L`allevamento ed il rilancio dell`ippica

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L`allevamento ed il rilancio dell`ippica
L’allevamento
ed
il rilancio dell’ippica
Analisi e prospettive sulle aziende del trotto
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Lo studio è stato realizzato dal gruppo di ricerca di Nomisma, composto da Mario
Pelucchi (coordinatore e responsabile del progetto), Diego Forlano, Francesco Matteucci,
Giorgio Zagnoli (Università di Bologna)
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Indice
INDICE
Sintesi e conclusioni
Capitolo 1 – L’allevamento del cavallo trottatore in Italia
1.1. – La consistenza e le dimensioni fisiche
1.2. – Forma di conduzione, titolo di possesso e forma giuridica
1.3. – L’allevatore
1.4. – Il lavoro
1.5. – La Contabilità
1.6. – Gli investimenti
1.7. – I puledri nati e la loro destinazione
1.8. – I fondamenti e le prospettive dell’allevamento
1.9. – I ricavi delle aziende dalla vendita dei prodotti
1.10. – I ricavi da premi
1.11. – I costi dell’allevamento
1.12. – Suddivisione interna dei costi
1.13. – Il costo del lavoro
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Capitolo 2 – Le scommesse in Europa
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2.1. – Modello anglosassone
2.2. – Modello totalizzatore
2.3. – Modello italiano
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Capitolo 3 – L’ippica in Italia
3.1. – I dati strutturali
3.2. – Il bilancio Unire
3.3. – Il Montepremi
Capitolo 4 – Il trotto italiano
4.1. – I dati strutturali del trotto italiano
4.2. – I dati strutturali del trotto francese
4.3. – Comparazione trotto Italia Francia
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4.3.1. – Le corse
4.3.2. – I cavalli
4.3.3. – I montepremi
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Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
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Appendice statistica
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L’allevamento del cavallo trottatore
SINTESI E CONCLUSIONI
Premessa
L’ippica italiana, in questi ultimi anni, sta attraversando una delle sue crisi
più gravi sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista amministrativo,
ma soprattutto da quello economico-finanziario e rischia di superare il punto
di non ritorno.
Questo è il momento in cui tutte le categorie dell’ippica devono metter
insieme le proprie forze, le proprie risorse, per contribuire al salvataggio del
settore e poi al suo rilancio.
Un settore in cui l’Ente Tecnico preposto alla sua salvaguardia ed al suo
sviluppo
viene
meno
alle
sue
funzioni
istituzionali,
rischia
di
comprometterne il futuro, che, in Italia, non solo assume un valore storico
culturale e ambientale, ma ricopre un importante ruolo economico ed
occupazionale.
L’Unire dovrà uscire dal guado e pensare seriamente al rilancio per non
trovarsi tra qualche anno, ma forse anche meno, nella situazione di non
riuscire a svolgere i compiti a cui è demandato.
Per salvaguardare e rilanciare il mondo dell’ippica è sempre più necessaria
l’adozione di urgenti ed efficaci interventi di governance e di
regolarizzazione economica del comparto. Tutto questo a tutela delle risorse
destinate all’Unire per il perseguimento dei propri fini istituzionali. Inoltre si
devono prevedere idonei strumenti legislativi che regolamentino con
certezza i relativi flussi economici provenienti dai prelievi delle scommesse.
Tutti i soggetti coinvolti devono considerare come lo sviluppo del settore sia
strettamente legato al mercato delle scommesse, che è in continua
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evoluzione ed in costante ascesa.
Ma allo stesso tempo si trova in
concorrenza con altri sport ed altri eventi.
La liberalizzazione delle scommesse in Europa è in pieno svolgimento e,
spinta dalle esigenze tecnico-giuridico-amministrative connesse alle
procedure concorsuali imposte dalle norme europee, stimola la competizione
tra i diversi operatori e di conseguenza può avere benefiche ripercussioni sul
settore ippico.
Monitorare l’evoluzione di questo mercato (ippica-scommesse) deve essere
uno dei principali obiettivi di chi opera nel settore.
Mettere sotto osservazione tutta la realtà produttiva che ruota attorno
all’ippica, sempre più rilevante dal punto di vista economico e sociale, è
necessariamente un bisogno sentito da tutti gli operatori del sistema per dare
risposte e fare proposte per lo sviluppo futuro.
In questo quadro assume grande importanza il ruolo dell’allevamento del
cavallo trottatore, le cui aziende, per la loro attività imprenditoriale
storicamente radicata su tutto il territorio nazionale, possono offrire validi
contributi al settore, non solo nell’incremento e nel miglioramento delle
razze equine, attraverso la selezione e la qualità, ma anche, allo sviluppo
tecnico e alla promozione dello spettacolo sportivo.
Il progetto di ricerca ha consentito di aprire un dibattito serio, all’interno
dell’Associazione, sulle problematiche del settore dell’allevamento del
cavallo trottatore e sui possibili cambiamenti e sviluppi in un’ottica di
sistema.
L’indagine sulle aziende allevatrici ha permesso di fornire una mappatura
esaustiva delle imprese del comparto, andando a misurare la consistenza e le
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L’allevamento del cavallo trottatore
dimensioni fisiche, gli indici strutturali, la superficie utilizzata per
l’allevamento, la forma di conduzione delle aziende,
le professioni
dell’allevatore , la forza lavoro impiegata. L’indagine, inoltre, ha analizzato i
costi di gestione annuali delle aziende, gli investimenti effettuati negli ultimi
cinque anni dagli allevatori ed i ricavi distinti tra le diverse tipologie di
aziende, giungendo a stimare il giro d’affari complessivo dell’allevamento
del cavallo trottatore.
Tutto questo per avere il quadro complessivo di un comparto che risponda
nel miglior modo possibile al “fine” dell’attività ippica, cioè lo sviluppo
della razza equina italiana.
Il convincimento che l’allevamento sia uno dei comparti di un sistema
complesso, ci ha portato, nella seconda parte dello studio, ad analizzare
alcuni temi tra loro strettamente legati: corse, calendari, cavalli alla partenza,
cavalli che hanno corso, montepremi, scommesse. Questo ci ha permesso di
guardare oltre gli interessi e le problematiche della categoria, e di avere,
invece, una visione sistemica del trotto e dell’ippica in generale. A questo
proposito si è ritenuto utile confrontare alcuni dati strutturali del trotto
italiano con quelli francesi, paese ippicamente evoluto, e con un sistema più
simile al nostro, ma abbastanza diverso sia nella struttura organizzativa, che
nella gestione delle scommesse.
Considerazioni
La crescita dell’ippica italiana, avvenuta nell’ultimo decennio in modo
spontaneo ed al di fuori di ogni sistema o progetto pluriennale, ha
determinato una crisi economico-gestionale, tecnica ed amministrativa che
non trova precedenti nella storia dell’Ente. E’una crisi che perdura da troppi
anni, con continui cambi al vertice, commissari e sub-commissari che
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durano in carica pochi mesi, presidenti nominati e nel giro di pochi mesi
sfiduciati. E’ una crisi di governance, intesa come volontà e capacità di
indirizzare e coordinare il settore. Questa mancanza è dovuta anche, al venir
meno di quell’etica sportiva che deve tornare ad essere la base dell’ attività
ippica.
Questi alcuni degli aspetti su cui chi è chiamato a governare l’ippica deve
riflettere:
-
la mancanza di una visione sistemica del settore, infatti ogni soggetto
ha cercato di privilegiare e far prevalere i suoi interessi, rispetto a
quelli generali;
la continua conflittualità tra le categorie, creata a volte ad arte da chi
doveva garantire la maggior collegialità possibile;
l’accantonamento del personale tecnico competente all’interno
dell’Ente, da motivare e da riutilizzare in base alle conoscenze
maturate;
la maggior trasparenza degli atti e degli indirizzi di politica del settore;
la competenza e la rappresentatività negli organi istituzionali dove si
discute di corse e scommesse.
La sola riscrittura delle regole dell’ippica, comunque, non è sufficiente per
contrastare comportamenti che trovano la loro origine nel senso etico di chi
li mette in atto. Coerenza, trasparenza, concertazione, equità, ma soprattutto
discontinuità con il passato sono gli elementi caratterizzanti da metter in
campo per un rinnovamento dei metodi e delle persone.
Imprescindibile per la ripresa del settore è il contributo di tutte le
componenti ippiche, dalle categorie fino alle società di corse, coordinate a
livello centrale dall’Unire, riunite in un tavolo unitario di concertazione
improntato alla massima trasparenza, dove si tracci un disegno unitario che
punti alla qualità ed alla imprenditorialità e che cerchi di dare un
significativo stop allo sviluppo puramente quantitativo ed assistenziale degli
ultimi anni.
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Negli altri paesi ippicamente evoluti, per rispondere agli enormi problemi,
tra di loro strettamente correlati, in cui si trovava il settore agli inizi degli
anni ’90, hanno saputo farsi carico del rilancio puntando e valorizzando le
capacità imprenditoriali presenti in tutta la filiera e trasversali a tutte le
categorie. In questi paesi per incidere veramente si è agito prima di tutto
sulla struttura organizzativa, dove il potere politico si è riservato un ruolo di
controllo e approvazione delle decisioni maturate tra i diversi soggetti ippici.
Procedere ad una riorganizzazione della struttura ippica e ripensare ad un
riordino dell’Unire è uno dei compiti primari a cui le categorie devono
rispondere facendo gioco di squadra ed individuando i principali obiettivi a
breve e medio periodo su cui convogliare gli sforzi per trovare le soluzioni
più efficaci da proporre ai diversi soggetti coinvolti. Forse è giunto il
momento di ripensare e riequilibrare il rapporto fra l’ippica e chi gestisce la
raccolta scommesse. Chi segue l’ippica dovrebbe sapere, come funziona il
sistema negli altri paesi, dove, chi è proprietario della rete per l’accettazione
delle scommesse, è anche proprietario degli ippodromi e delle agenzie e dei
punti vendita. Questo, inoltre, distribuisce il prodotto con percentuali
nettamente più basse. Infine i soggetti principali dell’ippica siedono negli
organismi di governo sia delle corse che delle scommesse. Le scommesse
devono tornare ad essere al servizio dell’ippica, e non l’ippica al servizio
delle scommesse, perché solo con questo sistema l’organizzazione provvede
ai premi per i proprietari dei cavalli da corsa e di conseguenza alle
percentuali per tutti gli altri operatori della filiera.
Tutti i soggetti dell’ippica devono entrare nell’ordine di idee di essere parte
di un sistema, strettamente legati uno all’altro, solo in questo modo si
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risponde alle sfide che vengono portate da più parti al mondo dell’ippica,
dallo spettacolo sportivo alle scommesse. Tutto questo per meglio affrontare
la competizione con gli altri segmenti del mercato del tempo libero. In una
situazione critica e delicata, come quella che sta attraversando l’ippica in
questi ultimi anni, si deve andare oltre i propri interessi di bottega e superare
le logiche del giorno per giorno. E’ indispensabile, invece, avere una visione
d’insieme e sistemica del settore dove è urgente recuperare credibilità e
fornire certezze a tutti i soggetti nella massima trasparenza.
Per uscire dallo stato di “coma” in cui si trova l’ippica italiana è necessario
che tutti facciano un passo indietro, rinunciando a qualcosa, anche a risorse,
per creare le condizioni da cui si possano tracciare le linee di sviluppo del
sistema e del suo funzionamento, partendo dal presupposto di base che solo
attraverso la crescita della qualità delle corse e con essa dello spettacolo
ippico si può allargare la base dei suoi pubblici, dagli spettatori negli
ippodromi a quelli della Tv e dei new media, ai nuovi proprietari, agli
scommettitori.
Il rilancio dell’ippica italiana è subordinato al rilancio di uno spettacolo
qualificato così come avvenuto in altri Paesi che prima del nostro hanno
vissuto una profonda crisi del settore, ma hanno saputo dare risposte
adeguate, coinvolgendo tutti i soggetti della filiera. Ottimizzare il prodotto
ippico, non significa, o almeno non significa solo, rendere ogni corsa di
cavalli produttiva. Bisogna valutare l’indotto che ne consegue in termini di
regolarità delle corse, di aumento degli spettatori negli ippodromi, di
operatori, di posti di lavoro, di scommesse.
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L’allevamento del cavallo trottatore
L’ippica è un settore che trae al suo interno le risorse per la propria
sussistenza: il movimento delle scommesse sulle corse dei cavalli. La
scommessa ippica non è un mero gioco assimilabile agli altri, come da anni
vanno affermando i responsabili istituzionali sia del mondo ippico che delle
scommesse, che da qui sono partiti per depotenziare lo spettacolo sportivo e
l’ippica in generale.
Questa incompetenza tecnica, ma non solo, la si vede soprattutto
nell’incomprensibile programmazione dell’attività con la stesura del
calendario.
Anche se quasi tutti gli indirizzi di politica del settore hanno manifestato
scarsa conoscenza delle tematiche, poca trasparenza nelle scelte, è
soprattutto
nella
predisposizione
del
calendario
e
nella
sua
programmazione, che si lamentano le più grosse manchevolezze dell’ Ente.
Il calendario è, da sempre ed in tutti i paesi, lo strumento di connessione tra
l’attività ippica, i pubblici, gli scommettitori. In Italia, in questi ultimi tempi,
oltre che essere
passato da annuale a trimestrale, è caratterizzato da
improvvisazione e discrezionalità, con penalizzazioni insostenibili per
piazze storiche che si vedono condannate a drastici ridimensionamenti,
proliferazioni di giornate differenziate a scapito di quelle ordinarie, con una
drastica riduzione dei convegni e corse (nel solo 2005 sono stati tagliati 167
convegni). Tutto questo a dimostrazione dell’incapacità di chi dirige l’ippica
nel dare risposte certe e trasparenti alle scuderie che devono programmare la
stagione agonistica dei cavalli in attività.
L’aumento continuo delle giornate di corse, con una crescita decennale di
oltre il 40%, rappresentato principalmente dalle giornate di minima
(antimeridiane e preserali). Tutto ciò ha determinato e determina per l’intero
sistema margini decrescenti di utilità economica delle scommesse, non più in
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grado di compensare i costi della loro raccolta, dell’organizzazione e del
controllo delle corse, della gestione delle scuderie e delle categorie ippiche.
Gli stessi indirizzi sono stati individuati per la valutazione degli ippodromi
dove l’Unire ha tratto ispirazione per il rinnovo del contratto relativo alla
definizione economica dei servizi resi dalle società di corse, che ha ricevuto
ampie critiche sia dalle stesse che da altre categorie dell’ippica sensibili alla
qualità dello spettacolo.
La filosofia Unire, seguita in questi ultimi anni, semplifica eccessivamente il
problema della redditività delle corse, privilegiando solo l’aspetto
finanziario, sacrificando componenti altrettanto qualificanti come la qualità
della corsa, fornita dai cavalli alla partenza, ed il contesto globale in cui
viene effettuata.
L’Unire , misurando la redditività di un corsa con il semplice rapporto
matematico tra mezzi impiegati (montepremi, spese organizzative,
remunerazione ippodromo) e scommesse riversate, offre un’immagine
capovolta dell’ippica dove l’ippodromo di più basso livello ha maggiore
redditività del principale impianto nazionale, dove la corsa estera è più
produttiva di qualunque corsa italiana.
Si tratta di un’impostazione che non ha alcun riferimento con l’incremento
delle razze equine che è alla base della creazione e dell’esistenza dell’Unire.
Si deve abbandonare la logica delle corse fatte solo per gli ippici, che ha
portato ad un una crescita delle corse di minima a scapito di quelle
qualitativamente valide. Tutto il settore deve capire che le corse si debbano
fare per il pubblico, obiettivo primario per il rilancio dell’ippica.
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L’allevamento del cavallo trottatore
In sostanza più lo spettacolo ippico è interessante, più sono gli appassionati,
più sono i proprietari, più sono gli scommettitori, in poche parole, si deve
invertire la rotta seguita dall’ippica italiana in questi ultimi anni.
La forte competizione con gli altri spettacoli sportivi spinge l’ippica verso la
ricerca di una maggiore specializzazione delle corse, da raggiungere con una
forte iniziativa atta a migliorare l’aspetto qualitativo della razza equina
italiana, imperniata sia sull’allevamento sia sull’allenamento. Questo deve
essere il filo conduttore della crescita del settore per sgomberare il campo
dalle nubi che si sono addensate sulle corse, in questi ultimi tempi, fornendo
tutela e trasparenza al prodotto-corsa. Compito primario dell’Unire è quello
di
tutelare la regolarità delle corse e la scrupolosa osservanza delle
normative, che va dai controlli dei veterinari, alla competenza dei giudici,
fino all’impegno dei guidatori, a tutti questi si chiede una maggiore
professionalità, sia tecnica ma anche etica.
La chiarezza dei comportamenti è uno degli elementi più significativi per
riportare dentro all’ambiente ippico, la garanzia della regolarità delle corse. I
maggiori controlli sulle corse si effettuano non aumentando il numero di
funzionari (13 funzionari Unire per ogni riunione sembrano eccessivi), ma
accrescendo la loro competenza con appositi corsi di aggiornamento.
Lo spettacolo ippico si svolge negli ippodromi e sulla riqualificazione e
sviluppo di questo segmento tutti i soggetti dell’ippica devono farsene
carico.
Nelle linee guida di sviluppo strategico dell’Unire ci sono alcuni indirizzi
importanti relativi alla riqualificazione dell’immagine del ruolo degli
ippodromi come luogo di spettacolo e selezione sportiva e non soltanto come
occasione di scommesse. A questa visione strategica si sono affiancate le
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prescrizioni minime per l’attività agonistica. A queste linee guida e
prescrizioni non sembrano siano corrisposte adeguate azioni.
Un ippodromo deve essere valutato in base a diversi parametri: piste
all’avanguardia, boxes, pulizia, punti di ristoro,, organizzazione, rispetto
delle norme, dispositivi di sicurezza, ospitalità nei servizi, capacità di gestire
una programmazione qualitativa, promozione, pubblicità, capacità di creare
un valido indotto – proprietari, allevatori, allenatori-guidatori – ricambio
generazionale.
E’ necessario definire ed individuare all’interno dell’attuale rete di
ippodromi i diversi ruoli, nazionale e regionale. Gli ippodromi regionali
dovrebbero garantire e promuovere l’ippica a livello territoriale più
periferico, valorizzare le molteplici iniziative di allevamento e di proprietari,
creando nuovi appassionati e potenziali operatori. A loro dovrebbe essere
affidato lo svolgimento delle corse antimeridiane, la loro programmazione
dovrà essere abbandonata dagli impianti nazionali secondo criteri di
compensazione. Applicando percentuali di remunerazione diverse per gli
ippodromi anche, in conseguenza dello spettacolo e servizi offerti, si
potranno innescare quegli automatismi che consentono di ridurre il numero
delle corse, qualificare il parco cavalli in funzione di un aumento e di una
effettiva ottimizzazione del montepremi.
Razionalizzazione della distribuzione dei campi e degli orari delle corse:
La necessità di dare qualità e produttività all’azione di tutte le componenti
ippiche deve essere il filo conduttore del rilancio del settore: supporto
tecnico-scientifico agli allevatori, grandi centri di allenamento come
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L’allevamento del cavallo trottatore
elemento di stimolo professionale degli allenatori e guidatori, standard
adeguati e controllati per gli ippodromi.
In questa ottica si deve rimarcare l’importanza e la valorizzazione dei
“distretti “ del trotto . Oltre a mantenere una loro identità, qui si creano le
condizioni
migliori per far crescere tutte le componenti del cavallo
trottatore, dove accanto ad allevamenti che puntano davvero alla qualità, si
affiancano centri di allenamento di prim’ordine con ottimi allenatori e
guidatori giovani ed appassionati. Dove possono coesistere gli allevamenti
che producono per correre o quelli commerciali, ma comunque di alta
qualità. Per allenare i cavalli ad ottenere ottime prestazioni è necessario
disporre sul territorio di strutture adeguate, che rispondano ai requisiti di
qualità richiesti per svolgere al meglio tutta la fase d’allenamento in
preparazione delle corse. Quindi compito primario di chi programma è
l’individuazione dei luoghi e la creazione di strutture che rispondano nel
miglior modo possibile ai requisiti richiesti per un ottimo centro di
allenamento, elemento insostituibile della filiera ippica.
Considerazioni sul sistema ippica
Quello che manca davvero nel mondo dell’ippica oggi è un governo
dell’ippica, inteso come volontà e capacità di indirizzare e coordinare il
settore. Questo compito deve essere svolto dall’ente deputato a questa
funzione, l’Unire, che in questi ultimi anni è parso assente e senza una
visione d’insieme , e quindi, non sufficientemente in grado di elaborare un
progetto complessivo. Si è perso qualsiasi motivo di confronto sui temi,
sulle idee, sui progetti. Ogni confronto è diventato uno scontro, quello che
poteva essere risolto con il dialogo si è trasformato quasi sempre nel muro
contro muro. Spesso si è discusso seguendo logiche di schieramento, oppure
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L’allevamento del cavallo trottatore
facendo scelte in base a simpatie o antipatie. Alcune di queste posizioni si
sono manifestate anche nelle elezioni di alcune associazioni di categoria,
come quella degli allevatori, o nelle scissioni in altre categorie, o per quanto
riguarda le società di corse, nel far prevalere il proprio interesse locale.
In questa situazione di tutti contro tutti si perde di vista il contesto
complessivo, non si ragiona più in termini di piani d’insieme, visto che gli
interessi dei singoli e/o delle categorie sono sempre preponderanti. Si è
creata una concorrenza che non considera l’ippica come sistema globale, ma
solo l’esigenza di categoria o di quella locale, non in grado quindi di
respingere le forti pressioni provenienti
da soggetti esterni
al mondo
produttivo ippico.
Le linee programmatiche degli allevatori
Di fronte alla forte contrazione della domanda di cavalli trottatori si deve
proseguire sulla strada del controllo della produzione allevatoria iniziata alla
fine degli anni ’90, che ha fornito ottimi risultati, (diminuzione delle fattrici
di quasi il 20% tra il 1995-2000), per evitare di alimentare una pericolosa
rincorsa tra offerta di cavalli e domanda di corse. La diminuzione delle corse
ordinarie a vantaggio di quelle differenziate, può essere strettamente legata a
questo, quindi è necessaria un’azione forte dell’Associazione su questo
fronte, per non dare alibi ed essere individuati come uno dei comparti che
traggono i maggiori benefici dalla situazione attuale.
Si deve rimarcare che, fino alla fine del 2004, l’allevamento del cavallo
trottatore è uno dei settori che meno sentito la crisi dell’ippica. Le
provvidenze all’allevamento, infatti sono cresciute fino al 2004, anche se la
quota spettante agli allevatori del montepremi al traguardo nel 2005 si è
ridotta. Il prezzo di mercato dei puledri sembra abbastanza stabile, ma la
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L’allevamento del cavallo trottatore
domanda è in forte calo, dovuta principalmente al venir meno di alcune
certezze sul montepremi. Nel 2005 si nota una forte contrazione dei premi al
traguardo per i proprietari.
La difesa e il rilancio dell’allevamento italiano deve fondarsi sulla
valorizzazione dei cavalli indigeni. Si chiede in particolare di premere
perché esista una certa reciprocità di comportamenti con i paesi che più si
relazionano con il nostro.
A questo proposito urge un’iniziativa delle istituzioni per
meglio
approfondire le norme esistenti negli altri paesi, ippicamente evoluti, a
salvaguardia dei loro allevamenti.
Dall’analisi emersa, è
necessario,
muovendosi in ambito di Commissione Europea, studiare le modifiche alle
norme a protezione e rilancio dell’allevamento italiano, in questi ultimi anni,
messo sotto pressione dagli allevatori stranieri, in particolare, per quanto
riguarda il trotto, da quelli francesi.
La notevole frammentazione dell’allevamento italiano, con solo il 14% delle
aziende con + di 5 fattrici, fa emergere alcune debolezze del sistema
italiano, dove gran parte degli allevamenti hanno difficoltà a competere sullo
scenario europeo. Per concorrere con gli allevamenti esteri, supportati da
forti e mirate politiche di sostegno, è indispensabile ricorrere a significativi
investimenti. Oggi la maggior parte dei nostri allevamenti, anche per il venir
meno delle certezze relative ai possibili ricavi , non si trova nelle condizioni
ideali per stare sul mercato, dove è indispensabile modernizzarsi ed
innovarsi. A questo proposito è necessario studiare apposite iniziative per
andare incontro alla richiesta che proviene dalla base degli allevatori, come
il reperimento delle risorse per iniziative di finanziamento in conto interessi,
per il miglioramento delle strutture in funzione del benessere dell’animale e
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L’allevamento del cavallo trottatore
del raggiungimento complessivo di un grado di competitività ed
imprenditorialità concorrenziale in Europa.
Risorse, che, stando all’attuale situazione dell’Unire non è possibile reperire
all’interno, quindi diventa prioritario che l’Ente si attivi per l’inserimento del
cavallo nei piani agricoli nazionali e regionali e verifichi la possibilità di
accesso ai finanziamenti europei, per l’allevamento. Questi devono andare a
premiare le aziende disponibili a seguire piani mirati di sviluppo finalizzati
al miglioramento della tecnica e della ricerca scientifica del settore e ad un
indirizzo qualitativo della produzione verso standard competitivi di livello
internazionale. Questi piani possono, anche, prevedere il ritiro dal mercato
delle fattrici più anziane.
Al fine di rispettare l’obiettivo di riduzione progressiva delle nascite,
bisogna agire subito sul numero delle fattrici ammesse alla riproduzione. A
partire dalla generazione nata nel 2005, non potrebbero essere montate che
le femmine che rispettano uno dei tre criteri:
- fattrici classificate in prima o seconda categoria,
- fattrici di cui la madre è essa stessa classificata in prima o seconda
categoria,
- fattrici che hanno ottenuto almeno una vittoria in corsa.
Una nuova griglia di classificazione in categorie dovrà entrare in vigore nel
2006, comportando un abbassamento dei record di un decimo di secondo.
Questa misura dovrà essere abbassata di nuovo dopo quattro o cinque anni.
Il crollo della domanda, la diminuzione delle provvidenze, la scarsa
competitività, la consapevolezza di essere inseriti in un sistema complesso,
sono tutti fenomeni che devono far riflettere l’Associazione sui programmi
da attuare a sostegno di gran parte dei suoi associati, i piccoli allevatori.
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L’allevamento del cavallo trottatore
Nella difesa dell’italianità dell’allevamento e nel perseguimento del suo
sviluppo si deve considerare il ruolo degli stalloni italiani, anche alla luce
dei criteri di reciprocità, attualmente in vigore, con gli stalloni stranieri.
Nella valutazione dei criteri di reciprocità tra i diversi Stati si può notare
come lo sbilanciamento a favore degli stalloni esteri, sia abbastanza marcato,
soprattutto per quelli francesi: infatti , ad oggi, nessuno stallone italiano può
esportare il seme in Francia.
Infatti, dall’analisi dei dati forniti dall’Associazione, e dai colloqui con gli
allevatori, si denota, in questi ultimi anni, un progressivo aumento del
valore delle monte estere sull’intero comparto, che passano da poco più di 3
milioni di Euro (lettere E) a 5 milioni di Euro (lettera G) con un valore
medio di monta oltre il doppio di quelle italiane, con un impatto economico
non trascurabile sulle aziende allevatrici.
La situazione che si sta determinando è in rapido deterioramento e sta
impoverendo sempre più il patrimonio stalloniero di proprietà italiana, tutto
a favore di gruppi esteri, che sfruttando una condizione di apertura
estremamente favorevole ( praticamente nessun costo e nessuna limitazione
alle corse) continuano a rafforzarsi con i soldi degli allevatori italiani
generando una spirale pericolosissima di rafforzamento dei gruppi stranieri
ed indebolimento di quelli italiani.
Su queste basi, senza alcuna apertura dalle norme dei paesi esteri, è
necessario intervenire lavorando su alcune proposte:
- valorizzazione di giovani stalloni indigeni, di grande genealogia,
vincitori di Gruppo 1
- promozione di consorzi per l’acquisto di stalloni importanti, finanziati
con interessi posti a carico di un’apposita voce nel Piano Provvidenze,
dando priorità di accesso ai piccoli allevatori che dimostrano di
rispettare i piani di sviluppo qualitativo dell’allevamento.
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L’allevamento del cavallo trottatore
- creazione di gruppi di acquisto di allevatori per ottenere monte a
condizioni di prezzo agevolato
L’impegno da perseguire è quello di ridurre in modo significativo le spese di
monte da parte degli allevatori migliorando contemporaneamente il livello
qualitativo del parco stalloni a disposizione. Azioni di questo tipo, devono
essere attentamente studiate e devono far parte delle linee strategiche
dell’Associazione
Piano rilancio dell’ippica
La situazione attuale in cui versa l’Unire, crisi di governance e
contemporanea mancanza di certezze sul piano economico, non esime dal
porre l’attenzione su alcuni temi che devono essere posti al centro del
confronto tra le categorie (tavolo unico) e l’Ente.
Analisi redditività corse
si deve andare oltre il rapporto mezzi impiegati (montepremi, spese
organizzative, remunerazione ippodromi) e scommesse riversate; ci sono
altri punti critici e fattori importanti cui si deve tener conto – calendario,
giorno e ora programmazione, palinsesto televisivo. I dati statistici forniti
dall’Ente debbono essere integrati e sviluppati con le analisi delle seguenti
problematiche.
Proposte di calendario
Cinque o sei convegni al giorno durante la settimana lavorativa (circa 40
corse al giorno), qualche riunione in più nei fine settimana o nei festivi.
Prestare particolare attenzione alle corse su cui scommettere, non possono
essere tutte le corse di tutti i convegni, (in Francia si svolgono in un anno
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L’allevamento del cavallo trottatore
oltre 10.500 corse del trotto, ma quelle su cui si scommette sono circa 3.500)
ma scegliere le corse più rappresentative tra quelle in programma, non
andare oltre le 20 corse. Selezionare le corse su cui scommettere: quelle più
rappresentative, quindi premiare la qualità rispetto alla quantità, questo
permette, anche, di meglio vigilare sulla correttezza delle gare.
Le altre corse permettono di dare uno sfogo agonistico ai cavalli di modesta
qualità, che rispondono ad esigenze e realtà locali. Evitare il sovrapporsi di
convegni di trotto e di galoppo.
Numero minimo di partenti
E’ necessario rivedere il numero minimo di partenti per aumentare il gettito
delle scommesse e per armonizzare il numero delle corse attraverso
maggiori criteri selettivi. Il numero minimo di concorrenti non dovrebbe
essere inferiore a 8.
Piano per il trotto
Il trotto, per rispondere a questa situazione di grave crisi, deve definire i
grandi orientamenti della filiera e dotarsi di un progetto d’impresa per il
prossimo decennio. Infatti le masse finanziarie che l’attività genera devono
essere impiegate per sanare e rendere dinamica l’economia della filiera.
Il piano deve creare le condizioni per trovare un equilibrio economico tra
proprietari, allevatori, professionisti e tutti devono anteporre l’interesse
generale ai loro interessi particolari.
Per avere presa sulla realtà e poter definire delle misure concrete è
essenziale assegnare al piano quadro degli obiettivi chiari: partendo dalla
situazione attuale, si deve individuare quali siano i livelli a cui si deve
Pag. 21
L’allevamento del cavallo trottatore
arrivare nel 2015 come numero di fattrici, nascite, qualificati, cavalli alla
partenza, corse.
Per quanto riguarda l’ evoluzione del montepremi, è impossibile ad oggi
definire degli obiettivi precisi, essendo il loro ammontare condizionato dalla
crescita delle scommesse. La cifra potrebbe restare stabile se la raccolta
delle scommesse non cresce. Puntando, invece, su un aumento del 2% annuo
si possono definire in maniera più chiara.
Con questa ipotesi si possono fare previsioni per gli anni a venire per quanto
riguarda: montepremio medio per nascita, montepremio medio per prova,
montepremio medio per cavallo che ha corso, montepremio medio per
partente.
Pag. 22
L’allevamento del cavallo trottatore
L’INDAGINE SULLE AZIENDE
DEL CAVALLO TROTTATORE
Pag. 23
L’allevamento del cavallo trottatore
Metodologia usata per la stima delle grandezze economiche presentate
nell’indagine.
Il questionario è stato sottoposto a tutte le aziende operanti nel settore
dell’allevamento del cavallo trottatore ed iscritte all’ANACT (circa 1.727),
la ricerca rientra quindi nella categoria delle indagini censuarie. Il
questionario è stato compilato da circa 400 aziende.
La propensione alla risposta che ha determinato il processo di autoselezione
dei rispondenti è probabilmente correlato con la dimensione delle imprese:
le imprese più grandi, sia per dimensione che per numero di fattrici
possedute, erano maggiormente disponibili a rispondere.
Per evitare quindi questa distorsione le imprese sono state classificate in
base al numero di prodotti nati nel corso del 2004. In questo modo otteniamo
4 distinte classi: la prima che rappresenta tutte quelle imprese di grandi
dimensioni con più di 10 prodotti nati nel corso del 2004, la seconda
caratterizzata da imprese di medio-grandi dimensioni con 9 - 5 prodotti
nati, la terza composta da imprese di medio-piccole dimensioni con 4 - 2
prodotti nati ed infine abbiamo il gruppo delle imprese di piccole dimensioni
con 1 solo prodotto nato.
Grazie, anche, ai dati raccolti annualmente dall’ ANACT su prodotti nati,
prodotti in corsa, si è stabilito orientativamente la dimensione reale delle
classi di aziende classificate in suddetta maniera e quindi è stato possibile
ponderare i risultati emersi per giungere a stime attendibili.
Scendendo nei dettagli possiamo osservare le numerosità del campione e
dell’universo ( ) di aziende.
Pag. 24
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella A – Classificazione delle imprese allevatrici del cavallo
trottatore in Italia
Classi di aziende
N° di prodotti
Dimensione
Campionaria
Grandi
Medio-Grandi
Medio-Piccole
Piccole
10 +
9–5
4–2
1
43
71
157
82
76
165
614
872
353
1727
Totale
Dimensione di
Fonte: elaborazione dati Nomisma ed ANACT
La tabella non considera la classe con 0 prodotti nati nel corso del 2005 alla
quale appartengono 44 aziende che hanno risposto al questionario, poiché
non è stato ritenuto significativo e rilevante introdurle all’analisi in fase di
stima.
Dalla tabella appare chiara la correlazione esistente fra la propensione alla
risposta ed il numero di prodotti e quindi la necessità di usare indici di
ponderazione -basati su funzioni inverse alla propensione alla risposta
stessa- al fine di ottenere stime realistiche.
Pag. 25
L’allevamento del cavallo trottatore
L'ALLEVAMENTO DEL CAVALLO
TROTTATORE IN ITALIA
Capitolo 1
LE CARATTERISTICHE STRUTTURALI DELL'ALLEVAMENTO
1.1 - La consistenza e le dimensioni fisiche
Gli allevamenti del cavallo trottatore contano in Italia un patrimonio medio
di circa 16.000 capi, allevati in 1.727 aziende agricole. Sono localizzati
soprattutto nelle regioni che vantano una tradizione più consolidata nel
campo di tale attività agonistica (Emilia Romagna, Campania, Lombardia,
Toscana, Veneto, Lazio, ecc.) anche se a livello di grandi ripartizioni
geografiche essi risultano pressoché equidistribuiti su tutto il territorio
nazionale. Le percentuali più elevate, tuttavia, si riscontrano al Nord-Est
(39%) e al Centro (25%). Al contrario, al Nord-Ovest, l'
aliquota delle
aziende allevatrici scende bruscamente al 21% ed addirittura al 15% al Sud
(Fig. 1).
Pag. 26
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 1 – Distribuzione degli allevamenti per circoscrizione
Nord Ovest
21%
Sud
15%
Centro
25%
Nord Est
39%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
La distribuzione degli allevamenti è sostanzialmente diversa anche nelle tre
zone altimetriche. Ben i due terzi, infatti, ricadono in zone di pianura; in
collina, invece, sono presenti circa il 25% delle imprese ed appena il 3% in
montagna (Fig. 2).
Figura 2 – Distribuzione degli allevamenti per zona altimetrica
Collina
25%
Montagna
3%
Pianura
72%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 27
L’allevamento del cavallo trottatore
L’allevamento del cavallo trottatore rappresenta per quasi i due terzi delle
aziende l’attività prevalente. Per un terzo, invece, tale attività costituisce una
forma integrativa di reddito essendo una tipologia diversa di attività agricola,
quella identificata come principale.
Uno
degli
elementi
significativi
che
caratterizzano
la
qualità
dell'
allevamento è la superficie destinata a tale attività.
Secondo l’indagine la superficie complessiva delle imprese allevatrici
ammonterebbe a 29.458 ettari, di cui 15.638 di superficie agricola utilizzata
(Sau) a sua volta destinata per il 40,4% (6.313 ettari) all’attività allevatoria.
Tabella 1 - Imprese agricole e relative superfici totale, agricola utilizzata
e destinata all'allevamento per numero di puledri nati1
Superficie (ettari)
Agricola
Destinata
Utilizzata
all'
allevamento
Classi di aziende
Numero
per numero di puledri nati
aziende
Totale
10 e oltre
5-9
2-4
1
76
165
614
872
5.411
4.488
10.576
8.983
4.172
2.333
5.439
3.695
1.383
1.221
1.965
1.744
Totale
1.727
29.458
15.639
6.313
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
A differenza dell'
universo aziendale dove risulta preponderante la presenza
di microaziende, nel sub-universo delle aziende che allevano cavalli
1
Per comodità di esposizione, d’ora in avanti, sia nel testo che nelle rappresentazioni grafiche, le quattro classi di
aziende identificate nel corso dell’indagine questionaria potranno essere così indicate:
grandi quelle con più di 10 nati,
medio-grandi quelle con 5 - 9 puledri nati,
medio-piccole quelle con 2 - 4 puledri nati
piccole quelle con un solo puledro nato.
Pag. 28
L’allevamento del cavallo trottatore
trottatori, le dimensioni medie sono sensibilmente più elevate raggiungendo
i 17,1 ettari di superficie totale e i 9,1 ettari di superficie agricola utilizzata
(Tab. 2). Addirittura, nelle aziende con oltre i 10 puledri nati l'
ampiezza
media supera i 71 ettari di superficie totale mentre tale estensione non
scende al disotto dei 10,3 ettari in quelle con appena 1 solo nato.
Tabella 2 – Le imprese allevatrici secondo la dimensione media (ettari)
Superficie
aziendale media
SAU media
Superficie media
destinata
all'
allevamento
10 e oltre
5-9
2-4
1
71,2
27,2
17,2
10,3
54,9
14,1
8,9
4,2
18,2
7,4
3,2
2,0
Totale
17,1
9,1
3,7
Classi di aziende
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Quest'
ultima classe di aziende è la più numerosa, tanto da rappresentare oltre
la metà delle imprese agricole che allevano cavalli trottatori. Occupa ben il
31% della superficie totale e il 24% di quella agricola utilizzata. Inoltre, 86
su 100 imprese non superano i 4 puledri nati, pur assorbendo il 67% della
superficie totale ed il 58% di Sau.
Al contrario, le imprese di maggiore consistenza (5 puledri nati e oltre)
rappresentano una piccola quota in numerosità (14%), ed assorbono una
porzione minore di superficie (33% della totale e 42% della Sau). In
particolare, quelle con più di 10 nati sono soltanto il 4,4% e detengono il
18% della superficie totale e il 27% della Sau (Fig 3 e 4).
Pag. 29
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 3 – Distribuzione della superficie totale per classi di aziende
Piccole
31%
Grandi
18%
Medio-Grandi
15%
Medio-Piccole
36%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Figura 4 – Distribuzione della SAU per classi di aziende
Piccole
24%
Medio-Piccole
34%
Grandi
27%
Medio-Grandi
15%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Analoga dinamica è riscontrabile in termini di superficie occupata
dall’allevamento (che in media raggiunge a malapena i 3,7 ettari), la cui
Pag. 30
L’allevamento del cavallo trottatore
distribuzione per classi evidenzia che le aziende con più di 10 nati coprono
circa il 22% di detta superficie, contro quasi il 60% attribuibile a quelle che
non superano i 4 nati. A loro volta, le imprese con 1 solo nato detengono il
28% di tale superficie (Fig. 5).
Figura 5 - Distribuzione della superficie destinata all'allevamento per
classi di aziende
Piccole
28%
Medio-Piccole
31%
Grandi
22%
Medio-Grandi
19%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
In definitiva si nota come in tutte le classi l'
attività di allevamento abbia una
diretta correlazione con la disponibilità di terra che ovviamente si concentra
in quelle di maggiore consistenza.
Secondo l'
indagine campionaria al 2005 in Italia, come già anticipato
all'
inizio, sono state rilevate 1.727 aziende agricole che allevano cavalli
trottatori per un totale di circa 15.988 capi. Le fattrici risultano essere 5.975
capi allevati, gli stalloni 234 e i puledri 9.779 di cui 5.000 nati nel 2004 e
4.779 nati nel 2005 (Tabella 3).
Pag. 31
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 3 – Il numero di capi allevati
Classi di
aziende
Fattrici
Puledri nati
nel 2004
Puledri nati
nel 2005
Stalloni
Totale capi
10 e oltre
5-9
2-4
1
1.494
1.344
2.091
1.046
1.459
1.050
1.619
872
1.200
1.080
1.627
872,0
80
60
66
28
4.233
3.534
5.403
2.818
Totale
5.975
5.000
4.779
234
15.988
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
La dinamica differenziata fra aziende allevatrici e relative consistenze ha
comportato sensibili differenze tra le varie classi nelle consistenze medie. A
fronte di una consistenza media per azienda pari a 9,3 capi, la classe con
oltre 10 nati è quella con il valore medio più alto (55,7 capi per azienda).
Nella classe 5-9 nati la consistenza media si aggira intorno ai 21 capi per
ridursi a 8,8 capi in quella 2-4 e a 3,2 capi in quella con un solo puledro nato
(Tabella 4).
Tabella 4 – Le imprese allevatrici secondo il numero medio di capi
Fattrici
Puledri nati nel
2005
Totale capi
10 e oltre
5-9
2-4
1
19,7
8,1
3,4
1,2
15,8
6,5
2,6
1
55,7
21,4
8,8
3,2
Totale
3,5
2,8
9,3
Classi di aziende
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 32
L’allevamento del cavallo trottatore
Sempre in termini di consistenza, la loro distribuzione nelle aziende, per
classi, evidenzia che la classe che detiene il maggior numero di capi è quella
con 2-4 puledri nati (33,8% del totale) seguita nell'
ordine da quella con oltre
10 (26,5%), 5-9 (22,1%) e 1 (17,6%).
Tale ripartizione è confermata anche a livello di tipologia di capo allevato,
fatta eccezione per quella degli stalloni dove invece prevale la classe con più
di 10 nati rispetto a quella 2-4. Soffermandoci sulle fattrici, è interessante
notare come le imprese di maggiore consistenza (5 puledri nati e oltre) che
rappresentano una piccola quota in numerosità (13,9%) detengono quasi la
metà dell'
intero patrimonio (Fig. 6). Situazione che sembra dimostrare come
le imprese più strutturate utilizzino come fattore di competitività il
potenziamento delle condizioni di allevamento con particolare attenzione al
miglioramento della razza.
Figura 6 – Distribuzione delle fattrici per classi di aziende
Piccole
18%
Medio-Piccole
34%
Grandi
25%
Medio-Grandi
23%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 33
L’allevamento del cavallo trottatore
Per completezza di analisi, può essere utile, a questo punto, verificare le
relazioni che intercorrono tra l'
attività allevatoria e il fondo (Tab. 5).
Tabella 5 - Gli indici strutturali
Classi di aziende
Superficie
allevamento/Capi
Superficie
allevamento/Fattrici
10 e oltre
5-9
2-4
1
0,33
0,35
0,36
0,62
0,93
0,91
0,94
1,67
Totale
0,39
1,06
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Ponderando la superficie dedicata all'
allevamento al numero di capi allevati,
deriva una superficie media a capo di 0,39 ettari che nelle aziende con un
solo puledro nato sale a 0,62 ettari, mentre in quelle con oltre un nato scende
a 0,35 ettari. Nientemeno, nelle aziende con più di 10 puledri nati, tale
rapporto si riduce a 0,33. Questo significa che la tipologia degli allevamenti
ed i loro rapporti col fondo sono sensibilmente diversi nell'
uno e nell'
altro
caso. In particolare, quelli di maggiori dimensioni sembrano evidenziare una
più forte specializzazione contrariamente a quelli con un unico nato in cui
l'
allevamento del cavallo trottatore assume una connotazione hobbistica o
amatoriale.
Per quanto attiene, invece, in rapporto alla sola consistenza delle fattrici, il
dato che si ottiene, pari a 1,06 è più elevato rispetto al dato medio indicato
dagli allevatori dell'
ordine dello 0,6. Il che identifica una forte correlazione
Pag. 34
L’allevamento del cavallo trottatore
col fondo tale che l'
attività allevatoria possa essere considerata attività
agricola a pieno titolo.
1.2 - Forma di conduzione, titolo di possesso e forma giuridica
Il carattere tipicamente familiare, riscontrabile a livello generale nelle
aziende agricole italiane, risulta confermato, seppure in misura leggermente
inferiore, anche nell’ambito delle aziende che allevano cavalli trottatori;
infatti, a fronte del 94,8% ascrivibile al complesso delle aziende a
conduzione diretta del coltivatore, la corrispondente aliquota di quelle che
allevano cavalli trottatori scende all’87% (Fig. 7). Bisogna tuttavia
considerare che in questa categoria così ampia ricadono sia aziende molto
piccole che si basano unicamente sul lavoro familiare, spesso part-time, sia
aziende di dimensione medio-grande in cui la parte preponderante del lavoro
manuale è svolta da salariati.
Figura 7 – La forma di conduzione delle aziende allevatrici
Conduzione con
salariati fissi
13%
Conduzione
diretta dell
imprenditore
87%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 35
L’allevamento del cavallo trottatore
Le aziende a conduzione diretta che impiegano esclusivamente manodopera
familiare (eventualmente integrata da contoterzisti) sono la grande
maggioranza (57% del totale), ma si tratta in genere di aziende piuttosto
piccole (Fig. 8). Le aziende a conduzione diretta in cui, pur prevalendo
l'
attività svolta dai familiari, viene utilizzata anche manodopera salariata
sono circa il 22%, più o meno la stessa aliquota di quelle in cui prevale il
lavoro salariato. Le aziende condotte in economia, ossia quelle in cui il
lavoro manuale è svolto unicamente da salariati rappresentano, invece, il
13% del totale.
Figura 8 – Le modalità di conduzione delle aziende
manodopera
extrafamiliare
21%
manodopera
familiare in
prevalenza
22%
solo
manodopera
familiare
57%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
La vocazione all’attività allevatoria presenta evidenti interrelazioni anche
con il titolo di possesso dei terreni aziendali, risultando maggiore
nell’universo delle aziende dove la superficie è detenuta a titolo di proprietà
(61%) e minore dove è detenuta a titolo di affitto (17%). Nelle aziende con
Pag. 36
L’allevamento del cavallo trottatore
terreni parte in proprietà e parte in affitto, invece, l’aliquota si posiziona
intorno al 22% (Fig. 9).
Figura 9 – Il titolo di possesso dei terreni
parte in
proprietà parte
in affitto
22%
in affitto
17%
in proprietà
61%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Con riferimento, infine, alle aziende complessivamente distribuite secondo
la propria forma giuridica, e ricordando che la quasi totalità delle aziende
agricole italiane si identifica come azienda individuale, le corrispondenti
aliquote delle aziende che allevano cavalli trottatori si presentano molto
variabili. Così, le aziende individuali pesano per il 66% del totale, mentre le
società di persone e di capitali rappresentano il 33% (Fig. 10).
Pag. 37
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 10 – La forma giuridica delle aziende
Azienda
individuale
66%
Societa di
persone e di
capitali
33%
Comunanza o
affittanza
collettiva
1%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Nell’ambito di tale forma giuridica la più diffusa è la società semplice (55 su
100 società allevatrici) quella meno diffusa la società per azioni (soltanto
l’1%). All’interno di questa forbice troviamo le società a responsabilità
limitata (28%) e quelle in nome collettivo (16%) (Fig. 11).
Figura 11 – Tipi di società di persone e di capitali
Per azioni
1%
Società a
responsabilità
limitata
28%
Semplice
55%
In nome
collettivo
16%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 38
L’allevamento del cavallo trottatore
1.3 - L'allevatore
Per meglio comprendere alcune peculiarità dell'
allevatore, è stato importante
verificare, nel corso dell'
indagine, la professione, la sua provenienza e le
motivazioni che lo hanno spinto ad intraprendere l'
attività allevatoria.
In genere, l’allevatore di cavalli trottatori è un imprenditore agricolo, che lo
era anche prima di intraprendere tale attività, alla quale ha deciso di
dedicarsi, impegnando parte del suo tempo ed ingenti risorse economiche,
spinto dalla forte passione che lo “cattura”. Ciò non toglie, tuttavia, la
presenza di altre figure professionali dedite all’allevamento. Professioni fra
le più disparate, legate un po’ a tutti i settori oltre a quello agricolo, vale a
dire dell’industria e dei servizi. Significativa, poi, la presenza di
professionisti e di figure provenienti da professioni legate al cavallo quali,
ad esempio, quella dell'
allenatore e del guidatore (Fig. 12).
Figura 12 – Le professioni dell’allevatore
Pensionati
5%
Altro
8%
Professionista
14%
Agricoltore
36%
Dirigente
5%
Proprietario
industria e
commercio
22%
Professione
legata al cavallo
10%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 39
L’allevamento del cavallo trottatore
La rilevante presenza di imprenditori non strettamente legati al mondo
agricolo, è la conferma indiretta del fatto che un'
autentica passione per
questo genere di attività (che lo è per quasi il 70% del campione) fa sempre
da sfondo alle motivazioni puramente economiche, tanto da indurre ad
investire ingenti risorse, in tempo e denaro, a fronte di profitti incerti.
A volte, poi, la passione è tanta che c’è addirittura chi, non disponendo di
terreno, tiene i cavalli a pensione in allevamenti. A tale riguardo, comunque,
va sottolineato che c’è anche chi, pur disponendo di terreno, assume lo
stesso comportamento. In effetti, questa scelta di tenere le proprie fattrici a
pensione, lo solleva da qualsiasi responsabilità legata alla gestione corrente
dell'
allevamento, essendo i cavalli da corsa, in genere, animali bisognosi di
particolari attenzioni e cure. Ma non solo. C'
è anche l'
aspetto fondamentale
legato
ai
costi
di
gestione
(strutture,
manodopera,
terreni,
approvvigionamenti, ecc.) che per chi non svolge l'
attività con il livello di
specializzazione richiesto, sono talmente elevati al punto da non essere
compensati dai ricavi provenienti dalla produzione delle fattrici.
Complessivamente, però, questo tipo di condotta è circoscritto ad appena il
16% degli allevatori.
1.4 - Il lavoro
In merito all’attività lavorativa, l’indagine condotta ha rilevato che
complessivamente l’allevamento del cavallo trottatore assorbe circa 3.224
addetti, in prevalenza manodopera familiare (64%) anche se non va
sottovalutata la significativa quota rappresentata dalla manodopera
dipendente (36%) (Fig. 13).
Pag. 40
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 13 – Composizione degli occupati per categoria di manodopera
Manodopera
dipendente
36% (1152)
Manodopera
familiare
11% (345)
Conduttore
53% (1727)
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Ciò premesso, con riferimento alla struttura della manodopera familiare, va
sottolineato che essa richiede un’attenzione particolare, sia perché
costituisce la quota più significativa del lavoro in azienda, sia perché la
conduzione diretta, pur non costituendo una categoria omogenea, ma anzi
assai differenziata al proprio interno, rappresenta comunque la struttura
fondamentale dell’allevamento del cavallo trottatore e più in generale della
nostra agricoltura. Considerando quindi solo i conduttori delle aziende e i
familiari (coniugi, figli e parenti) che partecipano all’attività allevatoria,
escludendo pertanto i salariati fissi e avventizi, risultano circa 2.072 le
persone che, in Italia, “ruotano” attorno a tale attività. Di esse, 1.727 sono i
conduttori, 345 i familiari.
Inoltre, la maggior parte delle famiglie dei conduttori (e precisamente il
59,3%) è costituita unicamente dal conduttore, le famiglie con 2 o 3
Pag. 41
L’allevamento del cavallo trottatore
componenti sono il 34,5% e quelle con 4-5 componenti soltanto il 6,2%
(Fig. 14)
Figura 14 – Composizione della famiglia del conduttore
4 persone
3 persone
5%
10%
5 persone
1%
2 persone
24%
1 persona
60%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Per quanto riguarda in particolare i conduttori, soltanto il 58% dedica tutto il
proprio lavoro all’attività allevatoria (conduttori full-time), viceversa ben il
42% è impegnato a tempo parziale (per lo stesso tempo, 19%, o per un
tempo prevalente rispetto a quello prettamente aziendale, 23%) ossia esercita
una seconda regolare attività lavorativa (Fig. 15). In pochi casi (6%), invece,
è esercitata casualmente o in certi periodi dell’anno.
Pag. 42
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 15 – Grado di partecipazione all’attività allevatoria del
conduttore
< 50%
23%
100% circa
58%
50% circa
19%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Il settore in cui viene svolta l’attività extra allevatoria (Fig. 16) è per lo più
quello dei servizi (41%), seguito dall’industria (30%), dal commercio (22%),
dall’agricoltura (5%) e dal turismo (2%).
Figura 16 – Settore di attività dei conduttori part-time
Turismo
2%
Agricoltura
5%
Servizi
41%
Industria
30%
Commercio
22%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 43
L’allevamento del cavallo trottatore
Relativamente ai familiari, poi, scende al 47% l’aliquota di coloro che non
svolgono alcuna altra attività remunerativa fuori dell’allevamento.
Contemporaneamente, i part-timers secondari (quelli impegnati per il 50% a
tempo parziale) sono il 24% mentre i rimanenti (29%), si dedicano ad altre
attività extra-aziendali per un tempo prevalente rispetto a quello
esclusivamente aziendale (Figura 17).
Figura 17 – Grado di partecipazione all’attività allevatoria dei familiari
Part time < 50%
29%
Full time
47%
Part time
24%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
In genere le attività fuori azienda sono regolari (94,5%) e soltanto in poche
circostanze (5,5%) risultano essere stagionali o casuali. La graduatoria del
settore economico nel quale i familiari svolgono questa seconda attività,
ricalca quella del conduttore, anche se con percentuali più pronunciate per i
servizi e per l’agricoltura e meno pronunciate per l’industria ed il
commercio.
Pag. 44
L’allevamento del cavallo trottatore
Come suaccennato, circa un terzo del lavoro svolto nelle aziende in
questione è attribuibile alla manodopera dipendente. Essa, infatti, può
contare su 1.152 unità, in particolare operai, ripartiti fra lavoratori a tempo
indeterminato (60,9%) e non (39,1%) che svolgono un volume di lavoro
complessivo pari a 176.564 giornate annue, ascrivibili, naturalmente, in gran
parte ai primi (79,5%) (Fig. 18).
Figura 18 – Le giornate di lavoro della manodopera dipendente negli
allevamenti
100%
90%
80%
70%
60%
50%
40%
30%
20%
10%
0%
23.859
8.600
Grandi
29.264
43.305
11.268
Medio-Grandi
11.101
MedioPiccole
44.031
140.460
5.195
36.164
Piccole
Totale
Giornate di lavoro svolto da dipendenti fissi
Giornate di lavoro svolto da dipendenti avventizi
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Tuttavia, l'
analisi per classi, evidenzia una sostanziale omogeneità nella
distribuzione del lavoro utilizzato (Fig. 19), che trova puntuale
giustificazione nella tipologia dell'
attività svolta, quella allevatoria, non
soggetta alla stagionalità delle operazioni colturali tipiche dell'
agricoltura
tradizionale.
Pag. 45
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 19 – Distribuzione del tipo di manodopera dipendente negli
allevamenti
63,6%
Grandi
36,4%
67,1%
Medio-Grandi
32,9%
Medio-Piccole
57,4%
42,6%
Piccole
56,1%
43,9%
Totale
60,9%
0%
20%
39,1%
40%
Dipendenti fissi
60%
80%
100%
Dipendenti avventizi
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Mediamente, gli allevamenti di cavalli trottatori hanno 0,7 dipendenti.
L'
indagine condotta, fra l'
altro, ha evidenziato una precisa correlazione fra
numero di dipendenti e consistenza dell'
allevamento: il numero medio di
dipendenti risulta infatti pari a 0,3 unità nelle aziende con un solo puledro
nato ed aumenta progressivamente fino a 4,0 per le aziende con oltre 10 nati.
Tabella 6 – Il numero medio di dipendenti per classi di azienda
Classi di aziende
N° medio di occupati
10 e oltre
5-9
2-4
1
3,9
1,6
0,5
0,3
Totale
0,7
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 46
L’allevamento del cavallo trottatore
Complessivamente, la manodopera dipendente è presente in appena il 30%
degli allevamenti con una netta prevalenza di quella di sesso maschile (che
pesa per quasi l'
86%) di cui oltre il 50% impiegata a tempo indeterminato.
La presenza femminile risulta, quindi, particolarmente bassa con appena il
14% distribuito in maniera sostanzialmente equa fra fissi e avventizi (Tab.
7).
Tabella 7 - La composizione della manodopera dipendente per sesso
(valori percentuali)
Classi di aziende
Dipendenti fissi
Maschi
Femmine
Dipendenti avventizi
Maschi
Femmine
10 e oltre
5-9
2-4
1
57,7
61,6
47,3
51,5
5,9
5,5
10,2
4,7
25,2
27,8
34,2
36,5
11,1
5,1
8,3
7,3
Totale
53,8
7,1
32,0
7,1
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Si deve allora constatare che il 70% delle imprese si avvale soltanto ed
esclusivamente del lavoro del conduttore e dei suoi famigliari (Tab. 8). Si
tratta per lo più di aziende con un numero di nati inferiore alle 4 unità
(mediamente per il 75% dei casi), dove in genere il tempo dedicato alla cura
dei cavalli si riduce ad un paio d'
ore giornaliere visto e considerato che le
moderne tecniche allevatorie consigliano di mantenere puledri e fattrici
all'
aperto 24 ore su 24, estate e inverno.
Pag. 47
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 8 - Distribuzione delle imprese allevatrici che impiegano
esclusivamente manodopera familiare per classi di aziende
Classi di aziende
aziende che non hanno
dipendenti
10 e oltre
5-9
2-4
1
20,9
40,6
69,9
79,5
Totale
69,8
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
1.5 - La Contabilità
Il carattere tipicamente famigliare delle imprese agricole che allevano cavalli
trottatori, non implica, per i conduttori, particolari adempimenti contabili per
la registrazione delle proprie attività. In agricoltura, infatti, per legge, le
imprese sono sottoposte ad un regime semplificato relativamente agli aspetti
fiscali e amministrativi.
E'comunque significativo rilevare che quasi il 78% delle imprese che
allevano cavalli trottatori tiene una regolare e sistematica contabilità delle
entrate e delle uscite, mentre sono il 22,1% quelle che non lo fanno.
Nell’ambito delle circa 1.350 imprese agricole che tengono i libri contabili,
l'
83% registra regolarmente le uscite e le entrate per fini fiscali, mentre il
16% per fini gestionali. Hanno un inventario soltanto il 32,6% delle imprese,
mentre il bilancio viene redatto dal 67,4%.
Inoltre, appare interessante rilevare che sono circa il 77% le aziende iscritte
al registro delle imprese e poco più dell'
80% quelle iscritte all’ufficio entrate
Pag. 48
L’allevamento del cavallo trottatore
per l’apertura della posizione Iva. Scende al 55% l’aliquota delle aziende
iscritte all’Inps ed al 36% quella delle aziende iscritte all’Inail (Fig. 20).
Figura 20 – Imprese allevatrici iscritte ad enti istituzionali
Registro delle
imprese
77 %
Ufficio entrate
80%
55%
Inps
36%
Inail
0%
20%
40%
Imprese iscritte
60%
80%
100%
Imprese non iscritte
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
1.6 - Gli investimenti
Circa l’87% degli intervistati, ha dichiarato di avere effettuato degli
investimenti in azienda nel corso degli ultimi 5 anni. In questo caso la
risposta alla domanda offriva più possibilità di soluzioni. Nel caso più
frequente si è trattato di interventi che hanno interessato le strutture fondiarie
(circa il 70% del campione ha realizzato tale tipo di investimenti nella
propria azienda), seguiti dall'
acquisto di terreni (16%) e da interventi sulle
dotazioni
aziendali
(14%).
Questi
ultimi
sono
stati
indirizzati,
prevalentemente, all'
acquisto di fattrici, macchine agricole e attrezzature
informatiche, mentre gli investimenti fondiari hanno riguardato soprattutto i
Pag. 49
L’allevamento del cavallo trottatore
paddoks e i box, ed in misura minore le strutture da doma, le stazioni di
monta e le abitazioni (Fig. 21).
Figura 21 – La destinazione degli investimenti
Macchine
Acquisto fattrici
agricole
Abitazioni
4%
3%
3%
Terreni
16%
Attrezzature
informatiche
7%
Paddok
31%
Strutture da
doma
5%
Servizi e
stazioni di
monta
6%
Box
25%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Complessivamente, l'
ammontare degli investimenti (negli ultimi 5 anni) è
stato pari a 78,2 milioni di euro che per azienda fa 45.338 euro. Tale costo si
abbassa negli allevamenti con meno di 4 puledri e si eleva in quelli con più
di 5. Più precisamente, triplica nella classe 5-9 puledri sestuplica in quella
con 10 e oltre (Tab. 9).
Pag. 50
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 9 – Entità degli investimenti negli ultimi 5 anni
Classi di aziende
Investimento medio
(euro)
Investimento totale
(euro)
10 e oltre
5-9
2-4
1
288.191
136.949
29.010
18.333
21.902.553
22.596.610
17.812.396
15.986.667
Totale
45.338
78.298.226
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Significativa la spesa sostenuta per l'
acquisto di fattrici, pari a 21,2 milioni
di euro (27,1% del totale degli investimenti) con un costo medio per azienda
di 12.274 euro (Tab. 10).
Tabella 10 – Entità degli investimenti per fattrici negli ultimi 5 anni
Investimento totale
(euro)
Investimento medio
per azienda
(euro)
Investimento medio
per fattrice
(euro)
10 e oltre
5-9
2-4
1
5.751.576
4.981.158
7.927.768
2.536.484
75.679
30.189
12.912
2.909
3.850
3.706
3.791
2.425
Totale
21.196.986
12.274
3.548
Classi di aziende
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Nel dettaglio, per la classe con un solo puledro nato la spesa è di 2.909 euro,
in progressiva crescita nelle classi successive, fino ad arrivare alla classe con
più di 10 puledri dove la spesa sfiora i 76 mila euro per azienda. Come
conseguenza, l'
investimento medio per fattrice si attesta sulle 3.548 euro
Pag. 51
L’allevamento del cavallo trottatore
risultando decisamente più basso nelle imprese con un solo puledro nato
rispetto a tutte le altre. Ciò è l'
ulteriore conferma della diversa natura di
questi allevamenti: di carattere prettamente hobbistico-amatoriale quelle con
un unico nato, tendenzialmente più professionali le altre.
Per quanto attiene, invece, la distribuzione delle aziende per classe di valore
degli investimenti (Tab. 11), emerge quanto segue: il 53,4% delle imprese
ha effettuato investimenti per un ammontare che non supera i 20.000 euro;
l'
aliquota delle aziende collocate nella fascia 20-50.000 euro è il 32,3%,
quelle nella fascia oltre i 50.000 euro rappresenta poco più del 14%. In
particolare, quelle ricomprese nella fascia 50-100.000 euro sono la
maggioranza (61,3%), seguite nell'
ordine da quelle nella fascia 100-250.000
(16,1%), 250-500.000 (11,7%) e superiori alle 500.000 (10,9%).
Tabella 11 – Distribuzione delle aziende per classi di valore degli
investimenti
Classi di valore
(euro)
Numero
aziende
%
Fino a 20.000
Da 20.000 a 50.000
Da 50.000 a 100.000
Da 100.000 a 250.000
Da 250.000 a 500.000
Oltre 500.000
922
558
152
40
29
27
53,4%
32,3%
8,8%
2,3%
1,7%
1,6%
Totale
1.728
100%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Al fine di acquisire una informazione più completa sugli investimenti fatti, è
stato chiesto agli allevatori di precisare l'
eventuale ricorso a cofinanziamenti
con fondi pubblici. Ebbene, appena l'
8,4% ha risposto in maniera
Pag. 52
L’allevamento del cavallo trottatore
affermativa anche se nella generalità dei casi (84%) il contributo pubblico
non supera il 50% del valore complessivo dell'
investimento.
Si è voluto verificare, inoltre, quale fosse il rapporto dell'
allevatore con il
credito. Quasi il 42% degli intervistati ha dichiarato che vi fa ricorso, con
una certa preferenza per i mutui e il credito agevolato, mentre scarso si
rivela l'
interesse verso il leasing. Da ciò risulta che la propensione
all'
innovazione, derivante dagli investimenti, risulta comprovata dalla
circostanza che circa il 60% delle imprese non ricorre al sistema bancario.
Questo significa che una delle prerogative del settore è la sua capacità di
autofinanziarsi.
L’immissione nell’allevamento di capitali propri dimostra ancor di più la
grande passione che anima l’allevatore nel creare le condizioni migliori alla
crescita dei puledri trottatori.
Ulteriore conferma è deducibile dalle risposte date a due specifiche questioni
poste all’attenzione degli allevatori sulle prospettive dell’allevamento. Una
basata sulla previsione di ammortamento del capitale investito, alla quale
quasi il 61% delle imprese ha espresso una valutazione positiva, l’altra sugli
ulteriori investimenti da sostenere nei prossimi cinque anni per migliorare la
qualità dell’allevamento cui la metà delle imprese si è dimostrata
decisamente favorevole (Tab. 12) e intenzionata (circa i due terzi) a
realizzarne per importi addirittura superiori (Fig. 22).
Pag. 53
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 12 - Previsione futura per ulteriori investimenti
Classi di aziende
% si
% no
% forse
10 e oltre
5-9
2-4
1
51,2
60,9
50,0
46,3
18,6
23,2
29,9
36,3
30,2
15,9
20,1
17,5
Totale
49,2
32,0
18,8
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Figura 22 – Misura degli investimenti futuri rispetto a quelli effettuati
Superiore
35%
Uguale
39%
Minore
26%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pur nella situazione di grave crisi istituzionale ed economico-finanziaria in
cui versa l’ippica in Italia, gli allevatori si sono pertanto dimostrati
abbastanza fiduciosi e credono in un possibile rilancio del settore anche nel
breve-medio periodo.
Pag. 54
L’allevamento del cavallo trottatore
Si può intuire come tale ottimismo derivi soprattutto dalla passione che per
gli allevatori è tale da far passare in secondo piano le notevoli spese
sostenute annualmente per mantenere e migliorare la qualità del proprio
allevamento.
Infine, a giustificazione dell'
atteggiamento tendenzialmente favorevole in
prospettiva, emerso nell’indagine, si possono richiamare le ventilate azioni
di sostegno al settore promesse dall'
Unire. A questo proposito, riteniamo
che, nell’attuale situazione finanziaria in cui versa l’Ente, queste non
possano essere né sostenute, né mantenute.
1.7 - I puledri nati e la loro destinazione
Una delle domande più significative posta al campione esaminato,
riguardava la destinazione dei puledri con riferimento a quelli nati nel corso
del 2004. Si offriva la possibilità di indicare fra le cinque ritenute più
importanti vale a dire: vendita a prezzo di mercato, invenduto per mancanza
di richiesta, ceduto a combinazione con allenatori o centri di allenamento,
vendita sottocosto, avviato nei centri di allenamento conservandone la
proprietà. Ebbene, la percentuale di puledri venduti a prezzo di mercato,
attraverso le aste o a mezzo di trattative private tra allevatori e acquirenti,
risulterebbe pari al 54,8% dei nati (Fig. 23). Purtroppo, la vendita sottocosto
rappresenterebbe quasi il 14% del totale, il che trova spiegazione nel fatto
che presumibilmente il prodotto risulta essere di scarsa genealogia, di
morfologia insufficiente e di sesso femminile (è prediletto il sesso maschile).
L’invenduto peserebbe anch’esso per il 13,8% sul totale, di poco inferiore
alla percentuale di puledri rimasti di proprietà ma avviati nei centri di
Pag. 55
L’allevamento del cavallo trottatore
allenamento (15%). A tale riguardo, è bene tener presente che gli
allevamenti più strutturati dispongono anche della scuderia con annesso
centro di allenamento per cui nella norma la quasi totalità dei puledri nati
non viene immessa sul mercato.
Modesta risulta, invece, l’incidenza di quelli ceduti a combinazione (2,5%).
Nella fattispecie, questo tipo di "contratto" risulta di scarso interesse per
l'
allevatore in quanto si troverebbe nella condizione di cedere a terzi, in un
rapporto subordinato, un bene con contropartite modeste. Ed in ogni caso,
rimarrebbe a suo carico l'
intero onere fiscale. Si può peraltro osservare come
questa procedura il più delle volte non è formalizzata ma poggia soltanto su
accordi verbali fra le parti ad ulteriore conferma dell'
aleatorietà dello stesso.
Alcune significative considerazioni possono essere fatte riguardo alla
mancata vendita. In genere se non si riesce a raggiungere un accordo sul
prezzo con l’acquirente, l’allevatore preferisce tenere il puledro per sé
rischiando la doma. Tutto ciò sta a dimostrare che negli ultimi anni la
mancanza di reali acquirenti disposti ad investire, ha dato luogo ad una forte
incidenza di invenduto.
Da tenere in considerazione, inoltre, lo squilibrio che c'
è fra costo del tasso
di monta, mantenimento del puledro in pista e montepremi che è
progressivamente diminuito causa la crisi finanziaria in cui versa l’UNIRE.
Situazione che non giustifica investimenti elevati da parte dei proprietari
delle scuderie.
Per quanto riguarda i puledri invenduti si deve rimarcare che non rimangono
mai in allevamento.
Pag. 56
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 23 – La destinazione dei puledri nati nel 2004
Grandi
55,0
11,7
9,5
22,1
1,8
64,4
Medio-Grandi
7,8
11,5
14,9
1,4
60,9
Medio-Piccole
Piccole
4,8 5,1
23,0
21,4
52,5
7,8
18,9
3,7
1,9
54,8
Totale
0%
20%
% venduti
% puledri ceduti a combinazione
% puledri rimasti in proprietà
13,8
40%
60%
2,5
13,8
80%
15,0
100%
% non venduti
% puledri sottocosto
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Proseguendo l'
analisi, ma per classi di aziende, si può notare come quella
con un solo nato, presenti nel complesso una propensione alla vendita dei
puledri decisamente inferiore rispetto alle altre. In queste ultime, infatti, la
percentuale dei puledri venduti supera in media il 60% (contro appena il
23% della precedente) che sommata a quella dei venduti sottocosto fa circa
il 75% del totale. La tendenza alla quale si assiste è allora quella che, nelle
classi con un maggior numero di nati, l'
attività di vendita dei puledri rimane,
in genere, una delle componenti più importanti dei ricavi per l'
allevatore.
Ovviamente, in queste classi, il peso dell'
invenduto è di scarsa entità
contrariamente a quanto si riscontra nelle imprese appartenenti alla classe
con un solo nato dove, invece, la quota dei puledri invenduti sfiora il 53%,
inducendo spesso l'
allevatore, naturalmente per i prodotti di scarsa
Pag. 57
L’allevamento del cavallo trottatore
genealogia, a regalarli (contando sui premi allevatori) piuttosto che gravarsi
dei costi per portarli in pista o in alternativa vincolarsi a quel rapporto
subordinato tipico della cessione a combinazione. Valutazione suffragata
dalla loro irrilevante incidenza percentuale pari rispettivamente al 3,7 e
all'
1,9% del totale.
Significativo, poi, il dettaglio del dato relativo ai puledri avviati nei centri di
allenamento conservandone la proprietà che, passando dalle classi di
consistenza inferiore a quelle via via superiori, accresce il proprio peso
percentuale fino a raggiungere, in quella con oltre 10 puledri nati, il 22,1%
del totale. Non c'
è dubbio che siffatta tendenza vada inevitabilmente
correlata alla qualità dei puledri, molto più alta negli allevamenti più
strutturati e specializzati e, quindi, tale da sollecitare l'
allevatore a rischiare
ulteriori investimenti.
Riguardo ai puledri venduti, poi, al fine di avere un’indicazione sul loro
prezzo di mercato, è stato chiesto al campione di segnare nell’ambito di sette
classi di valore quella all’interno della quale si sono collocati i rispettivi
prodotti. Ne è emerso quanto segue: il 43,3% dei puledri è stato venduto per
un ammontare che non supera i 5.000 euro; l'
aliquota dei puledri collocati
nella fascia 5-10.000 euro è il 28,3%, quelli nella fascia 10-20.000 euro è il
18,4%, quella oltre i 20.000 euro rappresenta appena il 10% dei puledri
venduti. In particolare, quelli nella fascia 20-30.000 euro sono la
maggioranza (73%), seguiti nell'
ordine da quelli nella fascia 30-50.000
(21%), 50-100.000 (5%) e superiori alle 100.000 (1%).
Tornando alla destinazione dei puledri, correlandoli però alle imprese,
emergono significative differenziazioni. Le aziende che hanno venduto
puledri sono appena il 59,6% del totale e al loro interno, le più numerose (il
Pag. 58
L’allevamento del cavallo trottatore
75% circa), ricadono nella fascia 1-4 puledri venduti che assieme a quelle
della fascia 5-9 (18%) fanno ben il 93% del sub-universo. Soltanto un 7%
quelle che hanno venduto più di 10 puledri.
Naturalmente, fra queste aziende, vi sono anche quelle che hanno dichiarato
di aver venduto puledri sottocosto. In particolare, almeno 1, dal 46,3% delle
imprese, 2 dal 19,5%, 3 dal 12,2%, oltre 5 dall’11,6%.
Piuttosto consistente l’aliquota delle imprese che non hanno venduto puledri
(40,4%) costringendo a volte l’allevatore a mantenerli in allevamento in
attesa di qualche acquirente o, più di frequente, ad avviarli nei centri di
allenamento, conservandone naturalmente la proprietà e, in alternativa,
cederli a combinazione con allenatori. A tale riguardo va rilevato il
contenuto numero di imprese che hanno optato per questa soluzione, per di
più con una prevalenza di quelle che hanno ceduto un solo prodotto (65,2%)
lasciando il 21,7% a quelle che ne hanno ceduti 2 e percentuali decisamente
più basse a quelle oltre i 3.
Al contrario, le imprese che hanno mandato i puledri nei centri di
allenamento, conservandone la proprietà, sono le più numerose. Nel
dettaglio, poco più del 46% ne hanno trasferito almeno 1, il 19,5% 2, il
12,2% 3 e circa il 12% oltre 5.
1. 8 - I fondamenti e le prospettive dell’allevamento
La somministrazione del questionario e l'
elaborazione dei dati in esso
contenuti ha consentito di individuare anche alcune utili indicazioni
qualitative che viceversa non potrebbero emergere dalla semplice analisi dei
dati tradizionali. In particolar modo si è cercato di focalizzare quali fossero i
fondamenti di un buon allevamento e le previsioni in merito al futuro
Pag. 59
L’allevamento del cavallo trottatore
dell'
attività. Per rispondere alla prima domanda si offriva la possibilità di
segnare su 6 possibili indicatori di efficienza quelli ritenuti più rilevanti e di
dare ad essi un punteggio (da 1 a 5) che ne indicasse l'
intensità. Ciò ha
consentito di stilare una graduatoria dalla quale emerge che l'
alimentazione
(4,3 punti su 5) rimane il primo presupposto per un buon allevamento
tallonata a ruota dal miglioramento genetico (4,2 punti su 5). Il personale
addetto si trova in terza posizione (3,8/5) seguito dalle adeguate condizioni
delle strutture (3,7/5), e più a distanza dalla vigilanza veterinaria (3,4/5).
La risposta data alla seconda domanda, anch'
essa formulata con il criterio di
poter scegliere fra più possibilità di opinione consente di esprimere un
giudizio sostanzialmente positivo in merito alle prospettive future di tale
attività. Infatti, oltre il 42% degli intervistati sostiene che le prospettive siano
da buone a ottime, il 44% stazionarie e soltanto il 13% negative.
1.9 - I ricavi delle aziende dalla vendita dei prodotti.
Massimizzare i ricavi dalla vendita dei prodotti del proprio allevamento è
uno degli obiettivi primari dell’allevatore ed una delle voci più significative
delle entrate delle imprese.
Nell’indagine abbiamo cercato di valutare sia il prezzo medio di vendita dei
prodotti sia il ricavo totale delle aziende operanti nel settore. La valutazione
dei puledri ci ha permesso di avere un’indicazione più precisa sui prezzi di
mercato al di fuori delle aste selezionate dove transitano non più di un terzo
dei puledri.
Il prezzo del puledro dipende da diversi fattori:
Pag. 60
L’allevamento del cavallo trottatore
- genealogia (stallone e fattrice di moda in quel preciso momento di
mercato);
- morfologia (cavalli con anche solo piccoli difetti fisici vengono
penalizzati);
- sesso (le femmine realizzano all’incirca il tasso di monta);
- griffe dell’allevamento da cui provengono;
- momento favorevole o meno di mercato.
Riguardo ai puledri venduti, poi, al fine di avere un’indicazione sul loro
prezzo di mercato, è stato chiesto al campione di segnare nell’ambito di sette
classi di valore quella all’interno della quale si sono collocati i rispettivi
prodotti.
Tabella 13 – CLASSI DI VALORE PER PULEDRO VENDUTO
Classi di aziende
Puledri venduti
%
< di 5000
5000 - 10000
10000 - 20000
20000 -30000
30000 - 50000
50000 - 100000
> di 100000
1.488
973
631
250
74
18
2
43,3
28,3
18,4
7,3
2,1
0,5
0,1
Totale
3.435
100
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Dall’analisi dei dati della tabella si possono trarre alcune considerazioni
fondamentali strettamente correlate tra di loro che possono andare ad
impattare con le politiche odierne attuate dall’ente preposto alla salvaguardia
e allo sviluppo della razza equina ( UNIRE ).
Dalla tabella possiamo vedere come gli allevamenti del cavallo trottatore
non mettano mediamente sul mercato prodotti di elevata qualità. Questo
Pag. 61
L’allevamento del cavallo trottatore
fenomeno lo si riscontra dal calo della domanda e dalla conseguente
diminuzione del prezzo. A dimostrazione di quanto detto più, del 70% dei
prodotti è stato venduto al di sotto dei 10.000 euro. In particolare, una grossa
parte di questi pari al 43% del totale dei puledri nati, è stata ceduta per una
cifra inferiore ai 5.000 euro. E’ da notare, per comprendere meglio l’ordine
di grandezza analizzato, che mediamente il costo di una monta si aggira
intorno ai 3.200 euro.
Un altro fenomeno importantissimo da tenere in considerazione è che le
scuderie che cercano prodotti di qualità e quindi disposte ad investire
nell’acquisto di puledri stanno diminuendo. Tutto ciò conferma che i
prodotti venduti per una ammontare considerevole ,superiore ai 30.000 euro,
sono molto pochi circa il 10% del totale dei puledri venduti. Strettamente
correlato a quanto sostenuto fino ad ora, dobbiamo rimarcare come stia
diminuendo anche la passione per lo spettacolo delle corse ippiche. Tutto
questo non permette di allargare la base dei proprietari dei cavalli trottatori,
primi veri clienti degli allevatori.
Infine rimane però, da dire, che gran parte dei proprietari delle aziende di
grandi dimensioni hanno una propria scuderia e propri centri di allenamento
dove indirizzare i puledri genealogicamente più qualificati.
Per definire meglio l’analisi finora svolta è opportuno considerare i ricavi
dalla vendita dei prodotti e classificarli in base alle classi di aziende definite.
Pag. 62
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 14 – RICAVI DALLA VENDITA DEI PULEDRI NATI NEL 2004.
Classi di aziende
Ricavi da vendita puledri
Ricavo medio
10 e oltre
5-9
2-4
1
7.485.116
5.751.761
7.469.682
1.747.460
98.488
34.859
12.166
2.004
Totale
22.454.019
13.002
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Dalla tabella si può facilmente vedere come la classe delle imprese medio –
piccole abbia influenzato notevolmente (33%) il totale dei ricavi complessivi
dalla vendita dei prodotti che è pari a 22.500.000 euro. L’ammontare dei
ricavi relativi a questa classe di imprese , pari a 7.500.000 euro, ci conferma
che la maggior parte dei puledri è stata venduta a prezzi bassi, come è stato
detto precedentemente,
determinando anche ricavi medi per azienda
piuttosto modesti di circa 12.000 euro.
La classe delle grandi imprese, seppur rappresentativa per numerosità al
4,4% dell’universo, presenta un ammontare non inferiore ad un terzo dei
ricavi totali della vendita dei puledri, pari anch’esso a circa 7.500.000 euro.
Come si può dedurre anche dalla tabella l’ammontare è stato determinato
soprattutto dal prezzo medio per prodotto più elevato che quindi ha influito
sui ricavi medi. Al fine di chiarire meglio i concetti esposti è utile
considerare anche il numero di puledri venduti da ogni categoria di impresa.
Pag. 63
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 24 – NUMERO PRODOTTI VENDUTI
1.333
1400
1200
1000
940
797
800
600
366
400
200
0
Grandi
Medio-Grandi Medio-Piccole
Piccole
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Come si vede anche dal grafico, sono le imprese medio piccole che hanno
venduto più prodotti. Analizzando meglio solo questo gruppo di aziende si
evince che la metà dei puledri venduti appartiene a questa classe, tuttavia i
ricavi ammontano solo ad un terzo del valore globale.
Le imprese grandi e medio-grandi non differiscono significativamente come
quantità di puledri venduti, ma si nota una notevole dissimilarità per quanto
riguarda i ricavi di circa 2 milioni di euro. Questo sta ad indicare che, pur
essendo numericamente superiore la classe delle imprese medio-grandi, le
grandi aziende hanno prodotti di qualità superiore; dato confermato anche
dai valori medi di ricavo per classe.
Per quanto riguarda le imprese più piccole, che, dal punto di vista numerico
rappresentano la metà del settore, non notiamo dati significativi. Le vendite
e i ricavi, piuttosto modesti, non costituiscono di certo una fonte di reddito
sicuro per i conduttori, che come abbiamo visto hanno intrapreso l’attività
Pag. 64
L’allevamento del cavallo trottatore
allevatoria per hobby. Infatti i pochi cavalli venduti, circa l’8% del totale,
hanno portato ad un ricavo medio di circa 2.000 euro per azienda.
1.10 - I ricavi da premi.
L’ammontare dei ricavi per le aziende allevatrici è composta da due voci
molto significative. La prima è quella dei ricavi dalla vendita dei puledri che
è stata precedentemente analizzata. Ora risulta significativo focalizzare
l’attenzione sui ricavi dai premi vinti al traguardo.
Partendo dai dati forniti dall’ANACT i premi al traguardo vinti nell’anno
2004 ammontano ad un totale di circa 24.700.000 euro, mentre il valore
medio per azienda si attesta pari a circa 14.000 euro. Quest’ultimo dato, però
non tiene conto della notevole variabilità che si analizza all’interno del
settore.
Tabella 15 – Premi vinti: le prime 200 aziende
Aziende
Premi vinti
prime 10
prime 20
prime 50
prime 76
prime 100
prime 200
3.251.010
4.885.844
7.870.679
9.628.471
10.919.657
14.556.555
Totale
24.663.453
% sul totale
13,2%
19,8%
31,9%
39,0%
44,3%
59,0%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati ANACT
Infatti come si vede dalla tabella le prime 200 aziende, cioè meno del 10%
dell’intero universo delle imprese operanti nel settore, raccolgono circa il
60% di tutti i premi al traguardo. Da notare che le sole 10 aziende più
Pag. 65
L’allevamento del cavallo trottatore
redditizie guadagnano circa il 13% del totale con un ammontare medio di
circa 325.000 euro. Molto interessante è anche il dato che si rileva per le
prime 76 imprese, che rappresentano in maniera empirica le sole imprese di
grandi dimensioni, quelle con più di dieci prodotti nati. Infatti questo gruppo
di imprese più strutturate, che rappresenta un piccolissima parte, copre da
sola circa il 40% del totale dei premi. Perciò è possibile affermare che è
questa la classe di aziende che migliora il livello medio della qualità del
settore, dimostrando di poter produrre puledri vincenti e quindi di potersi
aggiudicare premi piuttosto cospicui dalle corse.
E’ ovvio, quindi, che le imprese rimanenti, più dell’ 85%, devono
suddividersi il 60% del montepremi.
Tabella 16 – Classe di premi vinti per aziende
Classi di aziende
< 1000
1000 - 5000
5000 - 10000
10000 - 20000
20000 - 50000
50000 - 100000
> 100000
Totale
N° aziende
407
637
295
191
124
50
23
1727
Ricavo medio
Ricavo totale
389
2.564
7.063
13.993
31.940
69.641
204.228
210.302
2.168.841
2.768.863
3.554.183
5.238.103
4.596.334
6.126.827
14.281
24.663.453
Fonte: elaborazione Nomisma su dati ANACT
Si può notare come le aziende che hanno vinto premi per meno di 10.000
euro sono circa l’80%. In particolare moltissime imprese attestano valori
compresi tra i 5.000 e i 1.000 euro pari al 37% del totale e circa il 23% ha
ricavi da premi per meno di 1.000 euro.
Pag. 66
L’allevamento del cavallo trottatore
In conclusione si può affermare che solamente le imprese più grandi, ovvero
quelle maggiormente strutturate, possono ripartirsi consistenti premi al
traguardo, lasciando al resto del comparto solamente “poche briciole”. Basta
infatti guardare l’ordine di grandezza dei ricavi medi per azienda analizzata
in base alla classe di valore di appartenenza. Da questi dati si deduce che
molte sono le imprese con un ricavo medio inferiore ai 7.000 euro annuali e
perciò è difficile aspettarsi buone previsioni per l’attività futura.
1.11 - I costi dell’allevamento.
In questo paragrafo si cerca di mettere in evidenza non solo l’ammontare
complessivo imputabile al costo dell’attività aziendale, ma si cerca anche di
definire quali sono gli elementi che hanno caratterizzano i suddetti costi e
quali incidono maggiormente.
Vengono quindi analizzati, in una prima parte, i costi complessivi imputabili
alle 4 classi di aziende identificate. In questo caso è utile soffermarsi sui
valori medi e totali individuati per ogni classe di aziende.
Come è già possibile intuire dalla tabella, la situazione economica delle
aziende allevatrici del cavallo trottatore italiano rappresenta una realtà
alquanto variegata.
Tabella 17 – Ripartizione dei costi per classe di aziende
Classi di aziende
10 e oltre
5-9
2-4
1
Totale
Costo medio
228.675
60.245
25.289
9.962
29.840
Costo complessivo
17.379.294
9.940.409
15.527.378
8.687.172
51.534.253
Fonte: elaborazione Nomisma su dati ANACT
Pag. 67
L’allevamento del cavallo trottatore
Il costo totale degli allevamenti del cavallo trottatore è stimato pari a circa
51,5 milioni di euro da cui si ricava che il costo medio per azienda è di circa
30.000 euro.
Le imprese più “piccole” caratterizzate da pochi puledri nati per anno
presentano costi nettamente inferiori rispetto alla media globale: infatti se un
conduttore possiede un unico puledro le spese imputabili alla gestione
dell’attività sono nettamente inferiori rispetto al valor medio del settore
(circa 10.000 euro annuali). D’altro canto le aziende più strutturate (nella
maggior parte dei casi sono proprietari di scuderie), possiedono stazioni di
monta, giostre e altro, hanno costi notevolmente maggiori (circa 230.000
euro annuali).
E’ interessante analizzare la ripartizione dei costi per classi di aziende al fine
di cogliere il peso che queste hanno sul totale complessivo calcolato per
l’intero settore.
Il grafico ci aiuta a capire come la classe con più di 10 puledri nati, alla
quale appartengono il 4,4% delle aziende allevatrici italiane, detiene una
quota di costi pari al 34% sul totale.
Pag. 68
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 25 – RIPARTIZIONDE DEI COSTI PER CLASSE DI AZIENDE.
Piccole
17%
Medio-Piccole
30%
Grandi
34%
Medio-Grandi
19%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
La classe di aziende con 9 – 5 prodotti nati, composta da 165 aziende che
rappresentano circa il 10% del totale delle imprese, copre circa il 19% dei
costi complessivi del settore. Ciò che colpisce di più è che il 50% delle
imprese, quelle appartenenti alla classe caratterizzata da 1 solo prodotto
nato, copre solo il 17% delle spese totali. Questa diversità è dovuta
principalmente al tipo di attività svolta dal conduttore, più precisamente
possiamo notare che gli allevatori con pochi prodotti nati svolgono
un’attività dove l’allevamento è di secondaria importanza. Inoltre a questa
categoria appartengono anche conduttori che hanno intrapreso l’attività per
pura passione e che vi dedicano parte del loro tempo libero.
Le imprese più strutturate, ovvero le prime due classi per numero di prodotti
nati, sono vere e proprie aziende allevatrici il cui obiettivo è quello di
produrre puledri di qualità al fine di trarre guadagno sia per la vendita dei
cavalli che per i premi vinti durante le corse. In questo contesto è inevitabile
pensare come i costi siano notevolmente più alti rispetto alla situazione
Pag. 69
L’allevamento del cavallo trottatore
precedente, ma è anche vero che solamente le aziende più strutturate, il 14%
di tutte le imprese, si dividono circa il 60% dei premi al traguardo.
1.12 - Suddivisione interna dei costi.
L’indagine ci ha permesso, quindi, di individuare stime dei valori medi e
totali, globali e per gruppo, dei costi sostenuti dal settore dell’allevamento
del cavallo trottatore italiano.
E’ ora opportuno analizzare i costi secondo le voci più comuni di spesa
indicate nel grafico sottostante. Come si può vedere ad ogni categoria di
costo è assegnato un valore percentuale che ne denota il suo peso relativo sul
totale delle spese.
Figura 26 – VOCI INTERNE DEI COSTI.
% Lavoro
dipendente
8%
% altro
9%
% Vigilanza
veterinaria
7%
% Medicinali
5%
% Foraggi
19%
% Stallonieri
33%
% Fornitura di
strutture
5%
% Mangimi
14%
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Il grafico non indica valori specifici per classe di aziende poiché essi non si
discostano significativamente da quelli indicati. Infatti, nella maggior parte
dei casi esaminati, le voci di spesa non si differenziano notevolmente. Quelle
Pag. 70
L’allevamento del cavallo trottatore
voci di costo che influenzano maggiormente il livello del totale sono quelli
imputabili all’inseminazione, ovvero al costo degli stallonieri che
rappresenta circa un terzo di tutte le spese sostenute dai proprietari
dell’allevamento. Seguono poi le voci di costo per il foraggio pari al 18%
del totale e per il mangime (14%). L’unica voce che differisce sensibilmente
all’interno delle classi di aziende è il costo imputabile al lavoro dipendente.
Figura 27 – DESTINAZIONE DEI PRODOTTI NATI NEL 2004
Totale
7
5
Piccole
8
7
Medio-Piccole
8
5
Medio-Grandi
7
Grandi
6
18
14
0%
20%
% Vigilanza veterinaria
% Mangimi
% Lavoro dipendente
11
32
7
15
17
17
5
15
19
5
4
14
18
9
33
5
4
34
4
4
8
6
31
27
40%
11
20
60%
% Medicinali
% Fornitura di strutture
% altro
8
9
11
11
80%
100%
% Foraggi
% Stallonieri
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
1.13 - Il Costo del lavoro
L’analisi dei dati riportati nella tabella precedente ci aiutano ad intuire
perchè le imprese più strutturate hanno valori più elevati per questa voce di
costo come si desume dalla tabella. Questi risultati confermano un’altra
volta l’enorme differenza strutturale tra le diverse classi di aziende.
Pag. 71
L’allevamento del cavallo trottatore
Per le aziende allevatrici di grandi dimensioni che utilizzano maggiormente
forza lavoro dipendente, come precedentemente detto, il costo medio di tale
voce pesa il 20% sul totale dei costi ed è nettamente superiore al costo
medio calcolato per l’intero settore che rappresenta solo l’8,1% del totale.
Tabella 18 – Lavoro dipendente
Classi di aziende
% Lavoro dipendente
10 e oltre
5-9
2-4
1
20,1
11,4
6,1
3,8
Media
8,4
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Per approfondire l’analisi è stato utile constatare che l’ammontare
complessivo imputabile al costo del lavoro dipendente è di circa 6 milioni di
euro, ma è ancora più interessante conoscere cosa succede all’interno di
ognuna delle classi di aziende.
Tabella 19 – Costo del lavoro
Classi di aziende
Costo lavoro
Costo annuale per 1
dipendente
10 e oltre
5-9
2-4
1
3.493.238
1.137.467
951.989
333.400
19.676
6.217
3.733
1.441
Totale
5.916.093
6.985
Fonte: elaborazione Nomisma su dati indagine allevatori Ottobre 2005
Pag. 72
L’allevamento del cavallo trottatore
Infatti, come si evince dalla tabella, il costo annuale per 1 dipendente varia
notevolmente attorno al suo valore medio. Per la classe di aziende con più di
10 prodotti nati è inevitabile l’utilizzo di forza lavoro dipendente
costantemente tutto l’anno, perciò il risultato ottenuto di circa 20 mila euro
annuali rispecchia in modo veritiero il costo imputabile al lavoro di un
singolo operaio.
Analizzando anche le altre classi verifichiamo che le imprese meno
strutturate oltre ad avere un minor numero di dipendenti hanno anche un
costo annuale per dipendente nettamente inferiore. Prendendo, ad esempio, il
caso di quelle imprese con 1 solo prodotto nato dove è richiesta forza lavoro,
si è stimato che il tempo di lavoro dedicato all’allevamento non è superiore
alle 2 ore giornaliere per un costo annuale complessivo inferiore ai 1.500
euro.
Pag. 73
L’allevamento del cavallo trottatore
LE SCOMMESSE E ALCUNE VARIABILI
STRUTTURALI DELL’IPPICA
Pag. 74
L’allevamento del cavallo trottatore
Capitolo 2
Le scommesse in Europa
Le scommesse rappresentano, da sempre, uno dei modi principali attraverso
cui l’ippica alimenta le proprie entrate.
Il fatto di poter far affidamento su di una quota crescente o costante o su di
un livello di raccolta diverso, incide moltissimo sulle sorti di tutte le attività
del sistema, che da esso, da questo punto di osservazione, discendono.
In tutto il mondo, ed in particolare in Europa, i giochi e le scommesse sono
regolati da un sistema di norme afferenti alla regolamentazione nazionale.
Ciascuno stato esercita il diritto di esclusiva allo sfruttamento della risorsa
“giochi e scommesse”, attraverso il ricorso alle licenze e concessioni. Quello
che incide profondamente è però il modo.
A seconda del tipo di normazione e di forme di tutele legali a cui si
sottopone il sistema dei giochi e scommesse, si ottengono risultati
pronunciatamente differenti, conseguenza meditata di obiettivi diversi. Il che
equivale a dire che l’insieme di norme di riferimento ha un valore portante
sull’esito del sistema, ma ancor più che le norme sono espressione di una
volontà meditata.
Nell’Europa dell’ippica esistono al momento tre sistemi di gestione del
sistema, ed ognuno risulta quale espressione di una differente ratio alle
spalle. I tre modelli2 risultano individuabili in:
- modello anglosassone
- modello totalizzatore/centralizzato
- modello italiano
In generale pensiamo che gli obiettivi che debbano essere perseguiti da
ciascun sistema di gestione debbano riferirsi a massimizzare:
2
Ci si riferisce alla schematizzazione utilizzata nel corso della presentazione del libro “ Il sistema ippica in
Italia” a Roma il 25 novembre 2004.
Pag. 75
L’allevamento del cavallo trottatore
- i volume di raccolta delle scommesse;
- la qualità dello spettacolo (sia on che off track);
- la qualità del sistema.
Di seguito si riportano rapidamente gli elementi di maggiore
caratterizzazione dei rispettivi sistemi:
2.1 - Modello anglosassone
Caratteristica fondamentale del modello anglosassone è l’apertura al
mercato. Tutto il sistema ruota intorno alla “libertà” di ingresso dei soggetti.
La regolamentazione e la normazione è affidata al Ministero dello Sport e
Cultura (non vi è un corrispondente nella nostra tradizione italiana) che
risponde, in caso di controversia, alla risoluzione delle dispute.
Un sistema siffatto si basa sulla concertazione delle diverse categorie.
Queste prendono parte attivamente alla vita politica del sistema attraverso un
meccanismo di bilanciamento delle nomine e delle cariche improntato
all’ottenimento dell’obiettivo, che è innanzitutto migliorare il sistema delle
scommesse e la qualità dello spettacolo. Le funzioni tecniche del sistema
ippico sono divise (internamente o esplicitamente) da quelle di gestione e
indirizzo delle scommesse. Tutte le decisioni sono però prese e “disegnate”
in riferimento alla creazione del calendario.
Il calendario viene definito di concerto tra le parti con l’obiettivo di
massimizzare i suddetti obiettivi.
Il sistema di gestione delle scommesse è “affidato” ai bookmaker. Questo
assicura un più alto ritorno di vincita a parità di risultato rispetto a quello del
totalizzatore, come conseguenza, prevalentemente, di un più basso prelievo
fiscale (lordo innanzitutto). I costi di gestione per la raccolta sono tuttavia
più alti, dato che i bookmaker, ponendosi come controparte nella copertura
della scommessa, hanno remunerato un più alto rischio d’impresa.
Pag. 76
L’allevamento del cavallo trottatore
In generale l’attività di prelievo fiscale è contenuta e si realizza
prevalentemente sui profitti o sul reddito economico.
L’apertura verso il mercato si manifesta anche nella gestione delle società di
corse. Le società di corse sono società private – spesso espressione delle
categorie ippiche – con una spiccata sensibilità per la qualità della corsa e
dello spettacolo ad esso connesso: gli ippodromi, nella gestione d’impresa,
contano solo per una parte sul reddito proveniente dalle giornate di corsa,
per il resto utilizzano le entrate provenienti da un’attività non direttamente
riferibile a quella delle scommesse.
Per poter partecipare alle gare, i proprietari devono contribuire con una
quota di iscrizione che compartecipa alla formazione del montepremi al
traguardo.
I montepremi sono piuttosto contenuti in termini medi, ma con picchi elevati
per i meeting internazionali, e comunque agli eventi di richiamo.
La qualità dell’allevamento è assicurata da una tradizione secolare e da un
ammodernamento tecnologico e infrastrutturale che ha saputo intercettare ed
esprimere i cambiamenti culturali in corso.
In generale, la cultura del “campione” trova espressione in un intero sistema
che di certo ha nelle sue radici le basi dell’ippica moderna. Tuttavia la
capacità di ammodernare gli impianti, di puntare sull’apertura degli
ippodromi anche a servizi ed eventi non direttamente collegabili a quelli
ippici, ha creato un presupposto per la continuità della qualità.
La presenza, dunque, di ferme regole di mercato, la capacità di
interlocuzione delle categorie, la qualità come punto di riferimento, la
certezza degli eventi, ed una cultura diffusa dell’intrattenimento ippico,
hanno permesso che si creasse un equilibrio tra le parti.
Pag. 77
L’allevamento del cavallo trottatore
2.2 - Modello totalizzatore
Caratteristica preponderante di tale sistema è la centralità delle società di
corse nella gestione dell’intero sistema ippico.
Il sistema è affidato ad un unico ente che incorpora funzioni
tecniche/sportive e di gestione delle scommesse, il cui controllo avviene
mediante un meccanismo di concertazione alla base che trova espressione
poi nel board dell’ente. Essenzialmente funziona così: ad un livello di base e
di capillare diffusione territoriale sono presenti le società di corsa. Le società
di corsa sono espressione delle diverse categorie del mondo ippico. In modi
diversi tra Francia e Svezia, vi è però un meccanismo di selezione tra le
diverse società di corse/ippodromi che conduce poi ad un controllo diretto
dell’autorità di gestione del sistema.
Le scommesse ippiche sono sottoposte a controllo governativo, tuttavia le
stesse categorie influenzano in modo diretto (Francia) o indiretto (Svezia) la
gestione determinando il sistema delle scommesse.
La diffusione degli ippodromi del territorio è capillare – specie in
riferimento all’estensione territoriale e alla dimensione demografica – ma la
possibilità di giocata è subordinata alla classificazione degli stessi attraverso
l’assegnazione della giornata.
Il meccanismo di raccolta è quello del totalizzatore. Questo determina un
ritorno medio allo scommettitore più contenuto ed un prelievo fiscale più
alto. Le somme raccolte sono gestite dallo stato che distribuisce i proventi in
funzione degli obiettivi preposti, che rimangano comunque quelli del
miglioramento della razze equine, della qualità degli spettacoli e della
crescita del sistema.
Nel corso degli anni i paesi si sono dotati di strutture efficienti e moderne,
puntando sulla qualità come elemento trainante. Nel caso della Francia la
possibilità di impiego di dimensioni di scala grande ha inciso sul percorso di
rinnovamento. Il marketing, le telecomunicazione, l’informatica, la costumer
Pag. 78
L’allevamento del cavallo trottatore
satisfaction, il rinnovamento delle infrastrutture sono solo alcuni degli
elementi considerati come basilari di un modello di gestione vincente.
Anche in questo caso gli elementi culturali sono alla base della tenuta del
sistema. La concertazione dalla base ed il controllo diretto degli enti nonché
del sistema di raccolta, crea il presupposto per un’internalizzazione della
responsabilità nei meccanismi di scelta, il quale controbilancia, una visione
altrimenti verticale e probabilmente dirigista
2.3 - Modello italiano
Il modello italiano è una variante di quello totalizzatore.
Le scommesse, come noto, sono delegate dal Ministero delle Finanze che
lavora di concerto con quella dell’Agricoltura.
L’elemento basilare del sistema è la presenza dello Stato con importanti
funzioni di garanzia per lo svolgimento delle giornate e per il miglioramento
e la tutela delle razze equine.
Le attività tecniche vengono svolte dall’Autorità attraverso il finanziamento
proveniente dalle scommesse.
Il prelievo lordo è particolarmente alto,conseguentemente ad un alta
incidenza dei montepremi sul totale delle scommesse raccolto.
In tale modello gli ippodromi sono parzialmente classificati, ma
l’assegnazione tiene – almeno in parte – in conto delle differenti dotazioni
tecniche delle strutture.
Il limite principale di un modello siffatto è che non crea un meccanismo di
decisione che internalizza la ricerca della qualità, ma lo rimanda alla azione
volontaria del singolo. Questo vale a dire che il principio universalistico, per
quanto coerente alla finalità dell’UNIRE appare incapace, oggi, di misurarsi
in maniera vincente col confronto europeo. In un contesto di “libero
mercato” la qualità è sempre premiante.
Pag. 79
L’allevamento del cavallo trottatore
Da quanto riportato sopra, si evidenzia che i Paesi si sono dotati, appunto, di
differenti modi di gestire il sistema ippica nel suo complesso.
Se si passa ad osservare l’andamento delle scommesse si osserva che dal
1994 al 2004, solo la Germania (Paese sottoposto ad una prolungata crisi) ha
avuto un andamento negativo. Nel decennio di analisi le scommesse in Italia
hanno assistito a fasi alterne ma dopo l’oramai storico picco del ’96 il
volume totale raccolto non è riuscito mai più a decollare. Al 2004 la
variazione finale è di +350 milioni di Euro (+300 milioni al 2005). Una cifra
che potrebbe apparire ragguardevole se non si approfondisse l’analisi
comparandola con quella degli altri Paesi.
Tabella 20 - Trend Scommesse 1995-2004 (Milioni euro correnti)3
FR
1995
5.482
1996
5.664
1997
5.546
1998
5.593
1999
5.678
2000
6.023
2001
6.406
2002
6.653
2003
7.245
2004
7.771
IT
2.559
3.368
3.134
2.702
2.501
2.536
2.770
2.789
2.972
2.911
GER
497
443
441
421
426
382
354
311
261
214
IR
587
619
711
805
1.095
1.381
1.573
1.777
2.158
2.456
SV
991
1.050
1.077
1.032
1.188
1.188
1.143
1.109
1.158
1.185
UK
5.260
6.101
7.486
7.286
7.720
8.098
9.390
12.024
14.547
16.059
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nella tabella 21 si è utilizzato il dato di raccolta italiano come base per il
confronto con quella degli altri Paesi. Quindi il dato esprime quante volte il
volume di raccolta italiano occorre per raggiungere quello di un altro paese.
Il rapporto così costruito permette di visualizzare l’andamento reciproco
delle scommesse. Occorre precisare che il periodo di analisi è estremamente
lungo e vi sono state importanti modifiche in tutti i paesi (in Francia appena
prima).
Quello che preme sottolineare è che la performance italiana è andata via-via
perdendo rispetto a quella degli altri paesi. Difatti, se si esclude il picco del
3
Il campione di analisi è costruito in riferimento ai Paesi Europei di maggiore significatività per volumi di
raccolta e per tradizione ippica.
Pag. 80
L’allevamento del cavallo trottatore
1996 – spiegabile in termini di struttura dei giochi e delle scommesse in
Italia – il rapporto va costantemente diminuendo.
La tabella va letta dunque in questa maniera: se nel 1995 ci volevano 0,49
volte il volume di raccolta britannico per aversi quello italiano, lo stesso dato
dopo 10 anni diventa – riducendosi drasticamente – di 0,19 volte.
Con la Francia, in particolare, alla fine del decennio la variazione fa contare
una flessione di quasi il 30%. Assai più contenuta la variazione nel caso
della Svezia, dove il 5% si individua nella difficoltà che la Svezia sta
affrontando. Colpisce l’Irlanda e l’UK. Incredibile il caso irlandese dove (da
proiezioni 2005 il rapporto dovrebbe avvicinarsi ulteriormente alla unità) il
totale raccolto si avvicina vertiginosamente ad uno. Ma al di là dello stupore
si tratta di posizioni difficilmente confrontabili, poiché da riferire
principalmente al più ampio e generale sistema dei giochi e scommesse
nazionali, nonché a fenomeni inscrivibili a fattori di natura culturale.
Tabella 21 - Rapporto Scommesse 1995-2004: ITALIA come base
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
FRANCIA
0,47
0,59
0,57
0,48
0,44
0,42
0,43
0,42
0,41
0,37
UK
0,49
0,55
0,42
0,37
0,32
0,31
0,29
0,23
0,20
0,18
IRLANDA
4,36
5,44
4,41
3,36
2,28
1,84
1,76
1,57
1,38
1,19
SVEZIA
2,58
3,21
2,91
2,62
2,11
2,13
2,42
2,51
2,57
2,46
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nella tabella 22 si riporta la variazione annuale percentuale delle
scommesse.
È evidente la differenza del trend del modello anglosassone. Ma la Francia
mantiene un andamento costante di crescita – se si eccettua il 1997 – per
tutto il periodo di analisi.
Quali i motivi alla base di tale trend? La risposta non è univoca e si basa di
certo su almeno 3 punti di riferimento:
Pag. 81
L’allevamento del cavallo trottatore
- qualità
- innovazione con continuità
- concertazione
La PMU è posseduta dalle Societes Meres, espressione delle categorie. La
PMU offre servizi integrati di frontiera nell’ambito dei giochi e delle
scommesse. Offre altresì un momento di intrattenimento al pubblico – sia
esso da casa a vedere Equidià o negli ippodromi. Ma svolge anche una
precisa ed importante – indirettamente – funzione di indirizzo nella
promozione delle corse, della qualità delle gare e dell’allevamento in
generale.
Tabella 22 - Variazione Trend Scommesse 1995-2004 (Milioni euro)
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
FR
3,3%
-2,1%
0,8%
1,5%
6,1%
6,4%
3,9%
8,9%
7,3%
IT
31,6%
-6,9%
-13,8%
-7,4%
1,4%
9,2%
0,7%
6,6%
-2,1%
GER
-10,9%
-0,5%
-4,5%
1,2%
-10,3%
-7,3%
-12,1%
-16,1%
-18,0%
IR
5,5%
14,9%
13,2%
36,0%
26,1%
13,9%
13,0%
21,4%
13,8%
SV
6,0%
2,6%
-4,2%
15,1%
0,0%
-3,8%
-3,0%
4,4%
2,3%
UK
16,0%
22,7%
-2,7%
6,0%
4,9%
16,0%
28,1%
21,0%
10,4%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nella tabella 23 sono indicati i ritorni agli scommettitori, vale a dire, quanto
rientra come vincita dalla puntata.
Coerentemente alla modellizzazione indicata, si riportano ritorni agli
scommettitori differenti. Come noto i due sistemi si caratterizzano per ritorni
sostanzialmente diversi come conseguenza del differente “approccio” al
sistema. A tal senso il modello italiano è decisamente più vicino a quello
totalizzatore. Negli anni i ritorni si sono assestati attorno al 68-70%
Il prelievo lordo viene impiegato poi per coprire i costi del sistema di cui le
principali voci sono:
Pag. 82
L’allevamento del cavallo trottatore
- spese di gestione;
- il ritorno alle gare (return to racing);
- prelievo erariale.
In questa sede quello che interessa è ricordare che il Montepremi è inserito
all’interno di quanto rientra nel sistema delle corse ippiche per alimentarlo, e
rappresenta in tutti i paesi una quota consistente del return to racing. Anche
sulla modalità di formazione del montepremi esistono differenze. Nei paesi
anglosassoni è prassi la compartecipazione alla formazione, vale a dire che i
partecipanti iscrivendo il cavallo pagano una fee di partecipazione che
ovviamente dipende dal tipo di gara. La parte maggiore del montepremi
proviene comunque da quando direttamente riferibile alle scommesse. La
sponsorizzazione privata ha un ruolo centrale e specie nei meeting il peso è
tale da rendere avvolte impossibile lo svolgimento qualora assente.
Tabella 23 - Ritorno agli scommettitori e prelievo lordo
SVEZIA
Scommettitori
Prelievo
Lordo
FRANCIA
Scommettitori
Prelievo
Lordo
UK
Scommettitori
Prelievo
Lordo
IRLANDA
Scommettitori
Prelievo
Lordo
ITALIA
Scommettitori
Prelievo
Lordo
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
70%
70%
70%
70%
70%
70%
69%
71%
70%
70%
30%
30%
30%
30%
30%
30%
31%
29%
30%
30%
73%
71%
70%
69%
69%
70%
71%
71%
72%
73%
27%
29%
30%
31%
31%
30%
29%
29%
28%
27%
77%
78%
78%
77%
77%
77%
80%
85%
81%
79%
23%
22%
22%
23%
23%
23%
20%
15%
19%
21%
77%
77%
77%
77%
81%
82%
81%
80%
80%
81%
23%
23%
23%
23%
19%
18%
19%
20%
20%
19%
74%
70%
67%
67%
67%
68%
67%
70%
69%
68%
26%
30%
33%
33%
33%
32%
33%
30%
31%
32%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
In generale il montepremi è una delle voci principale da questo lato del
sistema, poiché rappresenta la remunerazione diretta dell’attività agonistica.
Pag. 83
L’allevamento del cavallo trottatore
Nella tabella 24 sono riportati i trend in milioni di euro dell’intero
montepremi impiegato in un paese in quell’anno (vale a dire al netto delle
provvidenze4). È evidente che tutti i paesi, nel periodo di analisi, hanno
incrementato il proprio valore assoluto. Colpisce in modo particolare
l’incremento dell’Irlanda che lo “triplica” dai 16 milioni di Euro del 1995
portandolo ai 52 del 2004.
Tabella 24 - Montepremi al traguardo
Mil.
Euro5
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
FR
290
297
305
305
311
318
343
369
377
400
SV
72
78
83
78
91
93
90
93
94
85
UK
69
80
93
92
113
117
117
132
140
146
IR
16
19
19
21
26
31
42
46
50
52
IT
167
211
268
209
186
211
260
270
275
273
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nella tabella 25 sono indicati i rispettivi pesi dei montepremi sulle
scommesse nazionali.
Come si vede i paesi sembrano essersi assestati su livelli differenti a cui
corrispondo difatti diversi capitoli di spesa. Colpisce che quello italiano sia
intorno al 9%. Tale giudizio non è espresso in funzione dell’entità della voce
– poiché il sistema italiano difatti comprende in essa un insieme di funzioni
che altri paesi non inseriscono oppure che non rientrano nel novero delle
funzioni svolte direttamente dal sistema6 – quanto dal fatto che più è alto
l’ammontare richiesto tanto più è evidente che il dato risenta delle flessioni
da scommesse. Poiché potrebbe essere eccepito il contrario definiamo cosa
intendiamo. Nei sistemi a bassa centralizzazione delle attività, ad un peso
4
Tenuta in debita considerazione le differenze nei sistemi.
Per UK e Irlanda si considera il montepremi lordo, vale a dire comprensivo delle sponsorizzazioni.
6
Si vedano le finalità di tipo mutualistico e di intervento a sostegno delle razze equine.
5
Pag. 84
L’allevamento del cavallo trottatore
percentuale più contenuto corrisponde un insieme di servizi elargiti
inferiore, il che equivale a dire che al di là delle scommesse vi è il mercato
e/o la libera iniziativa di impresa. Tali sistemi assicurano modi differenti di
far fronte alle esigenze richieste di volta in volta, essendo in tal modo forse
meno equi ma di certo più flessibili.
Tabella 25 - Montepremi come percentuale totale scommesse
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
FR
5,3%
5,2%
5,5%
5,5%
5,5%
5,3%
5,4%
5,5%
5,2%
5,1%
SV
7,2%
7,4%
7,7%
7,5%
7,7%
7,8%
7,9%
8,4%
8,1%
7,2%
UK
1,3%
1,3%
1,2%
1,3%
1,5%
1,4%
1,2%
1,1%
1,0%
0,9%
IR
2,7%
3,0%
2,7%
2,6%
2,4%
2,2%
2,7%
2,6%
2,3%
2,1%
IT
6,5%
6,3%
8,6%
7,7%
7,4%
8,3%
9,4%
9,7%
9,3%
9,4%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Diversamente nei sistemi totalizzatori, ed in particolar modo in quello
italiano, gli introiti delle scommesse sono basilari al fine della promozione e
al sostentamento del sistema poiché tutto viene direttamente riferito ad esso.
È in tal senso – come verrà espresso meglio nel proseguo della trattazione –
che va dunque valutato il valore elevato del montepremi italiani: poiché
esiste una stretta correlazione con le scommesse, e poiché il suo valore è
particolarmente alto – quasi al limite di ulteriori erosione – il montepremi
risente in maniera sensibile delle variazioni dell’andamento del volume di
raccolta.
Pag. 85
L’allevamento del cavallo trottatore
Capitolo 3
L’ippica in Italia
3.1 - I dati strutturali
Nel suo insieme l’Italia – se si escludono il biennio 1996 e 1997 – ha
assistito, nel periodo di analisi, ad una “tenuta” complessiva del sistema a
livello aggregato.
Di seguito è riportata la tabella con i dati di struttura del sistema, vale a dire
quelle variabili che esprimono il funzionamento del sistema ippica dal lato
delle corse.
Rapidamente, le corse, le giornate di corsa ed i cavalli – sia nel numero di
partecipanti che nel numero di partecipazioni complessivo – hanno assistito
ad un incremento sostenuto, con variazioni finale nel decennio anche del
40% nel caso delle giornate di corsa.
In particolare il dato sui cavalli che hanno corso non è disponibile, ma da
nostre stime pare attendibile che il dato si sia assestato attorno ai 18.000 nel
2005.
Tabella 26 - Variabili strutturali
Corse
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
17.088
18.414
19.675
20.188
19.449
20.767
21.719
21.777
22.467
22.666
21.620
2.313
2.437
2.329
2.600
2.760
2.767
2.861
2.896
2.895
14.241
15.353
15.223
16.940
17.195
17.746
ND
ND
ND
Giornate di
2.062
2.163
corsa
Cavalli che
13.640 14.087
hanno corso
Pag. 86
L’allevamento del cavallo trottatore
Cavalli alla
167.192 175.461
partenza
185.957
192.134
186.347
196.804
196.967
199.726
206.599
210.744
207.818
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Al fianco di un andamento di crescita generalizzato nelle variabili di sistema
delle gare, non ha però corrisposto un simile trend dal lato delle scommesse.
Nella figura 28 si riporta il trend complessivo nel decennio di analisi. Si nota
immediatamente l’andamento a campana delle scommesse. La linea rossa
segna la soglia dei 3 miliardi di euro, considerato orami dagli addetti ai
lavori come l’obiettivo di medio periodo. Dopo il picco del 96, i valori della
raccolta totale hanno assistito ad una brusca frenata – fino al 1999 – per poi
riprendersi parzialmente negli anni successivi – dal 1999 al 2003 – e
scendere sino a toccar quota 2,7 miliardi di euro nel 2005.
Figura 28 - Andamento scommesse
Milioni Euro
3500
3000
2500
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari
Più omogeneo, se si fa partire l’analisi dal 97, il trend delle singole voci che
compongono il totale scommesse. Dalla tabella 8 si nota la tenuta delle
Pag. 87
L’allevamento del cavallo trottatore
agenzie esterne, mentre perde sensibilmente quota la raccolta negli
ippodromi sia al totalizzatore sia a libro. Ma in assoluto il dato più evidente
è quello della perdita delle scommesse ippiche: la Tris e il Totip. Nel primo
caso dopo una parziale ripresa nel 2003 – determinato principalmente
dall’incremento del numero di giornate Tris – il dato continua a scivolare su
valori che sono meno della metà di quelli del 96. La seconda invece con i 22
milioni di euro del 2005 ha un peso poco più di un nono di quello del 1995.
Se dovesse continuare con questo trend, difficilmente il Totip riuscirà a
coprire ancora per molto i propri costi di gestione.
Il dato meno incoraggiante giunge però dalle raccolte da agenzie esterne
nell’ultimo biennio – 2004 e 2005 –. Dopo la crescita sensibile degli ultimi
anni7, le scommesse in questa tipologia riportano un brusco frenata, prima di
45 milioni di euro nel 2004 e poi di altri 87 nel 2005.
Tabella 27- SCOMMESSE IPPICHE IN ITALIA (Milioni Euro)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
NAZIONALE
IPPODROMI
196
223
226
201
159
135
137
138
138
129
110
ALLIBRATORI
129
76
50
35
25
21
16
12
10
7
6
1.395
1.584
1.577
1.509
1.461
1.824
2.042
2.128
2.154
2.109
2.022
67
53
64
64
83
18
17
20
19
20
25
19
27
18
AGENZIE
ESTERNE
AGENZIE IPP.
CAMPO
SIMULCASTING
SCOMMESSA
TRIS
591
1.256
1.072
797
679
462
502
449
602
596
551
TOTALE
SCOMMESSE
2.379
3.192
2.988
2.607
2.407
2.461
2.714
2.746
2.941
2.887
2.732
180
176
146
96
94
75
56
43
31
24
22
CONCORSO
TOTIP
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
7
In tal caso occorre ricordare che ad un incremento nel volume si è accompagnato una sensibile riduzione
del dato medio di raccolta conseguentemente all’aumento del numero di punti di raccolta.
Pag. 88
L’allevamento del cavallo trottatore
L’importanza
della
tenuta
delle
scommesse
nelle
agenzie
fuori
dall’ippodromo è legata – oltre al peso connesso al totale raccolta delle
scommesse – al fenomeno più generalizzato dello spostamento della raccolta
verso la forma off-track, cioè fuori dall’ippodromo.
A conferma di questo trend si riporta nella Tab.27 e nella figura 29 la
distribuzione della raccolta tra dentro e fuori gli ippodromi.
Come bene visibile i valori tendono a distribuirsi verso una concentrazione
nella raccolta fuori dagli ippodromi assestandosi a valori intorno al 94% del
totale raccolto.
Tabella 28- Ripartizione scommesse dentro e fuori ippodromo (Milioni
Euro)
Milioni euro
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
SCOMMESSE
DENTRO
392
352
340
301
267
174
170
170
185
182
159
SCOMMESSE
FUORI
2.167
3.016
2.795
2.402
2.234
2.361
2.600
2.619
2.786
2.728
2.595
SCOMMESSE
FUORI (%)
84,7%
89,6%
89,2%
88,9%
89,3%
93,1%
93,8%
93,9%
93,8%
93,7%
94,2%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati UNIRE.
Pag. 89
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 29- Scommesse Dentro e Fuori Ippodromi
100,0%
95,0%
90,0%
85,0%
80,0%
75,0%
1995
1996
1997
1998
SCOMMESSE FUORI
2000
2001
2002
2003
2004
2005
SCOMMESSE DENTRO
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati UNIRE.
Il fenomeno dello spostamento della raccolta verso le forme off-track si
accompagna, in una relazione anche di tipo causa effetto, al progressivo
spopolamento degli spettatori paganti negli ippodromi. Tale dato,
considerata la tipologia di attività svolta negli ippodromi, è sicuramente il
più allarmante, poiché rischia di rilegare l’attività ai soli addetti ai lavori,
con tutte le conseguenze poi connesse all’attività di raccolta delle entrate.
Inoltre, il dato in quanto complessivo degli ippodromi nazionali in attività e
dunque dei meeting e degli spettatori paganti dei maggiori centri, evidenzia
una cruda verità: molte giornate in molti ippodromi non hanno quasi
spettatori. Difatti, il dato medio di spettatori per giornata passa dai 1.270
del 1995 ai 122 del 2005.
Lo spopolamento è progressivo e distribuito uniformemente nelle due
discipline (fig.30).
Pag. 90
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 30 - Andamento Spettatori negli ippodromi
2.617.146
2.500.000
2.400.023
2.217.518
2.000.000
1.681.724
1.500.000
1.246.229
1.003.591
1.000.000
736.383
902.007
513.379
500.000
366.880
344.374
0
1.995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati UNIRE.
Figura 31 -Andamento Spettatori Trotto e Galoppo
1.800.000
1.600.000
1.400.000
1.200.000
1.000.000
800.000
600.000
400.000
200.000
0
1995
1996
1997
1998
1999
Galoppo
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Trotto
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati UNIRE.
Pag. 91
L’allevamento del cavallo trottatore
In generale e similmente nei differenti sistemi nazionali, le scommesse
possono essere ripartite secondo le funzioni che remunerano.
Nella tabella di seguito si riporta la suddivisione già parzialmente proposta
all’inizio del lavoro. Le voci considerate sono:
- il ritorno agli scommettitori in funzione della giocata;
- il ritorno allo stato sotto forma di prelievo fiscale e dunque il gettito
per l’erario;
- le spese di gestione per il sistema, come remunerazione dell’attività di
raccolta e gestione della parte scommesse del sistema ippico;
- il return to recing, ovverosia quanto ritorna al sistema nel versante
prettamente tecnico, di gara ed equino in generale.
Tabella 29 - Ripartizione Scommesse
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Scommettitori
74,19%
69,67%
66,71%
66,81%
67,03%
68,23%
67,17%
69,63%
69,00%
69,00%
Stato (prelievo
fiscale)
6,48%
6,04%
9,17%
8,55%
8,57%
7,45%
7,17%
6,74%
6-8%
6-8%
Spese di gestione
7,10%
11,33%
10,85%
9,48%
10,93%
11,83%
10,53%
8,81%
9-11%
9-11%
Return to racing
12,23%
12,96%
13,27%
15,16%
13,47%
12,49%
15,13%
14,82%
14,63%
14,55%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati UNIRE.
Come analizzato nel corso del precedente lavoro, la ripartizione suddetta è
una schematizzazione assai utile poiché rappresenta la griglia rispetto cui si
misurano le diverse scelte di policy dei diversi modelli di gestione.
Nel caso italiano8 si nota un trend di generale spostamento delle ripartizioni
verso la parte a valle della filiera (return to racing e raccolta delle
scommesse). In particolare il dato sul ritorno alle gare è la parte che viene
distribuita all’UNIRE in funzione e strumentalmente allo svolgimento della
propria attività di Autorità pubblica preposta all’ippica.
8
I dati del 2003 e del 2004 non sono ancora disponibili. Abbiamo preferito inserire un range di riferimento
piuttosto ampio, anziché stimare il valore puntuale, data l’importanza che riveste tale parte.
Pag. 92
L’allevamento del cavallo trottatore
3.2 - Il Bilancio Unire
A conferma del peso delle scommesse nel/sul sistema italiano per le finalità
del miglioramento ed incremento delle razze equine e ugualmente per la
continuazione del sistema stesso, si riporta di seguito una tabella di sintesi
del Bilancio Unire riclassificato per il periodo 2001-2004.
La prima voce è quella più prettamente di interesse per la trattazione.
Senza entrare in merito alla discussione della voce “Partite in sospeso”, poi
stornate nella sezione delle uscite, vale ricordare che le entrate si
suddividono tra quelle in conto corrente e quelle capitali.
Tabella 30 - Bilancio Unire riclassificato 2001-2004
ENTRATE
1 PRELIEVO SU SCOMMESSE
2 SOVRAPPREZZI, RINUNCE E
DIRITTI PER PATENTI
3 REDDITI E PROVENTI
PATRIMONIALI
4 CANONE SERVIZIO TV
2001
2002
2003
2004
536.882.470
414.330.238
430.296.706
420.003.457
15.234.923
14.721.682
12.502.681
13.862.134
1.503.659
498.667
5.063.143
332.569
12.911.422
15.493.707
15.280.039
18.915.758
1.722.741
2.047.553
44.370.875
0
568.255.215
447.091.847
507.513.444
453.113.918
299.682.297
379.225.840
390.904.851
18.017.180
18.611.869
19.168.824
18.686.655
18.017.180
746.774.144
398.394.664
409.591.506
1.042.451
188.635.092
906.950.559
1.051.340.516
5 RECUPERI DIVERSI E
INDENNIZZI DI
ASSICURAZIONE
6 TOT. ENTRATE CORRENTI
7 PARTI IN SOSPESO
8 ENTRATE IN CONTO
CAPITALE E PARTITA GIRO
9 TOT. ENTRATE CONTO CAP.
10 ALTRO
11 TOT. ENTRATE DI
COMPETENZA
586.272.395
765.386.013
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE.
Pag. 93
L’allevamento del cavallo trottatore
Tra quelle in conto corrente si evidenzia un trend di crescita del dato riferito
alle entrate da canone servizio televisivo (che viene poi totalmente
impiegato a copertura parziale della rispettiva voce di costo). Questa voce
assieme a quella delle entrare da scommesse può essere considerata come
“strutturale” del bilancio Unire. Vale a dire che queste sono quelle riferibili
alla gestione ordinaria dell’attività ippica e dunque parti integrante su cui il
sistema può fare affidamento. Altre voci quali sovrapprezzi rinunce (etc),
sono diversamente – seppur controllabili con un certo grado di certezza dato
un trend prolungato nel tempo – iscrivibili a fattori non direttamente
dipendente all’attività ippica in quanto tale, e bensì residuali ad essa.
La voce “prelievo Unire su scommessa”, rappresenta quanto torna all’ippica
dalla raccolta delle scommesse. Nel corso dei 4 anni considerati il dato è
andato sensibilmente diminuendo nel suo ammontare fermandosi intorno ai
420 milioni. A fronte di un valore in diminuzione si riporta invece un
incremento costante nelle “altre” voci che, come detto prima rappresentano
quelle non direttamente riferibili alla raccolta delle scommesse.
Nella tabella di seguito si riportano i dati delle entrate raggruppati in modo
tale da non includere voci che esulano dalla gestione “normale”. Così
costruito il dato esprime meglio la relazione tra le attività delle scommesse e
quella delle entrate. Quello che preme evidenziare è che anche in questo
modo – vedi i dati percentuali della tabella – il peso delle entrate da
scommesse è basilare, oscillando in un intervallo, ampio ma indicativo,
compreso tra il 92% ed il 82%.
Pag. 94
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 31 – Le entrate correnti dell’UNIRE
Entrate nette9
2001
2002
2003
2004
586.272.395
465.703.716
526.682.268
471.800.573
92%
89%
82%
89%
Entrate da scommesse
sulle entrate nette
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE.
Le entrate da scommesse dunque rappresentano, a meno di finanziamenti
straordinari, il motore della gestione dell’attività dell’UNIRE. In un sistema
come quello italiano in cui la funzione tecnico-amministrativa è associata a
quella finanziaria, le mansioni che devono essere svolte sono
particolarmente numerose nonché impegnative da un punto di vista
economico. Questa affermazione rafforza l’importanza economica delle
scommesse.
Nella tabella di seguito sono riportati i dati dei premi e provvidenze prima, e
poi i montepremi come percentuale delle entrate da scommesse di cui
dispone l’UNIRE.
Tabella 32 – Premi e provvidenze
% Premi e Provv su Prelievo
UNIRE scommesse
% Montepremi
2001
2002
2003
2004
53%
70%
70%
72%
49%
65%
64%
65%
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Se si esclude il 2001, in cui il dato aggregato risente di una differente
metodologia di raccolta, quello del triennio successivo riporta cifre
estremamente interessanti:
- circa il 70% delle entrate scommesse dell’UNIRE vengono impiegati
per i premi e provvidenze;
- circa il 65% delle entrate scommesse dell’UNIRE è impiegato
direttamente per il finanziamento dei montepremi;
9
Si tratta del totale delle entrate al netto delle voce 10 e 7.
Pag. 95
L’allevamento del cavallo trottatore
- circa il 5% delle entrate scommesse dell’UNIRE vengono impiegate
per le provvidenze all’allevamento.
Come visto sopra, l’entità del dato non cambierebbe molto se venissero
incluse alle entrate direttamente riferite alle scommesse anche quelle poste
non “indirette” quale il segnale televisivo10 (utilizzato poi appieno per tale
funzione nella voce dei costi), i sovrapprezzi e rinunce…Tuttavia non si può
di certo considerare come entrata la voce dei minimi garantiti – poi stornata
nelle uscite – dati i problemi connessi alla loro riscossione.
Dunque esiste un’importantissima relazione tra scommesse, montepremi e
allevamento del cavallo che passando attraverso l’UNIRE, assicura la
funzionalità dell’intero sistema.
3 3 - Il Montepremi
Nella tabella e nelle figure seguenti si riportano i principali dati connessi al
montepremi e alla sua distribuzione.
Per montepremi si intende la somma di:
- premi
proprietari11
allevatori
- indennità.
Il dato dei montepremi evidenzia un trend di crescita nel periodo di analisi se
si esclude il 1997 e la parziale flessione del 2004. Pur non disponendo del
dato certo possiamo attenderci – considerati i dati sulle scommesse e delle
gare di cui disponiamo – un’ulteriore flessione al ribasso a due cifre.
10
Vale la pena ricordare che in Francia e negli UK il mercato delle immagini televisive e dei diritti
connessi ha assunto una dimensione tale da renderlo una fonte – nonché strumento di comunicazione e di
marketing – diretta di entrate. Basti pensare a tal senso quanto accaduto negli UK in riferimento alla
contrattazione dei diritti televisivi.
11
In questa fase del lavoro ci si riferisce al Montepremi così come distribuito dall’UNIRE. Per tanto non si
tiene conto della quota spettante agli allenatori e ai driver, che comunque è contemplata – nel suo
ammontare – nella voce proprietari
Pag. 96
L’allevamento del cavallo trottatore
Tabella 33 - Il Montepremi (milioni di euro)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
TOT: PREMI E
PROVV.
184
232
293
225
202
232
282
292
302
300
TOT.
PROVVIDENZE
-16
-22
-25
-17
-16
-21
-21
-22
-27
-27
TOT.
MONTEPREMI
168
210
269
208
187
211
261
270
275
273
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Nella figura 32 il grafico dell’andamento dei montepremi. La linea rossa
rappresenta la media a valori nominali. Similmente al dato sulle scommesse,
ma con un trend meno piatto, i montepremi si distribuiscono con un
andamento altalenante: forte crescita con il picco del 97, seguito poi da un
brusco calo e da un a ripresa tendenziale che tocca prima e supera poi i dati
del 97.
Figura 32 - Montepremi totale
300
280
Milioni Euro
260
Media:
254 mila Euro
240
220
200
180
160
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Nella tabella 34 si riportano i dati sulla suddivisione dei premi al traguardo
tra le due discipline tecniche.
Pag. 97
L’allevamento del cavallo trottatore
Il trotto (funzionalmente) alla proprie caratteristiche nel sistema italiano,
mantiene valori sensibilmente al di sopra di quello del galoppo.
I valori rimangono, con scarti contenuti, compresi nel rapporto 40/60 tra le
due discipline tecniche.
Tabella 34 - Suddivisione premi (milioni di euro)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
PREMI GALOPPO
66
83
105
81
73
85
111
113
114
112
PREMI TROTTO
98
121
157
120
108
123
147
154
158
158
TOTALE PREMI
164
205
262
202
180
208
258
267
272
270
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Nella tabella 35 sono indicati i valori del montepremi ripartiti tra i
proprietari e gli allevatori.
Come per le altre voci, anche la ripartizione segue l’andamento altalenate,
con valori a picco nel 97 e consistenti recuperi negli anni successivi.
Diversamente, le indennità hanno subito un brusco ridimensionamento: dai
6,8 milioni di euro del 1998 ai 2,6 milioni del 2004.
Tabella 35 - Ripartizione Montepremi tra Proprietari e Allevatori
(milioni di euro)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
TOTALE PREMI PROPRIETARI
137,4
170,5
217,9
170,9
150,7
172,4
213,5
220,9
224,8
223,1
TOTALE PREMI ALLEVATORI
26,8
34,2
44,2
30,6
29,5
36,0
44,7
46,4
47,2
46,8
TOTALE PREMI
ALLEV. E PROPR.
164,2
204,7
262,1
201,5
180,2
208,4
258,2
267,3
272,0
269,9
3,7
5,4
6,5
6,8
6,5
3,7
2,3
2,6
2,6
2,6
167,8
210,1
268,6
208,3
186,7
212,1
260,5
269,9
274,6
272,5
TOTALE INDENNITA’
TOTALE MONTEPREMI
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Pag. 98
L’allevamento del cavallo trottatore
Nel caso specifico del trotto, il montepremi si distribuisce come riportato
dalla tabella 35 e dalla figura.
Il trotto incrementa sensibilmente nel corso del periodo di analisi i propri
valori di riferimento, portando il totale dei premi distribuiti dai 98 milioni di
euro del 1995 ai 158 del 2004.
Per quanto attiene la ripartizione in termini percentuali il dato continua ad
essere compreso tra il 17% ed il 18% agli allevatori ed il restante ai
proprietari, se si esclude il dato del 1998.
In generale, anche il trend dei montepremi del trotto replica l’andamento
altalenate suddetto, con un picco nel 1997 e, successivamente, una brusca
caduta fino al 1999, per poi salire. I dati disponibili per il 2005 mostrano una
contrazione nel valore distribuito nel montepremi, a valori simili a quelli di
2002.
Pag. 99
L’allevamento del cavallo trottatore
Capitolo 4
Il trotto italiano
4. 1 - I dati strutturali del trotto italiano
Per quanto attiene i dati di struttura si riportano di seguito, come nella
trattazione precedente, le principali variabili di riferimento.
Tabella 36 – Premi trotto in Italia (milioni di euro)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Premio ai proprietari
80
100
129
101
88
101
121
127
130
130
Premio agli allevatori
17
22
28
20
20
23
26
27
28
28
PREMI TOTALE
TROTTO
98
121
157
120
108
123
147
154
158
158
Premio ai proprietari
82,23%
82,10%
82,03%
83,43%
81,78%
81,72%
82,44%
82,44%
82,27%
82,27%
Premio agli allevatori
17,77%
17,90%
17,97%
16,57%
18,22%
18,28%
17,56%
17,56%
17,73%
17,73%
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Pag. 100
L’allevamento del cavallo trottatore
Figura 33 – Andamento montepremi trotto (in euro)
170.000.000
160.000.000
150.000.000
140.000.000
130.000.000
120.000.000
110.000.000
100.000.000
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Montepremi Trotto
Fonte: Elaborazione Nomisma su Bilanci Consuntivi UNIRE
Come noto, nel corso del periodo di analisi, tutte le principali variabili
crescono. Dopo dieci anni le corse sono aumentate del 32%, le giornate di
gara del 48%, i cavalli alla partenza del 30%, il montepremi del 50%.
Tuttavia gli spettatori crollano inesorabilmente portandosi a – 87%.
Elemento degno di attenzione, nel corso del 2005, è stata la consistente
diminuzione delle corse, ridotte, rispetto all’anno precedente del 6%.
Pag. 101
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Tabella 37 – Dati strutturali del trotto.
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
Corse
11.817
12.862
13.834
14.363
13.823
15.267
15.654
15.757
16.427
16.576
15.645
Giornate di
corsa
1.380
1.446
1.559
1.655
1.603
1.764
1.932
1.944
2.038
2.057
2.044
Cavalli che
hanno corso
8..907
9.050
9.173
10.272
10.158
10.304
10.423
10.815
ND
ND
ND
Cavalli alla
partenza
121.968
128.724
137.814
143.208
139.496
148.750
146.855
150.136
156.699
160.064
158.502
764.530
594.455
541.334
447.386
320.050
236.366
211.869
110.313
124.856
149.028
155.901
160.685
160.523
151.197
Spettatori
Montepremi
(migliaia )
1.613.652 1.468.337 1.332.433 1.032.067
100.386
124.509
161.129
124.617
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Analizzando i dati nel loro insieme, sono stati costruiti alcuni rapporti
(tabella 38).
Il montepremi per corsa cresce alla fine del periodo, ma con valori
nettamente al di sotto a quelli del 1997 ed in generale sul livello di quelli del
1996. Più sostenuto e altalenante è invece l’incremento del montepremi
medio per cavallo alla partenza, con valori al di sopra di quelli del 1996 ed
inferiori a quelli del 1997, ma con un trend pronunciato di decrescita. Simile
l’andamento del montepremi per giornata. Più interessante risulta invece il
dato del montepremi come percentuale del totale scommesse. Tale dato
riporta, infatti, una crescita costante, come conseguenza, di un incremento
più che proporzionale rispetto alla variazione delle scommesse.
Unico dato stabile nel periodo di analisi è il rapporto dei cavalli alla partenza
per corsa, fermo tra il 9,4 ed il 10,3.
Pag. 102
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Tabella 38 - Analisi trotto
Mont/corsa (trotto)
Mont/cav part.za (trotto)
Mont/giornata (trotto)
Mont TROTTO/scommesse TOT
Cavalli partenza/corsa (trotto)
TOT MONT. COME
PERCENTULAE TOT SCOMM.
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
8.495,0
9.680,3
11.647,4
8.676,3
7.980,4
8.178,1
9.520,1
9.894,1
9.781,8
9.684,1
823,1
967,3
1.169,2
870,2
790,8
839,4
1.014,8
1.038,4
1.025,4
1.002,9
72.743,5 86.105,6 103.354,4 75.297,3 68.816,5 70.779,9 77.136,7 80.196,1 78.844,7 78.037,6
3,92%
3,70%
5,14%
4,61%
4,41%
4,92%
5,38%
5,59%
5,41%
5,52%
10,3
10,0
10,0
10,0
10,1
9,7
9,4
9,5
9,5
9,7
6,56%
6,24%
8,57%
7,71%
7,47%
8,36%
9,40%
9,68%
9,34%
9,36%
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nel proseguo del lavoro, verrà prima introdotta la Francia nelle sue variabili
di struttura e poi si procederà a condurre alcuni confronti per prendere
spunto da quanto emerso. Vale la pena ricordare che si sta comunque
parlando di modelli e di paesi differenti, e quindi il confronto, lì dove
possibile, deve cercare di tenere conto delle specificità che contraddistingue
ciascun Paese.
4.2 - I dati strutturali del trotto francese
La Francia rappresenta oggi uno dei modelli di riferimento per il trotto
mondiale. Date le similarità culturale e storiche risulta facile pensare ad esso
come ad uno dei possibili benchmark cui riferirsi.
Nella tabella 39 qui di seguito si riportano le principali variabili di struttura.
Emerge immediatamente la stabilità dei dati del sistema del trotto francese.
Alla fine del periodo di analisi, le variazioni finali nelle variabili hanno
Pag. 103
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
riportato i seguenti valori: +5% nelle corse; +8% nei cavalli che hanno
corso; +6% nei cavalli alla partenza; + 39% nel montepremi.
Tabella 39 – Le principali variabili di struttura
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Corse
9.978
9.963
9.987
9.979
9.980
10.109
10.102
10.236
10.424
10.504
Giornate di corsa
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
ND
Cavalli che hanno corso
14.046
13.720
13.589
13.425
13.415
13.542
13.632
14.076
14.628
15.243
Cavalli alla partenza
137.317
137.602
136.246
136.816
135.996
137.102
138.126
140.171 144.530 146.383
MONTEPREMI
(Migliaia Euro)
142.842
143.559
148.068
149.227
151.975
157.465
168.646
182.156 188.528 199.051
SCOMMESSE TOTALI
(Milioni)
5.482
5.664
5.546
5.593
5.678
6.023
6.406
6.653
7.245
7.771
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Anche per la Francia sono stati condotte alcune analisi. Nella tabella di
seguito si possono osservare innanzitutto il peso complessivo del
montepremi (trotto e galoppo). Indubbiamente il dato si contraddistingue per
la stabilità nonché per l’entità contenuta del range di variazione (tra 5,50 e
5,15). Questo trend, date le caratteristiche di struttura viste sopra e
l’andamento in crescita delle scommesse, comporta una stabilità di fondo del
sistema e soprattutto un dato medio di montepremi per corsa costantemente
in aumento. Difatti, il dato medio per corsa si porta al 2004 a 18.950 euro
contro i 14.316 del 1995. Per le ragioni appena ricordate, anche il dato
medio per partente cresce sensibilmente e costantemente nel periodo di
analisi.
Pag. 104
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Tab. 40 – Indici montepremi trotto e galoppo.
Mont su Scommesse
(totale)
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
5,27%
5,23%
5,50%
5,46%
5,47%
5,28%
5,35%
5,54%
5,20%
5,15%
3,32%
-2,08%
0,85%
1,52%
6,08%
6,36%
3,86%
8,90%
7,26%
14.409
14.826
14.954
15.228
15.577
16.694
17.796
18.086
18.950
10.641
12.826
12.932
13.024
13.194
14.106
14.726
14.382
13.911
-0,31%
-0,02%
-0,65%
0,12%
0,93%
0,16%
1,50%
1,61%
0,70%
Tasso variazione
scommesse ad un
anno (totale)
Mont medio per corsa 14.316
Mont medio per
partente
10.213
Tasso variazione corse
ad un anno
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
4.3 Comparazione trotto Italia Francia
4.3.1 – Le corse
Confrontando i dati di struttura di Francia e Italia emerge immediatamente
che l’Italia dispone di un numero strutturalmente elevato di corse e di
giornate (figura 39 ,40).
In particolare l’Italia, a valori di partenza (1995) già sensibilmente maggiori
di quelli francesi, di quasi 2.000 corse anno, ne ha aggiunti negli anni una
consistente numerosità, incrementando il differenziale e portandolo, al 2004,
a quasi 6.000 unità.
Dal confronto sui cavalli, emerge che in Francia quelli che hanno corso sono
pronunciatamene maggiori di quelli italiani. In particolare dal confronto dei
trend si segnala, dopo un parziale recupero nel 1997 e 1998, un ampliamento
del differenziale tra i due paesi. Sempre dal confronto si evidenzia inoltre,
che in Italia il numero di cavalli risulta sostanzialmente basso rispetto al
numero delle corse, determinando in tal modo, un tasso di partecipazione
Pag. 105
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
particolarmente
alto.
Inoltre
sempre
dal
confronto
sul
tasso
di
partecipazione, si nota come alle oscillazioni contenute del caso francese –
comprese tra 9 e 10 – si contrapponga l’ampio e altalenante andamento
italiano che pare stabilizzarsi su quota 14.
Figura 34 – Corse trotto
17.000
16.000
15.000
14.000
13.000
12.000
11.000
10.000
9.000
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Francia
2001
2002
2003
2004
Italia
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
4.3.2. I cavalli
Figura 35 – Cavalli alla partenza
16.000
15.000
14.000
13.000
12.000
11.000
10.000
9.000
8.000
1995
1996
1997
1998
1999
Francia
2000
2001
2002
2003
2004
Italia
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Pag. 106
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Figura 36 – Tasso partecipazione cavalli
16,00
15,00
14,00
13,00
12,00
11,00
10,00
9,00
1995
1996
1997
1998
1999
Francia
2000
2001
2002
2003
2004
Italia
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Di particolare interesse risulta il confronto sui montepremi. Come visto è
ripetuto più volte il dato dell’Italia tende a stabilizzarsi su valori attorno ai
150 milioni seppur con un andamento incerto. Diversamente la Francia
mostra un trend costante e di crescita con valori finali prossimi ai 200
milioni di euro. In coincidenza del picco del 1997 il montepremi del trotto
risulta al di sopra di quello francese: date le caratteristiche del nostro
sistema, rapidamente, negli anni successivi, l’ippica italiana si riassesta su
valori di riferimento. Negli ultimi anni – dopo un buon trend di recupero – il
differenziale tende ad aumentare.
4.3.3. I montepremi
Nelle figure 37 e 38 i dati dei montepremi medio per cavallo. Come noto, la
dinamica di assestamento demografico dei cavalli da corsa è alla pari di
qualsiasi altro processo demografico “spalmato” su arco temporale di medio
lungo periodo. Dunque la forte variazione a campana tra gli anni 96 e 99 va
Pag. 107
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
imputata prevalentemente all’aumento – sull’aspettativa di variazione a
rialzo dei proventi da scommesse – del montepremi complessivo.
Figura 37 – Montepremi Trotto
210.000
190.000
170.000
150.000
130.000
110.000
90.000
1995
1996
1997
1998
1999
2000
Francia
2001
2002
2003
2004
Trotto
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Figura 38 - Montepremi per corsa e cavallo
18,0
17,0
16,0
15,0
14,0
13,0
12,0
11,0
10,0
1995
1996
1997
1998
1999
Francia
2000
2001
2002
2003
2004
Italia
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Pag. 108
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Conseguenza diretta di tale errore è stato un rapido declino – al di sotto della
linea tendenziale (quella rossa) nel 1999 e 2000. Dal confronto con il dato
francese (linea blu) emerge di fatto un andamento instabile: la Francia tende
con una certa continuità verso un incremento lineare del proprio rapporto,
come conseguenza di una variazione misurata del numero di cavalli e del
montepremi in palio. In Italia invece, gli anni successivi al 1997 paiono aver
risentito di un effetto “distorsivo” causato dal valore delle scommesse del
1997, quando l’incremento complessivo del totale montepremi (quasi 38
milioni di euro in aggiunta) viene distribuito innanzitutto per giornate di
corsa (aumentate dell’8%). L’effetto avuto è stato l’ingresso di un numero
crescente di cavalli per coprire il fabbisogno indotto. L’anno successivo,
segnato da un brusco ridimensionamento nella raccolta scommesse e del
montepremi distribuito (ricondotto ai valori del 1996), non è stato seguito da
un proporzionale ridimensionamento. Anzi, a copertura di quel numero
maggiore di cavalli, complice l’aspettativa che il problema fosse nella
raccolta e non nella più ampia dinamica della struttura dei giochi e
scommesse12, il sistema ha aumentato le giornate di corse. Gli eventi del
1998, con un calo nelle scommesse di oltre 400 milioni di euro imputabili
per i ¾ alla Tris, hanno fatto il resto. Nell’anno successivo, si sarebbe
dovuto procedere con un rientro, riducendo così progressivamente gli onori,
assumendosi i costi anche politici dell’azione. La scelta di preservare il
nuovo assetto, ha innescato un percorso ciclico “vizioso” che preme
pesantemente sulle entrate da scommesse.
12
Ci si riferisce al fatto che fino al 1998 il dato delle scommesse teneva perché la Tris non era stata ancora
cannibalizzata dagli altri giochi rispetto a cui, il tasso di sostituzione è dato soprattutto dalla remunerazione
della scommessa stessa.
Pag. 109
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Figura 39 – Montepremi per corsa
20,0
18,0
Migliaia
16,0
14,0
12,0
10,0
8,0
1995
1996
1997
1998
1999
Francia
2000
2001
2002
2003
2004
Italia
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
Nella figura 39 si riporta il dato nel periodo di analisi del montepremi medio
per corsa. Come noto il dato italiano è sensibilmente al di sotto di quello
francese – differenza resa ancora più ampia se si considera il meccanismo di
allocazione delle giornate – rispetto a cui si nota anche l’andamento
altalenante. La Francia, difatti, forte di un lungo periodo di crescita delle
scommesse ha incrementato in maniera constante il proprio rapporto.
Nella figura successiva il dato medio per corsa è stato aggiustato per il tasso
di variazione delle scommesse. L’indice che ne risulta evidenzia la “capacità
di programmazione del sistema”, poiché incorpora il numero delle corse, il
montepremi ed il tasso di variazione delle scommesse13. Lo stesso indice è
poi confrontato con il dato del montepremi medio per corsa.
13
Utilizzato come indicatore di capacità di previsione.
Pag. 110
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Figura 40 - Montepremi Medio per corsa aggiustato al tasso di
variazione delle scommesse
25,0
20,0
15,0
10,0
5,0
0,0
1995
1996
1998
Francia
1999
Italia
2000
2001
2002
Francia Aggiustato
2003
2004
Italia Aggiustato
Fonte: Elaborazione Nomisma su dati vari.
L’idea14 alla base è che il sistema si stia assestando su valori “tendenziali”
rispetto alle scommesse. Poiché il dato aggiustato dipende dalle variazione
delle scommesse in quell’anno, e poiché il calendario ed i montepremi
vengono fatti l’anno prima sulle aspettative delle entrate, allora la differenza
tra il dato medio ed il dato aggiustato esprime la capacità di previsione.
In Francia il dato aggiustato riporta sistematicamente valori al di sopra, con
uno scarto contenuto, rispetto a quello reale. Questo vuol dire che il sistema
ha stimato bene e comunque con un approccio prudenziale l’andamento
delle scommesse.
Utilizzando tale indice per interpretare il dato italiano, osservando la figura e
la gobba iniziale si può pensare agli eventi del 97 e 98 come shock esogeni,
e quindi non prevedibili dal sistema. Infatti, i valori aggiustati risultano al di
sopra di quelli reali sino al 97 per poi calare bruscamente.
Questa
interpretazione ci permette di considerare il fenomeno da un altro punto di
14
L’ipotesi è che le autorità non possano modificare le entrate incidendo sul prelievo.
Pag. 111
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
vista: non è il valore del 98 ad essere in crisi, ma è il valore del 96 ad essere
uno shock esogeno non replicabile. Vale a dire, come espresso da Pelucchi
in “Dentro lo Sport”, per una serie di ragioni, connesse all’andamento e alla
struttura del mercato dei giochi e delle scommesse, è la Tris a “dopare” il
mercato con valori in sovra-performance rispetto al proprio trend strutturale
e quindi al suo peso “reale”. Tale dato, affiancato ad un andamento di
recupero delle scommesse ippiche dopo anni di sotto-performance dal lato
del mercato, e all’ampliamento del numero di concessionari delegati alla
raccolta, dal lato normativo, ha condotto ad un modifica del sistema,
inducendo ad aspettative a rialzo delle entrate dalla raccolta, che non erano
però in grado di agire sulla struttura dello stesso sistema.
Dunque, il sistema italiano dell’ippica, sta assestandosi, data la situazione
attuale delle variabili che lo caratterizzano, su valori di equilibrio.
Al fine di una crescita di lungo periodo, gli elementi su cui agire riguardano
essenzialmente:
- dal lato della domanda, gli spettatori e la cultura ippica in generale
- dal lato dell’offerta, la qualità dell’evento, il marketing ed una precisa
definizione delle scommesse ippiche all’interno del più ampio sistema
dei giochi e scommesse italiano, ed in prospettiva, comunitario.
Pag. 112
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Questionario d’indagine sugli allevamenti
del cavallo trottatore
Settembre 2005
Pag. 113
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Notizie sull’allevamento/azienda
1.
Nome azienda e/o allevamento ____________________________________________
Comune in cui è ubicato
____________________________________________
Provincia
____________________________________________
2. Superficie complessiva dell’azienda e/o allevamento (in ettari)
__________________________
3. Cognome e nome della persona fisica o società che conduce l’azienda
_________________________________________________________
4. Professione dell’allevatore
Agricoltore
Professione legata al cavallo
Proprietario industria e commercio
Dirigente
Professionista
Altro (specificare)
________________________
5. Perché ha intrapreso l’attività allevatoria?
Per passione (non è la mia attività principale)
Per integrare il reddito
Per scelta professionale (è la mia unica attività lavorativa)
Per proseguire l’attività familiare
Pag. 114
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
6. Quale tipo di attività lavorativa svolgeva prima di dedicarsi all’allevamento?
Imprenditore (industriale o commerciale)
Imprenditore agricolo
Altre attività legate al cavallo (specificare) ___________________________________
Dirigente
Professionista
Impiegato
Operaio
Disoccupato
7. Dove è ubicata l’azienda (zona altimetrica)?
Pianura
Collina
Montagna
8. Quanto dista l’azienda dai centri abitati?
Meno di 10 Km
Tra i 10 e i 20 Km
Oltre i 20 Km
9. Qual è l’attività principale dell’azienda?
Azienda agricola
Allevamento cavalli
Pag. 115
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
10. Qual è la forma di conduzione dell’azienda?
Conduzione diretta dell’imprenditore:
con solo manodopera familiare
con manodopera familiare prevalente
con manodopera extrafamiliare prevalente (salariati avventizi)
Conduzione con salariati fissi
11. I terreni facenti parte dell’azienda sono:
in proprietà
in affitto
parte in proprietà parte in affitto (% in affitto ______)
12. Qual è la SAU (Superficie agraria utilizzata)?
13. Quale la superficie a seminativo?
In ettari ______
14. Quale la superficie occupata dall’allevamento?
15. Corpi che costituiscono l’azienda
In ettari ______
In ettari ______
N. ______
Forma giuridica
16. Qual è la forma giuridica dell’azienda?
Azienda individuale
Comunanza o affittanza collettiva
Società di persone e di capitali:
semplice
in nome collettivo
a responsabilità limitata
per azioni
Pag. 116
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Società cooperativa
Contabilità
17. Le uscite e le entrate vengono sistematicamente e regolarmente registrate?
SI
NO
Se si indicare se:
a) la registrazione avviene per fini:
fiscali
gestionali
altro
b) viene redatto:
un inventario
un bilancio
18. L’azienda risulta iscritta a (sono possibili più risposte):
registro delle imprese CCIAA
ufficio entrate (apertura posizione IVA)
INPS
INAIL
Allevamento
19. Qual è la consistenza dell’allevamento al 2005?
N. fattrici
________
N. stalloni
________
N. di puledri (nati nel 2004)
________
N. di puledri (nati nel 2005)
________
20. La sua azienda ha cavalli acquistati all’estero?
SI
NO
Pag. 117
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
se si: N. Capi
________
21. Dei puledri nati nel 2004 quanti:
sono stati venduti
________
non sono stati venduti per mancanza di richiesta ________
avete ceduto a combinazione con allenatori o centri di allenamento
avete venduto sottocosto
________
________
rimangono di vostra proprietà nei centri di allenamento ________
22. Per i puledri venduti indicare una classe di valore:
meno di 5.000 euro, venduti N. _______
tra 5.000 e 10.000 euro, venduti N. _______
da 10.000 a 20.000 euro, venduti N. _______
da 20.000 a 30.000 euro, venduti N. _______
da 30.000 a 50.000 euro, venduti N. _______
da 50.000 a 100.000 euro, venduti N. _______
oltre 100.000 euro, venduti N. _______
23. I cavalli di sua proprietà sono a pensione presso altri allevamenti?
SI
NO
Se si, indicare la motivazione
___________________________________________________________________________
Occupati
24. Composizione ed attività professionale dei componenti la famiglia, impegnati in azienda
Numero di
componenti
la famiglia
Parentela
Rispetto al
conduttore
Conduttore
Moglie/marito
Tempo dedicato
all’attività in
azienda:
100% circa
50% circa
< 50%
Attività fuori azienda
agricola
Stagionale o
casuale
Regolare
Settore in cui
si svolge
l’attività
extraziendale
Pag. 118
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Figlio 1
Figlio 2
Figlio 3
…
…
25. Altra manodopera aziendale
Dipendenti fissi
Maschi N. _______
Femmine N. _______
Dipendenti avventizi
Maschi N. _______, per un totale di _______ giornate di lavoro annue
Femmine N. _______, per un totale di _______ giornate di lavoro annue
Investimenti
26. Ha effettuato investimenti nell’azienda negli ultimi 5 anni?
SI
NO
Se sì, dove erano diretti?
Terreni
Box
Paddok
Strutture da doma
Servizi e stazioni di monta
Attrezzature informatiche
Altro (specificare) _________________________________________________
27. Qual è stato l’ammontare degli investimenti (in euro)?
Fino a 20.000
Da 20.000 a 50.000
Da 50.000 a 100.000
Da 100.000 a 250.000
Pag. 119
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Da 250.0000 a 500.000
Oltre 500.000
28. Qual è stato l’ammontare degli investimenti in:
fattrici
___________________
stalloni
___________________
29. Quali tipologie di investimento del processo produttivo ha fatto negli ultimi anni 5 anni?
Sostituzione
Ampliamento
Innovazione (migliorare la qualità dei prodotti; migliorare la qualità delle strutture;
migliorare le condizioni di igiene e benessere dei cavalli)
Altro (specificare) _________________________________________________
30. Prevede di ammortizzare il capitale investito?
SI
NO
31. Prevede investimenti nei prossimi 5 anni?
SI
NO
Forse (indicare la motivazione) ________________________________________
32. Se Sì, in quale misura rispetto ai 5 anni appena trascorsi?
Uguale
Minore
Superiore
33. Gli investimenti effettuati sono stati cofinanziati con fondi pubblici?
Pag. 120
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
SI
NO
34. Se si, qual è stata la percentuale di fondi pubblici? ____________
35. Ha chiesto finanziamenti bancari per investimenti?
Mutui
Credito agevolato
Leasing
36. In zona sono presenti stazioni di monta?
SI
NO
37. Quali sono le tecniche di monta utilizzate dal suo allevamento?
Monta naturale
Inseminazione artificiale:
seme fresco
seme congelato
Transfer di embrioni
38. Quali sono i fondamenti di un buon allevamento (voto da 1 a 5 in ordine di importanza)?
Miglioramento genetico
____________
Alimentazione
____________
Adeguate condizioni delle strutture
____________
Vigilanza veterinaria
____________
Personale addetto
____________
Altro
____________
Pag. 121
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
39. Quali sono le previsioni in merito al futuro della sua attività?
Ottime
Buone
Stazionarie
Pessime
40. Qual è il costo medio annuale del suo allevamento (in euro)?
_________________________________________
41. Qual è l’incidenza (in percentuale) sul costo medio annuale delle seguenti voci di spesa?
Vigilanza veterinaria
_______%
Medicinali
_______%
Foraggi (fieno e paglia)
_______%
Mangimi in formula
_______%
Fornitura di strutture
_______%
Stallonieri per inseminazione e/o monta
_______%
Lavoro dipendente
_______%
Altro (utenze, affitto terreni, carburanti ecc.)
_______%
Totale
100 %
Informativa sul trattamento dei dati personali- Art. 13 D.Lgs 196/2003
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Pag. 122
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
APPENDICE STATISTICA
Pag. 123
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Appendice statistica.
Qui di seguito vengono riportate le tabelle relative alle domande del
questionario presentato agli allevatori.
Nelle tabelle verranno indicate le scelte possibili che la domanda pone, per
ognuna di esse la relativa frequenza e il totale delle unità che hanno risposto.
2. Superficie complessiva dell’azienda e/o allevamento (in ettari)
Superficie in ettari
0
1- 4
5-10
11-20
21 e +
Totale
n° aziende
9
117
74
73
99
372
%
2,4
31,5
19,9
19,6
26,6
100,0
% cumulativa
2,4
33,9
53,8
73,4
100,0
n° aziende
148
38
66
18
51
77
398
%
37,2
9,5
16,6
4,5
12,8
19,3
100,0
% cumulativa
37,2
46,7
63,3
67,8
80,7
100,0
n° aziende
%
9,1
22,1
9,1
13,0
3,9
27,3
1,3
3,9
6,5
3,9
100,0
% cumulativa
9,1
31,2
40,3
53,2
57,1
84,4
85,7
89,6
96,1
100,0
4. Professione dell’allevatore
Professione dell'allevatore
Agricoltore
Professione legata al cavallo
Proprietario industria e commercio
Dirigente
Professionista
Altro
Totale
4a.
Altra professione
Operaio
Impiegato
Commerciante
Artigiano
Imprenditore
Pensionato
Agricoltore
Studente
Professionista
Disoccupato
Totale
7
17
7
10
3
21
1
3
5
3
77
Pag. 124
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
5. Perché ha intrapreso l’attività allevatoria?
Perché ha intrapreso l'attività allevatoria ?
Per passione (non e la mia attivita
Per integrare il reddito
Per scelta professionale (e la mia un
Per proseguire l attivita familiare
Totale
n° aziende
270
21
65
41
397
%
68,0
5,3
16,4
10,3
100,0
% cumulativa
68,0
73,3
89,7
100,0
6. Quale tipo di attività lavorativa svolgeva prima di dedicarsi
all’allevamento?
Attività lavorativa svolta prima dell'allevamento
Imprenditore Agricolo
Imprenditore Industriale
Dirigente
Professionista
Impiegato
Operaio
Disoccupato
Altre attività legate al cavallo
Totale
n° aziende
112
101
18
55
32
17
17
29
381
%
29,4
26,5
4,7
14,4
8,4
4,5
4,5
7,6
100,0
% cumulativa
29,4
55,9
60,6
75,1
83,5
87,9
92,4
100,0
n° aziende
7
2
1
2
3
1
2
4
3
25
%
28,0
8,0
4,0
8,0
12,0
4,0
8,0
16,0
12,0
100,0
% cumulativa
28,0
36,0
40,0
48,0
60,0
64,0
72,0
88,0
100,0
n° aziende
280
96
11
387
%
72,4
24,8
2,8
100,0
% cumulativa
72,4
97,2
100,0
6a.
Altre attività legate al cavallo
allenatore guidatore
artiere
commerciante
guidatore gentleman
lavorava in un centro ippico
maniscalco
medico veterinario
studente
trasportatore
Totale
7. Dove è ubicata l’azienda (zona altimetrica)?
Ubicazione azienda
Pianura
Collina
Montagna
Totale
Pag. 125
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
8. Quanto dista l’azienda dai centri abitati?
Distanza dai centri abitati
Meno di 10 Km
Tra i 10 e i 20 Km
Oltre i 20 Km
Totale
n° aziende
356
22
5
383
%
93,0
5,7
1,3
100,0
% cumulativa
93,0
98,7
100,0
n° aziende
127
257
384
%
33,1
66,9
100,0
% cumulativa
33,1
100,0
n° aziende
331
50
381
%
86,9
13,1
100,0
% cumulativa
86,9
100,0
n° aziende
167
64
62
293
%
57,0
21,8
21,2
100,0
% cumulativa
57,0
78,8
100,0
n° aziende
231
63
85
379
%
60,9
16,6
22,4
100,0
% cumulativa
60,9
77,6
100,0
n° aziende
17
16
31
12
76
%
22,4
21,1
40,8
15,8
100,0
% cumulativa
22,4
43,4
84,2
100,0
9. Qual è l’attività principale dell’azienda?
Attività principale dell'azienda
Azienda agricola
Allevamento cavalli
Totale
10. Qual è la forma di conduzione dell’azienda?
Forma di conduzione dell'azienda
Conduzione diretta dell imprenditore
Conduzione con salariati fissi
Totale
10a.
Tipo di conduzione diretta
con solo manodopera familiare
con manodopera familiare prevalente
con manodopera extrafamiliare prevalen
Totale
11. I terreni facenti parte dell’azienda sono:
Natura giuridica del terreno
in proprieta
in affitto
parte in proprieta parte in affitto
Totale
11a.
Percentuale terreno in affitto
0 - 20%
20% - 40%
40% - 60%
> del 60%
Totale
Pag. 126
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
12. Qual è la SAU (Superficie agraria utilizzata)?
Superficie agraria utilizzata (ettari)
0
1-4
5 - 10
11 - 20
> di 20
Totale
n° aziende
39
99
66
61
85
350
%
11,1
28,3
18,9
17,4
24,3
100,0
% cumulativa
11,1
39,4
58,3
75,7
100,0
n° aziende
107
92
70
33
50
352
%
30,4
26,1
19,9
9,4
14,2
100,0
% cumulativa
30,4
56,5
76,4
85,8
100,0
n° aziende
14
188
92
41
35
370
%
3,8
50,8
24,9
11,1
9,5
100,0
% cumulativa
3,8
54,6
79,5
90,5
100,0
n° aziende
38
98
76
64
23
18
27
344
%
11,0
28,5
22,1
18,6
6,7
5,2
7,8
100,0
% cumulativa
11,0
39,5
61,6
80,2
86,9
92,2
100,0
n° aziende
252
3
125
380
%
66,3
0,8
32,9
100,0
% cumulativa
66,3
67,1
100,0
13. Quale la superficie a seminativo?
Superficie a seminativo (ettari)
0
1-4
5 - 10
11 - 20
> di 20
Totale
14. Quale la superficie occupata dall’allevamento?
Superficie occupata dall'allevamento (ettari)
0
1-4
5 - 10
11 - 20
> di 20
Totale
15. Corpi che costituiscono l’azienda
Corpi che costituiscono l'azienda
0
1
2
3
4
5
> di 5
Totale
16. Qual è la forma giuridica dell’azienda?
Forma giuridica dell'azienda
Azienda individuale
Comunanza o affittanza collettiva
Societa di persone e di capitali
Totale
Pag. 127
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
16a.
Tipo di società
semplice
in nome collettivo
a responsabilita limitata
per azioni
Totale
n° aziende
67
19
34
1
121
%
55,4
15,7
28,1
0,8
100,0
% cumulativa
55,4
71,1
99,2
100,0
17. Le uscite e le entrate vengono sistematicamente e regolarmente
registrate?
Registrazione uscite
Si
No
Totale
n° aziende
300
85
385
%
77,9
22,1
100,0
% cumulativa
77,9
100,0
n° aziende
247
46
5
298
%
82,9
15,4
1,7
100,0
% cumulativa
82,9
98,3
100,0
n° aziende
61
126
187
%
32,6
67,4
100,0
% cumulativa
32,6
100,0
17a.La registrazione avviene per fini:
Fini della registrazione
fiscali
gestionali
altro
Totale
17b.Viene redatto:
Documento redatto
Un inventario
un bilancio
Totale
18. L’azienda risulta iscritta a (sono possibili più risposte):
L'azienda è iscritta a
registro delle imprese CCIAA
ufficio entrate (apertura posizione IV
INPS
INAIL
Totale
n° aziende
243
56
13
3
315
%
77,1
17,8
4,1
1,0
100,0
% cumulativa
77,1
94,9
99,0
100,0
%
0,5
56,7
23,7
13,4
5,8
100,0
% cumulativa
0,5
57,2
80,9
94,2
100,0
19. Qual è la consistenza dell’allevamento al 2005?
N° fattrici
0
1-4
5-9
10 - 20
> di 20
Totale
n° aziende
2
225
94
53
23
397
Pag. 128
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
19b.
N° stalloni
0
1-4
5-9
10 - 20
> di 20
Totale
n° aziende
345
48
3
1
0
397
% % cumulativa
86,9
86,9
12,1
99,0
0,8
99,7
0,3
100,0
0,0 /
100,0
n° aziende
11
288
64
28
6
397
%
2,8
72,5
16,1
7,1
1,5
100,0
% cumulativa
2,8
75,3
91,4
98,5
100,0
n° aziende
44
239
71
37
6
397
%
11,1
60,2
17,9
9,3
1,5
100,0
% cumulativa
11,1
71,3
89,2
98,5
100,0
n° aziende
51
342
393
%
13,0
87,0
100,0
% cumulativa
13,0
100,0
n° aziende
20
8
4
3
5
8
48
%
41,7
16,7
8,3
6,3
10,4
16,7
100,0
% cumulativa
41,7
58,3
66,7
72,9
83,3
100,0
19c.
N° puledri nati nel 2004
0
1- 4
5- 9
10 - 20
> di 20
Totale
19d.
N° puledri nati nel 2005
0
1- 4
5- 9
10 - 20
> di 20
Totale
20. La sua azienda ha cavalli acquistati all’estero?
Cavalli acquistati all'estero
Si
No
Totale
20a.
Capi acquistati all'estero
1
2
3
4
5
> di 5
Total
Pag. 129
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
21. Dei puledri nati nel 2004 quanti:
Puledri venduti nel 2004
0
1- 4
5- 9
10 - 20
> di 20
Totale
n° aziende
158
175
42
12
4
391
%
40,4
44,8
10,7
3,1
1,0
100,0
% cumulativa
40,4
85,2
95,9
99,0
100,0
n° aziende
48
11
7
8
4
5
83
%
57,8
13,3
8,4
9,6
4,8
6,0
100,0
% cumulativa
57,8
71,1
79,5
89,2
94,0
100,0
n° aziende
30
10
3
3
46
%
65,2
21,7
6,5
6,5
100,0
% cumulativa
65,2
87,0
93,5
100,0
n° aziende
38
19
7
4
6
8
82
%
46,3
23,2
8,5
4,9
7,3
9,8
100,0
% cumulativa
46,3
69,5
78,0
82,9
90,2
100,0
n° aziende
76
32
20
12
5
19
164
%
46,3
19,5
12,2
7,3
3,0
11,6
100,0
% cumulativa
46,3
65,9
78,0
85,4
88,4
100,0
21b.
Puledri non venduti nel 2004
1
2
3
4
5
> di 5
Totale
21c.
Puledri ceduti a combinazione
1
2
3
4o+
Totale
21d.
Puledri venduti a sottocosto
1
2
3
4
5
> di 5
Totale
21e.
Puledri rimasti in proprietà
1
2
3
4
5
> di 5
Totale
Pag. 130
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
22. Per i puledri venduti indicare una classe di valore
Classe di valore dei puledri venduti
< di 5000
5000 - 10000
10000 - 20000
20000 -30000
30000 - 50000
50000 - 100000
> di 100000
Totale
n° puledri
351
249
184
80
16
6
2
888
%
39,5
28,0
20,7
9,0
1,8
0,7
0,2
100,0
% cumulativa
39,5
67,6
88,3
97,3
99,1
99,8
100,0
23. I cavalli di sua proprietà sono a pensione presso altri allevamenti?
Pensione presso altri allevamenti
Si
No
Totale
n° aziende
63
327
390
%
16,2
83,8
100,0
% cumulativa
16,2
100,0
n° aziende
15
19
14
48
%
31,3
39,6
29,2
100,0
% cumulativa
31,3
70,8
100,0
23a. Se si, indicare la motivazione
Motivazione
Allenamento e addestramento
Mancanza di terreni
Motivi Gestionali
Totale
24. Composizione ed attività professionale dei componenti
N° componenti famiglia
1
2
3
4
5
Totale
n° aziende
227
93
39
20
4
383
%
59,3
24,3
10,2
5,2
1,0
100,0
% cumulativa
59,3
83,6
93,7
99,0
100,0
24. Composizione ed attività professionale dei componenti
N° componenti famiglia
1
2
3
4
5
Totale
n°
component
i
227
186
117
80
20
630
%
36,0
29,5
18,6
12,7
3,2
100,0
% cumulativa
36,0
65,6
84,1
96,8
100,0
Pag. 131
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
24a.
Tempo dedicato all attivita in azienda
100% circa
50% circa
< 50%
Totale
n° aziende
200
67
78
345
%
58,0
19,4
22,6
100,0
% cumulativa
58,0
77,4
100,0
n° aziende
7
110
117
%
6,0
94,0
100,0
% cumulativa
6,0
100,0
n° aziende
26
19
37
2
4
88
%
29,5
21,6
42,0
2,3
4,5
100,0
% cumulativa
29,5
51,1
93,2
95,5
100,0
n° aziende
103
35
18
156
%
66,0
22,4
11,5
100,0
% cumulativa
66,0
88,5
100,0
n° aziende
71
36
44
151
%
47,0
23,8
29,1
100,0
% cumulativa
47,0
70,9
100,0
n° aziende
%
5,5
94,5
100,0
% cumulativa
5,5
100,0
24b.
Attivita fuori azienda agricola
Stagionale o casuale
Regolare
Totale
24c.
Settore attività
Industria
Commercio
Servizi
Turismo
Agricoltura
Totale
24d.
Parentela col conduttore
Coniuge
Figlio
Altro
Totale
24e.
Tempo dedicato all attivita in azienda
100% circa
50% circa
< 50%
Totale
24f.
Attivita fuori azienda agricola
Stagionale o casuale
Regolare
Totale
3
52
55
Pag. 132
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
24g.
Settore attività
Industria
Commercio
Servizi
Turismo
Agricoltura
Totale
25. Altra manodopera aziendale
Dipendenti fissi
Maschi
Femmine
Totale
n° aziende
10
4
26
1
4
45
%
22,2
8,9
57,8
2,2
8,9
100,0
% cumulativa
22,2
31,1
88,9
91,1
100,0
n°
dipendenti
217
27
244
%
88,9
11,1
100,0
% cumulativa
88,9
100,0
n° aziende
277
41
32
3
8
3
5
369
%
75,1
11,1
8,7
0,8
2,2
0,8
1,4
100,0
% cumulativa
75,1
86,2
94,9
95,7
97,8
98,6
100,0
n° aziende
346
19
1
2
368
%
94,0
5,2
0,3
0,5
100,0
% cumulativa
94,0
99,2
99,5
100,0
n°
dipendenti
131
37
168
%
78,0
22,0
100,0
% cumulativa
78,0
100,0
25a.
Dipendenti fissi maschi
0
1
2
3
4
5
> di 5
Totale
25b.
Dipendenti fissi femmine
0
1
2
3
Totale
25c.
Dipendenti avventizi
Maschi
Femmine
Totale
Pag. 133
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
25d.
Dipendenti avventizi maschi
0
1
2
3
> di 3
Totale
n° aziende
296
51
13
4
4
368
%
80,4
13,9
3,5
1,1
1,1
100,0
% cumulativa
80,4
94,3
97,8
98,9
100,0
n° aziende
352
12
2
2
368
%
95,7
3,3
0,5
0,5
100,0
% cumulativa
95,7
98,9
99,5
100,0
n° aziende
27
20
9
9
65
%
41,5
30,8
13,8
13,8
100,0
% cumulativa
41,5
72,3
86,2
100,0
n° aziende
%
46,7
46,7
6,7
100,0
% cumulativa
46,7
93,3
100,0
25e.
Dipendenti avventizi femmine
0
1
2
> di 2
Totale
25f.
Giornate di lavoro annue (maschi)
100
200
300
> di 300
Totale
25g.
Giornate di lavoro annue (femmine)
100
200
> di 200
Totale
7
7
1
15
26. Ha effettuato investimenti nell’azienda negli ultimi 5 anni?
Investimenti negli ultimi 5 anni
Si
No
Totale
n° aziende
337
50
387
%
87,1
12,9
100,0
% cumulativa
87,1
100,0
Pag. 134
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
26a. Se sì, dove erano diretti?
Direzione degli investimenti
Terreni
Box
Paddok
Strutture da doma
Servizi e stazioni di monta
Attrezzature informatiche
Altro
Totale
n° aziende
128
201
242
41
45
57
77
791
%
16,2
25,4
30,6
5,2
5,7
7,2
9,7
100,0
% cumulativa
16,2
41,6
72,2
77,4
83,1
90,3
100,0
n° aziende
30
20
27
77
%
39,0
26,0
35,1
100,0
% cumulativa
39,0
64,9
100,0
%
33,3
23,9
15,7
14,8
6,3
6,0
100,0
% cumulativa
33,3
57,2
73,0
87,7
94,0
100,0
26b.
Altri investimenti
Acquisto Cavalli / Fattrici / Stalloni
Acquisto macchine, trattori e attrezzature agricole
Ristrutturazione abitazioni e fabbricati
Totale
27. Qual è stato l’ammontare degli investimenti (in euro)?
Ammontare degli investimenti (euro)
Fino a 20.000
Da 20.000 a 50.000
Da 50.000 a 100.000
Da 100.000 a 250.000
Da 250.0000 a 500.000
Oltre 500.000
Totale
n° aziende
106
76
50
47
20
19
318
28. Qual è stato l’ammontare degli investimenti in fattrici ?
Investimenti in fattrici (euro)
0
1 - 5000
5001 - 10000
10000 - 20000
20000 - 50000
50000 - 100000
100000 - 250000
> di 250000
Totale
n° aziende
86
42
38
54
52
25
11
5
313
%
27,5
13,4
12,1
17,3
16,6
8,0
3,5
1,6
100,0
% cumulativa
27,5
40,9
53,0
70,3
86,9
94,9
98,4
100,0
Pag. 135
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
28a. Qual è stato l’ammontare degli investimenti in stalloni ?
Investimenti in stalloni (euro)
0
1 - 5000
5001 - 10000
10000 - 20000
20000 - 50000
50000 - 100000
100000 - 250000
> di 250000
Totale
n° aziende
248
11
10
17
14
5
1
3
309
%
80,3
3,6
3,2
5,5
4,5
1,6
0,3
1,0
100,0
% cumulativa
80,3
83,8
87,1
92,6
97,1
98,7
99,0
100,0
29. Quali tipologie di investimento del processo produttivo ha fatto negli
ultimi 5 anni?
Investimenti nel processo produttivo
Sostituzione
Ampliamento
Innovazione
Altro
Totale
n° aziende
79
118
243
17
457
%
17,3
25,8
53,2
3,7
100,0
% cumulativa
17,3
43,1
96,3
100,0
%
60,9
39,1
100,0
% cumulativa
60,9
100,0
n° aziende
191
109
78
378
%
50,5
28,8
20,6
100,0
% cumulativa
50,5
79,4
100,0
n° aziende
46
7
10
63
%
73,0
11,1
15,9
100,0
% cumulativa
73,0
84,1
100,0
30. Prevede di ammortizzare il capitale investito?
Previsione di ammortamento capitale investito
Si
No
Totale
n° aziende
193
124
317
31. Prevede investimenti nei prossimi 5 anni?
Previsione di investimenti nei prossimi 5 anni
Si
No
Forse
Totale
31. bis
Motivazione del forse
evoluzione settore mercato / andamento ippica
migliorare qualità fattrici
ampliamento allevamento / acquisto fattrici
Totale
Pag. 136
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
32. Se Sì, in quale misura rispetto ai 5 anni appena trascorsi?
Misura degli investimenti previsti
Uguale
Minore
Superiore
Totale
n° aziende
73
48
66
187
%
39,0
25,7
35,3
100,0
% cumulativa
39,0
64,7
100,0
33.Gli investimenti effettuati sono stati cofinanziati con fondi pubblici?
Finanziamento da fondi pubblici
Si
No
Totale
n° aziende
27
295
322
%
8,4
91,6
100,0
% cumulativa
8,4
100,0
%
44,0
40,0
16,0
100,0
% cumulativa
44,0
84,0
100,0
n° aziende
61
45
10
163
279
%
21,9
16,1
3,6
58,4
100,0
% cumulativa
21,9
38,0
41,6
100,0
n° aziende
236
143
379
%
62,3
37,7
100,0
% cumulativa
62,3
100,0
34. Se si, qual è stata la percentuale di fondi pubblici
Percentuale del fondo pubblico
fino al 25%
dal 25% al 50%
> del 50%
Totale
n° aziende
11
10
4
25
35. Ha chiesto finanziamenti bancari per investimenti?
Finanziamenti bancari per investimenti
Mutui
Credito agevolato
Leasing
No
Totale
36. In zona sono presenti stazioni di monta?
Stazioni di monta presenti in zona
Si
No
Totale
37. Quali sono le tecniche di monta utilizzate dal suo allevamento
Tecniche di monta utilizzate
Monta naturale
Inseminazione artificiale
Transfer di embrioni
Totale
n° aziende
68
350
11
429
%
15,9
81,6
2,6
100,0
% cumulativa
15,9
97,4
100,0
Pag. 137
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
37a.Inseminazione artificiale
Tipo di seme utilizzato
seme fresco
seme congelato
Totale
n° aziende
315
207
522
%
60,3
39,7
100,0
% cumulativa
60,3
100,0
n° aziende
31
16
44
47
241
379
%
8,2
4,2
11,6
12,4
63,6
100,0
% cumulativa
8,2
12,4
24,0
36,4
100,0
n° aziende
16
26
30
78
228
378
%
4,2
6,9
7,9
20,6
60,3
100,0
% cumulativa
4,2
11,1
19,0
39,7
100,0
n° aziende
37
21
85
85
143
371
%
10,0
5,7
22,9
22,9
38,5
100,0
% cumulativa
10,0
15,6
38,5
61,5
100,0
38. Quali sono i fondamenti di un buon allevamento
(voto da 1 a 5 in ordine di importanza)?
Fondamenti di un buon allevamento
Miglioramento genetico
Alimentazione
Adeguate condizioni delle strutture
Vigilanza veterinaria
Personale addetto
Altro
voto (1-5)
4,2
4,3
3,7
3,4
3,8
4,2
38a.
Miglioramento genetico
1
2
3
4
5
Totale
38b.
Alimentazione
1
2
3
4
5
Totale
38c.
Adeguate condizioni delle strutture
1
2
3
4
5
Totale
Pag. 138
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
38d.
Vigilanza veterinaria
1
2
3
4
5
Totale
n° aziende
57
43
93
62
113
368
%
15,5
11,7
25,3
16,8
30,7
100,0
% cumulativa
15,5
27,2
52,4
69,3
100,0
n° aziende
35
28
65
70
154
352
%
9,9
8,0
18,5
19,9
43,8
100,0
% cumulativa
9,9
17,9
36,4
56,3
100,0
n° aziende
%
3,2
6,5
19,4
6,5
64,5
100,0
% cumulativa
3,2
9,7
29,0
35,5
100,0
38e.
Personale addetto
1
2
3
4
5
Totale
38f.
Altro
1
2
3
4
5
Totale
1
2
6
2
20
31
39. Quali sono le previsioni in merito al futuro della sua attività?
Previsioni future dell'attività
Ottime
Buone
Stazionarie
Pessime
Totale
n° aziende
24
142
172
53
391
%
6,1
36,3
44,0
13,6
100,0
% cumulativa
6,1
42,5
86,4
100,0
40. Qual è il costo medio annuale del suo allevamento (in euro)?
Costo medio annuale dell'allevamento
(euro)
0 - 9000
10000 - 19000
20000 - 34000
35000 - 49000
50000 - 99000
100000 - 249000
> di 250000
Totale
n°
aziende
48
77
88
34
60
48
18
373
%
12,9
20,6
23,6
9,1
16,1
12,9
4,8
100,0
% cumulativa
12,9
33,5
57,1
66,2
82,3
95,2
100,0
Pag. 139
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
41. Qual è l’incidenza (in percentuale) sul costo medio annuale delle
seguenti voci di spesa?
Incidenza sul costo medio annuale
Vigilanza veterinaria
Medicinali
Foraggi
Mangimi
Fornitura strutture
Stallonieri per inseminazione / monta
Lavoro dipendente
Altro
Totale
%
7,4
5,2
18,0
14,7
4,8
32,5
7,9
9,4
100,0
41a.
Vigilanza veterinaria
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
n° aziende
87
133
136
16
372
%
23,4
35,8
36,6
4,3
100,0
% cumulativa
23,4
59,1
95,7
100,0
n° aziende
153
146
63
9
371
%
41,2
39,4
17,0
2,4
100,0
% cumulativa
41,2
80,6
97,6
100,0
n° aziende
36
32
136
166
370
%
9,7
8,6
36,8
44,9
100,0
% cumulativa
9,7
18,4
55,1
100,0
n° aziende
50
47
144
129
370
%
13,5
12,7
38,9
34,9
100,0
% cumulativa
13,5
26,2
65,1
100,0
41b.
Medicinali
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
41c.
Foraggi
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
41d.
Mangimi
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
Pag. 140
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
41e.
Fornitura strutture
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
n° aziende
225
67
54
24
370
%
60,8
18,1
14,6
6,5
100,0
% cumulativa
60,8
78,9
93,5
100,0
n° aziende
42
15
43
273
373
%
11,3
4,0
11,5
73,2
100,0
% cumulativa
11,3
15,3
26,8
100,0
n° aziende
222
27
47
74
370
%
60,0
7,3
12,7
20,0
100,0
% cumulativa
60,0
67,3
80,0
100,0
Altro
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
n° aziende
155
82
82
51
370
%
41,9
22,2
22,2
13,8
100,0
% cumulativa
41,9
64,1
86,2
100,0
Zona geografica (regioni)
Basilicata
Campania
Emilia-Romagna
Friuli-Venezia Giulia
Lazio
Liguria
Lombardia
Marche
Piemonte
Puglia
Sicilia
Toscana
Umbria
n° aziende
%
0,3
6,1
19,7
4,3
7,6
0,8
13,6
3,5
5,3
4,0
4,5
12,6
1,5
% cumulativa
0,3
6,3
26,0
30,3
37,9
38,6
52,3
55,8
61,1
65,2
69,7
82,3
83,8
41f.
Stallonieri per inseminazione / monta
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
41g.
Lavoro dipendente
0 - 5%
5% - 10%
10% - 20%
> del 20%
Totale
41h.
1
24
78
17
30
3
54
14
21
16
18
50
6
Pag. 141
Questionario d’indagine sugli allevamenti del cavallo trottatore
Valle d'Aosta
Veneto
Totale
Zona geografica
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
Totale
2
62
396
0,5
15,7
100,0
84,3
100,0
n° aziende
80
157
100
41
18
396
%
20,2
39,6
25,3
10,4
4,5
100,0
% cumulativa
20,2
59,8
85,1
95,5
100,0
Pag. 142