Nimby Forum® / Undicesima edizione

Transcript

Nimby Forum® / Undicesima edizione
con il patrocinio di:
Presidenza del Consiglio dei Ministri
comunicazione
> Nimby Forum® / Undicesima edizione
Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare
Nimby Forum® è un progetto
Con il Patrocinio di:
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare
Pubblicazione a cura di: Agnese Bertello, Emilia Blanchetti
Ricerche ed elaborazione dati: Antonella G. Musto
Nimby Forum®
Osservatorio Nimby Forum®
11a edizione 2015/2016
Con interviste a:
Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione,
Oxford University
Andreas Kipar, Architetto
Iolanda Romano, Commissario Straordinario Terzo Valico dei Giovi
Luciano Violante, Presidente di Italiadecide
Con interventi di:
Ennio Cascetta, Coordinatore Nuova Struttura Tecnica di Missione, MIT
Luca Alberto Clarizio, NextLaw
Paolo Esposito, Studio CBA
Beppe Moro, NextLaw
Luigi Quaranta, TAP Italia
Non sempre cambiare equivale a migliorare,
ma per migliorare bisogna cambiare.
(Winston Churchill)
Osservatorio Nimby Forum®
4
Indice
Premessa
Sezione II – La riforma del Titolo V della Costituzione
1. La riforma del Titolo V della Costituzione. Le ragioni del sì
4
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
1. Il progetto Nimby Forum®
9
1.1 I partecipanti
1.2 Le attività di Nimby Forum®
1.2.1 Osservatorio Media Permanente e pubblicazione annuale
1.2.2 Tavolo di confronto e seminari
1.2.3 Documentazione e web
1.2.4 Relazioni con i media
10
10
10
11
11
11
2. I risultati dell’edizione 2015 dell’Osservatorio Nimby Forum®
12
2.1 Nascita ed evoluzione della ricerca
2.2 Censimento delle contestazioni e rassegna stampa tematica
2.2.1 Selezione dei media
2.2.2 Definizione aree tematiche e tipologia di articoli da censire
2.2.3 Metodologia di rilevazione, indicatori e relativa indicizzazione
2.2.4 Analisi quantitativa e qualitativa dei dati
2.3 I risultati dell’Osservatorio media Permanente
2.3.1 L’oggetto delle contestazioni
2.3.2 Distribuzione geografica delle contestazioni
2.3.3 I soggetti coinvolti
2.3.4 Le motivazioni
2.3.5 Le iniziative di comunicazione
2.4 Conclusioni
3. Social Nimby
12
13
13
13
14
15
15
17
21
21
23
25
27
29
3.1 I risultati della ricerca
3.1.1 La comunicazione social di ENI
3.1.2 La comunicazione social di TAP
3.1.3 Osservazioni Generali
31
31
33
35
4. Oltranzisti sì, ma della trasparenza
36
Intervista a Luciano Floridi
di Agnese Bertello
5
di Paolo Esposito
1.1 La storia
1.1.1 Fino al 2001
1.1.2 Dal 2001 a oggi
1.1.3 La riforma del 2016
1.2 I cardini della riforma del 2001
1.3 Effetti della riforma del 2001
1.3.1 Conflitti di attribuzione
1.3.2 Disomogeneità normativa
1.3.3 Iter autorizzativi tortuosi
1.4 Le ragioni del sì
2. Riformare il Titolo V. Dare più diritti ai cittadini
43
43
43
43
44
45
45
45
46
47
47
50
Intervista a Luciano Violante
di Agnese Bertello
Sezione III – Infrastrutture e Dibattito Pubblico
1. Dibattito Pubblico nel processo decisionale delle
infrastrutture di trasporto
55
di Ennio Cascetta
2. Non sarà la stessa storia.
Un nuovo tratto di TAV. Un’altra storia da scrivere.
59
Intervista a Iolanda Romano,
di Agnese Bertello
3. Dibattito Pubblico. Le sperimentazioni in corso
64
di Agnese Bertello
3.1 I casi di Livorno, Bologna, Termoli
4. La dimensione etica dell’eolico
66
77
Intervista a Andreas Kipar
di Simona Seminario
Sezione IV – Focus Puglia
1. Puglia 2016: NIMBY o NIMTO?
83
di Luca Clarizio e Beppe Moro
2. TAP Start. Credere nelle competenze
e nell’imprenditorialità del territorio
90
di Luigi Quaranta
Bibliografia
Appendice
95
102
Osservatorio Nimby Forum®
6
Premessa
di Alessandro Beulcke, Presidente Nimby Forum®
Il Nimby Forum® è l’unico Osservatorio nazionale che monitora in maniera puntuale le opposizioni a opere di pubblica utilità
e insediamenti industriali, in costruzione o ancora in progetto. Con
questa edizione entriamo nel secondo decennio di attività: inauguriamo con rinnovato impegno la nuova decade regalandoci un nuovo logo, e con la scelta di titolare di volta in volta il nostro Rapporto
annuale con un aforisma, quello che rappresenta meglio il contesto
e il periodo in cui rendiamo pubblici i nostri dati. Questa volta la
scelta è ricaduta su Winston Churchill: “Non sempre cambiare equivale a migliorare, ma per migliorare bisogna cambiare”. Non crediamo
occorrano spiegazioni.
Il Paese in questi anni è mutato, ma non certo per alcuni aspetti: il PIL è rimasto al palo, cresciuto solo del +1,8 complessivo in 10
anni, e il debito pubblico è cresciuto al 132%. Altri dati sono in qualche modo confortanti: l’occupazione nell’ultimo semestre, e il fatturato industriale di agosto, segnano una ripresa rispetto all’anno
scorso. Siamo ancora l’ottava potenza mondiale. L’indice NIMBY,
cresciuto moltissimo nell’ultimo decennio, è rimasto, in questi ultimi tre anni, piuttosto stabile.
L’abbiamo detto innumerevoli volte: il NIMBY non è altro che
un epifenòmeno, un sintomo collaterale, seppur importante, in
stretta relazione con l’enorme resistenza di molti italiani a ogni tentativo di mutamento dello status quo. Lo stiamo vedendo in queste
settimane con il dibattito sul referendum costituzionale, ma lo riscontriamo ogni qualvolta viene proposta una nuova iniziativa industriale, anche quando senza dubbio migliorativa in termini di sostenibilità, tanto ambientale quanto economica, per un territorio.
7
Paradossalmente, è il caso dell’economia circolare, basata sull’idea
del recupero dei rifiuti come risorse produttive: mentre l’Europa
continua a puntare sulla sua diffusione, in Italia il trasversale movimento del NO ostacola con particolare enfasi gli impianti necessari
allo scopo (termovalorizzatori e biodigestori). E così continuiamo a
esportare rifiuti fuori dai confini regionali, o addirittura nazionali,
in evidente contrasto con la filosofia del “km zero” tanto cara, sempre per paradosso, ai suddetti movimenti.
Continua a mancare la definizione di un modello di sviluppo
condiviso, come obiettivo nazionale, con i cittadini e gli enti locali.
D’altro canto, la disciplina dei contenziosi tra Regioni e Governo,
proprio in tema di infrastrutture ed energia, è questione al centro
della prossima consultazione referendaria (Titolo V, art. 117). Come
Nimby Forum, auspichiamo che il SÌ possa contribuire a imprimere
una direzione chiara alle prospettive di sviluppo nel Paese, magari
combinato con procedure altrettanto chiare in termini di realizzazione del dialogo e consenso territoriale. Parliamo ancora una volta
dell’applicazione del troppo atteso Dibattito Pubblico.
A complicare ulteriormente il quadro è l’inarrestabile evoluzione dei modelli di comunicazione e informazione, che attraverso
digital e social network ci proietta nell’Infosfera, la felice definizione del filosofo Luciano Floridi che descrive il sistema globale in cui
ogni soggetto è al tempo stesso agente e ricevente di dati e comunicazione. Chiunque, senza barriere determinate da competenza o
reputazione.
Un altro filosofo, il coreano Byung-Chul Han, scrive nel suo
trattato Psicopolitica: “La connessione è ovunque, l'illuminazione degli
schermi è continua, il dispositivo ci provoca all'azione, a condividere,
a commentare, a commentare di nuovo. La nostra democrazia digitale funziona soprattutto per soggetti solitari, consumatori inesauribili”.
Un futuro a tinte fosche, dove i webeti – neologismo coniato
dal giornalista Enrico Mentana – influenzano la politica e le scelte
collettive, ma senza l’onere dell’impegno reale. E soprattutto senza l’onere dell’approfondimento. Solo all’apparenza una democrazia compiuta, insomma, dove uno vale veramente uno. Col rischio
però che le scelte siano casuali, o addirittura impossibili. Un grande
NIMBY collettivo in cui potremmo restare imprigionati.
Osservatorio Nimby Forum®
8
9
1.Il progetto Nimby Forum®
Sezione I
Il fenomeno Nimby in Italia
nel 2015
a cura di: Agnese Bertello e Antonella G. Musto
In Italia lo sviluppo di infrastrutture energetiche, viarie e per
il trattamento di rifiuti continua a incontrare difficoltà e ritardi,
per opposizioni politiche, popolari, ambientaliste, ma anche di natura burocratica, rallentando così la crescita del Paese.
Nimby Forum® è un progetto di ricerca e divulgazione che
censisce e analizza l’evoluzione delle opposizioni Nimby sul territorio nazionale. Attivo dal 2004, è promosso dall’associazione no
profit Aris – Agenzia di Ricerche Informazione e Società, e costituisce l’unico database nazionale sul fenomeno basato sul monitoraggio dei media.
Il Forum detiene il più importante patrimonio informativo in
Italia sulle contestazioni territoriali e, grazie alle attività di ricerca, si è accreditato negli anni tra i più importanti think tank sul
tema svolgendo un ruolo fondamentale di divulgazione e analisi
di un fenomeno che è tra le cause del rallentamento dello sviluppo
dell’intero sistema economico.
Nimby Forum® si propone di sviluppare e diffondere la cultura della comunicazione, del dialogo e del confronto, sensibilizzando i diversi stakeholder verso un percorso che concili progresso e
tutela del territorio, interessi pubblici e privati, impresa e governo, sviluppo e sostenibilità. Le evidenze emerse dai risultati delle
analisi delle scorse edizioni sottolineano infatti l’importanza, in
termini di accettabilità sociale dei progetti proposti, di un’informazione preventiva e trasparente da parte dei soggetti proponenti, unita al coinvolgimento del territorio a partire dalle prime fasi
di progettazione.
Osservatorio Nimby Forum®
10
1.1 I partecipanti
Le attività di Nimby Forum® sono realizzate grazie al contributo di Imprese, Associazioni, Enti e Istituzioni che sostengono l'iniziativa e collaborano al suo sviluppo, condividendone i valori e gli
obiettivi.
Le imprese e gli enti che hanno partecipato alle diverse edizioni
di Nimby Forum® sono: A2A, ACU Associazione Consumatori Utenti, Alpiq Energia Italia, Amici della Terra, Amiu Genova, Amsa Milano, Assoelettrica, Asja, Autorità per l'energia elettrica e il gas, Autostrade per l’Italia, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Belvedere,
Buzzi Unicem, Cittadinanzattiva, CMC Ravenna, Compagnia di San
Paolo, Conai, Consorzio Venezia Nuova, E.ON Italia, Edison, Enel,
Falck Renewables, Federambiente, Ferrovie dello Stato, Fileni, Fondazione Fiera Milano, Gruppo Enìa, Gruppo Hera, Gruppo Impregilo, Legambiente, MM, Provincia di Milano, Regione Lombardia, Regione Piemonte, SAFE, Sei, Siemens Italia, Sogin, Stretto di Messina,
TAP, Terna, Teseco, TRM, Waste Italia, Wisco.
Le diverse edizioni del Forum hanno ottenuto il Patrocinio di
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dell’Ambiente e
della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Ministero dello Sviluppo Economico.
1.2 Le attività di Nimby Forum®
1.2.1 Osservatorio Media Permanente e pubblicazione annuale
L’Osservatorio Media Permanente di Nimby Forum® è basato
su un sistema di media monitoring, che analizza quotidiani, periodici, agenzie, testate e portali web per individuare notizie relative a
opposizioni territoriali e aggregare informazioni per il censimento
degli impianti oggetto di resistenze.
La ricerca viene svolta sull’arco di 12 mesi (da gennaio a dicembre) e consente la creazione di un database articolato su
più fronti; per ogni opera rilevata, grazie ad approfondimenti e ricerche mirate sul web, vengono inseriti record che riportano le principali informazioni (elementi anagrafici identificativi dell’impianto, iter autorizzativo, stato dell’impianto ecc.)
e dettagli qualitativi sull’opera.
Nimby Forum® è depositario dell'unico data base completo in Italia, aggiornato ogni anno, delle opere e delle infrastrutture bloccate su
tutto il territorio.
I dati raccolti vengono analizzati statisticamente per fotogra-
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
fare il fenomeno, raccolti e commentati. A margine dei risultati
dell’Osservatorio, sono ospitati approfondimenti, contributi e interviste di firme prestigiose a livello istituzionale, accademico, scientifico che suggeriscono chiavi di lettura analitiche ed originali delle
tematiche oggetto di studio, inserendole in un contesto più ampio.
Approfondimenti ed estrazioni ad hoc della ricerca vengono
elaborati in funzione di particolari esigenze di sostenitori e media.
1.2.2 Tavolo di confronto e seminari
Nel corso di ogni edizione, Nimby Forum® organizza e partecipa a workshop e tavoli di lavoro per commentare le ultime tendenze emergenti dai risultati della ricerca con gli stakeholder interessati dal fenomeno, e per raccogliere indicazioni, testimonianze e
indirizzi di sviluppo per il proseguimento dei lavori stessi. I soggetti
coinvolti dagli appuntamenti organizzati da Nimby Forum® spaziano dai partecipanti al progetto, a esponenti del mondo della politica, delle istituzioni, dei media, del mondo accademico-scientifico e
della comunicazione.
1.2.3 Documentazione e web
Nimby Forum® è titolare del più significativo archivio informativo in Italia sul tema delle contestazioni territoriali e si pone come
centro di raccolta e analisi di dati e informazioni. L’area riservata
del sito www.nimbyforum.it – accessibile ai soli sostenitori del progetto – ospita l’intero lavoro prodotto dall’Osservatorio Media Permanente, oltre ai contributi di approfondimento sui temi oggetto di
studio.
Nimby Forum® è presente sui principali social media, con pagine e profili dedicati su Facebook e Twitter (@NimbyForum).
1.2.4 Relazioni con i media
Nimby Forum® fa delle relazioni costanti con le principali redazioni dei media generalisti, locali e settoriali uno dei propri punti
di forza, promuovendo i risultati ottenuti per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema e, al contempo, accrescere la visibilità del
Forum stesso.
11
Osservatorio Nimby Forum®
12
2.I risultati dell’edizione 2015
dell’Osservatorio Nimby
Forum®
2.1 Nascita ed evoluzione della ricerca
L’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® nasce nel
2004 con l’obiettivo specifico di analizzare il fenomeno delle opposizioni territoriali nei confronti di insediamenti industriali e opere di pubblica utilità (energia, infrastrutture, rifiuti ecc.) nel nostro
Paese.
La scelta di procedere attraverso il monitoraggio dei media deriva innanzi tutto dall’assenza di un database nazionale che elenchi
in maniera esaustiva le opere in fase di progettazione o realizzazione e di quelle, tra esse, che subiscono contestazioni di carattere politico, ambientale o popolare.
L’utilizzo dei media come fonte di ricerca è inoltre dettato dalla forte copertura solitamente garantita dalla stampa – soprattutto
quella locale – nei confronti dei focolai di protesta che si sviluppano sul territorio, caratteristica ingigantita dallo sviluppo pervasivo della Rete. Carta stampata, web e social media rappresentano la
vera cassa di risonanza delle contestazioni e il mezzo di diffusione
delle opinioni espresse dai cittadini.
Scopo della ricerca è dunque quantificare un fenomeno che
quotidianamente interessa il nostro Paese partendo dal censimento delle opere che subiscono contestazioni. A questo riguardo, è
necessario sottolineare come l’acronimo Nimby (Not In My Back
Yard, non nel mio cortile), nato per descrivere il rifiuto da parte delle comunità locali verso nuove infrastrutture, impianti o mutamenti sociali in un determinato territorio, descriva oggi un fenomeno
estremamente ampio, connesso alla difesa di interessi specifici – eco-
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
nomici, politici, personali – e consolidati contro un interesse generale, e assuma spesso i connotati di una battaglia politica o ideologica.
La decima edizione del Nimby Forum® rinnova la formula del
progetto.
Accanto alla consueta analisi dell’andamento del fenomeno
Nimby in Italia nel 2014, l’Osservatorio presenta un’anticipazione
relativa all’evoluzione del fenomeno nel 2015, accendendo i riflettori su alcuni movimenti e alcune contestazioni che, nate e consolidatesi nel 2014, si sono radicalizzate nel primo semestre del 2015,
e che certamente nella statistica complessiva che sarà prodotta al
termine di quest’ultimo anno avranno un significativo rilievo.
Una consapevolezza, questa, che ha spinto l’Osservatorio a dedicare fin d’ora una particolare attenzione ai movimenti di cui si è
registrata l’emersione, e a fornire una prima analisi qualitativa dei
suoi effetti, attraverso una prospettiva inedita per l’Osservatorio:
quella dei social media.
2.2 Censimento delle contestazioni e rassegna stampa tematica
Per la creazione del database degli impianti contestati, l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® accede a rassegne stampa tematiche che contengono articoli di cronaca e approfondimento sui temi oggetto del Forum.
La raccolta e l’analisi delle informazioni è effettuata attraverso
specifici indicatori e linee metodologiche d’indagine messe a punto
dall’Osservatorio e ogni edizione si svolge su un arco temporale di
dodici mesi (gennaio-dicembre).
Fin dalla sua nascita Nimby Forum® gestisce l’unico database
delle opere di pubblica utilità che subiscono opposizioni in Italia.
2.2.1 Selezione dei media
Il servizio di rassegna stampa adottato da Nimby Forum® monitora circa 1.000 testate tra quotidiani (nazionali, regionali, locali,
e di informazione economico-finanziaria) e periodici (al pubblico e
specializzati), e le versioni web delle principali testate nazionali.
Le informazioni raccolte sui media costituiscono il punto di
partenza per le successive attività di approfondimento, finalizzate a
raccogliere il maggior numero di dettagli su ogni impianto rilevato.
2.2.2 Definizione aree tematiche e tipologia di articoli da censire
Nel definire le aree tematiche e il tipo di articoli oggetto di in-
13
14
Osservatorio Nimby Forum®
dagine, per indirizzare la raccolta e la selezione dei riscontri stampa, l’Osservatorio tiene conto di:
• articoli di cronaca, che riportano il resoconto degli episodi di
contestazione a opere attive o in fase di progettazione;
• articoli relativi a manifestazioni di protesta contro la realizzazione o il potenziamento di impianti afferenti ai settori “Energia” (centrali per la produzione energetica da fonti fossili e
rinnovabili, rigassificatori, elettrodotti), “Infrastrutture” (ponti, autostrade, linee ferroviarie), “Rifiuti” (termovalorizzatori,
discariche, impianti per il trattamento di rifiuti) e “Altro” (cementifici, impianti industriali di raffinazione); articoli che evidenziano contrasti procedurali (tra livelli decisionali diversi) e
situazioni di conflittualità politica (quali per esempio posizioni
contrastanti tra rappresentanti territoriali o di governo appartenenti a uno stesso partito), cause di uno stallo nell’avanzamento dei lavori.
2.2.3 Metodologia di rilevazione, indicatori e relativa indicizzazione
Gli indicatori rilevati per ogni impianto oggetto di contestazione si suddividono in sei cluster principali:
• anagrafica - elementi identificativi dell’impianto quali ubicazione, settore, azienda proponente;
• progetto - informazioni relative a dimensionamento, stato di
avanzamento, iter autorizzativo, difficoltà riscontrate, iniziative
di mitigazione;
• soggetti contrari - censimento dei soggetti che hanno espresso parere contrario all’impianto, tipologia di contestazione,
motivazioni;
• soggetti favorevoli - disamina dei soggetti che hanno espresso
posizioni favorevoli all’impianto, motivazioni addotte;
• analisi motivazioni - raccolta delle ragioni alla base di posizioni
favorevoli o contrarie al progetto;
• iniziative di comunicazione - raccolta delle azioni di comunicazione (raccolta firme, incontri pubblici, ecc.) promosse dai diversi portatori di interesse, in contrarietà o appoggio all’opera.
L’incrocio degli indicatori permette l’elaborazione di un consistente aggregato informativo, in grado di restituire un quadro esaustivo delle opposizioni in essere e di tracciare i trend del fenomeno
Nimby nel corso delle diverse edizioni.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
2.2.4 Analisi quantitativa e qualitativa dei dati
L’attività di monitoraggio stampa e la ricerca documentale e informativa sul web, hanno permesso la compilazione di schede analitiche per gli impianti oggetto di contestazione nel corso del 2014.
Gli indicatori individuati hanno creato una base di dati omogenea che ha permesso di effettuare elaborazioni statistiche di tipo
sia quantitativo sia qualitativo, riportate e commentate nel seguito
del presente capitolo.
L’elenco delle opere rilevate dalla X edizione dell’Osservatorio
è riportato nell’appendice della presente pubblicazione, con l’indicazione del nome dell’impianto, della sua ubicazione (comune, provincia, regione) e dell’edizione in cui l’impianto è stato censito per la
prima volta dall’Osservatorio.
2.3 I risultati dell’Osservatorio Media Permanente
Il dato complessivo dell’ultimo Osservatorio Nimby Forum® ci
restituisce la fotografia di un Paese in cui disagio e contestazione
hanno assunto una dimensione stabile. Nell’arco del 2015, infatti, i
media ci hanno presentato i casi di 342 impianti contestati a livello territoriale rispetto ai 355 dell’anno precedente. Un calo leggero,
appena il 3,5%, che non consente di abbassare la guardia o di immaginare inversioni di tendenza. (tab.1)
Anche perché, registrato questo piccolo slittamento, il dato che
subito si impone allo sguardo è quello relativo alle new entry: nel
2015 è tornato a crescere il numero degli impianti che conquistano
per la prima volta gli onori delle cronache. Sono 111, infatti, le nuove opere aggiunte al database dell'Osservatorio Nimby Forum®.
Il comparto energetico (52,3%) e il settore della gestione dei rifiuti (37,71%), urbani o speciali, continuano a essere i due ambiti più
critici; il settore delle infrastrutture viarie, invece, scende ulteriormente, mantenendosi su percentuali a una sola cifra (7,89%), e il
settore industriale resta al 2%. (tab.1)
Anche all’interno di questa stabilità ci sono smottamenti e
cambiamenti su cui val la pena portare l’attenzione. Per esempio, se
il comparto energetico mantiene la testa della classifica, come abbiamo visto, è il comparto rifiuti a registrare il tasso di crescita più
significativo. Le contestazioni relative a questo settore, infatti, passano dal 25,9% al 37,7%, con un significativo più 11,8%, che riavvicina il comparto ai dati delle prime edizioni, quando il tema
15
Osservatorio Nimby Forum®
16
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
> Tabella 1 *
Totale impianti
contestati
Impianti
contestati per
la prima volta
I ed
II ed
III ed
IV ed
V ed
VI ed
VII ed VIII ed
190
171
193
264
283
320
331
0
90
105
132
152
158
164
IX ed
X ed
XI ed
354
336
355
342
152
108
91
111
sto di una sempre più chiara esigenza dei cittadini, sia come singoli,
sia come gruppi formali e informali, di essere informati in maniera
tempestiva e chiara in merito a progetti che sono destinati ad incidere sull’ambiente, il territorio e la qualità della vita della comunità
locale.
2.3.1 L’oggetto delle contestazioni
Le categorie generali tradizionalmente considerate dall’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® sono quattro: "infrastrutture", "comparto energetico", "rifiuti", e "altro".
L’indicatore principale per comprendere il fenomeno Nimby è
quello relativo alla tipologia e al settore di appartenenza degli impianti oggetto di contestazione.
Da alcuni anni, ormai, i settori in cui si concentrano le contestazioni sono due: il comparto energetico - che comprende al suo
interno gli impianti per la produzione di energia elettrica da fonti
convenzionali e rinnovabili, le infrastrutture di trasporto e stoccaggio di elettricità e gas, i progetti di ricerca ed estrazione idrocarburi - e il comparto rifiuti, che comprende invece termovalorizzatori,
inceneritori, impianti di compostaggio, discariche di rifiuti solidi urbani e discariche di rifiuti speciali.
Anche i dati dell’ultima rilevazione, confermano il trend degli
ultimi anni: il settore più esposto è quello energetico, con il 52% di
impianti oggetto di proteste. Il settore rifiuti, con il 37,7% di contestazioni, si colloca a una certa distanza. Infrastrutture e impianti
industriali invece hanno percentuali decisamente inferiori: il primo
rappresenta il 7,8% del totale delle contestazioni registrate dai media e il secondo il 2%. (Fig. 1)
* Il database impianti dell’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum® viene creato ex novo all’inizio
di ogni edizione. La scelta metodologica di azzerare la banca dati consente di censire le contestazioni strettamente legate al periodo di analisi. Il totale degli impianti contestati, quindi, non corrisponde alla somma
algebrica tra i nuovi casi monitorati nell’anno e quelli della precedente edizione. I 355 focolai censiti nel
corso della X edizione di Nimby Forum® raggruppano contestazioni trasversali alle diverse edizioni ed
episodi di protesta rilevati nel 2014.
dei rifiuti, e in particolare della termovalorizzazione, era al centro
del dibattito. Vedremo più avanti il dettaglio, ma val la pena rimarcare fin da subito che, in questo riaccendersi delle contestazioni,
nell’occhio del ciclone sono finite questa volta altre tipologie di impianti, e cioè quelle relative al compostaggio della frazione organica, la Forsu, e al trattamento dei fanghi: se nel 2014, erano 4 gli
impianti per la produzione di compost oggetto di proteste e contestazioni, oggi, ci dicono i dati Nimby Forum®, sono ben 23.
Dal punto di vista energetico, anche i dati di quest’anno registrano un preponderante peso degli impianti per la produzione di
energia da fonti rinnovabili (77,5% del comparto), rispetto alle fonti fossili. All’interno di questo segmento specifico, sono oggetto di
maggiori contestazioni gli impianti eolici, le centrali idroelettriche
e le centrali a biomassa, mentre escono dallo scenario Nimby parchi fotovoltaici.
Le contestazioni relative a progetti di ricerca ed estrazione di
idrocarburi quasi raddoppiano, passando dal 9% al 15,4%. A questo
dato se ne collega direttamente un altro, quello regionale. Qui, scopriamo, la Basilicata scala nel 2015 le classifiche e dal sedicesimo, si
piazza al sesto posto con ben 23 impianti contestati. Complessivamente, però, è nel Nord Italia che continua ad accentrarsi quasi la
metà degli impianti contestati (41%).
Tra le ragioni che spingono alla protesta, continuano a essere
prioritarie le carenze procedurali e di coinvolgimento, segno, que-
> Fig. 1 - Distribuzione settoriale degli impianti censiti
7,89 %
2,07 %
37,71 %
52,33 %
Comparto energetico
Rifiuti
Infrastrutture
Altro: impianti afferenti
al comparto industriale
(cementifici, industria chimica, ecc.)
17
Osservatorio Nimby Forum®
18
> Fig. 2 - Andamento dei settori contestati nel corso delle diverse edizioni
Infrastrutture
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
19
Un dato importante, questo, se consideriamo che nelle ultime
quattro edizioni dell’Osservatorio, i dati relativi al comparto rifiuti
continuavano a registrare un progressivo calo. Il livello di contestazioni riscontrato in questa XI edizione del Nimby Forum® riporta il
comparto ai dati del 2009. (Fig. 2)
5,5%
12%
13%
8,7%
8,1%
5,3%
Se guardiamo alla tipologia delle opere contestate, il dato che
cattura la nostra attenzione è certamente la drastica riduzione delle contestazioni relative alle centrali a biomasse: da 101, gli impianti
contestati sono passati a 58.
Sul fronte delle energie rinnovabili, si fa notare anche l’assenza di impianti fotovoltaici; mentre restano significativamente presenti le contestazioni in merito alla realizzazione di impianti eolici
e centrali idroelettriche. (Tab. 2a)
4,8%
7,6%
9,5%
8,73%
7,89%
Comparto
energetico
11,6%
32%
38,9%
44,3%
56,5%
58,1%
62,5%
> Tabella 2a
62,7%
63,4%
62,53%
Impianti per la produzione di energia elettrica
52,33%
78,8%
Rifiuti
Impianti da fonti rinnovabili
55%
Impianti convenzionali
46,1%
Numero
%
189
77,5%
55
22,5%
244
100%
46,2%
33,6%
32,5%
Totale
31,4%
28,3%
25,3%
25,91%
37,71%
Altro:
impianti
afferenti al
comparto
industriale
(cementifici,
impianti per
il trattamento
oli, ecc.)
Questa osservazione è da mettere in stretta correlazione anche con i dati relativi alla realizzazione di nuovi investimenti nel
settore. Secondo i dati pubblicati dal GSE, nel 2015 gli investimenti
nel fotovoltaico sono scesi del 31%, mentre quelli relativi a idroelettrico ed eolico sono cresciuti in maniera sostanziale: nel primo
caso di un buon 12%, nel secondo addirittura del 338%. A sostenere
questa crescita sono in entrambi i casi progetti per parchi e centrali
di piccola taglia.
0,0%
4,1%
1,0%
2,1%
0,8%
1,8%
4,1%
1,2%
1,8%
2,81%
2,07%
0%
20%
40%
60%
80%
100%
I due dati, quello relativo al comparto energetico e quello relativo ai rifiuti, hanno però un trend opposto. Mentre scendono, di
10 punti percentuali, le contestazioni relative al settore energetico,
salgono, e salgono di più, fino all’11,8%, le contestazioni relative agli
impianti per la gestione dei rifiuti.
Altrettanto netto è il dato relativo ai progetti di estrazione e ricerca idrocarburi. Per questo settore, il periodo a cavallo tra il 20142015 è stato contrassegnato da un’attenzione altissima, da parte dei
media, motivata soprattutto dal "Referendum sulle Trivelle”, svoltosi poi ad aprile 2016; nell’arco dell’anno il numero degli impianti contestati ha continuato a crescere, raggiungendo quota 53 nel
2015. (Tab. 2b)
Osservatorio Nimby Forum®
20
> Tabella 2b
Tipologia di impianti contestati (dettaglio)
Numero
%
Centrali a Biomasse
58
16,95%
Estrazione e ricerca idrocarburi
53
15,49%
Termovalorizzatore
36
10,52%
Discarica rifiuti urbani
24
7,01%
Compostaggio
23
6,72%
Centrali idroelettriche
16
4,67%
Infrastruttura autostradale
16
4,67%
Discarica rifiuti speciali
14
4,09%
Eolico
14
4,09%
Trattamento rifiuti speciali
12
3,50%
Trattamento rifiuti urbani
11
3,21%
Elettrodotto
11
3,21%
Gasdotto
7
2,05%
Gassificatore
7
2,05%
Impianto industriale
7
2,05%
Stoccaggio gas
6
1,76%
Centrali a carbone
5
1,47%
Impianto trasformazione energia elettrica
5
1,47%
Infrastruttura generica
5
1,47%
Infrastruttura ferroviaria
3
0,87%
Aeroporto
3
0,87%
Inceneritore ROT
2
0,59%
Rigassificatore
2
0,59%
Centrali a metano
1
0,32%
Deposito scorie nucleari
1
0,32%
Centrale geotermica
1
0,28%
Diga
1
0,28%
Impianto trasformazione energia elettrica
1
0,28%
342
100%
Totale
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
Rilevante è l’ingresso nelle posizioni di testa della classifica degli impianti di compostaggio dell’organico, passati nell’arco di un
anno da 4 focolai di protesta a 23.
Su questo versante, si pone il tema, significativo in termini di
qualità della vita, delle emissioni odorigene. Gli impianti di compostaggio più diffusi nel territorio italiano sono infatti impianti aerobici, caratterizzati da vasche in cui la fermentazione del rifiuto avviene all’aria aperta e senza una preventiva fase di igienizzazione,
a differenza di quanto avviene con la digestione anaerobica. Questo è certamente uno degli elementi che rende critici questi insediamenti.
2.3.2 Distribuzione geografica delle contestazioni
L’incidenza delle contestazioni è direttamente collegata al tasso di antropizzazione del territorio. Quelle aree del territorio italiano in cui l’intreccio tra centri produttivi, industriali e commerciali,
e aree residenziali, è più alto sono evidentemente destinate ad essere quelle in cui più facilmente si registrano contestazioni e opposizioni alla realizzazione di nuovi impianti e infrastrutture.
Per questo, la mappa delle contestazioni non ha avuto, dal
2004 ad oggi, grandi mutamenti, continuando a testimoniare una
partizione molto netta e schematica dello stivale. (Tab. 3)
Lombardia (14,68%), Toscana (10,24%), Emilia Romagna (8,58%)
e Veneto (7,45%) insieme registrano il 41% delle opere contestate.
Ciò nonostante, di anno in anno, all’interno di questa struttura, si
sono potuti osservare alcuni movimenti.
In particolare, nella rilevazione 2015, si distinguono il dato relativo alla Basilicata e quello relativo al Veneto. La prima, dalla parte più bassa della classifica, si colloca quest’anno subito sotto il Lazio: i dati dell’osservatorio indicano infatti 23 opere contestate nel
2015 contro le 6 dell’anno precedente. Il Veneto, invece, pur restando sempre tra le regioni più colpite dal fenomeno Nimby, registra un
calo di contestazioni significativo: dal 12,4% del 2014 scende al 7,4%.
2.3.3 I soggetti coinvolti
Negli anni l’Osservatorio ha suddiviso in 4 categorie distinte promotori e protagonisti delle contestazioni e ha individuato
4 tipologie diverse di manifestazioni che si caratterizzano proprio
21
Osservatorio Nimby Forum®
22
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
> Tabella 3
Regioni
N° Impiani contestati
Lombardia
53
14,68%
Toscana
37
10,24%
Emilia Romagna
31
8,58%
Veneto
27
7,45%
Lazio
24
6,64%
Basilicata
23
6,37%
Abruzzo
19
5,26%
Campania
19
5,26%
Piemonte
19
5,26%
Puglia
16
4,43%
Sicilia
14
3,87%
Marche
13
3,60%
Sardegna
12
3,32%
Umbria
11
3,15%
Calabria
10
2,77%
Friuli Venezia Giulia
10
2,77%
Trentino Alto-Adige
9
2,49%
Liguria
7
1,93%
Molise
5
1,38%
Valle d'Aosta
2
0,55%
361
100%
Totale
Nel 2015, le contestazioni di tipo popolare, nate dal basso, attraverso comitati spontanei, rappresentano il 35,6% del totale, con un
ulteriore incremento rispetto al già consolidato 32% del 2014. Salgono in maniera significativa anche le contestazioni promosse da
enti pubblici locali, passando dal 21% al 26,7%, mentre fa un passo
indietro la politica, passando dal 24,9% al 18,9%. (Fig. 3)
%
N.B. Il tracciato di alcuni impianti, come le infrastrutture stradali, elettriche, di forniture energetiche, può
interessare più Regioni.
per un maggiore o minore coinvolgimento o esposizione di questa
o quella parte sociale. Pertanto, parliamo di contestazioni di tipo
popolare, politico, ambientalista o delle associazioni di categoria e
sindacali.
Si tratta di distinguere la matrice originaria, o il motore che attiva e conduce le iniziative di contestazione. Ciò non toglie, ovviamente, che nelle diverse iniziative siano poi coinvolti, in maniera
anche molto attiva, altri attori.
> Fig. 3 - Tipologia dei soggetti contestatori
4,4% 0,6%
13,8%
35,6%
Popolare
Enti Pubblici
Politica
Associazioni Ambientaliste
Associazioni di categoria / Sindacati
Associazioni no profit
18,9%
26,7%
Questo dato non deve sorprendere: nel confronto tra i due anni
pesa il già ricordato effetto Referendum. Il dibattito sulla strategia
energetica nazionale ha preso il sopravvento sul confronto sui singoli progetti specifici, conferendo una connotazione squisitamente
politica anche alle contestazioni Nimby.
D’altro canto, se sommiamo la percentuale relativa alle contestazioni di matrice politica a quella di matrice istituzionale (enti
pubblici), si raggiunge un tasso del 45,6% direttamente riferibile
a chi esercita funzioni di governo, a livello locale o nazionale. Un
dato superiore di 11 punti a quello relativo alle contestazioni popolari, che vediamo direttamente collegato con il tema delle motivazioni che spingono alla contestazione.
2.3.4 Le motivazioni
La preoccupazione per l’impatto che gli impianti progettati potrebbero avere sull’ambiente continua a restare alta anche nelle
rilevazioni del 2015; rispetto alla percentuale raggiunta nel 2014,
però, quando era pari al 39%, si registra un calo quasi del 7%.
Crescono invece le opere contestate in ragione di carenze procedurali o di coinvolgimento della popolazione: nel 2014 erano il
14,6% del totale le opere contestate sulla base di questa motivazione, nel 2015 raggiungono quota 18,6%. (Tab. 4)
23
Osservatorio Nimby Forum®
24
> Tabella 4
Motivazioni espresse contro l'impianto
%
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
25
a favore di impianti oggetto di proteste lo hanno fatto soprattutto
pensando ai possibili posti di lavoro che l’opera avrebbe generato
(17,2%) e allo sviluppo del territorio che ne sarebbe conseguito sul
medio e lungo periodo (14,3%). (Tab. 5)
Impatto sull'ambiente
32,80%
Carenze procedurali/coinvolgimento
18,60%
Effetti sulla salute
14,80%
Inquinamento
12,00%
Motivazioni espresse a favore dell'impianto
Effetti sulla qualità della vita
11,80%
Assenza di impedimenti
27,60%
> Tabella 5
%
Mancanza di sostenibilità economica
3,30%
Miglioramento servizi
27,00%
Motivazioni estetiche
1,90%
Incremento di posti di lavoro
17,20%
Carenze tecniche
1,50%
Sviluppo del territorio
14,30%
Interessi economici / illeciti
1,50%
Miglioramento condizioni ambientali
9,30%
Perdita di posti di lavoro
0,90%
Sinergia con altre realtà produttive
4,60%
Viabilità
0,90%
Un dato che si presta a due chiavi di lettura. Da una parte, racconta un’Italia in cui i cittadini vogliono essere informati tempestivamente e in maniera chiara in merito a questi progetti. Spesso, si
contesta alle amministrazioni e alle imprese proponenti il progetto
di essersi limitate al rispetto di quanto prescrive la legge, in merito
al coinvolgimento dei cittadini, cioè a darne notizia attraverso i canali tradizioni e burocratici, senza mettere realmente a disposizione dei cittadini le informazioni.
Dall’altra, ci parla di un’Italia dalle procedure sempre farraginose, dei cavilli a cui appellarsi per ricorsi e contro ricorsi, per bloccare opere che hanno magari correttamente superato l’intero iter
procedurale; un’Italia in cui la certezza del diritto continua a non
essere garantita (tema, questo, al quale il Nimby Forum® ha dedicato diversi approfondimenti negli anni.
Restano sostanzialmente stabili le percentuali relative alle altre motivazioni: la crescita più significativa, pari al 2,8%, riguarda il
tema dell’inquinamento, rispetto al quale, secondo i dati dell’Osservatorio, nel 2015 si è rilevata una maggiore sensibilità.
Nelle rilevazioni di quest’anno, l’Osservatorio ha scelto di evidenziare anche le motivazioni a favore dell’impianto espresse da
altri stakeholder del territorio.
In questo caso, il tema centrale è evidentemente quello economico, centrato sulle potenzialità di sviluppo del territorio e di crescita dell’occupazione. Coloro che si sono espressi pubblicamente
Nuovi impianti e infrastrutture, infatti, in alcuni casi possono
intervenire anche a migliorare le condizioni ambientali di un territorio: il 9,3% di coloro che si sono espressi a favore di un nuovo intervento lo hanno fatto avendo in mente questa possibilità. Non è
un dato irrilevante, percentualmente, ed è indicativo, in particolare
al Nord, Nord-Est, per una parte del paese che oggi fa i conti con
le aree industriali dismesse: zone spesso molto ampie, più o meno
compromesse dal punto di vista ambientale, a seconda del tipo di
impianto produttivo che vi era installato, ma certamente ormai degradate da anni di abbandono.
2.3.5 Le iniziative di comunicazione
Dall’analisi degli articoli di giornali, servizi televisivi e radiofonici, testate on line, blog, e pagine Facebook emerge con chiarezza
una sorta di monopolio della comunicazione: chi contesta è di fatto
il protagonista esclusivo della comunicazione che non è mai intesa
come scambio, dialogo o confronto, ma come giustapposizione di
tesi inconciliabili.
La radicalità di questo aspetto emerge chiaramente dall'indagine sul rilievo e lo spazio che i media attribuiscono ai soggetti contrari e ai soggetti favorevoli alle diverse iniziative. La presenza dei
primi raggiunge una percentuale vicina all’85%, mentre quella dei
secondi supera di poco il 15%. (Fig. 4)
I fattori che hanno reso possibile la divaricazione di questa forbice sono diversi, a partire da un giornalismo che rincorre la po-
Osservatorio Nimby Forum®
26
> Fig. 4 - Soggetti coinvolti in iniziative di comunicazione
A livello locale, in particolare, la carta stampata è ancora un
canale attraverso il quale far sentire la propria voce, vedere riconosciute le proprie istanze e condividerle autorevolmente. Il 29,9% di
chi contesta la realizzazione di un’opera sceglie questo approccio.
L’uso dei social non ha subito variazioni significative; l’aumento registrato rispetto al 2014 è di poco superiore all’1%. Stabili anche gli
altri strumenti più tradizionali: sit in, incontri pubblici, manifestazioni, raccolta di firme hanno delle percentuali piuttosto omogenee.
Comitati, associazioni, gruppi di cittadini scelgono di volta in
volta come muoversi e quali strumenti di comunicazione adottare
sulla base degli obiettivi che sono stati identificati.
15,48%
Soggetti Contrari
Soggetti Favorevoli
84,52%
lemica e la fomenta, per arrivare a una profonda resistenza delle
aziende verso i meccanismi della comunicazione e la necessità di
inserirsi da protagonisti nelle complesse dinamiche del confronto
pubblico.
Questo elemento va però letto anche alla luce dei dati sulle motivazioni alla base delle contestazioni analizzati in precedenza. È
proprio la mancanza di informazioni a spingere a organizzare assemblee pubbliche, a raccogliere firme, a creare comitati contro e
infine a occupare completamente lo spazio vuoto lasciato da chi
propone il progetto e dall’amministrazione che spesso di quell’impianto ha bisogno.
Chi contesta sceglie prima di tutto di rivolgersi alla stampa.
Questo dato resta vero anche in un’epoca social, in cui una gestione
accurata dalla comunicazione on line può consentire di raggiungere in maniera efficace i propri target di riferimento e i propri obiettivi. (Fig. 5)
> Fig. 5 – Strumenti di comunicazione
29,92%
Comunicazioni alla stampa
19,52%
Manifestazioni e sit in
Internet e social media
16,79%
Incontri pubblici
16,68%
Raccolta firme
9,15%
Convegni tecnici
4,03%
Campagna di comunicazione
3,91%
0
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
100
2.4 Conclusioni
I dati sul fenomeno Nimby riflettono come in uno specchio le
trasformazioni e la complessità che stiamo vivendo. Le politiche e
le strategie, europee e poi nazionali, sull’energia così come sui rifiuti – che sono i due grandi temi Nimby di questi anni, molto più delle
infrastrutture e del settore produttivo – alla fine arrivano sul territorio e sul territorio producono i loro esiti.
Pensiamo, per esempio, al tema dei rifiuti. L’Europa punta a
un’economia circolare, in cui si producono meno rifiuti, si realizzano prodotti che possono essere facilmente riciclati, imballaggi ridotti all’osso e altrettanto riciclabili, in cui si recupera quanto possibile dal rifiuto rimasto, materia ed energia, riducendo così il ricorso
ad altre fonti, portando verso lo zero il conferimento in discarica.
Un circolo virtuoso.
Il tema del recupero dell’energia, in un’ottica di sviluppo sostenibile, è fondamentale, ma proprio gli impianti necessari a questo
scopo – termovalorizzatori, biodigestori e impianti per il trattamento dei fanghi – sono quelli più contestati.
La possibilità che gli esiti di queste politiche siano positivi non
dipende soltanto dalla qualità della politica e della strategia in sé,
ma dalla modalità attraverso cui questa politica è stata spiegata,
raccontata, condivisa e messa a disposizione dei cittadini e degli stakeholder, a livello territoriale. Perché tutto prima o poi arriva a terra.
Il tema della comunicazione, dell’informazione e della partecipazione attraversa ormai l’intera catena, non più, e non soltanto, l’anello finale: la realizzazione del progetto specifico. Da questo,
anzi, si risale a monte. E le domande dei cittadini sono sempre più
sulle ragioni del progetto oltre che sulla serietà, sulla sicurezza, sul-
27
28
Osservatorio Nimby Forum®
la potenzialità di sviluppo che crea.
L’ambiente in cui il progetto è immaginato non è estraneo al
progetto stesso: ne è parte integrante. Questo tema di scambio e di
relazione con il territorio, che spesso è ridotto alla questione delle
compensazioni, va approfondito.
Del resto, come abbiamo visto, la spinta alla contestazione viene da una preoccupazione per l’impatto ambientale, ma anche da
una richiesta di informazione e di coinvolgimento che non trova
ascolto se non in una fase tardiva. La scelta che ancora oggi molte
aziende fanno, quando propongono un progetto, di limitarsi a pubblicare la notizia in un trafiletto di giornale locale, è perdente, perfino controproducente.
Ma, qui, a mancare, non è tanto, o soltanto, la volontà degli
imprenditori, o una cultura imprenditoriale più contemporanea: a
mancare è la definizione di un modello, la percezione che questo sia
un obiettivo comune, nazionale. Qualche impresa sceglie, comunque,
coraggiosamente, di attivare dei processi più profondi di confronto e
di ascolto del territorio, forte della qualità del progetto e della serietà dell’iniziativa, ma in qualche modo lo fa "a suo rischio e pericolo”.
Imprese e cittadini hanno bisogno di sostegno.
Rispondere a queste domande non è semplice. Nell’ultimo
anno nel nostro Paese sono stati fatti dei passi avanti. Siamo alla vigilia di un referendum costituzionale che propone una riforma del
Titolo V tra i cui obiettivi c’è proprio la riduzione dei contenziosi tra
Regioni e Governo in merito a materie strategiche, come energia ed
infrastrutture. Il Ministero delle Infrastrutture, attraverso la Nuova Struttura di Missione, sta elaborando un piano per le infrastrutture che ragiona in un’ottica di coerenza e integrazione, per step
successivi di condivisione e progettazione.
Abbiamo introdotto nel nuovo Codice degli Appalti il Dibattito Pubblico e, sebbene si sia ancora in attesa dei decreti attuativi, si stanno portando avanti sperimentazioni importanti. Il lavoro
promosso dal Commissario per il Terzo Valico dei Giovi punta con
determinazione al coinvolgimento dei cittadini e lo fa in una fase
in cui quello che emergerà potrà essere tenuto seriamente in considerazione.
Insomma, si sta cercando di scrivere un’altra storia. Una storia
di cui speriamo di trovare traccia positiva nei prossimi dati dell'Osservatorio Nimby.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
3.Social Nimby
Nella pubblicazione della X edizione dell’Osservatorio Nimby
Forum® abbiamo analizzato, sinteticamente, le pagine Facebook di
due dei più importanti movimenti "contro” degli ultimi anni, i No
TAV e No TRIV. Dalla nostra analisi emergevano due profili diversi, ma entrambi con una spiccata capacità di generare comunità, di
allargare la rete, di coinvolgere persone e altri movimenti. In questo XI Rapporto cerchiamo invece di guardare come le aziende –
in particolare quelle del settore energetico, che spesso devono far
fronte a contestazioni e proteste per i loro progetti, o che devono
comunque interfacciarsi con costanza con prosumer non sempre
soddisfatti – si muovono dentro questa rete.
Se il dibattito energetico abita ormai nelle stanze virtuali della
rete, le aziende del settore hanno dovuto ampliare le loro strategie
comunicative per includere i canali dei social network ed avvicinarsi alla sempre più vasta audience di chi si affida proprio alla rete
– e ai social in particolare – per cercare informazioni e formarsi
un'opinione su temi di stringente attualità.
Esserci è imprescindibile, per questo nessuna azienda di rilievo
oggi rinuncia alla propria presenza sui social media. Eppure, non
tutte le aziende sono disposte a scendere davvero nell'arena e prendere parte alle discussioni più animate. Molte aziende, anzi, pare
non sappiano ancora bene non tanto che cosa possono aspettarsi,
ma che cosa possono chiedere a questi strumenti, in che modo questi possono essere utili al loro progetto imprenditoriale, tanto meno
quando questo incontra qualche ostacolo o diventa oggetto di opposizioni da parte del territorio che dovrebbe ospitarlo. Le pagine Fa-
29
Osservatorio Nimby Forum®
30
cebookvengono per lo più considerate alla stregua di un pieghevole
o di una newsletter: il potenziale rappresentato da questi strumenti
resta di fatto inespresso.
In questa piccola ricerca, abbiamo scelto di concentrare la nostra attenzione su due aziende in particolare: TAP Italia e ENI. Due
aziende che operano nello stesso ambito, ma con profili molto diversi. Una rappresenta la storia energetica d’Italia, l’altra è invece una
realtà nuova, nata per realizzare un progetto internazionale, la Trans
Adriatic Pipeline, appunto. Anche gli obiettivi delle pagine sono evidentemente diversi: la pagina TAP è dedicata a un progetto specifico e pensata per interagire in maniera costante con il territorio, fornendo informazioni puntuali sul progetto; le pagine ENI invece sono pagine istituzionali
e, pur avendo diversi progetti sul territorio italiano, l’azienda ha scelto di
non avere pagine riservate agli impianti. Questo semplice dato in sé rappresenta una diversità profonda nella scelta dell’uso dello strumento e di
conseguenza anche del linguaggio e dell’approccio.
Livello di attività
Elementi di ricerca / su
Facebook
Eni
TAP Italia
Numero like
153.205 *
12.708 *
Frequenza aggiornamenti
Giornaliera o pluri –
giornaliera
Pluri-settimanale (in media 3 post a
settimana, salvo eventi di particolare
rilievo in cui si interviene anche plurigiornalmente)
Tipo di materiale condiviso
Informazioni e notizie,
soprattutto su ricerca e
tecnologia nel settore delle
renewable energies.
Informazioni e notizie sullo stato
dei lavori, con particolare riguardo
all’impatto economico e occupazionale
dell’avanzamento dell’infrastruttura.
Like ai post
In media, 77
In media, 18
Condivisione dei post
In media, 18
In media, 3
Elementi di ricerca/ su Twitter
Eni
TAP Italia
Numero followers
30.700 (11 ottobre)
523 (11 ottobre)
Frequenza aggiornamenti
Giornaliera o pluri –
giornaliera
Pluri-settimanale (in media 3 post a
settimana, salvo eventi di particolare
rilievo in cui si interviene anche pulirgiornalmente)
Tipo di materiale condiviso
Informazioni e notizie,
soprattutto su ricerca e
tecnologia nel settore delle
renewable energies.
Informazioni e notizie sullo stato
dei lavori, con particolare riguardo
all’impatto economico e occupazionale
dell’avanzamento dell’infrastruttura.
Like ai tweet
In media, 6
In media, 5
Retweet
In media, 5
In media, 2
* Dati rilevati il 26 ottobre 2016
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
Ai fini della nostra indagine, abbiamo deciso di analizzare in particolare le più comuni piattaforme social, Facebooke Twitter, strumenti ormai
entrati nell’uso comune. Il panorama è evidentemente molto più ricco,
ma gli utenti degli strumenti social esclusi rispondono a profili più specifici e rappresentano spicchi più selezionati di popolazione.
Come nel caso delle pagine legate a Comitati No Triv e No TAV, abbiamo scelto di esaminare principalmente alcuni fattori:
• varietà di strumenti social utilizzati,
• quantità di like, condivisioni, commenti,
• frequenza degli aggiornamenti,
• linguaggio utilizzato,
• tipo di contenuti proposti,
• senso di appartenenza, livello di engagement.
Questi dati, visti insieme, ci danno il senso della diffusione della pagina e della sua vitalità. Distinguere tra like, commento, condivisione, consente di capire il diverso livello di adesione alla proposta fatta. Sappiamo che un like non si nega quasi a nessuno e che le
ragioni che ci spingono a cliccare sono le più svariate. Commentare
e condividere, invece, sono azioni che indicano un coinvolgimento
più forte: in entrambi i casi ci si espone, si esce allo scoperto, ci si
dichiara.
3.1 I risultati della ricerca
3.1.1 La comunicazione social di ENI
La pagina Facebook di ENI ha 153.205 like. Oltre alla pagina
principale, ENI è presente su Facebook con altri due profili: ENI
Luce e Gas, pensata principalmente come pagina di servizio per i
clienti dei servizi di distribuzione, e la pagina ENI Scuola. Quest’ultima ha 15.318 seguaci, mentre ENI Luce e Gas ne conta 23.411.
Eni non ha pagine dedicate a singoli progetti, né sono presenti sui social pagine di comitati contro questo o quel progetto. Anche le contestazioni e i movimenti No Triv sono più genericamente
contro un’ipotesi di sfruttamento di giacimenti e risorse off shore e
onshore piuttosto che contro un progetto aziendale.
Le pagine vengono aggiornate in maniera costante e frequente: i post sono giornalieri o plurigiornalieri. I contenuti hanno un
carattere istituzionale, si concentrano su temi sociali, sulle rinnovabili e lo sviluppo sostenibile, su ricerca e innovazione in ambito
energetico e non solo.
31
32
Osservatorio Nimby Forum®
La pagina ENI Scuola propone contenuti molto specifici, e si rivela uno strumento valido di informazione, per gli insegnanti, per
esempio, su alcune tematiche e su alcune modalità innovative per
affrontare temi scientifici in classe. L’interazione in questa pagina è
significativa; il numero dei post dei lettori sulla pagina ENI Scuola è
elevato. Si tratta di un indice di disponibilità a condividere, disponibilità a creare uno scambio, molto più interessante del semplice "mi
piace”. Quanto un utente mette a disposizione un suo contributo su
una pagina significa che il legame di fiducia si è creato.
L’identità e gli obiettivi di comunicazione delle altre due pagine
invece non sono ben distinti né distinguibili: contenuti e post spesso si ripetono identici sull’una e sull’altra pagina. Una confusione
che si riproduce identica anche nei post dei visitatori. In entrambe
le pagine, quale che sia il contenuto del post di ENI, gli utenti non
intervengono nel merito, ma pubblicano, in maniera del tutto casuale, commenti su disservizi di vario genere: problematiche con le
bollette, prezzi, eccessiva invadenza e "martellamento” da parte del
call center…
Anche dal punto di vista del linguaggio, la scelta non è sempre
coerente. Da una parte i post usano un linguaggio ammiccante, quasi
pubblicitario: per esempio, il 18 luglio 2016, sulla scia di PokemonGo,
ENI presenta il Cane a sei zampe nella schermata grafica del gioco.
Dall’altro, per rispondere ai commenti degli utenti, che come
abbiamo visto non hanno nulla a che vedere con il post stesso, ENI
recupera un linguaggio formalmente educato, pacato, ma distante;
la risposta, inoltre, è necessariamente elusiva, perché deve rimandare ad altre pagine o numeri verdi. L’interazione manca e lo scambio non funziona.
Un dato che colpisce perché, nella primavera scorsa, proprio
ENI era stata protagonista di un episodio molto interessante, un
caso di studio, ormai, sull’uso di Twitter e social nella comunicazione aziendale. In quell’occasione, Report, il programma di approfondimento di RAI 3 condotto da Milena Gabanelli, aveva realizzato un
servizio, intitolato "La trattativa”, sollevando dubbi sull’ottenimento
della licenza da parte di ENI per la realizzazione di un pozzo al largo delle coste della Nigeria. Mentre il servizio andava in onda, ENI,
attraverso Twitter, ribatteva punto per punto, creando un inedito
botta e risposta tra media concorrenti.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
Evidentemente, si tratta di un’immediatezza minuziosamente
preparata, una vera e propria strategia di crisis management gestita
in maniera efficace e innovativa, coinvolgendo un tipo di pubblico –
quella frazione di audience che guarda e twitta, che partecipa direttamente alle trasmissioni di approfondimento – molto particolare.
In questa occasione, ENI, tendenzialmente cauta, ha messo a
disposizione di tutti gli utenti della rete della documentazione a sostegno della sua versione. Non è solo una difesa, ma è anche una
forma di apertura verso i suoi stessi contestatori, per invitarli ad
un'informazione più completa. Questa scelta non può che derivare
da quello che oggi rappresenta il core della comunicazione corporate: la trasparenza. Se milioni di persone si informano su internet e
soprattutto attraverso i social media, è perfettamente sensato che le
aziende – particolarmente le aziende più contestate – utilizzino gli
stessi canali d'informazione per rendere accessibile il loro materiale
divulgativo. E in un sistema democratico che chiede sempre più trasparenza e sempre più partecipazione, i social media non possono
più essere trascurati.
3.1.2 La comunicazione social di TAP
La pagina è seguita attualmente da 12.708 follower. Un numero significativo, se consideriamo che il tema interessa un’area molto
limitata del territorio italiano e che la società non ha altri progetti
nel nostro Paese; lo diventa ancora di più se lo mettiamo in relazione al dato relativo ai follower della pagina del comitato contro il
progetto: 9.847.
I post pubblicati raccontano minuziosamente lo sviluppo del
progetto a livello nazionale e internazionale, in particolare documentando la progressione dei lavori in Grecia e in Albania. Molta
evidenza è stata data a TAP Start, il progetto lanciato da TAP per
sostenere progetti di utilità sociale avviati da associazioni no profit del territorio. Un’iniziativa che ha avuto un buon successo e che
anche su Facebook ha riscosso un alto indice di gradimento tra like
(376) e condivisioni (45).
L’aggiornamento della pagina mantiene una cadenza regolare,
con la pubblicazione di due o tre post alla settimana, e punti di frequenza più alta in occasione di eventi particolari, come la Conferenza stampa tenutasi a Salonicco il 17 maggio 2016 cui partecipò
anche il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.
33
34
Osservatorio Nimby Forum®
La pagina Facebook di TAP Italia è collegata anche al profilo
Twitter, fattore che favorisce un aggiornamento costante, e un’immediatezza della comunicazione. Molto efficace l’uso di video e di
immagini. Alcuni video hanno avuto migliaia di visualizzazioni. In
particolare è risultato efficace il video girato in Spagna, a Cala Graciò ad Ibiza, in una spiaggia dove è presente un gasdotto analogo a
quello che sta realizzando TAP. Il video ritrae una spiaggia bella e
godibile, perfettamente attrezzata dal punto di vista balneare e, attraverso interviste alle persone in spiaggia, racconta una situazione
di assoluta normalità.
In generale, l’atteggiamento di TAP, che usa la pagina con un
obiettivo di comunicazione molto più mirato e specifico, è più interattivo, diretto, personale. Il tono dei commenti è spesso negativo e
non sempre pertinente con il post. La scelta di TAP è di rispondere nel merito, in maniera semplice, sintetica, ma documentata, con
link specifici per approfondimenti puntuali. Il linguaggio è semplice
e coerente con un’impostazione centrata sull’informazione.
Un caso esemplificativo è il post del 5 ottobre 2016. TAP Italia pubblica un aggiornamento sul sondaggio geognostico condotto
sulle spiagge di San Foca, approdo del gasdotto, proponendo anche
immagini della spiaggia stessa. La prevedibile reazione degli utenti
è implacabile: il progetto rovinerà la spiaggia, deturperà il paesaggio, ucciderà il turismo e dunque è un errore usare la zona di San
Foca. A questi commenti gli operatori della pagina rispondono citando gli studi condotti per selezionare l’area dell’approdo, le autorizzazioni ottenute anche dal Ministero dell’Ambiente, il fatto che
il tracciato del gasdotto passerà dieci metri sotto la spiaggia, lasciandone quindi intatta la bellezza e la fruibilità.
Solo un esempio di un vis-à-vis quotidiano che è il frutto ben concepito di una strategia comunicativa basata sulla trasparenza e sull’informazione: TAP non ignora i contestatori, ma li riconosce come attori
reali del territorio, come stakeholders di peso, e quindi ingaggia con
loro un dialogo il più serio possibile, sulla base di informazioni condivise. Anche l’utente che contesta, a questo punto, non può sottrarsi al
confronto senza perdere la faccia. Per questo un botta e risposta organizzato con il sistema comunicativo e informativo di TAP è un esempio virtuoso di un'azienda che non si arrende alla contestazione, ma la
comprende, cercando un terreno di confronto e di dialogo.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
3.1.3 Osservazioni Generali
Nei paragrafi precedenti abbiamo proposto una prima sommaria analisi delle pagine Facebook di due società del settore energetico alle prese con grandi progetti e concretamente chiamate, sebbene per ragioni diverse, a confrontarsi costantemente con i cittadini.
Nel caso di TAP, il profilo ha un obiettivo molto specifico e chiaro, la realizzazione della pipeline, e intorno a questo è impostata
chiaramente tutta la pagina. Lo scambio con gli utenti entra nel merito dei contenuti. L’approccio e il linguaggio, anche nei confronti di
chi esprime in maniera esasperata la propria opposizione, restano
di disponibilità e apertura.
Nel caso di ENI, al di là del profilo rivolto alle scuole e agli studenti, ci sono due pagine confusive per gli utenti: sui social questi
cercano una possibilità di dialogo e non la trovano, anzi, sono messi
in confusione dalla presenza di due pagine istituzionali che, al di là
del nome diverso – ENI e ENI Luce e Gas –, non sono chiaramente
distinguibili né per i contenuti, né per il linguaggio, né per i servizi.
L’uso di Facebook risulta piuttosto tradizionale, istituzionale, con
poca interazione e scambio.
35
36
Osservatorio Nimby Forum®
4. Oltranzisti sì,
ma della trasparenza
Intervista a Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica
dell’informazione, Oxford University
di Agnese Bertello
Distinguere tra proteste ad oltranza e proteste che nascono da preoccupazioni sincere. Agire in una trasparenza assoluta, mettendo nelle mani
di chi si oppone tutte le informazioni e i dati perché possa sentirsi sicuro e
fidarsi. Informare dando il giusto peso alla retorica della ragione, perché i
fatti non parlano da soli. Insistere, insistere, insistere con coerenza, perché
il fenomeno Nimby non può scomparire, ma può essere gestito.
D. L’Osservatorio Nimby Forum® negli ultimi anni ha integrato i suoi
dati con un’analisi qualitativa dell’uso della rete, e in particolare dei social,
da parte dei comitati di cittadini che si organizzano contro la realizzazione
di un impianto e delle aziende che si trovano a dover gestire le proteste. I social sono uno strumento potente di aggregazione, una cassa di risonanza,
un tam tam che consente di entrare in contatto con chi condivide i nostri
stessi obiettivi di lotta anche a distanza, ma, se rafforza l’identità, impedisce di farsi domande, di guardare fuori, di intravedere altri punti di vista…
R.È facile usare la rete per protestare e dovrebbe essere altrettanto facile usare la rete per costruire. Sarebbe bello poter vedere comitati, organizzazioni, stakeholder assumere un atteggiamento propositivo ed usare la rete anche per questo. È facile dire "Not in my
back yard", mentre capire dove si può fare un impianto è un po’ più
difficile. Così facendo, la protesta è sterile; se invece ci fosse una proposta alternativa su cui discutere, i giochi si riaprirebbero. C’è poi un
tema che sta a monte, quando parliamo di Nimby, e cioè la necessità
di capire se una protesta è ragionevolmente motivata, o se si tratta
invece di una protesta ad oltranza, di sponda, che usa strumentalmente il progetto per colpire altri obiettivi.
Questi due aspetti – mancata propositività e critica indiretta –
fanno sì che queste forme di protesta non apportino nessun miglioramento della res publica, e la qualità della res publica è uno dei tanti
problemi del nostro paese, anche se non soltanto del nostro.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
D. In questa analisi della comunicazione sui social, tra le aziende
che propongono un impianto e i cittadini del territorio su cui deve essere realizzato, è emerso un aspetto che denuncia quanto sia difficile
creare un vero dialogo: quale che fosse il post delle aziende, infatti, i
commenti riguardavano altro, ribadivano obiezioni di principio al progetto. Questo vale sia che si tratti di un progetto locale, di un progetto
strategico a livello nazionale o a livello internazionale.
R. L’elemento che lei sottolinea è un esempio di quanto dicevamo
prima, rientra in quelle due criticità che abbiamo individuato e che sono
poi le due facce di una stessa medaglia. Ormai, il nostro è un contesto
globale, cosmopolita. Dobbiamo considerare che gli interventi hanno
un impatto sul pianeta, non soltanto sul territorio specifico. Questo non
vuol dire che se i progetti sono internazionali ci si deve piegare a una
"necessità superiore”, ma in un contesto di questo tipo occorrerebbe poter intervenire in maniera informata, razionale, e costruttiva: sapendo
ciò di cui si sta parlando, seguendo dei ragionamenti non fallaci, con la
volontà di arrivare a una soluzione, a un compromesso. Questi tre elementi renderebbero possibile un dialogo costruttivo. La mancanza di
uno di questi elementi porta al no ideologico, al no a tutto.
Il problema è che accanto a tutto questo, c’è un’enorme quantità di risorse non impiegate, o sprecate, perché poi occorre trovare
soluzioni alternative che facilmente finiscono per essere più dannose del progetto originario. Questa è una preoccupazione seria. È
un atteggiamento miope che privilegia interessi di corto respiro.
D. Quali sono secondo lei i principi a cui dovrebbero ispirarsi le
aziende nel definire non solo il loro stile comunicativo, ma il loro approccio relazionale con il territorio e con i cittadini?
R. Dobbiamo avere il coraggio di essere informativi e trasparenti, trasparenti e informativi. Ogni volta. In maniera costante. Senza
abbandonare la fiducia nella ragione. E di volta in volta, quando ci si
scontra con il No, ricominciare a informare e ad essere trasparenti.
Il Nimby è sostanzialmente basato su una mancanza di fiducia in chi propone il progetto. Chi contesta dice: non mi fido e non
inizio neanche a dialogare con te che fai la proposta. Questa mancanza di fiducia a sua volta nasce dalla mancanza di tre elementi
importanti, diciamo di almeno uno di essi. Deliverability, Trasparenza, Responsabilità. Il primo elemento indica l'essere in grado di fare
ciò che si dice che si vuol fare, la capacità di prendere impegni e rispettarli una volta sottoscritti: se dico che farò una certa cosa, devo
farlo veramente. Il secondo, la trasparenza, sta ad indicare che se
37
38
Osservatorio Nimby Forum®
qualcuno dice, a me cittadino, che porterà a compimento un progetto, io (o qualcuno per conto mio) devo essere messo in grado di verificare che venga realizzato secondo le modalità accordate. Il terzo
elemento, la responsabilità, dice che se un progetto, per qual si voglia ragione, non funziona, deve esserci qualcuno che ne risponde e
questo qualcuno deve essere chiaramente identificabile.
Se da una parte è giusto stigmatizzare la protesta ad oltranza,
dall’altra dobbiamo dirci chiaramente che, spesso, questi elementi mancano. Non è che chi dice di no è solo disinformato, acritico, o distruttivo.
D. Negli ultimi anni, anche in mancanza di un quadro normativo definito, le esperienze portate avanti dalle aziende, grandi e piccole,
di coinvolgimento, dialogo, confronto con i territori si sono comunque
moltiplicate. La trasparenza è chiaramente un tema centrale e come tale
è percepita, ma nel nostro Paese le aziende non sono abituate a una logica di trasparenza assoluta, non siamo ancora arrivati all’idea "dell’azienda dalle pareti di vetro” che renda accessibile qualunque dato, anche quello apparentemente non significativo. E alla fine, proprio questo
non andare fino in fondo, questa trasparenza a metà, si ritorce contro
l’impresa che pure ha scelto una strada virtuosa.
R. Credo che questa della trasparenza sia un’opportunità mancata dall’industria. Occorre essere trasparenti anche rispetto a quei dati
o quegli aspetti di un progetto per i quali, dal punto di vista dell’impresa, non parrebbe essere necessario. Non farlo mette in una posizione di forza chi rifiuta di ospitare il progetto.
Faccio un’analogia: immaginiamo di doverci fidare di qualcuno
che ha una pistola in mano. Questa persona ci dice: "non preoccupatevi, sono una persona per bene, farò il bene di tutti”. Magari ci sembra
anche credibile, però… ha sempre una pistola in mano. Immaginiamo
un’altra versione della stessa scena, immaginiamo che questa persona
ci dica: "mi fido talmente tanto di te che ti do la mia pistola”. Mi disarmo.
Ti metto nella posizione di potermi danneggiare. A questo punto, noi,
che abbiamo la pistola in mano, sentiamo di poterci fidare, di poterci rilassare. Se, come cittadino, mi trovo a confrontarmi con qualcuno che
mette a disposizione tutte le informazioni, oltre lo stretto necessario,
oltre il limite imposto dalla legge, qualcuno che apre i cancelli dell’impianto a chi vuole visitarlo, che mostra tutti i conti in banca, qualcuno che magari finanzia un organo di controllo terzo per una verifica pubblica del proprio operato, a quel punto ho tutti gli elementi per
comprendere, per valutare, per fidarmi. Se agissimo in questo modo,
potremmo sperare di portare la maggioranza delle persone verso posi-
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
zioni di dialogo e Nimby diventerebbe un fenomeno marginale. Certo,
pensare che sparisca è un’illusione. È inevitabile, fa parte della nostra
natura; quello che può cambiare è come lo gestiamo.
D. Lei è docente di Etica e Filosofia dell’Informazione. Non ritiene che ci sia un problema di etica dell’informazione scientifica in rete?
È possibile intervenire per organizzare il sapere scientifico in rete, in
modo da consentire agli utenti di orientarsi più facilmente, reperendo le informazioni più accreditate e non le bufale, per esempio, oppure
questo è impossibile nella dinamica della rete?
R. È possibile ed esistono già degli strumenti. Il Fact checking è
automatizzato da molti motori di ricerca. Ma il problema in realtà
è un altro. Quello davanti al quale ci troviamo è un circolo vizioso,
perché la maggior parte delle persone non va alla ricerca di informazioni, ma di conferme. E questa è una bella differenza: poniamo
domande non per avere consigli, ma per essere rassicurati sulle nostre convinzioni. Se voglio credere nei fantasmi, andrò a cercare siti
che mi dicono che i fantasmi esistono.
Se oggi siamo a questo punto è anche perché abbiamo sottovalutato la retorica della ragione. Ci siamo illusi, dall’illuminismo
in poi, che i fatti, l’evidenza, la logica avessero una forza propria
di convincimento che non dovesse essere aumentata dalla retorica. I fatti e la logica parlano da soli. Purtroppo non è così. I fatti e i
ragionamenti hanno una loro potenza, ma da soli non bastano. La
verità ha bisogno di motivazione, e questa è parte della retorica. Si
pensi alla promessa di “lacrime e sangue” di Churchill. La forza della
ragione sta certamente nella verità e nella logica, ma non soltanto
nella verità e nella logica: sta anche nel modo in cui la si presenta.
Per non far prevalere la disinformazione in rete, bisogna essere in
grado di aiutare l’informazione corretta a fare breccia là dove non
avrebbe presa. Questa è l’altra opportunità mancata da chi vorrebbe vedere la ragionevolezza prevalere. Trasparenza e retorica della
ragione: se avessimo tutte e due staremmo meglio, e non solo in Italia, basti pensare al disastro retorico che è stato la campagna contro
Brexit in Gran Bretagna.
D. Nimby è un fenomeno sociale e come tale reagisce a tutti i mutamenti che accadono intorno. Internet e i social hanno avuto un impatto fortissimo, come abbiamo visto, ma anche il cambiamento enorme della politica ha inciso. Come definirebbe questo nuovo modello di
politica?
39
40
Osservatorio Nimby Forum®
R. In Europa, veniamo da una lunga storia di esperienza democratica, anche se più o meno zoppicante. Ma è come se non volessimo renderci conto che la democrazia cresce, che è entrata in
una fase successiva. Siamo rimasti tradizionalmente legati al vecchio modello di democrazia rappresentativa, strutturata sulla base
dei partiti, costruiti intorno al numero di votanti, sulla base dei tesserati, nella convinzione che una volta che hai votato in un certo
modo manterrai per sempre quella tendenza di voto. Questo valeva
per il passato. È il passato del nostro paese. Ed è un buon passato. Se
viviamo in una democrazia decente e grosso modo funzionante, è
grazie a quel sistema. Ma dobbiamo convincerci che ciò che quella
piattaforma poteva fornire lo ha fornito e ora dobbiamo cambiare
piattaforma. Dobbiamo accettare e indirizzare al meglio l’evoluzione del modo di fare politica.
Il modo di fare politica che abbiamo alle spalle era basato su
una modalità "sempre on” (sempre accesi), come se si fosse costantemente portati all’attenzione politica e solo in alcuni momenti ci
venisse voglia di spegnerla per dedicarci ad altro. I cittadini erano
in costante stand-by, mai del tutto “spenti” politicamente, sempre
coinvolti nella partecipazione Oggi questo concetto è da ribaltare.
Oggi la politica ha il compito di accendere l’interesse dei cittadini
di volta in volta, su una questione specifica. È una politica che potremmo definire "on demand”. L’interesse e la partecipazione politica sono spenti di partenza e sono accesi quando è utile o necessario.
Purtroppo, questo nuovo meccanismo assomiglia molto a un
meccanismo commerciale. Entrambi sollecitano, orientano e gestiscono l’attenzione, di cittadini o consumatori. Il rischio naturale è
che il marketing della politica, che abbiamo visto nella fase berlusconiana della nostra democrazia, finisca per eclissare quella che
io vedo come una trasformazione sana del meccanismo politico.
Questo nuovo modo di vivere la politica “on demand” – sano, ripeto
– diventa deviante quando viene strumentalizzato, quando si trasforma in puro marketing politico, in cui alla nuova forma di comunicazione non corrisponde alcun contenuto.
Così come nel vecchio modello politico i totalitarismo sono stati
l’elemento deviante della democrazia “always on”, oggi il marketing
populistico della politica, la trasformazione in mera pubblicità della comunicazione politica, è l’aspetto deviante della democrazia "on
demand”. È come se un corpo sano avesse una sua dimensione cancerogena sempre a rischio: nel vecchio modello, i totalitarismi, nel
modello contemporaneo, il populismo del marketing politico.
Sezione I - Il fenomeno Nimby in Italia nel 2015
D. Non c’è molta consapevolezza su questi meccanismi e sulle loro
implicazioni. Mi pare che più che altro si subisca l’aspetto deviante...
R. Questi meccanismi sono vissuti in maniera istintiva dai politici, senza consapevolezza. I politici parlano questa lingua, e i più
scaltri usano molto bene i nuovi meccanismi: conoscono la polarizzazione, la necessità di semplificare il messaggio, di concentrare l’attenzione su un tema solo. Analizzare, studiare i meccanismi profondi è
compito del filosofo. Il politico vivendo in maniera istintiva queste
trasformazioni non sembra essere in grado di controllarle. Chi vive
il meccanismo come un dato di fatto, rischia di esserne schiavo. L’analogia qui è con chi parla una lingua, magari anche correttamente
e chi ne conosce anche la storia, la grammatica, le origini filologiche
e perciò sa anche controllarla, adattarla, e migliorarla secondo le esigenze e una sana progettualità. Oggi la democrazia “on demand” guida chi fa politica, che non la controlla, ma la subisce.
D. Che ripercussioni ha sul Nimby la "politica on demand” e in
particolare sul tema della fiducia?
R. Nimby è una sorta di febbre di questa malattia di fondo, è
un’estremizzazione della politica on demand. Entriamo nella parte
meno salubre del nuovo meccanismo. Io ci terrei molto a non buttare
via il bambino con l’acqua sporca. Così come, disillusi dai totalitarismi, non possiamo buttare via la democrazia; non possiamo buttare via la nuova politica, amareggiati dalla sua versione pubblicitaria.
Luciano Floridi
Nato a Roma nel 1964 e laureato in Filosofia presso l’Università La Sapienza, Luciano Floridi è oggi Professore di Filosofia ed Etica dell’informazione all’Università di Oxford.
È considerato il padre fondatore della filosofia dell'informazione.
Ha pubblicato più di 150 lavori su questi temi, in antologie e riviste di settore. I suoi
numerosi libri sono stati tradotti in arabo, cinese, olandese, tedesco, greco, ungherese,
giapponese, persiano, polacco, portoghese, russo e spagnolo.
Fa parte dell’Advisory Council di Google sul Diritto all’oblio e dell'Ethics Advisory
Group sulla protezione dei dati della Commissione Europea.
41
Osservatorio Nimby Forum®
42
43
1. La riforma del Titolo V della
Costituzione.
Le ragioni del sì
di Paolo Esposito
Sezione II
La riforma del Titolo V
della Costituzione
Nel dibattito sulla riforma costituzionale si parla molto di bicameralismo, di costi della politica e riduzione del numero di parlamentari ma
molto poco della ripartizione delle potestà legislative e regolamentari tra
Stato e Regioni.
Eppure tale aspetto ha un impatto sulla vita economica del Paese
molto maggiore di quello degli altri punti della riforma e, con riferimento
ad alcune specifiche materie – cruciali per lo sviluppo del Paese – può
costituire un elemento determinante.
Per questo motivo abbiamo voluto dedicare un approfondimento
a questo specifico tema, nel tentativo di offrire un contributo più informato a una scelta basata sul contenuto della riforma.
1.1 La storia
Come noto, il Titolo V della Costituzione è stato oggetto di riforma già nel 2001, sull'onda di una spinta politica verso forme di
maggior federalismo.
1.1.1 Fino al 2001
Prima della riforma del 2001, la competenza legislativa era ripartita tra Stato e Regioni prevedendo, come regola di default, la
competenza legislativa esclusiva dello Stato e, come eccezione, per
le materie elencate nell’articolo 117, la competenza legislativa delle
Regioni «nei limiti dei principî fondamentali stabiliti dalle leggi dello Stato, sempreché le norme stesse non siano in contrasto con l’interesse nazionale e con quello di altre Regioni».
1.1.2 Dal 2001 a oggi
La riforma del 2001 ha profondamente modificato l’imposta-
44
Osservatorio Nimby Forum®
zione dell’articolo 117, agendo su tre fronti: creando un elenco di
materie rientranti nella competenza legislativa esclusiva dello Stato (comma 2), ampliando l’elenco di materie ricomprese nella competenza legislativa concorrente tra Stato e Regioni (comma 3) e, soprattutto, introducendo la categoria della competenza legislativa
residuale delle Regioni «in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato» (comma 4). La competenza residuale delle Regioni è pertanto diventata la nuova regola di default, destinata ad operare ogni qual volta la materia da
disciplinare non sia inclusa nell’elenco delle materie rientranti nella competenza esclusiva o concorrente.
1.1.3 La riforma del 2016
La riforma del 2016 interviene su tutti e tre i livelli di competenza legislativa attraverso la soppressione della competenza concorrente tra Stato e Regioni, l’ampliamento delle materie di competenza esclusiva dello Stato (comma 2) e l’individuazione delle
materie di competenza delle Regioni (comma 3). La riforma introduce inoltre la c.d. clausola di supremazia (comma 4), che consente
allo Stato di intervenire in materie di competenza regionale, quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica ovvero la tutela dell’interesse nazionale.
La soppressione della competenza concorrente tra Stato e Regioni determina la redistribuzione delle materie tra competenza
esclusiva statale e competenza regionale, con una preponderanza
della prima. Molte materie tornano dunque nella sfera della competenza esclusiva dello Stato, tra cui: «produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell’energia», «grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale e relative norme di sicurezza; porti e
aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale», «coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario» e «commercio
estero».
Inoltre, sono previsti casi di competenza c.d. attenuata, per i
quali l’intervento del legislatore statale è circoscritto a «disposizioni
generali e comuni», come nel caso delle materie «governo del territorio», «tutela della salute» e «politiche sociali». Significativa è anche
l’introduzione di nuove materie (tra quelle a competenza c.d. piena),
non nominate nell’attuale testo dell’articolo 117: si tratta, ad esempio, delle «politiche attive del lavoro» o delle «infrastrutture strategiche».
Nell’ambito della competenza regionale, la previsione della
Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione
competenza residuale «in ogni materia non espressamente riservata alla competenza esclusiva dello Stato», pur essendo mantenuta,
viene preceduta da un elenco di materie che si aggiungono a quelle individuabili in via residuale. Tra le materie elencate, rientrano
nella competenza delle Regioni molte materie in cui lo Stato gode
della competenza legislativa attenuata, come nelle materie «pianificazione del territorio regionale e mobilità al suo interno» e «programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali».
1.2 I cardini della riforma del 2001
Sull’onda della spinta federalista di quegli anni, la riforma costituzionale del 2001 ha voluto ampliare le competenze delle Regioni operando una sorta di rivoluzione copernicana: ad eccezione
di alcune materie espressamente individuate, la potestà legislativa
spetta alle Regioni.
Tra le materie che non ricadono nella competenza esclusiva
(rectius: residuale) delle Regioni se ne elencano alcune che sono di
competenza esclusiva dello Stato e altre su cui Stato e Regioni hanno una potestà legislativa concorrente.
La potestà regolamentare, invece, spetta alle Regioni sia nelle
materie in cui hanno potestà legislativa esclusiva, sia in quelle di
potestà legislativa concorrente.
Si introduce, quindi, il concetto di potestà legislativa concorrente che, però, la Carta Costituzionale non definisce, lasciando
alla giurisprudenza il compito di interpretarlo. E l’interpretazione
emersa attribuisce allo Stato la potestà di dettare i principi fondamentali («criteri e obiettivi») e alle Regioni di emanare le norme di
dettaglio («gli strumenti concreti da utilizzare per raggiungere quegli obiettivi»).
1.3 Effetti della riforma del 2001
1.3.1 Conflitti di attribuzione
L’introduzione della competenza concorrente tra Stato e Regioni, con l’incertezza sulla linea di demarcazione tra le competenze
dell’uno e delle altre, è stata causa di un vivace e crescente contenzioso che ha ingolfato l’attività della Corte Costituzionale. Alcuni
dati al riguardo: quasi 1.600 ricorsi in 15 anni, di cui 930 presentati
dallo Stato e 667 dalle Regioni, con un trend che nel 2015 ha ripreso
a salire (110 ricorsi, rispetto ai 93 del 2014). Negli ultimi anni, qua-
45
46
Osservatorio Nimby Forum®
si la metà dell’attività della Corte Costituzionale è stata dedicata a
questi conflitti di attribuzione.
Questo crescente conflitto tra Stato e Regioni ha travalicato i
confini costituzionali e si è esteso al campo amministrativo (presso
TAR e Consiglio di Stato), causando enormi ritardi (e, quindi, ingenti costi) alla realizzazione di molte infrastrutture.
Nel solo 2015, quasi la metà dei ricorsi contro provvedimenti
autorizzativi di infrastrutture è stata presentata da enti pubblici (o
membri di giunte o consigli di enti pubblici) diversi da quello che ha
emanato il provvedimento.
Emblematici i recenti casi di ricorsi cosiddetti No-Triv: 49 ricorsi finora esaminati (e tutti bocciati), tra cui 12 della Regione Puglia, che si aggiudica il poco lusinghiero primato.
Chi ha provato a stimare il costo di tale contenzioso (e, in generale, dei conflitti sul territorio) in termini di mancati investimenti lo
ha quantificato in oltre 40 miliardi di euro l’anno.
1.3.2 Disomogeneità normativa
Il trasferimento alle Regioni di potestà legislativa in alcune materie, peraltro con il confuso criterio della competenza concorrente,
ha creato una forte disomogeneità normativa a livello nazionale,
comportando per le imprese maggiore burocrazia, costi eccessivi e
una necessità di adattamento ai mercati regionali che ha disincentivato molti operatori.
Un esempio può aiutare a comprendere meglio la situazione.
La produzione di energia elettrica, che negli ultimi anni in Italia ha significato realizzazione di impianti per la produzione di elettricità da fonti rinnovabili, rientra tra le materie per cui l’attuale Titolo V prevede la potestà legislativa concorrente tra Stato e Regioni.
Questo ambito è stato oggetto di normative regionali che certo non
tradiscono mancanza di fantasia da parte dei vari legislatori.
Gli impianti di produzione di elettricità da fonti rinnovabili
sono, normalmente, di piccola taglia e tale loro caratteristica è incentivata dal legislatore. Un operatore industriale che voglia operare in questo settore, quindi, non si limiterà verosimilmente a realizzare un unico impianto ma ne programmerà diversi, molto spesso
localizzati in diverse Regioni.
Il processo autorizzativo per la realizzazione di tali impianti è
generalmente composto dal procedimento autorizzativo vero e pro-
Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione
prio e dalla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). Sono i legislatori regionali, tra l’altro, a dover individuare i soggetti competenti al
rilascio dei relativi provvedimenti.
Il nostro operatore industriale, a fine 2013, si trovava di fronte
a 5 diversi assetti di competenze su 18 Regioni.
In particolare:
• in 6 Regioni, funzione autorizzativa e valutazione di impatto
ambientale sono entrambi riservati alla Regione;
• in 2 Regioni la funzione autorizzativa è regionale e la valutazione di impatto ambientale è ripartita tra Regione e Provincie;
• in 3 Regioni la funzione autorizzativa è attribuita alle Provincie mentre la valutazione di impatto ambientale è riservata alla
Regione;
• in 2 Regioni la funzione autorizzativa è ripartita tra Regione
e Provincie e la valutazione di impatto ambientale è riservata
alla Regione; e
• in 5 Regioni sia la funzione autorizzativa sia la valutazione di
impatto ambientale sono ripartite tra Regione e Provincie.
1.3.3 Iter autorizzativi tortuosi
Il suddetto esempio in materia di iter autorizzativi per la realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica fornisce
anche un’indicazione di come tali iter, invece di procedere verso
una semplificazione che ci avvicini agli altri Paesi occidentali, siano
diventati via via più complessi e tortuosi.
La World Bank colloca l'Italia al 56° posto su 165 Paesi per facilità di fare impresa (dati 2015). Per ottenere un permesso edilizio
per costruire un capannone, nel nostro Paese servono mediamente
233 giorni (quasi 8 mesi), con un costo delle procedure che arriva
fino a quasi il 4% del valore dell'investimento. Per ottenere la stessa autorizzazione, in Germania bastano 96 giorni, 105 nel Regno
Unito, 183 in Francia. Per allacciarsi alla rete elettrica, in Italia sono
necessari in media 124 giorni: solo 28 in Germania, 79 in Francia,
85 in Spagna.
1.4 Le ragioni del sì
Difficile dissentire da chi ritiene che anche questa parte della
riforma avrebbe potuto essere formulata meglio: nella ripartizione
di competenze tra Stato e Regioni ci sono ancora alcune incertezze
47
Osservatorio Nimby Forum®
48
che verosimilmente comporteranno ancora del contenzioso (seppure certamente in misura molto inferiore all’attuale).
Tuttavia, in base al sacrosanto principio del rispetto della volontà popolare, un voto contrario alla riforma comporterebbe quasi certamente l’immodificabilità del Titolo V per qualche decennio
(anche considerando che i nobili propositi di “una riforma migliore” che vengono oggi sbandierati dagli assertivi sostenitori del “No”
provengono, in massima parte, da chi ha provato per decenni a modificare la Costituzione senza riuscirci!).
Dunque, bisogna chiedersi se, per i prossimi decenni, preferiamo andare avanti con le attuali previsioni del Titolo V o se riteniamo che la pur non eccelsa riforma sia preferibile.
Non abbiamo dubbi che quest’ultima sia la strada preferibile
e riteniamo che l’eliminazione del criterio della potestà legislativa
concorrente tra Stato e Regioni possa avere diversi positivi effetti.
Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione
mercio estero unitaria, evitando che le Regioni duplichino iniziative già prese dallo Stato, ma anzi possano agire al loro interno.
Iter autorizzativi più semplici
Con l’accorpamento delle potestà legislativa e regolamentare,
gli iter autorizzativi non potranno che essere semplificati. A questo
riguardo, il legislatore dovrà tener conto anche delle modifiche che
la riforma costituzionale prevede all’articolo 118, dove è aggiunta la
seguente previsione: «Le funzioni amministrative sono esercitate
in modo da assicurare la semplificazione e la trasparenza dell'azione amministrativa, secondo criteri di efficienza e di responsabilità
degli amministratori».
Certezza del diritto
In tutte le materie che tornano nella potestà legislativa esclusiva dello Stato ci sarà finalmente un’unica disciplina in tutto il territorio nazionale.
Questo risulterà particolarmente efficace per le infrastrutture interregionali e per le attività che si svolgono su base nazionale.
In definitiva, un quadro più chiaro sulle competenze normative, un iter autorizzativo più semplice e veloce e una riduzione sostanziosa del contenzioso amministrativo comporteranno un maggior grado di certezza del diritto da parte delle imprese che operano
nei mercati interessati dalla riforma.
L’attuale basso grado di certezza del diritto in Italia (a cui il Titolo V ha dato un ottimo contributo) è il principale problema del
nostro scarso livello di attrattività di investimenti da parte di investitori nazionali e, soprattutto, esteri, abituati ad operare in un ambiente normativo più stabile e certo.
Nell’ultima edizione (2016) del Doing Business Report, l’Italia è
al 45° posto nell’Ease of Doing Business Ranking, tra la Bielorussa
e il Montenegro. Il ranking peggiora nel Dealing with Construction
Permits (86° posto) e nell’Enforcing Contracts (111° posto), entrambe
aree per certi aspetti condizionate dall’attuale assetto del Titolo V.
La riforma del Titolo V non è la bacchetta magica che ci proietterà in cima a queste classifiche, ma darà certamente un contributo
nella giusta direzione.
Politica industriale
Paolo Esposito
Riduzione del contenzioso
Una marcata distinzione tra le competenze dello Stato e quelle
delle Regioni comporterà quasi certamente il venir meno di gran
parte del contenzioso che in questi ultimi anni ha occupato quasi la
metà dell’attività della Corte Costituzionale.
È prevedibile che anche il contenzioso amministrativo tra enti
pubblici, nelle materie trasferite alla potestà legislativa esclusiva
dello Stato, cali significativamente in caso di approvazione della riforma.
Uniformità normativa
Risulterà più agevole la localizzazione di infrastrutture di rilievo nazionale, così come la definizione di un sistema portuale e
aeroportuale nazionale.
Sarà possibile adottare una politica di promozione per il com-
Avvocato, socio dello studio CBA, Paolo Esposito si occupa di energia e infrastrutture dal 1993, quando ha iniziato a lavorare sul project finance delle prime centrali elettriche realizzate al di fuori del monopolio Enel. In questi anni si è occupato della realizzazione e del finanziamento di molte infrastrutture, soprattutto energetiche.
È considerato uno dei principali avvocati italiani in materia di energia.
49
50
Osservatorio Nimby Forum®
2. Riformare il Titolo V.
Dare più diritti ai cittadini
Intervista a Luciano Violante, Presidente Italiadecide
di Agnese Bertello
Il Referendum costituzionale tocca diversi punti delicati, in questa
intervista ci concentriamo sul tema della Riforma del Titolo V e sul tema
dei referendum popolari, direttamente inerenti alle tematiche del Nimby Forum®. Per Violante, occorre domandarsi se e come questa riforma
migliora la vita dei cittadini, non tanto se e come cambia il potere delle
Regioni.
D. Negli ultimi 15 anni, a partire dal 2001, anno in cui è stata approvata la precedente riforma del Titolo V della Costituzione, il ruolo
degli enti locali nella definizione e conduzione di una politica per il territorio è molto cambiato. Gli enti locali, in particolare le Regioni, sono
diventati protagonisti della scena politica; il senso di appartenenza e di
identificazione dei cittadini con le Regioni si è radicato; parallelamente
i rapporti con il Governo centrale sono diventati molto spesso tesi e i
conflitti tra le attribuzioni di Stato e Regioni molto frequenti. Una revisione era certamente necessaria, questa riforma però potrebbe essere
letta semplicemente come un passo indietro, una specie di "back to the
future”. Che cosa abbiamo imparato da questi 15 anni di storia del paese e come ne tiene conto la riforma?
R. Le Regioni non sono tutte uguali. Alcune funzionano bene,
altre funzionano male; questo vuol dire che i cittadini di alcune regioni vedono garantiti i propri diritti, mentre per i cittadini di altre regioni manca questa tutela. La riforma cerca di rispondere a
questa differenziazione, sottraendo una serie di funzioni a tutte le
Regioni e consentendo allo stesso tempo alle regioni “virtuose”, che
sono in equilibrio di bilancio, di esercitare poteri aggiuntivi. L’operazione si sviluppa in tre passaggi.
Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione
• Primo passaggio.
Sono attribuite alla competenza esclusiva dello Stato le materie strategiche (ad es. grandi infrastrutture, distribuzione nazionale dell’energia), le materie che riguardano la competitività dell’Italia nel quadro internazionale (ad es. valorizzazione
dei beni culturali e paesaggistici, porti e aeroporti di interesse
nazionale e internazionale), le materie che riguardano i diritti
fondamentali dei cittadini (ad es. disposizioni generali e comuni per la tutela della salute e per la sicurezza alimentare).
• Secondo passaggio.
Le Regioni che sono in equilibrio di bilancio, e quindi possono
garantire l’esercizio di nuovi poteri, possono chiedere nuove
competenze in determinate materie (ad es. politiche sociali, politiche attive del lavoro, governo del territorio).
• Terzo passaggio.
Tutte le Regioni, attraverso i loro consiglieri senatori, partecipano all’esercizio dei poteri del Senato, legislativi e di controllo.
D. Riportare in seno al Governo centrale le decisioni relative a una
serie di temi strategici per il Paese può rendere più lineare l’iter autorizzativo di alcune infrastrutture, quelle per l’appunto considerate di
interesse nazionale, evitare la mole di contenziosi tra Stato e Regione,
ma non scongiura di per sé la nascita di conflitti o di opposizioni. Quali
interventi, anche legislativi, potrebbero affiancare, a suo avviso, questa riforma per favorire la creazione di un clima di confronto e di concertazione tra i vari livelli, cittadini compresi, elemento che resta comunque necessario in merito a queste tematiche delicate, se si vogliono
evitare situazioni di stallo?
R. La riforma abolisce la legislazione concorrente (lo Stato detta le disposizioni generali e le Regioni si occupano della legislazione di dettaglio) che é stata la fonte principale delle controversie tra
Stato e Regioni.
Tuttavia non si possono escludere nuovi conflitti, anche se in
numero certamente molto inferiore a quelli degli anni scorsi. I conflitti ci sono anche in Germania e persino negli Stati Uniti. Occorre
comunque tener conto che le Regioni saranno presenti, nel livello
nazionale, attraverso i consiglieri senatori e che le Regioni stesse
potranno farsi promotrici di intese al fine di estendere le proprie
competenze (art.116, nel nuovo testo).
51
52
Osservatorio Nimby Forum®
D. La riforma del Senato restituisce alle Regioni il peso che la riforma del Titolo V sottrae loro oppure no? Qual è la sua impressione proprio dal punto di vista della percezione nelle singole Regioni di questo
aspetto? Servono altre forme di "bilanciamento”?
R. Il decentramento serve ai cittadini, non alle Regioni. Bisogna
guardare soprattutto ai cittadini che vivono nelle Regioni, più che
alla misurazione dei poteri tolti o attribuiti alle Regioni; nel Nord
c’è una presenza di tumori pari al doppio della presenza nel Sud, ma
nel Sud c’è il doppio di decessi per tumori rispetto al Nord. Dobbiamo essere interessati alle condizioni di vita e ai diritti dei cittadini
che nelle Regioni vivono. La riforma attuale garantisce questi diritti più e meglio di quanto lo facesse la riforma del Titolo V approvata
nel 2001. Ad esempio, prevede che spetti allo Stato l’emanazione di
“disposizioni generali e comuni” per la tutela della salute e quindi
pone le basi per una garanzia uguale della salute di tutti i cittadini
sul territorio nazionale, indipendentemente dalla regione di appartenenza.
D. La riforma introduce nel nostro ordinamento i referendum propositivi. Una novità importante che tocca il tema, sempre più centrale,
del rapporto tra democrazia rappresentativa e democrazia deliberativa, o partecipativa. Da questo punto di vista, potrebbe essere necessario inserire il referendum propositivo, così come il Dibattito Pubblico, il
sondaggio deliberativo e altri strumenti di democrazia partecipativa,
comuni in Europa, in un quadro organico. Nel nostro Paese, dove alcune Regioni e Comuni hanno approvato leggi specifiche, a livello nazionale questo quadro tutt’ora manca: ci arriveremo?
R. Il referendum propositivo è previsto dal nuovo testo dell’art.
71 della legge sulla quale voteremo il 4 dicembre. Lo stesso articolo prevede “referendum d’indirizzo” e “altre forme di consultazione
anche delle formazioni sociali”. Gli strumenti di democrazia partecipativa da lei citati rientrano pienamente nella previsione costituzionale.
Sezione II - La riforma del Titolo V della Costituzione
Luciano Violante
Luciano Violante è Professore ordinario di Istituzioni di diritto e procedura penale
presso l’Università di Camerino.
Laureato in giurisprudenza a Bari nel 1963, entra in magistratura nel 1966. È giudice istruttore a Torino sino al 1977. Dal 1977 al 1979 lavora presso l'ufficio legislativo del
Ministero della Giustizia, occupandosi prevalentemente della lotta contro il terrorismo.
Nel 1983 vince la cattedra di istituzioni di diritto e procedura penale e si dimette dalla
magistratura. È stato deputato dal 1979 al 2008, prima nelle liste del PCI, partito al quale
si iscrive nello stesso anno, poi in quelle del PDS, dei Ds-l'Ulivo e dell'Ulivo.
Ha fatto parte della Commissione d'inchiesta sul caso Moro, della Commissione
Antimafia, del Comitato parlamentare per i servizi di sicurezza, della Commissione per
la riforma del codice di procedura penale, della Commissione Giustizia e della Giunta per
il Regolamento della Camera dei Deputati. È Presidente della Commissione Antimafia dal
settembre 1992 al marzo 1994.
Dal 1994 al 1996 è Vice Presidente della Camera dei Deputati. Il 10 maggio 1996 viene eletto Presidente della Camera dei Deputati per la XIII Legislatura. Rieletto alle elezioni politiche del 2001 e del 2006, nel 2006 è eletto presidente della I Commissione (Affari
costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni).
53
Osservatorio Nimby Forum®
54
55
1.Dibattito Pubblico
nel processo decisionale
delle infrastrutture
di trasporto
di Ennio Cascetta, Coordinatore della Nuova Struttura Tecnica
di Missione, Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti
Sezione III
Infrastrutture
e Dibattito Pubblico
La storia delle infrastrutture di trasporto in Italia è una storia fatta
di successi. Negli ultimi anni, però, abbiamo accumulato ritardi importanti nei confronti di Spagna, Francia, Germania, Inghilterra. La mancanza di un quadro unitario di pianificazione nazionale è certamente tra
le ragioni principali di questo ritardo. Oggi, il Governo vuole avviare una
nuova stagione di pianificazione dei trasporti, definendo obiettivi, strategie e azioni, e vuole farlo condividendo con i territori la responsabilità
di scegliere.
Negli ultimi anni, nel settore delle infrastrutture e dei servizi di trasporti, si è assistito a una progressiva riduzione dei fondi
destinati alla realizzazione delle opere di pubblica utilità. Contemporaneamente, nel nostro Paese, si è rilevata una criticità nella capacità di spesa dei fondi pubblici in termini di bassa qualità dei progetti, scarso consenso pubblico e conseguente dilatazione dei tempi
e costi di realizzazione. Eppure la storia delle infrastrutture di trasporto in Italia è ricca di successi: dall’ingegneria stradale e marittima dei romani, al sistema autostradale del secondo dopoguerra, alla
direttissima Roma-Firenze e infine la prima tratta di Alta Velocità
ferroviaria in Europa. Ad oggi, invece, ci troviamo a scontare dei
grossi deficit infrastrutturali rispetto ai principali Paesi europei. I
maggiori ritardi sono riscontrabili per le infrastrutture e i servizi
di trasporto locale; la media europea (considerando i cinque Paesi Europei che ha senso confrontare: Francia, Germania, Inghilterra, Italia e Spagna) di rete metropolitana per milioni di abitanti è di
circa 74 km contro i circa 34 in Italia. Basti pensare che nella sola
Madrid ci sono più chilometri di metropolitana (233) che in tutte le
56
Osservatorio Nimby Forum®
città italiane messe insieme. Dati analoghi si ottengono per quasi
tutte le componenti dei sistemi di mobilità urbana e metropolitana:
dalle piste ciclabili, ai posti auto nei parcheggi di destinazione ed interscambio, alle dotazioni di sistemi informatici e telematici di controllo del traffico e di informazione all’utenza, fino alle reti tramviarie. In Europa, ci sono in media 130 km per milione d’abitante di
rete tramviaria, contro quella italiana di 42 km, il 68% in meno. La
somma di tutta la rete tranviaria italiana (467 km di cui 320 solo tra
Milano e Torino) è inferiore alla rete tramviaria di Berlino e Brandeburgo (509 km).
I problemi che hanno condotto il nostro Paese a questi ritardi
infrastrutturali sono molteplici. Prima di tutto l’assenza di un quadro unitario di pianificazione nazionale; per le tante infrastrutture
di cui abbiamo bisogno si è di fatto promesso tutto e non si è scelto
(quasi) nulla. Lunghissimi elenchi di opere, circa 348 nella sola Legge Obiettivo, con progetti costosi, che hanno raccolto acriticamente
le richieste di Regioni, enti locali, politici, aziende di trasporto, organismi internazionali. Molti di questi progetti erano afflitti dalla
cosiddetta sindrome DAD (“Decidi, Annuncia e Difendi”): progetti
non condivisi con i territori che hanno trovato resistenza con conseguenti problemi nella realizzazione (nei casi in cui si è riusciti a
realizzare e non sono diventate delle opere incompiute). È utile ricordare che il processo decisionale relativo agli interventi su un sistema di trasporto è, di solito, molto più complesso e articolato di
quanto avviene in molti altri sistemi progettati dall’ingegnere, soprattutto perché ha effetti sulla collettività.
Infatti, progettare un intervento o pianificare un sistema di
trasporti significa gestire un processo di decisione pubblica che incide sulla collettività, su tanti interessi molto spesso contrastanti.
La decisione si forma attraverso un processo che può essere visto
come l’insieme di tutte le azioni che avvengono dal momento in cui
viene individuato un problema o un’opportunità, fino al momento
in cui viene presa una decisione ad esso relativa. Qualunque decisione si forma nel corso di un processo, la qualità della soluzione
scelta dipende, a parità di input (obiettivi, vincoli, regole, ecc.), dal
processo decisionale 1.
Un cattivo processo decisionale spesso conduce alla decisione
di non decidere, di non fare, o quantomeno aumenta tempi e costi
dei progetti.
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
In Brasile già dal 1989 è in atto un processo decisionale partecipato per la definizione del bilancio2. Il caso brasiliano è uno dei pochi casi per cui, anche se non vi è una regolamentazione istituzionalizzata formalmente, la partecipazione della popolazione (sia ceti
bassi che classe media) è predominante. La Francia, invece, è uno
dei primi paesi in cui si è istituito formalmente il Dibattito Pubblico
per i grandi progetti di interesse nazionale (Débat Public). A causa
degli scontri e delle rivolte contro la realizzazione del tracciato della
linea ad alta velocità del TGV Mediterranée tra Lione e Marsiglia, il
parlamento ha formalizzato e reso obbligatorio il Public Engagement
per opere di rilevanza nazionale con elevati impatti socio-economici e territoriali.
Recentemente il Governo italiano ha deciso di seguire l’orientamento europeo e invertire la tendenza italiana degli ultimi anni,
avviando una nuova stagione di pianificazione dei trasporti definendo prima gli obiettivi, le strategie e le azioni della nuova pianificazione, programmazione e progettazione delle infrastrutture dei
trasporti (Allegato Documento di Economia e Finanza aprile, 2016
– ex Allegato Infrastrutture) e poi introducendo alcuni importanti
elementi nell’ambito dei lavori pubblici (Nuovo Codice degli Appalti
- D.lgs. 18 aprile 2016 n. 50).
Uno degli elementi di novità del Nuovo Codice degli Appalti è
l’introduzione del Dibattito Pubblico per giungere ad opere condivise (Art. 22), obbligatorio per “le grandi opere”, già in fase inziale
ovvero sul progetto di fattibilità, quando ancora tutte le scelte possono essere messe in discussione. Nel testo si rimanda a successivi
decreti attuativi e linee guida per la specificazione delle soglie dimensionali per la classificazione di grande opera infrastrutturale
e per definire le fasi di buon processo decisionale. Si è, di fatto, in
una fase di trasformazione in cui il Pubblic Engagment è stato trasformato oltre che in norme anche in spirito. Infatti, aumenta nella
pubblica amministrazione e non solo, la consapevolezza che per le
opere d’interesse pubblico è necessario il coinvolgimento della popolazione e di tutti gli stakeholder.
1. Cascetta E. (2012). I processi decisionali e il ruolo del public engagement nei
trasporti, in Tornare a desiderare le infrastrutture, rapporto Censis marzo ,pp. 111-117.
2. Cascetta E., Pagliara F. (2015). Le infrastrutture di trasporto in Italia: cosa non
ha funzionato e come porvi rimedio. ARACNEeditriceint.leS.r.l.
57
Osservatorio Nimby Forum®
58
Un esempio recente in Italia di processo decisionale partecipato è il caso del passante di Bologna. Per questo progetto è stata sviluppata una procedura condivisa, la consultazione è avvenuta con
incontri pubblici programmati e pubblicizzati. Attraverso un sito
web dedicato al confronto pubblico, è possibile scaricare la documentazione che illustra in dettaglio le caratteristiche del progetto.
Dal 22 luglio al 29 ottobre 2016, sono stati previsti cinque incontri
di presentazione del progetto e quattro incontri di approfondimenti. Gli incontri di presentazione hanno lo scopo di illustrare e chiarie ai cittadini gli aspetti del progetto. Durante gli incontri è possibile formulare osservazioni e proposte. Per garantire la massima
trasparenza del processo decisionale, al termine di ogni appuntamento, il resoconto degli incontri e le risposte alle domande formulate durante il dibattito sono pubblicati sul sito web. Per massimizzare l’efficacia del processo, il responsabile del confronto alla fine
della consultazione (quindi alla fine di tutte le riunioni) elaborerà
un Rapporto finale nel quale sintetizzerà quanto è emerso durante
i confronti.
Il caso di Bologna è solo il primo esempio applicativo della nuova stagione di pianificazione delle infrastrutture in Italia.
Ennio Cascetta
Nato a Napoli il 16 dicembre 1953, dal 1986 è professore ordinario di Pianificazione
dei Sistemi di Trasporto presso l’Università Federico II di Napoli e docente presso il Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Cambridge USA.
È stato coordinatore scientifico per la redazione del Piano Generale dei Trasporti
e della Logistica (PGTL) e direttore del Secondo Progetto Finalizzato Trasporti del CNR.
Dal 2000 al 2010 è stato Assessore ai Trasporti della Regione Campania contribuendo alla realizzazione del progetto di Metropolitana Regionale (50 km di linee e 40
stazioni aperte), delle infrastrutture di trasporto (investimenti completati per 8 miliardi
di euro), del sistema tariffario Unico Campania, del metrò del mare e dello sviluppo delle
piattaforme logistiche. Dal 2005 al 2010 è stato Coordinatore della Commissione Infrastrutture, Mobilità e Governo del Territorio della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.
Da ottobre 2011 è presidente del comitato scientifico della Fondazione Caracciolo
dell’Automobil Club Italia. Da ottobre 2013 a settembre 2015 è stato presidente della Società Italiana di Politica dei Trasporti www.sipotra.it. Da marzo 2014 a settembre 2015 è
stato membro dell’Advisory Board dell’ART Autorità di Regolazione dei Trasporti.
Da ottobre 2015 è coordinatore della Struttura tecnica di Missione per l’indirizzo
strategico, lo sviluppo delle infrastrutture e l’Alta Sorveglianza presso il Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti.
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
2. Non sarà la stessa storia
Un nuovo tratto di TAV.
Un’altra storia da scrivere.
Intervista a Iolanda Romano,
Commissario Straordinario per il Terzo Valico dei Giovi
di Agnese Bertello
Il Terzo Valico dei Giovi è un tratto di linea ad alta capacità veloce.
Cinquantatre km che collegano il sistema portuale ligure al nord Italia e
all’Europa. Per cercare di imprimere un’altra marcia al progetto il Ministero delle Infrastrutture nomina un commissario e sceglie una figura
insolita, una mediatrice, puntando sulla concertazione e il confronto con
i territori.
D. Quella del Terzo Valico dei Giovi è una storia lunga, passata un
po’ sotto silenzio, forse perché i riflettori erano puntati altrove… Cerchiamo di ricostruire la storia dall’inizio?
R. Il Terzo Valico è una nuova linea ad alta capacità veloce
che consente di potenziare i collegamenti del sistema portuale ligure con le principali linee ferroviarie del Nord Italia e con il resto
d’Europa. Un’infrastruttura che si inserisce nel Corridoio Reno –
Alpi, uno dei corridoi della rete strategica transeuropea di trasporto
(TEN-T core network) che collega le regioni europee più densamente popolate e a maggior vocazione industriale. La storia comincia
quasi venticinque anni fa. Il primo progetto risale al 1992, nel 1994
arriva il parere negativo alla sua realizzazione; nel 1996 si elabora
il secondo progetto, ma anche questo non ottiene l’approvazione,
così come il terzo, proposto nel 2003. A raggiungere questo obiettivo è invece il quarto progetto. A questo punto siamo però già entrati nel nuovo millennio, è il 2003. Nel 2001 intanto il progetto era
stato inserito nell’elenco delle infrastrutture strategiche. Nel 2006,
con la delibera Cipe n.80, viene approvato il progetto definitivo. Nel
2010 viene autorizzata la realizzazione di 6 lotti costruttivi "non
funzionali”, si è scelto cioè di suddividere la realizzazione in lotti
che non devono necessariamente susseguirsi in maniera sequen-
59
60
Osservatorio Nimby Forum®
ziale. Nel 2012 vengono avviati i cantieri. Oggi si sta lavorando sui
primi tre dei 6 lotti e il quarto è stato autorizzato dal Cipe nell’agosto di quest’anno. L’opera dovrebbe essere conclusa nel 2021. L’investimento complessivo è di 6 miliardi e 200 milioni di euro. Come si
vede, il tempo di gestazione dell’opera è stato molto lungo.
D. La nomina di un Commissario ha proprio l’obiettivo di dare impulso alla realizzazione dell’opera. In che modo? Come si concretizza il
suo intervento?
R. Sono stata nominata Commissario il 25 dicembre 2015 e
sono diventata operativa nel febbraio successivo. A definire i compiti del Commissario è la legge. Il decreto che sancisce la mia nomina parla di attività di coordinamento e di impulso alla realizzazione dell’opera. Io ho fatto inserire uno specifico punto, all’articolo
1, in cui si dice che il Commissario agisce in modo indipendente
nell’accompagnamento alla realizzazione dell’opera e nell’interesse
pubblico. Rispetto ai compiti che istituzionalmente sono assegnati
al Commissario, ho voluto sottolineare due punti: l’indipendenza e
l’interesse pubblico. Quest’idea dell’indipendenza rispetto a tutti i
soggetti coinvolti è molto importante. Il mio è un approccio da mediatrice ed emerge in ogni scelta e azione che intraprendo.
Accompagnare la realizzazione dell’opera significa occuparsi
prevalentemente di tutti gli aspetti di connessione tra il contesto
territoriale e l’opera stessa, vuol dire per esempio lavorare sul tema
dell’impatto ambientale previsto, e della sicurezza, vuol dire occuparsi delle opportunità di sviluppo del territorio. L’accento si sposta
dalla realizzazione dell’opera a tutti i costi, alla realizzazione dell’opera nell’interesse pubblico. È quello che deve essere perseguito a
tutti i costi, a mio avviso.
D. Quali sono le implicazioni di questo approccio? Cosa significa
concretamente?
R. Il Commissario viene nominato per favorire la realizzazione
dell’opera. L’opzione zero non rientra negli scenari possibili. Lavorare nell’interesse pubblico significa per esempio che se ho bisogno
di fare degli approfondimenti che portano via del tempo, se li considero necessari nell’interesse pubblico, li facciamo. Significa operare
nella massima trasparenza e nella massima condivisione delle informazioni con i cittadini: per esempio, in questa fase di scavi, in sinergia con l’Osservatorio Ambientale, abbiamo attivato un monitoraggio specifico per l’amianto naturale, abbiamo aggiunto dei punti
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
di rilevazione, metteremo i dati a disposizione sul sito, provvederemo alla localizzazione di display che informino costantemente i
cittadini sui dati.
D. Uno dei risultati più importanti messi a segno è un accordo con
le rappresentanze sindacali delle Regioni coinvolte. Come ci si è arrivati?
R. Al centro dell’accordo sono i posti di lavoro nella fase di realizzazione dell’opera: quello siglato con i sindacati è un risultato
importante, e deriva da nove mesi di lavoro intenso su situazioni di
microconflittualità, a partire dall’impatto del cantiere sul territorio,
per arrivare al traffico, alle tematiche ambientali… L’ultimo obiettivo raggiunto è l’accordo, firmato pochi giorni fa dal Ministro Delrio
con gli undici comuni del territorio, per investire 60 milioni di euro
da destinare allo sviluppo del territorio. L’ottica in cui ci muoviamo
è innovativa; non ha niente a che fare con la logica delle compensazioni, ma è piuttosto programmatoria, progettuale, si interroga sulle
scelte che si possono ancora fare per aumentare le opportunità, cioè
i benefici economici e ambientali, che il Terzo valico può portare al
territorio.
D. Per definire come investire questo denaro ha proposto un’iniziativa del tutto inedita in questo tipo di contesti, un Open Space Technology…
R. Sì, l’Open Space è una metodologia sempre più utilizzata in
contesti internazionali, anche da istituzioni ed organismi importanti. Per l’Italia, in un contesto di questo tipo, rappresenta una
scelta irrituale, ma necessaria per ossigenare la discussione pubblica, coinvolgere tutti i protagonisti, far capire che tutti sono direttamente e concretamente coinvolti, che ciascuno può contribuire a
definire i possibili interventi.
Quello che stiamo attivando è una sorta di “Dibattito Pubblico
tardivo”, come lo ha definito lo stesso Ministro Delrio, ma l’idea è
che non è mai troppo tardi, che ci sono tantissimi spazi di ottimizzazione e questo tema, quello dello sviluppo economico del territorio,
è esattamente uno di questi. La domanda cui dobbiamo rispondere
è: come far sì che l’opera sia utile al territorio nel lungo periodo?
D. Qual è stata la reazione?
R. Positiva, direi. L’OST, insieme al progetto condiviso che nascerà dal percorso partecipativo, è l’ultimo atto del primo anno di
mandato. Un anno in cui abbiamo lavorato sempre in un’ottica con-
61
Osservatorio Nimby Forum®
62
OPEN SPACE TECHNOLOGY – OST
Laboratorio creativo ideato da Harrison Owen, antropologo
che si è dedicato anche alla consulenza aziendale, permette ai partecipanti di esplorare liberamente le proposte creative che emergono e sono proposte autonomamente dai presenti.
È uno strumento di apprendimento reciproco che facilita la
condivisione di informazioni, conoscenze, esperienze all’interno di
una comunità. È un ottimo punto di partenza per un lavoro di progettazione partecipata quando occorre un confronto su questioni
complesse e dove non esiste una soluzione univoca e serve invece
la possibilità di un’elaborazione “fuori dagli schemi”.
L’OST è oggi una tecnica molto diffusa e praticata anche in ambienti istituzionali e aziendali.
Il 29 ottobre si è tenuto l'Open Space per il Terzo Valico dei Giovi. All'iniziativa hanno partecipato 300 cittadini.
http://commissarioterzovalico.mit.gov.it
certativa; un anno in cui è risultato evidente che affrontare i conflitti con l’ascolto e la mediazione può portare degli indubbi vantaggi. Oggi, dopo nove mesi di lavoro di questo tipo, posso chiedere un
atto di fiducia. Non è una cosa da poco, perché l’OST è aperto a tutti,
dunque è aperto anche al dissenso.
Questo risultato è frutto della collaborazione tra tutti i soggetti
che si sono resi disponibili a un radicale cambiamento di approccio, che
si è manifestato in ogni scelta, da quelle micro a quelle macro. Nel Protocollo d’Intesa relativamente all’uso di questi 60 milioni, sottoscritto
da tutti gli attori, abbiamo inserito alcuni paragrafi che specificano che
questi fondi dovranno essere utilizzati per progetti sovracomunali che
favoriscono lo sviluppo dell’intera area. Non ci sarà la solita spartizione tra Comuni. Non si adotterà un’ottica compensativa.
D. Quali sono le prossime tappe?
R. Il nostro obiettivo è costruire il progetto e portarlo al CIPE.
Vogliamo ottimizzare il modo in cui viene realizzata l’opera, integrare questi interventi. Va sottolineato che il progetto è isocosto:
il tetto posto dal CIPE alla realizzazione dell’opera è di 6 miliardi e
200 milioni e non saranno superati.
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
Terzo Valico dei Giovi. I numeri
37 Km Gallerie
30 Km
25 Km
2021
SUL TOTALE DEI CHILOMETRI
Inter-Connessioni
PREVISTE DAL PROGETTO
di Viabilità
CONCLUSIONE LAVORI
D. Un’altra storia rispetto alla Val di Susa?
R. Non ci si può non confrontare con la storia della Val di Susa;
Mario Virano, già direttore dell’Osservatorio sulla Torino Lione, è
la prima persona cui ho telefonato dopo la nomina, proprio per confrontarci sulle due diverse situazioni. Le situazioni di contesto sono
molto diverse, anche per quanto riguarda il livello di conflittualità presente, ma è importante che cerchiamo sempre di imparare
dall’esperienza di altri. In questi mesi di lavoro, ho puntato molto
sul rapporto con i Sindaci dei Comuni interessati. Quello che ho enfatizzato, e che ho tenuto a sottolineare concretamente, nelle mie
scelte, è l’indipendenza della figura. Il mio ruolo è quello di mediatore tra le parti, per questo è fondamentale che sia terzo rispetto a
tutti.
D. È una scelta strategica che riguarda solo il Terzo Valico o possiamo aspettarci che questo nuovo modo di procedere si applichi alla
pianificazione e alla realizzazione di tutte le infrastrutture?
R. Mi sembra che tutta l’impostazione del piano infrastrutturale "Connettere l’Italia” vada in questa direzione. È la prima volta dopo secoli che sentiamo dire che le opere devono essere utili,
snelle e condivise. Anche il fatto che abbiano scelto una mediatrice
come Commissario è decisamente indicativo.
Iolanda Romano
Dottore di ricerca in politiche pubbliche del territorio, è esperta di processi decisionali inclusivi con competenza specifiche in comunicazione, mediazione dei conflitti pubblici e tecniche di progettazione partecipata. È fondatrice di Avventura Urbana, di cui è
stata Presidente dal 1992 a gennaio 2016 e di cui è attualmente socia.
Dal febbraio 2016 è Commissario straordinario di Governo per la linea ferroviaria
AV/AC del Terzo valico dei Giovi, su incarico del Presidente del Consiglio dei Ministri.
63
Osservatorio Nimby Forum®
64
3. Dibattito Pubblico.
Le sperimentazioni in corso
di Agnese Bertello
Il nuovo Codice degli Appalti ha introdotto in Italia il Dibattito Pubblico. L’articolo previsto dalla riforma non fornisce, però, elementi per
capire come organizzarlo e gestirlo. In assenza di un modello italiano,
e in attesa dei decreti applicativi previsti per la primavera 2017, alcune amministrazioni e imprese hanno virtuosamente avviato delle sperimentazioni. Vediamo com’è andata a Livorno, Bologna e Termoli.
La riforma del Codice degli Appalti, approvata l’anno scorso,
con l’articolo 22 introduce il Dibattito Pubblico nella legislazione
italiana. Il testo è generico e rimanda a decreti applicativi successivi, da applicare entro la primavera del 2017, la definizione di alcuni
aspetti delicati relativi a questo strumento.
Quali sono le opere soggette a dibattito pubblico? La discriminante è finanziaria, valore dell’investimento, o settoriale? Sarà costituita un’autorità nazionale, come in Francia, oppure no? Se sì,
con quale ruolo? Il costo della realizzazione del Dibattito Pubblico
su chi ricade? Come si innesta nell’impianto legislativo attuale?
Queste sono solo alcune delle domande che attendono risposta.
Il riferimento diretto è il Débat Public che però come modello
non basta più, non soltanto perché dovrà comunque essere contestualizzato, cambiato alla luce delle esperienze e delle specificità del
nostro Paese, ma anche perché lo stesso Débat Public, dopo vent’anni di applicazione, è stato oggetto di una profonda rivisitazione, anche alla luce delle esperienze partecipative italiane.
La legge Toscana sulla partecipazione è un altro evidente punto di riferimento, così come lo è il lavoro con il territorio realizzato a
Genova, per la progettazione della Gronda autostradale, e condotto
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
da Luigi Bobbio. è quello il primo vero Dibattito Pubblico Italiano.
Su questo fronte, il Governo pare questa volta intenzionato ad
andare avanti, indipendentemente da quando saranno disponibili i
decreti attuativi. Il ministro Delrio, in un’intervista, ha dichiarato di
volerlo istituire anche per la realizzazione del Ponte sullo Stretto e
il Commissario Errani, in altre occasioni, ha parlato della necessità
di un coinvolgimento diretto della popolazione anche per la ricostruzione nei territori segnati dall’ultimo terremoto.
Dalla pubblicazione del nuovo codice degli appalti ad oggi, intanto, alcune amministrazioni ed imprese hanno avviato sperimentazioni interessanti sotto molteplici punti di vista. A scegliere
questa strada sono state città con dimensioni molto diverse: Termoli, che ha avviato un DP sulla riqualificazione del centro storico,
ha 35.000 abitanti circa; Livorno, impegnata in una riqualificazione del porto cittadino, ne conta 180.000; Bologna, alle prese con il
progetto del passante autostradale ne conta 358.000, ma la Città
Metropolitana, comunque indirettamente interessata al progetto,
arriva a qualcosina in più di un milione di abitanti.
Due casi su tre riguardano infrastrutture viarie. Il terzo, che
ha per oggetto la riqualificazione del centro storico, nasce comunque per rispondere a un bisogno di ripensamento del traffico urbano, del sistema dei parcheggi e della vivibilità e godibilità di un’area
preziosa che si affaccia sul lungomare.
Al centro, dunque, è la mobilità, cittadina, nazionale e internazionale.
Termoli ha optato per un coinvolgimento massiccio dei cittadini attraverso la piattaforma online, riservando i workshop a una
selezione di attori del territorio, particolarmente coinvolti dal progetto. Il DP è stato avviato in una fase assolutamente progettuale in
cui le esigenze dei cittadini possono essere effettivamente introdotte.
Livorno e Bologna hanno avviato invece un confronto serrato
con diversi momenti di confronto pubblico e visite ai luoghi e alle
aree su cui saranno realizzati gli interventi.
In particolare, il modello proposto a Bologna si è trasformato
in un laboratorio progettuale molto concreto e tecnico che ha visto
lavorare insieme cittadini ed esperti. Questo aspetto di co-progettazione è forse mancato a Livorno, che poteva pensare di integrarlo
per esempio per quanto riguarda la Stazione Marittima, in fase non
avanzata di progettazione e di grande interesse per i cittadini, mentre il tema dell’ampliamento della Piattaforma Europea risultava,
65
Osservatorio Nimby Forum®
66
alla maggioranza dei cittadini presenti, eccessivamente complesso
per riuscire a dare un contributo reale.
Tutti e tre i dibattiti rispettano il modello francese nelle tappe
conclusive, con la stesura di una relazione finale da parte del Responsabile, attore terzo rispetto alle parti, e una dichiarazione, resa
nell’arco di un tempo fissato precedentemente, da parte della società che promuove il progetto su cosa intende fare di tutte le osservazioni che emergono da questo confronto. Gli scenari che si aprono
sono sostanzialmente tre: la rinuncia al progetto in quel contesto, la
promozione del progetto tal quale, la modifica del progetto alla luce
delle osservazioni, critiche, proposte emerse.
I DP di cui stiamo parlando sono ancora tutti in corso e per il
momento non è possibile sapere come andrà a finire. In tutti i casi,
le società proponenti si sono dimostrate molto aperte al confronto.
3.1 I casi di Livorno, Bologna, Termoli
Dibattito in porto
Dibattito Pubblico sulla riqualificazione del porto di Livorno
Città: Livorno (159.000 abitanti)
Proponente il progetto: Autorità Portuale di Livorno
Soggetti promotori: Autorità per la Partecipazione della Regione Toscana, Autorità Portuale.
Responsabile: Sophie Guillain, (RES), nominata dall’Autorità
per la Partecipazione della Regione Toscana.
Durata del dibattito: aprile – novembre 2016.
I diversi momenti di confronto si sono conclusi a giugno. A luglio è stata presentata la relazione finale del Responsabile del Dibattito, a novembre l’Autorità Portuale presenterà le sue dichiarazioni
conclusive.
Valore dell’investimento
La riqualificazione della Piattaforma Europa è un’opera complessa che sarà realizzata in due fasi e che prevede un investimento
complessivo di 1,3 miliardi.
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
L’intervento sulla stazione marittima è stimato oggi, sulla base
del progetto preliminare in discussione, in 130 milioni di euro.
Fase del progetto: Il Dibattito Pubblico avviene in una fase progettuale già avanzata per quanto riguarda la Piattaforma Europa
(studio di fattibilità), mentre per quanto riguarda la riqualificazione
della stazione marittima, il progetto è ancora in fase preliminare.
Caratteristiche del progetto: Realizzazione della nuova Piattaforma Europa per il porto commerciale, riqualificazione della stazione marittima. Il primo intervento prevede un raddoppio della
superfici e un avanzamento verso il mare delle strutture portuali.
è motivato dalla necessità di adeguare le strutture commerciali del
porto, garantendo a navi di grande tonnellaggio di attraccare a Livorno; il secondo è motivato dalla necessità di gestire meglio i flussi
di turisti in arrivo a Livorno, integrando la stazione turistica nella
vita della città e nel centro storico, garantendo maggiori ricadute
economiche per il territorio legate al flusso di turisti in transito.
•
•
•
•
•
•
•
Incontri previsti dal Dibattito Pubblico
2 incontri (lancio e chiusura),
1 workshop con gli stakeholder
3 laboratori tematici,
2 visite guidate al porto commerciale
2 visite alla stazione marittima
1 punto informativo fisso (port center),
Raccolta dei quaderni degli attori on line
Critiche e proposte emerse
Per quanto riguarda la realizzazione della Piattaforma Europa,
le critiche più significative hanno riguardato le ragioni strategiche
del progetto, il modello di sviluppo, più che il progetto tecnico e ingegneristico. Se l’obiettivo condiviso è fare sì che il porto di Livorno resti al centro delle più importanti tratte mercantili, non è però
scontato che la strada per raggiungere questo obiettivo sia garantire l’accesso a navi mercantili di grande tonnellaggio; viene messa in
discussione l’identificazione del mercato e della tratta di riferimento. È emersa, per esempio, la necessità di un ulteriore studio indipendente sui traffici portuali a livello internazionali, oltre a quello
già realizzati di Ocean Shipipng consultants e Apollonia.
67
Osservatorio Nimby Forum®
68
Dibattito in Porto Livorno. I numeri
Piattaforma Europa
1,3 miliardi
1.300
866 milioni
2.700
investimento per l’intero progetto
CA. investimento per la prima fase
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
Secondo i dati del sondaggio condotto durante il Dibattito, il
91% dei partecipanti ritiene che il Dibattito sia stato utile a chiarire
aspetti tecnici relativi al progetto; alta la percentuale di chi ritiene
di aver compreso meglio in questo modo anche le ragioni del progetto (89%).
posti di lavoro diretti
posti di lavoro indotti
326 Mln di finanziamento privato
540 Mln di finanziamento pubblico
di cui 362 per opere pubbliche
Stazione Marittima
Il proponente
L’Autorità portuale ha partecipato a tutti gli incontri pubblici,
rispondendo con i suoi tecnici alle sollecitazioni che emergevano
durante gli incontri. APL ha sottolineato pubblicamente tra gli elementi positivi del Dibattito Pubblico la possibilità di dialogare nel
merito del progetto con le istituzioni territoriali, la creazione di un
clima di confronto nuovo. Il proponente ha 90 giorni dalla consegna del Documento finale per comunicare la sua scelta (modifica del
progetto sulla base di quanto emerso attraverso il Dibatttio, conferma del progetto tal quale, rinuncia al progetto)
130 milioni
ca. investimento nel progetto
INFO:
www.dibattitoinporto.it
http://www.facebook.com/dibattitoinportolivorno/?fref=ts
Per quanto riguarda la realizzazione della stazione marittima,
invece, si sottolinea con forza la necessità di un’integrazione tra
questa zona della città e il centro storico, da una parte rivalutando
le potenzialità turistica della città stessa, che non vuole più essere
soltanto zona di rapido transito per turisti diretti verso le altre città
della Toscana, dall’altra per recuperare alla vita cittadina un’area
estesa e importante come quella del porto. È da intendersi come
un’opportunità per una più generale riqualificazione urbana e quindi deve essere integrata nel Piano di Governo del Territorio (PGT)
Livello di partecipazione
Ai diversi momenti di confronto hanno partecipato complessivamente 355 persone, 100 di queste hanno partecipato a più eventi. Le
visite ai silos del porto commerciale e alla stazione marittima sono state seguite da 211 persone. Complessivamente sono 667 le sollecitazioni
pervenute a cui è stata data risposta on line. Dieci sono i "Quaderni degli attori” messi in condivisione (documenti specifici di considerazioni e
proposte da parte di stakeholder del territorio). A questi si aggiungono
i verbali di tutti gli incontri. I like alla pagina facebook sono stati 2.508.
Potenziamento del nodo tangenziale e autostradale di Bologna
Confronto Pubblico a Bologna
Città: Bologna (387.000 abitanti) e Città metropolitana
(1.000.000 di abitanti).
Impresa proponente il progetto: Autostrade per l’Italia.
Promotore progetto: Comitato di Monitoraggio composto da
Autostrade per l’Italia, Ministero delle Infrastrutture, Regione Emilia Romagna, Città Metropolitana di Bologna, Comune di Bologna.
Responsabile del Dibattito Pubblico: Andrea Pillon (Avventura Urbana), nominato dal Comitato di Monitoraggio.
69
70
Osservatorio Nimby Forum®
Comitato Scientifico
Il Dibattito Pubblico per la tangenziale di Bologna prevede la
presenza di un Comitato Scientifico composto da sette membri,
scelti tra gli esperti del settore. Tre membri sono stati nominati dai
Comitati contrari alla realizzazione dell’opera. Il comitato scientifico riveste una funzione di supervisione del processo decisionale,
ma contribuisce anche attivamente alla discussione, proprio per le
competenze tecniche che esprime.
Valore dell’investimento
Si stima un investimento di 650 milioni di euro.
Fase del progetto
È stato sottoposto a Dibattito Pubblico il progetto preliminare
per la realizzazione del potenziamento della tangenziale. Non è in
discussione il tracciato in sé, ma i dettagli dell’opera.
Durata del Dibattito Pubblico: luglio – ottobre 2016
A fine ottobre il Responsabile ha consegnato la relazione finale. Il Comitato di monitoraggio dovrà presentare le sue conclusioni
entro 15-20 giorni.
Incontri previsti dal Dibattito Pubblico
• Incontro di lancio,
• 5 incontri di presentazione in diversi quartieri della città, focalizzati sull’impatto per quel territorio in particolare,
• 4 incontri di approfondimento – scenari di traffico e mobilità
urbana, qualità urbana, ambiente e paesaggio, ambiente e salute, gestione dei cantieri,
• 5 laboratori progettuali nei quartieri a maggior impatto, con
cittadini che si sono candidati spontaneamente dopo i primi
incontri,
• momenti di microprogettazione: incontri con tecnici, visite a
diversi punti segnalati dai cittadini ragionare su specifiche situazioni molto circoscritte,
• 1 incontro di presentazione della relazione finale.
Caratteristiche del progetto
Il tema della tangenziale di Bologna è problematico da 30 anni.
Dopo diversi studi e valutazioni su ipotesi di intervento differente,
il Passante Nord e il Passante Sud, Autostrade per l’Italia ha indivi-
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
71
Passante di Bologna. I numeri
13 km
ca
Lunghezza dell’intervento
su autostrada e tangenziale in
entrambi i sensi di marcia
13 mt
Ampliamento della sede
stradale
6,5 metri per lato per l’80% dello
sviluppo e circa 10 metri per lato per il
restante 20%
400 mila m
3
terre da movimentare
rispetto ai 4 milioni di m3 del Passante
Nord e ai circa 3,5 milioni di m3 del
Passante Sud
24 ha
120 mila m
2
interventi di protezione
acustica
ampliamento delle barriere antirumore
esistenti e realizzazione di nuove barriere
130 ettari
di aree a verde
superiori a 5 volte l’occupazione di nuovo
suolo dell'intervento
3 anni
durata dei lavori
rispetto ai 5 anni del Passante Nord e Sud
80 km/h
limite di velocità
su tangenziale e 110 km/h su autostrada
2 milioni
la nuova occupazione
di suolo
rispetto ai 200 ettari del Passante Nord
e ai 50 ettari del Passante Sud
di ore all’anno
risparmiate dagli automobilisti sul sistema
autostradale/tangenziale
4 immobili
3 milioni
da demolire ad uso abitativo
rispetto ai 19 del Passante Nord e ai 25
del Passante Sud
di ore all’anno
risparmiate dagli automobilisti della
viabilità urbana
duato un tracciato definitivo. È questo tracciato che viene sottoposto a Dibattito Pubblico, con l’obiettivo di integrare e migliorare il
tracciato a partire dalle considerazioni che emergono dai cittadini.
Il progetto preliminare prevede l’ampliamento in sede del sistema esistente mediante la realizzazione di una piattaforma a 3
corsie, più corsia di emergenza, per senso di marcia, sia sull’A14 che
sulla complanare (con 4 corsie nel tratto più carico). L’intervento si
sviluppa su 13 km. La Road Map prevede l’avvio dei lavori nel novembre 2017. Tre, gli anni di cantiere previsti.
Caratteristiche del Dibattito
Un primo elemento di novità è rappresentato dalla presenza
del Comitato Scientifico.
Osservatorio Nimby Forum®
72
La struttura del Dibattito Pubblico in questo caso prevede una
serie di incontri più fitta ed un maggiore lavoro di co-progettazione.
Dopo la fase di presentazione e di approfondimenti, sono infatti seguiti dei laboratori di progettazione in cui i cittadini delle diverse
aree impattate dal progetto hanno potuto confrontarsi con i tecnici,
carte alla mano, e proporre alternative, evidenziare criticità.
In alcuni casi specifici, tecnici e cittadini hanno effettuato dei
sopralluoghi per verificare direttamente la situazione e l’intervento possibile. Questo in particolare nelle aree densamente popolate.
La gestione della conflittualità
Il Dibattito Pubblico sul passante di Bologna interviene in una
situazione di conflittualità. I proponenti il progetto hanno fatto una
scelta, quella relativa al tracciato. Questa scelta è stata presentata e
ne sono state spiegate pubblicamente le ragioni tecniche ed economiche durante i primi incontri; il tema è affrontato anche nel Dossier di presentazione iniziale. Esistono comitati che si sono espressi
in maniera contraria a questa scelta. I comitati sono stati chiamati a
partecipare, ed hanno concretamente partecipato agli incontri del
dibattito pubblico. I comitati hanno potuto esprimere dei loro rappresentanti all’interno del Comitato Scientifico.
Al di là dei comitati, la conflittualità è circoscritta alle aree in
cui l’opera avrà un maggiore impatto, dunque sulle aree maggiormente antropizzate. In queste aree, sono stati condotti con i cittadini dei laboratori di progettazione.
Il proponente
Autostrade per l’Italia si è dimostrata disponibile al confronto.
Molti tecnici dell’azienda hanno partecipato agli incontri mettendo
a disposizione le loro competenze e quindi avviando un dialogo diretto e concreto con i cittadini su aspetti specifici. Il proponente ha
20 giorni per rispondere.
Livello di partecipazione
Circa un migliaio le persone presenti complessivamente ai diversi incontri. I dati sulla partecipazione on line non sono ad oggi
disponibili.
INFO:
www.passantedibologna.it
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
Termoli 2020
Dibattito Pubblico sul progetto di riqualificazione del centro storico
di Termoli
Città: Termoli (3.500 abitanti)
Promotore: Comune di Termoli
Valore dell’investimento: 19 milioni di euro
Impresa promotrice il progetto: De Francesco Costruzioni sas.
Si tratta di un intervento in project financing.
Garante: Marco Olivetti, professore di diritto costituzionale,
nominato dal Comune.
Fase del progetto: il progetto è in fase di aggiudicazione provvisoria.
Durata del Dibattito Pubblico: 1 settembre – 30 novembre 2016.
Il 19 novembre il Garante presenterà le sue conclusioni. Il 30
novembre l’azienda promotrice presenterà le sue conclusioni.
Iniziative previste dal Dibattito Pubblico
• 5 eventi, compresa anche la relazione finale e la dichiarazione
del proponente l’opera,
• 3 workshop ciascuno con 4 tavoli tematici – progetto tecnico,
impatto ambientale, arcehologico, geologico, dati economici e
project financing, fase del cantiere,
• 2 incontri con gli studenti,
• 1 infopoint fisso presso il Comune di Termoli,
• 1 missione dell’amministrazione comunale a Vasto e Atessa
dove sono stati realizzati analoghi parcheggi sotterranei dalla
stessa ditta.
Caratteristiche del progetto
Il progetto interviene su un’area del centro storico pari a
17.000 m2.
73
74
Osservatorio Nimby Forum®
L’obiettivo è quello di risolvere in modo radicale il problema del
traffico e della sosta nella zona otto-novecentesca della città di Termoli, restituire al contesto urbano interessato le caratteristiche architettoniche dei luoghi.
Il progetto prevede, nello specifico, la realizzazione di un parcheggio interrato, la realizzazione di un passante sotterraneo cittadino, che collega la zona portuale con il lungomare Nord, la riqualificazione delle piazze e degli spazi sovrastanti il parcheggio ed il
tracciato del Tunnel.
Attraverso questi interventi, lo spazio disponibile, la più grande area pedonale d’Italia, diventerà uno spazio vissuto, punto di riferimento per la vita culturale, è prevista anche la realizzazione di
un auditorium e di un anfiteatro all’aperto.
Caratteristiche del Dibattito
Il Dibattito prevede soprattutto delle modalità di confronto e
partecipazione on line. Sulla piattaforma sono disponibili tutti i documenti tecnici. Lo staff dei progettisti si impegna a rispondere entro 4 giorni alle domande che arrivano attraverso il sito.
La pagina facebook è molto attiva, con video interviste ai tecnici e agli esperti, aggiornamenti costanti sull’evoluzione del progetto. Gli incontri di presentazione del progetto sono aperti a tutti. I
workshop con i tavoli tematici sono riservati ai portatori di interesse. Ciascun workshop prevede la realizzazione di 4 tavoli con 5 persone diverse. Ad ogni tavolo partecipano anche un rappresentante
della società promotrice e un rappresentante dell’amministrazione
che, però, interverranno solo se sarà richiesto specificamente. Il lavoro dei tavoli è guidato da facilitatori.
Hanno aderito all’iniziativa 38 associazioni, tra associazioni
di categoria, di volontariato, ambientaliste, sindacati, associazioni
temporanee (per esempio commercianti delle vie interessate alla
trasformazione in corso).
Conflittualità presente
La riqualificazione dell’area, in particolare una migliore gestione del traffico urbano e dei parcheggi, è un tema molto sentito. Prima di avviare il Dibattito Pubblico, un Comitato aveva presentato
una richiesta di Referendum per sollecitare un intervento. I quesiti
non erano posti in maniera corretta e non è stato possibile promuo-
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
75
vere il referendum. Il Comune, su sollecitazione dei cittadini, sceglie di promuovere un Dibattito Pubblico.
Disponibilità dell’impresa proponente
La società considera positivo il confronto tempestivo con i cittadini in merito a specifici problemi molto concreti che potrebbero
creare ritardi e aggravi di spesa successivamente. Per esempio, sulle
tematiche legate al cantiere.
INFO:
www.dibattitopubblicotermoli.it/il-dibattito-pubblico/#quando-si-svolgeranno-glieventi
http://www.facebook.com/m.facebook.com/termoli2020
Termoli 2020. I numeri
19 milioni
di Euro di investimento
5 Fondi Regionali
14 Fondi Privati
1.000
m2
di area verde e per bambini
1 parcheggio
5 livelli interrati
680 stalli
3 nuove piazze
145 posti a sedere
CAPIENZA arena all’aperto
60 occupati diretti
zero consumo di suolo
10 mila m
2
di nuova area pedonalizzata
297 mt
estensione passante
sotterraneo
448 posti a sedere
capienza auditorium
76
Osservatorio Nimby Forum®
Il Dibattito Pubblico nel nuovo Codice degli
Appalti
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
4. La dimensione etica
dell’eolico
Intervista con Andreas Kipar
di Simona Seminario
Art. 22. Trasparenza nella partecipazione di portatori di interessi
e dibattito pubblico
1. Le amministrazioni aggiudicatrici e gli enti aggiudicatori pubblicano, nel
proprio profilo del committente, i progetti di fattibilità relativi alle grandi
opere infrastrutturali e di architettura di rilevanza sociale, aventi impatto
sull'ambiente, sulle città e sull'assetto del territorio, nonché gli esiti della
consultazione pubblica, comprensivi dei resoconti degli incontri e dei dibattiti con i portatori di interesse. I contributi e i resoconti sono pubblicati,
con pari evidenza, unitamente ai documenti predisposti dall'amministrazione e relativi agli stessi lavori.
2. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, adottato entro un
anno dalla data di entrata in vigore del presente codice, su proposta del
Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, sentito il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e il Ministro per i beni e le attività culturali, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti,
in relazione ai nuovi interventi avviati dopo la data di entrata in vigore
del presente codice, sono fissati i criteri per l'individuazione delle opere
di cui al comma 1, distinte per tipologia e soglie dimensionali, per le quali
è obbligatorio il ricorso alla procedura di dibattito pubblico, e sono altresì
definiti le modalità di svolgimento e il termine di conclusione della medesima procedura.
3. L'amministrazione aggiudicatrice o l'ente aggiudicatore proponente l'opera soggetta a dibattito pubblico indice e cura lo svolgimento della procedura esclusivamente sulla base delle modalità individuate dal decreto di
cui al comma 2.
4. Gli esiti del dibattito pubblico e le osservazioni raccolte sono valutate in
sede di predisposizione del progetto definitivo e sono discusse in sede di
conferenza di servizi relativa all'opera sottoposta al dibattito pubblico.
I parchi eolici continuano ad essere tra i progetti più contestati a livello nazionale. La preoccupazione principale, per i comitati, è il paesaggio che rischia di essere deturpato dalle pale. Ma è proprio così oppure
si può riuscire a progettare un parco eolico integrandolo sapientemente nel paesaggio, facendo in modo che diventi uno degli elementi che lo
costituiscono e lo caratterizzano, come ogni insediamento umano? Ne
parliamo con Andreas Kipar che di eolico e paesaggio si occupa da anni.
D. I suoi progetti e i suoi lavori partono da un’idea ben precisa di
paesaggio. Può raccontarcela?
R. Il paesaggio è il più prezioso, fragile e inimitabile segno distintivo di un paese. In Italia, il paesaggio si configura come un’eredità culturale, non solo ambientale, che assume quindi un valore
identitario. Il progetto di paesaggio ha sempre significato per me,
sia sulla scala locale che su quella territoriale, un’azione attenta di
osservazione, rilettura e intervento guidata dal principio project-toprotect: la mancanza di progetti porta alla mancanza di una visione complessiva per il territorio, e quindi diventa controproducente
per la sua stessa tutela. Quando voglio spiegare la mia visione del
paesaggio cito sempre Goethe che scriveva che il paesaggio è una
“forma plasmata che solo vivendo evolve” e che “la natura non conosce pausa” e maledice ogni forma di inattività. Il paesaggio quindi non come forma atavica, ma come risultato dinamico delle nostre aspettative sul territorio. Il territorio diventa paesaggio nella
nostra applicazione, e allora il paesaggio diventa immaginazione.
Sono sempre stato affascinato dalla dualità tra natura costruita e
natura coltivata: da un lato, l’azione dell’uomo tramite l’architettura, che dà forma al paesaggio, dall’altro, la materia vivente, che in
77
78
Osservatorio Nimby Forum®
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
quanto tale non rimane mai stabile, ma cresce e muta con ritmi propri. Nella mia attività professionale ho sempre cercato di esprimere
questa relazione partendo dalla scala vasta, che indaga le relazioni
con il territorio, fino alle applicazioni progettuali.
le, in cui apportano qualità paesaggistica ed efficienza ecosistemica,
che sociale, favorendo la partecipazione e fruizione delle persone.
Quindi si, si può parlare assolutamente di integrazione tra paesaggio e infrastrutture.
D. Lo sviluppo infrastrutturale del nostro paese ci porta a riflettere sulla necessità di ritrovare un equilibrio tra le esigenze legate allo
sviluppo economico e il mantenimento della qualità dei territori e paesaggi. In merito a questo, e soprattutto in merito allo sviluppo del settore delle energie rinnovabili in Italia, è possibile parlare di integrazione
tra paesaggio e infrastrutture?
R. Le sfide poste dalla crisi economica e da nuovi stili di vita del
mondo globalizzato, ma anche quelle generate dalla crescita delle
aree metropolitane e la decrescita di altre aree urbane produttive,
nonché gli effetti del cambiamento climatico ci spingono a sviluppare un approccio innovativo alla sostenibilità ambientale. Il paesaggio non è altro che lo sguardo della cultura rivolto al territorio,
che attraverso questi occhi è capace di cogliere potenzialità inaspettate e risorse inespresse. Proprio partendo da questa relazione tra
Cultura e Natura abbiamo sviluppato nel corso della nostra esperienza professionale, un modello innovativo di sviluppo per le nostre città e il nostro territorio, la Green Landscape Economy (GLE).
Questo modello relaziona ambiente, cultura ed economia partendo dal presupposto che la valorizzazione del territorio stesso
può divenire il nuovo motore economico per la rinascita di un nuovo paesaggio nell’era postindustriale, nel cosiddetto antropocene,
l’era caratterizzata dall’intervento antropico sull’ambiente e sul clima. La GLE permette la creazione di nuovi posti di lavoro nel settore della Green Economy e attraverso l’avvio di strategie e processi
progettuali (e non singoli progetti isolati) può portare all’armonica
integrazione di sviluppo urbano, infrastrutture e qualità ambientale-paesaggistica. Inoltre abbiamo uno strumento di grande valore fornitoci dalla Comunità Europea per fronteggiare l’evoluzione
delle nostre città e regioni in chiave sostenibile: la strategia comunitaria delle Green Infrastructures rilegge proprio il conflittuale
rapporto tra ambiente e infrastrutture tradizionali proponendo la
pianificazione di infrastrutture verdi, ossia ispirate ai processi naturali e con essi dialoganti. Attraverso le nature-based solutions si
convertono le dispendiose infrastrutture grigie in infrastrutture
verdi-blu più economiche da realizzare, ma soprattutto da mantenere, capaci di inserirsi armoniosamente nel contesto sia ambienta-
D. Parlando di infrastrutture, gli ultimi studi condotti sullo sviluppo delle rinnovabili in Italia confermano la battuta d’arresto che
il settore dell’eolico sta subendo. Il numero degli investimenti è calato
nel corso dell’anno, come anche il numero di progetti presentati. Questo stato di cose è dovuto, tra le altre, alle forti opposizioni provenienti da Mibact e Sovrintendenze, secondo le quali l’istallazione di turbine bianche provocherebbe danni inestimabili in termini di paesaggio:
stravolgimento identitario del paesaggio agrario con conseguente perdita identitaria da parte della comunità intera. Cosa ne pensa?
R. Il dibattito sull’impatto ambientale degli impianti eolici, e in
generale di fonti di energia rinnovabili, dovrebbe spostarsi più sulla
dimensione etica delle azioni nel territorio che sul loro valore estetico. La mia posizione si pone al di là della superficiale opposizione
tra bello e brutto. Per me, bello è ciò che esprime una dimensione
etica, brutto ciò che trascura l’etica e nasconde una semplice banalizzazione delle sfide e degli elementi caratterizzanti di un paesaggio.
L’indifferenza dilagante è il fattore principale che ha compromesso il nostro territorio: occorre quindi chiedersi e osservare
come sta evolvendo il paesaggio contemporaneo e, prendendo consapevolezza delle nostre azioni, sviluppare gli strumenti adeguati
per garantire uno sviluppo sostenibile per l’ambiente, ossia per ciò
che ci circonda. In un paese come l’Italia, dove il paesaggio è un patrimonio delicato, è quantomeno urgente far fronte alla necessità
di individuare forme di energia sostenibili alternative, che possono inserirsi e dialogare con le specifiche caratteristiche geografiche
del territorio, senza romperne il delicato equilibrio. Trasformare il
rapporto con le energie rinnovabili da conflittuale ad opportunità. Questo il tema dell’integrazione paesaggistica degli impianti, che
mira ad ottenere da ogni intervento il miglioramento della qualità paesaggistica dei luoghi, trasformando così l’inserimento delle
energie rinnovabili nel paesaggio come occasione di valorizzazione
e recupero del territorio.
D. Il ricorso alle energie rinnovabili è una necessità ormai riconosciuta dalla quasi totalità dell’opinione pubblica. Dall’ultima rilevazione statistica condotta da Eumetra per Aris, il 65% degli intervistati si
79
80
Osservatorio Nimby Forum®
dichiara favorevole all’istallazione di nuovi parchi eolici. In pratica le
opposizioni “paesaggistiche” sono molto più forti e profonde tra le istituzioni. Da un lato abbiamo un’opinione pubblica favorevole, dall’altra
istituzioni poco inclini a seguire le spinte al rinnovamento. A suo avviso come si potrebbe superare questa impasse? Non sarebbe il caso di
strutturare e attivare una campagna di sensibilizzazione nei confronti degli stakeholders istituzionali che coinvolga, però, anche il grande
pubblico, come accade da tempo negli altri paesi europei?
R. Questa discordanza prelude ai forti cambiamenti del nostro
pensiero e del nostro agire necessari per rilanciare i territori italiani. L’esperienza esemplare che mi riguarda più da vicino è quella della città di Essen e del suo percorso pluridecennale che ben
rappresenta questa tendenza: una volta capitale industriale della
regione della Ruhr, dopo processi partecipati di pianificazione, interventi di riconversione postindustriale e, non da meno, la nomina della Ruhr a Capitale Europea della Cultura 2010, ha saputo
trasformarsi in polo culturale e nel 2017 sarà addirittura Capitale
Europea del Verde. Un altro modello interessante di gestione delle competenze e del paesaggio è quello francese, basato sulla condivisione e la promozione, nonché circolazione delle best practice.
In Francia, infatti, le Sovrintendenze si configurano come agenzie
territoriali di promozione culturale. Le piccole e grandi opere infrastrutturali, monitorate costantemente, vengono seguite da un pool
di architetti, i quali mettono a disposizione le proprie professionalità al servizio della buona riuscita dell’idea progettuale. Un servizio,
in questo caso pubblico, attivo su tutto il territorio.
Rileggendo le dinamiche di questi processi ci si rende conto di
come siano necessari alcuni principi guida per la rigenerazione dei
nostri territori: consapevolezza delle problematiche, cooperazione
tra le istituzioni, comunicazione efficace e continuità nel coordinamento. Occorrono visioni per il lungo periodo e interventi a brevemedio termine per garantire uno sviluppo sostenibile che coinvolga
tutti gli stakeholder e tenga conto, da un lato delle tendenze e delle
sfide internazionali, dall’altro delle peculiarità del luogo. Il fattore
fondamentale per il successo di questi processi è sicuramente il paesaggio nella forma di una nuova natura urbana che innanzitutto
migliora il funzionamento delle città e la loro resilienza al cambiamento climatico, ma genera anche benessere sociale, investimenti,
posti di lavoro innovativi e, non da ultimo, riporta la bellezza nella
nostra quotidianità urbana.
Sezione III - Infrastrutture e Dibattito Pubblico
Andreas Kipar
Andreas Kipar, nato a Gelsenkirchen (Germania) nel 1960, ha conseguito la laurea
in Architettura del paesaggio all'Università di Essen nel 1984 e la laurea con lode in architettura al Politecnico di Milano nel 1994. E’ stato professore incaricato alla Scuola di
Specializzazione in Architettura del Paesaggio dell’Università di Genova e dal 2009 insegna Public Space Design al Politecnico di Milano.
Ha tenuto numerosi seminari e lezioni sull’architettura del paesaggio nelle più
prestigiose sedi accademiche in Europa e negli Stati Uniti. Dal 1985 esercita la libera
professione in Italia e in Germania dove ha fondato lo studio KLA_kiparlandschaftsarchitekten con sede a Milano e Duisburg. Nel 1990 fonda a Milano con Giovanni Sala la
società di progettazione Land (Landscape Architecture Nature Development).
Numerosi i riconoscimenti importanti tra cui: Premio europeo per l’architettura
del paesaggio dell’Elca-European Landscape Contractors Association (2002), Premio di
Architettura del Paesaggio del Land Nord Renania Westfalia (2006), Premio speciale del
paesaggio della Regione Sardegna (2008 e 2009). Si occupa del verde e il recupero delle
aree industriali dismesse. Ravenna, Reggio Emilia, Cagliari e Milano sono alcune delle
città in cui i suoi progetti hanno visto la luce.
Famose le opere di grande impatto paesaggistico quali l’insediamento produttivo
tra le colline del Monferrato, la valorizzazione del paesaggio di Langa e altro ancora.
81
Osservatorio Nimby Forum®
82
83
1. Puglia 2016:
NIMBY o NIMTO?
di Luca Clarizio, Beppe Moro, NextLaw
Sezione IV
Focus Puglia
In Puglia ci si oppone a tutto, (come risulta evidente dalla tabella che vi proponiamo al termine dell'articolo). Dall’eolico offshore e
onshore agli impianti per il trasporto o lo stoccaggio di combustibili,
dalle infrastrutture stradali agli elettrodotti, dalle trivelle a mare ai
depuratori, dalle discariche ai termovalorizzatori.
Al fenomeno NIMBY non si sottraggono nemmeno le opere
meno complesse. Si va dal NO generalizzato alle rotatorie stradali al
NO, a Bari, all’espianto delle palme nella centrale via Sparano. Non
fa niente che per oltre vent’anni quegli alberi fossero stati costretti
a sopravvivere in vasconi messi lì provvisoriamente e lasciati all’incuria. Mesi e mesi di proteste sui social e sulla stampa fino a quando, con l’avvio della ristrutturazione della più nota arteria commerciale – anch’essa ovviamente contestata – quelle palme sono state
reimpiantate in diversi giardini pubblici. In libera terra.
Significativo in Puglia è anche il fenomeno NIMTO (Not in my
turn of office, "non nel mio mandato elettorale"). I casi più eclatanti?
La fiera contestazione della Regione e del Comune di Melendugno
all’approdo del gasdotto TAP, che, per inciso, passerà al di sotto della
spiaggia di San Foca, e la risoluta opposizione, sempre della Regione
e di numerosi comuni – costieri e non – ad ogni genere di attività a
mare finalizzata all’estrazione degli idrocarburi.
Occorre dire che la stessa Regione dimostra attenzione sul versante della partecipazione. La scorsa estate la giunta regionale ha
approvato il disegno di legge finalizzato al coinvolgimento del pubblico ai processi decisionali. Secondo il testo licenziato dall’esecutivo, diventa obbligatorio il Débat Public per le opere pubbliche e
private che coinvolgano interessi sensibili ed abbiano determinati
importi. La normativa prevede che il dibattito si svolga in termini
prestabiliti, affidandone la gestione eventualmente a terzi. Siccome,
84
Osservatorio Nimby Forum®
però, le amministrazioni sono anch’esse portatrici di interessi, sarebbe ragionevole che il dibattito fosse sempre condotto da chi è
estraneo agli interessi coinvolti nel procedimento partecipativo. Su
questo ed altri punti il Consiglio regionale potrà emendare e migliorare l’articolato proposto dalla Giunta regionale. Secondo, poi, il disegno di legge, dovrà tenersi una sessione annuale del consiglio regionale per valutare l’attuazione del programma della Giunta e del
programma annuale della partecipazione; per promuovere il town e
il citizen meeting. Buoni propositi che bisognerà vedere in che modo
si tradurranno in precetti legislativi.
Principale caratteristica del fenomeno NIMTO, anche alle latitudini pugliesi, è la disparità di scelte e di visioni tra i decisori pubblici, che provocano incertezza nelle procedure amministrative.
Con la conseguenza che gli obiettivi della legge di stabilità 2015,
cioè a dire la realizzazione delle condizioni stabili, oltre che eque, favorevoli e trasparenti per la crescita e lo sviluppo, vanno a farsi benedire.
Un esempio? Le ricerche senza alcuna perforazione per accertare che sotto il fondale del mare ci siano giacimenti di petrolio o di
metano. è accaduto che la Regione – la quale nella primavera scorsa
è stata in prima fila nel referendum contro le trivelle, invalidato per
il mancato raggiungimento del quorum – a fine settembre abbia visto respingersi dal TAR del Lazio i ricorsi riguardanti gli atti relativi
alle indagini da svolgere in mare. Secondo i giudici amministrativi,
le prospezioni geologiche sono solo finalizzate a studiare la forma
del sottosuolo; esse devono effettuarsi oltre le 12 miglia e, quindi, in
mare aperto. Nel frattempo, però, era accaduto che alcune imprese
titolari delle autorizzazioni avessero deciso di lasciar perdere ogni
genere di attività, anche soltanto quelle connesse alle prospezioni.
Ancora un esempio? Il raddoppio della pista automobilistica a
Nardò (Lecce), realizzata circa quarant’anni fa dalla FIAT e attualmente di proprietà della Porsche Engineering Group. La struttura
occupa un’estensione di 700 ettari all’interno di un’area sensibile
dal punto di vista naturalistico. Essa insiste nei siti di interesse comunitario SIC e ZPS, i quali costituiscono la Rete Natura 2000, individuati con deliberazione regionale ed inseriti in apposito decreto
del Ministero dell’Ambiente. Per consentire il raddoppio della pista,
nell’ottobre 2014 è stato sottoscritto il protocollo d’intesa tra la Regione, i Comuni interessati dal progetto e la Porsche Engineering
Group. Oggetto del protocollo di intesa, la gestione del SIC “Palude
Sezione IV - Focus Puglia
del Conte e dune di Punta Prosciutto”. Un risultato eccellente che
dimostra come la tutela dell’ambiente e la costruzione di infrastrutture possano – e debbano - andare d’accordo. Sorte diversa quella
del progetto di gasdotto TAP. L’infrastruttura è considerata strategica per gli interessi energetici nazionali ed è munita di autorizzazione unica rilasciata dal Ministero dello Sviluppo economico sin
da maggio 2015. L’opera, che non attraverserà siti sensibili, stenta
a decollare. Eppure, per considerare solo uno degli aspetti progettuali, in entrambi i progetti vi sono ulivi da espiantare e ripiantare
negli stessi punti a conclusione dei lavori. Mistero.
L’opposizione della Regione e del Comune di Melendugno
all’approdo a San Foca del gasdotto TAP non sembra coinvolgere l’opinione pubblica. A questo proposito, è interessante leggere
quanto scritto da Jacopo Giliberto su Il Sole 24 Ore2 . Ai 385 mila risultati ottenuti su Google con la parola chiave “NO TAP” non corrisponde nemmeno una scritta a matita “NO TAP” sui muri del paese
salentino. E non solo per la civiltà degli abitanti, ma perché il tema
del “tubo cattivo” non appare essere ai primi posti delle preoccupazioni locali.
Sebbene sia avversata la localizzazione dell’approdo del gasdotto (la Regione, nonostante il procedimento di autorizzazione
unica risulti concluso, vorrebbe che il tubo giungesse a Brindisi),
il progetto TAP ha il merito di aver accelerato il dibattito pubblico circa le sorti dell’ILVA a Taranto, che, per dimensioni, è il primo
impianto siderurgico in Europa. Al principio di ottobre, infatti, nel
corso di un convegno internazionale promosso dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri con il patrocinio della Regione Puglia, quest’ultima ha presentato il progetto di conversione dello stabilimento
tarantino. Con la decarbonizzazione scomparirebbero i parchi minerari, dove, tra fossile e minerale, sono stoccate più di un milione di tonnellate di polveri. Sparirebbero gli impianti più inquinanti
come le cokerie. Non si parlerebbe più di slopping, cioè a dire delle
nuvole rossastre oggetto di indagine della magistratura. Sarebbe,
così, smantellata l’area a caldo sequestrata dai magistrati a luglio
2012. L’opera, ad avviso della Regione, potrebbe essere conclusa in
diciotto mesi con un investimento di 1,2 miliardi di euro. Importo
2. http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2016/09/08/grandi-opere-melendugno-linvisibile-protesta-no-tap-le-mie-foto/
85
86
Osservatorio Nimby Forum®
che sarebbe compensato dalla riduzione del danno sanitario provocato dall’acciaieria. Cosa c’entra TAP in tutto questo? Secondo la
Regione, la produzione potrà essere assicurata mediante forni alimentabili elettricamente oppure mediante gas. Anche il gas di TAP.
La proposta di decarbonizzazione dell’ILVA non ha però fino ad ora
trovato risposta da parte del Governo e la stessa è stata considerata
con freddezza da Assoacciai.
Contestualmente ai passi verso il futuro che si vorrebbero
compiere con la decarbonizzazione dell’ILVA (il processo dovrebbe
coinvolgere anche la centrale ENEL di Cerano nel brindisino), ci
sono quelli all’indietro quando si passa al ciclo dei rifiuti.
“C'è del marcio in Danimarca” scriveva Shakespeare. Oggi in
Danimarca il marcio lo bruciano per farne energia attraverso termovalorizzatori come Amager Brakke. Il nuovo impianto di Copenaghen, dall’autunno 2017 non solo entrerà in funzione – senza
emissioni – ma sul tetto ospiterà i danesi con sentieri per il trekking, piste da sci per l’inverno e di pattinaggio per l’estate, prati per
passeggiare e fare picnic. Nessuna discarica dal 1970. Si ricicla tutto
il riciclabile e il resto viene bruciato. Entro il 2050, la Danimarca
punta a soddisfare il cento per cento del proprio fabbisogno energetico. In Italia, invece, la parola termovalorizzatore capita che sia
ancora un tabù, peraltro spesso agitato ad arte da chi fa business
con le discariche.
La legge Sblocca Italia ha stabilito che i termovalorizzatori sono
“insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”, con la
conseguenza che fino al decommissioning degli impianti, la valutazione delle esigenze e dei fabbisogni di incenerimento spetta allo
Stato. Da qui il proliferare di ricorsi presso la corte costituzionale da
parte delle Regioni contrarie alle disposizioni di legge dello Sblocca
Italia. Lo scorso febbraio, in sede di Conferenza Stato-Regioni sullo
schema di Dpcm relativo all’ “individuazione della capacità complessiva di trattamento degli impianti di incenerimento di rifiuti urbani e
assimilabili in esercizio o autorizzati a livello nazionale”, si è registrata la contrarietà di alcune regioni. Tra esse la Regione Puglia. Con
la conseguenza che le discariche restano aperte nel tacco d’Italia e
il marcio shakespeariano parte per altre regioni dove è bruciato nei
termovalorizzatori che non si vogliono in Puglia. E siccome bruciare
i rifiuti costa, il paradosso è che pugliesi – per così dire – paghino l’energia prodotta e impiegata altrove con i propri rifiuti.
Sezione IV - Focus Puglia
NIMBY e NIMTO uniti nella lotta contro la Xylella, il batterio
che in Puglia colpisce gli alberi di ulivo provocandone il disseccamento. Ettari ed ettari di uliveti sono afflitti dall’infezione. Della
Xylella sono in tanti ad occuparsene ovvero tanti dovrebbero farlo.
Ci sono “sciamani” di scuola complottista convinti di poterla combattere con la calce viva. Attenzione è stata prestata anche dalla
magistratura, che avrà pensato di poter arrestare il batterio con
un’inchiesta penale. L’indagine da più parti è stata intesa come un
“processo alla scienza”, dal momento che sono stati sindacati i protocolli internazionali e le concrete modalità di contenimento del fenomeno infettivo che a tali protocolli si sono attenute. Risale ad
ottobre 2013 il coinvolgimento della Regione nell’emergenza Xylella, anche a livello comunitario. Lo scorso mese di luglio, l’Unione
Europea ha avviato nei confronti dell’Italia una nuova procedura
d’infrazione per i ritardi nell’attuazione del piano di prevenzione
e di eradicazione delle zone infette, osteggiata da enti e settori di
opinione pubblica. Nel frattempo, dal Salento la pandemia sta risalendo lungo la regione, raggiungendo, così, le coltivazioni alle porte
della provincia di Bari.
Altro caso in cui NIMBY e NIMTO vanno a braccetto è quello
del progetto Energas a Manfredonia (Foggia). Il progetto prevede la
“realizzazione di un deposito, un gasdotto, un raccordo ferroviario
e il ripristino di un pontile”. L’opera è prevista nella zona industriale
mediante la costruzione di 12 serbatoi tumulati, ciascuno da 5 mila
metri cubi, con una leggera sopraelevazione del tumulo di stoccaggio. Il deposito avrà un impatto ambientale contenuto: su un’area
di 180 mila metri quadri, circa 110 mila rimarranno a verde e la
massima altezza dei fabbricati sarà di 10 metri. Non si prevede l’installazione di impianti di processo, né emissioni inquinanti. Per il
gasdotto – completamente interrato alla profondità 1,5 metri, 5 chilometri su terraferma e 5 sotto il mare – è previsto un coefficiente di
sicurezza triplo rispetto a quello richiesto dalla norma. Il diametro
dei tubi sarà di 30 centimetri. Nella conferenza di servizi, Regione
e Comune hanno espresso parere negativo. Adesso la competenza
sull’ok definitivo è passata dal MISE alla Presidenza del Consiglio
dei ministri. Frattanto, il Comune ha indetto un referendum consultivo, da tenersi a novembre. Ai cittadini si chiede se vogliano o
meno la realizzazione del deposito costiero di GPL a Manfredonia.
Il fatto che esistano procedimenti complessi per valutare se un’infrastruttura debba o meno essere realizzata diventa irrilevante.
Non solo. Il sindaco di quel Comune ha attaccato l’attore Lino Ban-
87
Osservatorio Nimby Forum®
88
fi, protagonista di uno spot pubblicitario. Con quale capo di accusa?
“Aver svenduto la sua immagine per sponsorizzare Energas”.
La morale di tutto ciò è che non esiste una morale. Si assiste
alla presenza di una moltitudine di agenti esterni, spesso frutto della frammentazione della scena pubblica. Saltano filtri e corpi intermedi (partiti e sindacati, per esempio). Le competenze diventano
residuali, dal momento che si tende a cancellare la più elementare precondizione del confronto: chi ha titolo a dire cosa. La conseguenza è che il decisore pubblico è strattonato da una parte all’altra.
Emergono, così, “decisioni senza volto e volti di decisori impotenti”,
come scrive Christian Salmon. E ciò a discapito di visioni complessive che, viceversa, si spezzettano spesso in micro-decisioni di emergenza. I decision makers sembrano vivere il “problema del barbiere di Stalin”. Il barbiere “non si sentiva responsabile dei delitti del
dittatore; era solo responsabile dei suoi baffi, eppure ci metteva del
suo quando glieli aggiustava, contribuendo ad aumentare il fascino
che flirta con il male”. Come il barbiere anche i decisori si dichiarano regolarmente innocenti e cercano responsabili per costi sociali
privi d'autore.
Sezione IV - Focus Puglia
Impianti contestati in Puglia*
Impianti/Strutture Contestate
Località
Eolico offshore
Mattinata (Foggia)
Eolico onshore
Castrì di Lecce-Vernole (Lecce)
Centrale termoelettrica
Taranto
Centrale a carbone "Federico II"
Brindisi
Centrale a Biomasse
Sant’Agata di Foggia, Cellino San Marco (Brindisi),
Andria (BAT)
Elettrodotti
Durazzo-Polignano a Mare (Bari), Bisaccia-Seliceto
(Foggia), Foggia-Benevento
Termovalorizzatore
Modugno (Bari)
Discariche
Corigliano (Lecce), Autigno e Formica (Brindisi)
Progetti di Discarica
Grottelline a Poggiorsini (Bari), nord Salento a Trepuzzi
(Lecce)
Centro di compostaggio dei rifiuti
Tersan a Modugno (Bari)
Cementificio di Borgo Eridania
San Severo (Foggia)
Forno Crematorio
Botrugno (Lecce)
TAP
Melendugno (Lecce)
Tempa Rossa e ILVA
Taranto
Strada Statale 275
Maglie–Leuca (Lecce)
Trivelle
Adriatico, Jonio
Sito per Scorie Nucleari
zona Altamura (Bari)/Matera
(ufficialmente non ancora individuato)
Depuratore/Pilone
Ostuni (Brindisi), Avetrana–Manduria (Taranto)
Depuratore/Sbocco al mare
Porto Selvaggio (Lecce)
Depuratore/Trincee
Martina Franca (Taranto)
* Tabella elaborata da Clarizio e Moro
Luca Clarizio
Managing partner di Nextlaw Avvocati, studio legale con sedi a Bari e Lecce munito di certificazione di qualità UNI EN ISO 9001 : 2008 e certificazione ambientale UNI
EN ISO 14001 : 2004.
Avvocato amministrativista con perfezionamento in diritto dell’Energia all’Università Luiss Guido Carli di Roma. Si occupa di ambiente ed energia, contratti e servizi
pubblici, governo del territorio e salute. Cura gli affari legali per le imprese e promuove
le relazioni istituzionali con le amministrazioni.
www.nextlaw.it
89
Osservatorio Nimby Forum®
90
2. TAP Start.
Credere nelle competenze e
nell’imprenditorialità del territorio.
di Luigi Quaranta, TAP Italia
Con l’inizio delle attività di cantiere, TAP Italia lancia un programma di sostegno ai progetti ambientali e sociali sviluppati da associazioni
no profit del territorio. La prima edizione assegnerà 8 premi da 25.000
euro, ma il bando sarà ripetuto di anno in anno. Un’iniziativa alla quale si
affianca anche MENA!, il Master d’Eccellenza per la Nuova Alimentazione, un programma che intende fornire competenze di alto livello agli
imprenditori del settore enogastronomico del Territorio. Tap Italia sceglie di porsi come partner solido per la crescita del territorio.
Chi scandagliasse il web alla ricerca di tracce di opposizione a
grandi e piccoli progetti infrastrutturali, iscriverebbe di certo tra
quelli TAP, il Gasdotto Trans Adriatico destinato a trasportare in
Europa il gas del Mar Caspio (o meglio la sua ultima porzione in territorio italiano). Eppure quando un giornalista ha voluto misurare
di persona la febbre del NO a Melendugno, passeggiando “in incognito” per il piccolo paese pugliese interessato dal progetto e parlando con la gente al bar o sul lungomare, ha faticato assai a trovare
evidenze di questa opposizione (Jacopo Giliberto ha raccontato così
la sua giornata a Melendugno: http://jacopogiliberto.blog.ilsole24ore.com/2016/09/08/grandi-opere-melendugno-linvisibile-protesta-no-tap-le-mie-foto/).
Un dato empirico che conferma autorevolmente, e da un punto
di vista indipendente, i risultati delle rilevazioni demoscopiche che
periodicamente TAP effettua per il tramite di società specializzate.
Da questi infatti emerge che la parte di popolazione che non è ostile al progetto o addirittura lo sostiene, è quantomeno equivalente
Sezione IV - Focus Puglia
a quella che si oppone. Questa parte però non si vede, non intasa i
social media, non esercita pressione organizzata sui decisori politici, non fa notizia e anzi, spesso, subisce l’assalto degli oppositori che
ammoniscono a “non svendere il paese” e non condividono la disponibilità degli operatori economici ad accogliere, ad esempio nei loro
ristoranti o nei loro alberghi, gli uomini e le donne impegnati nella
realizzazione del gasdotto.
Con l’inizio delle attività di cantiere nello scorso mese di maggio, per TAP è arrivato il momento di entrare direttamente in
contatto con la popolazione di Melendugno. È stato, infatti, contemporaneamente lanciato il primo programma d’investimento socio-ambientale diretto nella comunità locale, occasione anche per
un trasparente momento di incontro con le realtà che operano sul
territorio e di verifica del livello di accettazione del progetto. È nato
così TAP Start, un’azione che finanzierà progetti locali di sostegno
allo sviluppo economico locale, di promozione della qualità della
vita, di sviluppo delle competenze e di tutela dell’ambiente.
TAP Start prevede il finanziamento di 8 progetti da 25mila euro
ciascuno (200mila euro stanziati per la prima edizione del bando) di
proposte presentate da associazioni ed enti senza fini di lucro, con
sede legale nel Comune di Melendugno; ammissibili anche progetti
presentati in partenariato con associazioni ed enti no profit italiani
o con soggetti pubblici (enti locali, scuole, strutture sociosanitarie,
ecc.). I progetti saranno valutati da una apposita commissione formata da esperti indipendenti che stileranno l’elenco dei vincitori
che sarà poi annunciato entro la fine dell’anno; i progetti dovranno
essere realizzati nel corso del 2017.
La risposta è stata positiva: alla chiusura dei termini di partecipazione, il 30 settembre scorso, circa un quarto della platea degli aventi titolo, ha presentato progetti, che ora sono al vaglio della
commissione aggiudicatrice. Questo è solo un primo passo e un test
per TAP e per il territorio, ci saranno infatti altre occasioni: il bando potrà essere replicato due volte l’anno durante il periodo della
costruzione del gasdotto, per un totale di 1 milione 400mila euro a
sostegno di progetti.
E già altre attività si fanno avanti: è recentissimo il lancio di
MENA!, Master d’Eccellenza per la Nuova Alimentazione, dedi-
91
92
Osservatorio Nimby Forum®
cato ai ristoratori dell’area più vicina al percorso di TAP in Italia;
un’occasione di alta formazione e approfondimento professionale,
costruita in collaborazione con RP Consulting, una società di consulenza di marketing e comunicazione pugliese, specializzata nel
settore enogastronomico e numerosi partner di rilievo regionale e
nazionale. La master class avrà la durata di circa 90 giorni, in cui si
alterneranno sessioni teoriche, sessioni pratiche e laboratori. I temi
del corso spaziano dalla gestione pratica di un ristorante alle tecniche di cucina e trasformazione dei prodotti agroalimentari, in 136
ore di docenza, con i migliori professionisti pugliesi del settore. I
migliori 3 allievi tra i 15 partecipanti al corso riceveranno in premio
una consulenza gratuita e personalizzata a cura di professionisti
del settore, che aiuterà i gestori a rinnovare la propria offerta enogastronomica e la formazione del proprio personale.
Insomma, chiosa Michele Mario Elia, Country Manager Italia di TAP, «intendiamo agire come un componente non occasionale del panorama economico e sociale di Melendugno e del Salento,
e dare, come ogni altro cittadino, impresa o associazione, il nostro
contributo alla crescita di un territorio nel quale opereremo come
minimo per i prossimi cinquant’anni».
Sezione IV - Focus Puglia
93
Osservatorio Nimby Forum®
94
Bibliografia selezionata
Bibliografia
Di seguito viene riportata una bibliografia selezionata di articoli e testi
riguardanti il tema dei conflitti ambientali e territoriali così come il più
ampio tema della partecipazione e del coinvolgimento dei cittadini.
Tale elenco non vuole comunque essere esaustivo dell’argomento.
A.a. V.v. (2011), Accettabilità sociale della CCS. Un’indagine tra l’Italia
e l’Europa, RSE, Milano.
A.a.V.v., (2007), Ecocatastrofismo, “Aspenia”, n. 38 Il Sole 24 ore, Milano.
A.a.V.v. (2005), Chernobyl Forum Report, OMS.
Bibliografia, Appendice
A.a.V.v., Analisi dei Cluster di Mortalità in un’area con diffusa presenza
di siti di smaltimento illegale di rifiuti urbani e pericolosi in Campania, Istituto Superiore di Sanità.
ANCE (2009), Secondo rapporto sulle infrastrutture in Italia, il monitoraggio delle grandi opere, Vol. II, in collaborazione con Esosfera Spa.
ANCI (17-05-2006), Misure urgenti per i Comuni.
Associazione Italiadecide (a cura di) (2009), Infrastrutture e territorio.
Rapporto 2009, Il Mulino, Bologna.
ASTRID (2010), Programmazione, decisione e localizzazione degli impianti delle infrastrutture strategiche. Proposte di riforma delle regole e
delle procedure, Roma, aprile 2010.
Andriani R. (2014), Effetto Nimby: ipotesi di prevenzione e contenimento.
La comunicazione come leva strategica, IASSP, Milano
Balzaretti E., Gargiulo B., (2009), La comunicazione ambientale: sistemi,
scenari e prospettive. Buone pratiche per una comunicazione efficace,
Franco Angeli, Milano.
Bartoletti R., Faccioli F. (2013), Comunicazione e civic engagement.
Media, spazi pubblici e nuovi processi di partecipazione, Franco Angeli, Milano.
95
96
Osservatorio Nimby Forum®
Bibliografia selezionata
Bartolomeo M. (1996), “Porte aperte a chi rema contro: far pace negoziando”, Impresa Ambiente, n. 3, pp. 44-49.
Bobbio L. (2006), “Discutibile e indiscussa: l’Alta velocità alla prova
della democrazia”, Il Mulino, n. 423, pp. 124-132.
Beato F. (1998), “Le teorie sociologiche del rischio”, Le nuove frontiere
della sociologia a cura di Paolo de Nardis, Carocci, Roma, pp. 343-379.
Berta G., Manghi B. (2006), “Una Tav per partito preso”, Il Mulino, n.
423, pp. 92-101.
Boitani A., Ponti M. (2006), “Infrastrutture e politica dei trasporti”, Il
Mu- lino, n. 423, pp. 102-112.
Bondì R. (2007), Solo l’atomo ci può salvare. L’ambientalismo nuclearista
di James Lovelock, Utet, Torino.
Bettini V. (2006), Tav: i perché del no, Utet, Torino.
Bettoni G. (2012), Geografia e geopolitica interna. Dall’organizzazione
territoriale alla sindrome di Nimby, Milano, Franco Angeli.
Bevitori P. (a cura di) (2004), La comunicazione dei rischi ambientali e
per la salute, Franco Angeli, Milano.
Biesuz G., Cattaneo R., Troncatti P. (2011), La domanda della regina. Rimettere in moto il Paese con le infrastrutture e i trasporti, Guerini e Associati, Milano.
Blanchetti E. (2004), “Conflitti territoriali ambientali: chi ha ragione?”, L’Ambiente, n. 1, pp.54-55.
Blanchetti E. (2004), “Inceneritore ok, ma non a casa mia”, Local utility, n. 4, pp. 36-38.
Bonnes M. Carrus G., Passaforo P. (2006), Psicologia ambientale, sostenibilità e comportamenti ecologici, Carrocci Editore, Roma.
Bortoletti M. (2014), Il rifiuto dei rifiuti. Scanzano Jonico e la sindrome
Nimby, Rubbettino, Bari.
Borruso G. (2011), Geografie di rete. Infrastrutture, regioni, città, Editore
Patron, Bologna.
Boscherini E. Sartori M. (a cura di) (2010), Sviluppo delle infrastrutture.
Le priorità nazionali per la crescita economica, Editore Etas.
Brugnoli A. (2010), Finanziamento delle infrastrutture e cattura del valore. Casi, modelli ed esperienze a confronto, Guerini e Associati, Milano.
Calafati A. G., (2006), Dove sono le ragioni del sì? La Tav in Val di Susa
nella società della conoscenza, Seb27, Torino.
Blanchetti E., Conti E. (a cura di) (2005), Nimby Forum®. La comunicazione, la negoziazione e il consenso territoriale come fattori strategici nella
realizzazio- ne di impianti industriali e grandi opere civili per lo sviluppo
del Paese, Nimby Forum® 04-05, Milano.
Calcagno C., Camino E., Dogliotti A., Colucci Gray L. (a cura di), Discordie in gioco. Capire e affrontare i conflitti ambientali, Editore La Meridiana, Bari.
Blanchetti E., Conti E. (2005), “Nimby Forum®: l’Osservatorio sui conflitti per la costruzione di impianti o infrastrutture”, Management delle utilities, n. 3, pp. 46-52.
Camera dei deputati (2005), Le infrastrutture strategiche in Italia: l’attuazione della Legge obiettivo, II Rapporto per la VII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici.
Bobbio L. (1996), La democrazia non abita a Gordio, Franco Angeli, Milano.
Campolo M. (1999), Interessi ambientali e pianificazione del territorio,
Editoriale Scientifica, Napoli.
Bobbio L., Zeppetella A. (a cura di) (1999), Perché proprio qui? Grandi
opere e opposizioni locali, Franco Angeli, Milano.
Cantoni S. (2005), “Partecipazione per il buon governo locale”, Valutazione ambientale, n. 7, pp. 61-64.
Bobbio L. (a cura di) (2004), A più voci. Amministrazioni pubbliche, imprese, associazioni e cittadini nei processi decisionali inclusivi, Edizioni
Sceientifiche Italiane, Napoli-Roma.
Caruso L. (2010), Il territorio della politica. La nuova partecipazione di
massa nei movimenti. No Tav e No Dal Molin, Franco Angeli, Milano.
Casabona S., (2009), L’accordo in materia di ambiente, Cedam, Padova.
97
98
Osservatorio Nimby Forum®
Cavicchioli C., Scassellati A., I territori dell’energia, 2011
Magnaghi A., Sala F. (2013), Il territorio fabbrica di energia, Wolters
Kluver
Cedolin M. (2006), Tav in Val di Susa: un buio tunnel nella democrazia,
Arianna Editrice, Casalecchio.
Chitotti O. (2005), “Indagine sull’informazione e la partecipazione del
pubblico nella VIA e nella VAS a livello Regionale”, Valutazione ambientale, n. 7, pp. 49-52.
Bibliografia selezionata
Lewanski R. (1991), “La negoziazione può rimuovere l’opposizione
ambientale”, Impresa Ambiente, n. 5, pp. 26-30.
Luzzi S., (2009), Il virus del benessere. Ambiente, salute e sviluppo nell’Italia repubblicana, Laterza, Bari.
Magnaghi A. (a cura di), (2012), Il territorio Bene comune, Firenze
University Press.
Mafaro P. (2013), Scanzano no Nimby, Nuova Prhomos.
Cici C., Laconica B. (2005), “Informazione, decisioni condivise e gestione dei conflitti ambientali”, Valutazione ambientale, n. 7, pp. 57-60.
Mannarini T. Roccato M. (2012), Non nel mio giardino. Prendere sul serio i movimenti Nimby, Bologna, Il Mulino.
Cipolla C. M. (1989), Miasmi e umori, Il Mulino, Bologna.
Marchetti M. C. (2010), Democrazia e partecipazione nell'Unione Europea, Franco Angeli, Milano
Cittalia (2012), Il percorso verso la città intelligente, http://cittalia.it
Coglitore M., Semi A. A. (a cura di) (2010), Per una cittadinanza attiva. 7
contributi al tema della partecipazione cittadina alla vita politica, Libreria
Editrice Cafoscarina, Venezia.
Colombo F. (2005), “Promuovere il processo partecipativo: opportunità e criticità del ruolo dei facilitatori di Agenda 21”, Valutazione ambientale, n.7, pp. 39-42.
Conti E. (2003), “Le relazioni territoriali: consenso e coinvolgimento”,
L’Ambiente, n. 1, pp. 19-20.
Conti E. (2006), “La contestazione verso nuovi progetti infrastrutturali: un fenomeno in rapida espansione”, L’Ambiente, n. 2, pp. 20-23.
De Marco M. (2007), L’altra metà della storia. Spunti e riflessioni su Napoli, da Lauro a Bassolino, Guida.
Fontana R., Sacco E. (2012), Conflitto, partecipazione e decisionismo nello
sviluppo locale. Il caso delle grandi opere in Italia, Francia e Belgio, Franco
Angeli, Milano.
ISPO, ANEV (2012), Osservatorio energia – 5°monitoring 2012 -Target popolazione e opinion leader, ANEV Roma;
Macchiati a. e Napolitano G. (a cura di) (2009), È possibile realizzare le
infrastrutture in Italia?, Il Mulino, Bologna.
Marchetti N. (2005), Les conflits de localisation: le sindrome NIMBY,
Rapport Bourgogne.
Marinelli P. (2010), Due punto zero. Partecipazione politica e social network, Teseo Editore, Roma.
Martì X. (2005), “Esperienza integrata di un processo partecipativo
e comunicativo. Il caso della Catalogna”. Valutazione ambientale, n. 7,
pp. 43-46.
Meadows D.H, Meadows D.L; Randers J.,Behrens W.(1972), I limiti
dello sviluppo. Rapporto del System Dynamics Group, Massachusetts Institute of Technology (MIT) per il progetto del Club di Roma
sui dilemmi dell'umanità, Milano, Edizioni Scientifiche e Tecniche
Mondadori;
Miccio M. (2004), Il grande buio, Etas, Milano.
Ministero dello Sviluppo Economico – Dipartimento per l’Energia –
D.G. per l’energia nucleare, le energie rinnovabili e l’efficienza energetica (agosto 2009 – aprile 2010), Rapporto sull’andamento delle autorizzazioni di cui all’art.1 – Quater, C.8, della legge 27-10-2003, N. 290.
Livi Bacci M. (2006), Storia minima della popolazione, Il Mulino, Milano.
Molocchi A. (1998), Non nel mio giardino, CUEN, Napoli.
Longo E., Bartolomeo M. (a cura di) (1998), Ambiente, Comunicazione,
Società. Negoziare il futuro sostenibile, Il Sole 24 Ore Libri, Milano.
Munton D. (a cura di) (1996), Hazardous Waste Siting and Democratic
Choice, Georgetown University Press, Washington D.C.
99
Osservatorio Nimby Forum®
100
Paba G., Perrone C. (a cura di ) (2011), Partecipazione e politiche territoriali, Vol. 1, All’insegna del Giglio, Firenze.
Pellizzoni L. (2012), Conflitti ambientali. Esperti, politica, istituzioni, nelle
controversie ecologiche, ed. LSU
Pepe V. (2014), Non nel mio giardino. Ambiente ed energia oltre la paura,
Baldini & Castoldi, Milano.
Plaisant A. (2010), La partecipazione nel governo delle trasformazioni
del territorio. Strumenti innovativi per costruire la città dei diritti, Franco
Angeli, Milano.
Quah E., Tan K. Ch. (2002), Siting environmentally unwanted facilities:
risks, trade-offs and choices, Cheltenham, UK and Northampton.
Rabitti P. (2008), Ecoballe, Aliberti.
Rolando S. (2014), Comunicazione, poteri e cittadini. Tra propaganda e
partecipazione, EGEA.
Romano I. (2012), Cosa fare. Come Fare. Decidere insieme per praticare
davvero la democrazia, Chiarelettere, Milano.
Santini L. (a cura di) (2011), Partecipazione nei processi decisionali e
di governo del territorio, Editore Plus, Pisa.
Sclavi M., Susskind L. E. (2011), Confronto creativo. Dal diritto di parola
al diritto di essere ascoltati, Milano, Et. Al.
Sori E. (2001), La città e i rifiuti. Ecologia urbana dal medioevo al primo
Novecento, Il Mulino, Bologna.
Spina F. (2010), Sociologia di Nimby, Besa Editore, Lecce.
Tamburino A. (2006), “Scelte per un futuro europeo fuori dai luoghi
comuni”, Il Mulino, n. 423, pp. 113-123.
Viale G. (1999), Governare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino.
Viale G. (2008), Azzerare i rifiuti, Bollati Boringhieri, Torino.
Vittadini M.R. (2005), “Partecipazione, negoziazione/concertazione e
consultazione: soggetti, ruoli e opportunità nel processo decisionale”,
Valutazione ambientale, n. 7, pp. 29-32.
Bibliografia selezionata
Wolsink M. (2007), Wind power implementation: the nature of public attitudes: Equity and fairness instead of ‘backyard motives’, Renewable and Sustainable Energy Reviews n°11;
Wüstenhagen R., Wolsink M., Bürer M.J. (2007), Social acceptance
of renewable energy innovation: An introduction to the concept,
Energy Policy;
Zati S. (2005), “Diritto all’informazione e alla partecipazione in materia ambientale: il quadro giuridico e normativo di riferimento”, Valutazione ambientale, n. 7, pp. 22-28.
Zita F. (2005), “Apparato normativo e linee guida a supporto del processo partecipativo nella VIA: l’esperienza della Regione Toscana”,
Valutazione ambientale, n. 7, pp. 53-56.
101
Osservatorio Nimby Forum®
102
Appendice
Elenco impianti contestati rilevati dall’Osservatorio Media Nimby
Forum® - XI Edizione.
* Alcuni degli impianti censiti nel corso della X ed. di Nimby Forum® sono stati oggetto di
contestazioni anche nel corso delle precedenti edizioni della ricerca. Nella colonna "1 a rilev."
viene quindi indicata l’edizione in cui l’impianto è stato censito per la prima volta attraverso
il monitoraggio compiuto dall’Osservatorio Media.
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
103
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
BreBeMi
Brescia - Bergamo - Milano
Bergamo,
Brescia,
Cremona,
Lodi, Milano
Lombardia
I Ed
Cava di Cassano d'Adda
Cassano d'Adda
(loc. Casina Cesarina)
Milano
Lombardia
IX Ed
Cementificio di Castelraimondo
Castelraimondo
Ancona
Marche
IX Ed
Cementificio di Matera
Matera (loc. Trasanello)
Matera
Basilicata
X Ed
Cementificio di Pescara
Pescara
Pescara
Abruzzo
VIII Ed
Cementificio di Spoleto
Spoleto
Perugia
Umbria
IX Ed
Cementificio di Tavernola
Bergamasca
Tavernola Bergamasca
Bergamo
Lombardia
X Ed
Centrale a biogas di Chiari
Chiari
Brescia
Lombardia
X Ed
Centrale a biogas di Ledinara,
c.da Treponti
Ledinara
Rovigo
Veneto
XI Ed
Centrale a biogas di Legnano (via
Novara)
Legnano
Milano
Lombardia
XI Ed
Centrale a biomasse di Ostra
Ostra (loc. Casine)
Ancona
Marche
X Ed
Centrale a biomasse di Albano
Laziale
Albano Laziale
Roma
Lazio
VIII Ed
Centrale a biomasse di Andria
Andria
Barletta
- Andria Trani
Puglia
IX Ed
Centrale a biomasse di Aulla
Aulla
MassaCarrara
Toscana
VIII Ed
Centrale a biomasse di Bettola
Bettola (loc. Boccacci)
Piacenza
Emilia
Romagna
IX Ed
Nome
Comune
Provincia
Regione
1 rilev.*
Aereoporto di Bolzano
Bolzano
Bolzano
Trentino
Alto Adige
IX Ed
Aeroporto di Firenze
Firenze (loc. Peretola)
Firenze
Toscana
X Ed
Aeroporto L. Da Vinci
"Fiumicino Due"
Fiumicino
Roma
Lazio
XI Ed
Alta velocità Torino - Lione
(Corridoio V)
Val Susa
Torino
Piemonte
VI Ed
Alta velocità Verona - Brennero
(Corridoio I)
Verona-Brennero
Bolzano,
Trento,
Verona
Trentino
Alto Adige
IV Ed
Centrale a biomasse di Bussi
Bussi sul Tirino
Pescara
Abruzzo
VII Ed
Autostrada Bergamo-Treviglio
(ora superstrada)
Bergamo-Treviglio
Bergamo
Lombardia
VIII Ed
Centrale a biomasse di Calvi
Risorta
Calvi Risorta
Caserta
Campania
IX Ed
VII Ed
Centrale a biomasse di
Campochiaro
Campochiaro
Campobasso
Molise
X Ed
Centrale a biomasse di Capaccio
Capaccio (loc. Sorvella)
Salerno
Campania
X Ed
XI Ed
Centrale a biomasse di Caprese
Michelangelo
Caprese Michelangelo
Arezzo
Toscana
IX Ed
a
Autostrada Cimpello-SequalsGemona
Forgaria del Friuli
Pordenone
Friuli
Venezia
Giulia
Autostrada Orte - Mestre
Orte, Mestre
Roma,
Venezia
Lazio
Autostrada Valdastico Nord
Besenello - Piovene
Rocchette
Trento,
Vicenza
Trentino
Alto Adige
Veneto
VIII Ed
Centrale a biomasse di
Carmignano di Brenta
Carmignano di Brenta
Padova
Veneto
IX Ed
Lombardia
VIII Ed
Biodigestore anaerobico di Alife
Alife
Caserta
Campania
XI Ed
Centrale a biomasse di Casei
Gerola
Casei Gerola
Pavia
Biodigestore anaerobico di
Molinara
Molinara
Benevento
Campania
XI Ed
Centrale a biomasse di Castelli
Castelli
Teramo
Abruzzo
IX Ed
Biodigestore di Camposaragna
Isola del Cantone,
(loc. Camposaragna)
Genova
Liguria
XI Ed
Centrale a biomasse di
Castelvetro
Castelvetro
Modena
Emilia
Romagna
VIII Ed
Biodigestore di Forlimpopoli
Forlimpopoli
(loc. San Pietro a Prati)
Forli-Cesena
Emilia
Romagna
X Ed
Centrale a biomasse di
Cavernago
Cavernago
Bergamo
Lombardia
VII Ed
Biodigestore di Ladispoli
Ladispoli
Roma
Lazio
IX Ed
Centrale a biomasse di Chiarano
Chiarano
Treviso
Veneto
VIII Ed
Biodigestore di Monselice
Monselice, (loc. san Bortolo)
Padova
Veneto
X Ed
Osservatorio Nimby Forum®
104
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
105
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Centrale a biomasse di
Chitignano
Chitignano
(fraz. Poggiolino)
Arezzo
Toscana
IX Ed
Centrale idroelettrica Alto
Varrone
Premana
Lecco
Lombardia
VII Ed
Centrale a biomasse di Cinigiano
Cinigiano, Camone,
(loc. Santa Rita)
Grosseto
Toscana
VIII Ed
Centrale Idroelettrica Crist
Ivrea
Torino
Piemonte
XI Ed
Centrale a biomasse di
Colonnella
Centrale idroelettrica del Lima
Lucca
Toscana
XI Ed
Colonnella
Teramo
Abruzzo
VIII Ed
Bagni di Lucca, torrente
Lima
Centrale a biomasse di Coltano
Coltano
Livorno
Toscana
XI Ed
Centrale idroelettrica di
Marmirolo (loc. Pozzolo)
Marmirolo
Mantova
Lombardia
X Ed
Centrale a biomasse di
Corridonia
Corridonia
(fraz.Sarrocciano)
Macerata
Marche
IX Ed
Centrale idroelettrica di
Bertonico
Bertonico
Lodi
Lombardia
X Ed
Centrale a biomasse di Felino
Felino
(loc. San Michele Tiorre)
Modena
Emilia
Romagna
VIII Ed
Centrale idroelettrica di Corlys
Cortlys (loc. Oagre)
Aosta
Valle
d'Aosta
X Ed
Centrale a biomasse di Galliera
Galliera
Bologna
Emilia
Romagna
VII Ed
Centrale idroelettrica di
Gessopalena
Gessopalena
Chieti
Abruzzo
VIII Ed
San Martino in Rio
(loc. Gazzata)
Limana (loc. Praloran)
Belluno
Veneto
XI Ed
Reggio-Emilia
Emilia
Romagna
Centrale idroelettrica di Limana
Centrale a biomasse di Gazzata
IX Ed
Lecco
Lombardia
VII Ed
Grosseto (loc.Cernaia)
Grosseto
Toscana
IX Ed
Centrale idroelettrica di
Pagnona-Premana
Pagnona-Premana
Centrale a biomasse di Grosseto
Centrale a biomasse di
Monticiano
Monticiano
Siena
Toscana
X Ed
Centrale Idroelettrica
di S. Antonio
Sarentino
Bolzano
Trentino
Alto Adige
XI Ed
Sparone
Torino
Piemonte
XI Ed
Novaledo
Trento
Trentino
Alto Adige
Centrale idroelettrica di Sparone
Centrale a biomasse di Novaledo
X Ed
Centrale idroelettrica di Tortona
Alessandria
Piemonte
X Ed
Centrale a biomasse di Petrona
Scarperia e San Piero
(loc.Petrona)
Tortona
(loc. Parco dello Scrivia)
Firenze
Toscana
X Ed
Centrale idroelettrica sul fiume
Pescia
Pescia
Pistoia
Toscana
XI Ed
Centrale a biomasse di Pomezia
Pomezia
(loc. Santa Palomba)
Roma
Lazio
X Ed
Centrale idroelettrica sul Mella
Collio
Brescia
Lombardia
VII Ed
Pontremoli (z.i. Novoleto)
MassaCarrara
VIII Ed
Centrale a biomasse di
Pontremoli
Toscana
IX Ed
Centrale idroelettrica sull'Adige
Pomarolo, Volano, Nomi
Trento
Trentino
Alto Adige
Centrale termoelettrica di
Civitavecchia
Civitavecchia
(loc. Torrevaldiga)
Roma
Lazio
X Ed
Centrale termoelettrica di
Monfalcone
Monfalcone
Gorizia
Friuli
Venezia
Giulia
III Ed
Centrale a biomasse di Porto Viro
Porto Viro
Rovigo
Veneto
IX Ed
Centrale a biomasse di Rivarolo
Rivarolo Mantovano
Mantova
Lombardia
VII Ed
Centrale a biomasse di
Roccastrada
Roccastrada
Grosseto
Toscana
X Ed
Centrale a biomasse di San Pietro
in Casale
San Pietro in Casale
Bologna
Emilia
Romagna
VII Ed
Centrale termoelettrica di Ottana
Ottana
Nuoro
Sardegna
IX Ed
Pianopoli
Catanzaro
Calabria
VII Ed
Centrale a biomasse di San Polo
Matese
San Polo Matese
Campobasso
Molise
X Ed
Centrale termoelettrica di
Pianopoli
Centrale a biomasse di Santa
Maria a Monte
Santa Maria a Monte
(loc. San Donato)
Pisa
Toscana
VIII Ed
Centrale termoelettrica di
Rossano Calabro
Rossano Calabro
Cosenza
Calabria
VI Ed
Centrale a biomasse di Sant'Agata
di Puglia
Sant'Agata di Puglia
Foggia
Puglia
VIII Ed
Centrale termoelettrica di Vado
Ligure
Vado Ligure - Quiliano
Savona
Liguria
I Ed
Centrale a biomasse di Sorbo
San Basile
Sorbo San Basile
(loc. Piano di Moio)
Catanzaro
Calabria
VII Ed
Cogeneratore di Bibbiano
Bibbiano (loc. Corniano)
Reggio Emilia
Emilia
Romagna
X Ed
Centrale a biomasse di Stradella San Cipriano Po
Cogeneratore di Simaxis
Simaxis
Oristano
Sardegna
IX Ed
Stradella - San Cipriano Po
Pavia
Lombardia
IX Ed
Terni
Umbria
X Ed
Emilia
Romagna
XI Ed
Stroncone (loc.Vascigliano)
Concessione di coltivazione
idrocarburi "Gradizza"
Ferrara
Centrale a biomasse di Stroncone
Copparo, Formignana,
Gradizza
Centrale a biomasse di Vattaro
Vattaro
Trento
Trentino
Alto Adige
VII Ed
Concessione di coltivazione
idrocarburi liquidi e gassosi
"d30B.C-MD" - "Ombrina Mare" -
Tra Ortona e Torino
di Sangro (Costa dei
Trabocchi )
Chieti
Abruzzo
IX Ed
Centrale a biomasse di Velletri
Velletri (loc. Lazzaria)
Roma
Lazio
VIII Ed
Osservatorio Nimby Forum®
106
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
107
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Concessione di stoccaggio San
Potito e Cotignola
San Potito e Cotignola
Ravenna
Emilia
Romagna
XI Ed
Discarica di Nuraxi Figus
Gonnella
(Comune di Caulonia)
Carbonia Iglesias
Sardegna
VII Ed
Depuratore delle acque di
Cesenatico
Cesenatico
Forli-Cesena
Emilia
Romagna
XI Ed
Discarica di Pescantina, loc. Ca'
Filissine
Pescantina
Verona
Veneto
XI Ed
Discarica con annesso impianto
biogas di Roccasecca , loc. Cerreto
Roccasecca, (loc. Cerreto)
Frosinone
Lazio
XI Ed
Discarica di Roverchiara
Roverchiara
Verona
Veneto
VII Ed
Discarica di San'Arcangelo
Sant'Arcangelo
Potenza
Basilicata
XI Ed
Discarica dell'Inviolata
Guidonia
Roma
Lazio
XI Ed
Discarica di Sant'Urbano
Sant'Urbano (loc. Balduina)
Padova
Veneto
X Ed
Discarica di Albano
Albano Laziale
(loc. Ronciglione)
Roma
Lazio
VII Ed
Discarica di Serra Arenosa
Vietri, Caggiano
Salerno
Campania
VIII Ed
Discarica di S'Ottioni Mannu
Macchiareddu
(loc. S'Ottioni Mannu)
Cagliari
Sardegna
XI Ed
Discarica di Spiritu Santu
Olbia
Olbia Tempio
Sardegna
VIII Ed
Discarica di Taverna del Re
Giugliano in Campania
(loc. Taverna del Re)
Napoli
Campania
III Ed
Bologna
Emilia
Romagna
XI Ed
Discarica di Barengo
Barengo
Novara
Piemonte
IX Ed
Discarica di Battipaglia
Battipaglia
Salerno
Campania
VIII Ed
Discarica di Bazzani
Casale Monferrato
(fraz. Roncaglia)
Alessandria
Piemonte
XI Ed
Discarica di Bergantino
Bergantino
Rovigo
Veneto
X Ed
Discarica di Borghetto Vara
Borghetto Vara
(loc. Mangina)
La Spezia
Liguria
VIII Ed
Discarica di Tre Monti
Imola, Tre Monti
Discarica di Buriano
Montecatini Val di Cecina
Pisa
Toscana
XI Ed
Discarica di Valanghe d'Inverno
Misterbianco, Motta
Catania
Sicilia
XI Ed
Discarica di Castella
Rezzato
Brescia
Lombardia
XI Ed
Discarica di Valeggio
Valeggio (loc. Cà Balestra)
Verona
Veneto
VIII Ed
Discarica di Cava Fornace
Montignoso
(loc. Cava Fornace)
MassaCarrara
Toscana
Discarica di Velletri
Velletri (zona Lazzaria)
Roma
Lazio
X Ed
Discarica di Vespia
Castellamonte
Torino
Piemonte
XI Ed
Discarica di Cava Manara
Cava Manara
Pavia
Lombardia
X Ed
Discarica di Cavenago d'Adda
Cavenago d'Adda
Lodi
Lombardia
VIII Ed
Discarica e impianto biogas di
Borgo Giglione
Magione, Borgo Giglione
Perugia
Umbria
XI Ed
Discarica di Cazzago San Martino
Cazzago San Martino
(loc. Macogna)
Brescia
Lombardia
VII Ed
Discarica ex Cava di Paterno
Vaglia (loc.Paterno)
Firenze
Toscana
X Ed
Discarica La Cornacchia
Moie
Ancona
Marche
XI Ed
Discarica di Celico
Celico
Cosenza
Calabria
X Ed
Discarica Le Crete di Orvieto
Orvieto
Terni
Umbria
XI Ed
Discarica Di Cemento-Amianto
(R.C.A.)
Sannazzaro
Pavia
Lombardia
XI Ed
Discarica Loc. Ca' Baldassarre di
Valeggio sul Mincio
Valeggio sul Mincio
Verona
Veneto
XI Ed
Discarica di Chivasso: "Progetto
WastEnd"
Chivasso, Montanaro,
Pogliani
Torino
Piemonte
X Ed
Discarica Vergine di Lizzano
Loc. Palombara
Taranto
Puglia
VII Ed
XI Ed
VII Ed
Discarica di Coda Volpe,
Vaccarizzo
Vaccarizzo
(c.ta Coda Volpe)
Catania
Sicilia
XI Ed
Discarica di Cupinoro
Bracciano (loc.Cupinoro)
Roma
Lazio
X Ed
Discarica di Ferrera Erbognone
Ferrera Erbognone
(loc. Cascina Gallona)
Pavia
Lombardia
VI Ed
Discarica di Fonte Nocera
Poggio Nativo, Fonte
Nocera
Rieti
Lazio
XI Ed
Discarica di Le Borra
Figline Valdarno fiorentino
(Loc. Le Borra)
Firenze
Toscana
VII Ed
Discarica di Magliano Romano
Magliano Romano
Roma
Lazio
X Ed
Discarica di Matarana
Montallegro, Siculiana
(loc. Matarana)
Agrigento
Sicilia
XI Ed
Discarica di Monti dell'Ortaccio
Roma
Roma
Lazio
VIII Ed
Discarica di Montignoso
Montignoso
MassaCarrara
Toscana
VIII Ed
Ditta Chimica Pomponesco
Guastalla
Reggio Emilia
Emilia
Romagna
Ecodistretto di Rocca Cencia
Roma (loc. Rocca Cencia)
Roma
Lazio
XI Ed
Elettrodotto "Oltreserchio"
Zona Oltreserchio (Lucca,
San Giuliano Terme,
Vecchiano, Camaiore,
Massarosa)
Lucca
Toscana
X Ed
Elettrodotto Benevento II Foggia
Benevento-Foggia
Benevento,
Foggia
Campania
IX Ed
Elettrodotto Bisaccia - Deliceto
Rocchetta Sant'Antonio,
Deliceto, Bisaccia,
Lacedonia, Sant'Agata di
Puglia
Avellino,
Foggia
Campania
Puglia
IX Ed
Elettrodotto di Porto Romano
(Durazzo) - Polignano a Mare
Durazzo (Albania), Mola,
Rutigliano, Conversano,
Turi, Polignano a Mare,
Casamassima
Bari
Puglia
IX Ed
Elettrodotto Gissi - Villanova
Guardiagrele, Lanciano
Chieti
Abruzzo
VI Ed
Osservatorio Nimby Forum®
108
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
109
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Elettrodotto Okroglo-Udine ovest
Okroglo-Udine
Udine
Friuli
Venezia
Giulia
IX Ed
Impianto di biogas di Lonato
del Garda
Lonato del Garda
Brescia
Lombardia
XI Ed
Basilicata
XI Ed
Gorizia,
Udine
Impianto di compostaggio di
S. Nicola di Melfi
Potenza
Fogliano Redipuglia Udine ovest
Friuli
Venezia
Giulia
S. Nicola di Melfi
Elettrodotto Redipuglia - Udine
ovest
V Ed
Impianto di compostaggio (rifiuti
umidi) di Scampia, Napoli
Napoli, quartiere Scampia
Napoli
Campania
X Ed
II Ed
Impianto di compostaggio di
Annone in Brianza
Annone in Brianza
(loc. Tassera)
Lecco
Lombardia
XI Ed
Impianto di compostaggio di
Capannori
Capannori (loc. Poderacci)
Lucca
Toscana
I Ed
Elettrodotto Somplago Wurmlach
Somplago - Wurmlach
Udine
Friuli
Venezia
Giulia
Elettrodotto Villanova-Gissi
Cepagatti (loc. Villanova)
- Gissi
Chieti
Abruzzo
VIII Ed
Filovia di Pescara
Pescara
Pescara
Abruzzo
VIII Ed
Impianto di compostaggio di
Ferentino
Ferentino (loc. Scalo)
Frosinone
Lazio
X Ed
G.I.D.A. (Gestione Impianti
Depurazione Acque) di
Baciacavallo
Prato, c.da Baciacavallo
Prato
Toscana
XI Ed
Impianto di compostaggio di
Fossano
Fossano
Cuneo
Piemonte
XI Ed
Impianto di compostaggio di
Lacaioli
Castiglione del Lago, loc.
Lacaioli
Perugia
Umbria
XI Ed
Cellino, Teramo, San
Marco
AscoliPiceno,
Fermo,
Teramo
Marche
Impianto di Compostaggio di
Lucera
Lucera
Foggia
Puglia
XI Ed
Marche,
Toscana,
Umbria
Impianto di compostaggio di
Maniago
Maniago
Pordenone
Friuli
Venezia
Giulia
VIII Ed
Foligno-Sestino
Arezzo,
Perugia,
Pesaro
Urbino
Roma
Lazio
VII Ed
Gasdotto Brindisi - Minerbio
(tratta Sulmona - Foligno)
Sulmona - Foligno
Abruzzo,
Lazio,
Marche,
Umbria
Impianto di compostaggio di
Monteroni
Ladispoli
L'Aquila,
Macerata,
Pescara,
Perugia, Rieti
VI Ed
Impianto di compostaggio di
Nonantola
Nonantola
Modena
Emilia
Romagna
VIII Ed
Gasdotto Sealine Tirrenica (tratto
Monforte San Giorgio-Policastro
Bussentino)
Monforte San GiorgioPolicastro Bussentino
Messina,
Salerno
Campania,
Sicilia
Impianto di compostaggio di
Piedimonte
Frosinone
Lazio
XI Ed
VII Ed
Piedimente san Germano,
c.da Ruscito
Impianto di Compostaggio di
Pietramelina
Umbertide
(loc. Pietramelina)
Perugia
Umbria
XI Ed
Gasdotto Trans-Adriatic Pipeline
Melendugno
(loc. San Foca), Vernole
Lecce
Puglia
VII Ed
Impianto di compostaggio di
Piteglio
Pian del Termine
Pistoia
Toscana
VII Ed
Gassificatore di Albano Laziale
Albano Laziale
(loc. Roncigliano a Cecchina)
Roma
Lazio
III Ed
Impianto di compostaggio di
Rosciano
Rosciano
Pescara
Abruzzo
XI Ed
Gassificatore di Capua
Capua
Caserta
Campania
VIII Ed
Gassificatore di Castelbelforte
Castelbelforte
Mantova
Lombardia
XI Ed
Impianto di compostaggio di
Salanetti
Capannori (loc. Salanetti)
Lucca
Toscana
XI Ed
Gassificatore di Genova
Loc. Scarpino
Genova
Liguria
VII Ed
Impianto di compostaggio di San
Severo - ex Safab
San Severo (loc. San Marco)
Foggia
Puglia
XI Ed
Gassificatore di Limbiate
Limbiate (Pinzano, Senago)
Monza e
Brianza
Lombardia
VII Ed
Impianto di compostaggio di
Tortora
Tortora (loc. San Sago)
Cosenza
Calabria
VII Ed
Gassificatore di Lonato
Lonato (loc. Campagnoli)
Brescia
Lombardia
IX Ed
Gassificatore di Torre Quartesolo
Torri di Quartesolo
Vicenza
Veneto
IX Ed
Impianto di compostaggio di
Valeggio sul Mincio
Valeggio sul Mincio
Varese
Lombardia
XI Ed
Green Park Albasole
Gasdotto "Cellino-Teramo-San
Marco secondo tronco"
Gasdotto Brindisi - Minerbio
(tratta Foligno-Sestino)
X Ed
V Ed
Albisola Superiore
Savona
Liguria
XI Ed
Pisa
Toscana
XI Ed
Desio
Monza e
Brianza
Impianto di compostaggio Gello
di Pontedera
Gello di Pontedera
Impiano per il trattamento di
rifiuti speciali di Desio
Lombardia
VIII Ed
Impianto di compostaggo di
Bocche di Forlì
Castel Sangro
L'Aquila
Abruzzo
XI Ed
Impianto a biomasse di
Collesalvetti
Collesalvetti
Livorno
Toscana
XI Ed
Impianto di conversione di
biomasse di Modugno
Modugno
Bari
Puglia
X Ed
Modena
Emilia
Romagna
XI Ed
Impianto di pirolisi di Retorbido ex fornace Valdata
Retorbido
Pavia
Lombardia
XI Ed
Impianto a biomasse di Settecani
Settecani
Osservatorio Nimby Forum®
110
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
111
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Impianto di rifiuti di Moglia
Moglia
Mantova
Lombardia
XI Ed
Impianto per il trattamento dei
fanghi di Patrica
Patrica
Frosinone
Lazio
XI Ed
Impianto di Stoccaggio di
Bagnolo Mella
Bagnolo Mella, Capriano
del Colle
Brescia
Lombardia
IX Ed
Impianto per il trattamento di
rifiuti farmaceutici
Garlasco
Pavia
Lombardia
XI Ed
Impianto per il trattamento di
rifiuti liquidi di Castellanza
Castellanza
Varese
Lombardia
VIII Ed
Impianto tecnologico di
gassificazione di Mori
Mori (loc. Casotte)
Trento
Trentino
Alto Adige
X Ed
Inceneritore di Civitavecchia
Civitavecchia (loc.
comprensorio militare di
Santa Lucia)
Roma
Lazio
IX Ed
Inceneritore di Filago
Filago
Bergamo
Lombardia
IX Ed
Inceneritore di Scarlino
Scarlino (area del Casone)
Grosseto
Toscana
III Ed
Intervento di indagine geofisica
2D nell'area dell'istanza di
prospezione in mare "d1 E.P-.SC"
Stintino, Bosa,
Tresnuraghes, Cuglieri,
Alghero, Porto Torres,
Sassari, Narbolia, San
Vero Milis, Villanova
Monteleone, Magomadas
Oristano,
Sassari
Sardegna
X Ed
Istanza di permesso di
idrocarburi "D 86 F.R-GM"
Strongoli, Cropani,
Montepaone, Soverato,
Borgia, Staletti', Ciro'
Marina, Sellia Marina,
Melissa, Crucoli, Catanzaro,
Crotone, Isola di Capo
Rizzuto, Botricello, Cutro,
Simeri Crichi, Ciro',
Montauro, Squillace,
Belcastro
Catanzaro,
Crotone
Calabria
X Ed
Impianto di stoccaggio di Cà
Vecchia
San Martino Buon Albergo
Verona
Veneto
IX Ed
Impianto di stoccaggio di rifiuti
speciali di Voghera
Voghera
Pavia
Lombardia
XI Ed
Impianto di stoccaggio gas a
Cornegliano Laudense
Cornegliano Laudense
Lodi
Lombardia
VIII Ed
Impianto di stoccaggio gas di
Bordolano
Bordolano
Cremona
Lombardia
X Ed
IX Ed
Impianto di stoccaggio gas di
Lugo - Alfonsine
Voltana - Alfonsine
Ravenna
Emilia
Romagna
Impianto di stoccaggio gas di
Sant'Elpidio a Mare
Sant'Elpidio a Mare
Fermo
Marche
IX Ed
Impianto di trasformazione
energia elettrica di Viareggio
Viareggio
Lucca
Toscana
IX Ed
Impianto di trattamento ceneri
di Brescia
Brescia (loc. Buffalora)
Brescia
Lombardia
VIII Ed
Impianto di trattamento di rifiuti
urbani
Rivoli Veronese
Verona
Veneto
XI Ed
Impianto di trattamento fanghi
di Lomello
Lomello
Pavia
Lombardia
IV Ed
Impianto di trattamento fanghi
di Mortara
Mortara
Pavia
Lombardia
X Ed
Impianto eolico del Monte
Carmine
Avigliano, Filiano
Potenza
Basilicata
XI Ed
Istanza di permesso di
idrocarburi "d 87 F.R-GM"
Isola di Capo Rizzuto (al
largo delle coste)
Crotone
Calabria
XI Ed
Impianto eolico di Avigliano
Avigliano (loc. Filicosa),
Filiano, Atella
Potenza
Basilicata
VII Ed
Istanza di permesso di
idrocarburi "d 85 F.R-.GM"
Zona F
Non
Disponibile
Non
Disponibile
XI Ed
Impianto eolico di Badia Tedalda
Badia Tedalda (loc.
Fresciano), Casteldelci,
Verghereto,
Arezzo, Forlì
Cesena,
Rimini
Emilia
Romagna,
Toscana
VII Ed
Istanza di Permesso di
Prospezione in Mare " d 1 B.P-.SP
" e "d 1 F.P-.SP"
Mare Adriatico - Zona A e
Zona B
Non
Disponibile
Non
Disponibile
XI Ed
Impianto eolico in Valle Caudina
Sant’Agata de’ Goti, Airola,
Arienzo e Moiano
Benevento
Campania
VII Ed
Istanza di Permesso di
Prospezione in Mare d 1 C.P-.SC
e d1 G.P-.SC
Zona C
Non
Disponibile
Non
Disponibile
XI Ed
Impianto eolico offshore di Gela
Golfo di Gela (Butera,
Licata, Gela)
Agrigento,
Caltanissetta
Sicilia
V Ed
Istanza di Permesso di
Prospezione in Mare d 2 E.P-.TG
Zona B
Non
Disponibile
Non
Disponibile
XI Ed
Impianto eolico offshore di
Manfredonia
Zapponeta, Manfredonia,
Margherita di Savoia
Barletta
- Andria Trani, Foggia
Puglia
X Ed
Istanza di permesso di
prospezione in mare d 1 E.P-.SC
Zona E
Oristano,
Sassari
Sardegna
XI Ed
Impianto eolico offshore di
Termoli
Campobasso
Isernia
Molise
IX Ed
Impianto idroelettrico di
Pracchiola
Pontremoli (loc. Pracchiola)
MassaCarrara
Toscana
XI Ed
Impianto integrato per il
trattamento di rifiuti biologici
Macomer
Nuoro
Sardegna
XI Ed
Osservatorio Nimby Forum®
112
Nome
Comune
Istanza di permesso di
prospezione in mare denominata
"d 3 F.P-.SC"
Galatone, Lizzano,
Strongoli, Manduria,
Corigliano Calabro,
Montegiordano, Roseto
Capo Spulico, Albidona,
Pulsano, Maruggio,
Taranto, Rossano, Ciro'
Marina, Castellaneta,
Ugento, Melissa, Crucoli,
Rotondella, Palagiano,
Leporano, Crotone, Racale,
Sannicol
Cosenza,
Crotone,
Lecce,
Matera,
Taranto
Istanza di permesso di
prospezione in mare denominata
"d1 C.P-.SC"
Vittoria, Portopalo di Capo
Passero, Pachino, Noto,
Siracusa, Acate, Ispica,
Pozzallo, Avola, Modica,
Santa Croce Camerina,
Ragusa, Scicli
Ragusa,
Siracusa
Sicilia
X Ed
istanza di permesso di ricerca
"Frusci"
Atella, Avigliano,
Baragiano, Bella, Filiano,
Pietragalla, Pignola,
Potenza, Ruoti, San Fele
Potenza
Basilicata
XI Ed
Istanza di permesso di ricerca di
dirocarburi "La Bicocca"
Melfi, Rapolla e Barile
Potenza
Basilicata
X Ed
Istanza di permesso di ricerca di
idrocarburi "Colle dei Nidi"
Corropoli
AscoliPiceno,
Teramo
Abruzzo,
Marche
IX Ed
Istanza di permesso di ricerca
idrocarburi "Agnone"
Agnone, Bagnoli del
Trigno, Belmonte
del Sannio, Borrello,
Capracotta, Carovilli,
Carpineto, Sinello,
Carunchio, Castelguidone,
Castelverrino, Castiglione
Messer Marino, Celenza
sul Trigno, Chiauci,
Civitanovadel Sannio,
Duronia, Fallo, Fossalto,
Fraine,
Istanza di permesso di ricerca
idrocarburi "Sospiro"
Asola, Ca'd'Andrea,
Canneto sull'oglio,
Cappella de' picenardi,
Casalromano, Cella, Dati,
Cicognolo, Cingia de' Botti,
Derovere,Drizzona, Fiesse,
Gabbioneta-Binanuova,
Gambara, Gottolengo, Isola
Dovarese, Milzano, Motta
Baluffi, Ostiano, Pavone
del Mella,
Provincia
Campobasso,
Chieti, Isernia
Brescia,
Cremona,
Mantova
Regione
Basilicata,
Calabria,
Puglia
Abruzzo,
Molise
Lombardia
1a rilev.*
X Ed
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
"Istanza di Permesso di Ricerca in
Terraferma ""Case Capozzi""
Foiano in Val Fortore,
Molinara, Montefalcone di
Val Fortore, Castelfranco
in Misciano, Ginestra degli
Schiavoni, San Giorgio la
Molara, Buonalbergo, Pago
Veiano, Pesco Sannita,
Fragneto l'Abate, Fragneto
Monforte, Benevento,
Pietrelcina, Paduli,
Sant'Arcangelo Trimonte
Avellino,
Benevento
Campania
X Ed
Istanza di Permesso di Ricerca in
Terraferma "Monte Cavallo"
Atena Lucana, Brienza,
Marsico Nuovo,
Montesano sulla
Marcellana, Padula,
Paterno, Polla, Sala
Consilina, Sant'Arsenio,
Sassano, Teggiano,
Tramutola
Potenza
Basilicata
XI Ed
Istanza di ricerca di idrocarburi
"d 89 F.R-.GM"
Tricase, Gagliano del
Capo, Ugento, Racale,
Alessano, Castrignano del
Capo, Taviano, Andrano,
Diso, Otranto, Morciano
di Leuca, Patu', Tiggiano,
Gallipoli, Alliste, Salve,
Santa Cesarea Terme,
Castro, Corsano
Lecce
Puglia
X Ed
Istanza di ricerca di idrocarburi
"d 90 F.R-.GM"
Tricase, Gagliano del
Capo, Ugento, Racale,
Alessano, Castrignano del
Capo, Taviano, Andrano,
Diso, Otranto, Morciano
di Leuca, Patu', Tiggiano,
Gallipoli, Alliste, Salve,
Santa Cesarea Terme,
Castro, Corsano
Lecce
Puglia
X Ed
Istanza di ricerca idrocarburi
"Cascina Alberta"
Area tra Piemonte e
Lombardia (Prov Novara,
Biella, Varese, Vercelli)
Biella,
Novara,
Varese,
Vercelli
Piemonte
X Ed
Metanodotto Gavi –
Pietralavezzara
Gavi – Pietralavezzara
Genova
Liguria
XI Ed
Metanodotto PontremoliCortemaggiore
Morfasso, Vernasca,
Lugagnano, Gropparello,
Castellarquato,
Fiorenzuola, Carpaneto,
Cadeo e Cortemaggiore.
MassaCarrara,
Piacenza
Emilia Romagna,
Toscana
VII Ed
Parchi eolici di Matera
Matera
Matera
Basilicata
XI Ed
Parco eolico di Montocchio e
Cerreta
Potenza, loc. Montocchio
e Cerreta
Potenza
Basilicata
XI Ed
Parco eolico di Orvieto
Orvieto
Terni
Umbria
X Ed
Parco eolico di Petralia Soprana
Petralia Sottana (fraz.
Borgo Verdi)
Palermo
Sicilia
IX Ed
IX Ed
IX Ed
113
Osservatorio Nimby Forum®
114
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Parco eolico di San Martino in
Pensilis
San Martino in Pensilis
Campobasso
Molise
XI Ed
Parco eolico sul Monte dei Sospiri
Mercatello sul Metauro
PesaroUrbino
Marche
XI Ed
Parco eolico Tuscania
Tuscania
Viterbo
Lazio
X Ed
Passante Nord di Bologna
Borgo Panigale - San
Lazzaro
Bologna
Emilia
Romagna
VIII Ed
Cassano Magnago - Osio
sotto
Bergamo,
Como,
Milano,
Monza e
Brianza,
Varese
Lombardia
Montecchio Maggiore Spresiano
Belluno,
Treviso,
Vicenza
Veneto
Perforazione del sondaggio per
ricerca di idrocarburi gassosi
denominato "Armonia 1dir"
Solarolo
Ravenna
Emilia
Romagna
X Ed
Perforazione del sondaggio per
ricerca di idrocarburi gassosi
denominato "Trava 2dir"
Ostellato
Ferrara
Emilia
Romagna
X Ed
Permesso di prospezione e ricerca
"Grotte del Salice"
Aliano, Castronuovo di
Sant'Andrea, Gallicchio,
Missanello, Roccanova,
San Chirico Raparo,
San Martino d'Agri,
Sant'Arcangelo
Matera,
Poteza
Basilicata
XI Ed
Permesso di prospezione e ricerca
"Il Perito"
Miglionico,
Montescaglioso, Pomarico
Matera
Basilicata
XI Ed
Permesso di prospezione e ricerca
"La Capriola"
Bernalda, Montalbano
Jonico, Montescaglioso,
Pisticci, Pomarico.
Matera,
Potenza
Basilicata
XI Ed
Permesso di prospezione e ricerca
"La Cerasa"
Brienza, Marsico Nuovo,
Sasso di Castalda, Satriano
di Lucania, Tito
Potenza
Permesso di prospezione e ricerca
"Palazzo San Gervasio"
Palazzo S. G., Acerenza,
Barile, Forenza, Genzano
di Lucania, Ginestra,
Maschito, Montemilone,
Oppido Lucano, Rapolla,
Ripacandida, Venosa
Potenza
Permesso di ricerca "G.R14.AG"
Progetto offshore Ibleo
Palma di Montechiaro,
Licata
Agrigento
Sicilia
X Ed
Permesso di ricerca A.R 94.PY
Zona A
Ravenna
Emilia
Romagna
XI Ed
Permesso di Ricerca ALIANO
Aliano
Matera
Basilicata
XI Ed
Permesso di ricerca B.R271.EL
Zona B
Pescara
Abruzzo
XI Ed
Permesso di ricerca B.R273.EN
Zona A, Zona B
PesaroUrbino
Marche
XI Ed
Permesso di ricerca BOSCO
Montese e Castel d’Aiano
Bologna,
Modena
Emilia
Romagna
XI Ed
Pedemontana Lombarda
Pedemontana Veneta
Basilicata
Basilicata
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Permesso di Ricerca BUGIA
Albinea, Casalgrande,
Castellarano, Quattro
Castella, Reggio nell’Emilia,
Rubiera, Scandiano,
Vezzano sul Crostolo,
Viano, Castelnuovo
Rangone, Fiorano
Modenese, Formigine,
Modena, Sassuolo
Modena,
Reggio Emilia
Emilia
Romagna
XI Ed
Permesso di Ricerca C.R149.NP
Zona C
Ragusa
Sicilia
X Ed
Permesso di ricerca di
idrocarburi "d33 G.R-.AG"
Gela, Vittoria, Acate,
Licata, Butera, Santa Croce
Camerina, Ragusa
Agrigento,
Caltanissetta,
Ragusa
Sicilia
IX Ed
Permesso di ricerca di
idrocarburi in mare "d361 C.R-.
TU"
Gela, Vittoria, Acate,
Modica, Santa Croce
Camerina, Ragusa, Scicli
Caltanissetta,
Ragusa
Sicilia
XI Ed
Permesso di ricerca G.R13.AG.
Progetto Offshore Ibleo
Gela, Licata
Caltanissetta
Sicilia
X Ed
Permesso di ricerca idrocarburi
"d 68 F.R-.TU"
Galatone, Lizzano,
Manduria, Corigliano
Calabro, Montegiordano,
Roseto Capo Spulico,
Albidona, Pulsano,
Maruggio, Taranto,
Rossano, Ciro' Marina,
Castellaneta, Ugento,
Crucoli, Rotondella,
Palagiano, Leporano,
Racale, Sannicola, Rocca
Imperiale, Castrigna
Cosenza,
Crotone,
Lecce,
Matera,
Taranto
Calabria,
Puglia,
Basilicata
X Ed
Permesso di ricerca idrocarburi
"d 80 F.R-.GP"
Giovinazzo, Bari, Fasano,
Mola di Bari, Monopoli,
Brindisi, Ostuni, Molfetta,
Carovigno, San Pietro
Vernotico, Torchiarolo,
Polignano a Mare
Bari, Brindisi
Puglia
X Ed
Permesso di ricerca idrocarburi
D28
Gela, Vittoria, Acate,
Licata, Butera, Santa Croce
Camerina, Ragusa
Agrigento,
Caltanissetta,
Ragusa
Sicilia
IX Ed
Permesso di ricerca idrocarburi
denominato "C.R146.NP"
(SECONDA FASE)
Pozzallo
Ragusa
Sicilia
X Ed
Permesso di ricerca idrocarburi
Nusco-Gesualdo 1
Nusco
Avellino
Campania
VIII Ed
Permesso di Ricerca in
Terraferma - Progetto Monte
Porzio
Mondolfo, Monte Porzio
Ancona,
Pesaro Urbino
Marche
XI Ed
I Ed
III Ed
XI Ed
XI Ed
115
Osservatorio Nimby Forum®
116
Elenco impianti contestati rilevato dall’analisi dei media
117
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Permesso di ricerca Montalbano
Montalbano Jonico
Matera
Basilicata
XI Ed
Vallo della Lucania Cilento - Valle del Sele
Campania
IX Ed
Capranico, Craco, S. Mauro
Forte, Stigliano
Strada Fondovalle del Calore
Salernitano
Salerno
Permesso di Ricerca Monte
Negro
Matera
Basilicata
XI Ed
Permesso di Ricerca Monte
Pallano
Bomba, Pennadomo,
Sanbuceto
Chieti
Abruzzo
XI Ed
Permesso di ricerca Torrente
Alvo
Tangenziale di Adro
Adro
Brescia
Lombardia
VIII Ed
Oppido Lucano, Tolve
Potenza
Basilicata
XI Ed
Piattaforma tecnologica per
la generazione e il recupero
di energia da combustibili
alternativi (val di Sangro)
Lanciano (loc. Colle
Campitelli di Lanciano,
Brecciaio di Sant’Eusanio
del Sangro)
Tangenziale est di Torino
Pessione, Gassino
Torino
Piemonte
VII Ed
Chieti
Abruzzo
XI Ed
Tangenziale Ovest Esterna
milanese
Rosate, Magenta,
Binasco, Lacchiarella,
Abbiategrasso, Zibido
San Giacomo, Albairate,
Casarile
Milano
Lombardia
VII Ed
Tempa Rossa
Corleto Perticara,
Gorgoglione, Taranto
Potenza,
Taranto
Basilicata,
Puglia
XI Ed
Termovalorizzatore del Gerbido,
Torino
Grugliasco (loc. Gerbido)
Torino
Piemonte
XI Ed
Termovalorizzatore di Acerra
Acerra
Napoli
Campania
X Ed
Termovalorizzatore di Asignano
Asignano
Vercelli
Piemonte
XI Ed
Busto Arsizio (loc. Borsano)
Varese
Lombardia
I Ed
Pirogassificatore di Brissogne
Brissogne
Aosta
Valle
d'Aosta
VIII Ed
Pirogassificatore di Lanciano Brecciaio
Lanciano, c.da Brecciaio
Chieti
Abruzzo
XI Ed
Pirogassificatore di
San Ferdinando
San Ferdinando
Reggio
Calabria
Calabria
IX Ed
Progetto cava calcare di Monte
San Giorgio di Albettone "Seb"
Albettone
Vicenza
Veneto
X Ed
IX Ed
Termovalorizzatore di Busto
Arsizio
IX Ed
Termovalorizzatore di Ca' del Bue
San Giovanni Lupatoto
(loc. Ca' del Bue)
Verona
Veneto
III Ed
Termovalorizzatore di Calusco
d'Adda - ex cementificio
Calusco d'Adda
Bergamo
Lombardia
XI Ed
Termovalorizzatore di Coriano
Coriano
Rimini
Emilia
Romagna
IX Ed
Termovalorizzatore di
Corteolona
Corteolona
(loc. Manzola-Fornace)
Pavia
Lombardia
I Ed
Termovalorizzatore di Firenze,
Case Passerini
Sesto Fiorentino
(loc. Case Passerini)
Firenze
Toscana
I Ed
Termovalorizzatore di Gioia
Tauro
Gioia Tauro
(loc. Contrada Cicerna)
ReggioCalabria
Calabria
I Ed
Termovalorizzatore di Giugliano
in Campania
Giuliano in Campania
(loc. Taverna del Re)
Napoli
Campania
IX Ed
Termovalorizzatore di Grugliasco
Grugliasco (loc. Gerbido)
Torino
Piemonte
VIII Ed
Termovalorizzatore di
Macchiareddu
Macchiareddu
Cagliari
Sardegna
XI Ed
Progetto di esplorazione
idrocarburi "Tombellina" 1 DIR"
Ferrara
Ferrara
Emilia
Romagna
Progetto di estrazione
idrocarburi di Arborea
Arborea
Oristano
Sardegna
Progetto Interconnector ItaliaSvizzera
Massino Visconti,
Veruno, Ornavasso,
Divignano, Turbigo,
Pallanzeno, Gignese,
Bareggio, Vittuone,
Villadossola, Domodossola,
Marano Ticino, Baceno,
Vogogna, Marcallo con
Casone, Bernate Ticino,
Arona, Cameri, Baveno,
Gravellona Toce, Castano
Primo, Premos
Milano,
Novara,
Verbano Cusio - Ossola
Lombardia,
Piemonte
X Ed
Raccordo autostradale
Campogalliano-Sassuolo
Campogalliano-Sassuolo
Modena
Emilia
Romagna
Razionalizzazione e sviluppo
della Rete di Trasmissione
Nazionale (RTN) nella zona di
Trento
Pergine Valsugana,
Baselga di Pinè e VignolaFalesina
Trento
Trentino
Alto Adige
XI Ed
Rigassificatore di Livorno
Livorno
Livorno
Toscana
II Ed
Rigassificatore di Monfalcone
Doberdo' del Lago,
Monfalcone, DuinoAurisina
Gorizia
Friuli
Venezia
Giulia
IX Ed
Forli-Cesena
Emilia
Romagna
XI Ed
Sistema integrato per lo
smaltimento dei rifiuti sanitari
di Forlì
Forlì
IX Ed
Osservatorio Nimby Forum®
118
Nome
Comune
Provincia
Regione
1a rilev.*
Termovalorizzatore di Macomer
Macomer
(loc. area industriale di
Tossilo)
Nuoro
Sardegna
I Ed
Termovalorizzatore di
Manzinello
Manzano, loc. Manzinello
Udine
Friuli
Venezia
Giulia
XI Ed
Termovalorizzatore di Melfi
Melfi (loc. San Nicola)
Potenza
Basilicata
V Ed
I Ed
Termovalorizzatore di Modena
Modena
Modena
Emilia
Romagna
Termovalorizzatore di Mogliano
Veneto
Mogliano (loc.Bonisiolo)
Treviso
Veneto
X Ed
Termovalorizzatore di Montale
Montale
Pistoia
Toscana
II Ed
Termovalorizzatore di Napoli Est
Chiaiano
Napoli
Campania
VII Ed
Termovalorizzatore di Padova
Padova
(loc. San Lazzaro di Camin)
Padova
Veneto
III Ed
Termovalorizzatore di Parma
Parma
Parma
Emilia
Romagna
II Ed
Termovalorizzatore di San Zeno,
Arezzo
Arezzo
Arezzo
Toscana
XI Ed
Termovalorizzatore di Schio - Ca'
Capretta
Schio
Vicenza
Veneto
XI Ed
Termovalorizzatore di Silea
Silea
Treviso
Veneto
X Ed
Termovalorizzatore di
Spilimbergo
Spilimbergo
Pordenone
Friuli
Venezia
Giulia
XI Ed
Termovalorizzatore di Tergu
Tergu
Sassari
Sardegna
XI Ed
Termovalorizzatore di Terni
Terni (loc. Maratta Bassa)
Terni
Umbria
VII Ed
Termovalorizzatore di Trecate
Trecate
Novara
Piemonte
X Ed
Termovalorizzatore di Trezzo
Trezzo sull'Adda
Milano
Lombardia
V Ed
Termovalorizzatore di
Valmadrera
Valmadrera
Lecco
Lombardia
XI Ed
Termovalorizzatore di Vercelli
Asigliano, Vercelli
Vercelli
Piemonte
XI Ed
Termovalorizzatore di Vidardo
Vidardo
Lodi
Lombardia
X Ed
Termovalorizzatore per rifiuti
ospedalieri di Edolo
Edolo
Brescia
Lombardia
XI Ed
Terni Biomassa - Ex Printer
Terni
Terni
Umbria
XI Ed
Traforo del Frejus (seconda canna
autostradale)
Bardonecchia
Torino
Piemonte
IX Ed
Traforo del Tambura
Media Valle Garfagnana
Lucca, Massa
Carrara
Toscana
VIII Ed
Traforo delle Torricelle
Verona
Verona
Veneto
II Ed
Traforo di Santa Augusta
Vittorio Veneto
Treviso
Veneto
IX Ed
Tortona-Genova
Alessandria,
Genova
Piemonte,
Liguria
I Ed
Valico dei Giovi
©
2016 - Aris
Gli autori dei contributi editoriali e gli intervistati sono responsabili delle opinioni
espresse, che non rispecchiano necessariamente la posizione di Aris.
Stampato su carta riciclata al 100%
Cyclus Offset dalla cartiera danese Dalum Papir,
prodotta interamente con fibre riciclate post-consumer.
Cyclus è un marchio certificato Ecolabel
con il patrocinio di:
Presidenza del Consiglio dei Ministri
comunicazione
> Nimby Forum® / Undicesima edizione
Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare
Nimby Forum® è un progetto