inseguendo ho trasudato

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inseguendo ho trasudato
INSEGUENDO
HO TRASUDATO
E ALTRE INIZIATIVE FURIOSE
Introduzione e Avvertenze
Questo libro è la raccolta di alcuni sketch
incomprensibili che uso per comunicare. Crea
un certo senso di potere, il trovarsi dinnanzi a
qualcosa in cui gli altri sono inseriti e che solo
tu puoi decodificare. Come la sensazione di un
professore di matematica al cospetto di una
formula difficile. E’ il detentore delle chiavi
d’accesso ad un mondo nuovo.
Il mio gusto sta nel creare degli ambienti strani
e curiosi e di condividerli con gli altri. Dopo,
spiegare il significato nascosto dietro le mie
creazioni, come in un rebus del quale io ho la
soluzione.
Queste piccole poesie sono una forma di
comunicazione che ho scoperto di recente,
dopo aver deciso di non aver altro scampo che
accettare la mia malattia.
II
Malattia di uomo, di essere umano, di essere
vivente. Che posso farci se sono così? Ogniuno
ha una sua lingua particolare ed io comunico
così, certo del fatto che non sono strano o
speciale o ribelle o geniale o stupido. Un pazzo
smette di esserlo quando ce n’è almeno un
altro che lo capisce. Se vedessimo per la prima
volta un geroglifico penseremmo che si tratta
di una serie di scarabocchi sensa alcun senso.
Ed è così che viaggiamo per i gustosi attimi
della vita, cercando di trasformare i nostri
geroglifici in popart, di renderli comprensibili a
tutti. Ma chi ce lo ha chiesto? Chi ci ha ordinato
di essere comprensibili a tutti? E poi, il
linguaggio chi lo ha creato se non qualcuno che
ha deciso di spiegare i geroglifici dopo averli
inventati, di spiegare l’uso di un difficile
marchingegno dopo averlo inventato?
Quindi questo libricino vuole essere l’invito
perché tu smetta di cercare di “spiegarti
III
meglio” o di rispondere alle domande altrui. A
volte, la dissonanza tra il tuo mondo, le tue
esigenze, i tuoi dolori e quelli delle altre
persone, è così grande che l’unica strada è
l’isolamento. Alla ricerca del geroglifico
perduto.
Si, devi lasciare tracce, condensare il tuo
linguaggio su foto, video, pezzi di carta,
sculture, disegni, musiche, testi: ogni cosa. E
poi studiare come se fossero fatti da qualcun
altro. E’ la tua anima che prova a parlarti. Ha
solo te per essere ascoltata e se anche tu la
rinneghi, non potrà far altro che piangere,
scalciare e darti fastidio. E’ come se tu fossi tuo
padre e stessi ignorando l’unico bimbo che hai.
Adattati alla società e sarai perduto, adattati a
quell’incomprensibile, strano, veloce e
scalpitante essere che hai dentro di te, e il
mondo intero ti seguirà. E poi, se non ti seguirà
IV
sarai almeno felice perché ogni volta che
capisci te stesso, ti senti amato e questo basta.
Non importa che tu sia con trecentocinquanta
persone oppure da solo nella soffitta di casa
tua. L’unica forza che cerchi è la forza della tua
anima.
E Quindi..
Quindi ho scritto questo libricino che uso come
un mezzo di comunicazione. Non pretendo che
voi comprendiate qualche significato da cio che
leggete, anzi. Il mio obiettivo è spiegarvelo. Ora
ho un mezzo per farlo.
Spesso la gente usa come mezzo di
comunicazione, il pregiudizio o la tv, oppure il
lavoro, i problemi di soldi o il percorso casa,
studio, lavoro, famiglia, figli, sviluppo.
Sono tutti terreni comuni che la gente usa per
comunicare.
V
C’è chi poi “nasce strano”. Io, oltre a parlare di
sport, sviluppo, amici, famiglia e quant’altro
(non sono certo un alieno che vuole fare il figo
della situazione), parlo attraverso questa forma
di arte.
Spero che l’apprezziate e se non altro,
apprezziate il tentativo.
Sul Sostentamento
Vivo con la totale gioia della mia unicità. Sono il
ragazzo strano che tutti attendono di scoprire.
Ora esagero. Scherzo. Sono comunque
felicissimo di essere cio che sono. Di occuparmi
di comunicazione (l’arte è comunicazione) e di
fare cio che desidero.
Ovviamente credo che l’arte non sia altro che
uno strumento (a volte deviato) di esprimersi.
Credo infatti che l’arte sia una sorta di malattia
sana che le persone usano per poter
comunicare con i morti, dato che non trovano
VI
il coraggio di farlo con i vivi. Spesso la società è
troppo lenta o troppo veloce per chi non riesce
a captarne immediatamente la direzione.
Anche la società stessa è come un geroglifico. Il
successo, il lavoro, la ricchezza, la famiglia, i bei
vestiti, non sono altro che geroglifici attraverso
il quale la società cerca di far capire cosa prova.
Anche la società “fa arte”. E l’arte si fa in due
movimenti: fare e poi spiegare. Mai il
contrario. Prima il cuore e poi la mente,
metodo deduttivo.
Internet, i nuovi mezzi di comunicazione, il
potenziale incredibile aperto dall’accesso ad
una valanga di dati, ha permesso al nostro
cervello di gasarsi alle stelle, immaginando di
poter toccare il cielo con un dito. Chi mai
riuscirà ad equiparare la velocità con il quale il
cervello produce immagini, paranoie, sogni,
paure, incertezze, parole, soffi, sensazioni,
gelosie etc? Internet.
VII
Internet si espande veloce come un jet e, chi
ne fa uso è una spece di Dio. Puo viaggiare nel
tempo usando comunità sociali in cui si fanno
giochi di ruolo, puo parlare con le star,
conoscere il funzionamento di una bomba fatta
in casa e creare di suo proprio pugno un
circuito elettrico guardando le istruzioni su
Youtube.
Ciononostante, la società fuori di internet si
muove con ritmi diversi e, chi come me e come
molti altri della mia generazione, si è trovato a
toccare il cielo con un dito, ripudia quasi
istintivamente la difficoltà del mondo off-line.
Non lo capisce. Proprio come la gente non
capiva i quadri di Dalì.
Quindi veniamo al significato di questo
paragrafo. Sono felicissimo di giocare alla mia
velocità, di danzare scrivendo, disegnando,
facendo musica e creando progetti ma, sono
VIII
anche consapevole del fatto che questa che
chiamerei “arte”, è una forma di malattia.
Il mio desiderio è poter comunicare faccia a
faccia, stimolare l’apertura di attività
innovative sul web (infatti mi occupo anche di
web), proporre nuovi business, creare imprese
di gente “senza scrupoli” che si impegna
nell’espressioen del proprio disagio, piuttosto
che giudicare negativamente “questo mondo
difficile ed omologato”.
Quindi il tuo supporto è essenziale. Ho bisogno
del tuo contributo per poter continuare a fare
cio che sto facendo. Mi piacerebbe un sacco
poter scambiare questo libro con mano
d’opera, praticantato, materia prima e tempo,
piuttosto che con quello strumento ormai
troppo carico di pregiudizi, che è il denaro.
Quindi di sicuro, se sei interessato nel mio
lavoro, in cio che faccio.
IX
* Portafoglio
Introduzione e Avvertenze .......................... II
* Portafoglio ................................................ X
Che Ricchezza Inutile ................................... 1
Suicidio? Ahahah Friggete! .......................... 5
Aforismi ..................................................... 21
Pro, pro, programmation........................... 22
Madri Occulte di Figlie Femmine ............... 27
INSEGUENDO HO TRASUDATO .................. 34
Qualche Metro Dopo ............................. 35
La Dura Allenatrice ................................ 37
Essere Grandi o Nel Castello d’Invidia ... 45
Tra Tutteddue, Scelgo Tre ..................... 48
Non Avere Fretta ................................... 52
Frammenti di Universo .......................... 56
X
Che Ricchezza Inutile
Nota d’autore:
Questa storiella è la storiella di ogniuno
di noi, che perde il proprio tempo non
sapendo cosa fare della sua vita.
Non spiegherò nei dettagli questo
racconto ma mi limiterò, in questa
introduzione, ad invitarvelo. So che
invitarvelo è un’atrocità
lessicogrammaticospazioculturale ma
suona bene. Quindi vi invito alla lettura di
questo primo brano.
Nel brano successivo intitolato “Suicidio
etc etc..”, spiegherò per filo e per segno,
proprio come si fa a scuola, il significato
delle parole. Dal terzo brano in poi (dalla
poesia intitolata Qualche Metro Dopo)
non spiegherò niente più. Niente, più. Più
niente. O, per dirla al contrario, Niente
Meno, anzi, Tutto Meno.
1
Il discorso è semplice, molto semplice. c'è un
mondo pieno di frutti, verdure, roba di qualità
e tu, in un angoletto sperduto a guardare, fuori
dalla finestra questa ricchezza che accade.
l'invidia è un riflesso del territorio in cui vivi:
piccolo.
Hai paura di uscire, le belve inferocite ti
rispedirebbero nella gattabuia e tu, sicuro di
aver sprecato solo tempo, avresti solo
guadagnato rancore.
la tua ostilità verso questo modo scivolerà via.
ma tu non ci credi. è con stupore che scopri
nelle tue mani una mela. poco distante dalla
tua finestra c'è un leoncino. è affamato e te ne
accorgi. lanciandogli la mela dalla finestra lui si
avvicina e ti ringrazia. poi ti volti e il tuo
caminetto è ricolmo di altre mele.
una ricchezza inutile penserai, eppure dinnanzi
a te, in quella finestra che rappresentava il
2
modo al quale non potevi accedere, è ora
infestata di leoncini.
non fai a tempo a darlgi le tue mele che ormai
entrano in casa tua.
ora devi uscire e loro i inseguono, hanno fame
e tu hai mele. dalle tue tasche cadono a fiocchi.
che ricchezza inutile pensi.
ti sposti nella foresta, dove credevi che i
predatori ti avrebbero mangiato. e arrivano,
inmancabilmente. quando si avvicinano
incazzati, la carovana di leoncini ti insegue. lui,
il predatore ora invidia te, pieno di ricchezza e
tu, non puoi fare a meno che correre.
in preda al panico corri seguito da leoncini per
il quale rappresenti una divinità. i pantaloncini
dorati, che sgorgano mele sembrano non
essere la fonte.
butti i pantaloncini e le mele iniziano a uscirti
dalle orecchie.
3
sei tu, sei proprio tu. che ricchezza inutile starai
pensando.
sono ormai cinque anni che sei circondato da
leoncini. che ricchezza inutile. la foresta ti
rispetta nonostante tu continui a temerla.
4
Suicidio? Ahahah Friggete!
Prima tu chiedi di essere guardato e gli altri
pagano dazio innalzando il bimbo pagliaccio..
che fatica per gli altri. Il trionfo dei
programmatori.
Qualcuno se ne accorge e ti sbrana.
Poi capisci, qualcosa odia tutto e vuoi
ammazzarti. Tac, loro ti conoscono a
quattrocchi adesso. Tu vuoi spararti.
Pochi arrivano al suicidio, chi lo oltrepassa poi..
eheheh.
Friggete stronzi fottuti, vi leverò l'anima, la
vita, la crosta schifosa delle budella.
AHAHAHAH
Analisi del testo:
Prima tu, chiedi di essere guardato
Tu chi? Qui mi riferisco a mio fratello. Ciccione
5
maledetto, scimmia bastarda, colui che ha
sviscerato tutto dalla mia vita. Colui che è figo
mentre io sono il lercio, schifoso, debole,
mammone, omosessuale e cretino.
Chiedi di essere guardato. Lui si, chiede di
essere guardato. Riferimento al fatto che non
parlo di mio fratello in carne ed ossa. Parlo
dell’ologramma di mio fratello. Quello che vedo
anche quando lui non c’è. Il condizionamento
che passa nella mia testa. Il ricordo, lo spirito,
l’idea. Chiamalo come cazzo vuoi. Scusa il
“cazzo”. E’ una parolaccia. Lo so. E’ che
arricchisce di colore il quadro. Un po di nero, un
po di verde, un po di fucsia. Scriverò sulla
copertina: contiene parolacce e insulti personali
a membri della mia famiglia. Farà marketing.
Ok. Riprendiamo l’analisi del testo. Chiedi di
essere guardato. Si. E’ sempre al centro
dell’attenzione mio fratello. Le vuole sempre
vinte lui. Si narra che mio fratello, facci
colazione con pietre di criptonite e viaggi da
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una nazione all’altra a piedi, correndo. E’ un
essere mitologico. Si nutre come noi umani non
ci nutriamo. Vive come noi umani non viviamo.
E’ un ras, un dittatore, uno con le palle roventi.
Palle infuocate, quadrate, cubiche. Vere palle
d’acciaio. Non gli mancano le palle diciamo.
Lui è un action man. Soldi, successo, simpatia.
Sembra avere tutto. E quindi io lo invidio come
si invidia superman. Non una semplice invidia
ma una vera disperazione del tipo: mamma,
perché mi hai fatto così debole?
Quindi scrivo con l’intenzione di esorcizzare le
fantasie tristissime e allegrissime della mia
mente. Anche se non credo nelle fantasie.
Credo in altro. Negli ologrammi, che sono cose
diverse dalle fantasie. Gli ologrammi sono cose
che in un certo qual modo esistono nel mondo
fisico. Hanno potere sul mondo RE-ale. Non
sono solo succube creazioni.
Proseguiamo.
..e gli altri pagano dazio innalzando il bimbo
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pagliaccio..
Qui io mi trasformo in suo padre. Devo stare a
guardare le marachelle che fa e questo mi fa
perdere tempo. A volte, da padre penso che
avrei potuto evitare di fare un figlio. Non avrei
sacrificato niente. Forse avrei fatto qualcosa di
più creativo. Magari avrei ottenuto un lavoro
più bello, un hobby simpatico, piuttosto che
dover stare dietro a questo bimbo che vuole le
attenzioni.
A dire il vero questa frase è oggettivamente
ipocrita. E’ un tentativo della mia
“mezzamente” (magari un giorno ti spiego
cos’è la mezzamente), di capire la RE-altà
(magari un giorno o più in là, ti spiego perché
RE-altà e non “realtà”).
In realtà io sono invidioso del fatto che lui è
così. Mica io ci sto mettendo meno sacrifici o,
ho meno volontà. E’ una vita che a modo mio
cerco di essere vivo, vibrante e vivo come lui.
E’ invidia la mia. Pura invidia. Anche adesso,
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sento la voce di mio fratello nelle orecchie.
Tipologia “yes, but”. Si, ma. Qualsiasi cosa dici
lui risponde “yes, but”. Praticamente non ti
rimane che pregare di levartelo dai coglioni,
per evitare di farti schizzare in aria il cervello.
Cervello che poverino sta vivendo un conflitto
nucleare dentro di se. Conflitto tra il volerlo
sgozzare, la paura di essere sgozzato, la voglia
di farti piacere, il desiderio di fare il bravo
bimbo e, quel sanissimo istinto incredibilmente
intelligente che sa benissimo che di questa
situazione non gliene frega un emerito cazzo.
..che fatica per gli altri. Il trionfo dei
programmatori.
Eccoli, i programmatori. Qui c’è una figura che
non so se esista o se sia frutto della fantasia
ma, da quando ho deciso di approfondire le
evidenze della sua esistenza, il mondo in cui
vivo sembra acquistare una perfezione di
significato sempre più precisa. Questa teoria
dei programmatori, fa capo ad alcune
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esperienze che ho vissuto in quelli che tu chiami
“sogni”. La speculazione su questi
programmatori, mi ha portato a capire dove
andrò dopo la morte. Ho riportato, più giu nel
libro, due fogli disegnati da me in cui c’è la
prima foto nitida dei programmatori. Mi
piacerebbe avere il tempo e lo spazio per
spiegarti tutta questa teoria ma, non ce l’ho.
Almeno adesso. La voglia. Però voglio provarci.
Iniziamo da alcune evidenze chiare e conosciute
al mondo della scienza. Prima considerazione è
che gli scoiattoli hanno una memoria di soli tre
giorni. Il che vuol dire che, se nascondono una
ghianda sotto ad una foglia e dopo tre giorni la
ritrovano, rimangono sorpresi. Come se non
l’avessero mai vista.
Se tu chiedi a quello scoiattolo – chi sei? – lui ti
risponderà che è cio che era tre giorni fa. Non
di più. E’ onesto perlomeno. Non mente. Non si
tiene i conti. Non scrive su un foglio il numero
di giorni che ha vissuto, cosicche se tu gli chiedi
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chi sei, lui ti risponde che è colui che è vissuto
tot anni. In altre parole lo scoiattolo non è
come noi. Noi siamo disonesti. Diciamo che
siamo nati in quel luogo (anche se non ci
ricordiamo niente della nostra nascita), che
abbiamo tot anni. Come se gli anni si potessero
avere. Hanno inscatolato una scoreggia
d’autore per poi venderla su ebay. Ma non
sono mai riusciti ad inscatolare un anno.
L’unico modo di inscatolare l’anno è quello di
scriverlo su un foglio. Come se io mi sposassi
con una fotografia, credendo che nella
fotografia c’è la persona vera. Fosse così sarei
sposato con Pamela Anderson (colei che è
chissaperchè, la definizione di barbie
americana, bomba sexy).
In altre parole, mi sposo con l’idea di essere
nato in tal luogo alla tal ora e vado dicendo che
IO SONO, quella definizione.
No. E’ pura disonestà. Io sono cio che sono
adesso. Sono stupido, lo so. Sono come lo
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scoiattolo. Se poi mi chiedi chi sono, preferisco
inventarmi una balla o, una storia che funziona
bene, per farti ridere, piangere, sbalordire o
incuriosire.
I programmatori. Ecco. Dato che io sono come
uno scoiattolo, non so chi sono. Ho una
memoria a tre giorni. Potrebbe essere che sono
qui da millenni. Infatti, è molto piu veritiero,
nella mia psicologia, credere di essere
immortale. Se mi concentro, riesco a ricordare
le sensazioni che si provano nel ventre materno
e, a dirla tutta, riesco anche a ricordare cosa si
prova ad essere tavolo, albero, topo, pianeta,
granello di sabbia, acqua.
In qualche modo ho l’abilità di immaginarmi
cosa si prova ad essere lattina di cocacola.
Come faccio? Come fai tu? Io faccio che
secondo me io un tempo sono stato lattina di
cocacola e quindi ho una memoria vaga di
quell’avvenimento.
Cosi come lo scoiattolo sono immortale. Si, lui è
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immortale.
Infatti, dove si va dopo la morte? Si va dove si è
sempre stati. Nel mondo interno fatto di
mostri, spettri, torture oppure sogni e desideri.
Quando dormiamo andiamo proprio in quel
mondo.
Non dobbiamo aspettare di morire per scoprire
cosa significa la morte. Muoriamo un terzo
della nostra giornata, ogni giorno. Otto ore al
giorno. Otto, sedici, ventiquattro. Un terzo
della nostra vita siamo morti.
Che cosa dovrebbe cambiare? E poi, da morti si
passa a vivi.
Quando “sogni” di fare la pipì e la fai davvero?
Esatto. Morirai e sognerai di svegliarti e lo
farai. Ti sveglierai da qualche parte, in qualche
forma.
E i programmatori? I programmatori sono
coloro che ci rimandano nella RE-altà. Spesso la
vita che viviamo è un prolungamento del sogno
e spesso questo sogno è una tortura, un incubo.
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E’ come se nel mondo dei sogni fossimo schiavi
di esseri diabolici che ad un certo punto,
necessitando di qualcosa da questo mondo ci
dicono “ora svegliati”.
La cosa che ho trovato che loro desiderano di
più, è prendere il controllo a nostra insaputa su
questo mondo. Questo mondo, quello RE-ale, è
fatto pressappoco della stessa materia dei
sogni. Tutto è possibile. Però loro hanno
indottrinato l’uomo a pensare in modo lineare,
a chiedersi il perché delle cose e a trovare
cause ed effetti. A mettere poi in fila cause ed
effetti cercando qualcosa nel passato o nel
futuro.
In altre parole, hanno spinto l’uomo ad andare
contro sua natura, inventando la teoria del Big
Bang e tantissime altre frottole.
Cosa ci guadagnano? Ci guadagnano la nostra
fatica. Pensare razionalmente porta fatica al
cervello perché è contronatura. La mente non
ragiona per informazioni secche, come i
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computer. Ragione per storie. Niente ha
significato nella mente, fuori dal contesto in cui
si trova. Il contesto ha significato solo se
racchiude un certo numero di elementi. Se un
contesto non ha elementi allora è nullo. In altre
parole, una parola senza frase non significa
niente. Anche una frase non significa niente di
preciso al di fuori dell’intenzione. Insomma,
l’argomento è vasto come accennavo.
Mi basta qui avervi spiegato che sono
fermamente convinto che esistano esseri fisici
che lottano contro di noi, nel modo piu sottile
possibile.
Non parlo di demoni cattivi o atroci. Anzi. Quei
demoni dell’oscuro, la mitologia di draculo,
degli zombie, degli spettri tipo la bambina del
film “The Ring”, sono amici. Ci fanno cacare
addosso dalla paura, ma contengono al loro
interno un potere magico. Sono nostri alleati.
I programmatori di cui parlo io, sono
programmatori mentali. Conoscono il
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funzionamento della mente e ignettano a
nostra insaputa dei comandi sbagliati, per farci
affaticare, perdere memoria ed in ultima
analisi, essere molto ma molto più stupidi degli
scoiattoli.
Qualcuno se ne accorge e ti sbrana.
Qui proseguo a parlare dei programmatori. Nel
disegno che ho incollato in fondo al libro, sono
riuscito a rubare alcuni elementi al loro mondo.
Rubare infatti è la scappatoia più veloce. Non
posso spiegare tutto in questo libricino ma
posso dirti che esistono alcune regole che
studio ormai da anni, che sembrano fargli
rodere il culo a questi programmatori.
Poi capisci, qualcosa odia tutto e vuoi
ammazzarti. Tac, loro ti conoscono a
quattrocchi adesso. Tu vuoi spararti.
Poi capisci. Poi, tu che prima chiamavi “sogno”
il luogo in cui andavi la notte quando a luce
spenta, chiudevi gli occhi, tu, proprio tu, adesso
inizi a capire. Inizi a capire che quel mondo non
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è inconsistente ma, molto piu materiale di
questa che chiami reatà. Allora scoprire questa
cosa ti crea danno. Non hai piu strumenti per
comunicare con chi è ipnotizzato, con chi non
sa cio che tu sai. Questa difficoltà ti spinge al
suicidio.
Parlo un po della gente che si è suicidata. Credo
fermamente che pazzi e suicidi e depressi, sono
molto piu avanzati in coscienza di coloro che
vivono felici. Non sono le persone più evolute in
assoluto ma sono più evoluti della stragrande
maggioranza delle persone. I depressi ed i
suicidi conoscono la meccanica che regge le
finzioni di questo mondo. Il problema è che,
non riescono ad impazzire del tutto. Il pazzo e il
suicida, cercano di conservare la rispettabilità.
Almeno, cio accade in alcuni casi. Non in tutti
ma in alcuni si. L’arte invece è un superamento
di questo stadio. E’ l’utilizzo del paradosso,
delle immagini che conosciamo, per
comunicare.
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L’arte è il ponte tra chi conosce e chi non
conosce. L’artista conosce e, se non comunica
impazzisce. Chi invece non capisce, ha bisogno
dell’artista per poter iniziare a vedere qualcosa
di più, o di diverso, o di curioso a suo modo.
Pochi arrivano al suicidio, chi lo oltrepassa poi..
eheheh.
Questo concetto l’ho gia spiegato. Pochi
arrivano al suicidio, molti rimuovono con
decisione tutto cio che hanno paura di capire.
Poi c’è chi cambia il suo stesso linguaggio.
Inizia ad allinearsi al suo diamond (se ho tempo
ti spiego che cosa è) e iniziano a rubare
informazione ai programmatori.
Chi lo oltrepassa poi.. eheheh.
Chi oltrepassa il suicidio, chi ha capito che il
suicidio è l’arma piu forte che usano i
programmatori che vogliono tenerti nello
stadio di schivitu per sempre, chi lo ha capito è
salvo.
Se tu muori, non risolvi niente. I problemi che
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lasci in vita, ti tortureranno dopo la morte e,
quando non hai un corpo fisico nel quale poter
entrare, è molto piu difficile. Quindi se ti suicidi,
soffri molto di più. I cristiani dicono bene a
suggerirti di non suicidarsi ma non sanno il
motivo. I tibetani ne sanno qualcosa di più. C’è
un libro che si chiama libro tibetano dei morti.
In questo libro si parla di cio che vedi quando
muori. I programmatori, il terrore. Quindi
bisogna prima desiderare il suicidio, desiderare
di morire. In questa prima fase non abbiamo
fiducia di cio che abbiamo capito. Pian piano
però bisogna capire che il suicidio è un’arma
potente che usano i programmatori per avere
tutto e subito. Per incastrarci per sempre. La
morte è la nostra fine, se non siamo svegli.
Se siamo svegli e vigili, dopo la morte
proseguiamo svegli e vigili in altri corpi, in altre
forme. Evolvendoci. Un po come nel karma e
nella reincarnazione.
Friggete stronzi fottuti, vi leverò l'anima, la
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vita, la crosta schifosa delle budella. AHAHAHA
Friggete stronzi fottuti, programmatori. Vi
leverò l’anima rubando cio che avete perché
conosco il vostro tallone d’achille. Vi leverò la
crosta schifosa di ipocrisie che conservate nel
vostro stomaco. Ahahah, rido a crepapelle,
pregustandomi cio che vi farò brutti stronzacci.
Ecco la spiegazione.
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Aforismi
Le idee sono gestalt, descrivi la gestalt e getta
l’idea. Questa è la vita: unisono.
Ci sono due modi di spogliare una donna, il
primo è suonare un pianoforte fino a fargli
dimenticare che li ha addosso, il secondo è
comprargliene altri. Amerà la conoscenza.
Storia e ambizione fanno di qualcosa, qualcosa
di stabile. Io cambio se c’è il sole o se sono
pulito o se, racconto qualcosa ad un amico.
Chi è più instabile è colui che, dovunque lo
metti, cerca tafferugli. Costui non regge la
storia che gli hanno scritto e l’ambiente che ha
ricevuto.
Costui è alla ricerca della sua storia e di
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costruire il suo mondo.
In questa vita o in un’altra.
Pro, pro, programmation
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Trascrizioni dal disegno
1
(Questa è una lista di) Cio che so che
desiderano i ma non capisco perché:
- che inserisci i dettagli
- che cerchi spiegazioni logiche
- che definisci
- che metti i tuoi sentimenti
- che tu esista nel sogno
Inspiegabilmente, vogliono queste cose e, a
ragione di questa ipotesi, queste sono le cose
che creano colpa e ti cacciamo via dal mondo
programmato. Io dubito che a loro piaccia io,
con i miei furti.
2
6 oggetti rubati
3
Sembra che nel mondo programmato, ci siano
similitudini con la programmazione
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4
Ho rubato questi oggetti. La leggerezza
distrugge i programmatori.
5
I buddisti l’hanno capita. Chiamarono
“attaccamento” la tecnica dei programmatori.
6
Sono leggero e riesco a rubare tante cose.
7
L’indicazione è sempre dire solo il 50% di cio
che sai. La logica non c’è però questa regola
funziona: “leggerezza”. Ruberai molto di più
così.
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Madri Occulte di Figlie Femmine
Quando il padre è piu amorevole della madre e
la madre fa un figlio per compensare la
mancanza di potere che ha nella vita, le cose
diventano fortemente difficili. C’è da chiedersi
come faccia un marito realmente amorevole a
stare insieme ad una moglie fredda, ma questa
è un’altra storia.
La madre fredda che cerca potere, si crea un
sacco di aspettative sulla figlia femmina che sta
per partorire. Vorrà dominarla.
Quando la bimba nascerà, piangerà tra le
braccia della madre e cercherà le braccia del
padre.
Inconsciamente la madre cerchèera allora di
sopprimere il suo stesso bisogno di dominare la
figlia. Inizierà a esporre un accennato sorriso di
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circostanza quando la figlia piangerà tra le sue
braccia, ma dentro vorrebbe ucciderla.
Una bambina nata in questo contesto, avrà
fortissima ostilità per tutto il genere femminile
e creerà un senso di colpa perchè da un lato
desidera fortemente la madre, e dall’altra si
sente respinta.
Molte lesbiche cercano attraverso l’inversione
del loro stesso sesso di autoimporsi relazioni
con donne che hanno le modalità maschili e
aggressive della propria madre, maniaca del
controllo.
La cura avviene nel momento in cui la madre
originaria decide di smetterla con questa farsa
e di ammettere di aver condizionato
energeticamente-negativamente sua figlia, da
sempre. Fin da prima che lei nascesse, con i
suoi pensieri. Ha letteralmente creato dai suoi
pensieri qualcosa di negativo.
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Questa madre deve letteralmente dichiarare
che avrebbe il desiderio di uccidere sua figlia.
La figlia è schiava di questo schifoso segreto
della madre e non avrà mai.
Quasi tutta la gente crede di far del bene
occultando i propri reali, intensi bisogni.
Perchè lo fa?
Colpa. Colpa della propria “diversità”. Diversità
di cosa? Diversi dalla normalità.
Per normale si intende questa specifica norma,
non esplicitata ma istintivamente ritenuta
giusta.
La regola detta che in ogni famiglia:
Quando un bimbo nasce, deve essere
gia forte e deve aiutare i suoi genitori a
sopperire alla mancanza di senso della
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loro vita. Se non lo fa, allora è un
giocattolo difettoso e rotto.
Quindi, non è il “fare un figlio” l’errore ma
l’esigenza che questo figlio deve sfamare.
Il figlio nasce fisicamente con il compito di
sfamare l’esigenza della madre. Quello è il
compito dei figli.
Il “peccato” ripeto, non è nel fare figli o di non
aver aspettato il momento perfetto. L’errore è
bensi nell’occultare la realtà.
Una madre che procrea per sfamare il suo
bisogno di potere, diventa ininfluente nelle
sorti della figlia quando decide di eslpicitare
radicalmente a se stessa (e poi a sua figlia) il
vero bisogno per cui ha deciso di rimanere
incinta.
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L’esplicitazione in se, crea un senso di
soddisfazione, armonia, sinergia ed
allineamento completo nella madre. Questa
soddisfazione rilascia sempre potere. Essere
noi stessi ci fa sentire potenti. Noi siamo
potenti. Sempre.
Il problema è la normalità che impone alla
gente di misinterpretare le parole, di dare
significati insignificanti alle cose. Di essere
ipocriti.
Qual’è il giusto motivo per fare figli?
Sarebbe ipocrita dire “i figli si fanno per
regalare l’opportunità ad un frammento di
universo, di prendere corpo in forma fisica”.
Chi oggigiorno ritiene il mondo, la società e
l’universo qualcosa di così stupendo da
meritarsi di incarnarsi in nostro figlio?
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Il problema quindi non è nella motivazione
egoistica di fare figli, ma nell’occultare questa
natura. A se stessi in primo frangente.
Il marito è parte fondamentale di questa colpa.
Il marito non ha mai accettato l’egoismo della
madre. L’ha condannata lui stesso per prima.
Con che diritto?
Questa è schiavitù. La normalità fa carneficina.
Fa pagare all’umanità le sue regole occulte.
Una grande fetta di gente, non riesce a mentire
a se stesso. Queste persone percepiscono che
c’è qualcosa che non va.
Il diavolo non esiste, direbbe il diavolo. Si
occulta bene. Non esiste. Non è invisibile,
semplicemente non esiste.
Eppure vive dentro di noi.
Perchè si crea tutto sto casino allora?
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Ecco i carnefici: “signora normalità”, “signor
giusto e signor sbagliato”, “dottor morale”, e
infine l’esercito di replicanti che
inspiegabilmente (almeno ai miei occhi e al mio
cuore), sono nati per sostenere questo sistema
schifoso che, per forza di cose, è fortissimo.
Nessuna massa libera organizzata potrebbe
mai equiparare l’incredibile scorta di risorse
economiche, militari e mediatiche che
dominano i programmatori occulti di questa
falsa moralità che viviamo. Il loro dominio è
indistruttibile. Costruito durante migliaia di
anni di potere occulto.
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INSEGUENDO HO
TRASUDATO
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Qualche Metro Dopo
Bolla che scoppia dietro 5 vetri opachi,
più resistenti dell’avorio.
Sopra e sotto i tiranti scendono,
con fili di metallo.
Ogni scena è rotta.
Imperativo. Un disco che fatica a cambiarsi.
Questo è il mio allenamento. Sfinimento.
Braci roventi, spiaccicate in faccia.
L’unisono con chi?
Vento che soffi,
sogno passato,
quando lasci,
rilascio guadagno.
Costa il gesso,
costa la matrice,
costa tutto.
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Poi l’alieno.
Il solito alieno,
delle budella dagli occhi
e piango con lo stomaco,
a due chilometri da me.
Argh, via da qui
è canto d’amore.
Il calore ha sciolto il crick.
Qualcosa è andata storta e ora,
aspetto l’inaspettato con certezza.
Qui sei,
calore elettrico e ambizioso.
Sei qui.
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La Dura Allenatrice
Vieni su, stronzo,
è fesso ahahah”.
Una sfera sopra,
una sfera sotto.
Barcollo ma non mollo.
Non mollo?
Mollo.
L’ostilità è poca
e scivolo via
anche oggi.
Lievemente l’eccesso.
Vieni su, stronzo,
è fesso ahahah”.
Lunedì ho..
non posso cazzo.
No, no, no,
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non conti un cazzo!
Niente, zero,
via cazzo, via.
La mia storia
è ora organica,
il cibo fresco,
le lenzuola pulite,
che altro?
Posso permettermelo.
rischio,
vado dove lei mi chiama.
Ogni passo è un salto,
e fa male.
Lei dice che sono debole,
devo spingere,
schiacciare, premere.
E poi distruggerò il mondo?
Tremo a vedere
un bambino a carnevale
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danzare su un tavolo
con un mitra in mano.
I genitori ricchi,
disinnamorati, nulli e soli,
applaudono.
Divisi, una sfera sopra,
una sfera sotto.
Vieni cazzo, vieni”.
Sono io quel bambino.
Vieni t’ho detto”
Sembra una rozza guerriera,
forte e virile.
Vienii”.
Squarcia la sua gola.
Salto ancora,
stanco di tutto questo.
Stanco sopra,
morto sotto.
Lievemente,
solo un centimetro più in la,
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non riesco ad accorgermi
di questi dettagli
e il cuore sente,
qualcosa di nuovo.
Ora salta, bravo,
più veloce suu”
Vita, vita, vita.
La testa risucchia una nuvola,
le gambe scaricano un’orgasmo.
Lei non c’è.
Sono incazzato,
posso distruggere il mondo
ma perché cazzo, perché?
Guardi lui” lei compare.
Bella, madre, sorella, amica.
Chiede troppo” dico io.
Amami” dice lei.
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Confuso,
destato dal tutto,
in un attimo
crollo a terra.
Amami, amami,
il mio timpano parla.
E’ dolce.
Come?” penso.
Un alieno nel mio corpo,
porta lo stomaco
fuori dai miei occhi.
Corro, corro tanto,
corro caldo,
corro cuore,
corro tette,
corro amore,
corro tutto.
Mi passa il mondo affianco
Vieni su, stronzo”.
I suoi occhi pietrificano,
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la pelle sbiadisce,
si guarda attorno.
Lo guardo e rallento,
lei piange.
Grida, spingimi, ammazzami
penso,
sparami uccidimi,
lei piange.
Mi sveglio.
Il dentifricio sullo spazzolino,
le scarpe non so..
eccole.
Esco.
I suoi occhi, rivedo me,
il suo cuore sente.
Pazientemente ha atteso.
E’ così.
Le mie giornate sono con donne,
il cuore aperto,
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la lacrima vicina.
Sempre.
Pronta a sciogliermi.
Il mondo..
non c’è più;
oggi corro.
Salta, salvami, piango, rido”.
L’alieno,
con l’intestino fuori dai miei occhi,
corre.
Sono su una moto veloce,
l’aria in faccia
e lo zio la guida.
Ho paura ma al sicuro godo.
Ancora zio, ancora.
Ancora zio, ancora”.
Sempre nuovi mondi scompaiono
e sempre più antiche memorie
diventano il mio presente.
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Chiede di salvare il mondo ora.
Stronzo, Sali ahahah.
E’ a terra.
Stronzetto? Coglioncino?
Salii? Ahahah.
Come godo a vederlo
in tuutta la sua forza.
Mondo dei miei coglioni.
Ah ah ah.
Lei è in un angolo,
con la testa tra le mani,
sconfortata,
ma sotto sotto ride,
il suo bambino dispettoso
è nato peste e farà strada.
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Essere Grandi o Nel Castello
d’Invidia
Soldi, amici, donne, pulizia,
viaggi e la notte.
Sudare e dimenticare il resto.
Sono un bimbo sui libri di storia:
<<lui disse e si autoproclamò,
vedete come dev’essere fatto?>>.
Ti possiedo, cara illusione a me nemica.
Mi controlli con l’elogio
ma ora controllo io gli altri.
Gli ho spinti ad aiutarmi in questo gioco.
E’ così che hai giocato con me.
Bello avere qui i tuoi pezzi,
criminale di guerra,
normale è la mia esistenza.
Amori di carne e labbra profumate.
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Vai altrove a cercar giustizia,
qui sei ormai mio.
Cercala altrove cosicchè di tue braccia
espanderò il mio mondo.
L’ubriaco bugiardo,
dopo aver mangiato il coniglio,
divenne cieco.
Hai mangiato il coniglio
ma tossendo, di traverso
dimentichi i tuoi gesti.
Chi resta grande,
si perde su se stesso questo patimento,
chi non lo è mai stato,
scampo non ha,
il pian terreno è per lui castello d’invidia.
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47
Tra Tutteddue, Scelgo Tre
Ti conosco,
i tuoi peli a mezzo tono,
il lucido della tintoria,
i crateri di emozioni
e la fragranza dello sporco di due giorni.
La fabbrica di giornali
ti sta aspettando
e la notte, una telecamera
guardava la seta bagnata,
tuttoquesto.
Poi quel divario
tra il spra e il sotto,
il cuore all’impazzata,
i numeri che piovevano
e l’euforia di pensare
“forse c’è qualcosa di sbagliato”.
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Che cosa poteva mancare
nella speranza di due storie
divise da un fiume?
Quel fiume, quel fottuto fiume,
perché li, perché li,
perché, li?
Provai a spostare il confine
ma tutto sembrava ricadere li,
su quel gradino che
non volevo fare.
Non volevo perdere cio che avevo,
non volevo “o” e non volevo “e”,
non volevo numeri o poltrone,
neanche una testa scoppiante e lenta.
Ogni velocità sembrava una negazione,
ogniuna, ogni, singola, velocità.
Allora disintossicai il mio corpo
da acqua e pietre
fino a perdermi nei dettagli.
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Era un pozzo questa volta,
non una pista, un ruscello
o un selciato da attraversare.
In verticale era la paura a comandarmi
e dimenticavo tutto il resto.
Poi caddi, ancora scelte,
tunnel, distanze, altezze.
Cos’è questa distanza,
cos’è questa paura?
Lunedì carne, martedì pesce,
ma il righello centra forse qualcosa
con il sole, il mare e le ore?
Nomi strani, suoni sgorgati dali.
Che senso ha giudicare,
pronunciando le frasi del motore?
Salgo in macchina,
lo stereo scatta una musica,
giro le chiavi,
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l’adrenalina schizza
ed in un attimo,
sono subito da te,
chiunque tu sia adesso.
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Non Avere Fretta
Placati,
ascolta la mia storia,
porgi il tuo orecchio sul mio cuore
e trascrivi cio che senti,
poi
chiudi gli occhi e corri.
Lasciami li, nel mio sorriso, nella ripetizione.
Chiama gli architetti di sapienza
e i designer di amore,
non preoccuparti se piango
cercando assurdità nelle bufere,
scacciale via e lasciami pur credere
che si tratti del caso.
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Poi lascia che io, aprendo la solita porta,
trovi qualcosa di strano nel mio solito mondo.
Ti prego, non avere fretta
perché, tutto cio che viene con la ruspa,
va via col deserto.
Troverò lo spazzolino nel posto sbagliato,
le scarpe un metro più in la dal solito posto.
Lascia che guardando l’abitudine,
percepisca un suono nuovo
e mi si apra una lacrima.
Che senso ha questa lacrima,
nel posto sbagliato,
nel momento che è tempo,
ripetizione e blocco?
Stringendo il cuore il castello crollerà,
vedrò sorrisi di donne commosse
dal mio dolore inconsapevole
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e i singhiozzi nella mia gola,
scandiranno l’incapacità di far ritornare
tutto come prima.
Adesso il lago caldo di lacrime
è ormai un abbraccio d’amore
dove contempliamo da lontano,
coloro che hanno deciso di allontanarsi
pur di non smettere di usarci.
Parlo al plurale
e non riesco ad amare più
ciò che mi ha tenuto in gabbia.
Ora freddi sentimenti automatici,
rendono inevitabile la noia
quando li ascolto.
Poi mi volto e centinaia di bimbi
mi saltano al collo,
donne, mie protettrici,
sorridete con la stessa commozione di allora.
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Ora capisco cosa è successo..
ho solo osato troppo.
Ora sei tu a gestire il cambiamento e
il mio cuore, è tutto per te,
universo meraviglioso che ho sempre avuto.
55
Frammenti di Universo
Esiste una voce inseparabile
dalle mie orecchie,
che lancia una folla di emozioni,
ogni volta che canta
e.. canta spesso.
Questa voce è
la voce dell’impotenza,
della mania e della disperazione
che si uniscono con la speranza
l’interesse e quella inremovibile certezza
che non mi smuove dal mio cammino,
quella sicurezza di trovarmi
a metà tra le mani del destino
e l’elettricità della sua ambizione.
Quante cose incuriosiranno
l’interesse che ho in cio che vedo,
la lampadina di un papiro di domande
sarà sempre accesa
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nel lampione che illumina
la mia voce.
Nel palato
un’autostrada dorata piange
alle note della pioggia
gravida di vita
che odoro ovunqe.
Udirò malinconia
baciando la tempesta.
Questa è la mia promessa,
il mio fatale impegno
e niente e nessuno
riuscirà mai
a strappare la triste eccitazione
che bagna il mio stomaco,
che fa scattare i nervi
ogni volta che mi abbracci.
Cambio i miei sogni,
prima che loro mi distruggano
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portando l’orrore del loro mondo,
nell’intaccabile pasta
di cui sono fatto.
Che guerra sia,
onirico dell’orrore,
scherzi con chi strappa al tuo cuore
frammenti d’universo.
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