Nimby Forum® / Undicesima edizione
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Nimby Forum® / Undicesima edizione
con il patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri comunicazione > Nimby Forum® / Undicesima edizione Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Nimby Forum® è un progetto Con il Patrocinio di: Presidenza del Consiglio dei Ministri Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Pubblicazione a cura di: Agnese Bertello, Emilia Blanchetti Ricerche ed elaborazione dati: Antonella G. Musto Nimby Forum® Osservatorio Nimby Forum® 11a edizione 2015/2016 Con interviste a: Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione, Oxford University Andreas Kipar, Architetto Iolanda Romano, Commissario Straordinario Terzo Valico dei Giovi Luciano Violante, Presidente di Italiadecide Con interventi di: Ennio Cascetta, Coordinatore Nuova Struttura Tecnica di Missione, MIT Luca Alberto Clarizio, NextLaw Paolo Esposito, Studio CBA Beppe Moro, NextLaw Luigi Quaranta, TAP Italia Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare. (Winston Churchill) Osservatorio Nimby Forum® 4 Indice Premessa Sezione II – La riforma del Titolo V della Costituzione 1. La riforma del Titolo V della Costituzione. Le ragioni del sì 4 Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 1. Il progetto Nimby Forum® 9 1.1 I partecipanti 1.2 Le attività di Nimby Forum® 1.2.1 Osservatorio Media Permanente e pubblicazione annuale 1.2.2 Tavolo di confronto e seminari 1.2.3 Documentazione e web 1.2.4 Relazioni con i media 10 10 10 11 11 11 2. I risultati dell’edizione 2015 dell’Osservatorio Nimby Forum® 12 2.1 Nascita ed evoluzione della ricerca 2.2 Censimento delle contestazioni e rassegna stampa tematica 2.2.1 Selezione dei media 2.2.2 Definizione aree tematiche e tipologia di articoli da censire 2.2.3 Metodologia di rilevazione, indicatori e relativa indicizzazione 2.2.4 Analisi quantitativa e qualitativa dei dati 2.3 I risultati dell’Osservatorio media Permanente 2.3.1 L’oggetto delle contestazioni 2.3.2 Distribuzione geografica delle contestazioni 2.3.3 I soggetti coinvolti 2.3.4 Le motivazioni 2.3.5 Le iniziative di comunicazione 2.4 Conclusioni 3. Social Nimby 12 13 13 13 14 15 15 17 21 21 23 25 27 29 3.1 I risultati della ricerca 3.1.1 La comunicazione social di ENI 3.1.2 La comunicazione social di TAP 3.1.3 Osservazioni Generali 31 31 33 35 4. Oltranzisti sì, ma della trasparenza 36 Intervista a Luciano Floridi di Agnese Bertello 5 di Paolo Esposito 1.1 La storia 1.1.1 Fino al 2001 1.1.2 Dal 2001 a oggi 1.1.3 La riforma del 2016 1.2 I cardini della riforma del 2001 1.3 Effetti della riforma del 2001 1.3.1 Conflitti di attribuzione 1.3.2 Disomogeneità normativa 1.3.3 Iter autorizzativi tortuosi 1.4 Le ragioni del sì 2. Riformare il Titolo V. Dare più diritti ai cittadini 43 43 43 43 44 45 45 45 46 47 47 50 Intervista a Luciano Violante di Agnese Bertello Sezione III – Infrastrutture e Dibattito Pubblico 1. Dibattito Pubblico nel processo decisionale delle infrastrutture di trasporto 55 di Ennio Cascetta 2. Non sarà la stessa storia. Un nuovo tratto di TAV. Un’altra storia da scrivere. 59 Intervista a Iolanda Romano, di Agnese Bertello 3. Dibattito Pubblico. Le sperimentazioni in corso 64 di Agnese Bertello 3.1 I casi di Livorno, Bologna, Termoli 4. La dimensione etica dell’eolico 66 77 Intervista a Andreas Kipar di Simona Seminario Sezione IV – Focus Puglia 1. Puglia 2016: NIMBY o NIMTO? 83 di Luca Clarizio e Beppe Moro 2. TAP Start. Credere nelle competenze e nell’imprenditorialità del territorio 90 di Luigi Quaranta Bibliografia Appendice 95 102 Osservatorio Nimby Forum® 6 Premessa di Alessandro Beulcke, Presidente Nimby Forum® Il Nimby Forum® è l’unico Osservatorio nazionale che monitora in maniera puntuale le opposizioni a opere di pubblica utilità e insediamenti industriali, in costruzione o ancora in progetto. Con questa edizione entriamo nel secondo decennio di attività: inauguriamo con rinnovato impegno la nuova decade regalandoci un nuovo logo, e con la scelta di titolare di volta in volta il nostro Rapporto annuale con un aforisma, quello che rappresenta meglio il contesto e il periodo in cui rendiamo pubblici i nostri dati. Questa volta la scelta è ricaduta su Winston Churchill: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Non crediamo occorrano spiegazioni. Il Paese in questi anni è mutato, ma non certo per alcuni aspetti: il PIL è rimasto al palo, cresciuto solo del +1,8 complessivo in 10 anni, e il debito pubblico è cresciuto al 132%. Altri dati sono in qualche modo confortanti: l’occupazione nell’ultimo semestre, e il fatturato industriale di agosto, segnano una ripresa rispetto all’anno scorso. Siamo ancora l’ottava potenza mondiale. L’indice NIMBY, cresciuto moltissimo nell’ultimo decennio, è rimasto, in questi ultimi tre anni, piuttosto stabile. L’abbiamo detto innumerevoli volte: il NIMBY non è altro che un epifenòmeno, un sintomo collaterale, seppur importante, in stretta relazione con l’enorme resistenza di molti italiani a ogni tentativo di mutamento dello status quo. Lo stiamo vedendo in queste settimane con il dibattito sul referendum costituzionale, ma lo riscontriamo ogni qualvolta viene proposta una nuova iniziativa industriale, anche quando senza dubbio migliorativa in termini di sostenibilità, tanto ambientale quanto economica, per un territorio. 7 Paradossalmente, è il caso dell’economia circolare, basata sull’idea del recupero dei rifiuti come risorse produttive: mentre l’Europa continua a puntare sulla sua diffusione, in Italia il trasversale movimento del NO ostacola con particolare enfasi gli impianti necessari allo scopo (termovalorizzatori e biodigestori). E così continuiamo a esportare rifiuti fuori dai confini regionali, o addirittura nazionali, in evidente contrasto con la filosofia del “km zero” tanto cara, sempre per paradosso, ai suddetti movimenti. Continua a mancare la definizione di un modello di sviluppo condiviso, come obiettivo nazionale, con i cittadini e gli enti locali. D’altro canto, la disciplina dei contenziosi tra Regioni e Governo, proprio in tema di infrastrutture ed energia, è questione al centro della prossima consultazione referendaria (Titolo V, art. 117). Come Nimby Forum, auspichiamo che il SÌ possa contribuire a imprimere una direzione chiara alle prospettive di sviluppo nel Paese, magari combinato con procedure altrettanto chiare in termini di realizzazione del dialogo e consenso territoriale. Parliamo ancora una volta dell’applicazione del troppo atteso Dibattito Pubblico. A complicare ulteriormente il quadro è l’inarrestabile evoluzione dei modelli di comunicazione e informazione, che attraverso digital e social network ci proietta nell’Infosfera, la felice definizione del filosofo Luciano Floridi che descrive il sistema globale in cui ogni soggetto è al tempo stesso agente e ricevente di dati e comunicazione. Chiunque, senza barriere determinate da competenza o reputazione. Un altro filosofo, il coreano Byung-Chul Han, scrive nel suo trattato Psicopolitica: “La connessione è ovunque, l'illuminazione degli schermi è continua, il dispositivo ci provoca all'azione, a condividere, a commentare, a commentare di nuovo. La nostra democrazia digitale funziona soprattutto per soggetti solitari, consumatori inesauribili”. Un futuro a tinte fosche, dove i webeti – neologismo coniato dal giornalista Enrico Mentana – influenzano la politica e le scelte collettive, ma senza l’onere dell’impegno reale. E soprattutto senza l’onere dell’approfondimento. Solo all’apparenza una democrazia compiuta, insomma, dove uno vale veramente uno. Col rischio però che le scelte siano casuali, o addirittura impossibili. Un grande NIMBY collettivo in cui potremmo restare imprigionati. Osservatorio Nimby Forum® 8 9 1.Il progetto Nimby Forum® Sezione I Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 a cura di: Agnese Bertello e Antonella G. Musto In Italia lo sviluppo di infrastrutture energetiche, viarie e per il trattamento di rifiuti continua a incontrare difficoltà e ritardi, per opposizioni politiche, popolari, ambientaliste, ma anche di natura burocratica, rallentando così la crescita del Paese. Nimby Forum® è un progetto di ricerca e divulgazione che censisce e analizza l’evoluzione delle opposizioni Nimby sul territorio nazionale. Attivo dal 2004, è promosso dall’associazione no profit Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società, e costituisce l’unico database nazionale sul fenomeno basato sul monitoraggio dei media. Il Forum detiene il più importante patrimonio informativo in Italia sulle contestazioni territoriali e, grazie alle attività di ricerca, si è accreditato negli anni tra i più importanti think tank sul tema svolgendo un ruolo fondamentale di divulgazione e analisi di un fenomeno che è tra le cause del rallentamento dello sviluppo dell’intero sistema economico. Nimby Forum® si propone di sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione, del dialogo e del confronto, sensibilizzando i diversi stakeholder verso un percorso che concili progresso e tutela del territorio, interessi pubblici e privati, impresa e governo, sviluppo e sostenibilità. Le evidenze emerse dai risultati delle analisi delle scorse edizioni sottolineano infatti l’importanza, in termini di accettabilità sociale dei progetti proposti, di un’informazione preventiva e trasparente da parte dei soggetti proponenti, unita al coinvolgimento del territorio a partire dalle prime fasi di progettazione. Osservatorio Nimby Forum® 10 1.1 I partecipanti Le attività di Nimby Forum® sono realizzate grazie al contributo di Imprese, Associazioni, Enti e Istituzioni che sostengono l'iniziativa e collaborano al suo sviluppo, condividendone i valori e gli obiettivi. Le imprese e gli enti che hanno partecipato alle diverse edizioni di Nimby Forum® sono: A2A, ACU Associazione Consumatori Utenti, Alpiq Energia Italia, Amici della Terra, Amiu Genova, Amsa Milano, Assoelettrica, Asja, Autorità per l'energia elettrica e il gas, Autostrade per l’Italia, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Belvedere, Buzzi Unicem, Cittadinanzattiva, CMC Ravenna, Compagnia di San Paolo, Conai, Consorzio Venezia Nuova, E.ON Italia, Edison, Enel, Falck Renewables, Federambiente, Ferrovie dello Stato, Fileni, Fondazione Fiera Milano, Gruppo Enìa, Gruppo Hera, Gruppo Impregilo, Legambiente, MM, Provincia di Milano, Regione Lombardia, Regione Piemonte, SAFE, Sei, Siemens Italia, Sogin, Stretto di Messina, TAP, Terna, Teseco, TRM, Waste Italia, Wisco. Le diverse edizioni del Forum hanno ottenuto il Patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dello Sviluppo Economico. 1.2 Le attività di Nimby Forum® 1.2.1 Osservatorio Media Permanente e pubblicazione annuale L’Osservatorio Media Permanente di Nimby Forum® è basato su un sistema di media monitoring, che analizza quotidiani, periodici, agenzie, testate e portali web per individuare notizie relative a opposizioni territoriali e aggregare informazioni per il censimento degli impianti oggetto di resistenze. La ricerca viene svolta sull’arco di 12 mesi (da gennaio a dicembre) e consente la creazione di un database articolato su più fronti; per ogni opera rilevata, grazie ad approfondimenti e ricerche mirate sul web, vengono inseriti record che riportano le principali informazioni (elementi anagrafici identificativi dell’impianto, iter autorizzativo, stato dell’impianto ecc.) e dettagli qualitativi sull’opera. Nimby Forum® è depositario dell'unico data base completo in Italia, aggiornato ogni anno, delle opere e delle infrastrutture bloccate su tutto il territorio. I dati raccolti vengono analizzati statisticamente per fotogra- Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 fare il fenomeno, raccolti e commentati. A margine dei risultati dell’Osservatorio, sono ospitati approfondimenti, contributi e interviste di firme prestigiose a livello istituzionale, accademico, scientifico che suggeriscono chiavi di lettura analitiche ed originali delle tematiche oggetto di studio, inserendole in un contesto più ampio. Approfondimenti ed estrazioni ad hoc della ricerca vengono elaborati in funzione di particolari esigenze di sostenitori e media. 1.2.2 Tavolo di confronto e seminari Nel corso di ogni edizione, Nimby Forum® organizza e partecipa a workshop e tavoli di lavoro per commentare le ultime tendenze emergenti dai risultati della ricerca con gli stakeholder interessati dal fenomeno, e per raccogliere indicazioni, testimonianze e indirizzi di sviluppo per il proseguimento dei lavori stessi. I soggetti coinvolti dagli appuntamenti organizzati da Nimby Forum® spaziano dai partecipanti al progetto, a esponenti del mondo della politica, delle istituzioni, dei media, del mondo accademico-scientifico e della comunicazione. 1.2.3 Documentazione e web Nimby Forum® è titolare del più significativo archivio informativo in Italia sul tema delle contestazioni territoriali e si pone come centro di raccolta e analisi di dati e informazioni. L’area riservata del sito www.nimbyforum.it – accessibile ai soli sostenitori del progetto – ospita l’intero lavoro prodotto dall’Osservatorio Media Permanente, oltre ai contributi di approfondimento sui temi oggetto di studio. Nimby Forum® è presente sui principali social media, con pagine e profili dedicati su Facebook e Twitter (@NimbyForum). 1.2.4 Relazioni con i media Nimby Forum® fa delle relazioni costanti con le principali redazioni dei media generalisti, locali e settoriali uno dei propri punti di forza, promuovendo i risultati ottenuti per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e, al contempo, accrescere la visibilità del Forum stesso. 11 Osservatorio Nimby Forum® 12 2.I risultati dell’edizione 2015 dell’Osservatorio Nimby Forum® 2.1 Nascita ed evoluzione della ricerca L’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® nasce nel 2004 con l’obiettivo specifico di analizzare il fenomeno delle opposizioni territoriali nei confronti di insediamenti industriali e opere di pubblica utilità (energia, infrastrutture, rifiuti ecc.) nel nostro Paese. La scelta di procedere attraverso il monitoraggio dei media deriva innanzi tutto dall’assenza di un database nazionale che elenchi in maniera esaustiva le opere in fase di progettazione o realizzazione e di quelle, tra esse, che subiscono contestazioni di carattere politico, ambientale o popolare. L’utilizzo dei media come fonte di ricerca è inoltre dettato dalla forte copertura solitamente garantita dalla stampa – soprattutto quella locale – nei confronti dei focolai di protesta che si sviluppano sul territorio, caratteristica ingigantita dallo sviluppo pervasivo della Rete. Carta stampata, web e social media rappresentano la vera cassa di risonanza delle contestazioni e il mezzo di diffusione delle opinioni espresse dai cittadini. Scopo della ricerca è dunque quantificare un fenomeno che quotidianamente interessa il nostro Paese partendo dal censimento delle opere che subiscono contestazioni. A questo riguardo, è necessario sottolineare come l’acronimo Nimby (Not In My Back Yard, non nel mio cortile), nato per descrivere il rifiuto da parte delle comunità locali verso nuove infrastrutture, impianti o mutamenti sociali in un determinato territorio, descriva oggi un fenomeno estremamente ampio, connesso alla difesa di interessi specifici – eco- Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 nomici, politici, personali – e consolidati contro un interesse generale, e assuma spesso i connotati di una battaglia politica o ideologica. La decima edizione del Nimby Forum® rinnova la formula del progetto. Accanto alla consueta analisi dell’andamento del fenomeno Nimby in Italia nel 2014, l’Osservatorio presenta un’anticipazione relativa all’evoluzione del fenomeno nel 2015, accendendo i riflettori su alcuni movimenti e alcune contestazioni che, nate e consolidatesi nel 2014, si sono radicalizzate nel primo semestre del 2015, e che certamente nella statistica complessiva che sarà prodotta al termine di quest’ultimo anno avranno un significativo rilievo. Una consapevolezza, questa, che ha spinto l’Osservatorio a dedicare fin d’ora una particolare attenzione ai movimenti di cui si è registrata l’emersione, e a fornire una prima analisi qualitativa dei suoi effetti, attraverso una prospettiva inedita per l’Osservatorio: quella dei social media. 2.2 Censimento delle contestazioni e rassegna stampa tematica Per la creazione del database degli impianti contestati, l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® accede a rassegne stampa tematiche che contengono articoli di cronaca e approfondimento sui temi oggetto del Forum. La raccolta e l’analisi delle informazioni è effettuata attraverso specifici indicatori e linee metodologiche d’indagine messe a punto dall’Osservatorio e ogni edizione si svolge su un arco temporale di dodici mesi (gennaio-dicembre). Fin dalla sua nascita Nimby Forum® gestisce l’unico database delle opere di pubblica utilità che subiscono opposizioni in Italia. 2.2.1 Selezione dei media Il servizio di rassegna stampa adottato da Nimby Forum® monitora circa 1.000 testate tra quotidiani (nazionali, regionali, locali, e di informazione economico-finanziaria) e periodici (al pubblico e specializzati), e le versioni web delle principali testate nazionali. Le informazioni raccolte sui media costituiscono il punto di partenza per le successive attività di approfondimento, finalizzate a raccogliere il maggior numero di dettagli su ogni impianto rilevato. 2.2.2 Definizione aree tematiche e tipologia di articoli da censire Nel definire le aree tematiche e il tipo di articoli oggetto di in- 13 14 Osservatorio Nimby Forum® dagine, per indirizzare la raccolta e la selezione dei riscontri stampa, l’Osservatorio tiene conto di: • articoli di cronaca, che riportano il resoconto degli episodi di contestazione a opere attive o in fase di progettazione; • articoli relativi a manifestazioni di protesta contro la realizzazione o il potenziamento di impianti afferenti ai settori “Energia” (centrali per la produzione energetica da fonti fossili e rinnovabili, rigassificatori, elettrodotti), “Infrastrutture” (ponti, autostrade, linee ferroviarie), “Rifiuti” (termovalorizzatori, discariche, impianti per il trattamento di rifiuti) e “Altro” (cementifici, impianti industriali di raffinazione); articoli che evidenziano contrasti procedurali (tra livelli decisionali diversi) e situazioni di conflittualità politica (quali per esempio posizioni contrastanti tra rappresentanti territoriali o di governo appartenenti a uno stesso partito), cause di uno stallo nell’avanzamento dei lavori. 2.2.3 Metodologia di rilevazione, indicatori e relativa indicizzazione Gli indicatori rilevati per ogni impianto oggetto di contestazione si suddividono in sei cluster principali: • anagrafica - elementi identificativi dell’impianto quali ubicazione, settore, azienda proponente; • progetto - informazioni relative a dimensionamento, stato di avanzamento, iter autorizzativo, difficoltà riscontrate, iniziative di mitigazione; • soggetti contrari - censimento dei soggetti che hanno espresso parere contrario all’impianto, tipologia di contestazione, motivazioni; • soggetti favorevoli - disamina dei soggetti che hanno espresso posizioni favorevoli all’impianto, motivazioni addotte; • analisi motivazioni - raccolta delle ragioni alla base di posizioni favorevoli o contrarie al progetto; • iniziative di comunicazione - raccolta delle azioni di comunicazione (raccolta firme, incontri pubblici, ecc.) promosse dai diversi portatori di interesse, in contrarietà o appoggio all’opera. L’incrocio degli indicatori permette l’elaborazione di un consistente aggregato informativo, in grado di restituire un quadro esaustivo delle opposizioni in essere e di tracciare i trend del fenomeno Nimby nel corso delle diverse edizioni. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 2.2.4 Analisi quantitativa e qualitativa dei dati L’attività di monitoraggio stampa e la ricerca documentale e informativa sul web, hanno permesso la compilazione di schede analitiche per gli impianti oggetto di contestazione nel corso del 2014. Gli indicatori individuati hanno creato una base di dati omogenea che ha permesso di effettuare elaborazioni statistiche di tipo sia quantitativo sia qualitativo, riportate e commentate nel seguito del presente capitolo. L’elenco delle opere rilevate dalla X edizione dell’Osservatorio è riportato nell’appendice della presente pubblicazione, con l’indicazione del nome dell’impianto, della sua ubicazione (comune, provincia, regione) e dell’edizione in cui l’impianto è stato censito per la prima volta dall’Osservatorio. 2.3 I risultati dell’Osservatorio Media Permanente Il dato complessivo dell’ultimo Osservatorio Nimby Forum® ci restituisce la fotografia di un Paese in cui disagio e contestazione hanno assunto una dimensione stabile. Nell’arco del 2015, infatti, i media ci hanno presentato i casi di 342 impianti contestati a livello territoriale rispetto ai 355 dell’anno precedente. Un calo leggero, appena il 3,5%, che non consente di abbassare la guardia o di immaginare inversioni di tendenza. (tab.1) Anche perché, registrato questo piccolo slittamento, il dato che subito si impone allo sguardo è quello relativo alle new entry: nel 2015 è tornato a crescere il numero degli impianti che conquistano per la prima volta gli onori delle cronache. Sono 111, infatti, le nuove opere aggiunte al database dell'Osservatorio Nimby Forum®. Il comparto energetico (52,3%) e il settore della gestione dei rifiuti (37,71%), urbani o speciali, continuano a essere i due ambiti più critici; il settore delle infrastrutture viarie, invece, scende ulteriormente, mantenendosi su percentuali a una sola cifra (7,89%), e il settore industriale resta al 2%. (tab.1) Anche all’interno di questa stabilità ci sono smottamenti e cambiamenti su cui val la pena portare l’attenzione. Per esempio, se il comparto energetico mantiene la testa della classifica, come abbiamo visto, è il comparto rifiuti a registrare il tasso di crescita più significativo. Le contestazioni relative a questo settore, infatti, passano dal 25,9% al 37,7%, con un significativo più 11,8%, che riavvicina il comparto ai dati delle prime edizioni, quando il tema 15 Osservatorio Nimby Forum® 16 Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 > Tabella 1 * Totale impianti contestati Impianti contestati per la prima volta I ed II ed III ed IV ed V ed VI ed VII ed VIII ed 190 171 193 264 283 320 331 0 90 105 132 152 158 164 IX ed X ed XI ed 354 336 355 342 152 108 91 111 sto di una sempre più chiara esigenza dei cittadini, sia come singoli, sia come gruppi formali e informali, di essere informati in maniera tempestiva e chiara in merito a progetti che sono destinati ad incidere sull’ambiente, il territorio e la qualità della vita della comunità locale. 2.3.1 L’oggetto delle contestazioni Le categorie generali tradizionalmente considerate dall’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® sono quattro: "infrastrutture", "comparto energetico", "rifiuti", e "altro". L’indicatore principale per comprendere il fenomeno Nimby è quello relativo alla tipologia e al settore di appartenenza degli impianti oggetto di contestazione. Da alcuni anni, ormai, i settori in cui si concentrano le contestazioni sono due: il comparto energetico - che comprende al suo interno gli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti convenzionali e rinnovabili, le infrastrutture di trasporto e stoccaggio di elettricità e gas, i progetti di ricerca ed estrazione idrocarburi - e il comparto rifiuti, che comprende invece termovalorizzatori, inceneritori, impianti di compostaggio, discariche di rifiuti solidi urbani e discariche di rifiuti speciali. Anche i dati dell’ultima rilevazione, confermano il trend degli ultimi anni: il settore più esposto è quello energetico, con il 52% di impianti oggetto di proteste. Il settore rifiuti, con il 37,7% di contestazioni, si colloca a una certa distanza. Infrastrutture e impianti industriali invece hanno percentuali decisamente inferiori: il primo rappresenta il 7,8% del totale delle contestazioni registrate dai media e il secondo il 2%. (Fig. 1) * Il database impianti dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® viene creato ex novo all’inizio di ogni edizione. La scelta metodologica di azzerare la banca dati consente di censire le contestazioni strettamente legate al periodo di analisi. Il totale degli impianti contestati, quindi, non corrisponde alla somma algebrica tra i nuovi casi monitorati nell’anno e quelli della precedente edizione. I 355 focolai censiti nel corso della X edizione di Nimby Forum® raggruppano contestazioni trasversali alle diverse edizioni ed episodi di protesta rilevati nel 2014. dei rifiuti, e in particolare della termovalorizzazione, era al centro del dibattito. Vedremo più avanti il dettaglio, ma val la pena rimarcare fin da subito che, in questo riaccendersi delle contestazioni, nell’occhio del ciclone sono finite questa volta altre tipologie di impianti, e cioè quelle relative al compostaggio della frazione organica, la Forsu, e al trattamento dei fanghi: se nel 2014, erano 4 gli impianti per la produzione di compost oggetto di proteste e contestazioni, oggi, ci dicono i dati Nimby Forum®, sono ben 23. Dal punto di vista energetico, anche i dati di quest’anno registrano un preponderante peso degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili (77,5% del comparto), rispetto alle fonti fossili. All’interno di questo segmento specifico, sono oggetto di maggiori contestazioni gli impianti eolici, le centrali idroelettriche e le centrali a biomassa, mentre escono dallo scenario Nimby parchi fotovoltaici. Le contestazioni relative a progetti di ricerca ed estrazione di idrocarburi quasi raddoppiano, passando dal 9% al 15,4%. A questo dato se ne collega direttamente un altro, quello regionale. Qui, scopriamo, la Basilicata scala nel 2015 le classifiche e dal sedicesimo, si piazza al sesto posto con ben 23 impianti contestati. Complessivamente, però, è nel Nord Italia che continua ad accentrarsi quasi la metà degli impianti contestati (41%). Tra le ragioni che spingono alla protesta, continuano a essere prioritarie le carenze procedurali e di coinvolgimento, segno, que- > Fig. 1 - Distribuzione settoriale degli impianti censiti 7,89 % 2,07 % 37,71 % 52,33 % Comparto energetico Rifiuti Infrastrutture Altro: impianti afferenti al comparto industriale (cementifici, industria chimica, ecc.) 17 Osservatorio Nimby Forum® 18 > Fig. 2 - Andamento dei settori contestati nel corso delle diverse edizioni Infrastrutture Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 19 Un dato importante, questo, se consideriamo che nelle ultime quattro edizioni dell’Osservatorio, i dati relativi al comparto rifiuti continuavano a registrare un progressivo calo. Il livello di contestazioni riscontrato in questa XI edizione del Nimby Forum® riporta il comparto ai dati del 2009. (Fig. 2) 5,5% 12% 13% 8,7% 8,1% 5,3% Se guardiamo alla tipologia delle opere contestate, il dato che cattura la nostra attenzione è certamente la drastica riduzione delle contestazioni relative alle centrali a biomasse: da 101, gli impianti contestati sono passati a 58. Sul fronte delle energie rinnovabili, si fa notare anche l’assenza di impianti fotovoltaici; mentre restano significativamente presenti le contestazioni in merito alla realizzazione di impianti eolici e centrali idroelettriche. (Tab. 2a) 4,8% 7,6% 9,5% 8,73% 7,89% Comparto energetico 11,6% 32% 38,9% 44,3% 56,5% 58,1% 62,5% > Tabella 2a 62,7% 63,4% 62,53% Impianti per la produzione di energia elettrica 52,33% 78,8% Rifiuti Impianti da fonti rinnovabili 55% Impianti convenzionali 46,1% Numero % 189 77,5% 55 22,5% 244 100% 46,2% 33,6% 32,5% Totale 31,4% 28,3% 25,3% 25,91% 37,71% Altro: impianti afferenti al comparto industriale (cementifici, impianti per il trattamento oli, ecc.) Questa osservazione è da mettere in stretta correlazione anche con i dati relativi alla realizzazione di nuovi investimenti nel settore. Secondo i dati pubblicati dal GSE, nel 2015 gli investimenti nel fotovoltaico sono scesi del 31%, mentre quelli relativi a idroelettrico ed eolico sono cresciuti in maniera sostanziale: nel primo caso di un buon 12%, nel secondo addirittura del 338%. A sostenere questa crescita sono in entrambi i casi progetti per parchi e centrali di piccola taglia. 0,0% 4,1% 1,0% 2,1% 0,8% 1,8% 4,1% 1,2% 1,8% 2,81% 2,07% 0% 20% 40% 60% 80% 100% I due dati, quello relativo al comparto energetico e quello relativo ai rifiuti, hanno però un trend opposto. Mentre scendono, di 10 punti percentuali, le contestazioni relative al settore energetico, salgono, e salgono di più, fino all’11,8%, le contestazioni relative agli impianti per la gestione dei rifiuti. Altrettanto netto è il dato relativo ai progetti di estrazione e ricerca idrocarburi. Per questo settore, il periodo a cavallo tra il 20142015 è stato contrassegnato da un’attenzione altissima, da parte dei media, motivata soprattutto dal "Referendum sulle Trivelle”, svoltosi poi ad aprile 2016; nell’arco dell’anno il numero degli impianti contestati ha continuato a crescere, raggiungendo quota 53 nel 2015. (Tab. 2b) Osservatorio Nimby Forum® 20 > Tabella 2b Tipologia di impianti contestati (dettaglio) Numero % Centrali a Biomasse 58 16,95% Estrazione e ricerca idrocarburi 53 15,49% Termovalorizzatore 36 10,52% Discarica rifiuti urbani 24 7,01% Compostaggio 23 6,72% Centrali idroelettriche 16 4,67% Infrastruttura autostradale 16 4,67% Discarica rifiuti speciali 14 4,09% Eolico 14 4,09% Trattamento rifiuti speciali 12 3,50% Trattamento rifiuti urbani 11 3,21% Elettrodotto 11 3,21% Gasdotto 7 2,05% Gassificatore 7 2,05% Impianto industriale 7 2,05% Stoccaggio gas 6 1,76% Centrali a carbone 5 1,47% Impianto trasformazione energia elettrica 5 1,47% Infrastruttura generica 5 1,47% Infrastruttura ferroviaria 3 0,87% Aeroporto 3 0,87% Inceneritore ROT 2 0,59% Rigassificatore 2 0,59% Centrali a metano 1 0,32% Deposito scorie nucleari 1 0,32% Centrale geotermica 1 0,28% Diga 1 0,28% Impianto trasformazione energia elettrica 1 0,28% 342 100% Totale Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 Rilevante è l’ingresso nelle posizioni di testa della classifica degli impianti di compostaggio dell’organico, passati nell’arco di un anno da 4 focolai di protesta a 23. Su questo versante, si pone il tema, significativo in termini di qualità della vita, delle emissioni odorigene. Gli impianti di compostaggio più diffusi nel territorio italiano sono infatti impianti aerobici, caratterizzati da vasche in cui la fermentazione del rifiuto avviene all’aria aperta e senza una preventiva fase di igienizzazione, a differenza di quanto avviene con la digestione anaerobica. Questo è certamente uno degli elementi che rende critici questi insediamenti. 2.3.2 Distribuzione geografica delle contestazioni L’incidenza delle contestazioni è direttamente collegata al tasso di antropizzazione del territorio. Quelle aree del territorio italiano in cui l’intreccio tra centri produttivi, industriali e commerciali, e aree residenziali, è più alto sono evidentemente destinate ad essere quelle in cui più facilmente si registrano contestazioni e opposizioni alla realizzazione di nuovi impianti e infrastrutture. Per questo, la mappa delle contestazioni non ha avuto, dal 2004 ad oggi, grandi mutamenti, continuando a testimoniare una partizione molto netta e schematica dello stivale. (Tab. 3) Lombardia (14,68%), Toscana (10,24%), Emilia Romagna (8,58%) e Veneto (7,45%) insieme registrano il 41% delle opere contestate. Ciò nonostante, di anno in anno, all’interno di questa struttura, si sono potuti osservare alcuni movimenti. In particolare, nella rilevazione 2015, si distinguono il dato relativo alla Basilicata e quello relativo al Veneto. La prima, dalla parte più bassa della classifica, si colloca quest’anno subito sotto il Lazio: i dati dell’osservatorio indicano infatti 23 opere contestate nel 2015 contro le 6 dell’anno precedente. Il Veneto, invece, pur restando sempre tra le regioni più colpite dal fenomeno Nimby, registra un calo di contestazioni significativo: dal 12,4% del 2014 scende al 7,4%. 2.3.3 I soggetti coinvolti Negli anni l’Osservatorio ha suddiviso in 4 categorie distinte promotori e protagonisti delle contestazioni e ha individuato 4 tipologie diverse di manifestazioni che si caratterizzano proprio 21 Osservatorio Nimby Forum® 22 Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 > Tabella 3 Regioni N° Impiani contestati Lombardia 53 14,68% Toscana 37 10,24% Emilia Romagna 31 8,58% Veneto 27 7,45% Lazio 24 6,64% Basilicata 23 6,37% Abruzzo 19 5,26% Campania 19 5,26% Piemonte 19 5,26% Puglia 16 4,43% Sicilia 14 3,87% Marche 13 3,60% Sardegna 12 3,32% Umbria 11 3,15% Calabria 10 2,77% Friuli Venezia Giulia 10 2,77% Trentino Alto-Adige 9 2,49% Liguria 7 1,93% Molise 5 1,38% Valle d'Aosta 2 0,55% 361 100% Totale Nel 2015, le contestazioni di tipo popolare, nate dal basso, attraverso comitati spontanei, rappresentano il 35,6% del totale, con un ulteriore incremento rispetto al già consolidato 32% del 2014. Salgono in maniera significativa anche le contestazioni promosse da enti pubblici locali, passando dal 21% al 26,7%, mentre fa un passo indietro la politica, passando dal 24,9% al 18,9%. (Fig. 3) % N.B. Il tracciato di alcuni impianti, come le infrastrutture stradali, elettriche, di forniture energetiche, può interessare più Regioni. per un maggiore o minore coinvolgimento o esposizione di questa o quella parte sociale. Pertanto, parliamo di contestazioni di tipo popolare, politico, ambientalista o delle associazioni di categoria e sindacali. Si tratta di distinguere la matrice originaria, o il motore che attiva e conduce le iniziative di contestazione. Ciò non toglie, ovviamente, che nelle diverse iniziative siano poi coinvolti, in maniera anche molto attiva, altri attori. > Fig. 3 - Tipologia dei soggetti contestatori 4,4% 0,6% 13,8% 35,6% Popolare Enti Pubblici Politica Associazioni Ambientaliste Associazioni di categoria / Sindacati Associazioni no profit 18,9% 26,7% Questo dato non deve sorprendere: nel confronto tra i due anni pesa il già ricordato effetto Referendum. Il dibattito sulla strategia energetica nazionale ha preso il sopravvento sul confronto sui singoli progetti specifici, conferendo una connotazione squisitamente politica anche alle contestazioni Nimby. D’altro canto, se sommiamo la percentuale relativa alle contestazioni di matrice politica a quella di matrice istituzionale (enti pubblici), si raggiunge un tasso del 45,6% direttamente riferibile a chi esercita funzioni di governo, a livello locale o nazionale. Un dato superiore di 11 punti a quello relativo alle contestazioni popolari, che vediamo direttamente collegato con il tema delle motivazioni che spingono alla contestazione. 2.3.4 Le motivazioni La preoccupazione per l’impatto che gli impianti progettati potrebbero avere sull’ambiente continua a restare alta anche nelle rilevazioni del 2015; rispetto alla percentuale raggiunta nel 2014, però, quando era pari al 39%, si registra un calo quasi del 7%. Crescono invece le opere contestate in ragione di carenze procedurali o di coinvolgimento della popolazione: nel 2014 erano il 14,6% del totale le opere contestate sulla base di questa motivazione, nel 2015 raggiungono quota 18,6%. (Tab. 4) 23 Osservatorio Nimby Forum® 24 > Tabella 4 Motivazioni espresse contro l'impianto % Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 25 a favore di impianti oggetto di proteste lo hanno fatto soprattutto pensando ai possibili posti di lavoro che l’opera avrebbe generato (17,2%) e allo sviluppo del territorio che ne sarebbe conseguito sul medio e lungo periodo (14,3%). (Tab. 5) Impatto sull'ambiente 32,80% Carenze procedurali/coinvolgimento 18,60% Effetti sulla salute 14,80% Inquinamento 12,00% Motivazioni espresse a favore dell'impianto Effetti sulla qualità della vita 11,80% Assenza di impedimenti 27,60% > Tabella 5 % Mancanza di sostenibilità economica 3,30% Miglioramento servizi 27,00% Motivazioni estetiche 1,90% Incremento di posti di lavoro 17,20% Carenze tecniche 1,50% Sviluppo del territorio 14,30% Interessi economici / illeciti 1,50% Miglioramento condizioni ambientali 9,30% Perdita di posti di lavoro 0,90% Sinergia con altre realtà produttive 4,60% Viabilità 0,90% Un dato che si presta a due chiavi di lettura. Da una parte, racconta un’Italia in cui i cittadini vogliono essere informati tempestivamente e in maniera chiara in merito a questi progetti. Spesso, si contesta alle amministrazioni e alle imprese proponenti il progetto di essersi limitate al rispetto di quanto prescrive la legge, in merito al coinvolgimento dei cittadini, cioè a darne notizia attraverso i canali tradizioni e burocratici, senza mettere realmente a disposizione dei cittadini le informazioni. Dall’altra, ci parla di un’Italia dalle procedure sempre farraginose, dei cavilli a cui appellarsi per ricorsi e contro ricorsi, per bloccare opere che hanno magari correttamente superato l’intero iter procedurale; un’Italia in cui la certezza del diritto continua a non essere garantita (tema, questo, al quale il Nimby Forum® ha dedicato diversi approfondimenti negli anni. Restano sostanzialmente stabili le percentuali relative alle altre motivazioni: la crescita più significativa, pari al 2,8%, riguarda il tema dell’inquinamento, rispetto al quale, secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2015 si è rilevata una maggiore sensibilità. Nelle rilevazioni di quest’anno, l’Osservatorio ha scelto di evidenziare anche le motivazioni a favore dell’impianto espresse da altri stakeholder del territorio. In questo caso, il tema centrale è evidentemente quello economico, centrato sulle potenzialità di sviluppo del territorio e di crescita dell’occupazione. Coloro che si sono espressi pubblicamente Nuovi impianti e infrastrutture, infatti, in alcuni casi possono intervenire anche a migliorare le condizioni ambientali di un territorio: il 9,3% di coloro che si sono espressi a favore di un nuovo intervento lo hanno fatto avendo in mente questa possibilità. Non è un dato irrilevante, percentualmente, ed è indicativo, in particolare al Nord, Nord-Est, per una parte del paese che oggi fa i conti con le aree industriali dismesse: zone spesso molto ampie, più o meno compromesse dal punto di vista ambientale, a seconda del tipo di impianto produttivo che vi era installato, ma certamente ormai degradate da anni di abbandono. 2.3.5 Le iniziative di comunicazione Dall’analisi degli articoli di giornali, servizi televisivi e radiofonici, testate on line, blog, e pagine Facebook emerge con chiarezza una sorta di monopolio della comunicazione: chi contesta è di fatto il protagonista esclusivo della comunicazione che non è mai intesa come scambio, dialogo o confronto, ma come giustapposizione di tesi inconciliabili. La radicalità di questo aspetto emerge chiaramente dall'indagine sul rilievo e lo spazio che i media attribuiscono ai soggetti contrari e ai soggetti favorevoli alle diverse iniziative. La presenza dei primi raggiunge una percentuale vicina all’85%, mentre quella dei secondi supera di poco il 15%. (Fig. 4) I fattori che hanno reso possibile la divaricazione di questa forbice sono diversi, a partire da un giornalismo che rincorre la po- Osservatorio Nimby Forum® 26 > Fig. 4 - Soggetti coinvolti in iniziative di comunicazione A livello locale, in particolare, la carta stampata è ancora un canale attraverso il quale far sentire la propria voce, vedere riconosciute le proprie istanze e condividerle autorevolmente. Il 29,9% di chi contesta la realizzazione di un’opera sceglie questo approccio. L’uso dei social non ha subito variazioni significative; l’aumento registrato rispetto al 2014 è di poco superiore all’1%. Stabili anche gli altri strumenti più tradizionali: sit in, incontri pubblici, manifestazioni, raccolta di firme hanno delle percentuali piuttosto omogenee. Comitati, associazioni, gruppi di cittadini scelgono di volta in volta come muoversi e quali strumenti di comunicazione adottare sulla base degli obiettivi che sono stati identificati. 15,48% Soggetti Contrari Soggetti Favorevoli 84,52% lemica e la fomenta, per arrivare a una profonda resistenza delle aziende verso i meccanismi della comunicazione e la necessità di inserirsi da protagonisti nelle complesse dinamiche del confronto pubblico. Questo elemento va però letto anche alla luce dei dati sulle motivazioni alla base delle contestazioni analizzati in precedenza. È proprio la mancanza di informazioni a spingere a organizzare assemblee pubbliche, a raccogliere firme, a creare comitati contro e infine a occupare completamente lo spazio vuoto lasciato da chi propone il progetto e dall’amministrazione che spesso di quell’impianto ha bisogno. Chi contesta sceglie prima di tutto di rivolgersi alla stampa. Questo dato resta vero anche in un’epoca social, in cui una gestione accurata dalla comunicazione on line può consentire di raggiungere in maniera efficace i propri target di riferimento e i propri obiettivi. (Fig. 5) > Fig. 5 – Strumenti di comunicazione 29,92% Comunicazioni alla stampa 19,52% Manifestazioni e sit in Internet e social media 16,79% Incontri pubblici 16,68% Raccolta firme 9,15% Convegni tecnici 4,03% Campagna di comunicazione 3,91% 0 Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 100 2.4 Conclusioni I dati sul fenomeno Nimby riflettono come in uno specchio le trasformazioni e la complessità che stiamo vivendo. Le politiche e le strategie, europee e poi nazionali, sull’energia così come sui rifiuti – che sono i due grandi temi Nimby di questi anni, molto più delle infrastrutture e del settore produttivo – alla fine arrivano sul territorio e sul territorio producono i loro esiti. Pensiamo, per esempio, al tema dei rifiuti. L’Europa punta a un’economia circolare, in cui si producono meno rifiuti, si realizzano prodotti che possono essere facilmente riciclati, imballaggi ridotti all’osso e altrettanto riciclabili, in cui si recupera quanto possibile dal rifiuto rimasto, materia ed energia, riducendo così il ricorso ad altre fonti, portando verso lo zero il conferimento in discarica. Un circolo virtuoso. Il tema del recupero dell’energia, in un’ottica di sviluppo sostenibile, è fondamentale, ma proprio gli impianti necessari a questo scopo – termovalorizzatori, biodigestori e impianti per il trattamento dei fanghi – sono quelli più contestati. La possibilità che gli esiti di queste politiche siano positivi non dipende soltanto dalla qualità della politica e della strategia in sé, ma dalla modalità attraverso cui questa politica è stata spiegata, raccontata, condivisa e messa a disposizione dei cittadini e degli stakeholder, a livello territoriale. Perché tutto prima o poi arriva a terra. Il tema della comunicazione, dell’informazione e della partecipazione attraversa ormai l’intera catena, non più, e non soltanto, l’anello finale: la realizzazione del progetto specifico. Da questo, anzi, si risale a monte. E le domande dei cittadini sono sempre più sulle ragioni del progetto oltre che sulla serietà, sulla sicurezza, sul- 27 28 Osservatorio Nimby Forum® la potenzialità di sviluppo che crea. L’ambiente in cui il progetto è immaginato non è estraneo al progetto stesso: ne è parte integrante. Questo tema di scambio e di relazione con il territorio, che spesso è ridotto alla questione delle compensazioni, va approfondito. Del resto, come abbiamo visto, la spinta alla contestazione viene da una preoccupazione per l’impatto ambientale, ma anche da una richiesta di informazione e di coinvolgimento che non trova ascolto se non in una fase tardiva. La scelta che ancora oggi molte aziende fanno, quando propongono un progetto, di limitarsi a pubblicare la notizia in un trafiletto di giornale locale, è perdente, perfino controproducente. Ma, qui, a mancare, non è tanto, o soltanto, la volontà degli imprenditori, o una cultura imprenditoriale più contemporanea: a mancare è la definizione di un modello, la percezione che questo sia un obiettivo comune, nazionale. Qualche impresa sceglie, comunque, coraggiosamente, di attivare dei processi più profondi di confronto e di ascolto del territorio, forte della qualità del progetto e della serietà dell’iniziativa, ma in qualche modo lo fa "a suo rischio e pericolo”. Imprese e cittadini hanno bisogno di sostegno. Rispondere a queste domande non è semplice. Nell’ultimo anno nel nostro Paese sono stati fatti dei passi avanti. Siamo alla vigilia di un referendum costituzionale che propone una riforma del Titolo V tra i cui obiettivi c’è proprio la riduzione dei contenziosi tra Regioni e Governo in merito a materie strategiche, come energia ed infrastrutture. Il Ministero delle Infrastrutture, attraverso la Nuova Struttura di Missione, sta elaborando un piano per le infrastrutture che ragiona in un’ottica di coerenza e integrazione, per step successivi di condivisione e progettazione. Abbiamo introdotto nel nuovo Codice degli Appalti il Dibattito Pubblico e, sebbene si sia ancora in attesa dei decreti attuativi, si stanno portando avanti sperimentazioni importanti. Il lavoro promosso dal Commissario per il Terzo Valico dei Giovi punta con determinazione al coinvolgimento dei cittadini e lo fa in una fase in cui quello che emergerà potrà essere tenuto seriamente in considerazione. Insomma, si sta cercando di scrivere un’altra storia. Una storia di cui speriamo di trovare traccia positiva nei prossimi dati dell'Osservatorio Nimby. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 3.Social Nimby Nella pubblicazione della X edizione dell’Osservatorio Nimby Forum® abbiamo analizzato, sinteticamente, le pagine Facebook di due dei più importanti movimenti "contro” degli ultimi anni, i No TAV e No TRIV. Dalla nostra analisi emergevano due profili diversi, ma entrambi con una spiccata capacità di generare comunità, di allargare la rete, di coinvolgere persone e altri movimenti. In questo XI Rapporto cerchiamo invece di guardare come le aziende – in particolare quelle del settore energetico, che spesso devono far fronte a contestazioni e proteste per i loro progetti, o che devono comunque interfacciarsi con costanza con prosumer non sempre soddisfatti – si muovono dentro questa rete. Se il dibattito energetico abita ormai nelle stanze virtuali della rete, le aziende del settore hanno dovuto ampliare le loro strategie comunicative per includere i canali dei social network ed avvicinarsi alla sempre più vasta audience di chi si affida proprio alla rete – e ai social in particolare – per cercare informazioni e formarsi un'opinione su temi di stringente attualità. Esserci è imprescindibile, per questo nessuna azienda di rilievo oggi rinuncia alla propria presenza sui social media. Eppure, non tutte le aziende sono disposte a scendere davvero nell'arena e prendere parte alle discussioni più animate. Molte aziende, anzi, pare non sappiano ancora bene non tanto che cosa possono aspettarsi, ma che cosa possono chiedere a questi strumenti, in che modo questi possono essere utili al loro progetto imprenditoriale, tanto meno quando questo incontra qualche ostacolo o diventa oggetto di opposizioni da parte del territorio che dovrebbe ospitarlo. Le pagine Fa- 29 Osservatorio Nimby Forum® 30 cebookvengono per lo più considerate alla stregua di un pieghevole o di una newsletter: il potenziale rappresentato da questi strumenti resta di fatto inespresso. In questa piccola ricerca, abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione su due aziende in particolare: TAP Italia e ENI. Due aziende che operano nello stesso ambito, ma con profili molto diversi. Una rappresenta la storia energetica d’Italia, l’altra è invece una realtà nuova, nata per realizzare un progetto internazionale, la Trans Adriatic Pipeline, appunto. Anche gli obiettivi delle pagine sono evidentemente diversi: la pagina TAP è dedicata a un progetto specifico e pensata per interagire in maniera costante con il territorio, fornendo informazioni puntuali sul progetto; le pagine ENI invece sono pagine istituzionali e, pur avendo diversi progetti sul territorio italiano, l’azienda ha scelto di non avere pagine riservate agli impianti. Questo semplice dato in sé rappresenta una diversità profonda nella scelta dell’uso dello strumento e di conseguenza anche del linguaggio e dell’approccio. Livello di attività Elementi di ricerca / su Facebook Eni TAP Italia Numero like 153.205 * 12.708 * Frequenza aggiornamenti Giornaliera o pluri – giornaliera Pluri-settimanale (in media 3 post a settimana, salvo eventi di particolare rilievo in cui si interviene anche plurigiornalmente) Tipo di materiale condiviso Informazioni e notizie, soprattutto su ricerca e tecnologia nel settore delle renewable energies. Informazioni e notizie sullo stato dei lavori, con particolare riguardo all’impatto economico e occupazionale dell’avanzamento dell’infrastruttura. Like ai post In media, 77 In media, 18 Condivisione dei post In media, 18 In media, 3 Elementi di ricerca/ su Twitter Eni TAP Italia Numero followers 30.700 (11 ottobre) 523 (11 ottobre) Frequenza aggiornamenti Giornaliera o pluri – giornaliera Pluri-settimanale (in media 3 post a settimana, salvo eventi di particolare rilievo in cui si interviene anche pulirgiornalmente) Tipo di materiale condiviso Informazioni e notizie, soprattutto su ricerca e tecnologia nel settore delle renewable energies. Informazioni e notizie sullo stato dei lavori, con particolare riguardo all’impatto economico e occupazionale dell’avanzamento dell’infrastruttura. Like ai tweet In media, 6 In media, 5 Retweet In media, 5 In media, 2 * Dati rilevati il 26 ottobre 2016 Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 Ai fini della nostra indagine, abbiamo deciso di analizzare in particolare le più comuni piattaforme social, Facebooke Twitter, strumenti ormai entrati nell’uso comune. Il panorama è evidentemente molto più ricco, ma gli utenti degli strumenti social esclusi rispondono a profili più specifici e rappresentano spicchi più selezionati di popolazione. Come nel caso delle pagine legate a Comitati No Triv e No TAV, abbiamo scelto di esaminare principalmente alcuni fattori: • varietà di strumenti social utilizzati, • quantità di like, condivisioni, commenti, • frequenza degli aggiornamenti, • linguaggio utilizzato, • tipo di contenuti proposti, • senso di appartenenza, livello di engagement. Questi dati, visti insieme, ci danno il senso della diffusione della pagina e della sua vitalità. Distinguere tra like, commento, condivisione, consente di capire il diverso livello di adesione alla proposta fatta. Sappiamo che un like non si nega quasi a nessuno e che le ragioni che ci spingono a cliccare sono le più svariate. Commentare e condividere, invece, sono azioni che indicano un coinvolgimento più forte: in entrambi i casi ci si espone, si esce allo scoperto, ci si dichiara. 3.1 I risultati della ricerca 3.1.1 La comunicazione social di ENI La pagina Facebook di ENI ha 153.205 like. Oltre alla pagina principale, ENI è presente su Facebook con altri due profili: ENI Luce e Gas, pensata principalmente come pagina di servizio per i clienti dei servizi di distribuzione, e la pagina ENI Scuola. Quest’ultima ha 15.318 seguaci, mentre ENI Luce e Gas ne conta 23.411. Eni non ha pagine dedicate a singoli progetti, né sono presenti sui social pagine di comitati contro questo o quel progetto. Anche le contestazioni e i movimenti No Triv sono più genericamente contro un’ipotesi di sfruttamento di giacimenti e risorse off shore e onshore piuttosto che contro un progetto aziendale. Le pagine vengono aggiornate in maniera costante e frequente: i post sono giornalieri o plurigiornalieri. I contenuti hanno un carattere istituzionale, si concentrano su temi sociali, sulle rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, su ricerca e innovazione in ambito energetico e non solo. 31 32 Osservatorio Nimby Forum® La pagina ENI Scuola propone contenuti molto specifici, e si rivela uno strumento valido di informazione, per gli insegnanti, per esempio, su alcune tematiche e su alcune modalità innovative per affrontare temi scientifici in classe. L’interazione in questa pagina è significativa; il numero dei post dei lettori sulla pagina ENI Scuola è elevato. Si tratta di un indice di disponibilità a condividere, disponibilità a creare uno scambio, molto più interessante del semplice "mi piace”. Quanto un utente mette a disposizione un suo contributo su una pagina significa che il legame di fiducia si è creato. L’identità e gli obiettivi di comunicazione delle altre due pagine invece non sono ben distinti né distinguibili: contenuti e post spesso si ripetono identici sull’una e sull’altra pagina. Una confusione che si riproduce identica anche nei post dei visitatori. In entrambe le pagine, quale che sia il contenuto del post di ENI, gli utenti non intervengono nel merito, ma pubblicano, in maniera del tutto casuale, commenti su disservizi di vario genere: problematiche con le bollette, prezzi, eccessiva invadenza e "martellamento” da parte del call center… Anche dal punto di vista del linguaggio, la scelta non è sempre coerente. Da una parte i post usano un linguaggio ammiccante, quasi pubblicitario: per esempio, il 18 luglio 2016, sulla scia di PokemonGo, ENI presenta il Cane a sei zampe nella schermata grafica del gioco. Dall’altro, per rispondere ai commenti degli utenti, che come abbiamo visto non hanno nulla a che vedere con il post stesso, ENI recupera un linguaggio formalmente educato, pacato, ma distante; la risposta, inoltre, è necessariamente elusiva, perché deve rimandare ad altre pagine o numeri verdi. L’interazione manca e lo scambio non funziona. Un dato che colpisce perché, nella primavera scorsa, proprio ENI era stata protagonista di un episodio molto interessante, un caso di studio, ormai, sull’uso di Twitter e social nella comunicazione aziendale. In quell’occasione, Report, il programma di approfondimento di RAI 3 condotto da Milena Gabanelli, aveva realizzato un servizio, intitolato "La trattativa”, sollevando dubbi sull’ottenimento della licenza da parte di ENI per la realizzazione di un pozzo al largo delle coste della Nigeria. Mentre il servizio andava in onda, ENI, attraverso Twitter, ribatteva punto per punto, creando un inedito botta e risposta tra media concorrenti. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 Evidentemente, si tratta di un’immediatezza minuziosamente preparata, una vera e propria strategia di crisis management gestita in maniera efficace e innovativa, coinvolgendo un tipo di pubblico – quella frazione di audience che guarda e twitta, che partecipa direttamente alle trasmissioni di approfondimento – molto particolare. In questa occasione, ENI, tendenzialmente cauta, ha messo a disposizione di tutti gli utenti della rete della documentazione a sostegno della sua versione. Non è solo una difesa, ma è anche una forma di apertura verso i suoi stessi contestatori, per invitarli ad un'informazione più completa. Questa scelta non può che derivare da quello che oggi rappresenta il core della comunicazione corporate: la trasparenza. Se milioni di persone si informano su internet e soprattutto attraverso i social media, è perfettamente sensato che le aziende – particolarmente le aziende più contestate – utilizzino gli stessi canali d'informazione per rendere accessibile il loro materiale divulgativo. E in un sistema democratico che chiede sempre più trasparenza e sempre più partecipazione, i social media non possono più essere trascurati. 3.1.2 La comunicazione social di TAP La pagina è seguita attualmente da 12.708 follower. Un numero significativo, se consideriamo che il tema interessa un’area molto limitata del territorio italiano e che la società non ha altri progetti nel nostro Paese; lo diventa ancora di più se lo mettiamo in relazione al dato relativo ai follower della pagina del comitato contro il progetto: 9.847. I post pubblicati raccontano minuziosamente lo sviluppo del progetto a livello nazionale e internazionale, in particolare documentando la progressione dei lavori in Grecia e in Albania. Molta evidenza è stata data a TAP Start, il progetto lanciato da TAP per sostenere progetti di utilità sociale avviati da associazioni no profit del territorio. Un’iniziativa che ha avuto un buon successo e che anche su Facebook ha riscosso un alto indice di gradimento tra like (376) e condivisioni (45). L’aggiornamento della pagina mantiene una cadenza regolare, con la pubblicazione di due o tre post alla settimana, e punti di frequenza più alta in occasione di eventi particolari, come la Conferenza stampa tenutasi a Salonicco il 17 maggio 2016 cui partecipò anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda. 33 34 Osservatorio Nimby Forum® La pagina Facebook di TAP Italia è collegata anche al profilo Twitter, fattore che favorisce un aggiornamento costante, e un’immediatezza della comunicazione. Molto efficace l’uso di video e di immagini. Alcuni video hanno avuto migliaia di visualizzazioni. In particolare è risultato efficace il video girato in Spagna, a Cala Graciò ad Ibiza, in una spiaggia dove è presente un gasdotto analogo a quello che sta realizzando TAP. Il video ritrae una spiaggia bella e godibile, perfettamente attrezzata dal punto di vista balneare e, attraverso interviste alle persone in spiaggia, racconta una situazione di assoluta normalità. In generale, l’atteggiamento di TAP, che usa la pagina con un obiettivo di comunicazione molto più mirato e specifico, è più interattivo, diretto, personale. Il tono dei commenti è spesso negativo e non sempre pertinente con il post. La scelta di TAP è di rispondere nel merito, in maniera semplice, sintetica, ma documentata, con link specifici per approfondimenti puntuali. Il linguaggio è semplice e coerente con un’impostazione centrata sull’informazione. Un caso esemplificativo è il post del 5 ottobre 2016. TAP Italia pubblica un aggiornamento sul sondaggio geognostico condotto sulle spiagge di San Foca, approdo del gasdotto, proponendo anche immagini della spiaggia stessa. La prevedibile reazione degli utenti è implacabile: il progetto rovinerà la spiaggia, deturperà il paesaggio, ucciderà il turismo e dunque è un errore usare la zona di San Foca. A questi commenti gli operatori della pagina rispondono citando gli studi condotti per selezionare l’area dell’approdo, le autorizzazioni ottenute anche dal Ministero dell’Ambiente, il fatto che il tracciato del gasdotto passerà dieci metri sotto la spiaggia, lasciandone quindi intatta la bellezza e la fruibilità. Solo un esempio di un vis-à-vis quotidiano che è il frutto ben concepito di una strategia comunicativa basata sulla trasparenza e sull’informazione: TAP non ignora i contestatori, ma li riconosce come attori reali del territorio, come stakeholders di peso, e quindi ingaggia con loro un dialogo il più serio possibile, sulla base di informazioni condivise. Anche l’utente che contesta, a questo punto, non può sottrarsi al confronto senza perdere la faccia. Per questo un botta e risposta organizzato con il sistema comunicativo e informativo di TAP è un esempio virtuoso di un'azienda che non si arrende alla contestazione, ma la comprende, cercando un terreno di confronto e di dialogo. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 3.1.3 Osservazioni Generali Nei paragrafi precedenti abbiamo proposto una prima sommaria analisi delle pagine Facebook di due società del settore energetico alle prese con grandi progetti e concretamente chiamate, sebbene per ragioni diverse, a confrontarsi costantemente con i cittadini. Nel caso di TAP, il profilo ha un obiettivo molto specifico e chiaro, la realizzazione della pipeline, e intorno a questo è impostata chiaramente tutta la pagina. Lo scambio con gli utenti entra nel merito dei contenuti. L’approccio e il linguaggio, anche nei confronti di chi esprime in maniera esasperata la propria opposizione, restano di disponibilità e apertura. Nel caso di ENI, al di là del profilo rivolto alle scuole e agli studenti, ci sono due pagine confusive per gli utenti: sui social questi cercano una possibilità di dialogo e non la trovano, anzi, sono messi in confusione dalla presenza di due pagine istituzionali che, al di là del nome diverso – ENI e ENI Luce e Gas –, non sono chiaramente distinguibili né per i contenuti, né per il linguaggio, né per i servizi. L’uso di Facebook risulta piuttosto tradizionale, istituzionale, con poca interazione e scambio. 35 36 Osservatorio Nimby Forum® 4. Oltranzisti sì, ma della trasparenza Intervista a Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione, Oxford University di Agnese Bertello Distinguere tra proteste ad oltranza e proteste che nascono da preoccupazioni sincere. Agire in una trasparenza assoluta, mettendo nelle mani di chi si oppone tutte le informazioni e i dati perché possa sentirsi sicuro e fidarsi. Informare dando il giusto peso alla retorica della ragione, perché i fatti non parlano da soli. Insistere, insistere, insistere con coerenza, perché il fenomeno Nimby non può scomparire, ma può essere gestito. D. L’Osservatorio Nimby Forum® negli ultimi anni ha integrato i suoi dati con un’analisi qualitativa dell’uso della rete, e in particolare dei social, da parte dei comitati di cittadini che si organizzano contro la realizzazione di un impianto e delle aziende che si trovano a dover gestire le proteste. I social sono uno strumento potente di aggregazione, una cassa di risonanza, un tam tam che consente di entrare in contatto con chi condivide i nostri stessi obiettivi di lotta anche a distanza, ma, se rafforza l’identità, impedisce di farsi domande, di guardare fuori, di intravedere altri punti di vista… R.È facile usare la rete per protestare e dovrebbe essere altrettanto facile usare la rete per costruire. Sarebbe bello poter vedere comitati, organizzazioni, stakeholder assumere un atteggiamento propositivo ed usare la rete anche per questo. È facile dire "Not in my back yard", mentre capire dove si può fare un impianto è un po’ più difficile. Così facendo, la protesta è sterile; se invece ci fosse una proposta alternativa su cui discutere, i giochi si riaprirebbero. C’è poi un tema che sta a monte, quando parliamo di Nimby, e cioè la necessità di capire se una protesta è ragionevolmente motivata, o se si tratta invece di una protesta ad oltranza, di sponda, che usa strumentalmente il progetto per colpire altri obiettivi. Questi due aspetti – mancata propositività e critica indiretta – fanno sì che queste forme di protesta non apportino nessun miglioramento della res publica, e la qualità della res publica è uno dei tanti problemi del nostro paese, anche se non soltanto del nostro. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 D. In questa analisi della comunicazione sui social, tra le aziende che propongono un impianto e i cittadini del territorio su cui deve essere realizzato, è emerso un aspetto che denuncia quanto sia difficile creare un vero dialogo: quale che fosse il post delle aziende, infatti, i commenti riguardavano altro, ribadivano obiezioni di principio al progetto. Questo vale sia che si tratti di un progetto locale, di un progetto strategico a livello nazionale o a livello internazionale. R. L’elemento che lei sottolinea è un esempio di quanto dicevamo prima, rientra in quelle due criticità che abbiamo individuato e che sono poi le due facce di una stessa medaglia. Ormai, il nostro è un contesto globale, cosmopolita. Dobbiamo considerare che gli interventi hanno un impatto sul pianeta, non soltanto sul territorio specifico. Questo non vuol dire che se i progetti sono internazionali ci si deve piegare a una "necessità superiore”, ma in un contesto di questo tipo occorrerebbe poter intervenire in maniera informata, razionale, e costruttiva: sapendo ciò di cui si sta parlando, seguendo dei ragionamenti non fallaci, con la volontà di arrivare a una soluzione, a un compromesso. Questi tre elementi renderebbero possibile un dialogo costruttivo. La mancanza di uno di questi elementi porta al no ideologico, al no a tutto. Il problema è che accanto a tutto questo, c’è un’enorme quantità di risorse non impiegate, o sprecate, perché poi occorre trovare soluzioni alternative che facilmente finiscono per essere più dannose del progetto originario. Questa è una preoccupazione seria. È un atteggiamento miope che privilegia interessi di corto respiro. D. Quali sono secondo lei i principi a cui dovrebbero ispirarsi le aziende nel definire non solo il loro stile comunicativo, ma il loro approccio relazionale con il territorio e con i cittadini? R. Dobbiamo avere il coraggio di essere informativi e trasparenti, trasparenti e informativi. Ogni volta. In maniera costante. Senza abbandonare la fiducia nella ragione. E di volta in volta, quando ci si scontra con il No, ricominciare a informare e ad essere trasparenti. Il Nimby è sostanzialmente basato su una mancanza di fiducia in chi propone il progetto. Chi contesta dice: non mi fido e non inizio neanche a dialogare con te che fai la proposta. Questa mancanza di fiducia a sua volta nasce dalla mancanza di tre elementi importanti, diciamo di almeno uno di essi. Deliverability, Trasparenza, Responsabilità. Il primo elemento indica l'essere in grado di fare ciò che si dice che si vuol fare, la capacità di prendere impegni e rispettarli una volta sottoscritti: se dico che farò una certa cosa, devo farlo veramente. Il secondo, la trasparenza, sta ad indicare che se 37 38 Osservatorio Nimby Forum® qualcuno dice, a me cittadino, che porterà a compimento un progetto, io (o qualcuno per conto mio) devo essere messo in grado di verificare che venga realizzato secondo le modalità accordate. Il terzo elemento, la responsabilità, dice che se un progetto, per qual si voglia ragione, non funziona, deve esserci qualcuno che ne risponde e questo qualcuno deve essere chiaramente identificabile. Se da una parte è giusto stigmatizzare la protesta ad oltranza, dall’altra dobbiamo dirci chiaramente che, spesso, questi elementi mancano. Non è che chi dice di no è solo disinformato, acritico, o distruttivo. D. Negli ultimi anni, anche in mancanza di un quadro normativo definito, le esperienze portate avanti dalle aziende, grandi e piccole, di coinvolgimento, dialogo, confronto con i territori si sono comunque moltiplicate. La trasparenza è chiaramente un tema centrale e come tale è percepita, ma nel nostro Paese le aziende non sono abituate a una logica di trasparenza assoluta, non siamo ancora arrivati all’idea "dell’azienda dalle pareti di vetro” che renda accessibile qualunque dato, anche quello apparentemente non significativo. E alla fine, proprio questo non andare fino in fondo, questa trasparenza a metà, si ritorce contro l’impresa che pure ha scelto una strada virtuosa. R. Credo che questa della trasparenza sia un’opportunità mancata dall’industria. Occorre essere trasparenti anche rispetto a quei dati o quegli aspetti di un progetto per i quali, dal punto di vista dell’impresa, non parrebbe essere necessario. Non farlo mette in una posizione di forza chi rifiuta di ospitare il progetto. Faccio un’analogia: immaginiamo di doverci fidare di qualcuno che ha una pistola in mano. Questa persona ci dice: "non preoccupatevi, sono una persona per bene, farò il bene di tutti”. Magari ci sembra anche credibile, però… ha sempre una pistola in mano. Immaginiamo un’altra versione della stessa scena, immaginiamo che questa persona ci dica: "mi fido talmente tanto di te che ti do la mia pistola”. Mi disarmo. Ti metto nella posizione di potermi danneggiare. A questo punto, noi, che abbiamo la pistola in mano, sentiamo di poterci fidare, di poterci rilassare. Se, come cittadino, mi trovo a confrontarmi con qualcuno che mette a disposizione tutte le informazioni, oltre lo stretto necessario, oltre il limite imposto dalla legge, qualcuno che apre i cancelli dell’impianto a chi vuole visitarlo, che mostra tutti i conti in banca, qualcuno che magari finanzia un organo di controllo terzo per una verifica pubblica del proprio operato, a quel punto ho tutti gli elementi per comprendere, per valutare, per fidarmi. Se agissimo in questo modo, potremmo sperare di portare la maggioranza delle persone verso posi- Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 zioni di dialogo e Nimby diventerebbe un fenomeno marginale. Certo, pensare che sparisca è un’illusione. È inevitabile, fa parte della nostra natura; quello che può cambiare è come lo gestiamo. D. Lei è docente di Etica e Filosofia dell’Informazione. Non ritiene che ci sia un problema di etica dell’informazione scientifica in rete? È possibile intervenire per organizzare il sapere scientifico in rete, in modo da consentire agli utenti di orientarsi più facilmente, reperendo le informazioni più accreditate e non le bufale, per esempio, oppure questo è impossibile nella dinamica della rete? R. È possibile ed esistono già degli strumenti. Il Fact checking è automatizzato da molti motori di ricerca. Ma il problema in realtà è un altro. Quello davanti al quale ci troviamo è un circolo vizioso, perché la maggior parte delle persone non va alla ricerca di informazioni, ma di conferme. E questa è una bella differenza: poniamo domande non per avere consigli, ma per essere rassicurati sulle nostre convinzioni. Se voglio credere nei fantasmi, andrò a cercare siti che mi dicono che i fantasmi esistono. Se oggi siamo a questo punto è anche perché abbiamo sottovalutato la retorica della ragione. Ci siamo illusi, dall’illuminismo in poi, che i fatti, l’evidenza, la logica avessero una forza propria di convincimento che non dovesse essere aumentata dalla retorica. I fatti e la logica parlano da soli. Purtroppo non è così. I fatti e i ragionamenti hanno una loro potenza, ma da soli non bastano. La verità ha bisogno di motivazione, e questa è parte della retorica. Si pensi alla promessa di “lacrime e sangue” di Churchill. La forza della ragione sta certamente nella verità e nella logica, ma non soltanto nella verità e nella logica: sta anche nel modo in cui la si presenta. Per non far prevalere la disinformazione in rete, bisogna essere in grado di aiutare l’informazione corretta a fare breccia là dove non avrebbe presa. Questa è l’altra opportunità mancata da chi vorrebbe vedere la ragionevolezza prevalere. Trasparenza e retorica della ragione: se avessimo tutte e due staremmo meglio, e non solo in Italia, basti pensare al disastro retorico che è stato la campagna contro Brexit in Gran Bretagna. D. Nimby è un fenomeno sociale e come tale reagisce a tutti i mutamenti che accadono intorno. Internet e i social hanno avuto un impatto fortissimo, come abbiamo visto, ma anche il cambiamento enorme della politica ha inciso. Come definirebbe questo nuovo modello di politica? 39 40 Osservatorio Nimby Forum® R. In Europa, veniamo da una lunga storia di esperienza democratica, anche se più o meno zoppicante. Ma è come se non volessimo renderci conto che la democrazia cresce, che è entrata in una fase successiva. Siamo rimasti tradizionalmente legati al vecchio modello di democrazia rappresentativa, strutturata sulla base dei partiti, costruiti intorno al numero di votanti, sulla base dei tesserati, nella convinzione che una volta che hai votato in un certo modo manterrai per sempre quella tendenza di voto. Questo valeva per il passato. È il passato del nostro paese. Ed è un buon passato. Se viviamo in una democrazia decente e grosso modo funzionante, è grazie a quel sistema. Ma dobbiamo convincerci che ciò che quella piattaforma poteva fornire lo ha fornito e ora dobbiamo cambiare piattaforma. Dobbiamo accettare e indirizzare al meglio l’evoluzione del modo di fare politica. Il modo di fare politica che abbiamo alle spalle era basato su una modalità "sempre on” (sempre accesi), come se si fosse costantemente portati all’attenzione politica e solo in alcuni momenti ci venisse voglia di spegnerla per dedicarci ad altro. I cittadini erano in costante stand-by, mai del tutto “spenti” politicamente, sempre coinvolti nella partecipazione Oggi questo concetto è da ribaltare. Oggi la politica ha il compito di accendere l’interesse dei cittadini di volta in volta, su una questione specifica. È una politica che potremmo definire "on demand”. L’interesse e la partecipazione politica sono spenti di partenza e sono accesi quando è utile o necessario. Purtroppo, questo nuovo meccanismo assomiglia molto a un meccanismo commerciale. Entrambi sollecitano, orientano e gestiscono l’attenzione, di cittadini o consumatori. Il rischio naturale è che il marketing della politica, che abbiamo visto nella fase berlusconiana della nostra democrazia, finisca per eclissare quella che io vedo come una trasformazione sana del meccanismo politico. Questo nuovo modo di vivere la politica “on demand” – sano, ripeto – diventa deviante quando viene strumentalizzato, quando si trasforma in puro marketing politico, in cui alla nuova forma di comunicazione non corrisponde alcun contenuto. Così come nel vecchio modello politico i totalitarismo sono stati l’elemento deviante della democrazia “always on”, oggi il marketing populistico della politica, la trasformazione in mera pubblicità della comunicazione politica, è l’aspetto deviante della democrazia "on demand”. È come se un corpo sano avesse una sua dimensione cancerogena sempre a rischio: nel vecchio modello, i totalitarismi, nel modello contemporaneo, il populismo del marketing politico. Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015 D. Non c’è molta consapevolezza su questi meccanismi e sulle loro implicazioni. Mi pare che più che altro si subisca l’aspetto deviante... R. Questi meccanismi sono vissuti in maniera istintiva dai politici, senza consapevolezza. I politici parlano questa lingua, e i più scaltri usano molto bene i nuovi meccanismi: conoscono la polarizzazione, la necessità di semplificare il messaggio, di concentrare l’attenzione su un tema solo. Analizzare, studiare i meccanismi profondi è compito del filosofo. Il politico vivendo in maniera istintiva queste trasformazioni non sembra essere in grado di controllarle. Chi vive il meccanismo come un dato di fatto, rischia di esserne schiavo. L’analogia qui è con chi parla una lingua, magari anche correttamente e chi ne conosce anche la storia, la grammatica, le origini filologiche e perciò sa anche controllarla, adattarla, e migliorarla secondo le esigenze e una sana progettualità. Oggi la democrazia “on demand” guida chi fa politica, che non la controlla, ma la subisce. D. Che ripercussioni ha sul Nimby la "politica on demand” e in particolare sul tema della fiducia? R. Nimby è una sorta di febbre di questa malattia di fondo, è un’estremizzazione della politica on demand. Entriamo nella parte meno salubre del nuovo meccanismo. Io ci terrei molto a non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Così come, disillusi dai totalitarismi, non possiamo buttare via la democrazia; non possiamo buttare via la nuova politica, amareggiati dalla sua versione pubblicitaria. Luciano Floridi Nato a Roma nel 1964 e laureato in Filosofia presso l’Università La Sapienza, Luciano Floridi è oggi Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford. È considerato il padre fondatore della filosofia dell'informazione. Ha pubblicato più di 150 lavori su questi temi, in antologie e riviste di settore. I suoi numerosi libri sono stati tradotti in arabo, cinese, olandese, tedesco, greco, ungherese, giapponese, persiano, polacco, portoghese, russo e spagnolo. Fa parte dell’Advisory Council di Google sul Diritto all’oblio e dell'Ethics Advisory Group sulla protezione dei dati della Commissione Europea. 41 Osservatorio Nimby Forum® 42 43 1. La riforma del Titolo V della Costituzione. Le ragioni del sì di Paolo Esposito Sezione II La riforma del Titolo V della Costituzione Nel dibattito sulla riforma costituzionale si parla molto di bicameralismo, di costi della politica e riduzione del numero di parlamentari ma molto poco della ripartizione delle potestà legislative e regolamentari tra Stato e Regioni. Eppure tale aspetto ha un impatto sulla vita economica del Paese molto maggiore di quello degli altri punti della riforma e, con riferimento ad alcune specifiche materie – cruciali per lo sviluppo del Paese – può costituire un elemento determinante. Per questo motivo abbiamo voluto dedicare un approfondimento a questo specifico tema, nel tentativo di offrire un contributo più informato a una scelta basata sul contenuto della riforma. 1.1 La storia Come noto, il Titolo V della Costituzione è stato oggetto di riforma già nel 2001, sull'onda di una spinta politica verso forme di maggior federalismo. 1.1.1 Fino al 2001 Prima della riforma del 2001, la competenza legislativa era ripartita tra Stato e Regioni prevedendo, come regola di default, la competenza legislativa esclusiva dello Stato e, come eccezione, per le materie elencate nell’articolo 117, la competenza legislativa delle Regioni «nei limiti dei principî fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni». 1.1.2 Dal 2001 a oggi La riforma del 2001 ha profondamente modificato l’imposta- 44 Osservatorio Nimby Forum® zione dell’articolo 117, agendo su tre fronti: creando un elenco di materie rientranti nella competenza legislativa esclusiva dello Stato (comma 2), ampliando l’elenco di materie ricomprese nella competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni (comma 3) e, soprattutto, introducendo la categoria della competenza legislativa residuale delle Regioni «in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato» (comma 4). La competenza residuale delle Regioni è pertanto diventata la nuova regola di default, destinata ad operare ogni qual volta la materia da disciplinare non sia inclusa nell’elenco delle materie rientranti nella competenza esclusiva o concorrente. 1.1.3 La riforma del 2016 La riforma del 2016 interviene su tutti e tre i livelli di competenza legislativa attraverso la soppressione della competenza concorrente tra Stato e Regioni, l’ampliamento delle materie di competenza esclusiva dello Stato (comma 2) e l’individuazione delle materie di competenza delle Regioni (comma 3). La riforma introduce inoltre la c.d. clausola di supremazia (comma 4), che consente allo Stato di intervenire in materie di competenza regionale, quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale. La soppressione della competenza concorrente tra Stato e Regioni determina la redistribuzione delle materie tra competenza esclusiva statale e competenza regionale, con una preponderanza della prima. Molte materie tornano dunque nella sfera della competenza esclusiva dello Stato, tra cui: «produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia», «grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale», «coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario» e «commercio estero». Inoltre, sono previsti casi di competenza c.d. attenuata, per i quali l’intervento del legislatore statale è circoscritto a «disposizioni generali e comuni», come nel caso delle materie «governo del territorio», «tutela della salute» e «politiche sociali». Significativa è anche l’introduzione di nuove materie (tra quelle a competenza c.d. piena), non nominate nell’attuale testo dell’articolo 117: si tratta, ad esempio, delle «politiche attive del lavoro» o delle «infrastrutture strategiche». Nell’ambito della competenza regionale, la previsione della Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione competenza residuale «in ogni materia non espressamente riservata alla competenza esclusiva dello Stato», pur essendo mantenuta, viene preceduta da un elenco di materie che si aggiungono a quelle individuabili in via residuale. Tra le materie elencate, rientrano nella competenza delle Regioni molte materie in cui lo Stato gode della competenza legislativa attenuata, come nelle materie «pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno» e «programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali». 1.2 I cardini della riforma del 2001 Sull’onda della spinta federalista di quegli anni, la riforma costituzionale del 2001 ha voluto ampliare le competenze delle Regioni operando una sorta di rivoluzione copernicana: ad eccezione di alcune materie espressamente individuate, la potestà legislativa spetta alle Regioni. Tra le materie che non ricadono nella competenza esclusiva (rectius: residuale) delle Regioni se ne elencano alcune che sono di competenza esclusiva dello Stato e altre su cui Stato e Regioni hanno una potestà legislativa concorrente. La potestà regolamentare, invece, spetta alle Regioni sia nelle materie in cui hanno potestà legislativa esclusiva, sia in quelle di potestà legislativa concorrente. Si introduce, quindi, il concetto di potestà legislativa concorrente che, però, la Carta Costituzionale non definisce, lasciando alla giurisprudenza il compito di interpretarlo. E l’interpretazione emersa attribuisce allo Stato la potestà di dettare i principi fondamentali («criteri e obiettivi») e alle Regioni di emanare le norme di dettaglio («gli strumenti concreti da utilizzare per raggiungere quegli obiettivi»). 1.3 Effetti della riforma del 2001 1.3.1 Conflitti di attribuzione L’introduzione della competenza concorrente tra Stato e Regioni, con l’incertezza sulla linea di demarcazione tra le competenze dell’uno e delle altre, è stata causa di un vivace e crescente contenzioso che ha ingolfato l’attività della Corte Costituzionale. Alcuni dati al riguardo: quasi 1.600 ricorsi in 15 anni, di cui 930 presentati dallo Stato e 667 dalle Regioni, con un trend che nel 2015 ha ripreso a salire (110 ricorsi, rispetto ai 93 del 2014). Negli ultimi anni, qua- 45 46 Osservatorio Nimby Forum® si la metà dell’attività della Corte Costituzionale è stata dedicata a questi conflitti di attribuzione. Questo crescente conflitto tra Stato e Regioni ha travalicato i confini costituzionali e si è esteso al campo amministrativo (presso TAR e Consiglio di Stato), causando enormi ritardi (e, quindi, ingenti costi) alla realizzazione di molte infrastrutture. Nel solo 2015, quasi la metà dei ricorsi contro provvedimenti autorizzativi di infrastrutture è stata presentata da enti pubblici (o membri di giunte o consigli di enti pubblici) diversi da quello che ha emanato il provvedimento. Emblematici i recenti casi di ricorsi cosiddetti No-Triv: 49 ricorsi finora esaminati (e tutti bocciati), tra cui 12 della Regione Puglia, che si aggiudica il poco lusinghiero primato. Chi ha provato a stimare il costo di tale contenzioso (e, in generale, dei conflitti sul territorio) in termini di mancati investimenti lo ha quantificato in oltre 40 miliardi di euro l’anno. 1.3.2 Disomogeneità normativa Il trasferimento alle Regioni di potestà legislativa in alcune materie, peraltro con il confuso criterio della competenza concorrente, ha creato una forte disomogeneità normativa a livello nazionale, comportando per le imprese maggiore burocrazia, costi eccessivi e una necessità di adattamento ai mercati regionali che ha disincentivato molti operatori. Un esempio può aiutare a comprendere meglio la situazione. La produzione di energia elettrica, che negli ultimi anni in Italia ha significato realizzazione di impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, rientra tra le materie per cui l’attuale Titolo V prevede la potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni. Questo ambito è stato oggetto di normative regionali che certo non tradiscono mancanza di fantasia da parte dei vari legislatori. Gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili sono, normalmente, di piccola taglia e tale loro caratteristica è incentivata dal legislatore. Un operatore industriale che voglia operare in questo settore, quindi, non si limiterà verosimilmente a realizzare un unico impianto ma ne programmerà diversi, molto spesso localizzati in diverse Regioni. Il processo autorizzativo per la realizzazione di tali impianti è generalmente composto dal procedimento autorizzativo vero e pro- Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione prio e dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Sono i legislatori regionali, tra l’altro, a dover individuare i soggetti competenti al rilascio dei relativi provvedimenti. Il nostro operatore industriale, a fine 2013, si trovava di fronte a 5 diversi assetti di competenze su 18 Regioni. In particolare: • in 6 Regioni, funzione autorizzativa e valutazione di impatto ambientale sono entrambi riservati alla Regione; • in 2 Regioni la funzione autorizzativa è regionale e la valutazione di impatto ambientale è ripartita tra Regione e Provincie; • in 3 Regioni la funzione autorizzativa è attribuita alle Provincie mentre la valutazione di impatto ambientale è riservata alla Regione; • in 2 Regioni la funzione autorizzativa è ripartita tra Regione e Provincie e la valutazione di impatto ambientale è riservata alla Regione; e • in 5 Regioni sia la funzione autorizzativa sia la valutazione di impatto ambientale sono ripartite tra Regione e Provincie. 1.3.3 Iter autorizzativi tortuosi Il suddetto esempio in materia di iter autorizzativi per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica fornisce anche un’indicazione di come tali iter, invece di procedere verso una semplificazione che ci avvicini agli altri Paesi occidentali, siano diventati via via più complessi e tortuosi. La World Bank colloca l'Italia al 56° posto su 165 Paesi per facilità di fare impresa (dati 2015). Per ottenere un permesso edilizio per costruire un capannone, nel nostro Paese servono mediamente 233 giorni (quasi 8 mesi), con un costo delle procedure che arriva fino a quasi il 4% del valore dell'investimento. Per ottenere la stessa autorizzazione, in Germania bastano 96 giorni, 105 nel Regno Unito, 183 in Francia. Per allacciarsi alla rete elettrica, in Italia sono necessari in media 124 giorni: solo 28 in Germania, 79 in Francia, 85 in Spagna. 1.4 Le ragioni del sì Difficile dissentire da chi ritiene che anche questa parte della riforma avrebbe potuto essere formulata meglio: nella ripartizione di competenze tra Stato e Regioni ci sono ancora alcune incertezze 47 Osservatorio Nimby Forum® 48 che verosimilmente comporteranno ancora del contenzioso (seppure certamente in misura molto inferiore all’attuale). Tuttavia, in base al sacrosanto principio del rispetto della volontà popolare, un voto contrario alla riforma comporterebbe quasi certamente l’immodificabilità del Titolo V per qualche decennio (anche considerando che i nobili propositi di “una riforma migliore” che vengono oggi sbandierati dagli assertivi sostenitori del “No” provengono, in massima parte, da chi ha provato per decenni a modificare la Costituzione senza riuscirci!). Dunque, bisogna chiedersi se, per i prossimi decenni, preferiamo andare avanti con le attuali previsioni del Titolo V o se riteniamo che la pur non eccelsa riforma sia preferibile. Non abbiamo dubbi che quest’ultima sia la strada preferibile e riteniamo che l’eliminazione del criterio della potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni possa avere diversi positivi effetti. Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione mercio estero unitaria, evitando che le Regioni duplichino iniziative già prese dallo Stato, ma anzi possano agire al loro interno. Iter autorizzativi più semplici Con l’accorpamento delle potestà legislativa e regolamentare, gli iter autorizzativi non potranno che essere semplificati. A questo riguardo, il legislatore dovrà tener conto anche delle modifiche che la riforma costituzionale prevede all’articolo 118, dove è aggiunta la seguente previsione: «Le funzioni amministrative sono esercitate in modo da assicurare la semplificazione e la trasparenza dell'azione amministrativa, secondo criteri di efficienza e di responsabilità degli amministratori». Certezza del diritto In tutte le materie che tornano nella potestà legislativa esclusiva dello Stato ci sarà finalmente un’unica disciplina in tutto il territorio nazionale. Questo risulterà particolarmente efficace per le infrastrutture interregionali e per le attività che si svolgono su base nazionale. In definitiva, un quadro più chiaro sulle competenze normative, un iter autorizzativo più semplice e veloce e una riduzione sostanziosa del contenzioso amministrativo comporteranno un maggior grado di certezza del diritto da parte delle imprese che operano nei mercati interessati dalla riforma. L’attuale basso grado di certezza del diritto in Italia (a cui il Titolo V ha dato un ottimo contributo) è il principale problema del nostro scarso livello di attrattività di investimenti da parte di investitori nazionali e, soprattutto, esteri, abituati ad operare in un ambiente normativo più stabile e certo. Nell’ultima edizione (2016) del Doing Business Report, l’Italia è al 45° posto nell’Ease of Doing Business Ranking, tra la Bielorussa e il Montenegro. Il ranking peggiora nel Dealing with Construction Permits (86° posto) e nell’Enforcing Contracts (111° posto), entrambe aree per certi aspetti condizionate dall’attuale assetto del Titolo V. La riforma del Titolo V non è la bacchetta magica che ci proietterà in cima a queste classifiche, ma darà certamente un contributo nella giusta direzione. Politica industriale Paolo Esposito Riduzione del contenzioso Una marcata distinzione tra le competenze dello Stato e quelle delle Regioni comporterà quasi certamente il venir meno di gran parte del contenzioso che in questi ultimi anni ha occupato quasi la metà dell’attività della Corte Costituzionale. È prevedibile che anche il contenzioso amministrativo tra enti pubblici, nelle materie trasferite alla potestà legislativa esclusiva dello Stato, cali significativamente in caso di approvazione della riforma. Uniformità normativa Risulterà più agevole la localizzazione di infrastrutture di rilievo nazionale, così come la definizione di un sistema portuale e aeroportuale nazionale. Sarà possibile adottare una politica di promozione per il com- Avvocato, socio dello studio CBA, Paolo Esposito si occupa di energia e infrastrutture dal 1993, quando ha iniziato a lavorare sul project finance delle prime centrali elettriche realizzate al di fuori del monopolio Enel. In questi anni si è occupato della realizzazione e del finanziamento di molte infrastrutture, soprattutto energetiche. È considerato uno dei principali avvocati italiani in materia di energia. 49 50 Osservatorio Nimby Forum® 2. Riformare il Titolo V. Dare più diritti ai cittadini Intervista a Luciano Violante, Presidente Italiadecide di Agnese Bertello Il Referendum costituzionale tocca diversi punti delicati, in questa intervista ci concentriamo sul tema della Riforma del Titolo V e sul tema dei referendum popolari, direttamente inerenti alle tematiche del Nimby Forum®. Per Violante, occorre domandarsi se e come questa riforma migliora la vita dei cittadini, non tanto se e come cambia il potere delle Regioni. D. Negli ultimi 15 anni, a partire dal 2001, anno in cui è stata approvata la precedente riforma del Titolo V della Costituzione, il ruolo degli enti locali nella definizione e conduzione di una politica per il territorio è molto cambiato. Gli enti locali, in particolare le Regioni, sono diventati protagonisti della scena politica; il senso di appartenenza e di identificazione dei cittadini con le Regioni si è radicato; parallelamente i rapporti con il Governo centrale sono diventati molto spesso tesi e i conflitti tra le attribuzioni di Stato e Regioni molto frequenti. Una revisione era certamente necessaria, questa riforma però potrebbe essere letta semplicemente come un passo indietro, una specie di "back to the future”. Che cosa abbiamo imparato da questi 15 anni di storia del paese e come ne tiene conto la riforma? R. Le Regioni non sono tutte uguali. Alcune funzionano bene, altre funzionano male; questo vuol dire che i cittadini di alcune regioni vedono garantiti i propri diritti, mentre per i cittadini di altre regioni manca questa tutela. La riforma cerca di rispondere a questa differenziazione, sottraendo una serie di funzioni a tutte le Regioni e consentendo allo stesso tempo alle regioni “virtuose”, che sono in equilibrio di bilancio, di esercitare poteri aggiuntivi. L’operazione si sviluppa in tre passaggi. Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione • Primo passaggio. Sono attribuite alla competenza esclusiva dello Stato le materie strategiche (ad es. grandi infrastrutture, distribuzione nazionale dell’energia), le materie che riguardano la competitività dell’Italia nel quadro internazionale (ad es. valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici, porti e aeroporti di interesse nazionale e internazionale), le materie che riguardano i diritti fondamentali dei cittadini (ad es. disposizioni generali e comuni per la tutela della salute e per la sicurezza alimentare). • Secondo passaggio. Le Regioni che sono in equilibrio di bilancio, e quindi possono garantire l’esercizio di nuovi poteri, possono chiedere nuove competenze in determinate materie (ad es. politiche sociali, politiche attive del lavoro, governo del territorio). • Terzo passaggio. Tutte le Regioni, attraverso i loro consiglieri senatori, partecipano all’esercizio dei poteri del Senato, legislativi e di controllo. D. Riportare in seno al Governo centrale le decisioni relative a una serie di temi strategici per il Paese può rendere più lineare l’iter autorizzativo di alcune infrastrutture, quelle per l’appunto considerate di interesse nazionale, evitare la mole di contenziosi tra Stato e Regione, ma non scongiura di per sé la nascita di conflitti o di opposizioni. Quali interventi, anche legislativi, potrebbero affiancare, a suo avviso, questa riforma per favorire la creazione di un clima di confronto e di concertazione tra i vari livelli, cittadini compresi, elemento che resta comunque necessario in merito a queste tematiche delicate, se si vogliono evitare situazioni di stallo? R. La riforma abolisce la legislazione concorrente (lo Stato detta le disposizioni generali e le Regioni si occupano della legislazione di dettaglio) che é stata la fonte principale delle controversie tra Stato e Regioni. Tuttavia non si possono escludere nuovi conflitti, anche se in numero certamente molto inferiore a quelli degli anni scorsi. I conflitti ci sono anche in Germania e persino negli Stati Uniti. Occorre comunque tener conto che le Regioni saranno presenti, nel livello nazionale, attraverso i consiglieri senatori e che le Regioni stesse potranno farsi promotrici di intese al fine di estendere le proprie competenze (art.116, nel nuovo testo). 51 52 Osservatorio Nimby Forum® D. La riforma del Senato restituisce alle Regioni il peso che la riforma del Titolo V sottrae loro oppure no? Qual è la sua impressione proprio dal punto di vista della percezione nelle singole Regioni di questo aspetto? Servono altre forme di "bilanciamento”? R. Il decentramento serve ai cittadini, non alle Regioni. Bisogna guardare soprattutto ai cittadini che vivono nelle Regioni, più che alla misurazione dei poteri tolti o attribuiti alle Regioni; nel Nord c’è una presenza di tumori pari al doppio della presenza nel Sud, ma nel Sud c’è il doppio di decessi per tumori rispetto al Nord. Dobbiamo essere interessati alle condizioni di vita e ai diritti dei cittadini che nelle Regioni vivono. La riforma attuale garantisce questi diritti più e meglio di quanto lo facesse la riforma del Titolo V approvata nel 2001. Ad esempio, prevede che spetti allo Stato l’emanazione di “disposizioni generali e comuni” per la tutela della salute e quindi pone le basi per una garanzia uguale della salute di tutti i cittadini sul territorio nazionale, indipendentemente dalla regione di appartenenza. D. La riforma introduce nel nostro ordinamento i referendum propositivi. Una novità importante che tocca il tema, sempre più centrale, del rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia deliberativa, o partecipativa. Da questo punto di vista, potrebbe essere necessario inserire il referendum propositivo, così come il Dibattito Pubblico, il sondaggio deliberativo e altri strumenti di democrazia partecipativa, comuni in Europa, in un quadro organico. Nel nostro Paese, dove alcune Regioni e Comuni hanno approvato leggi specifiche, a livello nazionale questo quadro tutt’ora manca: ci arriveremo? R. Il referendum propositivo è previsto dal nuovo testo dell’art. 71 della legge sulla quale voteremo il 4 dicembre. Lo stesso articolo prevede “referendum d’indirizzo” e “altre forme di consultazione anche delle formazioni sociali”. Gli strumenti di democrazia partecipativa da lei citati rientrano pienamente nella previsione costituzionale. Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione Luciano Violante Luciano Violante è Professore ordinario di Istituzioni di diritto e procedura penale presso l’Università di Camerino. Laureato in giurisprudenza a Bari nel 1963, entra in magistratura nel 1966. È giudice istruttore a Torino sino al 1977. Dal 1977 al 1979 lavora presso l'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, occupandosi prevalentemente della lotta contro il terrorismo. Nel 1983 vince la cattedra di istituzioni di diritto e procedura penale e si dimette dalla magistratura. È stato deputato dal 1979 al 2008, prima nelle liste del PCI, partito al quale si iscrive nello stesso anno, poi in quelle del PDS, dei Ds-l'Ulivo e dell'Ulivo. Ha fatto parte della Commissione d'inchiesta sul caso Moro, della Commissione Antimafia, del Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza, della Commissione per la riforma del codice di procedura penale, della Commissione Giustizia e della Giunta per il Regolamento della Camera dei Deputati. È Presidente della Commissione Antimafia dal settembre 1992 al marzo 1994. Dal 1994 al 1996 è Vice Presidente della Camera dei Deputati. Il 10 maggio 1996 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati per la XIII Legislatura. Rieletto alle elezioni politiche del 2001 e del 2006, nel 2006 è eletto presidente della I Commissione (Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni). 53 Osservatorio Nimby Forum® 54 55 1.Dibattito Pubblico nel processo decisionale delle infrastrutture di trasporto di Ennio Cascetta, Coordinatore della Nuova Struttura Tecnica di Missione, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Sezione III Infrastrutture e Dibattito Pubblico La storia delle infrastrutture di trasporto in Italia è una storia fatta di successi. Negli ultimi anni, però, abbiamo accumulato ritardi importanti nei confronti di Spagna, Francia, Germania, Inghilterra. La mancanza di un quadro unitario di pianificazione nazionale è certamente tra le ragioni principali di questo ritardo. Oggi, il Governo vuole avviare una nuova stagione di pianificazione dei trasporti, definendo obiettivi, strategie e azioni, e vuole farlo condividendo con i territori la responsabilità di scegliere. Negli ultimi anni, nel settore delle infrastrutture e dei servizi di trasporti, si è assistito a una progressiva riduzione dei fondi destinati alla realizzazione delle opere di pubblica utilità. Contemporaneamente, nel nostro Paese, si è rilevata una criticità nella capacità di spesa dei fondi pubblici in termini di bassa qualità dei progetti, scarso consenso pubblico e conseguente dilatazione dei tempi e costi di realizzazione. Eppure la storia delle infrastrutture di trasporto in Italia è ricca di successi: dall’ingegneria stradale e marittima dei romani, al sistema autostradale del secondo dopoguerra, alla direttissima Roma-Firenze e infine la prima tratta di Alta Velocità ferroviaria in Europa. Ad oggi, invece, ci troviamo a scontare dei grossi deficit infrastrutturali rispetto ai principali Paesi europei. I maggiori ritardi sono riscontrabili per le infrastrutture e i servizi di trasporto locale; la media europea (considerando i cinque Paesi Europei che ha senso confrontare: Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna) di rete metropolitana per milioni di abitanti è di circa 74 km contro i circa 34 in Italia. Basti pensare che nella sola Madrid ci sono più chilometri di metropolitana (233) che in tutte le 56 Osservatorio Nimby Forum® città italiane messe insieme. Dati analoghi si ottengono per quasi tutte le componenti dei sistemi di mobilità urbana e metropolitana: dalle piste ciclabili, ai posti auto nei parcheggi di destinazione ed interscambio, alle dotazioni di sistemi informatici e telematici di controllo del traffico e di informazione all’utenza, fino alle reti tramviarie. In Europa, ci sono in media 130 km per milione d’abitante di rete tramviaria, contro quella italiana di 42 km, il 68% in meno. La somma di tutta la rete tranviaria italiana (467 km di cui 320 solo tra Milano e Torino) è inferiore alla rete tramviaria di Berlino e Brandeburgo (509 km). I problemi che hanno condotto il nostro Paese a questi ritardi infrastrutturali sono molteplici. Prima di tutto l’assenza di un quadro unitario di pianificazione nazionale; per le tante infrastrutture di cui abbiamo bisogno si è di fatto promesso tutto e non si è scelto (quasi) nulla. Lunghissimi elenchi di opere, circa 348 nella sola Legge Obiettivo, con progetti costosi, che hanno raccolto acriticamente le richieste di Regioni, enti locali, politici, aziende di trasporto, organismi internazionali. Molti di questi progetti erano afflitti dalla cosiddetta sindrome DAD (“Decidi, Annuncia e Difendi”): progetti non condivisi con i territori che hanno trovato resistenza con conseguenti problemi nella realizzazione (nei casi in cui si è riusciti a realizzare e non sono diventate delle opere incompiute). È utile ricordare che il processo decisionale relativo agli interventi su un sistema di trasporto è, di solito, molto più complesso e articolato di quanto avviene in molti altri sistemi progettati dall’ingegnere, soprattutto perché ha effetti sulla collettività. Infatti, progettare un intervento o pianificare un sistema di trasporti significa gestire un processo di decisione pubblica che incide sulla collettività, su tanti interessi molto spesso contrastanti. La decisione si forma attraverso un processo che può essere visto come l’insieme di tutte le azioni che avvengono dal momento in cui viene individuato un problema o un’opportunità, fino al momento in cui viene presa una decisione ad esso relativa. Qualunque decisione si forma nel corso di un processo, la qualità della soluzione scelta dipende, a parità di input (obiettivi, vincoli, regole, ecc.), dal processo decisionale 1. Un cattivo processo decisionale spesso conduce alla decisione di non decidere, di non fare, o quantomeno aumenta tempi e costi dei progetti. Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico In Brasile già dal 1989 è in atto un processo decisionale partecipato per la definizione del bilancio2. Il caso brasiliano è uno dei pochi casi per cui, anche se non vi è una regolamentazione istituzionalizzata formalmente, la partecipazione della popolazione (sia ceti bassi che classe media) è predominante. La Francia, invece, è uno dei primi paesi in cui si è istituito formalmente il Dibattito Pubblico per i grandi progetti di interesse nazionale (Débat Public). A causa degli scontri e delle rivolte contro la realizzazione del tracciato della linea ad alta velocità del TGV Mediterranée tra Lione e Marsiglia, il parlamento ha formalizzato e reso obbligatorio il Public Engagement per opere di rilevanza nazionale con elevati impatti socio-economici e territoriali. Recentemente il Governo italiano ha deciso di seguire l’orientamento europeo e invertire la tendenza italiana degli ultimi anni, avviando una nuova stagione di pianificazione dei trasporti definendo prima gli obiettivi, le strategie e le azioni della nuova pianificazione, programmazione e progettazione delle infrastrutture dei trasporti (Allegato Documento di Economia e Finanza aprile, 2016 – ex Allegato Infrastrutture) e poi introducendo alcuni importanti elementi nell’ambito dei lavori pubblici (Nuovo Codice degli Appalti - D.lgs. 18 aprile 2016 n. 50). Uno degli elementi di novità del Nuovo Codice degli Appalti è l’introduzione del Dibattito Pubblico per giungere ad opere condivise (Art. 22), obbligatorio per “le grandi opere”, già in fase inziale ovvero sul progetto di fattibilità, quando ancora tutte le scelte possono essere messe in discussione. Nel testo si rimanda a successivi decreti attuativi e linee guida per la specificazione delle soglie dimensionali per la classificazione di grande opera infrastrutturale e per definire le fasi di buon processo decisionale. Si è, di fatto, in una fase di trasformazione in cui il Pubblic Engagment è stato trasformato oltre che in norme anche in spirito. Infatti, aumenta nella pubblica amministrazione e non solo, la consapevolezza che per le opere d’interesse pubblico è necessario il coinvolgimento della popolazione e di tutti gli stakeholder. 1. Cascetta E. (2012). I processi decisionali e il ruolo del public engagement nei trasporti, in Tornare a desiderare le infrastrutture, rapporto Censis marzo ,pp. 111-117. 2. Cascetta E., Pagliara F. (2015). Le infrastrutture di trasporto in Italia: cosa non ha funzionato e come porvi rimedio. ARACNEeditriceint.leS.r.l. 57 Osservatorio Nimby Forum® 58 Un esempio recente in Italia di processo decisionale partecipato è il caso del passante di Bologna. Per questo progetto è stata sviluppata una procedura condivisa, la consultazione è avvenuta con incontri pubblici programmati e pubblicizzati. Attraverso un sito web dedicato al confronto pubblico, è possibile scaricare la documentazione che illustra in dettaglio le caratteristiche del progetto. Dal 22 luglio al 29 ottobre 2016, sono stati previsti cinque incontri di presentazione del progetto e quattro incontri di approfondimenti. Gli incontri di presentazione hanno lo scopo di illustrare e chiarie ai cittadini gli aspetti del progetto. Durante gli incontri è possibile formulare osservazioni e proposte. Per garantire la massima trasparenza del processo decisionale, al termine di ogni appuntamento, il resoconto degli incontri e le risposte alle domande formulate durante il dibattito sono pubblicati sul sito web. Per massimizzare l’efficacia del processo, il responsabile del confronto alla fine della consultazione (quindi alla fine di tutte le riunioni) elaborerà un Rapporto finale nel quale sintetizzerà quanto è emerso durante i confronti. Il caso di Bologna è solo il primo esempio applicativo della nuova stagione di pianificazione delle infrastrutture in Italia. Ennio Cascetta Nato a Napoli il 16 dicembre 1953, dal 1986 è professore ordinario di Pianificazione dei Sistemi di Trasporto presso l’Università Federico II di Napoli e docente presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge USA. È stato coordinatore scientifico per la redazione del Piano Generale dei Trasporti e della Logistica (PGTL) e direttore del Secondo Progetto Finalizzato Trasporti del CNR. Dal 2000 al 2010 è stato Assessore ai Trasporti della Regione Campania contribuendo alla realizzazione del progetto di Metropolitana Regionale (50 km di linee e 40 stazioni aperte), delle infrastrutture di trasporto (investimenti completati per 8 miliardi di euro), del sistema tariffario Unico Campania, del metrò del mare e dello sviluppo delle piattaforme logistiche. Dal 2005 al 2010 è stato Coordinatore della Commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del Territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Da ottobre 2011 è presidente del comitato scientifico della Fondazione Caracciolo dell’Automobil Club Italia. Da ottobre 2013 a settembre 2015 è stato presidente della Società Italiana di Politica dei Trasporti www.sipotra.it. Da marzo 2014 a settembre 2015 è stato membro dell’Advisory Board dell’ART Autorità di Regolazione dei Trasporti. Da ottobre 2015 è coordinatore della Struttura tecnica di Missione per l’indirizzo strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’Alta Sorveglianza presso il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico 2. Non sarà la stessa storia Un nuovo tratto di TAV. Un’altra storia da scrivere. Intervista a Iolanda Romano, Commissario Straordinario per il Terzo Valico dei Giovi di Agnese Bertello Il Terzo Valico dei Giovi è un tratto di linea ad alta capacità veloce. Cinquantatre km che collegano il sistema portuale ligure al nord Italia e all’Europa. Per cercare di imprimere un’altra marcia al progetto il Ministero delle Infrastrutture nomina un commissario e sceglie una figura insolita, una mediatrice, puntando sulla concertazione e il confronto con i territori. D. Quella del Terzo Valico dei Giovi è una storia lunga, passata un po’ sotto silenzio, forse perché i riflettori erano puntati altrove… Cerchiamo di ricostruire la storia dall’inizio? R. Il Terzo Valico è una nuova linea ad alta capacità veloce che consente di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto d’Europa. Un’infrastruttura che si inserisce nel Corridoio Reno – Alpi, uno dei corridoi della rete strategica transeuropea di trasporto (TEN-T core network) che collega le regioni europee più densamente popolate e a maggior vocazione industriale. La storia comincia quasi venticinque anni fa. Il primo progetto risale al 1992, nel 1994 arriva il parere negativo alla sua realizzazione; nel 1996 si elabora il secondo progetto, ma anche questo non ottiene l’approvazione, così come il terzo, proposto nel 2003. A raggiungere questo obiettivo è invece il quarto progetto. A questo punto siamo però già entrati nel nuovo millennio, è il 2003. Nel 2001 intanto il progetto era stato inserito nell’elenco delle infrastrutture strategiche. Nel 2006, con la delibera Cipe n.80, viene approvato il progetto definitivo. Nel 2010 viene autorizzata la realizzazione di 6 lotti costruttivi "non funzionali”, si è scelto cioè di suddividere la realizzazione in lotti che non devono necessariamente susseguirsi in maniera sequen- 59 60 Osservatorio Nimby Forum® ziale. Nel 2012 vengono avviati i cantieri. Oggi si sta lavorando sui primi tre dei 6 lotti e il quarto è stato autorizzato dal Cipe nell’agosto di quest’anno. L’opera dovrebbe essere conclusa nel 2021. L’investimento complessivo è di 6 miliardi e 200 milioni di euro. Come si vede, il tempo di gestazione dell’opera è stato molto lungo. D. La nomina di un Commissario ha proprio l’obiettivo di dare impulso alla realizzazione dell’opera. In che modo? Come si concretizza il suo intervento? R. Sono stata nominata Commissario il 25 dicembre 2015 e sono diventata operativa nel febbraio successivo. A definire i compiti del Commissario è la legge. Il decreto che sancisce la mia nomina parla di attività di coordinamento e di impulso alla realizzazione dell’opera. Io ho fatto inserire uno specifico punto, all’articolo 1, in cui si dice che il Commissario agisce in modo indipendente nell’accompagnamento alla realizzazione dell’opera e nell’interesse pubblico. Rispetto ai compiti che istituzionalmente sono assegnati al Commissario, ho voluto sottolineare due punti: l’indipendenza e l’interesse pubblico. Quest’idea dell’indipendenza rispetto a tutti i soggetti coinvolti è molto importante. Il mio è un approccio da mediatrice ed emerge in ogni scelta e azione che intraprendo. Accompagnare la realizzazione dell’opera significa occuparsi prevalentemente di tutti gli aspetti di connessione tra il contesto territoriale e l’opera stessa, vuol dire per esempio lavorare sul tema dell’impatto ambientale previsto, e della sicurezza, vuol dire occuparsi delle opportunità di sviluppo del territorio. L’accento si sposta dalla realizzazione dell’opera a tutti i costi, alla realizzazione dell’opera nell’interesse pubblico. È quello che deve essere perseguito a tutti i costi, a mio avviso. D. Quali sono le implicazioni di questo approccio? Cosa significa concretamente? R. Il Commissario viene nominato per favorire la realizzazione dell’opera. L’opzione zero non rientra negli scenari possibili. Lavorare nell’interesse pubblico significa per esempio che se ho bisogno di fare degli approfondimenti che portano via del tempo, se li considero necessari nell’interesse pubblico, li facciamo. Significa operare nella massima trasparenza e nella massima condivisione delle informazioni con i cittadini: per esempio, in questa fase di scavi, in sinergia con l’Osservatorio Ambientale, abbiamo attivato un monitoraggio specifico per l’amianto naturale, abbiamo aggiunto dei punti Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico di rilevazione, metteremo i dati a disposizione sul sito, provvederemo alla localizzazione di display che informino costantemente i cittadini sui dati. D. Uno dei risultati più importanti messi a segno è un accordo con le rappresentanze sindacali delle Regioni coinvolte. Come ci si è arrivati? R. Al centro dell’accordo sono i posti di lavoro nella fase di realizzazione dell’opera: quello siglato con i sindacati è un risultato importante, e deriva da nove mesi di lavoro intenso su situazioni di microconflittualità, a partire dall’impatto del cantiere sul territorio, per arrivare al traffico, alle tematiche ambientali… L’ultimo obiettivo raggiunto è l’accordo, firmato pochi giorni fa dal Ministro Delrio con gli undici comuni del territorio, per investire 60 milioni di euro da destinare allo sviluppo del territorio. L’ottica in cui ci muoviamo è innovativa; non ha niente a che fare con la logica delle compensazioni, ma è piuttosto programmatoria, progettuale, si interroga sulle scelte che si possono ancora fare per aumentare le opportunità, cioè i benefici economici e ambientali, che il Terzo valico può portare al territorio. D. Per definire come investire questo denaro ha proposto un’iniziativa del tutto inedita in questo tipo di contesti, un Open Space Technology… R. Sì, l’Open Space è una metodologia sempre più utilizzata in contesti internazionali, anche da istituzioni ed organismi importanti. Per l’Italia, in un contesto di questo tipo, rappresenta una scelta irrituale, ma necessaria per ossigenare la discussione pubblica, coinvolgere tutti i protagonisti, far capire che tutti sono direttamente e concretamente coinvolti, che ciascuno può contribuire a definire i possibili interventi. Quello che stiamo attivando è una sorta di “Dibattito Pubblico tardivo”, come lo ha definito lo stesso Ministro Delrio, ma l’idea è che non è mai troppo tardi, che ci sono tantissimi spazi di ottimizzazione e questo tema, quello dello sviluppo economico del territorio, è esattamente uno di questi. La domanda cui dobbiamo rispondere è: come far sì che l’opera sia utile al territorio nel lungo periodo? D. Qual è stata la reazione? R. Positiva, direi. L’OST, insieme al progetto condiviso che nascerà dal percorso partecipativo, è l’ultimo atto del primo anno di mandato. Un anno in cui abbiamo lavorato sempre in un’ottica con- 61 Osservatorio Nimby Forum® 62 OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST Laboratorio creativo ideato da Harrison Owen, antropologo che si è dedicato anche alla consulenza aziendale, permette ai partecipanti di esplorare liberamente le proposte creative che emergono e sono proposte autonomamente dai presenti. È uno strumento di apprendimento reciproco che facilita la condivisione di informazioni, conoscenze, esperienze all’interno di una comunità. È un ottimo punto di partenza per un lavoro di progettazione partecipata quando occorre un confronto su questioni complesse e dove non esiste una soluzione univoca e serve invece la possibilità di un’elaborazione “fuori dagli schemi”. L’OST è oggi una tecnica molto diffusa e praticata anche in ambienti istituzionali e aziendali. Il 29 ottobre si è tenuto l'Open Space per il Terzo Valico dei Giovi. All'iniziativa hanno partecipato 300 cittadini. http://commissarioterzovalico.mit.gov.it certativa; un anno in cui è risultato evidente che affrontare i conflitti con l’ascolto e la mediazione può portare degli indubbi vantaggi. Oggi, dopo nove mesi di lavoro di questo tipo, posso chiedere un atto di fiducia. Non è una cosa da poco, perché l’OST è aperto a tutti, dunque è aperto anche al dissenso. Questo risultato è frutto della collaborazione tra tutti i soggetti che si sono resi disponibili a un radicale cambiamento di approccio, che si è manifestato in ogni scelta, da quelle micro a quelle macro. Nel Protocollo d’Intesa relativamente all’uso di questi 60 milioni, sottoscritto da tutti gli attori, abbiamo inserito alcuni paragrafi che specificano che questi fondi dovranno essere utilizzati per progetti sovracomunali che favoriscono lo sviluppo dell’intera area. Non ci sarà la solita spartizione tra Comuni. Non si adotterà un’ottica compensativa. D. Quali sono le prossime tappe? R. Il nostro obiettivo è costruire il progetto e portarlo al CIPE. Vogliamo ottimizzare il modo in cui viene realizzata l’opera, integrare questi interventi. Va sottolineato che il progetto è isocosto: il tetto posto dal CIPE alla realizzazione dell’opera è di 6 miliardi e 200 milioni e non saranno superati. Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico Terzo Valico dei Giovi. I numeri 37 Km Gallerie 30 Km 25 Km 2021 SUL TOTALE DEI CHILOMETRI Inter-Connessioni PREVISTE DAL PROGETTO di Viabilità CONCLUSIONE LAVORI D. Un’altra storia rispetto alla Val di Susa? R. Non ci si può non confrontare con la storia della Val di Susa; Mario Virano, già direttore dell’Osservatorio sulla Torino Lione, è la prima persona cui ho telefonato dopo la nomina, proprio per confrontarci sulle due diverse situazioni. Le situazioni di contesto sono molto diverse, anche per quanto riguarda il livello di conflittualità presente, ma è importante che cerchiamo sempre di imparare dall’esperienza di altri. In questi mesi di lavoro, ho puntato molto sul rapporto con i Sindaci dei Comuni interessati. Quello che ho enfatizzato, e che ho tenuto a sottolineare concretamente, nelle mie scelte, è l’indipendenza della figura. Il mio ruolo è quello di mediatore tra le parti, per questo è fondamentale che sia terzo rispetto a tutti. D. È una scelta strategica che riguarda solo il Terzo Valico o possiamo aspettarci che questo nuovo modo di procedere si applichi alla pianificazione e alla realizzazione di tutte le infrastrutture? R. Mi sembra che tutta l’impostazione del piano infrastrutturale "Connettere l’Italia” vada in questa direzione. È la prima volta dopo secoli che sentiamo dire che le opere devono essere utili, snelle e condivise. Anche il fatto che abbiano scelto una mediatrice come Commissario è decisamente indicativo. Iolanda Romano Dottore di ricerca in politiche pubbliche del territorio, è esperta di processi decisionali inclusivi con competenza specifiche in comunicazione, mediazione dei conflitti pubblici e tecniche di progettazione partecipata. È fondatrice di Avventura Urbana, di cui è stata Presidente dal 1992 a gennaio 2016 e di cui è attualmente socia. Dal febbraio 2016 è Commissario straordinario di Governo per la linea ferroviaria AV/AC del Terzo valico dei Giovi, su incarico del Presidente del Consiglio dei Ministri. 63 Osservatorio Nimby Forum® 64 3. Dibattito Pubblico. Le sperimentazioni in corso di Agnese Bertello Il nuovo Codice degli Appalti ha introdotto in Italia il Dibattito Pubblico. L’articolo previsto dalla riforma non fornisce, però, elementi per capire come organizzarlo e gestirlo. In assenza di un modello italiano, e in attesa dei decreti applicativi previsti per la primavera 2017, alcune amministrazioni e imprese hanno virtuosamente avviato delle sperimentazioni. Vediamo com’è andata a Livorno, Bologna e Termoli. La riforma del Codice degli Appalti, approvata l’anno scorso, con l’articolo 22 introduce il Dibattito Pubblico nella legislazione italiana. Il testo è generico e rimanda a decreti applicativi successivi, da applicare entro la primavera del 2017, la definizione di alcuni aspetti delicati relativi a questo strumento. Quali sono le opere soggette a dibattito pubblico? La discriminante è finanziaria, valore dell’investimento, o settoriale? Sarà costituita un’autorità nazionale, come in Francia, oppure no? Se sì, con quale ruolo? Il costo della realizzazione del Dibattito Pubblico su chi ricade? Come si innesta nell’impianto legislativo attuale? Queste sono solo alcune delle domande che attendono risposta. Il riferimento diretto è il Débat Public che però come modello non basta più, non soltanto perché dovrà comunque essere contestualizzato, cambiato alla luce delle esperienze e delle specificità del nostro Paese, ma anche perché lo stesso Débat Public, dopo vent’anni di applicazione, è stato oggetto di una profonda rivisitazione, anche alla luce delle esperienze partecipative italiane. La legge Toscana sulla partecipazione è un altro evidente punto di riferimento, così come lo è il lavoro con il territorio realizzato a Genova, per la progettazione della Gronda autostradale, e condotto Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico da Luigi Bobbio. è quello il primo vero Dibattito Pubblico Italiano. Su questo fronte, il Governo pare questa volta intenzionato ad andare avanti, indipendentemente da quando saranno disponibili i decreti attuativi. Il ministro Delrio, in un’intervista, ha dichiarato di volerlo istituire anche per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e il Commissario Errani, in altre occasioni, ha parlato della necessità di un coinvolgimento diretto della popolazione anche per la ricostruzione nei territori segnati dall’ultimo terremoto. Dalla pubblicazione del nuovo codice degli appalti ad oggi, intanto, alcune amministrazioni ed imprese hanno avviato sperimentazioni interessanti sotto molteplici punti di vista. A scegliere questa strada sono state città con dimensioni molto diverse: Termoli, che ha avviato un DP sulla riqualificazione del centro storico, ha 35.000 abitanti circa; Livorno, impegnata in una riqualificazione del porto cittadino, ne conta 180.000; Bologna, alle prese con il progetto del passante autostradale ne conta 358.000, ma la Città Metropolitana, comunque indirettamente interessata al progetto, arriva a qualcosina in più di un milione di abitanti. Due casi su tre riguardano infrastrutture viarie. Il terzo, che ha per oggetto la riqualificazione del centro storico, nasce comunque per rispondere a un bisogno di ripensamento del traffico urbano, del sistema dei parcheggi e della vivibilità e godibilità di un’area preziosa che si affaccia sul lungomare. Al centro, dunque, è la mobilità, cittadina, nazionale e internazionale. Termoli ha optato per un coinvolgimento massiccio dei cittadini attraverso la piattaforma online, riservando i workshop a una selezione di attori del territorio, particolarmente coinvolti dal progetto. Il DP è stato avviato in una fase assolutamente progettuale in cui le esigenze dei cittadini possono essere effettivamente introdotte. Livorno e Bologna hanno avviato invece un confronto serrato con diversi momenti di confronto pubblico e visite ai luoghi e alle aree su cui saranno realizzati gli interventi. In particolare, il modello proposto a Bologna si è trasformato in un laboratorio progettuale molto concreto e tecnico che ha visto lavorare insieme cittadini ed esperti. Questo aspetto di co-progettazione è forse mancato a Livorno, che poteva pensare di integrarlo per esempio per quanto riguarda la Stazione Marittima, in fase non avanzata di progettazione e di grande interesse per i cittadini, mentre il tema dell’ampliamento della Piattaforma Europea risultava, 65 Osservatorio Nimby Forum® 66 alla maggioranza dei cittadini presenti, eccessivamente complesso per riuscire a dare un contributo reale. Tutti e tre i dibattiti rispettano il modello francese nelle tappe conclusive, con la stesura di una relazione finale da parte del Responsabile, attore terzo rispetto alle parti, e una dichiarazione, resa nell’arco di un tempo fissato precedentemente, da parte della società che promuove il progetto su cosa intende fare di tutte le osservazioni che emergono da questo confronto. Gli scenari che si aprono sono sostanzialmente tre: la rinuncia al progetto in quel contesto, la promozione del progetto tal quale, la modifica del progetto alla luce delle osservazioni, critiche, proposte emerse. I DP di cui stiamo parlando sono ancora tutti in corso e per il momento non è possibile sapere come andrà a finire. In tutti i casi, le società proponenti si sono dimostrate molto aperte al confronto. 3.1 I casi di Livorno, Bologna, Termoli Dibattito in porto Dibattito Pubblico sulla riqualificazione del porto di Livorno Città: Livorno (159.000 abitanti) Proponente il progetto: Autorità Portuale di Livorno Soggetti promotori: Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana, Autorità Portuale. Responsabile: Sophie Guillain, (RES), nominata dall’Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana. Durata del dibattito: aprile – novembre 2016. I diversi momenti di confronto si sono conclusi a giugno. A luglio è stata presentata la relazione finale del Responsabile del Dibattito, a novembre l’Autorità Portuale presenterà le sue dichiarazioni conclusive. Valore dell’investimento La riqualificazione della Piattaforma Europa è un’opera complessa che sarà realizzata in due fasi e che prevede un investimento complessivo di 1,3 miliardi. Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico L’intervento sulla stazione marittima è stimato oggi, sulla base del progetto preliminare in discussione, in 130 milioni di euro. Fase del progetto: Il Dibattito Pubblico avviene in una fase progettuale già avanzata per quanto riguarda la Piattaforma Europa (studio di fattibilità), mentre per quanto riguarda la riqualificazione della stazione marittima, il progetto è ancora in fase preliminare. Caratteristiche del progetto: Realizzazione della nuova Piattaforma Europa per il porto commerciale, riqualificazione della stazione marittima. Il primo intervento prevede un raddoppio della superfici e un avanzamento verso il mare delle strutture portuali. è motivato dalla necessità di adeguare le strutture commerciali del porto, garantendo a navi di grande tonnellaggio di attraccare a Livorno; il secondo è motivato dalla necessità di gestire meglio i flussi di turisti in arrivo a Livorno, integrando la stazione turistica nella vita della città e nel centro storico, garantendo maggiori ricadute economiche per il territorio legate al flusso di turisti in transito. • • • • • • • Incontri previsti dal Dibattito Pubblico 2 incontri (lancio e chiusura), 1 workshop con gli stakeholder 3 laboratori tematici, 2 visite guidate al porto commerciale 2 visite alla stazione marittima 1 punto informativo fisso (port center), Raccolta dei quaderni degli attori on line Critiche e proposte emerse Per quanto riguarda la realizzazione della Piattaforma Europa, le critiche più significative hanno riguardato le ragioni strategiche del progetto, il modello di sviluppo, più che il progetto tecnico e ingegneristico. Se l’obiettivo condiviso è fare sì che il porto di Livorno resti al centro delle più importanti tratte mercantili, non è però scontato che la strada per raggiungere questo obiettivo sia garantire l’accesso a navi mercantili di grande tonnellaggio; viene messa in discussione l’identificazione del mercato e della tratta di riferimento. È emersa, per esempio, la necessità di un ulteriore studio indipendente sui traffici portuali a livello internazionali, oltre a quello già realizzati di Ocean Shipipng consultants e Apollonia. 67 Osservatorio Nimby Forum® 68 Dibattito in Porto Livorno. I numeri Piattaforma Europa 1,3 miliardi 1.300 866 milioni 2.700 investimento per l’intero progetto CA. investimento per la prima fase Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico Secondo i dati del sondaggio condotto durante il Dibattito, il 91% dei partecipanti ritiene che il Dibattito sia stato utile a chiarire aspetti tecnici relativi al progetto; alta la percentuale di chi ritiene di aver compreso meglio in questo modo anche le ragioni del progetto (89%). posti di lavoro diretti posti di lavoro indotti 326 Mln di finanziamento privato 540 Mln di finanziamento pubblico di cui 362 per opere pubbliche Stazione Marittima Il proponente L’Autorità portuale ha partecipato a tutti gli incontri pubblici, rispondendo con i suoi tecnici alle sollecitazioni che emergevano durante gli incontri. APL ha sottolineato pubblicamente tra gli elementi positivi del Dibattito Pubblico la possibilità di dialogare nel merito del progetto con le istituzioni territoriali, la creazione di un clima di confronto nuovo. Il proponente ha 90 giorni dalla consegna del Documento finale per comunicare la sua scelta (modifica del progetto sulla base di quanto emerso attraverso il Dibatttio, conferma del progetto tal quale, rinuncia al progetto) 130 milioni ca. investimento nel progetto INFO: www.dibattitoinporto.it http://www.facebook.com/dibattitoinportolivorno/?fref=ts Per quanto riguarda la realizzazione della stazione marittima, invece, si sottolinea con forza la necessità di un’integrazione tra questa zona della città e il centro storico, da una parte rivalutando le potenzialità turistica della città stessa, che non vuole più essere soltanto zona di rapido transito per turisti diretti verso le altre città della Toscana, dall’altra per recuperare alla vita cittadina un’area estesa e importante come quella del porto. È da intendersi come un’opportunità per una più generale riqualificazione urbana e quindi deve essere integrata nel Piano di Governo del Territorio (PGT) Livello di partecipazione Ai diversi momenti di confronto hanno partecipato complessivamente 355 persone, 100 di queste hanno partecipato a più eventi. Le visite ai silos del porto commerciale e alla stazione marittima sono state seguite da 211 persone. Complessivamente sono 667 le sollecitazioni pervenute a cui è stata data risposta on line. Dieci sono i "Quaderni degli attori” messi in condivisione (documenti specifici di considerazioni e proposte da parte di stakeholder del territorio). A questi si aggiungono i verbali di tutti gli incontri. I like alla pagina facebook sono stati 2.508. Potenziamento del nodo tangenziale e autostradale di Bologna Confronto Pubblico a Bologna Città: Bologna (387.000 abitanti) e Città metropolitana (1.000.000 di abitanti). Impresa proponente il progetto: Autostrade per l’Italia. Promotore progetto: Comitato di Monitoraggio composto da Autostrade per l’Italia, Ministero delle Infrastrutture, Regione Emilia Romagna, Città Metropolitana di Bologna, Comune di Bologna. Responsabile del Dibattito Pubblico: Andrea Pillon (Avventura Urbana), nominato dal Comitato di Monitoraggio. 69 70 Osservatorio Nimby Forum® Comitato Scientifico Il Dibattito Pubblico per la tangenziale di Bologna prevede la presenza di un Comitato Scientifico composto da sette membri, scelti tra gli esperti del settore. Tre membri sono stati nominati dai Comitati contrari alla realizzazione dell’opera. Il comitato scientifico riveste una funzione di supervisione del processo decisionale, ma contribuisce anche attivamente alla discussione, proprio per le competenze tecniche che esprime. Valore dell’investimento Si stima un investimento di 650 milioni di euro. Fase del progetto È stato sottoposto a Dibattito Pubblico il progetto preliminare per la realizzazione del potenziamento della tangenziale. Non è in discussione il tracciato in sé, ma i dettagli dell’opera. Durata del Dibattito Pubblico: luglio – ottobre 2016 A fine ottobre il Responsabile ha consegnato la relazione finale. Il Comitato di monitoraggio dovrà presentare le sue conclusioni entro 15-20 giorni. Incontri previsti dal Dibattito Pubblico • Incontro di lancio, • 5 incontri di presentazione in diversi quartieri della città, focalizzati sull’impatto per quel territorio in particolare, • 4 incontri di approfondimento – scenari di traffico e mobilità urbana, qualità urbana, ambiente e paesaggio, ambiente e salute, gestione dei cantieri, • 5 laboratori progettuali nei quartieri a maggior impatto, con cittadini che si sono candidati spontaneamente dopo i primi incontri, • momenti di microprogettazione: incontri con tecnici, visite a diversi punti segnalati dai cittadini ragionare su specifiche situazioni molto circoscritte, • 1 incontro di presentazione della relazione finale. Caratteristiche del progetto Il tema della tangenziale di Bologna è problematico da 30 anni. Dopo diversi studi e valutazioni su ipotesi di intervento differente, il Passante Nord e il Passante Sud, Autostrade per l’Italia ha indivi- Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico 71 Passante di Bologna. I numeri 13 km ca Lunghezza dell’intervento su autostrada e tangenziale in entrambi i sensi di marcia 13 mt Ampliamento della sede stradale 6,5 metri per lato per l’80% dello sviluppo e circa 10 metri per lato per il restante 20% 400 mila m 3 terre da movimentare rispetto ai 4 milioni di m3 del Passante Nord e ai circa 3,5 milioni di m3 del Passante Sud 24 ha 120 mila m 2 interventi di protezione acustica ampliamento delle barriere antirumore esistenti e realizzazione di nuove barriere 130 ettari di aree a verde superiori a 5 volte l’occupazione di nuovo suolo dell'intervento 3 anni durata dei lavori rispetto ai 5 anni del Passante Nord e Sud 80 km/h limite di velocità su tangenziale e 110 km/h su autostrada 2 milioni la nuova occupazione di suolo rispetto ai 200 ettari del Passante Nord e ai 50 ettari del Passante Sud di ore all’anno risparmiate dagli automobilisti sul sistema autostradale/tangenziale 4 immobili 3 milioni da demolire ad uso abitativo rispetto ai 19 del Passante Nord e ai 25 del Passante Sud di ore all’anno risparmiate dagli automobilisti della viabilità urbana duato un tracciato definitivo. È questo tracciato che viene sottoposto a Dibattito Pubblico, con l’obiettivo di integrare e migliorare il tracciato a partire dalle considerazioni che emergono dai cittadini. Il progetto preliminare prevede l’ampliamento in sede del sistema esistente mediante la realizzazione di una piattaforma a 3 corsie, più corsia di emergenza, per senso di marcia, sia sull’A14 che sulla complanare (con 4 corsie nel tratto più carico). L’intervento si sviluppa su 13 km. La Road Map prevede l’avvio dei lavori nel novembre 2017. Tre, gli anni di cantiere previsti. Caratteristiche del Dibattito Un primo elemento di novità è rappresentato dalla presenza del Comitato Scientifico. Osservatorio Nimby Forum® 72 La struttura del Dibattito Pubblico in questo caso prevede una serie di incontri più fitta ed un maggiore lavoro di co-progettazione. Dopo la fase di presentazione e di approfondimenti, sono infatti seguiti dei laboratori di progettazione in cui i cittadini delle diverse aree impattate dal progetto hanno potuto confrontarsi con i tecnici, carte alla mano, e proporre alternative, evidenziare criticità. In alcuni casi specifici, tecnici e cittadini hanno effettuato dei sopralluoghi per verificare direttamente la situazione e l’intervento possibile. Questo in particolare nelle aree densamente popolate. La gestione della conflittualità Il Dibattito Pubblico sul passante di Bologna interviene in una situazione di conflittualità. I proponenti il progetto hanno fatto una scelta, quella relativa al tracciato. Questa scelta è stata presentata e ne sono state spiegate pubblicamente le ragioni tecniche ed economiche durante i primi incontri; il tema è affrontato anche nel Dossier di presentazione iniziale. Esistono comitati che si sono espressi in maniera contraria a questa scelta. I comitati sono stati chiamati a partecipare, ed hanno concretamente partecipato agli incontri del dibattito pubblico. I comitati hanno potuto esprimere dei loro rappresentanti all’interno del Comitato Scientifico. Al di là dei comitati, la conflittualità è circoscritta alle aree in cui l’opera avrà un maggiore impatto, dunque sulle aree maggiormente antropizzate. In queste aree, sono stati condotti con i cittadini dei laboratori di progettazione. Il proponente Autostrade per l’Italia si è dimostrata disponibile al confronto. Molti tecnici dell’azienda hanno partecipato agli incontri mettendo a disposizione le loro competenze e quindi avviando un dialogo diretto e concreto con i cittadini su aspetti specifici. Il proponente ha 20 giorni per rispondere. Livello di partecipazione Circa un migliaio le persone presenti complessivamente ai diversi incontri. I dati sulla partecipazione on line non sono ad oggi disponibili. INFO: www.passantedibologna.it Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico Termoli 2020 Dibattito Pubblico sul progetto di riqualificazione del centro storico di Termoli Città: Termoli (3.500 abitanti) Promotore: Comune di Termoli Valore dell’investimento: 19 milioni di euro Impresa promotrice il progetto: De Francesco Costruzioni sas. Si tratta di un intervento in project financing. Garante: Marco Olivetti, professore di diritto costituzionale, nominato dal Comune. Fase del progetto: il progetto è in fase di aggiudicazione provvisoria. Durata del Dibattito Pubblico: 1 settembre – 30 novembre 2016. Il 19 novembre il Garante presenterà le sue conclusioni. Il 30 novembre l’azienda promotrice presenterà le sue conclusioni. Iniziative previste dal Dibattito Pubblico • 5 eventi, compresa anche la relazione finale e la dichiarazione del proponente l’opera, • 3 workshop ciascuno con 4 tavoli tematici – progetto tecnico, impatto ambientale, arcehologico, geologico, dati economici e project financing, fase del cantiere, • 2 incontri con gli studenti, • 1 infopoint fisso presso il Comune di Termoli, • 1 missione dell’amministrazione comunale a Vasto e Atessa dove sono stati realizzati analoghi parcheggi sotterranei dalla stessa ditta. Caratteristiche del progetto Il progetto interviene su un’area del centro storico pari a 17.000 m2. 73 74 Osservatorio Nimby Forum® L’obiettivo è quello di risolvere in modo radicale il problema del traffico e della sosta nella zona otto-novecentesca della città di Termoli, restituire al contesto urbano interessato le caratteristiche architettoniche dei luoghi. Il progetto prevede, nello specifico, la realizzazione di un parcheggio interrato, la realizzazione di un passante sotterraneo cittadino, che collega la zona portuale con il lungomare Nord, la riqualificazione delle piazze e degli spazi sovrastanti il parcheggio ed il tracciato del Tunnel. Attraverso questi interventi, lo spazio disponibile, la più grande area pedonale d’Italia, diventerà uno spazio vissuto, punto di riferimento per la vita culturale, è prevista anche la realizzazione di un auditorium e di un anfiteatro all’aperto. Caratteristiche del Dibattito Il Dibattito prevede soprattutto delle modalità di confronto e partecipazione on line. Sulla piattaforma sono disponibili tutti i documenti tecnici. Lo staff dei progettisti si impegna a rispondere entro 4 giorni alle domande che arrivano attraverso il sito. La pagina facebook è molto attiva, con video interviste ai tecnici e agli esperti, aggiornamenti costanti sull’evoluzione del progetto. Gli incontri di presentazione del progetto sono aperti a tutti. I workshop con i tavoli tematici sono riservati ai portatori di interesse. Ciascun workshop prevede la realizzazione di 4 tavoli con 5 persone diverse. Ad ogni tavolo partecipano anche un rappresentante della società promotrice e un rappresentante dell’amministrazione che, però, interverranno solo se sarà richiesto specificamente. Il lavoro dei tavoli è guidato da facilitatori. Hanno aderito all’iniziativa 38 associazioni, tra associazioni di categoria, di volontariato, ambientaliste, sindacati, associazioni temporanee (per esempio commercianti delle vie interessate alla trasformazione in corso). Conflittualità presente La riqualificazione dell’area, in particolare una migliore gestione del traffico urbano e dei parcheggi, è un tema molto sentito. Prima di avviare il Dibattito Pubblico, un Comitato aveva presentato una richiesta di Referendum per sollecitare un intervento. I quesiti non erano posti in maniera corretta e non è stato possibile promuo- Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico 75 vere il referendum. Il Comune, su sollecitazione dei cittadini, sceglie di promuovere un Dibattito Pubblico. Disponibilità dell’impresa proponente La società considera positivo il confronto tempestivo con i cittadini in merito a specifici problemi molto concreti che potrebbero creare ritardi e aggravi di spesa successivamente. Per esempio, sulle tematiche legate al cantiere. INFO: www.dibattitopubblicotermoli.it/il-dibattito-pubblico/#quando-si-svolgeranno-glieventi http://www.facebook.com/m.facebook.com/termoli2020 Termoli 2020. I numeri 19 milioni di Euro di investimento 5 Fondi Regionali 14 Fondi Privati 1.000 m2 di area verde e per bambini 1 parcheggio 5 livelli interrati 680 stalli 3 nuove piazze 145 posti a sedere CAPIENZA arena all’aperto 60 occupati diretti zero consumo di suolo 10 mila m 2 di nuova area pedonalizzata 297 mt estensione passante sotterraneo 448 posti a sedere capienza auditorium 76 Osservatorio Nimby Forum® Il Dibattito Pubblico nel nuovo Codice degli Appalti Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico 4. La dimensione etica dell’eolico Intervista con Andreas Kipar di Simona Seminario Art. 22. Trasparenza nella partecipazione di portatori di interessi e dibattito pubblico 1. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori pubblicano, nel proprio profilo del committente, i progetti di fattibilità relativi alle grandi opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio, nonché gli esiti della consultazione pubblica, comprensivi dei resoconti degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse. I contributi e i resoconti sono pubblicati, con pari evidenza, unitamente ai documenti predisposti dall'amministrazione e relativi agli stessi lavori. 2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro un anno dalla data di entrata in vigore del presente codice, su proposta del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i beni e le attività culturali, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti, in relazione ai nuovi interventi avviati dopo la data di entrata in vigore del presente codice, sono fissati i criteri per l'individuazione delle opere di cui al comma 1, distinte per tipologia e soglie dimensionali, per le quali è obbligatorio il ricorso alla procedura di dibattito pubblico, e sono altresì definiti le modalità di svolgimento e il termine di conclusione della medesima procedura. 3. L'amministrazione aggiudicatrice o l'ente aggiudicatore proponente l'opera soggetta a dibattito pubblico indice e cura lo svolgimento della procedura esclusivamente sulla base delle modalità individuate dal decreto di cui al comma 2. 4. Gli esiti del dibattito pubblico e le osservazioni raccolte sono valutate in sede di predisposizione del progetto definitivo e sono discusse in sede di conferenza di servizi relativa all'opera sottoposta al dibattito pubblico. I parchi eolici continuano ad essere tra i progetti più contestati a livello nazionale. La preoccupazione principale, per i comitati, è il paesaggio che rischia di essere deturpato dalle pale. Ma è proprio così oppure si può riuscire a progettare un parco eolico integrandolo sapientemente nel paesaggio, facendo in modo che diventi uno degli elementi che lo costituiscono e lo caratterizzano, come ogni insediamento umano? Ne parliamo con Andreas Kipar che di eolico e paesaggio si occupa da anni. D. I suoi progetti e i suoi lavori partono da un’idea ben precisa di paesaggio. Può raccontarcela? R. Il paesaggio è il più prezioso, fragile e inimitabile segno distintivo di un paese. In Italia, il paesaggio si configura come un’eredità culturale, non solo ambientale, che assume quindi un valore identitario. Il progetto di paesaggio ha sempre significato per me, sia sulla scala locale che su quella territoriale, un’azione attenta di osservazione, rilettura e intervento guidata dal principio project-toprotect: la mancanza di progetti porta alla mancanza di una visione complessiva per il territorio, e quindi diventa controproducente per la sua stessa tutela. Quando voglio spiegare la mia visione del paesaggio cito sempre Goethe che scriveva che il paesaggio è una “forma plasmata che solo vivendo evolve” e che “la natura non conosce pausa” e maledice ogni forma di inattività. Il paesaggio quindi non come forma atavica, ma come risultato dinamico delle nostre aspettative sul territorio. Il territorio diventa paesaggio nella nostra applicazione, e allora il paesaggio diventa immaginazione. Sono sempre stato affascinato dalla dualità tra natura costruita e natura coltivata: da un lato, l’azione dell’uomo tramite l’architettura, che dà forma al paesaggio, dall’altro, la materia vivente, che in 77 78 Osservatorio Nimby Forum® Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico quanto tale non rimane mai stabile, ma cresce e muta con ritmi propri. Nella mia attività professionale ho sempre cercato di esprimere questa relazione partendo dalla scala vasta, che indaga le relazioni con il territorio, fino alle applicazioni progettuali. le, in cui apportano qualità paesaggistica ed efficienza ecosistemica, che sociale, favorendo la partecipazione e fruizione delle persone. Quindi si, si può parlare assolutamente di integrazione tra paesaggio e infrastrutture. D. Lo sviluppo infrastrutturale del nostro paese ci porta a riflettere sulla necessità di ritrovare un equilibrio tra le esigenze legate allo sviluppo economico e il mantenimento della qualità dei territori e paesaggi. In merito a questo, e soprattutto in merito allo sviluppo del settore delle energie rinnovabili in Italia, è possibile parlare di integrazione tra paesaggio e infrastrutture? R. Le sfide poste dalla crisi economica e da nuovi stili di vita del mondo globalizzato, ma anche quelle generate dalla crescita delle aree metropolitane e la decrescita di altre aree urbane produttive, nonché gli effetti del cambiamento climatico ci spingono a sviluppare un approccio innovativo alla sostenibilità ambientale. Il paesaggio non è altro che lo sguardo della cultura rivolto al territorio, che attraverso questi occhi è capace di cogliere potenzialità inaspettate e risorse inespresse. Proprio partendo da questa relazione tra Cultura e Natura abbiamo sviluppato nel corso della nostra esperienza professionale, un modello innovativo di sviluppo per le nostre città e il nostro territorio, la Green Landscape Economy (GLE). Questo modello relaziona ambiente, cultura ed economia partendo dal presupposto che la valorizzazione del territorio stesso può divenire il nuovo motore economico per la rinascita di un nuovo paesaggio nell’era postindustriale, nel cosiddetto antropocene, l’era caratterizzata dall’intervento antropico sull’ambiente e sul clima. La GLE permette la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore della Green Economy e attraverso l’avvio di strategie e processi progettuali (e non singoli progetti isolati) può portare all’armonica integrazione di sviluppo urbano, infrastrutture e qualità ambientale-paesaggistica. Inoltre abbiamo uno strumento di grande valore fornitoci dalla Comunità Europea per fronteggiare l’evoluzione delle nostre città e regioni in chiave sostenibile: la strategia comunitaria delle Green Infrastructures rilegge proprio il conflittuale rapporto tra ambiente e infrastrutture tradizionali proponendo la pianificazione di infrastrutture verdi, ossia ispirate ai processi naturali e con essi dialoganti. Attraverso le nature-based solutions si convertono le dispendiose infrastrutture grigie in infrastrutture verdi-blu più economiche da realizzare, ma soprattutto da mantenere, capaci di inserirsi armoniosamente nel contesto sia ambienta- D. Parlando di infrastrutture, gli ultimi studi condotti sullo sviluppo delle rinnovabili in Italia confermano la battuta d’arresto che il settore dell’eolico sta subendo. Il numero degli investimenti è calato nel corso dell’anno, come anche il numero di progetti presentati. Questo stato di cose è dovuto, tra le altre, alle forti opposizioni provenienti da Mibact e Sovrintendenze, secondo le quali l’istallazione di turbine bianche provocherebbe danni inestimabili in termini di paesaggio: stravolgimento identitario del paesaggio agrario con conseguente perdita identitaria da parte della comunità intera. Cosa ne pensa? R. Il dibattito sull’impatto ambientale degli impianti eolici, e in generale di fonti di energia rinnovabili, dovrebbe spostarsi più sulla dimensione etica delle azioni nel territorio che sul loro valore estetico. La mia posizione si pone al di là della superficiale opposizione tra bello e brutto. Per me, bello è ciò che esprime una dimensione etica, brutto ciò che trascura l’etica e nasconde una semplice banalizzazione delle sfide e degli elementi caratterizzanti di un paesaggio. L’indifferenza dilagante è il fattore principale che ha compromesso il nostro territorio: occorre quindi chiedersi e osservare come sta evolvendo il paesaggio contemporaneo e, prendendo consapevolezza delle nostre azioni, sviluppare gli strumenti adeguati per garantire uno sviluppo sostenibile per l’ambiente, ossia per ciò che ci circonda. In un paese come l’Italia, dove il paesaggio è un patrimonio delicato, è quantomeno urgente far fronte alla necessità di individuare forme di energia sostenibili alternative, che possono inserirsi e dialogare con le specifiche caratteristiche geografiche del territorio, senza romperne il delicato equilibrio. Trasformare il rapporto con le energie rinnovabili da conflittuale ad opportunità. Questo il tema dell’integrazione paesaggistica degli impianti, che mira ad ottenere da ogni intervento il miglioramento della qualità paesaggistica dei luoghi, trasformando così l’inserimento delle energie rinnovabili nel paesaggio come occasione di valorizzazione e recupero del territorio. D. Il ricorso alle energie rinnovabili è una necessità ormai riconosciuta dalla quasi totalità dell’opinione pubblica. Dall’ultima rilevazione statistica condotta da Eumetra per Aris, il 65% degli intervistati si 79 80 Osservatorio Nimby Forum® dichiara favorevole all’istallazione di nuovi parchi eolici. In pratica le opposizioni “paesaggistiche” sono molto più forti e profonde tra le istituzioni. Da un lato abbiamo un’opinione pubblica favorevole, dall’altra istituzioni poco inclini a seguire le spinte al rinnovamento. A suo avviso come si potrebbe superare questa impasse? Non sarebbe il caso di strutturare e attivare una campagna di sensibilizzazione nei confronti degli stakeholders istituzionali che coinvolga, però, anche il grande pubblico, come accade da tempo negli altri paesi europei? R. Questa discordanza prelude ai forti cambiamenti del nostro pensiero e del nostro agire necessari per rilanciare i territori italiani. L’esperienza esemplare che mi riguarda più da vicino è quella della città di Essen e del suo percorso pluridecennale che ben rappresenta questa tendenza: una volta capitale industriale della regione della Ruhr, dopo processi partecipati di pianificazione, interventi di riconversione postindustriale e, non da meno, la nomina della Ruhr a Capitale Europea della Cultura 2010, ha saputo trasformarsi in polo culturale e nel 2017 sarà addirittura Capitale Europea del Verde. Un altro modello interessante di gestione delle competenze e del paesaggio è quello francese, basato sulla condivisione e la promozione, nonché circolazione delle best practice. In Francia, infatti, le Sovrintendenze si configurano come agenzie territoriali di promozione culturale. Le piccole e grandi opere infrastrutturali, monitorate costantemente, vengono seguite da un pool di architetti, i quali mettono a disposizione le proprie professionalità al servizio della buona riuscita dell’idea progettuale. Un servizio, in questo caso pubblico, attivo su tutto il territorio. Rileggendo le dinamiche di questi processi ci si rende conto di come siano necessari alcuni principi guida per la rigenerazione dei nostri territori: consapevolezza delle problematiche, cooperazione tra le istituzioni, comunicazione efficace e continuità nel coordinamento. Occorrono visioni per il lungo periodo e interventi a brevemedio termine per garantire uno sviluppo sostenibile che coinvolga tutti gli stakeholder e tenga conto, da un lato delle tendenze e delle sfide internazionali, dall’altro delle peculiarità del luogo. Il fattore fondamentale per il successo di questi processi è sicuramente il paesaggio nella forma di una nuova natura urbana che innanzitutto migliora il funzionamento delle città e la loro resilienza al cambiamento climatico, ma genera anche benessere sociale, investimenti, posti di lavoro innovativi e, non da ultimo, riporta la bellezza nella nostra quotidianità urbana. Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico Andreas Kipar Andreas Kipar, nato a Gelsenkirchen (Germania) nel 1960, ha conseguito la laurea in Architettura del paesaggio all'Università di Essen nel 1984 e la laurea con lode in architettura al Politecnico di Milano nel 1994. E’ stato professore incaricato alla Scuola di Specializzazione in Architettura del Paesaggio dell’Università di Genova e dal 2009 insegna Public Space Design al Politecnico di Milano. Ha tenuto numerosi seminari e lezioni sull’architettura del paesaggio nelle più prestigiose sedi accademiche in Europa e negli Stati Uniti. Dal 1985 esercita la libera professione in Italia e in Germania dove ha fondato lo studio KLA_kiparlandschaftsarchitekten con sede a Milano e Duisburg. Nel 1990 fonda a Milano con Giovanni Sala la società di progettazione Land (Landscape Architecture Nature Development). Numerosi i riconoscimenti importanti tra cui: Premio europeo per l’architettura del paesaggio dell’Elca-European Landscape Contractors Association (2002), Premio di Architettura del Paesaggio del Land Nord Renania Westfalia (2006), Premio speciale del paesaggio della Regione Sardegna (2008 e 2009). Si occupa del verde e il recupero delle aree industriali dismesse. Ravenna, Reggio Emilia, Cagliari e Milano sono alcune delle città in cui i suoi progetti hanno visto la luce. Famose le opere di grande impatto paesaggistico quali l’insediamento produttivo tra le colline del Monferrato, la valorizzazione del paesaggio di Langa e altro ancora. 81 Osservatorio Nimby Forum® 82 83 1. Puglia 2016: NIMBY o NIMTO? di Luca Clarizio, Beppe Moro, NextLaw Sezione IV Focus Puglia In Puglia ci si oppone a tutto, (come risulta evidente dalla tabella che vi proponiamo al termine dell'articolo). Dall’eolico offshore e onshore agli impianti per il trasporto o lo stoccaggio di combustibili, dalle infrastrutture stradali agli elettrodotti, dalle trivelle a mare ai depuratori, dalle discariche ai termovalorizzatori. Al fenomeno NIMBY non si sottraggono nemmeno le opere meno complesse. Si va dal NO generalizzato alle rotatorie stradali al NO, a Bari, all’espianto delle palme nella centrale via Sparano. Non fa niente che per oltre vent’anni quegli alberi fossero stati costretti a sopravvivere in vasconi messi lì provvisoriamente e lasciati all’incuria. Mesi e mesi di proteste sui social e sulla stampa fino a quando, con l’avvio della ristrutturazione della più nota arteria commerciale – anch’essa ovviamente contestata – quelle palme sono state reimpiantate in diversi giardini pubblici. In libera terra. Significativo in Puglia è anche il fenomeno NIMTO (Not in my turn of office, "non nel mio mandato elettorale"). I casi più eclatanti? La fiera contestazione della Regione e del Comune di Melendugno all’approdo del gasdotto TAP, che, per inciso, passerà al di sotto della spiaggia di San Foca, e la risoluta opposizione, sempre della Regione e di numerosi comuni – costieri e non – ad ogni genere di attività a mare finalizzata all’estrazione degli idrocarburi. Occorre dire che la stessa Regione dimostra attenzione sul versante della partecipazione. La scorsa estate la giunta regionale ha approvato il disegno di legge finalizzato al coinvolgimento del pubblico ai processi decisionali. Secondo il testo licenziato dall’esecutivo, diventa obbligatorio il Débat Public per le opere pubbliche e private che coinvolgano interessi sensibili ed abbiano determinati importi. La normativa prevede che il dibattito si svolga in termini prestabiliti, affidandone la gestione eventualmente a terzi. Siccome, 84 Osservatorio Nimby Forum® però, le amministrazioni sono anch’esse portatrici di interessi, sarebbe ragionevole che il dibattito fosse sempre condotto da chi è estraneo agli interessi coinvolti nel procedimento partecipativo. Su questo ed altri punti il Consiglio regionale potrà emendare e migliorare l’articolato proposto dalla Giunta regionale. Secondo, poi, il disegno di legge, dovrà tenersi una sessione annuale del consiglio regionale per valutare l’attuazione del programma della Giunta e del programma annuale della partecipazione; per promuovere il town e il citizen meeting. Buoni propositi che bisognerà vedere in che modo si tradurranno in precetti legislativi. Principale caratteristica del fenomeno NIMTO, anche alle latitudini pugliesi, è la disparità di scelte e di visioni tra i decisori pubblici, che provocano incertezza nelle procedure amministrative. Con la conseguenza che gli obiettivi della legge di stabilità 2015, cioè a dire la realizzazione delle condizioni stabili, oltre che eque, favorevoli e trasparenti per la crescita e lo sviluppo, vanno a farsi benedire. Un esempio? Le ricerche senza alcuna perforazione per accertare che sotto il fondale del mare ci siano giacimenti di petrolio o di metano. è accaduto che la Regione – la quale nella primavera scorsa è stata in prima fila nel referendum contro le trivelle, invalidato per il mancato raggiungimento del quorum – a fine settembre abbia visto respingersi dal TAR del Lazio i ricorsi riguardanti gli atti relativi alle indagini da svolgere in mare. Secondo i giudici amministrativi, le prospezioni geologiche sono solo finalizzate a studiare la forma del sottosuolo; esse devono effettuarsi oltre le 12 miglia e, quindi, in mare aperto. Nel frattempo, però, era accaduto che alcune imprese titolari delle autorizzazioni avessero deciso di lasciar perdere ogni genere di attività, anche soltanto quelle connesse alle prospezioni. Ancora un esempio? Il raddoppio della pista automobilistica a Nardò (Lecce), realizzata circa quarant’anni fa dalla FIAT e attualmente di proprietà della Porsche Engineering Group. La struttura occupa un’estensione di 700 ettari all’interno di un’area sensibile dal punto di vista naturalistico. Essa insiste nei siti di interesse comunitario SIC e ZPS, i quali costituiscono la Rete Natura 2000, individuati con deliberazione regionale ed inseriti in apposito decreto del Ministero dell’Ambiente. Per consentire il raddoppio della pista, nell’ottobre 2014 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra la Regione, i Comuni interessati dal progetto e la Porsche Engineering Group. Oggetto del protocollo di intesa, la gestione del SIC “Palude Sezione IV - Focus Puglia del Conte e dune di Punta Prosciutto”. Un risultato eccellente che dimostra come la tutela dell’ambiente e la costruzione di infrastrutture possano – e debbano - andare d’accordo. Sorte diversa quella del progetto di gasdotto TAP. L’infrastruttura è considerata strategica per gli interessi energetici nazionali ed è munita di autorizzazione unica rilasciata dal Ministero dello Sviluppo economico sin da maggio 2015. L’opera, che non attraverserà siti sensibili, stenta a decollare. Eppure, per considerare solo uno degli aspetti progettuali, in entrambi i progetti vi sono ulivi da espiantare e ripiantare negli stessi punti a conclusione dei lavori. Mistero. L’opposizione della Regione e del Comune di Melendugno all’approdo a San Foca del gasdotto TAP non sembra coinvolgere l’opinione pubblica. A questo proposito, è interessante leggere quanto scritto da Jacopo Giliberto su Il Sole 24 Ore2 . Ai 385 mila risultati ottenuti su Google con la parola chiave “NO TAP” non corrisponde nemmeno una scritta a matita “NO TAP” sui muri del paese salentino. E non solo per la civiltà degli abitanti, ma perché il tema del “tubo cattivo” non appare essere ai primi posti delle preoccupazioni locali. Sebbene sia avversata la localizzazione dell’approdo del gasdotto (la Regione, nonostante il procedimento di autorizzazione unica risulti concluso, vorrebbe che il tubo giungesse a Brindisi), il progetto TAP ha il merito di aver accelerato il dibattito pubblico circa le sorti dell’ILVA a Taranto, che, per dimensioni, è il primo impianto siderurgico in Europa. Al principio di ottobre, infatti, nel corso di un convegno internazionale promosso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri con il patrocinio della Regione Puglia, quest’ultima ha presentato il progetto di conversione dello stabilimento tarantino. Con la decarbonizzazione scomparirebbero i parchi minerari, dove, tra fossile e minerale, sono stoccate più di un milione di tonnellate di polveri. Sparirebbero gli impianti più inquinanti come le cokerie. Non si parlerebbe più di slopping, cioè a dire delle nuvole rossastre oggetto di indagine della magistratura. Sarebbe, così, smantellata l’area a caldo sequestrata dai magistrati a luglio 2012. L’opera, ad avviso della Regione, potrebbe essere conclusa in diciotto mesi con un investimento di 1,2 miliardi di euro. Importo 2. http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2016/09/08/grandi-opere-melendugno-linvisibile-protesta-no-tap-le-mie-foto/ 85 86 Osservatorio Nimby Forum® che sarebbe compensato dalla riduzione del danno sanitario provocato dall’acciaieria. Cosa c’entra TAP in tutto questo? Secondo la Regione, la produzione potrà essere assicurata mediante forni alimentabili elettricamente oppure mediante gas. Anche il gas di TAP. La proposta di decarbonizzazione dell’ILVA non ha però fino ad ora trovato risposta da parte del Governo e la stessa è stata considerata con freddezza da Assoacciai. Contestualmente ai passi verso il futuro che si vorrebbero compiere con la decarbonizzazione dell’ILVA (il processo dovrebbe coinvolgere anche la centrale ENEL di Cerano nel brindisino), ci sono quelli all’indietro quando si passa al ciclo dei rifiuti. “C'è del marcio in Danimarca” scriveva Shakespeare. Oggi in Danimarca il marcio lo bruciano per farne energia attraverso termovalorizzatori come Amager Brakke. Il nuovo impianto di Copenaghen, dall’autunno 2017 non solo entrerà in funzione – senza emissioni – ma sul tetto ospiterà i danesi con sentieri per il trekking, piste da sci per l’inverno e di pattinaggio per l’estate, prati per passeggiare e fare picnic. Nessuna discarica dal 1970. Si ricicla tutto il riciclabile e il resto viene bruciato. Entro il 2050, la Danimarca punta a soddisfare il cento per cento del proprio fabbisogno energetico. In Italia, invece, la parola termovalorizzatore capita che sia ancora un tabù, peraltro spesso agitato ad arte da chi fa business con le discariche. La legge Sblocca Italia ha stabilito che i termovalorizzatori sono “insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”, con la conseguenza che fino al decommissioning degli impianti, la valutazione delle esigenze e dei fabbisogni di incenerimento spetta allo Stato. Da qui il proliferare di ricorsi presso la corte costituzionale da parte delle Regioni contrarie alle disposizioni di legge dello Sblocca Italia. Lo scorso febbraio, in sede di Conferenza Stato-Regioni sullo schema di Dpcm relativo all’ “individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale”, si è registrata la contrarietà di alcune regioni. Tra esse la Regione Puglia. Con la conseguenza che le discariche restano aperte nel tacco d’Italia e il marcio shakespeariano parte per altre regioni dove è bruciato nei termovalorizzatori che non si vogliono in Puglia. E siccome bruciare i rifiuti costa, il paradosso è che pugliesi – per così dire – paghino l’energia prodotta e impiegata altrove con i propri rifiuti. Sezione IV - Focus Puglia NIMBY e NIMTO uniti nella lotta contro la Xylella, il batterio che in Puglia colpisce gli alberi di ulivo provocandone il disseccamento. Ettari ed ettari di uliveti sono afflitti dall’infezione. Della Xylella sono in tanti ad occuparsene ovvero tanti dovrebbero farlo. Ci sono “sciamani” di scuola complottista convinti di poterla combattere con la calce viva. Attenzione è stata prestata anche dalla magistratura, che avrà pensato di poter arrestare il batterio con un’inchiesta penale. L’indagine da più parti è stata intesa come un “processo alla scienza”, dal momento che sono stati sindacati i protocolli internazionali e le concrete modalità di contenimento del fenomeno infettivo che a tali protocolli si sono attenute. Risale ad ottobre 2013 il coinvolgimento della Regione nell’emergenza Xylella, anche a livello comunitario. Lo scorso mese di luglio, l’Unione Europea ha avviato nei confronti dell’Italia una nuova procedura d’infrazione per i ritardi nell’attuazione del piano di prevenzione e di eradicazione delle zone infette, osteggiata da enti e settori di opinione pubblica. Nel frattempo, dal Salento la pandemia sta risalendo lungo la regione, raggiungendo, così, le coltivazioni alle porte della provincia di Bari. Altro caso in cui NIMBY e NIMTO vanno a braccetto è quello del progetto Energas a Manfredonia (Foggia). Il progetto prevede la “realizzazione di un deposito, un gasdotto, un raccordo ferroviario e il ripristino di un pontile”. L’opera è prevista nella zona industriale mediante la costruzione di 12 serbatoi tumulati, ciascuno da 5 mila metri cubi, con una leggera sopraelevazione del tumulo di stoccaggio. Il deposito avrà un impatto ambientale contenuto: su un’area di 180 mila metri quadri, circa 110 mila rimarranno a verde e la massima altezza dei fabbricati sarà di 10 metri. Non si prevede l’installazione di impianti di processo, né emissioni inquinanti. Per il gasdotto – completamente interrato alla profondità 1,5 metri, 5 chilometri su terraferma e 5 sotto il mare – è previsto un coefficiente di sicurezza triplo rispetto a quello richiesto dalla norma. Il diametro dei tubi sarà di 30 centimetri. Nella conferenza di servizi, Regione e Comune hanno espresso parere negativo. Adesso la competenza sull’ok definitivo è passata dal MISE alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Frattanto, il Comune ha indetto un referendum consultivo, da tenersi a novembre. Ai cittadini si chiede se vogliano o meno la realizzazione del deposito costiero di GPL a Manfredonia. Il fatto che esistano procedimenti complessi per valutare se un’infrastruttura debba o meno essere realizzata diventa irrilevante. Non solo. Il sindaco di quel Comune ha attaccato l’attore Lino Ban- 87 Osservatorio Nimby Forum® 88 fi, protagonista di uno spot pubblicitario. Con quale capo di accusa? “Aver svenduto la sua immagine per sponsorizzare Energas”. La morale di tutto ciò è che non esiste una morale. Si assiste alla presenza di una moltitudine di agenti esterni, spesso frutto della frammentazione della scena pubblica. Saltano filtri e corpi intermedi (partiti e sindacati, per esempio). Le competenze diventano residuali, dal momento che si tende a cancellare la più elementare precondizione del confronto: chi ha titolo a dire cosa. La conseguenza è che il decisore pubblico è strattonato da una parte all’altra. Emergono, così, “decisioni senza volto e volti di decisori impotenti”, come scrive Christian Salmon. E ciò a discapito di visioni complessive che, viceversa, si spezzettano spesso in micro-decisioni di emergenza. I decision makers sembrano vivere il “problema del barbiere di Stalin”. Il barbiere “non si sentiva responsabile dei delitti del dittatore; era solo responsabile dei suoi baffi, eppure ci metteva del suo quando glieli aggiustava, contribuendo ad aumentare il fascino che flirta con il male”. Come il barbiere anche i decisori si dichiarano regolarmente innocenti e cercano responsabili per costi sociali privi d'autore. Sezione IV - Focus Puglia Impianti contestati in Puglia* Impianti/Strutture Contestate Località Eolico offshore Mattinata (Foggia) Eolico onshore Castrì di Lecce-Vernole (Lecce) Centrale termoelettrica Taranto Centrale a carbone "Federico II" Brindisi Centrale a Biomasse Sant’Agata di Foggia, Cellino San Marco (Brindisi), Andria (BAT) Elettrodotti Durazzo-Polignano a Mare (Bari), Bisaccia-Seliceto (Foggia), Foggia-Benevento Termovalorizzatore Modugno (Bari) Discariche Corigliano (Lecce), Autigno e Formica (Brindisi) Progetti di Discarica Grottelline a Poggiorsini (Bari), nord Salento a Trepuzzi (Lecce) Centro di compostaggio dei rifiuti Tersan a Modugno (Bari) Cementificio di Borgo Eridania San Severo (Foggia) Forno Crematorio Botrugno (Lecce) TAP Melendugno (Lecce) Tempa Rossa e ILVA Taranto Strada Statale 275 Maglie–Leuca (Lecce) Trivelle Adriatico, Jonio Sito per Scorie Nucleari zona Altamura (Bari)/Matera (ufficialmente non ancora individuato) Depuratore/Pilone Ostuni (Brindisi), Avetrana–Manduria (Taranto) Depuratore/Sbocco al mare Porto Selvaggio (Lecce) Depuratore/Trincee Martina Franca (Taranto) * Tabella elaborata da Clarizio e Moro Luca Clarizio Managing partner di Nextlaw Avvocati, studio legale con sedi a Bari e Lecce munito di certificazione di qualità UNI EN ISO 9001 : 2008 e certificazione ambientale UNI EN ISO 14001 : 2004. Avvocato amministrativista con perfezionamento in diritto dell’Energia all’Università Luiss Guido Carli di Roma. Si occupa di ambiente ed energia, contratti e servizi pubblici, governo del territorio e salute. Cura gli affari legali per le imprese e promuove le relazioni istituzionali con le amministrazioni. www.nextlaw.it 89 Osservatorio Nimby Forum® 90 2. TAP Start. Credere nelle competenze e nell’imprenditorialità del territorio. di Luigi Quaranta, TAP Italia Con l’inizio delle attività di cantiere, TAP Italia lancia un programma di sostegno ai progetti ambientali e sociali sviluppati da associazioni no profit del territorio. La prima edizione assegnerà 8 premi da 25.000 euro, ma il bando sarà ripetuto di anno in anno. Un’iniziativa alla quale si affianca anche MENA!, il Master d’Eccellenza per la Nuova Alimentazione, un programma che intende fornire competenze di alto livello agli imprenditori del settore enogastronomico del Territorio. Tap Italia sceglie di porsi come partner solido per la crescita del territorio. Chi scandagliasse il web alla ricerca di tracce di opposizione a grandi e piccoli progetti infrastrutturali, iscriverebbe di certo tra quelli TAP, il Gasdotto Trans Adriatico destinato a trasportare in Europa il gas del Mar Caspio (o meglio la sua ultima porzione in territorio italiano). Eppure quando un giornalista ha voluto misurare di persona la febbre del NO a Melendugno, passeggiando “in incognito” per il piccolo paese pugliese interessato dal progetto e parlando con la gente al bar o sul lungomare, ha faticato assai a trovare evidenze di questa opposizione (Jacopo Giliberto ha raccontato così la sua giornata a Melendugno: http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2016/09/08/grandi-opere-melendugno-linvisibile-protesta-no-tap-le-mie-foto/). Un dato empirico che conferma autorevolmente, e da un punto di vista indipendente, i risultati delle rilevazioni demoscopiche che periodicamente TAP effettua per il tramite di società specializzate. Da questi infatti emerge che la parte di popolazione che non è ostile al progetto o addirittura lo sostiene, è quantomeno equivalente Sezione IV - Focus Puglia a quella che si oppone. Questa parte però non si vede, non intasa i social media, non esercita pressione organizzata sui decisori politici, non fa notizia e anzi, spesso, subisce l’assalto degli oppositori che ammoniscono a “non svendere il paese” e non condividono la disponibilità degli operatori economici ad accogliere, ad esempio nei loro ristoranti o nei loro alberghi, gli uomini e le donne impegnati nella realizzazione del gasdotto. Con l’inizio delle attività di cantiere nello scorso mese di maggio, per TAP è arrivato il momento di entrare direttamente in contatto con la popolazione di Melendugno. È stato, infatti, contemporaneamente lanciato il primo programma d’investimento socio-ambientale diretto nella comunità locale, occasione anche per un trasparente momento di incontro con le realtà che operano sul territorio e di verifica del livello di accettazione del progetto. È nato così TAP Start, un’azione che finanzierà progetti locali di sostegno allo sviluppo economico locale, di promozione della qualità della vita, di sviluppo delle competenze e di tutela dell’ambiente. TAP Start prevede il finanziamento di 8 progetti da 25mila euro ciascuno (200mila euro stanziati per la prima edizione del bando) di proposte presentate da associazioni ed enti senza fini di lucro, con sede legale nel Comune di Melendugno; ammissibili anche progetti presentati in partenariato con associazioni ed enti no profit italiani o con soggetti pubblici (enti locali, scuole, strutture sociosanitarie, ecc.). I progetti saranno valutati da una apposita commissione formata da esperti indipendenti che stileranno l’elenco dei vincitori che sarà poi annunciato entro la fine dell’anno; i progetti dovranno essere realizzati nel corso del 2017. La risposta è stata positiva: alla chiusura dei termini di partecipazione, il 30 settembre scorso, circa un quarto della platea degli aventi titolo, ha presentato progetti, che ora sono al vaglio della commissione aggiudicatrice. Questo è solo un primo passo e un test per TAP e per il territorio, ci saranno infatti altre occasioni: il bando potrà essere replicato due volte l’anno durante il periodo della costruzione del gasdotto, per un totale di 1 milione 400mila euro a sostegno di progetti. E già altre attività si fanno avanti: è recentissimo il lancio di MENA!, Master d’Eccellenza per la Nuova Alimentazione, dedi- 91 92 Osservatorio Nimby Forum® cato ai ristoratori dell’area più vicina al percorso di TAP in Italia; un’occasione di alta formazione e approfondimento professionale, costruita in collaborazione con RP Consulting, una società di consulenza di marketing e comunicazione pugliese, specializzata nel settore enogastronomico e numerosi partner di rilievo regionale e nazionale. La master class avrà la durata di circa 90 giorni, in cui si alterneranno sessioni teoriche, sessioni pratiche e laboratori. I temi del corso spaziano dalla gestione pratica di un ristorante alle tecniche di cucina e trasformazione dei prodotti agroalimentari, in 136 ore di docenza, con i migliori professionisti pugliesi del settore. I migliori 3 allievi tra i 15 partecipanti al corso riceveranno in premio una consulenza gratuita e personalizzata a cura di professionisti del settore, che aiuterà i gestori a rinnovare la propria offerta enogastronomica e la formazione del proprio personale. Insomma, chiosa Michele Mario Elia, Country Manager Italia di TAP, «intendiamo agire come un componente non occasionale del panorama economico e sociale di Melendugno e del Salento, e dare, come ogni altro cittadino, impresa o associazione, il nostro contributo alla crescita di un territorio nel quale opereremo come minimo per i prossimi cinquant’anni». Sezione IV - Focus Puglia 93 Osservatorio Nimby Forum® 94 Bibliografia selezionata Bibliografia Di seguito viene riportata una bibliografia selezionata di articoli e testi riguardanti il tema dei conflitti ambientali e territoriali così come il più ampio tema della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini. Tale elenco non vuole comunque essere esaustivo dell’argomento. 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Casina Cesarina) Milano Lombardia IX Ed Cementificio di Castelraimondo Castelraimondo Ancona Marche IX Ed Cementificio di Matera Matera (loc. Trasanello) Matera Basilicata X Ed Cementificio di Pescara Pescara Pescara Abruzzo VIII Ed Cementificio di Spoleto Spoleto Perugia Umbria IX Ed Cementificio di Tavernola Bergamasca Tavernola Bergamasca Bergamo Lombardia X Ed Centrale a biogas di Chiari Chiari Brescia Lombardia X Ed Centrale a biogas di Ledinara, c.da Treponti Ledinara Rovigo Veneto XI Ed Centrale a biogas di Legnano (via Novara) Legnano Milano Lombardia XI Ed Centrale a biomasse di Ostra Ostra (loc. Casine) Ancona Marche X Ed Centrale a biomasse di Albano Laziale Albano Laziale Roma Lazio VIII Ed Centrale a biomasse di Andria Andria Barletta - Andria Trani Puglia IX Ed Centrale a biomasse di Aulla Aulla MassaCarrara Toscana VIII Ed Centrale a biomasse di Bettola Bettola (loc. Boccacci) Piacenza Emilia Romagna IX Ed Nome Comune Provincia Regione 1 rilev.* Aereoporto di Bolzano Bolzano Bolzano Trentino Alto Adige IX Ed Aeroporto di Firenze Firenze (loc. Peretola) Firenze Toscana X Ed Aeroporto L. Da Vinci "Fiumicino Due" Fiumicino Roma Lazio XI Ed Alta velocità Torino - Lione (Corridoio V) Val Susa Torino Piemonte VI Ed Alta velocità Verona - Brennero (Corridoio I) Verona-Brennero Bolzano, Trento, Verona Trentino Alto Adige IV Ed Centrale a biomasse di Bussi Bussi sul Tirino Pescara Abruzzo VII Ed Autostrada Bergamo-Treviglio (ora superstrada) Bergamo-Treviglio Bergamo Lombardia VIII Ed Centrale a biomasse di Calvi Risorta Calvi Risorta Caserta Campania IX Ed VII Ed Centrale a biomasse di Campochiaro Campochiaro Campobasso Molise X Ed Centrale a biomasse di Capaccio Capaccio (loc. Sorvella) Salerno Campania X Ed XI Ed Centrale a biomasse di Caprese Michelangelo Caprese Michelangelo Arezzo Toscana IX Ed a Autostrada Cimpello-SequalsGemona Forgaria del Friuli Pordenone Friuli Venezia Giulia Autostrada Orte - Mestre Orte, Mestre Roma, Venezia Lazio Autostrada Valdastico Nord Besenello - Piovene Rocchette Trento, Vicenza Trentino Alto Adige Veneto VIII Ed Centrale a biomasse di Carmignano di Brenta Carmignano di Brenta Padova Veneto IX Ed Lombardia VIII Ed Biodigestore anaerobico di Alife Alife Caserta Campania XI Ed Centrale a biomasse di Casei Gerola Casei Gerola Pavia Biodigestore anaerobico di Molinara Molinara Benevento Campania XI Ed Centrale a biomasse di Castelli Castelli Teramo Abruzzo IX Ed Biodigestore di Camposaragna Isola del Cantone, (loc. Camposaragna) Genova Liguria XI Ed Centrale a biomasse di Castelvetro Castelvetro Modena Emilia Romagna VIII Ed Biodigestore di Forlimpopoli Forlimpopoli (loc. San Pietro a Prati) Forli-Cesena Emilia Romagna X Ed Centrale a biomasse di Cavernago Cavernago Bergamo Lombardia VII Ed Biodigestore di Ladispoli Ladispoli Roma Lazio IX Ed Centrale a biomasse di Chiarano Chiarano Treviso Veneto VIII Ed Biodigestore di Monselice Monselice, (loc. san Bortolo) Padova Veneto X Ed Osservatorio Nimby Forum® 104 Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media 105 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Centrale a biomasse di Chitignano Chitignano (fraz. Poggiolino) Arezzo Toscana IX Ed Centrale idroelettrica Alto Varrone Premana Lecco Lombardia VII Ed Centrale a biomasse di Cinigiano Cinigiano, Camone, (loc. Santa Rita) Grosseto Toscana VIII Ed Centrale Idroelettrica Crist Ivrea Torino Piemonte XI Ed Centrale a biomasse di Colonnella Centrale idroelettrica del Lima Lucca Toscana XI Ed Colonnella Teramo Abruzzo VIII Ed Bagni di Lucca, torrente Lima Centrale a biomasse di Coltano Coltano Livorno Toscana XI Ed Centrale idroelettrica di Marmirolo (loc. Pozzolo) Marmirolo Mantova Lombardia X Ed Centrale a biomasse di Corridonia Corridonia (fraz.Sarrocciano) Macerata Marche IX Ed Centrale idroelettrica di Bertonico Bertonico Lodi Lombardia X Ed Centrale a biomasse di Felino Felino (loc. San Michele Tiorre) Modena Emilia Romagna VIII Ed Centrale idroelettrica di Corlys Cortlys (loc. Oagre) Aosta Valle d'Aosta X Ed Centrale a biomasse di Galliera Galliera Bologna Emilia Romagna VII Ed Centrale idroelettrica di Gessopalena Gessopalena Chieti Abruzzo VIII Ed San Martino in Rio (loc. Gazzata) Limana (loc. Praloran) Belluno Veneto XI Ed Reggio-Emilia Emilia Romagna Centrale idroelettrica di Limana Centrale a biomasse di Gazzata IX Ed Lecco Lombardia VII Ed Grosseto (loc.Cernaia) Grosseto Toscana IX Ed Centrale idroelettrica di Pagnona-Premana Pagnona-Premana Centrale a biomasse di Grosseto Centrale a biomasse di Monticiano Monticiano Siena Toscana X Ed Centrale Idroelettrica di S. Antonio Sarentino Bolzano Trentino Alto Adige XI Ed Sparone Torino Piemonte XI Ed Novaledo Trento Trentino Alto Adige Centrale idroelettrica di Sparone Centrale a biomasse di Novaledo X Ed Centrale idroelettrica di Tortona Alessandria Piemonte X Ed Centrale a biomasse di Petrona Scarperia e San Piero (loc.Petrona) Tortona (loc. Parco dello Scrivia) Firenze Toscana X Ed Centrale idroelettrica sul fiume Pescia Pescia Pistoia Toscana XI Ed Centrale a biomasse di Pomezia Pomezia (loc. Santa Palomba) Roma Lazio X Ed Centrale idroelettrica sul Mella Collio Brescia Lombardia VII Ed Pontremoli (z.i. Novoleto) MassaCarrara VIII Ed Centrale a biomasse di Pontremoli Toscana IX Ed Centrale idroelettrica sull'Adige Pomarolo, Volano, Nomi Trento Trentino Alto Adige Centrale termoelettrica di Civitavecchia Civitavecchia (loc. Torrevaldiga) Roma Lazio X Ed Centrale termoelettrica di Monfalcone Monfalcone Gorizia Friuli Venezia Giulia III Ed Centrale a biomasse di Porto Viro Porto Viro Rovigo Veneto IX Ed Centrale a biomasse di Rivarolo Rivarolo Mantovano Mantova Lombardia VII Ed Centrale a biomasse di Roccastrada Roccastrada Grosseto Toscana X Ed Centrale a biomasse di San Pietro in Casale San Pietro in Casale Bologna Emilia Romagna VII Ed Centrale termoelettrica di Ottana Ottana Nuoro Sardegna IX Ed Pianopoli Catanzaro Calabria VII Ed Centrale a biomasse di San Polo Matese San Polo Matese Campobasso Molise X Ed Centrale termoelettrica di Pianopoli Centrale a biomasse di Santa Maria a Monte Santa Maria a Monte (loc. San Donato) Pisa Toscana VIII Ed Centrale termoelettrica di Rossano Calabro Rossano Calabro Cosenza Calabria VI Ed Centrale a biomasse di Sant'Agata di Puglia Sant'Agata di Puglia Foggia Puglia VIII Ed Centrale termoelettrica di Vado Ligure Vado Ligure - Quiliano Savona Liguria I Ed Centrale a biomasse di Sorbo San Basile Sorbo San Basile (loc. Piano di Moio) Catanzaro Calabria VII Ed Cogeneratore di Bibbiano Bibbiano (loc. Corniano) Reggio Emilia Emilia Romagna X Ed Centrale a biomasse di Stradella San Cipriano Po Cogeneratore di Simaxis Simaxis Oristano Sardegna IX Ed Stradella - San Cipriano Po Pavia Lombardia IX Ed Terni Umbria X Ed Emilia Romagna XI Ed Stroncone (loc.Vascigliano) Concessione di coltivazione idrocarburi "Gradizza" Ferrara Centrale a biomasse di Stroncone Copparo, Formignana, Gradizza Centrale a biomasse di Vattaro Vattaro Trento Trentino Alto Adige VII Ed Concessione di coltivazione idrocarburi liquidi e gassosi "d30B.C-MD" - "Ombrina Mare" - Tra Ortona e Torino di Sangro (Costa dei Trabocchi ) Chieti Abruzzo IX Ed Centrale a biomasse di Velletri Velletri (loc. Lazzaria) Roma Lazio VIII Ed Osservatorio Nimby Forum® 106 Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media 107 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Concessione di stoccaggio San Potito e Cotignola San Potito e Cotignola Ravenna Emilia Romagna XI Ed Discarica di Nuraxi Figus Gonnella (Comune di Caulonia) Carbonia Iglesias Sardegna VII Ed Depuratore delle acque di Cesenatico Cesenatico Forli-Cesena Emilia Romagna XI Ed Discarica di Pescantina, loc. Ca' Filissine Pescantina Verona Veneto XI Ed Discarica con annesso impianto biogas di Roccasecca , loc. Cerreto Roccasecca, (loc. Cerreto) Frosinone Lazio XI Ed Discarica di Roverchiara Roverchiara Verona Veneto VII Ed Discarica di San'Arcangelo Sant'Arcangelo Potenza Basilicata XI Ed Discarica dell'Inviolata Guidonia Roma Lazio XI Ed Discarica di Sant'Urbano Sant'Urbano (loc. Balduina) Padova Veneto X Ed Discarica di Albano Albano Laziale (loc. Ronciglione) Roma Lazio VII Ed Discarica di Serra Arenosa Vietri, Caggiano Salerno Campania VIII Ed Discarica di S'Ottioni Mannu Macchiareddu (loc. S'Ottioni Mannu) Cagliari Sardegna XI Ed Discarica di Spiritu Santu Olbia Olbia Tempio Sardegna VIII Ed Discarica di Taverna del Re Giugliano in Campania (loc. Taverna del Re) Napoli Campania III Ed Bologna Emilia Romagna XI Ed Discarica di Barengo Barengo Novara Piemonte IX Ed Discarica di Battipaglia Battipaglia Salerno Campania VIII Ed Discarica di Bazzani Casale Monferrato (fraz. Roncaglia) Alessandria Piemonte XI Ed Discarica di Bergantino Bergantino Rovigo Veneto X Ed Discarica di Borghetto Vara Borghetto Vara (loc. Mangina) La Spezia Liguria VIII Ed Discarica di Tre Monti Imola, Tre Monti Discarica di Buriano Montecatini Val di Cecina Pisa Toscana XI Ed Discarica di Valanghe d'Inverno Misterbianco, Motta Catania Sicilia XI Ed Discarica di Castella Rezzato Brescia Lombardia XI Ed Discarica di Valeggio Valeggio (loc. Cà Balestra) Verona Veneto VIII Ed Discarica di Cava Fornace Montignoso (loc. Cava Fornace) MassaCarrara Toscana Discarica di Velletri Velletri (zona Lazzaria) Roma Lazio X Ed Discarica di Vespia Castellamonte Torino Piemonte XI Ed Discarica di Cava Manara Cava Manara Pavia Lombardia X Ed Discarica di Cavenago d'Adda Cavenago d'Adda Lodi Lombardia VIII Ed Discarica e impianto biogas di Borgo Giglione Magione, Borgo Giglione Perugia Umbria XI Ed Discarica di Cazzago San Martino Cazzago San Martino (loc. Macogna) Brescia Lombardia VII Ed Discarica ex Cava di Paterno Vaglia (loc.Paterno) Firenze Toscana X Ed Discarica La Cornacchia Moie Ancona Marche XI Ed Discarica di Celico Celico Cosenza Calabria X Ed Discarica Le Crete di Orvieto Orvieto Terni Umbria XI Ed Discarica Di Cemento-Amianto (R.C.A.) Sannazzaro Pavia Lombardia XI Ed Discarica Loc. Ca' Baldassarre di Valeggio sul Mincio Valeggio sul Mincio Verona Veneto XI Ed Discarica di Chivasso: "Progetto WastEnd" Chivasso, Montanaro, Pogliani Torino Piemonte X Ed Discarica Vergine di Lizzano Loc. Palombara Taranto Puglia VII Ed XI Ed VII Ed Discarica di Coda Volpe, Vaccarizzo Vaccarizzo (c.ta Coda Volpe) Catania Sicilia XI Ed Discarica di Cupinoro Bracciano (loc.Cupinoro) Roma Lazio X Ed Discarica di Ferrera Erbognone Ferrera Erbognone (loc. Cascina Gallona) Pavia Lombardia VI Ed Discarica di Fonte Nocera Poggio Nativo, Fonte Nocera Rieti Lazio XI Ed Discarica di Le Borra Figline Valdarno fiorentino (Loc. Le Borra) Firenze Toscana VII Ed Discarica di Magliano Romano Magliano Romano Roma Lazio X Ed Discarica di Matarana Montallegro, Siculiana (loc. Matarana) Agrigento Sicilia XI Ed Discarica di Monti dell'Ortaccio Roma Roma Lazio VIII Ed Discarica di Montignoso Montignoso MassaCarrara Toscana VIII Ed Ditta Chimica Pomponesco Guastalla Reggio Emilia Emilia Romagna Ecodistretto di Rocca Cencia Roma (loc. Rocca Cencia) Roma Lazio XI Ed Elettrodotto "Oltreserchio" Zona Oltreserchio (Lucca, San Giuliano Terme, Vecchiano, Camaiore, Massarosa) Lucca Toscana X Ed Elettrodotto Benevento II Foggia Benevento-Foggia Benevento, Foggia Campania IX Ed Elettrodotto Bisaccia - Deliceto Rocchetta Sant'Antonio, Deliceto, Bisaccia, Lacedonia, Sant'Agata di Puglia Avellino, Foggia Campania Puglia IX Ed Elettrodotto di Porto Romano (Durazzo) - Polignano a Mare Durazzo (Albania), Mola, Rutigliano, Conversano, Turi, Polignano a Mare, Casamassima Bari Puglia IX Ed Elettrodotto Gissi - Villanova Guardiagrele, Lanciano Chieti Abruzzo VI Ed Osservatorio Nimby Forum® 108 Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media 109 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Elettrodotto Okroglo-Udine ovest Okroglo-Udine Udine Friuli Venezia Giulia IX Ed Impianto di biogas di Lonato del Garda Lonato del Garda Brescia Lombardia XI Ed Basilicata XI Ed Gorizia, Udine Impianto di compostaggio di S. Nicola di Melfi Potenza Fogliano Redipuglia Udine ovest Friuli Venezia Giulia S. Nicola di Melfi Elettrodotto Redipuglia - Udine ovest V Ed Impianto di compostaggio (rifiuti umidi) di Scampia, Napoli Napoli, quartiere Scampia Napoli Campania X Ed II Ed Impianto di compostaggio di Annone in Brianza Annone in Brianza (loc. Tassera) Lecco Lombardia XI Ed Impianto di compostaggio di Capannori Capannori (loc. Poderacci) Lucca Toscana I Ed Elettrodotto Somplago Wurmlach Somplago - Wurmlach Udine Friuli Venezia Giulia Elettrodotto Villanova-Gissi Cepagatti (loc. Villanova) - Gissi Chieti Abruzzo VIII Ed Filovia di Pescara Pescara Pescara Abruzzo VIII Ed Impianto di compostaggio di Ferentino Ferentino (loc. Scalo) Frosinone Lazio X Ed G.I.D.A. (Gestione Impianti Depurazione Acque) di Baciacavallo Prato, c.da Baciacavallo Prato Toscana XI Ed Impianto di compostaggio di Fossano Fossano Cuneo Piemonte XI Ed Impianto di compostaggio di Lacaioli Castiglione del Lago, loc. Lacaioli Perugia Umbria XI Ed Cellino, Teramo, San Marco AscoliPiceno, Fermo, Teramo Marche Impianto di Compostaggio di Lucera Lucera Foggia Puglia XI Ed Marche, Toscana, Umbria Impianto di compostaggio di Maniago Maniago Pordenone Friuli Venezia Giulia VIII Ed Foligno-Sestino Arezzo, Perugia, Pesaro Urbino Roma Lazio VII Ed Gasdotto Brindisi - Minerbio (tratta Sulmona - Foligno) Sulmona - Foligno Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria Impianto di compostaggio di Monteroni Ladispoli L'Aquila, Macerata, Pescara, Perugia, Rieti VI Ed Impianto di compostaggio di Nonantola Nonantola Modena Emilia Romagna VIII Ed Gasdotto Sealine Tirrenica (tratto Monforte San Giorgio-Policastro Bussentino) Monforte San GiorgioPolicastro Bussentino Messina, Salerno Campania, Sicilia Impianto di compostaggio di Piedimonte Frosinone Lazio XI Ed VII Ed Piedimente san Germano, c.da Ruscito Impianto di Compostaggio di Pietramelina Umbertide (loc. Pietramelina) Perugia Umbria XI Ed Gasdotto Trans-Adriatic Pipeline Melendugno (loc. San Foca), Vernole Lecce Puglia VII Ed Impianto di compostaggio di Piteglio Pian del Termine Pistoia Toscana VII Ed Gassificatore di Albano Laziale Albano Laziale (loc. Roncigliano a Cecchina) Roma Lazio III Ed Impianto di compostaggio di Rosciano Rosciano Pescara Abruzzo XI Ed Gassificatore di Capua Capua Caserta Campania VIII Ed Gassificatore di Castelbelforte Castelbelforte Mantova Lombardia XI Ed Impianto di compostaggio di Salanetti Capannori (loc. Salanetti) Lucca Toscana XI Ed Gassificatore di Genova Loc. Scarpino Genova Liguria VII Ed Impianto di compostaggio di San Severo - ex Safab San Severo (loc. San Marco) Foggia Puglia XI Ed Gassificatore di Limbiate Limbiate (Pinzano, Senago) Monza e Brianza Lombardia VII Ed Impianto di compostaggio di Tortora Tortora (loc. San Sago) Cosenza Calabria VII Ed Gassificatore di Lonato Lonato (loc. Campagnoli) Brescia Lombardia IX Ed Gassificatore di Torre Quartesolo Torri di Quartesolo Vicenza Veneto IX Ed Impianto di compostaggio di Valeggio sul Mincio Valeggio sul Mincio Varese Lombardia XI Ed Green Park Albasole Gasdotto "Cellino-Teramo-San Marco secondo tronco" Gasdotto Brindisi - Minerbio (tratta Foligno-Sestino) X Ed V Ed Albisola Superiore Savona Liguria XI Ed Pisa Toscana XI Ed Desio Monza e Brianza Impianto di compostaggio Gello di Pontedera Gello di Pontedera Impiano per il trattamento di rifiuti speciali di Desio Lombardia VIII Ed Impianto di compostaggo di Bocche di Forlì Castel Sangro L'Aquila Abruzzo XI Ed Impianto a biomasse di Collesalvetti Collesalvetti Livorno Toscana XI Ed Impianto di conversione di biomasse di Modugno Modugno Bari Puglia X Ed Modena Emilia Romagna XI Ed Impianto di pirolisi di Retorbido ex fornace Valdata Retorbido Pavia Lombardia XI Ed Impianto a biomasse di Settecani Settecani Osservatorio Nimby Forum® 110 Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media 111 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Impianto di rifiuti di Moglia Moglia Mantova Lombardia XI Ed Impianto per il trattamento dei fanghi di Patrica Patrica Frosinone Lazio XI Ed Impianto di Stoccaggio di Bagnolo Mella Bagnolo Mella, Capriano del Colle Brescia Lombardia IX Ed Impianto per il trattamento di rifiuti farmaceutici Garlasco Pavia Lombardia XI Ed Impianto per il trattamento di rifiuti liquidi di Castellanza Castellanza Varese Lombardia VIII Ed Impianto tecnologico di gassificazione di Mori Mori (loc. Casotte) Trento Trentino Alto Adige X Ed Inceneritore di Civitavecchia Civitavecchia (loc. comprensorio militare di Santa Lucia) Roma Lazio IX Ed Inceneritore di Filago Filago Bergamo Lombardia IX Ed Inceneritore di Scarlino Scarlino (area del Casone) Grosseto Toscana III Ed Intervento di indagine geofisica 2D nell'area dell'istanza di prospezione in mare "d1 E.P-.SC" Stintino, Bosa, Tresnuraghes, Cuglieri, Alghero, Porto Torres, Sassari, Narbolia, San Vero Milis, Villanova Monteleone, Magomadas Oristano, Sassari Sardegna X Ed Istanza di permesso di idrocarburi "D 86 F.R-GM" Strongoli, Cropani, Montepaone, Soverato, Borgia, Staletti', Ciro' Marina, Sellia Marina, Melissa, Crucoli, Catanzaro, Crotone, Isola di Capo Rizzuto, Botricello, Cutro, Simeri Crichi, Ciro', Montauro, Squillace, Belcastro Catanzaro, Crotone Calabria X Ed Impianto di stoccaggio di Cà Vecchia San Martino Buon Albergo Verona Veneto IX Ed Impianto di stoccaggio di rifiuti speciali di Voghera Voghera Pavia Lombardia XI Ed Impianto di stoccaggio gas a Cornegliano Laudense Cornegliano Laudense Lodi Lombardia VIII Ed Impianto di stoccaggio gas di Bordolano Bordolano Cremona Lombardia X Ed IX Ed Impianto di stoccaggio gas di Lugo - Alfonsine Voltana - Alfonsine Ravenna Emilia Romagna Impianto di stoccaggio gas di Sant'Elpidio a Mare Sant'Elpidio a Mare Fermo Marche IX Ed Impianto di trasformazione energia elettrica di Viareggio Viareggio Lucca Toscana IX Ed Impianto di trattamento ceneri di Brescia Brescia (loc. Buffalora) Brescia Lombardia VIII Ed Impianto di trattamento di rifiuti urbani Rivoli Veronese Verona Veneto XI Ed Impianto di trattamento fanghi di Lomello Lomello Pavia Lombardia IV Ed Impianto di trattamento fanghi di Mortara Mortara Pavia Lombardia X Ed Impianto eolico del Monte Carmine Avigliano, Filiano Potenza Basilicata XI Ed Istanza di permesso di idrocarburi "d 87 F.R-GM" Isola di Capo Rizzuto (al largo delle coste) Crotone Calabria XI Ed Impianto eolico di Avigliano Avigliano (loc. Filicosa), Filiano, Atella Potenza Basilicata VII Ed Istanza di permesso di idrocarburi "d 85 F.R-.GM" Zona F Non Disponibile Non Disponibile XI Ed Impianto eolico di Badia Tedalda Badia Tedalda (loc. Fresciano), Casteldelci, Verghereto, Arezzo, Forlì Cesena, Rimini Emilia Romagna, Toscana VII Ed Istanza di Permesso di Prospezione in Mare " d 1 B.P-.SP " e "d 1 F.P-.SP" Mare Adriatico - Zona A e Zona B Non Disponibile Non Disponibile XI Ed Impianto eolico in Valle Caudina Sant’Agata de’ Goti, Airola, Arienzo e Moiano Benevento Campania VII Ed Istanza di Permesso di Prospezione in Mare d 1 C.P-.SC e d1 G.P-.SC Zona C Non Disponibile Non Disponibile XI Ed Impianto eolico offshore di Gela Golfo di Gela (Butera, Licata, Gela) Agrigento, Caltanissetta Sicilia V Ed Istanza di Permesso di Prospezione in Mare d 2 E.P-.TG Zona B Non Disponibile Non Disponibile XI Ed Impianto eolico offshore di Manfredonia Zapponeta, Manfredonia, Margherita di Savoia Barletta - Andria Trani, Foggia Puglia X Ed Istanza di permesso di prospezione in mare d 1 E.P-.SC Zona E Oristano, Sassari Sardegna XI Ed Impianto eolico offshore di Termoli Campobasso Isernia Molise IX Ed Impianto idroelettrico di Pracchiola Pontremoli (loc. Pracchiola) MassaCarrara Toscana XI Ed Impianto integrato per il trattamento di rifiuti biologici Macomer Nuoro Sardegna XI Ed Osservatorio Nimby Forum® 112 Nome Comune Istanza di permesso di prospezione in mare denominata "d 3 F.P-.SC" Galatone, Lizzano, Strongoli, Manduria, Corigliano Calabro, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Albidona, Pulsano, Maruggio, Taranto, Rossano, Ciro' Marina, Castellaneta, Ugento, Melissa, Crucoli, Rotondella, Palagiano, Leporano, Crotone, Racale, Sannicol Cosenza, Crotone, Lecce, Matera, Taranto Istanza di permesso di prospezione in mare denominata "d1 C.P-.SC" Vittoria, Portopalo di Capo Passero, Pachino, Noto, Siracusa, Acate, Ispica, Pozzallo, Avola, Modica, Santa Croce Camerina, Ragusa, Scicli Ragusa, Siracusa Sicilia X Ed istanza di permesso di ricerca "Frusci" Atella, Avigliano, Baragiano, Bella, Filiano, Pietragalla, Pignola, Potenza, Ruoti, San Fele Potenza Basilicata XI Ed Istanza di permesso di ricerca di dirocarburi "La Bicocca" Melfi, Rapolla e Barile Potenza Basilicata X Ed Istanza di permesso di ricerca di idrocarburi "Colle dei Nidi" Corropoli AscoliPiceno, Teramo Abruzzo, Marche IX Ed Istanza di permesso di ricerca idrocarburi "Agnone" Agnone, Bagnoli del Trigno, Belmonte del Sannio, Borrello, Capracotta, Carovilli, Carpineto, Sinello, Carunchio, Castelguidone, Castelverrino, Castiglione Messer Marino, Celenza sul Trigno, Chiauci, Civitanovadel Sannio, Duronia, Fallo, Fossalto, Fraine, Istanza di permesso di ricerca idrocarburi "Sospiro" Asola, Ca'd'Andrea, Canneto sull'oglio, Cappella de' picenardi, Casalromano, Cella, Dati, Cicognolo, Cingia de' Botti, Derovere,Drizzona, Fiesse, Gabbioneta-Binanuova, Gambara, Gottolengo, Isola Dovarese, Milzano, Motta Baluffi, Ostiano, Pavone del Mella, Provincia Campobasso, Chieti, Isernia Brescia, Cremona, Mantova Regione Basilicata, Calabria, Puglia Abruzzo, Molise Lombardia 1a rilev.* X Ed Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* "Istanza di Permesso di Ricerca in Terraferma ""Case Capozzi"" Foiano in Val Fortore, Molinara, Montefalcone di Val Fortore, Castelfranco in Misciano, Ginestra degli Schiavoni, San Giorgio la Molara, Buonalbergo, Pago Veiano, Pesco Sannita, Fragneto l'Abate, Fragneto Monforte, Benevento, Pietrelcina, Paduli, Sant'Arcangelo Trimonte Avellino, Benevento Campania X Ed Istanza di Permesso di Ricerca in Terraferma "Monte Cavallo" Atena Lucana, Brienza, Marsico Nuovo, Montesano sulla Marcellana, Padula, Paterno, Polla, Sala Consilina, Sant'Arsenio, Sassano, Teggiano, Tramutola Potenza Basilicata XI Ed Istanza di ricerca di idrocarburi "d 89 F.R-.GM" Tricase, Gagliano del Capo, Ugento, Racale, Alessano, Castrignano del Capo, Taviano, Andrano, Diso, Otranto, Morciano di Leuca, Patu', Tiggiano, Gallipoli, Alliste, Salve, Santa Cesarea Terme, Castro, Corsano Lecce Puglia X Ed Istanza di ricerca di idrocarburi "d 90 F.R-.GM" Tricase, Gagliano del Capo, Ugento, Racale, Alessano, Castrignano del Capo, Taviano, Andrano, Diso, Otranto, Morciano di Leuca, Patu', Tiggiano, Gallipoli, Alliste, Salve, Santa Cesarea Terme, Castro, Corsano Lecce Puglia X Ed Istanza di ricerca idrocarburi "Cascina Alberta" Area tra Piemonte e Lombardia (Prov Novara, Biella, Varese, Vercelli) Biella, Novara, Varese, Vercelli Piemonte X Ed Metanodotto Gavi – Pietralavezzara Gavi – Pietralavezzara Genova Liguria XI Ed Metanodotto PontremoliCortemaggiore Morfasso, Vernasca, Lugagnano, Gropparello, Castellarquato, Fiorenzuola, Carpaneto, Cadeo e Cortemaggiore. MassaCarrara, Piacenza Emilia Romagna, Toscana VII Ed Parchi eolici di Matera Matera Matera Basilicata XI Ed Parco eolico di Montocchio e Cerreta Potenza, loc. Montocchio e Cerreta Potenza Basilicata XI Ed Parco eolico di Orvieto Orvieto Terni Umbria X Ed Parco eolico di Petralia Soprana Petralia Sottana (fraz. Borgo Verdi) Palermo Sicilia IX Ed IX Ed IX Ed 113 Osservatorio Nimby Forum® 114 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Parco eolico di San Martino in Pensilis San Martino in Pensilis Campobasso Molise XI Ed Parco eolico sul Monte dei Sospiri Mercatello sul Metauro PesaroUrbino Marche XI Ed Parco eolico Tuscania Tuscania Viterbo Lazio X Ed Passante Nord di Bologna Borgo Panigale - San Lazzaro Bologna Emilia Romagna VIII Ed Cassano Magnago - Osio sotto Bergamo, Como, Milano, Monza e Brianza, Varese Lombardia Montecchio Maggiore Spresiano Belluno, Treviso, Vicenza Veneto Perforazione del sondaggio per ricerca di idrocarburi gassosi denominato "Armonia 1dir" Solarolo Ravenna Emilia Romagna X Ed Perforazione del sondaggio per ricerca di idrocarburi gassosi denominato "Trava 2dir" Ostellato Ferrara Emilia Romagna X Ed Permesso di prospezione e ricerca "Grotte del Salice" Aliano, Castronuovo di Sant'Andrea, Gallicchio, Missanello, Roccanova, San Chirico Raparo, San Martino d'Agri, Sant'Arcangelo Matera, Poteza Basilicata XI Ed Permesso di prospezione e ricerca "Il Perito" Miglionico, Montescaglioso, Pomarico Matera Basilicata XI Ed Permesso di prospezione e ricerca "La Capriola" Bernalda, Montalbano Jonico, Montescaglioso, Pisticci, Pomarico. Matera, Potenza Basilicata XI Ed Permesso di prospezione e ricerca "La Cerasa" Brienza, Marsico Nuovo, Sasso di Castalda, Satriano di Lucania, Tito Potenza Permesso di prospezione e ricerca "Palazzo San Gervasio" Palazzo S. G., Acerenza, Barile, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Maschito, Montemilone, Oppido Lucano, Rapolla, Ripacandida, Venosa Potenza Permesso di ricerca "G.R14.AG" Progetto offshore Ibleo Palma di Montechiaro, Licata Agrigento Sicilia X Ed Permesso di ricerca A.R 94.PY Zona A Ravenna Emilia Romagna XI Ed Permesso di Ricerca ALIANO Aliano Matera Basilicata XI Ed Permesso di ricerca B.R271.EL Zona B Pescara Abruzzo XI Ed Permesso di ricerca B.R273.EN Zona A, Zona B PesaroUrbino Marche XI Ed Permesso di ricerca BOSCO Montese e Castel d’Aiano Bologna, Modena Emilia Romagna XI Ed Pedemontana Lombarda Pedemontana Veneta Basilicata Basilicata Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Permesso di Ricerca BUGIA Albinea, Casalgrande, Castellarano, Quattro Castella, Reggio nell’Emilia, Rubiera, Scandiano, Vezzano sul Crostolo, Viano, Castelnuovo Rangone, Fiorano Modenese, Formigine, Modena, Sassuolo Modena, Reggio Emilia Emilia Romagna XI Ed Permesso di Ricerca C.R149.NP Zona C Ragusa Sicilia X Ed Permesso di ricerca di idrocarburi "d33 G.R-.AG" Gela, Vittoria, Acate, Licata, Butera, Santa Croce Camerina, Ragusa Agrigento, Caltanissetta, Ragusa Sicilia IX Ed Permesso di ricerca di idrocarburi in mare "d361 C.R-. TU" Gela, Vittoria, Acate, Modica, Santa Croce Camerina, Ragusa, Scicli Caltanissetta, Ragusa Sicilia XI Ed Permesso di ricerca G.R13.AG. Progetto Offshore Ibleo Gela, Licata Caltanissetta Sicilia X Ed Permesso di ricerca idrocarburi "d 68 F.R-.TU" Galatone, Lizzano, Manduria, Corigliano Calabro, Montegiordano, Roseto Capo Spulico, Albidona, Pulsano, Maruggio, Taranto, Rossano, Ciro' Marina, Castellaneta, Ugento, Crucoli, Rotondella, Palagiano, Leporano, Racale, Sannicola, Rocca Imperiale, Castrigna Cosenza, Crotone, Lecce, Matera, Taranto Calabria, Puglia, Basilicata X Ed Permesso di ricerca idrocarburi "d 80 F.R-.GP" Giovinazzo, Bari, Fasano, Mola di Bari, Monopoli, Brindisi, Ostuni, Molfetta, Carovigno, San Pietro Vernotico, Torchiarolo, Polignano a Mare Bari, Brindisi Puglia X Ed Permesso di ricerca idrocarburi D28 Gela, Vittoria, Acate, Licata, Butera, Santa Croce Camerina, Ragusa Agrigento, Caltanissetta, Ragusa Sicilia IX Ed Permesso di ricerca idrocarburi denominato "C.R146.NP" (SECONDA FASE) Pozzallo Ragusa Sicilia X Ed Permesso di ricerca idrocarburi Nusco-Gesualdo 1 Nusco Avellino Campania VIII Ed Permesso di Ricerca in Terraferma - Progetto Monte Porzio Mondolfo, Monte Porzio Ancona, Pesaro Urbino Marche XI Ed I Ed III Ed XI Ed XI Ed 115 Osservatorio Nimby Forum® 116 Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media 117 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Permesso di ricerca Montalbano Montalbano Jonico Matera Basilicata XI Ed Vallo della Lucania Cilento - Valle del Sele Campania IX Ed Capranico, Craco, S. Mauro Forte, Stigliano Strada Fondovalle del Calore Salernitano Salerno Permesso di Ricerca Monte Negro Matera Basilicata XI Ed Permesso di Ricerca Monte Pallano Bomba, Pennadomo, Sanbuceto Chieti Abruzzo XI Ed Permesso di ricerca Torrente Alvo Tangenziale di Adro Adro Brescia Lombardia VIII Ed Oppido Lucano, Tolve Potenza Basilicata XI Ed Piattaforma tecnologica per la generazione e il recupero di energia da combustibili alternativi (val di Sangro) Lanciano (loc. Colle Campitelli di Lanciano, Brecciaio di Sant’Eusanio del Sangro) Tangenziale est di Torino Pessione, Gassino Torino Piemonte VII Ed Chieti Abruzzo XI Ed Tangenziale Ovest Esterna milanese Rosate, Magenta, Binasco, Lacchiarella, Abbiategrasso, Zibido San Giacomo, Albairate, Casarile Milano Lombardia VII Ed Tempa Rossa Corleto Perticara, Gorgoglione, Taranto Potenza, Taranto Basilicata, Puglia XI Ed Termovalorizzatore del Gerbido, Torino Grugliasco (loc. Gerbido) Torino Piemonte XI Ed Termovalorizzatore di Acerra Acerra Napoli Campania X Ed Termovalorizzatore di Asignano Asignano Vercelli Piemonte XI Ed Busto Arsizio (loc. Borsano) Varese Lombardia I Ed Pirogassificatore di Brissogne Brissogne Aosta Valle d'Aosta VIII Ed Pirogassificatore di Lanciano Brecciaio Lanciano, c.da Brecciaio Chieti Abruzzo XI Ed Pirogassificatore di San Ferdinando San Ferdinando Reggio Calabria Calabria IX Ed Progetto cava calcare di Monte San Giorgio di Albettone "Seb" Albettone Vicenza Veneto X Ed IX Ed Termovalorizzatore di Busto Arsizio IX Ed Termovalorizzatore di Ca' del Bue San Giovanni Lupatoto (loc. Ca' del Bue) Verona Veneto III Ed Termovalorizzatore di Calusco d'Adda - ex cementificio Calusco d'Adda Bergamo Lombardia XI Ed Termovalorizzatore di Coriano Coriano Rimini Emilia Romagna IX Ed Termovalorizzatore di Corteolona Corteolona (loc. Manzola-Fornace) Pavia Lombardia I Ed Termovalorizzatore di Firenze, Case Passerini Sesto Fiorentino (loc. Case Passerini) Firenze Toscana I Ed Termovalorizzatore di Gioia Tauro Gioia Tauro (loc. Contrada Cicerna) ReggioCalabria Calabria I Ed Termovalorizzatore di Giugliano in Campania Giuliano in Campania (loc. Taverna del Re) Napoli Campania IX Ed Termovalorizzatore di Grugliasco Grugliasco (loc. Gerbido) Torino Piemonte VIII Ed Termovalorizzatore di Macchiareddu Macchiareddu Cagliari Sardegna XI Ed Progetto di esplorazione idrocarburi "Tombellina" 1 DIR" Ferrara Ferrara Emilia Romagna Progetto di estrazione idrocarburi di Arborea Arborea Oristano Sardegna Progetto Interconnector ItaliaSvizzera Massino Visconti, Veruno, Ornavasso, Divignano, Turbigo, Pallanzeno, Gignese, Bareggio, Vittuone, Villadossola, Domodossola, Marano Ticino, Baceno, Vogogna, Marcallo con Casone, Bernate Ticino, Arona, Cameri, Baveno, Gravellona Toce, Castano Primo, Premos Milano, Novara, Verbano Cusio - Ossola Lombardia, Piemonte X Ed Raccordo autostradale Campogalliano-Sassuolo Campogalliano-Sassuolo Modena Emilia Romagna Razionalizzazione e sviluppo della Rete di Trasmissione Nazionale (RTN) nella zona di Trento Pergine Valsugana, Baselga di Pinè e VignolaFalesina Trento Trentino Alto Adige XI Ed Rigassificatore di Livorno Livorno Livorno Toscana II Ed Rigassificatore di Monfalcone Doberdo' del Lago, Monfalcone, DuinoAurisina Gorizia Friuli Venezia Giulia IX Ed Forli-Cesena Emilia Romagna XI Ed Sistema integrato per lo smaltimento dei rifiuti sanitari di Forlì Forlì IX Ed Osservatorio Nimby Forum® 118 Nome Comune Provincia Regione 1a rilev.* Termovalorizzatore di Macomer Macomer (loc. area industriale di Tossilo) Nuoro Sardegna I Ed Termovalorizzatore di Manzinello Manzano, loc. Manzinello Udine Friuli Venezia Giulia XI Ed Termovalorizzatore di Melfi Melfi (loc. San Nicola) Potenza Basilicata V Ed I Ed Termovalorizzatore di Modena Modena Modena Emilia Romagna Termovalorizzatore di Mogliano Veneto Mogliano (loc.Bonisiolo) Treviso Veneto X Ed Termovalorizzatore di Montale Montale Pistoia Toscana II Ed Termovalorizzatore di Napoli Est Chiaiano Napoli Campania VII Ed Termovalorizzatore di Padova Padova (loc. San Lazzaro di Camin) Padova Veneto III Ed Termovalorizzatore di Parma Parma Parma Emilia Romagna II Ed Termovalorizzatore di San Zeno, Arezzo Arezzo Arezzo Toscana XI Ed Termovalorizzatore di Schio - Ca' Capretta Schio Vicenza Veneto XI Ed Termovalorizzatore di Silea Silea Treviso Veneto X Ed Termovalorizzatore di Spilimbergo Spilimbergo Pordenone Friuli Venezia Giulia XI Ed Termovalorizzatore di Tergu Tergu Sassari Sardegna XI Ed Termovalorizzatore di Terni Terni (loc. Maratta Bassa) Terni Umbria VII Ed Termovalorizzatore di Trecate Trecate Novara Piemonte X Ed Termovalorizzatore di Trezzo Trezzo sull'Adda Milano Lombardia V Ed Termovalorizzatore di Valmadrera Valmadrera Lecco Lombardia XI Ed Termovalorizzatore di Vercelli Asigliano, Vercelli Vercelli Piemonte XI Ed Termovalorizzatore di Vidardo Vidardo Lodi Lombardia X Ed Termovalorizzatore per rifiuti ospedalieri di Edolo Edolo Brescia Lombardia XI Ed Terni Biomassa - Ex Printer Terni Terni Umbria XI Ed Traforo del Frejus (seconda canna autostradale) Bardonecchia Torino Piemonte IX Ed Traforo del Tambura Media Valle Garfagnana Lucca, Massa Carrara Toscana VIII Ed Traforo delle Torricelle Verona Verona Veneto II Ed Traforo di Santa Augusta Vittorio Veneto Treviso Veneto IX Ed Tortona-Genova Alessandria, Genova Piemonte, Liguria I Ed Valico dei Giovi © 2016 - Aris Gli autori dei contributi editoriali e gli intervistati sono responsabili delle opinioni espresse, che non rispecchiano necessariamente la posizione di Aris. 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