Senza titolo - Synergie teatrali
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Senza titolo 23/02/12 11.18 Condividi Lisistrata di Aristofane: una commedia pittorica. « back SCRITTO DA GAIA BADIONI - ART. CULT. MERCOLEDÌ 15 FEBBRAIO 2012 CABARET La storia di Lisistrata non ha bisogno di tante spiegazioni: scritta più di duemila anni fa da Aristofane, costituisce ancora oggi un baluardo della commedia teatrale. La vicenda della coraggiosa ateniese che decide di fare lo sciopero del sesso per porre fine alla guerra del Peloponneso che da troppi anni allontana gli uomini dalle loro famiglie è ancora di estrema attualità. Questo spettacolo, diretto da Stefano Artissunch e interpretato da Gaia De Laurentis, non si distingue tanto per la sua ri-scrittura, ma per la messa in scena. Ciò che rende infatti, questa rappresentazione così straordinaria è l’uso di rimandi visivi e sonori sia alla contemporaneità sia, soprattutto, al mondo dell’arte. Pose, scenografie, ritmi (si, anche l’arte figurativa ha un ritmo) hanno più a che fare con la pittura che con il teatro. Permangono la divisione classica dei cori, la narrazione da parte del poeta, l’invocazione alla dea finale; lo spazio scenico, però, si fa teatrale nel vero senso della parola. Una rappresentazione visiva a tutti gli effetti. VASO ATTICO. La recensione distribuita dai circuiti teatrali parlava di “contaminazioni tra cabaret e burlesque”, io dico furti (più che mai azzeccati) al mondo della pittura e delle avanguardie storiche, anche cinematografiche. Partiamo con la scenografia: una struttura in legno, quasi un ponteggio da muratore, con tre pedane ad altezze diverse e due scale laterali. Nient’altro. Scarna, immediata, efficace. Una sorta di nuovo Partenone. Sopra di essa, all’ultimo piano, una squadra di manichini – burattini, con gli occhi sbarrati e il colorito pallido. Loro, le Donne Greche, portano nei loro volti pietrificati il dolore della guerra. Non una guerra combattuta in prima linea come i mariti, ma subita. Loro, costrette ad assecondare le scelte degli uomini senza dire una parola, impossibilitate a farlo. Volti reali come maschere e maschere come se fossero volti. La guerra, il disagio rendono tutti distrutti allo stesso modo. Non c’è distinzione tra il vero e il falso, tra la carta pesta e la carne nemmeno quando essi si mischiano in cori. L’interpretazione visiva dell’ottocentesco simbolista J. Esnor, colui che si ritraeva con la morte che suonava il violino. Pagina 1 di 3 Senza titolo 23/02/12 11.18 J. ENSOR: AUTORITRATTO CON MASCHERE. Maschere alla Tim Burton e Schiele su corpi alla Otto Dix. Ritorna in continuazione il tema della guerra. Come i Mutilati dell’artista tedesco, anche questi burattini sono dei sopravvissuti. Il prezzo della loro resistenza sono degli arti di legno ben puntati a terra. Otto Dix dipinse la serie dei mutilati subito dopo aver vissuto gli orrori della Prima Guerra Mondiale con pari quantità di disperazione e orrore. Immagini sgradevoli, le sue, anche se piene di colori brillanti e di apparente felicità. In Großstadt(Metropoli), il ballo scatenato al centro del trittico è un modernissimo memento mori; ce lo ricordano le due scene di strada a lato dove prostitute di basso e alto borgo convivono con mendicanti mutilati e storpi. Le donne manichino di questa storia, invece, sono altrettanto sgradevoli quanto rassegnate alla vita. Timorose di cambiare la loro vita e di ritornare ad essere Femmine, Mogli, Madri non più sole, ma con un marito al proprio fianco. La guerra ritorna anche nella scelte delle musiche per gli intermezzi vorticosi e rocamboleschi dei protagonisti: Cabaret di Bob Fosse, what else? La Atene di Pericle diviene la Berlino degli anni ’30 e Gaia De Laurentis la nuova Liza Minnelli. Soprattutto il narratore – poeta – capo coro, Stefano Artissunch, e i due attori, Stefano Tosoni e Gian Paolo Valentini, rappresentanti i due cori (maschile e femminile) e tutte le altre parti secondarie (come da tradizione) richiamano al grande film per il trucco e le pose: cerone bianco, pomelle rosse alle guange, occhi marcatamente neri, frack e all’occorrenza un tutù bianco. Più cinematografico che teatrale, o meglio, più da cinema muto slapstick vaudeville è l’inserto di alcuni pezzi molto rapidi dell’azione, senza parola, solo musicati, dove tutti i protagonisti si muovono velocemente per sottolineare lo scorrere del tempo e la comicità del momento. Gesti e pose che per due ore hanno avuto lo stesso peso delle parole recitate. Un narratore che, maschera da guerriero calata sul volto, ha raccontato il contesto storico muovendosi in modo sincopato inscenando le pitture vascolari attiche. Una eroina che, stremata, fatica a fermare l’orrore della guerra, ma che non rinuncia a innalzarsi ai piedi del Tempio e a partorire la speranza da un avvolgente e sconfinato manto bianco. Essa di spande fino a ricoprire gli uomini stolti che imperterriti seguitano a uccidersi. Un canto disperato si innalza a sottolineare il peso di Lisistrata: anche lei è debole perché anche lei è un essere umano. Un Libera Me (Elliot Goldenthal) struggente, strozzato, penetrante. Ci sono tutta la solitudine di questa donna e tutta la sua determinazione in quel pianto rabbioso. Gli uomini che lei ha assoggettato col suo piano sono fragili quanto le donne sue alleate. Gli istinti sessuali animaleschi dell’uomo, grotteschi e ridicoli, sono sullo stesso piano, nella storia, della poca capacità di sacrificio delle donne. Esse sanno resistere poco, forse meno degli uomini, ma grazie ad un sapiente gioco di squadra, sanno farsi valere. Anche loro, però, sono buffe. TRITTICO DELLA METROPOLI. Casta Diva all’apparenza e Paloma focose dentro. Ingannevoli, manipolatrici, bugiarde. Ma per una giusta causa, soprattutto con uomini che non riescono a “guardare e non toccare” se non maltrattati. Il sesso negato è ovviamente il tema centrale della storia. Un’arma potentissima che muove il mondo. Spudorato sì, ma pur sempre veicolo di sentimenti più alti. L’assaporarne la mancanza fa capire a tutti, uomini e donne indistintamente, il valore che esso ha e il valore che bisogna dare all’amore e alla vita in generale. Noi non siamo animali, noi siamo uomini. Lisistrata questo lo sapeva bene alla genesi dello scipero: sapeva che non sarebbe stato facile far ragionare l’intera Grecia, sapeva che avrebbe scardinato le regole della società ridando dignità alle donne, sapeva che non sarebbe stata impresa da poco convincere le donne ad usare la loro intelligenza. Ma, proprio quando si pensava che tutto fosse stato inutile, ecco che la pace giunge. Dapprima con la promessa che i capi degli eserciti coinvolti si decidono a dichiarare alle loro mogli in presenza di Lisistrata ai piedi del Tempio, poi con il librarsi in volo degli amanti finalmente ritrovati. Su uno sfondo nero illuminato solo da poche luci, una Passeggiata di Chagall si inscena davanti ai nostri occhi. CHAGALL: PROMENADE. La donna libra nell’aria accompagnata dal marito, finalmente a casa. La sofferenza che entrambi hanno provato ha portato alla consapevolezza di ciò che realmente conta: la vita. La potenza dell’amore trascende la coppia e si potenzia nella natura. Una danza nel cielo finalmente azzurro. I burattini, ora innalzatisi a rango di Donna, si spogliano dinnanzi ai loro mariti. E un monito, infine, dalla più saggia di tutte: “ Bisogna avere la terra nel sangue; non gettare sangue alla terra”. Restano solo delle timide croci bianche in lontananza a ricordarci quello che è stato e che si spera non accada più. Vorrei sottolineare la bellezza dei teatri piccoli italiani sempre meno considerati, ma sempre all’avanguardia. Qui, ancora oggi, il contatto e il confronto con gli attori alla fine dello spettacolo è possibile. Qui si riesce ancora a dialogare e a sentire dagli autori il messaggio che volevano esprimere. Così è stato per Lisitrata, commedia dedicata a tutte quelle donne che hanno fatto di questa eroina un esempio da seguire per porre fine agli orrori delle guerre che ancora oggi affliggono molti paesi. Sul sito www.lisistrata.it è possibile visionare sia le date dei prossimi spettacoli, sia tutte le moderne Lisistrata del mondo. Pagina 2 di 3 Senza titolo 23/02/12 11.18 Ultimo aggiornamento ( Martedì 21 Febbraio 2012 ) Visualizza altri articoli di questo autore MTV New Generation presenta: The Loud Vice, da Cremona con furore (31 Gennaio 2012) Morbo Veneziano - La laguna si tinge di rosso (27 Gennaio 2012) Sono solo tre lettere ma rendono l’idea: Wow (Missincat 2011) (19 Gennaio 2012) Squillino le trombe, signori! I Les Trashick sono tornati (02 Gennaio 2012) Le feste 2011 si passano in Quartet (21 Dicembre 2011) Paura del diverso? No; paura del possibile? No; paura che il diverso sia possibile? Nemmeno. Solo... (09 Dicembre 2011) Un INFANTE, il vecchio palazzo, una chitarra, un’armonica e nient’altro (Unplugged Sonoro, quarta... (18 Novembre 2011) CANTANOVANTA vol.1 e 2: La mia giovinezza presa, accartocciata e buttata nel w.c. (per non dire c... 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