Dal Coordinamento: Relazione introduttiva di

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Dal Coordinamento: Relazione introduttiva di
COORDINAMENTO DONNE SPI C.G.I.L. BRESCIA
21 gennaio 2015
RELAZIONE INTRODUTTIVA di Antonella Gallazzi
Abbiamo cercato questo breve video dell’Auser Regionale, perché significativo nella
sua essenza, per quanto oggi affronteremo.
Parliamo nel Coordinamento Spi di valore del genere femminile che, unitamente al
vissuto, ai tanti saperi, alla voglia di fare, ci permette una visuale ampia.
Il pensionamento dovrebbe essere inteso come un periodo di rinnovamento, quello
in cui si ritrova il tempo che non si è avuto nel periodo adolescenziale, né nella fase
successiva della vita. Ci sono nuovi obbiettivi, anche di miglioramento. È una fase
della vita da trascorrere bene.
Non nascondiamo il bisogno di salute, di prevenzione e di cura, di atti tangibili
per fronteggiare la non autosufficienza, i bisogni di reddito, di pensione
dignitosa, di tutele, di servizi, anche di risposte per un futuro che pare sottratto
alle nuove generazioni. Non è questo l’elenco dei “desiderata”: chiunque di noi si
trovi a contatto con donne anziane, si confronta spesso con un elenco di problemi cui
si vorrebbe dar risposte concrete e non sempre le abbiamo!
Il Coordinamento Regionale Donne Spi ci ha chiesto di affrontare una tematica e di
portarla avanti quest’anno. Noi avevamo questo tema rimasto aperto dallo scorso
novembre per una riunione di Coordinamento che abbiamo dovuto rinviare (c’era il
presidio Spi), ma tema sempre attuale: “La violenza di genere in particolare sulle
donne anziane”
Il 25 novembre, Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne, siamo state
per le vie cittadine, con le altre donne, per dire che saremo sempre a fianco delle
donne contro ogni forma di violenza!
Ci sono ancora molte tragedie annunciate e non ascoltate. Ci sono troppe donne, di
cui 1/3 ultra60enni, uccise dal marito, dal compagno, da un ex: violenza domestica
per una società che dimentica solidarietà, uguaglianza.
Urge portar fuori la nostra voce, parlare agli uomini, ai giovani, promuovere
campagne di sensibilizzazione ed una formazione continua di cultura di libertà e
di rispetto, a partire dalle scuole.
Il corpo delle donne viene ancora usato dai media, sovente in circostanze
pubblicitarie con una falsa rappresentazione pubblica, qual oggetto che si associa
ad altro oggetto. Dobbiamo costruire una cultura diversa e solidale. Nel mondo,
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una donna su tre è maltrattata, o subisce forme di abuso. Un’indagine Istat ha
rilevato che il 32% delle donne italiane nella loro vita è stato vittima di violenza
fisica, psichica o sessuale. La violenza sulle donne è la loro principale causa di
morte nel mondo, il 70% delle violenze avvengono in casa. Le stesse agenzie
dell’Onu riconoscono la violenza contro le donne e le bambine come tema
prioritario per i diritti umani, per la sanità pubblica. La violenza non conosce
differenze socio-culturali, non risparmia alcuna nazione; produce effetti deleteri per
la salute, con alti costi socio-sanitari, perché gli abusi lasciano grandi cicatrici, non
solo a livello fisico, che perdurano nel tempo, manifestandosi a livello conscio o
inconscio.
Una nostra particolare attenzione va alla violenza ed agli abusi sulle donne anziane
e, più in generale, contro le persone anziane (violenza fisica, psichica, finanziaria).
La crisi, che toglie risorse ad ogni livello (famiglie, società, settori sociali e sociosanitari), ha aumentato le fragilità e peggiorato la qualità della vita,
incrementando il rischio di violenza. La crisi ha diminuito la qualità dei servizi, o
ne ha aumentato i costi, induce le famiglie ad arrangiarsi, anche tenendo gli
anziani in casa, o ritirandoli dalle Rsa, affidandoli a badanti, spesso in nero, o a
qualcuno che comunque dia la cura (caregiver, anche familiare disoccupato), o agli
scarsi servizi sociali.
La violenza sulle donne anziane ha poca attenzione, non sempre è segnalata, non
sempre è denunciata. Talvolta le donne che subiscono sono ancora chiuse nella storia
del proprio vissuto, in un modello sociale e culturale vecchio, patriarcale,
maschilista, che le ha viste subordinate nell’ambito familiare e sociale. La
violenza sulle anziane è verità nascosta, anche ignorata. È anche coperta dalle
relazioni familiari, di cui non sanno le assistenti sociali, che non si enumera nella
statistiche. La donna anziana maltrattata nell’ambito familiare quasi sempre tiene
nascosto l’abuso.
Accade che anche in età pensionabile, non c’è autonomia economica: le pensioni
danno un reddito inferiore a quelle degli uomini. La stessa fragilità è insita in
un’età che si protrae, ma spesso non in buona salute. Proprio per la mancanza di
indipendenza e fragilità, il rischio di violenza arriva anche dai familiari con una
grande condizione di costrizione.
Dovremmo progettare reti di solidarietà da tradursi in reale presenza e sostegno
alle donne per renderle più sicure, meno sole, più forti. Potremmo domandarci che
cosa significa aver cura di un anziano, come rispettare chi sta perdendo
progressivamente le sue forze, la sua psiche.
La famiglia è implosa ed è ormai incapace di ospitare i suoi membri più fragili; la
stessa società margina le persone improduttive. Difficile avere in questo contesto una
riabilitazione fisica e cognitiva, una risposta affettiva.
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Stanno aumentando i grandi vecchi, con problemi di disagio, povertà, abitativi, di
cura … Spesso chi bada/cura (familiare o badante), alza la voce e arriva a forme
anche più gravi di violenza. Colpevole è un welfare poverissimo cui la famiglia
sopperisce come può. Dobbiamo considerare anche la fatica di chi dà la cura
continuativa, questa stessa persona è a rischio di malattia nel giro di pochi anni.
Ci sono poi gli abusi perpetrati in ospedali, in case di cura, in case di riposo.
Talvolta gli anziani sono solo “entrata/affare”; lo abbiamo visto nei fatti
sconcertanti che ogni tanto emergono. Altre volte l’insufficienza di personale, la
mancanza di professionalità portano a carenze, negligenze, maltrattamenti. Non
intendo far addebiti al personale, spesso tenuto al minutaggio per ogni mansione,
spesso sotto organico e mal pagato, privo di un regolare contratto o precario, ma
restano i problemi.
Proporrei gruppi di lavoro che si attivino sui territorio, nelle zone, per una
rinnovata socialità che incrementi le relazioni e che sia di mutuo aiuto.
Dicevo di un pensionamento che sovente permette di rinnovarsi, ma se questo è per
tante nostre donne che con noi collaborano, o che si dedicano al volontariato, non
sempre il pensionamento spinge a relazioni, a rimettersi in gioco.
Molte donne, molte compagne che sono state iscritte nelle categorie sindacali degli
attivi, poi si allontanano dalla Cgil perché temono che si chieda loro impegni, poco
conciliabili col lavoro di cura che su loro continua ad incombere.
Altre donne non hanno mai avuto grandi occasioni di socializzazione. Il
pensionamento le limita ancor più. Ecco dunque nuove solitudini, perdita di interesse,
apatie, rischio di depressione.
Mutuo aiuto perché potremmo coinvolgere più donne, anche chi non è mai venuta al
Coordinamento, o ad un’assemblea, pur essendo iscritta, o non è iscritta Spi.
Coinvolgere significa non chiedere un impegno totalizzante, sempre pesante per le
donne, ma domandare quel che possono dare.
Non intendo un lavoro di puro proselitismo, è altro, anche se di tesseramento
dovremo parlare (e ve ne parlerà Alessandro Beltrami della nostra Segreteria).
Dovremo trovare innanzitutto un luogo di aggregazione, anche il solito centro
sociale, ma non per giocare a carte. Potremmo pensare a progetti, a scambi di
esperienze personali che poi diventino scambi di cultura, del vissuto.
Potremmo avviare un lavoro per metter le basi per evitare alle donne anziane:
maltrattamenti, ricatti, abbandono, negligenze, costrizioni, sia nelle famiglie che
nelle strutture socio-assistenziali e sanitarie.
Dovremmo dar voce, anche in questo caso, a chi non l’ha.
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- Politiche di genere e presenza di genere nella negoziazione sociale, richiamando
l’attenzione delle Amministrazioni Comunali sui problemi delle donne anziane (ma
anche dei PdZ).
- Ricerca, formazione, educazione per riconoscere gli indizi di abuso e poterli
segnalare / denunciare
- Coinvolgere le donne, combattere i silenzi: sovente ci si può riprendere anche nel
sentirsi parte del Sindacato, del Coordinamento, di un gruppo di donne che ti sono
vicine.
- Buone relazioni fra donne, promuovendo iniziative di ascolto, di aiuto, di
compagnia, per combattere solitudine e abbandono.
- Coinvolgere più uomini possibili
Stiamo preparando la Giornata Internazionale della Donna 2015, il nostro 8
marzo.
Lo celebreremo Lunedì 9 Marzo, al Teatro Sociale di Brescia, con l’operetta “La
Vedova Allegra”. Ci par che la scelta sia stata azzeccata, già ci sono state conferme.
La tradizioni è rispettata, né avremmo voluto mancare a questo appuntamento, per
tutte le nostre donne che al solito vengono, ma soprattutto per le nostre anziane delle
Case di Riposo e dei Centri Diurni.
Non c’è ancor pronto il materiale, ma l’arrivo dovrebbe essere imminente: biglietti
della sottoscrizione, inviti pomeridiani e serali, locandine. Chiederemo al solito aiuto
nella distribuzione, mentre già ringraziamo chi ogni anno si impegna per i premi della
lotteria.
Altrettanto sono impegnate molte compagne del territorio, chiediamo loro di darci
informazione delle varie iniziative, verbali, ma in specie tramite locandine che
cercheremo anche noi di pubblicizzare e diffondere.
Indubbiamente il Coordinamento Donne e lo Spi Cgil sono a vostra disposizione per
quel che potrà servire ad organizzare al meglio la Giornata Internazionale della
Donna.
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