Berlusconi guiderà la nostra Italia

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Berlusconi guiderà la nostra Italia
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Anno XVII N° 3/2008 - 15 aprile
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Il suo miracolo è stato quello di farsi accettare anche nella nuova veste di premier
senza bacchetta magica e di interpretare una voglia prepotente di sicurezza
Berlusconi guiderà la nostra Italia
Oltre alla sinistra e alla destra radicale dei vari Bertinotti, Pecoraro Scanio e Storace,
resta fuori dal Parlamento anche Ciriaco De Mita, candidato al Senato per l’Udc
Giorgio Lambrinopulos
M
olti
pensavano
che
Berlusconi
vincesse. Nessuno
pensava che stravincesse
così. Ancora una volta il leader del centrodestra è riuscito a parlare alla pancia
del Paese in un modo che è
persino difficile da spiegare: non ci sono sicuramente
riusciti l’intellighentia e i
grandi giornali e nemmeno
i sondaggisti, uomini che
spesso hanno le cifre, ma
non sempre hanno i numeri
come gli exit poll del primo
pomeriggio di ieri hanno
mostrato. Veltroni può caricare i pullman di vip e chiedere le firme a 490 uomini
della cultura, morti compresi, ma l’Italia va da un’altra
parte, parla un’altra lingua.
Ed è con quell’Italia, quella
che lavora e produce, quella
che tiene in piedi la nostra
economica che Berlusconi è
riuscito ancora una volta a
mettersi in contatto realizzando un’impresa che di
fatto già ha cambiato il volto del Paese. E dire che lo
descrivevano come vecchio
e stanco E neppure due
anni, Silvio Berlusconi e il
centrodestra si sono ripresi
il governo del Paese. E con
una nettezza che ha, se non
smentito, certo dimostrato
esagerate le previsioni diffuse di un testa a testa. Messo di fronte alla responsabilità di una scelta, l’elettorato
ha risposto consegnando le
chiavi del potere all’uomo
che dal 1994 ha plasmato il
fronte moderato e la stessa
opposizione. È vero che il
numero dei votanti è calato.
Ma il fatto che non sia sprofondato sotto il muro dell’80
per cento conta non solo
simbolicamente. Si conferma il malessere nei confronti della classe politica,
senza tuttavia renderlo allarmante. E per Berlusconi
si tratta di un successo doppio. Non si assiste soltanto
al suo ritorno prevedibile a
Palazzo Chigi. La novità è
che la reinvestitura avviene
dopo una campagna elettorale nella quale non ha promesso miracoli; né lasciato
intravedere soluzioni indolori in economia. Seppure
fra le solite battute e battutacce, si è presentato nella
veste
dell’imprenditore
chiamato a fronteggiare un
periodo di grave crisi. Il suo
miracolo è stato quello di
farsi accettare anche nella
nuova veste di premier senza bacchetta magica; e di
interpretare una voglia prepotente di sicurezza. L’affermazione vistosa della
Lega la riflette, senza tuttavia averne l’esclusiva. Ma
la metamorfosi del Cavaliere ha avuto successo per i
suoi meriti e, in buona parte, grazie ai limiti degli avversari. Per il Pd la sconfitta
è netta quanto la vittoria del
PDL. Walter Veltroni ha
svuotato l’estrema sinistra;
ma non è riuscito a sottrarre
consensi al centro, mancando la scommessa di conquistare i voti moderati Cosi
Berlusconi ha vinto, anche
grazie al grande successo
della Lega al Nord. Alla Camera, Pdl, Lega e Mpa ottengono insieme il 46,7%
(con la Lega oltre l’8%)
contro il 37,6% di Pd e Italia dei valori. Al Senato,
dove si temeva il pareggio,
Berlusconi dovrebbe avere
circa 30 seggi di maggioranza (mancano poche sezioni, ma i definitivi non ci
sono ancora). Tra i ‘piccoli’
entra in Parlamento solo
l’Udc di Casini, con il 5,6%.
Tutti gli altri restano lontanissimi dal quorum (4% alla
Camera, 8 al Senato). La
Sinistra arcobaleno di Bertinotti supera di poco il 3%,
la Destra di Santanchè e
Storace è sotto il 2,5, i socialisti di Boselli sotto l’1.
Bertinotti e Boselli hanno
annunciato la loro uscita di
scena. Il Pd fallisce anche il
‘premio di consolazione’ di
partito di maggioranza relativa, sperato dopo i primi
exit-poll (ancora una volta
lontanissimi dal risultato finale). Il partito di Veltroni
si ferma infatti al 33,2 mentre il Pdl è al 37,3. Buono il
risultato dell’Italia dei valori di Di Pietro (4,4%). L’impressione è che il Pd sia riuscito a pescare voti più nel
serbatoio della sinistra radicale che in quello del centro. Quando i risultati sono
apparsi netti, Veltroni ha
chiamato Berlusconi per
dargli atto della sua vittoria.
Oltre alla sinistra e alla destra radicale dei vari Bertinotti, Pecoraro Scanio e
Storace, resta fuori dal Parlamento anche Ciriaco De
Mita, candidato al Senato
per l’Udc in Campagna.
‘’Sono commosso per il risultato elettorale’’, ha detto
Berlusconi, che ha annun-
Restano fuori dal Parlamento
Ciriaco De Mita
Alfonso Pecoraro Scanio
Francesco Storace
Fausto Bertinotti
ciato di voler governare per
cinque anni e parlato di bicamerale per le riforme. Per
la formazione del governo,
il leader del Pdl ha detto che
nella squadra di dodici ministri ci saranno ‘’almeno
quattro donne’’. Due dei
ministri, ha precisato, saranno della Lega; Gianni
Letta dovrebbe essere uno
dei due vicepresidenti del
consiglio. Per Fini, Berlusconi pensa alla presidenza
della Camera, mentre il ministro degli Esteri sarà Franco Frattini. Il primo Consiglio dei ministri - ha
dichiarato Berlusconi - sarà
a Napoli per dimostrare
come il governo ritenga
l’emergenza rifiuti un fatto
nazionale. Umberto Bossi
rilancia subito il federali-
smo fiscale. In Sicilia si
profila la netta vittoria di
Raffaele Lombardo. Per gli
altri risultati delle amministrative (il più atteso è quello del Comune di Roma)
bisogna aspettare le 15,
quando riprenderanno gli
scrutini. ‘’Ho gia’ tutto in
testa’’. Silvio Berlusconi in
queste ore, a vittoria non
ancora ufficialmente proclamata, ha di fatto gia’
composto la squadra di governo: dodici ministri (quattro le donne), sessanta componenti in tutto, compresi i
due vicepremier. Tra i primi
annunci, nella prima notte
di vittoria, il Cavaliere fa
sapere che avra’ accanto a
se’ come vicepremier a Palazzo Chigi il fedele Gianni
Letta. ‘’E’ un dono di Dio al
Paese’’, aveva detto di lui
nei giorni scorsi Berlusconi. L’altro vicepremier potrebbe essere Umberto Bossi, con la Lega che esce
trionfante dalle urne. Se Zapatero porta nel suo esecutivo nove ministre, una delle
quali al settimo mese di
gravidanza, Berlusconi assicura che un terzo del suo
esecutivo sara’ riservato
alle donne. Le ‘nomination’
sono gia’ note dai giorni
scorsi: Stefania Prestigiacomo avra’ certamente un dicastero (si parla della Sanita’), Giulia Bongiorno (An)
potrebbe avere la Giustizia,
la leghista Rosi Mauro il
Lavoro, a Mara Carfagna
potrebbero andare le Pari
Opportunita’. La Farnesina,
lo ha reso noto ieri sera il
leader del Pdl, andra’ a FranContinua a pag 2
Giovanni Giolitti
Al governo, in parlamento, nel
carteggio
L’attività legislativa
(1889-1921)
Tomo I (1889-1908) -Vol.2
a cura di A.A. Mola e A.G.
Ricci
Bastogi
pp. 719 €. 40,00
Le relazioni qui raccolte in volume offrono il ritratto
di una classe dirigente di alto profilo, meritevole di
studio e di memoria per la sua competenza, ancor
prima che per la sua dedizione alla cosa pubblica, per
quel senso dello Stato che non è formula vuota, bensì
abito dell’epoca durante la quale l’Italia si fece Stato
per fare gli italiani.
Politica
2
co Frattini. Gli Interni, invece, sarebbero in quota Lega con Roberto Maroni.
Da Forza Italia il Cavaliere porterebbe
con se’ a Palazzo Chigi anche il suo
portavoce Paolo Bonaiuti, ai Beni Culturali, Giulio Tremonti all’Economia e
Lucio Stanca, alla Funzione Pubblica e
Innovazione della Pubblica Amministrazione. Roberto Formigoni potrebbe
avere l’Industria, sempre che non si decida di destinarlo alla Presidenza del
Senato, mentre anche ieri sera Berlusconi ha ribadito di vedere bene Gianfranco Fini alla Presidenza della Camera. Ancora in quota Alleanza Nazionale,
la Difesa dovrebbe andare ad Ignazio
La Russa e l’Ambiente ad Altero Matteoli. Ma un posto da ministro, quando
sara’ chiusa la partita su Roma, potrebbe ‘compensare’ anche lo sforzo di
Gianni Alemanno, che per la seconda
volta si e’ cimentato nella corsa al
Campidoglio. Infine, a Roberto Calderoli potrebbe tornare, con Bossi vicepremier, la titolarita’ delle Riforme.
Secondo l’ ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, in una intervista al Corriere della sera,potrebbe tornare il terrorismo :«Per Silvio
Berlusconi adesso cominciano i dolori,
ha una maggioranza ampia ma governare sarà davvero difficile. Immaginavo che avrebbe vinto, ma solo di poco».
Il senatore a vita Francesco Cossiga è
convinto che il Paese conoscerà una
nuova stagione di turbolenze politiche
e di piazza...Sarà costretto a dare ascolto e raccogliere le preoccupazioni di
tutti gli antiberlusconiani, degli operai
della Fiom, dei precari, dei giovani no
global e dei centri sociali, insomma di
tutti coloro che una volta erano rappresentati da Rifondazione comunista, da
ieri fuori del Parlamento. Sarà obbligato a farlo per impedire che si creino le
condizioni della rinascita del terrorismo brigatista. E il terrorismo di sinistra tornerebbe ad agire se, per ipotesi,
si facessero le larghe intese. Non va dimenticato infatti che il brigatismo si
scatenò trent’anni fa, con il sequestro di
Aldo Moro, contro il compromesso
storico, contro il governo di larghe intese guidato da Andreotti e nel quale io
ero ministro dell’Interno, e posso oggi
dire di essere stato indicato dai comunisti». «Ripeto: sarà difficile per lui. Avrà
contro i sindacati, per i quali non tutti i
governi sono uguali, la magistratura —
nonostante dal programma abbia
espunto qualunque riferimento a ipotesi di separazione delle carriere tra pm e
giudici - i poteri forti, anche se forse
qualcosa è cambiato con la presidenza
di Emma Marcegaglia in Confindustria. E poi avrà contro anche le grandi
banche. Berlusconi è nelle stesse condizioni politiche nelle quali si trovava
nel 2001. Un conto è vincere, un conto
è governare. E per vincere bisogna avere dalla propria parte sindacati, poteri
forti e magistratura. E poi dovrà affrontare i problemi dell’economia, dall’Alitalia all’inflazione». Il leader dell’Udc
Pier Ferdinando Casini ha annunciato
che il suo partito «voterà no alla fiducia
a un governo di Berlusconi e non farà
un’opposizione sfascista ma seria e costruttiva». Poi ha aggiunto che «in una
situazione incredibile l’Udc è l’unico
partito ad aver tenuto botta». «Constato
che queste elezioni sono state vinte al
99,9% da Berlusconi. Rivolgo quindi i
miei auguri a lui, agli esponenti del Pdl
e alla Lega che governeranno questo
Paese» ha poi detto Casini quando è
giunto alla sede del partito a via Due
Macelli. «Siamo fedeli agli impegni
con gli elettori e non voteremo la fiducia al governo Berlusconi, ma tutti i
provvedimenti seri che presenterà noi li
sosterremo». «La parola passa dagli
elettori agli eletti - ha concluso Casini
- e chi governerà deve assumersi la responsabilità delle scelte dolorose che
servono a questo Paese». «Voglio ringraziare gli italiani e le italiane che ci
hanno sostenuto in questa battaglia difficile - ha aggiunto Casini -, non siamo
degli ingenui e il fatto che il nostro partito superi il 6% è una grande soddisfazione. In una condizione praticamente
impossibile siamo gli unici ad aver retto la botta». A chi gli ha domandato se
nel Paese si profilasse una sorta di bipartitismo, Casini ha risposto: «Ci sono
diversi milioni di elettori che hanno
scelto noi e Di Pietro. Parlerei piuttosto
di una sorta di sistema tedesco che si è
generato senza avere una legge elettorale alla tedesca». «Un risultato deludente. Mi sembra ci sia uno schiacciamento al centro e un grande risultato
della Lega»: Bruno Tabacci commenta
così le proiezioni del voto al Senato
mostrando una certa delusione sul risultato del partito centrista. «Il grande
risultato della Lega - dice Tabacci - dimostra il disagio che c’è al Nord e credo che questo sia un problema nazionale». I primi dati dicono «che la
bipartitizzazione non c’è», ha osservato Tabacci. I numeri «sono inferiori a
quelli che storicamente prendevano sia
la Dc sia il Pc e tra l’altro e occorre
considerare il risultato della Lega e
dell’Italia dei Valori che sono tutt’altro
che bipartizzabili. Anzi, è evidente che
sono in competizione con il partito alleato». Tra le fila dell’Udc, Ciriaco De
Mita non andrà a Palazzo Madama.
Non è infatti riuscito all’ottantenne
uomo politico di Nusco la corsa verso
l’undicesima legislatura della sua carriera. Uscito dal Pd, dopo la decisione
di Walter Veltroni di non candidarlo,
era approdato all’Udc di Pier Ferdinando Casini. Entra invece in Senato l’ex
presidente della Sicilia Salvatore Cuffaro, il più votato dei tre esponenti
dell’Udc eletti nell’isola per Palazzo
Madama. Al Senato potrebbe tornare
anche Nino Strano, il senatore che festeggiò con mortadella e spumante in
aula la caduta del governo Prodi: è infatti il primo dei non eletti del Pdl e
potrebbe subentrare in futuro. Il parlamentare di An è il 14esimo della lista
del Pdl al Senato in Sicilia. Quasi uno
«tsunami» elettorale quello prodotto
dal voto, che ha scalzato dal seggio tanti leader e personalità che hanno segnato questi ultimi due anni di legislatura.
Addio al Parlamento del veterano Fausto Bertinotti, che dopo aver guidato
Montecitorio è stato tagliato fuori due
volte: come leader della Sinistra Arcobaleno e come segretario del Prc.
L’operazione ghigliottina, condotta
dalla soglia di sbarramento, ha fatto cadere le teste di tutti e quattro i leader dei
partiti della sinistra che avevano dato
vita alla sinistra Arcobaleno. Anzi tre,
visto che Oliviero Diliberto, segretario
del Pdci aveva già deciso di lasciare il
suo seggio a un operaio della Tyssenkrupp, Ciro Argentino, che però, dato
l’esito elettorale, non approderà a Montecitorio, rendendo nullo il sacrificio di
Diliberto. Restano fuori anche il leader
dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio e
Fabio Mussi, il “capo” della Sinistra
Democratica. Altro veterano che non
avrà un posto, questa volta a Palazzo
Madama, è Ciriaco De Mita, uscito dal
Pd per approdare nell’Udc. «Silurati»
anche Enrico Boselli, leader e candidato-premier del Partito Socialista, e
Franco Grillini, presidente onorario
dell’Arcigay. Seggi preclusi anche per
il trio della Destra: Daniela Santanchè,
Francesco Storace e Teodoro Buontempo. Non varcheranno i portoni del
Parlamento (almeno per questa sedicesima legislatura) neanche gli antagonisti del Pd, Willer Bordon e Roberto
Manzione che avevano dato vita
all’Unione Democratica dei consumatori. Stop alle goliardate e alle provocazioni di Francesco Caruso: il no global
che aveva fatto il suo esordio alla Camera «traghettato» dal Prc questa volta
è rimasto al palo insieme alla pattuglia
della Sinistra Arcobaleno. Stesso desti-
no per Vladimir Luxuria, la prima transgender in Parlamento che proprio per
il suo status era stata presa di mira
dall’azzurra Elisabetta Gardini che voleva imporre alla collega l’utilizzo della toilette destinata agli uomini. ‘’Ho
gia’ tutto in testa’’. Silvio Berlusconi in
queste ore, a vittoria non ancora ufficialmente proclamata, ha di fatto gia’
composto la squadra di governo: dodici
ministri (quattro le donne), sessanta
componenti in tutto, compresi i due vicepremier. Tra i primi annunci, nella
prima notte di vittoria, il Cavaliere fa
sapere che avra’ accanto a se’ come vicepremier a Palazzo Chigi il fedele
Gianni Letta. ‘’E’ un dono di Dio al Paese’’, aveva detto di lui nei giorni scorsi
Berlusconi. L’altro vicepremier potrebbe essere Umberto Bossi, con la Lega
che esce trionfante dalle urne. Se Zapatero porta nel suo esecutivo nove ministre, una delle quali al settimo mese di
gravidanza, Berlusconi assicura che un
terzo del suo esecutivo sara’ riservato
alle donne. Le ‘nomination’ sono gia’
note dai giorni scorsi: Stefania Prestigiacomo avra’ certamente un dicastero
(si parla della Sanita’), Giulia Bongiorno (An) potrebbe avere la Giustizia, la
leghista Rosi Mauro il Lavoro, a Mara
Carfagna potrebbero andare le Pari Opportunita’. Se la ride e se la gode, Umberto Bossi, quando sono le dieci della
sera, circondato dall’ entusiasmo dei
suoi, nella sede di via Bellerio, ma se
l’era goduta anche nel pomeriggio,
praticamente da solo, mentre gli altri
dirigenti leghisti restavano abbottonati davanti ai primi risultati. Era arrivato alle 15 in via Bellerio il leader. E
incrociando il cronista nei corridoi,
prima di andare nel suo studio, aveva
stretto il pugno, aveva sorriso e aveva
detto: “siamo forti!”. Non aveva dubbi
sul successo elettorale, Bossi, però ha
atteso fino alle 20, e in concomitanza
con i telegiornali della sera ha lasciato
il suo ufficio ed è sceso per incontrare
i giornalisti, in un caos colossale.
C’erano infatti Roberto Maroni e Roberto Calderoli, appena arrivati, zitti,
in attesa delle dirette. Lui ha scompigliato le carte. E’ entrato con fare baldanzoso, ha mostrato l’avambraccio
con il pugno chiuso e, usando una metafora del pugilato, sport a lui caro, ha
detto “avete visto che destro popolare!”. A quel punto è stato un accavallarsi di telecamere, di cronisti costretti
dalla ressa a inginocchiarsi pur di carpire le parole del leader. Con Maroni e
Calderoli a farsi da parte per lasciare
la scena completamente al capo. “La
gente ci vuole bene e chiede che cambiamo il Paese - ha esordito Bossi - bisogna fare in modo che parte dei soldi
restino sul territorio”. Poi, rispondendo ai giornalisti, spiega che si è sentito
al telefono con Berlusconi: “sì l’ho
sentito, era tanto contento” e, a proposito del leader della Pdl, aggiunge:
“con me Berlusconi mantiene sempre
i patti”, riferendosi al fatto che è sicuro che le riforme si faranno. Ecco, le
riforme, uno dei leit motiv della campagna elettorale di Bossi: “federalismo fiscale subito”, dice. E poi un
pensiero a Malpensa: “con questo risultato le cose cambieranno a favore
del nostro aeroporto”, spiega. Ma torna più volte su un concetto: “adesso
dobbiamo partire dalla volontà popolare: i padani hanno mandato un messaggio forte, bisogna fare le riforme
perché cominciamo a perdere la pazienza”. Tutt’intorno, intanto, scoppia
la festa a lungo trattenuta. Certamente
gli elettori e i sostenitori padani si erano già scatenati sulla radio del movimento dalle 15, telefonate in diretta
per esprimere il giubilo. Ma i vertici
leghisti avevano prudentemente atteso
il consolidarsi dei risultati. Bossi no,
per quanto prudente questa volta non
si è trattenuto e nel pomeriggio - tra un
orecchio tenuto attaccato al telefono e
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
un occhio buttato ai risultati elettorali
che correvano sugli schermi tv -, ha
trovato il tempo di andare in giro per
la sede a complimentarsi con i suoi
uomini, a esultare e perfino a ‘battezzare’, come fossero dei cavalieri, i ragazzi che si erano impegnati in campagna elettorale con uno spadino di
legno. Di una cosa è convinto Bossi,
parlando in televisione e parlando con
i suoi. “Questa volta abbiamo la forza
per cambiare davvero”. Non chiude al
dialogo, in fondo non lo ha mai fatto
nella sua carriera politica, ma mette
dei paletti. Quando gli chiedono se
sulle riforme intenda dialogare con il
Pd, risponde: “dipende da loro, ce ne
accorgeremo già quando andranno in
commissione. L’altra volta mandarono un battaglione di costituzionalisti
all’ unico scopo di bloccare tutto. Ma
questa volta noi abbiamo la forza per
cambiare, anche senza il Pd”. E non si
fa mancare neppure un’altra battuta,
una punzecchiatura forte alla sinistra:
“La Lega l’hanno votata i lavoratori
che non ne potevano più di votare a
sinistra. Siamo noi il partito nuovo dei
lavoratori”. I ministri? “Si tratta di capirsi bene...si tratta di mettersi lì e ragionare”. Ma a questo punto c’é la festa che incombe e anche Bossi si lascia
trascinare dall’entusiasmo dei suoi ed
è tutto sorrisi, abbracci e pugni tesi al
cielo come dopo un gol o dopo un incontro di boxe appena vinto. E mentre
Roberto Calderoli dice che “siamo andati ad un passo dal risultato del ‘96’’,
per sottolineare un esito oltre le previsioni, il leader annuncia: “vado da
Berlusconi a festeggiare brevemente e
poi vado a dormire”. “Ringrazio Silvio Berlusconi per avere espresso il
suo auspicio in pubblico, dopo avermelo espresso in privato. Ne dovremo
parlare insieme con lui e con Bossi e
decideremo insieme tra qualche giorno. Così Gianfranco Fini commenta
l’ipotesi che lui possa ricoprire l’incarico di presidente della Camera. “Chi
fa politica - prosegue Fini - sa che le
scelte non sono mai di tipo personale.
An garantirà stabilità, buongoverno e
che il progetto del Pdl arrivi in porto.
C’é da costruire un partito, decideremo assieme quale sarà il mio ruolo
futuro”. “Avevamo già detto che se
avessimo avuto una maggioranza politica ampia non avremmo percorso
questa strada e i numeri parlano chiaro”. Così il leader di An, Gianfranco
Fini, ribadisce la volontà del Pdl di
non assegnare all’opposizione la presidenza di un ramo del Parlamento.
“Ho sentito Berlusconi oggi, ma l’ho
fatto anche nei giorni scorsi: circa
l’accordo sui 12 ministri non vedo
problema di sorta. La coalizione è più
coesa che nel passato, un governo potremmo farlo anche domani”. Lo afferma il leader di An, Gianfranco Fini,
in collegamento con ‘Porta a Porta’
dall’Auditorium della tecnica, quartier
generale del Pdl in questa lunga maratona elettorale “Se la sinistra spera di
prendersi la rivincita con divisioni tra
noi del Pdl e la Lega è meglio che
cambi strategia: se no rischia di rimanere a lungo all’opposizione...”. Lo
afferma Gianfranco Fini riferendosi ai
timori di fratture nella coalizione per il
peso della Lega. “Non si può assolutamente dire - ribadisce - che la Lega sia
un fattore di instabilità”. Se ci sarà
dialogo sulle riforme dipende dall’opposizione e da come vorrà interpretare
il suo ruolo”. Lo afferma Gianfranco
Fini a “Porta a porta”. “Se sarà pregiudiziale e dirà no - prosegue - a prescindere dal contenuto delle proposte è un
conto. Se invece Veltroni terrà fede
all’impegno di valutare volta per volta
ogni singolo provvedimento si apre
uno scenario diverso e si potrà dialogare nel rispetto dei ruoli. Del resto, è
stato Berlusconi ad avviare una nuova
fase perché gli auguri di Berlusconi a
Veltroni non è solo bon ton ma l’apertura di una fase nuova, mettendoci alle
spalle una fase in cui la campagna
elettorale proseguiva anche dopo il
voto” “Non c’é stata nessuna emorragia di voti da An o Fi” lo dice Gianfranco Fini specificando che “il risultato del Pdl va oltre la somma
aritmetica dei voti di Fi ed An alle ultime politiche”. Per questo, Fini si
dice “molto soddisfatto dal risultato
del Pdl: la scelta di fare un passo indietro per privilegiare un progetto politico è stata compresa dagli elettori Secondo il sociologo Bonomi con il risultato di
ieri in Italia cononcera l’ era della seccessione dolce :L’ alleanza organica tra PDL
e Lega assume il modello bavarese territoriale, e la paura di Bonomi e che il
processo ora scende lungo via emilia.....
Stasera tutti aspettano i risultati del Sindaco di Roma : Sarebbe ora dopo 20 anni
di guida di sinistra in Capitale che una
svolta cambiasse le cose che Gianni Alemanno ci riuscisse guidare la Citta.... Giorgio Lambrinopulos
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Pagina Tre
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
R
3
Un miracolo di nome
Bernadette
R
Centocinquanta anni fa la Madonna appariva a Lourdes
Renzo Allegri
I
n tutto il mondo cattolico si
festeggia il centocinquantesimo anniversario delle apparizioni della Madonna a Lourdes, che iniziarono appunto l’11
febbraio del 1858. In genere, in
queste occasioni, si usa ricordare la storia dell’evento, il suo
significato religioso, i miracoli
che nel corso degli anni si sono
verificati in quella cittadina francese, ai piedi dei Pirenei, diventata sinonimo di “grazie”, di
“guarigioni prodigiose”. Raramente ci si sofferma a ricordare
la veggente, Bernadette Soubirous, scelta dalla Vergine per diventare “mezzo” di congiunzione tra il cielo e la terra. Ed è
molto interessante osservare che
tipo di “mezzo” abbia scelto la
Madonna per trasmettere il suo
messaggio nel corso di questo
evento così straordinario. La
Vergine posò i suoi occhi e la
sua benevolenza su una ragazza
umilissima, poverissima, la più
umile e povera che poteva forse
trovare. Ma che, nella sua umiltà
e nella sua povertà custodiva il
grande dono della fede vera e
dell’amore concreto per Dio e
per il prossimo. Apparentemente, Bernadette era una nullità, in
realtà era una grande santa, l’innocenza personificata, così vicina a Dio da attrarre la predilezione dalla Vergine Santissima.
Ecco la sua vera storia. Bernadette, nata il 7 gennaio 1844, era
figlia di François Soubirous e
Louise, due persone buone, generose, estremamente sfortunate. Oltre ad essere poveri, erano
anche ammalati. Si erano sposati il 9 gennaio 1843. Lui aveva
34 anni, lei 17. Un anno dopo,
esattamen­te il 9 gennaio 1844,
nasceva la loro primogenita cui
venne dato il nome di BernardeMarie, ma poi sempre chiamata
Bernadette. François e Louise
gestivano allora il mulino che
era stato del padre di Louise.
Una azienda im­portante e redditizia. Ma loro due non erano tagliati per gli affari. Erano troppo
buoni. Non riuscivano a farsi pagare dai cre­ditori morosi. Louise
trattava i clienti come familiari
e, quando venivano per macinare il grano, offriva loro merendine e vino. In poco tempo sperperarono il loro patrimonio e si
trovarono sul lastrico. Nel 1852
dovettero andarsene e cercare
alloggio in città. La famiglia intanto era cre­sciuta. Louise aveva
avuto altri cinque figli, tre dei
quali erano morti. Bernadette
era cagionevo­le di salute. Fin
dai primi mesi di vita andava
soggetta a raffreddori e bronchiti. Aveva sempre dolori di stomaco. Cresceva a stento. Nel
1855 rischiò di morire, colpita
dal colera che in quegli anni stava decimando la Francia. Si salvò per miracolo, ma contrasse
una forma d’a­sma che continuò
a tor­mentarla per il resto della
Una immagine di Bernadette Soubirous
sua vita con crisi che spaventavano tutta la famiglia. Alla fine
del 1855, i Soubirous ricevettero
una grossa eredità. Pensarono
che la loro sfortuna fosse finita.
François investì i soldi in un
nuovo mulino e in un al­
levamento di bestiame fuori
Lourdes. Ma in poco tempo si
mangiò tutto e ripiombò nella
miseria. Tornò a vivere in città,
deriso da tutti. Affittò due misere stanze e riprese a fare il bracciante. Ma era un periodo nero.
La Francia era stata colpita dalla
siccità e im­perversava una terribile carestia. François non trovava lavoro. Anche Louise era
disoccupata. I loro figli non avevano da mangiare. Trascorsero
giorni terribili. La famiglia era
molto unita. Si volevano un gran
bene anche nella miseria, ma la
tristezza pesava come un macigno. François e Louise cercavano di annegare i dispiace­ri bevendo qualche bicchiere di vino.
Si sparse la voce che erano
ubriaconi e la diffidenza nei loro
confronti crebbe, facendo dimi­
nuire le possibilità di trovare la­
voro. In quella situazione, dovette darsi da fare anche
Bernadette. Andava a lavorare
anche se era ancora una bambina. E così non a­veva potuto frequentare la scuola e neppure il
catechismo. Quel poco di religione che conosceva glielo aveva insegnato la madre. A 13 anni.
Bernadette aveva trovato un posto in un’o­steria. Ma era trattata
male. Le facevano fare tutti i lavori più u­mili, ed era sottoposta
a continue insidie. Sentiva una
grande no­stalgia di casa e, dopo
mesi trascorsi nella desolazione
e nel pianto, tornò in famiglia.
François non era riuscito a mettere insieme neppure i soldi per
pagare l’affitto e dovette an­cora
sloggiare. Nessuno voleva affittargli una stanza. Rischiò di restare su una strada. Ricorse a un
parente, proprietario di una ex
prigione, talmente malsana da
essere stata giudicata inadatta
anche per i condannati. E quel
parente gli affittò una stanza al
pianterre­no della prigione, quella accanto alle latrine, il luogo
più sudicio, più maleodorante,
più infetto e fetido che si potesse
immaginare. Quel luogo era un
inferno. La stanza, 3,37 metri
per 4,40, con una sola piccola
finestra, doveva servire da camera e cucina per cinque persone. Bernadette andava soggetta a
continue crisi d’a­sma e si aggrappava alle inferriate dell’u­
nica finestra cercan­do aria, ma
poteva respirare soltanto immondi miasmi. Tuttavia, anche
in quell’inferno i Sou­birous trovavano la forza di stare uniti e di
pregare. Gli abitanti della zona,
in seguito, te­stimoniarono:
<<Quando giungeva la sera, noi
sentivamo che i Soubirous dicevano il Santo Rosario: pregavano tutti insieme, spesso senza
aver mangiato, perché non avevano niente tanto erano poveri; e
la voce dei bambini si univa a
quella dei genitori>>. François
gente del popolo accorreva spinta soprattutto da mera curiosità.
La povera ragazza non aveva
pace. Per questo le autorità religiose la convinsero ad entrare in
convento. Così, nel 1866, Bernadette si fece religiosa nella
Congregazione delle “Suore della Carità” di Nevers, città della
Loira, a metà strada tra Lione e
Parigi. Visse in quel luogo per
13 anni, da suora semplice, non
sempre compresa dalle consorelle, derisa per la sua ignoranza, e piena di sofferenze fisiche.
Morì il 16 a­prile 1879, a 35 anni.
Il suo organismo era consumato
da una serie impressionante di
patologie, tra cui alcune cancrene che, negli ultimi anni, le avevano mangiato la carne provocando dolori lancinanti. Venne
sepolta in una tomba scavata
nella terra, in una cappella nel
Una visione del Santuario della Madonna di Lourdes
era finalmente riuscito a trovare
un piccolo impiego in un mulino. Una notte alcuni malfattori
an­darono a rubare in quel mulino e al mattino, il proprietario
dis­se ai gendarmi che, secondo
lui, era stato proprio François a
derubarlo. Il povero uomo venne
arrestato e portato via in manette
come un malfattore, lasciando la
sua famiglia nel dolore e nella
disperazione morale più grandi.
Rimase in carcere solo una settimana perché non venne­ro trovate prove contro di lui, ma il dubbio che fosse anche un la­dro
rimase. Questo era il quadro desolante in cui viveva Bernadette
alla vi­gilia di quell’evento misterioso che si realizzò a cominciare dall’ 11 febbraio 1858. La
storia delle apparizioni è nota,
pochi però conoscono che cosa
accadde dopo, quando le apparizioni finirono. Per anni le apparizioni di Lourdes furono messe
in dubbio. Contro Bernadette si
scatenarono i giornali del tempo, definendola visionaria, imbrogliona, mistificatrice. La
giardino del convento. Tutto faceva supporre che quel corpo
martoriato e marcio si sarebbe
dissolto rapidamente, invece
non accadde. Sfidando ogni legge fisica, quel piccolo corpo
(Bernadette era alta un metro e
42 centimetri), rimase intatto. E
quando, in vista del processo di
beatificazione, si fece una riesumazione della salma, tutti presenti constatarono il prodigio.
Quel corpo non solo era intatto,
ma anche elastico, fresco, duttile, come quello di una persona
che sta dormendo. Sono trascorsi 128 anni dalla morte di Bernadette, e il suo corpo continua ad
essere intatto. Chiunque può vederlo. E’ esposto in una cassa
funeraria di vetro, nella chiesa
della Casa Madre della “Suore
della Carità” a Nevers. Bernadette appare vestita con il saio,
ha le mani giunte e intorno ad
esse tiene il rosario. Il viso, reclinato sulla sinistra, ha
un’espressione dolce, serena,
soave. Chi ha avuto la fortuna di
toccarlo, ha constatato che non è
un corpo rigido, mummificato,
ma un corpo elastico, duttile,
proprio come quello di una persona che sta dormendo. <<L’incorruttibilità del corpo>>, mi ha
spiegato monsignor Franco Degrandi, un sacerdote piemontese che da cinquant’anni dedica
la sua vita agli ammalati pellegrini a Lourdes <<è un privilegio straordinario che Dio concede ad alcune anime sante,
così sante da aver raggiunto in
questa vita l’innocenza che aveva Adamo nel paradiso terrestre. Bernadette, nella sua vita
terrena, fu un emblema di innocenza. Il suo corpo, che aveva
avuto il privilegio di vedere il
corpo glorioso della Madre di
Dio, fu probabilmente contagiato dal fulgore soprannaturale che emanava dal corpo
della Madonna, al punto da
non essere toccato dalla corruzione che segue la morte. E
in quello stato stupefacente in
cui si trova, è per tutti i credenti, in particolare per gli
ammalati, martoriati dalle
sofferenze fisiche, un segno
concreto di speranza nella
“risurrezione della carne”
promessa da Gesù. Il corpo di
Bernadette è un miracolo permanente. Uno dei tanti miracoli che ogni giorno avvengono a Lourdes.
Un primo piano del volto di Bernadette Soubirous come è stato miracolosamente conservato nel sepolcro
4
Voce
Politica
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
all’Opinione
Il relativismo aggressivo il frutto marcio del sessantotto
O
ggi viviamo nella società
a coriandoli, dove la caratteristica fondamentale
è di avere dei ‘ritagli umani’ senza identità del sé, nello spazio e
nel tempo collettivo, una società
in cui impera il dogma del relativismo e del soggettivismo, due
fenomeni maturati nel sessantotto, la rivoluzione culturale che
è politicamente e culturalmente
fallita, ma che ora a distanza di
quarant’anni, ci ha lasciato quei
“frutti” velenosi, che interessano
i singoli soggetti umani, quali il
divorzio, aborto, droga, eutanasia, accompagnati dall’attacco
all’identità sessuale e dagli “effetti speciali” prodotti dalla biotecnologie, fenomeni che si sono
trasformati da personali in sociali.
E’ la pretesa del riconoscimento
dei “nuovi diritti”. Secondo Giovanni Cantoni sono “presentati
come problemi ampiamente condivisi, quindi sociologicamente
consistenti, attraverso la propaganda dei cosiddetti ‘casi pietosi’
se ne chiede, talora se ne esige
il riconoscimento giuridico, che
aiuta a trasformarli, appunto, da
fenomeni individuali, quali di
loro sono a quali sono sempre
stati, in fenomeni a rilevanza sociale attraverso la confusione fra
legge positiva e legge morale,
cioè comportamentale[…]”. Intervistato dal quotidiano online
Zenit, il 25 febbraio scorso il professor Massimo Introvigne, fondatore e direttore del CESNUR,
autore del volume “Il segreto
dell’Europa. Guida alla riscoperta delle radici cristiane” (Sugarco
Edizioni, pp. 220, 16 euro), parla
dei “nuovi relativisti aggressivi”
che vogliono imporre il relativismo come “legge ufficiale dello
Stato”. Benedetto XVI in due
occasioni, nel Discorso alla Curia Romana, in occasione degli
auguri natalizi del 22 dicembre
2006 e il 24 marzo 2007 in occasione del cinquantenario dei Trattati di Roma – facendo riferimento all’Europa ha usato una frase
forte, “sembra volersi congedare
dalla storia”. Muoiono le persone
ma anche le civiltà e quella europea non fa eccezione. Tuttavia
Benedetto XVI in questi discorsi
citati mette in evidenza tre aspetti che è molto difficile negare. Il
primo è l’”apostasia di se stessa”
dell’Europa, il rifiuto di riconoscere le radici cristiane, che porta
ad una debolezza e a una mancanza d’identità nei confronti
di qualunque attacco esterno. Il
secondo aspetto è la separazione
delle leggi dalla morale. Dell’autonomia prima teorizzata e poi
praticata delle leggi dalla morale.
E non è un problema della lontananza della politica, o di qualche uomo politico, dalla morale
privata e pubblica. In pratica ci
si vuole allontanare dall’etica,
dalla morale naturale e non dalla
religione, ecco perché la Chiesa
non può essere tacciata di “ingerenza”, quando interviene su
principi non negoziabili come il
rispetto della vita, della famiglia,
dell’educazione. Il Papa parla
di “grammatica della vita sociale” – che non sono in quanto tali
né cristiane né atee o buddhiste
Papa Benedetto XVI
e che tutti dovrebbero condividere. “Oggi in Europa - afferma
Introvigne – queste regole del
gioco non esistono, il legislatore
deve limitarsi a fare il notaio e a
formalizzare quanto già avviene
nella società (o i media gli fanno credere che accada). Ci sono
coppie omosessuali? Il legislatore ne prenda atto e le equipari
alle famiglie: Ci sono musulmani
che vivono in poligamia? Il legislatore li regolarizzi, o magari
applichi la sharia come vorrebbe qualche personaggio europeo
anche autorevole. Negli ospedali
si pratica l’eutanasia? Lo Stato
notaio la regoli per legge, com’è
appena avvenuto in Lussemburgo”. Il terzo aspetto è quello della crisi demografica. In Europa
nascono sempre meno bambini e
questo è un fatto drammatico, in
Europa c’è l’inverno demografico, diceva il compianto Giovanni
Paolo II. Ecco questa è la crisi
antropologica che il Papa ha più
volte analizzato, anzi è l’unico o
quasi che denuncia la drammatica
situazione in cui è scivolata l’Europa, certo, forse lo fa, afferma
Introvigne perché non deve pre-
sentarsi a nessuna elezione, dove
gli elettori di solito non premiano
gli annunciatori di cattive notizie.
Per certi versi Benedetto XVI fa
la fine del barometro di Antonio
Gramsci, che diceva che quando
c’è cattivo tempo si ha la tendenza
a prendersela con il barometro. E
non è che impedendo di parlare al
Papa – come è avvenuto a Roma
all’Università La Sapienza – che
i problemi magicamente spariscono. Inoltre ci sono poi afferma Introvigne, quelli che pensano che i
problemi denunciati dal Papa sono
addirittura delle “risorse”, come
la crisi della famiglia tradizionale,
l’aborto, l’eutanasia, la negazione
del concetto di legge naturale, il
multiculturalismo senza freni, per
cui non accettare di legalizzare la
poligamia in una società dove ci
sono molti musulmani è una forma di razzismo. Promuovere tutto
questo per questa gente ci porta
dritti a una società senza conflitti.
I conflitti invece nascono quando si crede che esista una verità.
Invece Introvigne è convinto che
proprio in Europa, dove ci stiamo avviando verso una società
complessa, con persone con religioni diverse, o troviamo qui una
“grammatica della vita comune”,
regole comuni che consentono di
convivere – che possano derivare
dalla ragione e da una legge naturale che la ragione può conoscere
oppure ci riduciamo a un conflitto di tutti contro tutti. In questo
momento secondo Introvigne in
Europa siamo alla fase del relativismo aggressivo, questi nuovi
volterriani vogliono che il relativismo diventi legge ufficiale dello
Stato, con la conseguente repressione penale di chi non accetta il
loro volere. Il nuovo relativista
pretende che lo Stato arresti chi
esprime opinioni critiche nei confronti delle unioni omosessuali, è
il senso della legge sull’omofobia
che voleva fare il governo Prodi.
Anche se da un lato Benedetto
XVI vede un’Europa “pronta a
congedarsi dalla Storia”, dall’altra, almeno per l’Italia (come ha
detto al Convegno ecclesiale di
Pena di morte e aborto
T
ra i tanti riconoscimenti
che si possono dare a Giuliano Ferrara è quello di aver innescato una discussione sull’equiparazione della pena di morte con l’atto
abortivo. Così c’è da chiedersi pena
di morte e aborto sono la stessa cosa?
Secondo Mario Palmaro editorialista del mensile Il Timone, di fronte
a questi temi si possono assumere
tre atteggiamenti: la pena di morte è
sempre ingiusta e non ha nulla a che
vedere con l’aborto, che è un diritto
civile delle donne, è l’affermazione
più diffusa. E’ una tesi completamente sbagliata perché giudica la pena di
morte un male in sé e l’aborto, un atto
sempre lecito in sé, inoltre difende il
diritto alla vita di un uomo colpevole
e non difende il diritto alla vita di un
uomo innocente.
Il secondo atteggiamento è quello
diffuso soprattutto nel mondo cattolico: siccome l’opinione pubblica con-
sidera come una barbarie la condanna
a morte di un galeotto, allo stesso
modo e a maggior ragione dovrà riconoscere quanto sia ingiusta l’uccisione di un nascituro, che non ha fatto
male a nessuno. E’ la logica che intelligentemente ha fatto appello Giuliano Ferrara; in pratica si sta cercando di legare il tema della moratoria
dell’aborto(minoranza),allamoratoria
della pena di morte(maggioranza).
“Dal punto di vista strategico, si
tratta di una strada molto intelligente,
che merita di essere utilizzata. L’importante è rendersi conto che essa
contiene in nuce un giudizio erroneo:
valutare identiche due questioni –
aborto e pena di morte – che invece
identiche non sono, anzi profondamente diverse”. (Mario Palmaro,
Pena di morte & aborto: la differenza
c’è, febbraio 2008 Il Timone).
Il terzo atteggiamento è quella
del Magistero cattolico, che condan-
na senza eccezioni la legalizzazione
dell’aborto procurato. “La Chiesa
auspica che gli Stati evitino il ricorso
al boia, ma non esclude in via di principio che questo possa essere talvolta
necessario. Il che significa una sola
cosa: e cioè che lo Stato ha – a certe
condizioni – il diritto (e forse persino
il dovere) di irrogare la pena capitale.
Ma la maggior parte dei cattolici non
lo sanno, e quando ne vengono informati manifestano stupore o addirittura ribellione”.
I cattolici influenzati dalla cultura
dominante, sono propensi a ritenere
che essere contro la pena di morte
‘senza se e senza ma’ sia non solo
una possibilità ma un dovere; e che,
al contrario, sull’aborto sia del tutto
normale avere ‘opinioni’ divergenti.
Per dovere di cronaca ci sono teologi
e studiosi cattolici(?) che sostengono
apertamente l’illegalità d’ogni pena
capitale e criticano Giovanni Paolo II
Verona il 19 ottobre 2006) un Paese radicato nelle “tradizioni cristiane che continuano a produrre
frutti”. Non ci sarà forse una contraddizione? Si chiede Introvigne.
Assolutamente no. Il Papa parlando della crisi dell’Europa non ci
convoca a un funerale, ma al capezzale di un malato. Un malato
grave, cui è inutile nascondere la
gravità della sua condizione. Ma
un malato che ha ancora in sé –
nascoste da qualche parte – le potenzialità per guarire. In pratica
Benedetto XVI come un buon
medico, da una parte non tace sui
pericoli della malattia che può diventare mortale – dall’altra scruta
con attenzione e valorizza sistematicamente ogni piccolo miglioramento, ogni spunto di guarigione. Per migliorare innanzitutto
occorre abbeverarsi alla sana dottrina e al magistero della Chiesa.
E il libro di Introvigne, “Il segreto
dell’Europa”, nato all’interno di
Alleanza Cattolica, una agenzia di
laici cattolici, vuole dare una serio
contributo affinché si studi, si diffondi e si applichi l’insegnamento del magistero pontificio.
Domenico Bonvegna
Mario Palmaro, editorialista
de “Il Timone”
per non averla “abrogata” definitivamente nel Catechismo del 1992.
Dunque sul tema c’è confusione: si
equipara la condizione del delinquente allo status del concepito innocente;
spesso il galeotto ha il diritto alla vita,
e il nascituro no. Invece dovrebbe godere di un inviolabile diritto alla vita
soltanto l’essere umano innocente,
che non fa male a nessuno, mentre
il colpevole di gravi delitti si trova
in una condizione morale e giuridica completamente diversa. Questo
non significa che egli meriti di essere
ucciso, o che si debba addirittura promuovere una restaurazione della pena
di morte nel mondo.
Tuttavia, in certe condizioni la
pena di morte è l’unica strumento
adeguato per preservare il bene comune. Peraltro il condannato a morte è giudicato da una giuria e difeso
da un avvocato, con l’aborto, è eliminato un essere umano innocente,
senza alcuna possibilità di essere
difeso da nessuno.
D. B.
Politica
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
La nascita della neuropolitica
I
n tempi di campagna elettorale
la Politica rivela i suoi lati nascosti e inesplorati. Puntuale,
giunge ad un mese dalle Elezioni
Politiche, la seguente domanda : “
Come funziona il nostro cervello
nel momento in cui si è chiamati ad
esprimere giudizi di valore, scelte
morali e prefererenze politiche ?”
. Ad essa è chiamata a rispondere una nuova scienza applicata
alla Politica : La Neuropolitica.
Se ne è discusso in un Convegno
tenutosi presso il Dipartimento di
Psicologia dell’Università “ La
Sapienza “ di Roma. Il Convegno
è stato organizzato dal Gruppo di
Ricerca delle Neuroscienze Cognitive e Sociali presso la Facoltà
di Psicologia dell’ Ateneo Romano. Tre giorni in cui i neuroscienziati, filosofi, politologi e psicologi sociali di fama internazionale
si sono incontrati per discutere di
giudizio morale e di orientamento politico. Le neuroscienze hanno avuto una grande evoluzione
negli ultimi vent’ anni con tecniche che permettono di guardare
l’attività del cervello mentre la
persone è sveglia. Quale parte “
si accende”, del cervello, quando
sviluppiamo le nostre azioni ? “
La Neuropolitica è un campo nuovo in questo ambito - ci spiega Il
Prof. Aglioti Responsabile Scientifico del Dipartimento di Psicologia della Sapienza di Roma - che
prova a vedere la relazione tra
l’individuo e le sue scelte anche
dal punto di vista del cervello. La
corteccia prefrontale - aggiunge
Aglioti - sembra ricoprire un ruolo critico nell’immagazzinamento
delle conoscenze e dei processi
decisionali legati alla sfera politica. Per quanto interessante si sia
rivelato il contributo scientifico
offerto dal Prof. Aglioti, ancor
più interessante e specifico, visto
il particolare momento politico
italiano, si è rivelata l’esposizione
del Prof. Caprara. Ha sostenuto la
seguente tesi : “ Sono i valori ad
indirizzare il Voto”. Il Prof.Caprara spiega che, diversi studii, condotti in varii Paesi hanno mostrato
che i tratti di personalità, cioè le
principali disposizioni comportamentali che permettono di descrivere, riconoscere e distinguere
una persona dall’altra, possono
servire a predire le scelte elettorali più degli indicatori sociodemografici come il genere, l’età, l’
istruzione e il reddito. Se ieri era
l’appartenenza di classe sociale
ad incanalare la scelta politica,
oggi sono i valori che indirizzano
e trasformano nel voto e col voto
le disposizioni personali. Il Prof.
Caprara rimarca sostenendo che,
rispetto ai valori dominanti negli
elettorati, Destra e Sinistra si distinguono nettamente. Sarà il caso
della Destra di Storace come della
Sinistra Arcobaleno di Bertinotti
nella fattispecie italiana? Nella
campagna elettorale ufficialmente
appena iniziata e le cui previsoni
non indicano alcun esito scontato potrebbero essere quelli sopra
menzionati i fattori determinanti.
L’ utilizzo del condizionale è obbligatorio poichè sarebbe riduttivo
da parte degli analisti politici limitarsi alle chiavi di lettura emerse
sottoforma di contributi scientifici
da un Convegno. A predominare sono altri fattori e componenti fra le quali, in primis, l’apatia
serpeggiante in questi giorni negli
elettori che, guardano a questa
5
Alla politica si
chiede un fisco a
misura di famiglia
Family Day a Roma
L’Università La Sapienza di Roma
campagna elettorale, come ad una
zavorra da smaltire al più presto
possibile. A ciò si associa la preesistente allergia al voto causata
dalla sfiducia nelle istituzioni e
prima ancora negli stessi Partiti.
Inoltre, la frammentazione del
quadro politico italiano caratterizzato dalla presenza di più voci
propagandistiche tende ad accentuare quella confusione pericolosa
sul piano informativo. Con queste
osservazioni è opportuno ribadire
che per quanto si rivelino preziosi
i contribuiti scientifici, del Convegno presentato, per il Giornalismo Politico, il contributo della
Neurologia applicata alla Politica
risulterà ancor più determinante
Ottavo viaggio del
Papa in U.S.A.
L
Papa parte per l’ottavo
viaggio
internazionale del pontificato, che
lo porterà negli Stati Uniti e
all’Onu. Negli States Benedetto XVI festeggerà il 16 aprile
il suo 81.mo compleanno, e il
19 aprile il terzo anniversario
dell’elezione al soglio di Pietro. Il viaggio papale, pensato
per il duecentesimo anniversario di molte diocesi statunitensi, si è arricchito con l’invito
del segretario dell’Onu a parlare alla assemblea delle Nazioni Unite, dove il 18 aprile
il Pontefice interverrà davanti
ai rappresentanti di 192 nazioni accreditate. Papa Ratzinger
sarà il primo Papa ad approdare negli Stati Uniti dopo la
crisi spirituale e finanziaria
dei preti pedofili, che ha travolto la Chiesa americana:
T
empo fa scrivevo che in
Italia mettere su famiglia e
fare figli è diventato ormai
un atto eroico. Questo è il risultato
di decenni di penalizzazione della
famiglia da parte della politica italiana. Interessante la tesi di Marnell’analisi dei relativi fenomeni. co Travaglio in una trasmissione
Non servirà più analizzare e opi- di Annozero dell’anno scorso,
nionare la Politica e sulla Politica rivolgendosi al cardinale Ruini,
tenendo conto solatnto delle appli- considerato come l’Andreotti del
cazioni filosofiche (Filosofia della Vaticano dopo aver premesso che
Politica e Storia delle Dottrine l’Italia è stato un paese che in 60
Politiche), sociologiche ( Socio- anni ha avuto 60 governi, di cui
logia della Politica), Economiche 51 come premier un cattolico e
( Economia Politica) ma anche solo 9 un laico, ha detto che se la
di quelle neurologiche. Si dovrà, Democrazia Cristiana avesse fatto
e non solo nei periodi elettorali, per la famiglia quello che aveva
esprimere opinioni, costruire del- promesso, “oggi le famiglie italiale analisi, costruire e sviluppare ne dormirebbero tra due guanciali.
dei ragionamenti politici anche in Sa invece qual’è il risultato? Che
funzione delle applicazioni e delle l’Italia investe nella spesa sociale
coordinate derivanti dalla Neuro- il 26,4% del Pil, 5 punti in meno
logia Politica.
che nel resto d’Europa. Ancora:
“L’Italia è penultima in Europa
Nicola Zuccaro col 3,8 % della spesa sociale alle
famiglie, contro il 7,7% dell’Europa, il 10,2% della Germania,
il 14,3% dell’Irlanda. Noi diamo
alla famiglia l’1,1% del Pil: meno
della metà della media europea
(2,4). Sarà un caso, ma noi siamo
in coda in Europa per tasso di natalità”. Ancora: “Lei sa, poi, che
per sposarsi e fare figli, una coppia ha bisogno di un lavoro stabile.
Sa quanto spendiamo per aiutare i
disoccupati? Il 2% della spesa soc’é interesse per come il af- ciale, ultimi in Europa. La media
fronterà questo tema sensibile Ue è il 6%. La Spagna del terribile
per quella che resta una delle Zapatero spende il 12,5%. I disocpiù forti chiese cattoliche nel cupati che ricevono un sussidio in
mondo, tra l’altro con un nu- Italia sono il 17% contro il 71 della
mero di cardinali secondo solo Francia, l’80 della Germania, l’84
agli italiani. Tra gli appunta- dell’Austria, il 92 del Belgio, il
menti più fortemente simboli- 93 dell’Irlanda, il 95 dell’Olanda,
ci di questo viaggio, la sosta il 100% del regno Unito. E per i
a Ground Zero, domenica 20 giovani è ancora peggio: sotto i 25
aprile. Benedetto XVI, che anni, da noi, riceve il sussidio solo
visita gli Stati Uniti in pie- il 0,65%; in Francia il 43, in Belna campagna elettorale per le gio il 51, in Danimarca il 53, nel
presidenziali e ha intitolato regno Unito il 57”. (Rino Cammilil suo viaggio “Cristo nostra leri, Family away, febbraio 2008 Il
speranza”, avrà inoltre incon- Timone).
tri con esponenti di altre conSe questa è la catastrofica realtà
fessioni cristiane e religioni del nostro Paese, descritta da Trae il 18 visiterà la sinagoga di vaglio, non da un reazionario baNew York. Il rientro in Vatica- ciapile, significa che la vera e prima
no è previsto per la mattinata emergenza da affrontare in Italia,
di lunedì 21 aprile.
è quella di sostenere le famiglie e
le nuove nascite, perché come più
Giorgio Lambrinopulos volte ha ribadito la Chiesa senza fa-
miglia e quindi senza figli non c’è
futuro, un monito che acquista più
valore di fronte alla massiccia immigrazione che stiamo subendo, di
questo passo il nostro Paese rischia
l’estinzione. Occorre invertire la
rotta al più presto per introdurre un
fisco a misura di famiglia, quello
che si prefigge l’iniziativa che sta
portando avanti il Forum delle Associazioni familiari, con la raccolta
di firme partita qualche settimana
fa in tutta Italia.
Il Forum ricorda che un fisco
ingiusto significa famiglie povere e figli che non nascono, che va
introdotto un sistema fiscale basato
sull’equità orizzontale: a parità di
reddito, chi ha figli da mantenere
non deve pagare le stesse tasse di
chi non ne ha.
In pratica il Forum chiede che
nella prossima legislatura si realizza un sistema fiscale a misura di famiglia, la libertà di scelta
educativa, la famiglia fondata sul
matrimonio. Nel sistema tributario
italiano si afferma che spesso paga
di più chi ha meno reddito, è il caso
delle famiglie monoreddito, dove
il contribuente mantiene e assiste
il coniuge e i figli, ma non può dedurre dal reddito complessivo i costi sostenuti, se non detrazioni per
i famigliari a carico inadeguate ai
costi reali. La soluzione secondo il
Forum sarebbe un sistema di deduzioni dal reddito pari al reale costo
di mantenimento di ogni soggetto a
carico.
Sono questi i temi che dovrebbero occupare la campagna elettorale
degli schieramenti politici e in particolare spetta ai cattolici fare chiarezza sui principi non negoziabili.
I punti della petizione del Forum
non sono esattamente l’eptalogo
che i cattolici proposero con il Patto Gentiloni nel 1913, quando poi
mandarono in Parlamento oltre 220
firmatari. Il senatore Mantovano
però qualche analogia la scorge,
“Sollecitare attenzione sulla riduzione del carico fiscale per le famiglie italiane va nella medesima
direzione: chi assume l’impegno di
condurre a compimento una più favorevole considerazione fiscale per
i nuclei familiari è come se firmasse una cambiale”.
Domenico Bonvegna
Politica Europea
POLITICA EUROPEA
6
Q
uella che la Nato affronta in Afghanistan è una sfida che «non
possiamo permetterci di perdere, quali ne siano il costo e le difficoltà».
La domanda che le nazioni alleate devono porsi è semplice: «Ne vale la pena?».
La risposta di George W. Bush è: «Assolutamente sì, perché se non sconfiggiamo i terroristi laggiù, dovremo affrontarli nei nostri Paesi». La conclusione non
ha alternative: «Gli Usa si aspettano che
i partner si assumano l’ impegno necessario per vincere. Chiediamo loro di fornire nuove forze alla missione». Imposta
inutilmente la sua causa, il presidente
americano, al vertice della Nato, apertosi
ieri sera a Bucarest e che stamane entra
nel vivo di un’ agenda, dove pochi dossier mettono d’ amore e d’ accordo la
Casa Bianca con i governi europei.
Scontato l’ annuncio dell’ adesione di
Croazia e Albania, anche l’ ingresso della
Macedonia sarà quasi certamente congelato, per il veto della Grecia, che non
vuole vedersi rubato il retaggio storico di
Alessandro Magno. Il resto, dall’ invito a
negoziare a Georgia e Ucraina, all’ Afghanistan appunto, rischia di rivelarsi
imbarazzante per il capo della Casa
Bianca, candidato a collezionare una raffica di rifiuti, inedita negli annali dell’
Alleanza. Già alla cena di ieri sera, il
confronto è stato duro e sarà già molto se
per Kiev e Tbilisi la Nato confezionerà
un pacchetto consolatorio di cooperazione, forse con la promessa di una data
lontana per l’ offerta formale del membership action plan. Ma Bush, con buoni
argomenti, non rinuncia a rammentare
agli alleati i pericoli e la posta in gioco, l’
esistenza stessa della Nato, nella guerra
ai Talebani e nel sostegno al fragile governo di Hamid Kharzai. «La missione
in Afghanistan è decisiva per la nostra
sicurezza e per la pace», spiega il presidente, ricordando che appena due settimane fa Osama Bin Laden ha nuovamente minacciato di colpire l’ Europa.
Senza citare Germania, Italia e Spagna,
Bush mostra comprensione per «i Paesi
le cui politiche impediscono loro di impegnarsi di più». Ma il problema rimane:
«Le nazioni devono prendere sul serio
questa sfida: ogni sconfitta della Nato in
Afghanistan diminuirà drammaticamente la credibilità dell’ organizzazione». Ci
sono 47 mila soldati alleati, oggi, impegnati nelle varie regioni del Paese. Ma
tutto il peso delle operazioni di combattimento viene sopportato da americani,
inglesi e canadesi nel Sud, mentre gli altri Paesi, il nostro compreso, affrontano
compiti meno rischiosi nel Nord. Gli
Usa hanno deciso di inviare altri 3200
marines, che si aggiungeranno ai 31 mila
americani già presenti. Ieri Parigi ha confermato l’ impegno ad aumentare il proprio contingente, annunciato la scorsa
settimana dal presidente Sarkozy. Ma,
come ha spiegato ieri il primo ministro
Fillon, saranno poche centinaia di uomini, mentre si era sperato fossero mille,
per poter dare una mano alla forza canadese. Il premier di Ottawa, Stephen Harper, che ha minacciato di ritirare i suoi
2500 soldati entro un anno se la situazione non cambia, si è detto però «ottimista» che l’ obiettivo del rafforzamento
sarà conseguito. Nel giro di tavola odierno i leader parleranno anche dei caveat,
le regole ad hoc, in base a cui ogni nazione definisce e limita le proprie regole d’
ingaggio nella missione afghana. I comandi militari li vorrebbero rimossi. Il
segretario della Nato, Jaap de Hoop
Scheffer, ha detto che «si può e si deve
far meglio, eliminando quelli rimanenti». Il solo punto sul quale George Bush
dovrebbe vedersi confortato dal sostegno
Ve r t i c e N a t o
George W. Bush
degli alleati sarà quello del sistema antimissile, che Washington vuole installare
in Polonia e Repubblica Ceca. «Lo scudo è decisivo per difendere l’ Europa da
un pericolo reale e a mio avviso immediato, posto da nazioni come l’ Iran»,
spiega il presidente, che del tema parlerà
domenica a Soci, sul Mar Nero, con Vladimir Putin. I diplomatici americani nei
giorni scorsi si erano mostrati ottimisti
sulla possibilità di vincere le resistenze di
Mosca. Ma ora Bush appare più cauto:
«Non ho grandi aspettative, è solo una
buona opportunità per discuterne». La
Russia sarà costretta a prendere le misure
per proteggere la propria sicurezza in risposta all’allargamento della Nato oltre i
confini dell’ex Urss: ha detto Putin. “Ci
aspettiamo che non ci siano rivolti ultimatum”, ha aggiunto. “Stiamo dicendo
chiaramente che saremo costretti a prendere misure per proteggere la nostra sicurezza. Tutte le misure necessarie”. Ed
ha aggiunto: “La Nato non deve assicurare la sua sicurezza alle spese della sicurezza di altri paesi. Questo non deve verificarsi a nostro detrimento”. La Russia
è pronta a rilanciare l’operatività del trattato sulle armi convenzionali in Europa
(Cfe), ma solo con gli altri partecipanti.
“Russia demonizzata da alcuni Paesi” Il
presidente Putin ha accusato alcuni Paesi
di aver demonizzato la Russia, dimenticando il suo contributo alla fine della
guerra fredda. “Alcuni alleati sono arrivati ad una totale demonizzazione della
Russia e non possono venirne fuori. Alcuni hanno cominciato a parlare di ambizioni imperiali”. “Teheran non va isolata” L’Iran deve essere fatto uscire dal suo
isolamento: questo l’appello di Putin rivolto ai dirigenti della Nato ed in particolare a George W. Bush. “Nessuno non
può seriamente pensare che l’Iran oserebbe attaccare gli Stati Uniti”, ha dichiarato il Putin ai dirigenti della Nnato secondo una fonte diplomatica russa.
“Anzichè accusare l’Iran, sarebbe molto
più intelligente riflettere insieme al modo
di aiutare l’Iran a diventare più prevedibile e trasparente”, ha aggiunto Intanto la
Russia ha pronto un programma per il
varo di cinque o sei nuove portaerei e del
relativo gruppo di appoggio. Lo ha annunciato il comando navale che ha anche
reso noto che entro l’anno sarà messo in
mare il sottomarino strategico “Yury
Dolgoruky”. La notizia viene proprio
mentre a Bucarest Putin discute con i leader dei Paesi membri della Nato del futuro dei rapporti tra l’Alleanza e la Russia. E questa situazione era proiettata al
inizio della riunione oggi con l’invito del
Presidente Americano : “La guerra fredda e’ finita”, e’ arrivato il momento che
Russia e Stati Uniti voltino pagine, mettendosi alle spalle le divergenze degli
anni scorsi. E’ l’invito che il presidente
americano George W. Bush ha rivolto al
presidente russo Vladimir Putin, durante
la riunione del Consiglio Nato-Russia a
Bucarest, secondo quanto riferito dal
ministro degli Esteri spagnolo Miguel
Angel Moratinos. Bush e Putin torneranno a vedersi domenica a Soci, sul
Mar Nero, per il loro ultimo incontro
tra presidenti delle due superpotenze.
Mosca e la Nato hanno raggiunto un
accordo per permettere all’Alleanza
atlantica di utilizzare il territorio russo
per il transito terrestre di convogli verso l’Afghanistan, ma non ha dato il via
libera all’apertura dello spazio aereo e
al passaggio di truppe. “L’intesa e’ stata raggiunta - ha annunciato un portavoce dell’Alleanza atlantica al termine
del Consiglio Nato-Russia a Bucarest
- Riguardera’ il transito via terra di
convogli carichi di equipaggiamento
non letale”. Intanto un grande successo
della Grecia : Il primo ministro greco
Costas Karamanlis ha inviato le autorita’ di Skopje a riprendere i colloqui per
Infrazioni contro l’Italia
L
´Italia oggetto di quattro pareri motivati, una
lettera di costituzione in
mora e un ricorso innanzi alla
Corte di giustizia Oggi la Commissione europea ha avviato nei
confronti dell´Italia una serie di
procedimenti relativi al mancato
recepimento di direttive comunitarie o, in un caso, alla mancata esecuzione di una sentenza
del 2007 con la quale la Corte
di giustizia aveva già dichiarato il nostro Paese inadempiente.
La Commissione europea ha inviato al nostro Paese quattro pareri motivati. Il parere motivato
costituisce la seconda fase della
procedura di infrazione (o procedura per inadempimento) prevista dall´articolo 226 del trattato
CE. In mancanza di una risposta
soddisfacente da parte dello Stato interessato, la Commissione
può sottoporre la questione alla
Corte di giustizia delle Comunità
europee. Due dei pareri motivati inviati all´Italia riguardano il
settore marittimo. 1) La Commissione europea ha trasmesso
un parere motivato all´Italia (e
all´Estonia) per non avere recepito integralmente nei loro
ordinamenti nazionali una direttiva del 2005 volta a migliorare
l´immagine del settore europeo
dei trasporti marittimi, ad attira-
re i giovani verso la professione
marittima e a promuovere la mobilità professionale dei marittimi
all´interno dell´Unione europea,
ponendo in particolare l´accento
sulle procedure di riconoscimento dei certificati di idoneità e garantendo nel contempo la stretta
osservanza dei requisiti previsti dalle pertinenti convenzioni
dell´Organizzazione marittima
internazionale. Gli Stati membri
avrebbero dovuto recepire la direttiva entro il 20 ottobre 2007.
2) La Commissione europea ha
trasmesso un parere motivato
all´Italia per non avere recepito
integralmente e applicato una direttiva del 1995, poi modificata
anche a seguito del naufragio della petroliera Erika. La direttiva
ha lo scopo di ridurre la presenza
nelle acque comunitarie di navi
che non soddisfano gli standard
in materia di sicurezza marittima, promovendo l´applicazione
della relativa legislazione internazionale e comunitaria, fissando criteri comuni per il controllo
delle navi negli Stati di approdo
e armonizzando le procedure di
ispezione e immobilizzazione.
A tutt´oggi l´Italia non ha recepito né applicato una delle norme della direttiva che impone di
addebitare i costi delle ispezioni
all´armatore o all´operatore della
nave. In un terzo caso, la Commissione ha deciso di inviare un
parere motivato all´Italia in merito alla normativa che disciplina
gli onorari massimi obbligatori
per i servizi resi dagli avvocati. La Commissione ritiene che
tale normativa non sia compatibile con gli articoli 43 e 49 del
trattato CE, che garantiscono rispettivamente la libertà di stabilimento e la libera prestazione dei
servizi nell´Unione europea. La
Commissione contesta infatti la
necessità di tali disposizioni, che
limitano l´accesso al mercato italiano da parte di prestatori di servizi originari di altri Stati membri
senza tuttavia garantire l´accesso
alla giustizia e alla sua corretta
amministrazione o proteggere i
destinatari dei servizi in misura
proporzionata rispetto agli obiettivi di interesse generale perseguiti. Infine, in un altro caso, riguardante il settore degli appalti
pubblici, la Commissione europea ha deciso di inviare all´Italia,
a norma dell´articolo 228 del
trattato CE, una lettera di costituzione in mora con la richiesta di
conformarsi immediatamente ad
una sentenza della Corte di giustizia europea: in effetti, il 13 settembre 2007 la Corte di giustizia
ha statuito che, rinnovando 329
concessioni per l´esercizio delle
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
risolvere la disputa sul nome ufficiale
della Macedonia, che ha portato al veto
greco sull’adesione del paese alla
Nato. “Noi non vogliamo umiliare,
non e’ una questione di chi vince e chi
perde”, ha detto Karamanlis ad una
conferenza stampa a al summit Nato di
Bucarest, dopo che la delegazione macedone ha abbandonato il vertice. “Voglio mandare un nuovo invito alla leadership di Skopje per una ripresa dei
negoziati sotto gli auspici dell’Onu per
poter giungere ad una soluzione
nell’interesse dell’intera regione”, ha
aggiunto il primo ministro greco.Il sogno della Macedonia di entrare nella
Nato deve essere rinviato per un po’.
Al vertice dell’Alleanza Atlantica di
Bucarest, la Grecia ha mantenuto il
suo veto impedendo così il via libera
dei 26 all’adesione di Skopje insieme a
Croazia e Albania. Per queste ultime
due non ci sono problemi ne’ opposizione da parte di nessun membro della
Nato e domani mattina verra’ dato
l’annuncio ufficiale per l’apertura del
processo di adesione di Tirana e Zagabria. Per la Macedonia invece c’e’ un
rinvio, in attesa di un difficile compromesso che riguarda il nome del Paese
che la Grecia non ha mai accettato. Il
contenzioso tra Grecia e Macedonia
sul nome di quest’ultimo paese rimane
quindi in una fase profonda di stallo.
La Grecia avrebbe rifiutato anche una
proposta di compromesso che prevede
che l’invito della Nato venga fatto
temporaneamente con il vecchio nome
Fyrom, vale a dire Ex repubblica jugoslava della Macedonia. Lo stesso nome
con il quale questo paese è riconosciuto dall’Onu dal 1993.
Giorgio Lambrinopulos
scommesse ippiche senza previa
gara d´appalto, la Repubblica
italiana non ha ottemperato agli
obblighi derivanti dagli articoli
43 e 49 del trattato CE, violando
in particolare il principio generale della trasparenza e l´obbligo di
garantire un´adeguata pubblicità
sentenza nella causa C-260/04.
La Commissione ritiene che le
misure finora adottate dalle autorità italiane non siano sufficienti
per conformarsi alla sentenza
della Corte. Innanzitutto, pur
accogliendo favorevolmente la
nuova legislazione adottata dalle autorità italiane per aprire il
mercato dei servizi delle scommesse sportive, la Commissione rileva che le concessioni
assegnate illegalmente sono
ancora valide. In secondo luogo, le autorità italiane avevano
annunciato che queste concessioni sarebbero state riattribuite mediante un bando di gara,
ma non è stato adottato nessun
provvedimento in materia. La
Commissione ha pertanto deciso di inviare una lettera di
costituzione in mora all´Italia.
Qualora le autorità italiane non
si conformassero alla sentenza
in oggetto, la Commissione trasmetterà un parere motivato al
governo italiano e, se del caso,
chiederà alla Corte di comminare alla Repubblica italiana
una penalità giornaliera.
G.L.
Attualità
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
7
I sordi protestano contro la RAI
resto prevede espressamente il contratto di servizio RAI ñ
Stato. Non cíè pace
in questa campagna
elettorale che si dimostra essere la più
brutta della storia díItalia. Lo riconoscono
tutti gli schieramenti politici, da destra
a sinistra. Si svolge
essenzialmente sulle
televisioni e la legge
sulla par condicio,
aggravata dalla legge elettorale vigente,
rende particolamente
e difficile líorganizzazione di confronti
diretti fra tutti i leader delle formazioni
in lizza. Nella precedente campagna tutto
Corsini, Presidente Unione Nazionale Sordi
era più semplice persordi protestano contro la ché la competizione era limitaRAI. Sit in sono stati orga- ta a due schieramenti, rapprenizzati presso le Prefetture sentati da due leader soltanto.
dei cinque capoluoghi della re- Oggi le forze in campo sono
gione e presso la sede regiona- molteplici, grazie al bipolarile della RAI. I sordi si sentono smo che doveva semplificare
tagliati fuori dallíinformazione e ridurre la presenza dei partipolitica perché i programmi ti, obbligandoli ad aggregarsi,
non sono sottotitolati, come del pena il rischio di scomparire
I
dal parlamento. La situazione
che si è generata è esattamente
opposta a quella auspicata e da
ciò la difficoltà oggettiva a garantire facilmente una par condicio a tutti gli schieramenti.
Sarebbe bastato fare la riforma
della legge elettorale prima di
andare alle elezioni, ma líopposizione non ha voluto, convinta
comíera e comíè di vincere alla
grande e di non avere al senato,
i problemi che ha avuto il Centrosinistra. La campagna elettorale si svolge, dunque, in modo
del tutto inconsueto. ìNemmeno nella Russia di Putin accade ciò che accade in Italiaî, ha
detto Boselli del Partito Socialista. Non cíè alcun confronto,
non un contraddittorio, solo
una successione di interventi
di questo o quellíaltro politico, con maggiore visibilità ai
leader del partito Democratico e del Popolo delle Libertà.
È nota la recente polemica di
Berlusconi nei confronti della RAI per avergli impedito la
partecipazione al programmo
di Bruno Vespa perché líesponente del PD, Walter Veltroni,
non era disponibile quel giorno. Oggi, alle tante si aggiun-
Qualcosa di Alitaliano L
e trattative legate all’acquisizione, da parte di
Air France, del pacchetto di maggioranza dell’ Alitalia inducono a costruire e a
sviluppare una riflessione sui
danni che potrebbe produrre,
la conclusione negativa della
vicenda, in termini di immagine, sull’intera Azienda Italia.
La complessità e la criticità
della crisi che attraversa la
nostra Compagnia di Bandiera non solo sul piano occupazionale necessitano di una
opportuna inchiesta storicogiornalistica. Come Corriere
del Sud limitiamoci a scrivere
che la Crisi dell’Alitalia nasce
da tempi lontani. Si accennava, precedentemente, dell’interessamento di Air France al
quale si aggiunge, negli ultimi
giorni, l’entrata nella partita anche di LuwTansa. Qualora dalla Germania questa voce
dovesse trovare riscontro si
avrà la conferma che, l’ Italia,
è dominata dall’asse francotedesco già influente, nel passato, sui destini economici e
industriali europei. L’influenza
d’oltralpe associata a quella
germanica non si limita relativamente all’Italia alle future
sorti della compagnia di bandiera nostrana ma van ben al
di là di esse per altri legami o
dipendenze. Si parte dall’energia elettrica. L’ assenza sul
nostro territorio nazionale di
Centrali Elettriche comporta
la dipendenza dell’Italia dalla
Francia in termini di approviggionamento elettrico. La classe
dirigente italiana non ha, sino
ad oggi, attuato una seria politica energetica, che puntasse, in
termini pratici, alla costruzione
di Centrali Nucleari puramente
italiane. Tuttora cosi non è. Il
black-out a cui che l’Italia subì
nella notte tra Sabato 27 e Domenica 28 Settembre 2003 ne
rappresenta una prova tangibile del recente passato. Si prosegue con lo smaltimento dei
rifiuti. In questo caso la dipendenza è tedesca. Durante l’ Assembea di Alleanza Nazionale
tenutasi a Bari lo scorso 19
Gennaio il Segretario Regionale del Partito On. Adriana Poli
Bortone rivelò pubblicamente
che dall’Italia giungevano a
Stoccarda vagoni merci carichi
di tonnellate di rifiuti destinati
ad un impianto di smaltimento gestito da un signore la cui
identità - sottolineava l’ Europarlamentare di AN - risultava
ignota. Domanda: E’ possibile
che, come per il nucleare, l’Italia non si attrezzi per avere dei
termovalorizzatori ? L’Italia
non è inserita fra le otto potenze industriali? Capitolo Gas.
Pur con la copertura e l’intermediazione dell’ENI l’Italia è
gassificata dalla Russia. Ragion per cui bisogna e bisognerà prestare molta attenzione
ai Vertici Italo-Russi poichè
lo sviluppo dei rapporti politici, ecomomici e diplomatici
verterà sulla apertura o chiusura dei rubinetti da parte del
Cremlino. Si vocifera da tenpo
della presenza nei sottosuoli
di Lucania e Sicilia di tracce
petrolifere. Perchè non verificarne l’esistenza ? Mistero Italiano anche questo ! Restando
in tema “gassificatorio” come
non dimenticare il metano
proveniente dall’ Algeria per
mezzo del famigerato gasdotto
algerino ? Costui tanto fa pena-
re la diplomazia italiana ogni
qualvolta in prossimità delle
coste nordafricane vengono
bloccati marittimi e pescatori italiani provenienti in gran
parte dalla vicina Sicilia. Dalla serie state buoni se potete.
Capitolo Acqua. L’emergenza
idrica da cui è investita l’Italia Meridonale potrebbe essere
risolta anch’essa con una dipendenza e provenienza estera. Durante le Regionali del
2000 si apprendeva, in Puglia, di un Progetto relativo
all’approvigionamento idrico
dell’Italia dall’ Albania con
la possibilità di ricevere, dal
dirimpettaio Paese Adriatico,
ge quella legittima e sacrosanta
dei sordi, che si sentono lesi nel
diritto sancito dal contratto di
ser5vizio RAI ñ Stato. Secondo
líEnte Nazionale Sordi, infatti,
la RAI non ha ìgarantito il diritto allíinformazione e alla libera
e consapevole espressione del
votoî. Proprio su questo tema il
Presidente dellíENS, Ida Collu,
lo scorso 12 marzo ha incontrato i vertici dellíAzienda la cui
risposta, si legge in un comunicato dellíENS, ha comunicato
semplicemente ìdi avere avviato
la sperimentazione della sottotitolazione di ìPorta a Portaî, senza, tuttavia nascondere le scarse
probabilità di successo. Nessun
impegno neanche riguardo allíeventuale sottoscrizione delle
conferenze stampa dei leader di
partito e dei confronti TV tra candidati premierî. Un pasticciaccio
dunque che stigmatizza líurgenza
di rivedere le regole del sistema
radiotelevisivo, soprattutto in
ambito dei programmi di informazione politica, e di stimolare
líapplicazione di quelle che già
garantiscono, ma solo sulla carta,
i diritti come quelli dei sordi.
Roberto De Napoli
l’acqua per via di una tubazione sotterranea e terracquea identica al gasdotto algerino. Puntuale, anche nelle
circostanze relative al flusso
dell’immigratorio dai Balcani, dovrà essere la gestione
delle trattative diplomatiche,
fondamentali per il mantenimento delle relazioni politiche ed economiche. A questo
elenco di dipendenze manca
il Trasporto Aereo. L’ auspicio è che manchi all’appello
con uno scatto di orgoglio da
parte di tutti gli italiani affinchè l’Alitalia rimanga italiana. Rimanga in quel Paese apprezzato al mondo per le sue
bellezze artistiche e culturali ma che rischia di perdere in
questi giorni qualcosa di suo.
Qualcosa di (Al)italiano.
Nicola Zuccaro
Enel,
bollette
salate
N
onostante la recente installazione dei contatori
elettronici, l’ENEL continua ad emettere bollette per i contratti ad uso domestico residente
con consumi stimati, invece che
attraverso la lettura dei consumi
effettivi. Così in questi giorni, a
me, come a tanti altri utenti, è pervenuta la fattura relativa al bimestre febbraio-marzo, con aumenti
anche superiori al 50% rispetto
alla media delle bollette precedenti e, segnatamente, a quella relativa allo stesso periodo dell’anno
precedente. La colpa questa volta
non è del caro petrolio, ma va ricercata nel fatto che la stima effettuata di chilowattora consumati è
molto superiore a quella abituale
– continua Capodanno -. Solo per
esemplificare, nel mio caso, mi
sono ritrovato fatturati oltre 1.500
kWh, laddove il consumo effettivo, verificato attraverso la lettura
del contatore elettronico, si aggira
intorno ai 1.000 kwh. In pratica
andrò ad “anticipare” il pagamento per circa 500 kWh che consumerò nei prossimi mesi. Un fatto
di una gravità inaudita. Ma non
nuovo per la società interessata
alla luce del recente intervento nei
confronti di 4 società dello stesso gruppo da parte dell’Autorità
Garante della Concorrenza e del
Mercato, che ha avviato un procedimento per pratiche commerciali
scorrette. In pratica questo mese
ciascun utente interessato è costretto a pagare consumi non ancora effettuati, mettendo a disposizione della società, alla stregua
di un prestito, somme non ancora
dovute. Solo che, a differenza dei
prestiti che vengono effettuati a
titolo oneroso, all’utente verranno
semplicemente restituite le somme anticipate, in fase di conguaglio successivo. Mi auguro che
anche in questo caso l’AGCM, in
uno alle associazioni dei consumatori vogliono assumere i provvedimenti e le iniziative del caso.
Attenti a non smaltire la salute
C
hi racconta la verità non ha
mai paura di quel che dice
perché sa di trovare il miglior ascoltatore nel cuore stesso
dei suoi nemici. Seguendo questa
massima proviamo a riepilogare
la questione dei rischi collegati all’uso dell’inceneritore. Ha
fatto scalpore la dichiarazione
pubblica di Umberto Veronesi, il
quale ha candidamente affermato che il ricorso agli inceneritori
non desta alcuna preoccupazione
per la salute! Conoscendo l’uomo, possiamo essere sicuri della
sua buona fede, avendolo ascoltato nella sua veste di oncologo
pochi giorni fa ad un convegno,
possiamo confermare che non è
ancora rimbambito, allora come
si spiega tanta sicurezza mentre
la letteratura scientifica più avvertita mette in guardia sui rischi
rappresentati dalle nano particelle, quelle sostanze che le normali
apparecchiature non riescono a
dosare? Queste microsostanze
sono sospettate di essere agenti patogeni ben più rischiosi di
diossina e furani, le cui concentrazioni nel sangue degli abitanti
vicini agli impianti, sembrano al
momento, per inceneritori di ultima generazione, abbastanza rassicuranti. Viceversa queste nano
particelle, essendo di dimensioni
simili ai virus, se inalate, penetrano in circolo e possono dar luogo
a mutazioni genetiche. Siamo
stanchi di una campagna di stampa a senso unico tesa a rassicurare i cittadini, non vogliamo più
leggere quotidianamente sulla
più grande testata del sud, pseudo professori, privi di qualunque
autorità internazionale, che pon-
tificano su una materia della quale non hanno alcuna esperienza.
Siamo scandalizzati che un famoso professore austriaco venga
invitato in pompa magna a nostre
spese dal rettore ad un dibbattito
nell’aula magna dell’università, il quale beatifica l’incenerimento, non accetta domande dal
pubblico, dopo un giorno diventa
consulente della regione Campania (sempre a nostre spese) e
pare sia legato alle industrie che
costruiscono i termovalorizzatori.
Siamo sconcertati che la raccolta
differenziata, che produrrebbe
ricchezza e lavoro ancora non
parta. Siamo umiliati che l’emergenza rifiuti si aggravi giorno
dopo giorno senza che nessuno
riesca a porre rimedio.
Achille della Ragione
Attualità
Meeting nazionale dei giovani
8
A Pompei dal 30 aprile la XXII edizione
S
i svolgerà dal 30 aprile al
primo maggio il XXII Meeting Nazionale dei Giovani di Pompei che sul tema «Avrete forza dallo Spirito Santo che
scenderà su di voi e mi sarete testimoni» e che avrà fra i testimoni il vicedirettore «ad personam»
del Corriere della Sera, Magdi
Cristiano Allam. Il giornalista si
è convertito la notte di Pasqua,
battezzato dal Papa Benedetto
XVI: un gesto che ha fatto il giro
del mondo e suscitato tante polemiche.La XXII edizione del Meeting è in linea con la prossima
Giornata Mondiale della Gioventù in programma a Sydney dal 16
al 20 luglio e che vedrà la partecipazione anche del Papa, ospiterà Magdi Cristiano Allam, che la
mattina del 30 aprile incontrerà i
giovani delle scuole di Pompei.
Il Santuario della Beata Vergine
del Santo Rosario di Pompei, in
sintonia con il progetto triennale
dell’Agorà dei giovani italiani e
in continuità con il cammino indicato dal Santo Padre, propone
un’occasione di confronto, pre-
L
vimenti, provenienti dalla
Campania e da ogni parte
d’Italia. Pompei verso il
Meeting Sarà presente
anche una delegazione
di giovani dalla Svizzera,
gemellati alla Prelatura di
Pompei in vista della partecipazione alla GMG di
Sydney 2008. «In modo
particolare - afferma don
Giovanni Russo, organizzatore della manifestazione - si darà parola e
ascolto ai giovani lí dove
la parola tante volte è soffocata e non percepita, a
Didascalia: Magdi Cristiano Allam, (sarà ospite
causa di tanti frastuoni e
del meeting)
sofferenze che caratterizzano il mondo giovanile.
ghiera e riflessione individuale e Dunque - prosegue don Ruscomunitaria, mirata all’approfon- so - il Meeting di Pompei non è
dimento del valore della testimo- da intendere come una semplice
nianza cristiana «fino agli estremi occasione di aggregazione gioconfini della terra». Il messaggio vanile, ma piuttosto come una
di Pompei giungerà quest’anno concreta esperienza di fede e
agli oltre 10.000 iscritti: giovani di cultura, il cui presupposto è
d’età compresa tra i 17 e i 30 anni tutto nella presenza attiva dei
appartenenti a diocesi, parroc- giovani e nell’entusiasmo che
chie, gruppi, associazioni e mo- li caratterizza».Ad animare
Rifiuti, secondo la U.E. la
Basilicata è fuorilegge
a OLA (Organizzazione
Lucana
Ambientalista)
- Coordinamento apartitico territoriale di Associazioni,
Comitati, Movimenti e Cittadini – denuncia, ancora una volta, come sia inaccettabile aver
utilizzato a pretesto lo stato di
emergenza e la solidarietà alla
vicina Campania, per giustificare operazioni sui rifiuti definite
illegittime anche dalla Corte di
Giustizia Europea, che ha recentemente sentenziato una infrazione all’Italia che purtroppo
finirà per gravare sulle tasche
degli incolpevoli cittadini.
Infatti, con una raccolta differenziata in Basilicata che si
assesta ad un misero 7% e con
una produzione pro-capite annua
di rifiuti pari a 400 Kg. per abitante (rapporto APAT sui rifiuti
2007) che è la più bassa in Italia, la regione paradossalmente
diventa esempio della mancata
applicazione della Direttiva Comunitaria in materia di riduzione
dei rifiuti ed utilizzo improprio
dell’incenerimento. Questo paradosso è ancor più evidente dopo
la recente pronuncia della Corte
di Giustizia della UE e diviene la
“cartina tornasole” ai silenzi del
Sindaco di Venosa, Castelgrande,
e dell’Assessore all’Ambiente
della Provincia di Potenza, Iacobuzio, a seguito dei recenti
comunicati di Accademia Kronos e OLA in cui si chiedevano
lumi sul progetto di raddoppio
della discarica comunale di Notarchirico a Venosa. I due rappresentanti istituzionali, vanamente,
sono stati chiamati in causa per
fornire precise risposte ai cittadini. Sembrerebbe, invece, che alle
risposte abbiano preferito na-
scondere la testa sotto la sabbia
come gli struzzi. Infatti, mentre
l’UE chiede agli Stati membri di
perseguire politiche di riduzione
dei rifiuti, evitando la realizzazione di nuove discariche e inceneritori, dichiarati espressamente
inquinanti, in Basilicata grazie ad
Ordinanze emergenziali approvate in deroga ai Piani Provinciali
dei Rifiuti si raddoppiano i metri cubi delle discariche esistenti
con aggravi dei costi di gestione
a carico dei cittadini ignari, e si
propinano la costruzione di nuovi inceneritori chiamati impropriamente termovalorizzatori.
E’ ormai chiaro che siamo in
presenza di un nuovo business,
quello delle “discariche degli
altri”, ovvero di discariche extraregionali e degli inceneritori
da cui i Comuni pensano di rimpinguare le casse, addebitando
però i costi di gestione ai cittadini con ritocchi della TARSU,
la tassa sui rifiuti solidi urbani.
La discarica di Notarchirico di
Venosa non è che l’esempio,
l’icona di questo nuovo affare
sui rifiuti. Si preferisce privilegiare il ricorso all’impiantistica
ed al trasporto dei rifiuti prevedendone l’incremento solo per
operare conseguentemente un
freno alla raccolta differenziata
che rappresenta invece la vera
soluzione al problema. Le “ordinanze” emergenziali emanate
dal Presidente della Giunta regionale di Basilicata di ampliamento delle discariche di Potenza, Genzano di Lucania e Lauria,
ma anche per la stessa provincia
di Matera, in assenza di un riferimento alla pianificazione sui
rifiuti provinciale che indichi
anche i costi che l’operazione
comporta per la collettività, non
solo rappresenta un’operazione
illegittima secondo L’UE, ma
favorisce una politica degli affari che, come la Regione Campania ha dimostrato, produce solo
danni al territorio, all’economia
ed alla salute dei cittadini.
gli appuntamenti in calendario per l’evento, relatori noti
come osservatori e testimoni
autorevoli della vita e della cultura ecclesiale e civile:
monsignor Carlo Liberati, arcivescovo-prelato di Pompei,
don Giovanni D’Ercole, conduttore della rubrica religiosa «Sulla via di Damasco»,
Magdi Cristiano Allam, don
Nicoló Anselmi, direttore
del Servizio nazionale di Pastorale giovanile della Cei,
il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra-psicoterapeuta, dottor Antonio Virgilio, capo-comissione Medici
senza Frontiere-Italia; Tosca
D’Aquino, attrice; Pietro
Pignatelli, attore e protagonista del musical «Scugnizzi», i cantautori Roberto
Bignoli e Pier Didoni e la
cantante Tiziana Manenti.
Chiuderà l’evento il musical dal titolo «Non abbiate
paura», eseguito dai ragazzi
della Comunità Cenacolo di
Suor Elvira Petrozzi.
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
FLASH
D
opo l’open day
del
18
aprile,
che vedrà aperte
al pubblico le sedi di
M i l a n o , R o m a , P a l e rm o , Tr e v i s o e F i r e n z e ,
i l 1 9 e i l 2 0 a p r i l e Te l e fono Azzurro scenderà di nuovo in piazza
c o n i ‘ F i o r i d ’ A z z u rro’:
6000
volontari
in oltre 2300 piazze
italiane per dire “basta alla violenza sui
bambini”.
Obiettivo è
sostenere le attività
di ascolto, prevenzione ed intervento per
proteggere i bambini
dall’abuso e dal maltrattamento. In allegato vi inviamo il
comunicato
stampa
con tutte le informazioni relative, un file
in cui sono indicate
le
piazze
coinvolte
nell’iniziativa, regione per regione e dei
dati relativi al problema dell’abuso.
No al libretto casa
I
l Consiglio di Stato ha confermato –
respingendo
l’appello del Comune di
Roma – la sentenza del
Ta r d e l L a z i o c h e a v e va dichiarato illegittima, su ricorso della
Confedilizia, la delibera del Comune di Roma
istitutiva del fascicolo
del fabbricato. Nella
sua pronuncia risalente alla fine del 2006, il
Tribunale amministrativo regionale aveva fra
l’altro rilevato come il
libretto casa non possa
“legittimamente
essere il duplicato dei dati
già acquisiti o esistent i p r e s s o l a P. A . e c h e
sono richiesti sol perché essa non è in grado
di ordinarli e valutarli
correttamente” e che “è
illegittima l’imposizione di oneri complessi e
di peso eccessivo, per
tutti i tipi di edifici e
senza una minima discriminazione tra loro”,
aggiungendo altresì che
la legge “non ammette
interventi ed opere generalizzate sugli edifici di qualunque genere,
età e condizione, sicché gli accertamenti, al
fine d’evitare oneri eccessivi e senza riguardo al loro peso sulle
condizioni economiche
dei proprietari, devono
esser suggeriti solo in
caso d’evidente, indifferibile ed inevitabile
necessità, se del caso
con
graduazione
dei
rimedi da realizzare”.
Nel confermare l’illegittimità della delibera
del Comune di Roma, il
Consiglio di Stato rileva fra l’altro che la
stessa è fondata su “generiche affermazioni di
rischio per l’intero territorio comunale sulla
base di non meglio precisate indagini tecniche e sulla intervenuta
ricomprensione del territorio del Comune tra
quelli suscettibili di
rischio sismico”.
Rottamazione, le beffe per chi non riacquista un nuovo mezzo
F
irenze - Fin dalla Finanziaria 2007 e’ previsto un bonus nel caso in cui a fronte
di una rottamazione auto non si
acquisti l’auto nuova, consistente
nel rimborso dell’abbonamento al
trasporto pubblico. Il beneficio e’
stato riproposto anche in Finanziaria 2008, leggermente modificato
(e’ stata aggiunta la possibilita’ di
rimborso di 800 euro per i servizi di
car sharing). Ma dalla prima introduzione fino ad oggi non sono mai
stati emessi i decreti attuativi e chi
ha rottamato senza riacquisto non
ha mai potuto avviare una pratica
per i bonus previsti. Ora il decreto
e’ arrivato:decreto Min.Finanze del
1/2/08 in GU del 4/4/08 (1). Allelulia? Calma! Riguarda solo il bonus della Finanziaria 2007, quindi
per gli abbonamenti acquistati in
quell’anno. Dobbiamo accontentarci e gioire della situazione in via di
soluzione? C’e’ un detto popolare
che dice “il diavolo fa le pentole ma
non i coperchi” e sembra che la nostra “pentola del diavolo” sia perma-
nentemente aperta ad accettare tutte
le “diavolerie” del caso. Vediamo
perche’. La domanda va presentata
con apposito modello (2) agli “enti
incaricati del servizio di rimborso”
che saranno individuati -cosi’ come
i termini entro cui il rimborso dovra’ seguire la domanda- da una
convenzione fatta dal Ministero
che scegliera’ tali enti “in base al
criterio dell’offerta economicamente piu’ vantaggiosa”, convenzione
che sara’ stipulata entro 60 gg dalla
pubblicazione del decreto (4 giugno
2008). Il modello (2), quindi, e’ per
ora carta straccia... e stiamo parlando dei rimborsi previsti in Finanziaria 2007, non quella del 2008.... che
chissa’ quando e se arrivera’....
Ci viene un dubbio... ma i contribuenti, a Giugno 2008....avranno
ancora la copia dell’abbonamento
annuale ai mezzi pubblici del 2007 e
quella della ricevuta di pagamento....
perche’ si dovranno allegare ambedue... In quanti ce l’avranno ancora?
E’ una beffa? Troppo presto per dirlo, ma il sentore lo abbiamo.
Informazione Regionale
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
dalla
Calabria
Il futuro dei corsi
universitari a Crotone
S
i è tenuto questa mattina,
presso la sala giunta del
Comune di Crotone, un incontro al quale hanno partecipato il sindaco, Peppino Vallone, il
presidente della Provincia, Sergio
Iritale, l’assessore comunale alla
Cultura, Giovanni Capocasale, il
capo di gabinetto della presidenza
della Provincia, Enzo Facente, il
professor Silvio Gambino preside
della Facoltà di Scienze Politiche
dell’Unical, la professoressa Laura Luchi preside della Facoltà di
Ingegneria e i professori Luigino
Filice, Piero Fantozzi e Antonello Costabile docenti dell’ateneo
calabrese. Sul tavolo di discussione il futuro dei corsi universitari a Crotone. Il sindaco Vallone,
aprendo i lavori, ha ricordato che
si sta procedendo al trasferimento della sede dei corsi universitari, attualmente ubicati in locali
che ospitano anche una scuola
elementare, presso l’ex CIAPI
e che si è in prossimità della
scadenza della convenzione con
l’Unical. Rapporto che comunque continuerà, come previsto
dalla convenzione stessa, per
l’anno accademico 2008/2009.
“E’ opportuna” ha osservato il
sindaco “fare una riflessione urgente e costruttiva sul futuro dei
corsi universitari partendo dalla
loro rimodulazione”. “Riflessione” ha continuato il sindaco “che
parte dall’esperienza acquisita
fino ad oggi e che deve basarsi su
un elemento fondamentale migliorare la proposta formativa e
renderla più rispondente alle esigenze del territorio”. Dall’anno
accademico 2009/2010 dunque
si cambia. Ma, come sostiene il
presidente Iritale: “i corsi debbono rispondere alle strategie
che mettono in campo gli enti
locali perché altrimenti il rischio
è quello di rendere evanescenti
gli interventi formativi” “Inoltre” aggiunge il presidente Iritale “bisogna evitare discrimini tra
studenti. Gli studenti di Crotone
C
rotone - Nel corso dei secoli il popolo di Crotone
ha manifestato devozione
Mariana intensa e sincera. Il mese
di maggio rappresenta ormai da
anni un momento di riflessione.
Oggi più che mai, in tempi di secolarizzazione, la vera speranza
per i cristiani è la Santa Vergine: Maria infatti, porta a Suo
Figlio, Gesù di Nazaret, l’unico
Salvatore del mondo. Una fede
autentica quindi non può non
prescindere dalla Madonna. Per
approfondire le radici della fede
Mariana crotonese e soprattutto
devono avere uguale trattamento
rispetto ad altre realtà universitarie”. Il Presidente sostiene che
gli Enti locali sono disponibili
a sostenere offerte formative a
patto che queste siano funzionali
al territorio stesso. L’offerta formativa dunque va ampliata. La
proposta degli Enti Locali è che
essa investa per scienze politiche la tematiche della pubblica
amministrazione anche attraverso la creazione di master specifici. “Ma che devono essere
fatti esclusivamente a Crotone
“aggiunge il Presidente Iritale
“perché si renda appetibile l’offerta formativa anche a studenti
non residenti”. “Non puntiamo a
dismettere” dichiara il sindaco
Vallone “ma a migliorare perché i corsi universitari hanno un
senso solo se sono utili al territorio anche in termini di crescita
occupazionale”. Non a caso si
intende puntare anche sull’energia e su proposte formative che
abbiano al centro lo studio per
l’utilizzo di energie alternative.
I rappresentanti dell’Unical hanno concordato sulla necessità di
adeguare l’offerta formativa e
data la propria disponibilità per
una rimodulazione concordata con gli Enti Locali dei corsi
universitari a partire dall’anno
accademico 2009/2010.
per proporre un “modello speciale” per la nostra vita sempre più
attaccata alle cose del mondo, la
Chiesa di Crotone ha organizzato un’importante iniziativa dal
punto di vista religioso-culturale.
In particolare dal 28 aprile al 2
maggio p.v. si terrà, in collaborazione con l’Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana di Roma il XXIII Colloquio
Internazionale di Mariologia dal
titolo:”Maria serva fedele della
parola”. Nel spiegare l’evento
Mons. Ezio Limina , rettore della
Basilica Cattedrale ha detto:”il
9
SS. 106 Rossano-Crucoli
allargabile in un anno
D
odici mesi: ecco il tempo necessario ad avviare e cantierare i lavori
di allargamento a 12 metri e
messa in sicurezza dei tratti
extraurbani dell’attuale tracciato della SS106 nel tratto
Rossano-Crucoli. Investimento richiesto: un cinquantesimo
della spesa necessaria per la
costruzione di un nuovo tracciato e, soprattutto, con tempi
molto ma molto inferiori. Stiamo parlando di circa 30 Milioni di Euro. Finanziamenti?
Si può attingere, da subito, ai
fondi ANAS già previsti e disponibili proprio per la messa
in sicurezza stradale. Lo hanno ribadito e spiegato, a Cariati e Mirto Crosia, nel corso di
due incontri elettorali svoltisi
ieri sera, Leonardo TRENTO
– Presidente del Gruppo Socialista in Consiglio Provinciale e
Candidato alla Camera e l’Assessore Regionale ai Lavori
Pubblici Luigi INCARNATO.
Se, da una parte, è vero che, al
di là di una troppo facile inclinazione a fornire garanzie in
merito alla realizzazione del
nuovo tracciato della SS106, i
tempi progettuali e di avvio restano piuttosto lunghi, dall’altra appare di facile, immediata
e concreta attuazione la proposta di attivare un tavolo di
concertazione con l’ANAS, col
Ministero delle Infrastrutture e
con la Regione Calabria per verificare le reali intenzioni sulla
soluzione alternativa: allargare, intanto, oggi, il tratto extraurbano della SS106 tra Tor-
retta di Crucoli
e Rossano e che
interessa il territorio dei comuni
di Crosia, Calopezzati, Pietrapaola, Mandatoriccio, Scala Coeli e
Cariati. TRENTO
ed INCARNATO
hanno ribadito,
ancora una volta,
che l’unico tratto
escluso da sempre
ed anche dalle ultime previsioni di
ammodernamento della 106 resta quello ricompreso tra Sibari
a Catanzaro. Il
tratto ricompreso tra Rossano e
Crucoli fotografa
i 40 km tra i più
disastrati e peL’Assessore Luigi Incarnato
ricolosi di tutti i
415 km dell’intero tratto calabrese della SS106 della SS106 ed una prospettiva
(sui 491 totali da Taranto a di considerazione per le inattese
Reggio Calabri).
Leonardo aspettative di tutto il territorio.
TRENTO e Luigi INCARNATO Per noi che viviamo ed operiaritengono possibile intervenire mo su questo territorio, questa
sin da subito con un progetto era e rimane una priorità reale
che preveda l’allargamento al- e tangibile, affrontabile e rimeno a 12 metri di questo tratto solvibile; molto meno fumosa,
e, soprattutto, in tempi e costi forse, dei cliché elettorali sulle
molto contenuti rispetto a quel- cosiddette “priorità infrastrutli della costruzione di un nuovo turali per il Sud” che in queste
tracciato alternativo a monte di ore, dal tirreno allo ionio, stanquello esistente. Questa solu- no condendo di retorica enfasi
zione –ha sottolineato Leonardo e promesse non pochi intervenTrento- consentirebbe oggi, ti elettorali, destinati ad essere
senza aspettare, maggiore sicu- dimenticati all’indomani del 15
rezza per le migliaia di utenti Aprile dagli stessi oratori.
programma della festa Mariana
sarà quest’anno particolarmente nutrito. Pur non essendo il
settenario, la Chiesa di Crotone
festeggia due ricorrenze. La prima risale a vent’anni fa, quando
Mons. Giuseppe Agostino, il 12
Maggio del 1988, dopo un decreto aveva proclamato la Madonna
di Capocolonna patrona dell’Arcidiocesi di Crotone - S. Severina, per essere Madre di unità e di
pace. La seconda si rifà al 28 novembre del 1983, quando il Card.
Salvatore Pappalardo elevò la
Cattedrale a dignità di Basilica”.
Gli interventi saranno di prestigio internazionale: Elena Bartolini, docente dell’Istituto Orientale
di Milano (30 aprile Bastione
Toledo), Ina Siviglia, professoressa della Facoltà Teologica di
Sicilia (1 maggio Bastione Toledo), Stefano De Fiores, docente
di Mariologia alla Pontificia Università Gregoriana e alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum
di Roma (1 maggio Bastione
Toledo) e Zadeh Shahrzad Houshmand, dott. in teologia all’Università Musulmana di Tehran e
alla Pontificia Università Lateranense, e docente alla Pontifi-
cia Facoltà Teologica Marianum
(2 Maggio Basilica Cattedrale).
Nel corso della “cinque giorni”
Mariana relazioneranno inoltre
Mons. Domenico Graziani, Arcivescovo di Crotone – S. Severina, Don Antonio Staglianò,
Vicario episcopale per la cultura,
prof. Francesco Spadola, Direttore del UDC e Ufficio Comunicazione e Cultura di Crotone, Don
Serafino Parisi , Vicario episcopale per la pastorale di Crotone e
Mons. Ezio Limina rettore della
Basilica Cattedrale di Crotone.
Un ulteriore segno di devozione
sarà il ripristino sul capo della
Madonna di Capocolonna della
corona di dodici stelle, realizzata
per l’occasione dall’orafo Gerardo Sacco. Il mese di maggio sarà
denso di sorprese, dall’attrice
Claudia Koll ( 9 maggio), che
darà la sua importante testimonanza di conversione all’artista
Ludovico Graziani che presenterà una via Crucis. La notte della
processione parteciperà al pellegrinaggio il Vescovo di Nazaret.
Diversi momenti culturali e sportivi allieteranno tutto il mese. Segnaliamo ad esempio il 4 maggio
la rappresentazione della cavalle-
La fede rinasce
con il mese Mariano
ria rusticana. “La festa della Madonna - ha detto Mons. Graziani nel corso della presentazione del
XXIII Colloquio di Mariologia, è
una festa contrassegnata da una
figura che è quella di Maria. Dire
Maria significa dire un punto
preciso della salvezza dell’uomo.
Bisogna dunque riscoprire questa
figura di donna”.
Maria Grazia D’Ettoris
Un momento della processione
Informazione Regionale
dalla
Sei giorni di festa
per San Francesco
Calabria
Ì
10
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Sergio Fiorentini
Calabria e Toscana insieme
Q
Agazio Loiero
uest’anno il “gemellaggio” Calabria-Toscana si rafforza nei settori
delle attività produttive e dell’innovazione. Allo stesso tempo – informa
una nota dell’Ufficio Stampa della Giunta
regionale - continua l’azione congiunta
delle due Regioni per la promozione della
cultura della legalità, attraverso la conferma delle iniziative realizzate, a partire dal
2006 con i “Gruppi di lavori estivi” a cui
partecipano, ogni anno, centinaia di ragazzi toscani nella Piana di Gioia Tauro e nella locride (a favore di cooperative sociali,
associazioni di volontariato, parrocchie) e
con la presenza alla “Festa della legalità”
di Firenze dei giovani calabresi impegnati
nella lotta alla mafia. “Il protocollo di collaborazione sottoscritto due anni fa – ha detto
il Presidente della Regione Agazio Loiero
- si è arricchito ulteriormente attraverso
l’adozione di alcuni indirizzi congiunti in
materie economiche e legate al mondo
produttivo.Creare dei legami sia istituzionali che produttivi tra Calabria e Toscana
- ha sottolineato il presidente Loiero - è sicuramente un buon risultato. Questi eventi
sono propedeutici per le nostre imprese e
cooperative verso l’apertura di canali commerciali sia nella grande distribuzione che
nell’ingrosso commerciale”. Due le iniziative a favore delle imprese realizzate dal
Dipartimento regionale alle Attività produttive. La prima, organizzata assieme ad
Unioncamere Calabria, Regione Toscana e
Comune di Firenze (in collaborazione con
molti enti locali calabresi tra cui il Comune di Locri), è la manifestazione “Gusto di
Calabria” che prenderà il via lunedì prossimo. La seconda, verrà attivata con i fondi
“Agire – Por” tramite il Dipartimento della
Programmazione, dopo l’approvazione da
parte del Ministero dello sviluppo economico. Essa è finalizzata al trasferimento
di buone pratiche nell’ambito della competitività dei sistemi produttivi e della re-
sponsabilità sociale dell’impresa. Con il
supporto dei tecnici della Regione Toscana
in Calabria si punta sia a creare modelli
flessibili di aggregazione tra soggetti economici sul territorio per cogliere nuove
opportunità di businnes, sia a favorire la
responsabilità sociale dell’impresa attraverso il dialogo con i diversi attori (istituzioni, lavoratori, consumatori) e con un
processo orizzontale di attività nei diversi
ambiti di competenza della Regione (formazione, lavoro, politiche sociali). Per
queste finalità saranno pubblicati appositi
bandi per i finanziamenti alle imprese.
L’ulteriore integrazione al programma
di attività 2008 del “Protocollo di collaborazione” sottoscritto due anni fa tra le
Regioni Calabria e Toscana, è indirizzata
al settore dell’innovazione tecnologica ed
amministrativa. Infatti, lo scorso anno, le
due Regioni hanno approvato analoghe
normative che regolano l’Osservatorio
Regionale degli Appalti. Perciò, è stata
concordata la messa a disposizione del
reciproco know how tecnologico, informativo, formativo ed organizzativo per
utilizzare al massimo le sinergie utili ad
una rapida attuazione della legge regionale sulla Stazione Unica Appaltante. A
breve verrà sottoscritta una convenzione
tra le Regioni Calabria e Toscana nella
quale definire i criteri generali e le risorse
umane e finanziarie a disposizione per lo
“start up” e per la gestione dell’Osservatorio Regionale degli Appalti.
U santu nostruî. Così i calabresi
chiamano san Francesco di Paola;
come se fosse una proprietà privata. Con lui hanno un rapporto confidenziale, amichevole, spassionato.
Con lui parlano e si aspettano anche
risposte, anzi sono sicuri che prima o
poi san Francesco parlerà e risponderà alle domande, alle necessità. San
Francesco è il santo dei miracoli: ìÈ
miraculusu!î, dicono. Quando ci sono
problemi il rifugio è lui, e solo lui. E
quando le risposte tardano allora vola
anche qualche parola non proprio ortodossa, con toni non proprio distesi.
Ma il ripensamento è immediato. Tutti sanno che san Francesco se perde la
pazienzaÖ.usa il bastone. Insomma
la devozione e líaffetto dei calabresi
verso il santo europeo è sempre immensa e incondizionata. Lo hanno
dimostrato nei festeggiamenti che
hanno concluso le celebrazioni per
il V centenario della sua morte. Era
il 2 aprile del 1507, un venerdì san-
to, quando frate Francesco di Paola,
a Tours, presso la corte del re Lyuigi
Xi di Francia, morì. Aveva 91 anni.
Questíanno i festeggiamenti organizzati per ricordare quel giorno e tutta
la sua santa vita, sono stati più solenni del solito. Si sono protratti per sei
giorni, dal 27 marzo al 2 aprile, con
líeccezione di lunedì 31 marzo. Dalla
casa natale di Francesco, ubicata nel
violetto nei pressi di P.zza Garibaldi,
in Paola, con la celebrazione eucaristica i farti Minimi hanno dato il via
al programma dei festeggiamenti religiosi. Il giorno dopo, con la rassegna
ìIl Fanciullo e il Folkloreî, i vicoli di
Paola sono stati invasi dal oltre 1200
bambini, provenienti da 9 regioni italiane e 4 paesi esteri. Canti, balli, sorrisi, voglia di vivere, costumi colorati
Öchi meglio dei bambini sa portare
gioia e serenità nel cuore? Chi meglio
di loro può essere testimone di quella carità che ha segnato la vita di san
Francesco? Alla rassegna è stato abbinato il concorso Etnodemoantropologico Film Festival, giunto alla terza
edizione. Vincitore è stato il Gruppo
Folkloristico ìOrtensiaî di Ortezzano
di Ascoli Piogeno che ha sviluppato
il tema ìIl presepe come immagine
della tradizione localeî. Ma, in quanto
ad iniziative finalizzate alla diffusione del messaggio di san Francesco
líAmministrazione comunale di Paola non è stata da meno. Basti pensare
alla quarta edizione straordinaria del
premio internazionale del Mediterraneo ìIl Mantello di Frate Francescoî,
organizzato dal Rotary Club di Paola.
Mattatori della serata sono stati Maria
Teresa Ruta e il giornalista Piero Muscati. ìPer líimpegno e la tenacia con
cui è stata ed è promossa la figura di
San Francesco da Paola in Italia e nel
mondo, attraverso la madre, Vienna
da Fuscaldoî: questa la principale
motivazione che ha spinto líassociazione ìIl Mantello di San Francescoî a premiare líAmministrazione
comunale di Fuscaldo. ìIl mantello
díoroî anche per Nicola Gratteri.
ìApprezzo, mi piace molto di più
la motivazione che riguarda líimpegno, le mie frequentazioni con
i giovani, il mio confrontarmi con
loro, il mio insistere nel mettere nella testa di questi ragazzi il tarlo del
dubbio che essere ëndranghetisti
non convieneî. È quanto ha dichiarato il magistrato che in Calabria,
più di ogni altro, incarna la lotta alla
mafia. ìMantello díargentoî, invece,
per la fondazione ìLilli Funaroî, per
líattività di solidarietà e di promozione nella ricerca medica. Líattore
e doppiatore Pino Colizzi ha ottenuto il ìMantello delle arti e professioniî. Ospiti díeccezione, invece, sono
stati Alma Manera, Sergio Fiorentini, Fausto Costantini e Rosmunda
DíAmico. Ma vi è stato altro nei sei
sappiamo poco, spesso niente. Gli
ultimi casi del genere non creano
neppure tanto scalpore tra la gente. Prostituzione, una parola che
dà fastidio quasi ai benpensanti
di casa nostra. Un fenomeno che
ormai abbruttisce le nostre contrade, sporca la nostra morale,
rende tutti complici anche se nel
silenzio più vigliacco e generale.
Ci sono tanti interrogativi da porsi in questi casi. Chi ci guadagna
su queste giovani donne? Certo,
la malavita è in prima linea in tal
senso. Esiste, lo sappiamo, un autentico mercato di donne nel’Est
europeo piuttosto che nel Nord
Africa. Ma solo i mafiosi nostrani
ci fanno i propri affari con questa
attività maledetta e impietosa?
Credo che sotto quest’aspetto tutti
si debba cominciare a essere più
seri. Le analisi di taluni fenomeni
non possono essere archiviate con
il qualunquismo, con il dito puntato e basta. Occorre interrogarsi,
ma davvero, sulle colpe di tutti.
Senza storcere il naso. Ebbene, io
penso che se la società calabrese
si sta ammalando, e anche gravemente, tanta parte ce l’abbiamo
un po’ tutti con la nostra omertà,
la scarsa voglia di contare e di
farci sentire. Soprattutto, però,
oggi manca il senso dell’indignazione. È questo il sentimento che
frena taluni fenomeni criminosi e
respinge il peggio che ci assedia
nei tempi odierni. Non possiamo
guardare e non arrabbiarci, non
Alma Manera
San Francesco di Paola
giorni di festeggiamenti: líapertura
del Museo Permanente delle opere
che hanno contrassegnato i primi
554 anni dellíavvenuto riconoscimento fondato dal santo. Il pezzo
forte, però, è stata líapertura ai fedeli della cella di san Francesco. Non
era mai stata visitata da alcun fedele fino ad allora. Fa parte dellíarea
della clausura. Si trova sul retro del
santuario, in prossimità della fonte
della Cucchiarella. Per raggiungerla bisogna salire diversi gradini.
La porta di accesso è stretta, come
quella che conduce in Paradiso. Lo
spazio interno è ridotto. Lì si ritirava in preghiera, quando era a Paola
e fino a quando non partì per la corte del re di Francia. Intraprese quel
viaggio per obbedire al papa. Fu
doloroso per Francesco allontanarsi, ma Dio aveva per lui un grande
disegno: diffondere nellíEuropa del
tempo, crudele e prossima alle prove del protestantesimo, il messaggio
della carità, e Tours, la corte di quel
Luigi che aveva fatto uccidere persino il padre per sedersi sul trono,
era il posto giusto. Nella sua cella
Francesco visse momenti di intensa
spiritualità: lì, per sua intercessione,
Dio risuscitò il nipote. È proprio per
la sua spiritualità, per la vita vissuta
nella carità più autentica, ogni calabrese pensa a san Francesco come
al proprio santo personale. Egli è
convinto che san Francesco sia un
santo ìMiraculusu!î
Roberto De Napoli
Basta alle schiave nella Sibaritide
L
’onorevole Maurizio Feraudo,
presidente
del
Gruppo regionale Idv, ha
rilasciato delle dichiarazioni sul
dramma-prostutuzione nella Sibaritide. «Ci sono storie che ritornano. Come le peggiori compagne
di viaggio. Come quelle ombre
che non riconosci tue. Eppure ci
stanno, sono lì, devi farci i conti in ogni caso. Ancora una volta
è la cronaca che ci regala ansia.
Tanta ansia. Ci dice di una schiavitù che già risulta essere «antica,
superata, solita». È quella dei tanti stranieri che vengono sfruttati
in tutti i campi del quotidiano,
specie tra le pieghe della nostra
società calabrese. Sono quei fantasmi che mai scorgiamo, di cui
protestare. È un senso civico che
soprattutto deve essere recuperato
dove la legalità è messa a rischio
da certi malviventi anche in giacca e cravatta. Così, per fare un
esempio, nella Sibaritide. Senza la
nostra indignazione non si blocca
il malaffare».
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Informazione Regionale
Gita a Francavilla di Sicilia
dalla
Sicilia
L
Rocambolesca
sconfitta del Messina
MESSINA
CHIEVO
2
3
Reti: Pellissier al 22; Foti al
30; Schetter al 53;Iunco al
60; Ciaramitaro al 75.
MESSINA – Manitta; Galeotto;
Stendardo; D’Aversa; Gaveglia
(Moro DAL 63); Lazzari; Cordova;
Coppola; Parisi (Surraco dall’83);
Schetter; Foti (Bernardo dal 46).
IN PANCHINA: Petrocco; Bombara; De Salvo; Provengano. ALLENATORE: Nello Di Costanzo.
CHIEVO – Squizzi; Malaga;
Mandelli (Rickler al 68); Cesar;
Mantovani; Bentivoglio; Italiano;
Ciaramitaro; Defendi (Luciano al
68); Iunco (Rigoni al 76) Pellissier. IN PANCHINA: Aldegani;
Maldonado; Rosi; Cossato. ALLENATORE Giuseppe Inchini.
ARBITRO: Gava di Conegliano
Veneto.
GUARDIALINEE: Iannello e
Costa.
QUARTO UOMO: Fatta.
AMMONITI: per il Messina:
Galeoto, D’Aversa, Coppola, Cordova. per il Chievo: Ciaramitaro.
CALCI D’ANGOLO: 87 – 5
per il Messina.
RECUPERI: 4 minuti nella ripresa (2 nel primo tempo).
NOTE: terreno in discrete condizioni, circa duemila spettatori
con una cinquantina sostenitori
ospiti.
MESSINA – a questo punto del
campionato si guarda dietro: 11
punti dalla quart’ultima per un
Messina altalenante che è discontinuo nei risultati e quando si perde,
la passività è pesante. Certamente
la capolista è sempre la capolista,
pero è anche vero nel calcio nulla è scontato e conseguentemente
osare è il minimo che si deve ten-
11
tare di fare nonostante un organico
per diversi motivi ridimensionato.
Certo è lontana la serie A, specie
il primo anno, si ricorderà la sonora vittoria sulla Roma, quella di
un mercoledì da leoni di Milano
e…gli oltre quaranta mila in un S.
Filippo stracolmo sia con Juventus, Milan, Inter, ecc. Oramai solo
poche migliaia gli spettatori presenti e spesso sono i fischi l’unico rumore che si riesce a sentire,
sintomatologia che qualche cosa è
cambiato. Però è anche vero che
una serie B è sempre una serie B
e la massima serie potrebbe anche
essere riconquistata.
Cronaca: al 7 è il Verona che
si rende pericoloso su una disattenzione di Galeotto che mette
Iunco nelle condizioni di conclusione da ottima posizione,
fortunatamente l’imprecisione
grazia la difesa giallo –rossa, al
22 Chievo in vantaggio: cross di
mandelli, pallone in area dove di
testa Pellissier trafigge Manitta,
trascorrono appena otto minuti
ed il Messina riesce a pareggiare con il giovane Foti, anche lui
di testa anticipa tutti e colloca
il pallone quasi all’incrocio di
pali alla conclusione di una bella azione sviluppata da Schetter
che nella ripresa già al 47 da ottima posizione prende il palo e
al 7 una clamorosa traversa, si
vede un Messina all’arrembaggio e al 53 ancora lui, Schetter
riesce a portare il Messina in
vantaggio con un bolide che
trafigge Squizzi, sembra aver
camvìbiatomil vento ed invece è
solo una illusione poiché al 60
il Chievo pareggia con Iunco e
successivamente al 75 Ciaramitano riesce a portare in vantaggio i giallo – blu, in entrambi i
casi gravi disattenzione della difesa messinese che nei restanti
minuti finale non riesce neanche
reagire concretamente. Domenica prossima il Chievo ospiterà il
Bologna, praticamente s’incontreranno le prime due squadre in
classifica, invece il Messina sarà
impegnato nella difficile trasferta di Pisa.
Giovanni Puglisi
a scuola Primaria (Elementare) di Castelmola e di
Mazzeo, venerdì 14 marzo
si sono recati in gita di istruzione
a Francavilla di Sicilia (ME). A
volte è meglio scegliere un luogo
vicino che offre interessanti opere
d’arte che non si conoscono, anziché andare a Siracusa e sottoporre a fatiche gli alunni e i loro
accompagnatori. Probabilmente
é stata questa la motivazione, che
ha convinto il gruppo dei docenti
e i responsabili dei Plessi, Tiziana D’Agostino e Rocca Foti, a
preferire Francavilla. La prima
tappa al Convento dei Frati Cappuccini, situato fuori del centro
urbano, vicino al campo sportivo,
in un panorama suggestivo con vista di Castiglione di Sicilia, e con
l’Etna innevata sullo sfondo, un
posto davvero interessante e affascinante, definito “lo Scrigno della
Valle dell’Alcantara”, una testimonianza di un mondo semplice,
ma con tante meraviglie artistiche.
Iniziato nel 1546 e finito intorno
al 1570. All’interno della Chiesa
il professore Salvatore Maugeri
con somma bravura ci ha spiegato
la storia e l’arte presente nel convento. Nella Chiesa, costruita con
poco sfarzo, secondo la regola dei
cappuccini, l’altare maggiore rigidamente in legno: l’Immacolata
al centro, ai due lati due quadri
di due sante donne, martiri della fede: S. Barbara e S. Venera; i
bambini hanno potuto visitare la
sacrestia con gli antichi arredi di
legno e le varie celle e dormitori
Il Convento dei Cappuccini a Francavilla
dei monaci, al loro posto ci sono
dei manichini che hanno suscitato
nei bambini curiosità mista a paura. Molto interesse ha destato il
museo etnoantropologico, allestito
per far conoscere ai vari visitatori un mondo antico che purtroppo
ora non esiste più. “Visitare il Museo del convento di Francavilla è
come fare un tuffo nel passato”. Ha
scritto Salvatore Maugeri nel suo Il
Convento dei Cappuccini di Francavilla di Sicilia. Arte e Storia,
edizione “Il Convivio”. E il museo è il luogo della memoria dove
si agita il vento della storia. Ogni
oggetto è un ricordo, la maidda, u
criu, a conca, i panari, i furrizzi,
tutti oggetti che ci riportano ad un
mondo che fu. Subito dopo siamo
andati a visitare il palazzo Cagnone, successivamente all’Antiquarium dove ospita reperti arche-
ologici, ritrovati nel territorio di
Francavilla di Sicilia. Subito dopo
l’area archeologica, scoperta, proprio alle pendici del colle dove è
situato il castello. Vicino al sito
archeologico ci siamo incamminati per una breve escursione naturalistica per andare a vedere il
fiume Alcantara, in particolare
le “gurne”. Al ritorno abbiamo
consumato il pranzo presso il
Liceo Scientifico di Francavilla,
ospiti del preside Santo Torrisi.
Nel pomeriggio come previsto
per la gioia dei bambini siamo
andati a visitare l’azienda dolciaria “Di Costa” per vedere il
ciclo di produzione delle uova di
Pasqua al cioccolato. Nel tardo
pomeriggio le due scuole sono
ritornate a casa.
di sostenitori partenopei.
punzione, gran confusione in area,
intercetta Colucci che mette in rete,
raddoppio al 15 ad opera di Spinesi
che devia in rete una bellissima azione
manovrata magistralmente da Sardo
sulla destra con il cross finale, il Napoli
reagisce con diverse conclusioni dalla
distanza ad opera di Hamsik, Gargano, La vezzi, sfortunato! Al 49 Vargas,
brillante la sua prestazione, porta a tre
le reti di vantaggio dagli sviluppi di un
calcio d’angolo, prima al primo tiro ma
non nel secondo che trafigge Gianello.
Risultato potenzialmente al sicuro e comunque il Napoli reagisce nonostante la
pesante passività con conclusioni anche
dalla distanza, Savini prende la traversa
invece nel finale Lavezzi prende il palo,
insomma un pallone per il Napoli che
non vuole proprio entrare alle spalle di
Polito, così è il calcio: quando le cose
vanno bene da una parte e non altrettanto dall’altra. Domenica prossima il Napoli affronterà l’Atalanta invece sabato
sarà grande derby a Palermo dove sarà
impegnato il Catania.
Domenico Bonvegna
Una brillante vittoria
CATANIA
NAPOLI
3
0
Reti: Colucci al 4; Spinesi al
15; Vargas al 49.
CATANIA – Polito; Sardo; Terlizzi (Silvestre DAL 70); Stovini;
Sabato; Izco; Edusei; Tedesco; Vargas Martinez dal 75); Colucci (Baiocco dall’81); Spinesi.IN PANCHINA –Rossi; Pià; Gazzola; Silvestri.
ALLENATORE: Walter Zenga.
NAPOLI – Gianello; Santacroce (Grava dal 75); Cannavaro; Domizzi; Mannini (Calaiò dal 55);,
Pazienza; Gargano; Hamsik (Bogliacino dall’81); Savini; La vezzi;
Sosa. IN PANCHINA – Navarro;
Grava; Montervino; Garics; Contini. Allenatore: Edoardo Reja.. ARBITRO: Daniele Orsato di
Schio.
GUARDIALINEE:
Roberto
Romagnoli di Macerata e Riccardo Bianchi di Lucca.
QUARTO UOMO: Maurizio
Ciampi di Roma1.
AMMONITI: per il Catania:
Sardo, Sabato, Vargas. Per il Napoli: Santacroce e Savini.
CALCI D’ANGOLO: 8 – 4 per
il Napoli.
RECUPERI: 3 minuti nella ripresa, 2 nel primo tempo.
NOTE: Manto erboso in discrete
condizioni, circa 16 mila spettatori
con la presenze di circa un migliaio
CATANIA – meglio non poteva essere: il nuovo allenatore Walter Zenga esordisce sia con una brillante vittoria nonché
con un gioco spigoloso e proiettato spesso in avanti contro un Napoli sfortunato,
pali, traverse nonché diverse conclusioni
dalla distanza da trenta – quaranta metri
sfioravano la porta di Polito, concentrato e deciso soprattutto nelle uscite: ne
è venuta fuori una gara tattico atletica
di alto livello e bella dal punto di vista
spettacolare, forse la più attrattiva giocata al Massimino. Una vittoria importante
soprattutto per la classifica che ossigena
l’ambiente rosso azzurro impegnato
nella difficile lotta per restare in serie A,
considerando anche la rimonta dell’Empoli a Torino, rimangono sei gare e ogni
gara e pressoch’è uno spareggio, ovviamente giocando con la grinta dimostrata
nella gara con il Napoli, non sarà difficile
conquistare quei punto necessari, favoriti
di giocare alcune gare importanti proprio
al Massimino.
Catania subito in vantaggio al 4 con
Colucci dagli sviluppi di un calcio di
G.P.
12
Informazione Regionale
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Strage di palme sul lungomare
dalla
Sicilia
La “S. Filippo
Neri” prima al
torneo di scacchi
L
a scuola primaria statale“ San Filippo Neri”di
San Leonardello, sì è
aggiudicata la gara regionale
del torneo di scacchi sezione
femminile, svoltosi nei giorni
scorsi. Le alunne hanno vinto il torneo regionale conquistando di diritto il pass per le
fasi nazionali del torneo. Silvestro Anna, Trovato Martina,
Bonaccorsi Bernadette, Sciuto
Aurora,Campione Jessica e
Trovato Chiara, alunne frequentanti le 4^ e 5^ classi sono
le neo campionesse di scacchi.
Il torneo di scacchi è stato organizzato dalla UISP Giochi
sportivi studenteschi. La neo
squadra campione appartiene
al 3 circolo didattico di Giarre,
diretto dalla dirigente scolastica, Dott.ssa Rosaria Cardillo.
La squadra di alunne della San
Filippo Neri di S.Leonardello,
aveva superato la fase provinciale del torneo che si è svolta
il 9 marzo all’ITIS di Giarre
e poi aveva messo in tasca la
vittoria durante la fase regionale, svoltasi il 7 aprile a Terrasini, classificandosi prime
assolute, ciò consentirà loro
di disputare la fase nazionale,
in agenda dal 22 al 25 maggio
a Jesolo. Grande soddisfazione è stata espressa dal sindaco
del Comune di Giarre, Teresa
Sodano, per il titolo conquistato dalle alunne della scuola
elementare di S. Leonardello,
motivo d’ orgoglio per l’ Amministrazione comunale , che
intende, a detta del primo cittadino giarrese, augurare alle
neo campionesse un sicuro
successo alle fasi nazionale
della gara, che metterà a dura
prova l’abilità delle allieve in
questo gioco da tavolo strategico. Le neo campionesse seguite dall’insegnante Carmela
Rapisarda e dal prof. Dante
Finocchiaro, difenderanno i
colori isolani in questa competizione nazionale.
C
L
e continue promesse, ma
neppure il decreto assessoriale regionale del marzo
2007, per fermare la morte ed il
contagio delle palme non hanno
lasciato alcuna traccia. Eppure
La Via fino qualche mese fa con
gravissimo ritardo declamava
pubblicamente“: “E’ nostro dovere tutelare il patrimonio paesaggistico” : ma di quale patrimonio
parlava ? La Via ed il Sindaco
hanno visto quando sta accadendo ad esempio nel lungomare di
Catania dove oltre il 50% delle
palme sono già morte e d il resto
probabilmente, grazie alla loro
inerzia di anni oltre che alla cattiva volontà, già infetto farà la
stessa fine? Le palme, tra queste
quelle centenarie monumentali
che da secoli contraddistinguono il paesaggio urbano siciliano, continuano a morire sotto gli
sguardi increduli e amareggiati
dei cittadini e senza che gli organi competenti, Regione, Province, Comuni, Corpo Forestale,
mettano in atto quanto a loro imposto dalle leggi. Eppure vi è un
decreto dello stesso Assessorato
all’agricoltura e foreste regionale
di un anno addietro (Decreto Assessoriale 6 marzo 2007, Misure
fitosanitarie per il controllo del
Rihyncophorus ferrugineus della
palma, decreto che, guarda caso,
non ha tenuto conto della lotta
biologica (?)) già peraltro arrivato con molto tempo di ritardo
rispetto all’insorgere del problema, che non solo detta una serie
di tecniche su come prevenire o
eliminare l’ infestazione, infestazione introdotta da commercianti
di piante esotiche i quali peraltro
non sono stati ne coinvolti nel
problema scaricandolo ai cittadini contribuenti né tanto meno
sono stati coinvolti dalle autorità
per le loro responsabilità e per i
danni causati al patrimonio collettivo della Sicilia in quanto le
piante sarebbero state sottoposte
a controllo ne a quarantena e così
nel rispetto della legge. Le città
più coinvolte in questo dramma e
che vedono le loro piazze storiche stravolte dalla continua moria di palme monumentali che ne
caratterizzano, o meglio ne caratterizzavano, la bellezza e il
paesaggio urbano e rurale, sono
Catania e la sua provincia ionica
ed etnea (dove secondo lo stesso
Assessore le palme da eliminare sarebbero niente di meno
che 600) ed in primo luogo,
Acireale, probabilmente per
alcuni il vero focolaio dell’invasione dell’ infestazione ma
anche Acitrezza, Acicastello,
Giarre, e così via per tutto il
litorale ionico, ma anche i paesi pedemontani come Trecastagni, Viagrande, Pedara, Aci
S. Antonio, Acicatena, Valverde, Nicolosi, S. G. La Punta,
S. Gregorio, Zafferana, e così
via. Problema che senza alcun
vero e proprio intervento ha
continuando espandersi a macchia d’olio coinvolgendo altre
province e città, come Palermo,
Ragusa e Trapani. Una vera e
propria ecatombe di palme che
cambierà forse in modo definitivo quello che era l’immagine
visiva e culturale dei centri storici delle nostre città del sud.
ha precedenti, neanche coloro che hanno i capelli bianchi ricordano avvenimenti
simili, ma dove sono andati
a finire i soldi? Perché manca il denaro? Dove e come
è stato utilizzato, questi gli
interrogativi che ci si chiede
rilevando in questa
catastrofe anche la protesta degli
stessi dipendenti che hanno
ricevuto stipendi in ritardo
e spesso costretti addirittura anticipare spese per cancelleria, benzina, incredibile
ma vero, ente commissariato
dopo le dimissioni del sindaco Scapagnini candidato alle
imminenti politiche nazionali e proprio per le prossime consultazioni elettorali,
scrutinatori, segretari, presi-
denti di seggi elettorali probabilmente dovranno aspettare un bel po’ fin quando il
Ministero accrediti le loro
spettanze poiché il Comune
certamente non sarà in grado
poterli anticipare come avveniva in passato, sperando
strada facendo non si possano “smarrire” con ulteriore perdita di tempi ed alla
ricerca “di chi li ha visti”,
per la complessità e grave
situazione economica Comune che rischia il dissesto finanziario. Ne sanno qualche
cosa proprio i catanesi che
negli ultimi anni hanno dovuto fronteggiare anche non
indifferenti problemi relativi
alla tarsu, il Comune ha cercato recuperare qualche bri-
ciolo di fronte alla voragine
economica tassando anche i
garage e così si sono aperte
diversi contenziosi. Qualche
cosa a Catania è cambiata,
dal famoso modello Catania
con i caffè concerto che ha
richiamato da ogni dove tanti visitatori di una Catania
raggiante notturna ai giorni
nostri dove bisogna portarsi una bella torcia quando si
imboccano strade e quartieri
al buio.
Ne seguono riunioni in prefettura, sembra da un momento risolta la situazione ma
forse solo a parole se quando
al tramonto in poi più buio di
mezzanotte non fa fare!
Importanti strade al buio
Villa di San Leonardello
atania – i proverbi non
sbagliano mai: senza
soldi non si canta messa e così le casse del comune
di Catania come notoriamente
risaputo sono da tempo con il
rosso fisso a tal punto di non
garantire neanche l’ordinaria
amministrazione, fra i numerosi creditori del Comune c’è
anche l’Enel che non riceve
il pagamento delle bollette
(l’Ati, il raggruppamento di
imprese che gestisce l’illuminazione pubblica è creditrice dal comune di circa 20
milioni di lire e logicamente
è comprensibile non sempre è
possibile anticipare cospicue
somme determinando ritardo
nei pagamenti del proprio
personale nonchè guasti che
Palme sul lungomare
vengono riparati con ritardo) e così alcune strade fra
cui anche la centrale piazza
Università, un tratto di corso
Italia, altre importanti vie,
piazze, sono praticamente al
buio, solo qualche lampadina
di qualche privato aiuta non
indifferentemente potersi almeno orientare con il pericolo del buio che agevola azioni
delinquenziali che sfruttano
proprio l’assenza della luce,
esponendo tanti cittadini ad
alti rischi fisici, per non parlare delle buche di alcune
strade dove vi sono praticamente voragini determinando
incidenti proprio per le condizioni dell’asfalto.
Evidentemente è il risultato di un qualche cosa che non
Giovanni Puglisi
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Informazione Regionale
Illegalità nel settore agricolo
dalla
Sicilia
F
La giornata della
memoria per le
vittime della mafia
T
utte le classi della scuola
secondaria e le classi quinte della primaria dell’Istituto Comprensivo 1 di Taormina,
lunedì hanno ricordato le vittime
della mafia. Nella scuola di Castelmola si é elaborato una scheda sull’argomento, ricordando
in particolare tra le vittime della
mafia, la figura del giovane giudice Rosario Livatino, vittima di un
agguato mafioso il 21 settembre
1990, alle porte di Agrigento.
Intervenendo il 21 settembre
2005, nel quindicesimo anniversario della morte del “piccolo
giudice”, alla seconda edizione del concorso “La Memoria
Ritrovata. Storie di vittime di
mafia raccontate dalle scuole”,
l’allora assessore alla Pubblica
Istruzione della Regione Sicilia
Alessandro Pagano, dichiarava:
“I valori espressi dal sacrificio
delle vittime della mafia rappresentano esempi fondamentali per
la crescita morale e civile della
nostra collettività. Infatti, preservare la memoria di uomini come
Borsellino, Falcone e Livatino e
dei tanti eroi scomparsi per mano
mafiosa deve costituire un riferimento importante anche per la
nostra quotidianità. All’interno
della scuola siciliana sono presenti, e dovranno essere al meglio valorizzate,, tutte le potenzialità per contribuire ad educare
le nuove generazioni alla cultura
della legalità e della trasparenza.
Momento importante dell’educazione - continua Pagano - dei
giovani è la memoria che non
deve essere ridotta a valore puramente romantico ma che invece
deve essere una costante pratica
di vita”.
Nella scuola di Castelmola
si è ricordato Rosario Livatino,
giudice radicato nella fede che
professava, forte il suo senso del
dovere, per lui sacro, da compiere sempre con il massimo impegno. Per fare questo abbiamo
letto qualche pagina del testo di
Ida Abate, Il Piccolo Giudice.
Fede e giustizia in Rosario Livatino. Quanti lo ebbero alunno
dalle elementari alle scuole Medie e Superiori, ne hanno unanimemente messo in rilievo le rari
doti intellettuali, il limpido rigore morale, il costante vivo senso
di responsabilità. Il suo maestro
lo definì: “eccellente”, e così tutti
gli altri professori, anzi “eccezionale”.
“Il giudice oltre ad essere,
deve apparire indipendente”, diceva Rosario, “deve essere degno
della sua funzione e non tradire
il suo mandato”. A questo egli fu
fedelissimo: vigile sempre.
13
ai-Cisl, Flai-Cgil e UilaUil della Sicilia in riferimento alla pubblicazione
degli elenchi anagrafici relative
alle giornate lavorate dai lavoratori agricoli nel 2007, riconfermano che tutte le lavoratrici
e tutti i lavoratori che hanno
prestato attività lavorativa nello
stesso anno, indipendentemente dalla ragione sociale delle
aziende, devono essere iscritti,
così come stabilisce la legge,
nell’elenco annuale 2007.
Questa posizione Fai-Cisl,
Flai-Cgil e Uila-Uil della Sicilia
l’hanno già ufficializzata all’INPS in data 27 marzo 2008 e ritengono che il messaggio dell’INPS
dell’11 aprile 2008 sia un grave
attacco ai diritti e alla dignità
dei braccianti agricoli.
L’Istituto non può più continuare ad affrontare i problemi
di illegalità presenti nel settore
penalizzando continuamente i
braccianti (come è successo per
gli anni 2005 e 2006) e non procedendo, invece, ad affrontare i
problemi strutturali così come
Rosario Livatino
Giovanni Paolo II definì Rosario Livatino: “uno dei martiri
della giustizia e, indirettamente
della fede”. Nella Valle dei Templi il 9 maggio del 1993 stringendo il crocefisso e alzando il dito
verso il cielo, facendo riferimento al tempio della Concordia, che
era sullo sfondo, disse: “Ecco, sia
questo nome emblematico, sia
profetico e sia concordia in questa vostra terra. Concordia senza
morti, senza assassinati, senza
paure, senza minacce, senza vittime. Che sia concordia…Questo
popolo siciliano, talmente attaccato alla vita, chiama la vita e dà
la vita. Nel nome di Cristo morto
e risorto, che è via, verità e vita,
lo dico ai responsabili: ‘Convertitevi! Verrà il giudizio di Dio’”.
Ecco il vero antidoto alla pratica mafiosa la conversione, vivere semplicemente da cristiani,
può togliere terreno al sistema
mafioso.
Domenico Bonvegna
più volte richiesto. Per Fai-Flai
e Uila diventa indispensabile
individuare tutti quei presunti
datori di lavoro che in diverso
modo tentano non solo di truffare l’Istituto ma anche di non
pagare i contributi relativi alle
giornate collocate e di schiavizzare i lavoratori.
Come così ribadito da Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil nazionali
con la lettera del 10 aprile 2008
inviata al Direttore Generale
e al Responsabile Previdenza
Agricola dell’INPS, “……..non
è in nessun caso accettabile il
fatto che le conseguenze di un
atto illecito, di cui sono corresponsabili azienda utilizzatrice
ed azienda somministrante, ricadano sui lavoratori che hanno
effettivamente prestato attività
lavorativa …”.
Di un incontro nazionale su
queste vicende, ribadiscono che
tutti i lavoratori devono essere
iscritti negli elenchi anagrafici, e
che l’INPS, accertata che la presunta azienda agricola (già regolarmente autorizzata dall’Istituto
a svolgere attività) è irregolare,
denunci gli stessi per attività di
caporalato e simultaneamente
accrediti i contributi dei lavoratori alle aziende utilizzatrici.
E’ da ricordare, inoltre, che
gli articoli 16 e 25 del vigente
CCNL prevedono sia le discipline dei casi in cui si può somministrare la manodopera sia le
modalità con le quali si vende il
prodotto sulla pianta.
Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil
della Sicilia in riferimento alle
manifestazioni promosse dai
caporali, organizzati in finte cooperative, condannano ogni forma di strumentalizzazione che i
lavoratori sono costretti a subire
e ritengono che tali atti mortificano ulteriormente la dignità di
decine di migliaia di braccianti
agricoli che per poche decine di
euro sono sfruttati dagli stessi.
Nel contempo chiediamo a Confagricolrura, Coldirettoe e Cia e
a Confcooperative, Lega Coop
Agroalimentare e all’AGCI di
assumere una posizione chiara e
per la totale legalità del settore.
Belice ancora da ricostruire
Q
uesti 40 anni trascorsi senza
che la ricostruzione nel Belice sia stata ultimata, sono
un altro terremoto. Ciò che preoccupa non è però tanto la difficoltà a
gestire il presente, ma la mancanza
di prospettiva e dunque la programmazione». Ha sintetizzato così, il
professore Nicola Giuliano Leone,
Ordinario di Pianificazione Urbana
alla Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo, la lentezza nel
processo di ricostruzione della Valle del Belice nel corso di un convegno promosso dal Comune e dalla
locale Chiesa nell’ambito delle celebrazioni per il 40° anniversario.
Il convegno ha avuto come tema le
trasformazioni sociali, economiche
e culturali che hanno contrassegnato i comuni e le popolazioni. «Non
vi è dubbio – ha sottolineato Leone
– come nel Belice si sia pianificato male, perché si sono ignorati i
contesti, il territorio, le condizioni
economiche e sociali. Colpa certamente della mancanza di concertazione visto che la ricostruzione fu
inizialmente imposta dall’alto. Oggi
però i paesi sono riusciti a crearsi
un’identità, chi nella cultura, chi
nell’agricoltura di qualità, chi nel
commercio. Adesso occorre avere
la capacità di fare sistema». Padre
Calogero Peri dell’Ordine dei Cappuccini, docente di Antropologia
alla Facoltà Teologica di Sicilia, ha
invece osservato, in un intervento
assai articolato, come il terremoto
«non ha solamente provocato un
sussulto della terra, ma ha provocato una cesura temporale, culturale,
epocale, tracciando così una linea
di demarcazione tra modelli di vita
e quindi tra una società e un’altra.
In questa cesura si sono anche segnati i destini degli uomini. Una
cosa però è importante. Il terremoto
è stato un sovvertimento in senso
lato. Ha azzerato tutto. Ha chiuso
un’epoca e ne ha riaperto un’altra. Con esiti anche diversi. Come
ogni cambiamento, il terremoto è
stato vissuto essenzialmente come
una opportunità» Il sindaco Biagio
Mastrantoni ha invece ricordato
come nel processo di ricostruzione di Salemi «sono stati commessi
degli errori che hanno causato negli
anni una progressiva disgregazione
anche nel tessuto
economico e commerciale. Si sono
creati tre diversi nuclei abitativi: il centro storico, il nuovo
centro abitato e le
zone residenziali.
Questa frammentazione urbanistica ha
reso difficile le gestione del territorio
e delle sue dinamiche» Ma il sindaco
ha anche posto la
questione
finanziamenti: «Salemi
ha sottoscritto con
gli altri comuni del
Belice un cosiddetto Apq (Accordo di
programma quadro,
ndr) con il ministero dei Lavori Pub-
blici per individuare le opere pubbliche prioritarie. Ovviamente ciò
non significa che questo Accordo
chiude la vertenza ricostruzione.
Tutt’altro. Rimetteremo in discussione molte cose, a partire dal fatto
che, proprio perché comuni come
il nostro debbono ancora risanare
ampie zone del territorio e ultimare
importanti infrastrutture pubbliche,
non possiamo accettare l’idea che
si continui ad elargire soldi a comuni che la ricostruzione l’hanno
invece in gran parte ultimata» Il
deputato all’Ars Baldo Gucciardi
ha detto invece che «comuni del
Belice debbono oggi fare sistema.
E cioè interagire tra loro per promuovere una strategia di sviluppo
economico coerente con le esigenze del territorio. Strategia che
attualmente non c’è» All’ex Direttore della Biblioteca comunale
Paolo Cammarata, cultore di storia e tradizioni locali, è stato invece affidato il compito di rievocare
i tragici gironi de terremoto. Nel
suo intervento ha tuttavia rivolto
un invito ad una maggiore coesione anche tra le forze politiche
e il mondo dell’associazionismo
perché i problemi della ricostruzione si affrontino mettendo da
parte divisioni e strumentalizzazioni. Nel corso del convegno
si è discusso anche del Piano Regolatore Generale. «I ritardi – ha
spiegato il professore Leone che
del Piano è il progettista – sono
imputabili alle continue modifiche
di legge che hanno imposto una
serie di adeguamenti, ultimi dei
quali quelli riguardanti la prevenzione del dissesto idrogeologico»
Il sindaco Mastrantoni ha annunciato: «Presto faremo un incontro
con la città. Assieme al progettista
illustreremo il piano alle categorie produttive, alle associazioni,
ai cittadini. Poi potremo trasmetterlo al Consiglio comunale per
l’adozione» Moderatore degli interventi è stato l’arciprete Salvatore Cipri
INSERTO
Corriere Letterario
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
A cura di Antonio D’Ettoris
15
L’Ultima Crociata. Cronistoria dello scontro di civiltà
Vincenzo Scarpello
C
i sono due modi di
porsi dinanzi ai libri
di Arrigo Petacco, entrambi sbagliati. Il primo è
quello di chi vi cerca dei testi scientifici, per intendersi,
quelli ricchi di note a piè di
pagina, con bibliografie sterminate, che manderebbero in
estasi accademici e lettori pedanti. Il secondo è quello di
chi li scambia per meri testi
di divulgazione storica. Arrigo Petacco in questo senso
ha raccolto quella magnifica
eredità dei grandi giornalisti
che hanno inventato un modo
nuovo di raccontare la storia.
In questi termini si può tranquillamente affermare che Arrigo Petacco ha meritatamente
raccolto il testimone lasciato
in eredità da Indro Montanelli. Ma Petacco va ben oltre
gli schemi della divulgazione
storica, contribuendo a ricostruire uno scenario finalmente di ampio respiro. Fatta
questa doverosa premessa, ci
si può accostare alla lettura
dell’ultimo, bellissimo, libro
dell’autore spezzino, L’Ultima Crociata, (Arnoldo Mondatori Editore 2007, € 15,72
Pagine 209), che ripercorre
il secolare conflitto tra Occidente ed Islam, prendendo
le mosse, come ammette lo
stesso autore, dal celeberrimo discorso pronunciato da
Benedetto XVI a Regensburg
nel settembre 2006, nel quale
il Pontefice ha citato le paro-
le dell’Imperatore di Costantinopoli Michele Paleologo:
«Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e
vi troverai soltanto delle cose
cattive e disumane, come la
sua direttiva di diffondere per
mezzo della spada la fede che
egli predicava». Tali parole
hanno scatenato un putiferio
non solo nel mondo islamico,
colpito nel vivo della rinascente aspirazione jihadista,
ma soprattutto nell’occidente,
nel quale intellettuali, commentatori, uomini politici, si
sono riscoperti giannizzeri o
più semplicemente pavidi opportunisti, facendo a gara dal
prendere le distanze dall’evidenza sottolineata dall’Imperatore di Bisanzio, ripetuta dal
Papa tedesco, contro il quale
lobbies culturali consolidate
e raccogliticci cascami delle
ideologie novecentesche, si
sono scagliati sin dalla sua
elezione sul Soglio di Pietro.
Il libro di Petacco dimostra
incontrovertibilmente la realtà dello scontro di civiltà durato mille anni tra l’Occidente
cristiano e l’Islam, che adesso
si sta riproponendo in termini
nuovi e moderni, come ha intuito Samuel Huntington nel
suo storico articolo apparso
nella primavera del 1993 su
Foreign Affairs “The clash of
civilizations?” (“Scontro di
civiltà?”), nel quale l’analista
statunitense ha rivoluzionato
il modo con cui l’Occidente, noi, pensa se stesso. Uno
scontro di civiltà, quello tra
Occidente ed Islam, che af-
fonda le sue tragiche radici
nella predicazione della Guerra Santa contro gli infedeli
proclamata dal Profeta Maometto e dai suoi Califfi, che
ha devastato l’Impero Romano d’Oriente, annichilendolo,
e trasformando tutti i territori
che erano stati la culla della
Partiti e sistemi di partito
P
artiti e sistemi di partito
nelle democrazie europee, un volume curato da
Pietro Grilli di Cortona e Gianfranco Pasquino per il Mulino
ed. (pp. 338, € 26) esamina la
situazione storica dei partiti in
otto Paesi europei: Germania,
Regno Unito, Francia, Spagna,
Svezia, Portogallo, Polonia e
Russia. Le utili tabelle di confronti elettorali, insieme con
riflessioni legate a molteplici
questioni (il finanziamento dei
partiti, gl’iscritti, le leggi elettorali, l’autocollocazione degli
elettori a destra, al centro e a
sinistra), consentono di farsi
una visione articolata dei sistemi politici europei.
Charles Tilly
Conflitto e democrazia in
Europa, 1650-2000
Bruno Mondadori
pp. XVII-380 €. 30,00
Un saggio nel quale si dimostra come la
democrazia in Europa sia il prodotto fragile
e sofferto di lotte e conflitti che ne hanno
permesso la vitalità e la difficile espansione.
Attingendo alle vicende europee degli ultimi
quattro secoli, e prendendo le mosse dalle
più recenti acquisizioni teoriche nel campo
della scienza politica, questo volume esplora i nessi esistenti fra democratizzazione, de-democratizzazione e politica del conflitto.
Una ricostruzione della genesi del potere
americano che ci invita ad addentrarci nella storia degli Stati Uniti come viaggiatori
curiosi, disposti a soffermarci su cose apparentemente frivole e di poco conto. Senza
farci incantare - ma pronti a farci sorprendere
- siamo lentamente pervasi dalla complessità
e dalla moltitudine di sollecitazioni, fazioni,
lotte, personaggi, diversivi, dati.
Loretta Valtz Mannucci
La genesi della potenza
americana
Bruno Mondadori
pp. 320 €. 22,00
All’indomani dell’8 settembre 1943, migliaia e
migliaia di militari italiani - oltre seicentomila
secondo gli storici - furono catturati dalle forze
armate tedesche, spesso dopo sanguinosi combattimenti, e deportati nei campi di concentrapp. 288 €. 16,00
mento in Germania e in Polonia. Una detenzione
inumana, costata sofferenze indicibili e la perdita
di molte vite, eppure vissuta consapevolmente come rifiuto a proseguire la
guerra in nome del nazifascismo. E fu anche in quei lager che furono poste
le basi dell’Italia repubblicana e democratica.
Luca Frigerio
Noi nei Lager
Paoline
Perché, nonostante gli orrori del Novecento, molta
gente sembra essere ancora attratta dall’ideologia
fascista? Perché in Italia, in Francia, in Austria,
in Russia e in altre nazioni del mondo continuano
a sorgere partiti di estrema destra? Potranno mai
diventare una forza maggioritaria in quei paesi? E
quali sono le regioni a maggior rischio di una deriva politica fascista?
Walter Laqueur
Fascismi
Passato, presente, futuro
Tropea
pp. 346 €. 21,00
M.B.
Civiltà ellenistica, nel Regno
dell’Islam, la Umma, divisa
dal resto del Mondo, ritenuto
spregiativamente “terra della
guerra”. Petacco ha fatto benissimo a ribadire questi concetti chiari, a storicizzarli, dal
momento che troppo spesso
essi vengono piuttosto ritenuti come un rischio dal quale
tenersi lontani, e non quella
tragica realtà con la quale la
politica internazionale quotidianamente si confronta. Il
racconto, imbastito di aneddoti e di digressioni, nella
sua linearità e nella sua drammatica scansione, evidenzia
come da Poitiers a Vienna, i
condottieri islamici non abbiano mai desistito dal proposito di cogliere le due mitiche
mele, la mela d’oro e la mela
rossa, che nell’immaginario
orientale rappresentano le
città di Vienna e di Roma. Ed
i caratteri di questa conquista non sono eminentemente
militari, ma soprattutto sono
una vera e propria civilizzazione imposta gradatamente,
senza risparmiarsi dal commettere atrocità e violenze,
come oggi sta tragicamente
dimostrando il Darfour. Viene ancora una volta smentito
il facile accostamento tra la
Jihad e le Crociate, queste
ultime, come spiega Petacco,
nate come guerre di autodifesa contro l’aggressione
ingiusta dei turchi ottomani, che vessavano fino a trucidarli i
pellegrini cristiani in
Terrasanta. Viene raccontata l’epopea delle
grandi battaglie, degli assedi,
degli scontri sul mare tra le
flotte cristiane e la pirateria
barbaresca, che culminarono nella battaglia di Lepanto
del 1571. Così la conquista di
Costantinopoli, l’assedio di
Candia, i tentativi, falliti, di
occupare l’Italia (tra cui quello, solo accennato, di Otranto
del 1480), ed infine gli assedi alla Città di Vienna, che si
susseguirono per oltre due secoli, e culmineranno nel leggendario assedio del 1683, nel
quale i cristiani, incoraggiati
da Marco d’Aviano e trascinati dall’irruenza di Janos Sobieskj, Re di Polonia, tennero
testa alla sconfinata armata di
Kara Maustafà, travolgendola
con una carica di cavalleria
degna della più grande epica
medioevale. E dopo Vienna,
Zenta, città nella quale tramontarono per sempre le aspirazioni ottomane di conquista
dell’Occidente. Sicuramente
un testo scomodissimo, quello di Petacco, che scardina le
certezze politically correct che
certa storiografia ha contribuito a creare. Sufficiente, questo
suo libro, per accorgersi che la
teoria dei tre anelli, formulata
dal grande medievista Franco Cardini, non regge dinanzi
alla realtà della Jihad. In questo modo Arrigo Petacco offre
un servizio alla comprensione
della storia, non cercandola di
interpretare, ma semplicemente raccontandola. Solo così,
privata di ogni carica politica
di ogni distorsione esegetica,
la Storia può essere finalmente capita.
La prima raccolta di diari tenuti da bambini e ragazzi di ogni parte d’Europa durante la Seconda
guerra mondiale. Dai ghetti della Lituania, della
Polonia, della Lettonia e dell’Ungheria ai campi
Tropea
di concentramento di Terezin, Stutthof e Janowpp. 314 Euro 16,90
ska, dalle strade bombardate di Londra e Rotterdam alla prigione nazista di Copenaghen, queste
pagine, sconosciute al grande pubblico e conservate in poche copie superstiti, raccontano cosa significhi per un adolescente
vivere ogni giorno con la consapevolezza che può essere l’ultimo.
A cura di Laurel Holliday
Ragazzi in guerra
nell’Olocausto
Colla, cartoncino e fil di ferro, figurine e
Daniel Tatarsky
vecchi soldatini: era il 1946 e in Inghilterra
Subbuteo
Peter Adolph si dilettava a costruire le prime
Isbn
miniature dei calciatori. L’idea del Subbuteo
pp. 103 €. 15,00
nasceva così. Nel 1966 venivano ricreate le
sedici squadre del Campionato del Mondo,
mentre già nel 1980 i giocatori di Subbuteo
erano diventati sette milioni. Daniel Tatarsky ripercorre dalle origini a oggi la storia di un’impresa e di un’utopia: dall’ipotesi che fosse possibile “subbuteizzare”
qualsiasi evento del mondo reale, fino al momento in cui, incalzato dalla concorrenza dei videogame, il gioco è stato ritirato dal mercato.
È l’aprile del 1944. Due ebrei slovacchi, Rudolf
Vrba e Alfred Wetzler, riescono a fuggire dal
lager di Auschwitz-Birkenau e dettano ai capi
della comunità ebraica un rapporto dettagliato e
preciso sullo sterminio e sul folle progetto della
“soluzione finale”, nella speranza di arrestare
i terribili piani di Adolf Eichmann. Nella loro
drammatica semplicità, “I protocolli di Auschwitz” costituiscono la prima testimonianza concreta dell’esistenza dei lager
circolata fuori dal Reich.
Rudolf Vrba
I protocolli di
Auschwitz
Bur
pp. 156 €. 8,60
Milena Zambon
“Se non avessi visto con i miei occhi non crederei a certe cose; la ferocia umana giunge fin
Memorie
dove non arriva quella delle belve. Che cosa non
Messaggero
diviene il cuore dell’uomo quando si allontana
pp. 128 €. 8,50
radicalmente da Dio!” Quelle contenute in questo
libro sono le “memorie” di suor Rosaria, scritte
per obbedienza, prima di morire, sull’anno di prigionia nei campi di concentramento nazisti. Per non dimenticare.
Letteratura Mediterranea
INSERTO
16
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Quando ci si può guardar soffrire e raccontare quello che si è visto, significa che si è nati per la letteratura.
Il coperchio del mare
Giovanna Crisà
O
rmai, banana ci ha
abituati alle sue storie semplici come
quest’ultima. Il coperchio
del mare, è la storia di
un’amicizia tra due ragazze:
una forte e volitiva, l’altra
debole e insicura a causa, anche, di ustioni e cicatrici che
le ricoprono il volto. Mari,
appena laureata decide di
aprire un chiosco di granite.
Hajime, sta affrontando un
periodo difficile, a causa della morte della nonna. Spesso
i dialoghi delle due ragazze
si svolgono vicino al mare,
che diventa involontario
protagonista. E’ al mare che
si affidano i sogni, i desideri e le speranze. E’ il mare il
padrone dei cuori, che apre
e chiude le ferite del cuore.
E’ nel mare che si muore. In
una recente intervista, Banana ha affermato di essere
interessata a due elementi
principali che fanno parte
della sua scrittura: l’ambiente familiare che mira a costruire una persona e i fattori
innati stessi dell’individuo; e
la morte delle persone care.
La scrittrice, afferma infatti
di non temere la morte in sé
ma quella delle persone care.
Anche in questo romanzo,
una delle protagoniste soffre
per la perdita di una persona
amata. Ma l’amicizia cambierà ogni cosa.
La misura del mondo
L
o scrittore tedesco
Kehlmann, continua a
sorprendere la critica,
sia per l’ampia conoscenza
storica, sia per la descrizione “folle “ dei suoi personaggi, e per la sua giovane
età. Ne “La misura del mondo”, l’autore narra la storia
di due scienziati illuministi
Carl Gauss e Alexander von
Humboldt. Il primo famoso
matematico, il secondo naturalista. Il racconto comincia con l’incontro delle due
menti più famose,
ormai anziani, ad un congresso. L’autore prosegue
con la narrazione delle loro
vite avventurose, immaginando i dialoghi dei due
scienziati scritti con un garbato senso dell’ironia. Chi
sono in realtà i geni? Cosa
vuol mettere in luce Kehlmann? Forse le loro manie,
i loro tic, la loro goffaggine.
O forse vuole mettere in luce
il desiderio umano di conoscere, di scoprire le proprie
origini con ostinata tenacia.
Com’è fatto il mondo? Si
può misurarlo? Cos’è arrivare all’essenza del mondo, se
non arrivare a ciò che siamo
dentro. Un libro da leggere,
scritto con uno stile raffinato,
tra finzione e realtà.
Banana Yoshimoto
Il coperchio del mare
Feltrinelli
pp. 140 €. 10,00
Q
uesto libro è dedicato ai bambini,
ma è stato scritto
anche per gli adulti allergici alla lettura. Una storia breve breve, ma che
serve da monito per chi
non ama leggere. Ai miei
tempi si diceva, che chi
non ama leggere non saprà mai scrivere. La lettura, stimola la fantasia e
la creatività dei ragazzi.
Sono pochi coloro che
dedicano il tempo libero a
un buon libro. Oggi c’è la
play station, la televisione, e tutte quelle porcherie elettroniche che hanno
reso inefficiente il cervello dei ragazzi. Ma perché
serve leggere? Questa è
la domanda che Leopoldo pone ai suoi genitori,
i quali per il suo compleanno gli hanno regalato
l’ennesimo libro. Sarà
l’incontro con un vecchio
Fernando Pessoa
Racconti
dell’inquietudine
Bur
pp. 280 €. 9,60
cieco che lo convincerà
di quanto sia bello vagare con la mente mentre si
leggono storie avventure.
Un libricino che farà bene
sia agli adulti che ai piccini.
Flavio Soriga
Sardinia Blues
Bompiani
pp. 272 €. 16,00
Susanna Tamaro
Papirofobia
Salani
pp. 42 €.8,00
Tre ragazzi, intellettuali e
disoccupati, tutti piantati
da una diversa indimenticabile ballerina, si aggirano nella campagna sarda,
tra piccoli furti (compiuti
più che altro per il gusto
del crimine) e serate in
discoteche di provincia,
decisi a non cedere alla
tentazione di una vita e di
un lavoro normale.
Alan Furst
Il corrispondente
dall’estero
Giano
pp. 285 €. 17,00
E’ l’inverno del 1938 a Parigi e Carlo Weisz siede alla
scrivania del giornale di cui
è stato appena nominato direttore. Quarant’anni, triestino, metà italiano per parte
di madre e metà sloveno per
parte di padre, un viso dai lineamenti forti e occhi attenti,
Weisz vive in una stanza in un minuscolo albergo nel quartiere di Belleville dove conduceun’esistenza da perfetto
bohémien, allietata mnon di rao da ottimi fomraggi, pane
fresco, vino e belle donne. E’ statop a lungo corrispondente dalla Spagna per l’agenzia Reuters prima di assumeree
la direzione di Liberazione, il foglio clandestino più pungente, arguto e bene informato dell’opposizione antifascista italiana rifugiata in Francia. Hasostituito nell’incarico
Enrico Bottini, avvocato torinese emigrato a Parighi nel
1935 e ritrovato morto, in questo inverno del 1938, nella stanza numero 44 di un albergo del centro. Era a petto
nudo, Bottini. Sedeva addossato alla tastiera, un lenzuolo
tirato fino alla vita, gli occhi apert e assenti, il volto coperto di sangue, una Beretta nella mano destra. Accanto a lui
giaceva il cadavere della sua amante, la moglie del politicosocialista francese LaCroix, una donna alla Rubens, carnosa e abbondante. “Omicidio/suicidio nell’albergo degli
amanti” hanno titolato i giornali scandalistici francesi. Ma
Weisz e il piccolo gruppo di rifugiati antifascisti italiani
che animano Liberazione sanno perfettamente che l’omicidio/suicidio di Bottini è una messinscena dell’OVRA, la
polizia segreta di Mussolini.
Simone Laudiero
La difficile disintossicazione di Gianluca
Arkanoid
Fazi
pp. 207 €. 14,50
Daniel Kehlmann La misura del mondo Feltrinelli pp. 254 €. 8,00
Papirofobia
Èdouard Bourdet
Oltre alla produzione poetica, Pessoa si era cimentato
anche nella composizione di
narrazioni brevi, alternando
il registro metafisico a quello
poliziesco, sempre con esiti
felicissimi. Questa edizione
presenta al pubblico italiano
anche una serie di inediti,
tra cui spicca il bellissimo
“Quaresima”. L’eterogeneità di questi testi rappresenta
perfettamente la personalità
complessa e travagliata, eppure coerente, di Pessoa e ne
fa tessere imprescindibili di
quel mosaico che è il progetto estetico cui l’autore lavorò
per l’intera esistenza.
È notte. Gianluca torna
a casa dopo esser stato
fuori con gli amici. Gioca con la Play-Station
fino all’alba, poi improvvisamente la spegne,
stacca tutti i cavi e la chiude in una valigia. Per
rifarsi una vita. Incomincia “la difficile disintossicazione”, il diario di un venticinquenne che
per quaranta giorni si tiene lontano dalla PlayStation, fino alla resa dei conti finale. Sullo
sfondo della Napoli di oggi, Gianluca si riappropria del suo tempo, della sua ragazza, del suo
lavoro di traduttore di romanzi per ragazzi. Eppure il ritorno alla normalità non va come sperava. Incontra un’altra ragazza, e la sua vita sentimentale si fa complicata. La sua PlayStation gli
appare in sogno per fargli scenate di gelosia: e
chi ne ha più diritto di lei, che se ne sta chiusa
in una valigia? Gianluca tiene duro, e prova a
fare tutto quello che farebbe un normale ragazzo napoletano. Eppure, nello sforzo, Arkanoid è
costretto a guardarsi dentro, e ripercorrendo la
sua infanzia e la sua gioventù scopre il valore
che i videogiochi hanno avuto nella sua formazione. E si trova di fronte al paradosso: come
troverà la forza di riuscire a disintossicarsi,
se i videogiochi stessi gli hanno insegnato a
lottare per quello che vuole?
INSERTO
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
www.olschki.it
NOVITÀ LIBRARIE
Novità Il Mulino
Le cappelle musicali presso gli
stati e le corti nell’Italia della
prima età moderna furono importanti organismi rappresentativi del potere civico e signorile
oltre che finalizzati ad augmentum divini cultus. I saggi qui
pubblicati esplicitano la natura
sia ampiamente storico-istituzionale, sia strettamente musicologica della ‘cappella musicale’ quale oggetto di studio, scegliendo un
approccio multidisciplinare, geograficamente ampio e articolato in tipologie
distinte (cappelle civiche, di corte, di stato) ma accomunate dalla funzione di
strumento di affermazione e comunicazione delle élites rinascimentali.
A cura di Piperno, Biagi Ravenni,
Chegai
Cappelle musicali fra Corte, Stato e
Chiesa nell’Italia del Rinascimento
Olschki
pp. X-442 €. 47,00
In 19 contributi vengono indagate Centro nazionale di studi leopardiani
le relazioni tra Leopardi e il teatro.
Sebbene il poeta non abbia prodot- La dimensione teatrale in Giacomo
Leopardi
to opere teatrali, eccetto due tragedie giovanili, emergono interessanti
Olschki
nuovi argomenti, completati (in una
pp. XII-536 €. 78,00
“Sessione speciale”) da un ricordo
degli insigni studiosi Binni e Timpanaro, nonché il riconoscimento al coraggio dell’editore francese Bérréby,
che ha pubblicato la traduzione completa dello Zibaldone.
La magia rappresenta uno dei
motivi centrali del Rinascimento
e della prima età moderna: i saggi
di studiosi italiani e stranieri qui
riuniti hanno per oggetto questo
tema, che ha caratterizzato una
lunga stagione della storiografia
novecentesca e che pure necessita, oggi, di un’attenta ridefinizione. Basti
pensare al problema del rapporto tra magia ed ermetismo, troppo spesso
identificati l’una con l’altro, o a quello del rapporto tra magia e scienza, un
problema cruciale per comprendere le origini stesse della modernità.
A cura di Fabrizio Meroi
La magia nell’Europa moderna
Olschki
pp. XII-786 €. 75,00
Esponente di primo piano del socialismo statunitense, poi “eminenza grigia” del movimento
studentesco di Berkeley a metà degli anni Sessanta, Draper ravvisò nelle più frequenti forme di
“socialismo dall’alto”, da quella stalinista a quelle
socialdemocratiche, riformiste e liberal occidentali, una distorsione dell’autentico significato delle
tesi marxiane, incentrate invece sull’autoemancipazione delle masse.
Robert Wilson
Massimo Livi Bacci
La ricerca dell’oro e dell’Eldorado ossessionò i conquistatori fin dall’inizio del ‘500, Eldorado nel pantano
spingendoli a valicare le Ande ed esplorare
pp. 212 €. 14,00
le ignote, selvose contrade orientali, in spedizioni spesso disastrose, sempre deludenti.
Un Eldorado che nella sua elusività continuava a spostarsi oltre il filo
dell’orizzonte man mano che le esplorazioni procedevano.
All’interno di un panorama politico ed istituzionale in continua evoluzione, la legge 20
Enti di culto e finanziamento marzo 1985, n. 222 sugli enti ecclesiastici
delle confessioni religiose
ed il finanziamento della Chiesa cattolica ha
dimostrato nei primi due decenni di applicapp. 376 €. 29,00
zione una tenuta decisamente positiva. Essa
risulta ormai parte integrante del patrimonio
sociale e normativo italiano ed è stata recepita, con gli opportuni adattamenti, dalle intese con le altre confessioni religiose.
A cura di I. Bolgiani
Fin dall’inizio, scrive Kleinberg, la religione
Aviad Kleinberg
cristiana si è caratterizzata per essere un culto
Storie di santi
della personalità: di Cristo in primo luogo, poi
pp. 360 €. 25,00
dei martiri, degli asceti, dei santi. Il libro racconta l’evoluzione e il ruolo di tale culto dalla
sua origine nel secondo secolo al pieno medioevo, rileggendo e interpretando alcune testimonianze esemplari della sterminata letteratura medievale dedicata alle “vite dei santi”.
Lettore penetrante, interprete finissimo di labili
tracce documentarie, Ricci si è ritagliato da temGiovanni Ricci
I giovani e i morti po un particolare campo di studio, che raduna
Sfide al Rinascimento aspetti inconsueti e a volte inquietanti dell’età
moderna e in particolare del Rinascimento. In
pp. 220 €. 18,00 questo nuovo libro, che ha a oggetto la Ferrara
cinquecentesca, egli si concentra su due “categorie” di personaggi che nel corso del secolo
gettano ombre sull’immagine di olimpica serenità spesso associata
all’epoca rinascimentale: i giovani e i morti.
Giovanni Borgognone
Il socialismo dal basso
Hal Draper e la rifondazione democratica del
marxismo
Olschki
pp. XII-194 €. 22,00
Questo studio delle profezie nella Commedia
Prophecies and prophecy in di Dante indica ed esamina tutti i passaggi
Il volume raccoglie le suppliche trentine contenute nei “Registra Supplicationum” conservati presso l’Archivio Segreto Vaticano per i pontificati da
Pio V (1566-1572) a Clemente VIII (1592-1605).
Prosegue così il lavoro di edizione iniziato, in
questa stessa collana, con la pubblicazione delle
suppliche relative ai pontificati compresi tra Leone X (1513-1521) e Pio IV (1559-1565).
A cura di Cettina Militello
Il Vaticano II e la sua
ricezione al femminile
pp. 256 €.22,00
Il volume traccia un bilancio sul Vaticano
II a partire da una peculiare prospettiva:
la novità che il concilio ha comportato sul
fronte delle donne. E tiene presenti i due
aspetti della questione: quello del vissuto
e della partecipazione ecclesiali e quello dell’accesso allo studio, alla ricerca,
all’insegnamento della teologia, impensabile solo cinquant’anni fa.
Francois Varillon
Un compendio della fede
cattolica
Cultura umana e rinuncia
cristiana
pp. 112 €. 10,00
Il volume propone due suoi brevi saggi
comparsi sulla rivista di lingua francese
Études rispettivamente nel 1967 e nel 1935,
complementari tra loro e fondamentali per
comprendere il suo pensiero. Scritti in
maniera agile e con grande chiarezza, essi
riconducono al cuore della fede cristiana,
aiutando a cogliere “l’essenziale dell’essenziale. Il nocciolo. Ciò che è di oggi e di
sempre, immutabile, irriducibile”, senza
mai sminuire o ridurre la dottrina.
Peter Clarke
N E
db
www.dehoniane.it
Javier Garrido
La relazione affettiva con
Dio
pp. 88 €. 7,50
Bruno Barhart
La sapienza e il futuro
Nuova nascita della teologia
monastica
pp. 336 €.34,00
La globalizzazione deve essere letta non
solo come un fenomeno economico ma
come una nuova fase della storia, e questa
percepita in prospettiva non più occidentale, ma mondiale. Nell’interpretare la storia
è di grande aiuto – a giudizio dell’autore –
la teologia monastica e a partire da essa egli
cerca di dare un significato a questa nuova
fase. Per teologia monastica egli intende
un approccio sapienziale ed esperienziale
al messaggio cristiano, come fu proposto e
vissuto al tempo della nascita del monachesimo, poi messo in crisi dalla scolastica.
A cura di Dino Dozzi
Giovanni: il Vangelo
spirituale
pp. 276 €. 24,00
Il volume prosegue l’itinerario di spiritualità su testi biblici visti alla luce del messaggio di san Francesco e dell’attualità, avviato con la Genesi e proseguito con i libri
sapienziali, gli scritti paolini, il profeta Isaia e il Vangelo di Luca. Ora l’attenzione è
rivolta al Vangelo di Giovanni, il più teologico dei quattro, il più denso e affascinante.
A cura di C. Belloni
Suppliche al Pontefice
pp. 880 €.55,00
In questo volume l’autore tratteggia l’evoluzione dell’Inghilterra nell’intero arco del
Novecento non solo dal punto di vista poSperanza e gloria
L’Inghilterra nel XX sec. litico, sociale ed economico, ma anche sul
versante culturale. All’inizio del secolo l’Inpp. 616 €. 32,00
ghilterra era la più grande potenza mondiale;
cento anni dopo, tutto è cambiato, non c’è
più il grande impero coloniale, la leadership mondiale è passata di mano,
il paese è una riluttante provincia europea. E l’ossessione del declino è
diventata uno stato d’animo nazionale.
profetici del poema, nel tentativo di fornire per
Dante’s Commedia
la prima volta un esame completo di tali testi
Olschki
e per far luce sull’uso dantesco della profezia
nel più ampio orizzonte dell’intero poema.
pp. X-228 €. 25,00
Partendo dall’esame critico del testo, il volume
raggiunge inedite conclusioni sulla funzionalità
e i meccanismi della profezia, e presenta importanti proposte per il poema e
le sue rivendicazioni in termini di veridicità.
ovità
www.mulino.it
17
Le riflessioni dell’autore offrono materiale
di discernimento sull’importante tema della
relazione affettiva con Dio. Esse si focalizzano
sugli aspetti pedagogici, con l’intento di fare
sintesi tra spiritualità e psicologia. L’obiettivo
è quello di fornire indicazioni utili sia per la
formazione di gruppo, sia nell’accompagnamento spirituale.
.
Kathryn James Hermes
Uscire dalla depressione
Un approccio cattolico
pp. 136 €. 11,50
L’autrice affronta la problematica dall’interno,
avendo conosciuto personalmente un periodo di
depressione durante il quale afferma di aver passato moltissimo tempo a lottare con Dio.
Nel suo volume, dallo stile semplice e accattivante, intreccia le esperienze di depressione
di molte persone, affinché siano di sostegno a
quanti lottano in un’analoga fase buia della vita
propria o di un amico; è sua convinzione che
molto, nella tradizione e nella spiritualità cattolica, possa comunque offrire forza, conforto e
potente intuizione in questa battaglia.
Passione di Nostro Signore
Gesù Cristo
pp. 72 €. 6,50-15,80
Il volume, disponibile in brossura oppure in
una più prestigiosa veste cartonata, presenta
le versioni lunga e breve delle tre passioni
sinottiche – rispettivamente Marco per
l’anno liturgico A, Matteo per l’anno B,
Luca per l’anno C – da leggersi la domenica
delle Palme, nonché la passione secondo
Giovanni da leggersi il venerdì santo. I testi liturgici sono tratti dal lezionario CEI e
seguono la nuova traduzione ivi presentata.
Anna Maria Cànopi
Via Crucis. Sotto lo
sguardo del Padre
pp. 40 €. 2,00
Nelle brevi meditazioni che accompagnano ogni stazione della pratica tradizionale
della Via Crucis, l’autrice pone l’accento
sulla partecipazione del Padre alla sofferenza del Figlio e di tutti gli uomini: nei
momenti di prova l’uomo non è lasciato
solo, ma è sostenuto dall’amore del Padre che si esprime anche attraverso lo
sguardo di Maria, immagine della Chiesa.
LIBRI DA LEGGERE
18
Maurizio Dardano
Leggere i romanzi
Carocci
pp. 248 €. 23,30
Insegnare a leggere il romanzo
moderno in una prospettiva linguistica; insegnare a vedere nel
romanzo cose diverse da quelle che si vedono normalmente.
È il fine di questo volume.
LIBRI
INSERTO
è
LEGGERE
CULTURA
Una casa senza biblioteca è
come una fortezza senza armeria
(da un antico detto monastico)
a cura di Maria Grazia D’Ettoris
Fatti e misfatti del Risorgimento
Francesco Pappalardo
G
igi Di Fiore,
inviato de «Il
Mattino» di Napoli dopo essere stato
redattore a «il Giornale» — autore, fra l’altro
di 1861. Pontelandolfo e
Casalduni: un massacro
dimenticato (Grimaldi &
C., Napoli 1998) e I vinti
del Risorgimento. Storia
e storie di chi combatté
per i Borboni di Napoli
(UTET, Torino 2004) —
ha scritto una Controstoria dell’Unità d’Italia. Fatti e misfatti del
Risorgimento (Rizzoli,
Milano 2007, pp. 464, €
19,50).
Partendo dalla constatazione di un conformismo generale tuttora imperante, «il Risorgimento
non va toccato» (p. 6), e
dalla necessità di «raccontare le vicende grigie
di come l’Italia divenne
unita» (p. 25), pur senza atteggiamenti antistorici — «Non per sterili
nostalgie di un Paese
diviso, o per metterne
in discussione l’assetto
unitario. Ma solo per
amore di verità» (p. 26)
—, Di Fiore ricostruisce
con rigore e senza enfasi le complesse vicende
dell’unificazione italiana e ne offre un quadro
particolareggiato.
L’autore utilizza fonti
edite e inedite, archivistiche e a stampa, soffermandosi su avvenimenti ancora poco noti
al grande pubblico e
cercando di dare voce ai
«“senza voce” [...] coloro che di quel processo furono i veri sconfitti
della storia: i militari
degli Stati preunitari
(soprattutto i soldati
borbonici o quelli della Brigata estense), i
contadini del Sud che
avevano creduto nelle
promesse garibaldine,
gli ambienti cattolici»
(p. 13). Dei primi narra l’eroica resistenza
e l’ostinata fedeltà ai
sovrani legittimi, dedicando alcune pagine
alla vicenda quasi sconosciuta della Brigata
Estense, cioè il piccolo esercito del duca di
Modena, Francesco V
d’Asburgo-Este,
«la
Brigata che non volle
diventare italiana» (p.
80). Dei secondi ricorda
C
Nello Barile
La mentalità
neototalitaria
Apogeo
pp. 135 €. 9,00
la lotta disperata contro l’invasore, non solo
guerra contadina ma
«anche rivendicazione
politica della spodestata dinastia borbonica»
(p. 199), piegata solo
con una repressione feroce: una «guerra civile
spesso rimossa, o addirittura sconosciuta» (p.
259). Dei terzi descrive
la resistenza «civile» a
fronte dell’anticlericalismo delle nuove classi
dirigenti e della conseguente persecuzione
anticattolica: «Era l’affermazione della religione laica dello Stato
italiano, che nell’unità
politica individuava il
suo principale dogma»
(p. 268).
La sua attenzione
si appunta, inoltre, su
aspetti non secondari del
Risorgimento: gli aiuti
finanziari forniti dai britannici a Giuseppe Garibaldi; il ruolo avuto dalla
criminalità organizzata
di stampo mafioso e camorristico nella spedizione dei Mille; il bombardamento navale dei
piemontesi nei confronti
di Genova che chiedeva
l’autonomia dal Regno
onservali nella tua
Quale relazione intercorre tra lo stile politico informale di Berlusconi, l’impraticabile ideale della mamma in carriera,
il sogno di una famiglia omosessuale, il
trionfo dell’estetica pornografica, il giovanilismo oppressivo delle vecchie classi
dirigenti? La mentalità neototalitaria è un
fenomeno culturale d’ampia portata che
investe le dimensioni confinanti della politica, del marketing e della comunicazione contemporanea.
Tato Crotti, Giovanni Bassi
Mina prima di Mina
Rizzoli
pp. 145 €. 15,00
Anticonformista ed eccentrica, Mina è celebre
per le apparizioni fulminee, i periodi di ritiro,
i ritorni folgoranti. Ma Mina è sempre stata
così come la conosciamo? Prima di diventare
famosa, prima di essere Mina, cosa faceva nella vita? Quando ha iniziato a cantare, e come?
“Ciao, sono Mina, mi fai cantare?” È così che
Renzo Donzelli, chitarrista degli Happy Boys,
si è imbattuto nella giovane sconosciuta che,
nel giro di pochi anni, sarebbe diventata la Tigre di Cremona.
di Sardegna, nel 1849, e
degli italiani su Palermo,
che nel 1866 si ribellava contro le modalità
dell’unificazione; la destabilizzazione interna dei
piccoli stati della penisola
condotta, alla vigilia della loro invasione, dagli
agenti del conte di Cavour
con l’invio di agenti provocatori, l’acquisto dei
notabili locali e le promesse di carriera ai quadri
militari; «l’invenzione dei
plebisciti [...] tentativi di
giustificazione giuridica
formale, con una votazione che forniva adesione
popolare alle annessioni
dei diversi territori già
conquistati con le armi»
(p. 21).
L’opera si chiude con
la conquista di Roma,
del 1870, e significativamente con il tentativo
dei rivoluzionari di gettare nel Tevere il feretro
di Papa Pio IX, nel 1881,
a testimonianza di un
Paese «unito nella forma
giuridica, ma profondamente diviso. [...] Ma è
con l’eredità di quell’Italia che ancora oggi, nel
bene e nel male, dobbiamo fare i conti» (pp.
364-365).
B
N. Gratteri, A. Nicaso
Il grande inganno
I falsi valori della ‘ndrangheta
Pellegrini
pp. 272 €. 18,00
La ‘ndrangheta da fenomeno marginale
dal “volto agrario e contadino” è divenuta un’organizzazione criminale mondiale.
Oggi la sua portata è tanto devastante sul
piano economico, politico e culturale da
mettere a rischio la convivenza civile e i
presupposti stessi della democrazia. Combatterla significa difendere e assicurare
l’avvenire delle generazioni future.
Robert C. Solomon
La gioia della filosofia
Apogeo
pp. 321 €. 22,00
La filosofia è diventata troppo ‘esile’, attenuata, emaciata, anoressica (per usare un
termine appropriatamente patologico). Il
vecchio ideale della filosofia che tutto abbraccia, spessa, carnosa e onnivora, è stato
sacrificato alla nuova filosofia dello snello e
cattivo, che abbia la forma delle argomentazioni lineari o del cinismo postmoderno.
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
A cura di L. Savonardo
Figli dell’incertezza
I giovani a Napoli e provincia
Carocci
pp. 224 €. 19,10
I giovani sono tra i principali protagonisti
delle trasformazioni sociali e culturali.
Studiare le nuove generazioni ci permette,
dunque, di leggere ed interpretare il nostro
tempo. Questo libro apre una riflessione sull’universo giovanile
e le sue caratteristiche; in particolare, presenta i risultati delle
attività di ricerca dell’Osservatorio Territoriale sui Giovani a
Napoli e provincia, promosso dall’Università degli Studi di Napoli Federico ii, l’Istituto iard Franco Brambilla, il Comune e la
Provincia di Napoli. A partire da una riflessione teorica, l’analisi
si concentra sulle dimensioni più significative che caratterizzano
la condizione giovanile, tentando di disegnare un possibile profilo
dei giovani napoletani. L’incertezza di un futuro senza progetto, la
difficoltà di accesso al mercato del lavoro e, quindi, di ingresso nel
mondo degli adulti costringe le nuove generazioni a non scegliere,
determinando una sorta di prolungamento della giovinezza che
li colloca in una condizione di “giovani senza tempo”. Tuttavia,
le nuove generazioni tendono a reagire all’assenza di certezze,
elaborando risposte capaci di neutralizzare il timore del futuro
ed esprimendo una predisposizione ad aprirsi all’imprevedibilità.
Michael Zielenziger
Non voglio più vivere alla luce
del sole
Elliot
pp. 408 €. 22,00
“La cultura del vincitore a tutti i
costi e della massima esposizione mediatica porterà sempre più
persone, soprattutto giovani, a
“chiamarsi fuori”, preferendo una non-vita da eremiti metropolitani... Dal suo osservatorio di Tokyo, Michael Zielenziger è stato tra i primi a cogliere questa
tendenza, questa specie di epidemia”. (The Washington
Posit)” In Giappone un’intera generazione sta sparendo, chiusa in se stessa e nel proprio rifiuto di esistere,
e i segnali dal resto del mondo non sono rassicuranti... L’opera di Zielenziger è un necessario campanello
d’allarme.” (San Francisco Chronicle).
iblioteca
Marcello Veneziani
Rovesciare il ‘68
Mondadori
pp. 175 €.17,00
Il ’68 ha fatto i figli e perfino i nipoti. È andato
al potere ed è diventato conformismo di massa, anzi, sostiene Marcello Veneziani, canone di
vita. Ha creato luoghi comuni e nuovi pregiudizi,
codici ideologici, da rispettare implacabilmente
per essere ammessi al proprio tempo, come il
politically correct. Ma nel 2008, quarant’anni
dopo, i sessantottini cominciano a farsi sessantottenni, ed è forse giunto il momento di fare i
conti con la loro opera e la loro eredità.
Ovidio Capitani
Storia dell’Italia medievale
Laterza
pp. 550 €. 18,00
Una sintesi originale della storia e della società
italiana nel lungo e tormentato periodo che va
dalla fine dell’Impero romano agli albori del
Rinascimento. Otto secoli tutt’altro che bui, nel
corso dei quali si pongono le premesse della
futura storia d’Italia. Una grande visione d’insieme in cui la storia regionale e quella nazionale si integrano e pongono le premesse della
nostra storia recente.
Enrico Castelli
Il demoniaco nell’arte
Bollati Boringhieri
pp. LII-329 €.30,00
Questo libro risponde all’interrogativo
tutto filosofico sul bene e il male, sui loro
limiti e le loro potenzialità, attraverso
l’esame dell’arte sacra tra il XIV e il XVII
secolo e commentandone le varie rappresentazioni del demoniaco in modo da mostrare come alcuni artisti siano stati, in un
certo senso, dei veri e propri teologi.
Alessandro Mondo
I briganti del Piemonte
Nerwton & Compton
pp. 240 €. 20,00
Imboscate, sparatorie, assalti alla diligenza, torture, rapine, omicidi efferati...
Non è il selvaggio West ma il selvaggio
Piemonte preunitario, dove scorrazzano
delinquenti isolati e bande di fuorilegge
che non hanno nulla da invidiare, se non
la fortuna storiografica, a quelli in azione
nel Meridione. Dal crepuscolo del Regno
di Sardegna all’arrivo delle baionette
francesi, fino alla Restaurazione e agli albori dell’Unità d’Italia, è un susseguirsi
di briganti.
20
dalla
Informazione Regionale
Campania
M
Antonio Bassolino
a come mai di è venuto
in mente di togliere
questa grana a Bassolino? Qui non stiamo mai tranquilli, abbiamo sul collo tutti, la
Direzione antimafia, la Finanza.
Tutti». È il 23 marzo del 2005. Il
prefetto Corrado Catenacci (uno
degli otto commissari straordinari all’emergenza rifiuti in
Campania) si sfoga così al telefono con un alto funzionario
della Protezione civile. Le cose
vanno male, malissimo. Siamo
a tre anni fa, ma la tragedia è già
nell’aria. Gli impianti chiusi,
dei due termovalorizzartori solo
uno è in costruzione ma ci vorranno almeno quattro anni ancora perché riesca a bruciare rifiuti, le discariche sono colme
come uova marce. Come se non
bastasse un suo viceprefetto è
finito nei guai. Dice che parlava
troppo dei segreti dell’ufficio
con ditte in odore. Lo scenario
che si profila è da fare tremare
le vene ai polsi: Napoli e la
Campania sommerse di monnezza, la gente in rivolta, con i
cortei e i blocchi stradali di chi
non vuole i rifiuti per strada ma
neppure la discarica o il termovalorizzatore sotto casa. E una
inchiesta giudiziaria che va
avanti. Silenziosa ma impietosa.
I telefoni degli uffici sono sotto
controllo, quintali di documenti
- quelli che si riescono a trovare
- sono stati sequestrati, qualcuno
è già finito in galera. Si tratta di
pesci piccoli, i magistrati della
procura puntano in alto. A tutti i
commissari, i vice commissari, i
subcommissari, i consulenti, gli
imprenditori e i loro subappaltatori che in 14 anni, hanno sperperato soldi per 2 miliardi di
euro. Ingrassato clientele politiche e personali, favorito la Camorra Spa, inquinato il territo-
rio,
ridotta
a
brandelli
l’immagine di Napoli e della
Campania. Una platea vastissima che è responsabile dello
scempio più odioso: aver consegnato ad un gruppo imprenditoriale del Nord il più grande affare degli ultimi anni. È
l’Impregilo della famiglia Romiti, che in Campania è diventata padrona assoluta del territorio, piegando ai suoi interessi
leggi, norme e regole.La storia
della monnezza è uguale a quella del dopo terremoto. Riassunta
con brutale efficacia da Giulio
Facchi, ex assessore verde alla
provincia di Milano negli anni
Novanta e subcommissario
all’emergenza rifiuti in Campania per volontà di Edo Ronchi.
«Abbiamo messo i destini della
Campania e i coglioni di Bassolino nelle mani di Romiti e di
Impregilo». È andata esattamente così. L’Impregilo e le sue imprese Fibe e Fisia, alla fine degli
anni Novanta vincono la gara
d’appalto per la gestione dell’intero ciclo dei rifiuti. Un business
da capogiro: 83 lire per ogni
chilo di rifiuto raccolto in tutta
la Campania, più 290 lire per
ogni Kw di energia ricavata dalla loro combustione. Si occupano di monnezza e ci guadagnano, ma non pagano tasse.
Neppure l’Ecotassa. Quando il
10 giugno del 2003 i pubblici
ministeri della procura di Napoli chiedono lumi a Luigi Anzalone - ex Pci-Pds, ora Pd - Assessore regionale al Bilancio della
prima giunta Bassolino, rimangono sbigottiti. «Non conosco
Fibe, non ne so nulla». «La Fibe
non ha mai pagato tale tassa non
essendo obbligata», risponde
l’ingegner Cattaneo, amministratore delegato dell’azienda. Il
presidente della Commissione
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Rifiuti, storia di
un grande imbroglio
ambiente
del Senato,
To m m a s o
Sodano di
Rifondazione comunista, il 30
m a g g i o
2005 racconta un’altra storia al
sostituto
Giuseppe
Noviello.
Riferisce di
un accordo
tra
Commissariato e
imprese dei
Romiti per
modificare
alcune clausole
contrattuali a
loro favore.
Il patto è
che Fibe e
Fisia rinuncino ad una
“riserva”.
Soldi, milioni di sonanti euro.
«Mentre nel primo atto del 24
giugno 2003 risultano riserve
per un ammontare di circa 109
milioni di euro (la cifra è scritta
anche a lettere), nel successivo
atto del 23 settembre 2003, la
somma perde lo zero posto tra il
numero 1 e il 9, nonché la specificazione a lettere». Risultato:
«L’ammontare al quale Fibe rinuncia passa ad una ben più
modesta somma di circa 19 milioni di euro. Sul punto ha reso
dichiarazioni Stefano Cassella,
rappresentante della banca West
LB Ag, il quale ha precisato che
per il suo istituto la somma effettivamente rinunziata è quella
di circa 19 milioni di euro».
Tutto agli atti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul
ciclo dei rifiuti. E’ uno dei tanti
“miracoli napoletani” sulla monnezza. La bufera su Bassolino
Bastava anche solo questo per
scatenare una inchiesta giudiziaria. Ma c’era altro, evidentemente, tanto altro. Tre anni di
indagine, migliaia di atti sequestrati, ore di interrogatori e di
intercettazioni telefoniche. Un
lavoro immane condotto dai
pubblici
ministeri Giuseppe
Noviello e Paolo Sirleo, che zittisce quanti in questi giorni di
emergenza rifiuti hanno incautamente parlato di “inerzia” della
Procura napoletana. E alla fine,
il 31 luglio del 2007, la richiesta di rinvio a giudizio per Antonio Bassolino, Piergiorgio e Paolo Romiti, Armando Cattaneo,
amministratore delegato Fibe,
Raffaele Vanoli e Giulio Facchi
- vicecommissario e subcommissario -, e di una schiera di
tecnici e collaboratori del Commissariato, tra questi Giuseppe
Sorace e Claudio De Biase. Per
le aziende dei Romiti il ciclone
era già arrivato a giugno, con un
durissimo provvedimento del
Tribunale di Napoli firmato dal
gip Rosanna Saraceno: divieto
di trattare con la pubblica amministrazione per le attività di
smaltimento dei rifiuti e loro utilizzo per fini energetici e sequestro di 753 milioni di euro.
«Fibe, Fisia e Impregilo - scrivono i magistrati - erano consapevoli fin dall’inizio che lo
smaltimento dei rifiuti non poteva funzionare, ma hanno fatto
di tutto per nascondere tale situazione». Un raggiro reso possibile dalla connivenza di chi
doveva controllare e non lo ha
fatto. «Ma come è possibile - si
chiedono i giudici napoletani che una azienda così importante
venga a fare a Napoli un contratto ben sapendo di non poterlo
rispettare e comportandosi invece come certi truffatorelli che
nascondono le proprie malefatte?». Tutti sapevano, aggiunge
il procuratore capo Giandomenico Lepore in una intervista al
“Mattino”. «Nel 2000 quando
iniziò questa storia, già si sapeva che gli impianti non sarebbero stati in grado di risolvere
l’emergenza. Eppure tutti tacquero: comprese le banche che
finanziarono Impregilo pur sapendo che le opere non si sarebbero realizzate». Sette i capi di
imputazione per il governatore
della Campania, commissario
straordinario dal 2000 al 2004.
La frode in pubbliche forniture
per «non aver impedito» e addirittura «consentito e realizzato
la perpetua violazione» delle
clausole e degli obblighi contrattuali stabiliti con Impregilo.
E poi il «concorso in truffa aggravata ai danni dello Stato» per
non aver impedito che i fratelli
Romiti aggirassero norme e leggi con artifizi e raggiri. Insomma, Bassolino - nella sua funzione
di
Commissario
straordinario - non avrebbe mai
contestato ai Romiti le violazioni del contratto favorendoli,
concorrendo così anche all’interruzione di un pubblico servizio e alla violazione delle normative in materia di tutela
dell’ambiente. Un terremoto che
scuote la politica napoletana, fa
implodere il centrosinistra, proietta ombre inquietanti sull’uomo che da quindici anni è il protagonista assoluto della politica
in Campania. «Orgoglio e maledizione», dicono a Napoli. L’uomo che nel 1993 conquista una
città piegata da anni di dominio
di viceré che si chiamano Gava,
De Lorenzo, Pomicino, mortificata da Tangentopoli e minacciata da una camorra che aspira
diventare come Cosa Nostra.
Dalla bancarotta del Comune
all’illusione del rinascimento
napoletano. Tutto seppellito sotto tonnellate di rifiuti. Bassolino
si difende: «Le accuse che mi
vengono rivolte sono ingiuste e
non hanno fondamento nella realtà». Lui non ha mai favorito
Romiti e le sue aziende. E poi
quella gara d’appalto. «Bassolino - dicono i suoi legali - non ha
mai partecipato alla preselezione, né alla stesura delle norme
della gara d’appalto e di capitolato, non ha partecipato alla nomina della commissione, meno
che mai alla scelta dell’impresa
vincitrice. È subentrato ai suoi
predecessori con l’unico ruolo
formale e di rappresentanza
esterna di firmare un contratto
le cui clausole erano ben definite
e specificate in tutti gli atti di
gara». Ma se quel contratto era
fin dall’inizio sbagliato, e proprio nei punti più delicati, perché Bassolino non lo ha cancellato? «Le ordinanze di Bassolino
per evitare la rescissione del
contratto, tutte legittime - è la
tesi della difesa - erano totalmente giustificate dalla situazione di emergenza. E poi, non dimentichiamo che per rescindere
il contratto con la Fibe e i Romiti è stato necessario un provvedimento legislativo ad hoc, un
decreto legge del 2005». Interrogato dai pm il 23 aprile del
2004, il governatore afferma
che il suo incarico al Commissariato era politico, non tecnico. Erano i suoi collaboratori a
portargli le ordinanze da firmare, lui le firmava, ma raramente le leggeva. Si fidava dei subcommissari come Paolucci e
Vanoli. Ma è proprio Massimo
Paolucci a fornire ai pm una
versione diversa: «Bassolino
sapeva tutto sui rifiuti, lo informavo puntualmente e personalmente sulle problematiche
dell’Ati (l’associazione temporanea di imprese, Fibe e Fisia di Impregilo, vincitrice
della gara, ndr)». Massimo Paolucci è uno dei tanti ex “delfini” di Bassolino. Funzionario
della federazione Pci di via dei
Fiorentini (si occupava di diffusione dell’Unità e di amministrazione), nel 1993 viene
eletto consigliere comunale,
nel 2000, ultima giunta Bassolino, diventa assessore alla nettezza urbana. Ed è forse per
questa sua esperienza che quando Bassolino viene nominato
commissario ai rifiuti, viene
chiamato a collaborare con la
carica di vicecommissario vicario. Nonostante un avviso di
garanzia. Si tratta della vicenda
delle presunte irregolarità nella
demolizione delle auto custodite negli autoparchi comunali.
Ne uscirà assolto il 6 febbraio
2007. Vice commissario vicario, un gradino sotto Bassolino, un gradino sopra il professor Raffaele Vanoli. Paolucci
esercita un potere enorme ma
non ha potere di firma, sceglie,
coordina, detta direttive, ma
non mette mai nero su bianco.
Oggi è in rotta di collisione col
governatore, eletto con una
barca di voti al Consiglio comunale alle scorse elezioni, è
nella segreteria regionale del
Pd. Veltroniano ma non di fede
bassoliniana.
Informazione Regionale
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Expolevante salta un anno
dalla
Puglia
Lacirignola: “riprogettata e ripensata sarà una bella sorpresa per tutti”
E
Lettera aperta agli
amministratori della
Regione Puglia
S
ignori Presidenti, Assessori e Consiglieri
regionali, con grande
enfasi, il 3 aprile 2006, si
promulgò la Legge Regionale
n. 7, “Iniziative di promozione e solidarietà per contrastare la criminalità comune e
organizzata: strumenti antiusura e antiracket”. L’Associazione contro tutte le mafie,
Onlus, sodalizio nazionale
riconosciuto dal Ministero dell’Interno, a cui hanno
aderito magistrati, avvocati,
professori universitari, direttori di testate di informazione e giornalisti, conosciuta e
stimata in tutta Italia, prontamente ha colto l’occasione
per iscriversi all’albo delle
associazioni regionali della
Puglia, essendo l’associazione regionale più rappresentativa e importante. Il 4
dicembre del 2007, presso
l’ufficio di Presidenza della
Regione Puglia, con racc. a.r.
n. 100813505667 è stata ricevuta domanda di iscrizione
all’Albo tenuto dallo stesso
Ufficio, ai sensi dell’art.9.
Alla regolare domanda con i
requisiti di legge erano allegati: Atto Costitutivo, comprendente il nominativo degli amministratori; Statuto
dell’Associazione; Decreto
di iscrizione all’albo prefettizio delle associazioni antimafia di Taranto; Disposizione di iscrizione nell’anagrafe
regionale delle associazioni
ONLUS; Bilancio consuntivo
degli anni 2005 e 2006; elenco degli associati. Da allora
tutto è rimasto lettera morta,
né riscontro di iscrizione, né
diniego dell’istanza. Vero è
che, localmente, si è sottoposti a indifferenza mediatica
e ostracismo e censura istituzionale forense e giudiziaria, per la peculiarità delle
battaglie contro atti illegali
e cultura socio-mafiosa. Di
contro, però, c’è da evidenziare come il Commissario
Straordinario del Governo
per le iniziative antiracket
ed antiusura invita il dr Antonio Giangrande, quale Presidente
dell’Associazione
Contro Tutte le Mafie, a partecipare alla conferenza interregionale dei Prefetti del
Sud, per parlare di mafie e
sicurezza, oltre ad encomiare lo stesso Dr Giangrande
per la proficua collaborazione svolta con il Commissario
antimafia a favore delle vit-
21
tima della mafia e dell’usura di tutta Italia. Ancora,
di contro, c’è da segnalare
l’interrogazione parlamentare del senatore Russo Spena
per la censura subita dall’associazione e l’interrogazione parlamentare del Senatore Euprepio Curto per la
malagiustizia che vige negli
uffici giudiziari territoriali.
Di contro ci sono da leggere le inchieste e gli articoli
dell’associazione pubblicati
sul proprio sito e su decine
di testate di informazione
locali, nazionali ed internazionali. A questo punto
si chiede alle ss. vv di attivarsi affinché l’iscrizione
avvenga quanto prima, in
quanto le vittime della mafia non possono aspettare i
tempi della politica ìparlataî e perché non si può chiedere la raccomandazione al
politicante di turno anche
per farsi ammazzare dalla
mafia per le proprie lotte di
civiltà. Con ossequi. Antonio Giangrande Presidente
Associazione contro tutte le
mafie
xpolevante
dà appunt a m e n t o
a tutti i pugliesi nel 2009. Non
si tratta di una
soppressione, ma
solo di un “anno
sabatico” che la
Fiera del Levante
si è concessa per
ripensare questa
storica rassegna,
cara a tutti noi”.
Così il presidente
Lacirignola
risponde a chi
paventa la cancellazione dal calendario fieristico di
Expolevante. Che
la rassegna ormai avesse avuto
bisogno di un restyling era sotto
gli occhi di tutti.
Alcuni comparti
non avevano più Fiera del Levante
ragione di essere, altri, invece,
potenziati e ripensati. Per 2007, l’esibizione del Caquesta ragione, ma soprat- rosello dei Carabinieri e,
tutto per offrire a tutti i vi- in quell’occasione, ci fu
sitatori di Expolevante un un vero e proprio bagno di
prodotto fieristico migliore, folla; nel contempo, impiù “fresco”, ma soprattutto pleme ntammo i comparti
più funzionale alle istanze presenti con una sezione
degli stessi utenti della ras- riservata all’equitazione”.
segna, i vertici della Fiera “Sono profondamente condel Levante hanno deci- vinto –aggiunge il segreso di riprogettarla in linea tario generale, Riccardo
con il nuovo corso messo in Rolli- che i cittadini meriatto dall’attuale presiden- tino d i più di una semplice
za. “L’operazione –chia- esposizione di prodotti dei
risce Cosimo Lacirignola- più eterogenei e disparati
era iniziata, del resto, già generi. Per questo, ci sono
da un anno fa, appena due gli iper mercati o le grandi
mesi dopo il mio insedia- catene che, ormai numerose,
mento. Riuscimmo in corsa affollano le zone industriali
ad ottenere, nell’edizione di Bari e della sua provin-
Due lapidi per non dimenticare
C
orreva il 9 Aprile 1945
quando, nella tarda mattinata, la Città di Bari subì
l’ultimo disastro bellico della
Seconda Guerra Mondiale con
l’esplosione della nave statunitense Charles Henderson ormeggiata
nel porto del capoluogo pugliese.
Nel ricordo di quel tragico episodio ( ritenuto fra gli storici tra i
più nefasti consumatisi nel Mediterraneo durante l’ultimo scorcio
della Seconda Guerra Mondiale)
una Cerimonia di scoprimento di
due lapidi svoltasi nella mattinata di Mercoledì 9 Aprile 2008
presso la Banchina 14 del Porto
di Bari. Una lapide italiana riportante l’elenco dei 328 caduti
italiani ( in gran parte lavoratori
portuali) e una americana con l’
elenco dei 54 caduti statunitensi : militari a stelle e strisce che
persero la vita in quella tragica
circostanza poichè a bordo del
piroscafo.
Ignote a tutt’oggi le cause di
quell’incidente che impegnò
la Civica Amministrazione che
con l’allora Sindaco Natale Loiacono e l’allora Arcivescovo
e Provveditore degli Studi rispettivamente Marcello Mim-
cia. La Fiera del Levante
desidera proporre qualcosa
di diverso e soprattutto un
progetto innovativo al quale
i funzionari dell’Ente stanno già lavorando da tempo.
E se per offrire un prodotto
migliore bisogna “saltare
un giro”, a malincuore, ma
con coraggio, lo abbiamo
fatto”. Cosa offrirà Expolevante 2009? Consentiteci
di mantenere il riserbo, almeno per il momento –conclude Lacirignola- Possiamo però fare una promessa:
sarà una bella sorpresa per
tutti.
Nicola Zuccaro
Addio
Nardino
L
civili, portuali, militari e religiose con in testa Il Sindaco di Bari
Michele Emiliano, Sr. William
Howard rappresentante del Consolato genarale USA con sede
a Napoli ed il Contrammiraglio
Salvatore Giuffrè Direttore marittimo per la Puglia. Numerosa
la presenza dei parenti delle vittime e della cittadinanza per una
tragedia che lasciato il segno
nella memoria collettiva barese.
utto nel centenario del Bari.
E’ deceduto nello scorso
ed ultimo fine settimana a
Firenze all’ età di 87anni Leonardo Costagliola per gli amanti del
Calcio soprannominato Nardino.
Difese la porta del Bari con 173
presenze dal 1940 al 1948 anno in
cui passò alla Fiorentina. Quì militò sino al 1955 collezionando 230
presenze alle quali si aggiungono
tre con la Nazionale. Nato a Taranto si stabilì definitivamente nel capolouogo toscano. Dalla sua casa
rilasciò una commovente testimonianza trasmessa integralmente il
15 Gennaio u.s. in occasione della
serata celebrativa del primo secolo
di vita del Bari che ne ha onorato il
ricordo col lutto al braccio in quel
di Grosseto come per la Fiorentina
in quel di Siena. Di quella intervista
rimarrà indelebile il ricordo della
gratitudine espressa dal compianto
Nardino nei riguardi della Bari per
averlo lanciato nell’olimpo del calcio nazionale ed internazionale.
N.Z.
N.Z.
Porto di Bari
mi e Tommaso Fiore misero a
disposizione Chiese e Scuole
risparmiate dalle deflagrazioni.
Da prime indagini risulta che a
bordo della Henderson fosse imbarcato del materiale esplosivo.
Entrambe le lapidi benedette dal
Cappellano del Porto
Don Franco Lanzolla sono state onorate con l’esecuzione degli inni nazionali italiano e statunitense eseguiti dalla Banda
della Terza Regione Aerea alla
presenza di numerose autorità
Cultura
22
ß
I
n queste ore nelle strade di Lhasa,
pattugliata da oltre 20.000 soldati cinesi e da una cinquantina di
blindati dell’Armata Rossa, decine e
decine di prigionieri politici tibetani
sfilano sui carri dell’esercito di Pechino ammanettati e a testa bassa mentre
dagli altoparlanti una voce metallica
intima a quanti non sono stati ancora
arrestati di consegnarsi prima che sia
troppo tardi. E sempre in queste ore
sono stati affissi sui muri della cosiddetta Regione Autonoma del Tibet e
delle contee e aree tibetane incorporate nelle province del Sichuan e del
Gansu, manifesti in cui si avverte la
popolazione che ogni assembramento verrà immediatamente sciolto con
la forza dalla Polizia Armata che ha
l’ordine di sparare sulla folla.
Questo è la situazione del Tibet
odierno, governato da quella Cina
che si sta gioiosamente preparando a celebrare la sua parata olimpica pronta ad incassare il plauso e
la meraviglia del mondo per le sue
conquiste e le sue scintillanti vetrine.
Quella Cina autorefenrenziale che
parla di sé come di una “società armoniosa” che grazie al “socialismo
di mercato” è proiettata verso un
futuro di superpotenza economica
e grazie alla forza dei suoi muscoli
(pochi giorni or sono Pechino ha aumentato del 18% il suo già oneroso
budget per le spese militari) anche di
superpotenza politica.
In un’intervista rilasciata alla giornalista Ursula Gauthier e pubblicata
in gennaio dal settimanale francese
le Nouvel Observateur, il Dalai Lama
affermava che nel corso dell’ultimo
incontro che i suoi inviati avevano
avuto nel giugno 2007 con alcuni dirigenti cinesi, questi ultimi avevano
“puramente e semplicemente negato
l’esistenza di un problema tibetano”.
Adesso quei dirigenti dovranno
ricredersi. Adesso, che a Lhasa sono
esplose incontenibili la rabbia, la
frustrazione, il furore delle donne e
degli uomini del Tibet esasperati da
oltre cinquant’anni di giogo coloniale brutale e inflessibile. Adesso, che
a Labrang, Ngaba, Ganja, Machu
e in altre località del Tibet storico si
susseguono manifestazioni e proteste
invariabilmente represse nel sangue.
Adesso, che ovunque nel mondo si
manifesta la disperazione del popolo
tibetano.
L’orrore della carneficina di Lhasa.
L’orrore delle fotografie dei cadaveri
degli assassinati dalle pallottole cinesi
sparate ad altezza d’uomo. L’orrore
dei rastrellamenti, delle incarcerazioni indiscriminate, delle torture. Tutto
questo dimostra che esiste un problema tibetano. Esiste per Pechino ma
esiste anche per la diplomazia internazionale che fatica a rimanere muta,
cieca e sorda (come certamente vorrebbe) di fronte alla tragedia che si sta
consumando sul Tetto del Mondo.
E il problema tibetano è molto
semplice, pur nella sua drammatica
complessità. Il dominio cinese, in
oltre sessant’anni di repressioni, non
è riuscito a normalizzare il popolo
tibetano né all’interno né all’esterno
del Tibet. Le immagini che in questi
giorni stanno circolando sui circuiti
televisivi e sulla Rete, ci fanno vedere come la protesta sia portata avanti
principalmente da giovani e giovanis-
Tibet, l’orrore della
carneficina di Lhasa
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
ß
Pochi giorni or sono Pechino ha aumentato del
18% il suo già oneroso budget per le spese militari
Lhasa in Tibet
simi. Che si tratti di laici o di monaci,
si tratta sempre di persone che non
erano nemmeno nate nel 1959. Che
nonostante tutta la retorica e la disinformazione cinese continuano ad essere fedeli all’identità tibetana e non
si piegano al pugno di ferro di Pechino. Che continuano a sperare e a lottare per un Tibet libero. Per rangzen,
il termine tibetano che designa l’indipendenza così come quello sanscrito
swaraj di gandhiana memoria.
Non a caso “Rise up, resist, return”
(Insorgi, Resisti, Ritorna) è lo slogan
principale di quella “Marcia Verso
il Tibet” che cinque organizzazioni
della diaspora tibetana hanno fatto
partire da Dharamsala il 10 marzo e
che attualmente, dopo un primo stop
provocato dalla polizia indiana che il
13 marzo aveva arrestato i primi cento marciatori, è ripresa e proprio oggi
ha lasciato lo stato indiano dell’Himachal Pradesh ed è entrata in quello del
Punjab puntando verso Nuova Delhi.
Oggi il popolo tibetano sente che l’occasione olimpica mette come non mai
la Repubblica Popolare Cinese sotto i
riflettori dell’opinione pubblica internazionale e questa consapevolezza,
insieme alla sempre più forte disperazione, ha acceso una scintilla che a
Lhasa come a Dharamsala, come in
tanti altri luoghi ha convinto i tibetani
ad agire. Credo sia importante sottolineare il peso che proprio la “Marcia
Verso il Tibet” intrapresa dagli esuli in
India ha avuto e continua ad avere per
la situazione tibetana. Anche se sono
da escludere le capacità organizzative
di cui parlano i cinesi, che accusano
la “cricca del Dalai Lama” di essere
la responsabile dell’insurrezione di
questi giorni, è però molto probabile
che le notizie della “Marcia” diffuse
in Tibet attraverso un passaparola di
telefonate, Sms, Mms, lettere (non
Internet perché in Tibet la comunicazione telematica è strettamente
controllata dall’apparato poliziesco),
ascolti collettivi dei programmi di
Radio FreeAsia, siano state per i tibetani una ulteriore spinta a protestare.
E infatti tra il 10 e il 13 marzo, mentre
in India la “Marcia Verso il Tibet” si
snodava lungo le strade dell’Hima-
chal Pradesh, a Lhasa cominciavano
a tenersi le prime manifestazioni.
Dapprima sparuti gruppi di monaci
poi masse sempre più ingenti di laici e
religiosi, sono scese nelle strade della
capitale tibetana per protestare contro
l’occupazione cinese.
Sarà bene ricordarlo. Si è trattato
per almeno tre giorni di manifestazioni assolutamente pacifiche dove
non è volata nemmeno una pietra ma
si sono uditi solo slogan e preghiere.
Nonostante questo Pechino ha risposto immediatamente con la solita brutalità e durezza. Manifestanti arrestati
e torturati in prigione, asfissianti controlli di polizia, monasteri assediati per
impedire ai monaci di uscire. Ed è a
questo punto che la collera dei tibetani è esplosa incontenibile contro ogni
segno visibile della presenza cinese.
I simboli dell’occupante (negozi,
edifici, automobili) sono stati presi a
sassate, divelti e a volte dati alle fiamme. In qualche sporadico caso a fare
le spese della frustrazione tibetana
sono stati anche alcuni coloni cinesi.
I nodi di decenni di vite vissute come
cittadini di terza classe nel proprio Paese, decenni di angherie, umiliazioni,
sofferenze, discriminazioni sono infine venuti al
pettine.
E’ difficile capire
cosa stia
passando
nella testa
della nomenclatura
cinese in
questo momento. Difficile stabilire se il
segnale che
sta arrivando loro dalle vie e dalle piazze di
Lhasa, dai
monasteri e
dai villaggi
dell’Amdo
(luogo nataledell’attua-
le Dalai Lama) e del Kham, perfino
da alcuni insediamenti dei nomadi, li
farà recedere dalla posizione di totale
chiusura in cui si sono autorinchiusi.
Difficile capire se almeno qualcuno
nelle stanze dei palazzi del potere di
Zhongnanhai stia rimpiangendo di
non aver dato ascolto e spazio alla
posizione moderata e disponibile del
Dalai Lama. Di aver sempre sempre
chiuso in faccia la porta alla richiesta
di dialogo del Dalai Lama. Di aver
detto sprezzantemente ai suoi inviati
che “non esiste alcun problema tibetano”.
Di almeno una cosa però adesso,
grazie all’eroismo e al sacrificio di
centinaia di persone, possiamo essere
certi. Hu Jintao, Wen Jiabao e gli altri autocrati di Pechino hanno dovuto
prendere atto che esiste un “problema
tibetano”. A caldo stanno dando la
colpa alla “cricca del Dalai” ma non
si deve escludere che possano aver
compreso come in realtà stanno le
cose. Ed ora si trovano di fronte ad un
bivio. Possono illudersi di pensare di
risolvere il problema con ancora più
repressione, ancora più torture, ancora più condanne a morte, ancora più
coloni oppure, realisticamente, comprendere una buona volta l’irriducibilità della questione tibetana. Probabilmente è per loro l’ultima spiaggia.
Perché se non ottiene almeno una
modesta apertura di credito, la ragionevole politica del Dalai Lama non
avrà più alcuna chance agli occhi del
suo popolo che già oggi, nonostante
l’immensa devozione che lo circonda
sul piano religioso, politicamente non
convince settori significativi della sua
gente.
Nei prossimi giorni vedremo cosa
accadrà nel Paese delle Nevi. E’ di
pochi istanti fa la notizia che il Dalai
Lama, come gesto estremo per porre
termine alla carneficina e in risposta
alle accuse cinesi di essere il mandante delle manifestazioni, si è dichiarato disponibile a dare le “dimissioni”
dalla guida del suo governo. Si tratta
probabilmente di una minaccia indirizzata ai dirigenti cinesi affinché
gli consentano di poter continuare
a chiedere al suo martoriato popolo
moderazione. Nei fini e nei mezzi.
Dubito che possa essere ascoltato con
autentica sincerità da quanti hanno
ancora le mani lorde del sangue di
centinaia di vittime e non smettono
di ricoprire l’Oceano di Saggezza
di insulti e contumelie. Comunque
vadano le cose però, ritengo che sia
indispensabile che continui in India il
movimento gandhiano della “Marcia
Verso il Tibet” che potrebbe divenire
per la questione tibetana, quello che la
“Marcia del sale” del Mahatma Gandhi rappresentò per la lotta di liberazione dell’India. E’ fondamentale che
la vitalità, l’energia, l’entusiasmo, che
la “Marcia Verso il Tibet” sta suscitando tra i tibetani e i loro sostenitori
internazionali non si spengano e anzi
vengano continuamente alimentati.
Solo così infatti le donne e gli uomini
del Tibet, dentro e fuori il loro Paese,
potranno trovare la forza, l’energia,
l’ispirazione per continuare la lotta
senza soccombere ai demoni della
rabbia cieca, della disperazione e del
furore. Solo così la scintilla della battaglia per un Tibet libero potrà rimanere ben viva e visibile a tutti. Anche
ai cinesi di buona volontà.
Perché il Tibet viva.
Piero Verni
Cultura
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La resistenza tibetana contro il nazicomunismo cinese
D
opo la brutale repressione
in Birmania dove sono stati massacrati centinaia di
uomini in tuniche arancione dalla
spietata repressione dei militari comunisti ora a Lhasa, in Tibet, ritornano protagonisti i monaci contro
il totalitarismo comunista. Anche
se preti e monaci da soli non fanno resistenza. In Tibet le immagini
ci mostrano sempre meno monaci
e sempre più giovani che non sono
religiosi, ragazzi e ragazze uguali a
tanti altri nell’impero cinese comunista e consumista che tuttavia sono
disposti a morire per la libertà. (Massimo Introvigne, In piazza non ci
sono solo monaci, 16.3.08 Il Giornale). Migliaia di militari, che occupano il Tibet da cinquant’anni, hanno
circondato i monasteri e “caricato”,
con le baionette innestate, i pacifici
religiosi che inneggiavano all’indipendenza del loro paese. Alle marce
dei monaci e dei civili che protestano, il governo cinese risponde con i
carri armati a Lhasa. A quasi 50 anni
dalla rivolta repressa nel sangue, che
ha portato all’esilio il Dalai Lama e
decine di migliaia di tibetani, ora una
nuova fiammata rischia di far divampare un incendio violento. Il tutto a
pochi mesi dalle Olimpiadi, che Pechino sbandiera come i Giochi della
pace e della fraternità universale. La
Cina raccoglie quello che ha seminato, scrive padre Bernardo Cervellera, in quasi 50 anni, non ha mai dato
alcuna speranza alla popolazione del
Tibet, ampliando invece il controllo e il genocidio. Il tema ufficiale,
scelto dal governo per le prossime
Olimpiadi, è “un solo mondo, un
solo sogno”, ma per 37 personalità
dell’attivismo democratico in Cina,
bisogna aggiungere “e diritti umani
universali”, lo hanno scritto in una
lettera aperta al governo cinese e al
Dalai Lama
Cio. “Senza promozione dei diritti
umani, che sono il principio fondamentale dell’etica universale in Cina
e altrove, è velleitario promuovere
‘un solo mondo’. Allo stesso modo,
senza la protezione dei diritti umani
di tutti i cittadini cinesi – e cioè, senza abolizione del sistema di controllo
sulla residenza in città e campagne;
senza la fine delle discriminazioni
femminili, sessuali, etniche, religiose e senza la fine della soppressione
del dissenso politico – non ha senso
parlare di ‘un unico sogno’ per tutta
la Cina”. I fatti di questi giorni nella
capitale del Tibet sono la prova che
il regime cinese sta mettendo sotto i piedi i più elementari diritti del
popolo tibetano. “Sono proprio le
Olimpiadi ad aver acceso la scintilla. Atleti tibetani hanno domandato
di partecipare alle Olimpiadi sotto la
bandiera del Tibet, ma la Cina lo ha
negato. Per le cerimonie d’inizio e
fine dei Giochi sono previste performance di danzatori tibetani sorriden-
ti sotto la bandiera cinese, mentre
a Lhasa e nel Tibet la popolazione
rischia il genocidio”. (Bernardo Cervellera, Il sangue del Tibet sulla Pechino dei giochi, 15.3.08 Asianews)
Il Tibet di oggi è come la Polonia
del 1980, come la Lituania del 1988,
come la Birmania del 2007 e anche
come l’Afghanistan del 1989, dove
la maggioranza dei miliziani che
combattevano contro l’Urss non stavano con Bin Laden ma chiedevano
libertà religiosa e democrazia. Che
cos’hanno in comune questi scenari,
culturalmente diversissimi? Si chiede Introvigne. La forza della religione che scende in piazza: una forza
tale da aver fatto cambiare idea a un
teorico della secolarizzazione come
il sociologo Peter Berger che, dopo
la Polonia e l’Afghanistan, parla di
un mondo ormai «de-secolarizzato».
Le proteste di questi giorni, sono
portate avanti soprattutto da giovani
che “Hanno frequentato la temuta
scuola unica cinese, dove si continua
ancora oggi a venerare la sanguinaria memoria di Mao Tse-tung, se ne
imparano a memoria le massime e perfino le poesie, si tace sui suoi crimini, si
è esposti a una quotidiana propaganda
dell’ateismo che insegna che Dio non
esiste e le religioni hanno solo sfruttato
i poveri e gli oppressi. Sono gli allievi
di questa scuola che oggi pregano, vanno in piazza, invocano il buddhismo,
gridano che l’educazione atea è una
menzogna”. Sono giovani come quelli
che hanno sfidato l’armata rossa negli
anni 80 in Polonia e nei paesi dell’est,
anche loro frequentavano la scuola
comunista. Evidentemente non bastano cinquant’anni di indottrinamento a
strappare dall’anima di un popolo la
sua fede millenaria. Nonostante la religione fosse strettamente sorvegliata
nel Tibet, molte famiglie sono rimaste
buddiste, la distruzione di 6.500 mo-
Il Papa parla di emergenza educativa
B
enedetto XVI nella Lettera alla Diocesi e alla
città di Roma sul compito urgente dell’educazione, sollecita la nostra attenzione su un
problema che ancora viene trascurato dalla politica, si pensa a
tutto, sprecando magari risorse
per problemi secondari, dimenticando di investire per la scuola,
per la cultura, per l’educazione.
Il Papa motiva la sua iniziativa:
“Abbiamo tutti a cuore il bene
delle persone che amiamo, in
particolare dei nostri bambini,
adolescenti e giovani. Sappiamo infatti che da loro dipende
il futuro di questa nostra città.
Non possiamo dunque non essere solleciti per la formazione
delle nuove generazioni, per la
loro capacità di orientarsi nella
vita e di discernere il bene dal
male, per la loro salute non soltanto fisica ma anche morale”.
Certo educare non è mai stato
facile, scrive il Papa, e oggi
sembra diventare sempre più
difficile. Lo sanno bene i genitori, gli insegnanti, i sacerdoti
e tutti coloro che hanno dirette
responsabilità educative. Benedetto XVI parla di emergenza
educativa, confermata dagli insuccessi a cui tutti gli operatori
educativi vanno incontro, dobbiamo dare la colpa alle nuove
generazioni? Come se i bambini
che nascono oggi fossero diversi da quelli che nascevano nel
passato. Certamente esiste una
frattura generazionale, ma occorre scoprire la causa di questa frattura. Non si tratta forse
della mancata trasmissione di
certezze e di valori? Si chiede il
Papa. E queste certezze e valori
chi dovrebbe trasmetterli? Gli
adulti, i genitori, gli insegnanti,
anche se è forte tra gli educatori, la tentazione di rinunciare,
anche se il Papa aggiunge che
non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al
proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la
missione loro affidata. In pratica il problema educativo non
riguarda solo i giovani, come
spesso vorremmo credere, ma
anzitutto proprio noi, gli adulti. Scrive Giuseppe Savagnone,
è venuto meno un orizzonte di
valori condivisi, la difficoltà di
credere ancora nella verità e nel
bene, non colpisce solo i figli e
gli alunni, ma i padri e i maestri, che non riescono più a essere tali. Tuttavia, s’intravede
una “domanda di un’educazione che sia davvero tale. La chiedono i genitori, preoccupati e
spesso angosciati per il futuro
dei propri figli; la chiedono gli
insegnanti, che vivono la triste
esperienza del degrado delle
loro scuole; la chiede la società nel suo complesso, che vede
messe in dubbio le basi stesse
della convivenza; la chiedono
nel loro intimo gli stessi ragazzi e giovani, che non vogliono
essere lasciati soli di fronte alle
sfide della vita”. Proprio come
quei giovani studenti del liceo
Spedalieri di Catania, che dopo
la barbara uccisione dell’ispettore Raciti, hanno chiesto aiuto
ai loro docenti in una letteramanifesto, pubblicata dal quotidiano La Sicilia. Nella lettera gli studenti s’interrogavano
sull’assenza di valori nella quale si sentivano di vivere, sulla
totale mancanza di punti di riferimento che li porta a sentirsi
“soffocati dal nulla”. Gli studenti terminavano, con una richiesta drammatica: “Abbiamo
bisogno che qualcuno ci aiuti
a trovare il senso del vivere e
del morire, qualcuno che non
censuri la nostra domanda di
felicità e di verità”. Ancora più
sorprendente è la risposta che i
docenti danno agli studenti, ciò
che rende terribile quella lettera
è il nichilismo pedagogico che
sembra ispirarla, ha scritto Giovanni Belardelli su Il Corriere
della Sera del 10 marzo dell’anno scorso, ripreso poi da il settimanale Tempi. I professori e le
professoresse sostengono che la
scuola, loro stessi, non debbono
dare risposte, anzi non ci devono neanche provare. La scuola,
secondo loro, dovrebbe infatti
limitarsi a “stimolare domande”
e per quanto riguarda il “senso
della vita” che gli studenti dichiaravano nella lettera di aver
perso o di non aver mai trovato,
i professori rispondono: che ciascuno cerchi da solo le “risposte
adeguate al proprio percorso”.
In pratica i professori del Liceo
catanese invece di approfittare
della richiesta di aiuto dei loro
studenti, che si interrogavano e
si ponevano domande sul vero
senso della vita, non fanno altro
che defilarsi e non proporre nulla che possa aiutarli seriamente.
Anzi li invitano semplicemente
a smetterla: “Proporvi, o imporvi, delle verità è integralismo,
cioè barbarie, e pertanto questo
atteggiamento non può avere
luogo nella scuola pubblica,
cioè democratica e laica”. Il
documento dei docenti di Catania è uno schema perfetto
che è presente purtroppo nella
stragrande maggioranza degli
insegnanti italiani, è l’ideologia del dialogo e dell’ascolto,
del rispetto dell’altro e delle
differenze. E’ la scuola dei progetti multiculturali, del rispetto
dell’altro e del rifiuto della pre-
nasteri da parte dei cinesi non è bastata. Nel cuore di ogni credente c’è un
monastero interiore che nessuna polizia
può devastare. Per tutti questi anni il
Dalai Lama ha proposto alla Cina una
soluzione pacifica, con un’autonomia
religiosa per il Tibet, rinunciando all’indipendenza. Per tutta risposta il governo cinese ha sempre sbattuto la porta in
faccia, sospettando chissà quali mire indipendentiste del Dalai Lama che ormai
desidera solo essere un leader religioso.
«Sono stati vent’anni di soprusi, ingiustizie e assimilazione durante i quali i
monaci tibetani e tutto il nostro popolo
ha atteso e sperato che il mondo facesse qualcosa, che qualcuno prestasse
attenzione alle nostre sofferenze e levasse la voce contro Pechino - spiega
al telefono Bo Mu Tsering presidente delle donne tibetane in esilio - ma
nessuno ci ha ascoltato per questo i
monaci hanno deciso che era tempo
di far sentire la loro voce, di portare
nelle strade la rabbia e la sofferenza del
popolo». (Gian Micalessin, La rabbia
dei giovani monaci: “Non possiamo
più aspettare”, 15.3.08 Il Giornale).
Naturalmente i giovani di Lhasa sanno bene di non poter vincere contro il
potente esercito cinese, sperano che
qualcuno in Occidente si accorga di
loro e che soprattutto si pensi meno
al business degli affari con la Cina e
delle Olimpiadi. L’Occidente, non
può non essere solidale con il popolo tibetano, non può essere ipocrita.
“Non può non testimoniare il fatto
che in «un solo mondo e un solo sogno» c’è il Tibet, con questo suo straordinario esempio fondato sulla non
violenza e sulla resistenza. Non può
non dire qualcosa di più dell’invito
«alla moderazione» inviato da Bruxelles al regime nazional-comunista
cinese. O anche qualcosa di più della
richiesta rivolta dalla Casa Bianca a
Pechino – che è infinitamente meglio
del balbettio europeo – sia di rispettare l’identità culturale del Tibet sia
di aprire finalmente il dialogo con il
Dalai Lama. Già, perché il dialogo
è proprio quel che Tenzing Gyatso
chiede da anni”. (Renzo Foa, Caro
Occidente, credi ancora nei diritti
umani? 15.3.08 Liberal).
Domenico Bonvegna
varicazione. Tutte buone intenzioni. Ma come si fa a dialogare
e incontrarsi con l’altro, se non
si parte, con tutto lo spirito critico che si vuole, dai propri valori e dalla propria cultura. “Una
scuola e una società che non ritengono di aver nulla da salvare
nella propria tradizione e nella
propria storia, nulla che meriti
d’essere proposto se non una
generica disposizione all’ascolto e all’apprezzamento indifferenziato (e in fondo indifferente) di tutto e di tutti, su quale
base mai incontrerà l’altro?”
Eppure il ruolo degli insegnanti
è di enorme importanza, troppo
spesso sottovalutato, Benedetto
XVI afferma nella sua lettera
che gli insegnanti non possono
limitarsi a fornire delle nozioni
e delle informazioni, lasciando
da parte la grande domanda riguardo la verità. Una scuola che
si riducesse a trasmettere delle
conoscenze tradirebbe il suo
compito educativo, volto non
soltanto a una maggiore preparazione, ma alla crescita globale delle persone.
D.B.
Cultura
24
ß
A
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Pe r Ol i veri o Tos cani il
maschio è sempre un carnefice
sinistra si vede un bambino nudo (Mario), sotto i piedi, la scritta:
“carnefice”; a destra una bambina anche lei nuda (Anna),
sotto i suoi piedi la scritta:
“vittima”, è il manifesto provocazione di Oliviero Toscani,
“contro la violenza sulle donne”, apparso sul settimanale
29.2.08 Avvenire).
Il tema
che si vuole affrontare sicuramente è d’estrema attualità,
visto le numerose violenze
contro le donne proprio nel
nostro Paese. Ma questi messaggi fanno diminuire l’insopportabile violenza maschile?
Ne dubito fortemente, scrive
Risè. Anzi il poster di Toscani
Oriana Fallaci
Donna Moderna. La provocazione fotografica di Oliviero
Toscani ripropone la vulgata
delle violenze sulle donne ad
opera del solito maschio sempre e comunque un “carnefice”. Secondo l’autore i due
bambini rappresentano l’innocenza, ma fin da subito sono
destinati ad avere, nella loro
vita adulta, due ruoli molti diversi, causati dalla solita società, che attraverso l’educazione
della
famiglia
tradizionale (in particolare la
madre), porterà il maschietto
da innocente a trasformarsi in
un violento egocentrico e prepotente, mentre la femminuccia in una succube involontaria o, in certi casi, addirittura
complice, delle angherie del
primo. Questo maschio , sarà
colpevole fin dalla culla, dal
momento in cui l’ecografo rivelerà che sarà maschio, o la
levatrice guardandolo dirà che
sarà maschietto. “Bisogna
avere un cuore ben duro per
non provare pietà per queste
creature innocenti, esposte
sulla stampa nude in un tempo
di pedofilia fuori controllo,
per veicolare un messaggio di
odio fra i due sessi”. (Claudio
Risè, Il disprezzo del maschile
genera
solo
insicurezza,
secondo Giuseppe Savagnone,
contribuisce a creare il clima
che vuole denunciare. E’ abbastanza discutibile il mezzo
fotografico che usa Toscani,
bisognerebbe interrogarsi proprio sul ruolo negativo che
hanno le immagini nell’alimentare una cultura dell’aggressività. Certamente emerge
che proprio Toscani, in questi
anni, con i suoi manifesti, ha
alacremente contribuito a creare il clima che pure pretende
di voler denunciare. In ogni
modo “Assistiamo oggi a una
totale problematicità dell’idea
stessa di virilità e di femminilità, nonché a un depotenziamento pauroso dell’una e
dell’altra nella prassi diffusa,
che non sono effetto, ma causa
del dilagare della violenza
sulle donne”. (Giuseppe Savagnone, Ci risiamo, ma provocando si impara? 28.2.08 Il
Giornale di Sicilia). Guglielmo Piombini in un brillante
articolo su Il Domenicale nel
luglio dell’anno scorso rileva
come da decenni gli uomini
occidentali hanno perso il coraggio di rispondere alle critiche delle femministe, che a
sua volta nonostante tutto hanno guadagnato una gran libertà di scelta nel campo
dell’istruzione, del lavoro e
della famiglia. Le femministe
invece di celebrare questi progressi, continuano a presentare le donne come vittime della
discriminazione e a pretendere
dallo Stato trattamenti privilegiati. A difendere il maschio
occidentale ci pensa un ex
femminista Alessandra Nucci,
con un libro, La donna a
una dimensione, (Marietti,
Genova, 2006). La Nucci
documenta come le femministe sono riuscite con
successo ad imporre in
ogni sede l’ideologia di
‘genere’, una dottrina che
si basa sulla convinzione
che tutte le differenze fra
gli uomini e le donne, a
parte quelle fisiche, siano
frutto di indebiti condizionamenti e di stereotipi sociali, e che quindi siano
modificabili. Infatti, per
Savagnone il rischio più
grave oggi è quello di
smarrimento dell’identità
maschile e femminile.
L’ideologia del femminismo di genere si alimenta
al radicalismo libertario e
afferma che l’identità sessuale non è determinata
dal sesso biologico, perché
il corpo non deve essere
un ostacolo e un limite alla
libertà; al contrario, l’individuo deve poter scegliere liberamente il genere a cui appartenere, se
essere cioè maschio o femmina. Secondo questa prospettiva, il sesso biologico
non è e non deve essere il
punto di riferimento nella
formazione dell’identità
sessuale della persona,
perciò è necessario intervenire sin dall’inizio del processo educativo affinché l’uomo costruisca il proprio genere
di appartenenza, libero da ogni
vincolo culturale che lo orienti all’eterossessualità come
scelta normale. (Laura Boccenti, Il femminismo e la questione del “genere”, Febbraio
2008 Il Timone). Le femministe radicali, puntano a cancellare la distinzione delle
“classi” sessuali, tendono ad
eliminare le differenze tra i
sessi. Per loro la rivoluzione
comunista non deve limitarsi a
togliere la proprietà privata
dalle mani dei capitalisti, ma
deve distruggere la famiglia
patriarcale che sta all’origine
dello sfruttamento della donna. (Ibidem) La rivoluzione
sessuale dopo aver distrutto la
famiglia monogamica, ha diffuso con successo una cultura
che disprezza il maschio e tutti i caratteri solitamente associati alla mascolinità. Esistono università, ma anche scuole
nel Nord Europa, dove i giovani sono attaccati sistematicamente per la loro identità e
denigrati dalle insegnanti, che
arrivano a provocare le femmine affinché contrastino il
sesso maschile. L’ideologia
femminista mette sotto accusa
solo i maschi occidentali, in
particolare la figura paterna.
Le femministe non spendono
una parola di critica nei confronti degli uomini che appartengono a culture molto più
oppressive e ‘patriarcali’ di
quella occidentale. In Svezia
qualche anno fa le femministe
avevano proposto una tassazione collettiva per legge a carico degli uomini svedesi,
considerati come i talebani, in
riparazione delle loro presunte
violenze sulle donne. L’attacco al maschio occidentale –
scrive Piombini - potrebbe
produrre però un inatteso effetto boomerang: la progressiva islamizzazione culturale e
demografica del continente
europeo. In pratica le femministe distruggendo la famiglia
e la figura paterna, stanno
spianando la strada alla penetrazione indisturbata dell’islam
nelle società occidentali, preparando così un futuro da incubo per le prossime generazioni di donne.
Piombini
sostiene tra l’altro che la vittoria della cultura femminista
potrebbe paradossalmente favorire l’avvento dell’Eurabia.
Anche se le più coraggiose e
indomite avversarie dell’Islam
in Occidente siano donne
come Oriana Fallaci, Bat
Ye’Or e Ayaan Hirsi Ali, è
fuori dubbio che le donne occidentali siano più favorevoli
al multiculturalismo e all’immigrazione islamica rispetto
ai maschi occidentali.
Secondo il movimento femminista tutti i mali del mondo provengono
dall’uomo
occidentale, che opprime sia
le donne sia gli uomini non
occidentali. Gli immigrati
musulmani sono anche loro
vittime, al massimo hanno
qualche pregiudizio patriarcale, ma comunque sempre
meglio degli uomini occidentali. Il femminismo radicale,
contribuisce alla diffusione
del vittimismo in Occidente e
alla riscrittura dei libri di storia che facesse giustizia dei
‘pregiudizi’ maschilisti ed
eurocentrici. Nei Paesi Scandinavi, dove l’applicazione
dell’ideologia femminista e
multiculturalista ha raggiunto
le punte più avanzate, negli
ultimi anni si è verificato un
aumento degli stupri e delle
violenze sulle donne, per opera nella quasi totalità dei casi
di giovani immigrati islamici.
Qualcuno insinua che la colpa
è delle donne norvegesi che si
vestono in modo provocante.
Di fronte a queste continue
aggressioni, la reazione degli
uomini scandinavi è quasi
inesistente. L’istinto protettivo maschile non si manifesta
perché le donne nordiche hanno lavorato senza sosta per
sradicarlo, scrive Piombini.
In questo modo il femminismo radicale ha indebolito
mortalmente la Scandinavia,
e probabilmente l’intera società occidentale. Così dopo
ß
aver reso impotenti e ridicolizzati i maschi occidentali,
colpevoli di tutta l’oppressione del mondo, il femminismo
radicale non sta conducendo
al paradiso femminista, ma
all’inferno islamista. Si finisce così per giustificare la
schiavitù in cui è costretta la
donna musulmana. Del resto
una società in cui gli uomini
sono stati ‘femminilizzati’,
scrive Piombini è destinata a
cadere preda delle più aggressive civiltà tradizionali. Così
invece di ‘avere tutto’, le
femministe rischiano di perdere tutto, e la crescente violenza degli immigrati contro
le donne occidentali è un sintomo del crollo dell’utopia
femminista. Tra l’altro a casa
nostra le attiviste femministe
attaccano duramente l’arretratezza e la mentalità patriarcale della Chiesa Cattolica,
poi quando si recano nei paesi musulmani, come ha fatto
recentemente Lilli Gruber o
Gianna Nannini, ostentano
con orgoglio le loro foto con
il chador. Sarebbe interessante comprendere perché le
donne progressiste occidentali hanno tutta quest’ammirazione per l’Islam, quando non
esiste un solo paese musulmano in cui le donne godano
di diritti lontanamente paragonabili a quelli dell’uomo.
Qualche malizioso commentatore ha scritto che si comportano così perché molte di
queste donne trovano sessualmente attraente la sottomissione, mentre poco seducenti
e noiosi gli uomini femminilizzati dell’Europa Occidentale, rispetto ai virili sceicchi
del deserto. Paradossalmente
anche gli uomini occidentali
preferiscono una moglie che
proviene da culture più tradizionali. Sembra che le donne
nordiche convertite trovano
appagamento nel ruolo ben
definito di cura della casa e
dei figli che l’Islam assegna
loro. Queste donne hanno
scoperto un senso da dare alla
propria vita che non trovano
nella cultura secolare o
nell’insipido e succube Cristianesimo modernista. Un
comportamento che interpella
la psichiatria, spesso la psiche femminile, adotta comportamenti
autodistruttivi.
L’Occidente femminilizzato
dopo decenni di propaganda
antimaschile, sembra che abbia adottato quest’atteggiamento autodistruttivo delle
donne. In pratica siamo alla
sindrome di Stoccolma, dove
ci s’innamora del proprio carceriere. Il nostro Occidente é
quotidianamente minacciato,
insultato e aggredito con prepotenza dal mondo musulmano, ma reagisce – come la
moglie abusata – incolpando
se stesso, come se fosse in
qualche modo affascinato dai
suoi aguzzini.
Domenico Bonvegna
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Cultura
La storia della Chiesa nella
storia: bilancio e prospettive
S
i è tenuto a Roma ospitato dalla Pontificia
Università della Santa
Croce il XII Convegno internazionale della Facoltà di
Teologia avente quest’anno
per tema : “La storia della
Chiesa nella storia: bilancio
e prospettive”. Dopo il saluto
del Rettore dell’Ateneo Prof.
Mons. Mariano Fazio, la prima giornata è stata dedicata
ad affrontare la nascita degli
studi di storia della Chiesa e
della storiografia ecclesiastica nei primi secoli immediatamente successivi l’affermazione e la diffusione della
Chiesa primitiva, mentre la
seconda si è concentrata sulle
epoche più recenti, iniziando
significativamente dal periodo post-tridentino per arrivare agli ultimi lavori del XX
secolo successivi al Concilio
Ecumenico Vaticano II (19621965). I numerosi studiosi
convenuti a Roma per l’occasione (segnaliamo tra gli altri:
Martin Aurell dell’Università
di Poitiers, Jean-Dominique
Durand dell’Università di
Lione e José Andrés-Gallego
del Consejo Superior de Investigaciones Cientìficas di
Madrid) sono partiti dalla
prima storiografia cristiana
e dal suo rapporto con i cultori di Clìo nel mondo classico greco-romano per arrivare
quindi a soffermarsi sulle diverse metodologie storiografiche medievali che segnano
l’ultima coerente veduta d’insieme di un mondo che subirà
pesantemente l’attacco degli
intellettuali protestanti della Riforma, figli primogeniti
della rivoluzione culturale
dell’umanesimo. Sarà infatti proprio a partire da questa
svolta che, come ha spiegato il prof. Marco Pellegrini
dell’Università di Bergamo,
(1883) il Romano Pontefice
infatti scriveva che “la storia,
studiata nelle sue vere fonti
con animo sgombro di passioni e di pregiudizi, riesce
spontaneamente per se stessa la più splendida apologia
della Chiesa e del Papato”. Il
Pontefice sottolineava in tal
modo sia la scientificità che
deve qualificare la storiografia ecclesiastica, sia la consapevolezza che uno storico
della Chiesa dovrebbe sempre
aver presente, di avere a che
fare con una realtà trascendente, quantomeno sui generis: elemento fondamentale,
imprescindibile per un’autenMons. Javier Echevarría, prelato dell’Opus Dei con il rettore della Pontificia
tica storia della Chiesa eppur
Università della Santa Croce, Mons. Mariano Fazio
troppo spesso dimenticato o
messo tra parentesi negli stu“l’approccio al mistero della
di, anche accademici,
storia subì un cambiamento
come se il solo fatto
radicale”. Fin dal suo nascere
che
un’istituzione
infatti l’umanesimo “si convanti un’origine di
cepì come un movimento di
natura ultraterrena
rottura”, d’avanguardia, che
costituisca di per sé
si proponeva di “liquidare”
un’offesa inaccettae “superare” la Tradizione.
bile per la ricerca di
Nell’ambito della storia deluna sana storiograla Chiesa è interessante nofia laica, tale da non
tare come lo stesso tipo di
poter neanche essere
approccio intellettualistico,
presa in consideranonostante diversi richiami
zione. Così anche la
dei Pontefici, sia sopravvisstoria della Chiesa
suto tenacemente fino ad arsubirà nel corso dei
rivare, più vivo che mai, ai
secoli deformazioni,
giorni nostri. Pur cambiando
travisamenti e ideper necessità abiti e guide di
ologizzazioni
che
riferimento, esso infatti non Jean Dominique Durand, Università di Lione
contribuiranno poi,
ha cambiato la radice dell’imtalvolta in modo evipostazione ideologica di fondente, a generare (ando come dimostra più di tutti do per de-cristianizzare tout- che all’interno della comuniquella stessa “ermeneutica court, seppur gradualmente, tà ecclesiale) una lettura del
della rottura” che, anche in l’esperienza umana. Dopo le fenomeno “Chiesa” intrinseambito ecclesiale, interpre- crisi derivate dall’umanesimo camente pre-giudiziale con
tando a suo modo il Concilio e dall’illuminismo in epoca effetti tangibili fino ai giorni
Vaticano II tenta oggi cultu- moderna bisognerà attendere nostri. Uno dei primi contracralmente un nuova transizio- l’iniziativa di un Papa come colpi in questo senso fu l’afne verso una postmodernità Leone XIII (1878-1903) per- fermazione della rivoluzione
che sia finalmente libera da ché la storiografia cristiana culturale dell’umanesimo apogni impalcatura teologica ed riprenda nuovo slancio. Nella pena ricordata. Eppure la stoecclesiastica, de-teologizzan- Lettera apostolica sugli studi riografia cristiana in auge fino
do di fatto la storia del mon- Saepenumero considerantes ad allora non era stata certo
inutile: essa aveva cercato
anzi di dare una spiegazione
razionale agli avvenimenti e
di indagare il reale nell’ottica
di un’intenzione pedagogica,
fedele alla natura etica intrinseca all’essere umano. In questo senso la prima storiografia
cristiana – ha osservato Paolo
Siniscalco dell’Università La
Sapienza di Roma - “ha gettato le basi dove la parte teorica è fondamentale”, ha fondato cioè ‘di fatto’ quella che
oggi chiamiamo l’officina del
lavoro dello storico, per cui si
può affermare senza tema di
smentita che “ancora ai nostri
giorni, tutto sommato gli siamo debitori”. Questo aspetto ‘fondazionale’, fra l’altro,
spiega anche come mai perché proprio il cristianesimo e
l’ambiente cristiano in generale siano stati nel corso del
tempo così fecondi di storici
e di interesse per la storia. La
storia era ed è, concretamente, la sede della Rivelazione
di Dio, il luogo in cui Dio in-
25
contra l’uomo e lo rende partecipe del suo piano d’amore.
Si comprende allora perché,
ad esempio, i Vangeli indichino con scrupolosa cura punti
di riferimento cronologicamente precisi in rapporto agli
eventi narrati. E perché, dopo
di essi, così diverse e numerose saranno le forme e i generi
in cui la storiografia cristiana si diffonderà: l’elenco va
dall’Historia
eccleasiastica
di Eusebio di Cesarea (265 –
340 ca.) al De viris illustribus
di San Gerolamo (347 ca.419) passando per gli scritti
di San Teofilo di Antiochia
(120 – 185 ca.), Giulio Sesto
Africano (160 – 240 ca.), Sulpicio Severo (360 ca. – 420
ca.), San Prospero di Aquitania (390 ca. - 463 ca.), Idazio
(400 – 469 ca.), Marcellino
Comes (490 – 534 ca.), Cassiodoro (490 ca. – 583 ca.),
San Gregorio di Tours (538
ca. – 594 ca.), Sant’Isidoro di
Siviglia (550 – 636 ca.) fino
Beda il Venerabile (672 – 735
ca.) o, in ambiente greco,
Esichio di Mileto (550 – 600
ca.), Giovanni di Antiochia
(590 ca. – 648 ca.) e Giovanni Malalas (491 ca. – 578)
solo per fare alcuni nomi. Ma
l’elenco potrebbe continuare
(si pensi solo al capitolo ricco
e vario dell’agiografia su cui
in questa sede non è possibile soffermarsi). Fare storia
della Chiesa significa allora
realmente fare storia di una
civiltà e oggi più che mai, in
un contesto di confronto tra
civiltà e di necessario recupero di una comune memoria storica, essa assume una
significativa attualità: non a
caso sul valore della storia
della Chiesa per l’umanità di
oggi e più in particolare per la
necessità della nuova evangelizzazione è tornato, quasi a
volerne sottolineare l’urgenza improcrastinabile, Benedetto XVI nelle sue catechesi settimanali sui Padri della
Chiesa. Parlando di un grande storico, Eusebio di Cesarea, e rivolgendosi a un vasto
pubblico, di studiosi e non, il
regnante Pontefice ha significativamente sottolineato che
la sua figura di storico “interpella vivacemente i credenti
di ogni tempo riguardo al loro
modo di accostarsi alle vicende della storia, e della Chiesa
in particolare. Egli interpella anche noi: qual è il nostro
atteggiamento nei confronti
delle vicende della Chiesa?
E’ l’atteggiamento di chi se
ne interessa per una semplice
curiosità, magari andando in
cerca del sensazionale e dello scandalistico a ogni costo?
Oppure è l’atteggiamento pieno d’amore, e aperto al mistero, di chi sa – per fede – di
poter rintracciare nella storia
della Chiesa i segni dell’amore di Dio e le grandi opere
della salvezza da lui compiute? Se questo è il nostro atteggiamento, non possiamo non
sentirci stimolati a una risposta più coerente e generosa, a
una testimonianza più cristiana di vita, per lasciare i segni
dell’amore di Dio anche alle
future generazioni.”
Omar Ebrahime
Cultura
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N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Oggi vi regna l’ottantaquattrenne re Abdullah, che nella sua vita pare
abbia sposato una trentina di mogli, con una ventina di figli viventi
La condizione delle donne in Arabia Saudita
Spesso neanche il lustro e la ricchezza della famiglia d’origine
sono sufficienti a garantirne una maggiore tutela e dignità
Re Abdullah
L
’Arabia Saudita è la terra del sunnismo più rigoroso. Qui ha preso
vita la corrente tradizionalista
del wahhabismo, che ormai
trova diffusione ben oltre i
confini della penisola arabica,
raggiungendo, per esempio, il
Caucaso e la Russia meridionale. Qui, in questi deserti, le
famiglie dei Saud (capi militari
e politici) e dei Whahhb (capi
religiosi) si legarono indissolubilmente nel XVIII secolo,
giurandosi fedeltà reciproca,
con l’intento di realizzare una
comune azione per il rinnovamento dei costumi, che entrambi giudicavano eccessivamente
rilassati. Si ponevano così le
fondamenta dell’attuale dinastia. Oggi vi regna l’ottantaquattrenne re Abdullah, che
nella sua vita pare abbia sposato una trentina di mogli, con
una ventina di figli viventi. Intorno a lui uno stuolo di fratelli e nipoti, che occupano i posti
nevralgici dello Stato. Il wahabismo interpreta in modo ancora più rigido il già ristretto
ambito di libertà della donna
musulmana. Spesso neanche il
lustro e la ricchezza della famiglia d’origine sono sufficienti a garantirne una maggiore tutela e dignità. Principesse
o semplici borghesi che siano,
in Arabia Saudita le donne fin
dall’infanzia vengono educate
ad un “sacro rispetto” del maschio. Il figlio maschio è sempre una benedizione, così che
se per sventura nasce una femmina, la madre riceve la commiserazione di parenti e vicini:
“…Vedrai, sei ancora giovane,
la prossima volta sarà maschio!”. Accade in molti paesi
musulmani, e accade anche in
Arabia Saudita. Nel racconto
autobiografico della principessa saudita Sultana, protagonista del libro “Dietro il velo”
(Jean P. Sasson, Sperling &
Kupfer Editori S.p.A., 1992),
le cose vengono messe in chiaro fin da subito: i fratellini
maschi, anche se più piccoli,
sono oggetto del massimo rispetto da parte delle sorelle,
che non possono infastidirli o
reagire ai piccoli soprusi, tipici
dell’età infantile. L’autorità
del padre, che si divide fra le
diverse mogli e le relative famiglie (che non necessariamente vivono tutti insieme
sotto lo stesso tetto), è ovviamente assoluta. In genere dai
14 ai 16 anni alle ragazze viene
trovato marito, ma spesso si
tratta soltanto di cambiare tutore. Nel libro di Jean P. Sasson si narra, fra l’altro, dello
sfarzoso matrimonio della sedicenne Sara, sorella di Sultana, combinato dal padre e dal
“promesso sposo”, un uomo di
62 anni, che aveva già due mogli. Sara, che non ha alcuna
intenzione di veder naufragare
i propri sogni di giovane donna
fra le braccia di un anziano,
viene costretta al matrimonio
non solo moralmente, ma pure
fisicamente, con opportune
dosi di psicofarmaci. Questa
storia non si situa in una cornice di degrado sociale e culturale, ma all’interno della vastissima famiglia reale saudita, fra
sceicchi e principesse abituati
a vivere nel lusso più sfrenato
garantito dai petro-dollari. In
questo libro l’Autrice, Jean P.
Sasson, dichiara: “L’Islam permette all’uomo di divorziare
senza sindacarne i motivi. Invece per una donna è molto
difficile divorziare… Molti
fattori definiscono il tipo di
matrimonio di una ragazza araba: il suo nome, la ricchezza
della sua famiglia, la mancanza
di deformità e la bellezza. Incontrarsi prima del matrimonio
è tabù, così un uomo deve dipendere dall’occhio della madre e delle sorelle che ricercheranno per lui la persona giusta.
Persino dopo che è stata fissata
la data del matrimonio è raro
che una ragazza incontri il futuro marito prima della cerimonia, anche se a volte le famiglie permettono uno scambio
di fotografie… Naturalmente
nessuno scandalo deve macchiare la reputazione della bella, altrimenti la sua desiderabilità cesserà di esistere: una
ragazza simile potrà solo essere accasata come terza o quarta
moglie in uno sperduto villaggio…(pagg. 39-40)”. Fra i fidanzati non esiste dunque alcuna possibilità di conoscenza
reciproca, con le inevitabili
sorprese che il matrimonio poi
riserva, specie per le donne.
Come se non bastasse la polizia religiosa (i cosiddetti mutawwa) in Arabia Saudita vigila
per mantenere la moralità nei
luoghi pubblici. Non solo niente alcolici e niente abiti occidentali, ma soprattutto nessun
contatto fra ragazzi e ragazze.
Ma il divieto, come spesso ac-
cade, aguzza l’ingegno. Così le
ragazze benestanti si fanno
scorazzare per le strade più
trafficate ed eleganti dai propri
autisti (indiani, pakistani, filippini, ecc.): in ciascuna delle
auto che avanzano a passo
d’uomo brilla la luce di un
bluetooth. Se tutto va per il
meglio, riescono a collegarsi
col cellulare del ragazzo della
macchina accanto, lontani dagli occhi indiscreti dei mutawwa. E’ l’occasione di un incontro, con la possibilità di far
nascere, eventualmente, una
relazione semi-clandestina. Ma
anche questi miseri sotterfugi
per sottrarsi alla vigilanza della polizia religiosa non sono
alla portata di tutte le giovani
donne, perché soltanto le ricche saudite hanno a disposizione un immigrato pronto a farle
da autista personale. Alle saudite, infatti, è severamente
proibito guidare l’auto. Ogni
tanto qualche principessa reale
o qualche facoltosa intellettuale trova il coraggio di ribellarsi, sfidando l’autorità dei mutawwa, e si mette al volante.
Sono soprattutto coloro che per
motivi vari hanno trascorso
lunghi anni all’estero, specie
in Occidente, e trovano asfissianti le proibizioni e le censure locali. Si tratta comunque
di episodi isolati, e il tutto finisce con severe ammonizioni e
la promessa di un tutore maschio di vigilare affinché
l’episodio non abbia a ripetersi
… Questo aspetto della condizione femminile saudita viene
ampiamente trattato dall’eurodeputato Lilli Gruber nel suo
libro “Figlie dell’Islam” (Rizzoli, Milano, 2007, pagg.349).
L’On.le Gruber – eletta al parlamento di Strasburgo nelle
fila della sinistra italiana – intervista una sfilza di principesse e di donne d’affari saudite,
nell’estenuante ricerca di un
filone islamico-femminista che
stenta a farsi strada, e che comunque, per la sua appartenenza alla cerchia del potere, gode
di privilegi sociali che per altre
donne sarebbero assolutamente
impensabili. L’impossibilità di
guidare l’auto ovviamente condiziona le donne nel mondo del
lavoro (almeno quelle che non
dispongano dell’autista di famiglia!), impedendole di spostarsi liberamente. E’ un altro
elemento che le spinge nella
rigida chiusura fra le pareti domestiche. L’8 marzo 2008 ha
fatto il giro del mondo un filmato diffuso su You Tube da
Wajeha Al-Huwaider, 45enne
intellettuale saudita – già arrestata in passato per la sua attività in favore del rispetto dei
diritti umani – che nel giorno
dedicato alla donna ha sfidato
le autorità mettendosi a guidare e riprendendosi al volante.
Ha quindi messo il filmato su
You Tube. Il suo atto di protesta segue una petizione firmata da circa 3.000 donne che
chiedono al re Abdullah di
avere il permesso di guidare
l’automobile. Il divieto infatti
non è basato su una legge, “…
ma sull’interpretazione restrittiva del principio per cui le
donne devono essere accompagnate in pubblico da un parente maschio (loro guardiano)
“ (Sfida di una saudita. Al volante, sul web, in: Corriere
della Sera, lunedì 10 marzo
2008, pag.18). Il divieto di
Jean P. Sasson
guidare e l’obbligo di essere
sempre accompagnate in pubblico da un uomo della famiglia costituiscono forse gli
aspetti più macroscopici di
questa compressione misogena. La stessa istruzione per le
bambine saudite è una conquista relativamente recente, che
risale agli anni ’60. Ma anche
per loro, rigidamente separate sin da piccole dall’universo
maschile, i problemi non
mancano. Memorabile resta il
gravissimo episodio dell’11
marzo 2002, riportato anche
nel volume di Lilli Gruber. In
quel giorno scoppiò un incendio in una scuola femminile
di La Mecca: “… Quando alle
otto del mattino fu dato l’allarme, negli edifici c’erano
835 alunne e 52 professoresse. I pompieri e le squadre
della protezione civile arrivarono rapidamente sul posto e
cominciarono ad evacuarle.
Poi, all’improvviso, comparvero i mutawwa e presero
un’iniziativa
che
sollevò
un’ondata di indignazione:
impedirono ad alcune bambine senza velo di uscire da
quell’inferno di fiamme. A
nulla servirono le proteste
delle squadre di soccorso e
una quindicina di giovanissime allieve rimasero uccise. Il
giorno dopo la stampa si fece
portavoce delle denunce contro la polizia religiosa. Dopo
alcuni mesi il ministro degli
Interni, quel principe Nayef
secondo cui le accuse ai Mutawwa sono solo falsità, esortò i guardiani della virtù a
mostrarsi meno severi …”
(Figlie
dell’Islam,
cit.,
pagg.173-174). E’ l’ennesima
dimostrazione che potere politico e potere teocratico in Arabia Saudita sono intimamente
legati, combinazione certamente tipica dell’Islam, ma
qui ancora più eclatante in
forza dell’antico patto fra i
Saud e i Whahhb.
Roberto Cavallo
Continua …
Cultura
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
27
La sottomissione dell’Occidente
Q
uello che sta succedendo in Olanda è un film
già visto, Geert Wilders
capo di un partito di destra che
per le sue posizioni radicali può
non piacere, ha realizzato un
film, “Fitna” che dovrebbe uscire
tra qualche settimana, “si tratta
di un cortometraggio imperniato
sul corano - afferma Wilders – di
cui analizzo alcuni versi, servendomi anche di immagini, per dimostrare la pericolosità. Ci sarà
uno spezzone tratto da un programma della Tv palestinese in
cui un imam dice ai suoi seguaci:
‘Tempo fa grazie ad Allah abbiamo governato il mondo. Presto arriverà il momento in cui lo
domineremo’”. Per questo film
gli imam olandesi hanno lanciato una fatwa contro Wilders.
Ci risiamo dopo Teo van Gogh,
Ayaan Hirsi Ali, Flemming Rose,
Robert Redeker, lo stesso Benedetto XVI, ora Geert Wilders,
leader del Partito della Libertà
(Pvv) olandese è violentemente attaccato dai fondamentalisti
islamici per un film sul corano.
Su YouTube sono stati diffusi
due agghiaccianti video in uno
il parlamentare olandese appare
in procinto d’essere decapitato
nell’altro mentre gli sparano tre
colpi alla testa. “Tutto questo
in una nazione come l’Olanda
che si professa democratica e
tollerante. Ma tollerante verso
chi? Si domanda polemicamente
Wilders. Il parlamento iraniano
ha chiesto a quello olandese di
impedire la diffusione di Fitna.
Il ministro degli esteri olandese
Marcel Verhagen ha assicurato
al suo collega iraniano che il suo
governo si dissocia dall’argomento trattato nel film e che se
Wilders lo metterà in rete è probabile che il parlamentare dovrà
abbandonare l’Olanda perché
non sarà più possibile proteggerlo. Si ripete quello già successo
con Ayaan Hirsi Ali, somala eletta
parlamentare in Olanda e poi per
aver girato il film “Submission”
con Teo van Gogh dove si denunciava le violenze sulle donne nel
mondo musulmano, raggiunta
anche lei da una fatwa ha dovuto
lasciare l’Olanda, perché non riuscivano più a proteggerla. Oggi
è costretta a vivere negli Stati
Uniti, senza scorta. Wilders in
un’intervista al quotidiano Volkskrant afferma: “Eravamo tutte
due nella lista nera trovata dopo
la morte del regista di Submission, Teo van Gogh, assassinato
per strada ad Amsterdam il 2 novembre 2004, come una bestia da
macello. Da quel momento è cominciato l’inferno anche per me.
Sono stato costretto a nascondermi, a trascorrere con mia moglie
mesi e mesi in una cella di pochi
metri quadrati, da dove non potevamo uscire, ricevere telefonate,
visite. E tutto questo soltanto per
aver detto che l’Olanda si stava
islamizzando”. (Maria Cristina Giongo, La denuncia: “Così
l’Olanda si arrende ai musulmani”, 16.2.08 Il Giornale). Quello di Wilders è un altro segno di
viltà del nostro Occidente, l’ennesimo episodio d’intolleranza
verso giornalisti, uomini di pensiero che liberamente vogliono
Geert Wilders
sostenere le proprie tesi anche se
talvolta sono politicamente scorrette. E l’Olanda che rappresenta
il Paese della tolleranza, diventa
quello dell’intolleranza, anzi della sottomissione. “Sottomissione
a chi ritiene legittimo usare la
violenza per affermare o difendere la propria religione, a un male
storico che credevamo di avere sradicato da secoli dal nostro
continente, e che tragicamente
ritorna sotto le vesti di una religione estranea all’Europa, e dal
quale l’Europa si è sempre dovuta difendere”. (Giordano Bruno
Guerri, “Submission” il tramonto
dell’Occidente, 16.2.08 Il Giornale). Addirittura il nostro Occidente non solo non riesce o non
vuole difendere i propri cittadini
di fronte alle barbare minacce
dei fondamentalisti islamici ma
persegue giuridicamente alcuni
di loro com’è capitato a Flemming Rose, il giornalista danese
che pubblicò le vignette sul Profeta, oltre alle fatwe islamiche e
a dover scappare dal suo paese,
ha subito un processo anche alle
Nazioni Unite, o il caso di Robert
Redeker uno sconosciuto professore di un liceo francese, laico
neanche cattolico, condannato a
morte dal fondamentalismo islamico per aver difeso Benedetto
XVI e per tutta risposta il sistema scolastico francese che fa lo
butta fuori dalla scuola, facendolo dimettere. “E’ in corso una
guerra culturale, una guerra di
idee prima che militare e strategica - scrive Giulio Meotti su Il
Foglio del 20-10.06 - In cui nessuno si pone il problema di quale
presenza islamica in Europa e di
come quella religione sia predicata e praticata”. E quando i
fondamentalisti islamici non arrivano al gesto estremo di toglierti
la vita, ti graziano dicendoti che
“Non ti taglio la gola a condizione che ti tagli la lingua”, come ha
scritto Magdi Allam sul Corriere
della Sera l’anno scorso, a proposito della libertà d’espressione.
E’ come se ci dicessero: “tu sei
certamente colpevole e meriteresti la pena capitale, oggi ti condoniamo il tuo peccato, quindi hai
salva la vita, purché non lo commetti mai più, cioè devi cessare
di esercitare il legittimo diritto
alla libertà d’espressione, ovvero
di essere pienamente te stesso”.
(Magdi Allam, La jihad dei taglialingua, 11-10-06 Corriere della Sera) Accettare questo ricatto
del fondamentalismo islamico
si traduce nell’accettare l’assioma “meglio dhimmi che morti”,
che assomiglia molto allo slogan
di qualche decennio fa “meglio
rossi che morti”, quando l’Urss
imperava minacciosa sull’Occidente disarmato che preferiva
non combattere e girarsi dall’altra parte, come fece per esempio
con l’Ungheria nel 1956. L’Oc-
cidente pavido e disorientato non si rende conto che
accettando questa specie
di salvacondotto per godere di una tregua armata,
sta nutrendo il coccodrillo
con la speranza di essere
mangiato per ultimo. Non
riusciamo a vedere che tra
la jihad dei tagliagola e la
jihad dei taglialingua c’è
sola una differenza formale: entrambe le guerre
sante islamiche mirano ad
annientare la persona, la
prima direttamente e fisicamente, la seconda indirettamente e psicologicamente.(Ibidem) In questo
momento è bene ricordare
che la legge islamica della
sharia, prevede per i cristiani e gli ebrei lo stato di
dhimmi, “protetti”. Così i cristiani non possono svolgere attività
missionaria, né accedere alle cariche pubbliche più importanti, e
devono pagare tasse più alte: insomma sono cittadini di serie B,
ma almeno salvano la pelle. Certo
in Europa ancora non siamo nella situazione di sottomessi, forse
non lo diventeremo mai, anche
se l’imam della moschea di Segrate Ali Abu Shwaima sostiene
che tra dieci anni l’Islam sarà nel
cuore degli italiani. E per restare
a Milano, senza voler fare facili
allarmismi, mi ha colpito l’analisi di qualche anno fa di Filippo
Facci per Il Giornale sull’”invasione” di extracomunitari di
origine islamica nella metropoli
milanese. “Si calcola che siano
100 mila gli arabi che vivono a
Milano tra clandestini e immigrati regolarizzati. Negli anni la
comunità araba ha creato almeno
una decina di centri e comunità
scuole, moschee. Ovunque si
possono trovare negozi, phone
center, imprese, supermercati e
perfino interi quartieri dove gli
stessi italiani hanno paura a vivere e dove si sentono stranieri
a casa propria”. (Filippo Facci,
Milano, la grande casbah sotto la Madonnina, 26-10-06 Il
Giornale) Gli effetti maggiori
si notano a scuola. Milano è la
provincia italiana con più alunni stranieri in assoluto, il 25 per
cento degli iscritti agli asili nido
è straniero, e gli alunni italiani,
a Milano stanno fuggendo dalle
scuole pubbliche per rifugiarsi
in quelle private. Racconta una
preside che alcune classi hanno addirittura il 70 per cento di
alunni non italiani. In particolare esiste una scuola elementare
in Via Paravia dove otto scolari
su dieci sono stranieri. Naturalmente tra questi stranieri il numero più rilevante è quello di
origine islamico. Qualcuno scrive che Milano è “il laboratorio
dell’islam italiano”.
quindici anni: lo studio del
genoma, le cellule staminali
aprono prospettive fino a pochi anni fa impensabili.
Prospettive che necessitano
di un bagaglio culturale che
non si può insegnare: “oggi
ci sono dei corsi di bioetica
che non esistevano all’epoca
in cui ero studente – ricorda
Israel -, quando eravamo fortemente interessati alle questioni di etica” e oggi molti
ritengono che “la medicina
sia un mestiere come un altro”. “L’etica non la si può insegnare come (…) l’anatomia;
l’etica si trasmette attraverso
l’esempio” e “a contatto con
persone eccezionali”.
Il colloquio tra Elisabeth
Levy e Lucien Israël ci fa conoscere, pertanto, una “persona eccezionale” che ci fa
vedere il lato umano e affascinante della pratica medica
nelle situazioni estreme come
quelle di un reparto di oncologia dove soltanto un malato, in tutta la sua carriera, gli
ha chiesto di essere ucciso.
Interessante è l’aneddoto riferito ad un malato di cancro
che si rivolse a lui per essere curato e che, di fronte alla
prospettiva di cure lunghe e
dolorose gli rispose: “Dottore, farò tutto quello che mi
dice perché da quando ho il
tumore, lei è il primo medico
che mi guarda negli occhi”.
Il medico non deve aver
paura della morte, il distogliere lo sguardo dal malato
grave vuol dire aver paura
non solamente della sua morte, ma anche della propria.
Solo così si possono impostare cure, anche diverse dalle usuali, e Israel è stato in
questo campo un grande clinico e ricercatore, per cercare
di salvare un paziente e non
si tratta di accanimento e sicuramente, come l’esperienza
di Israel insegna, non ci sarà
nessuno che chiederà di essere ucciso.
Il volume si intitola Contro l’eutanasia, pag. 117, €.
13,00 (l’edizione francese
titolava I pericoli dell’eutanasia) proprio perché una
professione medica così impostata porta a rifiutare questo gesto che “segna la rottura del legame simbolico tra le
generazioni”.
Il volume è ricco di riflessioni anche di carattere generale: “una società nella quale
le famiglie non sono più capaci di educare i propri figli.
(…), decide, inoltre, che è legale sbarazzarsi degli anziani
«in alcuni casi». Questo pensiero non può che condurre
all’anarchia e a un generalizzato allentamento della morale. (…)”
Domenico Bonvegna
Contro l’eutanasia
L
’ospedale di Bobigny è
“un posto dove si vede
la gente morire. Dove
la morte, o per lo meno la
persona che sta per morire,
deve «essere guardata dritta negli occhi»”, dove tutti i
giorni si combatte “per dare
una chance al malato”, dove
“la pratica medica è un faccia-a-faccia, un prendere consapevolezza dello sguardo,
della speranza, dell’angoscia
che il medico deve (…) condividere con il suo paziente”
come scrive Alain Besançon
nella prefazione all’intervista rilasciata alla giornalista
e scrittrice francese Elisabeth
Lévy dal prof. Lucien Israël e
che l’editore Lindau di Torino
propone ai lettori italiani.
Israel è un oncologo francese che ha diretto per vent’anni il reparto di oncologia
dell’ospedale di Bobigny,
capoluogo dell’Ile de France,
pochi km a nord di Parigi, è
Presidente dell’ Académie des
Sciences Morales et Politique
dell’ Institute de France nella quale è entrato nel 1996 al
posto dello scomparso Jèrôme
Lejeune e, dal 1999, fa parte
della sezione di Filosofia.
L’intervista si apre con due
capitoli
che descrivono il
“grande balzo in avanti” della
medicina e le sue nuove conoscenze che ne hanno cambiato il volto negli ultimi dieci,
Andrea Bartelloni
28
Speciale scuola
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Leggere che passione!
A cura di
Maria Grazia D’Ettoris
La Pier Giorgio Frassati racconta
Piccoli critici estrapolano la morale da due film visti in biblioteca
Il Leggifilm: un’esperienza significati va L’isola del tesoro
I film
Il giardino segreto
I
l personaggio principale di questo romanzo è Mary Lennox,
una bambina resa scontrosa e viziata dalla solitudine e dalla mancanza di
affetto, di cui ogni uomo
ha bisogno per trascorrere
una vita felice. La trama
iniziale del libro è triste
e sconcertante, Mary non
veniva considerata dai
suoi genitori, non riceveva affetto e attenzioni,
loro erano tanto presi dalla vita mondana, pensavano ad organizzare feste e
conviti e non avevano cura
della loro unica figlia, anche se materialmente non
le facevano mancare niente. Mary in seguito rimase
orfana perchè i genitori erano morti di colera.
Così Mary rimase sola.
Dapprima, la bambina
viene affidata ad una famiglia inglese molto povera. Mary non si trovava
a suo agio poiché cinque
bambini la scherzavano e
poi era abituata a vivere
tra il lusso e la regalità. In
seguito, Mary viene condotta a Misseltwaite dalla
governante del castello:
la scontrosa signora Medlok. La bambina vedeva
la brughiera con occhi
tristi e ne coglieva soltanto il lato negativo. La
governante raccomandò a
Mary di non avvicinarsi
alle camere proibite dallo zio Cravel, il quale era
afflitto da pensieri cupi e
aveva la gobba. Mary conobbe Marta, che la aiutò,
in parte a cambiare il suo
I
eri siamo andati a “Leggifilm”. Mentre camminavo, pensavo alla visita
precedente che mi era piaciuta tanto. Quando siamo
giunti sulla porta, abbiamo
trovato la Dottoressa responsabile dell’altra volta, che ci
ha accolto. Prima di incominciare ci ha invitato a partecipare a un concorso, portando cartelloni sul film che
avremmo visto. Dopo un po’
ha incominciato a parlarci
del libro “L’isola del tesoro”
di Robert Louis Steevenson
della collana “I classici di
Elledici”. Il libro parla di un
ragazzo di nome Jim, che riceve da un marinaio la mappa del tesoro del capitano
Flint. Jim e i suoi amici par-
carattere, infatti riuscì a
guardare il mondo con
occhi diversi e divenne
più allegra. Mary cominciò ad andare in giardino
e qui conobbe Ben, un
giardiniere del castello,
parlando con lui venne a
conoscenza di un giardino
segreto, era stato chiuso
da dieci anni da suo zio,
poiché la moglie era morta proprio lì, cadendo da
un albero. Da allora, suo
zio non volle più saperne
del giardino e sotterrò la
chiave. Un pettirosso indicò a Mary il posto in cui
era sotterrata la chiave.
Dopo pochi giorni ,Mary
trovò la porta, e aprendola
trovò un giardino secco,
ma nello stesso tempo misterioso. Mary, con l’aiuto di Dickon fece crescere
erba, fiori e rose. Da molto tempo Mary udiva lamenti e incuriosita decise
di scoprire il mistero. Si
inoltrò attraverso le porte
in cui era proibito entrare
e il pianto si fece sempre
più vicino, all’improvviso
schiuse una porta e vide
in un grande letto un bambino di nome Colin disperarsi. Tra i due nacque
una speciale amicizia, che
permise a Mary di avere
un ulteriore cambiamento
nel suo carattere, infatti
divenne buona e generosa. Col passare del tempo,
Mary svelò a Colin il suo
mistero: finalmente aveva scoperto il giardino
segreto. Colin ne rimase
incantato e diventò anche
tono con una ciurma a bordo
di una nave, l’Hispanola. A
bordo della nave c’è un personaggio: il capitano Silver,
un pirata. Durante il viaggio
accadono molte cose. Una
tra queste è che Jim scopre
la verità su Silver. Quando
arrivano all’isola, l’ammiraglio Smollet, il conte e il
dottore, Jim e due uomini
conquistano un forte. Dopo
un po’ il forte viene attaccato dal resto della ciurma
piratesca e da Silver , ma i
conquistatori del forte riescono a difendersi. Jim,
verso sera, va all’Hispanola
dove trova due uomini intenzionati a ucciderlo. Un
uomo è stato ucciso dall’altro uomo. L’uomo rimasto
lui buono e sensibile. Un
giorno, Colin volle uscire dalla sua stanza perchè
anche lui voleva vedere
il giardino segreto, il suo
desiderio venne esaudito;
Dickon e Mary portarono Colin nel giardino, ma
loro malgrado, vennero
scoperti da Dik che credeva Colin un bambino fragile e malato. Così Colin
si alzò ritto in piedi e, in
seguito accadde un vero
miracolo: Colin riusciva
a camminare. Il padre di
Colin sognò la moglie che
gli diceva: “Nel giardino,
nel giardino” e allora ripartì subito per Misseltwaite e andò di corsa nel
giardino segreto, dove i
suoi occhi non riuscivano
a contemplare il miracolo
accaduto. Finalmente Colin riuscì ad abbracciare
suo padre, manifestandogli tutto il suo affetto. Da
quel giorno i tre vissero
felici e formarono una vera
famiglia. Secondo me questo libro è bellissimo e interessante e ci insegna che
non dobbiamo sottovalutare le altre persone, infatti
Mary si prese cura di Colin
e non lo trascurò, anche se
era malato. Inoltre bisogna
essere coraggiosi e non
perdere la speranza,come
ha fatto Colin, ma bisogna
lottare con tutte le forze,
infatti, lui non sarebbe mai
guarito se Mary non avesse
lottato con tutte le sue forze. Dobbiamo aiutare una
persona infelice e immedesimarci nel suo stato d’animo, come ha fatto Mary
con Colin. Inoltre l’amicizia è importante e straor-
vivo affronta Jim, che lo uccide. Quando torna al forte
non trova nessuno dei suoi
amici, ma trova Silver e la
sua banda. Silver chiama il
dottore che fa curare Jim,
perché l’uomo sulla nave lo
aveva ferito con un coltello
al braccio. Silver porta con
sé Jim, perché la sua ciurma
vuole ucciderlo. Quando raggiungono il luogo del tesoro,
non trovano niente. La banda
di Silver comincia a sparare
contro Silver e Jim, ma in
quel momento intervengono
gli amici di Jim che uccidono gli uomini della banda
di Silver e difendono Jim e
Silver. Il tesoro in realtà era
nella caverna di Ben-Gunn.
Alla fine Silver riesce a
dinaria, infatti un amico ci
consola, non ci abbandona mai, di lui ci possiamo
sempre fidare, ci regala un
sorriso quando siamo tristi; proprio come ha fatto
Mary con Colin. Dobbiamo capire lo stato d’animo
di una persona poiché avrà
avuto sicuramente un motivo per essere scontrosa
come Mary, che nessuno la
capiva , aveva un nemico
difficile da sconfiggere: la
solitudine. Dobbiamo essere generosi e buoni come lo
è stato Mary nei confronti
di Colin. Dobbiamo guardare il lato positivo delle
persone, invece i portieri,
i giardinieri, la governante
guardavano il lato negativo di Colin. Imparando a
ammirare il lato positivo
possiamo migliorare il nostro carattere e diventare
persone speciali. Bisogna
Donare un sorriso e tanto
affetto alle persone che
ne hanno tanto bisogno.
Non era così per Mary e
Colin. Mary capiva bene
Colin poiché cercava affetto e felicità. Dobbiamo sconfiggere la solitudine poiché è un oceano
di dolore, proprio come
ha fatto Mary , è riuscita a farsi degli amici. Io
consiglierei questo libro
ai bambini che non hanno
speranza, poiché nel libro
c’è un valido esempio da
imitare cioè Colin che è
riuscito ad arrivare alla
meta. Secondo me questo
libro è bello e significativo.
G
iorno
undici
febbraio
noi
alunni
della
I C della scuola media statale “Giovanni
X X I I I ” a b b i a m o p a rtecipato al progetto
“Leggi Film”. Questo è organizzato dal
2003 dalla biblioteca
“Pier Giorgio Frassati” da parte della
Fondazione
D’Ettoris. Siamo partiti da
scuola alle ore 8.45 .
Arrivati in biblioteca
ci ha accolto una giovane signorina che ci
ha illustrato la vita di
Pier Giorgio Frassati.
Successivamente ci ha
mostrato la procedura
bibliotecaria con tanto di registro. Poi ha
I
l 29 Gennaio la
prof. Prantera ha
accompagnato me
e la mia classe alla
B i b l i o t e c a P i e r G i o rgio Frassati. Appena
arrivati ci hanno fatto
firmare, poi ci siamo
accomodati su delle sedie in una stanza con tanti libri, per
ascoltare alcune parti
d e l l i b r o “ L’ i s o l a d e l
tesoro”. La bibliotecaria dopo aver letto,
illustrava le immagini del libro e spiegava per chi non avesse
capito, dopo la lettura
abbiamo visto il film
attinente alla storia,
i n t i t o l a t o : ” L’ i s o l a d e l
t e s o r o ” , c h e a d i ff e Cristina Torchia 5 D IV r e n z a d e l l i b r o a v e v a
Circolo di Crotone m o l t i p a r t i c o l a r i i n
meno. La trama raccontava di un bambino
di nome Jim che era
andato con altre persone a cercare il tesoro,
scappare perché lo volevano
giustiziare. Jim, però, è contento perché con lui aveva
dei rapporti amichevoli.
ggi, giorno 29
In questa storia sono pregennaio, siamo
senti il valore dell’amiciandati alla bizia e della libertà. Questo
film mi è piaciuto perché blioteca Pier Giorgio
parlava d pirateria. Infatti Frassati. Dopo aver
i film di questo genere mi firmato, ci hanno fatpiacciono. Mi è piaciuto to accomodare in una
soprattutto per l’amicizia sala con un grande
tra Jim e Slver. Questo schermo. Dapprima ci
film dimostra che l’amici- hanno spiegato molzia può battere il male. A to bene cosa avremmo
questo punto devo dire che dovuto fare, poi abspero di tornare per vive- biamo cominciato ad
re un’altra esperienza con ascoltare la narratrice
che ci ha letto alcu“Leggifilm”.
ni capitoli dell’Isola
Leo Bellassai del tesoro, mentre di
“Giovanni XXIII” IL
O
p r e s o l ’ I s o l a d e l Te s o ro, ci ha letto alcuni
punti salienti e ci ha
narrato il resto. La
storia era di avventura
e parlava di un bambino, Jim, alle prese con
marinai e pirati. Dopo
abbiamo visto il film
e abbiamo analizzato
le differenze. Infine
c i s i a m o t e s s e r a t i f i rmando sul registro. E’
stata una esperienza
speciale e speriamo
che si ripeta.
Francesco Nazzocco
Marco Sestito
Silvio Nigro
Matteo Maluccio
Davide Mele
I C Giovanni XXIII
e dopo una lunga serie
di ostacoli, era riuscito a trovarlo, ma non
ad ottenerlo. Nonostante le coinvolgenti
e avvincenti avventure
del film io ho gradito
di più il libro perché
raccontava ogni minimo particolare mentre
il film era una sintesi del vero racconto.
Inoltre nel libro si
poteva immaginare la
fine, nel film gli attori
rendevano tutto molto
chiaro. Questa è stata
una bella esperienza
che non mi dispiacerebbe ripetere perché
sono riuscita a confrontare libro e film
e c a p i r n e l e d i ff e r e n ze, divertendomi con
l’ascolto e appassionandomi con l’avventura.
Gaia Laterza
I H Giovanni XXIII
alcuni altri ne ha narrato il contenuto. Più
tardi abbiamo visto il
film che trattava di un
ragazzo che parte per
trovare un tesoro. Questa esperienza è stata
davvero molto bella
e istruttiva. Auguro a
molti bambini di visitare questa biblioteca
perché è un’esperienza
da non dimenticare.
Fabiola Cerrelli
I H Giovanni
XXIII
Continua a pag 29
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Speciale scuola
29
Leggere che passione!
A cura di
Maria Grazia D’Ettoris
La Pier Giorgio Frassati racconta
Piccoli critici estrapolano la morale da due film visti in biblioteca
… segue dalla pagina 28
La gelosia v iene v inta con una f iaba
I disegni
Piero e il fratellino
Piero era un coccodrillo,
non era molto alto arrivava solo alla pancia della
mamma. La notte Piero abbracciava la mamma e diceva: “quanto è grande il tuo
cuore?” E così tutte le sere.
Un giorno la mamma dice
a Piero:”sta per nascere un
fratellino e lo chiameremo
Luca”. Piero non era felice,
infatti Luca , dava molto
fastidio a Piero. Piero era
molto triste diceva: “o come
vorrei che Luca scomparisse!”. Il giorno dopo Piero
riceve la notizia che arriva
la nonna, ma non era affatto felice, arrivata la nonna
dice a Piero: “andiamo al
parco”. Al parco è lo stesso e
M
artedì siamo andati in biblioteca
con il pulmino.
Siamo arrivati in biblioteca e una signora alta e
magra ci ha fatto accomodare in una stanza piccola
e stretta dove c’erano degli
armadi che avevano i contorni blu e dentro c’erano
tanti libri, tutti chiusi come
se fossero in gabbia. Questa stanza si chiamava stanza blu. Poi siamo entrati in
una stanza dove c’erano
due computer e tre armadi
con i contorni rossi. Questa
stanza si chiamava stanza
rossa. Poi all’improvviso
è arrivata una bella principessa di nome Mariagrazia
che ci ha raccontato una
bellissima storia “Piero e
il fratellino”. Questa principessa sapeva leggere
benissimo e noi bambini
eravamo tutti incantati. Per
me è stata una bellissima
esperienza e vorrei tornarci
un’altra volta.
Alecci Giuseppe
2 C IV Circolo
di Crotone
la nonna gli chiede: “perché
sei triste? Perché Luca mi
da fastidio-risponde Pieroe perché la mamma non mi
vuole più bene “. “Ma non è
vero -dice la nonna- “. “Perché non provi a dirle quanto
è grande il suo cuore?” La
sera chiede Piero alla mamma: “Quanto è grande il tuo
cuore?” La mamma va a
prendere una scatola rotonda e la porta da lui, la apre
e vi trova un pezzo di stoffa
rossa, Piero vede il pezzo di
stoffa che diventava sempre
più grande e diventò così
grande che coprì tutti e tre.
Francesco Lia
2 C IV Circolo
di Crotone
30
Affitti e condominio
Economia
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
A cura di Gianfranco D’Ettoris
Confedilizia risponde
La rubrica fornisce risposta solo a quesiti di interesse generale. Non saranno, pertanto, presi in considerazione quesiti
né a carattere personale né relativi a questioni già pendenti
innanzi all’Autorità Giudi­zia­ria.
I quesiti vanno inoltrati alla Confedilizia tramite le oltre 200
Associazioni territoriali aderenti alla stessa e presso le quali è
possibile attingere anche ogni ulteriore informazione. Per gli
indirizzi delle Associazioni consultare i siti www.con­fe­dilizia.it
www.con­f e­d i­l i­z ia.­e u oppure telefonare al numero
06.67.93.489.
CONDOMINIO
E PRIVACY
Un condomino vuole installare
una videocamera che sorvegli
l’accesso alla propria abitazione. Si chiede se ciò sia legittimo.
La risposta è affermativa,
purché l’angolo di visuale
della videocamera sia limitato ai soli spazi antistanti l’accesso all’abitazione dell’interessato e non
vengano, di conseguenza,
riprese aree comuni (cortili, pianerottoli, scale ecc.)
o comunque spazi prospicienti le abitazioni di altri
condòmini (in questo senso
Provv. Garante privacy del
29.4.2004).
ANIMALI IN
CONDOMINIO
Un condomino ha l’abitudine di lasciare passeggiare
il proprio cane nel cortile
condominiale senza guinzaglio e museruola. Si chiede
un parere al riguardo.
In tema di condominio, il
diritto di cui è titolare ciascun condomino di usare e
godere delle cose di proprietà comune a suo piacimento
trova un limite nel pari diritto di uso e di godimento
degli altri condòmini. In particolare, con riferimento al
caso di specie, la Cassazione
ha avuto modo di precisare
che far circolare liberamente
negli spazi comuni di un edificio in condominio un animale
può costituire una limitazione
non consentita del pari diritto
che gli altri condòmini hanno
sui medesimi spazi, laddove la
mancata adozione delle cautele richieste dall’ordinario
criterio di prudenza impedisca
loro di usare e godere liberamente di tali spazi (Cfr. sent.
n. 14353 del 3.11.2000).
INDENNITÀ DI AVVIAMENTO PER
L’IMPRESA DI ASSICURAZIONE
Si domanda se un’impresa di assicurazione abbia diritto all’indennità di avviamento commerciale prevista dall’art. 34 della
legge 392/’78.
La risposta è affermativa.
E’ stato ritenuto, infatti, che
l’attività di un’impresa di assicurazione, pur non essendo
stata espressamente considerata
dall’art. 27 della legge 392/’78,
rientri comunque tra quelle
commerciali in base al disposto
dell’art. 2195, secondo comma,
cod. civ., con la conseguente applicazione delle disposizioni di
F. Gambino, D. Sacchetto
Un arcipelago produttivo
Migranti e imprenditori fra
Italia e Romania
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pp. 224 €. 19,70
Migrazioni e investimenti diretti
all’estero legano l’Italia alla Romania
fin dai primi anni Novanta. Si tratta di
aree discontinue in forma di arcipelago, segnate da movimenti di migranti
romeni e da flussi di rimesse e di capitali industriali italiani. I saggi di Pietro
Cingolani, Mimmo Perrotta, Veronica
Redini, Francesca Alice Vianello e dei
curatori delineano un panorama instabile, studiato con un approccio multidisciplinare e comparativo.
Riccardo De Bonis
La banca
Carocci
pp. 144 €. 10,00
Com’è cambiata l’attività bancaria
dall’Unità d’Italia a oggi? Quali sono
le funzioni svolte dalle banche? Perché
le banche sono sottoposte a controlli
pubblici? Quali sono gli strumenti della
regolamentazione? Qual è la posizione
delle banche italiane in Europa? Quali
sono stati gli andamenti recenti delle
fusioni, della redditività e dei tassi d’interesse bancari?
legge (e quindi anche dell’art.
34 della legge 392/’78) che fanno riferimento a dette attività.
Ciò – ben inteso – sempreché
l’attività esercitata nell’immobile locato comporti contatto
diretto con il pubblico degli
utenti (in questo senso Cass. n.
8496 del 20.8.1990).
CONTRATTO DI
LOCAZIONE DISDETTATO CON
LARGO ANTICIPO
Il proprietario di un locale commerciale domanda se abbia comunque effetto una disdetta inviata con largo anticipo rispetto
la scadenza naturale del contratto.
La risposta è positiva. La
legge n. 392/’78 ha previsto,
infatti, solo termini di preavviso minimi per la disdetta del
contratto di locazione senza
far alcun riferimento “ad un
intervallo temporale massimo,
prima del decorso del quale la
manifestazione di volontà sarebbe intempestiva ed inefficace” (Cfr. Cass. sent. n. 2869 del
26.4.1983).
IMPUGNAZIONE DA
PARTE DEL CONDOMINO ASTENUTO
Si domanda se una delibera assembleare possa essere impugnata anche dal condomino che si sia
astenuto dal votare.
La risposta è affermativa. Al
riguardo la Cassazione, infatti,
si è così testualmente espressa:
“ In tema di condominio degli
edifici, tutti i condòmini che non
hanno votato in maniera conforme alla deliberazione assem-
U
tilità
Renzo Rossetti
I ponti di Torino
Newton & Compton
pp. 213 Euro 20,00
Ricca di fiumi - il Po, il maggiore fiume d’Italia, la Dora opulenta, la Stura
vigorosa, e il Sangone -, Torino è altrettanto ricca di ponti. Ognuno di essi
racconta la propria storia, che ha origine
talvolta ben prima dell’epoca romana e giunge a oggi dopo aver conosciuto inondazioni, distruzioni belliche,
crolli e ricostruzioni.
A cura di Roberto Grandinetti
Marketing
Mercati, prodotti, relazioni
Carocci
pp. 444 €. 33,50
Il lettore viene condotto a esplorare le diverse aree rilevanti della disciplina: il modo
in cui i prodotti intercettano i bisogni dei
consumatori, i comportamenti di acquisto
e consumo, la definizione della strategia
di marketing, il contributo del marketing
all’innovazione di prodotto, la gestione
della gamma, la comunicazione di marketing, la gestione dei canali distributivi.
bleare sono legittimati ad impugnarla, siano stati presenti alla
seduta ovvero assenti (l’unica
differenza consistendo nel dies
a quo per proporre l’opposizione, che decorre dalla data della
deliberazione per i primi e dalla
data della comunicazione per
gli altri), ivi compresi, pertanto, gli astenuti” (sent. n. 6671
del 9.12.1988).
SOSTITUZIONE
DELLA RECINZIONE DI UNO SPAZIO COMUNE
Si domanda quale maggioranza occorra per deliberare
la sostituzione, con una rete
metallica, di una preesistente
recinzione di uno spazio comune formata da paletti uniti
da una catena.
E’ stato ritenuto che l’installazione sostitutiva di una
recinzione in rete metallica su
di un’area condominiale comune, già in precedenza delimitata da paletti uniti da una
catena interposta, non implichi l’alterazione sostanziale o
il cambiamento dell’originaria
destinazione né il mutamento
dell’entità materiale del bene
attraverso una sua radicale
trasformazione (in questo senso Trib. Bologna, sent. n. 639
del 7.3.2000). Pertanto, per
deliberare un intervento del
genere, è sufficiente, in seconda convocazione, un numero
di voti che rappresenti un terzo dei condòmini e almeno un
terzo del valore dell’edificio.
DISDETTA IN CASO
DI PIÙ LOCATORI
Un inquilino, che ha ricevuta la
disdetta del contratto di locazione da uno solo dei proprietari
dell’immobile a lui affittato, domanda se tale disdetta sia valida.
La risposta è affermativa.
Ai fini di impedire il rinnovo del contratto di locazione,
infatti, è stata ritenuta efficace la disdetta intimata da uno
solo dei comproprietari di un
immobile affittato (in questo senso Cass. sent. n. 5518
dell’11.11.1985).
DURATA ANOMALA
DI UNA LOCAZIONE COMMERCIALE
Un contratto di locazione di un
immobile commerciale prevede al
posto della classica durata di sei
più sei anni una durata di nove
più tre anni. Si chiede un parere
al riguardo.
La risposta l’ha fornita la
stessa Cassazione che statuendo su di un caso analogo si
è così testualmente espressa:
“Nei contratti di locazione indicati dall’art. 27 della legge
sull’equo canone, la pattuizione
di una durata iniziale superiore
a quella minima di legge (nella
specie nove anni) non esclude
l’applicabilità della disciplina
del rinnovo alla prima scadenza per una durata non inferiore
a sei anni prevista dall’art. 28
della stessa legge, con la conseguenza che è affetta da nullità,
ai sensi del successivo art. 79
legge cit., la clausola diretta a
limitare la durata della rinnovazione sino al raggiungimento
di un termine complessivo di
dodici anni” (sent. n. 1596 del
26.1.2005).
A cura della CONFEDILIZIA di Crotone - Via Lucifero 40 - Tel. 0962/905192
Sito Internet: www.godel.it/confediliziakr
Paolo Corresi
I castelli dell’Emilia Romagna
Newton & Compton
pp. 296 €. 20,00
Il castello è la più grande e la più espressiva
testimonianza tangibile del nostro remoto
passato e proprio per questo esercita un
richiamo unico e inestinguibile. Anche
l’Emilia Romagna, come tutte le regioni
d’Italia, ha visto sorgere, fra Medioevo e
Rinascimento, una quantità di castelli: da
piccoli fortilizi a imponenti strutture complesse che racchiudevano un’intera città.
Daniel Cohen
Tre lezioni sulla società
postindustriale
Garzanti
pp. 108 €. 11,00
La società industriale collegava un modo
di produzione a un sistema di protezione
e di welfare. La questione economica s’intrecciava con quella sociale, con fortissime
implicazioni politiche. La società postindustriale tende invece a separare queste due
sfere, segnando così l’inizio di una nuova
era, dove il dominio assoluto del mercato
non crea più tra chi vi partecipa una evidente comunità di destini e di interessi, un
orizzonte sociale condiviso.
Francesca Bassi
Analisi di mercato
Carocci
pp. 200 €. 21,70
II libro si rivolge a coloro che vogliono avvicinarsi al tema dell’analisi di
mercato, ovvero dell’utilizzo della strumentazione statistica per rispondere alle
domande poste all’interno degli uffici
marketing delle aziende pubbliche e private. Il testo descrive i metodi statistici
per la raccolta e l’analisi dei dati di mercato con un duplice approccio: il rigore
della metodologia statistica e un’attenzione alla realtà aziendale, rappresentata
da esempi e studi di caso.
Andrei Canergie
Il vangelo della ricchezza
Garzanti
pp. 87 €. 10,00
Trionfano l’economia e la finanza globalizzante, ma crescono le disuguaglianze
tra i pochi che accumulano fortune enormi e le masse dei diseredati. E, con la
crisi dello stato sociale, diventa sempre
più difficile garantire il rispetto della dignità degli umili, e di conseguenza anche
di quella dei ricchi e dei potenti. Come
realizzare la giustizia sociale evitando le
“turbolenze” dei più poveri?
Religione R
N° 3/2008 - ANNO XVII - 15 aprile
Herr varum, il Signor
Perché: Kurt Godel
Cosimo Galasso
Settima Parte
Q
uel riso divenne ben presto amaro, anzi, già lo era; infatti, per un
“crudele”scherzo del destino, proprio il giorno prima -sempre a Konigsbergl’allora giovane e sconosciuto matematico
viennese K. Godel aveva dato la prima
comunicazione-verbale- della sua scoperta: il programma di Hilbert era affondato
per sempre! Inoltre, se consideriamo che
Godel era partito con l’intenzione di confermare il programma hilbertiano…l’ironia
diviene somma. La “certezza” matematica
era crollata: non era possibile, partendo da
determinati assiomi, essere certi che non
saremmo giunti a delle contraddizioni. Nel
senso hilbertiano, il peggio doveva ancora
venire; infatti, anche ampliando il numero
di quegli assiomi o, addirittura, sostituendoli completamente, giungeremmo in ogni
caso a delle contraddizioni! Ricapitolando: in matematica, un sistema si definisce
coerente se un dato gruppo di assiomi non
porta a contraddizioni; naturalmente, potremo anche giungere ad un sistema S di
assiomi che non conduce a contraddizioni,
ma non ne saremo mai certi! L’unica cosa
che possiamo fare è dimostrare la coerenza
del sistema S all’interno di un sistema più
vasto, S1: in questo caso, però, non potremo dimostrare la coerenza di S1, se non
in S2…ect all’infinito…insomma, per dirla
col matematico e filosofo M. Resnik per
avere una dimostrazione “non patologica”
di S dobbiamo fare ricorso a metodi non
disponibili in S. Giunti a questo punto, possiamo domandarci: A che serve la matematica? Risposta: serve a dimostrare i limiti
delle dimostrazioni! Un bel paradosso, non
c’è che dire!
Tuttavia, la portata rivoluzionaria della scoperta di Godel non si esaurisce qui:
è molto più profonda. Vediamo il perché.
Roberto Di Ceglie
Luigi Giussani: una religione
per l’uomo
Cantagalli
pp. 160 €. 14,80
Di Ceglie ripercorre l’itinerario di don Giussani: profondamente uomo e integralmente
cristiano, maestro nella fede e nella cultura,
che con il suo insegnamento, le sue parole e i
suoi scritti ha fatto irrompere nelle nostre vite la
presenza di Gesu’ Cristo, Redentore dell’uomo.
L’intento e’ di contribuire al dibattito sul tema
della religione e della sua natura, di cui si puo’
immediatamente percepire l’attualita’ della
riflessione circa il legame tra fede e ragione.
Nino Bucca
Tutto su Lourdes
Città Nuova
pp. 192 €. 16,00
Dall’apparizione della Madonna a Bernadette
nel 1858, la storia del santuario mariano più
famoso e visitato al mondo continua ancora
oggi ad attirare milioni di pellegrini in cerca
di luce e di speranza. Dalla A di accoglienza
alla V di visitatori, in queste pagine troverete
tutto quello che c’è da sapere su Lourdes,
ma soprattutto i riflessi di quell’evento
straordinario che cambiò la vita di una
povera pastorella e la storia della Chiesa.
Supponiamo di trovarci di fronte ad un sistema S coerente: allora ci saranno, sempre,
enunciati veri sui numeri che noi non potremo, formalmente, dimostrare come tali,
utilizzando gli assiomi di S! La dimostrazione, che per secoli, partendo dai Greci,
era stata considerata l’essenza stessa della
matematica, il suo dogma centrale, la strada
maestra per giungere alla verità, era stata
demolita da Godel. Naturalmente, anche in
questo caso l’aggiunta di nuovi assiomi non
fa altro che spostare più in là il problema:
questo è il cuore stesso del teorema dell’incompletezza. Teorema che, in un attimo, ha
reso obsoleti i Principia di Russel(18721970) e Whitehead(1861-1947): nessun
sistema assiomatico, rappresentabile con
l’aritmetica, poteva aspirare ad essere completo e coerente al contempo. Ribadiamo
che, in matematica coerente significa che
all’interno dello stesso sistema S non si può
giungere ad un teorema e alla sua negazione; completo, significa che all’interno di S
è possibile dimostrare qualunque teorema
dell’aritmetica. D’altronde, quanto la noncoerenza sia devastante all’interno di un
dato sistema S è, perfettamente, illustrato
da un aneddoto riportato da J. Barrow: ”
Mc Taggart chiese a B.Russel: ”Se il doppio di 2 fa 5, come puoi dimostrare che io
sono il Papa?
Di botto Russel rispose: ”Se il doppio di
2 è 5, allora 4 è 5; sottrai 3; ne segue 1=2.
Ma Mc Taggart e il Papa sono 2, quindi Mc
Taggart e il Papa sono uno!” Dall’incompletezza della matematica, invece, discende
il fatto, incontrovertibile, che essa è molto
di più della somma delle sue parti. Tuttavia, contrariamente, a quanto qualcuno
pensa, la scoperta godeliana non rappresenta il “De profundis”per la matematica: ciò
che è già stato dimostrato, rimane vero! Su
di un terreno piano, potremo sempre applicare il teorema di Pitagora. Diversamente,
da quanto si pensava, però, la realtà mate-
I
L
(continua...)
iflettiamo con i
Evoluzionismo contro creazionismo: due visioni del mondo opposte e inconciliabili? Il Cardinale
Schönborn entra nel vivo di questo dibattito proponendo solidi argomenti tratti dalla ragione filosofica
e scientifica e dalla rivelazione cristiana. Da dove
veniamo? Siamo frutto del caso? Come ha avuto
origine il mondo? È ragionevole cercare un disegno nella natura? Queste
sono domande originarie che riguardano ognuno di noi.
Card. C. Schönborn
Caso o disegno?
ESD
pp. 176 €. 12,00
Scrive il giornalista Magdi Allam nella presentazione: “Mi ha colpito l’onestà intellettuale e l’intendimento etico dell’opera... Questo saggio... ha
il pregio di presentarci con obiettività una religione diversa senza sottacere la diversità che naturalmente sussiste con la fede cattolica... L’autore ha
il merito di offrirci in pillole le risposte ai mille
quesiti che oggi l’Islàm e i musulmani pongono
all’Occidente”.
Questo libro completa la costruzione di una
‘’visione teologica del matrimonio e della
famiglia per la nuova evangelizzazione’’.
L’Autore, partendo dal mistero-sacramento
dell’amore umano, approfondisce il legame tra matrimonio sacramentale e Chiesa
Sacramento, sviluppando il rapporto che
unisce mistero trinitario e simbolica nuziale.
Emanuela Canotti
Il sorriso Benedetto
Pellegrinaggio nella terra d’infanzia
di Papa Benedetto XVI
Cantagalli
pp. 96 €. 13,80
Il sorriso Benedetto ci porta in Baviera, amata
terra natia del Papa, alla scoperta delle sue radici, della sua infanzia e adolescenza. Il libro
ci prende per mano e ci porta cosi’ sulle tracce
di una piccola vita che s’incammina verso una
strada importante: Joseph che entra adolescente
in seminario, diventa poi sacerdote, professore di
teologia, arcivescovo di Monaco e Frisinga, cardinale, prefetto della Congregazione per la Dottrina
della fede e infine Papa, mantenendo inalterato
quello straordinario afflato che comunica serenita’.
Cherubino Mario
Guzzetti
Islàm
Questo sconosciuto
Elledici
pp. 160 €. 10,00
Gli anni ‘70 sono anni in cui l’Associazione, di fronte al mutare dello
scenario ecclesiale, sociale e culturale, si interroga sulla sua identità, tra
l’opzione negativa (riduzione dell’impegno nel temporale) e la connotazione positiva (impegno pastorale,
educazione permanente, ecc.) alla ricerca di un nuovo modo, adeguato
ai nuovi tempi, di essere laici formati e presenti nella Chiesa italiana.
Vittorio De Marco
Storia dell’Azione Cattolica
negli anni Settanta
Città Nuova
pp. 256 €. 18,00
Le origini dell’Ordine femminile agostiniaPierantonio Piatti
no risalgono all’inizio del 1200 quando la
Il movimento femminile
Chiesa prende coscienza per la prima volta
dell’esistenza di un diffuso movimento reagostiniano nel Medioevo
ligioso femminile ovvero della spontanea
Città Nuova
aggregazione di donne desiderose di vivere in
pp.
192 €. 12,00
pienezza il Vangelo, declinandolo in termini
di povertà e di penitenza.
La classica pillola a base di estrogeni
e progestinici, la “pillola del giorno
dopo”, cioè il Norlevo, e la pillola
RU486 sono dei potenti prodotti chimici. Quali sono i loro meccanismi di
azione? Quali i loro effetti sulla salute
della donna? Sono prodotti contraccettivi o anche abortivi? Perché proporre la sperimentazione in Italia di
prodotti di cui già si conoscono gli effetti nocivi e letali verificatisi negli
Stati Uniti, in Francia e in Canada?
V. Baldini, G. M. Carbone
Pillole che uccidono
ESD
pp. 128 €. 6,00
Lei si chiama Remedy, è californiana ma vive a
Parigi e scrive per riviste di moda. Remedy è cattolica e, a suo modo, devota. Ha letto e riletto una
Breve vita dei santi e si è scelta i suoi protettori.
Del resto, la madre è stata esplicita in merito: se
li sai pregare come si deve, i santi ti aiuteranno a
trovare l’uomo perfetto. Già. L’uomo perfetto.
ibri dello
Marc Oullet
Mistero e sacramento
dell’amore
Cantagalli
pp. 400 €. 24,80
Libri
31
S
pirito
Patrizia Cattaneo
Sono qui per guarirti!
Charbel il santo amico
Segno
pp. 160 €. 10,00
Grazie all’intercessione del Santo libanese sono
avvenute molte guarigioni fisiche e spirituali:
alcuni malati sono stati da lui direttamente operati
e riportano indelebili segni del suo intervento; ma
con altrettanta efficacia egli medica le anime e le
avvicina al Signore. Dopo la sua morte ha emanato
una luce abbagliante per quarantacinque giorni,
trasudato litri di siero prodigioso che hanno più
volte corroso la pietra tombale ed è rimasto flessibile e incorrotto fino alla beatificazione, nel 1965.
Angelo Comini
Una vita per la vita
Il ginecologo Giancarlo Bertolotti
Paoline
pp. 112 €. 11,00
Il racconto comincia dai funerali di Bertolotti con
una straordinaria partecipazione di gente, fino ad
arrivare, attraverso numerose testimonianze, a
delineare la figura di un uomo dedito totalmente
alla sua missione di medico. Larga parte del testo
espone le vicissitudini ospedaliere con particolare attenzione alla legge 194 sull’aborto, alle
obiezioni di coscienza, alle numerose richieste di
aborto, spesso trasformatesi nella scelta di mantenere in vita il bambino grazie alla presenza del
dottor Bertolotti.
Anne Marsella
Per tutti i santi
Feltrinelli
pp. 285 €. 16,00
Davide D’Alessio
I fratelli ritrovati
La storia di Giuseppe e le nostre
famiglie
Ancora
pp. 112 €. 12,00
Sei lectio bibliche sulla storia di Giuseppe,
il figlio di Giacobbe (Genesi 37-50). La
Scrittura presenta la vicenda di Giuseppe
nella forma del racconto sapienziale che,
trattando di individui singoli e concreti, si
riferisce all’uomo “universale”, rivelando il
mistero di ogni esistenza; così la storia della
famiglia di Giuseppe è anche la storia delle
nostre famiglie, e scopriamo che “la nostra
vocazione e la promessa di Dio si giocano innanzitutto nello spazio della nostra famiglia”.
Cataldo Naro
Mai soli
Liturgia della Parola e presenza
del Signore
Sciascia
pp. 317 €. 22,00
Sono raccolti qui i commenti alla liturgia della
Parola che mons. Cataldo Naro, arcivescovo
di Monreale, scomparso cinquantacinquenne
il 29 settembre 2006, scrisse per l’Osservatore Romano lungo l’anno liturgico 2004-05
(anno A). si tratta delle tracce – come tali
sempre brevi e spesso essenziali – delle omelie ch’egli andava facendo ogni domenica
e nelle feste quando presiedeva la liturgia
eucaristica nella basilica cattedrale o nelle
altre chiese dell’arcidiocesi di cui era pastore.
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