Letture di primavera

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Letture di primavera
Letture di primavera
Erik Larson, Il giardino delle bestie
Vicenza, Neri Pozza, 2012
Euro: 18.00
William E. Dodd era un professore di storia che viveva una vita tranquilla a Chicago
quando Franklin D. Roosevelt lo scelse come ambasciatore degli Stati Uniti in
Germania. Era il 1933, Hitler era appena stato nominato Cancelliere, il mondo stava per
cambiare. Se Dodd fosse andato a Berlino da solo, la sua storia interesserebbe solo gli
specialisti. Ma il lettore comune è due volte fortunato: primo, Dodd portò la sua famiglia
a Berlino, inclusa la giovane , bella e sessualmente avventurosa figlia Martha; secondo, a
raccontarci la sua storia è Erik Larson, che ha creato un romanzo di accurata
ricostruzione storica che offre tutti i piaceri di un thriller politico. All'inizio Dodd era
ottimista sul fatto che il regime di Hitler sarebbe cambiato. Ma con il passare dei mesi
gli divenne chiaro che si annunciava un disastro, che Hitler stava per scatenare una
guerra. Dodd si trasformò in una Cassandra: "Quanti errori e abbagli – scrisse – e i
popoli democratici non fanno nulla!" Dopo quasi cinque anni in Germania, tornò in
patria esausto e malato. Continuò a mettere in guardia dal grande pericolo incombente,
ma come scrisse a Roosevelt nel 1939, dopo l'invasione della Polonia era ormai troppo
tardi.. Morì pochi mesi dopo. La storia della Germania prima della guerra, gli ebrei, i
roghi di libri , il processo per l'incendio al Reichstag, la Notte dei lunghi coltelli, il
congresso nazista di Norimberga: tutte storie note, ma Larson ha compiuto un vivace ritratto di un'epoca.
[Dorothy Gallagher, <<The New York Times>> in <<Internazionale>> 938]
Elsa Osorio, La miliziana
Parma, Guanda, 2012
Euro: 18.50
Da una parte, la luminosa figura di Micaela Feldman, detta Mika, ebrea argentina di origini russe
e passioni rivoluzionarie. Dall’altra, una scrittrice come Elsa Osorio che ne insegue per anni, con
timore e ammirazione, l’avventurosa traiettoria esistenziale e politica, trasformandola in
romanzo. Questo libro è un dialogo a distanza, l’omaggio a una donna straordinaria, dimenticata
dalla Storia ufficiale, l’unica donna che durante la Guerra civile spagnola ha comandato una
milizia antifranchista. Intrecciando al romanzo le testimonianze di chi l’ha conosciuta
personalmente, le sue lettere e i suoi scritti, Elsa Osorio ripercorre la storia di Mika a partire
dagli anni dell’università, a Buenos Aires, e dall’incontro con Hipólito Etchebéhère, che
diventerà il suo compagno di vita e di lotta. I due, inseguendo la sfida di sostenere le battaglie
della classe operaia, passeranno da Parigi a una Berlino congelata dall’avvento del nazismo e
infine, nel 1936, alla Spagna della Guerra civile. Per nulla pratica di strategie militari, capace a
malapena di sparare, Mika si trova suo malgrado a imbracciare il fucile, vincendo le diffidenze degli uomini e
conquistandosi l’appellativo di "capitana", insieme alla stima e all’appoggio incondizionato dei suoi, che guida in una
fuga rocambolesca fuori dalla cattedrale assediata di Sigüenza fino al ricongiungimento con il resto della truppa. Alle
pagine avvincenti che raccontano le settimane di resistenza in trincea, alle porte di Madrid, segue il racconto del ritorno
in Argentina, e poi degli anni trascorsi a Parigi, con la partecipazione al Maggio francese: una vita che ha incarnato la
parabola di un intero secolo, consegnata finalmente alla letteratura.
[www.latinoamericana.it]
Adriano Prosperi, Il seme dell'intolleranza. Ebrei, eretici,
selvaggi: Granada 1492
Bari, Laterza, 2011
Euro: 12.00
Una consolidata periodizzazione pone l’inizio dell’età moderna nel 1492, […]
Fu a Granada che quell’annus mirabilis vide eventi destinati a protrarsi con immani
tragedie nei secoli futuri, fino a porre ancor oggi questioni decisive di fronte all’intrecciarsi
di popoli e culture e alla sfida dei diritti umani. Il 2 gennaio infatti il regno di Granada,
l’ultima roccaforte islamica, era caduto nelle mani dei sovrani spagnoli, […] Qui poco
dopo, il 31 marzo , fu decretata la cacciata degli ebrei […]E' qui che in aprile Isabella di
Castiglia e Colombo presero gli accordi che avrebbero consentito al navigatore genovese di
raggiungere il Nuovo mondo, […] La Spagna delle tre culture diventò in pochi mesi la
ferrea Spagna cattolica, la cui stessa identità storica avrebbe finito col definirsi nella
missione di combattere infedeli, giudei ed eretici, di difendere la vera fede (se necessario anche contro Roma), di
cristianizzare il Nuovo mondo. […] L’inquisizione, anch’essa sorta in Spagna alla fine del ’400 per controllare le
pratiche religiose degli ebrei convertiti, i cosiddetti conversos, o cristianos nuevos o marranos, non avrebbe tardato a
configurarsi come supremo tribunale competente in materia di ogni forma di dissenso religioso. Nel momento in cui
l’espansione dell’Occidente unificava la storia del mondo, insomma, lo faceva sotto il segno della conquista, del
razzismo, del colonialismo, dell’intolleranza, della persecuzione di tutto ciò che non rientrasse nello specchio di sé. […]
Tra i molteplici problemi storici che tutto ciò implica. Prosperi si sofferma soprattutto sulla cacciata degli ebrei,
indagando le radici medievali di un antigiudaismo religioso destinato a diventare antisemitismo razziale […] Fu anche
in tal modo che lo spregiudicato genio politico di Ferdinando d’Aragona, riuscì a creare una forte monarchia, capace di
usare il fanatismo del suo supremo inquisitore Tomás de Torquemada per dotarsi di una forza militare autonoma,
subordinare la nobiltà, affermare la propria supremazia giurisdizionale e quindi gettare le basi un potere imperiale che
di lì a pochi anni una serie di combinazioni dinastiche avrebbe consegnato a Carlo V. Alla fin fine, infatti, la decisione
di espellere gli ebrei fu anzitutto politica […][Ferdinando] sarebbe diventato il fondatore del mito dei Re cattolici quali
implacabili avversari dei nemici della fede, per questo benedetti da Dio con i nuovi e immensi imperi americani: mito
costitutivo di in una tenace e cocciuta hispanidad protrattasi fino al secolo scorso, propensa a trasformare il pregiudizio
identitario in missione storica. Ed è sulle origini del pregiudizio, primo fra tutti quello antisemita, che questa densa
sintesi getta luce, invitando a riflettere sulle vecchie e nuove forme che esso assume nel presente.
[Massimo Firpo, <<Il Sole 24 Ore>> del 18/09/2011]
Clara Sanchez, Il profumo delle foglie di limone
Milano, Garzanti, 2011
Euro: 18.60
Spagna, Costa Blanca. Il sole è ancora caldo nonostante sia già settembre inoltrato. Per le
strade non c’è nessuno, e l’aria è pervasa dal profumo di limoni che arriva fino al mare. È
qui che Sandra, trentenne in crisi, ha cercato rifugio: non ha un lavoro, è in rotta con i
genitori, è incinta di un uomo che non è sicura di amare. Si sente sola, ed è alla disperata
ricerca di una bussola per la sua vita. Fino al giorno in cui non incontra occhi comprensivi e
gentili: si tratta di Fredrik e Karin Christensen, una coppia di amabili vecchietti. Sono come
i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le
presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgono nella grande villa circondata
da splendidi fiori. Un paradiso. Ma in realtà si tratta dell’inferno. Perché Fredrik e Karin
sono criminali nazisti. Si sono distinti per la loro ferocia e ora covano il sogno di
ricominciare. Lo sa bene Julián, scampato al campo di concentramento di Mauthausen, che
da giorni segue i loro movimenti. Sa bene che le loro mani rugose si sono macchiate del
sangue degli innocenti. Ma ora, forse, può smascherarli e Sandra è l’unica in grado di
aiutarlo. Non è facile convincerla della verità. Eppure, dopo un primo momento di
incredulità, la donna comincia a guardarli con occhi diversi e a leggere dietro quella fragile
apparenza. Adesso Sandra l’ha capito: lei e il suo piccolo rischiano molto. Ma non importa. Perché tutti devono sapere.
Perché è impossibile restituire la vita alle vittime, ma si può almeno fare in modo tutto ciò che è successo non cada
nell’oblio. E che il male non rimanga impunito.
Un romanzo che ha sorpreso e ha scosso le coscienze, rivelandosi un caso editoriale unico.
[www.ilibraio.it]
Steve Sem-Sandberg, Gli spodestati
Venezia, Marsilio, 2012
Euro: 22.00
"Non avrei mai immaginato che sarebbe toccato a me condurre l'agnello sacrificale
all'altare. Ma nell'autunno della mia vita mi trovo costretto a tendere le mani e a
chiedervi: fratelli e sorelle, consegnatemi i vostri figli!" In pochi giorni furono
strappati alle famiglie 20.000 tra bimbi, malati e anziani, come prima erano stati
deportati i più ribelli. Era il settembre 1942. A perorare indicibilmente presso la
popolazione del più grande ghetto del III Reich, quello di Lodz, di esaudire le nuove
inaudite richieste dei nazisti, era Chaim Romkowski, onnipotente presidente del
Consiglio ebraico. Di fronte allo stesso ordine il capo dello Judenrat di Varsavia
Czerniakow si suicidò. Ma Rumkowski no, lui tentò di convincere i suoi ebrei:
perché si sentiva certo del suo diritto di vita e di morte sulla "città operaia" in cui
nel 1940 aveva trasformato quel luogo disperato, che riforniva il III Reich con
indispensabili divise, cappotti, scarpe, moduli per prefabbricati…al costo di poca
brodaglia, un sistema con cui, secondo lui, poteva evitare il peggio garantendo ai
tedeschi un enorme profitto. Di fatto gli altri ghetti vennero eliminati come birilli, il
suo resistette fino all'estate del 1944, e se i russi nel '43 non si fossero fermati sulla
Vistola e avessero liberato Lodz in tempo, forse ora il traditore Rumkoswki sarebbe
celebrato come l'unico Presidente di Judenrat ad aver salvato i suoi 200.000 ebrei.
Al contrario morirono tutti o quasi, anche lui, che non aveva guardato in faccia
l'obiettivo finale dei tedeschi. "l'estirpazione definitiva". Partì con l'ultimo
convoglio diretto ad Auschwitz. Fu un mostro? O un pragmatico stratega? Sulla sua
figura controversa si sono cimentati in molti, da Primo Levi ad Hannah Arendt, Hilberg, Friedlander, Bauer. Poche le
risposte definitive. E ora esce un monumentale e pluripremiato romanzo già tradotto in 27 paesi, dello svedese SemSandberg, classe 1958: dopo tre anni di studio degli archivi, ha tracciato un grande e ipnotico affresco del ghetto e della
bavele di lingue e destini dei suoi abitanti, veri e fittizi, regalandoci una preziosa chiave per ripensare quella catastrofe.
[Susanna Nirenstein, La Repubblica , 04/03/2012]
Michel Wieviorka, L'inquietudine delle differenze,
Milano, Mndadori, 2008
Euro: 10.00
Nel giro di poco più di trent’anni l’immagine della società elaborata da chi se ne
occupa per professione è mutata profondamente. Certezze come il ruolo dello statonazione, la minore importanza dei soggetti rispetto alle strutture e la necessità di
elaborare teorie generali si sono sgretolate.
Tornano così a riproporsi grandi problemi: come spiegare le differenze tra i gruppi?
Quale posto dare a ciò che li tiene insieme, l’identità? Michael Wieviorka, che ha
diretto il Centre d’analyse e d’intervention sociologiques a Parigi, mostra come le
identità collettive non sono il frutto di una “riproduzione” di pratiche e tradizioni
antiche, ma l’effetto di una “produzione” nuova stimolata dai cambiamenti del
presente.
Oggi gli individui aderiscono più facilmente che in passato a un gruppo, ma
altrettanto facilmente se ne separano; sempre più spesso, inoltre, tali gruppi non
sono affatto legati a una nazione precisa ma frutto di movimenti transnazionali, di
diaspore, di incroci.
Leggendo queste pagine ricche di definizioni, tratte da una conferenza tenuta tre
anni fa a Milano, si capisce perché il 4 dicembre, in un’intervista a Libération,
Wieviorka abbia definito l’istituzione del ministero dell’immigrazione e dell’identità
nazionale, voluta da Sarkozy, “una catastrofe intellettuale e politica per l’immagine generale della Francia”.
[Giuliano Milani, <<Internazionale>> N. 843]
Slavoj Zizek, Vivere alla fine dei tempi
Firenze, Ponte alle Grazie, 2011
Euro: 26.50
[…] Strumento e lascito per l’ uomo post- moderno, “Vivere alla fine dei
tempi” è la condizione che ci accomuna e quindi il titolo del libro nella sua
accezione positiva di re-inizio. La tecnica intellettuale di Žižek è il
rovesciamento delle credenze attraverso esempi e testimonianze filosofiche,
letterarie e cinematografiche che abbiano in comune il merito di mostrare
l’evidenza della contraddizione di tutto ciò che ci viene trasmesso da
sempre.
L’Autore afferma che la premessa del suo testo è che il sistema capitalista
globale si sta avvicinando al grado zero:i Quattro cavalieri dell’ apocalisse
che lo porteranno a termine sono:
la crisi ecologica, le conseguenze della rivoluzione biogenetica, gli squilibri
interni al sistema stesso e la crescita esplosiva delle divisioni ed esclusioni
sociali. Di segnali della grande confusione sotto il cielo ce ne sono tanti ma
poiché scontrarsi con la realtà dei fatti fa male, l’atteggiamento umano anela
ritardarne l’evento
Poiché lo stato spontaneo della nostra vita quotidiana è una menzogna
vissuta, per Zižek non resta che effettuare una svolta verso un entusiasmo
emancipativo dettato dalla consapevolezza di una verità traumatica che deve
essere più che accettata, vissuta: “bisogna insegnare al popolo ad avere
orrore di se stesso, per fargli coraggio” le parole di Marx per la critica della
filosofia del diritto di Hegel diventano l’ imperativo del filosofo che di
fronte allo spudorato cinismo dell’attuale ordine globale ha il compito di
preparare gli individui. Žižek, non a caso, definisce il proprio libro come un libro di lotta contro Principati e Potestà, gli
spiriti del male che abitano nelle regioni celesti.
[R. Gravina, "I consigli di Zizek per la post modernità" in www.istitutodipolitica.it]
In occasione de
presso il desk del Centro culturale Primo Levi, si raccoglieranno le iscrizioni per l'anno
2012.
In alternativa sarà possibile iscriversi previo versamento della quota associativa di Euro
50, tramite bonifico
Beneficiario: Centro culturale Primo Levi
IBAN: IT50N0333201400000000923130