Visualizza - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera
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Editoriale di Giangi Cretti H anno fatto una bella riuscita. Con questa (stilisticamente poco elegante) parafrasi di una vecchia canzone di Edoardo Bennato, si può riassumere l’esito del percorso, va da sé agli inizi piuttosto accidentato, che ha portato il Liceo Artistico italo-svizzero di Zurigo al traguardo dei suoi primi vent’anni. Un’impresa tutt’altro che scontata. Creare la giusta osmosi fra due lingue, due culture e, quel che ancora è più complicato, fra due sistemi scolastici diversi, se, in via teorica, è un’aspirazione alimentata da un’intuizione senz’altro intelligente, resta operazione ardua nella sua realizzazione pratica. Un progetto che nasce come esperimento pilota, e che, unico nel suo genere, si trasforma in un’esperienza. Di nicchia, se si pensa alle dimensioni: 5 livelli ciascuno con 2 classi, per totale di poco più di 200 studenti, di cui, mediamente, solamente un quarto italofoni. Ma non elitaria. Semmai impegnativa. Ha un indubbio pregio: è l’unica scuola pubblica (pre-universitaria) dove l’italiano, al pari del tedesco, è lingua veicolare. La maturità che vi si consegue, di tipo svizzero, ha valenza bilingue, automaticamente riconosciuta in tutte le facoltà universitarie: non solo nella Confederazione, ma anche in Italia. Inoltre, avendo anche un indirizzo artistico (l’altro è il linguistico), consente l’accesso alle Accademie delle Belle Arti senza esame i ammissione. Un’iniziativa pionieristica che, dopo vent’anni - superati i disagi e le lungaggini burocratiche, le diffidenze, i timori e le invidie (non solo in ambito italiano), ma soprattutto coniugate filosofie scolastiche e culturali differenti (e talora divergenti) – si propone oggi come modello. Da affinare, da adattare, sicuramente da non ignorare. Quanto costa allo stato italiano? Il salario di 8 docenti: un quarto del corpo insegnante. Il resto, al pari dei costi strutturali, è a carico del Cantone di Zurigo. Un costo ingiustificato e miope o un investimento calcolato e lungimirante? Un interrogativo che, forse, anche dopo vent’anni (un lasso di tempo che qualcosa dovrebbe pur significare), non ha ancora unanime risposta. Difficile però non prenderne atto: in un contesto, temporale e geografico, in cui in costante involuzione sono le prospettive della nostra lingua e anche della nostra cultura (ovviamente non di quella classica, che, in quanto tale, è ormai patrimonio universale, pertanto se ne parla in tutte lingue), contribuire alla formazione linguistica e culturale declinandola anche in italiano di una piccola parte della futura classe dirigente rappresenta un elemento di novità, il cui valore non è di facile ponderabilità. [email protected] Rivista – Dicembre 2009 La 1 collezione hadis InterOffice, il numero uno per arredamenti d’ufficio in Svizzera Esposizioni in : Basilea, Berna, Hünenberg (ZG), Lucerna, San Gallo, Zurigo, Losanna, Ginevra, Givisiez (FR), Martigny, Neuchâtel, Sierre, Sion, Camorino / Bellinzona. www.interofficeag.ch [email protected] living@work Sommario RUBRICHE In breve 8 Italiche 11 Europee 13 Internazionali 15 Oltrefrontiera 17 Benchmark 33 Burocratiche 35 Angolo Fiscale 39 Angolo legale 41 Convenzioni Internazionali 42 L’elefante invisibile 47 Carnet 56 Scaffale 59 Sequenze 65 Diapason 67 Convivio 72 Motori 77 Editore: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Direttore - Giangi CRETTI Comitato di Redazione L. ATTANASIO, G.M. BONADA, A.G. LOTTI, C. NICOLETTI, S. SGUAITAMATTI Collaboratori Ph. BERNASCONI, C. BIANCHI PORRO, M. CALDERAN, G. CANTONI, M. CARACCIOLO DI BRIENZA, V. CESARI LUSSO, P. COMUZZI, L. CORTESE, D. COSENTINO, A. CROSTI, L. D’ALESSANDRO, M. DIORIO, T. GATANI, G. GUERRA, F. Macrì, G. MERZ, A. ORSI, G. SORGE, N. TANZI, I. WEDEL La Rivista Seestrasse 123 - Cas. post. 1836 - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892328 - Fax ++41(0)44 2015357 [email protected], www.ccis.ch Pubblicità Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123 - Casella postale - 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 2892323 - Fax ++41(0)44 2015357 e-mail: [email protected] Abbonamento annuo Fr. 60.- Estero: 50 euro - Gratuito per i soci CCIS Le opinioni espresse negli articoli non impegnano la CCIS. La riproduzione degli articoli è consentita con la citazione della fonte. Periodico iscritto all’USPI (Unione Stampa Periodica Italiana). Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all’Estero) Appare 11 volte l’anno. Progetto grafico, stampa e confezione Nastro & Nastro srl 21010 Germignaga (Va) - Italy Tel. +39 0332 531463 - Fax +39 0332 510715 www.nastroenastro.it In copertina: Giovani studenti davanti all’entrata principale di Villa Dem Schönen, prestigiosa sede del Liceo artistico italo-svizzero di Zurigo. 1 Editoriale PRIMO PIANO 19 21 25 27 4 Non solo “Dolce Vita„ Giornata di studio dell’Osec dedicata all’Italia 21 La vera crisi è quella sociale Sergio Marchionne ospite a Zurigo della CCIS Il Rapporto Italiani nel Mondo 2009 Promosso dalla Fondazione Migrantes è stato presentato a Roma 27 Un ponte fra due lingue e due tradizioni Il Liceo Artistico compie i suoi primi vent´anni Rivista – Dicembre 2009 La www.maserati.com Consumo combinato: 14,7 l/100 km (4.2), 15,7 l/100 km (4.7) I Emissioni di CO2: 345 g/km (4.2), 365 g/km (4.7) Categoria d’efficienza energetica G I Emissioni di CO2 di tutte le vetture in vendita in Svizzera: 204 g/km THE NEW MASERATI QUATTROPORTE OPERA D’ARTE PER INTENDITORI. Maserati Quattroporte S 4,7 litri da 430 CV e Maserati Quattroporte 4,2 litri da 400 CV. Motore V8, design Pininfarina. La rete ufficiale dei concessionari Maserati in Svizzera Loris Kessel Auto SA, 'RANCIA,UGANOs Garage Foitek AG,5RDORF:àRICHsNiki Hasler AG, 4052 Basel, s Krähenmann Autocenter AG, -EILENs Sportgarage Leirer AG, 3TEINs Automobile Németh AG, (INTERKAPPELENs Auto Pierre Sudan, :UGs Modena Cars SA, 'ENÒVEs Garage Zénith SA, ,AUSANNEs Garage Zénith SA, 3IONs Maserati (Svizzera) SA , 8952 Schlieren, 044 556 25 00 INCONTRI 45 79 Credo nel bisogno di spiritualità Temo l’uomo prigioniero della propria cultura Donne in carriera: Luciana Savignano IL MONDO IN FIERA 84 CULTURA 49 53 57 60 62 Cesare Lombroso e l’uomo delinquente 1909-2009: a cento anni dalla morte del discusso psichiatra 85 Credo nel bisogno di spiritualità Temo l’uomo prigioniero della propria cultura A colloquio con Corrado Augias 86 87 Casa Museo Fellini Inaugurata a Rimini Maxxi: un gioiello per la Roma del futuro Il museo del XXI secolo Musei delle Attività Subacque, dei Burattini e figure e il Museo Internazionale delle Ceramiche Gli scrigni delle curiosità10 DOLCE VITA 68 71 72 78 88 90 92 93 I migliori vini italiani Presentati da Luca Maroni Il Mandorlato Torrone, ma molto diverso Stagione sportiva 2009 di successo Pirelli Motorsport Svizzera 60 Costruire il futuro della Svizzera Swissbau 2010: Basilea 12 - 16 gennaio 2010 Il Salone Internazionale della casa fra suggestioni e business Macef: Milano 15 - 18 gennaio La rassegna dedicata all’agricoltura sempre più internazionale Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010 Energie rinnovabili pronte al balzo Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010 Il paradiso dei motociclisti veri Motor Bike Expo: Verona 15- 17 gennaio 2010 IL MONDO IN CAMERA 91 «Esplorare le zone sconosciute dell’inconscio» Ludovico Einaudi presenta il suo nuovo album «Nightbook» La nuova Fiat Punto Evo a partire da 15’900 CHF Vino Italiano e selvaggina locale Tavolata italo-svizzera Hotel Parco Paradiso Nuovo socio Camerale Europa di oggi: Europa di Coppet Dibattito al Castello di Coppet Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009» A Ginevra lo scorso 20 novembre 94 Contatti commerciali 96 Servizi camerali 71 7 In Breve Record di affluenza alla 5a edizione di “neue räume” La “neue räume 09” ha fatto registrare un nuovo record di affluenza: dai 24‘000 visitatori registrati nel 2007 si è passati infatti a quota 27‘000, con un aumento del 10% La 5a edizione della più grande piattaforma svizzera per il design del mobile e l’arredamento si è svolta dal 24 ottobre al 1° novembre 2009 nei padiglioni ABB di Zurigo-Oerlikon. La crescita costante del numero di visitatori ci rende orgogliosi e dimostra anche l’importanza del design nella vita contempo- La Cinquecento entra nella top ten inglese C’era una volta, in Inghilterra, la Mini. La piccolissima auto è stata (ma nella old version) uno dei simboli del Regno Unito. Cosa sarebbe Mr.Bean senza la sua utilitaria? Ma oggi potrebbe prendere il suo posto una minicar tutta made in Italy.Per la prima volta la Fiat 500 è infatti entrata nella clas- ranea. Evidentemente, questa mostra dedicata all’arredamento ed all’Interior Design in tutte le sue espressioni risponde agli interessi di un pubblico sempre più vasto. Un altro motivo di successo è la formula della manifestazione, con il suo mix di aziende affermate ed emergenti e con il suo programma di esposizioni speciali. Una concezione che verrà ulteriormente sviluppata nell’edizione 2011. L’ampia panoramica del mercato, con 90 marche di arredamento nazionali ed internazionali – un’area era dedicata al design della Brianza - le serate a tema con personalità di spicco del mondo del design e dell’architettura ed un’offerta gastronomica di alto livello hanno dato vita ad una manifestazione ricca e varia, che per nove giorni si è trasformata in un originale e suggestivo punto d’incontro per consumatori, architetti, arredatori, progettisti e studenti di design. sifica delle 10 auto più vendute nel Paese di sua maestà Elisabetta II. Decimo posto con 2.989 unità acquistate nel mese di ottobre, la casa torinese ha totalizzato complessivamente ad ottobre 6.570 immatricolazioni, che rappresentano un incremento del 117,5% rispetto allo stesso mese del 2008 (3.020 unità). La quota di mercato di Fiat in quel mercato è salita da 2,58% al 2,90%. A questo risultato hanno contribuito il crescente gradimento del pubblico e il lancio della versione 500 C nella scorsa estate. Davanti alla piccola di casa Fiat, ma di poche unità (3.120 auto vendute) la nuova Mini. In cima alla top ten, la Ford Fiesta (8.812). Svizzera, il potere è rosa La Confederazione è in mano alle donne. Con la nomina del capo dipartmento dell’Economia Doris Leuthard, classe 1963, a presidente di turno della Confederazione per il 2010, le tre più alte cariche istituzionali del Paese saranno, per la prima volta nella storia del Paese, sono in mano a tre donne. Prima della Leuthard già due donne sono state designate alla presidenza del Consiglio nazionale e a quella del Consiglio degli Stati, i due rami del Parlamento svizzero (Assemblea Federale). I consiglieri nazionali (deputati) hanno infatti eletto Pascale Bruderer Wyss alla guida della Camera bassa con 174 voti su 182 schede valide. La socialista 32enne del canton Argo- 8 via, che prende il posto della ticinese Chiara Simoneschi-Cortesi, è la più giovane parlamentare chiamata a ricoprire questo incarico. Dal 1848, è solo la decima volta che il presidente del Consiglio nazionale è una donna. Al Consiglio degli Stati, Erika Forster Vannini, 65 anni, è stata scelta per sostituire il socialista Alain Berset. La liberale radicale del canton San Gallo, eletta con 43 voti su 44 schede valide, è la terza donna a presiedere la Camera alta, dopo Josi Meier nel 1992 e Francoise Saudan nel 2001. Il consigliere federale signora Doris Leuthard è stata designata dal parlamento alla presidenza della Confederazione per il 2010, succedendo ad Hans Rudolf Merz. In Svizzera il presidente della Confederazione è eletto solo per un anno a rotazione fra i sette membri del Consiglio federale, il governo, del quale è un «primus inter pares». Dirige le sedute del Consiglio federale e assume particolari funzioni di rappresentanza. Rivista – Dicembre 2009 La La Svizzera presidente di turno del Consiglio d’Europa La Svizzera ha assunto lo scorso 18 novembre la presidenza semestrale del Consiglio d’Europa. Durante i sei mesi di mandato si impegnerà per assicurare un futuro alla Corte europea dei diritti dell’uomo e per il rafforzamento della democrazia. Lo ha dichiarato o Paul Widmer, rappresentante permanente della Confederazione a Strasburgo. Per Paul Widmer, il Consiglio d’Europa è un’importante autorità, perché raggruppa Stati importanti - come Russia, Turchia e Ucraina - che non sono membri dell’Unione Aperta la bretella del collegamento autostradale tra Zurigo e Zugo Il tassello autostradale mancante dell’A4 tra Zurigo e Zugo è stato finalmente realizzato, rendendo ora transitabile la bretella di 18 chilometri del Knonaueramt. Viene quindi messo il punto finale a una lunga vicenda partita all’inizio degli anni 70 quando il tratto autostradale che collega Zurigo alla Svizzera centrale era stato inserito nella rete delle future strade nazionali, che ha dovuto affrontare numerose op- Rivista – Dicembre 2009 La europea (UE). Alla presidenza del Comitato dei ministri, l’organo esecutivo del Consiglio d’Europa, fino all’11 maggio 2010, la Svizzera si è fissata tre obiettivi. In primo luogo quello di assicurare un futuro alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Punterà anche al rafforzamento della democrazia in Europa. Si impegnerà nella difesa dei diritti dell’uomo e dello stato di diritto. Fondato nel 1949, il Consiglio d’Europa conta 47 stati membri. Una delle sue realizzazioni più importanti è la “Convenzione europea dei diritti dell’uomo”. Fino ad ora, la Confederazione ha ratificato 104 delle 202 convenzioni del Consiglio che costituiscono la base di modificazioni e armonizzazioni legislative nei differenti Stati membri. posizioni soprattutto degli ambientalisti, sfociate nel 1990 nella votazione sull’iniziativa popolare promossa per far naufragare il progetto. Ora, come ha detto il Consigliere federale Leuenberger, abbiamo “la strada più sostenibile di tutti i tempi”. Ne è testimonianza la galleria di 5 chilometri sotto l’Islisberg che risparmia la popolazione da rumori e inquinamento. Il nuovo tragitto va ad aggiungersi al raccordo inaugurato in maggio che ad ovest di Zurigo collega l’A1 (Berna-San Gallo) all’A3 (ZurigoCoira). Le due opere sono costate complessivamente 4 miliardi di franchi. 9 www.navyboot.ch Italiche di Corrado Bianchi Porro Gli ultimi dati dell’Ocse segnalano che l’Italia sta uscendo dalla severa recessione che ha caratterizzato il 2009. Il Pil del Paese, stimato infatti a 1.572 miliardi di euro, è visto in calo del 4,5% quest’anno, per poi salire dell’1,1% l’anno prossimo e aumentare dell’1,5% nel 2011. Come altri Paesi europei, l’Italia ha sofferto del brusco calo dell’export di beni e servizi, con un salasso superiore al 20% (-20,3% secondo l’Organizzazione dei Paesi industrializzati) che a sua volta ha determinato una pesante flessione negli investimenti (-12,6%) specie nel settore dei macchinari ed equipaggiamenti (-19%). Molto più rosea, invece, la situazione dei consumi privati che quest’anno dovrebbero scendere solo dell’1,9%. Che la situazione del mercato interno sia molto migliore rispetto a quella degli altri grandi Paesi, lo conferma l’ultima analisi di Euler Hermes, il primo Crisi edilizia: più acuta, ma di minor durata gruppo mondiale dell’assicurazione crediti ed uno dei principali operatori nel recupero dei crediti commerciali. Infatti, le insolvenze - che si situeranno quest’anno a livello del 67 mila in Francia, di 37.500 in Gran Bretagna e di 33.800 in Germania - raggiungeranno in Italia appena quota 10 mila, il doppio della Svizzera, la quale nel 2009 dovrebbe toccare quota 5.300. Sono ovviamente a rischio le aziende che non dispongono di solide basi di capitali, con un posizionamento di mercato vulnerabile agli effetti della crisi. E il numero delle insolvenze aziendali dovrebbe diminuire non prima del 2011, perché vige un principio di trascinamento prima che si radichino gli effetti della ripresa. Particolarmente colpiti risulteranno i dettaglianti, la piccola e media industria (specie quella collegata e subfornitrice del settore dell’auto) e l’edilizia. I dati dell’Ocse indicano per l’Italia un calo del 6,7% negli investimenti indirizzati al settore delle costruzioni, ma una ripresa che nel comparto residenziale si preannuncia pari all’1,4% nel 2010 e al 4% nel 2011. Considerando solo l’ultimo trimestre dell’anno sui 12 mesi precedenti, possiamo ipotizzare un recupero progressivo di velocità. Infatti, le stime Ocse indicano quest’anno, dicembre su dicembre, un calo del 3,6%, una ripresa del 3,5% nell’ultimo trimestre del 2010 e del 4,4% nel 2011. Secondo Paolo Mameli di Intesa Sanpaolo, potrebbe effettivamente essere vicina per l’Italia una stabilizzazione degli indici di attività e dei prezzi nel settore residenziale. In questa ipotesi la crisi edilizia potrebbe essere più acuta, ma assai meno duratura di quella di inizio anni ’90, quando la flessione del valo- Rivista – Dicembre 2009 La re aggiunto del ramo si spalmò su ben 11 trimestri, continuando per altri 4 dopo la ripresa del Prodotto Interno Lordo. Il motivo di quella lunga stasi è piuttosto semplice: allora la discesa fu in parte condizionata dal blocco degli investimenti pubblici a causa di Tangentopoli, che determinò una flessione generalizzata per tutto il comparto a livello di investimenti. Oggi dagli operatori giunge invece l’indicazione che il numero delle compravendite si stia stabilizzando e già si registra un aumento in alcuni capoluoghi, come Milano e Bologna. Ovviamente bisognerà tener conto della maggior cautela degli operatori bancari a concedere oggi prestiti nell’immobiliare e dell’aumento della disoccupazione, un fattore che incide drasticamente dal lato della domanda. Tuttavia, in Italia, a differenza di quanto registrato in altri Paesi (Usa, Gran Bretagna, Spagna e Irlanda) non sembrano essersi concretizzati fenomeni di bolla immobiliare, con un eccesso di offerta che risulti da correggere. Dunque, secondo il servizio Studi e Ricerche della grande banca italiana, è plausibile che la contrazione degli investimenti in costruzioni sia meno accentuata rispetto a quanto si registra in altri Paesi e - grazie agli effetti del Piano Casa deciso dal Governo - nel 2010 le costruzioni dovrebbero tornare a crescere. Secondo l’Economist la flessione dei prezzi immobiliari in Italia alla fine del primo semestre 2009 è stata pari ad un -3,5% rispetto al calo del -8,1% (anno su anno) recensito nella media dei principali Paesi. Prima di un’effettiva ripresa del livello dei prezzi bisognerà comunque aspettare ancora qualche trimestre. Secondo alcune stime, una ripresa a pelle di leopardo nel mercato italiano potrebbe tuttavia concretizzarsi nelle regioni del nordest del Paese dato che una quota dei rimpatri previsti dallo scudo fiscale potrebbe in parte riversarsi (fino al 40% ipotizza il Corriere della Sera) sul ramo immobiliare e aziendale, come per altro già avvenuto in occasione dei due precedenti scudi. In occasione del primo scudo si ipotizza in effetti che un quarto della cifra rientrata sia stata reinvestita nel ramo immobiliare, specie nel settore degli immobili di pregio e ora la tendenza potrebbe riconfermarsi, considerato il livello favorevole dei costi. Ma su questo non tutti sono d’accordo. Secondo l’Economist, infatti, i prezzi immobiliari in Italia, pur in calo rispetto all’anno precedente, risultano ancora doppi rispetto a quelli datati 1997, una variazione per altro in linea con la media delle altre grandi economie dal 1997 al 2009. Ma secondo uno studio del FMI, dopo che altri Paesi hanno corretto vigorosamente i loro prezzi, oggi l’Italia si troverebbe ancora in una fase di sopravvalutazione dei prezzi: sopra il 12% assieme a Irlanda, Gran Bretagna e Francia e poco avanti alla Spagna. Dunque, le scommesse tra ottimisti e pessimisti sono aperte. 11 5500 CINQUANT’ANNI CON TE Con te, abbiamo compiuto 50 anni. Con te cliente di ieri e di domani. Con te che scegli noi, perché sai riconoscere il valore di chi crede nelle cose belle e investe ogni giorno nel vero Made in Italy: italiano nella produzione ma anche nell’idea, nella creatività, nel design. Con te Natuzzi continuerà a scrivere la storia dello stile italiano. NATUZZI STORES: DIETIKON • DÜBENDORF • ZÜRICH ETOY •address LAUSANNE Address address address addreess Address• address addreess Address address 0 Europee di Philippe Bernasconi 9 novembre 1989. Una data che ha fatto la storia: quella con la S maiuscola. In queste settimane si sono sprecate le rivisitazioni storiche per celebrare il crollo del Muro di Berlino e la fine della Guerra fredda, del mondo diviso in due blocchi e – di fatto – del socialismo reale. Non sono mancate – e non poteva essere altrimenti – le lodi sperticate al momento storico nato sulle ceneri di quell’evento. La globalizzazione economica e politica che ne è conseguita. Ma in pochi si sono chiesti che cosa è diventata l’Europa oggi a 20 anni da quei fatti. E se quell’immenso potenziale generato dalla ritrovata libertà di milioni di persone sia stato sfruttato fino in fondo. O se non si sia buttata via un’occasione irripetibile. Le lezioni della Storia Oggi l’Europa è un continente in gran parte unito. L’Unione europea conta ormai 27 Paesi membri, alcuni di loro solo 20 anni fa facevano ancora parte dell’allora blocco sovietico. A pensarci con gli occhi di oggi sembrerebbe tutto normale. Un dato di fatto, indiscutibile. Ma nel 1989 tutto questo pareva impossibile. Un sogno irrealizzabile. Eppure oggi l’Europa è un grande continente, aperto e interdipendente. Un miracolo si è realizzato. O così sembra, a prima vista. La democrazia ha trionfato e con essa ha trionfato il libero mercato. Il pensiero unico che tanti auspicavano l’ha fatta da padrone. E ha prodotto ricchezza e benessere. Inutile nasconderlo, da un punto di vista prettamente contabile oggi l’Europa nel suo insieme sta meglio rispetto a 20 anni fa. Nonostante la crisi finanziaria ed economica dell’ultimo anno e mezzo. Ma non è oro tutto quel che luccica. Oggi il mondo è ancora diviso in due blocchi. Da una parte gli Stati Uniti e l’Unione europea, dall’altra la Russia non più “comunista”, ma pur sempre caso particolare, impossibile da “occidentalizzare”. Ne sanno qualcosa quegli ex satelliti sovietici che – non essendo riusciti ad allontanarsi da quell’area di influenza nell’immediato dopo caduta Muro di Berlino – hanno cercato di farlo più tardi, suscitando le ire dell’ex padre padrone. La guerra del gas tra Russia e Ucraina – che ha rischiato di lasciare al freddo mezza Europa - ne è l’esempio lampante. E poi ,nel dopo 1989, si è manifestata un’altra divisione, forse ancora più preoccupante, quella tra Occidente e mondo islamico. Rivista – Dicembre 2009 La Soffocato e tenuto a bada dalle due grandi superpotenze nell’era della Guerra fredda, l’integralismo islamico ha trovato negli ultimi vent’anni uno spazio libero e l’ha immediatamente occupato. Con tutte le conseguenze che conosciamo. A tutto questo si è aggiunta un’Unione europea che – nonostante le spinte ideali e le illusioni di vent’anni fa – non è riuscita a consolidarsi e ad assumere quel ruolo internazionale che in teoria gli spetterebbe. Oggi l’Unione europea è sì più grande e rappresentativa, è sì riuscita a superare le divisioni nate dopo la Seconda Guerra mondiale, ma per farlo ha probabilmente accelerato colpevolmente i tempi e oggi si ritrova senza le necessarie fondamenta per poter resistere in un mondo tempestoso che viaggia a mille all’ora. L’iter ad ostacoli che ha preceduto la nascita del Trattato di Lisbona e le assurde resistenze del presidente ceco Klaus (proprio lui, rappresentante di una nazione accolta da Bruxelles dopo la fine e l’abiura del socialismo reale), che hanno rischiato di fare abortire anche questo secondo tentativo di dare all’Europa una costituzione degna di questo nome, sono l’esempio di come le cose a Bruxelles e dintorni non vadano ancora per il verso giusto. L’Unione europea, per trasformarsi da unione di Stati a una vera “Stati uniti d’Europa” – così per poter fare da contraltare agli altri due blocchi economici e politici esistenti, quello americano e quello indo-cinese – dovrebbe ritrovare quello spirito ideale dei suoi padri fondatori, che sembra però aver perso per strada. E poi c’è la crisi finanziaria ed economica. Scoppiata negli Stati Uniti si è ben presto trasferita in Europa. Una crisi devastante, senza precedenti, i cui effetti – nonostante il peggio sembri essere passato – potrebbero accompagnarci per molto tempo ancora. Ma ci si è chiesti perché mai la finanza abbia potuto per troppo tempo agire senza limiti e senza restrizioni, e per di più impunita, fino a quando la grande bolla è scoppiata, senza possibilità di ritorno? Il pensiero unico nato sulle ceneri del Muro di Berlino ha tolto quei freni inibitori, anche in campo finanziario ed economico. È così nata una generazione di manager senza scrupoli che ci ha portati al disastro odierno. Questo per dire che le enormi speranze create dalla fine della Guerra fredda e dalla fine di un mondo diviso in due avrebbero meritato miglior sorte. Ma non tutto è perso. La speranza, in fondo, è l’ultima a morire. Purché dagli accadimenti del passato si traggano le dovute lezioni. 13 La nuova pasta integrale Barilla. Ricca di fibre e sostanze nutritive. 100% di gusto. Tipicamente Barilla. Pasta al dente, con tutto il gusto dell’italianità, di una bontà senza compromessi. La nuova pasta Barilla Integrali nasce con un procedimento di macinatura esclusivo, è ricca di fibre naturali e contiene preziose sostanze nutritive. Barilla Integrali esiste in quattro formati di pasta classici: gli Spaghetti no. 5, le Pennette Rigate, i Fusilli o le Pipe Rigate. Barilla Integrali: l’alimentazione sana diventa anche varia e gustosa! No 1 in Italia Internazionali di Michele Caracciolo di Brienza All’inizio di novembre i due cittadini svizzeri, vittime della contromisura illegittima del governo di Tripoli, hanno finalmente lasciato le galere libiche dopo quasi un anno e mezzo. Max Göldi, direttore del gruppo ABB a Tripoli, e lo svizzero di origini tunisine Rachid Hamdani, agente di una società svizzera di costruzioni, furono arrestati nel luglio del 2008 con il pretesto che il loro visto non era in regola. In realtà, questa mossa fu una delle tante conseguenze dell’arresto a Ginevra di Hannibal Gheddafi, uno degli otto figli del dittatore libico. personalistico. Per buona parte della crisi Berna ha affrontato in maniera isolata le relazioni turbolente con Tripoli. Non è una novità che la Confederazione sconti di fatto un certo isolamento, tutto sommato volontario, a livello internazionale. Solo recentemente il ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos ha proposto i buoni uffici del suo Paese per aiutare la Confederazione in questa difficile situazione. La Spagna assumerà poi la presidenza dell’Unione Europea nel primo semestre del 2010. Questa mano tesa arriva però in ritardo rispetto all’immediata alzata di scudi delle cancellerie dei paesi dell’UE in seguito all’arresto di alcuni diplomatici britannici in Iran alla fine di giugno. La spirale delle contromisure tra la Libia e la Svizzera non è ancora conclusa ed è difficile prevedere degli esiti a breve. Certo è che i voli della compagnia aerea Swiss sono stati sospesi per Tripoli e non vengono più rilasciati visti ai cittadini libici. I fondi libici in Svizzera sono stati ritirati: 5,5 miliardi di franchi sono stati trasferiti altrove e sono circa lo 0,3% dei fondi affidati in gestione agli istituti svizzeri. Le reazioni libiche hanno poi avuto aspetti coloriti come la proposta di Muammar Gheddafi all’Assemblea generale dell’ONU a settembre a New York di smembrare la Confederazione. La sua idea era di far annettere le varie regioni ai paesi confinanti a seconda della lingua. L’importante nella vita è di essere convinti di quello che si dice. La crisi è iniziata a causa dell’eccessivo rigore delle autorità ginevrine, che non hanno afferrato la delicatezza della situazione. Se si fosse rispedito al mittente il “docile” Hannibal probabilmente tutto questo polverone non si sarebbe mai sollevato. “Avere a che fare con un membro della famiglia Gheddafi, significa avere a che fare con lo Stato libico” - così ha dichiarato alla Rivista, Hasni Abidi, direttore del CERMAM di Ginevra (Centre d’études et de recherche sur le monde arabe et la Méditerranée). Questo aspetto è stato capito in Francia ed in Italia, ma non nella pur cosmopolita Ginevra. L’atteggiamento di alcuni parlamentari a Berna è stato molto critico nei confronti della visita di scuse che il presidente della Confederazione Hans-Rudolph Merz ha compiuto alla fine di agosto. Il mea culpa ufficiale non ha avuto l’effetto sperato nei confronti di un regime che se ne infischia del bon ton diplomatico. Stranamente infatti appena gli Stati Uniti, Amnesty International, la Spagna e le Nazioni Unite hanno manifestato la loro disponibilità ad intervenire nella crisi, gli ostaggi sono ricomparsi senza che il governo libico desse alcuna spiegazione. L’azione al di fuori dell’isolamento montanaro ha almeno fatto terminare la permanenza in una galera libica di due persone completamente estranee alla vicenda. La crisi diplomatica tra la Libia e la Svizzera Verso una soluzione europea? I fatti risalgono al 15 luglio 2008 quando Hannibal Gheddafi e la moglie, incinta di nove mesi alloggiavano all’Hotel Wilson di Ginevra. I dipendenti dell’albergo avvertirono la polizia dei maltrattamenti che la coppia aveva inflitto ai propri domestici. L’intervento dei gendarmi finì con l’arresto del libico, che dopo due giorni fu liberato sotto cauzione. Non è la prima volta che Hannibal Gheddafi fa parlare di sè. Il suo vero nome è Motassim Bilal, 32 anni, ha il grado di tenente egiziano ed è medico. Nell’agosto del 2001, all’uscita di una discoteca a Roma si scontrò con una pattuglia della polizia e li attaccò con un estintore. Non venne sporta denuncia. Nel settembre del 2004, il giovane Gheddafi era sugli Champs-Elysées a Parigi. All’incirca alle due del mattino ubriaco sfrecciava a 140 Km/h controsenso nella sua Porche nera. La polizia francese lo arrestò, ma le sue guardie del corpo provocarono una rissa pazzesca con i gendarmi parigini. Il bilancio fu di un poliziotto gravemente ferito. Anche questa volta non fu sporta denuncia. Di fatti, il caro Hannibal fu accompagnato discretamente all’Ambasciata di Libia e rimpatriato. Possibile che con questi precedenti non sia venuto in mente a nessuno a Ginevra di prestare maggiore attenzione? Insomma, quel personaggio non era nuovo ad eccessi umorali del genere e, se la polizia italiana e quella francese hanno invitato l’ospite a lasciare il paese, forse a Ginevra si sarebbe potuto agire allo stesso modo, evitando così lo scoppio di una crisi diplomatica ancora aperta. La Svizzera ha sempre fatto della mediazione uno dei cavalli di battaglia della sua politica estera, ma non era mai stata confrontata direttamente ad una crisi con un altro Stato. Il caso della Libia è molto particolare e le reazioni elvetiche non sono state adatte a quel tipo di regime Rivista – Dicembre 2009 La 15 Oltrefrontiera di Fabrizio Macrì “Gli italiani sono un popolo geniale, abbiamo spesso a che fare con persone che nel nostro settore sono decisamente al di sopra della media” ed ancora “se dovessi dare un consiglio al mio migliore amico gli direi: vieni in Italia e lavora con i suoi giovani, è un’esperienza entusiasmante”. Con queste due frasi David Herzog, CEO della ditta Hoval di Bergamo, azienda del Liechtenstein operante in Italia nel settore degli impianti di riscaldamento ha colpito il pubblico che ha partecipato giovedi 19 novembre al seminario di una mattinata organizzato da OSEC, in cooperazione con la CCIS, dedicato al mercato italiano come bacino di esportazione ed investimento per le aziende svizzere. Senza i se e senza i ma sulenza ed incontri individuali con aziende della subfornitura veneta: ingegnose, motivate, oneste e laboriose, tanto che ci si chiese: sono questi gli imprenditori in rivolta del Nord-Est, pieni di rabbia e senza senso dello Stato descritti dai giornali? Dagli interventi dei relatori emerge che in Italia per un’azienda svizzera muoversi è difficile, perché il codice di funzionamento delle relazioni economiche non è prevalentemente il mercato ma la rete di relazioni personali, che le comunicazioni scritte cui in Svizzera e su altri mercati normalmente si ottiene riposta in Italia cadono nel nulla, che mentre altrove la risposta ad una domanda è sempre sì o no, da noi molto spesso è “dipende”, che spesso un colloquio formale con tanto di protocollo e firme accompagnate da promesse di collaborazione non porta a nulla, mentre una cena informale porta a decisioni che danno il via a progetti in tempi così brevi da essere inimmaginabili in altri paesi. Insomma, l’Italia non è solo Dolce Vita come recitava il titolo della manifestazione, è un mercato cui gli svizzeri guardano con interesse ed ammirazione. Gli interventi, le domande e le riflessioni emerse durante il seminario sembrano a grandi linee confermare qualche possibile indicazione strategica sullo sviluppo futuro del Paese: indicazioni che riguardano prevalentemente il Mezzogiorno. Con un reddito pro-capite fermo al 58% di quello del Nord Italia e con tassi di crescita del PIL inferiori della metà a quelli del resto del Paese, il Mezzogiorno ha per definizione un enorme potenziale di sviluppo. Una riqualificazione dell’offerta turistica e dell’ambiente naturale insieme con lo sviluppo del settore delle energie rinnovabili, tramite l’attrazione di investimenti e tecnologie estere sono emerse nel corso del seminario come due grandi direttive di sviluppo per quest’area del Paese. Parole al vento, aggiungiamo noi, se prima non verranno sciolti i nodi della criminalità organizzata, del clientelismo e della corruzione: basti una cifra a sottolineare la rilevanza economica di questo aspetto, recentemente confermata anche da un’inchiesta di Repubblica che scrive: “la corruzione pesa sulle spalle di ogni italiano 25.000 Euro; diventa un costo fisso per le imprese e un onere che incide pesantemente nelle decisioni di investimento. Sono costi, per le piccole e medie imprese, che possono essere determinanti per l'entrata nel mercato, così come possono causarne l'uscita dal mercato. E in ogni caso sono costi che hanno rilevanti ricadute su altri fronti: ricerca, innovazioni tecnologiche, manutenzione, sicurezza personale, tutela ambientale”. Tra l’Italia ed il suo futuro insomma c’è la decisione di liberare le enormi energie e risorse umane di questo Paese: liberarle significa anche avere il coraggio di stabilire condizioni minime di legalità e trasparenza che caratterizzano le economie dei maggiori paesi europei. (sarebbe un Paese dal grande futuro) L’Italia è in forte crisi, lo si sa, oltre ai dati congiunturali che danno nel 2009 il PIl in calo del 5% ed il commercio estero in contrazione del 20%, il Paese vive una crisi economica strutturale che si prolunga ormai dall’ultimo boom delle esportazioni avvenuto nella prima metà degli anni ’90 a seguito dell’ultima grande svalutazione della vecchia Lira. La crisi oltre che economica appare anche come crisi di fiducia e sociale: il Paese sembra aver perso uno scopo, una missione; la classe dirigente sempre più screditata e concentrata su temi che poco hanno a che vedere con il bene pubblico, ha smesso di indicare ai giovani opportunità ed un’idea di società; il sistema educativo, sanitario e dei trasporti peggiora; lo scontento è diffuso ed il lavoro precario impedisce ad un’intera generazione di fare progetti per il futuro. Si è parlato di declino e di progressivo allontanamento dell’Italia dal club dei paesi più avanzati economicamente. Del resto le classifiche sulla produttività e sulla competitività parlano chiaro: i vecchi problemi strutturali del Paese quali il deficit infrastrutturale, la burocrazia, la corruzione, il fisco, la criminalità nel Mezzogiorno sono lontani dall’essere risolti e pesano sulla capacità del Paese di assicurare benessere economico e sociale ai cittadini. Questa l’immagine dell’Italia che i media ormai descrivono da 15 anni, ma, è certo che, ascoltando le impressioni di chi come David Herzog ha scelto l’Italia, non per andarci in vacanza, ma per lavorarci e far crescere la sua azienda, ci si rende conto che i giochi non sono chiusi. Basterebbe iniziare a dare spazio al materiale umano di cui il nostro paese dispone, per interrompere questa caduta libera cui l’Italia sembra inesorabilmente destinata: quando incontri un italiano per lavoro ti entusiasma per velocità di reazione, intuizione, humor, preparazione tecnica, impegno, convinzione, motivazione a far bene. Sono le stesse considerazioni che questa rubrica fece mesi fa, dopo due giornate di con- Rivista – Dicembre 2009 La 17 N Giornata di studio dell’Osec dedicata all’Italia on solo “Dolce Vita„ Axel Bermeitinger, Direttore Regionale Europa per l’Osec, introduce l’incontro. Da lungo tempo Svizzera e Italia sono legate da stretti rapporti. L’amicizia fra i due Paesi non è mai venuta meno, tuttavia molte aziende svizzere riscontrano delle difficoltà a farsi strada nel mercato italiano. Per rispondere a questo disagio l’Osec, l’associazione che si occupa della promozione dell’economia elvetica, ha organizzato un incontro durante il quale esponenti delle piccole e medie imprese svizzere hanno avuto l’opportunità di informarsi sul perché oggi valga ancora la pena d’interessarsi e di rivolgersi con sempre maggiore attenzione al mercato italiano. Avvalendosi del sostegno e della collaborazione organizzativa della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS) e della sua omologa Svizzera per l’Italia, l’Osec ha allestito un panel di interventi che, di volta in volta, hanno focalizzato il variegato spettro di opportunità che offre la Penisola, senza evitare di segnalare quegli elementi di criticità, che si possono riassumere soprattutto nell’eccesso di burocrazia e nella diversa mentalità sia nella cultura d’impresa sia nelle relazioni interpersonali, talvolta decisive nella conclusione di affari. Introdotti da Axel Bermeitinger, Direttore Regionale Europa per l’Osec, i lavori sono stati cadenzati dagli interventi di Cataldo Castagna, del Consiglio della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, il quale ha illustrato le caratteristiche principali dell’economia italiana; Rivista – Dicembre 2009 La di Chiara Petrò, dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (ICE) di Milano, che ha spiegato perché la Lombardia sia un interessante obiettivo di mercato anche per le imprese svizzere; di David Herzog, Amministratore Delegato di Hoval Italia S.r.l. Grassobbio (Bergamo), che ha proposto una testimonianza di successo relativa all’insediamento di un’azienda svizzera sul territorio italiano; di Massimiliano Zagni, di Invitalia, che, accanto a quelli più tradizionali, ha indicato alcuni settori di grande prospettiva: segnatamente nel campo delle energie rinnovabili e della logistica; da Fabrizio Macrì, responsabile marketing Italia per la CCIS e da Paola Davoso, dello Swiss Business hub di Milano, ciascuno dei quali, per l’organizzazione di propria competenza, ha presentato la molteplicità dei servizi che sono in grado di offrire alla varie aziende. Moderati da Christoph Lang, della Scuola per il Business internazionale di Zurigo, che ha sollecitato il dibattito coinvolgendo il pubblico in una serrata ed incalzante sequenza di domande e risposte, i lavori sono stati conclusi da Giorgio Berner, Presidente della Camera di Commercio Svizzera in Italia, che, descrivendo il panorama della presenza imprenditoriale svizzera in Italia (320 aziende che danno lavoro a 43'000 persone), ha ribadito l’importanza di una solida collaborazione fra Italia e Svizzera specie in un mercato sempre più globale. 19 L L’Amministratore Delegato della Fiat, Sergio Marchionne ospite a Zurigo della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera a vera crisi è quella sociale È appena arrivato da Detroit, reduce da due giorni molto intensi, dedicati alla presentazione del piano di rilancio di Crysler. È piuttosto stropicciato. Lo sa: “ho ancora i capelli bagnati per la doccia veloce”. Si dice felice di essere presente, anche per sottolineare il centenario della Camera: come manager e come italiano, perché crede che l’apertura economica e culturale sia il primo elemento di forza per qualunque organizzazione. “La vostra - dice - ha dato prova, in un secolo di vita, di come i rapporti commerciali servano anche ad avvicinare i popoli e a migliorare le relazioni umane”. Felice lo è anche dal punto di vista più strettamente personale: “per la stima e Sergio Marchionne al suo arrivo a Zurigo, accolto dal Segretario generale della CCIS Andrea G. Lotti. Segnali contrastanti Precisa che capire cosa ci aspetta non è un compito facile, “perché continuano ad arrivarci segnali contrastanti.” Ma anche perché sarebbe importante concordare su quale sia la crisi di cui stiamo parlando. Cita il direttore del Fondo monetario internazionale, Strauss-Kahn, convenendo con lui sul fatto che “abbiamo vissuto - e stiamo ancora vivendo - almeno tre crisi insieme: una finanziaria, una economica e una sociale”. Si tratta ovviamente di tre aspetti collegati tra loro secondo una logica di causa ed effetto. Ma quello che, secondo Marchionne, ormai è evidente è che non è sufficiente rimuovere il primo problema per sanare anche gli altri e solo quando tutte e tre queste crisi saranno definitivamente superate sarà Rivista – Dicembre 2009 La l’amicizia che mi legano a questa Camera di Commercio. È un rapporto che si è consolidato nel periodo in cui ho avuto I’opportunità di far parte del vostro Consiglio direttivo e che non si è mai interrotto”. E poi via, con la sua parlata spedita, che trasmette determinazione. Capace di dire cose, magari sgradite senza mai apparire presuntuoso o sgarbato. Ignorando intenzionalmente gli accomodamenti diplomatici o le scorciatoie della reticenza, senza per questo essere scortese. Esordisce dicendo di voler condividere alcune riflessioni sulla crisi che stiamo attraversando a livello internazionale, “sui diversi modi di affrontarla e sulle prospettive che abbiamo di fronte” possibile cantare vittoria. A dispetto dei facili ottimismi, non è ancora il momento. Sul fronte finanziario, grazie anche all’immissione di ingenti somme di denaro pubblico, c r e d e c h e o r m a i i l peggio sia alle spalle. La vera sfida che resta da portare a termine, si chiama fiducia. La crisi, le crisi, hanno fatto vacillare i valori più profondi su cui si reggeva il sistema sociale: l'onestà, la trasparenza, I'affidabilità. Mai come ora dobbiamo essere consapevoli della loro importanza e della necessità di proteggerli. Marchionne non ha dubbi: “chi ha la responsabilità di guidare le istituzioni finanziarie di tutto il mondo ha soprattutto questo compito davanti: ricostruire una base solida di valori in cui tornare a credere e a identificarsi”. 21 A conclusione del suo intervento Marchionne riceve i ringraziamenti del Presidente della CCIS Richard Friedl. L’Amministratore delegato di Fiat durante il suo intervento. L’inizio della fine Per quanto riguarda la crisi economica, abbiamo tirato fuori la testa e forse iniziamo a scorgere la fine. I primi indizi di un processo di risanamento sono visibili in tutte le principali economie del mondo. Gli indicatori macro-economici stanno iniziando lentamente a risalire. Anche in Europa le ultime stime dell'Ocse parlano di segnali positivi. La prospettiva di una ripresa, in grado di diventare meno pallida nel corso del 2010, riscuote la maggioranza dei consensi. “Ma – ammonisce Marchionne - la fine della recessione non significa la fine della crisi”. Perché c'è un terzo aspetto che grava come un macigno sulle nostre prospettive: la crisi sociale. Gli ultimi dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti hanno visto schizzare il tasso di disoccupati al 9,8 per cento: il livello più alto dal 1983, cioè da quando hanno iniziato a rilevare i dati su base mensile. In Spagna il tasso di disoccupazione sembra lanciato verso il 20 per cento. Sta crescendo anche in Gran Bretagna; in Giappone ha raggiunto livelli insoliti; in Francia aumenta nonostante la ripresa del Pil. Anche in Svizzera, che ha viaggiato per anni con un tasso inferiore all'1 per cento e che resta comunque una delle migliori piazze d'Europa, questa percentuale ha ormai superato il 4 per cento. In Italia, in confronto con gli altri Paesi, il mercato del lavoro mostra segnali di tenuta, ma non possiamo nasconderci che in un anno hanno perso il lavoro circa 400 mila persone, e le previsioni non sono incoraggianti. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, la disoccupazione toccherà il suo picco negli Stati Uniti il prossimo anno mentre potrebbe sfiorare il 12 per cento nella zona euro entro il 2011. In questa situazione, il vero pericolo e che i consumi si deprimano ancor di più, mettendo una forte ipote22 ca sulle prospettive di crescita. “Per questo – sottolinea Marchionne - è necessario continuare a sostenere la domanda fino a che l'economia non si sarà rafforzata e la disoccupazione scenderà”. A tal fine, é necessario agire con interventi fiscali e di sostegno al reddito dei lavoratori e delle famiglie, a cominciare dalle fasce più basse. Non si vince con la logica della contrapposizione Secondo l’AD di Fiat: “I'uscita dal tunnel della crisi globale e ancora lontana. Molto dipenderà dalle politiche industriali che saranno messe in atto nei prossimi mesi e dalla velocità di reazione del mondo delle imprese”. È nelle difficoltà che si vedono meglio le strutture portanti di un sistema. Questo, rileva Marchionne, vale anche per I'Italia. Il nostro Paese è spesso stato spesso additato come arretrato e provinciale, soprattutto per la scarsità di grandi imprese e per I'enfasi sulle piccole e medie. Eppure la reazione che ha avuto di fronte alla grave situazione economica globale sta in parte smentendo questo pregiudizio, spingendo qualche economista a parlare di un paradosso: la forza di essere arretrati. Marchionne ritiene che entrambe le visioni siano esagerate. “Sappiamo bene che il modello italiano ha tanti problemi, da non sottovalutare, e la mancanza di liquidità rischia di bloccare le imprese, colpendo le più piccole in modo più duro”. È pur vero, però, che ci sono alcune aree del Paese che hanno tenuto meglio proprio grazie a quelle caratteristiche considerate spesso un segno di scarsa modernità: cioè la dimensione ridotta, il più forte rapporto con la famiglia, I'intreccio più stretto tra reti sociali e reti produttive, il basso livello di indebitamento. Dove le imprese si aggregano in reti, distretti, consorzi, cordate allora trovano la forza per resistere, affrontare gli investimenti in pool e svilup- Rivista – Dicembre 2009 La parsi. Tutto questo, secondo Marchionne, dimostra che non è con la logica della contrapposizione che si può battere una crisi. In questi mesi troppi cori si sono levati, invocando un ritorno all'economia reale, ponendo la finanza contro l'industria. Ma non esiste nessuna industria – lo ribadisce con forza l’AD di Fiat - che possa funzionare senza un solido sistema finanziario alle spalle. Altro errore da non compiere, rifugiarsi nel protezionismo. È assurdo – spiega Marchionne - perché “non solo rischia di falsare I'equilibrio dei mercati, ma tradisce anche quei principi su cui si regge la Comunità Europea”. C’è anche chi continua a mettere le imprese le une contro le altre, le piccole contro le grandi. “È una cultura che non mi appartiene” – puntualizza, incalzando: “una cosa deve essere chiara: o si cresce tutti insieme oppure insieme si soccombe”. Il modello americano Un’altra cosa è determinante secondo Marchionne: il modo di affrontare i problemi. “La ragione per cui l'Europa sta subendo in modo così drammatico una crisi che non è nata al suo interno; la ragione per cui sta facendo addirittura peggio degli Stati Uniti, che ne sono l'epicentro, è sempre la stessa: non e riuscita a dare risposte in modo omogeneo”. L'esempio più lampante è quanto è successo in campo automobilistico. A tal proposito ritiene che “la direzione scelta dagli Stati Uniti è qualcosa di unico. Il presidente Obama ha dato vita ad una task force dedicata, per trasformare l'handicap della crisi in una straordinaria opportunità”. Quello che e stato ribattezzato il "new deal verde" vuole incidere in profondità su un intero comparto e sulle abitudini dei consumatori. Intende, allo stesso tempo, salvaguardare questa industria e sostenerla nello sforzo di ridurre i livelli di emissioni e dei consumi delle auto. Negli Stati Uniti, secondo Marchionne, stiamo assistendo ad un cambiamento strutturale e coraggioso, che ha chiamato a raccolta il Governo, le aziende, i sindacati, le istituzioni finanziarie, con un obiettivo che è qualcosa di più del salvataggio dell'industria dell'auto, ma prevede un vero e proprio ripensamento del sistema in chiave ecologica. Un modo per creare una base sana su cui ricostruire il settore. “Fiat, - puntualizza - grazie all'alleanza con Chrysler, ha il privilegio di essere coinvolta in questo processo di rifondazione dell'auto americana”. Anche in Europa molti governi sono intervenuti nel settore, ma ognuno a modo proprio. Lo hanno fatto sia attraverso l'erogazione di ecoincentivi, per stimolare la domanda e indirizzarla verso scelte più ecologiche, sia attraverso sostegni finanziari diretti ai costruttori nazionali. Senza voler entrare nel merito delle singole scelte, Marchionne esprime il timore che in Europa la mancanza di una visione comune si possa tradurre in un pericoloso freno, proprio quando ci sarebbe bisogno di muoversi il più velocemente possibile. Rivista – Dicembre 2009 La Accomunati negli obiettivi: salvare e ridare vita a industrie cruciali per l'economia, americani ed europei rischiano di ottenere effetti profondamente differenti. L’Ad di Fiat ne è convinto: il piano americano si tradurrà nel superamento di problemi che da anni affliggono l'industria dell'auto, primo fra tutti quello della sovraccapacità produttiva, con particolare attenzione alla costruzione di un nuovo futuro, più sostenibile dal punto di vista sia economico sia ambientale. I piani europei, invece, non stanno affrontando i problemi alla radice, proprio perché mancano di una visione d'insieme, ognuno è chiuso su se stesso in modo autoreferenziale. Insomma, dice Marchionne gli europei “Guardano il dito senza accorgersi della luna che c'e dietro”. Un’azienda pronta per le sfide più difficili Riferendosi al Gruppo Fiat, che quest'anno festeggia i 110 anni dalla fondazione, l’AD afferma che si sta facendo tutto il possibile per reagire alle difficoltà generate dalla crisi internazionale: con una severa azione di contenimento dei costi, ripensando le strategie in funzione di un contesto che è completamente cambiato. L’accordo con la Chrysler dovrebbe permettere di raggiungere nuovi mercati, di condividere competenze e tecnologie, di realizzare importanti sinergie produttive. I primi sforzi pare siano paganti: “ci hanno permesso di chiudere il terzo trimestre con un risultato netto in positivo e di raggiungere un margine del 2,6 per cento, uno dei più alti del settore”. “La Fiat di oggi – dice Marchionne - ha maturato un forte spirito di adattamento ai venti del mercato. È un'azienda che ha abbracciato da tempo la sfida del nuovo, la cultura del cambiamento e la tensione verso le sfide più difficili”. Avviandosi alla conclusione, Marchionne si aggancia alla teoria dell’evoluzione. Assodato che il mondo è cambiato e nulla sarà più come prima, forse non e un caso che il 2009 coincida con un anniversario importante: 200 anni dalla nascita di Charles Darwin. I problemi, diceva lo studioso inglese, stimolano i passi avanti degli individui e delle civiltà. Ora, di fronte a una congiuntura cosi delicata, Marchionne ritiene “che la capacità di guardare oltre le tipiche misure di emergenza rimanga fondamentale. Le crisi, come quella attuale, pur nella loro gravitä, offrono I'opportunità di affrontare problemi strutturali con la necessaria determinazione e rapidità”. Ciò vale anche per il settore dell'auto, che sarà spinto verso la ricerca di organizzazioni più efficienti, produzioni più ecologiche, una più convinta adesione ai valori dello sviluppo sostenibile. Creare le condizioni per il cambiamento virtuoso, per ricostruire economie efficienti ma giuste, severe ma solidali questa la sfida che indica l’AD di Fiat. Una sfida per promuovere una globalizzazione che sia davvero al servizio dell'uomo, di tutti gli uomini. L'augurio e che chiunque sia chiamato ad affrontare questa sfida si dimostri all'altezza del compito. 23 NUOVA PUNTO EVO. DRIVE THE EVOLUTION. Installazione… da CHF 15 900.–*. 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Secondo i dati del Rapporto, gli italiani residenti all’estero, che hanno conservato la cittadinanza sono 3.915.767 (pari al 6,6% della popolazione italiana), grosso modo in numero equivalente a quello dei cittadini stranieri residenti in Italia (3.891.295). Un equilibrio numerico che nei prossimi anni sarà superato per via della crescita esponenziale degli immigrati presenti nel nostro paese. Il numero degli italiani all’estero è comunque in continua evoluzione. Più di un terzo dei residenti è nato all’estero. Le donne rappresentano il 47,6% del totale, mentre la dislocazione continentale delle collettività vede in testa l’Europa (2.184.534, pari al 55,8%) seguita dall’America (1.520.652, il 38,8%), dall’Oceania (126.413, il 3,2%), dall’Africa (51.232, l’1,3%) e dall’Asia (32.936, lo 0,8%). I primi tre paesi di residenza sono la Germania, l’Argentina e la Svizzera che vengono seguiti a distanza, da Francia, Brasile, Belgio, Stati Uniti, Regno Unito, Canada e Australia. Per quanto riguarda invece le aree di provenienza il rapporto precisa come il 54,8% degli italiani all’estero sia di origine meridionale, il 30,1% provenga da regioni settentrionali e il 15% sia originario delle regioni centrali. La regione italiana con più emigrati è la Sicilia con oltre 600 mila residenti all’estero. Più della metà degli italiani fuori dell’Italia sono giovani al disotto dei 35 anni e di questi il 30% sono minorenni. L’indagine segnala che annualmente 40.000 italiani, spesso con elevati titoli di studio, continuino ad emigrare, principalmente al seguito delle attività intraprese dalle nostre aziende all’estero. Secondo un’indagine dell’Associazione Nazionale Costruttori Edili le imprese italiane sarebbero infatti presenti nel mondo con 109 cantieri, che nel 2007 hanno realiz- Rivista – Dicembre 2009 La zato un fatturato all’estero paragonabile a quello in realizzato in Italia (5,5 miliardi di euro rispetto a 6,3 miliardi). Un’altra faccia della moderna emigrazione è senza dubbio quella degli universitari italiani iscritti all’estero che sono presenti in Germania (7.457 studenti), Austria e Gran Bretagna (6.000), Francia e Svizzera (4.000), Stati Uniti e Spagna (3.000) e Belgio (1.500). I ricercatori del Rapporto hanno inoltre valutato attorno alle 50'000 unità la quota annua di connazionali rientrati in Italia. Da ulteriori indagini è emerso come nel triennio 2006-2008, 259.000 connazionali rientrati dall’estero fossero lavoratori dipendenti, almeno 60.000 lavorassero come imprenditori e circa 180.000 pensionati. La nuova edizione – oltre 500 pagine, 50 capitoli, molte tabelle statistiche realizzate da più di 60 autori – ha cercato di arricchirsi sempre più unendo l’attenzione all’attualità con la memoria del passato. Il volume si divide in 5 sezioni: flussi e presenze tra storia e attualità; aspetti socio-culturali e religiosi; aspetti socioeconomici; approfondimenti tematici. Chiudono il sussidio le schede regionali e provinciali sui dati principali e una carrellata di tabelle quanti-qualitative. “Descrivere semplicemente l’emigrazione – scrive mons. Saviola Direttore Generale della Fondazione Migrantes - è tutt’altro che un compito banale, perché questa realtà sfugge per lo più al gran pubblico, non solo per quanto riguarda il passato ma anche relativamente al presente e al futuro: tra gli stessi addetti ai lavori si riscontrano incertezze quando si tratta di inquadrare cosa significhi il concetto di “italianità” nel mondo e il fatto di essere italiani (tanto più se nati all’estero) in altri paesi”. Il Rapporto Migrantes – pubblicato dalle edizioni IDOS – nasce come manuale da consultare ma anche come sussidio per la sensibilizzazione al fine di favorire una migliore conoscenza dell’emigrazione italiana e fornire i dati statistici più aggiornati altrimenti difficilmente reperibili. www.rapportoitalianinelmondo.it 25 Grancereale – i biscotti ricchi di fibre Grancereale – il biscotto integrale che regala un vero piacere. Ricco di salutari fibre e ingredienti naturali selezionati. Grancereale esiste nelle tre varietà Classico, Frutta e Croccante. 20 ANNI LICEO ARTISTICO U Il Liceo Artistico compie i suoi primi vent´anni n ponte fra due lingue e due tradizioni Vent’anni, mille mesi all´incirca. Per il giovane che da poco ha superato l´esame di maturità al Liceo Artistico e sta per affrontare la vita adulta vent’anni significano la sua vita intera. Nel momento in cui gli viene consegnato il diploma di maturità, prova indiscutibile del più grande successo nella sua biografia lui (o lei) riflette un momento sul passato e poi lo sguardo va verso un futuro ancora sconosciuto, ma senz´altro pieno di speranze, di lotte, di successi. Gli anni più significativi erano senz´altro gli ultimi cinque passati al Liceo Artistico di Zurigo questa scuola del tutto particolare, del tutto straordinaria che è rimasta sin dai suoi primi giorni fino ad oggi un “Geheimtipp“. Vent’anni un periodo breve per un’istituzione come una scuola. Infatti, il Liceo Artistico italo-svizzero è la più recente creazione nell´ambito dei licei cantonali (Mittelschulen) del Cantone di Zurigo. Ci sono licei che vantano una tradizione centenaria, che si sentono portabandiera di cultura, che possono citare lunghi elenchi di ex-studenti, che poi nella vita hanno ricoperto ruoli importanti nella società, nella politica, negli ambiti economici e culturali. I primi studenti del Liceo Artistico invece hanno lasciato la scuola, diploma di maturità in mano, solo nel 1994. Quindi, sono ancora adesso da considerarsi giovani adulti, anche se hanno avuto i loro primi successi come architetti, medici, dentisti, disegnatori, interpreti, insegnanti, artisti e uno addirittura come ufficiale di carriera dell´esercito svizzero di Ronald Schweizer* *Già direttore Liceo Artistico La splendida villa “Dem Schönen“ situata a due passi dal “Freudenberg“ è la sede del liceo artistico con la scritta in ferro battuto sulla porta principale. Vent’anni, mille mesi all’incirca. Per il giovane che da poco ha superato l’esame di maturità al Liceo Artistico e sta per affrontare la vita adulta vent’anni significano la sua vita intera. Nel momento in cui gli viene consegnato il diploma di maturità, prova indiscutibile del più grande successo nella sua biografia lui (o lei) riflette un momento sul passato e poi lo sguardo va verso un futuro ancora sconosciuto, ma senz’altro pieno di speranze, di lotte, di successi. Gli anni più significativi erano senz’altro gli ultimi cinque passati al Liceo Artistico di Zurigo questa scuola del tutto particolare, Rivista – Dicembre 2009 La del tutto straordinaria che è rimasta sin dai suoi primi giorni fino ad oggi un “Geheimtipp“. Vent’anni un periodo breve per un’istituzione come una scuola. Infatti, il Liceo Artistico italo-svizzero è la più recente creazione nell’ambito dei licei cantonali (Mittelschulen) del Cantone di Zurigo. Ci sono licei che vantano una tradizione centenaria, che si sentono portabandiera di cultura, che possono citare lunghi elenchi di ex-studenti, che poi nella vita hanno ricoperto ruoli importanti nella società, nella politica, negli ambiti economici e culturali. I primi studenti del 27 20 ANNI LICEO ARTISTICO Le fotografie degli studenti, che hanno frequentato durante i primi vent’anni, esposte sulla pareti dell’entrata. Liceo Artistico invece hanno lasciato la scuola, diploma di maturità in mano, solo nel 1994. Quindi, sono ancora adesso da considerarsi giovani adulti, anche se hanno avuto i loro primi successi come architetti, medici, dentisti, disegnatori, interpreti, insegnanti, artisti e uno addirittura come ufficiale di carriera dell’esercito svizzero. La più impegnativa fra le scuole svizzere Di che genere di scuola si tratta dunque? Un liceo che consegna una maturità svizzera con riconoscimento automatico per tutti gli studi superiori anche in Italia. Che allude nel suo nome alla formazione artistica e si vanta allo stesso tempo di essere la scuola più impegnativa fra tutte le scuole svizzere. Che combina un programma di liceo linguistico svizzero con quello italiano dell’artistico. Una scuola il cui corso di studi dura un anno di più di quello degli altri licei e che richiede un impegno settimanale che supera quello degli altri di quasi il dieci per cento. Le particolarità di questa scuola – che sono anche i suoi pregi – consistono nella combinazione di due filosofie, quella svizzera e quella italiana, su che cosa sia una buona formazione pre-universitaria e nel bilinguismo, non solo dichiarato e limitato ad alcune materie d’apprendimento e ad alcune lezioni scolastiche, 28 ma vissuto quotidianamente. A questo si aggiunge un clima molto famigliare dovuto alle dimensioni della scuola: due classi per annata, dieci in tutto, all’incirca 220 studenti. Come poteva nascere una tale creatura in un ambiente scolastico preesistente già molto differenziato tra classico, scientifico, linguistico e “musisch“ come si chiamavano i tipi di licei zurighesi negli anni Ottanta? L’idea di fondo veniva dall’allora Console Generale d’Italia in Zurigo, Giuseppe de Michelis, il quale si accorse che la scuola elementare della Casa d’Italia e la scuola media “E. Fermi“ non offrivano nessun proseguimento degli studi presso licei pubblici del Cantone di Zurigo a causa della loro diversità nell’ordine delle lingue insegnate. In primo luogo in queste scuole di antica tradizione, fondate per aiutare gli ambienti di emigrati italiani propensi a tornare in Italia dopo alcuni anni lavorativi in Svizzera, mancava il francese e quindi gli allievi di queste scuole dell’età dell’obbligo non avevano sbocco alla formazione presso licei pubblici (possibilità di studi liceali esistevano solo presso istituzioni private). L’idea di creare un liceo pubblico gestito dalle autorità del Cantone di Zurigo con una stretta collaborazione da parte dello Stato italiano non solo si proponeva l’obiettivo di creare una strada di proseguimento per i ragazzi italiani (le cui famiglie non tornavano più in Italia), ma anche di creare un luogo d’incontro con studenti svizzeri. Quindi, la scuola doveva diventare un luogo di scambio fra due culture, facendo conoscere agli svizzeri non solo la lingua, ma anche la cultura e la realtà di vita italiana, superando così il pregiudizio del paese di sole, sabbia, spiaggia. L’entusiasmo dalle autorità zurighesi L’idea promossa a metà degli anni Ottanta fu accolta con entusiasmo dalle autorità zurighesi. L’allora ministro della pubblica istruzione (Erziehungsdirektor) Alfred Gilgen decise di creare questa scuola quale sezione di un liceo già esistente, per non dovere passare dal parlamento cantonale a cui sarebbe spettato il benestare per la fondazione di nuovi licei, temendo correnti xenofobe, Rivista – Dicembre 2009 La 20 ANNI LICEO ARTISTICO che eventualmente avrebbero impedito quest’iniziativa. Nella fase della fondazione l’eccitazione presso i licei cantonali, soprattutto quelli situati nella città di Zurigo, era notevole. Tre di queste scuole colsero l’opportunità di arricchire le proprie strutture con questa novità riconosciuta subito come gioiello nell’ambito delle “Mittelschulen“. Tante altre scuole invece intervennero per paura di perdere allievi a favore di un istituto talmente attraente e chiesero di limitarne l’affluenza tramite l’introduzione di un numero chiuso di studenti da ammettere ogni anno, impedimento del resto sconosciuto negli ambienti scolastici del Cantone. In questa fase entrò in gioco anche lo scrivente, purtroppo sul fronte perdente. La mia scuola, dove ero vice-preside, la Kantonsschule Oerlikon, non ebbe successo con la richiesta di ospitare il Liceo Artistico tra le sue mura e dovette cederlo alla Kantonsschule Freudenberg. Decisiva fu la posizione geografica e in più la possibilità di ristrutturare la splendida villa “Dem Schönen“ situata a due passi dal “Freudenberg“ e da tempo in possesso del Cantone senza che si avessero delle idee chiare su cosa ne dovesse succedere. C’era addirittura chi ne chiedeva la demolizione per realizzare delle costruzioni moderne, quale riserva di spazio per il “Freudenberg“. Una volta cristallizzatasi la volontà di proseguire l’idea del Liceo Artistico biculturale e bistatale furono promossi i lavori di restauro di questa sontuosa villa. Il poco spazio a disposizione unitamente alle richieste delle altre scuole di non far crescere la concorrenza sfociarono nel citato numero chiuso. Così nell’anno 1989 le prime due classi potevano iniziare i loro studi in un ambiente straordinario. Lo spazio disponibile nell’edificio era limitato. Più di due classi per le cinque annate con al massimo 24 studenti non trovano posto. Per le aule speciali come quelle delle scienze o le palestre si dovette sin dall’inizio (e si deve tuttora) collaborare col Freudenberg. Coniugare diverse mentalità Fu nominato primo preside il Dr. Carlo Moos già direttore della Scuola Svizzera di Milano e in quel momento insegnante Rivista – Dicembre 2009 La di ruolo al Freudenberg. E le difficoltà cominciarono. Non tanto per gli studenti che dovevano portarsi dietro le sedie quando cambiavano aula, perché non ce n’era più di una a testa. E nemmeno gli insegnanti risentivano dei problemi; loro avevano il posto fisso al Freudenberg e si divertivano ad insegnare qualche ora in questa nuova scuola con degli studenti molto particolari, diversi da quelli che conoscevano, perchè propensi a far valere le proprie doti creative sia nel campo artistico sia in quello linguistico. Tanti ragazzi si sentivano già sin dall’inizio artisti o scrittori o critici d’arte, prima di avere la base formale ed intellettuale che si doveva acquisire a scuola. Ma siccome la scuola si rivelava sì artistica ma anche molto seria le prime classi si ridussero per uscite volontarie (senza nessuna bocciatura ufficiale!) da 48 studenti ai 29 che superarono gli esami di maturità. A partire dal secondo anno, invece, le cose si normalizzarono: chi aveva superato l’esame d’ammissione e si impegnava dopo negli studi quasi con sicurezza arrivava a conseguire anche la maturità. I problemi di cui abbiamo parlato riguardavano invece solo il preside: si trovava davanti a un compito che nessuno prima di lui aveva dovuto affrontare. Combinare non solo due programmi scolastici – svizzero e italiano - ma due mentalità e due concezioni di quel che vuol esse- Giorgio Lardi che con Romano Mero condivide la direzione pro tempore ad interim del liceo, durante il periodo di congedo temporaneo di cui sta godendo il direttore Markus Fischer – e Nicola D’Aguanno, figura fondamentale sul piano tecnico e organizzativo, mentre tagliano la torta dell’anniversario. 29 La sontuosa aula magna del liceo artistico. re una buona scuola con insegnanti di formazioni abbastanza diverse si dimostrò un compito titanico. Quel che intendevano le autorità del Walcheturm (sede della Pubblica Istruzione zurighese) non quadrava in tanti punti con le esigenze dalla Farnesina (sede del Ministero degli Esteri a Roma responsabile anche per le scuole all’estero). Servivano reciproche spiegazioni del perché si dovesse fare una cosa così e non in altra maniera. Naturalmente, c’erano anche delle chances per realizzare delle idee proprie in questa ambiguità, ma in primo luogo la collaborazione fra i due sistemi e le due filosofie scolastiche si rivelò compito difficile e snervante. Non c’era da meravigliarsi che il preside quando vide l’opportunità di una carriera universitaria decise dopo soli tre anni e mezzo di lasciare il liceo per dedicarsi a studi storici all’università di Zurigo, carriera che ha intrapreso tra l’altro con molto successo. Nella sua lettera d’addio al liceo pubblicata nel terzo annuario ribadiva tutti i pregi della scuola, costatando però che questo istituto portava grande gioia a studenti, genitori, insegnanti, ma era logorante per il preside che si trovava sempre tra incudine e martello. Quella giornata indimenticabile alla Farnesina e la cena a Fregene Nel febbraio 1993, lo scrivente, che aveva perso la gara per l’assegnazione del Liceo Artistico alla sua scuola tre anni prima, entra di nuovo in gioco. Infatti, feci richiesta per il posto di preside, che mi fu assegnato dalle autorità zurighesi. Precedentemente avevo avuto un certo numero di colloqui col mio predecessore, col preside del Freudenberg, 30 con rappresentanti della Erziehungsdirektion e mi sembrava di essere ben preparato per il nuovo compito. Ma siccome la vita è sempre piena di sorprese, dovevo imparare coll’andare del tempo che tutto era veramente così complicato come mi era stato descritto e qualche volta anche un po’ di più. Per esempio: esisteva uno scambio di note fra le autorità zurighesi e quelle di Roma, ma un trattato con valore vero e proprio, dove si stabilivano le reciproche competenze e i compiti in maniera vincolante non c’era e per elaborarlo ci vollero anni, così che fu firmato solo dopo quattordici anni quando io avevo già finito la mia presidenza e mi stavo preparando per la pensione. In occasione della prima maturità quando chiedemmo in anticipo il riconoscimento dei diplomi da parte dell’Italia qualcuno a Roma si accorse che non sapevano nulla dei nostri programmi dettagliati e che non esisteva neanche una versione italiana del nostro programma d’insegnamento (Lehrplan). L’elaborazione l’abbiamo fatta noi quasi da soli nel giro di due settimane e poi seguì quella giornata indimenticabile alla Farnesina, dove il povero preside da solo dovette difendere la sua bozza per un regolamento per gli esami di maturità a confronto con due commissioni di sei persone ciascuna: una della Pubblica Istruzione, l’altra degli Esteri! Si discuteva frase per frase, parola per parola, accento per accento, dalle nove del mattino fino alle sette di sera: senza interruzione per il sottoscritto, mentre intorno a mezzogiorno le due commissioni si davano il cambio per poter pranzare. Io mi nutrii di due bicchieri d’acqua e di un caffè. Comunque alla fine ne uscì un regolamento perfetto (spettava solo a me tradurlo in tedesco e sottoporlo al Walcheturm per l’approvazione). In tutte quelle ore di discussione vivace da duri avversari diventammo amici, così che qualcuno propose una cena comune in casa sua a Fregene in riva al mare. Ma neanche la cena si fece sul serio, perché tutti erano attaccati al televisore per conoscere i risultati delle elezioni politiche avvenute proprio quel giorno. Uscì vincente dopo tutto lo scombussolamento di Mani Pulite il primo governo Berlusconi (ciò che non mi sembrò proprio del gusto dei miei nuovi amici). Tornai in albergo verso le due di notte, lo lasciai alle sette del mattino dopo per presentarmi nel mio ufficio al Parkring verso mezzogiorno – stanco morto, ma contentissimo. Le settimane di studio e il bilinguismo sistematico Dal lato pedagogico vorrei parlare delle settimane di studio. Ogni anno tutte le classi si recano nella seconda metà di ottobre per due settimane in Ita- Rivista – Dicembre 2009 La 20 ANNI LICEO ARTISTICO lia, con un programma di lavoro (non di vacanze!) elaborato dagli insegnanti che li accompagnano. Il luogo varia secondo le idee di chi lo organizza. Negli ultimi vent’anni abbiamo avuto in programma quasi tutte le grandi città come Roma, Firenze, Venezia, Napoli, ma anche piccoli centri in Puglia, in Calabria, in Toscana, in Emilia-Romagna e in Sicilia. Le mete estreme, a nord e a sud, sono state il passo dello Stelvio (all’altezza di 2700m in Valtellina) e Modica nell’estremo sud della Sicilia. Il preside di solito fa un giro per vedere come sono sistemate le classi, come lavorano, come sia il clima meteorologico e umano. Ammetto che mi ha sempre fatto piacere questo viaggio, che per alcuni anni ho fatto addirittura in moto arricchendo così la mia personale conoscenza dell’Italia – e posso affermare per esperienza diretta che lo stivale è lungo lungo lungo! Il passo più importante nella didattica era forse l’introduzione di un bilinguismo sistematico. Le due lingue, il tedesco e l’italiano, sono state presenti nella scuola sin dal primo giorno per la presenza di insegnanti di ambedue gli stati e anche di ragazzi delle due lingue madri. Negli anni Novanta abbiamo fissato come regola vincolante che il primo anno di studio serve a dare ai ragazzi una base solida nella seconda lingua con sette lezioni settimanali di tedesco per gli italofoni e altrettante lezioni d’italiano per i tedescofoni. A partire dal secondo anno alcune materie come la matematica, la biologia, in parte anche la storia dell’arte vengono insegnate solo in italiano, mentre la storia e le scienze si svolgono soltanto in tedesco. Nelle tre materie artistiche l’insegnante parla la sua lingua madre, così che le classi si trovano davanti ad insegnanti dell’una e dell’altra lingua. Per i ragazzi svizzeri di lingua tedesca questo sistema significa un’immersione profonda nella lingua italiana. Gli italofoni invece imparano bene il tedesco e allo stesso tempo possono mantenere il livello nella lingua materna se non addirittura migliorarlo nel caso che avessero fatto prima del Liceo le scuole svizzere. Infatti, abbiamo visto che dopo la maturità non c’è difficoltà per gli italiani a continuare gli studi a livello universitario in Svizzera o Germania come dall’altra parte ci sono svizzeri (che entrando nel Liceo non sapevano neanche una parola d’italiano) che studiano tranquillamente in Italia. Nel frattempo anche altre scuole nel Cantone di Zurigo hanno introdotto un ciclo di insegnamento bilingue, nella maggior parte dei casi fra tedesco e inglese, ultimamente anche fra tedesco e francese. Il livello linguistico del Liceo Artistico, però non possono raggiungerlo per il semplice fatto che le due lingue nella nostra scuola sono parlate da Rivista – Dicembre 2009 La “native-speakers“, vuol dire da insegnanti che parlano la loro lingua madre in tutta naturalezza. Infatti, gli studenti si adeguano anche fuori delle lezioni scolastiche – nel corridoio della scuola, per strada, in gita, ovunque – alla lingua del partner a cui rivolgono la parola e quindi si crea una situazione molto naturale nell’uso delle due lingue. Il prof Ronald Schweizer, autore di questo articolo, è stato direttore del Liceo artistico. Primo per ambiente e preparazione Vent’anni sono passati, vent’anni di lavoro parzialmente duro, ma sempre allettante. Ormai la scuola viene diretta dal terzo preside, il Dr. Fischer. La collaborazione tra il Ministero degli Esteri a Roma e la Bildungsdirektion di Zurigo è fissata da un trattato interstatale (di cui la Confederazione elvetica fa da garante). Il numero degli insegnanti italiani è fissato in otto persone che coprono quasi un quarto delle lezioni. Gli insegnanti con contratto zurighese devono conoscere l’italiano, nelle riunioni degli insegnanti ognuno parla la sua lingua senza che venga tradotto niente. Gli studenti (che sono all’ottanta percento di genere femminile) parlano ambedue le lingue. E in un’inchiesta recente della Bildungsdirektion fra ex-alunni di tutti i licei cantonali risulta che il Liceo Artistico viene valutato come prima scuola riguardo al clima scolastico e alla solidità della preparazione per gli studi di terzo grado. Tutto ciò non vuol dire che non ci siano anche problemi come ci sono in tutti gli ambienti, dove devono collaborare tante persone. Ma questi problemi sono noti alla presidenza e al corpo insegnante che non riposeranno sugli allori ma si impegneranno sempre per mantenere il livello raggiunto e per migliorarlo ove possibile. Venti anni di crescita – un periodo che può sembrare allo stesso tempo lungo e breve. Lungo per chi ha passato una notevole parte della sua vita lavorativa in questa scuola; breve quando si pensa al possibile futuro dell’istituzione. Il Liceo Artistico ha trovato il suo grado di maturità, di equilibrio, di serietà. Ma come i giovani studenti e studentesse che ogni anno lasciano la scuola pieni di idee per un futuro personale, anche l’istituzione scolastica si sente fresca e ben disposta ad affrontare per tanti anni ancora il suo compito di formare persone giovani che faranno da ponte tra due lingue e due tradizioni culturali e che si sentono ben radicate sia al nord che al sud delle Alpi. Tanti auguri per il futuro! 31 Benefici immediati e vantaggi futuri 2.75% netto annuo Alto rendimento e massima sicurezza. Massima flessibilità. Vantaggi fiscali. Facilitazione all’acquisto della propria abitazione. Garantirsi una buona qualità di vita anche in pensione. Direzione Generale e Agenzia di città Lugano, Via G. 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Molto semplicemente, non si tratta dello stesso posto. O meglio: l’ufficio, in un corridoio o in un altro, è lo stesso; ma il lavoro, soprattutto negli ultimi anni, è cambiato, cambia continuamente e continuerà a cambiare a ritmi sempre più vertiginosi. que anni. Mia figlia, che ha quindici anni, la tv la guarda ogni tanto, per un film o un documentario, o per fare il tifo per Silver a XFactor. Tutto il tempo libero (beh, quasi tutto) lo passa su internet, a chattare con le amiche (magari facendo i compiti assieme, il che in fondo ha anche qualcosa di rassicurante), su Facebook o a guardare video su YouTube. Il problema per noi – per chi fa televisione – è dunque molto semplice: se è sempre stato difficile “catturare” il pubblico giovane, oggi sembra un’impresa impossibile. E allora, se lavori in una tv privata e per mestiere fai il trafficante di esseri umani – e cioè vendi pubblico agli inserzionisti – i problemi ci sono, ma in misura minore: basta concentrarti sulle fasce di telespettatori che guardano ancora la tv, e fare programmi che piacciano a quel “target”. Ma se lavori per una tv di servizio pubblico, se ti rivolgi ai cittadini e non ai consumatori, hai il dovere di parlare a tutti: giovani compresi. Fra il dire e il fare, però, ce ne passa. Il nodo della questione in fondo è semplice: parlare il linguaggio del pubblico a cui ti rivolgi, e farlo lì dove quel pubblico si trova: su internet, sui blog, sui telefonini. Provare a creare una serie di collegamenti fra i diversi vettori, offrire programmi (“prodotti”, li chiamano oggi) che funzionino per quel pubblico. Ma fra il dire e il fare, appunto. E il problema non è solo di una tv “piccola” (fatte le debite proporzioni) come la televisione svizzera. Tutte le televisioni del mondo, oggi, si trovano nella stessa situazione: il pubblico tende a disaffezionarsi, acquisisce nuove abitudini, frequenta luoghi diversi (luoghi virtuali, intendo). E bisogna inseguirlo. Certo, se hai a disposizione mezzi stratosferici, le cose cambiano: la BBC ha lanciato BBC Three, un canale dedicato al pubblico fra i 16 e i 24 anni. Uno spettacolo, da tutti i punti di vista. Ma è la BBC, appunto. Per gli altri, è davvero dura. Intendiamoci: non ce lo ha ordinato nessuno di restare telespettatori in eterno. E chissà, forse per le prossime generazioni la tv come la conosciamo oggi sarà un bizzarro oggetto relegato nel passato. Secondo molti esperti, la prima a morire sarà la tv generalista, quella che si rivolge in modo indifferenziato a tutte le fasce di pubblico. C’è chi dice che sarà fra pochi anni (cinque, massimo dieci). Le prime avvisaglie ci sono già adesso: i canali tematici, quelli che trasmettono programmi di un solo genere (sport, film,cucina, documentari storici) acquistano terreno di anno in anno.... La tv nell’era di YouTube Fenomenologia di un medium dal futuro problematico È un luogo comune affermare che le nuove tecnologie hanno trasformato il mondo. Chi lavora in un mass media elettronico, questi mutamenti li vive in modo esasperato. Le logiche del cambiamento sono del tutto non lineari e imprevedibili, e ogni giorno si è costretti a reinventare il proprio ruolo se si vuole sperare di restare al passo con i tempi. I nostri padri, i nostri nonni, usavano dire “l’ha detto la televisione” per etichettare come sacra e definitiva, in modo inequivocabile, una notizia. Non è passato così tanto da allora. Ma il ruolo della tv non è più lo stesso, e lo sarà sempre di meno. Forse il mutamento fisico – da scatolone incombente nel salotto a sottile schermo appiattito sulla parete – a suo modo è emblematico di un mutamento sostanziale: la tv resta dominante (almeno per ora, ma non sappiamo ancora per quanto) fra i vettori di immagini in movimento, ma tende sempre più a mimetizzarsi fra la miriade di altri apparecchi che nutrono la nostra esistenza quotidiana. Il divario generazionale, che è sempre esistito a livello di costume, abitudini, consumi, si traduce in un divario forse ancora più drammatico: il digital divide, il divario digitale, che separa gli “analfabeti digitali” da quanti sono cresciuti con il mouse fra le dita – o quantomeno hanno imparato in fretta ad usarlo. È un divario che proietta la sua ombra anche nel consumo di immagini in movimento: il focolare elettronico – come lo si definiva un tempo – ha perso parte (buona parte) del suo appeal per chi ha meno di venti o venticin- Rivista – Dicembre 2009 La 33 Burocratiche di Luigi Cortese Non ha diritto al risarcimento del danno per «perdita di chance» il cliente di un avvocato che non ha fatto i passi giusti per proseguire la causa, facendogli perdere il diritto ad impugnare la sentenza e rendendo vano, così, tutto il procedimento. Dovrebbe riuscire a provare che quella causa l’avrebbe sicuramente vinta. Lo ha stabilito la Suprema Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 12354 del 27 maggio 2009, ha respinto il ricorso di due clienti che non erano stati informati in tempo dall’avvocato sull’esito della causa non avevano potuto fare appello. Questo perché, ha spiegato la seconda sezione civile, «in materia di responsabilità del professionista, il cliente è tenuto a provare non solo di Le responsabilità del cliente… …e quelle del professionista Tutela per le morti bianche aver sofferto un danno, ma anche che questo è stato causato dalla insufficiente o inadeguata attività del professionista e cioè da difettosa prestazione professionale». In particolare, spiega poi la Cassazione riferendosi alle attività degli avvocati, «trattandosi dell‘attività del difensore, l‘affermazione della sua responsabilità implica l‘indagine sul sicuro e chiaro fondamento dell‘azione che avrebbe dovuto essere proposta e diligentemente coltivata e, quindi, la certezza morale che gli effetti di una diversa attività del professionista medesimo sarebbero stati più vantaggiosi per il cliente, rimanendo in ogni caso, a carico del professionista l‘onere di dimostrare l‘impossibilità, a lui non imputabile, della perfetta esecuzione della prestazione». Insistendo su questa linea il Collegio di legittimità ha quindi concluso che «la perdita del diritto di impugnare una sentenza non può configurarsi di per sé come conseguenza patrimoniale pregiudizievole, tenuto conto che, ai sensi dell‘art. 1223 c.c., il riconoscimento del risarcimento del danno postula che il creditore dimostri l‘esistenza di un concreto danno, consistito in una effettiva diminuzione patrimoniale derivata, quale conseguenza immediata e diretta, dall‘inadempimento del debitore». Nel caso un dipendente finisca in carcere Non va incontro a un licenziamento il dipendente che finisce in carcere per fatti estranei al rapporto di lavoro, se l’azienda datrice di lavoro ha i mezzi necessari per far fronte, senza ricorrere a nuove assunzioni, ai cambiamenti organizzativi conseguenti alla sua assenza. Lo si evince da una sentenza con cui la Cassazione ha confermato il verdetto della Corte d’Appello di Napoli che aveva dichia- Rivista – Dicembre 2009 La rato illegittimo il licenziamento disposto da una società nei confronti di un lavoratore che era assente dal lavoro a causa del suo stato di detenzione. I giudici avevano anche disposto il risarcimento del danno al dipendente con una somma non inferiore alle mensilità maturate dal licenziamento al reintegro nel posto di lavoro, escluso il periodo di detenzione. Gli ermellini della sezione lavoro, con sentenza n. 12721, hanno ricordato come sia «pacifico che la carcerazione per fatti estranei allo svolgimento del rapporto di lavoro non costituisce inadempimento degli obblighi contrattuali, ma è un fatto oggettivo che determina la sopravvenuta temporanea impossibilità della prestazione lavorativa». In questa ipotesi, «la persistenza o non persistenza di un apprezzabile interesse del datore a ricevere le ulteriori prestazioni del lavoratore detenuto deve essere valutata alla stregua di criteri oggettivi, costituiti dalle esigenze oggettive dell‘impresa che devono essere valutate con giudizio ex ante e non ex post, tenendo conto delle dimensioni della stessa, del tipo di organizzazione tecnico-produttiva, della natura e importanza delle mansioni del lavoratore detenuto, nonché del maturato periodo di assenza, della prevedibile durata della carcerazione, della possibilità di affidare temporaneamente ad altri le sue mansioni senza necessità di nuove assunzioni e, più in generale, di ogni altra circostanza rilevante ai fini della determinazione della misura della tollerabilità dell‘assenza». Multa valida anche in pieno centro È valida la multa per eccesso di velocità fatta con un autovelox e senza la contestazione del vigile anche in pieno centro. Il fatto che solitamente in città la velocità debba essere contenuta per via del traffico e che quindi è il vigile a dover fermare l’automobilista non vale ad annullare il verbale. La brutta notizia per chi schiaccia un po’ troppo l’acceleratore arriva dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 12843 del 3 giugno 2009, ha accolto il ricorso del comune di Vicopisano rovesciando la decisione del Giudice di Pace che aveva invece annullato il verbale. L’automobilista aveva infatti lamentato che in centro e con il traffico non poteva essere multato da una postazione fissa di autovelox e che nulla avrebbe impedito la contestazione da parte dell’agente. Ma questa tesi, risultata vincente di fronte al Giudice di Pace, non è piaciuta alla seconda sezione civile cha ha invece accolto il ricorso dell’ente locale precisando, fra l’altro, che «in tema di autovelox non vi è dubbio che il rilevamento della velocità a mezzo di apparecchiature elettroniche, può aver luogo in ogni tipo di strada». Ciò anche perché, ha affermato il Collegio di legittimità, «in tema di accertamento delle violazioni dei limiti di 35 velocità a mezzo di apparecchiature elettroniche poiché l‘art. 142 cds si limita a prevedere che possono essere considerate fonti di prova apparecchiature omologate e l‘art. 345 del regolamento dispone che le suddette apparecchiature, la cui gestione è affidata direttamente agli organi di polizia stradale, devono essere costruite in modo tale da raggiungere detto scopo, fissando la velocità in un dato momento in modo chiaro ed accertabile, senza prevedere che detta rilevazione debba necessariamente ed esclusivamente essere attestata da documentazione fotografica, è legittima la rilevazione della velocità di un veicolo a mezzo apparecchiatura elettronica, che non rilascia documentazione fotografica ma consente unicamente l‘accertamento della velocità in un determinato momento, restando affidata all‘attestazione dell‘organo di polizia». Stessi diritti per moglie e marito In Italia la famiglia è intoccabile, a moglie e marito vanno garantiti gli stessi diritti: le tradizioni di alcuni popoli di relegare le proprie donne in un ruolo subordinato, di vessarle e sottoporle a violenze qui è un grave reato e per cui non sono ammessi sconti di pena. Il monito arriva dalla Corte di Cassazione che, con la sentenza n. 22700 36 del 29 maggio 2009, ha confermato la condanna per maltrattamenti nei confronti di un marocchino che aveva sottoposto a continue violenze e vessazioni la moglie, anche se lei in aula aveva ritrattato tutto. In un passaggio chiave delle motivazioni si legge che «tutti coloro che, cittadini o stranieri, si trovano nel territorio dello Stato sono tenuti a osservare la legge italiana». Ma non basta. La rilevanza della disciplina e le ragioni di carattere generale su cui si fonda escludono che possa esservi apportata qualsiasi deroga non espressamente prevista dal diritto pubblico interno o dal territorio internazionale e implicano che le tradizioni etico-sociali di coloro che sono presenti nel territorio dello Stato, di natura essenzialmente consuetudinaria, benché nel complesso di indiscusso valore culturale, possano essere praticate solo fuori dall’ambito di operatività della norma penale. Il principio assume particolare valore morale e sociale allorché la tutela riguardi la famiglia che la legge fondamentale dello Stato riconosce quale società naturale, ordinata sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, uguaglianza che costituisce pertanto un valore garantito, in quanto inserito in un ordinamento incentrato sulla dignità della persona umana e sul rispetto e la garanzia dei diritti insopprimibili a lei spettanti. Rivista – Dicembre 2009 La … E SOPRATTUTTO … Tutela per le morti bianche anche se l’infortunio è avvenuto per strada. La vedova del lavoratore deceduto in un incidente stradale con la propria auto o comunque con un mezzo privato ha infatti diritto alla rendita Inail. Ma ai figli spetta l’indennizzo solo se hanno meno di 26 anni. Ritornando sul tema caldo della sicurezza lavoro e in particolare degli infortuni in itinere la Corte di Cassazione, con la sentenza 12326 del 27/05/2009, ha accordato la rendita alla vedova di un professore che era rimasto ucciso in uno scontro fra il motorino di uno studente che gli aveva dato un passaggio e un’auto. La sezione lavoro ha precisato come l’infortunio in itinere sia indennizzabile anche quando il lavoratore è tornato a casa per la pausa pranzo. E il paletto è sempre lo stesso: il dipendente deve avere preso la propria auto per mancanza di mezzi pubblici (in quella zona e in quell’orario) e la mancanza della mensa. La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito di accordare alla vedova del professore l’indennità Inail perché la scelta del passaggio in motorino «era necessaria», considerando che «nel periodo estivo il servizio pubblico di trasporto cittadino diradava i propri orari talché tal mezzo privato diventava una vera e propria necessità». Sul fronte della rendita agli eredi la Cassazione ha invece dato torto alla famiglia del professore perché «il presupposto del beneficio non è la qualità di erede: la quota della rendita spetta al figlio superstite fino al raggiungimento del diciottesimo anno di età e per i figli viventi a carico che non lavorano spetta fino al ventunesimo, se studenti di scuola media o professionale ma mai oltre il ventiseiesimo anno di età». Nulla da fare neppure per la richiesta, avanzata dalla famiglia, di risarcimento del danno biologico per la morte dell’uomo. Infatti, «il cosiddetto danno tanatologico o da morte immediata va ricondotto nella dimensione del danno morale, inteso nella più ampia accezione, come sofferenza della vittima che lucidamente assiste allo spegnersi della propria vita. Ciò perché la lesione all‘integrità fisica con esito letale intervenuta immediatamente o a breve distanza dall‘evento lesivo non è configurabile quale danno biologico dal momento che la morte costituisce la massima lesione possibile del diritto alla salute». Tavolo move in combinazione con BMBox. ,AVOSTRALINEACHIARA ci trovate presso: )NTERSITAG"UROROY3! Route de Lyon 55, 1203 Genève Tél: 022 339 08 88, [email protected], www.intersitag.ch Rivista – Dicembre 2009 La 37 Per voi è commercio. Per noi è anche «Best Trade Finance Bank». Quest’anno, Global Finance ha nominato il Credit Suisse per l’ottava volta consecutiva come migliore banca per i Ȁnanziamenti commerciali in Svizzera. Quest’anno, il Credit Suisse è stato premiato per l’ottava volta consecutiva dalla celebre rivista Ȁnanziaria Global Finance come migliore banca per i Ȁnanziamenti commerciali in Svizzera. Ringraziamo i nostri clienti e partner commerciali per la Ȁducia accordataci. Per saperne di più, contattateci al numero 0800 880 885. www.credit-suisse.com/pmiinternational Nuove Prospettive. Per Voi. Angolo Fiscale di Tiziana Marenco Avendo dedicato negli scorsi mesi uno spazio importante al progetto di circolare FINMA sui sistemi di remunerazione degli istituti finanziari, ci pare doveroso dedicare quest'ultimo Angolo alla circolare finale pubblicata dalle autorità (www.finma.ch) in data 11 novembre 2009 e che entrerà in vigore come previsto all'inizio del 2010. Malgrado l'outfit identico al progetto, la circolare nella sua versione definitiva si distanzia chiaramente dal progetto su questioni fondamentali che riassumiamo qui di seguito: attualmente in vigore per le azioni e opzioni di collaboratori, bloccate riguardo al potere di disporne ma per il resto acquisite al momento dell'assegnazione. La FINMA sottopone inoltre esplicitamente all'arbitrio del Consiglio di Amministrazione l'applicabilità e i limiti della remunerazione differita, specificando peraltro che il differimento potrà essere previsto in forma di un pagamento scaglionato su più anni. Non più quindi il blocco totale di tre anni previsto Fiscalità dei “Sistemi di remunerazione” Circolare FINMA (11.11.2009) 1. In generale La versione definitiva della circolare conferma i principi formulati nel progetto dello scorso mese di giugno, relativizzandone tuttavia i contenuti con lo scopo dichiarato di evitare da una parte distorsioni di concorrenza e dall'altro un cambiamento sistematico che costituirebbe un onere amministrativo insopportabile per il settore finanziario. 2. Campo di applicazione Il campo di applicazione della circolare è stato ridotto agli istituti con obbligo di detenere fondi propri per almeno 2 miliardi di Franchi Svizzeri. Attualmente solo 12 istituti finanziari, la maggior parte banche, ma pure singole compagnie di assicurazione, saranno quindi obbligati ad applicare la circolare. Per tutti gli altri l'applicazione della circolare non è obbligatoria ma viene considerata best practice, costringendo di fatto tutti gli istituti che si ritengono di qualche peso all'applicazione volontaria. Decisione facilitata dal fatto che i principi materiali sono stati smussati per non costringere gli istituti svizzeri ad adottare regole più severe di quelli esteri. 3. Remunerazione differita e periodo di blocco La FINMA non fa più riferimento ad una definizione nuova di remunerazione differita, ma riprende il linguaggio comune che già ritroviamo nei sistemi di remunerazione Rivista – Dicembre 2009 La nel progetto di circolare, ma un pagamento differito su più anni, per esempio 3 nel caso dei quadri dirigenti, ma anche inferiore per altri collaboratori a dipendenza dei rischi connessi alle singole attività. Questa correzione "del tiro" permette agli istituti di rifarsi a sistemi già in vigore, per i quali probabilmente non sarà necessario rivedere fondamentalmente il sistema di remunerazione. Tale era la rivendicazione dei piccoli e medi istituti, che avevano fermamente criticato in sede di consultazione la FINMA per essere stati trattati alla stregua di UBS malgrado la loro attività e struttura non prevedessero minimamente i rischi immanenti alle attività delle grandi banche, in modo specifico quelli relativi all'investment banking e agli affari internazionali. Le norme sul periodo di blocco sono state rivedute anche dal punto di vista del diritto civile. Non si trova più infatti nella versione definitiva della circolare la disposizione da noi ritenuta contraria alla legge attuale secondo la quale il periodo di blocco resta in vigore anche in caso di termine del rapporto di lavoro precedente allo scadere del blocco. La versione attuale della circolare permetterà agli istituti un'introduzione graduale dei principi e un riesame ponderato dei loro sistemi di remunerazione che tenga conto del quadro di disposizioni giuridiche e fiscali, ma anche dell'organizzazione interna e IT dell'istituto finanziario. [email protected] 39 Cio’ che pratichiamo dal 1958 ha oggi un nome: Fair-Relationship-Banking. Tutte le pubblicazioni bancarie affermano che il cliente è il «centro dell’attenzione»: cosa significa concretamente questa frase? E come fare per non perdere di vista questo «centro dell’attenzione», fra i tantissimi impegni di un’azienda moderna? Da 50 anni Finter Bank Zurich, banca svizzera di qualità, percorre la propria strada in autonomia: la nostra presenza sul mercato è sempre stata molto riservata, ma chi ha voluto conoscerci meglio ha presto scoperto che da noi il concetto di «valori» assume un’importanza molto rilevante. Fair-Relationship-Banking è ciò che i clienti possono chiederci e che noi dobbiamo dare loro: per tutti i clienti che non si accontentano di promesse, ma che desiderano provare davvero quanto possa essere diverso il Private Banking. Per ulteriori informazioni > www.finter.ch Fair-Relationship-Banking Sede centrale: Finter Bank Zürich AG Claridenstrasse 35 CH-8002 Zürich Sedi e Affiliata: Lugano, Chiasso, Nassau Bahamas Assicurazione vita: FinterLife Vaduz Liechtenstein dal 1958 Angolo Legale di Massimo Calderan La business judgment rule è stata creata dalla giurisprudenza statunitense. La possibilità di esaminare l’operato e le decisioni dell’organo che amministra una società (board of directors) e la profondità di tale sindacato sono gli aspetti essenziali. La regola stabilisce che l’agire dei membri del board si presume corretto e non criticabile fino alla prova che hanno violato un duty of care. Di fatto è molto forte la presunzione in favore del board: si ritiene che, per definizione, esso sia orientato in buona fede al bene della società e che agisca utilizzando la diligenza e la prudenza che qualunque persona nella stessa situazione avrebbe. Tale prudenza si potrebbe identificare con la diligenza del buon padre di famiglia. In Italia, a seguito di alcuni casi di scelte di gestione aziendale dalle conseguenze negative abbastanza eclatanti, si è percepita diffusamente l’esigenza di capire sino a che punto amministratori di importanti realtà economiche fossero responsabili dell’insuccesso di quest’ultime. Il codice civile prevede un’azione sociale di responsabilità contro gli amministratori di una società per azioni che abbiano violato i loro doveri. Una deliberazione dell’assemblea (oppure una deliberazione del collegio sindacale a maggioranza dei due terzi dei suoi componenti) deve stabilirlo. Se vi è stato voto favorevole da parte di un quinto del capitale sociale la promozione dell’azione comporta la revoca dall’ufficio degli ammini- Business judgment rule e responsabilità degli amministratori in Italia Il giudice è chiamato a decidere della responsabilità dei membri del board solo nel caso in cui vi sia stata una violazione di norme di diligenza che avrebbero dovuto seguire durante il loro operato. La responsabilità sussiste se si dimostra che essi non si sono attenuti alle regole di diligenza del buon padre di famiglia. Il livello di attenzione e cura richiesto è quindi non eccessivamente severo. É molto difficile riuscire a produrre una prova di questo tipo. L’aver assunto informazioni insufficienti in merito ad operazioni finanziarie o commerciali, l’aver agito in maniera palesemente grossolana senza considerare tutte le possibili alternative, l’aver seguito una condotta parziale e dipendente da valutazioni diverse dal bene della società e non conforme a quanto previsto dalla legge sono tutti fatti che, se provati, possono fondare il riconoscimento di una responsabilità in capo ai membri del board. La business judgment rule consente che il tribunale faccia un controllo meramente procedurale volto a stabilire se i membri del board abbiano agito con la diligenza necessaria. Qualora tale verifica abbia esito negativo andrà accertata la responsabilità, ma in nessun caso è consentito procedere a riesaminare nel merito le decisioni del board, identificabile in quell’insieme di valutazioni d’opportunità e di carattere tecnico (commerciale-finanziario). Per decisioni di questo tipo i membri del board hanno una competenza di tipo specialistico che non appartiene tendenzialmente ad un giudice. Non si giudica del contenuto della decisione del board ma solamente del rispetto o meno delle regole di diligenza da parte del board nell’assumere la decisione e nel perseguire in buona fede il bene della società. Rivista – Dicembre 2009 La stratori. L’azione può essere promossa anche dai soci che rappresentano un quinto del capitale sociale o un quarantesimo nel caso di società che fanno ricorso a capitale di rischio. Una misura diversa può essere decisa nello statuto. Il codice civile, in seguito alla riforma del 2003, ha imposto un livello di diligenza leggermente superiore a quello che si richiedeva prima. Ora gli amministratori, oltre ad attenersi agli obblighi di legge e a quanto previsto dallo statuto, devono operare secondo la diligenza dettata dalla natura dell’incarico e dal possesso di competenze professionali di settore. Il livello di diligenza è stato quindi approfondito e calibrato sulla natura dell’attività da compiersi e sull’esperienza professionale degli amministratori. La responsabilità è solidale tra gli amministratori e riguarda un obbligazione di mezzi, non di risultato. Anche nella disciplina italiana è dunque escluso il potere del giudice di valutare in un secondo momento, ad operazione conclusa, la ragionevolezza e la convenienza della decisione presa dagli amministratori. Questo perchè non può essere pretesa garanzia da parte degli amministratori di un risultato positivo certo, essendo quest’ultimo dipendente da molteplici fattori non tutti dominabili dagli amministratori stessi. È essenziale lasciare un ampio margine di discrezionalità a chi prende le principali decisioni gestionali. In Italia é consolidata l’applicazione di un parametro di giudizio che si potrebbe sostanzialmente accostare alla business judgment rule. Non sono sindacabili le valutazioni di opportunità e convenienza fatte dal consiglio di amministrazione. [email protected] 41 Convenzioni Internazionali È ormai chiaro, vedasi al proposito l’articolo 12 del Decreto Legge 78/2009, che il governo italiano prosegue senza sosta nella lotta ai paradisi fiscali e che per farlo non esita a rovesciare aspetti di carattere procedurale lasciando al contribuente e non all’Amministrazione Finanziaria il compito di provare che i fondi eventualmente disponibili in paesi a fiscalità privilegiata non sono il frutto di evasione. Si tratta di una tendenza processuale (si pensi al tema della residenza fiscale) che ormai trova ampio sviluppo: in sostanza l’Amministrazione Finanziaria viene sollevata da onerosi temi di carattere probatorio e questi sono rovesciati sul contribuente. Scoperto il fatto (i soldi e / o altre disponibilità nei paradisi fiscali) non tocca all’Amministra- di Paolo Comuzzi schermo societario, uno schermo che consente una apprensione delle somme passate da (A) a (B) senza particolare riguardo e senza che la Amministrazione Finanziaria dello Stato ove (B) risieda si senta in dovere di informare la Amministrazione Finanziaria dello Stato ove si trova (A) in merito ai percettori, alla loro posizione ed al loro ruolo. Di fatto quando la situazione fiscale è opaca allora è il contribuente che, se scoperto, deve provare di essere nella regolarità e non la Amministrazione che deve provare la situazione irregolare: questa si presume e su questa presunzione viene a basarsi l’avviso di accertamento. Questa posizione comporta che in sede di giudizio l’avviso di accertamento può limitarsi a dare indicazione dei fatti accertati e non discutibili (e attenzione, lo diciamo Lotta ai paradisi fiscali: presunzione che i fondi siano frutto di evasione fiscale zione Finanziaria procedere oltre ma tocca al contribuente dare prova che i fondi sono il risultato di una attività lecita. Commenti La norma, che introduce chiaramente una presunzione relativa, mette l’Amministrazione Finanziaria in una posizione di vantaggio e del resto è chiaro che quando si ha a che fare con una controparte opaca (contribuente e paradiso fiscale) una qualsiasi diversa forma di azione rischia di non condurre a quel risultato (la tassazione del reddito) che invece deve essere ottenuto. La norma non fissa alcuna presunzione assoluta ma consente al contribuente di provare che: 1. egli ha fatto corretto uso del quadro RW della dichiarazione e quindi nulla ha nascosto alla Amministrazione Finanziaria; 2. egli ha costituito le sue disponibilità esteri con redditi esenti da tassazione (o esclusi), si pensi al contribuente che ha vinto alla lotteria (quindi ha percepito redditi che hanno già subito una tassazione e non era tenuto a includerli nella dichiarazione). Si tratta di una impostazione normativa che, almeno sul piano teorico, appare del tutto equilibrata e tesa ad impedire il classico gioco per cui il titolare della società italian (A) mediante una parte a lui correlata (diciamo una società B) pone in essere operazioni tese a ridurre in modo “fraudolento” il reddito della stessa (A) e quindi a apprendere i soldi in prima battuta finiti nei conti di (B) in quanto (B) è un esile al contribuente, al principio di non contestazione1) mentre il contribuente deve formulare il suo ricorso dando chiara indicazione sia della eventuale contestazione in diritto, sia della contestazione dei fatti (se vi sia motivo), sia degli elementi di prova che consentono di smontare la presunzione. Solo un ricorso che copra tutti questi elementi consente la formulazione di una efficace difesa in sede di CT mentre una qualsiasi contestazione diversa (si pensi al contribuente che non contesta i fatti) è monca e certamente destinata a cadere quando il giudice dovrà prendere in considerazione il caso. Lo scopo di queste norme, come è chiaramente indicato nel comma dell’articolo 12 del Decreto legge citato, è quello che sulle colonne di questa rivista abbiamo indicato sempre come un elemento essenziale delle convenzioni contro le doppie imposizioni: “ … migliorare l’attuale insoddisfacente livello di trasparenza fiscale e di scambio di informazioni nonché di incrementare la cooperazione amministrativa tra Stati …”. Appare del tutto evidente come l’Amministrazione Fiscale Italiana dia una lettura delle convenzioni in essere (ma al di là di quelle del rapporto generale tra gli Stati) per cui è necessario: • aumentare la trasparenza cosa questa che significa ridurre quelle zone opache nelle quali si rifugia il contribuente e che gli consentono di muoversi a suo piacimento generando magari redditi che sfuggono a qualsiasi forma di tassazione nello Stato in cui egli risiede; Il principio di non contestazione appare ormai applicabile anche al processo tributario e di fatto comporta che un affermazione non contestata si considera vera e quindi la parte che quella affermazione ha fatto non ha obbligo di prova. 1 42 Rivista – Dicembre 2009 La • aumentare lo scambio delle informazioni: è chiaro che la tendenza ormai è quella americana per cui le informazioni devono essere scambiate in modo spontaneo e per qualsiasi imposta senza alcuna limitazione (sia essa da riferire all’oggetto dello scambio e / o al soggetto dello scambio); si chiede insomma che la cooperazione sia ampia, generale, senza riserve e che comprenda una forma spontanea di scambio per cui la Amministrazione Finanziaria sia sempre al passo con la posizione del contribuente; • aumentare la cooperazione amministrativa: qui si pone il problema dello scambio di informazioni ma anche quello della assistenza alla riscossione; uno scambio di informazioni che porti a individuare la evasione, a sancirla come fatto acclarato (con condanna in giudizio) ma che non consenta la riscossione è solo una vittoria di Pirro in quanto la Amministrazione non riesce a mettere le mani proprio su quello che il contribuente voleva nascondere ovvero il frutto del suo atteggiamento opaco (il denaro nascosto). In questa ottica la norma italiana si pone in una linea coerente con quelle che sono le direttrici di altri paesi (possono esserci differenze tecniche ma non mutazioni nello spirito) ed in questa ottica si situa anche la istituzione di una unità specializzata nell’ambito della Guardia di Finanza per procedere alle verifiche del caso. In sostanza l’Italia rivolge una critica indiretta a tutti quegli Stati che non procedono nello scambio delle informazioni e / o che rifiutano una qualsiasi forma di assistenza amministrativa e, come già detto su questa rivista, invita a modificare le convenzioni in essere quando le stesse non appaiono più adeguate ai tempi attuali. Rivista – Dicembre 2009 La In questo senso possiamo dire che l’Italia ha chiaro il concetto del contribuente globale che muove nel mondo i suoi capitali e che ha il pieno di diritto di farlo ma non di farlo per evitare obblighi fiscali e / o pensando di porsi al riparo di testi convenzionali che comunque contengono una formulazione per cui sono tesi anche alla prevenzione della frode fiscale. In questo senso possiamo dire che l’Italia richiede (con norma unilaterale) che sia corso magari ad una interpretazione evolutiva delle convenzioni quando lo scambio delle informazioni è necessario per giungere alla lotta alla frode fiscale. Resta da dire che il contribuente non opaco meglio farebbe a continuare a investire all’estero mediante intermediari abilitati che possono consentire di sollevare da aspetti amministrativi in quanto tenuti essi stessi a procedere con le dovute comunicazione e con la applicazione delle imposte sui proventi che nascono da investimenti esteri. Conclusione Possiamo affermare che la norma italiana è coerente con quella che è sempre stata la impostazione della nostra Amministrazione almeno negli ultimi 10 anni ovvero una impostazione per cui si danno e si chiedono informazioni. Si tratta di una impostazione che è necessaria per reagire al cd contribuente globale ovvero alla società multi nazione e / o alla persona fisica che orma mobile sposta il suo denaro e / o la sua residenza (o semplicemente il luogo in cui vive) e che resta libera di farlo ma di farlo nel rispetto in vigore che non possono non prevedere una grande forma di trasparenza in merito alla sostanza accumulata ed al luogo ove la stessa si trova. 43 Una seconda opinione di prima scelta. Il portatore può incassare questo assegno per una consulenza e un’analisi sul portafoglio del valore fino a IN LETTERE: CINQUE MILA/OO FRANCHI SVIZZERI Offerta valida fino al 31 dicembre 2009. Nessun rimborso in contanti né possibilità di accumulo. 300309LR La invitiamo a incassare questo assegno per ottenere una consulenza specialistica sulla struttura del suo portafoglio. Potrà così beneficiare delle fondate informazioni di ricerca della nostra istituzione come pure della nostra presenza globale e delle nostre relazioni di lungo periodo con i gruppi di clienti privati più esigenti al mondo. Staccate il presente annuncio e speditelo unitamente al vostro biglietto da visita ad ABN AMRO BANK (Svizzera), Beethovenstrasse 33, CH-8002 Zurigo. Potete inoltre visitare il nostro sito web all’indirizzo: www.abnamro.ch e cliccare sull’assegno che appare nella finestra pop-up oppure telefonarci al: +41 44 631 41 11. Abbiamo uffici anche a Basilea, Ginevra e Lugano. N Donne in carriera: Luciana Savignano on sono una ballerina, ma un essere che ha bisogno di esprimersi, danzando di Ingeborg Wedel Luciana Savignano (foto di Alessio Buccafusca) Ho avuto il grande privilegio di intervistare nuovamente Luciana Savignano, questa volta nella sua bella casa milanese che rispecchia tutta la sua originale personalità. In questa occasione mi ha fatto omaggio del libro Savignano: Anomalia di una stella, scritto da Valeria Crippa, su precise indicazioni di Luciana, che contiene anche una stupenda raccolta di scatti fotografici che illustrano i momenti più importanti della sua carriera, la sua biografia, i suoi pensieri più intimi e le risposte alle domande per conoscerla meglio. Luciana – in fondo – è una persona schiva, che non ama particolarmente citare i suoi successi, ma si illumina se illustra il suo modo unico di danzare: cosa sente quando è in scena e riesce a trasmettere agli spettatori le sue sensazioni attraverso le movenze sinuose e sensuali e, senza bisogno di commenti, tutti possono comprendere che cosa intende esprimere. Luciana è nata a Milano e si è formata alla scuola di ballo del Teatro alla Scala. Nel 1965 – dopo solo quattro anni di “tirocinio” – è stata promossa solista, poi prima ballerina nel 1971 ed étoile nel 1975. La sua prima, importante apparizione della sua lunga, straordinaria carriera è stata nel Ballo dei Cadetti nel 1962, anno che l’ha vista perfezionarsi al Bolscioi di Mosca. Per mancanza di spazio non possiamo elencare tutte le sue interpretazioni e commentare la sua carriera luminosa, ma desideriamo riservare un posto d’onore al grande coreografo Maurice Béjart, che ha creato su misura per lei molti balletti, come una speciale versione del Bolero di Ravel, in cui veniva attorniata non dai danzatori, ma dall’orchestra: un successo senza precedenti per la sua appassionata e sensuale interpretazione! Abbiamo iniziato la nostra intervista chiedendo a Luciana cosa significa essere donna piuttosto che uomo in carriera. Ci ha risposta che – oggi come oggi – non c’è più una grande differenza. Nel suo campo, poi, esiste una danza femminile ed una maschile, che non sono mai in concorrenza, ma spesso si completano. Certamente per farsi apprezzare è necessario del tempo, che tuttavia non si può quantificare: viene il momento in cui tutto diventa fantastico. La sua consacrazione è avvenuta con Il Mandarino meraviglioso, che ha interpretato con grande successo al Teatro alla Scala di Milanom con la coreografia di Mario Pistoni. A seguire altri capolavori, tra cui Poema dell’estasi, firmato da Roland Petit, interpretato magistralmente con Rudolf Nureyev. Rivista – Dicembre 2009 La Luciana asserisce di non aver incontrato nella sua professione grandi difficoltà. Per esempio, non ha mai voluto un agente ed i suoi contatti personali sono sempre stati ottimi. Neppure ha dovuto superare particolari ostacoli sul suo cammino. Semmai, ha lanciato delle sfide. Ossia ha accettato con entusiasmo e partecipazione proposte inedite di coreografi, che l’hanno sempre trovata interessata e disponibile; contenta di poter offrire delle novità nell’ambito della danza. Svantaggi, Luciana li rileva forse nella mancanza di tempo da dedicare ad una vita sociale più ampia, ma l’arte della danza richiede la massima dedizione, in cui lei si immerge in un mondo tutto suo. Il vantaggio per la nostra artista è di avere e di avere avuto la possibilità di una vita privilegiata nel settore della danza, al quale ha dedicato tutta se stessa con gioia e grande partecipazione. Per quanto riguarda le intuizioni, Luciana afferma che la donna ha una sensibilità che non appartiene al mondo maschile. Luciana esclude di aver mai usato l’arte della seduzione nella vita di tutti i giorni, ma, proprio su specifica richiesta dei coreografi, l’ha ampiamente sviluppata in scena, in quanto gli spettatori dovevano vedere in lei il simbolo del fascino femminile. La più grande soddisfazione consiste nel preparare accuratamente un progetto, curare minuziosamente i particolari, vederlo crescere e poi presentarlo in scena. Sulle eventuali rinunce, Luciana precisa: “non si può parlare di rinunce, in quanto l’arte è parte di me e quindi non ho mai sentito questa forma di malessere. Ho sempre cercato di riservare parte del mio tempo libero a mio marito (Carlo Bagliani) a tutti i miei affetti e alla vita sociale e penso di esserci riuscita.” L’attività di Luciana è proseguita anche in altri settori: “consigliera” e “giudice” delle nuove leve di danza femminile e maschile in Akkademy, programma trasmesso a puntate nel 2009 su RAI 2. Durante le lezioni di coreografia ha cercato di far comprendere loro quello che avveniva tra un passo e l’altro, in quanto la danza non è fatta solamente di esecuzione, ma soprattutto di interpretazione: anche le mani devono esprimersi! Attualmente impegnata con una tournèe che avrà termine entro il 2009, possiamo preannunciare la sua presenza a Milano, al Teatro Franco Parenti, con La Lupa di Verga, nella primavera del 2010. 45 Ernst & Young, il vostro partner competente per: Assurance Tax Legal Transactions Advisory www.ey.com/ch 1 Elefante invisibile di Vittoria Cesari Lusso Come sorge un grande amore? Da una scintilla che scocca all’improvviso, da un colpo di fulmine che accende la passione, come ad esempio nel grande mito di Giulietta e Romeo? Oppure è frutto di un cammino di scoperta che trasforma un’iniziale indifferenza (o addirittura antipatia) in trasporto amoroso, come succede a Elisabeth e Darcy, i protagonisti del celebre romanzo di Jane Austin Orgoglio e pregiudizio? Perché proprio LUI? Perché proprio LEI? (Seconda parte: le radici arcane dell’amore) Una vecchia leggenda indiana narra di un elefante che pur muovendosi tra le folle con la sua imponente mole passava comunque inosservato. Come se fosse invisibile… Stando a recenti inchieste il 76% degli italiani sembra ritenere che la sorgente dell’amore sia il colpo di fulmine. Non so come suoni tale dato ai vostri orecchi; per quanto mi concerne, non mi stupisce affatto. Ciò per tre ragioni principali. In primo luogo, si pensi a tutte le leggende e favole che hanno nutrito il nostro immaginario durante l’infanzia e a tutte le fiabe cinematografiche e televisive per adulti di cui ci alimentiamo quotidianamente. Cosa ci dicono? In fondo ci fanno credere che esista una scorciatoia che abbrevia la lunga – e spesso difficoltosa – strada verso l’amore. Visto insomma che siamo in tanti a crederci, gli autori di romanzi, film e fictions televisive ci catturano con affascinanti storie di colpi di fulmine, ben sapendo che spesso le persone desiderano vedere confermate le loro convinzioni. Specie in materia di innamoramento. E poco importa se poi per mantenere viva l’attenzione degli spettatori, gli autori sono costretti a non lasciare che la scintilla si trasformi in calore benefico e duraturo, e devono così continuamente inventare nuovi incendi. Ma l’innamoramento non è solo frutto di romantiche leggende, è anche un’esperienza fisiologica ed emotiva che capita realmente di vivere (una o più volte nella vita), e che rende speciale, insostituibile e indispensabile un singolo essere umano. È lui che mi fa battere il cuore! Solo lui! È lei che mi attira come una potente calamita. Solo lei! È logico che chi ha provato tali esaltanti turbamenti, pensi poi che essi preludano all’amore eterno. Inoltre, la passione amorosa è diventata nell’ultimo secolo anche tema di studio per schiere di psicologici. Che grande sfida pretendere di studiare le sorgenti dell’amore! Freud e il folto stuolo dei suoi discepoli e seguaci individuano la fonte del colpo di fulmine nell’inconscio individuale, fortemente impregnato delle esperienze vissute con gli “oggetti d’amore” (come dicono appunto gli psicanalisti quando parlano delle pulsioni affettive importanti) della nostra prima infanzia: noi stessi e le figure parentali. Rivista – Dicembre 2009 La Da tali esperienze scaturiscono, a seconda dei casi, due modalità di amare: una di tipo narcisistico, che porta a cercare nel partner una conferma di sé; un’altra di tipo sostitutivo, che spinge alla ricerca di un qualche prolungamento delle figure genitoriali. Se prendiamo ad esempio Tizio come prototipo di funzionamento narcisistico, egli avrà la tendenza a sentirsi attratto da una donna che funzioni da specchio magico capace di rinviargli un’immagine lusinghiera e grandiosa della sua identità. Oppure (l’altra possibilità) da una donna che possiede le prerogative che gli fanno difetto per corrispondere all’ideale che vorrebbe raggiungere. Se avete voglia di pensare quali personaggi pubblici appaiono attratti da “donne–specchio”, non esitate a farlo… gli esempi non dovrebbero mancare! Quali esempi di pulsioni che spingono, invece, alla ricerca di prolungamenti materni, possiamo ipotizzare i casi di Caio e Sempronio. Caio ha avuto una madre eccessivamente seduttiva e un padre quasi del tutto assente. In età adulta potrebbe perciò manifestare due comportamenti nelle relazioni con l’altro sesso: tendenza a mortificare i propri impulsi sessuali per la paura inconscia di rischi di seduzione incestuosi; oppure, nel caso si sia fortemente identificato con la “seduttrice”, bisogno compulsivo di moltiplicare le conquiste emulando Don Giovanni. Sempronio invece ha vissuto l’esperienza di un padre eccessivamente competitivo nei suoi confronti e una madre soggiogata dall’immagine del marito. Da grande potrà sviluppare la tendenza a occultare le sue doti, innamorandosi però nel contempo di “supposte fate” a cui attribuisce il potere magico di svelare le sue indubbie qualità. Oppure, potrà cercare di mostrare in tutti i modi la sua superiorità sull’antico e potente rivale, dando sfogo al suo bisogno in inconscio di sedurre a ripetizione solo donne già legate. Le donne libere non sono affascinanti per lui, anche se assomigliano a Monica Bellucci. Ciò che lo affascina è il “furto di mogli altrui”. Ho parlato di Tizio, Caio e Sempronio al maschile, ma è evidente che le situazioni possono riferirsi, mutatis mutandis, anche a Tizia, Caia e Sempronia. Ma allora per il Dottor Freud non esistono innamoramenti capaci di generare legami amorosi duraturi e sereni? Sì esistono, ma a una condizione: che i due partner siano (o diventino) sufficientemente affrancati dagli elefanti invisibili dei tortuosi conflitti interni e sviluppino una sana capacità di riconoscere e conciliare i reciproci bisogni. Mai due vasi rotti diventano sani per il fatto di stare l’uno accanto all’altro. L’innamoramento sfocia in amore promettente solo quando unisce NON due metà, ma due interi! Buone feste e auguri per un 2010 ricco di relazioni felici! Per chi volesse saperne di più: Cesari Lusso V. Se Giulietta e Romeo fossero invecchiati assieme, Trento, Erickson. 47 Lucasdesign.ch BANCHIERI SVIZZERI DAL 1873 FIDUCIA E PASSIONE. È BSI. BSI AG Schützengasse 31 CH-8021 Zürich tel. + 41 058 809 81 11 fax + 41 058 809 83 68 www.bsibank.com BSI si prende cura di voi e del vostro patrimonio ogni giorno. Con la competenza di un esperto e la sensibilità di un amico. A company of the Generali Group C 1909-2009: a cento anni dalla morte del discusso psichiatra esare Lombroso e l’uomo delinquente Cesare Lombroso nacque a Verona il 6 novembre del 1835 da una facoltosa famiglia ebraica. Nei primi anni, passati nella sua città natale, si dedicò agli studi classici e delle lingue orientali, poi si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, dove conseguì la laurea nel 1858. La sua fama è legata in particolar modo alla teoria fisiognomica dell’uomo delinquente. Per lui ogni individuo che delinque riporta nella struttura fisica i caratteri degenerativi in contrapposizione all’uomo normale e socialmente inserito. La propensione a delinquere secondo le sue teorie dipenderebbe da particolari fattori dominanti, tra i quali ci sono anche i tratti somatici, il colore della pelle, l’appartenenza alle varie «razze umane» di Tindaro Gatani Cesare Lombroso. L’uomo bianco e l’uomo di colore Per dimostrare le teorie che lo avrebbero poi reso celebre in tutto il mondo, nel 1860 iniziò a scrivere un trattato su L’uomo bianco e l’uomo di colore, pubblicato poi a Padova nel 1871: una disamina sull’origine, la varietà, le differenze e le analogie anatomiche, morali e intellettuali fra le varie razze e fra l’uomo e la scimmia. L’opera costituì uno dei primi tentativi italiani di esporre una sistematica teoria antropologica volta a stabilire la superiorità della «razza bianca», lanciando l’ipotesi del primitivismo attraverso la dinamica del processo di evoluzione. Secondo la sua teoria, «quasi inevitabilmente, il “Negro”», come «gradino inferiore della scala evolutiva» era quello più vicino a «l’uomo primitivo», il quale, sempre secondo lui, non sarebbe derivato dalla scimmia, ma piuttosto da una sorta di «anello mancante», tra le due specie, quella bianca e quella nera. Nello stesso anno 1871 usciva L’Origine dell’uomo, nel quale Charles Darwin (1809-1882) cercava di dimostrare come si possano estendere all’uomo le leggi dell’evoluzione per selezione naturale che regolano il ciclo vitale di animali e piante, leggi che lo stesso naturalista inglese aveva già esposto, nel 1859, nell’Origine delle specie (vedi «La Rivista», n. 3 marzo 2009). Pur conoscendo bene gli studi dello scienziato inglese, Lombroso rimase sempre sostanzialmente estraneo e quindi lontano dalle ipotesi darwiniane. Abbracciato il principio secondo il quale «le specie zoologiche superiori si formano dal perfezionamento delle inferiori», Lombroso era testar- Rivista – Dicembre 2009 La damente convinto che dal «Negro dovette derivare il Giallo e il Bianco» e che esistesse «una parallela evoluzione» o trasformazione «anche nelle pratiche criminali». Retaggio atavico Così l’omicidio commesso da un uomo civilizzato era un retaggio dell’atavica legittima lotta per la sopravvivenza praticata dagli antenati più remoti. Egli elaborava allora la tesi «dell’uomo delinquente nato o atavico», di un individuo cioè marchiato sì dalla nascita e predisposto a delinquere perché già nei suoi geni portava «nella struttura fisica i caratteri degenerativi che lo differenziano dall’uomo normale e so49 Tre schede autografe di Cesare Lombroso per «sordomuta», «cretino» ed «ebete». cialmente inserito». Il delinquente era, insomma, tale per nascita. Egli archiviava dunque tutti quei concetti già ampiamente trattati anche dal ginevrino Jean-Jacques Rousseau (1712-1778), soprattutto con il Contratto sociale e Emilio o dell’educazione, che, aveva sottolineato, la forte e determinante influenza esercitata dalla società sull’inclinazione al bene e al male dell’individuo. Contrapponendosi alla tesi di una natura umana di per sé “cattiva” di Voltaire (1694-1778), Rousseau era giunto alla conclusione che essa è, invece buona, ma è la società a corromperla. Per dimostrare le sue teorie, Cesare Lombroso, sin dai primi anni dei suoi studi di medicina, non esitò, con dedizione quasi maniacale, a sezionare cadaveri e soprattutto a mozzare teste di morti ritenuti colpevoli di gravi delitti, per misurare ed esaminare la massa cerebrale. Attraverso la misura del cranio o di altre parti del corpo, egli voleva trovare le cause della predestinazione a delinquere. Il caso volle che, dopo essersi arruolato nel Corpo sanitario militare piemontese (1859), nel 1861 fosse inviato al seguito delle truppe incaricate di combattere il brigantaggio in Calabria, con l’incarico speciale di «consulente medico». Di fronte a tanta miseria, alle condizioni disumane di vita, all’ignoranza delle classi contadine, all’analfabetismo dell’oltre l’80% della popolazione, restando sordo e muto davanti a tanto dolore, Lombroso approfittò della situazione per iniziare il suo personale «studio criminologico» su quelle disgraziate 50 popolazioni, che si erano ribellate all’invasione piemontese. E invece di ricercare le cause di quella ribellione nei modi e nei tempi del passaggio dal Regno delle Due Sicilie al forzato accorpamento al Regno d’Italia, Lombroso considerò delinquenti incalliti tutti i ribelli, fornendo così alle truppe l’alibi per reprimere nel sangue ogni protesta e tenere nascosta la vera natura di quella rivolta che era tutta di carattere sociale e politico. La «fossetta occipitale interna» Così, mentre schiere di studiosi, soprattutto stranieri, si recavano nell’Italia meridionale per studiare usi, costumi, tradizioni popolari e suggerire i provvedimenti da prendere per risollevare la penosa situazione di quelle popolazioni, Cesare Lombroso se ne andava in giro a bollare di delinquenti tutti quei poveracci che, per sventura della sorte, avevano, secondo il suo schema, anormali misure del cranio. Dai suoi studi del periodo calabrese ne viene fuori l’immagine di una persona che si accaniva a tagliare e a sezionare cadaveri e a sottoporre ad umilianti misurazioni tutti quegli individui che avevano presunte caratteristiche somatiche delinquenziali. C’era in lui anche un maniacale interesse per gli strumenti di tortura. Negli elenchi della sua collezione si possono leggere, tra l’altro, le didascalie autografe per la «macchina da squarciare le dita» e per quella «per aprire la bocca onde strappare la lingua» e tante altre simili amenità. In Calabria, Lombroso fu anche assiduo frequenta- Rivista – Dicembre 2009 La tore delle locali carceri per osservare e studiare i delinquenti più incalliti alla ricerca di prove che avrebbero dovuto avvalorare le sue tesi. In una di quelle visite fece l’incontro con Giuseppe Villella, un brigante già in età avanzata con un curricolo di tutto rispetto e di particolare ferocia. Chiese alle autorità di mettergli a disposizione, a morte avvenuta, il suo corpo. E così, nel novembre 1872, Lombroso da un anno direttore del manicomio di Pesaro, si mise a studiare i miseri resti del Villella, deceduto all’età di 70 anni, alla ricerca di qualcosa che potesse dimostrare ciò che aveva determinato quel suo comportamento delinquenziale. E, si sa, chi cerca trova! Osservando il cranio di quell’uomo egli “scoprì”, nella parte posteriore del cranio una «fossetta occipitale interna», da lui poi individuata in altri soggetti deviati, ma mancante, sempre secondo le sue osservazioni, negli individui «normali», era, infatti per lui, la prova che «delinquenti si nasce». La scoperta della «fossetta» era la conferma che esistevano dei fattori degenerativi e biologici che determinavano il comportamento delle persone. Dalla scoperta della «fossetta» alla teoria di L’uomo delinquente il passo fu breve. La prima edizione di quel volume è del 1876, lo stesso anno in cui Lombroso si trasferì da Pesaro a Torino, dove dal 1878 sarà professore di medicina legale in quella università, fondandovi, tra l’altro, un laboratorio di psichiatria sperimentale. Le regressioni evolutive E fu a Torino che Lombroso iniziò in modo sistematico la raccolta di strumenti medici, di scheletri e soprattutto di crani, di scritti, di corpi di reato, di macchine e congegni di tortura, che, dal 1904, sarebbe diventata Museo psichiatrico e criminologico con sede al Valentino. Per accrescere la sua collezione, Lombroso riuscì ad ottenere, a più riprese, circolari governative e persino decreti legge che imponevano a carceri e tribunali di tutto il Regno di consegnare al suo museo gli oggetti e i corpi dei reati più gravi. Dal 1947 il museo, trasferito in corso Galileo Galilei 22, abbandonata la visualizzazione di un sistema scientifico definitivamente superato, ha assunto caratteristiche fortemente interdisciplinari con reparti di criminologia, arti figurative, linguistica e semiologia, diritto, vita e cultura materiale, igiene, alimentazione e lavoro, mentalità collettiva. Tra le altre opere del Lombroso ricordiamo: Genio e follia (1864), Studi per una geografia medica d’Italia (1865), La medicina legale dell’alienazione (1873), L’uomo criminale (1875), L’antisemitismo e le scienze moderne (1894), Gli anarchici (189), Grafologia (1895), La donna criminale (1895), Il crimine, causa e rimedi (1899), Nuovi studi sul genio (1902). Ma la sua opera principale restò L’uomo delinquente, che si arricchì di aggiunte nelle Rivista – Dicembre 2009 La successive tre edizioni. Con il passare del tempo, il determinismo biologico di Lombroso si trasformò in una corrente di pensiero che considerava l’anatomia e poi i geni fattori fondamentali del comportamento umano. Per cui solo ai singoli individui, ma anche ad interi gruppi intesi come “razza” corrispondevano comportamenti sociali e morali. Ad alcuni gruppi particolari come alle persone di pelle nera, ma anche di altri colori, esclusi naturalmente i bianchi, veniva associata una maggiore propensione a delinquere. Per lui, e per la folta schiera dei suoi seguaci, sarebbe stato quindi possibile identificare i «criminali» da tutte quelle particolarità anatomiche che rivelavano vere e proprie «regressioni evolutive». In base a queste teorie avrebbero avuto più propensione a delinquere gli individui che avevano maggiore spessore delle ossa del cranio, grandi mascelle, braccia relativamente lunghe, fronte stretta e bassa, orecchie grandi, pelle più scura, diminuita sensibilità al dolore, incapacità di arrossire. La nomenclatura binaria di Linneo I criminali, essendo tali per nascita, sono irrecuperabili perché «tutte le cure sociali s’infrangono come contro una roccia». Di teoria in teoria poteva infine essere giustificata anche la pena di morte per gli individui considerati appunto predisposti per natura a delinquere. Lombroso non era comunque il primo, né sarà l’ultimo a sostenere le tesi di correlazione tra comportamenti e caratteri ereditari e somatici. Tra i suoi precursori troviamo il napoletano Giambattista Della Porta (1535-1615), che era convinto di poter riconoscere il carattere di un individuo in base alla rassomiglianza del suo volto con quello di un animale, e lo zurighese Johann Kaspar Lavater (1741-1801), considerato il fondatore della fisiognomica, cioè di quella pseudo-scienza che sostiene di poter conoscere il carattere degli uomini mediante la «lettura» del loro viso. C’era stato poi anche il celebre Carlo Linneo (1707-1778) che, con la sua nomenclatura binaria, aveva dato un consapevole contributo alle teorie razziste. Così il celebre naturalista svedese classificava infatti le razze umane: 1) Europaeus albus: ingegnoso, inventivo, bianco; 2) Americanus rubescens: soddisfatto del proprio destino, amante della libertà, irascibile; 3) Asiaticus luridus: orgoglioso, avaro, giallastro, melanconico; 4) Afer niger: astuto, pigro, negligente, nero. E l’idea che le razze, ancora nella seconda metà del XIX secolo, venivano ordinate gerarchicamente con in testa quella bianca europea, fu sottintesa anche dal medico inglese John Langdon Haydon Langdon-Down (1828-1896), contemporaneo del Lombroso, che, nel 1862, nel descrivere 51 Il monumento in memoria di Cesare Lombroso a Verona sua città natale. la patologia causata in alcuni individui dalla presenza di un cromosoma 21 in più (o parte di esso), a causa dei tratti somatici del viso dei pazienti, che richiamano vagamente quelli di alcune popolazioni della Siberia orientale, la chiamò mongoloidismo. Era una definizione non solo impropria ma anche offensiva e razzista, per questo negli ultimi decenni è stata sostituta dall’espressione sindrome di Down. A mettere in crisi gli ambienti scientifici tradizionali del tempo di Lombroso, dopo Darwin, ci pensò il monaco austriaco Gregorio Mendel (1822-1884), elaborando i principi fondamentali della trasmissione dei caratteri. Le scoperte scaturite dagli esperimenti fatti da Mendel, ulteriormente sviluppati da un gran numero di genetisti, stanno alla base della moderna teoria dell’evoluzione. «Pare impossibile », come sostiene Adriano Buzzati Traverso in L’uomo su misura, Bari, Laterza, 1968, «che a cent’anni dalle scoperte di Mendel il mondo debba ancora essere profondamente turbato dal troppo prolungato uso del concetto di razza, reso insostenibile in seguito alla nascita ed allo sviluppo della genetica moderna». Il “bello” non è sempre “buono” Sulla scia di Darwin e di Mendel sarà, tra gli altri, Jay M. Savage a chiarire un fatto fondamentale del processo evolu52 tivo: l’evoluzione non avviene a carico e per le trasformazioni di singoli geni o singoli individui. Sono le moltitudini di individui, le popolazioni con la somma delle loro caratteristiche, il soggetto e l’oggetto delle modificazioni evolutive. Quindi, quanto le società sono più aperte e più dinamiche tanto più accelerata risulta l’evoluzione. Ma attenti, perché è ormai scientificamente provato che esistono differenze somatiche ma non mentali tra i vari ceppi della razza umana e lo stesso concetto di razza si avvia verso il definitivo superamento. Come ha dimostrato il genetista Luca Cavalli Sforza «le differenze tra i singoli individui sono più importanti di quelle tra popolazioni diverse». Cesare Lombroso resta comunque una figura emblematica del Positivismo italiano, che sull’esempio di quello inglese e francese, mirava all’abbandono delle astrattezze della metafisica per limitarsi a organizzare i dati delle scienze sperimentali. E lui lo fece ponendo al centro della sua attenzione l’uomo delinquente. L’errore più grave fu quello di voler stabilire una diretta correlazione tra anomalia fisica e degenerazione morale, perché non è vero che “bellezza” sia sempre “ordine”, né tantomeno che “bello” sia sempre “buono”. Tre anni prima che nascesse Lombroso, Victor Hugo (1802-1885), in Notre Dame de Paris (1831), celebre romanzo più volte musicato con successo, aveva cowmmosso il mondo con la storia di Quasimodo, il campanaro brutto e gobbo, vero innamorato della bella gitana Esmeralda, da lui difesa dalle insane voglie di Febo, il capitano bello e fulgido, ma arido e senza cuore, e da Frollo, l’elegante e viscido arcidiacono della stessa cattedrale. I due, senza scrupoli, fecero condannare a morte la ragazza della quale volevano solo il corpo, mentre il deforme Quasimodo, invece, si sarebbe fatto poi morire d’amore sulla sua tomba. Le teorie del Lombroso contribuirono comunque ad affermare la pretesa superiorità di un gruppo umano sugli altri, presunta in base a caratteristiche biologiche e anche culturali, e quindi alla «violenta formazione» di sistemi sociali basati su pregiudizi ed emarginazioni, fino alla «dichiarata volontà di soppressione delle alterità culturali che inquinano la purezza della razza considerata dominante». Rivista – Dicembre 2009 La C A colloquio con Corrado Augias redo nel bisogno di spiritualità Temo l’uomo prigioniero della propria cultura Invitato dall’Associazione Svizzera per Rapporti culturali ed economici con l’Italia (ASRI) di Zurigo - presieduta dal dinamico avvocato Paolo Solari Bozzi - il noto giornalista, scrittor e saggista italiano ha tenuto un conferenza presso l’università di Zurigo. Com’era lecito attendersi, un incontro vivo, ricco di spunti interessanti e di stimoli ad una riflessione attiva, durante il quale, forte delle approfondite ricerche fatte per la scrittura di alcuni dei suoi saggi dedicati all’argomento, ha proposto la sua visione laica di una personalità fondamentale nella nostra civiltà come lo fu Gesù. Un’occasione per un confronto pacato attorno a temi che spesso vengono tabuizzati o sui quali si preferisce soprassedere rifugiandosi in un’infastidita genericità. A margine della conferenza, per noi anche un’opportunità di un rilassato tête-à-tête di cui proponiamo i passaggi più interessanti di Giangi Cretti “Io non vedo magari i miei nipoti sì, ma io no - come uno schermo di un computer o un e-book, possa consentire la lettura di un testo che induca a sentimenti forti, come il riso, il pianto o l’eccitamento erotico, in grado di trasmettere la stessa intensità che veicola la lettura di un libro.” Evito intenzionalmente ogni riferimento alla vicenda, sgonfiatasi fin dal suo nascere, che lo voleva coinvolto nello spionaggio al servizio di una nazione del vecchio Patto di Varsavia e, dopo aver ricordato i tempi in cui i giornalisti, gli inviati soprattutto, ricorrevano alle dimafoniste per dettare un articolo al telefono quasi in tempo reale, inizio con una domanda che ammetto un po’ pretenziosa, visto che lui ci ha scritto un libro. Perché i libri ci rendono migliori allegri e più liberi? Perché i libri sono ancora oggi, nonostante internet, lo strumento di comunicazione più duttile. La pagina scritta è in grado di trasmettere qualunque tipo di informazione cosa che né la televisione né il computer possono fare. Ci sono temi o argomenti che necessitano del contato fisico di un pagina, perché favorisce la riflessione. Penso ad un trattato di filosofia, ad esempio. Ma anche se abbandoniamo il campo della ragione ed entriamo in quello dei sentimenti e delle emozioni, io non vedo - magari i miei nipoti sì, ma io no - come uno schermo di un computer o un e-book, possa consentire la lettura di un testo che induca a sentimenti forti, come il riso, il pianto o l’eccitamento erotico, in grado di trasmettere la stessa intensità che veicola la lettura di un libro. Se poi prendiamo in considerazione le immagini, non vi è dubbio che esse hanno un impatto forte e immediato, ma proprio quello che potrebbe sembrare un limite della pagina scritta è il suo pregio: tutto quello che non è detto è consegnato alla fantasia del lettore. Se io leggo di un amplesso o se lo vedo in video o al cinema non è la stessa cosa. L’immagine imbriglia la fantasia, non la lascia libera. Cosa che invece ci succede quando leggiamo e allora i volti, le voci, i gesti, lo scenario hanno la nostra impronta, li costruiamo noi. È un ragionamento che si può trasferire pari pari dai libri ai giornali? Effettivamente è più difficile. Riducendo Rivista – Dicembre 2009 La Corrado Augias all’essenziale il mio pensiero, visto che lei mi pone domande che meriterebbero ore, le posso dire che credo che la stampa abbia un avvenire non brillantissimo con un restringimento del suo campo di intervento. Quelli come noi, intendo milioni persone come noi, quando prendono in mano il giornale la mattina, in termini di notizie, sanno già tutto quello che c’è scritto, perché l’hanno sentito la sera prima in televisione. Ciò che la stampa scritta conserva è la capacità di analizzare e commentare la notizia. In questo caso, la stampa dovrebbe servire a fornire gli elementi che dovrebbero contribuire a creare un’opinione su quanto accade. In Italia però si legge poco. È vero che si legge relativamente poco. Per diverse ragioni, già evidenziate da Leopardi nel 1832, nel suo Discorso sopra lo stato presente dei costumi degli italiani, i quali, per loro natura, complice anche il clima, secondo il poeta erano: dissipati, superficiali, dediti al divertimento. È vero si è sempre letto poco. Oggi è ancora così. I quotidiani, compresi gli sportivi vendono 6 milioni di copie, tante quante se ne vendevano nel 1938. 53 Quindi l’impatto della stampa scritta sull’opinione pubblica… …è incomparabile con quello che ha la televisione. Infatti, in Italia, controllare la televisione è il primo strumento per guadagnare o conservare il potere. A tal proposito, in Italia è molto animato - va da sé per interessi partigiani, variamente addomesticato il dibattito sulla libertà di stampa. Non ha l’impressione che non si tratti nei fatti di mancanza di libertà, ma piuttosto di un marcato asservimento dei giornalisti? Ci sono tutt’e due le cose. C’è una forte azione del governo, che non è che censuri direttamente questo o quell’articolo, che in modo sottile scoraggia la pubblicazione di un certo tipo di critica. In che modo? Contando sul fatto che l’editore avvertito sa che la pubblicità è in drammatico calo, che i giornali hanno bisogno dell’aiuto del governo per sopravvivere. Pertanto, l’editore accorto sa come si deve regolare. Questo vale per la stampa scritta. Per la televisione, il discorso è addirittura brutale. Nel seno che l’attuale Presidente del Consiglio possiede 3 televisioni e ne controlla altre 3. Indirettamente, controlla anche la settima rete a diffusione nazionale, La7. Perché anche quelli della 7 sanno benissimo che si possono spingere fino ad un certo punto, senza però “rompere” più di tanto. La ripartizione del mercato pubblicitario, guarda caso, avvantaggia le reti private e penalizza quelle pubbliche. Non è che ci sia il commissario politico che censura, ma il risultato lo si ottiene comunque Lei, che nel settore è un capitano di lungo corso, come percepisce oggi la professione del giornalista? C’è ancora una deontologia professionale alla quale riferirsi? È cambiato. Ma non per tutti allo stesso modo. Il reporter, o l’inviato speciale del grande giornale, continua a svolgere il suo compito in giro per il mondo, rincorrendo e raccontando i vari eventi. È cambiato il mestiere del redattore ordinario, perché nella generalità dei casi è un impiegato che, per sette ore e un quarto al giorno, sta davanti ad un computer e monta i dispacci d’agenzia. Vale per la stampa scritta. Se penso ai giornalisti televisivi penso che tutto sia molto facile. Per via del supporto delle immagini? Insomma, un testo televisivo… …ha le dimensioni della didascalia di una foto. Esattamente. Non comporta lo stesso sforzo che merita un articolo in cui si debba raccontare in modo circostanziato cosa sia successo, ad esempio, durante i lavori del Congresso degli Stati Uniti. È tutta un’altra cosa. Lei, oltre che giornalista, è anche scrittore. Dopo un esordio come giallista, in tempi più recenti si è cimentato con una serie dei saggi che ruotano attorno alla religione. Come mai? Per una somma di fattori: storici, che ci riguardano tutti, e biografici. Storici, perché la religione, soprattutto in Italia e in Spagna, ma non solo, dopo il crollo delle 54 ideologie ha acquistato uno spazio pubblico che prima non aveva. Fino agli anni 70/80 del secolo scorso, la religione aveva una dimensione intima che concerneva le scelte individuali. Oggi, la religione - le religioni, le chiese, per quanto ci concerne la chiesa cattolica - pretende di regolare la vita personale degli individui. Per quanto riguarda invece la mia biografia, precisando che io sarei, dico sarei perché non provengo da una famiglia religiosa, di origine ebraica, ad un certo punto mi sono reso conto che sapevo quasi nulla. Allora la mia ignoranza, sommata all’invadenza della religione cattolica, mi ha spinto ad interrogarmi. Ma insomma chi era Gesù? E allora, di fronte a questo interrogativo, ho deciso di rivolgermi ad un sapiente – nel caso specifico il prof Mario Pesce che insegna all’Università di Bologna – perché mi aiutasse a trovare la risposta. Ne è nato un libro che in Italia ha venduto seicentomila di copie. A dimostrazione che quello che sentivo io da uomo comune era sentito da molti. Da quello che lei dice, deduco che lei pensi sia messa a repentaglio la laicità dello stato? In Italia senza dubbio. Per ragioni incrociate. Si pensi al dibattito affrontato recentemente dal Parlamento su quello che comunemente chiamiamo testamento biologico. Dal Senato è uscita una legge ridicola. Nel senso che, da un lato, il medico può non tenere conto della dichiarazione di volontà del diretto interessato, dall’altro, il nutrimento e l’idratazione, che in tutto il mondo la comunità scientifica considera terapia, secondo questa legge terapia non sono ma sostegno vitale, quindi, sempre secondo questa legge, in nessun caso essere interrotto. Perché questo testo passerà probabilmente in questa forma assurda anche alla Camera e diventerà legge dello stato? Perché il Presidente del Consiglio attuale ha bisogno di riguadagnare l’appoggio delle Chiesa cattolica dopo tutte le vicende che lo hanno visto protagonista. Una legge gradita, come merce di scambio? Esattamente. In questo scenario, il popolo elettore è semplicemente succube? Non è succube. In questo momento l’Italia è un paese così malato, anche perché la reattività delle persone si è azzerata. Le faccio un esempio. In Francia, quando è scoppiata la faccenda di Jean Sarkozy – il figlio del Presidente, che a 23 anni doveva diventare presidente dell’ente di gestione del quartiere della Défense, dove sono concentrate le aziende e le società internazionali – la reazione dei giornali è stata fortissima, ma più ancora è stata fortissima la reazione degli elettori dello stesso partito di Sarkozy. Questo ha indotto il Presidente, e di conseguenza il figlio, a ritornare sulle sue ambizioni, lasciando libero il campo. Questa è una reattività che in Italia oggi non possiamo neppure immaginare. All’inizio degli anni ’70, quando venne approvata la legge su divorzio, ci fu un movimento cattolico che promosse il referendum abrogativo. Ma la popolazione si ribellò in massa e sappiamo quale fu l’esito di quel referendum popolare. Oggi una simile capacità di reazione purtroppo non c’è. Rivista – Dicembre 2009 La Il perché lo potremmo scoprire leggendo i suoi libri. “La mia ignoranza, sommata all’invadenza della religione cattolica, mi ha spinto ad interrogarmi. Ma insomma chi era Gesù? E allora, di fronte a questo interrogativo, ho deciso di rivolgermi ad un sapiente – nel caso specifico il prof Mario Pesce che insegna all’Università di Bologna – perché mi aiutasse a trovare la risposta. Ne è nato un libro che in Italia ha venduto seicentomila di copie” Ritorniamo al discorso sulla religione e alla sua “invasione di campo”. Al di là di quanto accade in Italia, oggi, in Occidente si diffonde la paura di un Islam sempre più incalzante per via del fatto che religione e politica sono spesso un tutt’uno nella gestione del potere pubblico. In tal senso, si agitano paure e tensioni. Le religioni sono sempre state fonte di tensioni, di guerre, di massacri. In particolare le religioni monoteiste, che poi sarebbe l’ebraismo declinato nelle sue due confessioni figlie: il cristianesimo e l’islamismo. Oggi i contrasti sono ancora più forti perché c’è tutta una fascia di Paesi, molti dei quali ex colonie sovietiche, dove la fede religiosa è emersa, occupando lo spazio lasciato libero da quell’altra “fede” imposta dal tallone di ferro del comunismo. dagli ebrei. Lo stesso non vale per l’islamismo che invece tende al proselitismo, a mantenere la sua separatezza e i suoi costumi, alcuni dei quali stridono con i nostri. I fatti di cronaca, anche nera, sono purtroppo segnati in modo increscioso e spesso drammatico. Mi ha molto colpito la frase di un padre che ha ammazzato figlia, perché frequentava un ragazzo italiano e vestiva come le sue coetanee nei nostri paesi, il quale ha detto: “Dovevo farlo”. Lì, ho visto l’uomo prigioniero della sua cultura, dalla quale è incapace di uscire e di capire che quei principi che lui ha assorbito da ragazzino sono povere cose e che si può vivere forse in modo più libero anche con altre leggi. Sono cose complicatissime, difficili da concepire e da spiegare. Le ha detto: provengo da una famiglia ebrea, non sono un praticante, ho una mia visione morale, mi sento ignorante, mi informo, rifletto. Alla fine di questo percorso la domanda è d’obbligo: crede? In che? In Dio? Quale Dio? In un al di là, in un dopo extraterreno? In un dopo extraterreno sicuramente no. Non capisco perché noi esseri, fatti di cellule, dovremmo aver un’esistenza diversa da quella degli organismi fatti anch’essi di cellule. Quando lei mi chiede se credo in Dio, mi pone una domanda vaga. Perché Dio è un concetto indefinito. Lei mi deve chiedere se credo nel Dio degli Aztechi, se credo in Manitou. Non ci credo. Credo però nel bisogno di una spiritualità. La paura di una progressiva islamizzazione dell’Occidente, viene puntualmente sbandierata ogni qualvolta si parli di immigrazione e di processi di integrazione degli stranieri nei nostri paesi industrializzati. È una paura strumentale. Ma da che mondo si è sempre fatto così. Ogni governante ha cercato di sfruttare una causa di timori esterna per cercare di risolvere i problemi interni. Io credo però che la presenza massiccia islamica in Europa qualche problema lo crei e continuerà a crearlo. Non sarà facile venirne a capo. Si potrebbe dire che anche gli ebrei sono una presenza considerata parallela a quella che segna la storia della nostra cultura religiosa, ma ci sono alcune differenze. Intanto, gli ebrei non vogliono fare alcun proselitismo, generalmente stanno fra di loro. Inoltre, gli ebrei, pur originari del Medio Oriente sono profondamente assimilati. Pensiamo alla storia d’Italia: il Risorgimento è stato in gran parte sostenuto Il perché lo potremmo scoprire leggendo i suoi libri. Corrado Augias è nato a Roma nel 1975. Come giornalista ha trascorso molti anni all'estero: Parigi prima, poi New York da dove è stato corrispondente del settimanale L'Espresso e del quotidiano La Repubblica. Attualmente risiede a Roma. Ha svolto attività di autore televisivo. Tra i suoi programmi (Raitre): Telefono giallo, settimanale dedicato ai grandi delitti irrisolti (pubblici e privati); Babele: dedicato ai libri; Le storie, diario italiano. Come scrittore, ha lavorato per il teatro (L' onesto Jago, festival di Venezia 1985). E’ autore di apprezzati romanzi a sfondo storico-politico. Tra i suoi titoli: Quel treno da Vienna, Rizzoli 1981; Il fazzoletto azzurro, Rizzoli 1983; L’ultima primavera, Rizzoli 1985. Per la serie dedicata alle città, I segreti di Parigi è stato pubblicato nel Settembre 1996 da Mondadori ed ha avuto un rilevante successo (dieci edizioni). Tre edizioni ha avuto il successivo Il viaggiatore alato, biografia di Amedeo Modigliani. I segreti di New York (sempre per Mondadori) ha avuto sei edizioni e una vendita superiore alle 50 mila copie. I segreti di Roma (300 mila copie) ha avuto numerose traduzioni estere e una riduzione in DVD. Inchiesta su Gesù, chi era l’uomo che ha cambiato il mondo (dialogo con il Prof. Mauro Pesce) ha venduto in Italia 700 mila copie e ha avuto anch’esso numerose traduzioni estere. Sono seguiti Inchiesta sul cristianesimo (dialogo con il Prof. Remo Cacitti) e Disputa su Dio e dintorni, dialogo con il Prof. Vito Mancuso – tutti editi da Mondadori. Rivista – Dicembre 2009 La Credere nel bisogno di credere? Credo nel bisogno di… Credo che l’affermazione chiave sia quella di Spinosa: “Deus sive natura”. È chiaro che questo caos nel quale viviamo, che chiamiamo Terra, dentro un universo di cui così poco conosciamo, ci chiami ad avere una visione che superi la razionalità della materia. Oltre la materia c’è qualcosa d’altro che io chiamo spiritualità. Nel titolo della conferenza che lei tiene a Zurigo, Chi ha ucciso Gesù, c’è un’affermazione: Gesù è morto. Chi è il colpevole? Lui stesso 55 Gli appuntamenti di dicembre ❱ 10 dicembre - ore 18.00 Romanisches Seminar UZH Zürichbergstr. 8, Zurigo Leon Battista Alberti e il volgare Dr. Mariantonietta Passarelli (Università La Sapienza di Roma e Università di Zurigo) La conferenza si incentrerà sulla nozione di ”volgare” e su cosa essa significhi nel progetto letterario e culturale del grande architetto, matematico e poeta umanista. Organizza: Centre for Renaissance Studies dell’Università di Zurigo. Aula D31 - ingresso libero ❱ 12 dicembre ore 16.00-23.00 Casa d’Italia, Sala Pirandello, Erismannstr. 6, Zurigo Registi italiani di oggi Mini-rassegna cinematografica sui temi dell’amore e del lavoro ai nostri giorni. Presentazione: d.ssa M. A. Le Foche, lettrice Università di Zurigo Ore 16.00: Scusa ma ti chiamo amore (di Federico Moccia, 08) Ore 18.15: Volevo solo dormirle addosso (di E. Cappuccio, 04) Ore 20.30: Manuale d’Amore 2 (di Giovanni Veronesi, 2007) I film sono sottotitolati. Ingresso libero Organizzano: Il Consolato Generale di Zurigo, Comites ❱ 13 dicembre ore 17.00-18.00 Zwinglihaus, Aemtlerstr. 23, Zurigo Tempio di concerti Concerto per pianoforte e voce di soprano Chiara Skerath, soprano; Maria Grazia Sorrentino, pianoforte Musiche di Bellini, Donizetti, Rossini, Verdi, Puccini, Tosti Dopo il concerto: rinfresco e incontro con i musicisti Organizzano: Chiesa Evangelica di Lingua italiana Zurigo, Kulturverein Hitz-Sorrentino Ingresso libero (colletta) ❱ 20 dicembre ore 11.30-12.30 Zwinglihaus, Aemtlerstr. 23, Zurigo Tempio di concerti: ”Back to Bach!” Maestro Eugenio Giovine, organo Un’immersione nel variegato mondo del repertorio organistico (non solo natalizio) di J. S. Bach Dopo il concerto: rinfresco e incontro con il musicista Organizza: Chiesa Evangelica di Lingua italiana Zurigo Ingresso libero (colletta) Fino al 21 marzo 2010 nel Castello Sforzesco di Milano La Monaca di Monza Resterà aperta fino al 21 marzo 2010, nelle Sale Panoramiche del Castello Sforzesco di Milano si terrà la mostra che ripercorre, per la prima volta, la vicenda della Monaca di Monza, uno dei più noti personaggi manzoniani. Tra verità documentaria e trasposizione letteraria, oltre 60 opere di artisti dell’Ottocento italiano, quali France- sco Hayez, Mosè Bianchi, Giuseppe Molteni, Gaetano Previati, restituiscono l’affascinante volto di una donna la cui vicenda, segnata da passioni e delitti, culmina nella terribile condanna che riecheggia tra le pagine degli Atti del processo, eccezionalmente esposti. L’iniziativa, curata da Lorenza Tonani, è promossa dal Comune di Milano, ideata e prodotta da Alef, col patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Lombardia, della Provincia di Milano, della Provincia di Monza e Brianza; sponsor tecnico LeNord. A Magliaso fino al 20 gennaio Il qui e l’altrove di Anna Sala Nel raffinato spazio della Residenza Privata Rivabella a Magliaso, nel Canton Ticino, fino al 20 gennaio 2010 è allestita una mostra personale di pittura di Anna Sala, con Ombre azzurre, 2009, olio su tavola. il titolo Il qui e l’altrove. Anna Sala, nata a Milano, si è laureata in Lettere ad indirizzo artistico con Enrico Crispolti a Siena. Dopo una lunga permanenza nella città toscana si trasferisce in Egitto. Le immagini ritratte nel paese africano suscitano 56 la sua sensibilità immaginativa. Nell’arco di questi anni Anna Sala ha avuto un percorso espositivo in spazi pubblici e privati, in Italia e in Svizzera. Molto varia è stata l’attenzione critica in testimonianze, presentazioni, articoli su giornali. L’esposizione raccoglie una sequenza di marine e di nature morte. Le marine tendono a uno splendore dell’assenza, a un lucido nitore, ad una immota malinconia. Le nature morte escono dal soggetto pittorico: diventano la continua variazione dell’io, la magia e l’ombra di una sparizione che non muore. Orari di apertura tutti i giorni dalle 10 alle 21 Rivista – Dicembre 2009 La Carnet De Courbet à Picasso: Casa-Museo Fellini È stata inaugurata ufficialmente la nuova sede della Fondazione, via Nigra 26, la Casa-Museo Fellini, generosamente messa a disposizione dal Comune di Rimini. L’esposizione permanente ha dato vita ad un istituto polifunzionale, come avviene nelle grandi metropoli culturali, convivono così gli uffici con l’archivio Fellini, consultabile su prenotazione da studiosi e cinefili. L’allestimento risulta altamente coreografico, in cui i fantasiosi costumi di scena di alcuni film del Maestro riminese, Il Casanova e Roma, appaiono all’improvviso entrando nella biblioteca tematica. Alcuni magici disegni del Maestro, tratti dal Libro dei Sogni, adornano le pareti accompagnati dalle storiche locandine delle pellicole più famose, Fellini-Satyricon, E La nave va, Intervista, Lo sceicco bianco, Il bidone, Amarcord, Il Casanova, Roma, La città delle donne, La voce della luna, Luci del Varietà e I vitelloni, nonché dalle foto di scena de Lo sceicco bianco, Le notti di Cabiria, Amarcord, Boccaccio ’70, e altre ancora. Il giardino della Casa-Museo si affaccia su uno dei parchi cittadini da cui emerge la possente mole dell’Arco D’Augusto, in questo quadro storico la mitica prua del Rex fa capolino emergendo dal verde metaforico dell’erba, su una parete esterna dell’edificio giganteggiano icone felliniane: I Vitelloni e il Grand Hotel. La Casa-Museo si propone come il polo cinematografico cittadino, in attesa del completamento della ristrutturazione del Cinema Fulgor, ad opera del Maestro Dante Ferretti, prevista per la fine del 2012, in cui Museo, Fondazione, archivio e cineteca prenderanno dimora. All’interno del museo un piccolo book shop propone volumi e oggettistica a tema. La Rivista di cinema Fellini Amarcord, pubblicata dalla Fondazione e curata dal Direttore Vittorio Boarini, è acquistabile anche on-line sul sito dell’ente stesso. Casa Museo Fellini Via Nigra, 26 - 47923 Rimini zona Arco D’Augusto-Parco Cervi Tel 0541. 50085- 50303 A Stabio fino al 20 dicembre illeggibile Un centinaio di opere e diciotto artisti a testimonianza della vivacità e delle potenzialità artistiche della moderna calligrafia: con illeggibile, collettiva allestita ai Bagni di Stabio fino al 20 dicembre, l’associazione “Calligrafia in Ticino” si presenta per la prima volta al pubblico. A sette anni dalla sua creazione - allora si chiamava “Gruppo Calligrafia Ticino” – l’associazione si è progressivamente ampliata sino a contare una ventina di membri, che praticano la calligrafia come forma di espressione personale e artistica. Emblematico, in proposito, il titolo scelto per l’esposizione: illeggibile, volutamente aperto alle diverse interpretazioni del segno calligrafico da parte degli artisti, la cui ricerca - pur partendo dalla scrittura - può discostarsi a tal punto dal segno alfabetico da sfociare talvolta in un gesto espressivo privo di significati direttamente comprensibili. Opere, dunque, che prendono spunto dalla “calligrafia classica” per sondarne le potenzialità espressive - in una ricerca che, paradossalmente, può andare sino all’annullamento dell’essenza stessa della scrittura: la leggibilità, appunto. A dimostrazione che la calligrafia è sì padronanza del gesto, ma anche suo superamento, poiché lin- Rivista – Dicembre 2009 La guaggio dell’anima che rende ogni opera esposta diversa ed unica. L’esposizione rimarrà aperta dal 13 novembre al 20 dicembre 2009, nei giorni di sabato e domenica dalle 14:00 alle 18:00. Su appuntamento: tel.: 079 681 12 16 / 079 602 45 00 57 DALLA PUGLIA CON GUSTO Lunga tradizione in tavola L a F. Divella S.p.A. è produttrice di pasta di semola di grano duro da più di 100 anni. Oggi, nei moderni stabilimenti di Rutigliano e Noicattaro, la Divella produce ogni giorno 1000 tonnellate di semola di grano duro, 350 tonnellate di farina di grano tenero e 700 tonnellate di pasta. I molini macinano grani duri selezionati tra i più pregiati trasformandoli in semola per la produzione della pasta Divella: gli spaghetti, i rigatoni, le famosissime «orecchiette, la pasta all’uovo, l’integrale, trafilata al bronzo ed, infine, la pasta arricchita di verdure disidratate (peperoncino, aglio e basilico, pomodoro e spinaci); oltre 150 formati per una scelta vastissima che soddisfa le richieste più esigenti. La Divella offre al pubblico una vasta gamma di prodotti a prezzi convenienti e competitivi. Lo stabilimento della Divella. Pasta, farina, semola, riso, pomodori, legumi, olio extravergine di oliva e biscotti: un mix vincente per il vostro business. Importatore per la Svizzera - Importeur für die Schweiz - Importateur pour la Suisse: Revini S.A. / Corso San Gottardo 72 / 6830 CHIASSO Tel. 091 641 62 15 / Fax 091 641 62 16 Deposito - Lager - Depôt: La 58 Rivista – Dicembre 2009 Via Cantonale 1 / 6855 STABIO B&P IMMAGINE&COMUNICAZIONE Da oltre 100 anni garantiamo l’alta qualità dei nostri prodotti. Ogni giorno portiamo gusto e qualità sulle tavole di tutto il mondo. di Liber Bruno Vespa Donne di cuori Mondadori pp: 564 € 20.00 Giulio Cesare e Silvio Berlusconi, Elena di Troia e Patrizia D’Addario, Cleopatra e Carla Bruni, Marilyn Monroe e Noemi Letizia, Vittorio Emanuele II e Gianfranco Fini, Giuseppe Garibaldi e Benito Mussolini, Madame Pompadour e Monica Lewinsky, Eleanor Roosevelt e Michelle Obama, Richelieu, Cavour e Massimo D’Alema... Sono centinaia i protagonisti di questo sorprendente libro di Bruno Vespa, che va a scavare in secoli di esistenze umane per raccontare un unico tema: il ruolo delle donne - e, quindi, il peso dell’eros e del sesso, ma anche la loro presenza rassicurante e protettrice - accanto agli uomini che hanno fatto la storia. L’attualità italiana è dirompente. Per le vicende che hanno coinvolto le frequentazioni femminili del presidente del Daniele Garbuglia Musica leggera Edizioni Casagrande pp.128 €15.00 - CHF 24.— C’è un momento, a metà strada tra l’infanzia e l’età adulta, in cui tutto appare immobile ma sul punto di esplodere. In Musica leggera Daniele Garbuglia trova le parole e le immagini per raccontare la crudeltà e la tenerezza di questo momento, uno dei passaggi più misteriosi e inevitabili della vita. Un ragazzo perde il padre in un incidente stradale e si ritrova all’improvviso sospeso nel vuoto. Il vuoto invade la casa dove vive con la madre, lo insegue durante le fughe in motorino in una provincia grigia e fuori dal tempo (con un Gianfranco Fini Il futuro della libertà Rizzoli pp. 168 Consigli non richiesti ai nati nel 1989 “Gli italiani si trovano davanti a sfide nuove. Dovranno ridefinire il senso del loro stare insieme come nazione davanti a fenomeni giganteschi ed epocali. Ci troviamo di fronte a un grande movimento storico che non dobbiamo subire ma di cui dobbiamo essere protagonisti attivi. E voi, ragazzi nati con il crollo del Muro di Berlino, dovrete essere in prima fila.” La caduta del Muro di Berlino ha cambiato la vita degli europei, a Est come a Ovest. Nel ventesimo anniversario, Gianfranco Fini prende spunto da quell’evento epocale per analizzare i radicali cambiamenti che il mondo ha vissuto negli ultimi Rivista – Dicembre 2009 La Scaffale Consiglio e dettato una parte rilevante dell’agenda politica del 2009. E per la discussione che si è aperta sulle molte, troppe violazioni della privacy di uomini pubblici, siano essi il presidente del Consiglio o quello della regione Lazio protagonista dell’ultimo scandalo a sfondo sessuale. Ma il libro spazia nei secoli passati e in ogni paese del mondo, e ci mostra che quasi tutti i potenti hanno avuto un enorme interesse per le donne, e che le donne hanno saputo approfittarne in modo talvolta intelligente, spesso spregiudicato. Al lettore si aprono scenari inediti: papi rinascimentali che accrescono il loro potere sistemando figli e nipoti, le favorite dei re di Francia più colte e brillanti (oltre che più belle) delle stesse regine, Napoleone vittima delle sue amanti e della sua incredibile ingenuità, Garibaldi scrittore di appassionate lettere d’amore, Cavour che rinuncia al matrimonio per il potere. Ma anche la bulimia sessuale di John F. Kennedy e di Bill Clinton, gli amanti segreti di lady Diana, la furia erotica di François Mitterrand e di Carla Bruni, l’andirivieni sentimentale di Cécilia e Nicolas Sarkozy. E poi, la castità di De Gasperi e Berlinguer, le tante amanti di Gronchi e Craxi, le seconde unioni di Fini, Casini, Bossi, D’Alema, le compagne discrete di Veltroni, Bersani e Franceschini. E tanto altro ancora. In un grande affresco che rivela l’insospettabile influenza avuta dalle “donne di cuori” nella storia umana. misterioso bunker che incombe sul paesaggio piatto e ricoperto di pioggia) e lo aspetta nella falegnameria dove impara il mestiere. Chi ha ucciso suo padre, spingendolo fuori strada e allontanandosi poi dalla curva come un criminale? Insieme all’esigenza di scoprire il colpevole dell’incidente, altri elementi giungono a scalfire il vuoto che lo immobilizza: il fascino di una coetanea, la storia dell’incontro e dell’innamoramento dei genitori, le avvisaglie di una nuova complicità con la madre, la macchina fotografica ereditata dal padre. Con questo libro Garbuglia conferma la sua straordinaria capacità di scavare nei sentimenti attraverso una narrazione che deve molto a certo cinema contemporaneo - quello più ostinatamente fedele alla vita reale delle persone. Daniele Garbuglia è nato a Recanati nel 1967 e vive a Senigallia. È autore della serie per ragazzi Soqquadro (Giunti, 2006) e dei romanzi Fagotto e Sparafucile (Pequod 1998) e Home (Casagrande 2006). anni e puntare lo sguardo su un futuro ancora da costruire. Crollate le barriere e venute meno le grandi opposizioni ideologiche, è finalmente diventato possibile lavorare per una nuova libertà, piena e allargata: risultato cui si può puntare solo affrancandosi dalla pesante eredità delle vecchie ideologie, per interpretare il mondo secondo codici nuovi, trovando punti di vista originali. È proprio per questo che il presidente della Camera si rivolge, qui, ai ventenni di oggi, la prima generazione di italiani ed europei ad aver vissuto davvero in un’epoca di libertà, democrazia e possibilità. Sono loro che, alleati in un nuovo patto generazionale con i loro padri e fratelli maggiori, hanno il compito di raccogliere le sfide da vincere: perché la libertà possa essere un bene sempre più esteso e diffuso. Sfide che coincidono con i temi caldi del dibattito politico attuale: dalla questione sociale all’immigrazione e alla coesione nazionale; dalla crescita dell’Unione europea alla necessità di mettere di nuovo la persona al centro dei processi economici e politici. Per ognuno di questi temi Fini propone idee e spunti di riflessione che, proprio perché liberi dai vincoli di ideologie arroccate e passatiste, suscitano ogni giorno appassionati dibattiti. 59 M Il museo del XXI secolo axxi: un gioiello per la Roma del futuro Inaugurato ufficialmente ma ancora vuoto entrerà in funzione nella prossima primavera Non solo l’arte del passato, ma più che mai le opere del futuro. La città degli imperatori che ha come simbolo il Colosseo mostra il volto dell’architettura moderna e innovativa: il Maxxi, Museo dell’Arte del XXI secolo è stato ufficialmente inaugurato. Alla presenza del ministro dei Beni e delle Attività Culturali Sando Bondi e del ministro dei Trasporti Altero Matteoli, Zaha Ha- did, l’architetto e designer anglo-irachena che lo ha realizzato ha detto: «L’esperienza è stata positiva, anche se un po’ cinematica. Ogni volta che c’è un cambio di governo si ha un attimo di panico ma poi scopri che la situazione si può risolvere». L’inaugurazione, dopo dieci anni di lavori e sei governi differenti, sarà definitiva nella primavera del 2010 Anche il Bernini ne apprezzerebbe le curve Nicolai Ouroussoff, il severissimo critico di architettura del New York Times è entusiasta: «scuote la città come un rombo di tuono, riportandola nel presente. Le sue linee sensuali sembrano catturare le energie della città portandole nel suo ombelico, rendendo timido tutto ciò che si trova attorno... Anche il Bernini, suppongo, ne avrebbe apprezzato le curve». Il Museo del XXI secolo, opera architettonica innovativa e spettacolare, ha aperto, previa prenotazione obbligatoria straordinariamente al pubblico sabato 14 e domenica 15 novembre. Secondo Pio Baldi, il direttore del Museo, «l'edificio di Zaha Hadid è talmente straordinario, che abbiamo deciso di inaugurarlo due volte: la prima, 60 vuoto come non sarà mai più, animato dall'installazione coreografica di Sasha Waltz. La seconda, nella primavera del 2010, con le opere d'arte che dialogheranno - a volte armoniosamente, a volte per contrasto - con le forme estreme dell'architetto Hadid». L'apertura straordinaria è stata un'altra tappa del percorso «Vede la luce», la serie di eventi preinaugurazione iniziata lo scorso 3 ottobre con l'installazione di Tobias Rehberger, Leone d'oro alla Biennale di Venezia, che sarà visibile fino al 10 gennaio 2010. Rivista – Dicembre 2009 La Nei due giorni di apertura straordinaria, la coreografia tedesca Sasha Waltz, ha offerto uno spettacolo di danza, una performance unica, dal titolo Dialoge 09-MAXXI. Si tratta di un omaggio alle linee fluide e dinamiche di Zaha Hadid, che si animano nei movimenti e nei corpi di un gruppo di danzatori e musicisti. Due musei nel Museo È il primo museo pubblico nazionale dedicato alla creatività contemporanea. È un'istituzione del Ministero per i beni e le attività culturali, gestita dalla Fondazione Maxxi presieduta dall'architetto Pio Baldi, il dirigente del MiBAC che ha seguito il progetto in ogni sua fase. Il complesso ospita due istituzioni: Maxxi Arte, diretto da Anna Mattirolo e Maxxi Architettura, diretto da Margherita Guccione. Ad oggi, fanno parte della collezione del Maxxi Arte oltre 350 opere, tra cui quelle di Boetti, Clemente, Kapoor, Kentridge, Merz, Penone, Pintaldi, Richter, Warhol e molti altri di altrettanto rilievo. Il Maxxi Architettura ospita oltre 75mila documenti, i disegni di Carlo Scarpa, Aldo Rossi, Pierlugi Nervi e molti progetti contemporanei di autori come Toyo Ito, Italo Rota e Giancarlo De Carlo. Inserito nel quartiere Flaminio di Roma il complesso museale che si pone come riferimento per le istituzione pubbliche e private in Italia e all'estero, ricopre ventisettemila metri quadrati. All'interno, oltre ai due musei, l'auditorium, la biblioteca e la mediateca, un bookshop, una caffetteria e un ristorante. Ci saranno inoltre spazi per esposizioni temporanee e spazi all'aperto, per eventi dal vivo e attività commerciali, laboratori, luoghi per lo studio e lo svago. Rivista – Dicembre 2009 La Il Victoria Albergo Romano di primissima classe • costruito nel 1899 • Ristrutturato rispettando stile e opere d’arte • Situazione calma nel centro storico, di fronte al Parco di Villa Borghese a due passi dalle vie più famose per lo «shopping» • Rinomato per il suo ristorante italiano classico, il BELISARIO • Il VIC’S-BAR come punto d’incontro • Roof-garden romantico per cocktails e cene estive • Sale conferenze funzionali • Garage 24 ore • Servizio tempestivo, cortese e multilingue • R.H. Wirth - H. Hunold Amministratori delegati Via Campania 41 | oo187 Roma Tel. oo39 o6 42 37 o1 Fax oo39 o6 48 71 89o E-mail: [email protected] Internet: www.hotelvictoriaroma.com 61 M Gli scrigni delle curiosità11 usei delle Attività Subacque, dei Burattini e figure e il Museo Internazionale delle Ceramiche di Lucor Subacquea Il Museo Subacquea, inaugurato il 14 novembre 1998, a Marina di Ravenna (Ravenna), in Viale IV Novembre 86/a è nel suo genere unico in Italia. Al Museo si giunge attraverso uno spazio verde, ove sono ora esposte una campana per alto fondale ed una sfera batoscopica. All'ingresso è appeso un pannello musivo con il logo HDS (Historical Diving Society) Italia, rappresentato dall'elmo da palombaro dei fratelli Deane (1828). Dopo la biblioteca e il bookshop si aprono quattro sale tematiche. Sala A - MARINA MILITARE: con manichini con mute da incursore, stampe d'epoca e foto che illustrano la nascita e l'evoluzione dei siluri a lenta corsa, comunemente chiamati "maiali", usati dagli incursori italiani nell'ultima guerra, oltre Museo della subacquea. Il Museo dei Burattini e delle Figure di Cervia Il Museo dei Burattini e delle Figure di Villa Inverno propone un programma di visite guidate tanto interessante quanto divertente. Attraverso l’allestimento e l’impostazione del percorso i visitatori, nel loro passaggio da una sala all’altra, sono accompagnati alla scoperta delle vicende storiche di questa antica arte dal racconto competente della guida del museo e vengono sorpresi da piccole scenette e apparizioni di personaggi divertenti. Dopo il primo incontro con le Museo dei burattini. ad un'ampia testimonianza dell'evoluzione degli scafandri rigidi articolati nel mondo. Sala B - CRISTO DEGLI ABISSI: dove troviamo stampe del 1700 e 1800 che ripercorrono l'avventura subacquea dell'uomo; vari esemplari di custodie stagne per macchine fotografiche, alcune costruite artigianalmente negli anni Cinquanta, oltre ai primi esempi di tipo industriale; una delle prime camere di decompressione. La sala prende il nome dal "pezzo forte" del museo e cioè la statua originale in gesso del "Cristo degli Abissi" dello scultore Guido Galletti, il cui bronzo giace nei fondali di S.Fruttuoso a simbolo della subacquea mondiale. Completa la sala un'ampia cronistoria della statua stessa. Sala C - "LAVORO SUBACQUEO": Ospita due diorami a grandezza naturale, uno sull'attività del palombaro, con attrezzature d'epoca, ed uno su quella del moderno sommozzatore commerciale con attrezzature attuali; una copia funzionale della prima custodia subacquea di Louis Boutan del 1895; custodie stagne per cineprese donate da Folco 62 Quilici, Alessandro Olschki, ed altri; - attrezzature del lavoro subacqueo e vari erogatori. Sala D - "MOSTRE TEMATICHE": riservata ad esposizioni temporanee, periodicamente rinnovate. Museo della ceramica. figure principali della tradizione italiana ed europea come Pulcinella, Fagiolino, Vasilache e Punch, il visitatore può ammirare in successione le varie tipologie di baracche, attrezzi di scena, fondali dipinti, marionette, burattini antichi, pupi siciliani e molto altro. Insomma, può seguire l’intero sviluppo di questa specialità teatrale dagli albori ai giorni nostri, viaggiando nel tempo ma anche nello spazio, inseguendola in Italia, in Europa e nel resto del mondo. Gli oggetti esposti, infatti, hanno le provenienze più diverse e includono veri gioielli come le figure del teatro d’ombre giavanesi, tratte da un fondo di più di 300 pezzi appartenenti al repertorio sia sacro che profano. Il museo ospita anche una ricca sezione dedicata alla contemporaneità del teatro di figura. Dopo un periodo di decadenza durato fino alla fine degli anni ’50, infatti, l’arte del burattinaio ha conosciuto una nuova vitalità che a Cervia trova uno dei suoi centri propulsori. Non per caso lo stesso termine teatro di figura è un neologismo coniato proprio nella città del latino fictio (modellare) e nato dalla volontà di sottolineare lo spirito creativo e orientato alla ricerca Rivista – Dicembre 2009 La di forme sempre nuove, che anima gli interpreti di questa arte. I risultati di questa voglia di sperimentare e inventare sono tanto più sorprendenti quando essa è coniugata all’utilizzo di materie prime insospettate, come per esempio i materiali di recupero. Proprio dal riutilizzo di bulloni, gomma, plastica, cartone ecc. sono nati infatti alcuni dei personaggi di ultima generazione in mostra al museo come Alice, tratto da Favole al telefono di Gianni Rodari, i mostri meccano dell’artista argentino Orazio Pigantelli, la mucca-pentola, ricavata da utensili da cucina e tanti altri stupefacenti personaggi che incantano non solo i più piccoli. l E ING ,EAS ENTI M A I Z NAN DOM I AGG VANT U I ZIOD ,gINI IONE S S A NAP A AND Museo della Ceramica di Faenza Faenza è in tutto il mondo sinonimo di ceramica. Già cinque secoli fa le manifatture faentine erano diventate un riferimento fondamentale per la produzione ceramica europea. Basti pensare che il termine "faenza - faience" è in alcune regioni d'Europa utilizzato come sinonimo di maiolica. Il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, fondato nel 1908 da Gaetano Ballardini, è così diventato un importante centro culturale di ricerca e di documentazione per la ceramica di tutto il mondo e può proporre al pubblico un'ampia campionatura di quanto è stato prodotto dall'antichità classica fino ai giorni nostri. Il Mu- seo è attualmente interessato da un ampio processo di trasformazione che, grazie all'aumento degli spazi espositivi, permetterà (ed in parte ciò è già visibile) una più razionale e comprensibile presentazione delle opere al pubblico. Il percorso prende avvio con le ceramiche precolombiane, proposte con il supporto di una raffinata didattica, cui seguono quelle dell'antichità classica dalla preistoria all'epoca romana - e quindi i manufatti provenienti dall'Estremo e dal Medio Oriente. Al piano superiore del vecchio quadrilatero è presentata l'evoluzione delle ceramiche di Faenza dal Basso Medioevo al Rinascimento, che può essere messa a confronto con la produzione del Rinascimento italiano, ripartita per le varie regioni. Una sezione illustra i successivi sviluppi della ceramica italiana dal Seicento all'Ottocento mentre nella Sala Europa si può ammirare una selezione dei prodotti delle principali manifatture europee. Il Museo non si rivolge solo alle ceramiche del passato, ma è attento a quanto ancora oggi si produce nel settore. Ecco allora i vasti spazi dedicati al contemporaneo che prende le mosse dalle opere dei Premi Faenza, un concorso internazionale che si celebra dal 1938. La sezione accoglie, oltre ad una selezione di designers, anche capolavori di artisti universalmente riconosciuti come Picasso, Matisse, Rounault, Léger, Chagall, Fontana, Burri, Baj. )LPARTNERSICUROPER LEASINGElNANZIAMENTI 2ICHIEDETEUNgOFFERTALEASINGALPIáVICINO CONCESSIONARIOOPPURETELEFONATECI :àRCHERSTRASSE 3CHLIEREN 4EL &AX WWWlDISlNANCECH Rivista – Dicembre 2009 La 63 Zurigo Brindisi Lamezia Terme Palermo Palermo Catania Piano di volo festivo 2009 / 2010 Destinazioni da/per Zurigo Gennaio 2010 Dicembre 2009 18 19 20 Ve Sa Do 21 22 23 24 25 26 27 Lu Ma Me Gi Ve Sa Do 28 29 30 31 1 Lu Ma Me Gi Ve 2 3 Sa Do 4 5 6 Lu Ma Me 7 8 Gi Ve 10 11 Sa Do 9 Lu Brindisi Lamezia Terme Catania Palermo Con Helvetic Airways avrete modo di godervi il Vostro volo nonstop in un ambiente personale. Vi porteremo da Zurigo alle Vostre destinazioni in Italia e Macedonia senza alcuno scalo. 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Mia viene pedinata con attenzione, studiata, seguita, raccontata attraverso l’uso costante di una camera a mano che riesce con abilità ad evitare le trappole e le retoriche eccessive di un simile stile di regia. E quindi Mia ci The immaginarium of doctor Parnassus di Terry Gilliam È una compagnia teatrale davvero particolare quella del Dottor Parnassus. Gira per le strade disastrate di una Londra ottocentesca, con il suo carrozzone dalle qualità a dir poco favolose. In compagnia di un giovane, una fanciulla (sua figlia Valentina) e un nano mette in scena ovunque uno spettacolo che ha al suo centro uno specchio. Chi lo oltrepassa si trova in un mondo in cui può realizzare i suoi desideri più fantasiosi. Parnassus è immortale, ma ha conquistato questa dote grazie a una scommessa vinta con il Diavolo, che ha assunto le sembianze del perfido Mr. Nick. Sono trascorsi i secoli e, nel momento in cui ha trovato il vero amore, il Dottore ha stipulato un nuovo patto con Mr. Nick, il quale vuole che Valentina sia sua al compimento del sedicesimo anno di età. La data è ormai prossima. Terry Gilliam è indubbiamente uno di quei pochi registi che fanno del cinema la vera arte dell'immaginario. Sin dal suo primo film Brazil aveva dato prova di una creatività e di una cultura vastissima in campo figurativo. Le sue sono state produzioni spesso tormentate e anche in questo caso non sono mancati i problemi. La morte improvvisa di Heath Die Päpstin di Sömke Wortmann Il ristoratore Zino vorrebbe disfarsi del suo locale per seguire la fidanzata Nadine che ha trovato lavoro a Shangai. Dopo aver ingaggiato l'eccentrico chef Shayn, anche i clienti più affezionati lo stanno abbandonando. Come se non bastasse si fa vivo suo fratello, Ilias, un piccolo mascalzone in semilibertà a rendere ancora più complicato il suo progetto di trasferimento in Cina, dove nel frattempo Nadine ha trovato un compagno dagli occhi mandorla. Premio speciale della giuria all’ultima edizione della Mostra d’arte cinematorgrafica di Venezia, Soul Kitchen è un film concepito sull'idea di patria, dunque, modernamente, di comunità, di famiglia, di appartenenza. Il che può essere veramente scontato in un film girato e diretto da figli e nipoti di immigrati. Non fosse che rappresenta una novità nell’opera di Fatih Akin, regista tedesco di origini turche, abitualmente Rivista – Dicembre 2009 La viene restituita in tutta la sua complessa sincerità, in tutte le pieghe del suo carattere, in tutti i difficili passi di una “maturazione” che arriva troppo in fretta ed attraverso dinamiche non esattamente ortodosse. Così come attraverso piccoli dettagli solo apparentemente in secondo piano, la Arnold riesce a raccontare la realtà sociale di quella che un tempo veniva chiamata la working class, solitamente confinata nelle periferie desolate La trama è anche facilmente prevedibile nel suo sviluppo, e magari certe piccole insistenze si potevano evitare, così come le concessioni ad un finale un poco scontato. Resta il fatto che la capacità di infondere una sensazione di sincerità e dedizione (di racconto e intenti) forse solo apparente, la rendono una pellicola comunque pervasiva ed efficace. Un film realistico, di indubbia attualità. Ledger ha portato a una revisione profonda della sceneggiatura che ha prodotto l'affidamento del suo personaggio anche a Johnny Depp, Colin Farrell e Jude Law che hanno devoluto il compenso alla figlia dell'attore. Gilliam ha saputo fare, come si dice, di necessità virtù riuscendo a realizzare un omaggio davvero particolare all'attore scomparso. Perché questo suo film è un inno alla vita e all'immaginario che debbono poter vincere nonostante tutto e, spesso, anche nonostante i lati oscuri delle fantasie che ci pervadono. La storia, come sempre nei film di Gilliam, è un puro pretesto, rimangono le scene fantastiche, il bello e il brutto che si mescolano senza soluzione di continuità, il sogno allo stato puro. Da sottolineare la bellissima interpretazione di Tom Waits, un diavolo scatenato, è il caso di dirlo! drammatico, che in questo caso realizzatore di una commedia svitata, romantica, fraterna e culinaria di pregevole fattura. Il film mantiene le promesse del titolo, perché la cucina è sensuale, amicale e di spettacolare coreografia. Il soul c'è, eccome. In una colonna sonora raffinata e coinvolgente, che spazia da Kool & The Gang a Quincy Jones,da Sam Cooke e Ruthe Brown, con il controcampo hip-hop ed elettronico amburghese. Mancano, per gavoni budget, solo i Doors di Jim Morrison – a cui Akin ha scippato il titolo - che dedicò la canzone Soul Kitchen, al soul food restaurant Olivia's, dove faceva le ore piccole, fino a farsi cacciare a calci. Tutto il resto è divertimento, corale e a tratti incontenibile: una gioia per gli occhi, e non solo. 65 È IL MARCHIO CHE DISTINGUE LA MIGLIORE OSPITALITÀ ITALIANA. CERCATELO E TROVERETE ACCOGLIENZA DI QUALITÀ. Lo espongono alberghi, ristoranti, agriturismo, camping e stabilimenti balneari che hanno ottenuto la certificazione rilasciata dalle Camere di Commercio d’Italia. Per saperne di più cliccate su www.10q.it di Marco Diorio Capoverde è fado e il fado è anche la sua voce. Parliamo di Cesaria Evora, la superba interprete della profonda tradizione lusofona che all´insegna del “destino“ segna le vie della propria malinconia come delle proprie gioie. Anche Cesaria ha ottenuto la propria notorietà internazionale non proprio in gioventù e la sua carriera artistica è stata segnata da notevoli sofferenze. Indubbiamente la Cesaria Evora Nha sentimento (Sony) Dopo l´album d’esordio Fiori su marte, ecco i Lomé alla loro seconda prova La ragione (non ce l´ha nessuno) con la produzione artistica di Peter Walsh (Simple Mind, Steve Wonder, Cristina Donà,). Ogni traccia con un suono e un´intenzione differente, una sorta di “concept compilation”, più che album, dove la musica si muove a seconda dell´istinto dei propri autori. Un album Lomé La ragione… (L´eubage) Sarà anche spocchioso con il suo nascondersi alla stampa, ma Kode è indiscutibilmente un talent scout e un produttore di valore. 5: Five Years of Hyperdub è la summa di tutto quello che è stato Hyperdub per la musica elettronica. In due dischi per quasi tre ore di musica, questa super raccolta sintetizza cinque anni di movimenti urbani, di sottoculture musicali, ma anche sociali; per dire che il Aa.Vv 5: Years of hipe (Hyperdub) Alessandro Magnanini, affermato compositore, arrangiatore, produttore, polistrumentista emiliano, dà alle stampe un lavoro d´esordio che strizza l´occhio al passato, ma è assolutamente contemporaneo in quanto vettore di speranza e ottimismo. Someway Still I Do è una raccolta di brani meravigliosi, arrangiati divinamente, che annoverano eccellenti contributi di grandi vocalist quali, Alessandro Magnanini Someway still... (Schemarecord) Il nuovo cd di Harmonic313 è un trip assurdo, un disco sferico molto affascinante. Harmonic 313 è Mark Pritchard, eclettico musicista elettronico, dai gusti ultra fini. Ascoltando il disco, la prima immagine che viene in mente è la copertina: quel ghigno robotico che non è nient´altro che un artefatto della nostra mente, mentre ci fissa algido e impassibile nella sua incontestabile Harmonic 313 When machines exceed... (Warp) Rivista – Dicembre 2009 La Diapason sua voce è stata la vera ed unica ambasciatrice di quella storia sonora di un´isola per molto tempo battente bandiera portoghese. Nha Sentimento è il suo ultimo viaggio musicale, che accompagna su terre lontane ora con malinconia ora con allegria, ma sempre con molta dolcezza. La 65enne cantante presenta un lavoro nel quale si incontrano la morna (musica tradizionale dell´arcipelago), la malinconia del fado portoghese e le atmosfere della bossanova. Bellissimo. riuscito, anche se non rende giustizia alle capacità di questi ragazzi, che, a mio parere escono fuori molto meglio durante i live. In ogni caso i Lomé sono la prova vivente che in Italia si può ancora intraprendere la strada della sperimentazione, che ci possono essere giovani artisti che cercano di fare cose nuove (riuscendoci ed ottenendo anche riconoscimenti), senza perdere di vista il punto di partenza, in questo caso la canzone d’autore italiana. dubstep non è mai stato solo bassi profondi e profumi etnici, ma anche e soprattutto una nuova idea di musica e di aggregazione. La musica ci porta in un ambiente deep, mescola le carte del passato e le riorganizza in un ordine emozionale perfetto. La scena inglese è dinamica, e dinamiche sono in particolare le uscite Hyperdub. Non c´è da stupirsi, dunque, che i brani raccolti presentino una varietà ritmica molto intensa. Affascinante. tra gli altri, la grandissima Rosalia de Souza e Liam McKahey. Le principali fonti di ispirazione sono le grandi produzioni del pop adulto del passato, dove le melodie facili vengono filtrate attraverso un approccio jazz e un linguaggio più colto. L´album è il punto d’incontro di sonorità differenti che si amalgamano alla perfezione (soul, jazz, lounge) per un risultato elegante e ammirevole. Il capolavoro del momento. È davvero un gran bel disco: un disco da avere! logica. “Quando le macchine superarono l´intelligenza umana”: un titolo programmatico. Un manifesto, quasi. Il nuovo progetto di Pritchard, il cui immaginario va dalla fantascienza di film come Tron (1982) alle prospettive apocalittiche di macchine capaci di prendere il sopravvento sulla razza umana. Gli strumenti che prendono il sopravvento. Un disco dal ritmo incalzante. 67 E splorare le zone sconosciute dell’inconscio Ludovico Einaudi presenta il suo nuovo album «Nightbook» A tre anni dal successo internazionale di Divenire, settembre scorso è uscito Nightbook, libro della notte, l’ultimo album del pianista e compositore italiano Ludovico Einaudi ora in tournée Europea. Un’opera che – come suggerisce il titolo – s’ispira alla notte, che secondo l’autore permette di entrare negli universi del desiderio, del sogno, del mistero. «Nightbook è un percorso: ogni brano è il capitolo di una storia, la sfaccettatura di un prisma, uno sguardo possibile sulle esperienze che appartengono al lato più onirico, più interno di noi stessi» Maestro, a Lei la parola… Grazie – Nightbook è il mio diario sulla notte. Il titolo fornisce la chiave di lettura di questa visione buia, rappresenta una parte oscura dell’animo, che vive attraverso il mio percorso musicale. Che in alcuni momenti tocca le zone dell’inconscio. di Luca D’Alessandro Luigi Einaudi. (foto di Oliver Mark) 68 Ludovico Einaudi porta con sé un nome di una famiglia importante: il padre, Giulio, è il fondatore della casa editrice che porta il suo nome, e il nonno, Luigi, è stato uno dei padri fondatori della Repubblica Italiana. Ludovico nella sua infanzia era circondato da letterati e musicisti; un ambiente artistico che lo ha stimolato ad affrontare una formazione basata sulla musica. Ha perfezionato la propria tecnica e lo stile sotto la guida del compositore Luciano Berio, ottenendo il diploma in composizione al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Una formazione che fa figurare oggi Ludovico Einaudi tra i pianisti più celebri non solo in Italia, ma in tutta Europa. Regolarmente viene convocato dalle grandi sale da concerto e dall’industria cinematografica per la composizione di colonne sonore. La Rivista si è messa in contatto con il maestro per parlare di Nightbook, chiedendogli di decifrare il concetto di questo libro acustico. Come mai ha voluto esplorare ed esprimere questa parte oscura? Capita spesso che nasca prima un titolo poi la musica. In questo caso le musiche sono nate attraverso una serie di esperienze vissute in certi luoghi. Ho suonato a Milano nell’Hangar Bicocca, nell’exquartiere industriale, in un’installazione dell’artista tedesco Anselm Kiefer: i Sette Palazzi Celesti. Sette torri, ciascun’alta più di 13 metri, costruite con pareti prefabbricate in cemento armato. Nel momento del concerto ho capito che in quel luogo dovevo presentare delle musiche che non avevo ancora composto. Più tardi, raccogliendo il materiale del concerto, ho notato qualcosa di particolare in questi suoni. In un altro concerto a Roma, collegato al tema del mito, ho ripreso alcuni degli elementi, e sviluppato il corpus. Man mano mi sono avvicinato ad un filo rosso, quello del tono oscuro. Si può quindi affermare che vi ho letto dentro il tema della notte. Stando alle critiche, Nightbook viene definito un album introspettivo. Il collegamento fra questa riflessione intima e l’oscurità fa sembrare che lei stia scoprendo i propri lati negativi Non si può dire che guardare dentro sé stessi sia una cosa preoccupante. È un fatto positivo, se si è in grado di aprirsi, per vedere le zone interiori. In un certo senso, la musica lo fa sempre; con lei si possono esplorare zone sconosciute Rivista – Dicembre 2009 La dell’inconscio. Non stare alla superficie delle cose è un tema che mi intriga. Del resto, la notte ha ispirato sempre tanti poeti e musicisti, quindi non vedo perché non potevo farlo anch’io. Certi titoli sono legati alla notte. Rêverie ad esempio, o l’ultimo brano del disco, The Planets Quest’ultimo è il brano più sospeso, come entrare nell’ultima stanza; una stanza senza pavimento in cui di colpo ci si trova sospesi nel vuoto. È una costruzione musicale che ha delle piccole variazioni, con quattro melodie sovrapposte, e ciascuna di esse corrisponde a un pianeta. C’è una piccola variazione di ognuno che nel tempo s’incrocia con l’altro sempre in modo diverso. I pianeti hanno un ruolo mistico,-simbolico. Quali sono i simboli abbinati ai suoi pianeti? Non parlerei di simboli, piuttosto di un pensiero di come sono interpolate le cose della vita, che a volte interagiscono tra di loro, con dei movimenti inaspettati. Dal punto di vista stilistico, Nightbook è difficile da schedare. È un album primariamente classico, contiene altresì degli elementi elettronici e del jazz. In che genere si vede? Le etichette non mi piacciono. Ci sono delle influenze in ogni musicista che derivano dalla propria storia e dalle riflessioni, con l’ascolto di tanti generi di musica. Ho avuto esperienze ricche e variegate. Può precisare? Parlo della mia formazione classica e dei miei interessi verso la musica popolare, il jazz, il rock. Tutti generi con una radice popolare. La mia musica riflette sicuramente il linguaggio di queste melodie. Grazie alla mia preparazione classica, sono in grado di costruire delle forme musicali più libere di quelle popolari. In Nightbook lei collabora con diversi musicisti, tra l’altro, con Marco Decimo al violoncello. Lei al pianoforte fa da traino, mentre il violoncello risponde al tema. Un’impostazione inusuale: di solito sono i violini o i violoncelli ad assumere il ruolo del solista, mentre il Rivista – Dicembre 2009 La pianoforte segue, facendo da accompagnatore Ci sono delle forme nella musica classica tradizionale, dove il violoncello canta e il pianoforte accompagna. Una regola che definisce i ruoli nella musica non esiste. Nel passato ho spesso avuto il ruolo dell’accompagnatore, con il tempo ho invertito tutto. Poi, essendo io l’autore e l’interprete delle musiche, mi sono permesso di pormi al centro. Sono io quello che canta. Un canto in parte sottolineato da una batteria elettronica Esatto. C’è la collaborazione di un artista di Berlino che si chiama Robert Lippok. Intorno alla musica del pianoforte egli crea degli ambienti che nascono dalla natura del suono del pianoforte. “Ho suonato a Milano nell’Hangar Bicocca, nell’ex-quartiere industriale, in un’installazione dell’artista tedesco Anselm Kiefer: i Sette Palazzi Celesti. Sette torri, ciascun’alta più di 13 metri, costruite con pareti prefabbricate in cemento armato. Nel momento del concerto ho capito che in quel luogo dovevo presentare delle musiche che non avevo ancora composto”. Si tratta quindi di una collaborazione spontanea, non predefinita Sì, la nostra è un’improvvisazione. Lui ascolta me, io lui, e in questa collaborazione nasce qualcosa di nuovo. L’elettronica negli ultimi anni è entrata sempre più nella tradizione classica Il motivo è evidente: oggi abbiamo più possibilità di un tempo. L’applicazione dei mezzi elettronici è diventata più semplice. Quali sono i suoi prossimi passi? Intanto mi godo quest’album e vedo di portare a termine la tournée in Europa, per intraprendere quella in Italia. E la Svizzera? Un concerto in Svizzera al momento non è previsto. Mi ricordo di averne dato uno a Zurigo negli anni passati. Un’esperienza positiva, spero di poterne rivivere una simile nei prossimi tempi. Staremo a vedere. Info: www.einaudiwebsite.com 69 Cisalpino II. È cominciata una nuova era! Salga a bordo del nuovo Cisalpino II (ETR610) e approfitti dei seguenti collegamenti: Ginevra – Milano Ginevra Losanna Montreux Sion Briga Domodossola Stresa Milano Per ulteriori informazioni: www.cisalpino.com Milano – Ginevra CIS 35 5.45 6.20 6.39 7.14 7.44 8.17 8.39 9.35 Milano Stresa Domodossola Briga Sion Montreux Losanna Ginevra CIS 40 16.25 17.21 17.48 18.20 18.47 19.21 19.45 20.18 I migliori vini italiani Presentati da Luca Maroni Giovedì, 10 dicembre 2009 presso la Kammermusiksaal, Kongresshaus Zurigo l corso della degustazione guidata Luca Maroni* presenterà un vasto assortimento dei migliori e stimati vini italiani. Tra questi saranno presenti però anche numerose piccole cantine, meno conosciute e scoperte, appunto dal nostro moderatore. Da brillante oratore, egli condurrà i partecipanti attraverso una particolare esperienza di degustazione. Venite a conoscere l’affascinante personalità di Luca Maroni che, durante questo primo appuntamento svizzero, ci rivelerà il mondo del vino italiano. Ore 14:00 Ore 17:00 Ore 20:00 Degustazione guidata per giornalisti, ristoratori e operatori di settore (gratuita) Degustazione guidata per visitatori privati (CHF 20.-) Degustazione guidata per visitatori privati (CHF 20.-) 60 posti a seminario Per le degustazioni guidate in inglese (italiano) sono disponibili 60 posti a seminario. Le iscrizioni saranno prese in considerazione in ordine cronologico dal giorno dell’arrivo della ricevuta. È possibile iscriversi entro il 9 dicembre 2009. La partecipazione comporta un pagamento di CHF 20.- al numero di conto corrente postale 85-321649-5 - Da intestare a GS Wine Marketing, Giancarlo Schwendener Per ulteriori informazioni: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Lara Francesca Cucinotta Seestrasse 123 - 8027 Zürich Tel. 044 289 23 23 [email protected] - www.ccis.ch Rivista – Dicembre 2009 La Luca Maroni presenterà, tra gli altri, i vini dei seguenti produttori: Azienda Agricola D’Alessandro (Sicilia) Barone di Valforte (Abruzzo) Ducato Grazioli (Puglia / Abruzzo) Farnese Vini (Abruzzo) Feudi di San Marzano (Puglia) Iris Vigneti (Veneto) Tenuta Monteti (Toscana) di Archetti Vini, Bassersdorf Tenuta San Pietro (Piemonte) Tenuta Terre Nobili (Calabria) Vigneti Zabù (Sicilia) Il metodo Luca Maroni valuta i vini a seconda della loro consistenza, integrità ed equilibrio. Egli dà valore alle note fruttate del vino e alla sua piacevolezza. Per questo valorizza una particolare tipologia di vino che, già da giovane, si posiziona oltremodo su livelli alti, senza perdere qualità nello stoccaggio. Tutto ciò è soprattutto interessante per i ristoratori, ma non solo. Attraverso i suoi chiari criteri di qualità e i suoi giudizi rigorosi, Luca Maroni ha caratterizzato in maniera essenziale lo sviluppo della viticoltura in Italia negli ultimi anni. Assaggia tutti i vini che i produttori gli inviano. Ed è proprio in questo modo che egli scopre tutte le novità e i colori che rendono così ricco il panorama dei vini italiani. Luca Maroni* è a capo della casa editrice LM Edizioni e dal 1993 pubblica l’annuario dei vini italiani. Nello stesso anno ha fondato il portale sul vino più ricco del mondo, che contiene 250.000 pagine: www.sensonline.com. Si sono poi succedute diverse collaborazioni con grandi media italiani quali Corriere della Sera, Panorama, Il Mondo, e anche Rai Radiodue. Egli inoltre organizza regolarmente la manifestazione SensofWine a Roma, già svoltasi anche a Washington D.C., New York e Mosca. Dal 1988 a oggi Luca Maroni ha assaggiato oltre 135.000 vini. 71 Convivio di Domenico Cosentino Torrone, ma molto diverso Il Mandorlato Quel classico Torrone natalizio della Serenissima, semplice nella sua versione veneta, dove gli ingredienti sono quelli minimi indispensabili, ma di gran pregio, perché per i Dogi, a Venezia, doveva arrivare sempre il meglio La qualità nella semplicità. La bontà e la diversità del mandorlato dipende certamente dalle materie prime: uova, mandorle e…. 72 A raccontarmelo, a parlarmi del mandorlato, interpreti di eccellenza ed eredi di Rocco Garzotto antica torroneria di Cologna Veneta. “Segua la Stella di Natale” mi aveva detto in tono scherzoso al telefono, una graziosa voce femminile del call Center Granzotto, quando avevo chiesto di indicarmi la via più breve per arrivare fino a Cologna Veneta. “Segua bene le mie istruzioni e vedrà che la Cometa, non lo condurrà a Betlemme! Certamente arriverà a Cologna Veneta, cittadina che, in questo periodo sta organizzando e proponendo incontri con le magiche atmosfere delle tradizioni natalizie, con un ricco calendario di iniziative e occasioni da non perdere. Tra queste, anche un suggestivo itinerario che, partendo dal caratteristico Mercatino di Natale, scorrerà tra incantevoli vie, antichi palazzi e splendide piazze, per giungere fino alla nostra torroneria dove si potrà gustare il nostro friabile mandor- lato che, se in Veneto si fa da quando esiste la Serenissima, a Cologna Veneta la tradizione è nata nel 1840, una delle più antiche d’Italia. Mandorlato, ovviamente, molto diverso dagli altri torroni classici che si producono in giro per tutta la penisola” Il Torrone del banchetto nuziale A volerla dire tutta, il Mandorlato di Cologna Veneta è un “torroncino” buono, morbido, friabile, fatto solo d’ingredienti semplici e genuini come mandorle, miele, bianco d’uovo e zucchero, nato nel 1850, ma non è il più antico torrone d’Italia. A onor del vero, bisogna, invece dire, che il vero e proprio torrone moderno, come oggi lo conosciamo, sarebbe nato molti e molti anni prima: avrebbe avuto origine da un dolce servito il 25 ottobre 1441 al banchetto nuziale che si tenne dopo le nozze, celebrate a Cre- Rivista – Dicembre 2009 La mona, fra Francesco Sforza e Bianca Maria Visconti. Pare, tuttavia, che già un ignoto pasticciere cremonese, intorno al 1300, avesse “scoperto”, come spesso succede in cucina, l’impasto: per non buttare gli albumi avanzati, costui li montò a neve e li mescolò con ottimo miele, quindi, dopo aver cotto il tutto a fuoco lento, ancora caldo, forgiò delle torri, da cui il nome “torrone” Queste torri, però, erano molto dure, per cui lui le usò solo come decorazioni natalizie. Vero o falso quanto raccontano i cremonesi, in realtà, aggiungo io, se il dolce poi servito agli Sforza consisteva, come è storicamente accertato, in un composto di mandorle, miele e bianco d’uovo molto compatto, la novità stava solo nel fatto che era modellato in modo da riprodurre la forma del campanile del Duomo, il noto Torrazzo (all’epoca chiamato Torrione). Perché gli ingredienti di base del torrone, cioè le mandorle e il miele, abbondantemente disponibili il tutto il bacino mediterraneo, fin da i tempi più remoti sono stati abbinati per creare alcuni dolciumi come la romana cupedia (già citata in Terenzio, Marrone e Plauto pur se, talvolta, col significato generico di prelibatezza) e l’arabo turun, da cui, attraverso una lenta evoluzione neppure troppo complessa, è derivato, nei nomi e nella struttura, il nostro torrone. E se a Venezia giungevano le mandorle più buone… Furono certamente i rapporti con Milano, e ancor prima con la Cina e l’Oriente, che fecero di Venezia un centro di grande diffu- Rivista – Dicembre 2009 La sione del torrone: nelle province del Veneto, in quegli anni, ha già la caratteristica di un dolce candido e ricco di mandorle, per cui gli abitanti della laguna lo chiamarono mandorlato. Questo è potuto accadere – e non va dimenticato – perché nella serenissima Venezia, giungevano le merci migliori da ogni parte del mondo, tra le quali le pregiate mandorle del Sud-Italia: Puglia, Sicilia e Calabria. E fu altrettanto ovvio che, prima o poi, diventassero capitali di torrone le località dove mandorle e nocciole erano prodotti importanti e di qualità, in fondo il miele, e ovviamente le chiare d’uovo, c’erano e ci sono dappertutto: eccolo quindi – il Torrone – a Benevento, a Sulmona, ad Avellino, ad Aquila, a Reggio Calabria, nel Lazio, in Piemonte e in Sardegna e in molti altri paesi d’Italia. … miele …è a Cologna Veneta che nasce il Mandorlato più famoso Sarà pur vero che il Torrone si fa buono in molte città d’Italia. Nel Veneto, però, la qualità è rimasta nella semplicità, sono state curate più le materie prime che la fantasia e il mandorlato ha acquisito fama, tanto da comparire nelle liste dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali, in quel sito dove una famiglia ha saputo eccellere: è il caso di Rocco Garzotto, che nel 1850 ha dato origine a una diffusa tradizione a Cologna Veneta, nella Bassa veronese. Ed è in questo storico torronificio che il viaggiatore goloso è giunto in un pomeriggio nebbioso di novembre, dopo aver partecipato ad una “Prima” degustazione di Amarone della Valpolicella. 73 La posatura avviene a mano. Tradizione dal 1850. Mandorle dal guscio duro e color panna e miele ecologico… “La bontà e la diversità del mandorlato Garzotto – raccontano al goloso i pronipoti di Rocco – dipende certamente dalle materie prime, selezionate con cura maniacale: mandorle di prima scelta provenienti da Puglia, Sicilia o Calabria. Sono mandorle a guscio duro di forma ovoidale, della grandezza di circa 2 cm, di color panna, di consistenza tenera e friabile all’esterno, più dura e croccante e di sapore dolce con lieve retrogusto di nocciola. E questo vale anche per il miele, che deve essere di ottima qualità. Anche dal punto di vista ecologico la scelta aziendale è meritoria: il fiore è fortemente mellifero perché attrae molto le api favorite dalla fioritura tardiva (seconda decade di marzo). Il nostro motto è quindi: Attenti ai prodotti che acquistiamo! Che normalmente devono essere di ottima qualità e quindi non costano troppo poco, questo perché i veneti non mangiano mandorlato – e quindi non ne venderemmo - che ha gusto rancido o danno sensazioni sgradevoli quando si addenta la mandorla o la nocciola!” …e la “posatura a mano” “Oltre alle materie prime – ha continuato a raccontare Rocco Jr. - c’è pure un segreto nella tecnica di preparazione: il torrone è interamente posato a mano, fiocco per fiocco, su 74 di un letto di cialde e assume la caratteristica conformazione a stalagmite. Il procedimento, che non prevede l’utilizzo di mezzi meccanici, evita lo schiacciamento o l’estrusione del prodotto e dunque la fuoriuscita dell’aria incamerata durante la cottura. Il dolciume mantiene dunque intatta la friabilità e la sua consistenza originaria. In pratica, dopo un processo di cottura di 10 ore, in cui il prodotto si asciuga e perde l’acqua in eccesso, con una pala viene estratto a mano dalla pentola di rame e porzionato nelle forme e confezioni aziendali. Trattandosi di un procedimento manuale, ogni confezione è diversa dalle altre e diventa una piccola e dolce opera d’arte”. Ma cosa succede nella torroniera Da quello che il viaggiatore goloso ha visto a Cologna Veneta, le impastatrici del mandorlato sono vecchie caldaie di rame con una pala rotante che girando velocemente, ha la funzione di montare l’albume d’uovo e di mescolarlo con lo zucchero e il miele. L’impastatrice è formata da due pentole. Quella esterna di rame, poggia su dell’acqua (raccolta da una seconda pentola in acciaio) che viene riscaldata dal vapore acqueo attraverso delle condutture. Il mandorlato viene quindi cucinato a bagnomaria: questo metodo di cottura assicura un calore uniforme, umido e non troppo intenso. La scelta del rame – e non dell’accia- Rivista – Dicembre 2009 La Impossibile da fare in casa Niente Ricetta questo mese. A Cologna Veneta hanno assicurato al Viaggiatore goloso che in casa è impossibile fare il mandorlato Dunque, urge per le Feste di Natale e Capo d’Anno procurarselo: In pasticceria, naturalmente, o in altri negozi specializzati! Buone Feste ai lettori della Rivista ed in particolar modo a quelli del Convivio. LA GASTRONOMIA ITALIANA IN SVIZZERA io inox – è importante perché recentemente si è scoperto che gli oligoelementi rilasciati dal rame stesso facilitano il montaggio dell’albume. L’operazione base è versare nella pentola l’albume e montarlo a neve, a una temperatura inferiore ai 50 °C. Cominciando a sbattere l’albume, per effetto meccanico qualche “gomitolino” comincia a formarsi e poi a “srotolarsi”. Quando i filamenti srotolati di proteine cominciano a legarsi tra loro, inizia “la coagulazione”: i bianchi d’uovo sono montati! A questo punto nella torroniera vengono messi anche tutti gli altri ingredienti tranne l’ostia, ovvero la particolare miscela di mieli, mandorle, zucchero a velo e la vaniglia grattugiata. L’ordine e il momento in cui vengono inseriti è innanzitutto il “segreto di fabbrica”, perché è determinante nella friabilità del prodotto, poi, ovviamente, è diverso per i mandorlati morbidi e per quelli classici. Viva Italia Cucina tradizionale! Da noi apprezzerete la vera italianità con le nostre specialità tipiche, che normalmente solo in Italia potete apprezzare. Lasciatevi incantare dal nostro ambiente mediterraneo e da un servizio impeccabile, dalle nostre eccellenti pizze, preparate secondo le ricette originali del campione del mondo di pizzaioli e con il marchio «Vera Pizza napoletana DOC», dalle tipiche pietanze a base di carne o di pesce, nonché dalla nostra prelibata pasta fresca e dai succulenti dolci. E se amate le tradizioni culinarie del bel Paese, da noi troverete consiglio sui migliori, eccellenti vini selezionati da tutte le regioni italiane. «Buon appetito!» Il team Molino si fara piacere di accoglierla alla sua prossima visita con un cordiale «benvenuto»! Nei 16 Ristoranti MOLINO in Svizzera, Lei è un’ospite sempre gradito durante tutti i 365 giorni dell’anno: MOLINO Berna Waisenhausplatz 13 3011 Berna Telefono 031/ 311 21 71 MOLINO Uster Poststrasse 20 8610 Uster Telefono 044 / 940 18 48 MOLINO Dietikon Badenerstrasse 21 8953 Dietikon Telefono 044 / 740 14 18 MOLINO Wallisellen Glattzentrum 8304 Wallisellen Telefono 044 / 830 65 36 MOLINO Friborgo 93, rue de Lausanne 1700 Friborgo Telefono 026 / 322 30 65 MOLINO Winterthur Marktgasse 45 8400 Winterthur Telefono 052 / 213 02 27 MOLINO Ginevra Place du Molard 7 1204 Ginevra Telefono 022 / 307 99 88 MOLINO Zurigo Limmatquai 16 8001 Zurigo Telefono 044 / 261 01 17 MOLINO Ginevra Centre La Praille 1227 Carouge Telefono 022 / 307 84 44 MOLINO Zurigo Stauffacherstrasse 31 8004 Zurigo Telefono 044 / 240 20 40 LE LACUSTRE Ginevra Quai Général-Guisan 5 1204 Ginevra Telefono 022 / 317 40 00 FRASCATI Zurigo Bellerivestrasse 2 8008 Zurigo Telefono 043 / 443 06 06 MOLINO Montreux Place du Marché 6 1820 Montreux Telefono 021/ 965 13 34 SEILERHAUS MOLINO Zermatt Bahnhofstrasse 52 3920 Zermatt Telefono 027 / 966 81 81 MOLINO S. Gallo Bohl 1 9000 S. Gallo Telefono 071/ 223 45 03 MOLINO Thônex 106, Rue de Genève 1226 Thônex Telefono 022 / 860 88 88 Rivista – Dicembre 2009 La 75 www.molino.ch AgipPLUS Motori di Graziano Guerra Moto Guzzi Norge 1200 GT con ABS di serie Nata per viaggiare In prova una motocicletta di grossa cilindrata, degna di quella Marca italiana che ha fatto dell’affidabilità il suo mito. Fatta per durare, sia nello stile sia nella tecnologia. La Moto Guzzi, da quando è nata nel 1921, è simbolo di robustezza. Innovativa, ma senza stravolgere gli schemi che l’hanno posta nella storia del motociclismo mondiale. La Norge GT, con la quale ho percorso strade, stradone e stradine, sotto la pioggia e sotto il sole, con il caldo e con il freddo, per molti chilometri, appartiene alla schiera delle turistiche senza tempo. È stata pensata e fatta per macinare chilometri. Basta osservarla e si capisce subito, dalla carenatura, per esempio, che integra i paragambe nella parte anteriore e il paraspruzzi posteriore, che può superare senza problemi qualsiasi condizione atmosferica. Il parabrezza, oltre a deflettere le turbolenze dal busto del pilota, è regolabile (anche elettricamente su allestimenti di lusso accessibili in Svizzera) e si può adattare alle diverse condizioni di guida. Il potente gruppo ottico anteriore offre un’ottima visibilità, anche su strade scarsamente illuminate. Il design riesce ad esaltare la combinazione tra forma e funzione. Sotto il bel vestito, elegante e aggressivo comunque misurata, pulsa il celebre motore dalla tipica architettura trasversale a V di 90°, nella cilindrata 1200cc, che stupisce per l’assenza di vibrazioni e per la capacità di coniugare bassi consumi di carburante ed emissioni ridotte. Le prestazioni sono buone. Il temperamento del bicilindrico Moto Guzzi eroga una coppia motrice sempre disponibile, raggiungendo il valore di potenza massima a regimi quasi automobilistici. Il bel carattere del propulsore assicura una guida confortevole e disimpegnata, durante la quale si apprezza la morbida azione del cambio a sei marce e l’efficacia della trasmissione finale affidata all’innovativo CA.R.C. (acronimo per CArdano Reattivo Compatto). L’interasse corto la rende particolarmente agile e maneggevole. In sella si apprezza l’accurata ergonomia fin nei dettagli, per esempio la sella, a soli 80 cm da terra, è imbottita con schiume capaci di adattarsi conformazione del corpo ed è dotata di rivestimento antiscivolo, le pedane sono dotate di rivestimento antivibrazioni. Sontuoso cockpit di guida, che racchiude un quadro strumenti d’immediata lettura arricchito da un trip computer in grado di fornire, oltre ai dati di viaggio (precedenti e in corso), anche intervalli di manutenzione e check control. Non manca una presa di corrente esterna da 220 Volt, un capiente vano sotto sella, la predisposizione alle manopole riscaldate e molte altre attenzioni, come le sospensioni regolabili e le maniglie del passeggero integrate. La Norge 1200 è un modello Gran Turismo fuoriclasse, potente e di grande comfort che ha tutte le carte in regola per venire apprezzata anche nel traffico in città. Con un impianto frenante con ABS disattivabile Rivista – Dicembre 2009 La e tanti altri particolari, la Norge 1200 GT (22’450.-) offre tutto ciò che da una Gran Turismo ci si attende. Chi cerca il lusso senza compromessi troverà soddisfazione nella 1200 GTL (23’950), che porta in dote un ricchissimo equipaggiamento, navigatore compreso. DATI TECNICI Motore bicilindrico a V di 90°, 4 tempi, raffreddato ad aria Potenza max: 95 CV a 7.500 giri/minuto Coppia max oltre 100 Nm a 5.800 giri/minuto Alimentazione: iniezione elettronica Multipoint, sequenziale Avviamento elettrico Cambio: 6 marce Trasmissione primaria a denti elicoidali / finale: Cardano Reattivo Compatto CA.R.C. Frizione: doppio disco a secco Telaio: tubolare di acciaio Sospensioni: ant. forcella telescopica idraulica / posteriore monobraccio Freni: anteriore a doppio disco flottante, Ø 320 mm / posteriore disco fisso, Ø 282 mm Cerchi in lega: ant. 3.50” x 17”, post. 5.50” x 17” Pneumatici: ant. 120/70 ZR17”, post. 180/55 ZR17” DIMENSIONI (mm) Lung./larg. (al manubrio)/ h (al cruscotto): 2.195/870/1.125 Luce minima da terra (mm): 185; h pedane conducente: 377 Interasse: 1.495 mm Peso a secco: 244 kg Capacità serbatoio carburante: 23 litri / riserva 4 Prezzo base: 22’450, trasporto escluso. 2 anni di garanzia 77 Automotonews a cura di Graziano Guerra Pirelli Motorsport Svizzera Stagione sportiva 2009 di successo Pirelli Svizzera può guardare con soddisfazione alla stagione sportiva 2009, che ha visto il suo impegno coronato da grandi successi a livello nazionale e internazionale, per esempio nel Campionato Nazionale Svizzero Rally, nei GP della Montagna, sui circuiti e nelle gare di durata. La Marca italiana ha sostenuto nel 2009 numerose squadre, impegnate nello sport motoristico svizzero in molte categorie e tipologie di gara. Il servizio pneumatici Pirelli è divenuto insostituibile ai box, come pure la qualificata assistenza tecnica sul posto, e il know how messo a disposizione nelle più importanti competizioni svizzere del 2009 78 Campionato Svizzero Rally 2009 La 50ma edizione del RIV è stata la prova regina che ha concluso il Campionato Nazionale Rally 2009. Il Rallye du Valais (RIV), compreso il Clio R3 Pirelli Trophy, ha decretato il Campione Svizzero Rally, il vincitore del Clio R3 Pirelli Swiss Trophy come pure i primi classificati nelle varie categorie. 107 i teams iscritti all’European Rallye Championship nel Vallese, tra questi anche il campione d’Europa in carica Giandomenico Basso e il polacco Sololov, entrambe su Fiat Grande Punto Abarth. Gommate Pirelli hanno gareggiato anche le squadre: Gonon/Arlettaz, Hotz/ Ravasi, Burri/Rey, Schmidlin/Goette, Althaus/ Svizzera protagonista: DTB (Deutsche Tourenwagen Bergmeisterschaft 2009), il pilota svizzero Reto Meisel, sulla sua Mercedes V8, ha portato a casa il titolo nella classe Touren. Gli slicks hanno funzionato perfettamente, e Pirelli è molto orgogliosa della collaborazione, che dura da anni, con il team di Meister Meisel. Su pista: il pilota svizzero Fredy Barth si è piazzato secondo al Nürburgring nella categoria VLN (Veranstaltergemeinschaft Langstreckenmeisterschaften Nürburgring). Assieme a Stefano Comini e Peter Wyss ha vissuto, alla 34ma Coppa DMV-Münsterland, un’esperienza unica al volante della sua potente Aston Martin; Barth nel 2009 è sempre Loset e il team belga Radoux/Gregoire. Hanno terminato la competizione in 58. Vincitore del 50mo RIV è risultato il team Grégoire Hotz/ Pietro Ravasi, al secondo posto Basso, al terzo Sololov/Baran. Pirelli ha festeggiato con Hotz/ Ravasi la vittoria in classifica generale del RIV e con Gonon/Arlettaz il titolo nel Campionato Svizzero Rally. Il Clio R3 Pirelli Swiss Trophy ha visto darsi battaglia ben 13 squadre, in 4 prove di rally e due GP della Montagna. La vittoria finale è andata al team svizzero Perroud/Aubry. Dal 2010 prenderà il via il Fiat Abarth Trofeo Rallye, Pirelli è stata scelta quale partner ed accompagnerà le nuove equipe. Le altre importanti manifestazioni che hanno visto Pirelli stato nelle prime posizioni con ottimi tempi in tutte le gare. Pirelli assiste il team sul posto, quale fornitore ufficiale, con un servizio pneumatici inappuntabile. LO Renault Clio Cup – Hadorn è da anni il pilota da battere, grazie anche ai suoi pneumatici Pirelli. Nella DMV (Deutschen Motorsport Verbandes) Challenge è Edy Kamm il dominatore: sulla sua Audi A4 gommata Pirelli ha vinto 9 gare su 18. Opel Corsa OPC Challenge 2009: dal 2006, Pirelli è partner esclusivo della Serie Slalom Svizzera OPC Challenge, con una novità stagionale: i Pirelli P Zero C Semi-Slick. Dopo 9 slaloms il nuovo campione OPC Challenge è risultato Marcel Muzzarelli. Rivista – Dicembre 2009 La La nuova Fiat Punto Evo a partire da 15’900 CHF La carrozzeria e gli interni della nuova Fiat Punto Evo, disponibile con 3 o 5 porte, sono stati completamente rinnovati. Le caratteristiche distintive che colpiscono a prima vista sono il frontale ancora più pronunciato, dominato dai fari principali caratteristici con luci diurne intergrate, e lo stile più marcato della coda. All’interno, la nuova Fiat Punto Evo offre materiali sempre più pregiati ed una qualità superiore delle finiture. Lo stile ricercato viene sottolineato anche dal quadro strumenti modernizzato, dal mobiletto centrale ridisegnato e dai sedili ottimizzati dal punto di vista dell’ergonomia. Anche i comandi presentano un nuovo design. Grazie a questi interventi, tutto l’abitacolo è reso ancora più elegante e funzionale. La nuova Fiat Punto Evo sorprende con soluzioni e dettagli innovativi. La casa costruttrice italiana offre in cooperazione con TomTom, specialista in sistemi di navigazione, un’evoluzione del sistema di infotainment Blue&Me basato su Bluetooth. Navigazione satellitare, vivavoce e funzioni di intrattenimento sono integrate in un dispositivo portatile nel nuovo Blue&Me TomTom. La gestione del sistema è possibile attraverso lo schermo touchscreen, comando vocale oppure tasti sul volante. Blue&Me TomTom consente inoltre la rappresentazione visiva dei dati raccolti dall’innovativo software eco:Drive per l’analisi dello stile di guida ed aiuta in questo modo il guidatore a risparmiare ulteriormente carburante, ad esempio grazie ad una gestione ottimale del cambio marcia. Prezzo di ingresso attraente con la Fiat Punto Evo Active Grazie all’Eco Bonus di 1’500 CHF offerto da Fiat Svizzera, la Fiat Punto Evo è disponibile ancora fino alla fine del 2009 all’attraente prezzo di ingresso di 15’900 CHF. Fiat offre l’Eco Bonus di 1’500 CHF fino alla fine dell’anno per tutte le versioni della nuova Punto Evo. Rivista – Dicembre 2009 La Della dotazione di serie della Fiat Punto Evo nella versione base Active fanno parte sette airbag – di cui un airbag ginocchia per il guidatore – il servosterzo Dualdrive assistito elettricamente e le luci diurne integrate nei fari principali. Anche la chiusura centralizzata, l’antifurto elettronico e gli alzacristalli anteriori sono offerti di serie. La nuova Fiat Punto Evo assicura altissimi livelli in tutte le altre varianti del modello. La tecnologia e le dotazioni presentano numerose innovazioni che stabiliscono nuovi standard nel segmento. È possibile scegliere tra quattro allestimenti. La dotazione di serie della Fiat Punto Evo Dynamic, presente nel listino prezzi a partire da 20’200 CHF (con l’Eco Bonus 18’700 CHF), comprende, oltre ai contenuti della versione Active, un’autoradio integrata con lettore CD e MP3 con comandi radio al volante e un climatizzatore manuale. Se il cliente sceglie l’allestimento Sporting (con l’Eco Bonus a partire da 19’700 CHF), fanno parte della dotazione di serie anche i fendinebbia con funzione cornering integrata. All’aspetto sportivo contribuiscono i cerchi in lega da 15”, le speciali minigonne e lo spoiler sul tetto nel colore della vettura, il paraurti sportivo anteriore e posteriore “metallic look” e i fari bruniti. L’allestimento top della nuova Fiat Punto Evo si chiama Sport (con l’Eco Bonus a partire da 25’790 CHF) ed offre la nuova, rivoluzionaria tecnologia del motore MultiAir come anche il brillante e al contempo economico motore diesel 1.6 Multijet da 120 CV. L’allestimento Sport è riconoscibile dai cerchi in lega da 17”, dallo spoiler sul tetto, dai profili paracolpi laterali nel colore della vettura e dalle pinze freni verniciate di rosso. L’abitacolo è reso ancora più accogliente dall’illuminazione ambiente ed il sistema infotainment Blue&Me rende ancora più piacevole le telefonate e l’ascolto di musica. 79 Starbene I videogames che fannno bene al cuore Qualche perplessità c’è: lo studio è stato sponsorizzato dalla Nintendo, che produce videogames come Wii sports e Wii fit. Va detto però che è stato presentato e discusso in un ambito scientificamente ineccepibile come il meeting annuale dell’American Heart. I risultati, se non proprio sorprendenti sono interessanti e si possono riassumere così: giocare con i videogames di Wii sports (in cui troviamo, ad esempio, il golf, il tennis o la boxe) e con alcuni di Wii fit (che propone una serie di attività fra cui la ginnastica aerobica) equivale a un esercizio fisico di moderata intensità. Secondo le indicazioni dell’American Heart Association, un esercizio di lieve intensità equivale Troppi esami danneggiano il cuore? Donna, 52 anni, sposata, in grado di svolgere le attività quotidiane ma che non è seguita da uno psicologo né da uno psichiatra. È questo l’identikit delle consumatrici di antidepressivi e ansiolitici che emerge dalla ricerca Stili di vita, stato di salute psicofisica delle donne, il primo studio condotta nelle farmacie venete, promosso dalla commissione Pari Opportunità della Regione Veneto. L’indagine, pubblicata da Dialogo sui farmaci ha coinvolto 11.357 donne intervistate in farmacia da 249 farmacisti e ha analizzato sia le cause di stress degli ultimi 6 mesi che eventuali assunzioni di farmaci psicotropi. Risultato: il 44% del campione ha denunciato un forte stress emotivo dovuto alla morte di un parente, il 43% per problemi familiari e affettivi (malattie Piercing alla lingua causa di infezioni pericolose Il piercing alla lingua può anche rappresentare una moda, ma i rischi per la salute sono altissimi, fino al possibile decesso. A lanciare l’allarme uno studio pubblicato dagli Archives of Neurology che riferisce di un ragazzo di 22 anni deceduto in un ospedale israeliano per molteplici ascessi al cervello causati dal piercing alla lingua. I medici fanno notare che dal piercing alla lingua si possono originare infezioni che passano nel sangue e arrivano fino al cervello, anche se si tratta di casi rari. Più frequenti sono i danni ai denti e le infezioni orali, ma è anche 80 a meno di tre Met (il Met è il cosiddetto un equivalente metabolico e indica il consumo di energia per una qualsiasi attività: un Met equivale al consumo a riposo), uno di moderata intensità va da 3 a 6 Met e uno intenso va oltre i 6 Met. Per capirci: un adulto che cammina a una velocità di circa cinque chilometri all’ora su una superficie piana spende circa 3,3 Met, mentre secodno le indicazioni dei medici un adulto può ottenere un reale beneficio per la salute in termini di prevenzione quando pratica un esercizio fisico aerobico di moderata intensità per almeno due ore e mezza alla settimana. Questo vale anche per l’attività fisica virtuale con i videogames. Per quantificare: la boxe è la più efficace con un dispendio di 4,5 Met, seguono il baseball (3,0 Met), il tennis (3) e il golf (solo 2). Fra gli Wii fit efficace è un esercizio che prevede lo stare in piedi su una gamba (5,6 Met), mentre lo yoga è meno impegnativo, consente di mantenere la flessibilità del corpo. e incidenti), il 27% per difficoltà finanziarie, il 6% per violenza subita tra le mura domestiche. In seguito a questi eventi il 34% delle intervistate ha dichiarato di assumere ansiolitici e/o antidepressivi negli ultimi 6 mesi. Non solo: tra chi si recava in farmacia con una ricetta di medicinali psicotropi il 48% aveva una prescrizione per ansiolitici, il 33% per ansiolitici e anche antidepressivi, e il 19% solo per antidepressivi. Emerso anche un uso prolungato degli ansiolitici, quando invece le linee guida ne suggeriscono l’uso per periodi brevi. In generale, comunque, tra i farmaci acquistati dal campione prevalgono quelli cardiovascolari, per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo e per l’apparato muscolo scheletrico. Lo studio, secondo gli esperti mette in evidenza come il disagio femminile sia associato in una certa misura all’uso dei farmaci antidepressivi e ansiolitici. Fondamentali, inoltre, la capacità del farmacista nell’ascoltare, consigliare e informare le donne e nel fare da mediatore per la ricerca epidemiologica. possibile incorrere in problemi cardiaci. I dentisti conoscono bene i problemi di salute che possono essere causati dai piercing nella bocca. Ci sono molte possibili complicazioni, dal dolore al gonfiore, fino alla scheggiatura o rottura dei denti. I pazienti con piercing orali possono anche soffrire di recessione delle gengive e sanguinamento. Forte anche il rischio di infezioni. Il messaggio è: il piercing in bocca non è una buona idea, meglio evitarlo. Sicuramente parte del problema è legato alla scarsa igiene durante la procedura di realizzazione del piercing (vale per qualunque parte del corpo, non solo la lingua) o al fatto che molte persone non seguono le cure necessarie dopo l’intervento quando tornano a casa. I professionisti del piercing replicano: una procedura realizzata in condizioni igieniche raramente causa complicazioni. Rivista – Dicembre 2009 La Sposate e 50enni: l’identikit delle consumatrici di psicofarmaci Donna, 52 anni, sposata, in grado di svolgere le attività quotidiane ma che non è seguita da uno psicologo né da uno psichiatra. È questo l’identikit delle consumatrici di antidepressivi e ansiolitici che emerge dalla ricerca Stili di vita, stato di salute psicofisica delle donne, il primo studio condotta nelle farmacie venete, promosso dalla commissione Pari Opportunità della Regione Veneto. L’indagine, pubblicata da Dialogo sui farmaci ha coinvolto 11.357 donne intervistate in farmacia da 249 farmacisti e ha analizzato sia le cause di stress degli ultimi 6 mesi che eventuali assunzioni di farmaci psicotropi. Risultato: il 44% del campione ha denunciato un forte stress emotivo dovuto alla morte di un parente, il 43% per problemi familiari e affettivi (malattie e incidenti), il 27% per difficoltà finanziarie, il 6% per violenza subita tra le mura domestiche. In seguito a questi eventi il 34% delle intervistate ha dichiarato di assumere ansiolitici e/o antidepressivi negli ultimi 6 mesi. Non solo: tra chi si recava in farmacia con una ricetta di medicinali psicotropi il 48% aveva una prescrizione per ansiolitici, il 33% per ansiolitici e anche antidepressivi, e il 19% solo per antidepressivi. Emerso anche un uso prolungato degli ansiolitici, quando invece le linee guida ne suggeriscono l’uso per periodi brevi. In generale, comunque, tra i farmaci acquistati dal campione prevalgono quelli cardiovascolari, per l’apparato gastrointestinale e il metabolismo e per l’apparato muscolo scheletrico. Lo studio, secondo gli esperti mette in evidenza come il disagio femminile sia associato in una certa misura all’uso dei farmaci antidepressivi e ansiolitici. Fondamentali, inoltre, la capacità del farmacista nell’ascoltare, consigliare e informare le donne e nel fare da mediatore per la ricerca epidemiologica. Albergo • Ristorante “Donna Carolina” • Bar • Piscina • Centro Benessere Viale Magna Grecia - 84058 Ascea-Velia - Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano - Salerno - Italia Telefono +39.0974.971945 - Fax +39.0974.374063 - www.villamarelea.it - [email protected] Rivista – Dicembre 2009 La 81 The All Blacks logo, the Silver Fern Device and ALL BLACKS® are registered trademarks of the NZRU. Ci guidano gli stessi valori Grazie agli innumerevoli modelli disponibili, la nuova gamma di mezzi Iveco offre soluzioni specifiche, dalla convenienza impareggiabile, per ogni incarico di trasporto. Da STRALIS, la punta di diamante per i trasporti internazionali a lunga percorrenza, alle serie di modelli EUROCARGO, TRAKKER e DAILY, fino al fuoristrada MASSIF: Iveco stabilisce in ogni classe di peso nuovi parametri di riferimento in fatto di convenienza, versatilità e affidabilità. Per ogni evenienza, ovunque andiate, Iveco è sicuramente con voi. IVECO (Svizzera) SA, Oberfeldstrasse 16, 8302 Kloten, www.iveco.ch www.allblacks.iveco.com Il Mondo in Fiera Swissbau 2010: Basilea, 12 - 16 gennaio 2010 Costruire il futuro della Svizzera Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010 Energie rinnovabili pronte al balzo Macef: Milano 15 - 18 gennaio Il Salone Internazionale della casa fra suggestioni e business Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010 La rassegna dedicata all’agricoltura sempre più internazionale Motor Bike Expo: Verona, 15- 17 gennaio 2010 Il paradiso dei motociclisti veri Fiere Swissbau 2010: Basilea, 12 - 16 gennaio 2010 Costruire il futuro della Svizzera Il 12 gennaio 2010 aprirà i battenti a Basilea la prossima Swissbau. Per cinque giorni la Fiera sarà al centro dell’attenzione del settore dell’edilizia e dell’economia immobiliare. Sarà così l’argomento di discussione per tutti i progettisti, specialisti della costruzione, fornitori, prestatori di servizi e investitori. 1’300 espositori circa, provenienti dalla Svizzera e dall’estero, esporranno su una superficie di più di 140’000 m2 i prodotti più nuovi e gli interessanti risultati della ricerca 14 e il 15 gennaio 2010 l’Associazione svizzera dell’economia immobiliare (SVIT), organizzerà due simposi dal titolo «Vincitori e perdenti nel mercato immobiliare» e «Opportunità e soluzioni per il paziente “Immobile”». L’esposizione settoriale Tendenze Bagno, una delle novità di quest’anno, è la piattaforma ideale per i leader del settore, per mettere in scena le loro concezioni e design in un ambiente straordinario. Costruire in modo sostenibile Swissbau 2010 mette l’accento sui temi costruire in modo sostenibile e efficienza energetica. Assume così un ruolo importante come rampa di lancio per innovazioni e novità. Un primo accento sarà già posto al momento dell’inaugurazione ufficiale il 12 gennaio 2010 al Congress Center Basel. Il motto della cerimonia, cui parteciperà la consigliera federale Doris Leuthard, sarà «Efficienza energetica: slogan o realtà?». Filo conduttore attraverso numerose altre manifestazioni saranno le questioni essenziali sul futuro e i temi efficienza energetica e sostenibilità. Sempre il giorno dell’inaugurazione, l’associazione Piattaforma avvenire della costruzione inviterà a partecipare al simposio dal titolo «Costruzione Svizzera: con ricerca e prassi dall’innovazione alla visione». Che tutti questi argomenti non siano presentati soltanto come pura teoria, i visitatori lo costateranno da vicino con l’esempio di «Self». Si tratta di una cellula abitativa concepita come luogo d’abitazione di lavoro per due persone e che si approvvigiona autonomamente con acqua ed energia. Mercoledì 13 gennaio 2010 si terrà al Congress Center Basel il secondo Swissbau Future Forum. Due grandi personalità del mondo della cultura, il famoso filosofo Peter Sloterdijk e il ricercatore Matthias Horx, specialista nel settore “tendenze del futuro”, parleranno e dibatteranno su Future Living e i futuri sviluppi delle nostre città. Moderatore sarà Roger de Weck. Con il nome Swissbau Real Estate la Fiera offrirà all’economia immobiliare un’importante piattaforma del tutto nuova. Si ritroveranno qui insieme quello che anche nella realtà è sempre più interconnesso: settore dell’edilizia ed economia immobiliare, lungo la catena di creazione di valore. Il 84 Tre esposizioni speciali estremamente interessanti Global Building sarà l’occasione per avere una visione d’insieme sul tema costruire in modo sostenibile. In modo conciso, chiaro e con l’aiuto di media interattivi l’esposizione fornirà conoscenze fondate sulla scelta sostenibile dell’ubicazione, su bilancio ecologicao e costi del ciclo di vita. Sulla stessa lunghezza d’onda è anche l’esposizione speciale Woodstock; il prototipo di una casa a tre piani, realizzata secondo i criteri dell’efficienza energetica sulla piazza della fiera. L’esposizione speciale SvizzeraEnergia completa in modo ideale l’argomento. Specialisti della costruzione e progettisti vi troveranno tutto quello che c’è di più importante sull’offerta di corsi di formazione di base e di formazione continua e perfezionamento nel campo dell’energia. Chi non crede possibile che in soli cinque giorni bravi professionisti svizzeri siano in grado di costruire una casetta efficiente dal punto energetico, dovrebbe andare a dare un’occhiata al campionato dei policostruttori. Ma si tratta di più di un semplice campionato: il concorso dimostrerà in modo chiaro e pratico che oggi, anche nella formazione di artigiani, costruire in modo da salvaguardare le risorse, assume un’importanza capitale. Nonostante le sue dimensioni e i molteplici aspetti presentati nell’ambito della fiera, Swissbau rimane strutturata un modo estremamente chiaro. Questo grazie alla suddivisione degli spazi secondo temi. I settori Costruzione grezza + involucri di edifici si trovano nel padiglione 1, Finitura d’interni nel padiglione 2, Impianti tecnici + cantiere nei padiglioni 3 e 5, Progettazione e pianificazione nel padiglione 4. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch Rivista – Dicembre 2009 La Macef: Milano 15 - 18 gennaio Il Salone Internazionale della casa fra suggestioni e business Un evento dedicato all’India come Paese Ospite, una mostra di oggetti di design in Triennale, iniziative sul tema del food (dove il protagonista è lo strumento, cioè l’oggetto pensato per ottimizzare tempi e modi della preparazione e della cottura dei cibo). E ancora: grandi aree riposo riservate ai buyer, la “diagonale” che attraversa il padiglione 1 in maniera creativa e inusuale, progetti di promozione mirati a portare in fieramilano gli operatori commerciali che contano, da tutto il mondo. Questo e anche di più è Macef, Salone Internazionale della Casa, che dal 15 al 18 Gennaio terrà la sua 88ª edizione dopo quarantasei anni di servizio al mondo produttivo, in omaggio e a sostegno delle “3 P” dell’Italia (pensare, progettare e produrre). Una mostra che, dopo gli anni del boom, è in fase di consolidamento: gli espositori attesi saranno circa 1.800, sparsi su oltre 100mila metri quadrati netti e ripartiti nei tradizionali quattro assetti merceologici (Tavola e Cucina, Regalo, Decorazione della Casa, Bijoux e accessori moda) cui per l’occasione è stata aggiunta l’area del Salone Mondiale degli Argenti – in omaggio a una specificità tutta italiana e tipica di Macef – e soprattutto è stata aggiunta l’area Il Laboratorio: tradizione e innovazione, destinata a diventare l’asse portante della mostra, l’elemento che caratterizza, distingue e valorizza Macef rispetto alle altre mostre concorrenti sullo scenario internazionale. Attesi, come di consueto, almeno 80 mila visitatori, tutti operatori professionali, architetti e designer, progettisti, operatori della comunicazione e del mondo culturale. Rivestimenti innovativi come la ceramica e gli smalti, nuovi materiali (pensiamo all’irruzione del silicone sul mercato), nuove funzionalità (il led che si illumina quando la padella raggiunge il calore ottimale, consentendo di abbassare la fiamma), vernici eco-compatibili Con la Camera di Commercio al Macef La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in qualità di rappresentante ufficiale in Svizzera di Fiera Milano, guiderà una delegazione di operatori al MACEF Gennaio 2010 – Salone Internazionale della Casa, rassegna dedicata al mondo della tavola e cucina, decorazione, tessile, accessori, bigiotteria, regalo e complementi d’arredo. Le spese di soggiorno saranno a carico di Fiera Milano; ai buyers verrà offerta l’ospitalità in hotel per due notti e il pacchetto servizi a terra che comprende: • Due pernottamenti con prima colazione in Hotel (da coordinare con gli organizzatori) • Tessera d’ingresso a MACEF Gennaio 2010 • Servizio Shuttle Hotel-Fiera-Hotel • Cena di Gala Rivista – Dicembre 2009 La che si possono smaltire senza danni per l’ambiente: il mondo degli strumenti per il trattamento del cibo è in piena effervescenza, a dispetto del luogo comune che voleva ormai esaurita la spinta all’innovazione in un comparto considerato troppo semplicisticamente “maturo”. Al contrario Macef – vero e proprio laboratorio dell’innovazione - oggi esprime un design altissimo e al top della qualità; esprime ricerca e innovazione anche laddove si parla di “semplici” piatti, bicchieri, posateria e pentolame. Per non dire dello sterminato campo del dono, della decorazione della casa, della bigiotteria e gioielleria, con generazioni di prodotti ben concepiti e ben fatti. Per quanto concerne i progetti Macef ripropone l’area Creazioni con la sua “gemella” Creazioni Designer (sono entrambe dedicate all’innovazione e all’artigianato di qualità che sconfina nell’arte dei pezzi unici), e ripropone, come ogni edizione di Gennaio da sei anni a questa parte, il Premio Design Massimo Martini, dedicato ai giovani progettisti e bandito online attraverso il sito Designboom, cui da sempre si registra un’adesione massiccia di progetti (mediamente gli iscritti sono 5mila) da tutto il mondo. Gli operatori interessati sono pregati di annunciarsi tramite il seguente link: http://www.macef.it/modulobuyer/Modulo_ita.aspx Oppure rivolgendosi direttamente agli uffici della Camera. Sarà nostra premura confermare la vostra partecipazione definitiva. Il numero dei partecipanti è limitato; la partecipazione verrà determinata in base all'ordine di iscrizione e in base ai criteri fissati da Fiera Milano. Informazioni Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Luigi Palma, Simona Ninni Seestrasse 123, P.O. Box, CH - 8027 Zürich Tel +41 44 289 23 23, Fax +41 44 201 53 57 e-mail: [email protected]; [email protected]; www.ccis.ch 85 Fieragricola: Verona, 4 - 7 febbraio 2010 La rassegna dedicata all’agricoltura sempre più internazionale L’impianto di Fieragricola 2010 si aggiorna, arricchendo di nuovi contenuti l’impianto che ha portato al rilancio della manifestazione in questi ultimi anni. Rendendola sempre più dinamica e all’avanguardia. E non soltanto per l’attenzione dedicata nei quattro giorni di fiera alle prove in campo. E nemmeno per il contatto quotidiano che Fieragricola ha instaurato grazie al portale www. agricolturaonweb.info, strumento di informazione che ogni settimana raggiunge una community di oltre 59mila utenti professionali iscritti. A Veronafiere si potranno così trovare cinque aree tematiche: Agrimeccanica (area dedicata alle innovazioni tecnologiche e di processo nel campo della meccanica, delle macchine e delle attrezzature agricole), Agriservice (spazio dedicato ai servizi innovativi per lo sviluppo dell’agricoltura), Zoosystem (galassia di strutture tra tecnologie ed attrezzature per l’allevamento da reddito, prodotti per la nutrizione e la salute animale, centri di 86 fecondazione e società per la commercializzazione del seme, strumenti ed apparecchi veterinari), Bioenergy Expo (il salone dedicato alle energie da fonti rinnovabili in agricoltura, dalle biomasse al biogas, dall’energia ottenuta dalle alghe ai microimpianti attivati dalle risorse idriche), e il Salone della Multifunzione, un ventaglio di opportunità per differenziare l’attività e le fonti di reddito degli imprenditori agricoli. Fieragricola è stata la prima fiera dinamica in Europa che ha scelto di coinvolgere tutti gli addetti ai lavori: imprenditori agricoli, allevatori, imprese di meccanizzazione agricola, veterinari, costruttori e commercianti di macchine agricole. Un obiettivo che resterà tale anche per l’appuntamento di febbraio 2010, consapevoli della pluralità di protagonisti che gravitano intorno al settore agricolo. Fieragricola guarda avanti. Alle nuove sfide: ogm e colture tradizionali, la sostenibilità ambientale, il benessere animale e il rispetto delle risorse idriche, l’agricoltura di precisione e quella a basso impatto ambientale e di lavorazione dei terreni. Senza dimenticare il reddito delle imprese e la sicurezza della filiera. Cercando di essere fedele al proprio motto: «Nuove tecnologie alimentano la terra». Sempre di più. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch Rivista – Dicembre 2009 La Bioenergy Expo: Verona 4-7 febbraio 2010 Energie rinnovabili pronte al balzo Energia da biogas e grassi animali, biomasse vegetali, potature da alberi da frutto e dal verde pubblico, oli vegetali. Filiere agro-energetiche e anelli della catena del tutto inediti: è il caso dei professionisti nel servizio di cippatura. Contoterzisti per l’energia. Senza dimenticare che la rivoluzione legata agli incentivi di 280 euro per Megawatt di energia pulita prodotta, fissati dal governo italiano, costituiscono un trampolino di lancio non indifferente per le bioenergie. Certamente, nel panorama internazionale, l’Italia deve ancora recuperare terreno rispetto a quanti sono partiti prima nell’avventura delle energie da fonti rinnovabili. Un dato su tutti: in Italia al momento sono attivi 179 impianti di biogas, in Austria 324, in Germania addirittura 3.800 (fonte: Eu-Agro Biogas). Proprio per questo i margini di crescita e i benefici sia per l’ambiente che per i redditi agricoli sono estremamente interessanti. Tanto che si calcola che il settore delle energie rinnovabili, in Italia, porterà ad investimenti complessivi – entro il 2020 – per 75 miliardi di euro, creando in previsione 235mila posti di lavoro e un aumento del Pil dello 0,35 per cento netto (fonte: AsperL’Informatore Agrario). È dunque il momento degli investimenti bioenergetici. A dirlo non è soltanto un paladino delle energie verdi come il presidente degli Stati Uniti, Barak H. Obama, sostenitore di un «Clean Energy act», ma anche a casa nostra il ritornello è il medesimo. «Fate presto, se potete», ha dichiarato infatti Luigi Paganetto, presidente di Enea, in occasione dell’ultimo Rapporto energia presentato a Roma. Soprattutto ora che l’Agenzia delle Entrate è intervenuta con una circolare per affermare che «il fotovoltaico è agricoltura», cioè che rientra in un regime fiscale agevolato. Premesse dunque per percorrere una strada parallela, ma assimilata all’agricoltura. Con quali conseguenze? La risposta la dà Bioenergy Expo, il Salone dedicato alle energie rinnovabili e che si svolgerà a Veronafiere dal 4 al 7 febbraio 2010, in concomitanza con l’edizione numero 109 di Fieragricola. Un appuntamento che taglia il traguardo di due ettari e mezzo di esposizione e prove dimostrative. In crescita di oltre il 60 per cento rispetto alla precedente edizione del 2008. Rivista – Dicembre 2009 La Anche il numero di espositori è in forte e costante crescita e si dovrebbero superare le 250 aziende. Non mancheranno, a Bioenergy Expo presentazioni, workshop, appuntamenti con delegazioni internazionali. Fra i convegni organizzati in collaborazione con Veneto Agricoltura, si parlerà di produzione di polveri sottili nella combustione del legno e di applicazioni pratiche nella produzione di biometano. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch 87 Motor Bike Expo: Verona, 15- 17 gennaio 2010 Il paradiso dei motociclisti veri Senza essere appassionati non si può realizzare un progetto come il Motor Bike Expo. Lî, attenzione verso il mondo delle due ruote va ben oltre l’organizzazione di una fiera. È con questo spirito che gli organizzatori si apprestano a replicare il trionfale esordio dello scorso gennaio, con una nuova edizione, in calendario dal 15 al 17 gennaio 2010, che confermerà tutti i punti di forza della prima edizione ed aggiungerà altrettante novità. Obiettivo, portare a Verona il meglio delle novità del mercato mondiale, le grandi stelle del firmamento custom, lo sport, i prodotti aftermarket più interessanti e performanti, e spazi dedicati a temi importanti quali la sicurezza, l’ambiente, l’economia. Anche il mototurista troverà una rinnovata motivazione alla visita del Motor Bike Expo. Di fronte ai primi segnali di ripresa, è necessario un impegno ancora maggiore: 7 padiglioni (6 nella passata edizione), 72.000 metri quadrati di esposizione al coperto, 35.000 metri quadrati di aree esterne (suddivisi in 7 aree), 650 aziende espositrici (a fronte delle 600 di quest’anno). Circa 1.000 mq (suddivisi nelle aree hospitality e business lounge) verranno destinati agli incontri business, 2.000 mq saranno invece riservati ai temi sopra indicati mentre ammontano a poco meno di 4.000 mq. le aree che ospiteranno premiazioni, convegni ed eventi (già più di 20 in agenda). Naturalmente il tutto nel quartiere fieristico di Verona, una struttura di altissimo livello che, al debutto nel settore moto, ha incontrato l’incondizionato gradimento sia degli espositori sia del pubblico. Viabilità scorrevole, facilità di parcheggio e di accesso, posteggio interno per le moto, ampi spazi e servizi efficienti 88 hanno contribuito a raggiungere il tetto dei 90.000 visitatori; ora l’obiettivo è superare questo numero. Per quanto riguarda i contenuti, gli organizzatori confermano la presenza, anche in forma diretta, delle case già tradizionalmente legate al salone che porteranno le novità della stagione 2010. Spazio ed attenzione saranno dedicate anche alla componentistica, agli accessori ed all’abbigliamento proveniente da ogni angolo del mondo. Il mondo custom continua ad essere nel DNA (e nel cuore) del Motor Bike Expo e, in attesa di poter rendere noti i nomi, è comunque garantita la presenza di un gruppo di grandi firme delle personalizzazioni. Nelle aree esterne sfrecceranno le supermotard mentre sono confermati i test – drive, le esibizioni e le presentazioni di nuovi modelli e formule sportive. Un padiglione sarà riservato al mercato: un’area in cui chi è a caccia di una moto usata (ma anche di un accessorio o di un ricambio particolarmente ricercato) potrà incontrare il rivenditore e, senza intermediari, concludere il proprio affare. Tutte le novità sono costantemente riportate sul sito ufficiale del Motor Bike Expo www.motorbikeexpo.it recentemente rinnovato nella grafica e nei contenuti. PER ULTERIORI INFORMAZIONI Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Seestrasse 123, 8002 Zurigo Tel. 044 289 23 23 - Fax 044 201 53 57 e-mail: [email protected] - wwww.ccis.ch Rivista – Dicembre 2009 La Il Mondo in Camera Tavolata italo-svizzera Vino Italiano e selvaggina locale Nuovo socio Camerale Hotel Parco Paradiso Dibattito al Castello di Coppet Europa di oggi: Europa di Coppet A Ginevra lo scorso 20 novembre Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009 Il mondo in Camera Tavolata italo-svizzera Vino Italiano e selvaggina locale Cena con degustazione Il segnale era di quelli positivi: la mezzanotte sarebbe stata il prossimo traguardo della lancetta piccola dell’orologio e nessun sembrava intenzionato ad alzarsi da tavola. Insomma, serata decisamente riuscita quella organizzata dalla CCIS lo scorso giovedì 19 novembre 2009 presso l’accogliente e calda sala PECAVI alla Seestrasse 123 di Zurigo. Puramente conviviale il pretesto del piacevole incontro del gruppo dei convenuti (pochi e fortunati, visto che la sala fra gli evidenti pregi ha anche quello di limitare ad un massimo di 26 il numero dei commensali) chiamati a consumare un virtuoso e per certi versi originale matrimonio, in tre atti, fra vino italiano e selvaggina locale. Originale, non tanto per l’interpretazione in Aperitivo Sauvignon, Magnás Az. Agricola - DOC 2008 - Friuli Venezia Giulia, Cormòns Antipasto Capriolo affumicato “Belvoirpark“ Capuns con prosciutto crudo Vino: Franciacorta “Valentino Majolini” Riserva, DOCG 1994 - Lombardia, Ome Piatto principale Scaloppine di capriolo con salsa di selvaggina alla panna Spätzli al burro, cavoli rossi stufati, castagne glassate e mela al mirtillo rosso 90 cucina – sicura, raffinata e al contempo rigorosa nel rispetto e nella valorizzazione delle vivande proposte – quanto invece per l’abbinamento con i vini che, in un’occasione almeno, è parsa inusuale. Se da manuale è stata l’entrata in materia con un Sauvignon friulano dell’azienda agricola Magnàs- intenso nei profumi, complesso, ma equilibrato ed elegante, al palato – servito come aperitivo, tutt’altro che scontata è apparsa la proposta di un vino spumante (va da sé, metodo classico) un Franciacorta Valentino Majolini riserva1994 (con sboccatura del maggio 2007) da accompagnare ai capuns con prosciutto crudo e alla salsiccia affumicata di capriolo serviti come antipasto. È stato sufficiente portare il bicchiere al naso Vino: Rosso Conero “Adeodato”, La Vite Monteschiavo, DOC 2002 - Marche, Maiolati Spontini Variazione di desserts - Friandises Vino: Assoluto, Isola dei Nuraghi, Pala Vini, IGT 2003 Sardegna, Serdiana Il menù, la sua preparazione e il servizio sono stati curati dallo staff del Belvoirpark (Seestr. 125, www.belvoirpark.ch). I vini selezionati e presentati dal sommelier Nicola Mattana della Buonvini (Zeughausstrasse 67 CH-8004 Zurigo, T: +41 (0)43 444 74 74 F: +41 (0)43 444 74 75 – www.buonvini.c Rivista – Dicembre 2009 La per riconoscere la bontà dell’azzardo: il vino, sensazione puntualmente confermata in bocca, liberava in raffinato equilibrio i suoi aromi, confermando di aver mantenuto la sua giusta freschezza (è pur sempre stato sui lieviti chiuso in bottiglia per 12 anni) con caratteristica nota minerale. Una bella scoperta: se non per il vino, sicuramente conosciuto agli appassionati, certamente per l’abbinamento. Altrettanto piacevole l’incontro fra un Rosso Conero, l’Adeodato 2002 da uve Montepulciano in purezza, e le scaloppine di capriolo arrivate nel piatto con la consueta corte di cavoli rossi, spätzli, castagna glassate e mela al mirtillo rosso. Un vino – visto il nome non poteva essere diversamente - che rende giustizia di un vitigno, tipico dell’Abruzzo, che anni e anni di scriteriata esportazione, aveva indotto molti ad accomunare a prodotti di infimo lignaggio. Fortunatamente questo Rosso Conero, si iscrive nella schiera felicemnet sempre più folta, di quei vini che ci fanno riscoprire la nobiltà dei vari Montepulciano prodotti nelle regioni dell’Adriatico centrale. L’Adeodato, della cantina La Vite di Monteschiavo, fin dal primo sorso si è subito presentato come un vino di carattere, ben definito, senza asperità, intenso caldo, pieno e al contempo asciutto. Anche in questo caso abbinamento riuscito. L’ultimo atto, come da consolidato copione, ha avuto come protagonisti una delicata variazione di dessert in connubio di gustosi sensi con un vino sardo, ottenuto con vendemmia tradiva di uve nasco e fermentino, che già dal nome non nasconde le sue giustificate ambizioni. Si chiama Assoluto e rispetta le attese: profumato, maturo, speziato, caldo, naturalmente dolce per niente stucchevole. Avrebbe fatto la sua bella figura anche con del formaggio (stagionato o comunque erborinato), che qualcuno, insaziabile nel piacere, avrebbe gradito al posto dei dolci. Sarà per la prossima volta: che sicuramente ci sarà. Con nuove proposte: nel piatto e nel bicchiere. Nuovo socio Camerale Hotel Parco Paradiso Il Suite Hotel Parco Paradiso**** vi affascina con il suo stile, il comfort e una meravigliosa vista sul lago. Situato in una posizione da sogno e rilassante, ai piedi del Monte Salvatore, dista solamente 500 metri dall’incantevole lungolago e dal centro di Lugano. Le camere sono arredate con stile e le suite fornite di ogni comfort, dotate di balcone o di terrazza. Il ristorante La Favola vizia i vostri palati con prelibatezze mediterranee di stagione, il ristorante giapponese Tsukimi-Tei con delicate specialità Teppanyaki mentre il bar Havana Deck, con vista mozzafiato sull’incantevole golfo di Lugano, vi offre cocktails, drink rinfrescanti e un’ampia scelta di sigari in un’atmosfera piacevole e distensiva come nella migliore tradizione cubana. L’hotel dispone di un centro fitness & benessere con piscina, sauna, bagno turco, solarium e squash. Vi offre inoltre parcheggio, garage e un servizio di bus-navetta. L’Hotel Parco Paradiso dispone di una sala convegni con una capienza dalle 2 alle 120 persone e ha una copertura massima di 350 posti letto. La terrazzo del ristorante la Favola: delizie per il palato e per la vista. Rivista – Dicembre 2009 La Suite con ogni comfort e splendida vista sul golfo di Lugano La terrazzo del ristorante la Favola: delizie per il palato e per la vista. Offerte speciali per i soci della Camera di Commercio Italiana in Svizzera ❱ Pernottamento in camera doppia: CHF 275.-❱ Pernottamento in Suite doppia: CHF 320.-❱ Pernottamento in Suite doppia con vista lago: CHF 350.-I prezzi si intendono per notte e per due persone, inclusi di ricco buffet colazione con prosecco, internet, utilizzo del centro fitness & benessere con piscina, sauna, bagno turco, solarium e squash, parcheggio o garage nonché transfer dalla stazione ferroviaria di Lugano o all’aeroporto di Agno. Offerta limitata, valida dal 1° dicembre 2009 fino al 31 marzo 2010 (festività escluse). Prenotazioni in base alle richieste e alla disponibilità. Informazioni e prenotazioni Suitenhotel Parco Paradiso**** Lugano Via Carona 27, 6900 Lugano-Paradiso Tel. 091 993 11 11 Email: [email protected] www.parco-paradiso.com 91 Il mondo in Camera Dibattito al Castello di Coppet Europa di oggi: Europa di Coppet La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, in collaborazione con l’Associazione Culturale Calimala e con il patrocinio ed il contributo della Rappresentanza Permanente d’Italia presso le OOII, ha organizzato lo scorso 14 novembre 2009, presso il castello di Coppet, a pochi km da Ginevra, un dibattito dal titolo «Europa di oggi: Europa di Coppet». In maniera estremamente attuale il volume scritto da Paolo Garonna - L’Europa di Coppet 1780-1820. Una lezione dalla storia per il futuro dell’Europa, 2008, Franco Angeli -, che ha dato il là al dibattito, propone un confronto tra l’Europa di oggi e la “lezione” di Coppet, dove un gruppo di intellettuali formulò un’idea moderna di Europa, volta al superamento del modello napoleonico e allo sviluppo di una società liberale e riformista, aperta al federalismo e all’integrazione. Dopo i saluti di apertura d’apertura del sindaco di Coppet, Pierre André Romanens, del Console generale d’Italia in Losanna, Adolfo Barattolo e del Segretario Generale della CCIS Andrea G. Lotti, sono intervenuti: - Avv. Renzo Baldino – Direttore del Castello di Coppet; - Dr.ssa Marilena Berardo – Responsabile dell’ufficio di Ginevra della CCIS; - Avv. Stefano Catelani – Presidente dell’Associazione Culturale Calimala di Ginevra; -Prof. Paolo Garonna, Direttore Generale dell’ANIA – Associazione nazionale Italiana Assicurazioni di Roma. Ospite d’onore è stato l’On. Gianni Pittella – Vice Presidente del Parlamento Europeo a Bruxelles – che, con Paolo Garonna, sostiene un Manifesto di valori per l’Europa politica, fondato sulle idee di liberalismo, europeismo federalista, e “corretta declinazione di una modernità dal volto umano”. L’iniziativa coinvolge numerosi esponenti della comunità imprenditoriale e 92 diplomatica, i settori della ricerca e delle organizzazioni internazionali presenti in Svizzera. È nato così il gruppo degli Amici di Coppet, per l’analisi e la proposizione di nuove scelte, assetti ed interventi, di fronte al processo di consolidamento istituzionale europeo e le sue nuove sfide. Rilanciando l’avanguardia culturale sviluppatasi al Castello di Coppet nel XVIII-XIX sec --incentrata sui principi della libertà, emancipazione, diritti e coscienza critica-- il gruppo sottolinea come efficaci risposte alle sfide della globalizzazione risiedano sempre maggiormente nella dimensione soprannazionale e comunitaria. In tale cornice, l’iniziativa mira a riflettere su nuove visioni, missioni e azioni che possano aggiornare la capacità decisionale e di intervento, a sostegno dell’architettura istituzionale europea – al momento di entrata in vigore del Trattato di Lisbona e nelle sue prospettive future. Si auspica che personalità francamente europeiste assumano la guida dei settori chiave per le politiche dell’Unione, nelle sue dinamiche interne come nelle relazioni esterne, per la formulazione e la messa in atto di politiche che, con costruttività, creatività e dinamismo, sappiano ‘guardare oltre’ le definizioni. Gli Amici di Coppet propongono la costruzione di un nuovo alfabeto di diritti come base per il superamento della crisi economica e sociale odierna. Il gruppo evidenzia la necessità di un equilibrato governo delle migrazioni, ribadisce la centralità delle politiche di coesione, la parità di genere, e un sistema di welfare che sappia proteggere coloro che affrontano nuove precarietà e povertà. Stimolando una larga adesione all’iniziativa, e rivolgendosi in particolare ai giovani, il gruppo lavorerà affinché il motore di trasformazione europea possa assicurare uno sviluppo equilibrato all’interno dell’UE e solidità d’azione nella governance globale multilaterale. Rivista – Dicembre 2009 La A Ginevra lo scorso 20 novembre Italian-Swiss Tax and Legal Forum 2009 La Camera di Commercio Italiana per la Svizzera (CCIS), in collaborazione con la Chambre de commerce, d’industrie et des services de Genève (CCIG) ha organizzato l’«Italian – Swiss Tax and Legal Forum». Come ogni anno, nel corso del seminario - che non si rivolge esclusivamente ai consulenti specializzati ma anche alle imprese ed ai privati - sono stati presentati ai partecipanti alcuni temi di diritto fiscale e di diritto generale italiano riguardante le relazioni tra Svizzera ed Italia. Dopo i discorsi d’apertura del Dr. Andrea G. Lotti, Segretario Generale della CCIS, di Jacques Jeannerat, Direttore della CCIG e dell’Avvocato Massimo Calderan. I lavori sono stati introdotti dagli interventi dei seguenti relatori: - Avv. Alberto CROSTI; Avv. Mattia DALLA COSTA; Avv. Maximilien GASLINI; Consulente commerciale e revisore contabile Mauro MICHELINI; - Dr. Alessandro MEO. Vino italiano in degustazione nel primo trimestre 2010 Nel primo trimestre del 2010lLa Camera di Commercio Italiana per la Svizzera organizza le seguenti degustazioni di vini italiani: 25.01.10 Barolo Barbaresco... & Freunde Lunedì, 25 gennaio 2010, Baur au Lac, Zurigo 11.00 – 13.00 Degustazione per giornalisti 13.00 – 17:00 Degustazione per ristoratori, sommelier e operatori di settore 17:00 – 19:00 Degustazione per visitatori privati Rivista – Dicembre 2009 La 15.02.10 Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Lunedì, 15 febbraio 2010, Baur au Lac, Zurigo La degustazione sarà suddivisa in 5 momenti 08.03.10 Trentino Wine on Tour Zurigo Lunedì, 8 marzo 2010, Baur au Lac, Zurigo La degustazione sarà suddivisa in 5 momenti Per ulteriori informazioni Camera di Commercio Italiana per la Svizzera Lara Francesca Cucinotta Seestrasse 123, 8027 Zürich , Tel. 044 289 23 23 [email protected], www.ccis.ch 93 Contatti Commerciali Offerte di merci e servizi Olio Oleificio Pasquinoni snc Via T. Tasso, 3 47852 Coriano (RN) Tel. +39.0541.759225 Fax. +39.0541.756544 E-mail: [email protected] www.pasquinoni.it Sale e spezie Parco della Salina di Cervia srl Via Salara 6 I - 48015 Cervia RA Tel: +39 0544971765 Fax: +39 0544978016 E-mail: [email protected] www.salinadicervia.it Vino Azienda Agricola Bissoni Via Colecchio 280 I - 47032 Bertinoro FC Tel: +39/0543460382 Fax: +39/0543461014 E-mail: [email protected] www.vinibissoni.com Funghi sott’olio Galfrè antipasti d’Italia Srl V.le Torino 13 - 12032 BARGE (CN) Tel: 0039/0175.346286 Fax: 0039/0175.343358 E-mail: [email protected] www.galfreantipasti.it Packaging per industria alimentare e cosmetica Ideal Plast di Ivano Sironi via Vignazzola 117 I - 20036 Meda (MI) Tel.: +39 0362-343731 Fax: +39 0362-343733 E-mail: [email protected] www.idealplastpackaging.it Lavorazioni meccaniche di precisione Zocca Officine Meccaniche srl Via Agucchi 41/45 I - 40050 Funo BO Tel. +39 051861455 Fax: +39 051863988 E-mail: [email protected] www.zoccarivestimenti.it 94 Impianti e macchinari per l’industria cosmetica Ve.tra.co Group srl Via E. Mattei, 25 I - 26020 Madignano (Cr) Tel.: +39 0373 65185 Fax: +39 0373 65713 E-mail: [email protected] www.vetraco.com Moquette Besana Moquette Via Don Giacinto Dell'Acqua, 24 I - 23890 Barzago, frazione Verdegò, (LC) Tel. +39 031.860113 Fax. +39 031.860202 E-Mail: [email protected] www.besanamoquette.com Abbigliamento SEIDIMILANO srl Corso Concordia 5 I - 20129 Milano Tel: 0039 3925737601 [email protected] - www.nuvoline.it Reti per salotti e divani Armetal S.r.l. Via Nazionale, 7-9-11 I - 47017 Rocca S. Casciano - Forlì Tel. 0039/0543.960139 Fax 0039/0543.950063 E-Mail: [email protected] www.armetalitalia.com Porte in legno Falegnameria Bellaria snc Via Bellaria 1/b I - 40139 Bologna Tel/Fax +39 0541 540106 [email protected] www.falegnameriabellaria.it Progettazione e produzione di strumenti ottici su misura Beta Nit srl Applied Optics via Roma 57 I - 26865 San Rocco al Porto (Lodi) Tel: +39-0377-569530 Fax: +39-0377-568083 E-mail: [email protected] www.betanit.com Vino Calafè srl Via Ariavecchia 9 I - 83039 Pratola Serra AV Tel. +39 0825781010 E-Mail: [email protected] www.calafe.it Prodotti alimentari tipici romagnoli La Romagnola Via Martiri Ponte Bastia 11 I - 44016 San Biagio Argenta (FE) Tel. +39 0532809666 Fax.+39 0532809477 E-Mail: [email protected] www.la-romagnola.it Pasta all’uovo Pastificio Valentini Via Arno 4 I - 52010 Poppi AR Tel: +39 0575550187 Fax: +39 0575500246 Email: [email protected] www.pastificiovalentini.com Mobili per bagno in legno Eban srl Zona Ind.le F.lli Guzzini Via Maestri del Lavoro 28/30 I - 62019 Recanati MC Tel. +39 0717578025 Fax.+39 071987119 E-Mail: [email protected] www.ebansrl.com Certificazioni e consulenza energetiche Acel srl Via San Carlo 12/18-R I - 40023 Castel Guelfo di Bologna Tel. +39 0542692860 Fax +39 0542488061 Email: [email protected] www.acel.it Athena’s srl Via del Lavoro 32 I - 40065 Pianoro BO Tel. +39 051777202 Fax.+39 051774101 E-Mail: [email protected] www.athenas.it Rivista – Dicembre 2009 La Richieste di ricerca agenti-rappresentanti • La società IGB opera nel settore del packaging per l’industria cosmetica e farmaceutica. IGB realizza astucci in cartoncino per mezzo delle migliori tecnologie esistenti e sotto certificazione ISO. IGB gradirebbe entrare in rapporti d’affari con produttori di prodotti cosmetici e farmaceutici interessati a reinventare il look dei propri prodotti. • L’azienda GIAS SpA è speci a lizzata nella produzione di verdure grigliate e di piatti pronti italiani surgelati di diverse qualità, sia con la pasta sia col riso, sia con la carne che con i frutti di mare. GIAS vorrebbe ampliare il proprio mercato e intraprenderebbe volentieri nuove relazioni commerciali con grossisti di prodotti alimentari che danno valore alla qualità dei prodotti e sono interessati a inserire sul mercato svizzero i prodotti citati. • La società Gamba srl di Milano attiva nel settore delle lavorazioni di subfornitura meccanica per produttori di macchine e articoli industriali. La società Gamba srl opera nel settore delle lavorazioni meccaniche per conto terzi e con l’ausilio di stazioni CAD progetta e realizza articoli e lavorazioni in metallo di sicura qualità ed affidabilità per qualsiasi tipo di applicazione industriale. • L'azienda Lisap SpA di Milano, specializzata nella produzione di articoli per la cura e il trattamento dei capelli destinati a centri estetici, parrucchieri e saloni di bellezza. L'azienda è attiva dal 1952 ed è presente in tutto il mondo ed è alla ricerca di nuovi parner e collaboratori soprattutto nella Svizzera italiana e francese; Lisap sarebbe interessata ad effettuare un incontro conoscitivo per presentare i propri prodotti direttamente presso la Vostra sede. Vi invitiamo a visitare il sito www.lisapitalia.com per scoprire il mondo Lisap e la varietà dei prodotti che l'azienda è in grado di offrire. Per le richieste di cui sopra rivolgersi a: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestrasse 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected], www.ccis.ch Destrosio Confiserie Michel AG Im Grund 12 CH - 5405 Baden-Dättwil Tel. 0041 564930377 Fax 0041 564930378 [email protected] www.confiseriemichel.ch Coriandoli Peter Bossart und Marianne Pulver CH 4123 Allschwil Tel. 0041 613124418 [email protected] www.pulver-bossart.ch Offerte di merci e servizi Ricerca di merci e servizi Macchine industriali per la bigiotteria OPTOMA rte d'Allaman 36 Pf 99 1163 Etoy Tel. 0041/21 8071333 Fax 0041/21 8071334 [email protected] La società Nastro & Nastro Srl, operante a Luino ( Va ) nel settore delle arti grafiche dal 1885, ha recentemente ampliato la propria gamma di prodotti con l’introduzione di una nuova linea di carta regalo, carta personalizzata e carta da imballo. Questi prodotti possono essere forniti sia in fogli (stesi o piegati) sia in rotolo. Cerchiamo per il mercato Svizzero importatori / distributori / grossisti e rappresentanti introdotti nei settori cartolerie, librerie e imballaggi. Per informazioni contattare Nastro & Nastro S.r.l. Via Stehli, 15 - 21010 Germignaga (VA) - Tel. + 39 0332 531463 Fax + 39 0332 510715 - E-mail: [email protected] Rivista – Dicembre 2009 Prodotti in ferro Signor Dani Rutz Rorschacherstrasse 180a CH - 9000 St. Gallen Tel. +41 712454092 [email protected] www.rutz-feuerstellen.ch DAL MERCATO SVIZZERO Carta regalo, personalizzata o da imballo La Articoli in argento Signora Susanne Wenger Route de la Croix 140 CH-1095 Lutry Tel. 0041/0794801016 [email protected] Prodotti chimici naturali Jungbunzlauer AG St. Alban-Vorstadt 90 P.O. Box CH-4002 Basel Tel.: ++41 61 295 51 00 Fax: ++41 61 295 52 90 [email protected] www.jungbunzlauer.com Trasporti internazionali Martin Transports SA Iles Falcon CH - 3960 Sierre Tel: +41 274518080 Fax +41 274518089 E-mail: [email protected] www.martin-transports.ch Per ulteriori info rivolgersi alla Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Seestrasse 123 casella postale, 8027 Zurigo Tel. 044/289 23 23, Fax 044/201 53 57 e-mail: [email protected], www.ccis.ch 95 Attività e Servizi Con i suoi circa 800 Soci la Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, fondata nel 1909, è un‘associazione indipendente ai sensi del Codice Civile Svizzero. Il suo compito precipuo consiste nella assistenza alle imprese dedite all‘interscambio tra Italia, Svizzera ed il Principato del Liechtenstein. La gamma dei suoi servizi, certificati ISO 9001, è molto variegata e comprende tra l‘altro: • Ricerche su banche dati di produttori e/o importatori dAuoi seguenti Paesi: Italia e Svizzera • Collegamenti online per visure, protesti, bilanci, statistiche ecc. • Segnalazioni di potenziali fornitori ed acquirenti • Ricerca e mediazione di rappresentanti, agenti e distributori • Organizzazione di incontri tra operatori, con l‘ausilio di servizi di interpretariato e segretariato • Recupero di crediti commerciali, con particolare riguardo alla ricerca di soluzioni amichevoli e extragiudiziali Pubblicazioni • Recupero crediti in Svizzera • Regolamento di Arbitrato e di Conciliazione della Camera Arbitrale della CCIS • Compra-vendita di beni immobili in Italia • Costituzione di società affiliate di imprese estere in Italia • Servizi camerali • Das neue italienische Gesellschaftsrecht • ”La Rivista“ periodico ufficiale mensile (11 edizioni all‘anno) • Calendario delle Fiere italiane • Annuario Soci • Indicatori utili Italia-Svizzera • Facilitazioni per i Soci Seestrasse 123, Casella postale, 8027 Zurigo Tel. ++41(0)44 289 23 23, • Recupero dell‘IVA svizzera in favore di operatori italiani, nonché dell‘IVA italiana per imprese elvetiche • Consulenza ed assistenza legale in materia di diritto commerciale, societario e fiscale • Assistenza e consulenza in materia doganale • Informazioni finanziarie e riservate sulla solvibilità di imprese italiane e svizzere • Ricerca di prodotti, marchi di fabbricazione e reperimento di brevetti • Azioni promozionali e di direct marketing • Arbitrato internazionale • Informazioni relative all‘interscambio, normative riguardanti gli insiediamenti in Svizzera ed in Italia • Seminari e manifestazioni su temi specifici di attualità • Traduzioni • Viaggi di Studio • Certificato di Italiano Commerciale rilasciato in collaborazione con la Società Dante Alighieri di Roma • Swiss Desk Porti italiani • La CCIS fornisce informazioni su Fiere e Mostre italiane. Rappresentanza ufficiale di Fiera Milano e di VeronaFiere Fax ++41(0)44 201 53 57 http://www.ccis.ch, e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Rue du Cendrier 12-14, Casella postale, 1211 Ginevra 1 Tel. ++41(0)22 906 85 95, Fax ++41(0)22 906 85 99 e-mail: [email protected] IVA-Nr. 326 773 Tagliando d’abbonamento Nome ...................................................................................................... Cognome ................................................................................................. Indirizzo .................................................................................................. Tel. .................................... e-mail ....................................................... Intendo sottoscrivere un abbonamento annuo (11 copie) a La Rivista al costo di 60CHF (estero: 50 euro) Data e firma ............................................................................................ 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