manuale alcol
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AZIENDA USL ROMA H Borgo Garibaldi, n° 12 - Albano Laziale (Roma) Agostino Messineo Paola Abetti Donatella Varrenti Rosa Pacini Lucia Inglese Antonio Dell’Università Michelina Palermo A PROPOSITO DELL’ALCOL……………….. A attenzione all’abuso L limitane l’uso C conta il numero dei bicchieri O opta per bevande analcoliche L liberati dalla dipendenza DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE ASL RM/H INDICE COSA E’ L’ALCOL E QUALI SONO I SUOI EFFETTI? 1) COSA E’ L’ALCOL E QUALI SONO I SUOI EFFETTI? 2) RISCHI LEGATI ALL’ASSUNZIONE DI ALCOL 3) IN QUALI OCCASIONI E’ MEGLIO NON BERE? L’alcol è una sostanza tossica e potenzialmente cancerogena. 4) DEFINIZIONI DI CONSUMO DI ALCOL 5) L’USO E L’ABUSO DI ALCOL IN ITALIA 6) ALCOL E LAVORO 7) BEVANDE ALCOLICHE 8) NORMATIVE CONTRO L’ABUSO DI ALCOOL 9) BIBLIOGRAFIA E’ pericoloso in quanto dà dipendenza in maniera superiore alle droghe illegali. I giovani al di sotto dei 16 anni, le donne e gli anziani risultano più sensibili agli effetti dannosi dell’alcol in quanto il loro sistema enzimatico ha più difficoltà a metabolizzarlo. Gli effetti più dannosi dell’alcol sono a carico del fegato, dell’apparato gastrointestinale e del sistema nervoso centrale. Infatti l’alcol è assorbito per il 20% dallo stomaco e per il restante 80% dall’intestino tenue. L’alcol così assorbito passa nel sangue e da qui al fegato, dove viene quasi del tutto distrutto per circa il 90-98%. Ma finchè il fegato non ha terminato la metabolizzazione, l’alcol continua a circolare e a diffondersi nei vari organi. Il restante 2-10% viene eliminato attraverso l’urina, le feci, il respiro, il latte materno, le lacrime, il sudore e la traspirazione.L’alcolemia è la quantità di alcol che si trova nel sangue dopo l’ingestione di sostanze alcoliche. La velocità di assorbimento, da cui dipende la concentrazione nel sangue (alcoolemia), è funzione di alcuni parametri, tra cui la quantità di alcool; la gradazione della bevanda; l’assunzione in un'unica dose; presenza di cibo nello stomaco; il tipo di alimento; tutti i fattori che ritardano lo svuotamento dello stomaco Mediamente il fegato riesce ad eliminare circa un bicchiere (125 ml) di bevanda alcolica in un ora. L’alcol è un alimento calorico contiene circa 7 Kcalorie per grammo, mediamente un bicchiere di bevanda alcolica contiene 12 grammi di alcol e un equivalente calorico di 100 calorie. Mezzo litro di vino o due lattine di birra hanno un apporto calorico rispettivamente di 350 e 170 calorie. Ovviamente l’alcol non può essere considerato un nutriente, come ad esempio il pane, la carne ecc., peraltro il suo consumo non è utile all’organismo al contrario risulta dannoso. Per eliminare le calorie apportate da un paio di bicchieri di bevande alcoliche è necessario camminare per 50 minuti oppure nuotare per 30 minuti, oppure ballare per 35 minuti o fare aerobica per 32 minuti, va da se che se il consumo alcolico è superiore anche l’attività fisica dovrà essere necessariamente superiore. Sulla base delle evidenze scientifiche ad oggi disponibili, non è possibile conoscere con certezza la quantità di consumo di alcol raccomandabile o “sicuro” per la salute, pertanto si può affermare con certezza che il rischio esiste a qualsiasi livello di assunzione. Parleremo, quindi di basso rischio, per i consumi di bevande alcoliche da consumarsi rigorosamente durante i pasti, pari a 2040 grammi per gli uomini e 10-20 grammi per le donne. Tali quantità devono essere ridotte per gli anziani e per i giovani, nei quali peraltro esiste il divieto per legge alla somministrazione al di sotto dei 16 anni. Ma quanto corrispondono i grammi di alcol con le rispettive bevande alcoliche? Dobbiamo sapere che un bicchiere di vino (125 ml), una birra (330 ml), un cocktail aperitivo (80 ml) oppure un superalcolico (40 ml) contengono circa 12 gr di alcol. RISCHI LEGATI ALL’ASSUNZIONE DI ALCOL Se proprio si sceglie di bere, è buona norma tenere a mente che è meglio bere meno di 2-3 bicchieri per l’uomo e 1-2 bicchieri per la donna, in quanto con queste quantità la salute è esposta ad un rischio. E’ necessario contare i bicchieri che si bevono perché loro contano. Risulta chiaro che se non si beve, come gli astemi non si corre alcun rischio. E’ doveroso sottolineare che a parità di quantità alcoliche gli effetti possono essere differenti da individuo ad individuo L’assunzione di alcol in maniera incongrua determina un aumento della pressione arteriosa, difficoltà di concentrazione e vuoti di memoria, ridotte capacità di apprendimento e lavorative, alterazioni dell’apparato digerente e del fegato. C’è da aggiungere che gli effetti negativi dell’alcol sull’organismo possono essere accentuati dall’uso concomitante di farmaci, quali ad esempio gli ansiolitici, l’aspirina o gli anticoagulanti. Oltre al sesso, anche il peso corporeo influisce sugli effetti dell’alcol: se si è normopesi si è maggiormente sensibili agli effetti negativi, al contrario le persone in soprappeso o obese sono più resistenti agli effetti dannosi dell’alcol in quanto hanno una maggiore quantità di liquidi e grassi nell’organismo. Bisogna tener presente che anche in assenza di sintomi, l’organismo di chi consuma abitualmente bevande alcoliche, ha già iniziato a subire le conseguenze dell’assunzione superiore a quella considerata a basso rischio. Prima di guidare è necessario aspettare almeno un’ora per ogni bicchiere di bevanda alcolica consumata prima di iniziare la guida. Una concentrazione di 0,2 grammi di alcol ogni cento millilitri di sangue si raggiunge in un soggetto di 60 kg a stomaco pieno, con l’assunzione di 12 grammi di alcol, contenuto come abbiamo visto prima in un bicchiere da 125 ml di vino, o in 330 ml di birra o in 80 ml di cocktail aperitivo o in 40 ml di un superalcolico. Quindi 2 bicchieri di vino contengono 24 grammi di alcol, limite sufficiente per il sesso femminile a raggiungere il limite legale per la guida di un autoveicolo, mentre nell’uomo il limite si raggiunge con 3 bicchieri di vino. Infatti secondo il codice della strada (art. 186 e s.m.) il limite legale di alcolemia non deve superare durante la guida 0,5 grammi per litro. Le forze dell’ordine hanno in dotazione un etilometro con il quale possono misurare le concentrazioni di alcol ingerito, il limite di 0,5 gr/l non deve essere superato in due misurazioni consecutive effettuate a distanza di 5 minuti una dall’altra. Se il limite di 0,5 gr/l sarà superato, scatta automaticamente la sospensione della patente e una sanzione amministrativa di un minimo di 258 Euro, nonché la sottrazione di 10 punti dalla patente guida. E’ importante ricordare che l’alcol alla guida è la prima causa di morte tra i giovani italiani tra i 15 e i 24 anni. IN QUALI OCCASIONI E’ MEGLIO NON BERE? Alcune circostanze o condizioni possono essere d’aiuto per identificare le situazioni in cui è meglio smettere di bere per salvaguardare la qualità della propria salute. Innanzitutto non è opportuno bere in età inferiore a 16 anni, in caso di gravidanza soprattutto nei primi tre mesi di gestazione, in caso di allattamento, in caso di assunzione di farmaci. Anche chi ha una patologia di qualsivoglia natura acuta o cronica dovrebbe astenersi dal bere, anche se si è etilisti o si soffre o si è sofferto di altri tipi di dipendenza. Se si è a digiuno, se si sta svolgendo un’attività lavorativa o se si guida un veicolo o si manovra un macchinario. Bere in associazione all’assunzione di farmaci che deprimono il sistema nervoso, quali sedativi, ansiolitici, ipnotici e tranquillanti, è particolarmente pericoloso. Il rischio si estende anche ad altri farmaci quali analgesici, anticoncezionali, antibiotici, antistaminici, alcuni sciroppi sedativi per la tosse a base di codeina e molecole similari, presentano delle interazioni con l’alcol, pertanto ne è sconsigliato il consumo per tutto il ciclo di terapia. In caso di sintomi quali vuoti di memoria, o in caso di sensazione di depressione è consigliabile interrompere subito l’assunzione di bevande alcoliche. Ma anche se si beve appena ci si alza la mattina, se si hanno tremori dopo la sbornia della sera precedente, se si prova un senso di colpa dopo aver bevuto, o peggio se qualcuno (amico, conoscente) valutando dall’esterno l’atteggiamento verso le bevande alcoliche ha posto l’accento sull’opportunità di interrompere di bere. L’alcol è anche una sostanza depressiva per tale motivo in caso di tristezza o depressione non si deve assolutamente bere, ed ancora l’alcol determina sbalzi di umore, pertanto se se si è arrabbiati è sconsigliabile bere in quanto l’alcol aumenta l’aggressività. Le donne che sono bevitrici abituali di 3 o più bicchieri al giorno hanno un rischio superiore rispetto al resto della popolazione femminile ad avere aborti soprattutto durante il secondo trimestre di gravidanza. L’alcol infatti attraversa la placenta e arriva al feto in una concentrazione praticamente equivalente a quella assunta dalla madre; bisogna sottolineare che l’embrione non ha ancora gli enzimi in grado di metabolizzare l’alcol, pertanto viene a subire danni a livello cerebrale e a livello di tutti i tessuti in via di formazione. E per concludere è necessario sapere che le donne, per le loro specifiche condizioni ormonali, presentano un rischio di sviluppare un tumore alla mammella del 7% in più rispetto alla popolazione generale femminile non bevitrice. Inoltre l’alcol è un co-fattore di rischio aggiuntivo per moltissime patologie. DEFINIZIONI DI CONSUMO DI ALCOL - - - - - - Consumo a rischio: un livello di consumo o una modalità del bere che può determinare un rischio nel caso che l’abitudine persista. Consumo dannoso: una modalità di consumo alcolico che determina un danno alla salute, sia a livello fisico che mentale. A differenza del consumo a rischio, la diagnosi di consumo dannoso può essere posta solo in presenza di un danno alla salute. Alcoldipendenza: insieme di fenomeni fisiologici, comportamentali e cognitivi in cui l’uso di alcol riveste per l’individuo una priorità sempre maggiore rispetto ad abitudini che in precedenza avevano ruoli importanti. La caratteristica predominante è il continuo desiderio di bere. Riprendere a bere dopo un intervallo di astinenza si associa spesso alla rapida ricomparsa delle caratteristiche della sindrome. Consumo giornaliero di alcol: il consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica (vino, birra, ecc). Consumo giornaliero non moderato di alcol: il consumo eccede 2-3 unità alcoliche al giorno per l’uomo, 1-2 unità al giorno per la donna, 1 unità per gli anziani 65enni e ultra, qualsiasi quantità per i minori tra gli 11 e i 17 anni. Unità alcoliche: l’unità alcolica corrisponde alla quantità di alcol contenuta in un bicchiere piccolo (125 ml) di vino di media gradazione, o in una lattina di birra (330 ml) di media gradazione o in un bicchierino di superalcolico (40 ml). Binge drinking: il consumo di 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione, lontano dai pasti. L’USO E L’ABUSO DI ALCOL IN ITALIA Nel nostro Paese il consumo di alcol è considerato “moderato”, e la bevanda maggiormente assunta è il vino, ciò è da imputarsi alla nostra tradizione. La diffusione del consumo di alcol mostra un trend sostanzialmente stabile negli ultimi 9 anni, con un lievissimo aumento nel 2001. Tra il 1998 e il 2006 la quota di consumatori di alcol tra le persone dai 14 anni in su si è mantenuta stabile intorno al 70%. C’e da sottolineare che l’Italia rispetto ai restanti Paesi Europei si trova in una buona posizione per consumo di alcol negli ultimi mesi, ovvero ha consumi contenuti. Il dato allarmante viceversa si ritrova tra i giovani di età compresa tra 11-15 anni, di essi il 18,6% dichiara di aver consumato negli ultimi 12 mesi bevande alcoliche. Tra il 1998 e il 2006 il consumo di alcol sale dal 12,6% al 20,5%. Altro dato preoccupante è il crescente numero di adolescenti che consumano bevande alcoliche al di fuori del pasto. Il dato è più allarmante per le ragazze infatti il numero di esse che consuma bevande alcoliche fuori pasto passa dal 9,7% al 16,8%, mentre tra i ragazzi passa dal 15,2% al 24,2%. Tali modelli di consumi alcolici tra i giovani sono tipici dei Paesi del Nord Europa, il cosiddetto “binge drinking”, e si sta radicando anche in Italia e nei peasi dell’’Europa mediterranea. Chi ha un titolo di studio superiore ha anche una maggior tendenza a consumare alcol, ciò è soprattutto evidente nelle donne, infatti di quelle in possesso di licenza elementare il 49% consuma alcol, mentre il consumo raggiunge il 70,9% nelle laureate; questo dato è più evidente tra le donne di età compresa tra i 25 e i 44 anni. Tra le Regioni italiane il primato per il consumo di alcol è quello dell’Emilia-Romagna con il 76,1%, segue il Veneto con il 75,2% e il Trentino con il 75,1%. Oggi si rileva rispetto al 2005, un lieve decremento del consumo di birra nelle donne, mentre aumenta lievemente il consumo di altri tipi di alcolici, soprattutto aperitivi. Nel 2006 le persone di età da 11 anni in su consumano prevalentemente vino (54,8%), seguono i bevitori di birra (44,8%) e poi i consumatori di altri tipi di alcolici (41,3%). Se analizziamo il solo range di età dei minorenni, ovvero tra gli 11 e i 17 anni, la bevanda più diffusa risulta essere la birra (19,1%), seguita dagli aperitivi alcolici (15,7%), e dal vino (12,3%). Fra i comportamenti a rischio per la salute emergono il cosiddetto “binge drinking”, ovvero consumo di alcolici fuori pasto, con episodi di ubriacatura concentrati in singole occasioni, e il consumo di alcol in età precoce. Il binge drinking, ovvero consumare 6 o più bicchieri di bevande alcoliche in una sola occasione, è un’abitudine più diffusa nell’Italia settentrionale, dove il fenomeno si registra con maggiore frequenza. Tra gli obiettivi dell’OMS per il 2010 è ricompressa la riduzione a zero della quota di ragazzi fino a 15 anni che consumano alcol. Nel 2006 tra le persone dagli 11 anni in su il 7% ha dichiarato di bere alcolici fuori pasto almeno 1 volta a settimana, risultano più uomini che donne, soprattutto i giovani. La quota di bevitori lontano dai pasti risulta più elevata negli abitanti di piccoli comuni, e tra le donne lo sono soprattutto le laureate, mentre negli uomini sono per lo più gli adulti e gli anziani meno istruiti. L’abitudine al consumo non moderato di bevande alcoliche da parte dei genitori sembrerebbe influenzare negativamente il comportamento dei figli. In Italia nel 2006 i consumatori quotidiani di bevande alcoliche, ovvero le persone che hanno dichiarato di bere almeno una bevanda alcolica al giorno, sono il 29,5% della popolazione dall’età di 11 anni in su, marcate differenze per sesso, i maschi sono il 43,4% della popolazione, mentre le femmine il 16,5%; i consumatori quotidiani scelgono il vino. Generalmente i consumatori che assumono quantità non moderate tendono ad aumentare con l’età, soprattutto nell’età compresa tra i 55 e i 64 anni. ALCOL E LAVORO L’alcologia ha assunto un ruolo prioritario tra le discipline scientifiche che si occupano dei problemi legati al consumo di sostanze psicoattive. L’alcol è tra le sostanze a maggiore tossicità intrinseca, per cui la probabilità che si verifichi un danno d’organo è da considerarsi altamente possibile in ogni parte dell’organismo. L’OMS valuta nel 1030% gli incidenti alcol-attribuibili in ambienti lavorativi; con un’alcolemia di 0,5 gr per litro il rischio di incidente lavorativo è doppio rispetto al valore 0, mentre a 1 gr per litro è sei volte superiore e con 2 gr per litro è 30 volte superiore. Dopo una storia di alcolismo di sette anni, l’etilista perde il 15% delle sue capacità e inizia ad avere difficoltà lavorative, dopo undici anni di abuso-dipendenza inizia la vera crisi sul posto di lavoro con una riduzione dell’efficienza lavorativa del 50%, nel contempo anche le prime sanzioni per assenteismo ingiustificato e negligenza lavorativa. Già dopo 14 anni di abuso etilico si avverte la necessità di un ricovero e l’efficienza del soggetto si è ridotta al 75%. Gli infortuni più frequenti si registrano nelle ore immediatamente successive all'assunzione di alcolici e cioè nelle prime ore del mattino (assunzione prima di recarsi sul luogo di lavoro) e successivamente alla pausa per il pranzo (assunzione durante i pasti, nelle mense). Molte sono le problematiche alcol correlate sul posto di lavoro, basti pensare che le assenze di un alcolista sono 3-4 volte superiori rispetto agli altri lavoratori, e che le assenze dal posto di lavoro per malattie sono 4 volte superiori negli etilisti e ancora che l’alcolismo è causa del 40% dei cambiamenti dei posti di lavoro. L'uso abituale di bevande alcoliche provoca un notevole aumento dei rischi, diretti e indiretti, sia di infortuni che di perdita del posto di lavoro per licenziamento (8.181 gli alcolisti che nel 1995 hanno perso il posto di lavoro). L’International Labour Organisation stima oltre 50 milioni di persone dipendenti da alcol e droghe nel mondo, il dato è rilevante (si aggira tra il 12 e il 15%) e stima che circa il 10% degli infortuni sul lavoro sono imputabili a lavoratori in stato di ebbrezza. I lavoratori con problemi di droghe e alcol necessitano di un’assistenza medica triplicata e i rimborsi alle assicurazioni quintuplicati. Il disadattamento lavorativo può rientrare in una delle molteplici situazioni del bere, anche se spesso si somma ad altre cause importanti a determinare la dipendenza dalla bevanda. Le professioni più esposte al rischio sono le professioni anomiche (medici, avvocati, ecc), le professioni gregarie (soldati, marinai, ecc), le professioni in cui l’individuo non è responsabilizzato o valorizzato (operai, casalinghe, muratori, venditori, baristi, ecc) e le professioni pericolose e sottopagate nelle quali l’individuo beve per superare l’angoscia per il pericolo o per la mancanza di prospettive sociali. Fattori da valutare sono la possibilità di reperire l’alcol in ambiente lavorativo, la pressione sociale a bere sul luogo di lavoro, l’isolamento da relazioni sociali e la mancanza di controlli. Ma gli effetti fisiologici delle bevande alcoliche non risiedono soltanto, anche se principalmente, nell’etanolo. Infatti, in esse, in funzione della loro natura, sono presenti altri alcool: metanolo (molto tossico essendo un forte metilante), propanolo, butanolo, e molti altri alcool superiori derivanti dal catabolismo di alcuni aminoacidi e presenti a bassissime concentrazioni, quali amilico, 2,3-butandiolo, caprilico, ecc., che, insieme ad altri composti volatili, soprattutto esteri, e ad acidi organici, caratterizzano la bevanda per l’aroma, per il gusto ed il bouquet. BEVANDE ALCOLICHE La normativa definisce bevande alcoliche le bevande con contenuto di alcool etilico superiore al 2%, denominando “superalcolici” quelle con contenuto superiore a 21%, prescrivendo che le acquaviti non possono superare 86%. In conseguenza della materia prima e del processo produttivo le bevande alcoliche sono così classificate: 1. Bevande alcoliche da mosti fermentati. Es. vino, birra, sidro 2. Bevande alcoliche distillate da mosti di frutta o cereali o altri substrati zuccherini (Acquaviti). Es. Brandy, Cognac, Grappa, Rhum, Whisky, Vodka 3. Liquori contenenti alcool, zuccheri, aromatizzanti (Estratti, essenze, ecc,) Es. Curacao, Mandarinetto, Amaretto, Chartreuse. ecc. La concentrazione di alcool etilico, espressa in % vol/vol, rappresenta la gradazione alcolica. Ad esempio un decilitro (100 ml o cc) di un vino di 12,5° v/v 12,5 ml (o cc) di etanolo, quantità che se espressa in grammi è 10 g essendo il peso specifico dell’etanolo uguale a 0,79 conseguenza bevendo una birra da 400 ml di gradazione assumeranno 4,8 x 0,79 x 4 = 15,2 grammi di etanolo. contiene uguale a g/cc. Di 4,8°, si Alcuni di essi, però, causano effetti negativi quali tossicità, malessere, “cerchio alla testa”, effetto narcotico, ecc. In alcune bevande, quali amari, “centerbe”, cocktails, aperitivi ed altri, contenenti essenze, estratti, infusi, ecc., ad accrescere tali indesiderabili e pericolose conseguenze contribuiscono sconosciute molecole che, a volte, sono dei veri e propri veleni, quale, ad esempio un olio essenziale, l’absintolo, ed un alcaloide, presenti nell’assenzio (Artemisia absinthium), che sono contenuti nei liquori a base di tale vegetale, proibiti sia nella fabbricazione e sia nella vendita in molte nazioni, per l’effetto neurotossico convulsivante NORMATIVE CONTRO L’ABUSO DI ALCOOL La formazione dei lavoratori, così come previsto dal D.Lgs. 626/94 deve riguardare tutti i lavoratori per i diversi livelli di responsabilità. Partendo dallo Statuto dei lavoratori (Legge 300 del 1970), che contemplava la necessità da parte del medico del lavoro, della valutazione dell’idoneità lavorativa, e stabiliva peraltro, che l’alcolismo cronico era causa di inidoneità solo per alcune professioni (Carabinieri, Polizia di Stato, Corpo Forestale, Polizia Penitenziaria, Vigili del Fuoco, ecc). Per le altre categorie la valutazione era a discrezione del singolo sanitario. Successivamente il DPR 303/56 fa esplicito divieto di somministrare bevande alcoliche all’interno dell’azienda, indicando nel contempo la possibilità di consumare alcolici durante i pasti in mensa. Si giunge, dunque alla L.125/01 che se non è una rivoluzione, poco ci manca. Devono essere previsti corsi su alcol e guida per gli autisti, i trasportatori e i piloti, corsi di su alcol e sostanze tossiche per gli addetti nel settore edile e chimico e corsi di alcol e violenza, criminalità per i poliziotti, gli addetti alla vigilanza e polizia giudiziaria La nuova legge contro l'abuso di alcool prevede una serie di novità destinate nelle intenzioni del legislatore ad irrigidire la normativa sia in materia di pubblicità sia per quanto riguarda il codice della strada. L'obbiettivo principale è quello di proteggere bambini ed adolescenti dalle conseguenze che derivano dall'abuso di alcool. L’art. 15 della L.125/01 regolamenta che sono i contratti collettivi a disciplinare l’assunzione di bevande alcoliche durante l’attività lavorativa. Con l’approvazione definitiva della Conferenza Stato Regioni, è diventato operativo il “Piano nazionale alcol e salute”, voluto dal Ministro della Salute con l’obiettivo di coordinare tutte le attività di prevenzione e presa in carico dei problemi correlati all’abuso di alcol tra la popolazione. Il Piano ha valenza triennale (2007-2009) e si prefigge 10 obiettivi da raggiungere attraverso azioni strategiche in collaborazione con le Regioni e con il coinvolgimento di varie strutture e soggetti del sistema sanitario nazionale: dipartimenti delle dipendenze, servizi alcologici regionali, dipartimenti salute mentale, dipartimenti di prevenzione, medici di famiglia, associazioni di mutuo soccorso e volontariato, asl e ospedali. Ma un ruolo particolare assumeranno anche le collaborazioni con il mondo della scuola e dello sport, i sindacati, i centri ricreativi per gli anziani, le Forze dell’Ordine e le imprese del settore. E’ vietata la distribuzione di superalcolici all’interno delle aziende e il divieto è esteso a tutte le bevande alcoliche nel caso in cui vi siano attività lavorative che comportino un rischio elevato (es. tutte le mansioni che comportino la guida di mezzi di trasporto o macchine utensili, tutti i lavori in quota, i lavori nelle fonderie, nelle cave, nelle miniere, nei cementifici, nell’industria chimica, ecc). Contravvenire a tali disposizioni può comportare la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da circa 500 a 2500 Euro. Per le finalità previste dalle recenti normative i controlli alcolimetrici nei luoghi di lavoro possono essere effettuati esclusivamente dal medico competente ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera d), del D.Lgs. 626/94,e successive modificazioni, ovvero dai medici del lavoro dei servizi per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro con funzioni di vigilanza competenti per territorio delle aziende unità sanitarie locali. A causa delle complesse interazioni tossicocinetiche, fra alcol e solventi, il Medico competente, durante la programmazione delle attività di sorveglianza sanitaria e monitoraggio biologico di lavoratori esposti a sostanze chimiche (soprattutto solventi) deve considerare che i parametri del monitoraggio biologico potrebbero essere influenzati dal consumo abituale di alcol. A TITOLO CONOSCITIVO RIPORTIAMO QUI DI SEGUITO I DIECI OBIETTIVI PREVISTI DAL PIANO. 1) Aumentare la consapevolezza del rischio connesso con il consumo delle bevande alcoliche nella popolazione generale e in alcune fasce di popolazione particolarmente esposte (anziani, giovani, donne), nonché il sostegno a favore delle politiche di salute pubblica finalizzate alla prevenzione del danno alcolcorrelato. 7) Provvedere ad assicurare una migliore protezione dalle pressioni al bere per i bambini, i giovani e coloro che scelgono di astenersi dall’alcol. 8) Aumentare la diffusione dei metodi e strumenti per l’identificazione precoce della popolazione a rischio. 2) Ridurre i consumi a rischio (e in particolare quelli eccedentari e al di fuori dei pasti) nella popolazione e in particolare nei giovani, nelle donne e nelle persone anziane. 9) Aumentare la percentuale di consumatori problematici avviati, secondo modalità adeguate alla gravità dei problemi, al controllo dei propri comportamenti di abuso, con particolare riferimento ai giovani. 3) Ridurre la percentuale dei giovani minori di 18 anni che assumono bevande alcoliche, nonché l’età del primo contatto con le stesse. 10) Garantire l’adeguamento dei servizi secondo le previsioni della legge 125/2001 e aumentare la qualità e la specificità dei trattamenti nei servizi specialistici per la dipendenza da alcol. 4) Ridurre il rischio di problemi alcolcorrelati che può verificarsi in una varietà di contesti quali la famiglia, il luogo di lavoro, la comunità o i locali dove si beve. 5) Ridurre la diffusione e la gravità di danni alcolcorrelati quali gli incidenti e gli episodi di violenza, gli abusi sui minori, la trascuratezza familiare e gli stati di crisi della famiglia. 6) Mettere a disposizione accessibili ed efficaci trattamenti per i soggetti con consumi a rischio o dannosi e per gli alcoldipendenti. 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