Melodie per la liturgia delle Ore

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Melodie per la liturgia delle Ore
MELODIE
PER LA LITURGIA
DELLE ORE
FAMIGLIA DOMENICANA
1998
CANTERÒ IL NOME DI DIO,
L'ALTISSIMO (Sal 7,18)
Celebrare significa etimologicamente rendere
frequentato, trovarsi insieme: è un'azione propria
della comunità, non dell'individuo isolato.
Celebrare vuoI dire rivivere comunitariamente un
evento, ciò che fonda significativamente la propria
vita. Per i Cristiani questo evento ha un nome:
Gesù Cristo.
Il centro della liturgia della Chiesa è Cristo e il
suo mistero: il mistero dell' alleanza fra Dio e l'uomo, resa finalmente nuova e definitiva nel sangue
sparso per tutti sulla croce. Dopo la sua ascensione
Gesù continua a vivere e ad intercedere per noi, ma
è sottratto alla nostra vista. Inizia il tempo della
presenza sacramentale, attraverso la mediazione di
segni sensibili, il tempo dell' attesa del ritorno del
Signore nella gloria: Vieni, Signore Gesù! È l'atto
di fede di chi sa che egli è vivente, è la struggente
confessione di chi avverte la propria povertà e
solitudine.
La Chiesa attende e prega, sapendo che l'attesa
non sarà delusa: lo sa perché lo Spirito le è stato
dato come pegno, lo Spirito che con lei prega e
dice: Vieni! È lo Spirito che conduce la Chiesa a
radunarsi, che dà sostanza alla sua memoria, che
alimenta la sua preghiera e rende efficaci i suoi
segni.
Veritas
La liturgia richiede che ci si interroghi sull' esperienza personale e comunitaria che se ne ha: la
I
nostra preghiera comune è in grado di fecondare la
vita comune, favorendo la comunione, la misericordia, il perdono, di avvicinare le persone facendo
vivere la diversità come un valore che arricchisce
tutti? Solo così sarà veramente fans et culmen della
nostra vita. Se invece rimane circoscritta al
momento, all'ora che si celebra si rischia di vivere
la preghiera liturgica come un impegno da assolvere fra i tanti.
La qualità della nostra preghiera non si misura
in coro, bensì in capitolo, nelle riunioni comunitarie, in ricreazione: la cifra dell'efficacia della preghiera è il progresso della vita comune.
La preghiera liturgica è altresì segno della vita
di relazione con Dio e con la comunità; perché sia
veramente segno occorre che rimandi realmente
alla realtà significata; così la preghiera comune
deve essere realizzata dalla comunione di vita. Ne
va della sua autenticità.
Gioia e libertà
Indizio della veritas del nostro pregare insieme
sono la gioia e un profondo senso di libertà interiore. Si tratta di maturare una mentalità comunitaria
che sappia riconoscere le doti di ciascuno, sappia
valorizzarle per il bene comune affinché tutti possano esprimersi in modo pieno, senza recare turbamento all'armonia del gruppo e senza primeggiare.
N aturalmente rispettare e valorizzare le qualità
individuali comporta dei rischi: sappiamo bene
quanto male porta alla vita comune la presenza di
personalità troppo spiccate... siamo malati di individualismo. Tuttavia il timore dei rischi non è
II
motivo sufficiente per tutto ridurre a uniformità,
quell'uniformità spersonalizzata e spersonalizzante
che troppo a lungo - ed ancora oggi! - ha permeato
molti ambienti ecclesiali.
È la personalità dei timbri vocali, ben amalgamati tra loro, che arricchisce un coro. La verità
della nostra preghiera richiede che ciascuno preghi
con il timbro che la natura gli ha donato, sforzandosi di affiatarsi con le altre voci. Perfezionare il
timbro, addolcirne le asperità, affinare l'intonazione non significa renderlo altro da sé. Così, la tonalità scelta per il canto o la recita può contribuire a
dare autenticità al momento celebrato. Lo stesso
dicasi per il ritmo: esiste un ritmo (equilibrio tra
suono e silenzio) naturale che scandisce i testi liturgici (sia letti che cantati) e li fa esistere nella persona
che li pronuncia: è come se invece di leggere si par1asse. E così la lettura diventa parola viva, e il susseguirsi di note solfeggiate diventa canto.
La maggior parte dell'Ufficio divino è composta
di Sacra Scrittura. La Scrittura diventa parola di
Dio per ciascuno di noi solo se si realizza nella
vita personale: la sua prima realizzazione è quella
di farla nostra quando la proclamiamo. Anche qui
bisogna fare attenzione a non esagerare con l'interpretazione; dando al testo un'impronta troppo personale, non si trasmetterà più la parola di Dio, ma
la parola nostra. Tuttavia è un rischio che vale la
pena di correre: sarà necessario molto esercizio,
passando attraverso gradi successivi per purificare
il nostro parlare. La preghiera è l'azione che più di
ogni altra ci umanizza, facendo sempre più verità
su di noi.
III
Umiltà
Chi conosce bene le sue potenzialità ma anche i
suoi limiti, le doti ma anche i suoi difetti, è una
persona che fa verità su se stessa, ed è una persona
umile. Esaltare troppo i pregi rende orgogliosi, sottolineare i difetti induce al disimpegno. Ritenersi
incapaci di svolgere un servizio spesso non rivela
umiltà ma una scelta di comodo. Troppo spesso ci
si rifiuta di compiere un servizio, di avere un ruolo
nella liturgia per timore di sbagliare, per paura
delle critiche. Nessuno deve attendersi prestazioni
perfette.
L'umiltà è quella conoscenza di sé che ci porta
ad assumere parte attiva alla vita comune, a cominciare dagli incontri di preghiera; l'umiltà ci rende
attenti a non privare la comunità del nostro contributo e al tempo stesso ci preserva dal perfezionismo, che è segno di attenzione a noi stessi più che
al bene comune. Umiltà èanche rispetto per gli
altri: riconoscersi uno tra gli altri,. nè migliore nè
peggiore. La celebrazione dell'Ufficio non'è un
momento di preghiera individuale: è indispensabile
acquisire una sensibilità comuni.t aria per giungere a
quell' affiatamento necessario a far esprimere tutto
il gruppo: una comunità che prega non è l'aggrega.z ione di diversi individui che stanno vicini... ma
ognuno per conto proprio. Chi prega mentalmente,
chi non si adegua al ritmo, chi mantiene un tono di
voce più elevato, chi non si conforma ai gesti, chi
per qualsiasi ragione non si attiene alle regole che
la comunità si è data, non si può dire che manifesti
volontà di partecipare all' opus commune della lode
divina.
IV
Ogni comunità ha pertanto una grande responsabilità di ordine culturale, deve tradurre in atto 1'intuizione di san Domenico, di una preghiera che sia
contemplazione ad alta voce, nutrita dal fiotto apostolico della nostra predicazione. I libri liturgici
sono come uno spartito musicale e nulla più.
Perché la musica diventi tale occorre eseguirla;
così è la liturgia. Occorre inventare, improvvisare,
costruire, ri-animare i testi e le azioni . A queste
condizioni di coralità la nostra liturgia sarà veramente solemnis, nel significato per nulla coreografico dell' antica denominazione, cioè partecipata da
tutta la comunità in modo pleniore, secondo quanto
dicono le nostre costituzioni: "La celebrazione
liturgica è il centro ed il cuore di tutta la nostra
vita, la cui unità trova soprattutto in essa il suo
fondamento" (LCO 57).
Che ogni comunità possa celebrare la sua preghiera in spirito e verità, come Gesù rivelò alla
donna samaritana.
Liberata dalla schiavitù di scherni rigidi ed
immutabili, la nostra liturgia salga a Dio lieta e
sempre giovane, come lo Spirito che la anima e
continuamente intercede per noi con gemiti inenarrabili.
fra Massimo Rossi op
Responsabile della Commissione
Liturgica Nazionale - Sezione animazione
v
Introduzione
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Toni di salmi a 2 versetti
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101
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malvagi.
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Ascolta, Dio, la voce del mio lamento,
j
dal terrore del nemico preserva la mia vita.
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malvagi.
J
Ascolta, Dio, la voce del mio lamento,
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dal terrore del nemico preserva la mia vita.
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Proteggimi
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dal
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congtura deglismpi,
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dal terrore del nemico preserva la mia vita.
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dal terrore del nemico preserva la mia vita.
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J
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cantico Dn 3, 57 - 88. 56
63
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Benedite, opere tutte del Signore, il Signore
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ed
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ili
101
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64
nei
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tutti
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J
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Benedite, angèli
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j
101
101
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101
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flexa
Signore lo · libera.
•
Il
Toni di cantici del Nuovo Testamento
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JC
Benedetto sia Di - o,
Padre del Signore
u:
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nostro Ge- sù C risto, che ci ha benedetti con ogru
Il
m Cri- sto.
benedizione spirituale nel cieli,
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Grandi
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mirabili
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101
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101
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...
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e veraci le tue vie, o Re delle gen- ci.
strofe a 4 versetti:
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Ringraziamo
...
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J
con
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Dio.
25
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Padre del Signore nostro Ge - sù Cristo,
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perché ci ha messi in grado di partecipare
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dei
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I
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Al- le- lu- ia, al- le- lu- ia, al- le- lu - - ia.
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Salvezza,
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gloria
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Gloria
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Dio,
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lol
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po-tenza
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Zl.
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e allo Spi-
ri- to Santo. Come era nel principio e ora e sempre
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Alle- lu- 1a,
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secoli.
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alle- lu- 1a,
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Salvezza, gloria e potenza sono del nostro Dio;
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27
Toni di responsori
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Yl e a Salga a te, Signa- re,
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la m1a preghie- ra.
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Y/ Come profumo d' in- cen- so, R' la mia preghie- ra.
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Y/ Gloria al Pa - dre e al Fi - glio
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Sl
e allo Spi- ri- to
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San- ro. R' Salga a te, Signo- re, la mia preghie- ra.
78
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Y/ e R Ero mor-to: ora vivo per sempre.
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al- le- lu- ia. Yl La morte e gl' in- ferì
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lu- ia,
sono in mio
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Il J
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po- te- re. .W Al- le - lu- ia, al- le- lu- ia. Y/ Gloria al
~&)l ..
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:Q)JII,. b~
Pa-dre e al Fi- glio e allo Spiri-to Santo. :W Ero mor-to:
28
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79
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. al- le- lu- .Ia.
ora vtvo per sempre. Al- le - lu- Ia,
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Il Signore è
so
buono,
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la giustizia:
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Y/ Chi è come te, Signore, Dio dell' universo?
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forte,
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medita la
legge
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Il
Signore,
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frutto
suo
a
Il
tempo.
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'Il Il Signore è veramente risorto, alleluia,
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15WJ1)~ 11
ed è apparso a Simone, alleluia.
29
Antifona "O Lumen"
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Responso rio " O Spem Mirarn"
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Antifona "Salve, Regina"
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Vir.-go Ma-ri - a.
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•
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1a.
•
Il
86
SALM018A
I cieli narrano la gloria di Dio, *
e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.
Il giorno al giorno ne affida il messaggio *
e la notte alla notte ne trasmette notizia.
Non è linguaggio e non sono parole, *
di cui non si oda il suono.
Per tutta la terra si diffonde la loro voce *
e ai confini del mondo la loro parola.
Là pose una tenda per il sole
che esce come sposo dalla stanza nuziale,
esulta come prode che percorre la via.
*
Egli sorge da un estremo del cielo
e la sua corsa raggiunge l'altro estremo: *
nulla si sottrae al suo calore.
Gloria al Padre e al Figlio*
e allo Spirito Santo,
Come era nel principio e ora e sempre *
nei secoli dei secoli. Amen.
35