Focus - Fondazione Lang Italia
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La Filantropia delle Fondazioni e degli Individui alla luce del crescente fenomeno di polarizzazione della ricchezza CENTRO STUDI LANG SULLA FILANTROPIA STRATEGICA DI FONDAZIONE LANG ITALIA - AGGIORNATO AL 12 NOVEMBRE 2015 - AGENDA PREMESSA………………………………………………………………………………………………….. 3 IL CRESCENTE FENOMENO DI POLARIZZAZIONE DELLA RICCHEZZA……………………………... 4 1. AUMENTO DEI SOGGETTI A RISCHIO POVERTÀ IN ITALIA E ALL’ESTERO 2. AUMENTO DEI GRANDI PATRIMONI IN ITALIA E IN EUROPA (HNWI & UHNWI) CRESCITA DELLA FILANTROPIA INDIVIDUALE A LIVELLO MONDIALE E EUROPEO………..….... 9 1. LA FORTE ASCESA EUROPEA 2. IL RANKING ITALIANO NEL CONTESTO GLOBALE E EUROPEO TREND FILANTROPICI IN ITALIA………………………………………………………………………. 12 LE FONDAZIONI – CLASSIFICAZIONE……………………………………………………………….. 14 NUMERO E TIPOLOGIA DELLE FONDAZIONI ITALIANE…………………………………………… 15 SUDDIVISIONE GEOGRAFICA…………………………………………………………………………. 16 LE EROGAZIONI DELLE FONDAZIONI……………………………………………………………….. 18 ENTRATE E USCITE DELLE FONDAZIONI……………………………………………………………. 19 UN RAFFRONTO RISPETTO ALLA SPESA PUBBLICA……………………………………………….. 20 IMPATTO OCCUPAZIONALE E TIPOLOGIA DI IMPIEGO……………………………………………. 22 REFERENCES……………………………………………………………………………………………… 24 2 PREMESSA DEFINIZIONE DI FILANTROPIA ISTITUZIONALE La filantropia istituzionale è il sostegno ad attività socialmente utili tramite l’erogazione di risorse frutto della generosità di persone o impresei. SVILUPPO La “filantropia istituzionale” nata negli Stati Uniti nel diciannovesimo secolo con lo sviluppo delle fondazioni private1 conosce negli anni ’90 una nuova fase di espansione in Italia. La filantropia istituzionale può espletarsi: • attraverso la gestione diretta o l’erogazione a enti specifici da parte dell’individuo • attraverso modalità di intermediazione filantropica (i.e. donazioni modali) • attraverso la costituzione di un’associazione o una fondazione In questo documento di focus, vengono prese in considerazione la prima e la terza modalità. 1 Caratterizzate da una fonte di finanziamento prevalentemente privata come anche la governance 3 IL CRESCENTE FENOMENO DI POLARIZZAZIONE DELLA RICCHEZZA 1. AUMENTO DEI SOGGETTI A RISCHIO POVERTÀ IN ITALIA E ALL’ESTERO Un mondo sempre più diviso tra ricchi e poveri. Il divario progressivo porterà entro il 2016 l'1% della popolazione mondiale ad avere più ricchezze del restante 99%ii. FIG. 1: QUOTA DELLA RICCHEZZA GLOBALE POSSEDUTA RISPETTIVAMENTE DALL’1% PIÙ RICCO E DAL 99% PIÙ POVERO. LE LINEE TRATTEGGIATE PROIETTANO IL TREND 2010-2014. ENTRO IL 2017, L’1% PIÙ RICCO POSSIEDERÀ PIÙ DEL 50% DELLA RICCHEZZA GLOBALE. 4 Crescono i soggetti a rischio in Europa. Tra il 2009 e il 2013 il numero di cittadini soggetti a grave deprivazione materiale è aumentato di 7,5 milioni nel complesso dei Paesi UE20iii FIG. 2: I CINQUE PAESI NEI QUALI LA PERCENTUALE DI PERSONE IN STATO DI GRAVE DEPRIVAZIONE MATERIALE È AUMENTATA DEL 5% O PIÙ. ANNI 2009-2013, VALORI PERCENTUALI Dati Eurostat, http://ec.europa.eu/eurostat/data/database 5 Cresce nel periodo 2011-2014 l’indice di povertà assoluta in Italia. Nel 2014, 1 milione e 470 mila famiglie (5,7% di quelle residenti) è in condizione di povertà assoluta, per un totale di 4 milioni 102 mila persone (6,8% della popolazione residente). Dopo due anni di aumento, l’incidenza della povertà assoluta si mantiene sostanzialmente stabile.iv FIG 3 INCIDENZA DI POVERTÀ ASSOLUTA PER RIPARTIZIONE GEOGRAFICA. ANNI 2011-2014, VALORI PERCENTUALI NOTA Si noti che la soglia di povertà assoluta rappresenta il valore monetario, a prezzi correnti, del paniere di beni e servizi considerati essenziali per ciascuna famiglia, definita in base all’età dei componenti, alla ripartizione geografica e alla tipologia del comune di residenza. Una famiglia è assolutamente povera se sostiene una spesa mensile per consumi pari o inferiore a tale valore monetario. Per una famiglia di 3 persone (un figlio tra i 4-10 anni e due genitori tra i 18-59, la soglia di povertà assoluta nel 2014 equivale a €1.801,74. Per un individuo tra i 18-59 anni, la soglia di povertà assoluta nel 2014 equivale a €981,21. 6 2. AUMENTO DEI GRANDI PATRIMONI IN ITALIA E IN EUROPA • Cresce il numero di persone facoltose. Nel 2015 in Italia il 20% degli italiani (i più facoltosi) detiene il 61,6% della ricchezza e un altro 20% appena al di sotto il 20,9%.v • Cresce la percentuale di UHNWI. Nel 2014 la popolazione italiana di UHNWI (Ultra High Net Worth Individuals) è cresciuta - più rapidamente delle medie europee (+10.6% vs +6.5%) e globali.vi FIG. 4: POPOLAZIONE ITALIANA UHNW. ANNI 2013-2014, VALORI ASSOLUTI E PERCENTUALI NOTA: gli UHNWI vengono definiti da patrimoni >50 milioni di USD • L’Italia nella Top Ten della classifica HNWI. Il nostro Paese nel 2013 si piazza al 9° posto nella classifica mondiale dei milionari con 218.000 famiglie HNW, Il ranking vede al primo posto gli USA con oltre 7 milioni di famiglie, seguiti dalla Cina a 2,3 milioni e dal Giappone a 1,2 milioni.vii NOTA: gli HNWI vengono definiti da patrimoni >1 milioni di USD 7 Aumenta la popolazione milionaria europea. In Europa ci sono attualmente 342 miliardari, con un patrimonio totale di quasi $1.500 miliardi (circa 1.393 miliardi di euro). La Spagna, dove nel 2014 oltre tre milioni di persone vivevano in stato di grave deprivazione, conta 21 miliardari con un patrimonio totale di $116 miliardi (circa 107.8 miliardi di euro).viii FIG. 4: POPOLAZIONE MILIONARIA NEI PAESI UE. ANNI 2002-2015, VALORI ASSOLUTI 8 CRESCITA DELLA FILANTROPIA INDIVIDUALE A LIVELLO MONDIALE E EUROPEO • A livello mondiale, l'Europa è stata l'area del mondo dove la filantropia individuale è aumentata maggiormente. Anche se i punteggi rimangono vicini per le regioni Europa, Usa, Asia (tutte in aumento), sono l’Europa e poi l’Asia ad aver registrato i progressi più significativi.ix FIG. 5: SVILUPPO DELLA FILANTROPIA MONDIALE. ANNI 2013-2015, INDEX SCORE RANKING TOTALE E SULLA BASE DELLE DONAZIONI NOTA L’indice si compone di tre voci: Current Giving che riflette la percentuale di patrimonio totale che intendono destinare alla filantropia; Promotion, ossia il grado di comunicazione esterna dei propri sforzi benefici; Innovation, che descrive l’enfasi sull’approccio “imprenditoriale” alla filantropia e sull’orientamento a iniziative sostenibili e basate su prove d’impatto. La somma di queste componenti viene misurata su una scala da 0-100. • Italia nelle prime posizioni in Europa per l’ammontare delle donazioni individuali. L’Italia, nonostante una proporzione minore di donatori (30% della popolazione) rispetto ad altri Paesi europei come Svizzera (70%) e soprattutto Paesi Bassi (85%) dove la cultura del dono è più diffusa (Fig.7), è al terzo posto per quanto riguarda l’ammontare delle donazioni individuali (€2.600 milioni) dopo Germania (€4.160) e Regno Unito (€11.532) (Fig.8)x 9 FIG. 7: PROPORZIONE DI DONATORI VS POPOLAZIONE NAZIONALE. VALORI PERCENTUALI FIG. 8: AMMONTARE DEL GIVING INDIVIDUALE. IN MILIONI DI EURO NOTA: Confronto tra dieci Paesi europei (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito, Spagna, Svezia, Svizzera) su dati 2011-2012 10 • Criticità delle analisi a disposizione. Va rilevato il grado di approssimazione di questi dati, a fronte di differenze nella campionatura e nei sistemi normativitributari e a vantaggio della comparabilità tra i diversi Paesi. Ne consegue che l’ammontare del giving per Paese tende a essere sottostimato, come nel caso dell’Italia in cui l’analisi prende in considerazione soltanto le donazioni a chiese e parrocchie o della Germania dove non sono considerate le grandi donazioni. L’ultimo dato ufficiale disponibile in Italia sul giving individuale registra un totale di €4.6 miliardi (divisi tra contributi, offerte, donazioni, lasciti testamentari e liberalità)xi. • Conferme dal World Giving Index. Per avere un benchmark globale, e migliorare la prospettiva a livello europeo, è utile il raffronto con l’annuale World Giving Index xii . Il quadro del WGI 2013 a livello UE28 conferma parzialmente l’analisi al punto precedente (basata su dati 2011/2012): l’Italia figura al 4° posto dopo Irlanda (non considerata nell’overview europea di cui sopra), Regno Unito, Paesi Bassi e seguita a stretta misura dalla Germania. Nel WGI 2014 l’Italia si attesta al 52° posto (in discesa dal 24° nel 2013): a livello UE28 si tratta del 12° posto. NOTA: Classifica realizzata considerando soltanto uno dei 3 indici presi in esame dal World Giving Index (i.e. livello di giving). 11 TREND FILANTROPICI IN ITALIA In Italia un filantropo su 3 crede in “cause di rilevanza nazionale” e, soprattutto, destina un quinto dei suoi guadagni annuali in donazioni benefiche. Nel dettaglio, in Italia il 36% dei filantropi italiani premia cause di rilevanza nazionale, quindi interventi a livello internazionale (24%) e donazioni a favore della propria regione o del proprio territorio di appartenenza (20%): ovvero, oltre la metà dei filantropi italiani investe in progetti legati al proprio Paese. Le motivazioni di tali donazioni sono il desiderio di aiutare gli altri (60%), il senso del dovere (56%) e il passaggio intergenerazionale di un impegno filantropico avviato (52%) (Fig.9). xiii FIG. 9: HNWI E LA FILANTROPIA. Motivazioni Principali aree di interesse Focus Difficoltà Soluzioni • Desiderio di aiutare gli altri (60%) • Senso del dovere (56%) • Passaggio intergenerazionale di un impegno filantropico avviato (52%) • Salute (72%) • Ambiente (60%) • Inclusione sociale (40%) • Nazionale 36% • Globale 24% • Locale 20% • Scelta della problematica sociale (48%) • Orientarsi tra organizzazioni (36%) • Orientarsi tra modalità di giving (32%) • Consiglio familiari (52%) • conferenze di settore (40%) • consulenti professionali (36%) • 32% destina tra il 15% e il 19.9% delle proprie entrate annuali vs 20% global • 28% tra il 10% e il 14.9% vs 21% global Commitment 12 • Gli HNWI donano in percentuale molto più della media delle popolazione italiana: l’81% dichiara di aver donato nell’ultimo anno vs il 28,2% dell’intera popolazione. La percentuale di donatrici è più elevata di quella dei donatori (90% delle donne vs il 76% di uomini).xiv • La decisione di donare per i ricchi italiani è essenzialmente una questione personale e privata (l’80% degli intervistati non vorrebbe in nessun modo essere ringraziato pubblicamente o attraverso i media). 13 LE FONDAZIONI - CLASSIFICAZIONE Prima di procedere a una mappatura delle attività e della presenza delle fondazioni in Italia, è utile inquadrarne l’operato a seconda della loro natura. Senza questa distinzione preliminare, il puro quadro numerico risulterebbe piuttosto sterile in termini di utilità dell’informazione. In base al criterio funzionale le fondazioni si suddividono in: • • • • Fondazioni di gestione (operating foundation); Fondazioni di erogazione (grant-making foundation); Fondazioni di comunità (community foundation); Fondazioni d’impresa (corporate foundation).xv Non viene preso quindi in analisi in questa sede il criterio giuridico, fatta eccezione per una categoria (i.e. le fondazioni di diritto speciale, ossia costituite per rispondere a precisi bisogni della collettività con particolari disposizioni in materia di controlli e vigilanza) rappresentata dalle fondazioni bancarie, istituite dalla legge 30 luglio 1990, n. 218 attraverso la privatizzazione delle Casse di risparmio e degli Istituti di credito di diritto pubblico. Questi istituti vengono menzionati in questa sede non solo perché caratterizzate da un preciso confine che ne permette una chiara identificazione (numero chiuso: in Italia esistono 88 fondazioni bancarie), ma anche per la rilevanza rispetto all’ammontare complessivo del patrimonio delle fondazioni italiane. Il dato più aggiornato testimonia, infatti, un patrimonio delle fondazioni pari a circa €85 miliardi nel 2005 di cui €45 miliardi (52.9%) gestito dalle Fondazioni bancariexvi. 14 NUMERO E TIPOLOGIA DELLE FONDAZIONI ITALIANE Le Fondazioni attive censite in Italia sono 6.220 in aumento del 31,8% rispetto al 2005 quando il numero si attestava a 4.720. In base ai dati disponibili e alla tassonomia identificata alla pagina precedente, possiamo suddividerle per tipologia (Grafico 1) e modello di attività (Grafico 2) GRAFICO 1 – TIPOLOGIA DELLE FONDAZIONI ITALIANE. VALORI ASSOLUTIxvii 88 146 150 32 Fondazioni Bancarie Fondazioni di origine pubblica Fondazioni di Impresa Altre Fondazioni Private Fondazioni Comunitarie 5804 In Italia le Fondazioni sono prevalentemente operative (49,5%); le erogative sono il 20% e le miste il 30,5%.xviii GRAFICO 2 – NATURA DELLE FONDAZIONI ITALIANE. VALORI ASSOLUTI Fondazioni Miste 1897 3079 Fondazioni Operative 1244 Fondazioni Erogative 0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 15 SUDDIVISIONE GEOGRAFICA Le fondazioni sono maggiormente presenti al Nord, ma il tasso di crescita negli ultimi anni è significativo in tutta Italia in particolare al Centro e nelle Isole in base ai parametri del Data Warehouse del Censimento dell’Industria e dei Servizi 2011. TAB. 1 SUDDIVISIONE DELLE FONDAZIONI IN ITALIA (VALORI ASSOLUTI) E VARIAZIONE PERCENTUALE AREA Nord-ovest Nord-est Centro Sud Isole Tot. Italia 2011 2005 VAR. (%) 2.590 1.300 1.338 725 267 6.220 2087 978 951 522 182 4.720 +24.1% +32.9% +40.7% +38.9% +46.7% +31.8% ESTRAZIONE CENTRO STUDI LANG DA DATA WAREHOUSE, 12 NOVEMBRE 2015 La classifica delle prime 10 regioni in Italia per numero di Fondazioni (Tab.2) rimane praticamente immutata rispetto al 2005 con solo Lazio e Campania che guadagnano una posizione. TAB. 2 CLASSIFICA DELLE PRIME 10 REGIONI ITALIANE PER NUMERO DI FONDAZIONI ATTIVE. VALORI ASSOLUTI REGIONE NUMERO DI FONDAZIONI ATTIVE Lombardia 1802 Lazio 597 Emilia-Romagna 551 Piemonte 533 Veneto 516 Toscana 485 Campania 267 Liguria 233 Sicilia 192 Marche 160 ESTRAZIONE CENTRO STUDI LANG DA DATA WAREHOUSE, 12 NOVEMBRE 2015 16 Da tenere in considerazione la presenza territoriale delle fondazioni correlata alla densità della popolazione: se si considerano il numero di fondazioni attive ogni 100.000 abitanti la classifica riporta ai primi posti Val d’Aosta, Lombardia e Liguria mentre alle ultime posizioni si ritrovano Sardegna, Puglia e Sicilia. TAB. 3 CLASSIFICA DELLE REGIONI ITALIANE PER NUMERO DI FONDAZIONI ATTIVE IN BASE ALLA DENSITÀ DELLA POPOLAZIONE. VALORI ASSOLUTI REGIONE NUMERO DI FONDAZIONI ATTIVE (PER 100.000 ABITANTI) Valle d’Aosta 24,96 Lombardia 18,23 Liguria 14,13 Toscana 13,03 Emilia-Romagna 12,49 Trentino Alto Adige 12,14 Piemonte 12,10 Umbria 10,77 Veneto 10,52 Lazio 10,45 Marche 10,33 Friuli-Venezia Giulia 8,65 Abruzzo 7,63 Calabria 6.60 Basilicata 6.41 Molise 5.10 Campania 4.59 Sardegna 4.54 Puglia 4.27 Sicilia 3.80 ELABORAZIONE CENTRO STUDI LANG SU DATI DATA WAREHOUSE, 12 NOVEMBRE 2015 Nella sezione seguente (Le erogazioni delle Fondazioni) si riportano i dati relativi alla presenza di Fondazioni erogative nelle singole regioni. 17 LE EROGAZIONI DELLE FONDAZIONI Il totale delle erogazioni delle Fondazioni secondo i dati disponibili dal Data Warehouse ammonta a €1.481.441.420. Per contestualizzare meglio i volumi e i risultati già illustrati, è utile evidenziare i dati relativi alle erogazioni delle fondazioni per mappare la suddivisione geografica delle erogazioni. GRAFICO 3 – EROGAZIONI DELLE FONDAZIONI PER AREE GEOGRAFICHE. VALORI PERCENTUALI 5,50 0,10 32,60 Nord-‐ovest Nord-‐est Centro Sud 52,40 9,20 Isole Secondo gli ultimi dati disponibili del 2009, la regione con il maggior numero di enti di sola erogazione ogni 100.000 abitanti è la Liguria (2,87) seguita dall’Umbria (2,43) e dalla Valle d’Aosta (2,42). Le regioni con la densità più bassa sono la Sicilia (0,54), la Puglia (0,69) e la Basilicata (0,85). Per quel che riguarda le fondazioni miste la densità maggiore si trova in Valle d’Aosta (4,84) che è seguita dalla Lombardia (4,30) e dal Trentino (3,64). Le regioni in cui la densità è più bassa sono invece la Sardegna (0,54), il Molise (0,62) e la Sicilia (0,66). Complessivamente la densità più alta di fondazioni che espletano la propria attività totalmente o parzialmente attraverso l’erogazione di contributi si trova in Valle d’Aosta (7,26) seguita dalla Liguria (6,44) e quindi dalla Lombardia (6,37), mentre la maglia nera spetta alla Sicilia (1,20) che è preceduta dalla Puglia (1,45) e dalla Sardegna (1,55)xix. Al di là dell’attività erogativa, è importante contestualizzare il livello complessivo di entrate e uscite delle fondazioni per comprenderne appieno l’impatto nello scenario del Paese vista anche l’alta incidenza delle fondazioni operative che perseguono i propri scopi attraverso programmi interni (49%) e di quelle miste che affiancano all’erogazione la gestione di programmi propri (39.5%). Questi dati sono approfonditi nella prossima sezione (Entrate e uscite delle Fondazioni). 18 ENTRATE E USCITE DELLE FONDAZIONI Le entrate delle fondazioni attive nel 2011 sono state pari complessivamente a €11.119.632.576,00 mentre le uscite a €9.950.694.334,00 per le 6220 fondazioni. Il totale delle 347.602 organizzazioni non profit nel 2011 ha registrato uscite pari a €57.396.113.527. Le uscite delle 6620 fondazioni (2% delle organizzazioni rappresentano quindi il 17,3% delle uscite totali del terzo settore. non profit) Tra gli ambiti di spesa maggiori nel 2011 ci sono sanità, istruzione e ricerca, filantropia e volontariato, e assistenza sociale.xx GRAFICO 4 – GLI AMBITI DI SPESA MAGGIORI DELLE FONDAZIONI NEL 2011. VALORI ASSOLUTI (IN €) 4.500.000.000 4.000.000.000 3.962.072.083 3.500.000.000 3.000.000.000 2.500.000.000 2.000.000.000 1.500.000.000 1.249.626.471 1.252.642.503 1.207.176.887 1.000.000.000 500.000.000 0 Sanità Istruzione e ricerca Filantropia e volontariato Assistenza sociale 19 UN RAFFRONTO RISPETTO ALLA SPESA PUBBLICA Prendendo in esame le voci Sanità e Istruzione, va sottolineata l’incidenza della spesa pubblica in rapporto al PIL. La spesa pubblica in Istruzione in Italia nel 2011 è stata pari a €66,861 miliardi (4.1% del PIL) mentre quella in Sanità a €119.045 miliardi (7.3% del PIL). Dalla comparazione si evince quindi un impatto degno di nota per le uscite da parte delle Fondazioni rispetto al totale. GRAFICO 5 – INCIDENZA DELLA SPESA DELLE FONDAZIONI PER “SANITÀ” RISPETTO ALLA SPESA PUBBLICA. VALORI PERCENTUALI SU DATI 2011 3,22 Pubblico Fondazioni 96,78 GRAFICO 6 – INCIDENZA DELLA SPESA DELLE FONDAZIONI PER “ISTRUZIONE” RISPETTO ALLA SPESA PUBBLICA. VALORI PERCENTUALI SU DATI 2011 1,84 Pubblico Fondazioni 98,16 20 IMPATTO OCCUPAZIONALE E TIPOLOGIA DI IMPIEGO Si considera infine l’impatto occupazionale per evidenziare il peso delle fondazioni per quanto riguarda il numero di persone impiegate in forma di dipendenti, collaboratori esterni e volontari. Va sottolineato che, probabilmente a causa della natura labour intensive su cui si basa il settore, nel 2011 la spesa per i dipendenti ammontava a €3.188.207.727 pari al 32% delle uscite totali e €214.955.011 per i collaboratori pari al 2,2% del totale.xxi TAB. 4 TIPOLOGIA E NUMERO DI COLLABORATORI IMPIEGATI DALLE FONDAZIONI. VALORI ASSOLUTI. Fondazioni (tot.) Dipendenti Lavoratori esterni Volontari Lavoratori temporanei 91.783 17.039 51.283 1.134 NUMEROSITÀ E TIPOLOGIA DELLO STAFF È interessante osservare la distribuzione regionale media dei lavoratori (dipendenti ed esterni) in relazione alla numerosità delle fondazioni. Se infatti non è una sorpresa, data la maggior numerosità, che le fondazioni nel NordOvest impieghino più staff (fisso ed esterno), risulta comunque nettamente superiore la numerosità media di dipendenti per fondazione (24,8). Al Centro, con un numero di fondazioni pari al 53% rispetto al Nord-Ovest, la percentuale media di dipendenti impiegati è circa 1/3 (8,1), mentre si registra il maggior numero di volontari in ogni realtà (11,4). 21 TAB. 5 MEDIA DEL NUMERO DI COLLABORATORI PER TIPOLOGIA IMPIEGATI DALLE FONDAZIONI NELLE 5 AREE GEOGRAFICHE ITALIANE. VALORI ASSOLUTI. Lav. Est./Fondaz ione Volontar i Volontari/ Fondazion e 8.120 3,1 19.057 7,3 14,7 3.648 2,8 11.033 8,5 7.463 8,1 3.388 2,5 15.261 11,4 725 10.173 16 1.479 2 4.277 5,9 267 2.472 10,8 404 1,5 1.685 6,3 Fondaz ioni Dipendenti Dipendenti/Fon dazione NordOvest 2.590 56.192 24,8 NordEst 1.300 15.483 Centro 1.338 Sud Isole Lavoratori Esterni ELABORAZIONE CENTRO STUDI LANG SU DATI DATA WAREHOUSE Infine, se osserviamo il dato a livello provinciale, il primato assoluto spetta a Milano, che impiega 25.118 lavoratori (delle varie tipologie) e il numero maggiore di dipendenti fissi. Per un riscontro immediato la città, con 20.010 dipendenti, risulta superiore all’intero Nord-Est (seconda area geografica in Italia per numero di dipendenti). Seguono Brescia (8.134) e Pavia (5.573). Guardando il numero di lavoratori esterni, Milano (4.764) è seguita da Roma (1.675) e da Bologna (1.316). E’ invece Terni a guidare la classifica per numero di volontari (8.308), precedendo Milano (6.352) e Roma (3.636). Appare infatti fondamentale il ruolo del volontariato soprattutto nelle città del Sud dove la percentuale di dipendenti fissi scende drasticamente: in particolare si segnalano i casi di Benevento e di Agrigento: le 16 fondazioni attive nelle due città, contano in totale 4 dipendenti e 4 collaboratori esterni, ma ben 137 volontari. TAB. 6 L’INCIDENZA DEL VOLONTARIATO NEI CASI DI BENEVENTO E AGRIGENTO. VALORI ASSOLUTI. Fondazioni attive Dipendenti Lav. Esterni Volontari Benevento 5 1 1 16 Agrigento 11 3 3 121 22 References i Assifero, Position Paper http://www.assifero.org/oggetti/5091.pdf ii Oxfam (2015), “Grandi disuguaglianze crescono”, Oxfam Issue Briefing http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2015/01/Paper-Davos-2015_finale.pdf iii Oxfam (2015), “Un’Europa per tutti non per pochi”, 206 Oxfam Briefing Paper http://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2015/09/EU-report_finale_08.09.pdf iv ISTAT (2015), “La Povertà in Italia”, su dati 2014. http://www.istat.it/it/archivio/164869 v OCSE (2015), “In It Together: Why Less Inequality Benefits All” http://www.keepeek.com/Digital-Asset-Management/oecd/employment/in-it-together-whyless- inequality-benefits-all_9789264235120-en#page29 vi Wealth-X Report (2014), “World Ultra Wealth Report 2014” vii The Boston Consulting Group (2014), “Global Wealth 2014” viii Oxfam (2015), “Grandi disuguaglianze crescono”cit. ix Bnp Paribas (2015); “Philanthropy Index 2015” https://wealthmanagement.bnpparibas.com/public/dx/achieving.your.goals.index.2015_en/$F ILE/BNP%20Paribas%20Forbes%20Philanthropy%20Index%202015%20%207%204%202015.pdf x Fondation de France (2015), “An overview of philanthropy in Europe” xi Istat (2015), “Censimento dell’industria e dei servizi 2011. Istituzioni non profit” xii Charities Aid Foundation (2014), “World Giving Index 2014” su dati Gallup in 130 Paesi xiii Bnp Paribas (2015); “Philanthropy Index 2015” cit. xiv UNHCR (2015), “La Filantropia degli High-Net Worth Individuals in Italia 2014” http://www.theboxisthereforareason.com/wp-content/uploads/2015/01/UNHCRPresentation-Jan-2015-FILANTROPIA-HNWIS-ITALIA.pdf xv Guzzi D., (2007) “Le fondazioni. Nascita e gestione” xvi ACRI xvii Numero di Fondazioni di Impresa – Fondazione Bracco, Corso Executive in Filantropia Strategica 2014. Numero di Fondazioni Comunitarie – Intervista del Centro Studi Lang a Bernardino Casadei, Fondazione Cariplo, 2014. xviii Fondazione Golinelli (2015), “Fondazioni private in Italia” xix Assifero (2009), “Quanti sono” 23 http://www.assifero.org/A_NOTIZIA_01.php?IDNotizia=1301&IDCategoria=52 xx Fondazione Golinelli (2015), cit. xxi Fondazione Golinelli (2015), cit. Ufficio Stampa FpS Media & Press Play Gianluca Schinaia ([email protected]) – 339.7228025 Alessandro Tibaldeschi ([email protected]) – 333.6692430 24