Berlusconi guiderà la nostra Italia
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Nessuno pensava che stravincesse così. Ancora una volta il leader del centrodestra è riuscito a parlare alla pancia del Paese in un modo che è persino difficile da spiegare: non ci sono sicuramente riusciti l’intellighentia e i grandi giornali e nemmeno i sondaggisti, uomini che spesso hanno le cifre, ma non sempre hanno i numeri come gli exit poll del primo pomeriggio di ieri hanno mostrato. Veltroni può caricare i pullman di vip e chiedere le firme a 490 uomini della cultura, morti compresi, ma l’Italia va da un’altra parte, parla un’altra lingua. Ed è con quell’Italia, quella che lavora e produce, quella che tiene in piedi la nostra economica che Berlusconi è riuscito ancora una volta a mettersi in contatto realizzando un’impresa che di fatto già ha cambiato il volto del Paese. E dire che lo descrivevano come vecchio e stanco E neppure due anni, Silvio Berlusconi e il centrodestra si sono ripresi il governo del Paese. E con una nettezza che ha, se non smentito, certo dimostrato esagerate le previsioni diffuse di un testa a testa. Messo di fronte alla responsabilità di una scelta, l’elettorato ha risposto consegnando le chiavi del potere all’uomo che dal 1994 ha plasmato il fronte moderato e la stessa opposizione. È vero che il numero dei votanti è calato. Ma il fatto che non sia sprofondato sotto il muro dell’80 per cento conta non solo simbolicamente. Si conferma il malessere nei confronti della classe politica, senza tuttavia renderlo allarmante. E per Berlusconi si tratta di un successo doppio. Non si assiste soltanto al suo ritorno prevedibile a Palazzo Chigi. La novità è che la reinvestitura avviene dopo una campagna elettorale nella quale non ha promesso miracoli; né lasciato intravedere soluzioni indolori in economia. Seppure fra le solite battute e battutacce, si è presentato nella veste dell’imprenditore chiamato a fronteggiare un periodo di grave crisi. Il suo miracolo è stato quello di farsi accettare anche nella nuova veste di premier senza bacchetta magica; e di interpretare una voglia prepotente di sicurezza. L’affermazione vistosa della Lega la riflette, senza tuttavia averne l’esclusiva. Ma la metamorfosi del Cavaliere ha avuto successo per i suoi meriti e, in buona parte, grazie ai limiti degli avversari. Per il Pd la sconfitta è netta quanto la vittoria del PDL. Walter Veltroni ha svuotato l’estrema sinistra; ma non è riuscito a sottrarre consensi al centro, mancando la scommessa di conquistare i voti moderati Cosi Berlusconi ha vinto, anche grazie al grande successo della Lega al Nord. Alla Camera, Pdl, Lega e Mpa ottengono insieme il 46,7% (con la Lega oltre l’8%) contro il 37,6% di Pd e Italia dei valori. Al Senato, dove si temeva il pareggio, Berlusconi dovrebbe avere circa 30 seggi di maggioranza (mancano poche sezioni, ma i definitivi non ci sono ancora). Tra i ‘piccoli’ entra in Parlamento solo l’Udc di Casini, con il 5,6%. Tutti gli altri restano lontanissimi dal quorum (4% alla Camera, 8 al Senato). La Sinistra arcobaleno di Bertinotti supera di poco il 3%, la Destra di Santanchè e Storace è sotto il 2,5, i socialisti di Boselli sotto l’1. Bertinotti e Boselli hanno annunciato la loro uscita di scena. Il Pd fallisce anche il ‘premio di consolazione’ di partito di maggioranza relativa, sperato dopo i primi exit-poll (ancora una volta lontanissimi dal risultato finale). Il partito di Veltroni si ferma infatti al 33,2 mentre il Pdl è al 37,3. Buono il risultato dell’Italia dei valori di Di Pietro (4,4%). L’impressione è che il Pd sia riuscito a pescare voti più nel serbatoio della sinistra radicale che in quello del centro. Quando i risultati sono apparsi netti, Veltroni ha chiamato Berlusconi per dargli atto della sua vittoria. Oltre alla sinistra e alla destra radicale dei vari Bertinotti, Pecoraro Scanio e Storace, resta fuori dal Parlamento anche Ciriaco De Mita, candidato al Senato per l’Udc in Campagna. ‘’Sono commosso per il risultato elettorale’’, ha detto Berlusconi, che ha annun- Restano fuori dal Parlamento Ciriaco De Mita Alfonso Pecoraro Scanio Francesco Storace Fausto Bertinotti ciato di voler governare per cinque anni e parlato di bicamerale per le riforme. Per la formazione del governo, il leader del Pdl ha detto che nella squadra di dodici ministri ci saranno ‘’almeno quattro donne’’. Due dei ministri, ha precisato, saranno della Lega; Gianni Letta dovrebbe essere uno dei due vicepresidenti del consiglio. Per Fini, Berlusconi pensa alla presidenza della Camera, mentre il ministro degli Esteri sarà Franco Frattini. Il primo Consiglio dei ministri - ha dichiarato Berlusconi - sarà a Napoli per dimostrare come il governo ritenga l’emergenza rifiuti un fatto nazionale. Umberto Bossi rilancia subito il federali- smo fiscale. In Sicilia si profila la netta vittoria di Raffaele Lombardo. Per gli altri risultati delle amministrative (il più atteso è quello del Comune di Roma) bisogna aspettare le 15, quando riprenderanno gli scrutini. ‘’Ho gia’ tutto in testa’’. Silvio Berlusconi in queste ore, a vittoria non ancora ufficialmente proclamata, ha di fatto gia’ composto la squadra di governo: dodici ministri (quattro le donne), sessanta componenti in tutto, compresi i due vicepremier. Tra i primi annunci, nella prima notte di vittoria, il Cavaliere fa sapere che avra’ accanto a se’ come vicepremier a Palazzo Chigi il fedele Gianni Letta. ‘’E’ un dono di Dio al Paese’’, aveva detto di lui nei giorni scorsi Berlusconi. L’altro vicepremier potrebbe essere Umberto Bossi, con la Lega che esce trionfante dalle urne. Se Zapatero porta nel suo esecutivo nove ministre, una delle quali al settimo mese di gravidanza, Berlusconi assicura che un terzo del suo esecutivo sara’ riservato alle donne. Le ‘nomination’ sono gia’ note dai giorni scorsi: Stefania Prestigiacomo avra’ certamente un dicastero (si parla della Sanita’), Giulia Bongiorno (An) potrebbe avere la Giustizia, la leghista Rosi Mauro il Lavoro, a Mara Carfagna potrebbero andare le Pari Opportunita’. La Farnesina, lo ha reso noto ieri sera il leader del Pdl, andra’ a FranContinua a pag 2 Giovanni Giolitti Al governo, in parlamento, nel carteggio L’attività legislativa (1889-1921) Tomo I (1889-1908) -Vol.2 a cura di A.A. Mola e A.G. Ricci Bastogi pp. 719 €. 40,00 Le relazioni qui raccolte in volume offrono il ritratto di una classe dirigente di alto profilo, meritevole di studio e di memoria per la sua competenza, ancor prima che per la sua dedizione alla cosa pubblica, per quel senso dello Stato che non è formula vuota, bensì abito dell’epoca durante la quale l’Italia si fece Stato per fare gli italiani. Politica 2 co Frattini. Gli Interni, invece, sarebbero in quota Lega con Roberto Maroni. Da Forza Italia il Cavaliere porterebbe con se’ a Palazzo Chigi anche il suo portavoce Paolo Bonaiuti, ai Beni Culturali, Giulio Tremonti all’Economia e Lucio Stanca, alla Funzione Pubblica e Innovazione della Pubblica Amministrazione. Roberto Formigoni potrebbe avere l’Industria, sempre che non si decida di destinarlo alla Presidenza del Senato, mentre anche ieri sera Berlusconi ha ribadito di vedere bene Gianfranco Fini alla Presidenza della Camera. Ancora in quota Alleanza Nazionale, la Difesa dovrebbe andare ad Ignazio La Russa e l’Ambiente ad Altero Matteoli. Ma un posto da ministro, quando sara’ chiusa la partita su Roma, potrebbe ‘compensare’ anche lo sforzo di Gianni Alemanno, che per la seconda volta si e’ cimentato nella corsa al Campidoglio. Infine, a Roberto Calderoli potrebbe tornare, con Bossi vicepremier, la titolarita’ delle Riforme. Secondo l’ ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, in una intervista al Corriere della sera,potrebbe tornare il terrorismo :«Per Silvio Berlusconi adesso cominciano i dolori, ha una maggioranza ampia ma governare sarà davvero difficile. Immaginavo che avrebbe vinto, ma solo di poco». Il senatore a vita Francesco Cossiga è convinto che il Paese conoscerà una nuova stagione di turbolenze politiche e di piazza...Sarà costretto a dare ascolto e raccogliere le preoccupazioni di tutti gli antiberlusconiani, degli operai della Fiom, dei precari, dei giovani no global e dei centri sociali, insomma di tutti coloro che una volta erano rappresentati da Rifondazione comunista, da ieri fuori del Parlamento. Sarà obbligato a farlo per impedire che si creino le condizioni della rinascita del terrorismo brigatista. E il terrorismo di sinistra tornerebbe ad agire se, per ipotesi, si facessero le larghe intese. Non va dimenticato infatti che il brigatismo si scatenò trent’anni fa, con il sequestro di Aldo Moro, contro il compromesso storico, contro il governo di larghe intese guidato da Andreotti e nel quale io ero ministro dell’Interno, e posso oggi dire di essere stato indicato dai comunisti». «Ripeto: sarà difficile per lui. Avrà contro i sindacati, per i quali non tutti i governi sono uguali, la magistratura — nonostante dal programma abbia espunto qualunque riferimento a ipotesi di separazione delle carriere tra pm e giudici - i poteri forti, anche se forse qualcosa è cambiato con la presidenza di Emma Marcegaglia in Confindustria. E poi avrà contro anche le grandi banche. Berlusconi è nelle stesse condizioni politiche nelle quali si trovava nel 2001. Un conto è vincere, un conto è governare. E per vincere bisogna avere dalla propria parte sindacati, poteri forti e magistratura. E poi dovrà affrontare i problemi dell’economia, dall’Alitalia all’inflazione». Il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini ha annunciato che il suo partito «voterà no alla fiducia a un governo di Berlusconi e non farà un’opposizione sfascista ma seria e costruttiva». Poi ha aggiunto che «in una situazione incredibile l’Udc è l’unico partito ad aver tenuto botta». «Constato che queste elezioni sono state vinte al 99,9% da Berlusconi. Rivolgo quindi i miei auguri a lui, agli esponenti del Pdl e alla Lega che governeranno questo Paese» ha poi detto Casini quando è giunto alla sede del partito a via Due Macelli. «Siamo fedeli agli impegni con gli elettori e non voteremo la fiducia al governo Berlusconi, ma tutti i provvedimenti seri che presenterà noi li sosterremo». «La parola passa dagli elettori agli eletti - ha concluso Casini - e chi governerà deve assumersi la responsabilità delle scelte dolorose che servono a questo Paese». «Voglio ringraziare gli italiani e le italiane che ci hanno sostenuto in questa battaglia difficile - ha aggiunto Casini -, non siamo degli ingenui e il fatto che il nostro partito superi il 6% è una grande soddisfazione. In una condizione praticamente impossibile siamo gli unici ad aver retto la botta». A chi gli ha domandato se nel Paese si profilasse una sorta di bipartitismo, Casini ha risposto: «Ci sono diversi milioni di elettori che hanno scelto noi e Di Pietro. Parlerei piuttosto di una sorta di sistema tedesco che si è generato senza avere una legge elettorale alla tedesca». «Un risultato deludente. Mi sembra ci sia uno schiacciamento al centro e un grande risultato della Lega»: Bruno Tabacci commenta così le proiezioni del voto al Senato mostrando una certa delusione sul risultato del partito centrista. «Il grande risultato della Lega - dice Tabacci - dimostra il disagio che c’è al Nord e credo che questo sia un problema nazionale». I primi dati dicono «che la bipartitizzazione non c’è», ha osservato Tabacci. I numeri «sono inferiori a quelli che storicamente prendevano sia la Dc sia il Pc e tra l’altro e occorre considerare il risultato della Lega e dell’Italia dei Valori che sono tutt’altro che bipartizzabili. Anzi, è evidente che sono in competizione con il partito alleato». Tra le fila dell’Udc, Ciriaco De Mita non andrà a Palazzo Madama. Non è infatti riuscito all’ottantenne uomo politico di Nusco la corsa verso l’undicesima legislatura della sua carriera. Uscito dal Pd, dopo la decisione di Walter Veltroni di non candidarlo, era approdato all’Udc di Pier Ferdinando Casini. Entra invece in Senato l’ex presidente della Sicilia Salvatore Cuffaro, il più votato dei tre esponenti dell’Udc eletti nell’isola per Palazzo Madama. Al Senato potrebbe tornare anche Nino Strano, il senatore che festeggiò con mortadella e spumante in aula la caduta del governo Prodi: è infatti il primo dei non eletti del Pdl e potrebbe subentrare in futuro. Il parlamentare di An è il 14esimo della lista del Pdl al Senato in Sicilia. Quasi uno «tsunami» elettorale quello prodotto dal voto, che ha scalzato dal seggio tanti leader e personalità che hanno segnato questi ultimi due anni di legislatura. Addio al Parlamento del veterano Fausto Bertinotti, che dopo aver guidato Montecitorio è stato tagliato fuori due volte: come leader della Sinistra Arcobaleno e come segretario del Prc. L’operazione ghigliottina, condotta dalla soglia di sbarramento, ha fatto cadere le teste di tutti e quattro i leader dei partiti della sinistra che avevano dato vita alla sinistra Arcobaleno. Anzi tre, visto che Oliviero Diliberto, segretario del Pdci aveva già deciso di lasciare il suo seggio a un operaio della Tyssenkrupp, Ciro Argentino, che però, dato l’esito elettorale, non approderà a Montecitorio, rendendo nullo il sacrificio di Diliberto. Restano fuori anche il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi, il “capo” della Sinistra Democratica. Altro veterano che non avrà un posto, questa volta a Palazzo Madama, è Ciriaco De Mita, uscito dal Pd per approdare nell’Udc. «Silurati» anche Enrico Boselli, leader e candidato-premier del Partito Socialista, e Franco Grillini, presidente onorario dell’Arcigay. Seggi preclusi anche per il trio della Destra: Daniela Santanchè, Francesco Storace e Teodoro Buontempo. Non varcheranno i portoni del Parlamento (almeno per questa sedicesima legislatura) neanche gli antagonisti del Pd, Willer Bordon e Roberto Manzione che avevano dato vita all’Unione Democratica dei consumatori. Stop alle goliardate e alle provocazioni di Francesco Caruso: il no global che aveva fatto il suo esordio alla Camera «traghettato» dal Prc questa volta è rimasto al palo insieme alla pattuglia della Sinistra Arcobaleno. Stesso desti- no per Vladimir Luxuria, la prima transgender in Parlamento che proprio per il suo status era stata presa di mira dall’azzurra Elisabetta Gardini che voleva imporre alla collega l’utilizzo della toilette destinata agli uomini. ‘’Ho gia’ tutto in testa’’. Silvio Berlusconi in queste ore, a vittoria non ancora ufficialmente proclamata, ha di fatto gia’ composto la squadra di governo: dodici ministri (quattro le donne), sessanta componenti in tutto, compresi i due vicepremier. Tra i primi annunci, nella prima notte di vittoria, il Cavaliere fa sapere che avra’ accanto a se’ come vicepremier a Palazzo Chigi il fedele Gianni Letta. ‘’E’ un dono di Dio al Paese’’, aveva detto di lui nei giorni scorsi Berlusconi. L’altro vicepremier potrebbe essere Umberto Bossi, con la Lega che esce trionfante dalle urne. Se Zapatero porta nel suo esecutivo nove ministre, una delle quali al settimo mese di gravidanza, Berlusconi assicura che un terzo del suo esecutivo sara’ riservato alle donne. Le ‘nomination’ sono gia’ note dai giorni scorsi: Stefania Prestigiacomo avra’ certamente un dicastero (si parla della Sanita’), Giulia Bongiorno (An) potrebbe avere la Giustizia, la leghista Rosi Mauro il Lavoro, a Mara Carfagna potrebbero andare le Pari Opportunita’. Se la ride e se la gode, Umberto Bossi, quando sono le dieci della sera, circondato dall’ entusiasmo dei suoi, nella sede di via Bellerio, ma se l’era goduta anche nel pomeriggio, praticamente da solo, mentre gli altri dirigenti leghisti restavano abbottonati davanti ai primi risultati. Era arrivato alle 15 in via Bellerio il leader. E incrociando il cronista nei corridoi, prima di andare nel suo studio, aveva stretto il pugno, aveva sorriso e aveva detto: “siamo forti!”. Non aveva dubbi sul successo elettorale, Bossi, però ha atteso fino alle 20, e in concomitanza con i telegiornali della sera ha lasciato il suo ufficio ed è sceso per incontrare i giornalisti, in un caos colossale. C’erano infatti Roberto Maroni e Roberto Calderoli, appena arrivati, zitti, in attesa delle dirette. Lui ha scompigliato le carte. E’ entrato con fare baldanzoso, ha mostrato l’avambraccio con il pugno chiuso e, usando una metafora del pugilato, sport a lui caro, ha detto “avete visto che destro popolare!”. A quel punto è stato un accavallarsi di telecamere, di cronisti costretti dalla ressa a inginocchiarsi pur di carpire le parole del leader. Con Maroni e Calderoli a farsi da parte per lasciare la scena completamente al capo. “La gente ci vuole bene e chiede che cambiamo il Paese - ha esordito Bossi - bisogna fare in modo che parte dei soldi restino sul territorio”. Poi, rispondendo ai giornalisti, spiega che si è sentito al telefono con Berlusconi: “sì l’ho sentito, era tanto contento” e, a proposito del leader della Pdl, aggiunge: “con me Berlusconi mantiene sempre i patti”, riferendosi al fatto che è sicuro che le riforme si faranno. Ecco, le riforme, uno dei leit motiv della campagna elettorale di Bossi: “federalismo fiscale subito”, dice. E poi un pensiero a Malpensa: “con questo risultato le cose cambieranno a favore del nostro aeroporto”, spiega. Ma torna più volte su un concetto: “adesso dobbiamo partire dalla volontà popolare: i padani hanno mandato un messaggio forte, bisogna fare le riforme perché cominciamo a perdere la pazienza”. Tutt’intorno, intanto, scoppia la festa a lungo trattenuta. Certamente gli elettori e i sostenitori padani si erano già scatenati sulla radio del movimento dalle 15, telefonate in diretta per esprimere il giubilo. Ma i vertici leghisti avevano prudentemente atteso il consolidarsi dei risultati. Bossi no, per quanto prudente questa volta non si è trattenuto e nel pomeriggio - tra un orecchio tenuto attaccato al telefono e N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile un occhio buttato ai risultati elettorali che correvano sugli schermi tv -, ha trovato il tempo di andare in giro per la sede a complimentarsi con i suoi uomini, a esultare e perfino a ‘battezzare’, come fossero dei cavalieri, i ragazzi che si erano impegnati in campagna elettorale con uno spadino di legno. Di una cosa è convinto Bossi, parlando in televisione e parlando con i suoi. “Questa volta abbiamo la forza per cambiare davvero”. Non chiude al dialogo, in fondo non lo ha mai fatto nella sua carriera politica, ma mette dei paletti. Quando gli chiedono se sulle riforme intenda dialogare con il Pd, risponde: “dipende da loro, ce ne accorgeremo già quando andranno in commissione. L’altra volta mandarono un battaglione di costituzionalisti all’ unico scopo di bloccare tutto. Ma questa volta noi abbiamo la forza per cambiare, anche senza il Pd”. E non si fa mancare neppure un’altra battuta, una punzecchiatura forte alla sinistra: “La Lega l’hanno votata i lavoratori che non ne potevano più di votare a sinistra. Siamo noi il partito nuovo dei lavoratori”. I ministri? “Si tratta di capirsi bene...si tratta di mettersi lì e ragionare”. Ma a questo punto c’é la festa che incombe e anche Bossi si lascia trascinare dall’entusiasmo dei suoi ed è tutto sorrisi, abbracci e pugni tesi al cielo come dopo un gol o dopo un incontro di boxe appena vinto. E mentre Roberto Calderoli dice che “siamo andati ad un passo dal risultato del ‘96’’, per sottolineare un esito oltre le previsioni, il leader annuncia: “vado da Berlusconi a festeggiare brevemente e poi vado a dormire”. “Ringrazio Silvio Berlusconi per avere espresso il suo auspicio in pubblico, dopo avermelo espresso in privato. Ne dovremo parlare insieme con lui e con Bossi e decideremo insieme tra qualche giorno. Così Gianfranco Fini commenta l’ipotesi che lui possa ricoprire l’incarico di presidente della Camera. “Chi fa politica - prosegue Fini - sa che le scelte non sono mai di tipo personale. An garantirà stabilità, buongoverno e che il progetto del Pdl arrivi in porto. C’é da costruire un partito, decideremo assieme quale sarà il mio ruolo futuro”. “Avevamo già detto che se avessimo avuto una maggioranza politica ampia non avremmo percorso questa strada e i numeri parlano chiaro”. Così il leader di An, Gianfranco Fini, ribadisce la volontà del Pdl di non assegnare all’opposizione la presidenza di un ramo del Parlamento. “Ho sentito Berlusconi oggi, ma l’ho fatto anche nei giorni scorsi: circa l’accordo sui 12 ministri non vedo problema di sorta. La coalizione è più coesa che nel passato, un governo potremmo farlo anche domani”. Lo afferma il leader di An, Gianfranco Fini, in collegamento con ‘Porta a Porta’ dall’Auditorium della tecnica, quartier generale del Pdl in questa lunga maratona elettorale “Se la sinistra spera di prendersi la rivincita con divisioni tra noi del Pdl e la Lega è meglio che cambi strategia: se no rischia di rimanere a lungo all’opposizione...”. Lo afferma Gianfranco Fini riferendosi ai timori di fratture nella coalizione per il peso della Lega. “Non si può assolutamente dire - ribadisce - che la Lega sia un fattore di instabilità”. Se ci sarà dialogo sulle riforme dipende dall’opposizione e da come vorrà interpretare il suo ruolo”. Lo afferma Gianfranco Fini a “Porta a porta”. “Se sarà pregiudiziale e dirà no - prosegue - a prescindere dal contenuto delle proposte è un conto. Se invece Veltroni terrà fede all’impegno di valutare volta per volta ogni singolo provvedimento si apre uno scenario diverso e si potrà dialogare nel rispetto dei ruoli. Del resto, è stato Berlusconi ad avviare una nuova fase perché gli auguri di Berlusconi a Veltroni non è solo bon ton ma l’apertura di una fase nuova, mettendoci alle spalle una fase in cui la campagna elettorale proseguiva anche dopo il voto” “Non c’é stata nessuna emorragia di voti da An o Fi” lo dice Gianfranco Fini specificando che “il risultato del Pdl va oltre la somma aritmetica dei voti di Fi ed An alle ultime politiche”. Per questo, Fini si dice “molto soddisfatto dal risultato del Pdl: la scelta di fare un passo indietro per privilegiare un progetto politico è stata compresa dagli elettori Secondo il sociologo Bonomi con il risultato di ieri in Italia cononcera l’ era della seccessione dolce :L’ alleanza organica tra PDL e Lega assume il modello bavarese territoriale, e la paura di Bonomi e che il processo ora scende lungo via emilia..... Stasera tutti aspettano i risultati del Sindaco di Roma : Sarebbe ora dopo 20 anni di guida di sinistra in Capitale che una svolta cambiasse le cose che Gianni Alemanno ci riuscisse guidare la Citta.... Giorgio Lambrinopulos Direzione - Redazione - Amministrazione Via Lucifero 40 - 88900 Crotone Tel. (0962) 905192 Fax (0962) 902528 Direttore Editoriale Pino D’Ettoris Direttore Responsabile Tina D’Ettoris Iscriz. registro naz. della Stampa n. 4548 del 12.02.1994 - ROC n. 2734 Servizi fotografici, fotocomposizione e impaginazione c/c postale 15800881 Intestato a IL CORRIERE DEL SUD Associato U. S. P. I. UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA Sito Internet: http://www.corrieredelsud.it E-Mail: [email protected] - [email protected] [email protected] Pagina Tre N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile R 3 Un miracolo di nome Bernadette R Centocinquanta anni fa la Madonna appariva a Lourdes Renzo Allegri I n tutto il mondo cattolico si festeggia il centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes, che iniziarono appunto l’11 febbraio del 1858. In genere, in queste occasioni, si usa ricordare la storia dell’evento, il suo significato religioso, i miracoli che nel corso degli anni si sono verificati in quella cittadina francese, ai piedi dei Pirenei, diventata sinonimo di “grazie”, di “guarigioni prodigiose”. Raramente ci si sofferma a ricordare la veggente, Bernadette Soubirous, scelta dalla Vergine per diventare “mezzo” di congiunzione tra il cielo e la terra. Ed è molto interessante osservare che tipo di “mezzo” abbia scelto la Madonna per trasmettere il suo messaggio nel corso di questo evento così straordinario. La Vergine posò i suoi occhi e la sua benevolenza su una ragazza umilissima, poverissima, la più umile e povera che poteva forse trovare. Ma che, nella sua umiltà e nella sua povertà custodiva il grande dono della fede vera e dell’amore concreto per Dio e per il prossimo. Apparentemente, Bernadette era una nullità, in realtà era una grande santa, l’innocenza personificata, così vicina a Dio da attrarre la predilezione dalla Vergine Santissima. Ecco la sua vera storia. Bernadette, nata il 7 gennaio 1844, era figlia di François Soubirous e Louise, due persone buone, generose, estremamente sfortunate. Oltre ad essere poveri, erano anche ammalati. Si erano sposati il 9 gennaio 1843. Lui aveva 34 anni, lei 17. Un anno dopo, esattamente il 9 gennaio 1844, nasceva la loro primogenita cui venne dato il nome di BernardeMarie, ma poi sempre chiamata Bernadette. François e Louise gestivano allora il mulino che era stato del padre di Louise. Una azienda importante e redditizia. Ma loro due non erano tagliati per gli affari. Erano troppo buoni. Non riuscivano a farsi pagare dai creditori morosi. Louise trattava i clienti come familiari e, quando venivano per macinare il grano, offriva loro merendine e vino. In poco tempo sperperarono il loro patrimonio e si trovarono sul lastrico. Nel 1852 dovettero andarsene e cercare alloggio in città. La famiglia intanto era cresciuta. Louise aveva avuto altri cinque figli, tre dei quali erano morti. Bernadette era cagionevole di salute. Fin dai primi mesi di vita andava soggetta a raffreddori e bronchiti. Aveva sempre dolori di stomaco. Cresceva a stento. Nel 1855 rischiò di morire, colpita dal colera che in quegli anni stava decimando la Francia. Si salvò per miracolo, ma contrasse una forma d’asma che continuò a tormentarla per il resto della Una immagine di Bernadette Soubirous sua vita con crisi che spaventavano tutta la famiglia. Alla fine del 1855, i Soubirous ricevettero una grossa eredità. Pensarono che la loro sfortuna fosse finita. François investì i soldi in un nuovo mulino e in un al levamento di bestiame fuori Lourdes. Ma in poco tempo si mangiò tutto e ripiombò nella miseria. Tornò a vivere in città, deriso da tutti. Affittò due misere stanze e riprese a fare il bracciante. Ma era un periodo nero. La Francia era stata colpita dalla siccità e imperversava una terribile carestia. François non trovava lavoro. Anche Louise era disoccupata. I loro figli non avevano da mangiare. Trascorsero giorni terribili. La famiglia era molto unita. Si volevano un gran bene anche nella miseria, ma la tristezza pesava come un macigno. François e Louise cercavano di annegare i dispiaceri bevendo qualche bicchiere di vino. Si sparse la voce che erano ubriaconi e la diffidenza nei loro confronti crebbe, facendo dimi nuire le possibilità di trovare la voro. In quella situazione, dovette darsi da fare anche Bernadette. Andava a lavorare anche se era ancora una bambina. E così non aveva potuto frequentare la scuola e neppure il catechismo. Quel poco di religione che conosceva glielo aveva insegnato la madre. A 13 anni. Bernadette aveva trovato un posto in un’osteria. Ma era trattata male. Le facevano fare tutti i lavori più umili, ed era sottoposta a continue insidie. Sentiva una grande nostalgia di casa e, dopo mesi trascorsi nella desolazione e nel pianto, tornò in famiglia. François non era riuscito a mettere insieme neppure i soldi per pagare l’affitto e dovette ancora sloggiare. Nessuno voleva affittargli una stanza. Rischiò di restare su una strada. Ricorse a un parente, proprietario di una ex prigione, talmente malsana da essere stata giudicata inadatta anche per i condannati. E quel parente gli affittò una stanza al pianterreno della prigione, quella accanto alle latrine, il luogo più sudicio, più maleodorante, più infetto e fetido che si potesse immaginare. Quel luogo era un inferno. La stanza, 3,37 metri per 4,40, con una sola piccola finestra, doveva servire da camera e cucina per cinque persone. Bernadette andava soggetta a continue crisi d’asma e si aggrappava alle inferriate dell’u nica finestra cercando aria, ma poteva respirare soltanto immondi miasmi. Tuttavia, anche in quell’inferno i Soubirous trovavano la forza di stare uniti e di pregare. Gli abitanti della zona, in seguito, testimoniarono: <<Quando giungeva la sera, noi sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza aver mangiato, perché non avevano niente tanto erano poveri; e la voce dei bambini si univa a quella dei genitori>>. François gente del popolo accorreva spinta soprattutto da mera curiosità. La povera ragazza non aveva pace. Per questo le autorità religiose la convinsero ad entrare in convento. Così, nel 1866, Bernadette si fece religiosa nella Congregazione delle “Suore della Carità” di Nevers, città della Loira, a metà strada tra Lione e Parigi. Visse in quel luogo per 13 anni, da suora semplice, non sempre compresa dalle consorelle, derisa per la sua ignoranza, e piena di sofferenze fisiche. Morì il 16 aprile 1879, a 35 anni. Il suo organismo era consumato da una serie impressionante di patologie, tra cui alcune cancrene che, negli ultimi anni, le avevano mangiato la carne provocando dolori lancinanti. Venne sepolta in una tomba scavata nella terra, in una cappella nel Una visione del Santuario della Madonna di Lourdes era finalmente riuscito a trovare un piccolo impiego in un mulino. Una notte alcuni malfattori andarono a rubare in quel mulino e al mattino, il proprietario disse ai gendarmi che, secondo lui, era stato proprio François a derubarlo. Il povero uomo venne arrestato e portato via in manette come un malfattore, lasciando la sua famiglia nel dolore e nella disperazione morale più grandi. Rimase in carcere solo una settimana perché non vennero trovate prove contro di lui, ma il dubbio che fosse anche un ladro rimase. Questo era il quadro desolante in cui viveva Bernadette alla vigilia di quell’evento misterioso che si realizzò a cominciare dall’ 11 febbraio 1858. La storia delle apparizioni è nota, pochi però conoscono che cosa accadde dopo, quando le apparizioni finirono. Per anni le apparizioni di Lourdes furono messe in dubbio. Contro Bernadette si scatenarono i giornali del tempo, definendola visionaria, imbrogliona, mistificatrice. La giardino del convento. Tutto faceva supporre che quel corpo martoriato e marcio si sarebbe dissolto rapidamente, invece non accadde. Sfidando ogni legge fisica, quel piccolo corpo (Bernadette era alta un metro e 42 centimetri), rimase intatto. E quando, in vista del processo di beatificazione, si fece una riesumazione della salma, tutti presenti constatarono il prodigio. Quel corpo non solo era intatto, ma anche elastico, fresco, duttile, come quello di una persona che sta dormendo. Sono trascorsi 128 anni dalla morte di Bernadette, e il suo corpo continua ad essere intatto. Chiunque può vederlo. E’ esposto in una cassa funeraria di vetro, nella chiesa della Casa Madre della “Suore della Carità” a Nevers. Bernadette appare vestita con il saio, ha le mani giunte e intorno ad esse tiene il rosario. Il viso, reclinato sulla sinistra, ha un’espressione dolce, serena, soave. Chi ha avuto la fortuna di toccarlo, ha constatato che non è un corpo rigido, mummificato, ma un corpo elastico, duttile, proprio come quello di una persona che sta dormendo. <<L’incorruttibilità del corpo>>, mi ha spiegato monsignor Franco Degrandi, un sacerdote piemontese che da cinquant’anni dedica la sua vita agli ammalati pellegrini a Lourdes <<è un privilegio straordinario che Dio concede ad alcune anime sante, così sante da aver raggiunto in questa vita l’innocenza che aveva Adamo nel paradiso terrestre. Bernadette, nella sua vita terrena, fu un emblema di innocenza. Il suo corpo, che aveva avuto il privilegio di vedere il corpo glorioso della Madre di Dio, fu probabilmente contagiato dal fulgore soprannaturale che emanava dal corpo della Madonna, al punto da non essere toccato dalla corruzione che segue la morte. E in quello stato stupefacente in cui si trova, è per tutti i credenti, in particolare per gli ammalati, martoriati dalle sofferenze fisiche, un segno concreto di speranza nella “risurrezione della carne” promessa da Gesù. Il corpo di Bernadette è un miracolo permanente. Uno dei tanti miracoli che ogni giorno avvengono a Lourdes. Un primo piano del volto di Bernadette Soubirous come è stato miracolosamente conservato nel sepolcro 4 Voce Politica N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile all’Opinione Il relativismo aggressivo il frutto marcio del sessantotto O ggi viviamo nella società a coriandoli, dove la caratteristica fondamentale è di avere dei ‘ritagli umani’ senza identità del sé, nello spazio e nel tempo collettivo, una società in cui impera il dogma del relativismo e del soggettivismo, due fenomeni maturati nel sessantotto, la rivoluzione culturale che è politicamente e culturalmente fallita, ma che ora a distanza di quarant’anni, ci ha lasciato quei “frutti” velenosi, che interessano i singoli soggetti umani, quali il divorzio, aborto, droga, eutanasia, accompagnati dall’attacco all’identità sessuale e dagli “effetti speciali” prodotti dalla biotecnologie, fenomeni che si sono trasformati da personali in sociali. E’ la pretesa del riconoscimento dei “nuovi diritti”. Secondo Giovanni Cantoni sono “presentati come problemi ampiamente condivisi, quindi sociologicamente consistenti, attraverso la propaganda dei cosiddetti ‘casi pietosi’ se ne chiede, talora se ne esige il riconoscimento giuridico, che aiuta a trasformarli, appunto, da fenomeni individuali, quali di loro sono a quali sono sempre stati, in fenomeni a rilevanza sociale attraverso la confusione fra legge positiva e legge morale, cioè comportamentale[…]”. Intervistato dal quotidiano online Zenit, il 25 febbraio scorso il professor Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR, autore del volume “Il segreto dell’Europa. Guida alla riscoperta delle radici cristiane” (Sugarco Edizioni, pp. 220, 16 euro), parla dei “nuovi relativisti aggressivi” che vogliono imporre il relativismo come “legge ufficiale dello Stato”. Benedetto XVI in due occasioni, nel Discorso alla Curia Romana, in occasione degli auguri natalizi del 22 dicembre 2006 e il 24 marzo 2007 in occasione del cinquantenario dei Trattati di Roma – facendo riferimento all’Europa ha usato una frase forte, “sembra volersi congedare dalla storia”. Muoiono le persone ma anche le civiltà e quella europea non fa eccezione. Tuttavia Benedetto XVI in questi discorsi citati mette in evidenza tre aspetti che è molto difficile negare. Il primo è l’”apostasia di se stessa” dell’Europa, il rifiuto di riconoscere le radici cristiane, che porta ad una debolezza e a una mancanza d’identità nei confronti di qualunque attacco esterno. Il secondo aspetto è la separazione delle leggi dalla morale. Dell’autonomia prima teorizzata e poi praticata delle leggi dalla morale. E non è un problema della lontananza della politica, o di qualche uomo politico, dalla morale privata e pubblica. In pratica ci si vuole allontanare dall’etica, dalla morale naturale e non dalla religione, ecco perché la Chiesa non può essere tacciata di “ingerenza”, quando interviene su principi non negoziabili come il rispetto della vita, della famiglia, dell’educazione. Il Papa parla di “grammatica della vita sociale” – che non sono in quanto tali né cristiane né atee o buddhiste Papa Benedetto XVI e che tutti dovrebbero condividere. “Oggi in Europa - afferma Introvigne – queste regole del gioco non esistono, il legislatore deve limitarsi a fare il notaio e a formalizzare quanto già avviene nella società (o i media gli fanno credere che accada). Ci sono coppie omosessuali? Il legislatore ne prenda atto e le equipari alle famiglie: Ci sono musulmani che vivono in poligamia? Il legislatore li regolarizzi, o magari applichi la sharia come vorrebbe qualche personaggio europeo anche autorevole. Negli ospedali si pratica l’eutanasia? Lo Stato notaio la regoli per legge, com’è appena avvenuto in Lussemburgo”. Il terzo aspetto è quello della crisi demografica. In Europa nascono sempre meno bambini e questo è un fatto drammatico, in Europa c’è l’inverno demografico, diceva il compianto Giovanni Paolo II. Ecco questa è la crisi antropologica che il Papa ha più volte analizzato, anzi è l’unico o quasi che denuncia la drammatica situazione in cui è scivolata l’Europa, certo, forse lo fa, afferma Introvigne perché non deve pre- sentarsi a nessuna elezione, dove gli elettori di solito non premiano gli annunciatori di cattive notizie. Per certi versi Benedetto XVI fa la fine del barometro di Antonio Gramsci, che diceva che quando c’è cattivo tempo si ha la tendenza a prendersela con il barometro. E non è che impedendo di parlare al Papa – come è avvenuto a Roma all’Università La Sapienza – che i problemi magicamente spariscono. Inoltre ci sono poi afferma Introvigne, quelli che pensano che i problemi denunciati dal Papa sono addirittura delle “risorse”, come la crisi della famiglia tradizionale, l’aborto, l’eutanasia, la negazione del concetto di legge naturale, il multiculturalismo senza freni, per cui non accettare di legalizzare la poligamia in una società dove ci sono molti musulmani è una forma di razzismo. Promuovere tutto questo per questa gente ci porta dritti a una società senza conflitti. I conflitti invece nascono quando si crede che esista una verità. Invece Introvigne è convinto che proprio in Europa, dove ci stiamo avviando verso una società complessa, con persone con religioni diverse, o troviamo qui una “grammatica della vita comune”, regole comuni che consentono di convivere – che possano derivare dalla ragione e da una legge naturale che la ragione può conoscere oppure ci riduciamo a un conflitto di tutti contro tutti. In questo momento secondo Introvigne in Europa siamo alla fase del relativismo aggressivo, questi nuovi volterriani vogliono che il relativismo diventi legge ufficiale dello Stato, con la conseguente repressione penale di chi non accetta il loro volere. Il nuovo relativista pretende che lo Stato arresti chi esprime opinioni critiche nei confronti delle unioni omosessuali, è il senso della legge sull’omofobia che voleva fare il governo Prodi. Anche se da un lato Benedetto XVI vede un’Europa “pronta a congedarsi dalla Storia”, dall’altra, almeno per l’Italia (come ha detto al Convegno ecclesiale di Pena di morte e aborto T ra i tanti riconoscimenti che si possono dare a Giuliano Ferrara è quello di aver innescato una discussione sull’equiparazione della pena di morte con l’atto abortivo. Così c’è da chiedersi pena di morte e aborto sono la stessa cosa? Secondo Mario Palmaro editorialista del mensile Il Timone, di fronte a questi temi si possono assumere tre atteggiamenti: la pena di morte è sempre ingiusta e non ha nulla a che vedere con l’aborto, che è un diritto civile delle donne, è l’affermazione più diffusa. E’ una tesi completamente sbagliata perché giudica la pena di morte un male in sé e l’aborto, un atto sempre lecito in sé, inoltre difende il diritto alla vita di un uomo colpevole e non difende il diritto alla vita di un uomo innocente. Il secondo atteggiamento è quello diffuso soprattutto nel mondo cattolico: siccome l’opinione pubblica con- sidera come una barbarie la condanna a morte di un galeotto, allo stesso modo e a maggior ragione dovrà riconoscere quanto sia ingiusta l’uccisione di un nascituro, che non ha fatto male a nessuno. E’ la logica che intelligentemente ha fatto appello Giuliano Ferrara; in pratica si sta cercando di legare il tema della moratoria dell’aborto(minoranza),allamoratoria della pena di morte(maggioranza). “Dal punto di vista strategico, si tratta di una strada molto intelligente, che merita di essere utilizzata. L’importante è rendersi conto che essa contiene in nuce un giudizio erroneo: valutare identiche due questioni – aborto e pena di morte – che invece identiche non sono, anzi profondamente diverse”. (Mario Palmaro, Pena di morte & aborto: la differenza c’è, febbraio 2008 Il Timone). Il terzo atteggiamento è quella del Magistero cattolico, che condan- na senza eccezioni la legalizzazione dell’aborto procurato. “La Chiesa auspica che gli Stati evitino il ricorso al boia, ma non esclude in via di principio che questo possa essere talvolta necessario. Il che significa una sola cosa: e cioè che lo Stato ha – a certe condizioni – il diritto (e forse persino il dovere) di irrogare la pena capitale. Ma la maggior parte dei cattolici non lo sanno, e quando ne vengono informati manifestano stupore o addirittura ribellione”. I cattolici influenzati dalla cultura dominante, sono propensi a ritenere che essere contro la pena di morte ‘senza se e senza ma’ sia non solo una possibilità ma un dovere; e che, al contrario, sull’aborto sia del tutto normale avere ‘opinioni’ divergenti. Per dovere di cronaca ci sono teologi e studiosi cattolici(?) che sostengono apertamente l’illegalità d’ogni pena capitale e criticano Giovanni Paolo II Verona il 19 ottobre 2006) un Paese radicato nelle “tradizioni cristiane che continuano a produrre frutti”. Non ci sarà forse una contraddizione? Si chiede Introvigne. Assolutamente no. Il Papa parlando della crisi dell’Europa non ci convoca a un funerale, ma al capezzale di un malato. Un malato grave, cui è inutile nascondere la gravità della sua condizione. Ma un malato che ha ancora in sé – nascoste da qualche parte – le potenzialità per guarire. In pratica Benedetto XVI come un buon medico, da una parte non tace sui pericoli della malattia che può diventare mortale – dall’altra scruta con attenzione e valorizza sistematicamente ogni piccolo miglioramento, ogni spunto di guarigione. Per migliorare innanzitutto occorre abbeverarsi alla sana dottrina e al magistero della Chiesa. E il libro di Introvigne, “Il segreto dell’Europa”, nato all’interno di Alleanza Cattolica, una agenzia di laici cattolici, vuole dare una serio contributo affinché si studi, si diffondi e si applichi l’insegnamento del magistero pontificio. Domenico Bonvegna Mario Palmaro, editorialista de “Il Timone” per non averla “abrogata” definitivamente nel Catechismo del 1992. Dunque sul tema c’è confusione: si equipara la condizione del delinquente allo status del concepito innocente; spesso il galeotto ha il diritto alla vita, e il nascituro no. Invece dovrebbe godere di un inviolabile diritto alla vita soltanto l’essere umano innocente, che non fa male a nessuno, mentre il colpevole di gravi delitti si trova in una condizione morale e giuridica completamente diversa. Questo non significa che egli meriti di essere ucciso, o che si debba addirittura promuovere una restaurazione della pena di morte nel mondo. Tuttavia, in certe condizioni la pena di morte è l’unica strumento adeguato per preservare il bene comune. Peraltro il condannato a morte è giudicato da una giuria e difeso da un avvocato, con l’aborto, è eliminato un essere umano innocente, senza alcuna possibilità di essere difeso da nessuno. D. B. Politica N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile La nascita della neuropolitica I n tempi di campagna elettorale la Politica rivela i suoi lati nascosti e inesplorati. Puntuale, giunge ad un mese dalle Elezioni Politiche, la seguente domanda : “ Come funziona il nostro cervello nel momento in cui si è chiamati ad esprimere giudizi di valore, scelte morali e prefererenze politiche ?” . Ad essa è chiamata a rispondere una nuova scienza applicata alla Politica : La Neuropolitica. Se ne è discusso in un Convegno tenutosi presso il Dipartimento di Psicologia dell’Università “ La Sapienza “ di Roma. Il Convegno è stato organizzato dal Gruppo di Ricerca delle Neuroscienze Cognitive e Sociali presso la Facoltà di Psicologia dell’ Ateneo Romano. Tre giorni in cui i neuroscienziati, filosofi, politologi e psicologi sociali di fama internazionale si sono incontrati per discutere di giudizio morale e di orientamento politico. Le neuroscienze hanno avuto una grande evoluzione negli ultimi vent’ anni con tecniche che permettono di guardare l’attività del cervello mentre la persone è sveglia. Quale parte “ si accende”, del cervello, quando sviluppiamo le nostre azioni ? “ La Neuropolitica è un campo nuovo in questo ambito - ci spiega Il Prof. Aglioti Responsabile Scientifico del Dipartimento di Psicologia della Sapienza di Roma - che prova a vedere la relazione tra l’individuo e le sue scelte anche dal punto di vista del cervello. La corteccia prefrontale - aggiunge Aglioti - sembra ricoprire un ruolo critico nell’immagazzinamento delle conoscenze e dei processi decisionali legati alla sfera politica. Per quanto interessante si sia rivelato il contributo scientifico offerto dal Prof. Aglioti, ancor più interessante e specifico, visto il particolare momento politico italiano, si è rivelata l’esposizione del Prof. Caprara. Ha sostenuto la seguente tesi : “ Sono i valori ad indirizzare il Voto”. Il Prof.Caprara spiega che, diversi studii, condotti in varii Paesi hanno mostrato che i tratti di personalità, cioè le principali disposizioni comportamentali che permettono di descrivere, riconoscere e distinguere una persona dall’altra, possono servire a predire le scelte elettorali più degli indicatori sociodemografici come il genere, l’età, l’ istruzione e il reddito. Se ieri era l’appartenenza di classe sociale ad incanalare la scelta politica, oggi sono i valori che indirizzano e trasformano nel voto e col voto le disposizioni personali. Il Prof. Caprara rimarca sostenendo che, rispetto ai valori dominanti negli elettorati, Destra e Sinistra si distinguono nettamente. Sarà il caso della Destra di Storace come della Sinistra Arcobaleno di Bertinotti nella fattispecie italiana? Nella campagna elettorale ufficialmente appena iniziata e le cui previsoni non indicano alcun esito scontato potrebbero essere quelli sopra menzionati i fattori determinanti. L’ utilizzo del condizionale è obbligatorio poichè sarebbe riduttivo da parte degli analisti politici limitarsi alle chiavi di lettura emerse sottoforma di contributi scientifici da un Convegno. A predominare sono altri fattori e componenti fra le quali, in primis, l’apatia serpeggiante in questi giorni negli elettori che, guardano a questa 5 Alla politica si chiede un fisco a misura di famiglia Family Day a Roma L’Università La Sapienza di Roma campagna elettorale, come ad una zavorra da smaltire al più presto possibile. A ciò si associa la preesistente allergia al voto causata dalla sfiducia nelle istituzioni e prima ancora negli stessi Partiti. Inoltre, la frammentazione del quadro politico italiano caratterizzato dalla presenza di più voci propagandistiche tende ad accentuare quella confusione pericolosa sul piano informativo. Con queste osservazioni è opportuno ribadire che per quanto si rivelino preziosi i contribuiti scientifici, del Convegno presentato, per il Giornalismo Politico, il contributo della Neurologia applicata alla Politica risulterà ancor più determinante Ottavo viaggio del Papa in U.S.A. L Papa parte per l’ottavo viaggio internazionale del pontificato, che lo porterà negli Stati Uniti e all’Onu. Negli States Benedetto XVI festeggerà il 16 aprile il suo 81.mo compleanno, e il 19 aprile il terzo anniversario dell’elezione al soglio di Pietro. Il viaggio papale, pensato per il duecentesimo anniversario di molte diocesi statunitensi, si è arricchito con l’invito del segretario dell’Onu a parlare alla assemblea delle Nazioni Unite, dove il 18 aprile il Pontefice interverrà davanti ai rappresentanti di 192 nazioni accreditate. Papa Ratzinger sarà il primo Papa ad approdare negli Stati Uniti dopo la crisi spirituale e finanziaria dei preti pedofili, che ha travolto la Chiesa americana: T empo fa scrivevo che in Italia mettere su famiglia e fare figli è diventato ormai un atto eroico. Questo è il risultato di decenni di penalizzazione della famiglia da parte della politica italiana. Interessante la tesi di Marnell’analisi dei relativi fenomeni. co Travaglio in una trasmissione Non servirà più analizzare e opi- di Annozero dell’anno scorso, nionare la Politica e sulla Politica rivolgendosi al cardinale Ruini, tenendo conto solatnto delle appli- considerato come l’Andreotti del cazioni filosofiche (Filosofia della Vaticano dopo aver premesso che Politica e Storia delle Dottrine l’Italia è stato un paese che in 60 Politiche), sociologiche ( Socio- anni ha avuto 60 governi, di cui logia della Politica), Economiche 51 come premier un cattolico e ( Economia Politica) ma anche solo 9 un laico, ha detto che se la di quelle neurologiche. Si dovrà, Democrazia Cristiana avesse fatto e non solo nei periodi elettorali, per la famiglia quello che aveva esprimere opinioni, costruire del- promesso, “oggi le famiglie italiale analisi, costruire e sviluppare ne dormirebbero tra due guanciali. dei ragionamenti politici anche in Sa invece qual’è il risultato? Che funzione delle applicazioni e delle l’Italia investe nella spesa sociale coordinate derivanti dalla Neuro- il 26,4% del Pil, 5 punti in meno logia Politica. che nel resto d’Europa. Ancora: “L’Italia è penultima in Europa Nicola Zuccaro col 3,8 % della spesa sociale alle famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania, il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo alla famiglia l’1,1% del Pil: meno della metà della media europea (2,4). Sarà un caso, ma noi siamo in coda in Europa per tasso di natalità”. Ancora: “Lei sa, poi, che per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile. Sa quanto spendiamo per aiutare i disoccupati? Il 2% della spesa soc’é interesse per come il af- ciale, ultimi in Europa. La media fronterà questo tema sensibile Ue è il 6%. La Spagna del terribile per quella che resta una delle Zapatero spende il 12,5%. I disocpiù forti chiese cattoliche nel cupati che ricevono un sussidio in mondo, tra l’altro con un nu- Italia sono il 17% contro il 71 della mero di cardinali secondo solo Francia, l’80 della Germania, l’84 agli italiani. Tra gli appunta- dell’Austria, il 92 del Belgio, il menti più fortemente simboli- 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda, ci di questo viaggio, la sosta il 100% del regno Unito. E per i a Ground Zero, domenica 20 giovani è ancora peggio: sotto i 25 aprile. Benedetto XVI, che anni, da noi, riceve il sussidio solo visita gli Stati Uniti in pie- il 0,65%; in Francia il 43, in Belna campagna elettorale per le gio il 51, in Danimarca il 53, nel presidenziali e ha intitolato regno Unito il 57”. (Rino Cammilil suo viaggio “Cristo nostra leri, Family away, febbraio 2008 Il speranza”, avrà inoltre incon- Timone). tri con esponenti di altre conSe questa è la catastrofica realtà fessioni cristiane e religioni del nostro Paese, descritta da Trae il 18 visiterà la sinagoga di vaglio, non da un reazionario baNew York. Il rientro in Vatica- ciapile, significa che la vera e prima no è previsto per la mattinata emergenza da affrontare in Italia, di lunedì 21 aprile. è quella di sostenere le famiglie e le nuove nascite, perché come più Giorgio Lambrinopulos volte ha ribadito la Chiesa senza fa- miglia e quindi senza figli non c’è futuro, un monito che acquista più valore di fronte alla massiccia immigrazione che stiamo subendo, di questo passo il nostro Paese rischia l’estinzione. Occorre invertire la rotta al più presto per introdurre un fisco a misura di famiglia, quello che si prefigge l’iniziativa che sta portando avanti il Forum delle Associazioni familiari, con la raccolta di firme partita qualche settimana fa in tutta Italia. Il Forum ricorda che un fisco ingiusto significa famiglie povere e figli che non nascono, che va introdotto un sistema fiscale basato sull’equità orizzontale: a parità di reddito, chi ha figli da mantenere non deve pagare le stesse tasse di chi non ne ha. In pratica il Forum chiede che nella prossima legislatura si realizza un sistema fiscale a misura di famiglia, la libertà di scelta educativa, la famiglia fondata sul matrimonio. Nel sistema tributario italiano si afferma che spesso paga di più chi ha meno reddito, è il caso delle famiglie monoreddito, dove il contribuente mantiene e assiste il coniuge e i figli, ma non può dedurre dal reddito complessivo i costi sostenuti, se non detrazioni per i famigliari a carico inadeguate ai costi reali. La soluzione secondo il Forum sarebbe un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo di mantenimento di ogni soggetto a carico. Sono questi i temi che dovrebbero occupare la campagna elettorale degli schieramenti politici e in particolare spetta ai cattolici fare chiarezza sui principi non negoziabili. I punti della petizione del Forum non sono esattamente l’eptalogo che i cattolici proposero con il Patto Gentiloni nel 1913, quando poi mandarono in Parlamento oltre 220 firmatari. Il senatore Mantovano però qualche analogia la scorge, “Sollecitare attenzione sulla riduzione del carico fiscale per le famiglie italiane va nella medesima direzione: chi assume l’impegno di condurre a compimento una più favorevole considerazione fiscale per i nuclei familiari è come se firmasse una cambiale”. Domenico Bonvegna Politica Europea POLITICA EUROPEA 6 Q uella che la Nato affronta in Afghanistan è una sfida che «non possiamo permetterci di perdere, quali ne siano il costo e le difficoltà». La domanda che le nazioni alleate devono porsi è semplice: «Ne vale la pena?». La risposta di George W. Bush è: «Assolutamente sì, perché se non sconfiggiamo i terroristi laggiù, dovremo affrontarli nei nostri Paesi». La conclusione non ha alternative: «Gli Usa si aspettano che i partner si assumano l’ impegno necessario per vincere. Chiediamo loro di fornire nuove forze alla missione». Imposta inutilmente la sua causa, il presidente americano, al vertice della Nato, apertosi ieri sera a Bucarest e che stamane entra nel vivo di un’ agenda, dove pochi dossier mettono d’ amore e d’ accordo la Casa Bianca con i governi europei. Scontato l’ annuncio dell’ adesione di Croazia e Albania, anche l’ ingresso della Macedonia sarà quasi certamente congelato, per il veto della Grecia, che non vuole vedersi rubato il retaggio storico di Alessandro Magno. Il resto, dall’ invito a negoziare a Georgia e Ucraina, all’ Afghanistan appunto, rischia di rivelarsi imbarazzante per il capo della Casa Bianca, candidato a collezionare una raffica di rifiuti, inedita negli annali dell’ Alleanza. Già alla cena di ieri sera, il confronto è stato duro e sarà già molto se per Kiev e Tbilisi la Nato confezionerà un pacchetto consolatorio di cooperazione, forse con la promessa di una data lontana per l’ offerta formale del membership action plan. Ma Bush, con buoni argomenti, non rinuncia a rammentare agli alleati i pericoli e la posta in gioco, l’ esistenza stessa della Nato, nella guerra ai Talebani e nel sostegno al fragile governo di Hamid Kharzai. «La missione in Afghanistan è decisiva per la nostra sicurezza e per la pace», spiega il presidente, ricordando che appena due settimane fa Osama Bin Laden ha nuovamente minacciato di colpire l’ Europa. Senza citare Germania, Italia e Spagna, Bush mostra comprensione per «i Paesi le cui politiche impediscono loro di impegnarsi di più». Ma il problema rimane: «Le nazioni devono prendere sul serio questa sfida: ogni sconfitta della Nato in Afghanistan diminuirà drammaticamente la credibilità dell’ organizzazione». Ci sono 47 mila soldati alleati, oggi, impegnati nelle varie regioni del Paese. Ma tutto il peso delle operazioni di combattimento viene sopportato da americani, inglesi e canadesi nel Sud, mentre gli altri Paesi, il nostro compreso, affrontano compiti meno rischiosi nel Nord. Gli Usa hanno deciso di inviare altri 3200 marines, che si aggiungeranno ai 31 mila americani già presenti. Ieri Parigi ha confermato l’ impegno ad aumentare il proprio contingente, annunciato la scorsa settimana dal presidente Sarkozy. Ma, come ha spiegato ieri il primo ministro Fillon, saranno poche centinaia di uomini, mentre si era sperato fossero mille, per poter dare una mano alla forza canadese. Il premier di Ottawa, Stephen Harper, che ha minacciato di ritirare i suoi 2500 soldati entro un anno se la situazione non cambia, si è detto però «ottimista» che l’ obiettivo del rafforzamento sarà conseguito. Nel giro di tavola odierno i leader parleranno anche dei caveat, le regole ad hoc, in base a cui ogni nazione definisce e limita le proprie regole d’ ingaggio nella missione afghana. I comandi militari li vorrebbero rimossi. Il segretario della Nato, Jaap de Hoop Scheffer, ha detto che «si può e si deve far meglio, eliminando quelli rimanenti». Il solo punto sul quale George Bush dovrebbe vedersi confortato dal sostegno Ve r t i c e N a t o George W. Bush degli alleati sarà quello del sistema antimissile, che Washington vuole installare in Polonia e Repubblica Ceca. «Lo scudo è decisivo per difendere l’ Europa da un pericolo reale e a mio avviso immediato, posto da nazioni come l’ Iran», spiega il presidente, che del tema parlerà domenica a Soci, sul Mar Nero, con Vladimir Putin. I diplomatici americani nei giorni scorsi si erano mostrati ottimisti sulla possibilità di vincere le resistenze di Mosca. Ma ora Bush appare più cauto: «Non ho grandi aspettative, è solo una buona opportunità per discuterne». La Russia sarà costretta a prendere le misure per proteggere la propria sicurezza in risposta all’allargamento della Nato oltre i confini dell’ex Urss: ha detto Putin. “Ci aspettiamo che non ci siano rivolti ultimatum”, ha aggiunto. “Stiamo dicendo chiaramente che saremo costretti a prendere misure per proteggere la nostra sicurezza. Tutte le misure necessarie”. Ed ha aggiunto: “La Nato non deve assicurare la sua sicurezza alle spese della sicurezza di altri paesi. Questo non deve verificarsi a nostro detrimento”. La Russia è pronta a rilanciare l’operatività del trattato sulle armi convenzionali in Europa (Cfe), ma solo con gli altri partecipanti. “Russia demonizzata da alcuni Paesi” Il presidente Putin ha accusato alcuni Paesi di aver demonizzato la Russia, dimenticando il suo contributo alla fine della guerra fredda. “Alcuni alleati sono arrivati ad una totale demonizzazione della Russia e non possono venirne fuori. Alcuni hanno cominciato a parlare di ambizioni imperiali”. “Teheran non va isolata” L’Iran deve essere fatto uscire dal suo isolamento: questo l’appello di Putin rivolto ai dirigenti della Nato ed in particolare a George W. Bush. “Nessuno non può seriamente pensare che l’Iran oserebbe attaccare gli Stati Uniti”, ha dichiarato il Putin ai dirigenti della Nnato secondo una fonte diplomatica russa. “Anzichè accusare l’Iran, sarebbe molto più intelligente riflettere insieme al modo di aiutare l’Iran a diventare più prevedibile e trasparente”, ha aggiunto Intanto la Russia ha pronto un programma per il varo di cinque o sei nuove portaerei e del relativo gruppo di appoggio. Lo ha annunciato il comando navale che ha anche reso noto che entro l’anno sarà messo in mare il sottomarino strategico “Yury Dolgoruky”. La notizia viene proprio mentre a Bucarest Putin discute con i leader dei Paesi membri della Nato del futuro dei rapporti tra l’Alleanza e la Russia. E questa situazione era proiettata al inizio della riunione oggi con l’invito del Presidente Americano : “La guerra fredda e’ finita”, e’ arrivato il momento che Russia e Stati Uniti voltino pagine, mettendosi alle spalle le divergenze degli anni scorsi. E’ l’invito che il presidente americano George W. Bush ha rivolto al presidente russo Vladimir Putin, durante la riunione del Consiglio Nato-Russia a Bucarest, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos. Bush e Putin torneranno a vedersi domenica a Soci, sul Mar Nero, per il loro ultimo incontro tra presidenti delle due superpotenze. Mosca e la Nato hanno raggiunto un accordo per permettere all’Alleanza atlantica di utilizzare il territorio russo per il transito terrestre di convogli verso l’Afghanistan, ma non ha dato il via libera all’apertura dello spazio aereo e al passaggio di truppe. “L’intesa e’ stata raggiunta - ha annunciato un portavoce dell’Alleanza atlantica al termine del Consiglio Nato-Russia a Bucarest - Riguardera’ il transito via terra di convogli carichi di equipaggiamento non letale”. Intanto un grande successo della Grecia : Il primo ministro greco Costas Karamanlis ha inviato le autorita’ di Skopje a riprendere i colloqui per Infrazioni contro l’Italia L ´Italia oggetto di quattro pareri motivati, una lettera di costituzione in mora e un ricorso innanzi alla Corte di giustizia Oggi la Commissione europea ha avviato nei confronti dell´Italia una serie di procedimenti relativi al mancato recepimento di direttive comunitarie o, in un caso, alla mancata esecuzione di una sentenza del 2007 con la quale la Corte di giustizia aveva già dichiarato il nostro Paese inadempiente. La Commissione europea ha inviato al nostro Paese quattro pareri motivati. Il parere motivato costituisce la seconda fase della procedura di infrazione (o procedura per inadempimento) prevista dall´articolo 226 del trattato CE. In mancanza di una risposta soddisfacente da parte dello Stato interessato, la Commissione può sottoporre la questione alla Corte di giustizia delle Comunità europee. Due dei pareri motivati inviati all´Italia riguardano il settore marittimo. 1) La Commissione europea ha trasmesso un parere motivato all´Italia (e all´Estonia) per non avere recepito integralmente nei loro ordinamenti nazionali una direttiva del 2005 volta a migliorare l´immagine del settore europeo dei trasporti marittimi, ad attira- re i giovani verso la professione marittima e a promuovere la mobilità professionale dei marittimi all´interno dell´Unione europea, ponendo in particolare l´accento sulle procedure di riconoscimento dei certificati di idoneità e garantendo nel contempo la stretta osservanza dei requisiti previsti dalle pertinenti convenzioni dell´Organizzazione marittima internazionale. Gli Stati membri avrebbero dovuto recepire la direttiva entro il 20 ottobre 2007. 2) La Commissione europea ha trasmesso un parere motivato all´Italia per non avere recepito integralmente e applicato una direttiva del 1995, poi modificata anche a seguito del naufragio della petroliera Erika. La direttiva ha lo scopo di ridurre la presenza nelle acque comunitarie di navi che non soddisfano gli standard in materia di sicurezza marittima, promovendo l´applicazione della relativa legislazione internazionale e comunitaria, fissando criteri comuni per il controllo delle navi negli Stati di approdo e armonizzando le procedure di ispezione e immobilizzazione. A tutt´oggi l´Italia non ha recepito né applicato una delle norme della direttiva che impone di addebitare i costi delle ispezioni all´armatore o all´operatore della nave. In un terzo caso, la Commissione ha deciso di inviare un parere motivato all´Italia in merito alla normativa che disciplina gli onorari massimi obbligatori per i servizi resi dagli avvocati. La Commissione ritiene che tale normativa non sia compatibile con gli articoli 43 e 49 del trattato CE, che garantiscono rispettivamente la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei servizi nell´Unione europea. La Commissione contesta infatti la necessità di tali disposizioni, che limitano l´accesso al mercato italiano da parte di prestatori di servizi originari di altri Stati membri senza tuttavia garantire l´accesso alla giustizia e alla sua corretta amministrazione o proteggere i destinatari dei servizi in misura proporzionata rispetto agli obiettivi di interesse generale perseguiti. Infine, in un altro caso, riguardante il settore degli appalti pubblici, la Commissione europea ha deciso di inviare all´Italia, a norma dell´articolo 228 del trattato CE, una lettera di costituzione in mora con la richiesta di conformarsi immediatamente ad una sentenza della Corte di giustizia europea: in effetti, il 13 settembre 2007 la Corte di giustizia ha statuito che, rinnovando 329 concessioni per l´esercizio delle N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile risolvere la disputa sul nome ufficiale della Macedonia, che ha portato al veto greco sull’adesione del paese alla Nato. “Noi non vogliamo umiliare, non e’ una questione di chi vince e chi perde”, ha detto Karamanlis ad una conferenza stampa a al summit Nato di Bucarest, dopo che la delegazione macedone ha abbandonato il vertice. “Voglio mandare un nuovo invito alla leadership di Skopje per una ripresa dei negoziati sotto gli auspici dell’Onu per poter giungere ad una soluzione nell’interesse dell’intera regione”, ha aggiunto il primo ministro greco.Il sogno della Macedonia di entrare nella Nato deve essere rinviato per un po’. Al vertice dell’Alleanza Atlantica di Bucarest, la Grecia ha mantenuto il suo veto impedendo così il via libera dei 26 all’adesione di Skopje insieme a Croazia e Albania. Per queste ultime due non ci sono problemi ne’ opposizione da parte di nessun membro della Nato e domani mattina verra’ dato l’annuncio ufficiale per l’apertura del processo di adesione di Tirana e Zagabria. Per la Macedonia invece c’e’ un rinvio, in attesa di un difficile compromesso che riguarda il nome del Paese che la Grecia non ha mai accettato. Il contenzioso tra Grecia e Macedonia sul nome di quest’ultimo paese rimane quindi in una fase profonda di stallo. La Grecia avrebbe rifiutato anche una proposta di compromesso che prevede che l’invito della Nato venga fatto temporaneamente con il vecchio nome Fyrom, vale a dire Ex repubblica jugoslava della Macedonia. Lo stesso nome con il quale questo paese è riconosciuto dall’Onu dal 1993. Giorgio Lambrinopulos scommesse ippiche senza previa gara d´appalto, la Repubblica italiana non ha ottemperato agli obblighi derivanti dagli articoli 43 e 49 del trattato CE, violando in particolare il principio generale della trasparenza e l´obbligo di garantire un´adeguata pubblicità sentenza nella causa C-260/04. La Commissione ritiene che le misure finora adottate dalle autorità italiane non siano sufficienti per conformarsi alla sentenza della Corte. Innanzitutto, pur accogliendo favorevolmente la nuova legislazione adottata dalle autorità italiane per aprire il mercato dei servizi delle scommesse sportive, la Commissione rileva che le concessioni assegnate illegalmente sono ancora valide. In secondo luogo, le autorità italiane avevano annunciato che queste concessioni sarebbero state riattribuite mediante un bando di gara, ma non è stato adottato nessun provvedimento in materia. La Commissione ha pertanto deciso di inviare una lettera di costituzione in mora all´Italia. Qualora le autorità italiane non si conformassero alla sentenza in oggetto, la Commissione trasmetterà un parere motivato al governo italiano e, se del caso, chiederà alla Corte di comminare alla Repubblica italiana una penalità giornaliera. G.L. Attualità N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile 7 I sordi protestano contro la RAI resto prevede espressamente il contratto di servizio RAI ñ Stato. Non cíè pace in questa campagna elettorale che si dimostra essere la più brutta della storia díItalia. Lo riconoscono tutti gli schieramenti politici, da destra a sinistra. Si svolge essenzialmente sulle televisioni e la legge sulla par condicio, aggravata dalla legge elettorale vigente, rende particolamente e difficile líorganizzazione di confronti diretti fra tutti i leader delle formazioni in lizza. Nella precedente campagna tutto Corsini, Presidente Unione Nazionale Sordi era più semplice persordi protestano contro la ché la competizione era limitaRAI. Sit in sono stati orga- ta a due schieramenti, rapprenizzati presso le Prefetture sentati da due leader soltanto. dei cinque capoluoghi della re- Oggi le forze in campo sono gione e presso la sede regiona- molteplici, grazie al bipolarile della RAI. I sordi si sentono smo che doveva semplificare tagliati fuori dallíinformazione e ridurre la presenza dei partipolitica perché i programmi ti, obbligandoli ad aggregarsi, non sono sottotitolati, come del pena il rischio di scomparire I dal parlamento. La situazione che si è generata è esattamente opposta a quella auspicata e da ciò la difficoltà oggettiva a garantire facilmente una par condicio a tutti gli schieramenti. Sarebbe bastato fare la riforma della legge elettorale prima di andare alle elezioni, ma líopposizione non ha voluto, convinta comíera e comíè di vincere alla grande e di non avere al senato, i problemi che ha avuto il Centrosinistra. La campagna elettorale si svolge, dunque, in modo del tutto inconsueto. ìNemmeno nella Russia di Putin accade ciò che accade in Italiaî, ha detto Boselli del Partito Socialista. Non cíè alcun confronto, non un contraddittorio, solo una successione di interventi di questo o quellíaltro politico, con maggiore visibilità ai leader del partito Democratico e del Popolo delle Libertà. È nota la recente polemica di Berlusconi nei confronti della RAI per avergli impedito la partecipazione al programmo di Bruno Vespa perché líesponente del PD, Walter Veltroni, non era disponibile quel giorno. Oggi, alle tante si aggiun- Qualcosa di Alitaliano L e trattative legate all’acquisizione, da parte di Air France, del pacchetto di maggioranza dell’ Alitalia inducono a costruire e a sviluppare una riflessione sui danni che potrebbe produrre, la conclusione negativa della vicenda, in termini di immagine, sull’intera Azienda Italia. La complessità e la criticità della crisi che attraversa la nostra Compagnia di Bandiera non solo sul piano occupazionale necessitano di una opportuna inchiesta storicogiornalistica. Come Corriere del Sud limitiamoci a scrivere che la Crisi dell’Alitalia nasce da tempi lontani. Si accennava, precedentemente, dell’interessamento di Air France al quale si aggiunge, negli ultimi giorni, l’entrata nella partita anche di LuwTansa. Qualora dalla Germania questa voce dovesse trovare riscontro si avrà la conferma che, l’ Italia, è dominata dall’asse francotedesco già influente, nel passato, sui destini economici e industriali europei. L’influenza d’oltralpe associata a quella germanica non si limita relativamente all’Italia alle future sorti della compagnia di bandiera nostrana ma van ben al di là di esse per altri legami o dipendenze. Si parte dall’energia elettrica. L’ assenza sul nostro territorio nazionale di Centrali Elettriche comporta la dipendenza dell’Italia dalla Francia in termini di approviggionamento elettrico. La classe dirigente italiana non ha, sino ad oggi, attuato una seria politica energetica, che puntasse, in termini pratici, alla costruzione di Centrali Nucleari puramente italiane. Tuttora cosi non è. Il black-out a cui che l’Italia subì nella notte tra Sabato 27 e Domenica 28 Settembre 2003 ne rappresenta una prova tangibile del recente passato. Si prosegue con lo smaltimento dei rifiuti. In questo caso la dipendenza è tedesca. Durante l’ Assembea di Alleanza Nazionale tenutasi a Bari lo scorso 19 Gennaio il Segretario Regionale del Partito On. Adriana Poli Bortone rivelò pubblicamente che dall’Italia giungevano a Stoccarda vagoni merci carichi di tonnellate di rifiuti destinati ad un impianto di smaltimento gestito da un signore la cui identità - sottolineava l’ Europarlamentare di AN - risultava ignota. Domanda: E’ possibile che, come per il nucleare, l’Italia non si attrezzi per avere dei termovalorizzatori ? L’Italia non è inserita fra le otto potenze industriali? Capitolo Gas. Pur con la copertura e l’intermediazione dell’ENI l’Italia è gassificata dalla Russia. Ragion per cui bisogna e bisognerà prestare molta attenzione ai Vertici Italo-Russi poichè lo sviluppo dei rapporti politici, ecomomici e diplomatici verterà sulla apertura o chiusura dei rubinetti da parte del Cremlino. Si vocifera da tenpo della presenza nei sottosuoli di Lucania e Sicilia di tracce petrolifere. Perchè non verificarne l’esistenza ? Mistero Italiano anche questo ! Restando in tema “gassificatorio” come non dimenticare il metano proveniente dall’ Algeria per mezzo del famigerato gasdotto algerino ? Costui tanto fa pena- re la diplomazia italiana ogni qualvolta in prossimità delle coste nordafricane vengono bloccati marittimi e pescatori italiani provenienti in gran parte dalla vicina Sicilia. Dalla serie state buoni se potete. Capitolo Acqua. L’emergenza idrica da cui è investita l’Italia Meridonale potrebbe essere risolta anch’essa con una dipendenza e provenienza estera. Durante le Regionali del 2000 si apprendeva, in Puglia, di un Progetto relativo all’approvigionamento idrico dell’Italia dall’ Albania con la possibilità di ricevere, dal dirimpettaio Paese Adriatico, ge quella legittima e sacrosanta dei sordi, che si sentono lesi nel diritto sancito dal contratto di ser5vizio RAI ñ Stato. Secondo líEnte Nazionale Sordi, infatti, la RAI non ha ìgarantito il diritto allíinformazione e alla libera e consapevole espressione del votoî. Proprio su questo tema il Presidente dellíENS, Ida Collu, lo scorso 12 marzo ha incontrato i vertici dellíAzienda la cui risposta, si legge in un comunicato dellíENS, ha comunicato semplicemente ìdi avere avviato la sperimentazione della sottotitolazione di ìPorta a Portaî, senza, tuttavia nascondere le scarse probabilità di successo. Nessun impegno neanche riguardo allíeventuale sottoscrizione delle conferenze stampa dei leader di partito e dei confronti TV tra candidati premierî. Un pasticciaccio dunque che stigmatizza líurgenza di rivedere le regole del sistema radiotelevisivo, soprattutto in ambito dei programmi di informazione politica, e di stimolare líapplicazione di quelle che già garantiscono, ma solo sulla carta, i diritti come quelli dei sordi. Roberto De Napoli l’acqua per via di una tubazione sotterranea e terracquea identica al gasdotto algerino. Puntuale, anche nelle circostanze relative al flusso dell’immigratorio dai Balcani, dovrà essere la gestione delle trattative diplomatiche, fondamentali per il mantenimento delle relazioni politiche ed economiche. A questo elenco di dipendenze manca il Trasporto Aereo. L’ auspicio è che manchi all’appello con uno scatto di orgoglio da parte di tutti gli italiani affinchè l’Alitalia rimanga italiana. Rimanga in quel Paese apprezzato al mondo per le sue bellezze artistiche e culturali ma che rischia di perdere in questi giorni qualcosa di suo. Qualcosa di (Al)italiano. Nicola Zuccaro Enel, bollette salate N onostante la recente installazione dei contatori elettronici, l’ENEL continua ad emettere bollette per i contratti ad uso domestico residente con consumi stimati, invece che attraverso la lettura dei consumi effettivi. Così in questi giorni, a me, come a tanti altri utenti, è pervenuta la fattura relativa al bimestre febbraio-marzo, con aumenti anche superiori al 50% rispetto alla media delle bollette precedenti e, segnatamente, a quella relativa allo stesso periodo dell’anno precedente. La colpa questa volta non è del caro petrolio, ma va ricercata nel fatto che la stima effettuata di chilowattora consumati è molto superiore a quella abituale – continua Capodanno -. Solo per esemplificare, nel mio caso, mi sono ritrovato fatturati oltre 1.500 kWh, laddove il consumo effettivo, verificato attraverso la lettura del contatore elettronico, si aggira intorno ai 1.000 kwh. In pratica andrò ad “anticipare” il pagamento per circa 500 kWh che consumerò nei prossimi mesi. Un fatto di una gravità inaudita. Ma non nuovo per la società interessata alla luce del recente intervento nei confronti di 4 società dello stesso gruppo da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, che ha avviato un procedimento per pratiche commerciali scorrette. In pratica questo mese ciascun utente interessato è costretto a pagare consumi non ancora effettuati, mettendo a disposizione della società, alla stregua di un prestito, somme non ancora dovute. Solo che, a differenza dei prestiti che vengono effettuati a titolo oneroso, all’utente verranno semplicemente restituite le somme anticipate, in fase di conguaglio successivo. Mi auguro che anche in questo caso l’AGCM, in uno alle associazioni dei consumatori vogliono assumere i provvedimenti e le iniziative del caso. Attenti a non smaltire la salute C hi racconta la verità non ha mai paura di quel che dice perché sa di trovare il miglior ascoltatore nel cuore stesso dei suoi nemici. Seguendo questa massima proviamo a riepilogare la questione dei rischi collegati all’uso dell’inceneritore. Ha fatto scalpore la dichiarazione pubblica di Umberto Veronesi, il quale ha candidamente affermato che il ricorso agli inceneritori non desta alcuna preoccupazione per la salute! Conoscendo l’uomo, possiamo essere sicuri della sua buona fede, avendolo ascoltato nella sua veste di oncologo pochi giorni fa ad un convegno, possiamo confermare che non è ancora rimbambito, allora come si spiega tanta sicurezza mentre la letteratura scientifica più avvertita mette in guardia sui rischi rappresentati dalle nano particelle, quelle sostanze che le normali apparecchiature non riescono a dosare? Queste microsostanze sono sospettate di essere agenti patogeni ben più rischiosi di diossina e furani, le cui concentrazioni nel sangue degli abitanti vicini agli impianti, sembrano al momento, per inceneritori di ultima generazione, abbastanza rassicuranti. Viceversa queste nano particelle, essendo di dimensioni simili ai virus, se inalate, penetrano in circolo e possono dar luogo a mutazioni genetiche. Siamo stanchi di una campagna di stampa a senso unico tesa a rassicurare i cittadini, non vogliamo più leggere quotidianamente sulla più grande testata del sud, pseudo professori, privi di qualunque autorità internazionale, che pon- tificano su una materia della quale non hanno alcuna esperienza. Siamo scandalizzati che un famoso professore austriaco venga invitato in pompa magna a nostre spese dal rettore ad un dibbattito nell’aula magna dell’università, il quale beatifica l’incenerimento, non accetta domande dal pubblico, dopo un giorno diventa consulente della regione Campania (sempre a nostre spese) e pare sia legato alle industrie che costruiscono i termovalorizzatori. Siamo sconcertati che la raccolta differenziata, che produrrebbe ricchezza e lavoro ancora non parta. Siamo umiliati che l’emergenza rifiuti si aggravi giorno dopo giorno senza che nessuno riesca a porre rimedio. Achille della Ragione Attualità Meeting nazionale dei giovani 8 A Pompei dal 30 aprile la XXII edizione S i svolgerà dal 30 aprile al primo maggio il XXII Meeting Nazionale dei Giovani di Pompei che sul tema «Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni» e che avrà fra i testimoni il vicedirettore «ad personam» del Corriere della Sera, Magdi Cristiano Allam. Il giornalista si è convertito la notte di Pasqua, battezzato dal Papa Benedetto XVI: un gesto che ha fatto il giro del mondo e suscitato tante polemiche.La XXII edizione del Meeting è in linea con la prossima Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Sydney dal 16 al 20 luglio e che vedrà la partecipazione anche del Papa, ospiterà Magdi Cristiano Allam, che la mattina del 30 aprile incontrerà i giovani delle scuole di Pompei. Il Santuario della Beata Vergine del Santo Rosario di Pompei, in sintonia con il progetto triennale dell’Agorà dei giovani italiani e in continuità con il cammino indicato dal Santo Padre, propone un’occasione di confronto, pre- L vimenti, provenienti dalla Campania e da ogni parte d’Italia. Pompei verso il Meeting Sarà presente anche una delegazione di giovani dalla Svizzera, gemellati alla Prelatura di Pompei in vista della partecipazione alla GMG di Sydney 2008. «In modo particolare - afferma don Giovanni Russo, organizzatore della manifestazione - si darà parola e ascolto ai giovani lí dove la parola tante volte è soffocata e non percepita, a Didascalia: Magdi Cristiano Allam, (sarà ospite causa di tanti frastuoni e del meeting) sofferenze che caratterizzano il mondo giovanile. ghiera e riflessione individuale e Dunque - prosegue don Ruscomunitaria, mirata all’approfon- so - il Meeting di Pompei non è dimento del valore della testimo- da intendere come una semplice nianza cristiana «fino agli estremi occasione di aggregazione gioconfini della terra». Il messaggio vanile, ma piuttosto come una di Pompei giungerà quest’anno concreta esperienza di fede e agli oltre 10.000 iscritti: giovani di cultura, il cui presupposto è d’età compresa tra i 17 e i 30 anni tutto nella presenza attiva dei appartenenti a diocesi, parroc- giovani e nell’entusiasmo che chie, gruppi, associazioni e mo- li caratterizza».Ad animare Rifiuti, secondo la U.E. la Basilicata è fuorilegge a OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni, Comitati, Movimenti e Cittadini – denuncia, ancora una volta, come sia inaccettabile aver utilizzato a pretesto lo stato di emergenza e la solidarietà alla vicina Campania, per giustificare operazioni sui rifiuti definite illegittime anche dalla Corte di Giustizia Europea, che ha recentemente sentenziato una infrazione all’Italia che purtroppo finirà per gravare sulle tasche degli incolpevoli cittadini. Infatti, con una raccolta differenziata in Basilicata che si assesta ad un misero 7% e con una produzione pro-capite annua di rifiuti pari a 400 Kg. per abitante (rapporto APAT sui rifiuti 2007) che è la più bassa in Italia, la regione paradossalmente diventa esempio della mancata applicazione della Direttiva Comunitaria in materia di riduzione dei rifiuti ed utilizzo improprio dell’incenerimento. Questo paradosso è ancor più evidente dopo la recente pronuncia della Corte di Giustizia della UE e diviene la “cartina tornasole” ai silenzi del Sindaco di Venosa, Castelgrande, e dell’Assessore all’Ambiente della Provincia di Potenza, Iacobuzio, a seguito dei recenti comunicati di Accademia Kronos e OLA in cui si chiedevano lumi sul progetto di raddoppio della discarica comunale di Notarchirico a Venosa. I due rappresentanti istituzionali, vanamente, sono stati chiamati in causa per fornire precise risposte ai cittadini. Sembrerebbe, invece, che alle risposte abbiano preferito na- scondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Infatti, mentre l’UE chiede agli Stati membri di perseguire politiche di riduzione dei rifiuti, evitando la realizzazione di nuove discariche e inceneritori, dichiarati espressamente inquinanti, in Basilicata grazie ad Ordinanze emergenziali approvate in deroga ai Piani Provinciali dei Rifiuti si raddoppiano i metri cubi delle discariche esistenti con aggravi dei costi di gestione a carico dei cittadini ignari, e si propinano la costruzione di nuovi inceneritori chiamati impropriamente termovalorizzatori. E’ ormai chiaro che siamo in presenza di un nuovo business, quello delle “discariche degli altri”, ovvero di discariche extraregionali e degli inceneritori da cui i Comuni pensano di rimpinguare le casse, addebitando però i costi di gestione ai cittadini con ritocchi della TARSU, la tassa sui rifiuti solidi urbani. La discarica di Notarchirico di Venosa non è che l’esempio, l’icona di questo nuovo affare sui rifiuti. Si preferisce privilegiare il ricorso all’impiantistica ed al trasporto dei rifiuti prevedendone l’incremento solo per operare conseguentemente un freno alla raccolta differenziata che rappresenta invece la vera soluzione al problema. Le “ordinanze” emergenziali emanate dal Presidente della Giunta regionale di Basilicata di ampliamento delle discariche di Potenza, Genzano di Lucania e Lauria, ma anche per la stessa provincia di Matera, in assenza di un riferimento alla pianificazione sui rifiuti provinciale che indichi anche i costi che l’operazione comporta per la collettività, non solo rappresenta un’operazione illegittima secondo L’UE, ma favorisce una politica degli affari che, come la Regione Campania ha dimostrato, produce solo danni al territorio, all’economia ed alla salute dei cittadini. gli appuntamenti in calendario per l’evento, relatori noti come osservatori e testimoni autorevoli della vita e della cultura ecclesiale e civile: monsignor Carlo Liberati, arcivescovo-prelato di Pompei, don Giovanni D’Ercole, conduttore della rubrica religiosa «Sulla via di Damasco», Magdi Cristiano Allam, don Nicoló Anselmi, direttore del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei, il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra-psicoterapeuta, dottor Antonio Virgilio, capo-comissione Medici senza Frontiere-Italia; Tosca D’Aquino, attrice; Pietro Pignatelli, attore e protagonista del musical «Scugnizzi», i cantautori Roberto Bignoli e Pier Didoni e la cantante Tiziana Manenti. Chiuderà l’evento il musical dal titolo «Non abbiate paura», eseguito dai ragazzi della Comunità Cenacolo di Suor Elvira Petrozzi. N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile FLASH D opo l’open day del 18 aprile, che vedrà aperte al pubblico le sedi di M i l a n o , R o m a , P a l e rm o , Tr e v i s o e F i r e n z e , i l 1 9 e i l 2 0 a p r i l e Te l e fono Azzurro scenderà di nuovo in piazza c o n i ‘ F i o r i d ’ A z z u rro’: 6000 volontari in oltre 2300 piazze italiane per dire “basta alla violenza sui bambini”. Obiettivo è sostenere le attività di ascolto, prevenzione ed intervento per proteggere i bambini dall’abuso e dal maltrattamento. In allegato vi inviamo il comunicato stampa con tutte le informazioni relative, un file in cui sono indicate le piazze coinvolte nell’iniziativa, regione per regione e dei dati relativi al problema dell’abuso. No al libretto casa I l Consiglio di Stato ha confermato – respingendo l’appello del Comune di Roma – la sentenza del Ta r d e l L a z i o c h e a v e va dichiarato illegittima, su ricorso della Confedilizia, la delibera del Comune di Roma istitutiva del fascicolo del fabbricato. Nella sua pronuncia risalente alla fine del 2006, il Tribunale amministrativo regionale aveva fra l’altro rilevato come il libretto casa non possa “legittimamente essere il duplicato dei dati già acquisiti o esistent i p r e s s o l a P. A . e c h e sono richiesti sol perché essa non è in grado di ordinarli e valutarli correttamente” e che “è illegittima l’imposizione di oneri complessi e di peso eccessivo, per tutti i tipi di edifici e senza una minima discriminazione tra loro”, aggiungendo altresì che la legge “non ammette interventi ed opere generalizzate sugli edifici di qualunque genere, età e condizione, sicché gli accertamenti, al fine d’evitare oneri eccessivi e senza riguardo al loro peso sulle condizioni economiche dei proprietari, devono esser suggeriti solo in caso d’evidente, indifferibile ed inevitabile necessità, se del caso con graduazione dei rimedi da realizzare”. Nel confermare l’illegittimità della delibera del Comune di Roma, il Consiglio di Stato rileva fra l’altro che la stessa è fondata su “generiche affermazioni di rischio per l’intero territorio comunale sulla base di non meglio precisate indagini tecniche e sulla intervenuta ricomprensione del territorio del Comune tra quelli suscettibili di rischio sismico”. Rottamazione, le beffe per chi non riacquista un nuovo mezzo F irenze - Fin dalla Finanziaria 2007 e’ previsto un bonus nel caso in cui a fronte di una rottamazione auto non si acquisti l’auto nuova, consistente nel rimborso dell’abbonamento al trasporto pubblico. Il beneficio e’ stato riproposto anche in Finanziaria 2008, leggermente modificato (e’ stata aggiunta la possibilita’ di rimborso di 800 euro per i servizi di car sharing). Ma dalla prima introduzione fino ad oggi non sono mai stati emessi i decreti attuativi e chi ha rottamato senza riacquisto non ha mai potuto avviare una pratica per i bonus previsti. Ora il decreto e’ arrivato:decreto Min.Finanze del 1/2/08 in GU del 4/4/08 (1). Allelulia? Calma! Riguarda solo il bonus della Finanziaria 2007, quindi per gli abbonamenti acquistati in quell’anno. Dobbiamo accontentarci e gioire della situazione in via di soluzione? C’e’ un detto popolare che dice “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi” e sembra che la nostra “pentola del diavolo” sia perma- nentemente aperta ad accettare tutte le “diavolerie” del caso. Vediamo perche’. La domanda va presentata con apposito modello (2) agli “enti incaricati del servizio di rimborso” che saranno individuati -cosi’ come i termini entro cui il rimborso dovra’ seguire la domanda- da una convenzione fatta dal Ministero che scegliera’ tali enti “in base al criterio dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa”, convenzione che sara’ stipulata entro 60 gg dalla pubblicazione del decreto (4 giugno 2008). Il modello (2), quindi, e’ per ora carta straccia... e stiamo parlando dei rimborsi previsti in Finanziaria 2007, non quella del 2008.... che chissa’ quando e se arrivera’.... Ci viene un dubbio... ma i contribuenti, a Giugno 2008....avranno ancora la copia dell’abbonamento annuale ai mezzi pubblici del 2007 e quella della ricevuta di pagamento.... perche’ si dovranno allegare ambedue... In quanti ce l’avranno ancora? E’ una beffa? Troppo presto per dirlo, ma il sentore lo abbiamo. Informazione Regionale N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile dalla Calabria Il futuro dei corsi universitari a Crotone S i è tenuto questa mattina, presso la sala giunta del Comune di Crotone, un incontro al quale hanno partecipato il sindaco, Peppino Vallone, il presidente della Provincia, Sergio Iritale, l’assessore comunale alla Cultura, Giovanni Capocasale, il capo di gabinetto della presidenza della Provincia, Enzo Facente, il professor Silvio Gambino preside della Facoltà di Scienze Politiche dell’Unical, la professoressa Laura Luchi preside della Facoltà di Ingegneria e i professori Luigino Filice, Piero Fantozzi e Antonello Costabile docenti dell’ateneo calabrese. Sul tavolo di discussione il futuro dei corsi universitari a Crotone. Il sindaco Vallone, aprendo i lavori, ha ricordato che si sta procedendo al trasferimento della sede dei corsi universitari, attualmente ubicati in locali che ospitano anche una scuola elementare, presso l’ex CIAPI e che si è in prossimità della scadenza della convenzione con l’Unical. Rapporto che comunque continuerà, come previsto dalla convenzione stessa, per l’anno accademico 2008/2009. “E’ opportuna” ha osservato il sindaco “fare una riflessione urgente e costruttiva sul futuro dei corsi universitari partendo dalla loro rimodulazione”. “Riflessione” ha continuato il sindaco “che parte dall’esperienza acquisita fino ad oggi e che deve basarsi su un elemento fondamentale migliorare la proposta formativa e renderla più rispondente alle esigenze del territorio”. Dall’anno accademico 2009/2010 dunque si cambia. Ma, come sostiene il presidente Iritale: “i corsi debbono rispondere alle strategie che mettono in campo gli enti locali perché altrimenti il rischio è quello di rendere evanescenti gli interventi formativi” “Inoltre” aggiunge il presidente Iritale “bisogna evitare discrimini tra studenti. Gli studenti di Crotone C rotone - Nel corso dei secoli il popolo di Crotone ha manifestato devozione Mariana intensa e sincera. Il mese di maggio rappresenta ormai da anni un momento di riflessione. Oggi più che mai, in tempi di secolarizzazione, la vera speranza per i cristiani è la Santa Vergine: Maria infatti, porta a Suo Figlio, Gesù di Nazaret, l’unico Salvatore del mondo. Una fede autentica quindi non può non prescindere dalla Madonna. Per approfondire le radici della fede Mariana crotonese e soprattutto devono avere uguale trattamento rispetto ad altre realtà universitarie”. Il Presidente sostiene che gli Enti locali sono disponibili a sostenere offerte formative a patto che queste siano funzionali al territorio stesso. L’offerta formativa dunque va ampliata. La proposta degli Enti Locali è che essa investa per scienze politiche la tematiche della pubblica amministrazione anche attraverso la creazione di master specifici. “Ma che devono essere fatti esclusivamente a Crotone “aggiunge il Presidente Iritale “perché si renda appetibile l’offerta formativa anche a studenti non residenti”. “Non puntiamo a dismettere” dichiara il sindaco Vallone “ma a migliorare perché i corsi universitari hanno un senso solo se sono utili al territorio anche in termini di crescita occupazionale”. Non a caso si intende puntare anche sull’energia e su proposte formative che abbiano al centro lo studio per l’utilizzo di energie alternative. I rappresentanti dell’Unical hanno concordato sulla necessità di adeguare l’offerta formativa e data la propria disponibilità per una rimodulazione concordata con gli Enti Locali dei corsi universitari a partire dall’anno accademico 2009/2010. per proporre un “modello speciale” per la nostra vita sempre più attaccata alle cose del mondo, la Chiesa di Crotone ha organizzato un’importante iniziativa dal punto di vista religioso-culturale. In particolare dal 28 aprile al 2 maggio p.v. si terrà, in collaborazione con l’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana di Roma il XXIII Colloquio Internazionale di Mariologia dal titolo:”Maria serva fedele della parola”. Nel spiegare l’evento Mons. Ezio Limina , rettore della Basilica Cattedrale ha detto:”il 9 SS. 106 Rossano-Crucoli allargabile in un anno D odici mesi: ecco il tempo necessario ad avviare e cantierare i lavori di allargamento a 12 metri e messa in sicurezza dei tratti extraurbani dell’attuale tracciato della SS106 nel tratto Rossano-Crucoli. Investimento richiesto: un cinquantesimo della spesa necessaria per la costruzione di un nuovo tracciato e, soprattutto, con tempi molto ma molto inferiori. Stiamo parlando di circa 30 Milioni di Euro. Finanziamenti? Si può attingere, da subito, ai fondi ANAS già previsti e disponibili proprio per la messa in sicurezza stradale. Lo hanno ribadito e spiegato, a Cariati e Mirto Crosia, nel corso di due incontri elettorali svoltisi ieri sera, Leonardo TRENTO – Presidente del Gruppo Socialista in Consiglio Provinciale e Candidato alla Camera e l’Assessore Regionale ai Lavori Pubblici Luigi INCARNATO. Se, da una parte, è vero che, al di là di una troppo facile inclinazione a fornire garanzie in merito alla realizzazione del nuovo tracciato della SS106, i tempi progettuali e di avvio restano piuttosto lunghi, dall’altra appare di facile, immediata e concreta attuazione la proposta di attivare un tavolo di concertazione con l’ANAS, col Ministero delle Infrastrutture e con la Regione Calabria per verificare le reali intenzioni sulla soluzione alternativa: allargare, intanto, oggi, il tratto extraurbano della SS106 tra Tor- retta di Crucoli e Rossano e che interessa il territorio dei comuni di Crosia, Calopezzati, Pietrapaola, Mandatoriccio, Scala Coeli e Cariati. TRENTO ed INCARNATO hanno ribadito, ancora una volta, che l’unico tratto escluso da sempre ed anche dalle ultime previsioni di ammodernamento della 106 resta quello ricompreso tra Sibari a Catanzaro. Il tratto ricompreso tra Rossano e Crucoli fotografa i 40 km tra i più disastrati e peL’Assessore Luigi Incarnato ricolosi di tutti i 415 km dell’intero tratto calabrese della SS106 della SS106 ed una prospettiva (sui 491 totali da Taranto a di considerazione per le inattese Reggio Calabri). Leonardo aspettative di tutto il territorio. TRENTO e Luigi INCARNATO Per noi che viviamo ed operiaritengono possibile intervenire mo su questo territorio, questa sin da subito con un progetto era e rimane una priorità reale che preveda l’allargamento al- e tangibile, affrontabile e rimeno a 12 metri di questo tratto solvibile; molto meno fumosa, e, soprattutto, in tempi e costi forse, dei cliché elettorali sulle molto contenuti rispetto a quel- cosiddette “priorità infrastrutli della costruzione di un nuovo turali per il Sud” che in queste tracciato alternativo a monte di ore, dal tirreno allo ionio, stanquello esistente. Questa solu- no condendo di retorica enfasi zione –ha sottolineato Leonardo e promesse non pochi intervenTrento- consentirebbe oggi, ti elettorali, destinati ad essere senza aspettare, maggiore sicu- dimenticati all’indomani del 15 rezza per le migliaia di utenti Aprile dagli stessi oratori. programma della festa Mariana sarà quest’anno particolarmente nutrito. Pur non essendo il settenario, la Chiesa di Crotone festeggia due ricorrenze. La prima risale a vent’anni fa, quando Mons. Giuseppe Agostino, il 12 Maggio del 1988, dopo un decreto aveva proclamato la Madonna di Capocolonna patrona dell’Arcidiocesi di Crotone - S. Severina, per essere Madre di unità e di pace. La seconda si rifà al 28 novembre del 1983, quando il Card. Salvatore Pappalardo elevò la Cattedrale a dignità di Basilica”. Gli interventi saranno di prestigio internazionale: Elena Bartolini, docente dell’Istituto Orientale di Milano (30 aprile Bastione Toledo), Ina Siviglia, professoressa della Facoltà Teologica di Sicilia (1 maggio Bastione Toledo), Stefano De Fiores, docente di Mariologia alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma (1 maggio Bastione Toledo) e Zadeh Shahrzad Houshmand, dott. in teologia all’Università Musulmana di Tehran e alla Pontificia Università Lateranense, e docente alla Pontifi- cia Facoltà Teologica Marianum (2 Maggio Basilica Cattedrale). Nel corso della “cinque giorni” Mariana relazioneranno inoltre Mons. Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone – S. Severina, Don Antonio Staglianò, Vicario episcopale per la cultura, prof. Francesco Spadola, Direttore del UDC e Ufficio Comunicazione e Cultura di Crotone, Don Serafino Parisi , Vicario episcopale per la pastorale di Crotone e Mons. Ezio Limina rettore della Basilica Cattedrale di Crotone. Un ulteriore segno di devozione sarà il ripristino sul capo della Madonna di Capocolonna della corona di dodici stelle, realizzata per l’occasione dall’orafo Gerardo Sacco. Il mese di maggio sarà denso di sorprese, dall’attrice Claudia Koll ( 9 maggio), che darà la sua importante testimonanza di conversione all’artista Ludovico Graziani che presenterà una via Crucis. La notte della processione parteciperà al pellegrinaggio il Vescovo di Nazaret. Diversi momenti culturali e sportivi allieteranno tutto il mese. Segnaliamo ad esempio il 4 maggio la rappresentazione della cavalle- La fede rinasce con il mese Mariano ria rusticana. “La festa della Madonna - ha detto Mons. Graziani nel corso della presentazione del XXIII Colloquio di Mariologia, è una festa contrassegnata da una figura che è quella di Maria. Dire Maria significa dire un punto preciso della salvezza dell’uomo. Bisogna dunque riscoprire questa figura di donna”. Maria Grazia D’Ettoris Un momento della processione Informazione Regionale dalla Sei giorni di festa per San Francesco Calabria Ì 10 N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Sergio Fiorentini Calabria e Toscana insieme Q Agazio Loiero uest’anno il “gemellaggio” Calabria-Toscana si rafforza nei settori delle attività produttive e dell’innovazione. Allo stesso tempo – informa una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta regionale - continua l’azione congiunta delle due Regioni per la promozione della cultura della legalità, attraverso la conferma delle iniziative realizzate, a partire dal 2006 con i “Gruppi di lavori estivi” a cui partecipano, ogni anno, centinaia di ragazzi toscani nella Piana di Gioia Tauro e nella locride (a favore di cooperative sociali, associazioni di volontariato, parrocchie) e con la presenza alla “Festa della legalità” di Firenze dei giovani calabresi impegnati nella lotta alla mafia. “Il protocollo di collaborazione sottoscritto due anni fa – ha detto il Presidente della Regione Agazio Loiero - si è arricchito ulteriormente attraverso l’adozione di alcuni indirizzi congiunti in materie economiche e legate al mondo produttivo.Creare dei legami sia istituzionali che produttivi tra Calabria e Toscana - ha sottolineato il presidente Loiero - è sicuramente un buon risultato. Questi eventi sono propedeutici per le nostre imprese e cooperative verso l’apertura di canali commerciali sia nella grande distribuzione che nell’ingrosso commerciale”. Due le iniziative a favore delle imprese realizzate dal Dipartimento regionale alle Attività produttive. La prima, organizzata assieme ad Unioncamere Calabria, Regione Toscana e Comune di Firenze (in collaborazione con molti enti locali calabresi tra cui il Comune di Locri), è la manifestazione “Gusto di Calabria” che prenderà il via lunedì prossimo. La seconda, verrà attivata con i fondi “Agire – Por” tramite il Dipartimento della Programmazione, dopo l’approvazione da parte del Ministero dello sviluppo economico. Essa è finalizzata al trasferimento di buone pratiche nell’ambito della competitività dei sistemi produttivi e della re- sponsabilità sociale dell’impresa. Con il supporto dei tecnici della Regione Toscana in Calabria si punta sia a creare modelli flessibili di aggregazione tra soggetti economici sul territorio per cogliere nuove opportunità di businnes, sia a favorire la responsabilità sociale dell’impresa attraverso il dialogo con i diversi attori (istituzioni, lavoratori, consumatori) e con un processo orizzontale di attività nei diversi ambiti di competenza della Regione (formazione, lavoro, politiche sociali). Per queste finalità saranno pubblicati appositi bandi per i finanziamenti alle imprese. L’ulteriore integrazione al programma di attività 2008 del “Protocollo di collaborazione” sottoscritto due anni fa tra le Regioni Calabria e Toscana, è indirizzata al settore dell’innovazione tecnologica ed amministrativa. Infatti, lo scorso anno, le due Regioni hanno approvato analoghe normative che regolano l’Osservatorio Regionale degli Appalti. Perciò, è stata concordata la messa a disposizione del reciproco know how tecnologico, informativo, formativo ed organizzativo per utilizzare al massimo le sinergie utili ad una rapida attuazione della legge regionale sulla Stazione Unica Appaltante. A breve verrà sottoscritta una convenzione tra le Regioni Calabria e Toscana nella quale definire i criteri generali e le risorse umane e finanziarie a disposizione per lo “start up” e per la gestione dell’Osservatorio Regionale degli Appalti. U santu nostruî. Così i calabresi chiamano san Francesco di Paola; come se fosse una proprietà privata. Con lui hanno un rapporto confidenziale, amichevole, spassionato. Con lui parlano e si aspettano anche risposte, anzi sono sicuri che prima o poi san Francesco parlerà e risponderà alle domande, alle necessità. San Francesco è il santo dei miracoli: ìÈ miraculusu!î, dicono. Quando ci sono problemi il rifugio è lui, e solo lui. E quando le risposte tardano allora vola anche qualche parola non proprio ortodossa, con toni non proprio distesi. Ma il ripensamento è immediato. Tutti sanno che san Francesco se perde la pazienzaÖ.usa il bastone. Insomma la devozione e líaffetto dei calabresi verso il santo europeo è sempre immensa e incondizionata. Lo hanno dimostrato nei festeggiamenti che hanno concluso le celebrazioni per il V centenario della sua morte. Era il 2 aprile del 1507, un venerdì san- to, quando frate Francesco di Paola, a Tours, presso la corte del re Lyuigi Xi di Francia, morì. Aveva 91 anni. Questíanno i festeggiamenti organizzati per ricordare quel giorno e tutta la sua santa vita, sono stati più solenni del solito. Si sono protratti per sei giorni, dal 27 marzo al 2 aprile, con líeccezione di lunedì 31 marzo. Dalla casa natale di Francesco, ubicata nel violetto nei pressi di P.zza Garibaldi, in Paola, con la celebrazione eucaristica i farti Minimi hanno dato il via al programma dei festeggiamenti religiosi. Il giorno dopo, con la rassegna ìIl Fanciullo e il Folkloreî, i vicoli di Paola sono stati invasi dal oltre 1200 bambini, provenienti da 9 regioni italiane e 4 paesi esteri. Canti, balli, sorrisi, voglia di vivere, costumi colorati Öchi meglio dei bambini sa portare gioia e serenità nel cuore? Chi meglio di loro può essere testimone di quella carità che ha segnato la vita di san Francesco? Alla rassegna è stato abbinato il concorso Etnodemoantropologico Film Festival, giunto alla terza edizione. Vincitore è stato il Gruppo Folkloristico ìOrtensiaî di Ortezzano di Ascoli Piogeno che ha sviluppato il tema ìIl presepe come immagine della tradizione localeî. Ma, in quanto ad iniziative finalizzate alla diffusione del messaggio di san Francesco líAmministrazione comunale di Paola non è stata da meno. Basti pensare alla quarta edizione straordinaria del premio internazionale del Mediterraneo ìIl Mantello di Frate Francescoî, organizzato dal Rotary Club di Paola. Mattatori della serata sono stati Maria Teresa Ruta e il giornalista Piero Muscati. ìPer líimpegno e la tenacia con cui è stata ed è promossa la figura di San Francesco da Paola in Italia e nel mondo, attraverso la madre, Vienna da Fuscaldoî: questa la principale motivazione che ha spinto líassociazione ìIl Mantello di San Francescoî a premiare líAmministrazione comunale di Fuscaldo. ìIl mantello díoroî anche per Nicola Gratteri. ìApprezzo, mi piace molto di più la motivazione che riguarda líimpegno, le mie frequentazioni con i giovani, il mio confrontarmi con loro, il mio insistere nel mettere nella testa di questi ragazzi il tarlo del dubbio che essere ëndranghetisti non convieneî. È quanto ha dichiarato il magistrato che in Calabria, più di ogni altro, incarna la lotta alla mafia. ìMantello díargentoî, invece, per la fondazione ìLilli Funaroî, per líattività di solidarietà e di promozione nella ricerca medica. Líattore e doppiatore Pino Colizzi ha ottenuto il ìMantello delle arti e professioniî. Ospiti díeccezione, invece, sono stati Alma Manera, Sergio Fiorentini, Fausto Costantini e Rosmunda DíAmico. Ma vi è stato altro nei sei sappiamo poco, spesso niente. Gli ultimi casi del genere non creano neppure tanto scalpore tra la gente. Prostituzione, una parola che dà fastidio quasi ai benpensanti di casa nostra. Un fenomeno che ormai abbruttisce le nostre contrade, sporca la nostra morale, rende tutti complici anche se nel silenzio più vigliacco e generale. Ci sono tanti interrogativi da porsi in questi casi. Chi ci guadagna su queste giovani donne? Certo, la malavita è in prima linea in tal senso. Esiste, lo sappiamo, un autentico mercato di donne nel’Est europeo piuttosto che nel Nord Africa. Ma solo i mafiosi nostrani ci fanno i propri affari con questa attività maledetta e impietosa? Credo che sotto quest’aspetto tutti si debba cominciare a essere più seri. Le analisi di taluni fenomeni non possono essere archiviate con il qualunquismo, con il dito puntato e basta. Occorre interrogarsi, ma davvero, sulle colpe di tutti. Senza storcere il naso. Ebbene, io penso che se la società calabrese si sta ammalando, e anche gravemente, tanta parte ce l’abbiamo un po’ tutti con la nostra omertà, la scarsa voglia di contare e di farci sentire. Soprattutto, però, oggi manca il senso dell’indignazione. È questo il sentimento che frena taluni fenomeni criminosi e respinge il peggio che ci assedia nei tempi odierni. Non possiamo guardare e non arrabbiarci, non Alma Manera San Francesco di Paola giorni di festeggiamenti: líapertura del Museo Permanente delle opere che hanno contrassegnato i primi 554 anni dellíavvenuto riconoscimento fondato dal santo. Il pezzo forte, però, è stata líapertura ai fedeli della cella di san Francesco. Non era mai stata visitata da alcun fedele fino ad allora. Fa parte dellíarea della clausura. Si trova sul retro del santuario, in prossimità della fonte della Cucchiarella. Per raggiungerla bisogna salire diversi gradini. La porta di accesso è stretta, come quella che conduce in Paradiso. Lo spazio interno è ridotto. Lì si ritirava in preghiera, quando era a Paola e fino a quando non partì per la corte del re di Francia. Intraprese quel viaggio per obbedire al papa. Fu doloroso per Francesco allontanarsi, ma Dio aveva per lui un grande disegno: diffondere nellíEuropa del tempo, crudele e prossima alle prove del protestantesimo, il messaggio della carità, e Tours, la corte di quel Luigi che aveva fatto uccidere persino il padre per sedersi sul trono, era il posto giusto. Nella sua cella Francesco visse momenti di intensa spiritualità: lì, per sua intercessione, Dio risuscitò il nipote. È proprio per la sua spiritualità, per la vita vissuta nella carità più autentica, ogni calabrese pensa a san Francesco come al proprio santo personale. Egli è convinto che san Francesco sia un santo ìMiraculusu!î Roberto De Napoli Basta alle schiave nella Sibaritide L ’onorevole Maurizio Feraudo, presidente del Gruppo regionale Idv, ha rilasciato delle dichiarazioni sul dramma-prostutuzione nella Sibaritide. «Ci sono storie che ritornano. Come le peggiori compagne di viaggio. Come quelle ombre che non riconosci tue. Eppure ci stanno, sono lì, devi farci i conti in ogni caso. Ancora una volta è la cronaca che ci regala ansia. Tanta ansia. Ci dice di una schiavitù che già risulta essere «antica, superata, solita». È quella dei tanti stranieri che vengono sfruttati in tutti i campi del quotidiano, specie tra le pieghe della nostra società calabrese. Sono quei fantasmi che mai scorgiamo, di cui protestare. È un senso civico che soprattutto deve essere recuperato dove la legalità è messa a rischio da certi malviventi anche in giacca e cravatta. Così, per fare un esempio, nella Sibaritide. Senza la nostra indignazione non si blocca il malaffare». N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Informazione Regionale Gita a Francavilla di Sicilia dalla Sicilia L Rocambolesca sconfitta del Messina MESSINA CHIEVO 2 3 Reti: Pellissier al 22; Foti al 30; Schetter al 53;Iunco al 60; Ciaramitaro al 75. MESSINA – Manitta; Galeotto; Stendardo; D’Aversa; Gaveglia (Moro DAL 63); Lazzari; Cordova; Coppola; Parisi (Surraco dall’83); Schetter; Foti (Bernardo dal 46). IN PANCHINA: Petrocco; Bombara; De Salvo; Provengano. ALLENATORE: Nello Di Costanzo. CHIEVO – Squizzi; Malaga; Mandelli (Rickler al 68); Cesar; Mantovani; Bentivoglio; Italiano; Ciaramitaro; Defendi (Luciano al 68); Iunco (Rigoni al 76) Pellissier. IN PANCHINA: Aldegani; Maldonado; Rosi; Cossato. ALLENATORE Giuseppe Inchini. ARBITRO: Gava di Conegliano Veneto. GUARDIALINEE: Iannello e Costa. QUARTO UOMO: Fatta. AMMONITI: per il Messina: Galeoto, D’Aversa, Coppola, Cordova. per il Chievo: Ciaramitaro. CALCI D’ANGOLO: 87 – 5 per il Messina. RECUPERI: 4 minuti nella ripresa (2 nel primo tempo). NOTE: terreno in discrete condizioni, circa duemila spettatori con una cinquantina sostenitori ospiti. MESSINA – a questo punto del campionato si guarda dietro: 11 punti dalla quart’ultima per un Messina altalenante che è discontinuo nei risultati e quando si perde, la passività è pesante. Certamente la capolista è sempre la capolista, pero è anche vero nel calcio nulla è scontato e conseguentemente osare è il minimo che si deve ten- 11 tare di fare nonostante un organico per diversi motivi ridimensionato. Certo è lontana la serie A, specie il primo anno, si ricorderà la sonora vittoria sulla Roma, quella di un mercoledì da leoni di Milano e…gli oltre quaranta mila in un S. Filippo stracolmo sia con Juventus, Milan, Inter, ecc. Oramai solo poche migliaia gli spettatori presenti e spesso sono i fischi l’unico rumore che si riesce a sentire, sintomatologia che qualche cosa è cambiato. Però è anche vero che una serie B è sempre una serie B e la massima serie potrebbe anche essere riconquistata. Cronaca: al 7 è il Verona che si rende pericoloso su una disattenzione di Galeotto che mette Iunco nelle condizioni di conclusione da ottima posizione, fortunatamente l’imprecisione grazia la difesa giallo –rossa, al 22 Chievo in vantaggio: cross di mandelli, pallone in area dove di testa Pellissier trafigge Manitta, trascorrono appena otto minuti ed il Messina riesce a pareggiare con il giovane Foti, anche lui di testa anticipa tutti e colloca il pallone quasi all’incrocio di pali alla conclusione di una bella azione sviluppata da Schetter che nella ripresa già al 47 da ottima posizione prende il palo e al 7 una clamorosa traversa, si vede un Messina all’arrembaggio e al 53 ancora lui, Schetter riesce a portare il Messina in vantaggio con un bolide che trafigge Squizzi, sembra aver camvìbiatomil vento ed invece è solo una illusione poiché al 60 il Chievo pareggia con Iunco e successivamente al 75 Ciaramitano riesce a portare in vantaggio i giallo – blu, in entrambi i casi gravi disattenzione della difesa messinese che nei restanti minuti finale non riesce neanche reagire concretamente. Domenica prossima il Chievo ospiterà il Bologna, praticamente s’incontreranno le prime due squadre in classifica, invece il Messina sarà impegnato nella difficile trasferta di Pisa. Giovanni Puglisi a scuola Primaria (Elementare) di Castelmola e di Mazzeo, venerdì 14 marzo si sono recati in gita di istruzione a Francavilla di Sicilia (ME). A volte è meglio scegliere un luogo vicino che offre interessanti opere d’arte che non si conoscono, anziché andare a Siracusa e sottoporre a fatiche gli alunni e i loro accompagnatori. Probabilmente é stata questa la motivazione, che ha convinto il gruppo dei docenti e i responsabili dei Plessi, Tiziana D’Agostino e Rocca Foti, a preferire Francavilla. La prima tappa al Convento dei Frati Cappuccini, situato fuori del centro urbano, vicino al campo sportivo, in un panorama suggestivo con vista di Castiglione di Sicilia, e con l’Etna innevata sullo sfondo, un posto davvero interessante e affascinante, definito “lo Scrigno della Valle dell’Alcantara”, una testimonianza di un mondo semplice, ma con tante meraviglie artistiche. Iniziato nel 1546 e finito intorno al 1570. All’interno della Chiesa il professore Salvatore Maugeri con somma bravura ci ha spiegato la storia e l’arte presente nel convento. Nella Chiesa, costruita con poco sfarzo, secondo la regola dei cappuccini, l’altare maggiore rigidamente in legno: l’Immacolata al centro, ai due lati due quadri di due sante donne, martiri della fede: S. Barbara e S. Venera; i bambini hanno potuto visitare la sacrestia con gli antichi arredi di legno e le varie celle e dormitori Il Convento dei Cappuccini a Francavilla dei monaci, al loro posto ci sono dei manichini che hanno suscitato nei bambini curiosità mista a paura. Molto interesse ha destato il museo etnoantropologico, allestito per far conoscere ai vari visitatori un mondo antico che purtroppo ora non esiste più. “Visitare il Museo del convento di Francavilla è come fare un tuffo nel passato”. Ha scritto Salvatore Maugeri nel suo Il Convento dei Cappuccini di Francavilla di Sicilia. Arte e Storia, edizione “Il Convivio”. E il museo è il luogo della memoria dove si agita il vento della storia. Ogni oggetto è un ricordo, la maidda, u criu, a conca, i panari, i furrizzi, tutti oggetti che ci riportano ad un mondo che fu. Subito dopo siamo andati a visitare il palazzo Cagnone, successivamente all’Antiquarium dove ospita reperti arche- ologici, ritrovati nel territorio di Francavilla di Sicilia. Subito dopo l’area archeologica, scoperta, proprio alle pendici del colle dove è situato il castello. Vicino al sito archeologico ci siamo incamminati per una breve escursione naturalistica per andare a vedere il fiume Alcantara, in particolare le “gurne”. Al ritorno abbiamo consumato il pranzo presso il Liceo Scientifico di Francavilla, ospiti del preside Santo Torrisi. Nel pomeriggio come previsto per la gioia dei bambini siamo andati a visitare l’azienda dolciaria “Di Costa” per vedere il ciclo di produzione delle uova di Pasqua al cioccolato. Nel tardo pomeriggio le due scuole sono ritornate a casa. di sostenitori partenopei. punzione, gran confusione in area, intercetta Colucci che mette in rete, raddoppio al 15 ad opera di Spinesi che devia in rete una bellissima azione manovrata magistralmente da Sardo sulla destra con il cross finale, il Napoli reagisce con diverse conclusioni dalla distanza ad opera di Hamsik, Gargano, La vezzi, sfortunato! Al 49 Vargas, brillante la sua prestazione, porta a tre le reti di vantaggio dagli sviluppi di un calcio d’angolo, prima al primo tiro ma non nel secondo che trafigge Gianello. Risultato potenzialmente al sicuro e comunque il Napoli reagisce nonostante la pesante passività con conclusioni anche dalla distanza, Savini prende la traversa invece nel finale Lavezzi prende il palo, insomma un pallone per il Napoli che non vuole proprio entrare alle spalle di Polito, così è il calcio: quando le cose vanno bene da una parte e non altrettanto dall’altra. Domenica prossima il Napoli affronterà l’Atalanta invece sabato sarà grande derby a Palermo dove sarà impegnato il Catania. Domenico Bonvegna Una brillante vittoria CATANIA NAPOLI 3 0 Reti: Colucci al 4; Spinesi al 15; Vargas al 49. CATANIA – Polito; Sardo; Terlizzi (Silvestre DAL 70); Stovini; Sabato; Izco; Edusei; Tedesco; Vargas Martinez dal 75); Colucci (Baiocco dall’81); Spinesi.IN PANCHINA –Rossi; Pià; Gazzola; Silvestri. ALLENATORE: Walter Zenga. NAPOLI – Gianello; Santacroce (Grava dal 75); Cannavaro; Domizzi; Mannini (Calaiò dal 55);, Pazienza; Gargano; Hamsik (Bogliacino dall’81); Savini; La vezzi; Sosa. IN PANCHINA – Navarro; Grava; Montervino; Garics; Contini. Allenatore: Edoardo Reja.. ARBITRO: Daniele Orsato di Schio. GUARDIALINEE: Roberto Romagnoli di Macerata e Riccardo Bianchi di Lucca. QUARTO UOMO: Maurizio Ciampi di Roma1. AMMONITI: per il Catania: Sardo, Sabato, Vargas. Per il Napoli: Santacroce e Savini. CALCI D’ANGOLO: 8 – 4 per il Napoli. RECUPERI: 3 minuti nella ripresa, 2 nel primo tempo. NOTE: Manto erboso in discrete condizioni, circa 16 mila spettatori con la presenze di circa un migliaio CATANIA – meglio non poteva essere: il nuovo allenatore Walter Zenga esordisce sia con una brillante vittoria nonché con un gioco spigoloso e proiettato spesso in avanti contro un Napoli sfortunato, pali, traverse nonché diverse conclusioni dalla distanza da trenta – quaranta metri sfioravano la porta di Polito, concentrato e deciso soprattutto nelle uscite: ne è venuta fuori una gara tattico atletica di alto livello e bella dal punto di vista spettacolare, forse la più attrattiva giocata al Massimino. Una vittoria importante soprattutto per la classifica che ossigena l’ambiente rosso azzurro impegnato nella difficile lotta per restare in serie A, considerando anche la rimonta dell’Empoli a Torino, rimangono sei gare e ogni gara e pressoch’è uno spareggio, ovviamente giocando con la grinta dimostrata nella gara con il Napoli, non sarà difficile conquistare quei punto necessari, favoriti di giocare alcune gare importanti proprio al Massimino. Catania subito in vantaggio al 4 con Colucci dagli sviluppi di un calcio di G.P. 12 Informazione Regionale N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Strage di palme sul lungomare dalla Sicilia La “S. Filippo Neri” prima al torneo di scacchi L a scuola primaria statale“ San Filippo Neri”di San Leonardello, sì è aggiudicata la gara regionale del torneo di scacchi sezione femminile, svoltosi nei giorni scorsi. Le alunne hanno vinto il torneo regionale conquistando di diritto il pass per le fasi nazionali del torneo. Silvestro Anna, Trovato Martina, Bonaccorsi Bernadette, Sciuto Aurora,Campione Jessica e Trovato Chiara, alunne frequentanti le 4^ e 5^ classi sono le neo campionesse di scacchi. Il torneo di scacchi è stato organizzato dalla UISP Giochi sportivi studenteschi. La neo squadra campione appartiene al 3 circolo didattico di Giarre, diretto dalla dirigente scolastica, Dott.ssa Rosaria Cardillo. La squadra di alunne della San Filippo Neri di S.Leonardello, aveva superato la fase provinciale del torneo che si è svolta il 9 marzo all’ITIS di Giarre e poi aveva messo in tasca la vittoria durante la fase regionale, svoltasi il 7 aprile a Terrasini, classificandosi prime assolute, ciò consentirà loro di disputare la fase nazionale, in agenda dal 22 al 25 maggio a Jesolo. Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco del Comune di Giarre, Teresa Sodano, per il titolo conquistato dalle alunne della scuola elementare di S. Leonardello, motivo d’ orgoglio per l’ Amministrazione comunale , che intende, a detta del primo cittadino giarrese, augurare alle neo campionesse un sicuro successo alle fasi nazionale della gara, che metterà a dura prova l’abilità delle allieve in questo gioco da tavolo strategico. Le neo campionesse seguite dall’insegnante Carmela Rapisarda e dal prof. Dante Finocchiaro, difenderanno i colori isolani in questa competizione nazionale. C L e continue promesse, ma neppure il decreto assessoriale regionale del marzo 2007, per fermare la morte ed il contagio delle palme non hanno lasciato alcuna traccia. Eppure La Via fino qualche mese fa con gravissimo ritardo declamava pubblicamente“: “E’ nostro dovere tutelare il patrimonio paesaggistico” : ma di quale patrimonio parlava ? La Via ed il Sindaco hanno visto quando sta accadendo ad esempio nel lungomare di Catania dove oltre il 50% delle palme sono già morte e d il resto probabilmente, grazie alla loro inerzia di anni oltre che alla cattiva volontà, già infetto farà la stessa fine? Le palme, tra queste quelle centenarie monumentali che da secoli contraddistinguono il paesaggio urbano siciliano, continuano a morire sotto gli sguardi increduli e amareggiati dei cittadini e senza che gli organi competenti, Regione, Province, Comuni, Corpo Forestale, mettano in atto quanto a loro imposto dalle leggi. Eppure vi è un decreto dello stesso Assessorato all’agricoltura e foreste regionale di un anno addietro (Decreto Assessoriale 6 marzo 2007, Misure fitosanitarie per il controllo del Rihyncophorus ferrugineus della palma, decreto che, guarda caso, non ha tenuto conto della lotta biologica (?)) già peraltro arrivato con molto tempo di ritardo rispetto all’insorgere del problema, che non solo detta una serie di tecniche su come prevenire o eliminare l’ infestazione, infestazione introdotta da commercianti di piante esotiche i quali peraltro non sono stati ne coinvolti nel problema scaricandolo ai cittadini contribuenti né tanto meno sono stati coinvolti dalle autorità per le loro responsabilità e per i danni causati al patrimonio collettivo della Sicilia in quanto le piante sarebbero state sottoposte a controllo ne a quarantena e così nel rispetto della legge. Le città più coinvolte in questo dramma e che vedono le loro piazze storiche stravolte dalla continua moria di palme monumentali che ne caratterizzano, o meglio ne caratterizzavano, la bellezza e il paesaggio urbano e rurale, sono Catania e la sua provincia ionica ed etnea (dove secondo lo stesso Assessore le palme da eliminare sarebbero niente di meno che 600) ed in primo luogo, Acireale, probabilmente per alcuni il vero focolaio dell’invasione dell’ infestazione ma anche Acitrezza, Acicastello, Giarre, e così via per tutto il litorale ionico, ma anche i paesi pedemontani come Trecastagni, Viagrande, Pedara, Aci S. Antonio, Acicatena, Valverde, Nicolosi, S. G. La Punta, S. Gregorio, Zafferana, e così via. Problema che senza alcun vero e proprio intervento ha continuando espandersi a macchia d’olio coinvolgendo altre province e città, come Palermo, Ragusa e Trapani. Una vera e propria ecatombe di palme che cambierà forse in modo definitivo quello che era l’immagine visiva e culturale dei centri storici delle nostre città del sud. ha precedenti, neanche coloro che hanno i capelli bianchi ricordano avvenimenti simili, ma dove sono andati a finire i soldi? Perché manca il denaro? Dove e come è stato utilizzato, questi gli interrogativi che ci si chiede rilevando in questa catastrofe anche la protesta degli stessi dipendenti che hanno ricevuto stipendi in ritardo e spesso costretti addirittura anticipare spese per cancelleria, benzina, incredibile ma vero, ente commissariato dopo le dimissioni del sindaco Scapagnini candidato alle imminenti politiche nazionali e proprio per le prossime consultazioni elettorali, scrutinatori, segretari, presi- denti di seggi elettorali probabilmente dovranno aspettare un bel po’ fin quando il Ministero accrediti le loro spettanze poiché il Comune certamente non sarà in grado poterli anticipare come avveniva in passato, sperando strada facendo non si possano “smarrire” con ulteriore perdita di tempi ed alla ricerca “di chi li ha visti”, per la complessità e grave situazione economica Comune che rischia il dissesto finanziario. Ne sanno qualche cosa proprio i catanesi che negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare anche non indifferenti problemi relativi alla tarsu, il Comune ha cercato recuperare qualche bri- ciolo di fronte alla voragine economica tassando anche i garage e così si sono aperte diversi contenziosi. Qualche cosa a Catania è cambiata, dal famoso modello Catania con i caffè concerto che ha richiamato da ogni dove tanti visitatori di una Catania raggiante notturna ai giorni nostri dove bisogna portarsi una bella torcia quando si imboccano strade e quartieri al buio. Ne seguono riunioni in prefettura, sembra da un momento risolta la situazione ma forse solo a parole se quando al tramonto in poi più buio di mezzanotte non fa fare! Importanti strade al buio Villa di San Leonardello atania – i proverbi non sbagliano mai: senza soldi non si canta messa e così le casse del comune di Catania come notoriamente risaputo sono da tempo con il rosso fisso a tal punto di non garantire neanche l’ordinaria amministrazione, fra i numerosi creditori del Comune c’è anche l’Enel che non riceve il pagamento delle bollette (l’Ati, il raggruppamento di imprese che gestisce l’illuminazione pubblica è creditrice dal comune di circa 20 milioni di lire e logicamente è comprensibile non sempre è possibile anticipare cospicue somme determinando ritardo nei pagamenti del proprio personale nonchè guasti che Palme sul lungomare vengono riparati con ritardo) e così alcune strade fra cui anche la centrale piazza Università, un tratto di corso Italia, altre importanti vie, piazze, sono praticamente al buio, solo qualche lampadina di qualche privato aiuta non indifferentemente potersi almeno orientare con il pericolo del buio che agevola azioni delinquenziali che sfruttano proprio l’assenza della luce, esponendo tanti cittadini ad alti rischi fisici, per non parlare delle buche di alcune strade dove vi sono praticamente voragini determinando incidenti proprio per le condizioni dell’asfalto. Evidentemente è il risultato di un qualche cosa che non Giovanni Puglisi N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Informazione Regionale Illegalità nel settore agricolo dalla Sicilia F La giornata della memoria per le vittime della mafia T utte le classi della scuola secondaria e le classi quinte della primaria dell’Istituto Comprensivo 1 di Taormina, lunedì hanno ricordato le vittime della mafia. Nella scuola di Castelmola si é elaborato una scheda sull’argomento, ricordando in particolare tra le vittime della mafia, la figura del giovane giudice Rosario Livatino, vittima di un agguato mafioso il 21 settembre 1990, alle porte di Agrigento. Intervenendo il 21 settembre 2005, nel quindicesimo anniversario della morte del “piccolo giudice”, alla seconda edizione del concorso “La Memoria Ritrovata. Storie di vittime di mafia raccontate dalle scuole”, l’allora assessore alla Pubblica Istruzione della Regione Sicilia Alessandro Pagano, dichiarava: “I valori espressi dal sacrificio delle vittime della mafia rappresentano esempi fondamentali per la crescita morale e civile della nostra collettività. Infatti, preservare la memoria di uomini come Borsellino, Falcone e Livatino e dei tanti eroi scomparsi per mano mafiosa deve costituire un riferimento importante anche per la nostra quotidianità. All’interno della scuola siciliana sono presenti, e dovranno essere al meglio valorizzate,, tutte le potenzialità per contribuire ad educare le nuove generazioni alla cultura della legalità e della trasparenza. Momento importante dell’educazione - continua Pagano - dei giovani è la memoria che non deve essere ridotta a valore puramente romantico ma che invece deve essere una costante pratica di vita”. Nella scuola di Castelmola si è ricordato Rosario Livatino, giudice radicato nella fede che professava, forte il suo senso del dovere, per lui sacro, da compiere sempre con il massimo impegno. Per fare questo abbiamo letto qualche pagina del testo di Ida Abate, Il Piccolo Giudice. Fede e giustizia in Rosario Livatino. Quanti lo ebbero alunno dalle elementari alle scuole Medie e Superiori, ne hanno unanimemente messo in rilievo le rari doti intellettuali, il limpido rigore morale, il costante vivo senso di responsabilità. Il suo maestro lo definì: “eccellente”, e così tutti gli altri professori, anzi “eccezionale”. “Il giudice oltre ad essere, deve apparire indipendente”, diceva Rosario, “deve essere degno della sua funzione e non tradire il suo mandato”. A questo egli fu fedelissimo: vigile sempre. 13 ai-Cisl, Flai-Cgil e UilaUil della Sicilia in riferimento alla pubblicazione degli elenchi anagrafici relative alle giornate lavorate dai lavoratori agricoli nel 2007, riconfermano che tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori che hanno prestato attività lavorativa nello stesso anno, indipendentemente dalla ragione sociale delle aziende, devono essere iscritti, così come stabilisce la legge, nell’elenco annuale 2007. Questa posizione Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil della Sicilia l’hanno già ufficializzata all’INPS in data 27 marzo 2008 e ritengono che il messaggio dell’INPS dell’11 aprile 2008 sia un grave attacco ai diritti e alla dignità dei braccianti agricoli. L’Istituto non può più continuare ad affrontare i problemi di illegalità presenti nel settore penalizzando continuamente i braccianti (come è successo per gli anni 2005 e 2006) e non procedendo, invece, ad affrontare i problemi strutturali così come Rosario Livatino Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino: “uno dei martiri della giustizia e, indirettamente della fede”. Nella Valle dei Templi il 9 maggio del 1993 stringendo il crocefisso e alzando il dito verso il cielo, facendo riferimento al tempio della Concordia, che era sullo sfondo, disse: “Ecco, sia questo nome emblematico, sia profetico e sia concordia in questa vostra terra. Concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime. Che sia concordia…Questo popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, chiama la vita e dà la vita. Nel nome di Cristo morto e risorto, che è via, verità e vita, lo dico ai responsabili: ‘Convertitevi! Verrà il giudizio di Dio’”. Ecco il vero antidoto alla pratica mafiosa la conversione, vivere semplicemente da cristiani, può togliere terreno al sistema mafioso. Domenico Bonvegna più volte richiesto. Per Fai-Flai e Uila diventa indispensabile individuare tutti quei presunti datori di lavoro che in diverso modo tentano non solo di truffare l’Istituto ma anche di non pagare i contributi relativi alle giornate collocate e di schiavizzare i lavoratori. Come così ribadito da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil nazionali con la lettera del 10 aprile 2008 inviata al Direttore Generale e al Responsabile Previdenza Agricola dell’INPS, “……..non è in nessun caso accettabile il fatto che le conseguenze di un atto illecito, di cui sono corresponsabili azienda utilizzatrice ed azienda somministrante, ricadano sui lavoratori che hanno effettivamente prestato attività lavorativa …”. Di un incontro nazionale su queste vicende, ribadiscono che tutti i lavoratori devono essere iscritti negli elenchi anagrafici, e che l’INPS, accertata che la presunta azienda agricola (già regolarmente autorizzata dall’Istituto a svolgere attività) è irregolare, denunci gli stessi per attività di caporalato e simultaneamente accrediti i contributi dei lavoratori alle aziende utilizzatrici. E’ da ricordare, inoltre, che gli articoli 16 e 25 del vigente CCNL prevedono sia le discipline dei casi in cui si può somministrare la manodopera sia le modalità con le quali si vende il prodotto sulla pianta. Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil della Sicilia in riferimento alle manifestazioni promosse dai caporali, organizzati in finte cooperative, condannano ogni forma di strumentalizzazione che i lavoratori sono costretti a subire e ritengono che tali atti mortificano ulteriormente la dignità di decine di migliaia di braccianti agricoli che per poche decine di euro sono sfruttati dagli stessi. Nel contempo chiediamo a Confagricolrura, Coldirettoe e Cia e a Confcooperative, Lega Coop Agroalimentare e all’AGCI di assumere una posizione chiara e per la totale legalità del settore. Belice ancora da ricostruire Q uesti 40 anni trascorsi senza che la ricostruzione nel Belice sia stata ultimata, sono un altro terremoto. Ciò che preoccupa non è però tanto la difficoltà a gestire il presente, ma la mancanza di prospettiva e dunque la programmazione». Ha sintetizzato così, il professore Nicola Giuliano Leone, Ordinario di Pianificazione Urbana alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, la lentezza nel processo di ricostruzione della Valle del Belice nel corso di un convegno promosso dal Comune e dalla locale Chiesa nell’ambito delle celebrazioni per il 40° anniversario. Il convegno ha avuto come tema le trasformazioni sociali, economiche e culturali che hanno contrassegnato i comuni e le popolazioni. «Non vi è dubbio – ha sottolineato Leone – come nel Belice si sia pianificato male, perché si sono ignorati i contesti, il territorio, le condizioni economiche e sociali. Colpa certamente della mancanza di concertazione visto che la ricostruzione fu inizialmente imposta dall’alto. Oggi però i paesi sono riusciti a crearsi un’identità, chi nella cultura, chi nell’agricoltura di qualità, chi nel commercio. Adesso occorre avere la capacità di fare sistema». Padre Calogero Peri dell’Ordine dei Cappuccini, docente di Antropologia alla Facoltà Teologica di Sicilia, ha invece osservato, in un intervento assai articolato, come il terremoto «non ha solamente provocato un sussulto della terra, ma ha provocato una cesura temporale, culturale, epocale, tracciando così una linea di demarcazione tra modelli di vita e quindi tra una società e un’altra. In questa cesura si sono anche segnati i destini degli uomini. Una cosa però è importante. Il terremoto è stato un sovvertimento in senso lato. Ha azzerato tutto. Ha chiuso un’epoca e ne ha riaperto un’altra. Con esiti anche diversi. Come ogni cambiamento, il terremoto è stato vissuto essenzialmente come una opportunità» Il sindaco Biagio Mastrantoni ha invece ricordato come nel processo di ricostruzione di Salemi «sono stati commessi degli errori che hanno causato negli anni una progressiva disgregazione anche nel tessuto economico e commerciale. Si sono creati tre diversi nuclei abitativi: il centro storico, il nuovo centro abitato e le zone residenziali. Questa frammentazione urbanistica ha reso difficile le gestione del territorio e delle sue dinamiche» Ma il sindaco ha anche posto la questione finanziamenti: «Salemi ha sottoscritto con gli altri comuni del Belice un cosiddetto Apq (Accordo di programma quadro, ndr) con il ministero dei Lavori Pub- blici per individuare le opere pubbliche prioritarie. Ovviamente ciò non significa che questo Accordo chiude la vertenza ricostruzione. Tutt’altro. Rimetteremo in discussione molte cose, a partire dal fatto che, proprio perché comuni come il nostro debbono ancora risanare ampie zone del territorio e ultimare importanti infrastrutture pubbliche, non possiamo accettare l’idea che si continui ad elargire soldi a comuni che la ricostruzione l’hanno invece in gran parte ultimata» Il deputato all’Ars Baldo Gucciardi ha detto invece che «comuni del Belice debbono oggi fare sistema. E cioè interagire tra loro per promuovere una strategia di sviluppo economico coerente con le esigenze del territorio. Strategia che attualmente non c’è» All’ex Direttore della Biblioteca comunale Paolo Cammarata, cultore di storia e tradizioni locali, è stato invece affidato il compito di rievocare i tragici gironi de terremoto. Nel suo intervento ha tuttavia rivolto un invito ad una maggiore coesione anche tra le forze politiche e il mondo dell’associazionismo perché i problemi della ricostruzione si affrontino mettendo da parte divisioni e strumentalizzazioni. Nel corso del convegno si è discusso anche del Piano Regolatore Generale. «I ritardi – ha spiegato il professore Leone che del Piano è il progettista – sono imputabili alle continue modifiche di legge che hanno imposto una serie di adeguamenti, ultimi dei quali quelli riguardanti la prevenzione del dissesto idrogeologico» Il sindaco Mastrantoni ha annunciato: «Presto faremo un incontro con la città. Assieme al progettista illustreremo il piano alle categorie produttive, alle associazioni, ai cittadini. Poi potremo trasmetterlo al Consiglio comunale per l’adozione» Moderatore degli interventi è stato l’arciprete Salvatore Cipri INSERTO Corriere Letterario N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile A cura di Antonio D’Ettoris 15 L’Ultima Crociata. Cronistoria dello scontro di civiltà Vincenzo Scarpello C i sono due modi di porsi dinanzi ai libri di Arrigo Petacco, entrambi sbagliati. Il primo è quello di chi vi cerca dei testi scientifici, per intendersi, quelli ricchi di note a piè di pagina, con bibliografie sterminate, che manderebbero in estasi accademici e lettori pedanti. Il secondo è quello di chi li scambia per meri testi di divulgazione storica. Arrigo Petacco in questo senso ha raccolto quella magnifica eredità dei grandi giornalisti che hanno inventato un modo nuovo di raccontare la storia. In questi termini si può tranquillamente affermare che Arrigo Petacco ha meritatamente raccolto il testimone lasciato in eredità da Indro Montanelli. Ma Petacco va ben oltre gli schemi della divulgazione storica, contribuendo a ricostruire uno scenario finalmente di ampio respiro. Fatta questa doverosa premessa, ci si può accostare alla lettura dell’ultimo, bellissimo, libro dell’autore spezzino, L’Ultima Crociata, (Arnoldo Mondatori Editore 2007, € 15,72 Pagine 209), che ripercorre il secolare conflitto tra Occidente ed Islam, prendendo le mosse, come ammette lo stesso autore, dal celeberrimo discorso pronunciato da Benedetto XVI a Regensburg nel settembre 2006, nel quale il Pontefice ha citato le paro- le dell’Imperatore di Costantinopoli Michele Paleologo: «Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava». Tali parole hanno scatenato un putiferio non solo nel mondo islamico, colpito nel vivo della rinascente aspirazione jihadista, ma soprattutto nell’occidente, nel quale intellettuali, commentatori, uomini politici, si sono riscoperti giannizzeri o più semplicemente pavidi opportunisti, facendo a gara dal prendere le distanze dall’evidenza sottolineata dall’Imperatore di Bisanzio, ripetuta dal Papa tedesco, contro il quale lobbies culturali consolidate e raccogliticci cascami delle ideologie novecentesche, si sono scagliati sin dalla sua elezione sul Soglio di Pietro. Il libro di Petacco dimostra incontrovertibilmente la realtà dello scontro di civiltà durato mille anni tra l’Occidente cristiano e l’Islam, che adesso si sta riproponendo in termini nuovi e moderni, come ha intuito Samuel Huntington nel suo storico articolo apparso nella primavera del 1993 su Foreign Affairs “The clash of civilizations?” (“Scontro di civiltà?”), nel quale l’analista statunitense ha rivoluzionato il modo con cui l’Occidente, noi, pensa se stesso. Uno scontro di civiltà, quello tra Occidente ed Islam, che af- fonda le sue tragiche radici nella predicazione della Guerra Santa contro gli infedeli proclamata dal Profeta Maometto e dai suoi Califfi, che ha devastato l’Impero Romano d’Oriente, annichilendolo, e trasformando tutti i territori che erano stati la culla della Partiti e sistemi di partito P artiti e sistemi di partito nelle democrazie europee, un volume curato da Pietro Grilli di Cortona e Gianfranco Pasquino per il Mulino ed. (pp. 338, € 26) esamina la situazione storica dei partiti in otto Paesi europei: Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Svezia, Portogallo, Polonia e Russia. Le utili tabelle di confronti elettorali, insieme con riflessioni legate a molteplici questioni (il finanziamento dei partiti, gl’iscritti, le leggi elettorali, l’autocollocazione degli elettori a destra, al centro e a sinistra), consentono di farsi una visione articolata dei sistemi politici europei. Charles Tilly Conflitto e democrazia in Europa, 1650-2000 Bruno Mondadori pp. XVII-380 €. 30,00 Un saggio nel quale si dimostra come la democrazia in Europa sia il prodotto fragile e sofferto di lotte e conflitti che ne hanno permesso la vitalità e la difficile espansione. Attingendo alle vicende europee degli ultimi quattro secoli, e prendendo le mosse dalle più recenti acquisizioni teoriche nel campo della scienza politica, questo volume esplora i nessi esistenti fra democratizzazione, de-democratizzazione e politica del conflitto. Una ricostruzione della genesi del potere americano che ci invita ad addentrarci nella storia degli Stati Uniti come viaggiatori curiosi, disposti a soffermarci su cose apparentemente frivole e di poco conto. Senza farci incantare - ma pronti a farci sorprendere - siamo lentamente pervasi dalla complessità e dalla moltitudine di sollecitazioni, fazioni, lotte, personaggi, diversivi, dati. Loretta Valtz Mannucci La genesi della potenza americana Bruno Mondadori pp. 320 €. 22,00 All’indomani dell’8 settembre 1943, migliaia e migliaia di militari italiani - oltre seicentomila secondo gli storici - furono catturati dalle forze armate tedesche, spesso dopo sanguinosi combattimenti, e deportati nei campi di concentrapp. 288 €. 16,00 mento in Germania e in Polonia. Una detenzione inumana, costata sofferenze indicibili e la perdita di molte vite, eppure vissuta consapevolmente come rifiuto a proseguire la guerra in nome del nazifascismo. E fu anche in quei lager che furono poste le basi dell’Italia repubblicana e democratica. Luca Frigerio Noi nei Lager Paoline Perché, nonostante gli orrori del Novecento, molta gente sembra essere ancora attratta dall’ideologia fascista? Perché in Italia, in Francia, in Austria, in Russia e in altre nazioni del mondo continuano a sorgere partiti di estrema destra? Potranno mai diventare una forza maggioritaria in quei paesi? E quali sono le regioni a maggior rischio di una deriva politica fascista? Walter Laqueur Fascismi Passato, presente, futuro Tropea pp. 346 €. 21,00 M.B. Civiltà ellenistica, nel Regno dell’Islam, la Umma, divisa dal resto del Mondo, ritenuto spregiativamente “terra della guerra”. Petacco ha fatto benissimo a ribadire questi concetti chiari, a storicizzarli, dal momento che troppo spesso essi vengono piuttosto ritenuti come un rischio dal quale tenersi lontani, e non quella tragica realtà con la quale la politica internazionale quotidianamente si confronta. Il racconto, imbastito di aneddoti e di digressioni, nella sua linearità e nella sua drammatica scansione, evidenzia come da Poitiers a Vienna, i condottieri islamici non abbiano mai desistito dal proposito di cogliere le due mitiche mele, la mela d’oro e la mela rossa, che nell’immaginario orientale rappresentano le città di Vienna e di Roma. Ed i caratteri di questa conquista non sono eminentemente militari, ma soprattutto sono una vera e propria civilizzazione imposta gradatamente, senza risparmiarsi dal commettere atrocità e violenze, come oggi sta tragicamente dimostrando il Darfour. Viene ancora una volta smentito il facile accostamento tra la Jihad e le Crociate, queste ultime, come spiega Petacco, nate come guerre di autodifesa contro l’aggressione ingiusta dei turchi ottomani, che vessavano fino a trucidarli i pellegrini cristiani in Terrasanta. Viene raccontata l’epopea delle grandi battaglie, degli assedi, degli scontri sul mare tra le flotte cristiane e la pirateria barbaresca, che culminarono nella battaglia di Lepanto del 1571. Così la conquista di Costantinopoli, l’assedio di Candia, i tentativi, falliti, di occupare l’Italia (tra cui quello, solo accennato, di Otranto del 1480), ed infine gli assedi alla Città di Vienna, che si susseguirono per oltre due secoli, e culmineranno nel leggendario assedio del 1683, nel quale i cristiani, incoraggiati da Marco d’Aviano e trascinati dall’irruenza di Janos Sobieskj, Re di Polonia, tennero testa alla sconfinata armata di Kara Maustafà, travolgendola con una carica di cavalleria degna della più grande epica medioevale. E dopo Vienna, Zenta, città nella quale tramontarono per sempre le aspirazioni ottomane di conquista dell’Occidente. Sicuramente un testo scomodissimo, quello di Petacco, che scardina le certezze politically correct che certa storiografia ha contribuito a creare. Sufficiente, questo suo libro, per accorgersi che la teoria dei tre anelli, formulata dal grande medievista Franco Cardini, non regge dinanzi alla realtà della Jihad. In questo modo Arrigo Petacco offre un servizio alla comprensione della storia, non cercandola di interpretare, ma semplicemente raccontandola. Solo così, privata di ogni carica politica di ogni distorsione esegetica, la Storia può essere finalmente capita. La prima raccolta di diari tenuti da bambini e ragazzi di ogni parte d’Europa durante la Seconda guerra mondiale. Dai ghetti della Lituania, della Polonia, della Lettonia e dell’Ungheria ai campi Tropea di concentramento di Terezin, Stutthof e Janowpp. 314 Euro 16,90 ska, dalle strade bombardate di Londra e Rotterdam alla prigione nazista di Copenaghen, queste pagine, sconosciute al grande pubblico e conservate in poche copie superstiti, raccontano cosa significhi per un adolescente vivere ogni giorno con la consapevolezza che può essere l’ultimo. A cura di Laurel Holliday Ragazzi in guerra nell’Olocausto Colla, cartoncino e fil di ferro, figurine e Daniel Tatarsky vecchi soldatini: era il 1946 e in Inghilterra Subbuteo Peter Adolph si dilettava a costruire le prime Isbn miniature dei calciatori. L’idea del Subbuteo pp. 103 €. 15,00 nasceva così. Nel 1966 venivano ricreate le sedici squadre del Campionato del Mondo, mentre già nel 1980 i giocatori di Subbuteo erano diventati sette milioni. Daniel Tatarsky ripercorre dalle origini a oggi la storia di un’impresa e di un’utopia: dall’ipotesi che fosse possibile “subbuteizzare” qualsiasi evento del mondo reale, fino al momento in cui, incalzato dalla concorrenza dei videogame, il gioco è stato ritirato dal mercato. È l’aprile del 1944. Due ebrei slovacchi, Rudolf Vrba e Alfred Wetzler, riescono a fuggire dal lager di Auschwitz-Birkenau e dettano ai capi della comunità ebraica un rapporto dettagliato e preciso sullo sterminio e sul folle progetto della “soluzione finale”, nella speranza di arrestare i terribili piani di Adolf Eichmann. Nella loro drammatica semplicità, “I protocolli di Auschwitz” costituiscono la prima testimonianza concreta dell’esistenza dei lager circolata fuori dal Reich. Rudolf Vrba I protocolli di Auschwitz Bur pp. 156 €. 8,60 Milena Zambon “Se non avessi visto con i miei occhi non crederei a certe cose; la ferocia umana giunge fin Memorie dove non arriva quella delle belve. Che cosa non Messaggero diviene il cuore dell’uomo quando si allontana pp. 128 €. 8,50 radicalmente da Dio!” Quelle contenute in questo libro sono le “memorie” di suor Rosaria, scritte per obbedienza, prima di morire, sull’anno di prigionia nei campi di concentramento nazisti. Per non dimenticare. Letteratura Mediterranea INSERTO 16 N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura. Il coperchio del mare Giovanna Crisà O rmai, banana ci ha abituati alle sue storie semplici come quest’ultima. Il coperchio del mare, è la storia di un’amicizia tra due ragazze: una forte e volitiva, l’altra debole e insicura a causa, anche, di ustioni e cicatrici che le ricoprono il volto. Mari, appena laureata decide di aprire un chiosco di granite. Hajime, sta affrontando un periodo difficile, a causa della morte della nonna. Spesso i dialoghi delle due ragazze si svolgono vicino al mare, che diventa involontario protagonista. E’ al mare che si affidano i sogni, i desideri e le speranze. E’ il mare il padrone dei cuori, che apre e chiude le ferite del cuore. E’ nel mare che si muore. In una recente intervista, Banana ha affermato di essere interessata a due elementi principali che fanno parte della sua scrittura: l’ambiente familiare che mira a costruire una persona e i fattori innati stessi dell’individuo; e la morte delle persone care. La scrittrice, afferma infatti di non temere la morte in sé ma quella delle persone care. Anche in questo romanzo, una delle protagoniste soffre per la perdita di una persona amata. Ma l’amicizia cambierà ogni cosa. La misura del mondo L o scrittore tedesco Kehlmann, continua a sorprendere la critica, sia per l’ampia conoscenza storica, sia per la descrizione “folle “ dei suoi personaggi, e per la sua giovane età. Ne “La misura del mondo”, l’autore narra la storia di due scienziati illuministi Carl Gauss e Alexander von Humboldt. Il primo famoso matematico, il secondo naturalista. Il racconto comincia con l’incontro delle due menti più famose, ormai anziani, ad un congresso. L’autore prosegue con la narrazione delle loro vite avventurose, immaginando i dialoghi dei due scienziati scritti con un garbato senso dell’ironia. Chi sono in realtà i geni? Cosa vuol mettere in luce Kehlmann? Forse le loro manie, i loro tic, la loro goffaggine. O forse vuole mettere in luce il desiderio umano di conoscere, di scoprire le proprie origini con ostinata tenacia. Com’è fatto il mondo? Si può misurarlo? Cos’è arrivare all’essenza del mondo, se non arrivare a ciò che siamo dentro. Un libro da leggere, scritto con uno stile raffinato, tra finzione e realtà. Banana Yoshimoto Il coperchio del mare Feltrinelli pp. 140 €. 10,00 Q uesto libro è dedicato ai bambini, ma è stato scritto anche per gli adulti allergici alla lettura. Una storia breve breve, ma che serve da monito per chi non ama leggere. Ai miei tempi si diceva, che chi non ama leggere non saprà mai scrivere. La lettura, stimola la fantasia e la creatività dei ragazzi. Sono pochi coloro che dedicano il tempo libero a un buon libro. Oggi c’è la play station, la televisione, e tutte quelle porcherie elettroniche che hanno reso inefficiente il cervello dei ragazzi. Ma perché serve leggere? Questa è la domanda che Leopoldo pone ai suoi genitori, i quali per il suo compleanno gli hanno regalato l’ennesimo libro. Sarà l’incontro con un vecchio Fernando Pessoa Racconti dell’inquietudine Bur pp. 280 €. 9,60 cieco che lo convincerà di quanto sia bello vagare con la mente mentre si leggono storie avventure. Un libricino che farà bene sia agli adulti che ai piccini. Flavio Soriga Sardinia Blues Bompiani pp. 272 €. 16,00 Susanna Tamaro Papirofobia Salani pp. 42 €.8,00 Tre ragazzi, intellettuali e disoccupati, tutti piantati da una diversa indimenticabile ballerina, si aggirano nella campagna sarda, tra piccoli furti (compiuti più che altro per il gusto del crimine) e serate in discoteche di provincia, decisi a non cedere alla tentazione di una vita e di un lavoro normale. Alan Furst Il corrispondente dall’estero Giano pp. 285 €. 17,00 E’ l’inverno del 1938 a Parigi e Carlo Weisz siede alla scrivania del giornale di cui è stato appena nominato direttore. Quarant’anni, triestino, metà italiano per parte di madre e metà sloveno per parte di padre, un viso dai lineamenti forti e occhi attenti, Weisz vive in una stanza in un minuscolo albergo nel quartiere di Belleville dove conduceun’esistenza da perfetto bohémien, allietata mnon di rao da ottimi fomraggi, pane fresco, vino e belle donne. E’ statop a lungo corrispondente dalla Spagna per l’agenzia Reuters prima di assumeree la direzione di Liberazione, il foglio clandestino più pungente, arguto e bene informato dell’opposizione antifascista italiana rifugiata in Francia. Hasostituito nell’incarico Enrico Bottini, avvocato torinese emigrato a Parighi nel 1935 e ritrovato morto, in questo inverno del 1938, nella stanza numero 44 di un albergo del centro. Era a petto nudo, Bottini. Sedeva addossato alla tastiera, un lenzuolo tirato fino alla vita, gli occhi apert e assenti, il volto coperto di sangue, una Beretta nella mano destra. Accanto a lui giaceva il cadavere della sua amante, la moglie del politicosocialista francese LaCroix, una donna alla Rubens, carnosa e abbondante. “Omicidio/suicidio nell’albergo degli amanti” hanno titolato i giornali scandalistici francesi. Ma Weisz e il piccolo gruppo di rifugiati antifascisti italiani che animano Liberazione sanno perfettamente che l’omicidio/suicidio di Bottini è una messinscena dell’OVRA, la polizia segreta di Mussolini. Simone Laudiero La difficile disintossicazione di Gianluca Arkanoid Fazi pp. 207 €. 14,50 Daniel Kehlmann La misura del mondo Feltrinelli pp. 254 €. 8,00 Papirofobia Èdouard Bourdet Oltre alla produzione poetica, Pessoa si era cimentato anche nella composizione di narrazioni brevi, alternando il registro metafisico a quello poliziesco, sempre con esiti felicissimi. Questa edizione presenta al pubblico italiano anche una serie di inediti, tra cui spicca il bellissimo “Quaresima”. L’eterogeneità di questi testi rappresenta perfettamente la personalità complessa e travagliata, eppure coerente, di Pessoa e ne fa tessere imprescindibili di quel mosaico che è il progetto estetico cui l’autore lavorò per l’intera esistenza. È notte. Gianluca torna a casa dopo esser stato fuori con gli amici. Gioca con la Play-Station fino all’alba, poi improvvisamente la spegne, stacca tutti i cavi e la chiude in una valigia. Per rifarsi una vita. Incomincia “la difficile disintossicazione”, il diario di un venticinquenne che per quaranta giorni si tiene lontano dalla PlayStation, fino alla resa dei conti finale. Sullo sfondo della Napoli di oggi, Gianluca si riappropria del suo tempo, della sua ragazza, del suo lavoro di traduttore di romanzi per ragazzi. Eppure il ritorno alla normalità non va come sperava. Incontra un’altra ragazza, e la sua vita sentimentale si fa complicata. La sua PlayStation gli appare in sogno per fargli scenate di gelosia: e chi ne ha più diritto di lei, che se ne sta chiusa in una valigia? Gianluca tiene duro, e prova a fare tutto quello che farebbe un normale ragazzo napoletano. Eppure, nello sforzo, Arkanoid è costretto a guardarsi dentro, e ripercorrendo la sua infanzia e la sua gioventù scopre il valore che i videogiochi hanno avuto nella sua formazione. E si trova di fronte al paradosso: come troverà la forza di riuscire a disintossicarsi, se i videogiochi stessi gli hanno insegnato a lottare per quello che vuole? INSERTO N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile www.olschki.it NOVITÀ LIBRARIE Novità Il Mulino Le cappelle musicali presso gli stati e le corti nell’Italia della prima età moderna furono importanti organismi rappresentativi del potere civico e signorile oltre che finalizzati ad augmentum divini cultus. I saggi qui pubblicati esplicitano la natura sia ampiamente storico-istituzionale, sia strettamente musicologica della ‘cappella musicale’ quale oggetto di studio, scegliendo un approccio multidisciplinare, geograficamente ampio e articolato in tipologie distinte (cappelle civiche, di corte, di stato) ma accomunate dalla funzione di strumento di affermazione e comunicazione delle élites rinascimentali. A cura di Piperno, Biagi Ravenni, Chegai Cappelle musicali fra Corte, Stato e Chiesa nell’Italia del Rinascimento Olschki pp. X-442 €. 47,00 In 19 contributi vengono indagate Centro nazionale di studi leopardiani le relazioni tra Leopardi e il teatro. Sebbene il poeta non abbia prodot- La dimensione teatrale in Giacomo Leopardi to opere teatrali, eccetto due tragedie giovanili, emergono interessanti Olschki nuovi argomenti, completati (in una pp. XII-536 €. 78,00 “Sessione speciale”) da un ricordo degli insigni studiosi Binni e Timpanaro, nonché il riconoscimento al coraggio dell’editore francese Bérréby, che ha pubblicato la traduzione completa dello Zibaldone. La magia rappresenta uno dei motivi centrali del Rinascimento e della prima età moderna: i saggi di studiosi italiani e stranieri qui riuniti hanno per oggetto questo tema, che ha caratterizzato una lunga stagione della storiografia novecentesca e che pure necessita, oggi, di un’attenta ridefinizione. Basti pensare al problema del rapporto tra magia ed ermetismo, troppo spesso identificati l’una con l’altro, o a quello del rapporto tra magia e scienza, un problema cruciale per comprendere le origini stesse della modernità. A cura di Fabrizio Meroi La magia nell’Europa moderna Olschki pp. XII-786 €. 75,00 Esponente di primo piano del socialismo statunitense, poi “eminenza grigia” del movimento studentesco di Berkeley a metà degli anni Sessanta, Draper ravvisò nelle più frequenti forme di “socialismo dall’alto”, da quella stalinista a quelle socialdemocratiche, riformiste e liberal occidentali, una distorsione dell’autentico significato delle tesi marxiane, incentrate invece sull’autoemancipazione delle masse. Robert Wilson Massimo Livi Bacci La ricerca dell’oro e dell’Eldorado ossessionò i conquistatori fin dall’inizio del ‘500, Eldorado nel pantano spingendoli a valicare le Ande ed esplorare pp. 212 €. 14,00 le ignote, selvose contrade orientali, in spedizioni spesso disastrose, sempre deludenti. Un Eldorado che nella sua elusività continuava a spostarsi oltre il filo dell’orizzonte man mano che le esplorazioni procedevano. All’interno di un panorama politico ed istituzionale in continua evoluzione, la legge 20 Enti di culto e finanziamento marzo 1985, n. 222 sugli enti ecclesiastici delle confessioni religiose ed il finanziamento della Chiesa cattolica ha dimostrato nei primi due decenni di applicapp. 376 €. 29,00 zione una tenuta decisamente positiva. Essa risulta ormai parte integrante del patrimonio sociale e normativo italiano ed è stata recepita, con gli opportuni adattamenti, dalle intese con le altre confessioni religiose. A cura di I. Bolgiani Fin dall’inizio, scrive Kleinberg, la religione Aviad Kleinberg cristiana si è caratterizzata per essere un culto Storie di santi della personalità: di Cristo in primo luogo, poi pp. 360 €. 25,00 dei martiri, degli asceti, dei santi. Il libro racconta l’evoluzione e il ruolo di tale culto dalla sua origine nel secondo secolo al pieno medioevo, rileggendo e interpretando alcune testimonianze esemplari della sterminata letteratura medievale dedicata alle “vite dei santi”. Lettore penetrante, interprete finissimo di labili tracce documentarie, Ricci si è ritagliato da temGiovanni Ricci I giovani e i morti po un particolare campo di studio, che raduna Sfide al Rinascimento aspetti inconsueti e a volte inquietanti dell’età moderna e in particolare del Rinascimento. In pp. 220 €. 18,00 questo nuovo libro, che ha a oggetto la Ferrara cinquecentesca, egli si concentra su due “categorie” di personaggi che nel corso del secolo gettano ombre sull’immagine di olimpica serenità spesso associata all’epoca rinascimentale: i giovani e i morti. Giovanni Borgognone Il socialismo dal basso Hal Draper e la rifondazione democratica del marxismo Olschki pp. XII-194 €. 22,00 Questo studio delle profezie nella Commedia Prophecies and prophecy in di Dante indica ed esamina tutti i passaggi Il volume raccoglie le suppliche trentine contenute nei “Registra Supplicationum” conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano per i pontificati da Pio V (1566-1572) a Clemente VIII (1592-1605). Prosegue così il lavoro di edizione iniziato, in questa stessa collana, con la pubblicazione delle suppliche relative ai pontificati compresi tra Leone X (1513-1521) e Pio IV (1559-1565). A cura di Cettina Militello Il Vaticano II e la sua ricezione al femminile pp. 256 €.22,00 Il volume traccia un bilancio sul Vaticano II a partire da una peculiare prospettiva: la novità che il concilio ha comportato sul fronte delle donne. E tiene presenti i due aspetti della questione: quello del vissuto e della partecipazione ecclesiali e quello dell’accesso allo studio, alla ricerca, all’insegnamento della teologia, impensabile solo cinquant’anni fa. Francois Varillon Un compendio della fede cattolica Cultura umana e rinuncia cristiana pp. 112 €. 10,00 Il volume propone due suoi brevi saggi comparsi sulla rivista di lingua francese Études rispettivamente nel 1967 e nel 1935, complementari tra loro e fondamentali per comprendere il suo pensiero. Scritti in maniera agile e con grande chiarezza, essi riconducono al cuore della fede cristiana, aiutando a cogliere “l’essenziale dell’essenziale. Il nocciolo. Ciò che è di oggi e di sempre, immutabile, irriducibile”, senza mai sminuire o ridurre la dottrina. Peter Clarke N E db www.dehoniane.it Javier Garrido La relazione affettiva con Dio pp. 88 €. 7,50 Bruno Barhart La sapienza e il futuro Nuova nascita della teologia monastica pp. 336 €.34,00 La globalizzazione deve essere letta non solo come un fenomeno economico ma come una nuova fase della storia, e questa percepita in prospettiva non più occidentale, ma mondiale. Nell’interpretare la storia è di grande aiuto – a giudizio dell’autore – la teologia monastica e a partire da essa egli cerca di dare un significato a questa nuova fase. Per teologia monastica egli intende un approccio sapienziale ed esperienziale al messaggio cristiano, come fu proposto e vissuto al tempo della nascita del monachesimo, poi messo in crisi dalla scolastica. A cura di Dino Dozzi Giovanni: il Vangelo spirituale pp. 276 €. 24,00 Il volume prosegue l’itinerario di spiritualità su testi biblici visti alla luce del messaggio di san Francesco e dell’attualità, avviato con la Genesi e proseguito con i libri sapienziali, gli scritti paolini, il profeta Isaia e il Vangelo di Luca. Ora l’attenzione è rivolta al Vangelo di Giovanni, il più teologico dei quattro, il più denso e affascinante. A cura di C. Belloni Suppliche al Pontefice pp. 880 €.55,00 In questo volume l’autore tratteggia l’evoluzione dell’Inghilterra nell’intero arco del Novecento non solo dal punto di vista poSperanza e gloria L’Inghilterra nel XX sec. litico, sociale ed economico, ma anche sul versante culturale. All’inizio del secolo l’Inpp. 616 €. 32,00 ghilterra era la più grande potenza mondiale; cento anni dopo, tutto è cambiato, non c’è più il grande impero coloniale, la leadership mondiale è passata di mano, il paese è una riluttante provincia europea. E l’ossessione del declino è diventata uno stato d’animo nazionale. profetici del poema, nel tentativo di fornire per Dante’s Commedia la prima volta un esame completo di tali testi Olschki e per far luce sull’uso dantesco della profezia nel più ampio orizzonte dell’intero poema. pp. X-228 €. 25,00 Partendo dall’esame critico del testo, il volume raggiunge inedite conclusioni sulla funzionalità e i meccanismi della profezia, e presenta importanti proposte per il poema e le sue rivendicazioni in termini di veridicità. ovità www.mulino.it 17 Le riflessioni dell’autore offrono materiale di discernimento sull’importante tema della relazione affettiva con Dio. Esse si focalizzano sugli aspetti pedagogici, con l’intento di fare sintesi tra spiritualità e psicologia. L’obiettivo è quello di fornire indicazioni utili sia per la formazione di gruppo, sia nell’accompagnamento spirituale. . Kathryn James Hermes Uscire dalla depressione Un approccio cattolico pp. 136 €. 11,50 L’autrice affronta la problematica dall’interno, avendo conosciuto personalmente un periodo di depressione durante il quale afferma di aver passato moltissimo tempo a lottare con Dio. Nel suo volume, dallo stile semplice e accattivante, intreccia le esperienze di depressione di molte persone, affinché siano di sostegno a quanti lottano in un’analoga fase buia della vita propria o di un amico; è sua convinzione che molto, nella tradizione e nella spiritualità cattolica, possa comunque offrire forza, conforto e potente intuizione in questa battaglia. Passione di Nostro Signore Gesù Cristo pp. 72 €. 6,50-15,80 Il volume, disponibile in brossura oppure in una più prestigiosa veste cartonata, presenta le versioni lunga e breve delle tre passioni sinottiche – rispettivamente Marco per l’anno liturgico A, Matteo per l’anno B, Luca per l’anno C – da leggersi la domenica delle Palme, nonché la passione secondo Giovanni da leggersi il venerdì santo. I testi liturgici sono tratti dal lezionario CEI e seguono la nuova traduzione ivi presentata. Anna Maria Cànopi Via Crucis. Sotto lo sguardo del Padre pp. 40 €. 2,00 Nelle brevi meditazioni che accompagnano ogni stazione della pratica tradizionale della Via Crucis, l’autrice pone l’accento sulla partecipazione del Padre alla sofferenza del Figlio e di tutti gli uomini: nei momenti di prova l’uomo non è lasciato solo, ma è sostenuto dall’amore del Padre che si esprime anche attraverso lo sguardo di Maria, immagine della Chiesa. LIBRI DA LEGGERE 18 Maurizio Dardano Leggere i romanzi Carocci pp. 248 €. 23,30 Insegnare a leggere il romanzo moderno in una prospettiva linguistica; insegnare a vedere nel romanzo cose diverse da quelle che si vedono normalmente. È il fine di questo volume. LIBRI INSERTO è LEGGERE CULTURA Una casa senza biblioteca è come una fortezza senza armeria (da un antico detto monastico) a cura di Maria Grazia D’Ettoris Fatti e misfatti del Risorgimento Francesco Pappalardo G igi Di Fiore, inviato de «Il Mattino» di Napoli dopo essere stato redattore a «il Giornale» — autore, fra l’altro di 1861. Pontelandolfo e Casalduni: un massacro dimenticato (Grimaldi & C., Napoli 1998) e I vinti del Risorgimento. Storia e storie di chi combatté per i Borboni di Napoli (UTET, Torino 2004) — ha scritto una Controstoria dell’Unità d’Italia. Fatti e misfatti del Risorgimento (Rizzoli, Milano 2007, pp. 464, € 19,50). Partendo dalla constatazione di un conformismo generale tuttora imperante, «il Risorgimento non va toccato» (p. 6), e dalla necessità di «raccontare le vicende grigie di come l’Italia divenne unita» (p. 25), pur senza atteggiamenti antistorici — «Non per sterili nostalgie di un Paese diviso, o per metterne in discussione l’assetto unitario. Ma solo per amore di verità» (p. 26) —, Di Fiore ricostruisce con rigore e senza enfasi le complesse vicende dell’unificazione italiana e ne offre un quadro particolareggiato. L’autore utilizza fonti edite e inedite, archivistiche e a stampa, soffermandosi su avvenimenti ancora poco noti al grande pubblico e cercando di dare voce ai «“senza voce” [...] coloro che di quel processo furono i veri sconfitti della storia: i militari degli Stati preunitari (soprattutto i soldati borbonici o quelli della Brigata estense), i contadini del Sud che avevano creduto nelle promesse garibaldine, gli ambienti cattolici» (p. 13). Dei primi narra l’eroica resistenza e l’ostinata fedeltà ai sovrani legittimi, dedicando alcune pagine alla vicenda quasi sconosciuta della Brigata Estense, cioè il piccolo esercito del duca di Modena, Francesco V d’Asburgo-Este, «la Brigata che non volle diventare italiana» (p. 80). Dei secondi ricorda C Nello Barile La mentalità neototalitaria Apogeo pp. 135 €. 9,00 la lotta disperata contro l’invasore, non solo guerra contadina ma «anche rivendicazione politica della spodestata dinastia borbonica» (p. 199), piegata solo con una repressione feroce: una «guerra civile spesso rimossa, o addirittura sconosciuta» (p. 259). Dei terzi descrive la resistenza «civile» a fronte dell’anticlericalismo delle nuove classi dirigenti e della conseguente persecuzione anticattolica: «Era l’affermazione della religione laica dello Stato italiano, che nell’unità politica individuava il suo principale dogma» (p. 268). La sua attenzione si appunta, inoltre, su aspetti non secondari del Risorgimento: gli aiuti finanziari forniti dai britannici a Giuseppe Garibaldi; il ruolo avuto dalla criminalità organizzata di stampo mafioso e camorristico nella spedizione dei Mille; il bombardamento navale dei piemontesi nei confronti di Genova che chiedeva l’autonomia dal Regno onservali nella tua Quale relazione intercorre tra lo stile politico informale di Berlusconi, l’impraticabile ideale della mamma in carriera, il sogno di una famiglia omosessuale, il trionfo dell’estetica pornografica, il giovanilismo oppressivo delle vecchie classi dirigenti? La mentalità neototalitaria è un fenomeno culturale d’ampia portata che investe le dimensioni confinanti della politica, del marketing e della comunicazione contemporanea. Tato Crotti, Giovanni Bassi Mina prima di Mina Rizzoli pp. 145 €. 15,00 Anticonformista ed eccentrica, Mina è celebre per le apparizioni fulminee, i periodi di ritiro, i ritorni folgoranti. Ma Mina è sempre stata così come la conosciamo? Prima di diventare famosa, prima di essere Mina, cosa faceva nella vita? Quando ha iniziato a cantare, e come? “Ciao, sono Mina, mi fai cantare?” È così che Renzo Donzelli, chitarrista degli Happy Boys, si è imbattuto nella giovane sconosciuta che, nel giro di pochi anni, sarebbe diventata la Tigre di Cremona. di Sardegna, nel 1849, e degli italiani su Palermo, che nel 1866 si ribellava contro le modalità dell’unificazione; la destabilizzazione interna dei piccoli stati della penisola condotta, alla vigilia della loro invasione, dagli agenti del conte di Cavour con l’invio di agenti provocatori, l’acquisto dei notabili locali e le promesse di carriera ai quadri militari; «l’invenzione dei plebisciti [...] tentativi di giustificazione giuridica formale, con una votazione che forniva adesione popolare alle annessioni dei diversi territori già conquistati con le armi» (p. 21). L’opera si chiude con la conquista di Roma, del 1870, e significativamente con il tentativo dei rivoluzionari di gettare nel Tevere il feretro di Papa Pio IX, nel 1881, a testimonianza di un Paese «unito nella forma giuridica, ma profondamente diviso. [...] Ma è con l’eredità di quell’Italia che ancora oggi, nel bene e nel male, dobbiamo fare i conti» (pp. 364-365). B N. Gratteri, A. Nicaso Il grande inganno I falsi valori della ‘ndrangheta Pellegrini pp. 272 €. 18,00 La ‘ndrangheta da fenomeno marginale dal “volto agrario e contadino” è divenuta un’organizzazione criminale mondiale. Oggi la sua portata è tanto devastante sul piano economico, politico e culturale da mettere a rischio la convivenza civile e i presupposti stessi della democrazia. Combatterla significa difendere e assicurare l’avvenire delle generazioni future. Robert C. Solomon La gioia della filosofia Apogeo pp. 321 €. 22,00 La filosofia è diventata troppo ‘esile’, attenuata, emaciata, anoressica (per usare un termine appropriatamente patologico). Il vecchio ideale della filosofia che tutto abbraccia, spessa, carnosa e onnivora, è stato sacrificato alla nuova filosofia dello snello e cattivo, che abbia la forma delle argomentazioni lineari o del cinismo postmoderno. N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile A cura di L. Savonardo Figli dell’incertezza I giovani a Napoli e provincia Carocci pp. 224 €. 19,10 I giovani sono tra i principali protagonisti delle trasformazioni sociali e culturali. Studiare le nuove generazioni ci permette, dunque, di leggere ed interpretare il nostro tempo. Questo libro apre una riflessione sull’universo giovanile e le sue caratteristiche; in particolare, presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Osservatorio Territoriale sui Giovani a Napoli e provincia, promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico ii, l’Istituto iard Franco Brambilla, il Comune e la Provincia di Napoli. A partire da una riflessione teorica, l’analisi si concentra sulle dimensioni più significative che caratterizzano la condizione giovanile, tentando di disegnare un possibile profilo dei giovani napoletani. L’incertezza di un futuro senza progetto, la difficoltà di accesso al mercato del lavoro e, quindi, di ingresso nel mondo degli adulti costringe le nuove generazioni a non scegliere, determinando una sorta di prolungamento della giovinezza che li colloca in una condizione di “giovani senza tempo”. Tuttavia, le nuove generazioni tendono a reagire all’assenza di certezze, elaborando risposte capaci di neutralizzare il timore del futuro ed esprimendo una predisposizione ad aprirsi all’imprevedibilità. Michael Zielenziger Non voglio più vivere alla luce del sole Elliot pp. 408 €. 22,00 “La cultura del vincitore a tutti i costi e della massima esposizione mediatica porterà sempre più persone, soprattutto giovani, a “chiamarsi fuori”, preferendo una non-vita da eremiti metropolitani... Dal suo osservatorio di Tokyo, Michael Zielenziger è stato tra i primi a cogliere questa tendenza, questa specie di epidemia”. (The Washington Posit)” In Giappone un’intera generazione sta sparendo, chiusa in se stessa e nel proprio rifiuto di esistere, e i segnali dal resto del mondo non sono rassicuranti... L’opera di Zielenziger è un necessario campanello d’allarme.” (San Francisco Chronicle). iblioteca Marcello Veneziani Rovesciare il ‘68 Mondadori pp. 175 €.17,00 Il ’68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. È andato al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, sostiene Marcello Veneziani, canone di vita. Ha creato luoghi comuni e nuovi pregiudizi, codici ideologici, da rispettare implacabilmente per essere ammessi al proprio tempo, come il politically correct. Ma nel 2008, quarant’anni dopo, i sessantottini cominciano a farsi sessantottenni, ed è forse giunto il momento di fare i conti con la loro opera e la loro eredità. Ovidio Capitani Storia dell’Italia medievale Laterza pp. 550 €. 18,00 Una sintesi originale della storia e della società italiana nel lungo e tormentato periodo che va dalla fine dell’Impero romano agli albori del Rinascimento. Otto secoli tutt’altro che bui, nel corso dei quali si pongono le premesse della futura storia d’Italia. Una grande visione d’insieme in cui la storia regionale e quella nazionale si integrano e pongono le premesse della nostra storia recente. Enrico Castelli Il demoniaco nell’arte Bollati Boringhieri pp. LII-329 €.30,00 Questo libro risponde all’interrogativo tutto filosofico sul bene e il male, sui loro limiti e le loro potenzialità, attraverso l’esame dell’arte sacra tra il XIV e il XVII secolo e commentandone le varie rappresentazioni del demoniaco in modo da mostrare come alcuni artisti siano stati, in un certo senso, dei veri e propri teologi. Alessandro Mondo I briganti del Piemonte Nerwton & Compton pp. 240 €. 20,00 Imboscate, sparatorie, assalti alla diligenza, torture, rapine, omicidi efferati... Non è il selvaggio West ma il selvaggio Piemonte preunitario, dove scorrazzano delinquenti isolati e bande di fuorilegge che non hanno nulla da invidiare, se non la fortuna storiografica, a quelli in azione nel Meridione. Dal crepuscolo del Regno di Sardegna all’arrivo delle baionette francesi, fino alla Restaurazione e agli albori dell’Unità d’Italia, è un susseguirsi di briganti. 20 dalla Informazione Regionale Campania M Antonio Bassolino a come mai di è venuto in mente di togliere questa grana a Bassolino? Qui non stiamo mai tranquilli, abbiamo sul collo tutti, la Direzione antimafia, la Finanza. Tutti». È il 23 marzo del 2005. Il prefetto Corrado Catenacci (uno degli otto commissari straordinari all’emergenza rifiuti in Campania) si sfoga così al telefono con un alto funzionario della Protezione civile. Le cose vanno male, malissimo. Siamo a tre anni fa, ma la tragedia è già nell’aria. Gli impianti chiusi, dei due termovalorizzartori solo uno è in costruzione ma ci vorranno almeno quattro anni ancora perché riesca a bruciare rifiuti, le discariche sono colme come uova marce. Come se non bastasse un suo viceprefetto è finito nei guai. Dice che parlava troppo dei segreti dell’ufficio con ditte in odore. Lo scenario che si profila è da fare tremare le vene ai polsi: Napoli e la Campania sommerse di monnezza, la gente in rivolta, con i cortei e i blocchi stradali di chi non vuole i rifiuti per strada ma neppure la discarica o il termovalorizzatore sotto casa. E una inchiesta giudiziaria che va avanti. Silenziosa ma impietosa. I telefoni degli uffici sono sotto controllo, quintali di documenti - quelli che si riescono a trovare - sono stati sequestrati, qualcuno è già finito in galera. Si tratta di pesci piccoli, i magistrati della procura puntano in alto. A tutti i commissari, i vice commissari, i subcommissari, i consulenti, gli imprenditori e i loro subappaltatori che in 14 anni, hanno sperperato soldi per 2 miliardi di euro. Ingrassato clientele politiche e personali, favorito la Camorra Spa, inquinato il territo- rio, ridotta a brandelli l’immagine di Napoli e della Campania. Una platea vastissima che è responsabile dello scempio più odioso: aver consegnato ad un gruppo imprenditoriale del Nord il più grande affare degli ultimi anni. È l’Impregilo della famiglia Romiti, che in Campania è diventata padrona assoluta del territorio, piegando ai suoi interessi leggi, norme e regole.La storia della monnezza è uguale a quella del dopo terremoto. Riassunta con brutale efficacia da Giulio Facchi, ex assessore verde alla provincia di Milano negli anni Novanta e subcommissario all’emergenza rifiuti in Campania per volontà di Edo Ronchi. «Abbiamo messo i destini della Campania e i coglioni di Bassolino nelle mani di Romiti e di Impregilo». È andata esattamente così. L’Impregilo e le sue imprese Fibe e Fisia, alla fine degli anni Novanta vincono la gara d’appalto per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Un business da capogiro: 83 lire per ogni chilo di rifiuto raccolto in tutta la Campania, più 290 lire per ogni Kw di energia ricavata dalla loro combustione. Si occupano di monnezza e ci guadagnano, ma non pagano tasse. Neppure l’Ecotassa. Quando il 10 giugno del 2003 i pubblici ministeri della procura di Napoli chiedono lumi a Luigi Anzalone - ex Pci-Pds, ora Pd - Assessore regionale al Bilancio della prima giunta Bassolino, rimangono sbigottiti. «Non conosco Fibe, non ne so nulla». «La Fibe non ha mai pagato tale tassa non essendo obbligata», risponde l’ingegner Cattaneo, amministratore delegato dell’azienda. Il presidente della Commissione N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Rifiuti, storia di un grande imbroglio ambiente del Senato, To m m a s o Sodano di Rifondazione comunista, il 30 m a g g i o 2005 racconta un’altra storia al sostituto Giuseppe Noviello. Riferisce di un accordo tra Commissariato e imprese dei Romiti per modificare alcune clausole contrattuali a loro favore. Il patto è che Fibe e Fisia rinuncino ad una “riserva”. Soldi, milioni di sonanti euro. «Mentre nel primo atto del 24 giugno 2003 risultano riserve per un ammontare di circa 109 milioni di euro (la cifra è scritta anche a lettere), nel successivo atto del 23 settembre 2003, la somma perde lo zero posto tra il numero 1 e il 9, nonché la specificazione a lettere». Risultato: «L’ammontare al quale Fibe rinuncia passa ad una ben più modesta somma di circa 19 milioni di euro. Sul punto ha reso dichiarazioni Stefano Cassella, rappresentante della banca West LB Ag, il quale ha precisato che per il suo istituto la somma effettivamente rinunziata è quella di circa 19 milioni di euro». Tutto agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. E’ uno dei tanti “miracoli napoletani” sulla monnezza. La bufera su Bassolino Bastava anche solo questo per scatenare una inchiesta giudiziaria. Ma c’era altro, evidentemente, tanto altro. Tre anni di indagine, migliaia di atti sequestrati, ore di interrogatori e di intercettazioni telefoniche. Un lavoro immane condotto dai pubblici ministeri Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo, che zittisce quanti in questi giorni di emergenza rifiuti hanno incautamente parlato di “inerzia” della Procura napoletana. E alla fine, il 31 luglio del 2007, la richiesta di rinvio a giudizio per Antonio Bassolino, Piergiorgio e Paolo Romiti, Armando Cattaneo, amministratore delegato Fibe, Raffaele Vanoli e Giulio Facchi - vicecommissario e subcommissario -, e di una schiera di tecnici e collaboratori del Commissariato, tra questi Giuseppe Sorace e Claudio De Biase. Per le aziende dei Romiti il ciclone era già arrivato a giugno, con un durissimo provvedimento del Tribunale di Napoli firmato dal gip Rosanna Saraceno: divieto di trattare con la pubblica amministrazione per le attività di smaltimento dei rifiuti e loro utilizzo per fini energetici e sequestro di 753 milioni di euro. «Fibe, Fisia e Impregilo - scrivono i magistrati - erano consapevoli fin dall’inizio che lo smaltimento dei rifiuti non poteva funzionare, ma hanno fatto di tutto per nascondere tale situazione». Un raggiro reso possibile dalla connivenza di chi doveva controllare e non lo ha fatto. «Ma come è possibile - si chiedono i giudici napoletani che una azienda così importante venga a fare a Napoli un contratto ben sapendo di non poterlo rispettare e comportandosi invece come certi truffatorelli che nascondono le proprie malefatte?». Tutti sapevano, aggiunge il procuratore capo Giandomenico Lepore in una intervista al “Mattino”. «Nel 2000 quando iniziò questa storia, già si sapeva che gli impianti non sarebbero stati in grado di risolvere l’emergenza. Eppure tutti tacquero: comprese le banche che finanziarono Impregilo pur sapendo che le opere non si sarebbero realizzate». Sette i capi di imputazione per il governatore della Campania, commissario straordinario dal 2000 al 2004. La frode in pubbliche forniture per «non aver impedito» e addirittura «consentito e realizzato la perpetua violazione» delle clausole e degli obblighi contrattuali stabiliti con Impregilo. E poi il «concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato» per non aver impedito che i fratelli Romiti aggirassero norme e leggi con artifizi e raggiri. Insomma, Bassolino - nella sua funzione di Commissario straordinario - non avrebbe mai contestato ai Romiti le violazioni del contratto favorendoli, concorrendo così anche all’interruzione di un pubblico servizio e alla violazione delle normative in materia di tutela dell’ambiente. Un terremoto che scuote la politica napoletana, fa implodere il centrosinistra, proietta ombre inquietanti sull’uomo che da quindici anni è il protagonista assoluto della politica in Campania. «Orgoglio e maledizione», dicono a Napoli. L’uomo che nel 1993 conquista una città piegata da anni di dominio di viceré che si chiamano Gava, De Lorenzo, Pomicino, mortificata da Tangentopoli e minacciata da una camorra che aspira diventare come Cosa Nostra. Dalla bancarotta del Comune all’illusione del rinascimento napoletano. Tutto seppellito sotto tonnellate di rifiuti. Bassolino si difende: «Le accuse che mi vengono rivolte sono ingiuste e non hanno fondamento nella realtà». Lui non ha mai favorito Romiti e le sue aziende. E poi quella gara d’appalto. «Bassolino - dicono i suoi legali - non ha mai partecipato alla preselezione, né alla stesura delle norme della gara d’appalto e di capitolato, non ha partecipato alla nomina della commissione, meno che mai alla scelta dell’impresa vincitrice. È subentrato ai suoi predecessori con l’unico ruolo formale e di rappresentanza esterna di firmare un contratto le cui clausole erano ben definite e specificate in tutti gli atti di gara». Ma se quel contratto era fin dall’inizio sbagliato, e proprio nei punti più delicati, perché Bassolino non lo ha cancellato? «Le ordinanze di Bassolino per evitare la rescissione del contratto, tutte legittime - è la tesi della difesa - erano totalmente giustificate dalla situazione di emergenza. E poi, non dimentichiamo che per rescindere il contratto con la Fibe e i Romiti è stato necessario un provvedimento legislativo ad hoc, un decreto legge del 2005». Interrogato dai pm il 23 aprile del 2004, il governatore afferma che il suo incarico al Commissariato era politico, non tecnico. Erano i suoi collaboratori a portargli le ordinanze da firmare, lui le firmava, ma raramente le leggeva. Si fidava dei subcommissari come Paolucci e Vanoli. Ma è proprio Massimo Paolucci a fornire ai pm una versione diversa: «Bassolino sapeva tutto sui rifiuti, lo informavo puntualmente e personalmente sulle problematiche dell’Ati (l’associazione temporanea di imprese, Fibe e Fisia di Impregilo, vincitrice della gara, ndr)». Massimo Paolucci è uno dei tanti ex “delfini” di Bassolino. Funzionario della federazione Pci di via dei Fiorentini (si occupava di diffusione dell’Unità e di amministrazione), nel 1993 viene eletto consigliere comunale, nel 2000, ultima giunta Bassolino, diventa assessore alla nettezza urbana. Ed è forse per questa sua esperienza che quando Bassolino viene nominato commissario ai rifiuti, viene chiamato a collaborare con la carica di vicecommissario vicario. Nonostante un avviso di garanzia. Si tratta della vicenda delle presunte irregolarità nella demolizione delle auto custodite negli autoparchi comunali. Ne uscirà assolto il 6 febbraio 2007. Vice commissario vicario, un gradino sotto Bassolino, un gradino sopra il professor Raffaele Vanoli. Paolucci esercita un potere enorme ma non ha potere di firma, sceglie, coordina, detta direttive, ma non mette mai nero su bianco. Oggi è in rotta di collisione col governatore, eletto con una barca di voti al Consiglio comunale alle scorse elezioni, è nella segreteria regionale del Pd. Veltroniano ma non di fede bassoliniana. Informazione Regionale N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Expolevante salta un anno dalla Puglia Lacirignola: “riprogettata e ripensata sarà una bella sorpresa per tutti” E Lettera aperta agli amministratori della Regione Puglia S ignori Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali, con grande enfasi, il 3 aprile 2006, si promulgò la Legge Regionale n. 7, “Iniziative di promozione e solidarietà per contrastare la criminalità comune e organizzata: strumenti antiusura e antiracket”. L’Associazione contro tutte le mafie, Onlus, sodalizio nazionale riconosciuto dal Ministero dell’Interno, a cui hanno aderito magistrati, avvocati, professori universitari, direttori di testate di informazione e giornalisti, conosciuta e stimata in tutta Italia, prontamente ha colto l’occasione per iscriversi all’albo delle associazioni regionali della Puglia, essendo l’associazione regionale più rappresentativa e importante. Il 4 dicembre del 2007, presso l’ufficio di Presidenza della Regione Puglia, con racc. a.r. n. 100813505667 è stata ricevuta domanda di iscrizione all’Albo tenuto dallo stesso Ufficio, ai sensi dell’art.9. Alla regolare domanda con i requisiti di legge erano allegati: Atto Costitutivo, comprendente il nominativo degli amministratori; Statuto dell’Associazione; Decreto di iscrizione all’albo prefettizio delle associazioni antimafia di Taranto; Disposizione di iscrizione nell’anagrafe regionale delle associazioni ONLUS; Bilancio consuntivo degli anni 2005 e 2006; elenco degli associati. Da allora tutto è rimasto lettera morta, né riscontro di iscrizione, né diniego dell’istanza. Vero è che, localmente, si è sottoposti a indifferenza mediatica e ostracismo e censura istituzionale forense e giudiziaria, per la peculiarità delle battaglie contro atti illegali e cultura socio-mafiosa. Di contro, però, c’è da evidenziare come il Commissario Straordinario del Governo per le iniziative antiracket ed antiusura invita il dr Antonio Giangrande, quale Presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie, a partecipare alla conferenza interregionale dei Prefetti del Sud, per parlare di mafie e sicurezza, oltre ad encomiare lo stesso Dr Giangrande per la proficua collaborazione svolta con il Commissario antimafia a favore delle vit- 21 tima della mafia e dell’usura di tutta Italia. Ancora, di contro, c’è da segnalare l’interrogazione parlamentare del senatore Russo Spena per la censura subita dall’associazione e l’interrogazione parlamentare del Senatore Euprepio Curto per la malagiustizia che vige negli uffici giudiziari territoriali. Di contro ci sono da leggere le inchieste e gli articoli dell’associazione pubblicati sul proprio sito e su decine di testate di informazione locali, nazionali ed internazionali. A questo punto si chiede alle ss. vv di attivarsi affinché l’iscrizione avvenga quanto prima, in quanto le vittime della mafia non possono aspettare i tempi della politica ìparlataî e perché non si può chiedere la raccomandazione al politicante di turno anche per farsi ammazzare dalla mafia per le proprie lotte di civiltà. Con ossequi. Antonio Giangrande Presidente Associazione contro tutte le mafie xpolevante dà appunt a m e n t o a tutti i pugliesi nel 2009. Non si tratta di una soppressione, ma solo di un “anno sabatico” che la Fiera del Levante si è concessa per ripensare questa storica rassegna, cara a tutti noi”. Così il presidente Lacirignola risponde a chi paventa la cancellazione dal calendario fieristico di Expolevante. Che la rassegna ormai avesse avuto bisogno di un restyling era sotto gli occhi di tutti. Alcuni comparti non avevano più Fiera del Levante ragione di essere, altri, invece, potenziati e ripensati. Per 2007, l’esibizione del Caquesta ragione, ma soprat- rosello dei Carabinieri e, tutto per offrire a tutti i vi- in quell’occasione, ci fu sitatori di Expolevante un un vero e proprio bagno di prodotto fieristico migliore, folla; nel contempo, impiù “fresco”, ma soprattutto pleme ntammo i comparti più funzionale alle istanze presenti con una sezione degli stessi utenti della ras- riservata all’equitazione”. segna, i vertici della Fiera “Sono profondamente condel Levante hanno deci- vinto –aggiunge il segreso di riprogettarla in linea tario generale, Riccardo con il nuovo corso messo in Rolli- che i cittadini meriatto dall’attuale presiden- tino d i più di una semplice za. “L’operazione –chia- esposizione di prodotti dei risce Cosimo Lacirignola- più eterogenei e disparati era iniziata, del resto, già generi. Per questo, ci sono da un anno fa, appena due gli iper mercati o le grandi mesi dopo il mio insedia- catene che, ormai numerose, mento. Riuscimmo in corsa affollano le zone industriali ad ottenere, nell’edizione di Bari e della sua provin- Due lapidi per non dimenticare C orreva il 9 Aprile 1945 quando, nella tarda mattinata, la Città di Bari subì l’ultimo disastro bellico della Seconda Guerra Mondiale con l’esplosione della nave statunitense Charles Henderson ormeggiata nel porto del capoluogo pugliese. Nel ricordo di quel tragico episodio ( ritenuto fra gli storici tra i più nefasti consumatisi nel Mediterraneo durante l’ultimo scorcio della Seconda Guerra Mondiale) una Cerimonia di scoprimento di due lapidi svoltasi nella mattinata di Mercoledì 9 Aprile 2008 presso la Banchina 14 del Porto di Bari. Una lapide italiana riportante l’elenco dei 328 caduti italiani ( in gran parte lavoratori portuali) e una americana con l’ elenco dei 54 caduti statunitensi : militari a stelle e strisce che persero la vita in quella tragica circostanza poichè a bordo del piroscafo. Ignote a tutt’oggi le cause di quell’incidente che impegnò la Civica Amministrazione che con l’allora Sindaco Natale Loiacono e l’allora Arcivescovo e Provveditore degli Studi rispettivamente Marcello Mim- cia. La Fiera del Levante desidera proporre qualcosa di diverso e soprattutto un progetto innovativo al quale i funzionari dell’Ente stanno già lavorando da tempo. E se per offrire un prodotto migliore bisogna “saltare un giro”, a malincuore, ma con coraggio, lo abbiamo fatto”. Cosa offrirà Expolevante 2009? Consentiteci di mantenere il riserbo, almeno per il momento –conclude Lacirignola- Possiamo però fare una promessa: sarà una bella sorpresa per tutti. Nicola Zuccaro Addio Nardino L civili, portuali, militari e religiose con in testa Il Sindaco di Bari Michele Emiliano, Sr. William Howard rappresentante del Consolato genarale USA con sede a Napoli ed il Contrammiraglio Salvatore Giuffrè Direttore marittimo per la Puglia. Numerosa la presenza dei parenti delle vittime e della cittadinanza per una tragedia che lasciato il segno nella memoria collettiva barese. utto nel centenario del Bari. E’ deceduto nello scorso ed ultimo fine settimana a Firenze all’ età di 87anni Leonardo Costagliola per gli amanti del Calcio soprannominato Nardino. Difese la porta del Bari con 173 presenze dal 1940 al 1948 anno in cui passò alla Fiorentina. Quì militò sino al 1955 collezionando 230 presenze alle quali si aggiungono tre con la Nazionale. Nato a Taranto si stabilì definitivamente nel capolouogo toscano. Dalla sua casa rilasciò una commovente testimonianza trasmessa integralmente il 15 Gennaio u.s. in occasione della serata celebrativa del primo secolo di vita del Bari che ne ha onorato il ricordo col lutto al braccio in quel di Grosseto come per la Fiorentina in quel di Siena. Di quella intervista rimarrà indelebile il ricordo della gratitudine espressa dal compianto Nardino nei riguardi della Bari per averlo lanciato nell’olimpo del calcio nazionale ed internazionale. N.Z. N.Z. Porto di Bari mi e Tommaso Fiore misero a disposizione Chiese e Scuole risparmiate dalle deflagrazioni. Da prime indagini risulta che a bordo della Henderson fosse imbarcato del materiale esplosivo. Entrambe le lapidi benedette dal Cappellano del Porto Don Franco Lanzolla sono state onorate con l’esecuzione degli inni nazionali italiano e statunitense eseguiti dalla Banda della Terza Regione Aerea alla presenza di numerose autorità Cultura 22 ß I n queste ore nelle strade di Lhasa, pattugliata da oltre 20.000 soldati cinesi e da una cinquantina di blindati dell’Armata Rossa, decine e decine di prigionieri politici tibetani sfilano sui carri dell’esercito di Pechino ammanettati e a testa bassa mentre dagli altoparlanti una voce metallica intima a quanti non sono stati ancora arrestati di consegnarsi prima che sia troppo tardi. E sempre in queste ore sono stati affissi sui muri della cosiddetta Regione Autonoma del Tibet e delle contee e aree tibetane incorporate nelle province del Sichuan e del Gansu, manifesti in cui si avverte la popolazione che ogni assembramento verrà immediatamente sciolto con la forza dalla Polizia Armata che ha l’ordine di sparare sulla folla. Questo è la situazione del Tibet odierno, governato da quella Cina che si sta gioiosamente preparando a celebrare la sua parata olimpica pronta ad incassare il plauso e la meraviglia del mondo per le sue conquiste e le sue scintillanti vetrine. Quella Cina autorefenrenziale che parla di sé come di una “società armoniosa” che grazie al “socialismo di mercato” è proiettata verso un futuro di superpotenza economica e grazie alla forza dei suoi muscoli (pochi giorni or sono Pechino ha aumentato del 18% il suo già oneroso budget per le spese militari) anche di superpotenza politica. In un’intervista rilasciata alla giornalista Ursula Gauthier e pubblicata in gennaio dal settimanale francese le Nouvel Observateur, il Dalai Lama affermava che nel corso dell’ultimo incontro che i suoi inviati avevano avuto nel giugno 2007 con alcuni dirigenti cinesi, questi ultimi avevano “puramente e semplicemente negato l’esistenza di un problema tibetano”. Adesso quei dirigenti dovranno ricredersi. Adesso, che a Lhasa sono esplose incontenibili la rabbia, la frustrazione, il furore delle donne e degli uomini del Tibet esasperati da oltre cinquant’anni di giogo coloniale brutale e inflessibile. Adesso, che a Labrang, Ngaba, Ganja, Machu e in altre località del Tibet storico si susseguono manifestazioni e proteste invariabilmente represse nel sangue. Adesso, che ovunque nel mondo si manifesta la disperazione del popolo tibetano. L’orrore della carneficina di Lhasa. L’orrore delle fotografie dei cadaveri degli assassinati dalle pallottole cinesi sparate ad altezza d’uomo. L’orrore dei rastrellamenti, delle incarcerazioni indiscriminate, delle torture. Tutto questo dimostra che esiste un problema tibetano. Esiste per Pechino ma esiste anche per la diplomazia internazionale che fatica a rimanere muta, cieca e sorda (come certamente vorrebbe) di fronte alla tragedia che si sta consumando sul Tetto del Mondo. E il problema tibetano è molto semplice, pur nella sua drammatica complessità. Il dominio cinese, in oltre sessant’anni di repressioni, non è riuscito a normalizzare il popolo tibetano né all’interno né all’esterno del Tibet. Le immagini che in questi giorni stanno circolando sui circuiti televisivi e sulla Rete, ci fanno vedere come la protesta sia portata avanti principalmente da giovani e giovanis- Tibet, l’orrore della carneficina di Lhasa N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile ß Pochi giorni or sono Pechino ha aumentato del 18% il suo già oneroso budget per le spese militari Lhasa in Tibet simi. Che si tratti di laici o di monaci, si tratta sempre di persone che non erano nemmeno nate nel 1959. Che nonostante tutta la retorica e la disinformazione cinese continuano ad essere fedeli all’identità tibetana e non si piegano al pugno di ferro di Pechino. Che continuano a sperare e a lottare per un Tibet libero. Per rangzen, il termine tibetano che designa l’indipendenza così come quello sanscrito swaraj di gandhiana memoria. Non a caso “Rise up, resist, return” (Insorgi, Resisti, Ritorna) è lo slogan principale di quella “Marcia Verso il Tibet” che cinque organizzazioni della diaspora tibetana hanno fatto partire da Dharamsala il 10 marzo e che attualmente, dopo un primo stop provocato dalla polizia indiana che il 13 marzo aveva arrestato i primi cento marciatori, è ripresa e proprio oggi ha lasciato lo stato indiano dell’Himachal Pradesh ed è entrata in quello del Punjab puntando verso Nuova Delhi. Oggi il popolo tibetano sente che l’occasione olimpica mette come non mai la Repubblica Popolare Cinese sotto i riflettori dell’opinione pubblica internazionale e questa consapevolezza, insieme alla sempre più forte disperazione, ha acceso una scintilla che a Lhasa come a Dharamsala, come in tanti altri luoghi ha convinto i tibetani ad agire. Credo sia importante sottolineare il peso che proprio la “Marcia Verso il Tibet” intrapresa dagli esuli in India ha avuto e continua ad avere per la situazione tibetana. Anche se sono da escludere le capacità organizzative di cui parlano i cinesi, che accusano la “cricca del Dalai Lama” di essere la responsabile dell’insurrezione di questi giorni, è però molto probabile che le notizie della “Marcia” diffuse in Tibet attraverso un passaparola di telefonate, Sms, Mms, lettere (non Internet perché in Tibet la comunicazione telematica è strettamente controllata dall’apparato poliziesco), ascolti collettivi dei programmi di Radio FreeAsia, siano state per i tibetani una ulteriore spinta a protestare. E infatti tra il 10 e il 13 marzo, mentre in India la “Marcia Verso il Tibet” si snodava lungo le strade dell’Hima- chal Pradesh, a Lhasa cominciavano a tenersi le prime manifestazioni. Dapprima sparuti gruppi di monaci poi masse sempre più ingenti di laici e religiosi, sono scese nelle strade della capitale tibetana per protestare contro l’occupazione cinese. Sarà bene ricordarlo. Si è trattato per almeno tre giorni di manifestazioni assolutamente pacifiche dove non è volata nemmeno una pietra ma si sono uditi solo slogan e preghiere. Nonostante questo Pechino ha risposto immediatamente con la solita brutalità e durezza. Manifestanti arrestati e torturati in prigione, asfissianti controlli di polizia, monasteri assediati per impedire ai monaci di uscire. Ed è a questo punto che la collera dei tibetani è esplosa incontenibile contro ogni segno visibile della presenza cinese. I simboli dell’occupante (negozi, edifici, automobili) sono stati presi a sassate, divelti e a volte dati alle fiamme. In qualche sporadico caso a fare le spese della frustrazione tibetana sono stati anche alcuni coloni cinesi. I nodi di decenni di vite vissute come cittadini di terza classe nel proprio Paese, decenni di angherie, umiliazioni, sofferenze, discriminazioni sono infine venuti al pettine. E’ difficile capire cosa stia passando nella testa della nomenclatura cinese in questo momento. Difficile stabilire se il segnale che sta arrivando loro dalle vie e dalle piazze di Lhasa, dai monasteri e dai villaggi dell’Amdo (luogo nataledell’attua- le Dalai Lama) e del Kham, perfino da alcuni insediamenti dei nomadi, li farà recedere dalla posizione di totale chiusura in cui si sono autorinchiusi. Difficile capire se almeno qualcuno nelle stanze dei palazzi del potere di Zhongnanhai stia rimpiangendo di non aver dato ascolto e spazio alla posizione moderata e disponibile del Dalai Lama. Di aver sempre sempre chiuso in faccia la porta alla richiesta di dialogo del Dalai Lama. Di aver detto sprezzantemente ai suoi inviati che “non esiste alcun problema tibetano”. Di almeno una cosa però adesso, grazie all’eroismo e al sacrificio di centinaia di persone, possiamo essere certi. Hu Jintao, Wen Jiabao e gli altri autocrati di Pechino hanno dovuto prendere atto che esiste un “problema tibetano”. A caldo stanno dando la colpa alla “cricca del Dalai” ma non si deve escludere che possano aver compreso come in realtà stanno le cose. Ed ora si trovano di fronte ad un bivio. Possono illudersi di pensare di risolvere il problema con ancora più repressione, ancora più torture, ancora più condanne a morte, ancora più coloni oppure, realisticamente, comprendere una buona volta l’irriducibilità della questione tibetana. Probabilmente è per loro l’ultima spiaggia. Perché se non ottiene almeno una modesta apertura di credito, la ragionevole politica del Dalai Lama non avrà più alcuna chance agli occhi del suo popolo che già oggi, nonostante l’immensa devozione che lo circonda sul piano religioso, politicamente non convince settori significativi della sua gente. Nei prossimi giorni vedremo cosa accadrà nel Paese delle Nevi. E’ di pochi istanti fa la notizia che il Dalai Lama, come gesto estremo per porre termine alla carneficina e in risposta alle accuse cinesi di essere il mandante delle manifestazioni, si è dichiarato disponibile a dare le “dimissioni” dalla guida del suo governo. Si tratta probabilmente di una minaccia indirizzata ai dirigenti cinesi affinché gli consentano di poter continuare a chiedere al suo martoriato popolo moderazione. Nei fini e nei mezzi. Dubito che possa essere ascoltato con autentica sincerità da quanti hanno ancora le mani lorde del sangue di centinaia di vittime e non smettono di ricoprire l’Oceano di Saggezza di insulti e contumelie. Comunque vadano le cose però, ritengo che sia indispensabile che continui in India il movimento gandhiano della “Marcia Verso il Tibet” che potrebbe divenire per la questione tibetana, quello che la “Marcia del sale” del Mahatma Gandhi rappresentò per la lotta di liberazione dell’India. E’ fondamentale che la vitalità, l’energia, l’entusiasmo, che la “Marcia Verso il Tibet” sta suscitando tra i tibetani e i loro sostenitori internazionali non si spengano e anzi vengano continuamente alimentati. Solo così infatti le donne e gli uomini del Tibet, dentro e fuori il loro Paese, potranno trovare la forza, l’energia, l’ispirazione per continuare la lotta senza soccombere ai demoni della rabbia cieca, della disperazione e del furore. Solo così la scintilla della battaglia per un Tibet libero potrà rimanere ben viva e visibile a tutti. Anche ai cinesi di buona volontà. Perché il Tibet viva. Piero Verni Cultura N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile 23 La resistenza tibetana contro il nazicomunismo cinese D opo la brutale repressione in Birmania dove sono stati massacrati centinaia di uomini in tuniche arancione dalla spietata repressione dei militari comunisti ora a Lhasa, in Tibet, ritornano protagonisti i monaci contro il totalitarismo comunista. Anche se preti e monaci da soli non fanno resistenza. In Tibet le immagini ci mostrano sempre meno monaci e sempre più giovani che non sono religiosi, ragazzi e ragazze uguali a tanti altri nell’impero cinese comunista e consumista che tuttavia sono disposti a morire per la libertà. (Massimo Introvigne, In piazza non ci sono solo monaci, 16.3.08 Il Giornale). Migliaia di militari, che occupano il Tibet da cinquant’anni, hanno circondato i monasteri e “caricato”, con le baionette innestate, i pacifici religiosi che inneggiavano all’indipendenza del loro paese. Alle marce dei monaci e dei civili che protestano, il governo cinese risponde con i carri armati a Lhasa. A quasi 50 anni dalla rivolta repressa nel sangue, che ha portato all’esilio il Dalai Lama e decine di migliaia di tibetani, ora una nuova fiammata rischia di far divampare un incendio violento. Il tutto a pochi mesi dalle Olimpiadi, che Pechino sbandiera come i Giochi della pace e della fraternità universale. La Cina raccoglie quello che ha seminato, scrive padre Bernardo Cervellera, in quasi 50 anni, non ha mai dato alcuna speranza alla popolazione del Tibet, ampliando invece il controllo e il genocidio. Il tema ufficiale, scelto dal governo per le prossime Olimpiadi, è “un solo mondo, un solo sogno”, ma per 37 personalità dell’attivismo democratico in Cina, bisogna aggiungere “e diritti umani universali”, lo hanno scritto in una lettera aperta al governo cinese e al Dalai Lama Cio. “Senza promozione dei diritti umani, che sono il principio fondamentale dell’etica universale in Cina e altrove, è velleitario promuovere ‘un solo mondo’. Allo stesso modo, senza la protezione dei diritti umani di tutti i cittadini cinesi – e cioè, senza abolizione del sistema di controllo sulla residenza in città e campagne; senza la fine delle discriminazioni femminili, sessuali, etniche, religiose e senza la fine della soppressione del dissenso politico – non ha senso parlare di ‘un unico sogno’ per tutta la Cina”. I fatti di questi giorni nella capitale del Tibet sono la prova che il regime cinese sta mettendo sotto i piedi i più elementari diritti del popolo tibetano. “Sono proprio le Olimpiadi ad aver acceso la scintilla. Atleti tibetani hanno domandato di partecipare alle Olimpiadi sotto la bandiera del Tibet, ma la Cina lo ha negato. Per le cerimonie d’inizio e fine dei Giochi sono previste performance di danzatori tibetani sorriden- ti sotto la bandiera cinese, mentre a Lhasa e nel Tibet la popolazione rischia il genocidio”. (Bernardo Cervellera, Il sangue del Tibet sulla Pechino dei giochi, 15.3.08 Asianews) Il Tibet di oggi è come la Polonia del 1980, come la Lituania del 1988, come la Birmania del 2007 e anche come l’Afghanistan del 1989, dove la maggioranza dei miliziani che combattevano contro l’Urss non stavano con Bin Laden ma chiedevano libertà religiosa e democrazia. Che cos’hanno in comune questi scenari, culturalmente diversissimi? Si chiede Introvigne. La forza della religione che scende in piazza: una forza tale da aver fatto cambiare idea a un teorico della secolarizzazione come il sociologo Peter Berger che, dopo la Polonia e l’Afghanistan, parla di un mondo ormai «de-secolarizzato». Le proteste di questi giorni, sono portate avanti soprattutto da giovani che “Hanno frequentato la temuta scuola unica cinese, dove si continua ancora oggi a venerare la sanguinaria memoria di Mao Tse-tung, se ne imparano a memoria le massime e perfino le poesie, si tace sui suoi crimini, si è esposti a una quotidiana propaganda dell’ateismo che insegna che Dio non esiste e le religioni hanno solo sfruttato i poveri e gli oppressi. Sono gli allievi di questa scuola che oggi pregano, vanno in piazza, invocano il buddhismo, gridano che l’educazione atea è una menzogna”. Sono giovani come quelli che hanno sfidato l’armata rossa negli anni 80 in Polonia e nei paesi dell’est, anche loro frequentavano la scuola comunista. Evidentemente non bastano cinquant’anni di indottrinamento a strappare dall’anima di un popolo la sua fede millenaria. Nonostante la religione fosse strettamente sorvegliata nel Tibet, molte famiglie sono rimaste buddiste, la distruzione di 6.500 mo- Il Papa parla di emergenza educativa B enedetto XVI nella Lettera alla Diocesi e alla città di Roma sul compito urgente dell’educazione, sollecita la nostra attenzione su un problema che ancora viene trascurato dalla politica, si pensa a tutto, sprecando magari risorse per problemi secondari, dimenticando di investire per la scuola, per la cultura, per l’educazione. Il Papa motiva la sua iniziativa: “Abbiamo tutti a cuore il bene delle persone che amiamo, in particolare dei nostri bambini, adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende il futuro di questa nostra città. Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione delle nuove generazioni, per la loro capacità di orientarsi nella vita e di discernere il bene dal male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale”. Certo educare non è mai stato facile, scrive il Papa, e oggi sembra diventare sempre più difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. Benedetto XVI parla di emergenza educativa, confermata dagli insuccessi a cui tutti gli operatori educativi vanno incontro, dobbiamo dare la colpa alle nuove generazioni? Come se i bambini che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel passato. Certamente esiste una frattura generazionale, ma occorre scoprire la causa di questa frattura. Non si tratta forse della mancata trasmissione di certezze e di valori? Si chiede il Papa. E queste certezze e valori chi dovrebbe trasmetterli? Gli adulti, i genitori, gli insegnanti, anche se è forte tra gli educatori, la tentazione di rinunciare, anche se il Papa aggiunge che non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata. In pratica il problema educativo non riguarda solo i giovani, come spesso vorremmo credere, ma anzitutto proprio noi, gli adulti. Scrive Giuseppe Savagnone, è venuto meno un orizzonte di valori condivisi, la difficoltà di credere ancora nella verità e nel bene, non colpisce solo i figli e gli alunni, ma i padri e i maestri, che non riescono più a essere tali. Tuttavia, s’intravede una “domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e spesso angosciati per il futuro dei propri figli; la chiedono gli insegnanti, che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede messe in dubbio le basi stesse della convivenza; la chiedono nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono essere lasciati soli di fronte alle sfide della vita”. Proprio come quei giovani studenti del liceo Spedalieri di Catania, che dopo la barbara uccisione dell’ispettore Raciti, hanno chiesto aiuto ai loro docenti in una letteramanifesto, pubblicata dal quotidiano La Sicilia. Nella lettera gli studenti s’interrogavano sull’assenza di valori nella quale si sentivano di vivere, sulla totale mancanza di punti di riferimento che li porta a sentirsi “soffocati dal nulla”. Gli studenti terminavano, con una richiesta drammatica: “Abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare il senso del vivere e del morire, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e di verità”. Ancora più sorprendente è la risposta che i docenti danno agli studenti, ciò che rende terribile quella lettera è il nichilismo pedagogico che sembra ispirarla, ha scritto Giovanni Belardelli su Il Corriere della Sera del 10 marzo dell’anno scorso, ripreso poi da il settimanale Tempi. I professori e le professoresse sostengono che la scuola, loro stessi, non debbono dare risposte, anzi non ci devono neanche provare. La scuola, secondo loro, dovrebbe infatti limitarsi a “stimolare domande” e per quanto riguarda il “senso della vita” che gli studenti dichiaravano nella lettera di aver perso o di non aver mai trovato, i professori rispondono: che ciascuno cerchi da solo le “risposte adeguate al proprio percorso”. In pratica i professori del Liceo catanese invece di approfittare della richiesta di aiuto dei loro studenti, che si interrogavano e si ponevano domande sul vero senso della vita, non fanno altro che defilarsi e non proporre nulla che possa aiutarli seriamente. Anzi li invitano semplicemente a smetterla: “Proporvi, o imporvi, delle verità è integralismo, cioè barbarie, e pertanto questo atteggiamento non può avere luogo nella scuola pubblica, cioè democratica e laica”. Il documento dei docenti di Catania è uno schema perfetto che è presente purtroppo nella stragrande maggioranza degli insegnanti italiani, è l’ideologia del dialogo e dell’ascolto, del rispetto dell’altro e delle differenze. E’ la scuola dei progetti multiculturali, del rispetto dell’altro e del rifiuto della pre- nasteri da parte dei cinesi non è bastata. Nel cuore di ogni credente c’è un monastero interiore che nessuna polizia può devastare. Per tutti questi anni il Dalai Lama ha proposto alla Cina una soluzione pacifica, con un’autonomia religiosa per il Tibet, rinunciando all’indipendenza. Per tutta risposta il governo cinese ha sempre sbattuto la porta in faccia, sospettando chissà quali mire indipendentiste del Dalai Lama che ormai desidera solo essere un leader religioso. «Sono stati vent’anni di soprusi, ingiustizie e assimilazione durante i quali i monaci tibetani e tutto il nostro popolo ha atteso e sperato che il mondo facesse qualcosa, che qualcuno prestasse attenzione alle nostre sofferenze e levasse la voce contro Pechino - spiega al telefono Bo Mu Tsering presidente delle donne tibetane in esilio - ma nessuno ci ha ascoltato per questo i monaci hanno deciso che era tempo di far sentire la loro voce, di portare nelle strade la rabbia e la sofferenza del popolo». (Gian Micalessin, La rabbia dei giovani monaci: “Non possiamo più aspettare”, 15.3.08 Il Giornale). Naturalmente i giovani di Lhasa sanno bene di non poter vincere contro il potente esercito cinese, sperano che qualcuno in Occidente si accorga di loro e che soprattutto si pensi meno al business degli affari con la Cina e delle Olimpiadi. L’Occidente, non può non essere solidale con il popolo tibetano, non può essere ipocrita. “Non può non testimoniare il fatto che in «un solo mondo e un solo sogno» c’è il Tibet, con questo suo straordinario esempio fondato sulla non violenza e sulla resistenza. Non può non dire qualcosa di più dell’invito «alla moderazione» inviato da Bruxelles al regime nazional-comunista cinese. O anche qualcosa di più della richiesta rivolta dalla Casa Bianca a Pechino – che è infinitamente meglio del balbettio europeo – sia di rispettare l’identità culturale del Tibet sia di aprire finalmente il dialogo con il Dalai Lama. Già, perché il dialogo è proprio quel che Tenzing Gyatso chiede da anni”. (Renzo Foa, Caro Occidente, credi ancora nei diritti umani? 15.3.08 Liberal). Domenico Bonvegna varicazione. Tutte buone intenzioni. Ma come si fa a dialogare e incontrarsi con l’altro, se non si parte, con tutto lo spirito critico che si vuole, dai propri valori e dalla propria cultura. “Una scuola e una società che non ritengono di aver nulla da salvare nella propria tradizione e nella propria storia, nulla che meriti d’essere proposto se non una generica disposizione all’ascolto e all’apprezzamento indifferenziato (e in fondo indifferente) di tutto e di tutti, su quale base mai incontrerà l’altro?” Eppure il ruolo degli insegnanti è di enorme importanza, troppo spesso sottovalutato, Benedetto XVI afferma nella sua lettera che gli insegnanti non possono limitarsi a fornire delle nozioni e delle informazioni, lasciando da parte la grande domanda riguardo la verità. Una scuola che si riducesse a trasmettere delle conoscenze tradirebbe il suo compito educativo, volto non soltanto a una maggiore preparazione, ma alla crescita globale delle persone. D.B. Cultura 24 ß A N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Pe r Ol i veri o Tos cani il maschio è sempre un carnefice sinistra si vede un bambino nudo (Mario), sotto i piedi, la scritta: “carnefice”; a destra una bambina anche lei nuda (Anna), sotto i suoi piedi la scritta: “vittima”, è il manifesto provocazione di Oliviero Toscani, “contro la violenza sulle donne”, apparso sul settimanale 29.2.08 Avvenire). Il tema che si vuole affrontare sicuramente è d’estrema attualità, visto le numerose violenze contro le donne proprio nel nostro Paese. Ma questi messaggi fanno diminuire l’insopportabile violenza maschile? Ne dubito fortemente, scrive Risè. Anzi il poster di Toscani Oriana Fallaci Donna Moderna. La provocazione fotografica di Oliviero Toscani ripropone la vulgata delle violenze sulle donne ad opera del solito maschio sempre e comunque un “carnefice”. Secondo l’autore i due bambini rappresentano l’innocenza, ma fin da subito sono destinati ad avere, nella loro vita adulta, due ruoli molti diversi, causati dalla solita società, che attraverso l’educazione della famiglia tradizionale (in particolare la madre), porterà il maschietto da innocente a trasformarsi in un violento egocentrico e prepotente, mentre la femminuccia in una succube involontaria o, in certi casi, addirittura complice, delle angherie del primo. Questo maschio , sarà colpevole fin dalla culla, dal momento in cui l’ecografo rivelerà che sarà maschio, o la levatrice guardandolo dirà che sarà maschietto. “Bisogna avere un cuore ben duro per non provare pietà per queste creature innocenti, esposte sulla stampa nude in un tempo di pedofilia fuori controllo, per veicolare un messaggio di odio fra i due sessi”. (Claudio Risè, Il disprezzo del maschile genera solo insicurezza, secondo Giuseppe Savagnone, contribuisce a creare il clima che vuole denunciare. E’ abbastanza discutibile il mezzo fotografico che usa Toscani, bisognerebbe interrogarsi proprio sul ruolo negativo che hanno le immagini nell’alimentare una cultura dell’aggressività. Certamente emerge che proprio Toscani, in questi anni, con i suoi manifesti, ha alacremente contribuito a creare il clima che pure pretende di voler denunciare. In ogni modo “Assistiamo oggi a una totale problematicità dell’idea stessa di virilità e di femminilità, nonché a un depotenziamento pauroso dell’una e dell’altra nella prassi diffusa, che non sono effetto, ma causa del dilagare della violenza sulle donne”. (Giuseppe Savagnone, Ci risiamo, ma provocando si impara? 28.2.08 Il Giornale di Sicilia). Guglielmo Piombini in un brillante articolo su Il Domenicale nel luglio dell’anno scorso rileva come da decenni gli uomini occidentali hanno perso il coraggio di rispondere alle critiche delle femministe, che a sua volta nonostante tutto hanno guadagnato una gran libertà di scelta nel campo dell’istruzione, del lavoro e della famiglia. Le femministe invece di celebrare questi progressi, continuano a presentare le donne come vittime della discriminazione e a pretendere dallo Stato trattamenti privilegiati. A difendere il maschio occidentale ci pensa un ex femminista Alessandra Nucci, con un libro, La donna a una dimensione, (Marietti, Genova, 2006). La Nucci documenta come le femministe sono riuscite con successo ad imporre in ogni sede l’ideologia di ‘genere’, una dottrina che si basa sulla convinzione che tutte le differenze fra gli uomini e le donne, a parte quelle fisiche, siano frutto di indebiti condizionamenti e di stereotipi sociali, e che quindi siano modificabili. Infatti, per Savagnone il rischio più grave oggi è quello di smarrimento dell’identità maschile e femminile. L’ideologia del femminismo di genere si alimenta al radicalismo libertario e afferma che l’identità sessuale non è determinata dal sesso biologico, perché il corpo non deve essere un ostacolo e un limite alla libertà; al contrario, l’individuo deve poter scegliere liberamente il genere a cui appartenere, se essere cioè maschio o femmina. Secondo questa prospettiva, il sesso biologico non è e non deve essere il punto di riferimento nella formazione dell’identità sessuale della persona, perciò è necessario intervenire sin dall’inizio del processo educativo affinché l’uomo costruisca il proprio genere di appartenenza, libero da ogni vincolo culturale che lo orienti all’eterossessualità come scelta normale. (Laura Boccenti, Il femminismo e la questione del “genere”, Febbraio 2008 Il Timone). Le femministe radicali, puntano a cancellare la distinzione delle “classi” sessuali, tendono ad eliminare le differenze tra i sessi. Per loro la rivoluzione comunista non deve limitarsi a togliere la proprietà privata dalle mani dei capitalisti, ma deve distruggere la famiglia patriarcale che sta all’origine dello sfruttamento della donna. (Ibidem) La rivoluzione sessuale dopo aver distrutto la famiglia monogamica, ha diffuso con successo una cultura che disprezza il maschio e tutti i caratteri solitamente associati alla mascolinità. Esistono università, ma anche scuole nel Nord Europa, dove i giovani sono attaccati sistematicamente per la loro identità e denigrati dalle insegnanti, che arrivano a provocare le femmine affinché contrastino il sesso maschile. L’ideologia femminista mette sotto accusa solo i maschi occidentali, in particolare la figura paterna. Le femministe non spendono una parola di critica nei confronti degli uomini che appartengono a culture molto più oppressive e ‘patriarcali’ di quella occidentale. In Svezia qualche anno fa le femministe avevano proposto una tassazione collettiva per legge a carico degli uomini svedesi, considerati come i talebani, in riparazione delle loro presunte violenze sulle donne. L’attacco al maschio occidentale – scrive Piombini - potrebbe produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e demografica del continente europeo. In pratica le femministe distruggendo la famiglia e la figura paterna, stanno spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne. Piombini sostiene tra l’altro che la vittoria della cultura femminista potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia. Anche se le più coraggiose e indomite avversarie dell’Islam in Occidente siano donne come Oriana Fallaci, Bat Ye’Or e Ayaan Hirsi Ali, è fuori dubbio che le donne occidentali siano più favorevoli al multiculturalismo e all’immigrazione islamica rispetto ai maschi occidentali. Secondo il movimento femminista tutti i mali del mondo provengono dall’uomo occidentale, che opprime sia le donne sia gli uomini non occidentali. Gli immigrati musulmani sono anche loro vittime, al massimo hanno qualche pregiudizio patriarcale, ma comunque sempre meglio degli uomini occidentali. Il femminismo radicale, contribuisce alla diffusione del vittimismo in Occidente e alla riscrittura dei libri di storia che facesse giustizia dei ‘pregiudizi’ maschilisti ed eurocentrici. Nei Paesi Scandinavi, dove l’applicazione dell’ideologia femminista e multiculturalista ha raggiunto le punte più avanzate, negli ultimi anni si è verificato un aumento degli stupri e delle violenze sulle donne, per opera nella quasi totalità dei casi di giovani immigrati islamici. Qualcuno insinua che la colpa è delle donne norvegesi che si vestono in modo provocante. Di fronte a queste continue aggressioni, la reazione degli uomini scandinavi è quasi inesistente. L’istinto protettivo maschile non si manifesta perché le donne nordiche hanno lavorato senza sosta per sradicarlo, scrive Piombini. In questo modo il femminismo radicale ha indebolito mortalmente la Scandinavia, e probabilmente l’intera società occidentale. Così dopo ß aver reso impotenti e ridicolizzati i maschi occidentali, colpevoli di tutta l’oppressione del mondo, il femminismo radicale non sta conducendo al paradiso femminista, ma all’inferno islamista. Si finisce così per giustificare la schiavitù in cui è costretta la donna musulmana. Del resto una società in cui gli uomini sono stati ‘femminilizzati’, scrive Piombini è destinata a cadere preda delle più aggressive civiltà tradizionali. Così invece di ‘avere tutto’, le femministe rischiano di perdere tutto, e la crescente violenza degli immigrati contro le donne occidentali è un sintomo del crollo dell’utopia femminista. Tra l’altro a casa nostra le attiviste femministe attaccano duramente l’arretratezza e la mentalità patriarcale della Chiesa Cattolica, poi quando si recano nei paesi musulmani, come ha fatto recentemente Lilli Gruber o Gianna Nannini, ostentano con orgoglio le loro foto con il chador. Sarebbe interessante comprendere perché le donne progressiste occidentali hanno tutta quest’ammirazione per l’Islam, quando non esiste un solo paese musulmano in cui le donne godano di diritti lontanamente paragonabili a quelli dell’uomo. Qualche malizioso commentatore ha scritto che si comportano così perché molte di queste donne trovano sessualmente attraente la sottomissione, mentre poco seducenti e noiosi gli uomini femminilizzati dell’Europa Occidentale, rispetto ai virili sceicchi del deserto. Paradossalmente anche gli uomini occidentali preferiscono una moglie che proviene da culture più tradizionali. Sembra che le donne nordiche convertite trovano appagamento nel ruolo ben definito di cura della casa e dei figli che l’Islam assegna loro. Queste donne hanno scoperto un senso da dare alla propria vita che non trovano nella cultura secolare o nell’insipido e succube Cristianesimo modernista. Un comportamento che interpella la psichiatria, spesso la psiche femminile, adotta comportamenti autodistruttivi. L’Occidente femminilizzato dopo decenni di propaganda antimaschile, sembra che abbia adottato quest’atteggiamento autodistruttivo delle donne. In pratica siamo alla sindrome di Stoccolma, dove ci s’innamora del proprio carceriere. Il nostro Occidente é quotidianamente minacciato, insultato e aggredito con prepotenza dal mondo musulmano, ma reagisce – come la moglie abusata – incolpando se stesso, come se fosse in qualche modo affascinato dai suoi aguzzini. Domenico Bonvegna N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Cultura La storia della Chiesa nella storia: bilancio e prospettive S i è tenuto a Roma ospitato dalla Pontificia Università della Santa Croce il XII Convegno internazionale della Facoltà di Teologia avente quest’anno per tema : “La storia della Chiesa nella storia: bilancio e prospettive”. Dopo il saluto del Rettore dell’Ateneo Prof. Mons. Mariano Fazio, la prima giornata è stata dedicata ad affrontare la nascita degli studi di storia della Chiesa e della storiografia ecclesiastica nei primi secoli immediatamente successivi l’affermazione e la diffusione della Chiesa primitiva, mentre la seconda si è concentrata sulle epoche più recenti, iniziando significativamente dal periodo post-tridentino per arrivare agli ultimi lavori del XX secolo successivi al Concilio Ecumenico Vaticano II (19621965). I numerosi studiosi convenuti a Roma per l’occasione (segnaliamo tra gli altri: Martin Aurell dell’Università di Poitiers, Jean-Dominique Durand dell’Università di Lione e José Andrés-Gallego del Consejo Superior de Investigaciones Cientìficas di Madrid) sono partiti dalla prima storiografia cristiana e dal suo rapporto con i cultori di Clìo nel mondo classico greco-romano per arrivare quindi a soffermarsi sulle diverse metodologie storiografiche medievali che segnano l’ultima coerente veduta d’insieme di un mondo che subirà pesantemente l’attacco degli intellettuali protestanti della Riforma, figli primogeniti della rivoluzione culturale dell’umanesimo. Sarà infatti proprio a partire da questa svolta che, come ha spiegato il prof. Marco Pellegrini dell’Università di Bergamo, (1883) il Romano Pontefice infatti scriveva che “la storia, studiata nelle sue vere fonti con animo sgombro di passioni e di pregiudizi, riesce spontaneamente per se stessa la più splendida apologia della Chiesa e del Papato”. Il Pontefice sottolineava in tal modo sia la scientificità che deve qualificare la storiografia ecclesiastica, sia la consapevolezza che uno storico della Chiesa dovrebbe sempre aver presente, di avere a che fare con una realtà trascendente, quantomeno sui generis: elemento fondamentale, imprescindibile per un’autenMons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei con il rettore della Pontificia tica storia della Chiesa eppur Università della Santa Croce, Mons. Mariano Fazio troppo spesso dimenticato o messo tra parentesi negli stu“l’approccio al mistero della di, anche accademici, storia subì un cambiamento come se il solo fatto radicale”. Fin dal suo nascere che un’istituzione infatti l’umanesimo “si convanti un’origine di cepì come un movimento di natura ultraterrena rottura”, d’avanguardia, che costituisca di per sé si proponeva di “liquidare” un’offesa inaccettae “superare” la Tradizione. bile per la ricerca di Nell’ambito della storia deluna sana storiograla Chiesa è interessante nofia laica, tale da non tare come lo stesso tipo di poter neanche essere approccio intellettualistico, presa in consideranonostante diversi richiami zione. Così anche la dei Pontefici, sia sopravvisstoria della Chiesa suto tenacemente fino ad arsubirà nel corso dei rivare, più vivo che mai, ai secoli deformazioni, giorni nostri. Pur cambiando travisamenti e ideper necessità abiti e guide di ologizzazioni che riferimento, esso infatti non Jean Dominique Durand, Università di Lione contribuiranno poi, ha cambiato la radice dell’imtalvolta in modo evipostazione ideologica di fondente, a generare (ando come dimostra più di tutti do per de-cristianizzare tout- che all’interno della comuniquella stessa “ermeneutica court, seppur gradualmente, tà ecclesiale) una lettura del della rottura” che, anche in l’esperienza umana. Dopo le fenomeno “Chiesa” intrinseambito ecclesiale, interpre- crisi derivate dall’umanesimo camente pre-giudiziale con tando a suo modo il Concilio e dall’illuminismo in epoca effetti tangibili fino ai giorni Vaticano II tenta oggi cultu- moderna bisognerà attendere nostri. Uno dei primi contracralmente un nuova transizio- l’iniziativa di un Papa come colpi in questo senso fu l’afne verso una postmodernità Leone XIII (1878-1903) per- fermazione della rivoluzione che sia finalmente libera da ché la storiografia cristiana culturale dell’umanesimo apogni impalcatura teologica ed riprenda nuovo slancio. Nella pena ricordata. Eppure la stoecclesiastica, de-teologizzan- Lettera apostolica sugli studi riografia cristiana in auge fino do di fatto la storia del mon- Saepenumero considerantes ad allora non era stata certo inutile: essa aveva cercato anzi di dare una spiegazione razionale agli avvenimenti e di indagare il reale nell’ottica di un’intenzione pedagogica, fedele alla natura etica intrinseca all’essere umano. In questo senso la prima storiografia cristiana – ha osservato Paolo Siniscalco dell’Università La Sapienza di Roma - “ha gettato le basi dove la parte teorica è fondamentale”, ha fondato cioè ‘di fatto’ quella che oggi chiamiamo l’officina del lavoro dello storico, per cui si può affermare senza tema di smentita che “ancora ai nostri giorni, tutto sommato gli siamo debitori”. Questo aspetto ‘fondazionale’, fra l’altro, spiega anche come mai perché proprio il cristianesimo e l’ambiente cristiano in generale siano stati nel corso del tempo così fecondi di storici e di interesse per la storia. La storia era ed è, concretamente, la sede della Rivelazione di Dio, il luogo in cui Dio in- 25 contra l’uomo e lo rende partecipe del suo piano d’amore. Si comprende allora perché, ad esempio, i Vangeli indichino con scrupolosa cura punti di riferimento cronologicamente precisi in rapporto agli eventi narrati. E perché, dopo di essi, così diverse e numerose saranno le forme e i generi in cui la storiografia cristiana si diffonderà: l’elenco va dall’Historia eccleasiastica di Eusebio di Cesarea (265 – 340 ca.) al De viris illustribus di San Gerolamo (347 ca.419) passando per gli scritti di San Teofilo di Antiochia (120 – 185 ca.), Giulio Sesto Africano (160 – 240 ca.), Sulpicio Severo (360 ca. – 420 ca.), San Prospero di Aquitania (390 ca. - 463 ca.), Idazio (400 – 469 ca.), Marcellino Comes (490 – 534 ca.), Cassiodoro (490 ca. – 583 ca.), San Gregorio di Tours (538 ca. – 594 ca.), Sant’Isidoro di Siviglia (550 – 636 ca.) fino Beda il Venerabile (672 – 735 ca.) o, in ambiente greco, Esichio di Mileto (550 – 600 ca.), Giovanni di Antiochia (590 ca. – 648 ca.) e Giovanni Malalas (491 ca. – 578) solo per fare alcuni nomi. Ma l’elenco potrebbe continuare (si pensi solo al capitolo ricco e vario dell’agiografia su cui in questa sede non è possibile soffermarsi). Fare storia della Chiesa significa allora realmente fare storia di una civiltà e oggi più che mai, in un contesto di confronto tra civiltà e di necessario recupero di una comune memoria storica, essa assume una significativa attualità: non a caso sul valore della storia della Chiesa per l’umanità di oggi e più in particolare per la necessità della nuova evangelizzazione è tornato, quasi a volerne sottolineare l’urgenza improcrastinabile, Benedetto XVI nelle sue catechesi settimanali sui Padri della Chiesa. Parlando di un grande storico, Eusebio di Cesarea, e rivolgendosi a un vasto pubblico, di studiosi e non, il regnante Pontefice ha significativamente sottolineato che la sua figura di storico “interpella vivacemente i credenti di ogni tempo riguardo al loro modo di accostarsi alle vicende della storia, e della Chiesa in particolare. Egli interpella anche noi: qual è il nostro atteggiamento nei confronti delle vicende della Chiesa? E’ l’atteggiamento di chi se ne interessa per una semplice curiosità, magari andando in cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo? Oppure è l’atteggiamento pieno d’amore, e aperto al mistero, di chi sa – per fede – di poter rintracciare nella storia della Chiesa i segni dell’amore di Dio e le grandi opere della salvezza da lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non sentirci stimolati a una risposta più coerente e generosa, a una testimonianza più cristiana di vita, per lasciare i segni dell’amore di Dio anche alle future generazioni.” Omar Ebrahime Cultura 26 N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Oggi vi regna l’ottantaquattrenne re Abdullah, che nella sua vita pare abbia sposato una trentina di mogli, con una ventina di figli viventi La condizione delle donne in Arabia Saudita Spesso neanche il lustro e la ricchezza della famiglia d’origine sono sufficienti a garantirne una maggiore tutela e dignità Re Abdullah L ’Arabia Saudita è la terra del sunnismo più rigoroso. Qui ha preso vita la corrente tradizionalista del wahhabismo, che ormai trova diffusione ben oltre i confini della penisola arabica, raggiungendo, per esempio, il Caucaso e la Russia meridionale. Qui, in questi deserti, le famiglie dei Saud (capi militari e politici) e dei Whahhb (capi religiosi) si legarono indissolubilmente nel XVIII secolo, giurandosi fedeltà reciproca, con l’intento di realizzare una comune azione per il rinnovamento dei costumi, che entrambi giudicavano eccessivamente rilassati. Si ponevano così le fondamenta dell’attuale dinastia. Oggi vi regna l’ottantaquattrenne re Abdullah, che nella sua vita pare abbia sposato una trentina di mogli, con una ventina di figli viventi. Intorno a lui uno stuolo di fratelli e nipoti, che occupano i posti nevralgici dello Stato. Il wahabismo interpreta in modo ancora più rigido il già ristretto ambito di libertà della donna musulmana. Spesso neanche il lustro e la ricchezza della famiglia d’origine sono sufficienti a garantirne una maggiore tutela e dignità. Principesse o semplici borghesi che siano, in Arabia Saudita le donne fin dall’infanzia vengono educate ad un “sacro rispetto” del maschio. Il figlio maschio è sempre una benedizione, così che se per sventura nasce una femmina, la madre riceve la commiserazione di parenti e vicini: “…Vedrai, sei ancora giovane, la prossima volta sarà maschio!”. Accade in molti paesi musulmani, e accade anche in Arabia Saudita. Nel racconto autobiografico della principessa saudita Sultana, protagonista del libro “Dietro il velo” (Jean P. Sasson, Sperling & Kupfer Editori S.p.A., 1992), le cose vengono messe in chiaro fin da subito: i fratellini maschi, anche se più piccoli, sono oggetto del massimo rispetto da parte delle sorelle, che non possono infastidirli o reagire ai piccoli soprusi, tipici dell’età infantile. L’autorità del padre, che si divide fra le diverse mogli e le relative famiglie (che non necessariamente vivono tutti insieme sotto lo stesso tetto), è ovviamente assoluta. In genere dai 14 ai 16 anni alle ragazze viene trovato marito, ma spesso si tratta soltanto di cambiare tutore. Nel libro di Jean P. Sasson si narra, fra l’altro, dello sfarzoso matrimonio della sedicenne Sara, sorella di Sultana, combinato dal padre e dal “promesso sposo”, un uomo di 62 anni, che aveva già due mogli. Sara, che non ha alcuna intenzione di veder naufragare i propri sogni di giovane donna fra le braccia di un anziano, viene costretta al matrimonio non solo moralmente, ma pure fisicamente, con opportune dosi di psicofarmaci. Questa storia non si situa in una cornice di degrado sociale e culturale, ma all’interno della vastissima famiglia reale saudita, fra sceicchi e principesse abituati a vivere nel lusso più sfrenato garantito dai petro-dollari. In questo libro l’Autrice, Jean P. Sasson, dichiara: “L’Islam permette all’uomo di divorziare senza sindacarne i motivi. Invece per una donna è molto difficile divorziare… Molti fattori definiscono il tipo di matrimonio di una ragazza araba: il suo nome, la ricchezza della sua famiglia, la mancanza di deformità e la bellezza. Incontrarsi prima del matrimonio è tabù, così un uomo deve dipendere dall’occhio della madre e delle sorelle che ricercheranno per lui la persona giusta. Persino dopo che è stata fissata la data del matrimonio è raro che una ragazza incontri il futuro marito prima della cerimonia, anche se a volte le famiglie permettono uno scambio di fotografie… Naturalmente nessuno scandalo deve macchiare la reputazione della bella, altrimenti la sua desiderabilità cesserà di esistere: una ragazza simile potrà solo essere accasata come terza o quarta moglie in uno sperduto villaggio…(pagg. 39-40)”. Fra i fidanzati non esiste dunque alcuna possibilità di conoscenza reciproca, con le inevitabili sorprese che il matrimonio poi riserva, specie per le donne. Come se non bastasse la polizia religiosa (i cosiddetti mutawwa) in Arabia Saudita vigila per mantenere la moralità nei luoghi pubblici. Non solo niente alcolici e niente abiti occidentali, ma soprattutto nessun contatto fra ragazzi e ragazze. Ma il divieto, come spesso ac- cade, aguzza l’ingegno. Così le ragazze benestanti si fanno scorazzare per le strade più trafficate ed eleganti dai propri autisti (indiani, pakistani, filippini, ecc.): in ciascuna delle auto che avanzano a passo d’uomo brilla la luce di un bluetooth. Se tutto va per il meglio, riescono a collegarsi col cellulare del ragazzo della macchina accanto, lontani dagli occhi indiscreti dei mutawwa. E’ l’occasione di un incontro, con la possibilità di far nascere, eventualmente, una relazione semi-clandestina. Ma anche questi miseri sotterfugi per sottrarsi alla vigilanza della polizia religiosa non sono alla portata di tutte le giovani donne, perché soltanto le ricche saudite hanno a disposizione un immigrato pronto a farle da autista personale. Alle saudite, infatti, è severamente proibito guidare l’auto. Ogni tanto qualche principessa reale o qualche facoltosa intellettuale trova il coraggio di ribellarsi, sfidando l’autorità dei mutawwa, e si mette al volante. Sono soprattutto coloro che per motivi vari hanno trascorso lunghi anni all’estero, specie in Occidente, e trovano asfissianti le proibizioni e le censure locali. Si tratta comunque di episodi isolati, e il tutto finisce con severe ammonizioni e la promessa di un tutore maschio di vigilare affinché l’episodio non abbia a ripetersi … Questo aspetto della condizione femminile saudita viene ampiamente trattato dall’eurodeputato Lilli Gruber nel suo libro “Figlie dell’Islam” (Rizzoli, Milano, 2007, pagg.349). L’On.le Gruber – eletta al parlamento di Strasburgo nelle fila della sinistra italiana – intervista una sfilza di principesse e di donne d’affari saudite, nell’estenuante ricerca di un filone islamico-femminista che stenta a farsi strada, e che comunque, per la sua appartenenza alla cerchia del potere, gode di privilegi sociali che per altre donne sarebbero assolutamente impensabili. L’impossibilità di guidare l’auto ovviamente condiziona le donne nel mondo del lavoro (almeno quelle che non dispongano dell’autista di famiglia!), impedendole di spostarsi liberamente. E’ un altro elemento che le spinge nella rigida chiusura fra le pareti domestiche. L’8 marzo 2008 ha fatto il giro del mondo un filmato diffuso su You Tube da Wajeha Al-Huwaider, 45enne intellettuale saudita – già arrestata in passato per la sua attività in favore del rispetto dei diritti umani – che nel giorno dedicato alla donna ha sfidato le autorità mettendosi a guidare e riprendendosi al volante. Ha quindi messo il filmato su You Tube. Il suo atto di protesta segue una petizione firmata da circa 3.000 donne che chiedono al re Abdullah di avere il permesso di guidare l’automobile. Il divieto infatti non è basato su una legge, “… ma sull’interpretazione restrittiva del principio per cui le donne devono essere accompagnate in pubblico da un parente maschio (loro guardiano) “ (Sfida di una saudita. Al volante, sul web, in: Corriere della Sera, lunedì 10 marzo 2008, pag.18). Il divieto di Jean P. Sasson guidare e l’obbligo di essere sempre accompagnate in pubblico da un uomo della famiglia costituiscono forse gli aspetti più macroscopici di questa compressione misogena. La stessa istruzione per le bambine saudite è una conquista relativamente recente, che risale agli anni ’60. Ma anche per loro, rigidamente separate sin da piccole dall’universo maschile, i problemi non mancano. Memorabile resta il gravissimo episodio dell’11 marzo 2002, riportato anche nel volume di Lilli Gruber. In quel giorno scoppiò un incendio in una scuola femminile di La Mecca: “… Quando alle otto del mattino fu dato l’allarme, negli edifici c’erano 835 alunne e 52 professoresse. I pompieri e le squadre della protezione civile arrivarono rapidamente sul posto e cominciarono ad evacuarle. Poi, all’improvviso, comparvero i mutawwa e presero un’iniziativa che sollevò un’ondata di indignazione: impedirono ad alcune bambine senza velo di uscire da quell’inferno di fiamme. A nulla servirono le proteste delle squadre di soccorso e una quindicina di giovanissime allieve rimasero uccise. Il giorno dopo la stampa si fece portavoce delle denunce contro la polizia religiosa. Dopo alcuni mesi il ministro degli Interni, quel principe Nayef secondo cui le accuse ai Mutawwa sono solo falsità, esortò i guardiani della virtù a mostrarsi meno severi …” (Figlie dell’Islam, cit., pagg.173-174). E’ l’ennesima dimostrazione che potere politico e potere teocratico in Arabia Saudita sono intimamente legati, combinazione certamente tipica dell’Islam, ma qui ancora più eclatante in forza dell’antico patto fra i Saud e i Whahhb. Roberto Cavallo Continua … Cultura N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile 27 La sottomissione dell’Occidente Q uello che sta succedendo in Olanda è un film già visto, Geert Wilders capo di un partito di destra che per le sue posizioni radicali può non piacere, ha realizzato un film, “Fitna” che dovrebbe uscire tra qualche settimana, “si tratta di un cortometraggio imperniato sul corano - afferma Wilders – di cui analizzo alcuni versi, servendomi anche di immagini, per dimostrare la pericolosità. Ci sarà uno spezzone tratto da un programma della Tv palestinese in cui un imam dice ai suoi seguaci: ‘Tempo fa grazie ad Allah abbiamo governato il mondo. Presto arriverà il momento in cui lo domineremo’”. Per questo film gli imam olandesi hanno lanciato una fatwa contro Wilders. Ci risiamo dopo Teo van Gogh, Ayaan Hirsi Ali, Flemming Rose, Robert Redeker, lo stesso Benedetto XVI, ora Geert Wilders, leader del Partito della Libertà (Pvv) olandese è violentemente attaccato dai fondamentalisti islamici per un film sul corano. Su YouTube sono stati diffusi due agghiaccianti video in uno il parlamentare olandese appare in procinto d’essere decapitato nell’altro mentre gli sparano tre colpi alla testa. “Tutto questo in una nazione come l’Olanda che si professa democratica e tollerante. Ma tollerante verso chi? Si domanda polemicamente Wilders. Il parlamento iraniano ha chiesto a quello olandese di impedire la diffusione di Fitna. Il ministro degli esteri olandese Marcel Verhagen ha assicurato al suo collega iraniano che il suo governo si dissocia dall’argomento trattato nel film e che se Wilders lo metterà in rete è probabile che il parlamentare dovrà abbandonare l’Olanda perché non sarà più possibile proteggerlo. Si ripete quello già successo con Ayaan Hirsi Ali, somala eletta parlamentare in Olanda e poi per aver girato il film “Submission” con Teo van Gogh dove si denunciava le violenze sulle donne nel mondo musulmano, raggiunta anche lei da una fatwa ha dovuto lasciare l’Olanda, perché non riuscivano più a proteggerla. Oggi è costretta a vivere negli Stati Uniti, senza scorta. Wilders in un’intervista al quotidiano Volkskrant afferma: “Eravamo tutte due nella lista nera trovata dopo la morte del regista di Submission, Teo van Gogh, assassinato per strada ad Amsterdam il 2 novembre 2004, come una bestia da macello. Da quel momento è cominciato l’inferno anche per me. Sono stato costretto a nascondermi, a trascorrere con mia moglie mesi e mesi in una cella di pochi metri quadrati, da dove non potevamo uscire, ricevere telefonate, visite. E tutto questo soltanto per aver detto che l’Olanda si stava islamizzando”. (Maria Cristina Giongo, La denuncia: “Così l’Olanda si arrende ai musulmani”, 16.2.08 Il Giornale). Quello di Wilders è un altro segno di viltà del nostro Occidente, l’ennesimo episodio d’intolleranza verso giornalisti, uomini di pensiero che liberamente vogliono Geert Wilders sostenere le proprie tesi anche se talvolta sono politicamente scorrette. E l’Olanda che rappresenta il Paese della tolleranza, diventa quello dell’intolleranza, anzi della sottomissione. “Sottomissione a chi ritiene legittimo usare la violenza per affermare o difendere la propria religione, a un male storico che credevamo di avere sradicato da secoli dal nostro continente, e che tragicamente ritorna sotto le vesti di una religione estranea all’Europa, e dal quale l’Europa si è sempre dovuta difendere”. (Giordano Bruno Guerri, “Submission” il tramonto dell’Occidente, 16.2.08 Il Giornale). Addirittura il nostro Occidente non solo non riesce o non vuole difendere i propri cittadini di fronte alle barbare minacce dei fondamentalisti islamici ma persegue giuridicamente alcuni di loro com’è capitato a Flemming Rose, il giornalista danese che pubblicò le vignette sul Profeta, oltre alle fatwe islamiche e a dover scappare dal suo paese, ha subito un processo anche alle Nazioni Unite, o il caso di Robert Redeker uno sconosciuto professore di un liceo francese, laico neanche cattolico, condannato a morte dal fondamentalismo islamico per aver difeso Benedetto XVI e per tutta risposta il sistema scolastico francese che fa lo butta fuori dalla scuola, facendolo dimettere. “E’ in corso una guerra culturale, una guerra di idee prima che militare e strategica - scrive Giulio Meotti su Il Foglio del 20-10.06 - In cui nessuno si pone il problema di quale presenza islamica in Europa e di come quella religione sia predicata e praticata”. E quando i fondamentalisti islamici non arrivano al gesto estremo di toglierti la vita, ti graziano dicendoti che “Non ti taglio la gola a condizione che ti tagli la lingua”, come ha scritto Magdi Allam sul Corriere della Sera l’anno scorso, a proposito della libertà d’espressione. E’ come se ci dicessero: “tu sei certamente colpevole e meriteresti la pena capitale, oggi ti condoniamo il tuo peccato, quindi hai salva la vita, purché non lo commetti mai più, cioè devi cessare di esercitare il legittimo diritto alla libertà d’espressione, ovvero di essere pienamente te stesso”. (Magdi Allam, La jihad dei taglialingua, 11-10-06 Corriere della Sera) Accettare questo ricatto del fondamentalismo islamico si traduce nell’accettare l’assioma “meglio dhimmi che morti”, che assomiglia molto allo slogan di qualche decennio fa “meglio rossi che morti”, quando l’Urss imperava minacciosa sull’Occidente disarmato che preferiva non combattere e girarsi dall’altra parte, come fece per esempio con l’Ungheria nel 1956. L’Oc- cidente pavido e disorientato non si rende conto che accettando questa specie di salvacondotto per godere di una tregua armata, sta nutrendo il coccodrillo con la speranza di essere mangiato per ultimo. Non riusciamo a vedere che tra la jihad dei tagliagola e la jihad dei taglialingua c’è sola una differenza formale: entrambe le guerre sante islamiche mirano ad annientare la persona, la prima direttamente e fisicamente, la seconda indirettamente e psicologicamente.(Ibidem) In questo momento è bene ricordare che la legge islamica della sharia, prevede per i cristiani e gli ebrei lo stato di dhimmi, “protetti”. Così i cristiani non possono svolgere attività missionaria, né accedere alle cariche pubbliche più importanti, e devono pagare tasse più alte: insomma sono cittadini di serie B, ma almeno salvano la pelle. Certo in Europa ancora non siamo nella situazione di sottomessi, forse non lo diventeremo mai, anche se l’imam della moschea di Segrate Ali Abu Shwaima sostiene che tra dieci anni l’Islam sarà nel cuore degli italiani. E per restare a Milano, senza voler fare facili allarmismi, mi ha colpito l’analisi di qualche anno fa di Filippo Facci per Il Giornale sull’”invasione” di extracomunitari di origine islamica nella metropoli milanese. “Si calcola che siano 100 mila gli arabi che vivono a Milano tra clandestini e immigrati regolarizzati. Negli anni la comunità araba ha creato almeno una decina di centri e comunità scuole, moschee. Ovunque si possono trovare negozi, phone center, imprese, supermercati e perfino interi quartieri dove gli stessi italiani hanno paura a vivere e dove si sentono stranieri a casa propria”. (Filippo Facci, Milano, la grande casbah sotto la Madonnina, 26-10-06 Il Giornale) Gli effetti maggiori si notano a scuola. Milano è la provincia italiana con più alunni stranieri in assoluto, il 25 per cento degli iscritti agli asili nido è straniero, e gli alunni italiani, a Milano stanno fuggendo dalle scuole pubbliche per rifugiarsi in quelle private. Racconta una preside che alcune classi hanno addirittura il 70 per cento di alunni non italiani. In particolare esiste una scuola elementare in Via Paravia dove otto scolari su dieci sono stranieri. Naturalmente tra questi stranieri il numero più rilevante è quello di origine islamico. Qualcuno scrive che Milano è “il laboratorio dell’islam italiano”. quindici anni: lo studio del genoma, le cellule staminali aprono prospettive fino a pochi anni fa impensabili. Prospettive che necessitano di un bagaglio culturale che non si può insegnare: “oggi ci sono dei corsi di bioetica che non esistevano all’epoca in cui ero studente – ricorda Israel -, quando eravamo fortemente interessati alle questioni di etica” e oggi molti ritengono che “la medicina sia un mestiere come un altro”. “L’etica non la si può insegnare come (…) l’anatomia; l’etica si trasmette attraverso l’esempio” e “a contatto con persone eccezionali”. Il colloquio tra Elisabeth Levy e Lucien Israël ci fa conoscere, pertanto, una “persona eccezionale” che ci fa vedere il lato umano e affascinante della pratica medica nelle situazioni estreme come quelle di un reparto di oncologia dove soltanto un malato, in tutta la sua carriera, gli ha chiesto di essere ucciso. Interessante è l’aneddoto riferito ad un malato di cancro che si rivolse a lui per essere curato e che, di fronte alla prospettiva di cure lunghe e dolorose gli rispose: “Dottore, farò tutto quello che mi dice perché da quando ho il tumore, lei è il primo medico che mi guarda negli occhi”. Il medico non deve aver paura della morte, il distogliere lo sguardo dal malato grave vuol dire aver paura non solamente della sua morte, ma anche della propria. Solo così si possono impostare cure, anche diverse dalle usuali, e Israel è stato in questo campo un grande clinico e ricercatore, per cercare di salvare un paziente e non si tratta di accanimento e sicuramente, come l’esperienza di Israel insegna, non ci sarà nessuno che chiederà di essere ucciso. Il volume si intitola Contro l’eutanasia, pag. 117, €. 13,00 (l’edizione francese titolava I pericoli dell’eutanasia) proprio perché una professione medica così impostata porta a rifiutare questo gesto che “segna la rottura del legame simbolico tra le generazioni”. Il volume è ricco di riflessioni anche di carattere generale: “una società nella quale le famiglie non sono più capaci di educare i propri figli. (…), decide, inoltre, che è legale sbarazzarsi degli anziani «in alcuni casi». Questo pensiero non può che condurre all’anarchia e a un generalizzato allentamento della morale. (…)” Domenico Bonvegna Contro l’eutanasia L ’ospedale di Bobigny è “un posto dove si vede la gente morire. Dove la morte, o per lo meno la persona che sta per morire, deve «essere guardata dritta negli occhi»”, dove tutti i giorni si combatte “per dare una chance al malato”, dove “la pratica medica è un faccia-a-faccia, un prendere consapevolezza dello sguardo, della speranza, dell’angoscia che il medico deve (…) condividere con il suo paziente” come scrive Alain Besançon nella prefazione all’intervista rilasciata alla giornalista e scrittrice francese Elisabeth Lévy dal prof. Lucien Israël e che l’editore Lindau di Torino propone ai lettori italiani. Israel è un oncologo francese che ha diretto per vent’anni il reparto di oncologia dell’ospedale di Bobigny, capoluogo dell’Ile de France, pochi km a nord di Parigi, è Presidente dell’ Académie des Sciences Morales et Politique dell’ Institute de France nella quale è entrato nel 1996 al posto dello scomparso Jèrôme Lejeune e, dal 1999, fa parte della sezione di Filosofia. L’intervista si apre con due capitoli che descrivono il “grande balzo in avanti” della medicina e le sue nuove conoscenze che ne hanno cambiato il volto negli ultimi dieci, Andrea Bartelloni 28 Speciale scuola N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Leggere che passione! A cura di Maria Grazia D’Ettoris La Pier Giorgio Frassati racconta Piccoli critici estrapolano la morale da due film visti in biblioteca Il Leggifilm: un’esperienza significati va L’isola del tesoro I film Il giardino segreto I l personaggio principale di questo romanzo è Mary Lennox, una bambina resa scontrosa e viziata dalla solitudine e dalla mancanza di affetto, di cui ogni uomo ha bisogno per trascorrere una vita felice. La trama iniziale del libro è triste e sconcertante, Mary non veniva considerata dai suoi genitori, non riceveva affetto e attenzioni, loro erano tanto presi dalla vita mondana, pensavano ad organizzare feste e conviti e non avevano cura della loro unica figlia, anche se materialmente non le facevano mancare niente. Mary in seguito rimase orfana perchè i genitori erano morti di colera. Così Mary rimase sola. Dapprima, la bambina viene affidata ad una famiglia inglese molto povera. Mary non si trovava a suo agio poiché cinque bambini la scherzavano e poi era abituata a vivere tra il lusso e la regalità. In seguito, Mary viene condotta a Misseltwaite dalla governante del castello: la scontrosa signora Medlok. La bambina vedeva la brughiera con occhi tristi e ne coglieva soltanto il lato negativo. La governante raccomandò a Mary di non avvicinarsi alle camere proibite dallo zio Cravel, il quale era afflitto da pensieri cupi e aveva la gobba. Mary conobbe Marta, che la aiutò, in parte a cambiare il suo I eri siamo andati a “Leggifilm”. Mentre camminavo, pensavo alla visita precedente che mi era piaciuta tanto. Quando siamo giunti sulla porta, abbiamo trovato la Dottoressa responsabile dell’altra volta, che ci ha accolto. Prima di incominciare ci ha invitato a partecipare a un concorso, portando cartelloni sul film che avremmo visto. Dopo un po’ ha incominciato a parlarci del libro “L’isola del tesoro” di Robert Louis Steevenson della collana “I classici di Elledici”. Il libro parla di un ragazzo di nome Jim, che riceve da un marinaio la mappa del tesoro del capitano Flint. Jim e i suoi amici par- carattere, infatti riuscì a guardare il mondo con occhi diversi e divenne più allegra. Mary cominciò ad andare in giardino e qui conobbe Ben, un giardiniere del castello, parlando con lui venne a conoscenza di un giardino segreto, era stato chiuso da dieci anni da suo zio, poiché la moglie era morta proprio lì, cadendo da un albero. Da allora, suo zio non volle più saperne del giardino e sotterrò la chiave. Un pettirosso indicò a Mary il posto in cui era sotterrata la chiave. Dopo pochi giorni ,Mary trovò la porta, e aprendola trovò un giardino secco, ma nello stesso tempo misterioso. Mary, con l’aiuto di Dickon fece crescere erba, fiori e rose. Da molto tempo Mary udiva lamenti e incuriosita decise di scoprire il mistero. Si inoltrò attraverso le porte in cui era proibito entrare e il pianto si fece sempre più vicino, all’improvviso schiuse una porta e vide in un grande letto un bambino di nome Colin disperarsi. Tra i due nacque una speciale amicizia, che permise a Mary di avere un ulteriore cambiamento nel suo carattere, infatti divenne buona e generosa. Col passare del tempo, Mary svelò a Colin il suo mistero: finalmente aveva scoperto il giardino segreto. Colin ne rimase incantato e diventò anche tono con una ciurma a bordo di una nave, l’Hispanola. A bordo della nave c’è un personaggio: il capitano Silver, un pirata. Durante il viaggio accadono molte cose. Una tra queste è che Jim scopre la verità su Silver. Quando arrivano all’isola, l’ammiraglio Smollet, il conte e il dottore, Jim e due uomini conquistano un forte. Dopo un po’ il forte viene attaccato dal resto della ciurma piratesca e da Silver , ma i conquistatori del forte riescono a difendersi. Jim, verso sera, va all’Hispanola dove trova due uomini intenzionati a ucciderlo. Un uomo è stato ucciso dall’altro uomo. L’uomo rimasto lui buono e sensibile. Un giorno, Colin volle uscire dalla sua stanza perchè anche lui voleva vedere il giardino segreto, il suo desiderio venne esaudito; Dickon e Mary portarono Colin nel giardino, ma loro malgrado, vennero scoperti da Dik che credeva Colin un bambino fragile e malato. Così Colin si alzò ritto in piedi e, in seguito accadde un vero miracolo: Colin riusciva a camminare. Il padre di Colin sognò la moglie che gli diceva: “Nel giardino, nel giardino” e allora ripartì subito per Misseltwaite e andò di corsa nel giardino segreto, dove i suoi occhi non riuscivano a contemplare il miracolo accaduto. Finalmente Colin riuscì ad abbracciare suo padre, manifestandogli tutto il suo affetto. Da quel giorno i tre vissero felici e formarono una vera famiglia. Secondo me questo libro è bellissimo e interessante e ci insegna che non dobbiamo sottovalutare le altre persone, infatti Mary si prese cura di Colin e non lo trascurò, anche se era malato. Inoltre bisogna essere coraggiosi e non perdere la speranza,come ha fatto Colin, ma bisogna lottare con tutte le forze, infatti, lui non sarebbe mai guarito se Mary non avesse lottato con tutte le sue forze. Dobbiamo aiutare una persona infelice e immedesimarci nel suo stato d’animo, come ha fatto Mary con Colin. Inoltre l’amicizia è importante e straor- vivo affronta Jim, che lo uccide. Quando torna al forte non trova nessuno dei suoi amici, ma trova Silver e la sua banda. Silver chiama il dottore che fa curare Jim, perché l’uomo sulla nave lo aveva ferito con un coltello al braccio. Silver porta con sé Jim, perché la sua ciurma vuole ucciderlo. Quando raggiungono il luogo del tesoro, non trovano niente. La banda di Silver comincia a sparare contro Silver e Jim, ma in quel momento intervengono gli amici di Jim che uccidono gli uomini della banda di Silver e difendono Jim e Silver. Il tesoro in realtà era nella caverna di Ben-Gunn. Alla fine Silver riesce a dinaria, infatti un amico ci consola, non ci abbandona mai, di lui ci possiamo sempre fidare, ci regala un sorriso quando siamo tristi; proprio come ha fatto Mary con Colin. Dobbiamo capire lo stato d’animo di una persona poiché avrà avuto sicuramente un motivo per essere scontrosa come Mary, che nessuno la capiva , aveva un nemico difficile da sconfiggere: la solitudine. Dobbiamo essere generosi e buoni come lo è stato Mary nei confronti di Colin. Dobbiamo guardare il lato positivo delle persone, invece i portieri, i giardinieri, la governante guardavano il lato negativo di Colin. Imparando a ammirare il lato positivo possiamo migliorare il nostro carattere e diventare persone speciali. Bisogna Donare un sorriso e tanto affetto alle persone che ne hanno tanto bisogno. Non era così per Mary e Colin. Mary capiva bene Colin poiché cercava affetto e felicità. Dobbiamo sconfiggere la solitudine poiché è un oceano di dolore, proprio come ha fatto Mary , è riuscita a farsi degli amici. Io consiglierei questo libro ai bambini che non hanno speranza, poiché nel libro c’è un valido esempio da imitare cioè Colin che è riuscito ad arrivare alla meta. Secondo me questo libro è bello e significativo. G iorno undici febbraio noi alunni della I C della scuola media statale “Giovanni X X I I I ” a b b i a m o p a rtecipato al progetto “Leggi Film”. Questo è organizzato dal 2003 dalla biblioteca “Pier Giorgio Frassati” da parte della Fondazione D’Ettoris. Siamo partiti da scuola alle ore 8.45 . Arrivati in biblioteca ci ha accolto una giovane signorina che ci ha illustrato la vita di Pier Giorgio Frassati. Successivamente ci ha mostrato la procedura bibliotecaria con tanto di registro. Poi ha I l 29 Gennaio la prof. Prantera ha accompagnato me e la mia classe alla B i b l i o t e c a P i e r G i o rgio Frassati. Appena arrivati ci hanno fatto firmare, poi ci siamo accomodati su delle sedie in una stanza con tanti libri, per ascoltare alcune parti d e l l i b r o “ L’ i s o l a d e l tesoro”. La bibliotecaria dopo aver letto, illustrava le immagini del libro e spiegava per chi non avesse capito, dopo la lettura abbiamo visto il film attinente alla storia, i n t i t o l a t o : ” L’ i s o l a d e l t e s o r o ” , c h e a d i ff e Cristina Torchia 5 D IV r e n z a d e l l i b r o a v e v a Circolo di Crotone m o l t i p a r t i c o l a r i i n meno. La trama raccontava di un bambino di nome Jim che era andato con altre persone a cercare il tesoro, scappare perché lo volevano giustiziare. Jim, però, è contento perché con lui aveva dei rapporti amichevoli. ggi, giorno 29 In questa storia sono pregennaio, siamo senti il valore dell’amiciandati alla bizia e della libertà. Questo film mi è piaciuto perché blioteca Pier Giorgio parlava d pirateria. Infatti Frassati. Dopo aver i film di questo genere mi firmato, ci hanno fatpiacciono. Mi è piaciuto to accomodare in una soprattutto per l’amicizia sala con un grande tra Jim e Slver. Questo schermo. Dapprima ci film dimostra che l’amici- hanno spiegato molzia può battere il male. A to bene cosa avremmo questo punto devo dire che dovuto fare, poi abspero di tornare per vive- biamo cominciato ad re un’altra esperienza con ascoltare la narratrice che ci ha letto alcu“Leggifilm”. ni capitoli dell’Isola Leo Bellassai del tesoro, mentre di “Giovanni XXIII” IL O p r e s o l ’ I s o l a d e l Te s o ro, ci ha letto alcuni punti salienti e ci ha narrato il resto. La storia era di avventura e parlava di un bambino, Jim, alle prese con marinai e pirati. Dopo abbiamo visto il film e abbiamo analizzato le differenze. Infine c i s i a m o t e s s e r a t i f i rmando sul registro. E’ stata una esperienza speciale e speriamo che si ripeta. Francesco Nazzocco Marco Sestito Silvio Nigro Matteo Maluccio Davide Mele I C Giovanni XXIII e dopo una lunga serie di ostacoli, era riuscito a trovarlo, ma non ad ottenerlo. Nonostante le coinvolgenti e avvincenti avventure del film io ho gradito di più il libro perché raccontava ogni minimo particolare mentre il film era una sintesi del vero racconto. Inoltre nel libro si poteva immaginare la fine, nel film gli attori rendevano tutto molto chiaro. Questa è stata una bella esperienza che non mi dispiacerebbe ripetere perché sono riuscita a confrontare libro e film e c a p i r n e l e d i ff e r e n ze, divertendomi con l’ascolto e appassionandomi con l’avventura. Gaia Laterza I H Giovanni XXIII alcuni altri ne ha narrato il contenuto. Più tardi abbiamo visto il film che trattava di un ragazzo che parte per trovare un tesoro. Questa esperienza è stata davvero molto bella e istruttiva. Auguro a molti bambini di visitare questa biblioteca perché è un’esperienza da non dimenticare. Fabiola Cerrelli I H Giovanni XXIII Continua a pag 29 N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Speciale scuola 29 Leggere che passione! A cura di Maria Grazia D’Ettoris La Pier Giorgio Frassati racconta Piccoli critici estrapolano la morale da due film visti in biblioteca … segue dalla pagina 28 La gelosia v iene v inta con una f iaba I disegni Piero e il fratellino Piero era un coccodrillo, non era molto alto arrivava solo alla pancia della mamma. La notte Piero abbracciava la mamma e diceva: “quanto è grande il tuo cuore?” E così tutte le sere. Un giorno la mamma dice a Piero:”sta per nascere un fratellino e lo chiameremo Luca”. Piero non era felice, infatti Luca , dava molto fastidio a Piero. Piero era molto triste diceva: “o come vorrei che Luca scomparisse!”. Il giorno dopo Piero riceve la notizia che arriva la nonna, ma non era affatto felice, arrivata la nonna dice a Piero: “andiamo al parco”. Al parco è lo stesso e M artedì siamo andati in biblioteca con il pulmino. Siamo arrivati in biblioteca e una signora alta e magra ci ha fatto accomodare in una stanza piccola e stretta dove c’erano degli armadi che avevano i contorni blu e dentro c’erano tanti libri, tutti chiusi come se fossero in gabbia. Questa stanza si chiamava stanza blu. Poi siamo entrati in una stanza dove c’erano due computer e tre armadi con i contorni rossi. Questa stanza si chiamava stanza rossa. Poi all’improvviso è arrivata una bella principessa di nome Mariagrazia che ci ha raccontato una bellissima storia “Piero e il fratellino”. Questa principessa sapeva leggere benissimo e noi bambini eravamo tutti incantati. Per me è stata una bellissima esperienza e vorrei tornarci un’altra volta. Alecci Giuseppe 2 C IV Circolo di Crotone la nonna gli chiede: “perché sei triste? Perché Luca mi da fastidio-risponde Pieroe perché la mamma non mi vuole più bene “. “Ma non è vero -dice la nonna- “. “Perché non provi a dirle quanto è grande il suo cuore?” La sera chiede Piero alla mamma: “Quanto è grande il tuo cuore?” La mamma va a prendere una scatola rotonda e la porta da lui, la apre e vi trova un pezzo di stoffa rossa, Piero vede il pezzo di stoffa che diventava sempre più grande e diventò così grande che coprì tutti e tre. Francesco Lia 2 C IV Circolo di Crotone 30 Affitti e condominio Economia N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile A cura di Gianfranco D’Ettoris Confedilizia risponde La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti innanzi all’Autorità Giudiziaria. I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200 Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.confedilizia.it www.conf ed il iz ia.e u oppure telefonare al numero 06.67.93.489. CONDOMINIO E PRIVACY Un condomino vuole installare una videocamera che sorvegli l’accesso alla propria abitazione. Si chiede se ciò sia legittimo. La risposta è affermativa, purché l’angolo di visuale della videocamera sia limitato ai soli spazi antistanti l’accesso all’abitazione dell’interessato e non vengano, di conseguenza, riprese aree comuni (cortili, pianerottoli, scale ecc.) o comunque spazi prospicienti le abitazioni di altri condòmini (in questo senso Provv. Garante privacy del 29.4.2004). ANIMALI IN CONDOMINIO Un condomino ha l’abitudine di lasciare passeggiare il proprio cane nel cortile condominiale senza guinzaglio e museruola. Si chiede un parere al riguardo. In tema di condominio, il diritto di cui è titolare ciascun condomino di usare e godere delle cose di proprietà comune a suo piacimento trova un limite nel pari diritto di uso e di godimento degli altri condòmini. In particolare, con riferimento al caso di specie, la Cassazione ha avuto modo di precisare che far circolare liberamente negli spazi comuni di un edificio in condominio un animale può costituire una limitazione non consentita del pari diritto che gli altri condòmini hanno sui medesimi spazi, laddove la mancata adozione delle cautele richieste dall’ordinario criterio di prudenza impedisca loro di usare e godere liberamente di tali spazi (Cfr. sent. n. 14353 del 3.11.2000). INDENNITÀ DI AVVIAMENTO PER L’IMPRESA DI ASSICURAZIONE Si domanda se un’impresa di assicurazione abbia diritto all’indennità di avviamento commerciale prevista dall’art. 34 della legge 392/’78. La risposta è affermativa. E’ stato ritenuto, infatti, che l’attività di un’impresa di assicurazione, pur non essendo stata espressamente considerata dall’art. 27 della legge 392/’78, rientri comunque tra quelle commerciali in base al disposto dell’art. 2195, secondo comma, cod. civ., con la conseguente applicazione delle disposizioni di F. Gambino, D. Sacchetto Un arcipelago produttivo Migranti e imprenditori fra Italia e Romania Carocci pp. 224 €. 19,70 Migrazioni e investimenti diretti all’estero legano l’Italia alla Romania fin dai primi anni Novanta. Si tratta di aree discontinue in forma di arcipelago, segnate da movimenti di migranti romeni e da flussi di rimesse e di capitali industriali italiani. I saggi di Pietro Cingolani, Mimmo Perrotta, Veronica Redini, Francesca Alice Vianello e dei curatori delineano un panorama instabile, studiato con un approccio multidisciplinare e comparativo. Riccardo De Bonis La banca Carocci pp. 144 €. 10,00 Com’è cambiata l’attività bancaria dall’Unità d’Italia a oggi? Quali sono le funzioni svolte dalle banche? Perché le banche sono sottoposte a controlli pubblici? Quali sono gli strumenti della regolamentazione? Qual è la posizione delle banche italiane in Europa? Quali sono stati gli andamenti recenti delle fusioni, della redditività e dei tassi d’interesse bancari? legge (e quindi anche dell’art. 34 della legge 392/’78) che fanno riferimento a dette attività. Ciò – ben inteso – sempreché l’attività esercitata nell’immobile locato comporti contatto diretto con il pubblico degli utenti (in questo senso Cass. n. 8496 del 20.8.1990). CONTRATTO DI LOCAZIONE DISDETTATO CON LARGO ANTICIPO Il proprietario di un locale commerciale domanda se abbia comunque effetto una disdetta inviata con largo anticipo rispetto la scadenza naturale del contratto. La risposta è positiva. La legge n. 392/’78 ha previsto, infatti, solo termini di preavviso minimi per la disdetta del contratto di locazione senza far alcun riferimento “ad un intervallo temporale massimo, prima del decorso del quale la manifestazione di volontà sarebbe intempestiva ed inefficace” (Cfr. Cass. sent. n. 2869 del 26.4.1983). IMPUGNAZIONE DA PARTE DEL CONDOMINO ASTENUTO Si domanda se una delibera assembleare possa essere impugnata anche dal condomino che si sia astenuto dal votare. La risposta è affermativa. Al riguardo la Cassazione, infatti, si è così testualmente espressa: “ In tema di condominio degli edifici, tutti i condòmini che non hanno votato in maniera conforme alla deliberazione assem- U tilità Renzo Rossetti I ponti di Torino Newton & Compton pp. 213 Euro 20,00 Ricca di fiumi - il Po, il maggiore fiume d’Italia, la Dora opulenta, la Stura vigorosa, e il Sangone -, Torino è altrettanto ricca di ponti. Ognuno di essi racconta la propria storia, che ha origine talvolta ben prima dell’epoca romana e giunge a oggi dopo aver conosciuto inondazioni, distruzioni belliche, crolli e ricostruzioni. A cura di Roberto Grandinetti Marketing Mercati, prodotti, relazioni Carocci pp. 444 €. 33,50 Il lettore viene condotto a esplorare le diverse aree rilevanti della disciplina: il modo in cui i prodotti intercettano i bisogni dei consumatori, i comportamenti di acquisto e consumo, la definizione della strategia di marketing, il contributo del marketing all’innovazione di prodotto, la gestione della gamma, la comunicazione di marketing, la gestione dei canali distributivi. bleare sono legittimati ad impugnarla, siano stati presenti alla seduta ovvero assenti (l’unica differenza consistendo nel dies a quo per proporre l’opposizione, che decorre dalla data della deliberazione per i primi e dalla data della comunicazione per gli altri), ivi compresi, pertanto, gli astenuti” (sent. n. 6671 del 9.12.1988). SOSTITUZIONE DELLA RECINZIONE DI UNO SPAZIO COMUNE Si domanda quale maggioranza occorra per deliberare la sostituzione, con una rete metallica, di una preesistente recinzione di uno spazio comune formata da paletti uniti da una catena. E’ stato ritenuto che l’installazione sostitutiva di una recinzione in rete metallica su di un’area condominiale comune, già in precedenza delimitata da paletti uniti da una catena interposta, non implichi l’alterazione sostanziale o il cambiamento dell’originaria destinazione né il mutamento dell’entità materiale del bene attraverso una sua radicale trasformazione (in questo senso Trib. Bologna, sent. n. 639 del 7.3.2000). Pertanto, per deliberare un intervento del genere, è sufficiente, in seconda convocazione, un numero di voti che rappresenti un terzo dei condòmini e almeno un terzo del valore dell’edificio. DISDETTA IN CASO DI PIÙ LOCATORI Un inquilino, che ha ricevuta la disdetta del contratto di locazione da uno solo dei proprietari dell’immobile a lui affittato, domanda se tale disdetta sia valida. La risposta è affermativa. Ai fini di impedire il rinnovo del contratto di locazione, infatti, è stata ritenuta efficace la disdetta intimata da uno solo dei comproprietari di un immobile affittato (in questo senso Cass. sent. n. 5518 dell’11.11.1985). DURATA ANOMALA DI UNA LOCAZIONE COMMERCIALE Un contratto di locazione di un immobile commerciale prevede al posto della classica durata di sei più sei anni una durata di nove più tre anni. Si chiede un parere al riguardo. La risposta l’ha fornita la stessa Cassazione che statuendo su di un caso analogo si è così testualmente espressa: “Nei contratti di locazione indicati dall’art. 27 della legge sull’equo canone, la pattuizione di una durata iniziale superiore a quella minima di legge (nella specie nove anni) non esclude l’applicabilità della disciplina del rinnovo alla prima scadenza per una durata non inferiore a sei anni prevista dall’art. 28 della stessa legge, con la conseguenza che è affetta da nullità, ai sensi del successivo art. 79 legge cit., la clausola diretta a limitare la durata della rinnovazione sino al raggiungimento di un termine complessivo di dodici anni” (sent. n. 1596 del 26.1.2005). A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192 Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr Paolo Corresi I castelli dell’Emilia Romagna Newton & Compton pp. 296 €. 20,00 Il castello è la più grande e la più espressiva testimonianza tangibile del nostro remoto passato e proprio per questo esercita un richiamo unico e inestinguibile. Anche l’Emilia Romagna, come tutte le regioni d’Italia, ha visto sorgere, fra Medioevo e Rinascimento, una quantità di castelli: da piccoli fortilizi a imponenti strutture complesse che racchiudevano un’intera città. Daniel Cohen Tre lezioni sulla società postindustriale Garzanti pp. 108 €. 11,00 La società industriale collegava un modo di produzione a un sistema di protezione e di welfare. La questione economica s’intrecciava con quella sociale, con fortissime implicazioni politiche. La società postindustriale tende invece a separare queste due sfere, segnando così l’inizio di una nuova era, dove il dominio assoluto del mercato non crea più tra chi vi partecipa una evidente comunità di destini e di interessi, un orizzonte sociale condiviso. Francesca Bassi Analisi di mercato Carocci pp. 200 €. 21,70 II libro si rivolge a coloro che vogliono avvicinarsi al tema dell’analisi di mercato, ovvero dell’utilizzo della strumentazione statistica per rispondere alle domande poste all’interno degli uffici marketing delle aziende pubbliche e private. Il testo descrive i metodi statistici per la raccolta e l’analisi dei dati di mercato con un duplice approccio: il rigore della metodologia statistica e un’attenzione alla realtà aziendale, rappresentata da esempi e studi di caso. Andrei Canergie Il vangelo della ricchezza Garzanti pp. 87 €. 10,00 Trionfano l’economia e la finanza globalizzante, ma crescono le disuguaglianze tra i pochi che accumulano fortune enormi e le masse dei diseredati. E, con la crisi dello stato sociale, diventa sempre più difficile garantire il rispetto della dignità degli umili, e di conseguenza anche di quella dei ricchi e dei potenti. Come realizzare la giustizia sociale evitando le “turbolenze” dei più poveri? Religione R N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile Herr varum, il Signor Perché: Kurt Godel Cosimo Galasso Settima Parte Q uel riso divenne ben presto amaro, anzi, già lo era; infatti, per un “crudele”scherzo del destino, proprio il giorno prima -sempre a Konigsbergl’allora giovane e sconosciuto matematico viennese K. Godel aveva dato la prima comunicazione-verbale- della sua scoperta: il programma di Hilbert era affondato per sempre! Inoltre, se consideriamo che Godel era partito con l’intenzione di confermare il programma hilbertiano…l’ironia diviene somma. La “certezza” matematica era crollata: non era possibile, partendo da determinati assiomi, essere certi che non saremmo giunti a delle contraddizioni. Nel senso hilbertiano, il peggio doveva ancora venire; infatti, anche ampliando il numero di quegli assiomi o, addirittura, sostituendoli completamente, giungeremmo in ogni caso a delle contraddizioni! Ricapitolando: in matematica, un sistema si definisce coerente se un dato gruppo di assiomi non porta a contraddizioni; naturalmente, potremo anche giungere ad un sistema S di assiomi che non conduce a contraddizioni, ma non ne saremo mai certi! L’unica cosa che possiamo fare è dimostrare la coerenza del sistema S all’interno di un sistema più vasto, S1: in questo caso, però, non potremo dimostrare la coerenza di S1, se non in S2…ect all’infinito…insomma, per dirla col matematico e filosofo M. Resnik per avere una dimostrazione “non patologica” di S dobbiamo fare ricorso a metodi non disponibili in S. Giunti a questo punto, possiamo domandarci: A che serve la matematica? Risposta: serve a dimostrare i limiti delle dimostrazioni! Un bel paradosso, non c’è che dire! Tuttavia, la portata rivoluzionaria della scoperta di Godel non si esaurisce qui: è molto più profonda. Vediamo il perché. Roberto Di Ceglie Luigi Giussani: una religione per l’uomo Cantagalli pp. 160 €. 14,80 Di Ceglie ripercorre l’itinerario di don Giussani: profondamente uomo e integralmente cristiano, maestro nella fede e nella cultura, che con il suo insegnamento, le sue parole e i suoi scritti ha fatto irrompere nelle nostre vite la presenza di Gesu’ Cristo, Redentore dell’uomo. L’intento e’ di contribuire al dibattito sul tema della religione e della sua natura, di cui si puo’ immediatamente percepire l’attualita’ della riflessione circa il legame tra fede e ragione. Nino Bucca Tutto su Lourdes Città Nuova pp. 192 €. 16,00 Dall’apparizione della Madonna a Bernadette nel 1858, la storia del santuario mariano più famoso e visitato al mondo continua ancora oggi ad attirare milioni di pellegrini in cerca di luce e di speranza. Dalla A di accoglienza alla V di visitatori, in queste pagine troverete tutto quello che c’è da sapere su Lourdes, ma soprattutto i riflessi di quell’evento straordinario che cambiò la vita di una povera pastorella e la storia della Chiesa. Supponiamo di trovarci di fronte ad un sistema S coerente: allora ci saranno, sempre, enunciati veri sui numeri che noi non potremo, formalmente, dimostrare come tali, utilizzando gli assiomi di S! La dimostrazione, che per secoli, partendo dai Greci, era stata considerata l’essenza stessa della matematica, il suo dogma centrale, la strada maestra per giungere alla verità, era stata demolita da Godel. Naturalmente, anche in questo caso l’aggiunta di nuovi assiomi non fa altro che spostare più in là il problema: questo è il cuore stesso del teorema dell’incompletezza. Teorema che, in un attimo, ha reso obsoleti i Principia di Russel(18721970) e Whitehead(1861-1947): nessun sistema assiomatico, rappresentabile con l’aritmetica, poteva aspirare ad essere completo e coerente al contempo. Ribadiamo che, in matematica coerente significa che all’interno dello stesso sistema S non si può giungere ad un teorema e alla sua negazione; completo, significa che all’interno di S è possibile dimostrare qualunque teorema dell’aritmetica. D’altronde, quanto la noncoerenza sia devastante all’interno di un dato sistema S è, perfettamente, illustrato da un aneddoto riportato da J. Barrow: ” Mc Taggart chiese a B.Russel: ”Se il doppio di 2 fa 5, come puoi dimostrare che io sono il Papa? Di botto Russel rispose: ”Se il doppio di 2 è 5, allora 4 è 5; sottrai 3; ne segue 1=2. Ma Mc Taggart e il Papa sono 2, quindi Mc Taggart e il Papa sono uno!” Dall’incompletezza della matematica, invece, discende il fatto, incontrovertibile, che essa è molto di più della somma delle sue parti. Tuttavia, contrariamente, a quanto qualcuno pensa, la scoperta godeliana non rappresenta il “De profundis”per la matematica: ciò che è già stato dimostrato, rimane vero! Su di un terreno piano, potremo sempre applicare il teorema di Pitagora. Diversamente, da quanto si pensava, però, la realtà mate- I L (continua...) iflettiamo con i Evoluzionismo contro creazionismo: due visioni del mondo opposte e inconciliabili? Il Cardinale Schönborn entra nel vivo di questo dibattito proponendo solidi argomenti tratti dalla ragione filosofica e scientifica e dalla rivelazione cristiana. Da dove veniamo? Siamo frutto del caso? Come ha avuto origine il mondo? È ragionevole cercare un disegno nella natura? Queste sono domande originarie che riguardano ognuno di noi. Card. C. Schönborn Caso o disegno? ESD pp. 176 €. 12,00 Scrive il giornalista Magdi Allam nella presentazione: “Mi ha colpito l’onestà intellettuale e l’intendimento etico dell’opera... Questo saggio... ha il pregio di presentarci con obiettività una religione diversa senza sottacere la diversità che naturalmente sussiste con la fede cattolica... L’autore ha il merito di offrirci in pillole le risposte ai mille quesiti che oggi l’Islàm e i musulmani pongono all’Occidente”. Questo libro completa la costruzione di una ‘’visione teologica del matrimonio e della famiglia per la nuova evangelizzazione’’. L’Autore, partendo dal mistero-sacramento dell’amore umano, approfondisce il legame tra matrimonio sacramentale e Chiesa Sacramento, sviluppando il rapporto che unisce mistero trinitario e simbolica nuziale. Emanuela Canotti Il sorriso Benedetto Pellegrinaggio nella terra d’infanzia di Papa Benedetto XVI Cantagalli pp. 96 €. 13,80 Il sorriso Benedetto ci porta in Baviera, amata terra natia del Papa, alla scoperta delle sue radici, della sua infanzia e adolescenza. Il libro ci prende per mano e ci porta cosi’ sulle tracce di una piccola vita che s’incammina verso una strada importante: Joseph che entra adolescente in seminario, diventa poi sacerdote, professore di teologia, arcivescovo di Monaco e Frisinga, cardinale, prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede e infine Papa, mantenendo inalterato quello straordinario afflato che comunica serenita’. Cherubino Mario Guzzetti Islàm Questo sconosciuto Elledici pp. 160 €. 10,00 Gli anni ‘70 sono anni in cui l’Associazione, di fronte al mutare dello scenario ecclesiale, sociale e culturale, si interroga sulla sua identità, tra l’opzione negativa (riduzione dell’impegno nel temporale) e la connotazione positiva (impegno pastorale, educazione permanente, ecc.) alla ricerca di un nuovo modo, adeguato ai nuovi tempi, di essere laici formati e presenti nella Chiesa italiana. Vittorio De Marco Storia dell’Azione Cattolica negli anni Settanta Città Nuova pp. 256 €. 18,00 Le origini dell’Ordine femminile agostiniaPierantonio Piatti no risalgono all’inizio del 1200 quando la Il movimento femminile Chiesa prende coscienza per la prima volta dell’esistenza di un diffuso movimento reagostiniano nel Medioevo ligioso femminile ovvero della spontanea Città Nuova aggregazione di donne desiderose di vivere in pp. 192 €. 12,00 pienezza il Vangelo, declinandolo in termini di povertà e di penitenza. La classica pillola a base di estrogeni e progestinici, la “pillola del giorno dopo”, cioè il Norlevo, e la pillola RU486 sono dei potenti prodotti chimici. Quali sono i loro meccanismi di azione? Quali i loro effetti sulla salute della donna? Sono prodotti contraccettivi o anche abortivi? Perché proporre la sperimentazione in Italia di prodotti di cui già si conoscono gli effetti nocivi e letali verificatisi negli Stati Uniti, in Francia e in Canada? V. Baldini, G. M. Carbone Pillole che uccidono ESD pp. 128 €. 6,00 Lei si chiama Remedy, è californiana ma vive a Parigi e scrive per riviste di moda. Remedy è cattolica e, a suo modo, devota. Ha letto e riletto una Breve vita dei santi e si è scelta i suoi protettori. Del resto, la madre è stata esplicita in merito: se li sai pregare come si deve, i santi ti aiuteranno a trovare l’uomo perfetto. Già. L’uomo perfetto. ibri dello Marc Oullet Mistero e sacramento dell’amore Cantagalli pp. 400 €. 24,80 Libri 31 S pirito Patrizia Cattaneo Sono qui per guarirti! Charbel il santo amico Segno pp. 160 €. 10,00 Grazie all’intercessione del Santo libanese sono avvenute molte guarigioni fisiche e spirituali: alcuni malati sono stati da lui direttamente operati e riportano indelebili segni del suo intervento; ma con altrettanta efficacia egli medica le anime e le avvicina al Signore. Dopo la sua morte ha emanato una luce abbagliante per quarantacinque giorni, trasudato litri di siero prodigioso che hanno più volte corroso la pietra tombale ed è rimasto flessibile e incorrotto fino alla beatificazione, nel 1965. Angelo Comini Una vita per la vita Il ginecologo Giancarlo Bertolotti Paoline pp. 112 €. 11,00 Il racconto comincia dai funerali di Bertolotti con una straordinaria partecipazione di gente, fino ad arrivare, attraverso numerose testimonianze, a delineare la figura di un uomo dedito totalmente alla sua missione di medico. Larga parte del testo espone le vicissitudini ospedaliere con particolare attenzione alla legge 194 sull’aborto, alle obiezioni di coscienza, alle numerose richieste di aborto, spesso trasformatesi nella scelta di mantenere in vita il bambino grazie alla presenza del dottor Bertolotti. Anne Marsella Per tutti i santi Feltrinelli pp. 285 €. 16,00 Davide D’Alessio I fratelli ritrovati La storia di Giuseppe e le nostre famiglie Ancora pp. 112 €. 12,00 Sei lectio bibliche sulla storia di Giuseppe, il figlio di Giacobbe (Genesi 37-50). La Scrittura presenta la vicenda di Giuseppe nella forma del racconto sapienziale che, trattando di individui singoli e concreti, si riferisce all’uomo “universale”, rivelando il mistero di ogni esistenza; così la storia della famiglia di Giuseppe è anche la storia delle nostre famiglie, e scopriamo che “la nostra vocazione e la promessa di Dio si giocano innanzitutto nello spazio della nostra famiglia”. Cataldo Naro Mai soli Liturgia della Parola e presenza del Signore Sciascia pp. 317 €. 22,00 Sono raccolti qui i commenti alla liturgia della Parola che mons. Cataldo Naro, arcivescovo di Monreale, scomparso cinquantacinquenne il 29 settembre 2006, scrisse per l’Osservatore Romano lungo l’anno liturgico 2004-05 (anno A). si tratta delle tracce – come tali sempre brevi e spesso essenziali – delle omelie ch’egli andava facendo ogni domenica e nelle feste quando presiedeva la liturgia eucaristica nella basilica cattedrale o nelle altre chiese dell’arcidiocesi di cui era pastore. FALEGNAMERIA Progettazione e Realizzazione di Porte, Infissi, Mobili e Arredi in Legno Laboratorio: Via I° Maggio n. 11 - 88060 Marina di Guardavalle (CZ) Info: Laboratorio: 0967-86057 / email: [email protected] Punto vendita ed esposizione: Viale Crotone - Catanzaro Lido / Via Nazionale - Montepaone Lido / Via Nazionale - Guardavalle Marina Sito Internet: www.alcaro.it