via castellana bandiera
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VOGLIAMO VIVERE – TO BE OR NOT TO BE di Ernst Lubitsch Mercoledì 22 GENNAIO 2014 ore 21,00 - presentazione e dibattito a cura del dott. Claudio Villa Giovedì 23 GENNAIO 2014 ore 21,00 - con scheda critica di presentazione Venerdì 24 GENNAIO 2014 ore 15,00 - presentazione e dibattito a cura del dott. Claudio Lazzeri Commedia – 99 minuti CANDIDATO ALL’OSCAR 1943 PER MIGLIOR COLONNA SONORA Soggetto: Alla vigilia dell' ultima guerra mondiale una compagnia di artisti polacchi deve mettere in scena una commedia antinazista, ma gli eventi precipitano e ben presto Varsavia è alla mercé del governatore tedesco. Gli artisti che hanno dovuto smettere di recitare hanno però costituito un attivo centro di resistenza e, grazie ai costumi che avevano pronti per la commedia, giocano una serie di beffe agli oppressori, riuscendo alla fine a mettersi in salvo in Inghilterra servendosi dell'aereo di Hitler. Titolo originale: To be or not to be Nazione: USA Anno: 1942 Cast: Carole Lombard (Maria Tura); Jack Benny (Joseph Tura); Robert Stack (Tenente Stanislas Sobinski); Felix Bressart (Greenberg); Lionel Atwill (Rawitch); Stanley Ridges (Professor Siletsky); Sig Ruman (Colonnello Ehrhardt); Tom Dugan (Bronski); Charles Halton (Dobosh); George Lynn (L’attore); Henry Victor (Capitan Schultz); Maude Eburne (Anna); Halliwell Hobbes (Generale Amstrong); Miles Mander (Maggiore Cunningham) Produzione: Ernst Lubitsch per Romaine Film Corporation Distribuzione: Enic (1942); Teodora Film (2013) "Il miglior film dell'anno ha 71 anni: è stato girato nel 1942 e possiamo già dirvi che in questo 2013 non può capitarvi nulla di meglio, … è proprio 'Vogliamo vivere!', capolavoro anti-nazista di Lubitsch girato nel pieno della seconda guerra mondiale”. FILM IN LINGUA ORIGINALE (INGLESE) – SOTTOTITOLATO Appuntamento al 29/30/31 gennaio con VIA CASTELLANA BANDIERA di Emma Dante Critica "Succede anche questo. Che un film come 'To Be or Not To Be' (1942) risulti pericoloso: non si finirebbe mai di parlarne e vedere in seguito altri film potrebbe procurare reazioni allergiche. Se mobilitare i cinéfili per l'epifania in sala della copia restaurata e in versione originale sottotitolata del penultimo film di Ernst Lubitsch è cosa buona e giusta, non è superfluo ricordare come il suo culto, a prima vista scontato, sia in realtà un fenomeno relativamente recente. La scarsa attenzione riservata ai film dell'ebreo berlinese prima in Europa e poi negli Usa e il silenzio che seguì alla prematura morte per infarto (1947) significano ancora poco o nulla rispetto a quanto pensavano di lui i più autorevoli (?) studiosi e critici dell'epoca. (...) Fino a quando i 'Cahiers du Cinéma' e in particolare il nostro mai troppo venerato redentore François Truffaut non rimisero le cose a posto, permettendoci adesso di raccomandare senza sforzi eroici il recupero di quest'autentico guinness della commedia. Un perfetto meccanismo di sostituzioni en travesti; un delizioso sberleffo all'orrore nazista; un inno al narcisismo del recitare sulla scena e nella vita; un pacifismo che adora le guerre (per lo champagne, i sigari e le belle donne)." (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 13 giugno 2013) "Il miglior film dell'anno ha 71 anni: è stato girato nel 1942 e possiamo già dirvi che in questo 2013 non può capitarvi nulla di meglio. Non fatevi fuorviare dal titolo originale: è proprio 'Vogliamo vivere!', capolavoro anti-nazista di Lubitsch girato nel pieno della seconda guerra mondiale. La Teodora di Vieri Razzini ha avuto la magnifica idea di farlo tornare nelle sale, approfittando di un restauro digitale che riporta la fotografia di Rudolph Maté (futuro grande regista) allo splendore degli anni '40. E' doveroso avvertirvi che le proiezioni sono in originale con sottotitoli. Anche per questo è stato ripristinato il titolo inglese, del resto doveroso: tutta la trama gira attorno al proverbiale monologo di Amleto, «essere o non essere»... e del resto un remake del film, girato da Mel Brooks nel 1983, si intitolava 'Essere o non essere' anche in Italia. Pur con tutto il suo fragoroso talento e la sua debordante simpatia, Brooks non era stato all'altezza di Lubitsch, ma non si può fargliene una colpa: nessuno è all'altezza di Lubitsch, nessuno lo è mai stato né mai lo sarà. Quando si tratta di commedia sofisticata, è il numero 1. Al massimo, se si parla di comicità cinematografica in senso lato si dovrebbe metterlo in competizione con Charlie Chaplin e Buster Keaton (bel podio, eh?). E anche il successo (nel 1940) del 'Grande dittatore' di Chaplin ebbe sicuramente un ruolo nel convincere il produttore Alexander Korda e la United Artists a gettarsi in un'impresa che a guerra in corso era rischiosa. Il film, infatti, parla di Hitler senza mezzi termini, ed è una ferocissima satira del nazismo ambientata nella Polonia occupata. Solo Lubitsch poteva riuscirci, con il decisivo apporto di Melchior Lengyel (soggetto originale) e di Edwin Justus Mayer (sceneggiatura). Il risultato fu un film perfetto, dai meccanismi comici fulminanti, e con alcuni passaggi nei quali viene restituita, al pubblico americano da poco coinvolto in un conflitto ancora geograficamente lontano, l'orrore della guerra che si combatteva sul suolo europeo. (...) La battuta più famosa del film è nel dialogo tra Joseph Tura, travestito da ufficiale tedesco, e un vero nazista. L'attore è talmente impudente da chiedere al nemico se ha mai visto in teatro «il grande, grande attore Joseph Tura»... cioè, se stesso! E il nazista gli risponde: «L'ho visto una volta, faceva Amleto. Trattava Shakespeare come noi trattiamo la Polonia». E' solo una delle tante, meravigliose situazioni che potrete vedere e sentire in inglese in questa riedizione che merita tutto il nostro tifo. In autunno uscirà un dvd con la versione restaurata. Ma intanto, vedere 'To Be Or Not To Be' dove è nato - al cinema - è un'occasione imperdibile." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 30 maggio 2013 "Come tutti i film di Ernst Lubitsch - questo tedesco emigrato in America nel 1922, su invito di Mary Pickford - 'To Be Or Not To Be' è un'opera memorabile, uno spasso prolungato che corre sul filo del desiderio e, insieme, del terrore (Hitler, i campi di concentramento, la distruzione di Varsavia donano al film un alone luttuoso, di minaccia incombente). Ma si ride del «maestro» Joseph Tura, primo attore di una bizzarra compagnia teatrale, alle prese con il famoso monologo shakesperiano dell'Amleto; ammiriamo la bellezza, la bravura di Carol Lombard; ci si commuove, e veniamo colti da uno strano brivido, mentre sullo schermo viene pronunciato e «spostato» un altro monologo, ripreso questa volta da 'II mercante di Venezia'. Ci stupiamo ancora per la perfezione della sceneggiatura: una macchina che non si inceppa mai, che macina situazioni e dialoghi perfetti, a pieno regime, senza cadute, mentre gli attori si sfidano verbalmente a velocità da formula uno. E che dire della precisione delle inquadrature? Non una di troppo, compreso tutto quello che accade fuori campo. Insomma. Hollywood al suo meglio. Da oggi in alcune sale potrete assistere ad un strano evento: sullo schermo potrebbe materializzarsi un quadrato contenente immagini mobili in bianco e nero. È la cosa più bella che possiate incontrare al cinema, oggi." (Rinaldo Censi, 'Il Manifesto', 30 maggio 2013)
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