la Confindustria delle coopera- Walter Schiavone. Franca, Alessandra e
raccontano di un’Italia diversa.
tive perché siamo un’altra cosa
ma sia- Lella
DOCUMENTO
POLITICO
mo pronti a dialogare con tutti, a parti- Il docu-film ha proposto la realtà
Approvato
dalladi
Direzione
del 4 settembre
2013che reagisce
di un Paese
re dal Terzo settore”.
Prima
Poletti Nazionale
è quotidiana
stato trasmesso l’intervento del vice- alla crisi, crea lavoro e lo difende, inministro alle Finanze Pier Paolo Ba- clude e reinserisce nel tessuto sociaretta che ha dichiarato: “Il patto di sta- le persone svantaggiate, affronta le
bilità va allentato, è una trappola per i emergenze in rete e promuove un’ecomuni. Non si può sacrificare il welfare conomia al servizio delle comunità. É
solo un caso che le principali protagoper motivi di bilancio”.
Ad aprire il congresso è stata la pro- niste siano le donne? n
iezione del docufilm “Futura – Femminile plurale per la nuova econodell’esercizio della vigilanza sugli Enti
Cooperativi prevista dal D.Lgs. 2 Agosto 2002 N. 220, delegato dal Ministero
delle Attività Produttive. La revisione
ha dato esito positivo, come attestato nel certificato di revisione, comprovando la coerenza della gestione con
gli scopi statutari, il carattere mutualistico della società e l’adeguatezza del-
la gestione de dell’amministrazione
della Cooperativa. Il verbale di revisione è esposto nelle bacheche della Sede Sociale di Via Boldrini 8 a Bologna;
copia del verbale potrà essere fornito
ai soci che ne facciano richiesta. n
9
1974
2014
numero 42
dicembre 2013
1974>quarant’anni
2014
di cooperativa
Proseguiamo la rubrica, che ci accompagnerà fino al 40esimo anniversario della CADIAI, in cui
raccoglieremo testimonianze di soci della Cooperativa, del loro percorso e del senso che ognuno
dà all’essere soci. A cura di Alba Piolanti, insegnante in pensione, con una profonda passione e
curiosità per la storia bolognese intrecciata a quella delle donne.
Soci perché…
Intervista a Laura Gatti,
educatrice di Nido d’Infanzia
di Alba Piolanti
Quale funzione ricopre all’interno
della Cooperativa e come è giunta in
CADIAI?
Mi chiamo Laura Gatti e lavoro come
educatrice nel Nido “Giovannino” che
si trova nel Quartiere Savena.
Ritengo che il primo compito di una
educatrice sia quello di operare per il
benessere dei bimbi e delle loro famiglie. Noi dobbiamo prenderci cura dei
bimbi che ci vengono affidati, nel miglior modo possibile, per quanto mi
riguarda. Ciò significa mettere in atto
delle pratiche educative condivise col
gruppo di lavoro formato dalla pedagogista, le colleghe, la coordinatrice
gestionale e le collaboratrici.
Come si sviluppa il rapporto con le
famiglie durante l’anno?
Il primo rapporto avviene con l’inserimento del bimbo. Questi incontri avvengono a gruppetti: il primo è stato
a Settembre e l’ultimo di quest’anno,
il mese scorso. In questo caso il genitore viene contattato telefonicamente, proponendogli alcune date in cui
svolgere il colloquio: si tratta di un
colloquio conoscitivo, in cui i genitori o il genitore ci forniscono informazioni sull’esperienza del loro bambino
dalla nascita fino a quel momento, e
noi diamo notizie su come verrà svolto l’inserimento e sulle caratteristiche
del servizio.
Voi lavorate con bimbi nativi ma
10
anche di famiglie migranti. Ci sono
problemi nei rapporti con le famiglie
in questo senso, oppure con i bimbi
fra loro?
L’approccio è lo stesso per noi perché
i bimbi sono tutti diversi fra loro. Naturalmente dipende se ci sono problemi con la lingua italiana, per cui allora la situazione si fa più complessa.
Le nostre famiglie, anche di migranti, sono in Italia da diverso tempo e
quindi il problema non esiste.
Passiamo ora al tuo rapporto con la
cooperativa. Da quanto tempo sei in
CADIAI?
Lavoro qui da quattro anni e sono socia dal 2012, da quando cioè ho un
contratto a tempo indeterminato.
Che cosa ti ha spinto a diventare socia della cooperativa?
Intanto dopo due anni, essendo stato riconosciuto positivamente il mio
lavoro e avendo riscontrato interesse per la struttura, mi è sembrato un
passo da fare.
Essere socia significa avere un’opportunità in più nel senso che CADIAI offre un’organizzazione che dà
sicurezza sia in termini di trattamento economico sia per la qualità del lavoro che mi piace perché è serio; io
personalmente non conosco altre cooperative che lavorano in questo modo. Inoltre essere socia è un vantaggio per le eventuali proposte di tipo
lavorativo nel senso che, se si deve
proporre un incarico di un certo tipo,
si tende a privilegiare, a mio avviso
giustamente, chi è socio in quanto facente parte della cooperativa stessa.
Dunque, in quanto socia, tu hai partecipato a momenti collettivi, come
ad assemblee per esempio?
Prima di diventare socia, no, anche se avrei potuto farlo. Come socia quest’anno sono stata presente
ad una assemblea. Nonostante sia un
momento molto formale, viene offerta a tutti la possibilità di intervenire, e
per questo io mi sono sentita molto a
mio agio. Ne sono uscita soddisfatta.
Come hai conosciuto CADIAI?
Delle famiglie che conoscevo avevano i bimbi nei nidi di CADIAI. Poi nel
corso della mia laurea in Pedagogia,
durante il tirocinio, ho avuto come tutor un Pedagogista di CADIAI, e così,
l’anno dopo, ho inviato il mio curriculum, mi hanno chiamato per un colloquio e ho cominciato a lavorare.
In questo tuo lavoro che svolgi con
tanta partecipazione e passione, da
quanto ho capito, e di ciò mi complimento, ci saranno comunque dei
momenti di ansia, di smarrimento, oltre che di soddisfazione. Ci
vuoi raccontare brevemente questo
aspetto tanto umano del tuo lavoro?
Ci sono sicuramente momenti di
sconforto che possono essere dovuti a questioni di lavoro oppure di tipo
personale. Sono momenti impegnativi da sostenere anche per gli anni di
lavoro che mi ritrovo. Comunque ho
capito che, oltre alle proprie risorse,
conta il gruppo di lavoro che funziona e che aiuta ad attutire eventuali
momenti negativi.
Se poi il problema è il gruppo stesso
allora si fa riferimento alla Pedagogista. Invece le soddisfazioni ci vengono quando gli obiettivi sono stati
raggiunti, i bimbi sono sereni e la famiglie sono contente di portarceli. n
pari opportunità
pari
opportunità
pari opportunità
Quando la diversità
di genere diventa
una risorsa
Sviluppare la cultura
del merito attraverso la
valorizzazione delle pari
opportunità.
di Lara Furieri, Resposabile delle politiche per le Pari Opportunità
Conciliazione rispetto a tempi di vita/tempi di lavoro e valorizzazione
del genere sono sempre stati per
CADIAI due temi particolarmente
importanti per i quali, con diverse
modalità, si è profuso un forte impegno per permettere a tutte le lavoratrici di poter esercitare il proprio ruolo nelle migliori condizioni
possibili.
È proprio in questa direzione che
si articola la programmazione del
nuovo anno.
Infatti, la cultura e lo stile aziendale che contraddistingue CADIAI valorizza la presenza femminile come elemento importante
nell’erogazione dei propri servizi; si tratta pertanto di analizzare
come la specificità che caratterizza il
ruolo femminile possa essere un valore aziendale importante, non solo per
la peculiarità dei servizi offerti dalla
Cooperativa, che vede nel lavoro di
cura la prevalente presenza del ruolo
femminile, ma anche come punti importanti di arricchimento per l’elaborazione di linee di sviluppo strategico.
Valorizzare il merito è sicuramente un obiettivo difficile che richiede un’estrema attenzione al fine di
riconoscere competenze specifiche e
di saperne favorire lo sviluppo all’interno di un adeguato spazio di crescita professionale.
In questo anno sarà importante lavorare su alcuni concetti chiave quali:
• Empowerment,
• Stili di leadership,
• Valorizzazione delle proprie competenze,
• Promozione cultura della conciliazione,
• Utilizzo della conciliazione come garanzia del rispetto del merito,
• Misure di conciliazione possibili nel
proprio contesto lavorativo,
• Vantaggi competitivi per l’impresa
dall’applicazione di politiche di conciliazione.
Tra le iniziative previste a supporto
di questo percorso CADIAI, in collaborazione con Cesvip e con un con-
numero 42
dicembre 2013
tributo della Provincia di Bologna, realizzerà un corso di formazione dal
titolo “Valorizzazione del Genere e
Conciliazione: strumenti per la praticabilità in azienda”, che avrà inizio
a Gennaio del 2014 e dove le protagoniste saranno alcune delle lavoratrici di CADIAI.
Ad Annarita Bergianti, esperta nei
processi formativi rivolti agli adulti,
è stato affidato il compito di condurre le partecipanti al corso verso due
principali obiettivi: maggiore consapevolezza delle proprie ed altrui potenzialità ed individuazione dei punti
di forza su cui costruire la propria leadership.
Il percorso avrà due principali assi di
sviluppo: la prima di empowerment
e valorizzazione del merito attraverso 24 ore di lezioni d’aula e 6 ore di
project work; la seconda parte invece
consisterà in un percorso di coaching
individuale, della durata di 4 ore per
ciascuna partecipante, volto alla concreta innovazione organizzativa.
Siamo fiduciosi che la prospettiva
di riconoscimento del valore particolare di ciascun genere possa rivelarsi un’opportunità concreta per
individuare ambiti di sviluppo dove la presenza femminile, insieme
a quella maschile, rappresenti davvero un valore aggiunto. n
CADIAI premiata per il miglior Bilancio Sociale
CADIAI, in occasione delle Giornate dell’Economia Cooperativa che si sono tenute a Milano l’11 e il 12 Novembre, ha ricevuto il Premio Quadrofedele 2013 per il miglior Bilancio
Sociale che “è stato costruito una metodologia che consente alla Cooperativa di comunicare in modo chiaro ed efficace gli obiettivi fissati in relazione agli aspetti che rappresentano la
mission aziendale, le attività svolte per il conseguimento degli obiettivi ed il livello di raggiungimento dei medesimi. Il tutto all’interno di un processo informativo che prevede un elevato ed
importante coinvolgimento degli stakeholders”. La Cooperativa ha ricevuto inoltre il Premio
“Donne al lavoro in cooperativa” poiché “Nell’ambito dell’informativa resa all’interno del proprio bilancio sociale, CADIAI si è distinta per l’attenzione dedicata alla politica di genere, cui viene dedicato un apposito e specifico capitolo denominato ‘Pari Opportunità e conciliazione’ “.
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numero 42
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attività sociale
attività
sociale
attività sociale
Verso il 40esimo
Inizia a Gennaio un percorso
di attività che accompagnerà
la Cooperativa durante
il 2014.
di Franca Guglielmetti, Presidente CADIAI
La abbiamo accennato in qualche altro numero di Scoop, nel 2014 CADIAI
compie 40 anni e non è un compleanno di poco conto. Segna infatti una vita piuttosto lunga, per una cooperativa sociale, ed è quindi un’occasione
per festeggiare. Festeggiare la tenuta
che abbiamo avuto fino ad ora e allo
stesso tempo porre uno sguardo verso il futuro, cominciare a pensare a co-
UniSalute, bastano
pochi click…
Alcune indicazioni da colleghi
che, con soddisfazione,
hanno già sperimentato
FAREMUTUA.
di Deborah Venturoli, educatrice
Cari colleghi,
è giunta voce che qualcuno di noi ancora non sa come e a che cosa servono
i servizi che UNISALUTE ci offre e come
poterci accedere. È un sevizio utile che
CADIAI ha voluto “garantirci”.
Voglio assicurarvi che i servizi sono
molteplici ed è anche molto semplice da utilizzare, bastano veramente
pochi click.
Partiamo dalla registrazione, basta
collegarsi al sito internet: www.unisalate.it e cliccare nella sezione NON SEI
REGISTRATO? REGISTRATI, inserire tut-
12
me ci vediamo nei prossimi anni, noi e
il nostro lavoro. Per questa occasione
verranno organizzate varie attività, sia
rivolte esclusivamente ai soci della Cooperativa che a tutta la cittadinanza,
per sensibilizzare e ragionare assieme
sul tema del welfare e del suo futuro.
Nel frattempo, però, cogliamo l’occasione per comunicarvi che, da Gennaio 2014, il sito della nostra Cooperativa verrà completamente rinnovato e
vi invitiamo, appena sarà online, a visi-
ti i dati richiesti e seguire passo passo
ciò che vi viene indicato.
Dal momento in cui è avvenuta la registrazione nella vostra e-mail (quella indicata nel momento della registrazione)
troverete un link che dovrete cliccare e
che vi indicherà una password temporanea per accedere al sito. Fatto ciò sarete riusciti ad entrare e potrete cambiare la password, che a questo punto
diventa privata.
Che cosa si può fare accedendo al sito
di Unisalute?
Innanzitutto, attraverso la prescrizione
medica (ricetta rossa o bianca) si possono prenotare visite specialistiche ed
esami con le strutture e i medici convenzionati Unisalute più vicini (che non
guasta mai). Inoltre si possono richiedere rimborsi.
Sì, rimborsi di visite ed esami fatti col
Sistema Sanitario Nazionale, anche
retrocedendo fino a maggio 2013.
Tutto questo è possibile accedendo
all’area clienti e cliccando alla voce “Richiesta rimborsi e ticket”.
Vi verrà richiesto di inviare la documen-
tarlo. Un altro cambiamento che sempre da Gennaio potrete notare riguarda il nostro logo che, dopo tutti questi
anni, è stato rinnovato e modificato:
addolcito nelle forme e leggermente
modificato nei colori, pur mantenendo una coerenza identitaria col passato. Come ha detto una collega durante
la presentazione di queste modifiche
“Ma siamo sempre noi!”.
Siamo sempre noi, guardando al futuro. n
tazione e, se l’esito sarà positivo, vi
verrà accreditata la cifra spesa con solo la detrazione di una franchigia di
circa 15 euro, richiesta per legge.
Tutto ciò sembra difficile ma vi assicuro che è molto semplice e facile ma
soprattutto sicuro.
Quindi, provare per credere… n
attività sociale
attività
sociale
attività sociale
I prodotti di
Libera Terra
di nuovo in Cadiai
Prosegue per il terzo anno
il GAS con Libera.
a cura della Redazione
Si potrebbe riassumere l’esperienza
del nostro GAS con alcune parole chiave: buoni prodotti, santa pazienza e
tanta volontà.
Per il terzo anno, infatti, abbiamo nuovamente sperimentato un
Gruppo di Acquisto Solidale di prodotti di Libera Terra. Che poi forse,
ormai, possiamo anche smettere di
usare la parola “sperimentare” visto
che si tratta di un’esperienza ormai
consolidata, nei metodi e nei rapporti con chi, direttamente sui territori, il
GAS lo gestisce.
E così, la settimana prima di Natale, in
CADIAI sono arrivati i prodotti ordinati, prodotti buoni due volte: perché
fatti con cura e con materie prime di
eccellenza; buoni per il significato sim-
Assemblea dei Soci
di Impronta Etica
Si è svolta il 4 Dicembre l’Assemblea
dei Soci di Impronta Etica a cui anche CADIAI ha partecipato. Nel corso dell’Assemblea sono stati eletti il
nuovo Direttivo dell’Associazione e
il nuovo Comitato Etico. Sono state
inoltre presentate le linee programmatiche delle attività per i prossimi
tre anni, individuate a fronte di interviste ai soci che Impronta Etica aveva
precedentemente effettuato.
bolico che hanno, per i luoghi in cui
vengono realizzati. Da qui la volontà
di CADIAI di sostenere questo progetto e di poter mettere a disposizione dei propri soci e dipendenti questo
sistema di acquisto e, allo stesso tempo, di sostegno rispetto ad un obiettivo. Un obiettivo che, con grande
volontà, chi opera in quelle terre sta
portando avanti, rispondendo ad una
cultura dell’illegalità e della prepotenza con fermezza, con caparbietà anche, ma soprattutto con un messaggio positivo, il messaggio che anche
Candidati Comitato Direttivo
1. Camst, Ivano Minarelli, Affari istituzionali; 2. CCC Consorzio Cooperative Costruzioni, Maria Donata Ribaudo,
Responsabile Servizio Qualità e Ambiente; 3. Coesia, Paola Lanzarini, CSR
Manager; 4. Coop Adriatica, Adriano
Turrini, Presidente; 5. Coop Ansaloni,
Alessio Claroni, Consigliere; 6. Coop
Consumatori Nordest, Roberto Sgavetta, Vice-Presidente; 7. CMB Cooperativa Muratori Braccianti Carpi, Paolo Zaccarelli, Direttore Risorse Umane
e Organizzazione; 8. Coopfond, Gianluca Laurini, Area progetti; 9. Emil
Banca, Giuliana Braido, Responsabile Area Identità aziendale; 10. Grana-
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da quelle terre possano nascere buoni
frutti, che ogni terreno, se seminato
può germogliare. E tutti sanno che,
per far crescere qualsiasi cosa, una
pianta, un figlio, un sogno, ci vuole
tanta ma tanta pazienza. La pazienza
di mettere un piede dietro l’altro, fare
le cose una alla volta senza scoraggiarsi, anche quando l’orizzonte sembra
restare lontano, perché piccoli passi portano sempre dei risultati. E quei
piccoli passi possono essere anche
un pacco di pasta, qualche bottiglia
di vino, salsa di pomodoro o paté
di carciofo. Non sta scritto da nessuna parte che ci vogliano grandi gesti
per migliorare il mondo, per questo
CADIAI ci ha messo la sua, di pazienza,
dei suoi soci e dipendenti, nell’aspettare i prodotti, nel tenere le fila di tutti gli ordini (siamo tanti, le gestione è
complessa!), nel ritiro dei prodotti, nel
capire che non si tratta di acquistare
prodotti, non solo, ma di contribuire
a quei piccoli passi di cui parlavamo. Il
nostro piccolo passo quest’anno è una
cifretta: 1.778,26 euro. Sono tanti, sono pochi? Non lo sappiamo. Ma ci siamo e questo è quello che conta, poco
o tanto che sia. n
rolo, Gianpiero Calzolari, Presidente;
11. Gruppo Hera, Filippo Bocchi, CSR
Manager; 12. Gruppo Unipol, Pierluigi
Stefanini, Presidente; 13. IMA, Daniele
Vacchi, Direttore Corporate Communications; 14. Manutencoop, Luca Stanzani, Responsabile Servizio Comunicazione e Responsabilità Sociale.
Candidati Comitato Etico
Luca Lambertini, Professore Ordinario
– Dipartimento di Scienze Economiche
Università di Bologna; Roberta Paltrinieri, Professore Associato Confermato
– Dipartimento di Sociologia Università di Bologna. n
13
numero 42
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attività sociale
attività
sociale
attività sociale
Visita al Parco
Regionale
dell’Abbazia
di Monteveglio
Organizzata dal gruppo
soci sulla partecipazione
un’escursione tra storia
e natura.
di Laura Piana, educatrice
La fascia collinare bolognese è particolarmente ricca d’opportunità, per la
vicinanza a molti centri abitati e la varietà di luoghi che possono rappresentare mete ideali di gite giornaliere.
Il gruppo soci sulla partecipazione ha
pensato che la scelta di visitare l’Abbazia di Monteveglio, con relativa passeggiata in una piccola porzione del
Parco, potesse soddisfare una serie
d’esigenze dei soci, come quelle di non
impegnare tutta la giornata e di mettere insieme curiosità culturali ad una
passeggiata nel verde non troppo impegnativa.
Il Parco Regionale Abbazia di Monteveglio è area protetta e tutela la
porzione di valle del Samoggia, dominata dal colle, dove sorgono i resti del castello, l’antico abitato e
l’Abbazia.
Sulla cima della collina che domina il
paese è situato il borgo di Monteve-
14
glio antica, raccolto attorno all’antica pieve di Santa Maria. Si accede al
borgo attraverso una porta merlata,
unico residuo delle fortificazioni esterne del castello. Il piccolo borgo si sviluppa longitudinalmente attorno all’unica strada, caratterizzata da graziose
villette in mattoni con giardinetti.
Ancora pochi passi e si giunge alla
chiesa di Santa Maria. L’edificio è di
fondazione antichissima: la chiesa è in
parte d’epoca preromanica ed in parte romanica, mentre l’aspetto attuale
dell’Abbazia è il risultato del restauro
diretto dall’architetto Rivani avvenuto
tra il 1925 e il 1934.
L’intento è stato quello di riportare il
complesso allo stato originale, eliminando gli ammodernamenti avvenuti
nel corso dei secoli.
L’interno è su tre livelli. I fedeli normalmente stanno al livello base, quello cui
si accede dalla porta d’ingresso. L’altare si trova in una zona sopraelevata
della chiesa ed è caratterizzato da un
crocifisso di grande precisione anatomica, che alcuni attribuiscono alla
scuola leonardesca. La parte più suggestiva della chiesa è la cripta, ubicata al di sotto del livello del terreno: è
una selva di colonnine con capitelli di
pregevole fattura e forma diversa. Al
suo interno si trova un’acquasantiera
longobarda, uno dei pochi reperti di
quel periodo visibili nella provincia di
Bologna. Anche uno dei capitelli, che
riproduce le forme tipiche dell’oreficeria longobarda, viene attribuito a questo periodo. Grazie agli accordi precedentemente avvenuti tra la nostra
guida e i frati francescani, che oggi
gestiscono l’Abbazia, abbiamo potu-
attività sociale
attività
sociale
attività sociale
to visitare il chiostro maggiore, che
ha mantenuto l’aspetto originale solo un lato, individuabile perchè ancora decorato da capitelli antropomorfi risalenti al XII secolo. Percorrendo a
ritroso la strada per uscire dal borgo
saliamo sulla torre, unico residuo delle fortificazioni del castello, dalla quale si gode di uno splendido panorama
della zona circostante. Al suo interno
si trova un centro di documentazione
con molti pannelli esplicativi sulla storia del territorio e sulle sue caratteristiche ambientali.
Durante il Medioevo Monteveglio insieme ad altri centri faceva parte di un
sistema di fortificazioni che, realizzatosi tra i corsi del Samoggia e del Panaro,
avrebbe contribuito a trattenere i Longobardi al di là dei confini dell’Esarcato
di Ravenna.
Feudo dei Canossa, Monteveglio fu
fondamentale per la disperata resistenza che la contessa Matilde oppose
all’ imperatore Enrico IV.
Per alcuni secoli poi il paese seguì le alterne vicende delle lotte tra Bologna,
a cui si era consegnata una prima volta nel 1157 (la contessa Matilde era
morta senza eredi da quasi mezzo secolo) e Modena, in un susseguirsi di
conflitti tra guelfi e ghibellini. Il suo castello periodicamente conquistato, riconquistato, distrutto e ricostruito da
bolognesi, modenesi, signorotti locali, compagnie di ventura, subì l’ultimo
terribile assedio nella primavera del
1527. I Lanzichenecchi di Carlo V, che
avrebbero poco dopo partecipato al “sacco di Roma”, non
riuscirono invece a conquistare Monteveglio, complice
un improvviso peggioramento delle condizioni atmosferiche. Dopo una lunga serie
di tentativi senza risultato, la
neve caduta in abbondanza
nella notte precedente quello
che ritenevano essere l’assalto
risolutivo, unita alla scarsa agibilità del territorio circostante
e forse alle preghiere e ai voti degli abitanti asserragliatisi
quasi senza speranza nella rocca ottennero il miracolo di convincere gli
invasori a partire ed abbandonare l’impresa. Ancora oggi, ogni anno, a ricordo di quel terribile momento, Monteveglio in festa offre alla Madonna un
cero portato in processione all’antica
pieve di Santa Maria.
Alla sinistra della porta merlata di accesso al borgo inizia la passeggiata ad
anello che ci riporterà al pullman. La
nostra guida è molto attenta a spiegarci le particolarità di questo territorio, molto interessante dal punto
di vista naturalistico, perché estremamente vario. Si trovano ambienti naturali assai diversificati, tipici della fascia
collinare della nostra regione. Dal paesaggio brullo e assolato dei calanchi
si passa in breve alla rigogliosa vegetazione di profonde e umide vallicole, come quella del rio Ramato, a boschi aridi e soleggiati, a zone coltivate
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in cui sono ancora evidenti pratiche
colturali oggi abbandonate, in pianura ma spesso anche in collina, a favore
di un’agricoltura meccanizzata non altrettanto in armonia con l’ambiente. Il
tipico paesaggio collinare è un mosaico di rilievi boscosi, piccole valli e grigi
calanchi, tra i quali si estendono prati,
seminativi e vigneti tra gli alberi di ciliegio. Nei diversi habitat si riscontrano le comunità vegetali e animali tipiche della collina e soprattutto le aree
calanchive custodiscono formazioni di
discreto interesse geologico, mineralogico e naturalistico.
Tutto questo, e scusate s’è poco, a pochi passi da Bologna. Con impegno fisico veramente limitato. E… se la gita
la organizza il gruppo “Partecipazione” di CADIAI, è assicurato anche il bel
tempo.
È scientificamente provato. n
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monografia
monografia
monografia
Servizio Territoriale
Minori CADIAI,
dal 2000 ad oggi
di Maria Cristina Donini, Coordinatrice Pedagogica Servizio Territoriale Minori
Il Servizio Territoriale Minori CADIAI
oggi racchiude al suo interno tre tipologie di servizi, con i rispettivi gruppi
di lavoro:
• il Centro Semiresidenziale per preadolescenti ed adolescenti con gravi disturbi psicopatologici (attivo a
Bologna dal 1997) in cui operano 6
educatrici/ori;
• il Day Service PPEE (Psichiatria e Psicoterapia dell’Età Evolutiva) dell’Ospedale Maggiore (costituito nel 2000), in
cui operano 3 educatrici/ori;
• il Servizio Interventi Educativi Territoriali NPIA (operante dal 1996) in
cui operano circa 30 educatrici/ori.
Questi tre servizi hanno avuto in comune l’occuparsi di minori portatori di sofferenza psichica, rispondendo a diversi modelli di cura: i primi
due caratterizzati dal dare risposta in
un contesto protetto o in un presidio
sanitario attraverso un’équipe curante, il terzo dall’intervenire a domicilio
e nella prossimità territoriale nei poliambulatori prevedendo verifiche periodiche o al bisogno con il referente
clinico. Il Servizio Territoriale Minori
CADIAI prende forma, dall’anno 1996
ad oggi, attraverso una ATI con CADIAI
capofila. Attualmente CADIAI si occupa di progetti, individuali o di gruppo,
quali: osservazione abilità/competenze sviluppo delle abilità sociali; laboratori espressivi; percorsi o avvio all’autonomia; sostegno a domiciliarità;
interventi abilitativo-riabilitativi specifici; interventi in situazioni di crisi propedeutici al passaggio ad un progetto finalizzato; interventi in strutture di
degenza; interventi in strutture socio-
16
educative. Le variegate attività proposte rispondono alle seguenti finalità
di: creare ambiti educativi di integrazione sociale; acquisire o sviluppare
competenze e abilità possibili; favorire
l’acquisizione di autonomie personali e lo sviluppo di capacità relazionali;
prevenire l’espulsione dal contesto familiare e l’istituzionalizzazione.
Il Centro Semiresidenziale è nato per
proporre un programma terapeutico riabilitativo, attraverso la forte
personalizzazione dei progetti educativi svolti all’interno del centro o in
contesti sociali, in un arco di tempo di
12–18 mesi, prevedendo l’apertura, in
situazioni di urgenza, anche nei fine
settimana e la notte. Dal 2010 ha cominciato a diminuire la connotazione semiresidenziale, essendo incrementata la richiesta di interventi a
domicilio o sul territorio; di interventi in sede di ricovero; di interventi in situazione di fobia sociale/ritiro sociale
per favorire la ripresa della frequenza
scolastica. Inoltre, a seguito del trasferimento in via Ferrara il 4 Giugno 2012,
sono venuti meno la possibilità di offrire ai ragazzi una quotidianità simile
a quella domestica o situazioni gruppali o l’accoglienza contemporanea di
più ragazzini in situazione di crisi, non
avendo più a disposizione un numero di locali sufficiente. Si è osservato anche un abbassamento dell’età
dei minori presi in carico; l’aumento,
rispetto al passato, di minori rientranti in quadri diagnostici psicotici e schizofrenici che presentavano aspetti di
iperattività e devianza; l’attivazione di
progetti terapeutici intensivi per molti minori adottati; un aumento di ritiri
sociali e fobie sociali (ossia minori che
non riescono ad andare a scuola).
Il Day hospital, oggi Day Service, attivo dal 2000 presso l’Ospedale Maggiore, accoglie situazioni di urgenza
psichiatrica e opera in raccordo con
il Pronto Soccorso, i Servizi Territoriali, il Centro semiresidenziale, e, in
situazioni particolari, anche con il
Servizio Sociale del Comune.
All’interno di questo servizio è presente, dal Dicembre 2002, un’équipe
educativa composta da un’educatrice
professionale e da due educatori. L’intervento educativo, che si affianca e si
integra con quello clinico, si caratterizza come intervento che deve coniugare e tenere insieme una dimensione di
protezione e di accoglienza, da un lato, con una dimensione di apertura e
di dinamicità, dall’ altro; che deve aiutare il bambino o l’adolescente a sop-
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portare e a contenere lo stato di crisi
e di profondo disagio psichico ed esistenziale, mantenendo però un orientamento verso nuovi possibili percorsi
evolutivi. La particolarità del contesto
e la giovane utenza ha consentito di
mettere a punto un metodo di lavoro che gli educatori hanno progettato,
sperimentato e poi applicato in tutti
questi anni, i cui elementi caratterizzanti sono le attività espressive e la dimensione della gruppalità. Le attività
espressive sono lo strumento d’elezione attraverso il quale viene strutturato il contesto educativo; sono intese
soprattutto come ambito che consente l’attivazione e lo sviluppo del potenziale attivo e creativo dei ragazzi
e delle ragazze che frequentano lo
spazio educativo; rappresentano un
fondamentale strumento di mediazione; sono la via che permette, inoltre,
l’incontrarsi tra educatori ed adolescenti, attraverso interessi comuni nel
campo espressivo e artistico, esperienza che mette in moto una dimensione
creativa che coinvolge tutti i presenti
producendo benessere e motivazione
a fare, a riprendere contatto con interessi e competenze possedute.
Le attività espressive proposte sono:
la possibilità di sperimentare ed espri-
mersi attraverso la pittura, il lavoro
con la creta, la musica, la scrittura, la
danza, il teatro.
Il Servizio Minori si è costituito nel
1996 per svolgere interventi educativi, terapeutico riabilitativi in ambito extra-scolastico, a favore di
minori in età 0–18 anni che presentano deficit neuromotori e/o sensoriali e/o psichici e/o disturbi psicopatologici dell’Area Territoriale di
NPIA, generalmente attivo nel periodo Settembre - Giugno. Dal 2005 ha
previsto anche la conduzione di ‘La-
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boratori in rete’ in contesto scolastico, rivolti al gruppo classe di appartenenza di un minore con disabilità per
favorirne l’integrazione, secondo diverse tecniche di gruppo.
Il Servizio Minori dal 2000 ad oggi
inevitabilmente si è modificato, in
base alle diverse richieste del Servizio di NPIA. Inizialmente operava
attraverso interventi educativi territoriali individuali, poi, anche per la sollecitazione della Cooperativa, dal 2004
ha avviato le prime esperienze di piccolo gruppo, con proposte di attività una volta a settimana per circa 3-4
ore con più minori (4-6) alla presenza
di due educatori presso poliambulatori, circoli sociali, impianti sportivi, uscite sul territorio. Il Servizio Minori, poi,
è cresciuto numericamente, sia come
operatori che interventi svolti, con
l’assorbimento in CADIAI della Cooperativa GECO nel settembre 2011.
In passato, i minori, per cui veniva richiesto l’intervento educativo,
presentavano principalmente ‘disturbi del comportamento’, ossia
incapacità a gestire le proprie reazioni emotive, a tollerare la frustrazione,
a riconoscere e rispettare le regole sociali; oggi, oltre a queste incapacità,
presentano isolamento sociale e re-
Segue a pag 18...
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... segue da pag 17
lazionale ed una visione distorta o
un’incapacità di analisi della realtà.
A differenza del passato, oggi l’attivazione di intervento avviene in situazione di emergenza o per una situazione
di gravità, dove il primo obiettivo è
contenere la situazione. Inoltre, nel
tempo, vi è stato l’aumento di richiesta di interventi a favore di minori
extra-comunitari di prima e seconda generazione, di diversa nazionalità (Europa dell’Est, area maghrebina,
sud est asiatico). Infine, per quanto ri-
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guarda la realtà familiare, si è evidenziato l’incremento nei nuclei familiari di problemi socio-economici,
di genitori soli con una piccola rete
sociale a cui poter far riferimento,
di genitori in carico ai servizi sociale
o psichiatrico. Questi tre servizi oggi sono sofferenti, confusi e smarriti, in attesa che l’Azienda Usl faccia
chiarezza sul nuovo modello di ‘Progetto di cura’ che intende proporre
per i rispettivi destinatari, sull’organizzazione che al suo interno pensa di
darsi in coerenza con questo.
Gli operatori del Servizio Territoriale
Minori CADIAI, negli anni hanno sperimentato il cambiamento della matrice
culturale che è passata da un’impostazione psico-dinamica (che prevedeva
la presa in cura globale della persona
per un lungo periodo, l’attenzione agli
aspetti emotivi e ai vissuti) ad un’impostazione cognitivo-comportamentale (che lavora su obiettivi selettivi,
per un tempo definito, attenta all’efficienza e all’efficacia e preoccupata
per le competenze).
In prossimità dei 40 anni di CADIAI, i
possibili sentieri che potrebbero essere aperti e percorsi potrebbero portare alla costruzione di definizione di
momenti di incontro in cui gli educatori possano dare voce alla loro esperienza, si confrontino e mettano a disposizione loro competenze; inoltre
CADIAI potrebbe ulteriormente ampliare collaborazioni con le varie realtà del territorio (associazioni di volontariato, centri sociali, musei, teatri,
biblioteche, polisportive, realtà artigianali, parrocchie, ecc) secondo il
principio della condivisione delle risorse, della custodia e valorizzazione
della ricchezza sociale e culturale maturata dalla città, della costruzione di
un tessuto sociale sempre meno frammentato e sempre più intergenerazionale e interculturale.
L’auspicio è che sentieri non rimangano solo contenuti di un sogno,
ma che al risveglio diventino quel
demone che anima ‘gesti creativi’, di
cui CADIAI in questi 40 anni è stata
capace. n
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1° Dicembre 2013
ricordando
la legge 1044
FLASH MOB nelle Piazze
d’Italia perché …
“se sta bene un bambino
stanno bene tutti”.
a cura del gruppo di lavoro del Nido ”Giovannino”
La Legge 1044 del 1971 è la legge che
ha istituito i nidi d’infanzia e come nei
nidi si festeggiano i compleanni dei
bambini, ancor di più si festeggia la
legge che li ha fatti nascere!
Proprio così, è ormai il terzo anno che
in occasione di questo anniversario
cerchiamo di sensibilizzare le famiglie
sulle tematiche legate alla sostenibilità
dei servizi all’infanzia, della necessità di
difendere i diritti dei bambini e di avere
una nuova legge 0-6.
Il primo anno abbiamo festeggiato con
una mostra fotografica e il secondo anno con una visita e merenda insieme ai
“nonni” del centro diurno dell’ASP Giovanni XXIII che sta di fronte al nido.
Quest’anno ci siamo adeguati ai tempi
e… anche noi abbiamo fatto il nostro
primo FLASH MOB: abbiamo usato internet per comunicare con tutte le fa-
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miglie e darci appuntamento in piazza
a Bologna nel cortile Guido Fanti di Palazzo d’Accursio.
CADIAI ha partecipato fornendo le magliette che sono state dipinte dai bambini del nido insieme alle loro educatrici e alle 10 ci siamo trovati sfidando
freddo e pioggia (il sole è stato dalla
nostra parte!).
Alle 10.44 (l’ora X del flash mob!) con
maracas, trombette, fischietti e tamburelli, bambini, mamme, papà e operatrici, grandi e piccini, personale comunali e delle cooperative, insieme
abbiamo fatto un bel girotondo in
piazza Maggiore per festeggiare questo bel compleanno. n
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Topotto
e il pannolino
Una giornata di festa:
i genitori recitano per i bimbi.
scritto da un papà del nido “Gatto Talete”
L’idea
Nel Maggio del 2013 un gruppo di genitori di bambini della sezione nido
“Gatto Talete” di Castel Maggiore decide di dare vita ad uno spettacolino per
i bimbi del nido.
L’idea nasce per caso, ma trova una sua
precisa genesi nella partecipazione alla giornata dell’incontro con la pedagogista e le educatrici, sul tema della
lettura dei libri dedicati ai bambini.
I genitori, infatti, su invito delle educatrici che tutti i giorni leggono ai bambini libri che li aiutano ad affrontare alcuni temi per la loro crescita emotiva
e cognitiva, incontrano la pedagogista
che illustra e rinforza le potenzialità,
che effettivamente queste letture possono avere sulla crescita dei nostri figli.
In particolare si fanno leggere a chi lo
desidera alcuni libri illustrati, con brevi
dialoghi, che sono destinati ad educare
i bimbi, per esempio sul tema della rabbia o sull’uso del succhiotto (ciuccio).
Uno di questi libri, “Topotto ed il pannolino”, si occupa della delicata fase
dell’abbandono del pannolino, attra-
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verso semplici incontri del protagonista Topotto con i suoi amici animaletti
che, invece, ancora usano il pannolino.
La storiella nella sua semplicità manda
un messaggio diretto e visivo ai bambini, superando le difficoltà educative
che spesso si presentano ai genitori in
queste fasi della crescita.
Traendo spunto da questa lettura i genitori decidono di mettere in scena, le
immagini illustrate del libro per la festicciola d fine anno.
L’organizzazione
L’idea di mettere in piedi una “piece
teatrale” che rappresentasse una delle storielle educative lette ai bambini
durante l’anno ha cominciato a prendere forma inizialmente in modo casuale durante brevi incontri all’uscita
dal nido. Successivamente un primo
nucleo di genitori ha deciso di darsi
appuntamento in pizzeria con tutti
coloro che volevano partecipare.
Il primo incontro ha determinato l’abbozzo iniziale delle attività e l’assegnazione dei compiti. Improvvisare uno
spettacolino teatrale per quanto breve
e semplice ci ha costretti ad affrontare
problemi che inizialmente erano stati
trascurati.
Occorreva infatti pensare ai costumi
ed a come confezionarli, tale compito è stato assegnato ad un gruppo di
mamme; pensare ai fondali della scena ed anche di questo si sono occupate altre mamme dotate di una efficace
vena creativa; assegnare le parti, scrivere il copione e le battute. Occorreva,
infine, anche trovare un ambiente dove per poter assemblare il materiale e
provare la recita.
Dopo una prima prova in costume ab-
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biamo capito che la recita a braccio
non poteva essere portata avanti.
Serviva un copione che, oltre ad indicare le battute di ogni personaggio,
descrivesse in maniera precisa la posizione da tenere e le attività da fare
in scena per meglio affrontare i tempi
morti ovviamente presenti nella recita.
Questo perché la recita puntava molto
sull’impatto visivo più che sui dialoghi.
Ma la prima prova è stata fondamentale pure per capire che occorreva anche
intervenire sui costumi modificandoli
in modo da renderli facilmente fruibili in scena.
In tutte queste fasi è stato fondamentale l’incontro e lo scambio di idee tra i
genitori che hanno fatto si che pur con
il poco tempo a disposizione e gli im-
La febbre del
venerdì sera alla
Gelateria Renata
Gli anziani della
Casa Residenza di Granarolo
tra gelati e musica.
di Barbara Cuoghi, Coordinatrice
Alla Casa Residenza di Granarolo
dell’Emilia, per quasi tutto il periodo
pegni di ciascuno, si potessero risolvere in fretta le varie problematiche.
Alcuni aspetti positivi della vicenda
La recita è stata un buon successo per
la festa di fine anno, alcuni problemi
relativi agli spazi ed alle scenografie
sono rimasti inevitabilmente insoluti, ma la simpatia e soprattutto l’interesse e l’attenzione dei bimbi, che era
l’obiettivo primario, è stato centrato
in pieno.
Non da meno sono rilevanti alcune
conseguenze di questa iniziativa. Il
gruppo di genitori che ha partecipato
alla realizzazione della recita ha trovato in questo evento un motivo aggregante che ha portato a bei momenti di
divertimento ed anche alla nascita di
nuove amicizie.
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Per qualcuno, inoltre, può essere stato
anche un simpatico modo di esprimere il proprio lato ludico/artistico.
Hanno detto…
Sarah: “…da quel giorno mia figlia ritrova sempre una simpatica somiglianza
tra la sua cacca e quella del cane Teo,
parte tenuta dal suo papà... dev’essere
stato emozionante per i nostri piccoli vedere i propri genitori nei panni di
personaggi di un loro caro libro. Mi auguro che molti altri genitori si lascino
coinvolgere nelle prossime occasioni...”.
Fabrizio: “… con l’occasione di questa
recita ho fatto partecipare il mio bimbo alle operazioni di creazione degli
accessori della recita utilizzando la carta pesta e i colori ad acquerello. Ho visto così quanto si è divertito a pasticciare e colorare in tutta libertà ed io
con lui. Abbiamo dato sfogo al nostro
lato creativo…”.
Valeria: “… per me è stato molto bello
avvicinarmi a un’esperienza del tutto
nuova, come organizzare una recita e
collaborare con altre mamme alla realizzazione dei costumi… ho imparato
tante cose e conosciuto persone con
le quali ho instaurato dei bei rapporti di conoscenza e amicizia. Bellissimo
poi vedere l’entusiasmo di mio figlio
nel partecipare con il papà alla realizzazione dei prodotti necessari alla recita... una vera gioia!”. n
estivo Giugno-Settembre 2014, tutti i venerdì sera una decina di signore e signori fra gelati , frappé, balli e
canti hanno trascorso serate in allegria ritrovando e ricordando il ritmo
e l’atmosfera delle serate danzanti
degli anni passati, quando andavano in balera. Questo ha suscitato un
grande fervore e una grande aspettativa fra le signore e i signori che,
al venerdì, chiedevano “Stasira anden fora?”.
Così un’attività estemporanea è
diventata un’attività costante… n
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La scrittura ci unisce
Tredicesima edizione del
concorso di poesia e racconti
presso “Il Corniolo”
a Baricella.
di Monica Bondioli, animatrice Il progetto di Poesia e Racconti brevi
nasce al “Corniolo” tredici anni fa, dalla volontà di far esprimere emozioni e
sentimenti a persone anziane non autosufficienti, residenti in diverse strutture sul territorio della Provincia di
Bologna. Volevamo dimostrare che
anche in tale fascia di età, si è ancora
in grado di condividere con la comunità i moti interiori del nostro essere,
divenendo una grande risorsa culturale e fonte di storia recente. Il progetto è stato sottoposto all’attenzione
dell’allora Sindaco di Baricella, e dal
2000, è stata avviata una collaborazione con il Comune per questa iniziativa
che è tutt’ora in atto. La tredicesima
edizione si è arricchita di due nuove sezioni; oltre a quelle già intitolate
alla Casa Residenza, al Centro Diurno,
al Pubblico, alle Scuole, sono state inserite sezioni dedicate alle Strutture Socio Riabilitative e agli Stranieri.
In modo specifico, per gli stranieri, abbiamo ritenuto importante, in questo
particolare momento storico, culturale
e sociale, valorizzare quanto, di fronte
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alle emozioni ed ai sentimenti, accomuni gli uomini, a dispetto delle differenze culturali, sociali, di religione e di
linguaggio. Per questo motivo abbiamo voluto dar voce alle minoranze etniche, religiose e culturali che in questo contesto hanno avuto la possibilità
di esprimersi liberamente. Abbiamo
voluto favorire, attraverso la scrittura,
l’emersione, l’integrazione e la condivisione di pensieri ed emozioni accomunati da un tema specifico. La traccia che abbiamo dato quest’anno è
“La Gioia”. Ed è stata veramente una
gioia, sabato 26 Ottobre, vedere così tante persone alla Sala Consigliare
del Comune di Baricella dove, alla presenza del Sindaco Andrea Bottazzi e
del Responsabile del “Corniolo” Nicola Sisto, si è svolta la premiazione. La
gioia è stata vedere ventitre ragazzi della Scuola Media, accompagnati dalla Preside e da alcune insegnanti, seduti a terra perché non c’era più
spazio; la gioia è stata vedere i tanti
anziani accompagnati con le carrozzine o a piedi, provenire da diverse
strutture e realtà sparse sul territorio di Bologna e di Imola; la gioia è
stata vedere e sentire esultare i ragazzi disabili di “Casa Rodari” davanti al
premio vinto; la gioia è stata vista negli occhi di tutti, premio a parte; la gioia è stata vedere una staffetta fatta
con le coppe dei premiati, passate di
mano in mano, dai ragazzi agli anziani fino ad arrivare nelle mani del Sindaco che procedeva alla premiazio-
ne, perché era veramente impossibile
muoversi per lui, tra tante persone. La
gioia e la riflessione; abbiamo riflettuto sul fatto che da un piccolo paese della provincia di Bologna sia partita un’idea di “Gioia”, e la stessa idea,
sotto forma di racconto o di poesia, ci
sia stata rimandata dall’Iran, dalla Bolivia, dall’America, dall’Algeria, dalla Serbia, dalla Danimarca, dalla Spagna, dal
Messico, dalla Svezia…
Grazie alla volontaria di ProgettoMondo Mlal che a Qalauma ha trascorso un
paio di anni di impegno e servizio civile, è stato possibile creare un ponte
tra Baricella e ProgettoMondo Mlal
in Bolivia. All’interno del programma
LiberArte è stato così promosso parallelamente un piccolo concorso letterario interno al Centro, al quale hanno
partecipato la maggior parte dei centocinquanta giovani ospiti. Attraverso
una giuria, composta da educatori e
ragazzi, sono stati selezionati 8 elaborati che hanno raggiunto Baricella.
Ai ragazzi boliviani è stata inviata
una pergamena personalizzata per
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ringraziarli per la loro partecipazione.
Abbiamo riflettuto con gioia sul fatto
di come la scrittura possa unire tanti
Paesi e tante persone. Abbiamo riflettuto sul fatto che è veramente la cultura che unisce i popoli e le generazioni.
Abbiamo riflettuto, e ci siamo commossi, sulle parole lette dal Sindaco,
parole dette da Malala all’ONU, a favore dell’istruzione e della cultura. Malala, una ragazza di 16 anni, afghana che
i talebani hanno tentato di uccidere
nella sua scuola... una ragazza, come
tante, come quei ragazzi seduti a terra davanti a noi, nella Sala Consigliare.
“Abbiamo capito l’importanza delle penne e dei libri quando abbiamo visto le armi. E il saggio proverbio, La penna è più potente della spada
dice la verità!”. Queste sono parole di
una ragazza di 16 anni ascoltate dalla voce del Sindaco in una mattina di
Ottobre in una Sala Consigliare gremita di gente. E i nostri ragazzi, seduti sul pavimento, applaudono, spontanei, sono vicini ai nostri anziani che
applaudono ed è veramente una “Gioia” vedere queste generazioni e comprendere appieno quanto i sentimenti
e le emozioni accomunino i popoli, a
dispetto delle differenze sociali, culturali, di linguaggio, anagrafiche,di razza
o religione. Per finire, volevamo ringraziare la Dottoressa Loredana Naborri per aver seguito la sezione dedicata agli stranieri, e come membro
della giuria che ha valutato le opere,
assieme alla Dottoressa Elisabeth Barilli, alla Dottoressa Daniela Porcu e
alla Dottoressa Milena Mazza.
I ringraziamenti vanno inoltre alla Dottoressa Ester Bianchini per i contatti
con il carcere minorile in Bolivia, e alla
Dottoressa Denka Sardjova per i contatti con i Nativi Americani.
Grazie a tutti i ragazzi, che ci hanno
arricchito con le loro opere, alla Preside, alle insegnanti delle Scuole Elementari e Medie. Grazie al signor Salmi, per aver lasciata esposta la sua
collezione privata di macinini da caffè ed altri oggetti antichi, ottimo esercizio di reminiscenza per gli anziani e
di grande interesse per tutti. Grazie a
Germano, figura importante per noi,
volontario dell’Auser, e grazie a tutti i
volontari che sabato, con i loro mezzi.
hanno potuto accompagnare a Baricella gli ospiti delle strutture di Bologna, di Imola, di Medicina, di Budrio, di
Granarolo, di Casalecchio.
Grazie a tutti gli autori, ragazzi, anziani, stranieri, pubblico, per averci
inviato oltre 160 opere, tra racconti e
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poesie.
Grazie al Sindaco, Andrea Bottazzi,
per averci ospitati, così numerosi, e
per la grande sensibilità e umanità che
sempre dimostra.
Un ringraziamento particolare va
alle insegnanti, Maria Marozzi e Gabriella Sabatini, per aver creduto nell’iniziativa, augurandoci nuove collaborazioni con la scuola.
Grazie ad Elis Canè e a Piero Ceccardi, per aver sostituito il Sindaco, come
figure istituzionali, nella consegna dei
premi, impegnato nella celebrazione
di un matrimonio.
Anche questo è stato per noi un momento di grande Gioia condivisa!
Dimenticavo… avevamo tentato di
contattare la Ministra Kyenge, per invitarla il giorno della premiazione, ma
purtroppo aveva già un impegno.
Non demordiamo… la inviteremo alla
presentazione del libro, se riusciremo
finalmente a stamparlo, sulla raccolta
delle più significative opere pervenute
in questi anni di Concorso Letterario.
Grazie a tutti e alla prossima edizione. n
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Anziani e bambini
insieme
Un progetto tra il Nido
d’Infanzia “Giovannino”
e l’ASP Giovanni XXIII.
a cura del gruppo di lavoro
“A sostegno del progetto intergenerazionale vi è il pensiero che anziani e
bambini stanno bene insieme e sono
una ricchezza gli uni per gli altri. Il trovarsi consente ai bambini di allacciare
relazioni significative con altri adulti al
di fuori dalla loro famiglia.
La vicinanza con i bambini fa rivivere
e può restituire all’anziano un’estensione progettuale sul domani che lo
rende personaggio principale della propria vita. Tuttavia il loro incontro non è scontato, in un vivere quotidiano che pare protendere a separare
piuttosto che incoraggiare gli scambi
e che progetta i diversi momenti della giornata come spazi e tempi monogenerazionali”.
Dopo una prima esperienza di “rodaggio”, avvenuta il 3 Dicembre 2012, le
educatrici del Nido “Giovannino” e le
animatrici del Centro Diurno “Aquilone” dell’ASP, hanno lavorato per ela-
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borare un vero e proprio calendario di
incontri e collaborazioni nel corso di
tutto il 2013.
Agli appuntamenti fissi si sono affiancati momenti d’incontro e scambio
non strutturati e lasciati alla libera iniziativa di educatrici e animatrici e operatori e di bambini e anziani.
Queste iniziative hanno come finalità proprio quella di valorizzare il patrimonio conoscitivo ed esperienziale
degli anziani e favorire la comunicazione intergenerazionale ed interculturale.
Gli anziani sono portatori, infatti, di valori, tradizioni e saggezze; il loro è un
patrimonio prezioso che non bisogna
perdere e che è importante trasmettere alle nuove generazioni attraverso
percorsi creativi che sappiano stimolare l’interesse e la creatività dei bambini.
Nella letteratura come nell’arte o nella musica si richiama spesso a questa
diade.
Simbolicamente la potremmo rappresentare come un’alba e un tramonto,
con in comune il dipanarsi di un giorno e l’aver trascorso un giorno insieme
all’insegna dello star bene.
Quanti di noi hanno fili di memoria di
una filastrocca cantata sulla ginocchia
di un nonno, dal corpo un po’ piegato e dai movimenti lenti, proprio come
allora piacevano a noi… ma provate a
ricordare il loro sguardo, mentre canticchiavano, tradiva la luce di gioia che
quei occhi emanavano, felici di godersi il nostro sorriso… Ecco anche la no-
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stra esperienza è stata piena di sorrisi, forse a ricordo di tempi passati
dove i bimbi del nido potevano essere forse, i loro nipoti…
Le immagini, qui di seguito riportate,
vogliono regalare anche a voi che leggete un sorriso, magari proprio quello che anche a voi è capitato di vedere
e fare sulle “grandi ginocchia” di quel
personaggio fantastico “il nonno”.
Tutto il percorso è documentato da un
video che testimonia meglio delle parole la grande esperienza educativa ed
umana che tutti noi abbiamo vissuto.
Il video è a disposizione di chiunque
sia interessato presso gli uffici della
Cooperativa.
Siamo convinte che queste opportuni-
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tà servano a respirare mutualità, senso
di appartenenza sociale e per riscoprire i legami tra le generazioni, ed è per
questo che pensiamo che il percorso
di scambio di questi due mondi generazionali, continuerà arricchendosi di
proposte nuove. n
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Ballons Festival
Gli anziani della Casa
Residenza “Virginia Grandi”
in gita a Ferrara.
di Lucia Cardone, animatrice
“Andiamo a vedere le mongolfiere a
Ferrara?.”
“Che peccato, è prevista pioggia!”.
Il giorno dopo, le due Responsabili sono andate ad una formazione e Maria mi ha detto: ”Ma scusa, guardiamo
su internet le previsioni, magari non è
proprio così brutto il tempo!”.
Il meteo non dava certezze ma neanche ci ha scoraggiate e così abbiamo
telefonato alla Carmen che proprio
in quel momento mi cercava per dire:
“Sono qui con la Grazia e stiamo guardando il meteo, proviamo ad andare!”.
“Ma che telepatia! Non può portarci
che fortuna!”.
Organizziamo quindi la gita al Ballons
Festival in un lampo, consapevoli che
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alla prima avvisaglia di pioggia, saremmo rientrati tutti senza problemi.
Il giorno dopo eravamo lì e ha avuto
inizio una sfida vera e propria.... arrivati nel grande Parco Urbano Giorgio
Bassani, bellissimo, avevamo tutti il naso all’in su ma di mongolfiere neanche
l’ombra! Nel cielo nuvole e basta. Passeggiando nel parco ci siamo imbattuti
in vari stands e così lo spettacolo l’abbiamo fatto noi!
Nello stand dell’Arma dei Carabinieri Rita, Secondo, Nazareno e Gianni si so-
no fatti fotografare con il cappello del
Capitano e hanno simpaticamente socializzato con i Carabinieri, gentilissimi, poi nello stand interattivo dell’Areonautica Militare è stato buffissimo
vedere Carmen e Maria che si sono cimentate in una simulata di volo dentro ad una cabina a forma di globo che
riproduceva il movimento dell’aereo.
Noi le vedevamo dentro un monitor,
un pò sconcertate, e alla fine della simulata si sono meritate un applauso,
chissà... forse girava un pò la testa e
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tutti hanno fatto il tifo per loro!
Strada facendo abbiamo appreso che
le mongolfiere non si sono alzate in
cielo per via delle previsioni meterologiche incerte e quindi abbiamo proseguito la passeggiata cercando altre distrazioni.
Nella Città Magica c’erano delle strutture in legno dal sapore medioevale
e rinascimentale che sarebbero servite per uno spettacolo di sera, non c’era
nessuno e ci siamo improvvisati attori e spettatori insieme. Gianni e Grazia hanno sfidato il labirinto con il suo
percorso ed è stato divertente vederli
uscire dopo un po’. Ci siamo poi messi
a fare l’oste e l’avventore proprio come
in una recita e il momento più simpatico di certo è stato quando ci siamo
visti Doris e la Grazia con le teste dentro la gogna! Mettersi in gioco così è
stato davvero bello e tutti hanno riso
come matti!
Una sosta per un buon piatto di lasagne e salsicce ai ferri in uno stand dove Sergio, Tamara, Graziella, Gabriele
e Gianni hanno fatto i complimenti ai
cuochi e dove, tra chiacchere e profumi invitanti, Raffaele ci ha regalato un
sorriso splendido, rinforzando la nostra idea che una gita è molto meglio
di una stimolazione multisensoriale
svolta in una struttura...
Poi via di nuovo a passeggio per il parco ad esplorare!
Non dico una bugia se dico che alla
prima goccia di pioggia eravamo in
prossimità delle macchine e del pullmino: carichiamo tutti e via a casa!
Una sosta a casa di Grazia per salutare
Rocco il suo bellissimo cane, socievole
e giocherellone, e nel momento preciso in cui abbiamo riportato dentro la
struttura l’ultimo anziano, il cielo si è
liberato in una scrosciante pioggia di
fine estate!
“Ma guarda...” ha detto Remo che ci ha
accolto nell’ingresso “È proprio vero
che la fortuna aiuta gli audaci!”. n
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“Come scorre
la storia” ospitata
al Centro Lame
Nuova tappa per la mostra
curata da CADIAI sulla storia
del Canale Navile.
di Roberto Malaguti, responsabile di struttura
L’avevamo pensata come itinerante e
pare proprio che itinerante sia.
Dopo essere stata inaugurata a Giugno
scorso presso “Parco del Navile”, in occasione del primo anniversario della
residenza per anziani, la mostra fotografica sul fluire del canale Navile e sulla storie che esso porta con sé continua
a muoversi. Prima ospitata, nell’estate,
all’Isola del Battiferro, grazie ad una collaborazione con l’Associazione Vitruvio
e il Quartiere Navile, ora si trova invece all’ipercoop Centro Lame, proprio
accanto all’entrata del supermercato e
vi rimarrà fino all’inizio del nuovo anno. La storia che le sessanta immagini
raccontano, storia delle acque ma anche di vita, si arricchisce così dei luoghi che le tavole della mostra toccano,
portando alla mente degli osservatori
vecchi ricordi e nuove curiosità. Un fluire che crea nuove collaborazioni, come quelle che l’hanno prodotta, come
quest’ultima tra CADIAI e il Centro Lame. Una collaborazione che va a creare
un’opportunità culturale anche dove,
normalmente, non ce la si aspetta, lungo i corridoi di un supermercato che,
di solito, si percorrono di corsa, col carrello, tutti presi dalle nostre vite. E un
modo per portare il percorso del Navile e, in parte, anche quello della ristrutturazione e poi apertura della nostra
residenza al di fuori dei contesti usali,
parte integrante della città. Ma non ci
accontentiamo… ci stiamo già apprestando a toccare altri lidi, perché una
storia che scorre non si pone limiti e,
come l’acqua, arriva un po’ ovunque.
Ma nessuna anticipazione… aspettate
e vedrete! n
Via Boldrini,
8 | Tel 051
74 19 001
ai.it | www
.cadiai.it
info@cadi
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servizi
servizi
servizi
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Dal produttore
al consumatore
Primi risultati del
“Giardino delle farfalle”
alla residenza per anziani
“Virginia Grandi”.
di Lucia Cardone, animatrice
Il “Giardino delle farfalle” ci ha dato
molte soddisfazioni! Non solo è stato un luogo per trascorrere momenti
lieti e divertenti tra colori, profumi e
chiacchiere all’aria aperta ma ci ha regalato spezie, pomodori e una delizia:
la lavanda. Quando le piante di lavanda sono fiorite abbiamo cominciato
a raccogliere le cime ricche di semini
preziosi che abbiamo messo a seccare. Anziani, familiari e operatori si sono
dati da fare per non disperdere questa
piccola ricchezza della natura e così
abbiamo atteso che tutto fosse pronto per poter utilizzare la nostra lavanda e confezionare tanti sacchettini da
riempire, destinati a profumare cassetti e armadi.
Se Patrizia, Giordano, Remo, Gabriele e
amici del giardino hanno aiutato a tenere le piante in perfetto stato, hanno
chiacchierato, consigliato, zappettato,
potato, annaffiato, poi Carmen, Maria, Esmeralda, Daride, Gianni, Ada ne
hanno ricavato semi secchi per poter
completare il tutto. Tanti hanno portato stoffe bellissime e, con l’aiuto di Luisa, sono stati cuciti i sacchettini che
hanno accolto la lavanda. Dopo pranzo le signore hanno atteso il momento
migliore per organizzare il gruppetto
in laboratorio, dopo gli impegni in palestra del mattino e le altre attività e ci
siamo riuniti. Diceva Carmen: “Oggi si
va in profumeria!”.
Il gruppo che ha partecipato all’attività, tiene molto a questo appuntamento perchè è una cosa tutta “nostra”, ri-
28
corda le sane tradizioni di campagna
di ottenere qualcosa, come dire, dal
produttore al consumatore, come si
faceva una volta.
C’è di più, gli anziani vogliono vendere i sacchettini a Natale così da ricavare una piccola somma che può essere impiegata come desiderano, per
esempio qualche sosta al bar del paese in primavera o qualche mangiata al
ristorante. La signora Carmen lo dice a
tutti ed ha proprio l’anima della commerciante, consiglia sull’uso del pro-
dotto, sulle proprietà benefiche, si rivolge alle persone personalizzando il
consiglio (“Questo lo puoi appendere
in macchina”; “Mi raccomando respiralo che ti sento sempre con la tosse”;
“Sai che fa bene anche ai tuoi bambini questo profumo?”), condendo così
la proposta di vendita con una dose di
amorevole saggezza.
Il “Giardino delle farfalle” ha dato inizio
a un turbinio di voci, curiosità, filosofie, emozioni, speranze. Niente di meglio per apprezzare in pieno la vita. n
servizi
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servizi
numero 42
dicembre 2013
Sembra un gioco
ma non è
La Terapia della Bambola
nel trattamento dei disturbi
comportamentali associati
alla demenza
di Manuela Maini, psicologa
“Che bella bimba!”, “Ma come si chiama?”, “Ha proprio un bel vestitino”, “La
metto a letto adesso, così si riposa anche lei”. Da qualche settimana spesso
si sentono queste frasi nei corridoi della Casa Residenza “Virginia Grandi”…
naturalmente non stiamo ospitando
una bambina, abbiamo “adottato”
una bambola!
Adottato nel senso di “accolto con
amore”, perché ormai tutti si rivolgono alla bambola di Stella, l’ospite che
se ne prende cura, proprio come se
fosse una nipotina; e adottato con il
significato di “attuare una misura di
trattamento specifica”, perché questa novità è parte di una vera e propria
terapia non farmacologica volta a contenere i disturbi comportamentali nelle persone affette da demenza.
La “Terapia della bambola” ha origine in Svezia e consiste nell’utilizzo
di una bambola come strumento per
migliorare il benessere delle persone affette da demenza e disturbi del
comportamento, dirigendo l’attenzione verso un compito funzionalmente
semplice, seppure impegnativo, come
quello di accudimento.
Le bambole terapeutiche originali,
denominate Joyk, possiedono caratteristiche particolari che potrebbero non farle apparire come le bambole più belle in vendita, ma che le
rendono maggiormente in grado di
suscitare emozioni e che per questo
vengono definite anche “bambole empatiche”. In particolare, una bambola
adottata in un programma terapeutico deve possedere alcune caratteristiche importanti, quali: occhi grandi
e profondi, sguardo lateralizzato, tratti somatici e dimensioni che ricordano
quelle di un bambino, labbra appena
accennate, un peso né troppo leggero
né eccessivo, braccia morbide e postura delle gambe lievemente rannicchiata tale da rendere facile l’abbraccio.
Gli obiettivi che si possono raggiungere con questo approccio sono molti:
• ridurre i disturbi comportamentali
attivi, come stati d’ansia e di agitazione, aggressività, insonnia o wandering;
• favorire il rilassamento;
• stimolare i processi attentivi;
• stimolare la memoria procedurale;
• stimolare il dialogo e le capacità relazionali.
Le grandi potenzialità di questo metodo ci hanno incuriosito da subito
e proprio per questo motivo CADIAI
ha pensato di proporre e di testare questo approccio innovativo, attraverso un progetto di ricerca che
coinvolgerà da gennaio 2014 tutte
le Case Residenza anziani della cooperativa.
In ciascuna struttura verranno individuati uno o due ospiti che possono
beneficiare della “Terapia della bambola” e, in accordo con i familiari, si
procederà alla somministrazione della
bambola e all’osservazione strutturata del comportamento durante i momenti di terapia.
Somministrazione? Terapia? Qualcuno
potrebbe obiettare che una bambola
non è come una pillola! È proprio vero,
ma questo approccio non farmacologico ha tutte le caratteristiche formali di una vera terapia farmacologica:
somministrazione ad orari prestabiliti,
possibilità di “assumere” la bambola al
bisogno (es. quando l’ospite è inquieto o agitato), precise modalità di porgere la bambola e regole da rispettare
per evitare che la terapia perda di efficacia.
Per verificare l’efficacia del trattamento verrà condotta una valutazione iniziale mediante scale standardizzate che quantificano il livello di
funzionamento cognitivo globale (Mini Mental State Examination) e la presenza e gravità dei disturbi comportamentali (NeuroPsychiatric Inventory).
Durante tutto l’anno di sperimentazione, gli ospiti coinvolti nel progetto
di ricerca saranno monitorati con una
scala di osservazione strutturata che
registra le modalità di relazione con la
Segue a pag 30...
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numero 42
dicembre 2013
servizi
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Tour goloso
nella cucine
“CAMST Imola”
Conosciamo chi ci prepara
quotidianamente i nostri pasti.
a cura di Irene De Baptistis e dei ragazzi del
Centro Diurno “Arboreto” gruppo “Talpe”
Martedì 22 Ottobre 2013 il gruppo del
Centro Diurno “Arboreto”, gruppo ”Talpe”, si è recato presso la CAMST di Imola, la sede da cui partono i pasti che si
consumano nella struttura “Arboreto”.
Ad accoglierci c’era Lucia Carrà, assistente ai clienti che cura i rapporti fra
la CAMST e le aziende, e il Direttore Vanes Zucchelli.
Dopo esserci messi cuffia e grembiule (ci siamo trovati molto buffi) è partito il nostro tour all’interno delle cucine assieme a Lucia che ci spiegava
pazientemente tutto ciò che avveniva.
Per prima cosa abbiamo visto diverse postazioni di lavoro dove venivano preparati strudel, tagliati i pomodori e la carne. Ovviamente erano
tutte separate rispettando così la normativa Haccp. Si è proseguito andando a vedere le celle frigorifere,
delle intere stanze adibite a tale scopo.
Ce ne erano diverse proprio per separare i diversi alimenti: carni rosse, carni
bianche, verdure ed infine le uova.
Poi c’era un corridoio che dava sull’esterno, vicini alle celle frigorifere, dove
i camion con i rifornimenti potevano
scaricare la merce. Questa vicinanza
ovviamente è dettata dal far passare
meno tempo possibile fra lo scarico
della merce e la sua sistemazione. Vicino a questo corridoio c’era una intera
ala adibita al magazzino delle merci non deperibili quali pasta, legumi
secchi, latte a lunga conservazione,
crackers, wafer, ecc.. (tutti i ragazzi sono rimasti impressionati dalle enormi
confezioni di tutti i prodotti!).
Il tour è proseguito osservando abbattitori di temperatura, i forni dove stavano cuocendo gli strudel pre-
universali che non hanno di limiti di
età, come quello di sentirsi utili e capaci di svolgere ancora delle attività quotidiane, di dare affetto e di prendersi
cura di qualcuno, ma anche di esprimere le proprie emozioni senza sentirsi giudicati.
La persona a cui la bambola è affidata può accoglierla sia come bambola che come un vero bambino. In
entrambe le condizioni, tuttavia, la
relazione può essere importante e
terapeutica.
La possibilità di proporre questo metodo è stata a lungo dibattuta all’interno
del gruppo psicologi del Settore, soprattutto per i dubbi legati al rischio di
infantilizzare l’anziano con demenza. In realtà, ogni perplessità si è
sciolta dopo aver visto alcuni video
presentati durante la formazione, in
cui anziani con demenza interagivano con le bambole in maniera spontaneamente seria, competente e visibilmente gratificante per loro. Ci
siamo risposti che a volte siamo noi
a preoccuparci troppo di ciò che appare, mentre i nostri anziani, con la
loro spontaneità e schiettezza, ci restituiranno certamente un feedback
positivo sull’efficacia e sul gradimento di questa nuova terapia. n
... segue da pag 29
bambola (dialoga, la accudisce, la abbandona, …) In sede di valutazione finale verranno somministrate nuovamente le scale di valutazione iniziali ed
analizzati i dati.
Il ricorso alla bambola con persone le
cui capacità di memoria, logiche e verbali si sono significativamente ridotte consente di attivare delle modalità
di relazione pre-verbali e non verbali,
a volte poco stimolate, e di sollecitare
anche la memoria procedurale, attraverso l’esecuzione di veri e propri gesti
di cura (es. vestire, cullare, addormentare, ecc.). Questo approccio di cura,
inoltre, consente di creare un contesto che risponde ad alcuni bisogni
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servizi
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servizi
servizi
cedentemente visti (buonissimi! Che
profumi... che fame!!!). La particolarità
di questi forni è che sono autopulenti
(il nostro sogno e di tutte le donne del
mondo!!!), infatti al termine delle cotture si puliscono da soli attraverso un
getto d’acqua come quelli che vengono usati nelle lavastoviglie.
Da qui potevamo vedere tutte le
enormi pentole che utilizzavano
per cucinare i nostri pasti. La nostra
attenzione è stata catturata da un paio di pentoloni talmente grandi che ci
poteva stare una persona intera. Abbiamo visto che per essere puliti utilizzano dei potentissimi getti d’acqua.
Per non parlare della lavastoviglie, alcune pentole vengono posizionate su
di un rullo che passa attraverso potentissimi getti d’acqua, finché non fuoriescono dall’altra parte già puliti ed
asciugati.
In seguito siamo passati a vedere
la catena di montaggio dove vengono preparati i contenitori dei nostri pasti che sono posizionati vicino
alle pentole per permettere una rifornimento celere. Ci sono dei rulli che
trasportano i contenitori riempiti in
precedenza, passano poi attraverso
una macchina che li sigilla e vi imprime l’etichetta con la descrizione di ciò
che vi è all’interno.
Accanto a questa parte di cucina vi è
uno spazio chiuso dove vengono preparati i pasti per i celiaci. Il tour si è
concluso con la conoscenza del personale del centralino con cui comunichiamo per prenotare i nostri pasti o
per effettuare delle modifiche. Le ragazze che ci hanno accolto con entusiasmo si chiamano Simona, Antonella, Elisabetta e Rossana.
Ci siamo diretti poi, assieme a Lucia, al
self service della CAMST dove abbiamo mangiato, finalmente, una buonissima pizza e un delizioso strudel.
Questa gita ci ha entusiasmati. Già nel
numero 42
dicembre 2013
viaggio di ritorno, e in tutti i giorni seguenti, ci chiedevamo quando ci saremmo potuti tornare. Abbiamo raccontato
a tutte le persone che incontravamo e
alle nostre famiglie la splendida gita
vissuta. Ognuno era colpito da diverse
cose, anche se i pentoloni hanno raccolto l’attenzione di tutti. Per non parlare degli enormi forni, la particolarità
che sono autopulenti, le enormi celle
frigorifere, ecc…
Ora ogni volta che apriamo il contenitore dei nostri pasti ricordiamo tutte le
cose che abbiamo visto e imparato! n
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testimonianze
testimonianze
testimonianze
Laboratorio musicale
“Scopriamo la
musica”
Pubblichiamo volentieri
l’articolo di un nostro
operatore socio sanitario,
Raffaele Montanarella,
che ci racconta di una bella
esperienza musicale avvenuta
in una scuola della provincia
di Bologna.
di Raffaele Montanarella
L’alfabetizzazione musicale è sempre
un’esperienza formativa essenziale
per la conoscenza del proprio istinto,
delle proprie inclinazioni e del proprio sentire.
Quando ognuno di noi si confronta
con la musica, a qualsiasi livello, dal
semplice ascolto, al ballo, al suonare uno strumento, si confronta con se
stesso e con gli altri.
La scorsa primavera con il gruppo musicale in cui suono, grazie all’organizzazione di Massimiliano Baccolini di
Giardini Sonori (settore musicale del
Centro Culturale Montesole) e la maestra Elena Borri, abbiamo partecipato
al laboratorio musicale “Scopriamo
la Musica” presso la Scuola Primaria
“Loris Casarini” di Monte San Gio-
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vanni dell’Istituto Comprensivo di
Monte San Pietro.
Una premessa importante è quella
della definizione del gruppo.
I Cardiac Montone nascono nell’estate
2008 condividendo l’idea del suonare improvvisando senza alcun vincolo
di forma o espressione, dove l’improvvisazione perde ogni virtuosismo per
lasciare spazio alla spontaneità, senza
trucchi, errori compresi.
L’attività laboratoriale di gruppo è stata suddivisa in tre incontri tematici, come progetto di esplorazione musicale,
visiva e creativa.
Come metafora dell’esplorazione
stessa è stato scelto “Il treno”.
I bambini durante l’ascolto della musica del gruppo hanno disegnato, con
l’aiuto dell’illustratore Michelangelo Setola, un treno composto dai loro
stessi disegni.
Hanno sviluppato i paesaggi, le situazioni, i colori e gli oggetti che la
musica gli suggeriva, inserendoli
nei vagoni e decorandoli con accessori rendendoli personali.
Durante un altro incontro, hanno approfondito il concetto di ritmo, costruendo delle nacchere auto-prodotte con semplice uso di cartoncino e
monetine, atte a riprodurre la pioggia
fuori dal treno e delle maracas, che riproducevano il suono delle ruote sulle rotaie.
In un altro incontro i bambini hanno
sviluppato la scrittura come flusso di
coscienza, immaginando cosa personalmente comunicava loro, con poesie, racconti o con una semplice e singola parola.
Nell’incontro finale, l’esperienza si è
conclusa con un grande concerto in
cui la band ha improvvisato assieme
agli 80 bambini che hanno partecipato ai laboratori, in un evento di pura festa sonora.
Nel concerto “il treno” musicato e completato dalle parole dei bambini, ha
viaggiato nell’atrio della scuola, assie-
i ritratti
di
Lele
i ritratti di Lele
Mauro
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dicembre 2013
Non ci sono percorsi prestabiliti nei
rapporti sociali.
Non esistono itinerari sicuri.
Non c’è il gps ad orientarti nei sentieri della comunicazione, soprattutto
quando parliamo di malattia.
Soprattutto di certe malattie.
Io con Mauro avevo sbagliato tutto.
Avevo sbagliato a sentirmi minuscolo
davanti la sua malattia.
Sclerosi laterale amiotrofica è il termine preciso.
Netto e indelebile come una sentenza,
enorme come una cima inarrivabile.
Il grande pericolo nel porre assistenza
in questi casi è la visione.
La malattia di Mauro, per me, era talmente grande da oscurare tutto.
Ogni mio gesto mi sembrava inadeguato, inefficace al punto di sentirmi
io stesso inadeguato.
Il suo modo di comunicare, o a gesti o
con l’aiuto di un tablet, mi faceva ravvisare questa mia incertezza.
Quando il mio braccio inforcava il suo
per alzarlo, cercavo in ogni suo percettibile movimento, la sua tristezza,
la sua rassegnazione.
E io ero lo specchio della debolezza.
Ero così perché i miei occhi vedevano
unicamente la sua malattia e non lui.
La mia spasmodica ansia di aiutarlo, di
non fargli male, di non sbagliare e infine la mia insicurezza mi avevano allontanato da lui, dalla sua anima e dal
suo sentire.
Mai come con Mauro ho capito quale
fosse lo step successivo da oltrepassare nel livello di apprendimento dell’assistenza e delle sue funzioni.
Non è la malattia la protagonista.
Non le procedure, non la loro attuazione, non il protocollo né tanto meno la
sua giusta attuazione.
Questi elementi diventano nulli se prima non c’è la visione.
Quello stato empatico di comprensione
dei bisogni della persona.
Essere un operatore socio sanitario
vuol dire essere l’interpretazione stessa
dei bisogni.
Io l’ho capito grazie alla squadra in cui
lavoro che l’unica arma è l’esperienza.
L’esperienza che si accumula guardando, ascoltando, sorreggendo, spingendo, alzando e soprattutto comunicando con le persone.
Una mattina ho posto le mie ginocchia
in basso la poltrona di Mauro per aiu-
tarlo nella postura, il mio rosario tibetano è uscito dal collo della maglietta.
Mauro ha sorriso.
Era la prima volta per me.
Comunicando col tablet ha chiesto
a sua figlia di accompagnarmi nella
“stanza dei 130”.
E sua figlia mi ha accompagnato in
una stanza, dove c’erano 130 statue di
buddha, le foto di Mauro sulle creste
delle cime dell’Himalaya e un’energia
quasi materiale.
In quella stanza c’era Mauro non la sua
malattia e sulla poltrona un altro sorriso ad aspettarmi.
Il sorriso di Mauro.
me ai palloni, i coriandoli e le bolle di
sapone. Personalmente l’energia pura,
prodotta da quella esperienza, è stata
unica. I bambini hanno risposto con
un’incredibile eccitazione, cantando, urlando, suonando la batteria o
i tasti del pianoforte, in una totale
libertà espressiva.
La musica come forma di linguaggio
è stata completamente assorbita e riprodotta dai bambini.
Vederli felici di confrontarsi, di capire il senso dello stare in gruppo, del
concetto di partecipazione e della
realizzazione della propria visione
espressiva, è stata la mia migliore
esperienza musicale.
La musica, aldilà del concetto artistico,
rappresenta una fonte libera di espressione e con l’apporto dei bambini ha
acquistato il valore aggiunto di naturalezza e gioia. La stessa gioia che io e
i miei compagni di band abbiamo provato, mesi dopo l’esperienza, la sera di
un nostro concerto.
Mentre le note delle chitarre elettriche
riempivano il Parco dei Pini a Borgo
Panigale per il festival Paniculture, alcuni dei bambini della scuola di Monte San Giovanni, accompagnati dai loro genitori, hanno assistito al nostro
concerto, partecipandovi anche suo-
nando la batteria.
Sapere che alcuni di loro abbiano
preferito il regalo di uno strumento
musicale, piuttosto che di un videogioco, è stata la più bella scoperta. n
Raffaele Montanarella
Operatore del SAD Anziani
di San Lazzaro di Savena
Music doesn’t lie.
If there is something to be changed in
this world,
then it can only happen through music.
Jimi Hendrix
Video visibile su Youtube col titolo: “Laboratorio
didattico Scopriamo la musica - The Primary
School sessions”.
33
numero 42
dicembre 2013
lettere
lettere
lettere
lettere
Settembre 2013
Desideriamo ringraziare tutto il presonale e gli operatori socio sanitari della Casa Protetta di Granarolo Emilia per l’assistenza e le premurose cure prestate alla nostra congiunta Fini Loriana in tutto il
lungo periodo in cui è stata ospite della struttura.
Un particolare e sentito ringraziamento va alla gent.ma dott.ssa
Lancellotti ed ai suoi collaboratori Grazia Chiarelli e Marco Addari,
che si sono prodigati con grande capacità e dolcezza per la nostra
cara Loriana.
Infine, ma non per ultimo, un grazie di cuore alla coordinatrice responsabile Barbara Cuoghi, sempre molto attenta ale necessità dei
suoi ospiti, che le vicissitudini della vita portano a trascorrere una
parte della esistenza in una struttura e nello specifico quella di Granarolo dell’Emilia.
la sorella Mara Fini
il marito Remo Pelotti
i famigliari tutti
Novella Neri in Biagi (Lugio-Agosto 2013)
Alla direzione, ai responsabili, ai medici e opratori della RSA Virginia Grandi.
Siamo arrivati in RSA angosciati, sperando in un aiuto professionale e pratico. Lo abbiamo trovato, il migliore che si potesse desiderare per i propri
cari e per se stessi.
Nel ripsetto più vero e assoluto della Dignità umana, quando si è più fragili
e bisognosi di cure e attenzioni.
Vi siamo riconoscenti... infinitamente!!!
La mia mamma Novella diceva sempre “Chi fa del bene agli altri merita la
ricompensa di una buona vita, piena di salute, di felicità e armonia”.
È l’augurio che rivolgiamo di cuore a Voi tutti.
Ora, sempre, per sempre, GRAZIE.
Non vi dimenticheremo,
la figlia Milena e il genero Gabriele
il marito Azzo Biagi
il figlio Mauro e la nuora Vilma
34
liber libero
liber
libero
liber libero
La rubrica dedicata ai suggerimenti di lettura è uno spazio a disposizione di tutti. Chiunque volesse scrivere
un commento o un’impressione su un
libro che si è apprezzato e che si vuol
condividere con gli altri, può contattare la redazione allo 051 7419001 o scrivendo a [email protected]
Non mi
arrendo
Livia
Scagliarini
è un susseguirsi narrativo di emozioni
che passano dalla leggerezza dell’adolescenza alla determinazione della giovinezza. E ancora l’incontro con Paolo,
l’arrivo di due figli “speciali” mentre il
mondo lavorativo attorno a Livia muta velocemente vedendola domatrice
e conciliatrice di due vite parallele. Una
scrittura istintiva, tagliente, che arriva al
nocciolo delle questioni senza fronzoli
o giri di parole, ma allo stesso tempo
premurosa e pudica nel tacerci aspetti
quotidiani logoranti. Non mi arrendo è
un libro disarmante. Disarmante come
solo la verità sa essere. n
Lo
Psicologo:
un amico
a scuola
di Adele Medaglia
NON MI ARRENDO, perché so di non essere sola,
NON MI ARRENDO, perché tutti hanno
diritto a una vita equa, giusta e civile:
disabili, anziani, bambini, donne e uomini,
NON MI ARRENDO, e per questo continuerò a combattere.
Nicoletta Maggitti
di Silvia Ferri
Non si è arresa Livia Scagliarini. Mai.
Neanche quando gli eventi della sua
vita da complicati sono diventati dolorosi. Così la scrittura diventa catarsi, necessità di catalogare, mettere ordine ai ricordi. Partendo dall’infanzia
a Molinella con ancora gli strascichi
della guerra ad arrivare alla pensione,
L’intento del libro è quello di raccontare una storia. Non una storia fantastica,
ma una piccola grande impresa di vita
vera. “Lo Psicologo un amico a scuola”
ripercorre la nascita e l’evoluzione di
un Servizio che ha come elemento distintivo e vincente la presenza costante
Gentile Presidente Guglielmetti,
le scrivo per esprimerle il più sentito ringraziamento da parte della Casa delle
donne per il rinnovato sostegno concesso all’ottava edizione del Festival La
Violenza Illustrata – Giustizia violata.
Siamo molto felici di poter condividere con lei gli splendidi esiti che anche
quest’edizione del Festival, in maniera
sempre crescente, ha generato.
Infatti, sono stati oltre 100 i soggetti, tra
associazioni, istituzioni e realtà azien-
dali, che hanno collaborato alla realizzazione del ricco calendario di appuntamenti: più di 70 le iniziative culturali che
hanno avuto luogo sul territorio di Bologna e provincia, migliaia le persone che
vi hanno preso parte.
Le invio in allegato una piccola selezione
della rassegna stampa inerente il Festival
La Violenza Illustrata – Giustizia violata.
Con l’auspicio di poter ancora annoverare il suo ente fra i sostenitori di una così
importante iniziativa di sensibilizzazione
numero 42
dicembre 2013
dello Psicologo all’interno della scuola,
in modo da renderlo una figura di riferimento nella quotidianità educativa e non una professionalità alla quale ricorrere solo quando le cose vanno
male. Il libro racconta con semplicità la
nascita del Servizio e di come questo
si è modificato nel tempo, distinguendosi dalle esperienze già esistenti sul
territorio per diventare un’eccellenza
della realtà cui appartiene, allontanandosi progressivamente dalla convinzione tanto diffusa “psicologia=malattia”
per approdare faticosamente, ma definitivamente all’idea che lo Psicologo
all’interno della scuola può e deve essere visto come un amico che collabora
ogni giorno con insegnanti, educatori,
alunni e genitori. Ogni capitolo è affidato ad un saggista che evidenzia sfaccettature differenti del Servizio stesso:
l’efficacia del lavoro di rete, il ruolo fondamentale giocato da una comunicazione efficace, la percezione di benessere che deriva dall’incontro unico ed
irripetibile di persone che vivono la
scuola non solo come un luogo in cui
trasmettere o apprendere conoscenze
e competenze, ma come un’opportunità per crescere e affermarsi pienamente. Leggere questo libro è un po’ come
sbirciare dal buco della serratura una
realtà vincente e felice per poter (magari!) pensare che, anche nella scuola
che viviamo ogni giorno, un nuovo scenario sia possibile. n
contro la violenza su donne e minori, le
invio i nostri migliori auguri per un sereno 2014.
Un cordiale saluto,
La Presidente
Susanna Bianconi
Casa delle donne
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35
numero 42
dicembre 2013
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(Fonte:
eco-risparmio.it)
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Dono-Presto-Cerco
La rete di CADIAI per mettere in contatto le persone e incrociare i loro bisogni.
Il DONO-PRESTO-CERCO è una modalità di donazione e/o prestito, fra i
soci e i dipendenti della cooperativa,
di quegli oggetti che hanno per i singoli terminato la propria utilità.
È prevista anche la possibilità di
CHIEDERE (“cerco la tal cosa…, c’è
qualcuno che ce l’ha?”), perché il bisogno di qualcuno può far ricordare
ad altri di avere degli oggetti inutilizzati e magari sollecitare la disponibilità a prestarli o donarli.
Diamo i numeri
Le cooperative associate a Legacoopsociali sono oggi circa 3.000, di cui il
35% ha sede ed opera nelle regioni
meridionali.
Le cooperative sono per il 33% finalizzate all’inserimento lavorativo di
persone svantaggiate, per il 61% ala
produzione di servizi socio sanitari
ed educativi, per il 6% consorzi aventi base sociale composta per almeno
il 70% da cooperative sociali.
Vi lavorano, stabilmente occupate
(85% con rapporto di lavoro a tempo
Come funziona?
Chi vuole donare, prestare o cercare, fa
la propria segnalazione ad uno dei seguenti referenti, contattandoli direttamente presso i servizi in cui lavorano:
• C
ristina Anteghini, Monica Bernabiti,
(Residenza per disabili “La Corte del
Sole” di San Giovanni in Persiceto);
• Lara Girotti e Laura Piana (Nido ”Gatto Talete” di Castel Maggiore);
• Giulia Casarini (uffici della sede);
• Roberta Meotti (Casa protetta “Torre
di Galliera”);
• Nada Milenkovic (Nido “Abba” di Bologna);
• Giuseppina Reto (“Balenido” di Casalecchio).
indeterminato), circa 115.000 persone, e tra queste circa 13.000 sono le
persone svantaggiate.
74 occupati su cento sono donne.
Circa l’82% degli occupati è socio
della cooperativa in cui lavora.
Vi lavorano, stabilmente occupate
(85% con rapporto di lavoro a tempo
indeterminato), circa 115.000 persone, e tra queste circa 13.000 sono le
persone svantaggiate.
74 occupati su cento sono donne.
Circa l’82% degli occupati è socio
della cooperativa in cui lavora.
numero 42
dicembre 2013
Questa lista di persone è naturalmente aperta ad altre che vi si volessero aggregare.
Le segnalazioni vengono esposte
nelle bacheche dei servizi e riportate
in una apposita pagina del sito:
www.cadiai.it
Il DONO-PRESTO-CERCO è una rete
informativa che mette in contatto le
persone e le loro disponibilità ed esigenze.
Non è prevista alcuna modalità di
stoccaggio o deposito degli oggetti:
le persone si accordano autonomamente per le
consegne.
Nati in CADIAI
Congratulazioni alle neo mamme
Sara Arrigo
Francesca Carcangiu
Rosina Conte
Sara Lauro
Lisa Monari
Consuelo Pavani
Simona Varlaro
Guarda chi va in pensione…
Le colleghe educatrici, collaboratrici e coordinatrici, nonché la cuoca e il personale comunale, i bimbi e le famiglie Nido “Gianni Rodari” di Anzola, vogliono
salutare con grande affetto (e un pizzico di invidia…!) la collega e socia Gianna Giberti che dal 1° Dicembre 2013 è andata in pensione. Grazie Gianna per la
professionalità che con i tuoi modi pacati hai dedicato con efficienza e meticolosità a questo Nido. Ti auguriamo di trascorrere il tuo prossimo tempo libero
serenamente e di realizzare tutti i tuoi progetti per il futuro.
III
Auguri
di Buone Feste
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