Caterina Sedoni - Parrocchia Santi Angeli Custodi
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Caterina Sedoni - Parrocchia Santi Angeli Custodi
Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia Università degli Studi di Bologna Facoltà di Scienze della Formazione Facoltà di Scienze della Formazione Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria Indirizzo Insegnanti di Scuola Materna Aspetti religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen RELATORE Prof. Nicola S. Barbieri CANDIDATA Caterina Sedoni Matricola 25503 Reggio Emilia anno accademico 2008-2009 2 INDICE Premessa pag. 6 Capitolo 1. Vita e opere di Hans Christian Andersen 1.1. La vita di Hans Christian Andersen 1.1.1. L’infanzia ad Odense (1805-1819) pag. 10 pag. 10 1.1.2. Arrivo a Copenaghen. Gli studi e i primi successi letterali (1819-1835) pag. 14 1.1.3. Il successo e la fama come scrittore di fiabe e i viaggi (1835-1863) pag. 20 1.1.4. Andersen cittadino onorario e gli ultimi anni della sua vita (1867-1875) 1.2. pag. 24 Le opere di Hans Christian Andersen pag. 27 1.2.1. Il teatro pag. 27 1.2.2. I racconti di viaggio pag. 28 1.2.3. I romanzi pag. 29 1.2.4. L’autobiografia pag. 32 1.3. Conclusioni pag. 33 Capitolo 2. Le fiabe e le storie di Hans Christian Andersen 2.1. 2.2. La fiaba pag. 35 2.1.1. I racconti popolari: le fiabe e le favole pag. 35 2.1.2. Le origini del genere fiaba pag. 37 Le fiabe di Hans Christian Andersen pag. 39 2.2.1. La rielaborazione di temi della tradizione popolare pag. 41 2.2.2. La rielaborazione di fonti letterarie pre-esistenti pag. 44 2.2.3. Fiabe su elementi di vita quotidiana pag. 45 2.2.4. Fiabe costruite sulla propria autobiografia pag. 47 2.2.5. Quando la storia diventa fiaba: Holger il Danese pag. 51 2.2.6. La peculiarità delle fiabe di Hans Christian Andersen pag. 52 3 Capitolo 3. Elementi religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen 3.1. La religione in Danimarca pag. 55 3.2. La religione di Hans Christian Andersen pag. 58 3.3. La ricerca pag. 59 3.4. 3.3.1. Metodi di svolgimento della ricerca effettuata pag. 59 3.3.2. Risultati ottenuti pag. 61 Elementi della religione cristiana pag. 63 3.4.1. Padre, Figlio e Spirito Santo pag. 63 3.4.2. Il giorno del giudizio pag. 68 3.4.3. Il peccato pag. 71 3.4.4. Messaggi religiosi pag. 75 3.4.5. Citazioni di eventi o versetti biblici pag. 78 3.5. Elementi appartenenti ad altre religioni pag. 80 3.6. La religiosità espressa da Andersen pag. 82 Capitolo 4. Ipotesi di progetto didattico 4.1 L’importanza della lettura nella scuola dell’infanzia pag. 85 4.1.1. Le potenzialità delle storie pag. 85 4.1.2. Perché raccontare le fiabe ai bambini pag. 87 4.1.3. La lettura nella scuola dell’infanzia e nei documenti ministeriali 4.2 pag. 90 Il progetto Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen: ipotesi di lavoro 4.2.1. Introduzione pag. 93 4.2.2. L’analisi del contesto pag. 94 4.2.3. Presentazione sintetica del progetto pag. 97 4.2.4. Traguardi per lo sviluppo della competenza pag. 100 4.2.5. Gli obiettivi pag. 101 4.2.6. Le attività pag. 102 4 4.2.7. Valutazione pag. 106 4.2.8. Documentazione pag. 107 Conclusioni pag. 108 Bibliografia pag. 111 Allegati Allegato 1. Figure ed elementi religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (tabella) pag.114 Allegato 2. Numero delle fiabe e delle storie di Hans Christian Andersen con e senza elementi religiosi (grafico) pag. 141 Allegato 3. Elenco degli elementi religiosi riscontrati nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (tabella) pag. 143 Allegato 4. Descrizione degli elementi religiosi riscontrati nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (elenco) pag. 147 Allegato 5. Elenco delle citazioni bibliche riscontrate nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (elenco) pag. 172 Ringraziamenti pag. 174 5 Premessa In questo lavoro di ricerca, conclusivo di un percorso universitario che mi porterà a diventare educatrice della scuola dell’infanzia, ho deciso di approfondire la conoscenza di uno degli scrittori per l’infanzia tra i più conosciuti ed apprezzati al mondo, Hans Christian Andersen e, in particolare, di analizzare gli elementi religiosi che sono disseminati nelle sue molteplici fiabe e storie. Il motivo che mi ha spinto a scegliere di fare una tesi di letteratura per l’infanzia è perché ritengo quest’ultima una disciplina fondamentale per l’educazione dei bambini fin dalla primissima età ed è indispensabile, per le educatrici, conoscere a fondo ogni suo aspetto per poterne sfruttare le grandi potenzialità. Le storie, se presentate nel giusto modo e nei tempi più appropriati, affascinano i bambini e generano in loro un amore e un interesse per la lettura sorprendente che se mantenuto vivo e costante, costituirà un’importante ricchezza per la crescita culturale, spirituale e sociale dell’individuo. Il bambino si appassiona alla lettura o al racconto di storie principalmente per due motivi: uno di natura affettiva, poiché durante la narrazione tra i bambini e il loro narratore si stabilisce un legame affettivo e di fiducia che li appaga e li rassicura; l’altro di natura psicologica, le storie, in particolare le fiabe, aiutano a crescere e a sviluppare la propria personalità anche, e soprattutto, parlando dei problemi che angosciano l’infanzia nell’unico modo che può essere compreso dai bambini, ovvero servendosi di immagini e metafore. Una ricerca in questa disciplina dalle numerosissime sfaccettature ed implicazioni, mi avrebbe sicuramente aiutata nel mio lavoro futuro ad orientarmi con più dimestichezza nell’ampio e variegato mondo dei libri, i quali se sono scelti e usati in modo appropriato possono dimostrarsi una fonte inesauribile di tesori da scoprire e da conquistarsi. In particolare, ho scelto di occuparmi del genere fiabesco che, ultimamente, nelle scuole viene spesso trascurato, le insegnanti, infatti, sempre più frequentemente, prediligono storie di recente scrittura, oppure propongono fiabe in versioni private dagli elementi più drammatici e tristi, con il tipico “lieto fine” anche quando esso non è presente nella versione originale. Le fiabe mi affascinano e mi incuriosiscono perché hanno una potenza narrativa tale che, da secoli, hanno contraddistinto il mondo infantile di ogni individuo, proponendosi nelle loro versioni antiche, ma sempre attuali per le tematiche affrontate. Le fiabe sono letture educative, ma soprattutto dilettevoli, che da 6 sempre stimolano e arricchiscono l’immaginazione dei bambini, ma anche contribuiscono a accrescere la loro esperienza e conoscenza di sé stessi con immagini metaforiche che parlano dell’infanzia ed, in particolare, delle inquietudini che occupano l’animo del bambino in ogni luogo ed in ogni tempo. Tra gli scrittori di fiabe più conosciuti a livello internazionale, ho scelto di concentrarmi sullo scrittore danese Hans Christian Andersen di cui conoscevo poche, tra tutte le fiabe e storie contenute nella sua raccolta, ma, di queste, in particolare una, La Sirenetta, ha occupato giochi e immagini della mia infanzia, essendo una delle fiabe che sempre volevo sentirmi leggere. In particolare, come suggerito dal professore Nicola Barbieri, ho deciso di analizzare tutte le sue fiabe e le sue storie focalizzando l’attenzione sull’aspetto religioso. Andersen, come vedremo nei capitoli successivi, è estremamente credente e manifesta e promuove i principi fondamentali sui quali si fonda la sua fede, in ogni sua opera. Ho accettato subito e volentieri il suggerimento del professore Barbieri perché la religione, ed in particolare la religione cattolica cristiana, è una componente importante della mia vita stessa, sono, infatti, credente e praticante e, inoltre, manifesto il mio grande amore verso Dio anche trasmettendo la fede ai più piccoli: sono educatrice di un gruppo ACR, Azione Cattolica Ragazzi, della mia parrocchia e insegno in una scuola materna parrocchiale nella quale uno degli obiettivi educativi evidenziati nel Pof a cui le insegnanti devono puntare è quello di sviluppare e promuovere la religiosità propria di ciascun bambino. Le domande principali che hanno guidato il mio lavoro di ricerca sono state: “Quali elementi religiosi sono contenuti nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen?” e “Possono, queste fiabe e queste storie, essere un valido strumento per l’insegnamento della religione cristiana?”. Per cercare di dare delle risposte agli interrogativi posti, ho svolto un’approfondita analisi che sarà sviscerata nei successivi quattro capitoli. Il primo capitolo, Vita e opere di Hans Christian Andersen, si compone essenzialmente di due parti. Nella prima parte, ho fatto un resoconto dettagliato degli avvenimenti più importanti che contraddistinguono la sua vita; questo permette di capire quali esperienze, positive e negative, hanno segnato la sua esistenza e l’hanno reso la persona che è stata. Per fare ciò mi sono avvalsa soprattutto dell’opera autobiografica La favola della mia vita1 che l’autore ha scritto proprio in quanto riteneva che nulla più 1 H.C. ANDERSEN, La favola della mia vita, Milano, Edizioni Paoline, 1959. 7 di un’autobiografia potesse servire a gettar luce sulle sue singole opere e sulle circostanze che ne hanno accompagnato la loro nascita. Nella seconda parte, ho presentato brevemente l’intera varietà della produzione letteraria di Andersen, mettendo in luce anche quelle opere spesso trascurate dalle case editrici e poco conosciute dai lettori. In particolare, ho approfondito la parte riguardante i romanzi la cui lettura e l’analisi attenta mi ha permesso di capire maggiormente il carattere di Andersen, il suo modo di pensare, e le sue opinioni su svariati temi che esprimeva tramite le parole dei diversi personaggi. Nel secondo capitolo, Le fiabe e le storie di Hans Christian Andersen, dapprima ho descritto brevemente le origini e le caratteristiche principali delle fiabe, che, nascendo come racconti popolari tramandati oralmente da generazione a generazione, solo in un secondo momento vengono trascritte e raccolte in opere letterarie, ed ho messo in evidenza le differenze che le distinguono dalle favole, termini spesso usati erroneamente come sinonimi dai non esperti nel settore. Successivamente, ho presentato le fiabe di Andersen facendo una panoramica generale sull’intera produzione, composta da un totale di circa 160 fiabe, e passando poi alla descrizione più dettagliata di alcune di esse, suddivise in alcune categorie prese dalla classificazione del professore Nicola Barbieri contenuta nel suo libro Letteratura per l’infanzia. Ho concluso il capitolo enumerando le peculiarità e le potenzialità delle fiabe di Andersen che diedero voce ai poveri e agli emarginati presentando la vita nella sua reale drammaticità e lanciando un messaggio di speranza cristiano che sprona a continuare a lottare per un’esistenza migliore senza farsi sopraffare dalla rassegnazione. Nel terzo capitolo, Elementi religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen, prima di riportare i risultati e le considerazioni emerse dalla lettura sistematica di ogni fiaba e storia, ho ritenuto opportuno fare un breve excursus della storia della religione in Danimarca, dall’avvento del Cristianesimo, a discapito della mitologia norrena, fino alla situazione religiosa attuale, contraddistinta dalla preponderanza degli appartenenti alla Chiesa luterana danese. Ma la parte consistente del capitolo è quella dedicata alla descrizione del lavoro di ricerca svolto, di cui sono stati presentati i criteri e i metodi di svolgimento adottati e i risultati ottenuti. In quest’ultima parte, quella dei risultati, ho voluto esporre la visione dell’autore, manifestata nelle fiabe, su alcuni dogmi fondamentali della religione cristiana, come la figura di Dio “uno e trino” e il giudizio universale, i messaggi etici e religiosi trasmetti attraverso le storie e le citazioni bibliche. Ho concluso riportando gli elementi religiosi 8 riscontrati appartenenti alle altre religioni monoteistiche principali, ebraismo e islamismo, e alla mitologia norrena. Nel quarto, ed ultimo, capitolo, Ipotesi di progetto didattico, in un primo momento ho ripercorso le grandi potenzialità educative e formative della narrazione o della lettura ad alta voce di storie e fiabe, riconosciute anche dai documenti ministeriali. Successivamente, servendomi delle nozioni apprese e pensando alla realtà in cui attualmente sto lavorando, ho ipotizzato un percorso di lettura, da proporre a bambini di 4-5 anni. Il progetto, dal titolo Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen, il cui obiettivo principale e quello di far conoscere ai bambini uno scrittore le cui fiabe hanno una grande valenza educativa e arricchiscono l’animo del lettore, mira anche a promuovere un atteggiamento di rispetto e valorizzazione della diversità altrui e a trasmettere importanti messaggi cristiani: Dio ama indifferentemente tutte le sue creature e proprio per questo non le lascia mai sole e le supporta nei momenti di difficoltà. Come si vedrà nelle conclusioni, la realizzazione di ogni capitolo mi ha permesso di acquisire conoscenze nuove in svariati settori e ha contribuito alla mia formazione, continua e sempre in aggiornamento, come insegnante di scuola dell’infanzia. 9 Capitolo 1. Vita e opere di Hans Christian Andersen 1.1. La vita di Hans Christian Andersen 1.1.1. L’infanzia ad Odense (1805-1819) Hans Christian Andersen nacque il 2 aprile 1805 ad Odense, una città sull’isola di Fiona, nell’arcipelago danese. Nell’Ottocento Odense era la seconda città più grande della Danimarca e contava circa 6000 abitanti la metà dei quali appartenenti al ceto povero. Hans Christian, in uno dei suoi romanzi, 0.T., ci racconta una leggenda, che, probabilmente, circolava ai suoi tempi, sull’origine del nome della sua città natale: Sulla collina di Nasbyhoved c’era una volta un castello; vi abitava re Odin con sua moglie; Odense non esisteva ancora ma la sua prima casa era in costruzione. La corte non era d’accordo sul nome da dare alla nuova città; dopo molta incertezza fu stabilito che le prime parole che il re o la regina avrebbero detto la mattina seguente, sarebbero diventate il nome della città. Di buon mattino la regina si svegliò e guardò dalla finestra verso il bosco. La prima costruzione della città era stata alzata, i carpentieri avevano messo in alto sullo scheletro di travicelli del tetto una grande ghirlanda cosparsa di polvere d’oro. “Odin see!” (Odin guarda! N.d.T.) gridò la regina. Allora la città fu chiamata “Odinsee”, il quale nome nel parlare quotidiano degenerò in Odense.2 In realtà il nome Odense deriva da “il tempio sacro di Odino”, Dio nordico della guerra, della poesia e della saggezza. La casa natale di Hans Christian è tuttora sconosciuta in quanto, fino al 1807, la sua umile famiglia composta, oltre che da lui, dal padre e dalla madre, non aveva fissa dimora. Nel 1807, si stabilirono in Via Munkemøllestræde, in una casa dove vivevano insieme con altre famiglie. Il loro appartamento era composto da due stanze, una nella quale mangiavano e dormivano, e la cucina. Da quest’ultima, servendosi di una scala, si giungeva in soffitta, dove, nella grondaia, stava una cassetta di terra con prezzemolo e cipolla, questo era il loro giardino. Il padre, Hans Andersen, era un uomo basso, dai capelli biondi e con un viso rotondo. I suoi genitori erano contadini benestanti, ma, travolti dalla sfortuna, rimasero 2 H.C. ANDERSEN, O.T., traduzione di Anna Maria Clausen, Roma, Bulzoni Editori, 1975, pag. 280. 10 senza abitazione e senza averi e furono costretti a trasferirsi ad Odense dove Hans, all’età di 12 anni, invece di frequentare il ginnasio come desiderava ardentemente, iniziò a lavorare come apprendista calzolaio. La voglia di studiare gli è sempre rimasta nel cuore e, sicuramente a causa di ciò, si preoccupò sempre in prima persona dell’educazione del figlio. Il tempo libero lo dedicava interamente alla lettura e al figlio. Spesso, alla sera, leggeva ad alta voce per la famiglia L’originale di Lafontaine, i libri di Holberg, scrittore molto popolare in quei tempi e considerato il fondatore della letteratura e del teatro in Danimarca, e Le mille e una notte; erano questi gli unici momenti in cui Hans Christian ricorda il padre sorridente. Hans amava intagliare bellissimi giocattoli di legno e trascorrere ogni domenica d’estate passeggiando insieme al figlio in mezzo ai boschi, insegnandogli quanto sapeva su piante ed animali, e trasmettendogli l’amore per la natura e l’attenzione ai piccoli particolari che esso dimostrò in ogni sua opera. La madre, Anne Marie Andersdatter, era di qualche anno più anziana del marito e aveva una corporatura completamente opposta alla sua: era alta ed esile. Anch’essa aveva umili origini tanto che, da piccola, era stata spinta dai genitori a mendicare ma lei se ne vergognava e, per questo, aveva passato tutto il giorno a piangere sotto un ponte. Contribuiva alla cura della famiglia lavorando come lavandaia e tenendo la loro umile casa sempre pulita e in ordine. Era religiosa ma anche molto superstiziosa, cosa molto comune a quel tempo, e, da tanti segni, aveva sempre creduto che suo figlio avrebbe fatto qualcosa di grande. Era analfabeta e disprezzava l’istruzione. Hans Christian Andersen aveva anche una sorellastra, Karen Marie, che la madre aveva partorito nel 1799, prima di sposarsi. Non abitavano insieme e non si conobbero fino al 1842 quando lei, inaspettatamente, andò a bussare alla porta di lui soprattutto per chiedergli dei soldi. Lui cercò di nascondere, a sé stesso e agli altri, questa presenza fastidiosa e, nella sua opera autobiografica La favola della mia vita non la cita neppure. Karen Marie fu trovata morta nel 1846 nella soffitta di un edificio situato al centro del quartiere a luci rosse di Copenaghen. La nonna materna di Hans Christian era molto povera, nel 1783 fu detenuta per 8 giorni nella prigione di Odense e morì nell’ospizio dei poveri a Bogense quando il nipote aveva vent’anni. Anche lei non compare nelle memorie dello scrittore. Il nonno paterno era affetto da grave demenza causatagli, probabilmente, dalla sfortunata perdita di tutti i suoi averi, e, mentre girava per le strade del paese, era beffeggiato dai bambini. Come il figlio Hans, anch’egli costruiva giocattoli di legno, ma 11 essi avevano delle strane forme e figure: uomini con la testa di animale, bestie alate e uccelli singolari. Hans Christian aveva soggezione e perfino timore nei confronti del nonno. La nonna paterna, Anne Cathrine Nommensdatter, era molto affezionata al nipote e lo andava a trovare tutti i giorni, anche se solo per pochi minuti; fu lei la prima a raccontargli molte fiabe e racconti di gaudio e di paura. Si occupava della cura del giardino dell’ospedale ed ogni sabato portava in dono al piccolo Hans Christian un piccolo mazzetto di fiori. Hans Christian Andersen crebbe in questo contesto familiare, povero economicamente, ma ricco di cure e affetto per lui che era figlio unico e che, per questo, veniva trattato come il figlio di un conte. Mentre acquisì dalla madre soprattutto i tratti fisici, era, molto alto e esile; il padre gli trasmise la passione per la narrazione di storie, per il teatro e per il gioco, e la tendenza a rifugiarsi nell’immaginazione per sfuggire alla tristezza e al grigiore della realtà: Ero singolarmente portato a fantasticare; spesso andavo intorno con gli occhi chiusi, tanto che finirono per credere che avessi la vista debole, malgrado fosse e ancora sia molto acuta.3 Non amava giocare con i coetanei e, quando provava a raccontare loro alcune delle sue storie, questi lo deridevano e lo giudicavano pazzo come il nonno. Quando Hans Christian Andersen aveva all’incirca 7 anni, si succedettero 2 avvenimenti significativi e quindi degni di essere menzionati. Un giorno una povera veggente le (alla madre di Hans Christian) chiese l’elemosina. Si diceva che fosse una strega, ma Anne Marie le diede ugualmente qualcosa e le chiese in cambio di prevedere il destino di Hans Christian. “Diventerà un grand’uomo” disse la veggente. “E un giorno Odense sarà illuminata a festa in suo onore”.4 Questa profezia, come vedremo nelle prossime pagine, dopo anni di sacrifici e di successi, si avverò. Inoltre, più o meno nello stesso periodo, si aprirono a Hans Christian le porte del teatro di Odense, dove si recò con la madre e il padre per vedere una commedia di Holberg. Questo ambiente gli piacque sin da subito ma, da piccolino, 3 H.C. ANDERSEN, op.cit., 1959, pag. 23. H. VARMER – L. BROGGER, La favolosa vita di Hans Christian Andersen, Milano, Editrice Il Castoro, 2004, pag. 21. 4 12 ci poteva andare solo una volta l’anno, in inverno. Fece, però, amicizia con l’addetto alla distribuzione delle locandine, il quale, in cambio di un aiuto a diffondere locandine nel suo quartiere, gliene dava sempre una in regalo. Alla sera, guardando queste locandine, Hans Christian cercava di immaginarsi la trama dello spettacolo, iniziando così, inconsciamente, a comporre le sue prime commedie. A 11 anni Hans Christian frequentava la scuola dei poveri e aveva imparato a leggere, nonostante la sua presenza fosse irregolare a causa delle continue crisi epilettiche di cui soffriva da quando aveva 5 anni e che i genitori avevano invano provato a curare con i suggerimenti delle fattucchiere in quanto non avevano soldi per rivolgersi ad un dottore. Aveva, anche, iniziato a scrivere le sue prime opere teatrali dimostrandosi subito molto sensibile ai giudizi che riceveva, specialmente se negativi. Affinò le sue capacità di letto-scrittura grazie all’accoglienza della vedova Bunkeflod nella cui dimora si recava per prendere libri in prestito e leggere le sue prime composizioni. Nel 1812 il padre Hans Andersen si arruolò nell’esercito napoleonico-danese al posto del figlio di un ricco contadino che gli aveva promesso, in cambio, un ingente somma di denaro. Dopo un anno tranquillo passato ad Odense, giunse il momento di partire per la guerra che vedeva la Germania contrapposta all’impero napoleonico francese con cui la Danimarca si era coalizzata. Il reggimento di Hans non giunse oltre l’Holstein in quanto fu conclusa la pace; il padre tornò a casa sano e salvo, anche se non era più lo stesso; era malato, stava e letto e delirava: credeva di essere a capo di un esercito, comandava e impartiva ordini. Nel 1816 morì a soli 33 anni. Dopo la morte del padre, Hans Christian Andersen rimaneva per molte ore della giornata a casa da solo mentre la madre era a lavorare; fu essenzialmente per questo motivo che Anne Marie decise che era giunta l’ora per il figlio di cimentarsi in qualche piccolo lavoretto. Inizialmente, Hans Christian si recò in una fabbrica di tessuti dove vi restò solo pochi giorni, poi in una fabbrica di sigari ma, dopo poco, si ammalò e non vi fece più ritorno. Nel 1818 Anne Marie si risposò con un giovane calzolaio, quest’ultimo aveva un carattere gentile e tranquillo ma, da subito, mise in chiaro il fatto che non voleva occuparsi dell’educazione del figlio acquisito. Hans Christian, che si sentiva sempre più solo, iniziò a sentire la necessità di cercarsi un protettore e di fuggire dalla desolazione della sua vita familiare. 13 1.1.2. Arrivo a Copenaghen. Gli studi e i primi successi letterari (18191835) Nel 1819, all’età di 14 anni, Hans Christian Andersen ricevette il sacramento della Cresima. In seguito a questo avvenimento, avendo terminato gli studi, si trovò a dover compiere un’importante scelta per il suo futuro: ascoltare i consigli della madre, ossia diventare un apprendista sarto, considerato la sua stupefacente abilità nella realizzazione di graziosi abiti per le marionette costruite dal padre; o seguire le sue aspirazioni assecondando il suo unico e grande desiderio: andare a Copenaghen. “E che farai laggiù?” mi chiese. “Diventerò famoso!”, risposi, e le raccontai quanto avevo letto di uomini celebri nati in povertà. “Occorre prima passare per atroci sofferenze – aggiungevo – e così si diventa famosi!”.5 Hans Christian Andersen partì per Copenaghen il 4 settembre 1819 avendo con sé qualche lettera di raccomandazione, 13 rigsdaler6 e il sogno di diventare un letterato. A Copenaghen, la sua prima grande ambizione era quella di lavorare per il Teatro Reale come cantante, ballerino o attore. Per un periodo, prese lezioni dal maestro di canto del Teatro Reale, l’italiano Siboni ma, un giorno, questo gli disse chiaramente che non sarebbe mai diventato un cantante in quanto la voce ogni tanto gli mancava e gli consigliò di tornarsene a casa. Entrò, poi, nella scuola di ballo del teatro ma ben presto dovette rinunciare anche a fare il ballerino in quando la sua corporatura goffa e il suo portamento sgraziato non glielo permettevano. Provando a intraprendere anche la strada della recitazione, ottenne solo piccoli ruoli comici. Nei primi anni di permanenza nella capitale danese, Andersen si recava a casa del poeta Hoegh-Guldberg, fratello di un sergente di Odense, per prendere lezioni di danese. Il suo interesse maggiore era, però, ancora il teatro e spesso trascurava le lezioni per impegni teatrali e modani; il poeta che, fin da subito, aveva creduto nelle capacità espressive del ragazzo, deluso del suo atteggiamento insolente, non volle più occuparsi di lui. 5 6 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 40 Moneta danese avente il valore di circa un dollaro. 14 Nel 1822 una rivista danese pubblicò il primo atto di Alfsol, una tragedia scritta da Hans Christian Andersen. Jonas Collin, che lavorava nella direzione del teatro ed era anche il consigliere personale del re, dopo averla letta per intero, disse che era una tragedia impossibile da rappresentare, ma lodò l’autore per l’innegabile talento dimostrato e si offrì di pagargli l’istruzione in una delle migliori scuole della Danimarca, il liceo di Slagelse. Da questo momento in poi, la famiglia Collin, divenne come una seconda famiglia per Hans Christian, sostenendolo soprattutto agli esordi della sua attività letteraria. Jonas si dimostrò il padre autoritario che fin da subito educò il “figlio” a rimanere umile e a riconoscere i propri errori. Negli stessi anni, entrò nella vita di Andersen un’altra figura paterna, Hans Christian Oersted, fisico danese che, nel 1820, scoprendo che l'ago della bussola devia dal polo nord magnetico se viene avvicinato a un cavo in cui passa corrente elettrica, dimostrò che elettricità e magnetismo sono fenomeni collegati; concetto alla base della teoria dell'elettromagnetismo. Oersted assume la parte del padre amorevole, che lodava in continuazione il “figlio” e lo consolò nei momenti di sconforto con parole di stima e di incoraggiamento. Hans Christian Andersen iniziò a frequentare il liceo di Slagelse ad Ottobre del 1822. I giorni a scuola non furono per lui un’esperienza piacevole: era stato inserito nella classe dei più piccoli, ed, oltre all’imbarazzo dovuto a ciò, dovette subite le continue derisioni del preside Meisling, un uomo basso, grassoccio, con i capelli rossi e un viso tondo, per gli errori che commetteva. L’unico momento in cui dimenticava le tristezze della giornata, era la sera quando, dopo aver fatto i compiti, si dedicava alla scrittura di versi, che componeva nonostante la promessa fatta al “padre” Collin di concentrarsi solo sullo studio. In occasione delle vacanze di Pasqua, si recò ad Odense per la prima volta dopo la sua partenza per Copenaghen, e qui vi trovò una situazione familiare decisamente degradata. Il suo patrigno e la nonna materna erano morti, il nonno paterno era stato internato in manicomio e la madre, che a causa dell’alcool non riusciva più a badare a sé stessa, viveva all’ostello dei poveri, dove il cibo era scarso e gli insetti e i parassiti abbondavano. Hans Christian non potette nemmeno andare a pregare sulla tomba del padre che era stata rimossa per far posto ad altre sepolture. Tornato a Slagelse, si verificò un episodio che impressionò moltissimo Andersen: un giorno, lui, insieme ai suoi compagni di classe, fu accompagnato dal preside ad assistere ad una pubblica esecuzione a Skaelskor, una tripla decapitazione. I malcapitati erano 15 una ragazza di 17 anni, il fidanzato e il servo. La giovane, figlia di un ricco agricoltore, aveva spinto l’innamorato ad uccidere il padre che si opponeva alla loro unione, con la complicità del servo che sperava, poi, di riuscire a sposare la vedova. L’esperienza, dall’indubbia inutilità pedagogica, sconvolse e impressionò il sensibile scrittore che non lo dimenticò per tutta la vita e lo ripropose in alcune delle sue fiabe. Nel 1825 il preside Meisling fu trasferito al liceo di Helsingor e insieme alla famiglia, portò con sé il giovane che gli era stato affidato. Nonostante il cambio di scuola, la situazione per Hans Christian Andersen non migliorò: Talora il ricordo di quei giorni mi riaffiora negli incubi: torno a sedere febbricitante nel mio banco, non so rispondere e occhi irosi mi fissano, mi suona intorno la derisione.7 Durante questi anni di sacrifici e umiliazioni, Hans Christian scrive, oltre ad un diario e alle numerose lettere, molte poesie, una di queste, Il bambino morente, fu dapprima tradotta e pubblicata in un giornale tedesco, poi ripresa dal periodico danese Kjobenhavns, mantenendo in entrambi l’anonimato dell’autore. Un giorno, giunse al liceo di Helsingor un nuovo insegnante, il quale si accorse subito delle ingiustizie che subiva il giovane Andersen che era costretto ad occuparsi dei bambini del preside, viveva nella sporcizia e non gli erano concesso cibo e riscaldamento adeguato, nonostante il suo protettore, Jonas Collin pagasse 200 talleri l’anno per la sua educazione. L’insegnante, sconcertato da ciò, si recò a Copenaghen dove illustrò la situazione al signor Collin, il quale fece rientrare immediatamente il ragazzo in città. Successivamente, Hans Christian, grazie alle lezioni di un insegnante privato, riuscì comunque a diplomarsi nel 1828. Tornato a Copenaghen, ebbe modo di rafforzare due importanti legami di amicizia che si protrassero per molti anni: quello con Henriette Wulff e quello con Edvard Collin. Henriette, affettuosamente chiamata Jette, era una ragazza gobba e storpia ma dal carattere gioviale e gentile, corrispondeva con Hans Christian già dai tempi del liceo e cercava sempre di incoraggiarlo a superare con ottimismo i periodi bui che spesso incontrava dimostrandogli tutto il suo affetto e la sua stima. 7 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 90. 16 Edvard era uno dei cinque figli di Jonas e di Henriette Collin, l’amicizia con Hans Christian iniziò quando il padre gli affidò il compito di aiutare il suo coetaneo a migliorare in latino e si protrasse fino al 1875. Fu, quindi, un legame lungo una vita anche se, fin dall’inizio, i due diedero un valore diverso all’amicizia. Hans Andersen manifestava continuamente il grande affetto che provava per Edvard, scrivendo lettere romantiche e comportandosi in un modo molto, troppo ambiguo per un uomo imponente come Collin. Quest’ultimo cercò sempre di mantenere un certo distacco dall’amico e per 43 anni circa di amicizia continuò a rivolgersi a lui usando il formale “de” invece dell’informale “du” danese, che corrispondevano al “lei” e al “tu” in italiano: non voleva mostrarsi con l’amico come un ammiratore sdolcinato e sempre condiscendente ma essere per lui un consigliere sincero. Edvard era un uomo che difendeva le classiche virtù maschili come autocontrollo dovere e coraggio, e odiava le smancerie. In quel periodo Hans Christian ebbe anche l’onore di conoscere Johan Ludvig Heiberg, noto e stimato poeta danese, editore della rivista Kobenhavns Flyvende Post (La posta volante) che gli permise di pubblicare due delle sue poesie; Andersen esordì in incognito, si firmò, infatti, con la sola lettera “H”, iniziale del suo nome. Nel 1828 si iscrisse all’università per studiare filosofia, superando a buoni voti il suo primo esame ma già consapevole del fatto che non avrebbe terminato gli studi in quanto la sua ambizione non era quella di laurearsi ma di diventare uno scrittore famoso. Nel 1829 pubblicò Fodrejse fra Holmens kanal til Oestpynten af Amager (Viaggio a piedi dal canale di Dolmen alla punta orientale di Amager), libro umoristico e variopinto, che si rivelò un discreto successo. Nello stesso anno fu anche messa in scena al Teatro Reale una sua operetta e stampata una raccolta di poesie dal titolo Digte (poesie) che conteneva Lo spettro, primo esperimento del genere della fiaba. Durante l’estate, Hans Christian si recò a salutare la sua vecchia mamma, della quale si occupava mandandogli di tanto in tanto dei soldi, nonostante fosse a conoscenza del fatto che questi, invece di essere usati per l’acquisto di cibo o vestiti, venivano sperperati per acquistare degli alcolici. Nel 1830, spinto dalla passione per i viaggi, partì per la penisola dello Jutland e per la Fiona: aveva in progetto di scrivere un romanzo storico e voleva visitare i luoghi in cui avrebbe ambientato l’azione. Ivi riscontrò stima e ammirazione da parte dei nobili locali che lo ospitarono nelle loro dimore. Prima di tornare a Copenaghen, fece sosta ad Odense dove fu accolto dalla vedova di un tipografo, che viveva insieme alle due figlie. Con loro, Hans Christian rideva e scherzava ma, anche se desiderava intensamente 17 incontrare l’amore, non scoccò la scintilla. Da qui ebbero inizio una serie di mancate vicende amorose: negli anni 30’ Andersen si avventurò a stabilire un certo numero di relazioni platoniche con uomini e donne, mantenute in vita da una ricca corrispondenza epistolare, riservando sempre la più grande passione per Edvard Collin. Di questi legami, complicati e non particolarmente felici, troviamo riferimenti nell’opera Raven (Il corvo). Dopo la permanenza ad Odense, si recò a Faborg in visita al vecchio compagno di scuola, Christian Voigt; qui conobbe una graziosa fanciulla di vent’anni che aveva letto i suoi libri e lo ammirava molto: era Riborg Voigt, sorella dell’amico. Andersen trascorse, insieme a lei, giorni spensierati e piacevoli, e il suo sentimento d’amore si fece sempre più intenso ma, dopo poco, scoprì che lei era quasi fidanzata con un farmacista. Decise, quindi, di abbandonare Faborg; non riusciva a stare vicino alla ragazza amata sapendo che questa era legata ad un altro. Successivamente si incontrarono ancora a Copenaghen, Riborg era andata a far visita al fratello che aveva passato l’autunno con Hans Christian, e in questa occasione Hans Christian le dichiarò tutto il suo amore scrivendole una poesia: Sei diventata il solo mio pensiero, e sei la prima luce del mio cuore! Ti amo più di tutto il mondo intero, ciò che provo per te è eterno amore.8 Era disposto a cercare un lavoro fisso per lei e l’amava più di qualunque altra cosa al mondo ma Riborg non se la sentiva di abbandonare l’amico d’infanzia e, tornata a casa, si fidanzò definitivamente con il farmacista. Nello stesso periodo, alla delusione amorosa se ne aggiunse un’altra di tipo professionale: il mancato successo della raccolta di poesie Fantasies and Sketches (Fantasia e schizzi). I critici nei giornali, non solo mettevano in evidenza, deridendolo, ogni suo errore ortografico, ma lo giudicavano insopportabile e vanitoso. Hans Christian era sempre stato molto sensibile alle critiche e, in quei giorni, il suo umore era veramente pessimo; Jonas Collin, vedendolo così affranto, gli consigliò di intraprendere un viaggio. 8 H. VARMER – L.BROGGER, op. cit., 2004, pag. 83. 18 Fu così che nel maggio del 1831, servendosi dei risparmi accumulati in banca, Hans Christian Andersen partì per la Germania. Questo breve soggiorno lo ispirò per la scrittura di un racconto di viaggio dal titolo Skyggebilleder af en rejse til Harz og det sachsiske Schweiz (Schizzi di un viaggio nello Harz e nella Svizzera Tedesca) che, nonostante l’evidente progresso nello stile, fu giudicato aspramente dalla critica che continuava a ricercare cavillosamente gli errori e ad evidenziarli. Nell’estate del 1832 si recò, per l’ultima volta, in visita alla madre e la trovò gravemente logorata nel fisico e nello spirito dall’alcool. Nel 1833 Hans Christian si dedicò interamente a fare la corte a Luise Collin, la figlia più piccola dei Collin, motivato, probabilmente, anche dal desiderio di stabilire uno stretto contatto con Edvard. Luise ammirava e voleva bene allo scrittore ma non provava amore nei suoi confronti; si innamorò, invece, di un giovane funzionario regio con il quale si fidanzò il Capodanno del 1833. Per lenire, nuovamente, l’animo affranto del giovane e sfortunato Hans Christian, “padre” Collin, come era affettuosamente chiamato Jonas Collin dallo scrittore, intervenne con una sovvenzione per permettergli di partire per un nuovo viaggio. Andersen si assentò da Copenaghen per un anno e mezzo, tempo che trascorse dapprima in Germania, dove era molto conosciuto e aveva numerosi amici, successivamente in Francia e infine in Italia. Mentre Hans Christian si trovava in Italia, gli giunse dalla Danimarca una triste notizia: sua madre era morta. Andersen si recò solo dopo alcuni anni a pregare sulla sua tomba. Il clima culturale romano e l’apprezzamento di vari artisti contribuirono a dare un nuovo impulso alla sua vena artistica e, proprio a questo periodo, risalgono una serie di testi teatrali quali Kjaerlighed paa Nicolai Taarn eller Hvad siger Parterret (Amore sulla torre di San Nicolò, ovvero ciò che si dice in platea) e Agnete og Havmanden (Agnete e l’uomo del mare), che però, contro le aspettative dell’autore, furono accolti freddamente dalla critica e dal pubblico che li considerava privi di forza creativa e poco curati nella forma. In ritorno dal viaggio, concluse la scrittura del romanzo Improvisatoren (L’improvvisatore), che uscì nel 1835. La storia, ambientata in Italia e largamente autobiografica, riuscì, finalmente, a conquistare la critica letteraria che valorizzò e apprezzò soprattutto la vena creativa di Andersen a dispetto della forma ancora non del tutto fluida. Fu questo il primo importante successo dell’autore che segnò una svolta nella sua vita. 19 1.1.3. Il successo e la fama come scrittore di fiabe e i viaggi (1835-1863) Nel 1835 Andersen pubblicò il suo primo fascicolo di fiabe intitolato Eventyr fortalte for boern (Fiabe narrate ai bambini), che conteneva quattro fiabe, tre delle quali non originali dell’autore ma tramandate oralmente e giunte al suo orecchio quando era bambino, l’ultima, invece, del tutto nuova: fu proprio questa che fu accolta più benevolmente dalla critica. Andersen aveva deciso di intraprendere questa strada con leggerezza, pensando soprattutto al guadagno economico che ne avrebbe potuto ricavare, lui stesso considerava le fiabe “delle sciocchezze”, nulla di speciale; aveva sempre raccontato fiabe ai figli e ai nipoti dei suoi amici; non si immaginava minimamente di aver finalmente trovato il mezzo per raggiungere il successo da sempre sperato. Motivato dai commenti positivi degli amici, nel dicembre dello stesso anno fece uscire un secondo fascicolo di fiabe, l’anno dopo un terzo; le uscite divennero quasi annuali e coincidevano con il periodo natalizio. Andersen riuscì a raggiungere lo strepitoso numero di circa 156 fiabe pubblicate nel periodo che va dal 1835 al 1872: conosciute anche in Europa e in America grazie ai suoi amici letterati, furono numerosissime le richieste di traduzione o di altri racconti. Negli anni seguenti, Hans Christian Andersen fece ulteriori tentativi di qualificarsi come romanziere: nel 1836 uscì O.T. e nel 1837 Kun en spillemand (Un semplice violinista). I due romanzi, che riportano avvenimenti autobiografici, non ebbero il successo sperato ma furono accolti malamente sia dal pubblico che dalla critica. Risale, invece, al 1839 Billebog unden billeder (Libro figurato senza figure), opera che richiama il mondo delle fiabe. Nel 1838, dopo anni di disagi e di sacrifici, Andersen ottenne un vitalizio come scrittore corrispondente a 400 talleri, ciò gli permise di vivere più serenamente dedicandosi alle due grandi passioni che l’accompagnarono per tutta la sua vita: la scrittura e il viaggio. “Viaggiare è vivere” diceva e a partire dal 1840 in poi viaggiò quasi ininterrottamente; alla fine della sua vita aveva compiuto 29 viaggi al di fuori dai confini della propria nazione e innumerevoli soggiorni in giro per la Danimarca ospitato da amici e conoscenti. Il desiderio di conoscere e visitare in continuazione posti e regioni nuovi, la curiosità e la sete di avventura, superavano le paure e le ansie che da sempre l’avevano contraddistinto: aveva paura di ammalarsi e spesso soffriva di un 20 terribile mal di denti; aveva paura del mare, ma navigava lo stesso; aveva paura delle grandi altitudini, ma per questo non rinunciava ad arrampicarsi sulle montagne più alte e, inoltre, chiedeva sempre agli albergatori di essere sistemato in una camera dell’ultimo piano per godere di un bel panorama. Quando dormiva aveva il timore di essere scambiato per morto e, quindi, si metteva al collo un cartello con scritto: “Sono morto solo in apparenza”; aveva sentito di persone che erano state chiuse nella bara quand’erano ancora vive e non voleva fare la loro stessa fine. Inoltre, in una delle sue borse da viaggio, teneva sempre una lunga corda da usare, nel caso in cui fosse scoppiato un incendio in uno degli edifici in cui alloggiava, per calarsi giù dalla finestra siccome le scale, tutte in legno in quei tempi, sarebbero state impraticabili. Spesso viaggiava anche per sfuggire alle critiche che doveva sopportare in patria, dove ancora non lo avevano capito sebbene le sue fiabe stessero diventando celebri, e si rifugiava all’estero dove era lodato e ammirato. Fu proprio questo il motivo che lo spinse a intraprendere un viaggio nel 1840, come lui stesso ci dice nella sua autobiografia: Che avessi torto o ragione, si era formato un partito a me avverso, il pubblico non mi era favorevole, e avevo continuamente la sensazione di essere trascurato e maltrattato: mi sentivo colpito dal concorso di diverse circostanze spiacevoli, in patria non mi trovavo più bene, ero mezzo indisposto e mi mancava la forza di resistere: abbandonai perciò la mia opera al suo destino, e sofferente e abbattuto mi affrettai a partire.9 Servendosi per la prima volta del treno, raggiunse la Germania dove vide per la prima volta i dagherrotipi, primitive fotografie ricavate usando lastre di rame spalmate di un’emulsione sensibile alla luce; si spostò, successivamente, in Italia prima a Roma, dove passò l’inverno, poi a Napoli, dove ricevette la conferma di un nuovo sussidio che lo spronò ad avventurarsi anche in Grecia e, infine, a Costantinopoli. Nel viaggio di ritorno, dopo molte indecisioni a causa delle rivolte nei Balcani, risalì il Danubio fino a Vienna e rientrò in patria solo durante l’estate del 1841. Questo lungo e agognato viaggio, fornì ad Andersen il materiale per scrivere En Digters Bazar (Bazar di un poeta), che uscì nel 1842. Nel 1843, tornò a Parigi, dove, oltre a ritrovare vecchi e rinomati amici, Victor Hugo e Henrich Heine, incontrò e fece la conoscenza di illustri scrittori francesi: 9 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 251. 21 Alphonse de Lamartine, Alexandre Dumas, Alfred de Vigny e Honoré de Balzac; di quest’ultimo raccontò un simpatico episodio: Un giorno visitavo il Louvre, e vi incontrai un uomo che per la figura, il passo e i tratti del volto era identico a Balzac, ma vestito in abiti miseri e consunti, anzi veri e propri stracci, le scarpe sporche, i calzoni pieni di fango secco, il cappello liso e ammaccato: sobbalzai, quello mi sorrise, io passai oltre; ma era una somiglianza troppo straordinaria, tornai sui mie passi, gli corsi dietro e gli dissi: “Ma lei non è monsieur Balzac?”. Rise, scoprendo i denti bianchissimi, e si limitò a rispondermi: “Domani monsieur Balzac parte per Pietroburgo!”: mi strinse la mano con la sua, morbida e delicata, mi fece un cenno e sparì. Doveva trattarsi di Balzac, che così vestito si era recato in esplorazione artistica tra i misteri di Parigi; o forse l’uomo che vidi era un altro molto somigliante a Balzac, e perciò scambiato spesso per lui, che si era divertito all’abbaglio preso dallo straniero. Un paio di giorni dopo mi trovai con la contessa Bocarmé, ed essa mi salutò da parte di Balzac: era partito per Pietroburgo!10 Di ritorno da Parigi, Andersen approfondì l’amicizia con Jenny Lind, una cantante d’opera svedese, che aveva incontrato per la prima volta nel 1840, sempre a Copenaghen, e in quella occasione non era rimasto colpito dalla sua personalità che definiva comune. Ma nei momenti che trascorsero insieme nella capitale, Jenny si dimostrò essere una persona affascinante, intelligente e molto sensibile e Andersen iniziò ad innamorarsi di lei ma, dopo poco, lei partì. Si incontrarono diverse volte a Copenaghen, a Berlino e a Londra: lui le mandava fiori, lettere e poesie per cercare di conquistarla; lei gli era molto affezionata ma lo trattò sempre come un fratello, non come un innamorato. Nell’estate del 1844 fu ospite nel castello reale, in quella occasione ebbe modo di parlare con il re Cristiano VIII, il quale, riconoscendo i meriti artistici dello scrittore, si dimostrò intenzionato ad incrementare la sua pensione annua. Andersen, per orgoglio, rifiutò la proposta. Nel 1845, però, si permise di chiedergli se l’offerta fosse ancora valida, e ottenne una pensione annua di 600 talleri che lo mise definitivamente al riparo dagli eventuali infortuni editoriali. Nel 1845 scrisse una commedia per il teatro Den ny barselstue (La nuova camera della perpetua), dimostrando, oltre all’incontestabile passione per il teatro, un’incredibile ostinazione. La commedia ebbe un grande successo, per più di un anno fu 10 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pagg. 311-312. 22 rappresentata e applaudita, ma nessuno conosceva chi fosse l’autore, Andersen aveva preferito rimanere anonimo. Nell’estate dello stesso anno, partì per un nuovo emozionante viaggio attraverso la Germania, l’Italia e la Svizzera che gli diede grandi gioie e onori: oltre a soggiornare presso re, principi, granduchi e conti, a Berlino ricevette dal re di Prussica il titolo di cavaliere dell’ordine dell’Aquila Rossa di terza classe. L’euforia che questo viaggio trionfale arrecò ad Andersen, fu offuscata sia dal dispiacere di non essere stato riconosciuto da Jacob Grimm, che, oltre al fatto che non aveva letto le sue opere, non lo aveva neanche mai sentito nominare, sia dalla malattia e dalla stanchezza che lo costrinsero a rifugiarsi nella fresca e tranquilla Svizzera invece di proseguire per la caotica Spagna come aveva in programma di fare. Nel 1847, si recò a Londra, dove le sue opere erano lette e amate dal pubblico, e vi incontrò, tra gli altri, Charles Dickens, suo scrittore prediletto tra quelli inglesi, con cui strinse un legame di amicizia che si protrasse per anni. Nella capitale londinese vide, per la prima volta, le elezioni, contraddistinte da una grande animazione popolare e da stranezze ed eccessi: tribune per gli oratori erette in varie vie e varie piazze, uomini che giravano tra la folla con al petto e sulla schiena le liste dei candidati, bandiere multicolori che sventolavano per la città. I voti si raccoglievano sulla piazza del mercato, e per l’occasione c’era una vera e propria fiera con tende e baracconi dove si vendeva ogni genere di cosa. Il 1848 fu un anno triste per Hans Christian Andersen, ma anche per la Danimarca intera per due avvenimenti di importanza storica: il 20 Gennaio morì il re Cristiano VIII, e, a Marzo, esplose in una guerra cruenta la diatriba tra Germania e Danimarca per il possedimento dei ducati di confine dello Slesvig e dell’Holsten. Durante la cosiddetta “Guerra dei tre anni”, Andersen si sentì, per la prima volta, profondamente legato alla sua patria e ai giovani che ogni giorno, con entusiasmo, partivano a schiere per il fronte; ma i suoi pensieri andavano anche alla Germania, che l’aveva da sempre valorizzato e accolto e dove vi abitavano molte persone a cui era legato da vincoli di affetto. Passò l’estate a Glorup dove, tra l’altro, venivano ospitati gli Svedesi che erano accorsi in aiuto al popolo danese, e qui finì di redigere il romanzo De to baronesser (Le due baronesse). L’anno dopo fece il suo quarto viaggio in Svezia, descritto nel volume che uscì solo due anni dopo avente per titolo I Sverrig (In Svezia). Nel 1858 giunse ad Hans Christian una notizia terribile che lo fece sprofondare nella sofferenza e nell’inquietudine per diversi giorni: la nave a vapore “Austria”, mentre 23 attraversava l’Atlantico, si era incendiata e tra i suoi passeggeri c’era la sua migliore amica, Jette Wulff, il cui nome non compariva nella lista dei sopravvissuti. Il dolore lo portò quasi ad impazzire, non faceva che pensare giorno e notte alla terribile disgrazia la cui immagine lo perseguitava come un incubo ad occhi aperti: un giorno per strada le case che lo circondarono si trasformarono nella sua mente in gigantesche onde. Dopo qualche giorno, grazie ad un’incredibile forza di volontà, usando tutte le sue energie, Andersen riuscì a superare anche questo difficile momento. Il desiderio di viaggiare e di vedere paesi nuovi non si colmava mai, e scherzosamente Andersen aveva detto a Jonas Collin, figlio dell’amico Edvard, con cui aveva già compiuto nel 1861 un viaggio in Italia, che, se avesse vinto il primo premio della lotteria, sarebbero partiti insieme per la Spagna e per l’Africa. Non vinse la lotteria ma ricevette ugualmente un ingente somma di denaro, 3000 rigsdaler, grazie alla danese edizione illustrata delle fiabe e quindi, a Luglio del 1862 partì, insieme a Jonas, con l’obiettivo principale di visitare la Spagna dove si doveva recare nel 1845 ma ci aveva rinunciato per motivi di salute. Da questa esperienza ne emerse il quarto libro di viaggi, I Spanien (In Spagna), che uscì nel 1863. Nonostante che la celebrità e il benessere ormai contraddistinguevano la sua vita, Hans Christian manteneva sempre dentro di sè una certa inquietudine dovuta alla paura di perdere tutto ciò che aveva conquistato. Per calmare il suo animo preoccupato, si era sempre circondato di amici che lo rassicuravano, tra questi, negli ultimi anni, si era aggiunta la famiglia Melchior appassionata di arte, musica e letteratura. Hans Christian si recava spesso a far loro visita perché da essi riceveva comprensione per il suo animo gentile e il suo sistema nervoso fragile, e un grande calore familiare. 1.1.4. Andersen cittadino onorario e gli ultimi anni della sua vita (18671875) Il 6 Dicembre del 1867 Hans Christian Andersen ricevette la più grande soddisfazione della sua vita: fu nominato cittadino onorario di Odense. Quel giorno le scuole erano chiuse e tutta la città era illuminata e addobbata in suo onore, proprio come aveva preannunciato la profezia rivelata a lui da una veggente quando aveva soltanto 7 anni. La grande festa fu aperta dal discorso del sindaco, il consigliere Mourier, che inviò un saluto a Sua Maestà il Re e, rispettando una vecchia usanza danese, brindò a lui; e da 24 una composizione che riporto qui sotto in quanto sintetizza poeticamente il percorso dello scrittore: Il cigno è tornato al luogo Dov’era il nido della sua infanzia; Quando gli altri guardavano con compassione Il poverino dalle penne grigie Che sognava da solo all’ombra dei cespugli, Perché nessuno voleva guardarlo; Non era che un mostriciattolo Perché non era uguale a loro. Non lo capivano, né potevano presentire Che il sogno suo di gloria si sarebbe avverato. Che avrebbe preso il volo sopra le nubi Nel piumaggio splendente del cigno canoro; Che il suo volo avrebbe spaziato nel mondo E più lontano ancora sarebbe volato il suo nome, Che ovunque sui libri stranieri Avrebbe portato la fama della patria; Che il suo canto sarebbe sceso nei cuori Di grandi e piccini con egual forza, Perché sei tornato nella dimora dell’infanzia! Quand’era piccolo e grigio anche lui. Accogli il nostro grazie, o cantore dalla magica voce, Perché così bene ricordava il momento Essa è orgogliosa del figlio, e dal petto esultante Prorompe la musica della gratitudine.11 Anche in questo momento di grande gioia, Hans Christian Andersen era tormentato da un insopportabile mal di denti e dalla preoccupazione angosciante che a Copenaghen lo avrebbero deriso per tutta l’adulazione ricevuta nella città natale. Ciò non successe, anzi, i giornali della capitale scrissero del suo trionfo e scrissero che era completamente meritato. Nel 1870 compose il suo ultimo romanzo, Lykke Peer (Il fortunato Peer). 11 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pagg. 822-823. 25 Gli anni Settanta furono per Andersen molto duri: nonostante continuasse a viaggiare, scrivere fiabe, e ritagliare silhouettes per gli amici e i loro figli, iniziò a soffrire di mal di stomaco e di violenti attacchi di tosse. Negli Stati Uniti si era sparsa addirittura la voce, infondata, che fosse tornato povero, e migliaia di bambini statunitensi, che lo avevano conosciuto e si erano affezionati a lui leggendo le sue fiabe, avevano pensato di aiutarlo spedendogli lettere contenenti alcuni dollari. La salute andava sempre più peggiorando e l’inverno del 1874 fu per lui pesantissimo da sopportare. Nell’estate del 1875 fu ospite della famiglia Melchior nella loro villa di campagna; la signora Melchior lo accudiva, lo curava e scriveva le lettere che lui le dettava. Il 4 Agosto del 1875, alle 11 e 5 minuti del mattino, Hans Christian Andersen morì serenamente dando fine alla sua favolosa vita. Dopo la morte dell’amico, Edvard Collin ereditò tutta la sua corrispondenza composta di migliaia di lettere immagazzinate in scatole e cassetti. Presumibilmente, la corrispondenza rifletteva l’intreccio amoroso che l’autore aveva instaurato con diversi uomini e quindi un aspetto che è stato più o meno represso nella ricerca su di lui fatta dagli studenti danesi negli ultimi centoventi anni, questi si erano prevalentemente concentrati sulle infelici relazioni che ebbe con le donne. Sarebbe stata una grande fonte di informazioni se Edvard non avesse deciso di rinviare ai propri mittenti tutte quelle lettere che avevano contenuti compromettenti, privandoci così di documenti molto significativi. Molti amici dello scrittore furono grati a Collin per questa sua decisione perché non volevano che la loro vita privata fosse disturbata dai moralisti del tempo, in quanto la società stava diventando sempre più omofobica: è probabile, a dimostrazione di ciò, che il ballerino Harald Scharff, di cui Andersen fu innamoratissimo negli anni Sessanta, bruciò tutte le lettere che lui stesso aveva scritto o ricevuto da Hans Christian per paura della critica. Edvard Collin pubblicò, in seguito, un libro dal titolo Andersen e la famiglia Collin in cui descrisse il carattere dell’amico e il loro rapporto lungo e pieno di tensioni, selezionando e riportando parte della corrispondenza che si erano scambianti. Anche in questo caso Edvard per salvaguardare il proprio buon nome e proteggere la famiglia da scandali, compì un lavoro di censura, come si nota confrontando il libro e i quattro volumi che raccolgono l’insieme delle lettere di Andersen. 26 1.2. Le opere di Hans Christian Andersen 1.2.1. Il teatro Hans Christian Andersen entrò per la prima volta a teatro, quando era ancora bambino e, insieme ai genitori, poté assistere alla rappresentazione Il politico dilettante di Holberg trasformato in opera. Il teatro divenne, ben presto, il suo luogo prediletto, anche se poteva recarcisi solo una volta l’anno, e iniziò sin da subito, per gioco, a comporre le prime commedie fantasticando sulle locandine che l’uomo incaricato dei manifesti gli donava. Nel 1822 scrisse la sua prima tragedia dal titolo Afsol e, grazie ad un amico, riesce ad inviarla, insieme con una lettera di raccomandazione, al Teatro Reale di Copenaghen. Non ottenne in questo caso la messa in scena, in quanto il lavoro era ancora molto immaturo, ma riuscì ad attirare su di sé l’attenzione del direttore del teatro, Jonas Collin, per alcuni elementi originali e rilevatori di talento presenti nell’opera. Nel 1829 scrisse in rima il suo primo lavoro drammatico, un vaudeville eroicomico dal titolo Kiærlighed paa Nicolai Taarn eller Hvad siger Parterret (Amore sulla torre di S. Nicolò ovvero ciò che si dice in platea) che fu il suo primo lavoro messo in scena e ottenne un discreto successo. Nel 1833, durante il suo soggiorno a Parigi, iniziò a scrivere un poema drammatico la cui trama fu tratta da un’antica ballata popolare, Agnete e il tritone, che racconta la storia di Agnete, una ragazza che per amore segue un tritone in fondo al mare, ma, dopo aver generato insieme a lui dei figli, torna nel mondo umano dove muore lasciando i suoi figli senza madre. L’opera, dal titolo danese Agnete og Havmanden, fu un vero e proprio fiasco. Fu, invece, un grande successo la commedia Den ny barselstue (La nuova camera della perpetua) che fu messa in scena per più di un anno. Hans Christian, oltre a scrivere opere per il Teatro Reale, scrisse anche una serie di lavori per il Casinò; teatro popolare dove la gente si recava per vedere spettacoli o ascoltare musica a buon prezzo. Tra questi Il vecchio Serra-Occhi, commedia-fiaba con cui l’autore voleva trasmettere il messaggio che la salute, il buonumore e la pace dello 27 spirito sono qualcosa di più prezioso che qualunque tesoro; La mamma del sambuco e Sul molo lungo. 1.2.2. I racconti di viaggi Una delle grandi passioni che contraddistinsero la personalità di Hans Christian Andersen fu quella per i viaggi, ottime occasioni per conoscere le culture dei vari paesi e consentivano di aprire la mente a idee nuove. Nel corso della sua vita compì 29 viaggi che sommati ricoprono un arco di tempo di 9 anni, durante i quali ebbe modo di visitare diverse nazioni europee e extraeuropee tra le quali: Olanda, Austria, Germania, Norvegia, Svezia, Portogallo, Spagna, Svizzera, Italia, Marocco. Da alcuni di questi viaggi, scaturiscono racconti di viaggio, in tutto 26, che mettono in luce le grandi capacità descrittive di Hans Christian Andersen, ed anche il suo stile poetico. Il primo racconto di viaggio realizzato, Fodrejse fra Holmens kanal til Oestpynten af Amager (Viaggio a piedi dal canale di Dolmen alla punta orientale di Amager), fu pubblicato nel 1829. Si tratta di un libro umoristico che descrive una passeggiata che inizia dal cantiere navale di Copenaghen e durante la quale si incontrano personaggi inquietanti e spettrali. Nel 1831 uscì Skyggebilleder af en rejse til Harz og det sachsiske Schweiz (Schizzi di un viaggio nello Harz e nella Svizzera Tedesca), dove Andersen riportò le impressioni di un viaggio in Germania e dove le osservazioni su natura e uomini si mescolarono a quadri di fantasia. Nel 1840 Hans Christian intraprese uno dei suoi viaggi più lunghi che lo portò in Italia, Grecia, a Costantinopoli e poi a Vienna risalendo il Danubio. Le esperienze del viaggio sono descritte in En Digters Bazar (Bazar di un poeta) che uscì nel 1842 ed è composto da una raccolta di bozzetti di stile pittorico su diversi temi ed episodi. Altri resoconti di viaggio interessanti sono I Sverrig (In Svezia) del 1851, I Spanien (In Spagna) del 1863, Et Besøg I Portugal 1866 (Una visita in Portogallo) del 1868. Questi sono racconti di viaggio atipici che uniscono brani di tipo documentaristico a excursus filosofici; nell’opera I Sverrig si trovano, ad esempio, accenni alle idee politiche dell’autore. 28 1.2.3. I romanzi Hans Christian Andersen ha raggiunto l’apice della fama e dell’approvazione tra i suoi contemporanei e tra i posteri grazie alle numerose fiabe da lui scritte, di cui parlerò approfonditamente nel prossimo capitolo; ma il primo lavoro che gli ha permesso di emergere e di farsi conoscere è il romanzo Improvisatoren (L’improvvisatore), pubblicato nel 1835. La storia, dai grandi tratti autobiografici, è ambientata in Italia, in particolare a Roma, Napoli e Venezia, e racconta le vicissitudini di un ragazzo povero, Antonio. Antonio, che rappresenta l’alter ego di Andersen, cerca di integrarsi nella società del tempo e, una volta raggiunto il successo, grazie alla protezione e all’appoggio ricevuti, non riuscirà più a liberarsi dal senso della propria subordinazione nei confronti dei suoi sostenitori. Il libro fu subito tradotto in tedesco con il titolo Giovinezza e sogni di un poeta italiano, e presto ottenne successo internazionale. Nel 1836 fu pubblicato O.T., romanzo che racconta la storia dello studente universitario Otto Thostrup che riveste la parte del tipico eroe infelice che contraddistingue la letteratura romantica. Le due lettere che compongono il titolo sono quelle tatuate sulla spalla del protagonista, e non sembrano nient’altro che l’abbreviazione del suo nome ma, in realtà, sono un indizio indelebile sul suo tremendo passato. O.T., infatti, sono le iniziali di Odense Tugthus, Reclusorio di Odense, luogo dove Otto è nato in quanto la madre, incolpata ingiustamente di furto, era ivi reclusa. Otto, come Andersen, cerca di tenere nascosto il proprio passato alla gente nobile e di alta società che frequenta, e vive con la continua preoccupazione che questo può tornare a galla e manifestarsi nella sua veridicità. Pur avendo in comune con l’autore un passato da cui fuggire, Otto, però, possiede caratteristiche che quest’ultimo non ha e che vorrebbe probabilmente avere, come la fierezza, l’orgoglio e l’irriducibilità; si configura quindi come un ritratto idealizzato di Hans Christian, quale avrebbe desiderato essere. Nel romanzo troviamo altre tematiche che Andersen ha tratto dalla propria vita, come, ad esempio, la grande amicizia che lega Otto a Vilhelm, che ricorda quella che lui stesso ha instaurato con Edvard Collin soprattutto per la questione del “darsi del tu”; in questo caso è Otto a volere mantenere la distanza con l’amico continuando ad usare 29 il “de” (espressione formale danese similare al “lei” in italiano); mentre nella realtà è Hans Christian che vi vede rifiutato il “du” (espressione informale danese similare al “tu” in italiano) dal suo più grande amico e quindi mantiene sempre una posizione di inferiorità rispetto a lui. O.T. può essere considerato, fra tutti i romanzi, il più rivelatore dei sentimenti dell’autore, del quale vengono in luce anche tratti peculiari della sua personalità, come per esempio, la sua particolarità sessuale nell’episodio del ballo studentesco. É molto interessante anche dal punto di vista storico, in quanto traccia un quadro abbastanza preciso e veritiero, non solo della maggior parte delle regioni danesi (Jutland, Fiona, Selania), ma anche dei diversi ambienti abitati dalle diverse classi sociali dell’epoca, a partire dai pescatori fino alla nobiltà. Il terzo romanzo scritto da Hans Christian Andersen è Kun en Spillemand, pubblicato in Danimarca nel 1837 e tradotto in italiano con il titolo Il violinista o anche Solo un suonatore. Il protagonista della storia è Christian che ha in comune con l’autore oltre al nome tante altre caratteristiche: le umili origini, un padre che parte per fare il soldato in cambio di un compenso economico, un legame profondo di amicizia, un talento artistico che vuole emergere ad ogni costo. Una delle tematiche affrontate nel romanzo, è quella delle “relazioni eterne”: i personaggi sono legati l’uno all’altro al tal punto che ovunque essi vadano, fosse anche in capo al mondo, sono destinati a sfiorarsi o a incontrarsi nuovamente. L’altra tematica che pervade tutte le pagine, è quella del “genio incompreso”: il protagonista, infatti, pur avendo un grandissimo talento nel suonare il violino, non trova condizioni favorevoli che gli permettono di emergere e rimane un semplice musicista di strada. Il talento da solo non basta, c’è bisogno di qualcuno che lo porti alla luce, come ci dice l’autore stesso attraverso alcune parole del libro: Intuiva la perla nascosta nella propria anima, la sacra perla dell’arte, senza sapere che anch’essa, come le perle del mare, ha bisogno di un tuffatore che le porti alla luce, oppure di attaccarsi forte a ostriche e conchiglie, a un altro patronato, per poter finalmente giungere a mostrarsi.12 12 H.C. ANDERSEN, Il violinista, a cura di Lucio Angelici, Roma, Fazi Editore, 2005, Parte I, cap. XVI. 30 Ma soprattutto, è necessario che Dio lo voglia, altrimenti non ci sarà sforzo umano che impedire al più talentuoso degli uomini di rimanere un semplice musicista di strada, infatti “…la realtà è regolata da un Dio ben più potente di ogni fata”.13 Nel 1848 e nel 1857 sono pubblicati rispettivamente De to baronesser (Le due Baronesse) e At være eller ikke være (Essere o non essere), romanzo filosofico ambientato in Danimarca ai tempi della guerra. Il sesto e ultimo romanzo realizzato da Hans Christian Andersen è Lykke-Peer (Peer fortunato) scritto tra la primavera e l’estate del 1870 e pubblicato a Novembre dello stesso anno. L’opera, che può essere classificata sia come un breve romanzo autobiografico sia come una lunga fiaba moderna, racconta la storia di Peer, ragazzino povero ma dotato artisticamente che, con grande forza di volontà e duro lavoro, sfonda tutte le barriere sociali e raggiunge il culmine del successo. Al centro della vicenda c’è quindi il tema, già trattato in varie forme nelle sue fiabe, di Aladino, del genio e della fortuna: “Che cosa ti appaga tanto?” chiese il suo amico, il maestro di canto. “Tu non mi sveli tutto!” “ Penso a quanto sono fortunato!” rispose. “Penso al ragazzo povero! Penso a…Aladino!”.14 Peer a differenza di Christian, nel romanzo Il violinista, riesce ad emergere e a mostrare a tutti la sacra perla dell’arte che portava nascosta nell’anima, non perché era più talentuoso dell’altro personaggio ma semplicemente perché la fortuna e il Buon Dio erano dalla sua parte. Peer fortunato, come gli altri romanzi, è ricco di tratti autobiografici: molti episodi sono un racconto della prima giovinezza idealizzata dello scrittore; il rapporto tra Peer, figlio di povera gente, e l’amico Felix, figlio di un ricco commerciante è il riflesso dell’amicizia tra Hans Christian e Edvard; le scene alla scuola di danza sono tratte dalle personali esperienze dell’autore negli anni del teatro. Andersen realizza i propri sogni teatrali in Peer, che trionfa su quella scena, dove lo scrittore dovette subire le sconfitte più dolorose. 13 Ivi, pag. 158 H.C ANDERSEN, Peer fortunato, traduzione di José Maria Ferrer, postfazione di Bruno Berni, Milano, Iperborea, 2005, pag. 97. 14 31 1.2.4. L’autobiografia Nel 1855 uscì la prolissa biografia Levnedsborgen (Il libro della vita), destinata ad accompagnare l’edizione danese delle sue opere complete. Scritta da Hans Christian Andersen negli anni 1832-1833, riporta la molteplicità dei ricordi dell’autore, che ogni giorno usava annotare in un diario, a partire dalla sua misera infanzia ad Odense, contraddistinta dall’amore dei suoi familiari e dalla derisione dei coetanei, fino alle prime affermazioni letterarie intorno al 1830. L’opera, determinante per la ricostruzione biografica, è di scarso valore artistico. Secondo lo scrittore, nulla meglio di un’autobiografia poteva servire a gettare luce sulle sue singole opere, mostrandone la genesi nella mutevole disposizione spirituale del loro autore ed illustrando le circostanze che ne accompagnarono la nascita. Hans Christian inizia l’opera con un breve paragrafo che vorrei ora riportare in quanto, in poche righe, emergono le caratteristiche principali dello scrittore: la sua incredibile fantasia nell’inventare fiabe per trasmettere qualsiasi tipo di messaggio e la sua solida fede religiosa. La mia vita è una bella favola, tanto ricca e felice! Se quando da ragazzo povero e solo, mi apprestavo ad andare per il mondo, avessi incontrato una potente fata che mi avesse detto: “Scegli la tua vita e il tuo destino, ed io ti proteggerò e guiderò, seguendo il tuo sviluppo spirituale, qualunque cosa accadrà in questo mondo”, la mia sorte non avrebbe potuto essere più felice, la mia vita diretta meglio e più saggiamente. La storia della mia vita dirà al mondo ciò che esso mi dice: esiste un Dio amoroso, che conduce ogni cosa a miglior fine.15 Successivamente, l’autobiografia fu tradotta in tedesco col titolo Die Maerchen meines Lebens (La fiaba della mia vita) e posta come premessa alla prima edizione della raccolta completa dei suoi scritti uscita nel 1857. Grazie alla fama che Andersen si era guadagnato come scrittore, soprattutto grazie alle sue fiabe, anche la sua biografia andò incontro al successo editoriale e fu aggiornata fino agli ultimi anni della sua vita e messa in circolazione, così completa, nel 1877. 15 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 13. 32 1.3. Conclusioni Hans Christian Andersen, nasce in un contesto familiare che, nonostante la ricchezza degli affetti, è contraddistinto essenzialmente da povertà e miseria, a cui si aggiungono diverse disgrazie che contribuiscono a segnare e a temprare il suo carattere. La virtù, che da sempre l’ha contraddistinto, è sicuramente quella della tenacia: di fronte ad ogni delusione Andersen si è sempre rialzato, talvolta anche grazie all’aiuto e all’appoggio degli amici, pronto a lottare per ottenere ciò che si era prefissato senza mai perdersi d’animo. Questo carattere forte e ammirabile, che non contrasta con la profonda sensibilità del suo animo, l’ha condotto da una situazione di mediocrità alla ricchezza e alla fama internazionale. Andersen voleva dimostrare a tutti di possedere un dono che pochi hanno, quello della creatività, e ci provò in ogni modo: provando a sfondare nel teatro, componendo drammi e poesie, scrivendo romanzi. Ma solo quando intraprese la strada della letteratura per l’infanzia effettivamente ci riuscì, dimostrando a tutti, anche a quelli che inizialmente non credevano in lui e lo beffeggiavano e deridevano, il suo valore unico. Altra particolare caratteristica dell’autore è la profonda fede religiosa che l’ha accompagnato in ogni momento della sua vita; sia in quelli di difficoltà durante i quali chiedeva aiuto ad un Dio amorevole pronto a soccorre i suoi figli, sia in quelli di gioia durante i quali non si dimenticava mai della grazia divina e si rivolgeva a Dio per ringraziarlo per la sua immensa bontà. Queste peculiarità di Hans Christian Andersen, la tenacia e la fede cristiana, si riscontrano anche nelle sue fiabe, di cui parleremo in maniera più approfondita nei prossimi capitoli. Molti dei protagonisti, infatti, si dimostrano tenaci e perseveranti verso il loro obiettivo: la Sirenetta è disposta a patire dolori terrificanti, ad allontanarsi dalle persone più care per poter ottenere l’amore del principe ed un’anima immortale; Elisa de I cigni selvatici, attraversa molteplici peripezie pur di salvare i suoi 11 fratelli trasformati in cigni dalla crudele matrigna. Molti personaggi, inoltre si dimostrano estremamente credenti e si rivolgono spesso a Dio con preghiere di ringraziamento o di richiesta di aiuto. Andersen ha, infatti, inserito nelle sue fiabe, oltre a dei riferimenti ad episodi da lui stesso vissuti nel corso della sua vita, sé stesso, con i suoi pregi, i suoi difetti e il suo grande amore per ogni creatura, anche la più debole e sfortunata. Per questo motivo, si 33 riesce a comprendere fino in fondo la sua personalità leggendo queste, piuttosto che la successione cronologica degli avvenimenti che hanno contraddistinto la sua esistenza. 34 Capitolo 2. Le fiabe e le storie di Hans Christian Andersen 2.1. La fiaba 2.1.1. I racconti popolari: le fiabe e le favole Il termine racconto popolare nacque, inizialmente, per indicare tutti quei racconti che venivano trasmessi oralmente, soprattutto nelle campagne, dal popolo semplice e illetterato che, non sapendo né leggere né scrivere, si affidava completamente all’oralità. Siccome, però, i racconti popolari comparirono ben presto anche presso gruppi sociali alfabetizzati e più evoluti, la particolarità del genere non risiede nel gruppo sociale da cui viene narrato, ma nel fatto che viene raccontato continuamente ed è noto a tutti in un determinato periodo e in definito ambiente. All’interno di questo ampio concetto, rientrano a pieno titolo molteplici generi narrativi, tra i quali la fiaba, la favola e il mito. Ciascun genere si differenzia dagli altri per le tematiche che affronta, ma anche per la struttura che possiede. La fiaba è un tipo di narrazione in prosa i cui protagonisti sono generalmente uomini, o donne, di giovane età, che si trovano ad affrontare un percorso pieno di pericoli ed ostacoli che li condurrà, non solo a raggiungere lo scopo prefissato, ma anche a maturare e a crescere, in quanto, il viaggio che compiono, non è altro che una metafora del processo educativo. Durante il viaggio, i personaggi s’imbattono spesso in animali, che parlano e si comportano come gli uomini e assumono la parte o dell’antagonista pericoloso e distruttivo o quella dell’aiutante sapiente e benefico. La presenza animale è una peculiarità del genere fiaba. Tutte le fiabe, con l’incipit, quasi canonico, “C’era una volta…”, introducono il lettore in uno spazio sconosciuto, in una dimensione nuova caratterizzata essenzialmente da tre elementi: uno spazio despazializzato, sia i luoghi naturali che quelli artificiali risultano più modelli archetipi (il bosco, lo stagno, il castello…) che luoghi identificabili; un tempo senza tempo, anche se evidentemente proiettato in un tempo remoto; e un’atmosfera extra-ordinaria. Nelle fiabe l’extra-ordinario è miscelato con elementi di vita quotidiana; le avventure straordinarie che si trovano a vivere i protagonisti sono raccontati in un tono casuale come se fossero qualcosa che può 35 accadere a chiunque in qualsiasi momento.16 Il magico, si manifesta nelle vesti di personaggi, quali streghe, orchi, fate, spiriti benefici o malefici, che aiutano o ostacolano l’eroe; oppure sotto forma di oggetti che si animano e compiono prodigi (il tappeto volante, la lampada magica…); o anche come incantesimi che controllano o manipolano la realtà. Il mondo presentato dalle fiabe, inoltre, è sempre diviso in due parti: i personaggi o sono buoni o sono cattivi, o furbi o stupidi, non esistono vie di mezzo. Si riproduce, in questo modo, il tipico modo di pensare di un bambino che vede sempre tutto o bianco o nero e vede il mondo o come interamente paradisiaco o come un assoluto inferno. Alla fine di ogni fiaba, è sempre il bene che trionfa mentre il male viene drasticamente sconfitto. Il linguaggio della fiaba è quello tipico dei narratori del popolo, generalmente molto semplice e a volte un po’ sgrammaticato ma ricco di modi di dire e di formule popolari. Viene solitamente utilizzato il discorso diretto perché le battute del dialogo permettono al narratore, di ieri e di oggi, di cambiare la voce e tener viva l’attenzione di chi lo ascolta. Tutti questi elementi, miscelati insieme, contribuiscono a raggiungere lo scopo che le fiabe hanno, ossia quello di far divertire. Le fiabe non hanno, infatti, né fini morali né pedagogici, anche se nascondono dentro di sé un grande messaggio da trasmettere ai bambini, come afferma Bettelheim, nell’introduzione a Mondo incantato: Proprio questo è il messaggio che le fiabe comunicano al bambino in forme molteplici: che una lotta contro le gravi difficoltà della vita è inevitabile, è una parte intrinseca dell’esistenza umana, che soltanto chi non si ritrae intimorito ma affronta risolutamente avversità inaspettate e spesso immeritate può superare tutti gli ostacoli e alla fine uscire vittorioso.17 La fiaba offre dei suggerimenti su come superare quelle avversità che si possono presentare nella vita di un bambino, ma in maniera velata ed allusiva, senza presentarsi come delle prescrizioni vincolanti ma lasciando al bambino la libertà di decidere se seguirli o no. 16 N. BARBIERI, Letteratura per l’infanzia. Teorie pedagogiche e pratiche testuali, con la collaborazione di Chiara Carraro e Giorgia Mezzetti, Padova, Cleup, 2006, pagg. 31-33. 17 B. BETTELHEIM, Il mondo incantato, Milano, Feltrinelli, 1977, pagg. 13-14. 36 …la fiaba chiama a confrontarsi con situazioni universali, mobilita valori etici e spirituali. Da ciò il suo fascino perenne su piccoli e grandi, perché rivela a tutti, a livelli diversi di consapevolezza, le infinite possibilità interiori della natura umana.18 La favola si differenzia dalla fiaba proprio in quanto si fa sempre portatrice di un insegnamento morale o didascalico, e dice esplicitamente al bambino quali comportamenti deve seguire e quali deve evitare. Si tratta di un componimento letterario breve, la cui vicenda è costituita da un unico episodio. I protagonisti sono generalmente degli animali antropomorfi, che simboleggiano i vizi e le virtù degli uomini. Fiaba e favola, nella lingua italiana, sono due termini ben distinti ma spesso nella lingua parlata sono usati come sinonimi da chi non è esperto del settore. Entrambi i termini derivano dalla radice latina fari (raccontare), e i generi hanno molti punti di contatto tra loro, primo fra tutti, il fatto di essere destinati ai bambini; ma per alcune loro caratteristiche si differenziano enormemente: la fiaba si distingue soprattutto per l’elemento fantastico; mentre la favola si differenzia per il suo scopo prettamente educativo. Da qui la necessità di imparare ed utilizzare la nomenclatura corretta. 2.1.2. Le origini del genere fiaba Le fiabe nacquero come racconti popolari tramandati oralmente da generazione a generazione attraverso i secoli e le nazioni, e per questo motivo non si hanno notizie precise né sul luogo in cui sono nate, né sulla loro forma originale. Tra gli studiosi c’è chi sostiene l’ipotesi della “monogenesi”, ossia che le fiabe siano nate in India nelle vesti di racconti didascalici buddhisti, e che siano giunte in Europa principalmente attraverso vie letterarie, come Le mille e una notte19; e chi contrariamente supporta l’idea della “poligenesi”, origine contemporanea delle fiabe in più luoghi accomunati dal livello di sviluppo civile. I primi motivi fiabeschi, che iniziarono a comparire nella lingua scritta, si ritrovarono in opere di diverso genere, appartenenti a differenti epoche. Nella Bibbia, ad esempio, sono presenti personaggi che si trovano ad affrontare peripezie e vicende simili a quelle degli eroi fiabeschi; si pensi, ad esempio, al viaggio di Abramo, alle vicende di Giuseppe, all’extra-ordinaria vocazione di Mosè e alle sue successive gesta, 18 19 E. GHINI, La perla preziosa in Hans Christian Andersen, Milano, Jaka Book, 2002, pag. 17. Teoria ipotizzata nel 1859 dall’indianista Theodor Benfey (1809-1881). 37 alla storia di Sansone e a quella di Giuditta. Nell’Asino d’oro di Apuleio del II secolo d.C., è incastonata quella che può essere considerata la prima fiaba letteraria occidentale: Amore e Psiche. La vicenda, che narra la storia di una bellissima ragazza, Psiche, che si innamora perdutamente del dio Cupido, il dio dell’Amore, presenta lo schema narrativo, individuato da Vladimir Propp, tipico delle fiabe di magia. Infine, nel Decameron di Giovanni Boccaccio il motivo fiabesco viene utilizzato sia come cornice, dieci giovani sfuggiti alla pestilenza si ritrovano quotidianamente e si raccontano fiabe e storie, sia come materiale narrato all’interno di quella cornice, come nella storia di Lisabetta da Messina. La fiaba, però, divenne un genere letterario autonomo solo nella seconda metà del XIV secolo grazie all’autore italiano Giovan Francesco Straparola che pubblicò una raccolta di novelle dal titolo Piacevoli notti suddivisa in due volumi usciti nel 1550 e nel 1553. L’opera completa comprende 75 tra novelle e fiabe, accinte dalla tradizione popolare e narrate per tredici notti consecutive da tredici donne diverse riunite a Murano per festeggiare il carnevale veneziano. Nel Seicento il genere si consolidò ulteriormente grazie a Giambattista Basile e al suo Cunto de li Cunti overo Lo trattenemiento de peccerille noto anche come Pentamerone per la grande somiglianza con la raccolta di novelle di Boccaccio, il Decameron. Nell’opera, che raccoglie 50 fiabe narrate da dieci vecchiette con diversi difetti fisici, vi si trovano le prime versioni letterarie di fiabe che hanno avuto un’ampia diffusione e sono tutt’ora conosciute, come, ad esempio, Il gatto con gli stivali. Anche in questo caso lo scrittore trae spunto dai racconti popolari, in particolare quelli napoletani, e li fissa su carta usando un dialetto più colto rispetto a quello parlato e con l’inserimento di notazioni ironiche e commenti moralistici. Entrato a contatto con le sopracitate opere italiane, il francese Charles Perrault scrisse, nel 1696, Contes de ma mère l’Oye (Racconti di mamma Oca) che ebbe un inaspettato e travolgente successo. I Racconti di mamma Oca sono otto, ma tradizionalmente s’aggiunge ad essi Pelle d’Asino, racconto in versi pubblicato precedentemente. Si tratta di trascrizioni di fiabe popolari arricchite da intuizioni innovative che ci forniscono un quadro del luogo e dell’epoca in cui visse l’autore. Le più celebri di esse sono: Pollicino, La Bella Addormentata, Cappuccetto Rosso, Barbablù, Il gatto con gli stivali e Cenerentola. Con lo scopo di creare un libro il cui autore fosse il “popolo”, i fratelli Grimm, Jacob e Wilhelm, nel 1812 e nel 1815 pubblicarono due volumi di Kinder- und 38 Hausmarchen (Fiabe per bambini e famiglie). Con quest’opera, che può essere considerata il primo studio scientifico sul genere fiaba, i due fratelli si riproposero di raccogliere sistematicamente tutte le fiabe tedesche che circolavano nella tradizione orale. Per far ciò si affidarono ai racconti di contadini, ma anche a quelli di amici e familiari appartenenti all’ambiente borghese. Inizialmente, il loro intento era quello di registrare parola per parola le fiabe ascoltate, Wilhelm stesso, descrive il metodo utilizzato: Dopo la prima narrazione spontanea, su nostra richiesta, ripete lentamente cosicché con un po’ di pratica è possibile scrivere sotto la sua dettatura parola per parola. Abbiamo registrato molte fiabe così, con fedeltà assoluta.20 Ma poi, constatata l’esistenza di numerose varianti di una stessa fiaba, si convinsero che il loro compito era quello di ricostruire, integrandole insieme e usando il loro tono e il loro stile personale, il testo originale. Alla fine, elaborarono un totale di 156 fiabe, tra cui ne ricordiamo alcune delle più famose: Hansel e Gretel, Il principe ranocchio, Cenerentola, Raperonzolo e Biancaneve. La pubblicazione dei Kinder- und Hausmarchen stimolò in Germania, e in altri paesi, un’incessante attività di raccolta e un profluvio di pubblicazioni, tra cui ricordiamo quella che compie Italo Calvino dal titolo Fiabe italiane. Hans Christian Andersen, anche se inizialmente prese anch’egli spunto da racconti circolanti nell’oralità, fu uno dei primi autori, che non si limitò a raccogliere e rielaborare fiabe pre-esistenti, ma ne inventò di nuove. 2.2. Le fiabe di Hans Christian Andersen Andersen, fin da quando era piccolo, mise sempre all’opera la sua incredibile fantasia per inventare fiabe e storie da raccontare dapprima ai vecchietti dell’ospizio, dove la nonna lavorava come giardiniera, e successivamente ai figli degli amici che lo ospitavano; ma non si accorse del grande talento posseduto fino a quando nel 1835 realizzò, con il solo scopo di racimolare un po’ di soldi, il primo fascicolo di fiabe e, inaspettatamente, raggiunse il grande successo che, da sempre, aveva sperato. 20 I. CALVINO, Sulla fiaba, a cura di Mario Lavagetto, Torino, Giulio Einaudi editore, 1988, pag. 84. 39 Dal titolo Eventyr fortalte for boern (Fiabe narrate ai bambini), il primo fascicolo conteneva quattro fiabe; tre delle quali erano una rievocazione di fiabe ascoltate da bambino, L’acciarino, Il piccolo e il grande Claus e La principessa sul pisello, soltanto una era una fiaba originale I fiori della piccola Ida. L’approvazione, ottenuta soprattutto grazie alla sua fiaba originale, incoraggiò Andersen a scriverne altre e, l’anno seguente, uscì con un secondo fascicoletto, seguito, a breve distanza, da un terzo che conteneva la sua più famosa fiaba ed anche una delle più lunghe: La sirenetta. I fascicoli divennero, poi, quasi annuali; l’uscita, generalmente coincideva con le festività natalizie e nel periodo che va dal 1835 al 1872, Andersen riuscì a pubblicare l’incredibile numero di circa 156 fiabe (il numero varia a seconda di cosa si voglia includere in questo insieme). I primi fascicoli furono intitolati Fiabe raccontate ai bambini ma, dopo aver riconosciuto che esse erano gradite da persone di ogni età, Andersen decise di omettere dal titolo l’ultima parte “raccontate ai bambini”. I bambini apprezzavano gli aspetti elementari della trama, mentre gli adulti si interessavano dell’idea più profonda. Le fiabe vennero, ben presto, tradotte nella maggior parte delle lingue europee, diverse edizioni uscirono in tedesco, inglese e in francese, ma anche in svedese fiammingo, olandese, ottenendo una grande approvazione tra i lettori e i critici anche al di fuori della Danimarca. Questo scrisse il critico tedesco Julian Schmidt di Andersen, dopo aver letto le sue fiabe: Questa gioia del particolare, questo sguardo rivolto dagli occhi del corpo e dello spirito sui piccoli avvenimenti della natura e dell’anima, è ciò che conferisce ad Andersen un posto giustamente importante nello sviluppo della letteratura contemporanea. 21 I temi, che Hans Christian Andersen trattò, nelle sue quasi 160 fiabe, sono i più svariati: in parte sono presi dalla mitologia nordica e dalle tradizioni danesi; in alcuni casi sono rielaborazioni di racconti pre-esistenti, conosciuti da Andersen tramite le narrazioni paterne o le letture adolescenziali; numerosi sono quelli che riprendono scene di vita quotidiana, in cui protagonisti sono degli oggetti comuni; molto frequenti, infine, sono quelli che si riferiscono a vicende autobiografiche. Questa classificazione, che ho trovato nel libro di letteratura dell’infanzia del professore Nicola Barbieri22, è puramente indicativa poiché i vari temi elencati spesso si possono trovare mescolati 21 22 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 325. N. BARBIERI, op. cit., 2006, pagg. 103-110. 40 all’interno di stesse fiabe e quindi non possono essere usati come categorie classificatorie. 2.2.1. La rielaborazione di temi della tradizione popolare A questo primo gruppo, ossia quello delle fiabe con rielaborazioni di temi tratti dalla tradizione popolare, appartengono alcune delle prime fiabe scritte da Hans Christian Andersen, che, inizialmente, riprese racconti che già circolavano nella cultura orale danese e che erano giunti probabilmente al suo orecchio quando era ancora bambino grazie ai racconti del padre. Il primo fascicolo di fiabe dal titolo Eventyr fortalte for boern (Fiabe narrate ai bambini), che uscì nel 1835, contiene tre fiabe appartenenti a questa categoria, L’acciarino, Il piccolo e il grande Claus e La principessa sul pisello e solamente una scritta dall’autore ex novo. La fiaba L’acciarino, sembra avere origini indiane, per alcuni dei motivi che tratta, e la versione più antica dell’Europa Occidentale potrebbe essere individuata in un racconto svevo del XIII secolo. Attualmente ha diverse varianti e ricorda la storia di Aladino e della sua lampada magica. La trama di base racconta di un giovane che, grazie alle indicazioni di una vecchia, ottiene un oggetto magico con il quale può chiamare uno spirito in grado di realizzare i suoi desideri. Una notte egli chiede di avere la bella principessa nella sua stanza, viene però scoperto e condannato a morte. Prima di essere impiccato, domanda, come ultimo desiderio, di poter fumare la pipa. Ciò gli viene permesso, e non appena aziona l’acciarino, accorre in suo aiuto lo spirito che compie immediatamente ciò che egli chiede ossia di essere salvato. Nella versione di Andersen il protagonista è un soldato che ascende socialmente liberandosi dal re e dalla regina e sposando, infine, la principessa. Il piccolo e il grande Claus è tratta da un racconto popolare danese e il tema principale è quello dell’invidia, infatti, il grande Claus è invidioso del piccolo Claus che è riuscito ad arricchirsi e, quindi, cerca di fare altrettanto ma non ci riesce perché non sa che l’amico ha usato l’inganno per ottenere il benessere materiale. La principessa sul pisello presenta il tema popolare della principessa viziata e si ipotizza che sia stata scritta da Andersen in un momento in cui i rapporti con l’amica Henriette Wulff erano alquanto burrascosi. La fiaba racconta di un principe che voleva sposare un’autentica principessa ma non riusciva a trovarla. In una sera tempestosa, 41 bussa alla porta del castello una fanciulla completamente inzuppata, che dichiara di essere una principessa e chiede ospitalità. La regina, dubbiosa sulla sua identità, nasconde un piccolo pisello sotto una gran quantità di materassi e piumini. Al mattino la fanciulla ammette di aver dormito scomodamente, questo basta a dimostrare che si tratta proprio di una principessa e può, quindi, sposare il principe. La principessa sul pisello è una fiaba che sottolinea l’identità irriducibile “di principessa” della protagonista: nessuna quantità possibile di materassi, o meccanismi di occultamento, sarà sufficiente a toglierle memoria e coscienza, ma anche fisica consapevolezza (quei lividi al mattino) di sé in quei particolari panni che era stata abituata a sentire come propri. Altre fiabe che possono considerarsi una rielaborazione della tradizione popolare sono: La sirenetta (1837), I cigni selvatici (1839), Ole Chiudigliocchi (1842), Il guardiano dei porci (1842) e Gianbabbeo (1855). Andersen nella fiaba La sirenetta, riprende e rielabora il personaggio e la vicenda di Agnete, protagonista del suo precedente dramma Agnete e il tritone, che fu tratto da un’antica ballata popolare e la cui protagonista discende dalle melusine, fate-dee sapienti, ambigui esseri acquatici per metà serpenti. Si ritrova anche un richiamo letterario alla novella di Undine, una sirena che riesce ad ottenere l’anima sposando un uomo e formando con lui una famiglia, scritta dall’autore tedesco Friedrich de La Motte Fouque nel 1811; e all’antecedente Melusina scritta nel 1800 da Ludwig Tieck, autore tedesco amato e studiato da Andersen. La fiaba narra la storia della figlia più piccola del re del mare, che si innamora di un principe dopo averlo visto su una nave e averlo salvato da un violento naufragio. La Sirenetta si reca, allora, dalla strega del mare per essere trasformata in una persona umana, in cambio della sua bellissima voce ma, giunta sulla terra in sembianze umane, non riesce a far innamorare il principe di sé, quest’ultimo, infatti, si innamora e sposa un’altra principessa. La Sirenetta, come predetto dalla strega, diventa schiuma di mare, e, inaspettatamente, viene accolta dalle figlie dell’aria, e, grazie a loro, se farà delle buone azioni, riuscirà a conquistarsi l’anima immortale e volare in Paradiso. La fiaba, dal tono tragico, richiama l’amore non ricambiato di Andersen per Luise Collin. Inoltre, il tema del “diverso” in relazione al contesto amoroso e la relazione fra la Sirenetta, resa muta dalla magia, e il bel principe che le si affeziona senza amarla; è stato interpretato da molti come un ritratto della situazione di isolamento a cui Andersen si sentiva relegato a causa delle sue inclinazioni omosessuali. La Sirenetta è molto conosciuta ed è una delle opere di Andersen più amate; alla protagonista è dedicata una statua nel porto di Copenaghen, divenuta il 42 simbolo della città. Anche il cinema ha più volte ripreso la storia di Andersen, che è nota al pubblico internazionale soprattutto grazie al film d'animazione di Walt Disney, versione cinematografica che si discosta dal testo originale soprattutto per l’incorporazione del lieto fine tipico di una fiaba proppiana: la sirenetta riesce, infatti, a sposare il principe, mentre la strega viene eliminata. La fiaba I cigni selvatici potrebbe essere tratta dalla fiaba popolare I sei cigni, riportata anche dai Grimm, mentre la vicenda del rogo che diventa roseto, nel finale della storia, riprende una vecchia leggenda ellenica. Altro elemento popolare, è la presenza, nelle vesti di aiutante magico, di Fata Morgana, personaggio della mitologia celtica. Tra le fiabe di Andersen, I cigni selvatici è forse l’unica in cui si trova una struttura tipica della fiaba arcaica. La vicenda inizia, infatti, con l’allontanamento dell’eroina (Elisa) in seguito ad un danneggiamento (trasformazione dei fratelli in cigni selvatici) messo in atto dall’antagonista (matrigna). Successivamente alla partenza, Elisa incontra l’aiutante magico (Fata Morgana) che in sogno le indica cosa deve fare per salvare i fratelli. Ma interviene un altro antagonista (l’arcivescovo) con il quale l’eroe lotta indirettamente, per poi giungere, al lieto fine (Elisa salva i fratelli e vive felice con il re). Ole Chiudilocchio è una libera interpretazione di un personaggio popolare che aiuta i bambini piccoli ad addormentarsi; si reca vicino ai letti dei bambini tenendo due ombrelli sotto al braccio, uno pieno di figure, che apre sopra i bambini buoni per permettere loro di sognare tutta la notte, l'altro invece non ha nessuna figura e viene aperto sui bambini cattivi che a causa di ciò dormono un sonno senza sogni. Questa cornice narrativa è solo il pretesto che permette ad Andersen di vagare con la fantasia e inventare incredibili storie fantastiche corrispondenti ai sogni di Hjalmar, il bambino protagonista. La fiaba Il guardiano dei porci, riprende, invece, l’antica fiaba danese intitolata La vergine superba, che Andersen afferma di avere ascoltato quando era piccolo, mescolandola con elementi tratti dalle Mille e una notte; ad esempio il fatto che il re percuota le ancelle con la pantofola. La fiaba, che racconta di un principe che si innamora della principessa e, per conquistare il suo amore, prima le fa recapitare regali speciali, poi si camuffa dal guardiano dei porci del castello per poterle stare accanto e ammaliarla con trucchi e astuzie; ha un tipico finale anti-fiabesco: il principe tratta la principessa come un’antagonista da punire senza appello. 43 Infine Gian Babbeo riprende motivi popolari danesi, tra i quali quello del giovane, solo apparentemente, sciocco: Gian Babbeo è il più piccolo tra tre fratelli ed è ritenuto, da tutti, sciocco, ma inaspettatamente, grazie all’astuzia, riesce a superare i fratelli e a conquistarsi la mano della principessa. Andersen vuole mettere in evidenza il fatto che, per avere successo nella vita, non è sufficiente essere ben istruiti, ma si deve avere anche una buona dose di furbizia da saper sfruttare nei momenti più appropriati. 2.2.2. La rielaborazione di fonti letterarie pre-esistenti Le fiabe che Andersen scrive traendo spunto da fonti letterarie pre-esistenti, con le quali è venuto in contatto probabilmente grazie ai racconti del padre che era un’amante della letteratura, sono Mignolina (1836), I vestiti nuovi dell’imperatore (1837) e Il tenace soldatino di stagno (1838). Mignolina è la storia di una bambina piccolissima che vive dentro il guscio di una noce, nella casa di una donna che si prende cura di lei. Una notte, viene rapita da un rospo e, da quel momento, hanno inizio per lei una serie di vicissitudini, non particolarmente fortuite, che la portano, alla fine, a conoscere e sposare il principe degli spiriti dei fiori. Considerata una delle fiabe più celebri di Hans Christian Andersen, è la prima in cui l’autore fa agire gli animali come personaggi, attribuendo loro sentimenti e caratteristiche proprie degli umani. Per scriverla trae spunto da diverse fonti letterarie: l’inizio è molto simile a quello della fiaba Pollicino dei fratelli Grimm, dai quali trae spunto anche per la descrizione della vita delle rane dello stagno (Principe ranocchio); il tema della fanciulla dentro al fiore, invece, si trova in Meister Floh di E.T.A. Hoffmann. In Mignolina si ritrovano, inoltre, riferimenti autobiografici, soprattutto nella fisicità della protagonista che richiama quella di Henriette Wulff, amica dell’autore dalla corporatura piccola e deforme. La fonte da cui Andersen ha tratto ispirazione per scrivere I vestiti nuovi dell’imperatore, è una storia spagnola del tardo medioevo riportata dapprima da Don Juan Manuel e successivamente ripresa da Miguel De Cervantes. Andersen si discosta dalla versione originale nella scelta del protagonista imbrogliato, un imperatore invece di un re, soprattutto per non mancare di rispetto alla casa reale danese, dalla quale sperava di ottenere aiuti e protezione. La fiaba narra di un imperatore molto vanitoso, che crede di avere acquistato presso due sarti, che si riveleranno essere due imbroglioni, 44 un vestito di una stoffa molto speciale, con la particolarità di essere invisibile agli stolti e agli indegni. Solo un bambino, vedendo sfidare il re, ha il coraggio di gridare “Ma non ha niente addosso!” svelando, così, il tranello. La storia è anche usata per evidenziare il concetto della “verità vista attraverso gli occhi di un bambino”, ovvero il fatto che spesso la verità viene proclamata da una persona troppo ingenua per comprendere le pressioni esercitate all'interno di un gruppo affinché essa venga taciuta. Il tenace soldatino di stagno riprende l’antica leggenda greca dell’anello di Policrate, infatti, il coraggioso soldatino, dopo le peripezie affrontate nel mondo esterno, sotterraneo e nel mare, torna nella casa dove il suo viaggio aveva avuto inizio. I valori del coraggio e del senso del dovere sono centrali in questa fiaba e sono simboleggiati dal soldatino che, nonostante le tutte le sue sventure, sta sempre sull’attenti. 2.2.3. Fiabe su elementi di vita quotidiana L’indiscutibile immaginazione di Hans Christian Andersen lo porta a inventare incredibili storie partendo da situazioni o oggetti caratterizzanti la vita quotidiana, giocando a scoprire fiabe in ogni cosa. Gli oggetti che si animano e prendono vita acquisendo caratteristiche e atteggiamenti propri degli esseri umani, sono sempre oggetti di uso comune, secondari rispetto ad una loro gerarchia interna, ad esempio, sceglie un ago da rammendo e non il più “aristocratico” ago da ricamo; le situazioni sono le più usuali rispetto agli usi e costumi della sua epoca, come ad esempio il ritorno a casa di un soldato. Fanno parte di questa categoria di fiabe Il tenace soldatino di stagno (1838), I fidanzati (1845), L’ago da rammendo (1846), La pastorella e lo spazzacamino (1846), Una monetina d’argento (1861) e La teiera (1864). Il tenace soldatino di stagno, protagonista dell’omonima fiaba; giunge insieme ai suoi fratelli nella cameretta di un bambino. Nella descrizione dei giocattoli, probabilmente Andersen prende ispirazione dalla propria esperienza infantile, quando si prendeva cura dei pochi giocattoli che aveva e, servendosi di questi, metteva in scena piccole rappresentazioni teatrali con scenografie realizzate a mano. Andersen, come protagonista della fiaba, sceglie il soldatino che, tra gli altri 24 contenuti nella scatola, è il più sfortunato e l’unico diverso, in quanto essendo stato fuso per ultimo e essendo 45 risultato insufficiente lo stagno utilizzato, difetta di una gamba. Il tema dello sventurato e del diverso sono frequenti in Andersen e si possono ricollegare agli stenti e alle difficoltà sociali della sua gioventù. Centrale nella storia è, inoltre, il tema del viaggio, un peregrinare disordinato regolato soltanto dal destino, al quale il protagonista si abbandona completamente. Nella fiaba I fidanzati, i protagonisti sono una trottola a forma di picchio e una palla e la vicenda narra di un amore non corrisposto che può essere collegato a quello che l’autore provava per la cantante Jenny Lind. La trottola si vorrebbe fidanzare con la palla che non accetta la proposta perché si sente di una categoria superiore, ma nel corso della storia si ha un capovolgimento delle condizioni dei personaggi: la trottola viene progressivamente rivalutata, mentre la palla perde progressivamente il suo valore rimanendo, infine, dimenticata nel deposito della spazzatura. L’ago da rammendo è la vicenda di un ago talmente delicato da credersi un ago di ricamo che compie un lungo viaggio, guidato dal caso, durante il quale incontra altri oggetti comuni, con i quali condividere la sua storia e una banda di monelli che ricordano quelli che popolavano Odense quando Andersen era ancora bambino. Il protagonista può essere considerato una rappresentazione autoironica dell’autore stesso: lo scrittore di fiabe che voleva essere un drammaturgo sta all’ago da rammendo (o da stuoia, in altre traduzioni) che credeva di essere sottile e adatto ai lavori di ricamo23. Simpatica la nascita di questa fiaba che viene riportata da Rodari nell’introduzione di una raccolta di fiabe anderseniane da lui stesso scelte: Una volta lo scultore Thorwaldsen gli dice:”Lei può trarre una fiaba da qualsiasi cosa, perfino da un ago da rammendo”. E Andersen scrive L’ago da rammendo…24 La pastorella e lo spazzacamino è ambientato in un tipico salotto borghese dell’epoca, ed ha come protagonisti 2 statuine che per amore decidono di fuggire alla sorte della pastorella di porcellana destinata a sposare la scultura lignea dell’armadio. Intraprendono un viaggio verso l’esterno, attraverso il caminetto, ma, una volta arrivati 23 N.S. BARBIERI, op. cit., 2006, pag. 108. G. RODARI, Introduzione in ANDERSEN, Hans Christian, Fiabe, scelte e presentate da Gianni Rodari, traduzione di Alda Manghi e Marcella Rinaldi, prefazione di Knud Ferlov, Torino, Einaudi, 2005, p. XIV. 24 46 nel vasto mondo, decidono di tornare indietro perché la pastorella non riesce a vivere al di fuori del rassicurante salotto in cui è cresciuta. La monetina d’argento trae origine da un fatto accaduto ad Andersen durante uno dei suoi viaggi: Una volta, viaggiando in piroscafo tra Civitavecchia e Livorno, cambiò uno scudo e ricevette col resto una moneta falsa da due franchi. Giunto a Livorno “gli venne l’idea di scrivere un racconto su ciò, e così riebbe i suoi denari”. Il racconto s’intitola La monetina d’argento. L’avarizia non c’entra, ovviamente. L’aneddoto è solo spia di uno dei meccanismi fondamentali della sua fantasia, che non consiste semplicemente nel “prendere spunto” dal vero, ma nel prendersi, sul vero, le sue vendette.25 Infine, La teiera è la storia di una teiera orgogliosa della sua preziosa porcellana, del suo lungo beccuccio e del suo largo manico. Ma solo quando, dopo essersi rotta a causa di un’inaspettata caduta, viene regalata a una mendicante che la utilizza come vaso per i fiori; scopre la vera gioia: dimenticare se stessi e mettersi al servizio degli altri. La teiera rappresenta l’immagine della madre amorevole, che si sacrifica per i suoi figli facendo qualsiasi cosa affinché essi siano felici, anche se questi, non riconoscendo i suoi meriti, non la ringraziano. 2.2.4. Fiabe costruite sulla propria autobiografia Andersen ha reso le sue fiabe uno strumento che, oltre a dar voce a personaggi che nella società e nella letteratura del suo tempo erano ritenuti del tutto marginali e trascurabili, come ad esempio i poveri e i malati; è capace di esprimere sentimenti e sensazioni da lui stesso provati di fronte agli avvenimenti che hanno segnato la sua vita, facendole rivivere ai suoi personaggi. Talvolta, riesce in questo modo ad ottenere una rivincita personale, su situazioni che l’hanno fatto soffrire cambiando l’evoluzione della storia. Leggendo le sue fiabe, che sono tutte un impasto tra elementi fantasiosi e aspetti della sua vita, dai più insignificanti ai più drammatici, si giunge, quindi, alla conoscenza della sua personalità e delle sue ideologie. Tra tutte, ce ne sono alcune che, meglio di altre, ci raccontano dell’autore: L’usignolo (1845), Il brutto anitroccolo 25 G. RODARI, op. cit., 2005, pagg. IX-X. 47 (1845), La regina delle nevi (1846), Le scarpette rosse (1846), La piccola fiammiferaia (1847), Vero verissimo (1852) e Non era buona a nulla (1853). L’usignolo è la storia di un uccello dalla voce talmente soave e dolce da affascinare persino l’imperatore della Cina, che decide di tenerlo con sé nel palazzo, fino a quando un usignolo meccanico usurpa il suo posto. L’usignolo, legato affettivamente all’imperatore, si reca da lui nel momento in cui la Morte lo stava portando via, riuscendo con il suo canto a salvarlo. Il canto dell’usignolo, alla fine, vince sia su quello del rivale meccanico, che ricorda la critica che sempre ha cercato di osteggiare Andersen, sia sulla morte, alla quale l’autore è fuggito grazie al benessere economico ottenuto con le sue opere letterarie. Questa duplice vittoria permette all’uccellino di disporre degli spazi di libertà che aveva prima del successo, quasi a rappresentare che la creatività individuale non deve essere limitata dal potere dispotico dell’autorità. La fiaba viene considerata la trasfigurazione letteraria dei sentimenti provati dall’autore per Jenny Lind, soprannominata “l’usignolo svedese”, in un momento in cui prevalevano l’ammirazione e l’affetto; ma tratta anche altri temi molto importanti quali l’arte, l’amore, la natura, la vita e la morte. Il brutto anatroccolo è la storia di un piccolo cigno, che, per errore, nasce in una famiglia di anatroccoli e viene considerato da tutti goffo e poco attraente, ma dopo una serie di vicissitudini, cresce diventando un cigno bellissimo e ammirato. La fiaba può essere interpretata come un’allegoria della vita dell’autore; che, inizialmente, non viene accolto né dall’ambiente provinciale di Odense né da quello snob di Copenaghen, ma anzi viene beffeggiato per le sue esibizioni, per i suoi racconti fantasiosi e per le sue strane caratteristiche fisiche. L’aspetto fisico peculiare e poco attraente lo mantiene per tutta la vita; così lo descrive un suo compagno di viaggio quando aveva sui sessant’anni: … strano e bizzarro nei suoi movimenti e nel suo portamento. Aveva braccia e gambe sproporzionatamente lunghe e magre, mani enormi e piatte e piedi di…dimensioni gigantesche… Il suo naso era così grande che sembrava dominare l’intera sua faccia.26 Mentre il suo grande talento artistico riesce ad emergere, a dispetto di ogni critica, e Andersen diventa uno degli artisti più conosciuti e amati; riverito dai potenti, 26 A. LURIE, Bambini per sempre. il rapporto tra arte e vita, tra finzione e biografia, Milano, Mondadori, 2005, pag. 20. 48 consacrato da una fama che lo vide tornare da trionfatore nella città dove aveva trascorso un'infanzia miserabile. La regina delle nevi è considerato dai critici, dagli studiosi e dai lettori come uno dei migliori racconti di Hans Christian Andersen. Le tematiche principali che tratta sono quelle dell’amore disposto a tutto e della lotta tra il bene e il male; i due protagonisti sono Kay e Gerda, grandi amici e vicini di casa, che hanno in comune un piccolo giardinetto, proprio come quello che aveva Andersen nella sua casa d’infanzia. Le avventure in cui si imbatte Gerda per cercare il suo grande amico Kay, rapito dalla strega delle nevi, sembrano simboleggiare i vari tentativi di Andersen di trasformare la sua amicizia con la cantante Jenny Lind in qualcosa di più profondo. Nella fiaba Le scarpette rosse centrale è il tema della vanità, considerato dall’autore un gravissimo peccato dalle conseguenze terribili per chi lo commette. Karen, la protagonista, pensa alle sue scarpe nuove di marocchino rosso anche quando è in chiesa, e come risultato è condannata a danzarci dentro fino al deperimento; riesce a salvarsi dalla morte solo quando chiede al boia di tagliarle via i piedi con indosso le scarpette. Andersen, in questa fiaba, rievoca il giorno della sua Cresima, in occasione del quale, indossava un paio di stivaletti nuovi: …per la prima volta nella mia vita calzai gli stivaletti, che mi riempirono di una gioia straordinaria. Temevo solo che tutti non li vedessero, perciò li abbottonai sopra i calzoni e così mi avviai su per la chiesa. Gli stivaletti scricchiolavano ed ero felice che la congregazione sentisse che erano nuovi; ma la mia devozione era turbata, e la coscienza mi rimordeva aspramente perché il mio pensiero andava ad essi nella stessa misura che al buon Dio. Lo pregai di tutto cuore di perdonarmi, e mi rimisi a pensare alle calzature nuove.27 Attraverso la punizione data a Karin, tenta di riscattare sé stesso per aver commesso lo stesso errore quando era bambino. La piccola fiammiferaia è una fiaba moralistica che fa un’aperta denuncia alla crudeltà delle persone e al lavoro minorile che, nell’epoca in cui viveva Andersen, era molto diffuso. La bambina, protagonista del racconto, si trova il giorno di San Silvestro per le strade della città a vendere fiammiferi, e poiché non riesce a venderne nemmeno uno, decide, per non incorrere nella punizione del padre, di passare tutta la notte fuori casa. Terribilmente infreddolita, inizia ad accendere, ad uno ad uno, i fiammiferi che 27 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 40. 49 riescono a darle sollievo, non tanto per il caldo che le procurano, ma per le fantastiche visioni che riescono ad evocare in lei. Alla fine della storia, la piccola non riesce a sopravvivere al freddo della notte. La bambina evoca la figura della mamma di Andersen che, quando era piccola, un giorno, era stata costretta dai genitori a mendicare, ma, per la vergogna, si era nascosta e non aveva raccolto neanche un soldo; mentre la figura della nonna, che appare durante una delle allucinazioni, evoca l’immagine della sua nonna paterna. Andersen, nella sua autobiografia, ci racconta la nascita di questa malinconica fiaba: L’editore di un calendario popolare danese mi aveva mandato tre diverse incisioni, pregandomi di scrivere un breve racconto per una di esse: io scelsi la figura della povera bambina che siede con i fiammiferi in grembo e ne tiene un mazzetto in mano.28 Vero, verissimo ci racconta come, passando da un orecchio all’altro, un accadimento insignificante possa trasformarsi in una notizia falsa ma interessante a tal punto da ottenere la pubblicazione sulle pagine dei giornali. Si legge, tra le righe di questo racconto, una critica al “pollaio”, costituito dalle chiacchiere dei critici, che si levava nei confronti di Andersen ad ogni sua uscita letteraria. In Non era buona a nulla, Andersen sicuramente trae spunto dalla vita di sua madre, che, come la protagonista, era una lavandaia con il vizio dell’alcool, e prende le sue difese criticando chi assume un atteggiamento di impietoso disprezzo, senza sapere le motivazioni che spingono certi individui dediti all’alcool a comportarsi in quel modo. Vi è inoltre riportato un episodio della sua infanzia, quando la madre prende le difese di una lavandaia alcolizzata accusata, da una vedova di Odense, di essere una “buona a nulla”. Non sono solo queste le fiabe che ci parlano dell’autore, ma, come dicevano all’inizio, in tutte le sue opere troviamo disseminati altri elementi autobiografici: La sirenetta e Il guardiano dei porci, possono essere trasfigurazioni dei suoi amori infelici e non corrisposti; nell’Intrepido soldatino di stagno ritroviamo, invece, la rievocazione del suo mondo infantile di giochi e passatempi. Infine, nei Cigni selvatici e nell’Acciarino la scena conclusiva ricorda l’esecuzione da lui vista quando frequentava il liceo di Slagelse: nel primo caso il registro è ancora tragico, mentre nel secondo si sceglie la via del comico, con i tre cani che fanno a pezzi, come tante statuine, tanto 28 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 372. 50 belle fuori quanto vuote dentro, i notabili della città che stavano mettendo a morte il soldato per futili motivi.29 2.2.5. Quando la storia diventa fiaba: Holger il Danese Nel III fascicolo di Nye Eventyr (Nuove fiabe), Andersen inserisce un racconto, dal titolo Holger il Danese, che affonda le sue radici nell’antico folklore danese ed è molto interessante in quanto, con esso, l’autore, animato da un notevole spirito patriottico, scrive una specie di manifesto alla sua nazione presentandone le origini, le principali vicende storiche e i personaggi che l’hanno resa conosciuta e famosa in tutto il mondo. La fiaba di Andersen è ambientata in un contesto molto familiare: una sera un nonno, mentre sta intagliando nel legno una grande figura che doveva rappresentare Holger il danese ed essere messa sulla prua di una nave, riferisce al suo nipotino la leggenda di questo noto personaggio e i principali avvenimenti che hanno contraddistinto la storia della Danimarca. La leggenda di Holger Danske racconta che Holger, paladino di Carlo Magno, in realtà non è morto, ma dorme un sonno quasi eterno nei sotterranei del castello di Kronborg pronto, con la spada e lo scudo, ad intervenire qualora la Danimarca si trovi in grave pericolo, per difenderla e salvarla. La leggenda nacque, probabilmente, dalla consapevolezza del popolo danese di essere a rischio tra i grandi popoli europei: inglesi, russi, prussiani. Nello scudo del leggendario guerriero, il nonno intaglia lo stemma nazionale danese, nel quale sono raffigurati tre leoni con la corona d’oro in testa e cuori rosso fuoco, e guardandolo inizia la sua narrazione storica. I leoni significano forza ed evocano l’immagine di tre regnanti danesi che hanno contribuito alla formazione della nazione: re Knud II, detto il Grande, che legò la grande Inghilterra al regno di Danimarca, Valdemar I che allargò il suo dominio sottomettendo la Norvegia e occupando alcune coste germaniche e Margherita I, detta la Grande, che unì sotto di sé Danimarca, Svezia e Norvegia. I cuori simboleggiano dolcezza e amore e ricordano tre personaggi danesi che hanno vissuto episodi drammatici: la principessa Eleonora Ulfeldt incarcerata ingiustamente in Inghilterra, il comandante navale Hvitfeldt che fa saltare in aria se 29 N.S. BARBIERI, Letteratura per l’infanzia. Teorie pedagogiche e pratiche testuali, Padova, Cluep, 2006, pag.110. 51 stesso, la sua nave e il suo equipaggiamento per salvare la città di Kjoge e il pastore luterano Hans Egede missionario in Groenlandia per diffondere il messaggio cristiano. Le vicende storiche narrate dal nonno si chiudono con un omaggio ai personaggi che hanno fatto grande la piccola Danimarca in Europa e nel Mondo: il re Federico VI che favorì la diffusione delle idee illuministiche, lo scrittore Ludvig Holberg conosciuto come il padre della letteratura danese, l’astronomo Tycho Brahe e lo scultore neoclassico Berthel Thorvaldsen. Oltre alla pregnanza di elementi storici, in questa fiaba si trovano molti richiami autobiografici: la misera stanza ricorda l’abitazione, casa-bottega, di Andersen nella sua infanzia, il nonno intagliatore è la rappresentazione del nonno paterno, il bambino curioso e affascinato rappresenta Andersen stesso. 2.2.6. La peculiarità delle fiabe di Hans Christian Andersen In Danimarca, ai tempi di Andersen, la letteratura per i bambini era moralistica e tediosa, doveva servire a trasmettere qualche insegnamento ad una categoria giudicata inferiore alle altre, la fanciullezza, periodo di transizione verso l’età adulta; le fiabe venivano pubblicate solo da esperti e da studiosi di folklore. Andersen, invece, scrisse le sue prime storie per i bambini, non con il fine didattico di indottrinarli, ma per tramandare loro il piacere e la gioia che aveva provato da bambino quando suo padre gli raccontava storie. Venuto a contatto con le raccolte di fiabe dei fratelli tedeschi Grimm, Andersen andò oltre a ciò che loro avevano compiuto, ossia egli non si limitò a riportare per iscritto le fiabe che aveva udito raccontare da piccolo, ma ne inventò di nuove e di personali e anche quando rinarrava una storia pre-esistente, operava drastici cambiamenti rendendola originale e modernizzata. Realizzò per primo quella che Rodari definisce fiaba contemporanea: La cosa che egli crea, e che non esisteva prima di lui, è la fiaba contemporanea, nata dall’incontro diretto tra uno scrittore, il suo mondo e l’infanzia, nella quale la fiaba tradizionale non agisce da modello (sono scomparsi i maghi, le fate, le streghe) ma solo da pretesto che si allontana. Andersen scopre nuove sorgenti del meraviglioso.30 30 G. RODARI, op. cit., 2005, pag. XIV. 52 Il meraviglioso, di cui parla Rodari, può essere nascosto anche nelle piccole cose a cui troppo spesso non si rivolge l’attenzione, come ad esempio in un insignificante soldatino di stagno che si anima e diventa il più coraggioso degli eroi, oppure in una piccola monetina d’argento. Andersen, in un certo senso rimase bambino per tutta la vita, perché oltre al fatto che mantenne sempre un egoismo e emozioni forti tipiche dell’età infantile, come quando passa dalla pazza gioia fino alla disperazione più cupa, mantenne sempre viva la voglia di giocare con le cose. Andersen compì un’ulteriore novità rispetto alla tradizione letteraria: diede voce ai poveri, agli emarginati e agli appartenenti alle classi meno abbienti che diventano i protagonisti delle sue storie; rappresentando il mondo reale e non quello idealizzato e fantasioso dei racconti popolari. A questo proposito la critica letteraria Jackie Wullschlager ha scritto: ha dato voce… a gruppi che sono tradizionalmente stati muti o oppressi – i bambini, i poveri, coloro che non si adeguavano agli stereotipi sociali o sessuali.31 Anche il tema dell’infanzia non fu idealizzato e ovattato da rappresentazioni sempre rosee, ma colto nella sua tragicità; un’infanzia dove sono presenti anche la morte, la delusione, la cattiveria degli altri, la paura, la tragicità dell’esistenza umana. Per questo motivo, il finale delle sue fiabe non è sempre un lieto fine, anzi, ad essere sinceri, quasi mai, spesso i protagonisti muoiono. Il bambino, leggendo le fiabe di Andersen, percepisce che la vita reale talvolta può portare grandi sofferenze dalle quali ci si può momentaneamente distaccare facendo volare la fantasia, come fa la piccola fiammiferaia che, per dimenticare il freddo, accende i fiammiferi portatori di visioni consolatorie. Il tema dell’amore, diffuso in gran parte delle fiabe, fu presentato dall’autore nella sua piena autenticità: a tutti può capitare che la persona di cui si è innamorati non ricambi i suoi sentimenti. L’amore romantico nelle fiabe di Andersen è molto raro, infinite volte i suoi personaggi vengono rifiutati da coloro a cui fanno la corte, condividendo così l’infelice esperienza dell’autore: Andersen, per tutta la vita si innamorò sistematicamente di donne e uomini appartenenti a classi superiori, ma l’amicizia con loro non sfociò mai in relazioni romantiche. 31 A. LURIE, op. cit., 2005, pag. 20. 53 Il linguaggio che utilizzò, per presentare la vita reale in tutte le sue sfaccettature, è per lo più di tono familiare, parlato e intimo: frasi spesso spezzate con ritorni e ripetizioni, dialoghi tolti dal linguaggio vivo in cui talvolta sembra di sentire le inflessioni dei personaggi. Talvolta lo stile si eleva diventando poetico dando maggiore enfasi a momenti descrittivi o a digressioni spirituali. Il suo modo unico e coinvolgente di narrare storie presenta altre peculiari caratteristiche tra le quali la precisione nella descrizione dei dettagli e le incursioni del narratore che commenta e interpreta le vicende della storia. In ogni fiaba di Hans Christian Andersen, infine emerge la profonda fede religiosa che lo contraddistingue e che si manifesta in ogni momento della sua vita oltre che ogni sua opera letteraria. Rodari considera le fiabe di Andersen le uniche “fiabe cristiane” della letteratura: Cristiano, in Andersen, è il senso di una Provvidenza che tutto dirige al bene; cristiano il senso della morte, che fa parte della vita, è un passaggio nero tra due mondi diversamente, ma ugualmente, luminosi; cristiana la sua capacità di tenerezza e di consolazione.32 Continuando il pensiero espresso da Rodari, aggiungerei: cristiano nelle sue fiabe è la presenza di un Dio onnipotente che conduce ogni uomo verso il proprio destino, che lo aiuta e lo conforta nei momenti di difficoltà; cristiani sono gli atteggiamenti di pietà e di umiltà che contraddistinguono alcuni dei personaggi; cristiani sono alcuni dei messaggi e degli insegnamenti che l’autore vuole trasmettere al lettore servendosi delle vicende raccontate; cristiana è la denuncia verso atteggiamenti che conducono gli uomini a peccare e a perseverare nel peccato; infine cristiano e il forte desiderio di ringraziare il Signore per tutto ciò che Egli ogni giorno ci dona. Nel prossimo capitolo, analizzerò, in maniera più approfondita, i numerosissimi elementi appartenenti alla cultura religiosa presenti nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen. Questi rendono ogni sua opera unica e preziosa e ci permettono di capire, sempre più in profondità, l’autore che ha saputo far fruttificare i talenti che Dio gli ha donato, mantenendo sempre un atteggiamento umile e rispettoso verso ogni individuo ed ogni creatura. 32 G. RODARI, op. cit., 2005, pag. XII. 54 Capitolo 3. Elementi religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen 3.1. La religione in Danimarca La prima religione monoteista che fu introdotta in Danimarca, a discapito della mitologia norrena, fu il cristianesimo. Nell’826 il monaco benedettino francese Ansgar fu mandato dall’imperatore Luigi I ad evangelizzare il territorio danese che era occupato principalmente dal popolo dei vichinghi. Ottenne, però, scarsi risultati e, soltanto nel 960, sotto il regno di re Harald, detto “dente blu”, il cristianesimo si impose come religione nazionale. Re Harald, per commemorare i propri genitori defunti, fece erigere davanti alla loro tomba una pietra runica con la prima raffigurazione di Gesù Cristo in Danimarca. L’incisione sulla tomba riportava le seguenti parole: “Re Harald fece erigere questo monumento a Gorm suo padre e a Tyra sua madre, quell’Harald che conquistò tutta la Danimarca e tutta la Norvegia e fece i dani cristiani”33. Dopo questo inizio un po’ incerto, la Chiesa Cattolica romana fiorì in tutto il territorio danese e soprattutto uno, dei suoi esponenti, fu da sempre ricordato dai danesi per l’importanza che ha avuto per l’intera nazione: il vescovo Absalon (1128-1201), vescovo di Lund. Uomo politico, guerriero e scrittore, Absalon si preoccupò della difesa del popolo danese guidando la sua truppa contro le scorrerie piratesche che danneggiavano le terre e gli abitanti della costa e facendo costruire poderose fortezze difensive, una delle quali sorgeva dove ora sorge la città di Copenaghen. Si fece inoltre il promotore del risveglio culturale e spirituale del Paese, realizzando un “Corpo di Leggi” e affidando al suo segretario il compito di scrivere le Gesta Danorum, un importante documento che raccoglie, oltre alle vicende mitologiche e storiche della Danimarca, le sue tradizioni e leggende.34 Nel Cinquecento, il cristianesimo, che fino allora in tutte le nazioni europee aveva mantenuto un unico aspetto e sottostava al potere papale, si frantumò in diverse comunità, religioni o sette, dando vita alle Chiese protestanti. 33 Danimarca, Islanda: Copenaghen, Odense, Reykjavik e Groenlandia, Milano, Touring club italiano, 2004, pag. 16. 34 Danimarca Finlandia Islanda, Milano, Aristea, 1972, pag. 33. 55 Questo momento di cambiamento, si ricorda con l’appellativo di “Riforma protestante” ed iniziò il 31 ottobre 1517, giorno in cui Martin Lutero, dapprima monaco agostiniano e successivamente professore di teologia, affisse alla porta della chiesa del castello di Wittenberg le sue 95 tesi contro lo scandalo delle indulgenze. Protagonista dello scandalo era Papa Leone X che offriva indulgenze, ossia la remissione dei peccati, in cambio di denaro da utilizzare per il finanziamento della costruzione della basilica di San Pietro. Secondo Lutero, solo Dio può perdonare l’umanità per i peccati commessi e, per la sua infinita grazia e il suo misericordioso amore, lo fa gratuitamente al di là delle opere e dei meriti di ogni singolo uomo: “La Chiesa non può vincolare le decisioni divine; se Dio ha imposto un castigo divino, solo lui può condonarlo, e il perdono divino rende inutile qualsiasi indulgenza”.35 Nel giugno del 1520, il pontefice Leone X, manifestò tutta la sua disapprovazione per le idee espresse da Lutero con la bolla Exsurge Domine, in cui ordinava che i suoi scritti fossero gettati al rogo e gli lasciava due mesi di tempo per abiurare. Bruciata pubblicamente la bolla papale, Lutero si appellò all’imperatore Carlo V che convocò una Dieta imperiale a Worms e chiese nuovamente al monaco di sconfessare pubblicamente le proprie idee. Vista l’ostinazione del teologo a portare avanti sua la nuova dottrina, Carlo V, con il consenso di una parte della Dieta, pronunciò un’ufficiale condanna che fece Martin Lutero un fuorilegge e un nemico pubblico: chiunque avrebbe potuto ucciderlo senza essere punito dalle autorità. Di ritorno da Worms, Lutero fu rapito dagli emissari di uno dei suoi sostenitori, “Federico il Savio” elettore di Sassonia, e messo in salvo nello sperduto castello della Wartburg, in Turingia. Nel frattempo, rotti definitivamente i rapporti con la Chiesa cattolica, proclamò gli aspetti principali della sua rivoluzionaria dottrina: il sacerdozio di tutti i fedeli, teoria secondo la quale tutti i credenti sono sacerdoti in quanto hanno ricevuto il sacramento del battesimo e quindi tutti hanno il diritto di leggere e interpretare le Sacre Scritture; il mantenimento di solo due tra i sette sacramenti, il battesimo e l’eucarestia, gli unici che si ritrovano nel Vangelo e non sono frutto delle distorsioni introdotte dall’autorità ecclesiastica; il rifiuto del Purgatorio, della messa vista come sacrificio, dei voti monastici, dell’intercessione dei santi, del diritto canonico, della gerarchia romana, del 35 A. GIARDINA – G. SABBATUCCI – V. VIDOTTO, Profili storici dal 1350 al 1650 con percorsi di documenti e di critica storica, Roma-Bari, Editori Laterza, 1997, pag.400. 56 papato. Le sue idee si diffusero in gran parte della Germania trovando l’approvazione, sia pure per motivazioni diverse, di gente di ogni condizione. In Danimarca le idee protestanti vi giunsero soprattutto grazie ad Hans Tausen, noto a tutti, proprio per questo motivo, come il “Lutero danese”. Hans era, inizialmente, di religione cattolica romana, divenne monaco e studiò presso l’università cattolica di Louvain. Nel 1523 incontrò Lutero a Wittemberg, dove si era recato per studio e frequentò alcune sue lezioni. Due anni dopo, i suoi superiori lo richiamarono in patria in quanto si erano accorti del suo interesse per le dottrine luterane, e lo mandarono a Viborg. Da questo paese dello Jutland, Tausen iniziò a professare il suo nuovo credo luterano. Soltanto nel 1536, Cristiano III, dopo due anni di guerra civile e dopo la sconfitta dei borghesi e dei contadini in rivolta, riconosce il Luteranesimo come religione di stato. I beni della Chiesa cattolica furono confiscati e la Chiesa luterana passò sotto il controllo personale del re. Un gran numero di conventi e chiese cattoliche fu abbandonato, cadendo in rovina. Quando l’ordinanza venne estesa l’anno successivo anche nei territori dell’Islanda, che erano anch’essi sotto il dominio del sovrano Cristiano III, questa trovò una maggiore resistenza da parte degli esponenti cattolici e, quindi, solo dopo due anni di resistenza e dopo la decapitazione dell’ultimo vescovo cattolico Jón Arason, venne effettivamente attuata. La Chiesa luterana danese che fonda la sua fede e le sue credenze sulla Bibbia, sul credo ecumenico, sulla confessione di Augusta, ossia la prima esposizione ufficiale dei principi del protestantesimo, e sul Piccolo catechismo di Martin Lutero, soppiantò la Chiesa cattolica romana in tutti i territori e tutti i domini della Danimarca. Ma, nonostante ciò, la religione cattolica non scomparve mai completamente dal territorio danese e tornò ad essere una realtà significativa soprattutto quando, nel 1849, fu introdotto, nella Costituzione danese, il diritto alla libertà di religione che pur garantendo a tutti i cittadini completa libertà di culto, riconobbe come Chiesa nazionale la “Chiesa evangelica luterana”36. Anche attualmente, In Danimarca, la libertà di religione è uno dei principali e irrinunciabili diritti della popolazione; per questo motivo convivono, nello stesso territorio, persone appartenenti a diversi tipi di credo: cattolici, ebrei, musulmani e 36 Op. cit., 1972, pag. 12. 57 protestanti. La maggior parte della popolazione danese, comunque, appartiene alla Chiesa luterana danese che, come affermato dal paragrafo 4 della Costituzione danese, è la religione nazionale. Alcuni dati quantitativi, desunti dal sito internet Council on International Church in Denmark37, parlano di una percentuale dell’84.7% indicante la comunità luterana, di circa 35.000 membri della Chiesa cattolica romana e di circa 200.000 islamici. L’islam si è affermato in Danimarca a partire dal 1980, grazie soprattutto ad una forte immigrazione, ed è diventato, per quanto riguarda il numero degli appartenenti, la seconda maggiore religione nazionale. 3.2. La religione di Hans Christian Andersen Leggendo ogni opera di Hans Christian Andersen, a partire dalla sua autobiografia passando per i suoi romanzi e i diari di viaggio fino alle sue numerose fiabe, emerge subito la grandissima fede religiosa che contraddistingue l’autore. Ma qual è stato il credo religioso di Hans Christian Andersen? La domanda sembra essere di facile risposta, ma non è così in quanto in nessuna delle fonti bibliografiche, da me esaminate per redigere la sua biografia, c’è un’indicazione precisa sulla sua appartenenza ad una determinata Chiesa. Attraverso la lettura approfondita della Favola della mia vita, famosa autobiografia dello scrittore danese, dove sono presenti, tra la descrizione di un episodio e l’altro, frasi e espressioni in cui egli si riferisce a Dio e parla di Lui al lettore; la ricerca degli elementi religiosi nelle sue fiabe e storie; e l’analisi del contesto socio-culturale della Danimarca del XVII secolo, sono giunta ad alcune considerazioni personali. Innanzitutto, sono certa di affermare che Hans Christian Andersen fosse cristiano: Gesù compare diverse volte nei suoi scritti e l’autore stesso, nella fiaba La rosa più meravigliosa del mondo, lo descrive come “colui che si diede alla morte di croce per salvare gli uomini, perfino le generazioni non ancora nate”38. Anche altre religioni monoteistiche, l’ebraismo e l’islam, riconoscono che Gesù sia veramente esistito e sia stato un grande profeta, ma solo per il cristianesimo Gesù è il “Messia” mandato da Dio per la salvezza dell’umanità intera. 37 38 http://www.interchurch.dk/mkreng/council.php?key=297. H.C. ANDERSEN, Tutte le fiabe, Roma, Newton Compton Editori, 2006, pag. 307. 58 Nella storia delle religioni, la Chiesa cristiana rimase un’unica e potente realtà condotta da una schiera gerarchicamente ordinata di ecclesiastici, primo tra tutti il Papa, fino alla Riforma protestante, avvenuta nel XVI secolo, che la frammentò in tante diverse realtà che seguono differenti principi e regole. Essendo Hans Christian Andersen vissuto in un’epoca successiva alla Riforma, potrebbe essere cattolico oppure potrebbe appartenere a una delle varie Chiese protestanti che sono sorte. Da varie deduzioni, si può dire che aderisse alla Chiesa evangelica luterana di Danimarca: innanzitutto in quanto era la religione maggiormente diffusa in Danimarca nel periodo in cui visse; poi in quanto i diversi sacerdoti presenti nelle sue fiabe hanno mogli, cosa non permessa dal cattolicesimo; inoltre per la citazione di Lutero nella fiaba Il burattinaio presentato come un personaggio che, lasciato cadere da Nostro Signore nel mondo, viene poi preso e guidato dallo spirito santo per compiere “miracoli”. Prima di fare questa ipotesi, ero convinta che fosse di religione cristiana in quanto Lutero, nella sua dottrina, riconosce solamente due sacramenti, il battesimo e l’eucarestia, mentre è chiaramente affermato in ogni sua biografia che Hans Christian Andersen ricevette all’età di 14 anni la confermazione, o cresima. Consultando, poi, il sito della Chiesa evangelica luterana di Danimarca, ho scoperto che, nel 1736, un decreto reale danese introduce il sacramento della confermazione da ricevere solo a seguito di un approfondito studio del cristianesimo39. Comunque, volevo ribadire il fatto che non sono ancora del tutto sicura sul fatto che Andersen fosse un protestante, perché nel testo compaiono messaggi o argomenti appartenenti maggiormente alla sfera cattolica, come il fatto che i peccatori andati all’Inferno possono ancora essere salvati dalla grazia divina. 3.3. La ricerca 3.3.1. Metodi di svolgimento della ricerca effettuata L’obiettivo principale della ricerca da me intrapresa è quello di individuare tutti gli elementi religiosi presenti nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen, con lo scopo principale di analizzare un aspetto, quello religioso, molto importante in quanto contraddistingue e rende unica l’opera dell’autore, e ancora troppo trascurato nelle 39 http://www.interchurch.dk/LutheranChurch/ 59 opere di critica letteraria. Altre motivazioni che mi hanno indotto a intraprendere questa ricerca sono: il desiderio di conoscere in profondità una personalità geniale e, per alcuni versi, eccentrica, di notevole rilievo nel panorama della letteratura per l’infanzia; e la necessità di conoscere meglio le grandi potenzialità delle sue fiabe per poterle utilizzare in modo appropriato con i bambini della scuola dell’infanzia, ad esempio, anche per trasmettere alcuni insegnamenti religiosi. Il “campione”, ossia il materiale scelto su cui effettuare la ricerca, consiste nella totalità delle fiabe e delle storie di Hans Christian Andersen nella loro traduzione italiana. Questo ultimo aspetto incide molto sugli esiti della ricerca perché la versione tradotta di un testo non coincide mai completamente con la versione originale, dimostrazione di ciò è il fatto che esistono sempre più di una traduzione di uno stesso testo effettuate tra traduttori diversi. Sull’esito della traduzione spesso e volentieri incide anche la sensibilità, i pensieri e le credenze di chi la compie, oltre che le caratteristiche proprie delle lingue di partenza e di arrivo che presentano sempre caratteristiche differenti. La ricerca, per essere la più scientifica possibile, dovrebbe essere stata compiuta sui testi in lingua originale, ma, vista l’evidente impossibilità di fare ciò, la mia analisi si è basata sulla raccolta italiana della Newton Compton Editori, Tutte le fiabe pubblicata nel 2006. In particolare, le fiabe e le storie prese in esame sono state 157, 156 appartenenti alla sopracitata opera, più la fiaba Urbano che si trova tradotta in lingua italiana nel testo del professore Nicola Barbieri Letteratura per l’infanzia. Teorie pedagogiche e pratiche testuali pubblicato dalla CLEUP nel 2006. Dopo una prima lettura globale del materiale preso in esame, che mi ha permesso di conoscere e comprendere ogni testo per quanto riguarda la trama, i personaggi coinvolti e i messaggi che l’autore voleva trasmette; ho effettuato una lettura sistematica maggiormente approfondita che può essere considerato il principale momento di analisi e il nucleo fondamentale della mia ricerca. Nello specifico, ho proceduto leggendo ogni fiaba e sottolineando ogni elemento religioso che vi riscontravo. Tra gli elementi religiosi, ho incluso oggetti, atteggiamenti e personaggi che sono propri della religione cristiana, cattolica o protestante, ma anche quelli appartenenti alle altre religioni monoteistiche principali, l’islamismo e l’ebraismo, ed anche le divinità citate appartenenti alla mitologia norrena. Non ho fatto nessuna distinzione tra gli elementi che, nelle fiabe in cui erano inseriti, assumevano un ruolo attivo significativo per la vicenda raccontata e quelli che invece avevano una funzione solo marginale. 60 Ho, invece, catalogato in un gruppo a parte quelle esclamazioni, come, ad esempio, “oh Dio!”, “ben di Dio” eccetera…, che non sono libere da religione al cento per cento, ma il loro contenuto religioso è trascurabile e non influisce in nessun modo con la vicenda narrata. Successivamente, ho sintetizzato tutte le informazioni raccolte attraverso la lettura sistematica, in una tabella in cui, per ognuna delle fiabe considerate, si vedono chiaramente gli elementi religiosi in essa contenuti, con specificato, tra parentesi, le parole testuali utilizzate dall’autore per riferirsi ad essi; eventuali esclamazioni o modi di dire con riferimento alla religione; e i messaggi cristiani espressi esplicitamente o tra le righe del racconto (vedi allegato 1). Dallo studio della tabella sopra citata, ho estrapolato la percentuale delle fiabe senza elementi religiosi e quella delle fiabe con elementi religiosi, distinguendo tra quelle con un solo e elemento e quelle con più elementi, e le ho rappresentate in un semplice grafico a torta (vedi allegato 2). Poi ho fatto un elenco completo, in ordine alfabetico, di tutti gli elementi riscontrati specificando per ognuno di essi, il numero delle fiabe che lo prendono in considerazione, ottenendo in questo modo un’indicazione su quelli più frequenti ed utilizzati da Andersen (vedi allegato 3). Infine, ho ritenuto opportuno dare di ogni elemento religioso una breve spiegazione (vedi allegato 4). In alcune delle fiabe prese in esame, si possono riscontrare citazioni bibliche, prese dal Vangelo o da altri libri della Bibbia, di queste ho fatto una tabella in cui sono indicate, oltre alle fiabe in cui si trovano, anche le loro collocazioni nella Sacra Scrittura (vedi allegato 5). 3.3.2. Risultati ottenuti A seguito di un meticoloso lavoro di ricerca sui testi, emergono subito alcuni dati quantitativi che possono dare allo studioso una prima e sommaria idea sull’importanza che Hans Christian Andersen dà alla religione. Innanzitutto, significativo è il fatto che, tra la totalità delle fiabe e storie, che sono complessivamente 157, la stragrande maggioranza, composta da 135, contiene elementi religiosi. Di queste 135 fiabe e storie, 19 presentano un solo elemento mentre le rimanenti 116 ne hanno più di uno, solamente 22 sono le fiabe e le storie senza elementi 61 religiosi. Interessante notare che quattro, tra le fiabe di quest’ultimo gruppo citato, non sono completamenti esenti da riferimenti religiosi, in quanto presentano esclamazioni o modi di dire con citazioni religiose, che, per quanto non siano significativi per la ricerca da me effettuata, evidenziano ancora una volta la tendenza dell’autore a parlare sempre di Dio ritenendolo una presenza costante a cui rivolgersi in ogni momento. Prendendo, poi, in esame i dati in percentuale, al fine di rendere ancora maggiormente esplicita la situazione, si registra una percentuale dell’86% per le fiabe e le storie con elementi religiosi ed una percentuale del 14% per quelle esenti. L’86% può essere distinto e suddiviso nel 74% delle fiabe e storie con più di un elemento religioso e nel 12% di quelle con un solo elemento religioso. Questi dati non fanno che confermare la forte pregnanza dell’aspetto religioso, in generale, per estensione, in tutte le opere di Hans Christian Andersen, ed in particolare nelle fiabe e nelle storie. Questa è una delle caratteristiche che maggiormente contraddistingue questo autore per l’infanzia dalla maggior parte degli altri. Successivamente, riunendo insieme gli elementi trovati nelle varie fiabe e storie e facendo una catalogazione unitaria, sono stati riscontrati 196 elementi differenti. L’elemento che si presenta in un maggior numero di fiabe e storie, 81 in tutto, è, sicuramente non a caso, “Dio”. Dio, che per i cristiani è uno e trino, cioè composto dalla santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, è il creatore dell’umanità. Il suo atto di amore verso l’uomo non si limita all’iniziale dono della vita, Egli, infatti, guida e soccorre ogni sua creatura durante tutta l’esistenza, in ogni momento della sua vita. L’uomo cristiano venera Dio sopra ogni cosa mettendo in pratica il primo dei dieci comandamenti: “Non avrai altro Dio al di fuori di me” e la predominanza dell’elemento “Dio” sopra tutti gli altri di tipo religioso riscontrati, sembra un voler confermare e rispettare il primo comandamento ponendo Dio sopra ogni cosa. Continuando la classifica degli elementi che si ritrovano in un maggior numero di fiabe e storie, al secondo posto dopo “Dio”, troviamo la “chiesa” (53). La chiesa è il luogo di culto dei cristiani, ossia dove essi si ritrovano per celebrare riti religiosi, per pregare e per ricevere i vari sacramenti. Il terzo posto ed il quarto posto sono occupati da elementi che oltre ad appartenere a riti ed usanze religiose, contraddistinguono la vita comune di ogni individuo religioso o ateo che sia; questi sono rispettivamente “la tomba” (49) e il “matrimonio” (40). Al quinto posto troviamo il “Paradiso” (35) che nel contesto religioso comune, si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. 62 Altri elementi di grande rilevanza nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen sono “l’angelo” (33), messaggero alato di Dio che viene mandato sulla terra per trasmettere agli uomini importanti e divini messaggi; il “suono di campane” (27) che scandisce le ore della giornata e richiama i fedeli alle funzioni o ad altre ricorrenze particolari riguardanti la comunità; e la “vita eterna” (22) alla quale possono giungere solo le anime giuste e redente dal peccato. Nei prossimi paragrafi, facendo sempre riferimento agli elementi trovati, cercherò di desumere la visione personale di Hans Christian Andersen su alcuni dei principi fondamentali della religione cristiana, come ad esempio la vita dopo la morte, la presenza di Dio nella vita di ogni uomo, la condotta che un credente dovrebbe tenere. 3.4. Elementi della religione cristiana 3.4.1. Padre, Figlio e Spirito Santo Come affermato nel precedente paragrafo, l’elemento “Dio” è stato inserito dall’autore in molte delle sue fiabe e storie, 81 in tutto, ed è il primo fra tutti per la frequenza con cui l’autore vi si riferisce. Da qui emerge, l’enorme importanza che Hans Christian Andersen dà alla divinità e alla presenza di questa nella sua vita. Questo rapporto intimo e personale che l’autore ha con Dio, è confermato ampliamente nella sua autobiografia, dove numerosi sono i punti in cui Andersen parla del Signore che si dimostra un personaggio protagonista e partecipe di ogni vicenda della sua vita. Le caratteristiche che contraddistinguono la divinità cristiana sono ampiamente descritte nella Bibbia, nelle cui pagine vi si trovano metafore o immagini che rappresentano Dio come: il padre amorevole che perdona il figlio smarrito, il pastore che non vuole perdere nessuna delle sue pecore, il seminatore che concima abbondantemente la terra… Ogni credente ha un rapporto personale con Dio che nasce e si sviluppa a partire dalla tradizione familiare e dalle esperienze vissute, che lo porta ad avere un’immagine del tutto personale di Lui, immagine nella quale possono prevaricare alcune particolarità a discapito di altre. 63 Partirò, quindi, analizzando qualche parte dell’autobiografia Favola della mia vita per comprendere meglio la visione che Andersen ha di Dio, e del rapporto tra Dio e l’umanità intera. Il primo frammento si riferisce al momento in cui Hans Christian Andersen, dopo aver ricevuto il sacramento della confermazione, si imbarca come clandestino su una barca diretta verso Copenaghen, la felicità, dovuta al fatto di poter finalmente abbandonare l’ambiente misero e povero di opportunità in cui era vissuto fino ad allora per andare alla ricerca di fortuna, fu interrotta da un momento di smarrimento e di solitudine che descrive in questo modo: Ma quando, presso Nyborg, giunsi al grande Belt, e la nave si staccò dalla mia isola nativa, sentii in qual misura ero rimasto abbandonato a me stesso, senza nessuno fuor che Dio in cielo. Appena toccata terra, in Zelandia, mi inginocchiai dietro una capanna sulla spiaggia, e implorai dal Signore guida e protezione: mi sentii subito sollevato e pieno di fiducia in Dio.40 Da questa citazione emerge che Andersen vede Dio come un amico fedele presente in ogni momento della sua vita, sia nei momenti in cui tutto sta andando per il meglio, sia quando si trova isolato, o fisicamente o spiritualmente dagli altri. Andersen sa di non essere mai completamente solo, e questa per lui è una grande consolazione che lo porta a superare i frequenti momenti di sconforto. Oltre ad essere un amico, Dio è, per l’autore, come un padre amorevole che guida il figlio a compiere le scelte più appropriate, ossia quelle che valorizzano i doni ricevuti e conducono alla salvezza eterna, e che offre protezione dalle frequenti avversità che si possono trovare lungo il percorso. Dio è chiamato da Andersen la “sua buona stella” proprio perché quando le cose vanno per il peggio Egli va sempre in suo soccorso. Il Signore, per suggerire al credente quale strada percorrere, o come comportarsi in determinate situazioni, parla al suo cuore e alla sua anima attraverso lo Spirito Santo oppure servendosi delle Sacre Scritture, chiamate anche “parola di Dio”. Andersen, quando desiderava ottenere consigli o profezie da Dio, lo interrogava servendosi della Bibbia, così come fa in questo episodio della sua giovinezza in cui era preoccupato di non riuscire a superare un importante esame scolastico: 40 H.C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 43. 64 Abbattuto, ho preso in mano la Bibbia che mi stava davanti e forse poteva darmi un responso; l’ho aperta e ho puntato su un brano alla cieca: “La tua corruzione proviene da te stesso, o Israele. Ma in me sta il tuo soccorso!” (Osea). Sì, Padre, io son debole, ma tu mi vedi dentro e sarai il mio sostegno…41 Riassumendo, per Andersen, Dio è un compagno che non ti lascia mia solo offrendoti conforto nei momenti più tristi, una guida che ti direziona verso le giuste strade da intraprendere per compiere la Sua volontà e un padre amorevole che ti soccorre prontamente nei momenti di difficoltà. Queste caratterizzazioni emergono anche dalle fiabe in cui l’elemento “Dio” è presente e interagisce con i personaggi. Nella fiaba Il compagno di viaggio, il protagonista Giovanni dona tutta la sua eredità a due malfattori, affinché questi lascino stare un uomo nella sua bara e quindi evitando che loro, disturbando il sonno di un defunto, commettano un sacrilegio. Giovanni si dimostra estremamente credente e rispettoso delle regole religiose, rinuncia a tutto quello che gli era rimasto, ma viene ricompensato da Dio che, attraverso le azioni dell’angelo del defunto, lo protegge e lo aiuta a superare gli ostacoli del cammino che lo porta ottenere la mano della principessa e la felicità. La stessa immagine del Dio buono, che protegge il credente nei momenti di difficoltà e non lo lascia mai solo, emerge anche nelle fiabe I cigni selvatici e Nei mari estremi. In quest’ultima, il protagonista, trovandosi all’estremità del mondo, non si sentiva comunque abbandonato dal Signore che, con il suo sostegno, raggiunge tutti anche chi si trova in luoghi impervi e isolati. Infine, vorrei aggiungere che secondo Andersen, Dio è colui che stabilisce il destino di ogni uomo e lo conduce verso la giusta strada per fare in modo che esso si realizzi. La volontà di Dio è sempre la migliore per ogni individuo, come si evidenza nella fiaba Storia di una mamma, in cui la Morte, seguendo il volere del Signore, prende a sé un piccolo bambino. Sua madre, disperata, compie ogni tipo di prova per poter riprendersi suo figlio ma, quando gli viene concessa questa possibilità per l’enorme amore dimostrato, si tira indietro perché la Morte gli mostra il destino infelice di un bambino che poteva essere proprio quello di suo figlio. Implicitamente, Andersen, dimostra che Dio ha deciso di prendere a sé un piccolo bambino innocente per preservarlo dalla vita di sofferenza e dolore che gli era stata destinata. Gli uomini, quindi, non si devono disperare per le disgrazie che accadano perché fanno tutte parte di un disegno divino, 41 Ivi, pag. 86. 65 che gli umani non possono comprendere, ma che vuole e ricerca il bene di ogni individuo. Prendiamo ora in considerazione il secondo elemento della Santissima Trinità e uno dei principi fondamenti della dottrina cristiana, Gesù Cristo, citato in 17 fiabe. Tra queste ultime ho scelto di commentare le fiabe La rosa più meravigliosa del mondo, Un petalo caduto dal cielo e Il patto d’amicizia per gli importanti messaggi trasmessi e i significativi momenti evidenziati riguardanti la figura di Gesù. Nella fiaba La rosa più meravigliosa del mondo si racconta la storia di una regina che si ammala di peste e può salvarsi solo vedendo la rosa più meravigliosa del mondo. Alla fine della storia, grazie al suo bambino che le legge una parte della Bibbia, la regina riesce a vederla nell’immagine di quella che spuntò dal sangue di Cristo sull’albero della Croce. In questa storia, Andersen offre la definizione di chi è Cristo sia per lui sia per tutti gli appartenenti alla fede cristiana: Gesù è “Colui che si diede alla morte di croce per salvare gli uomini, perfino le generazioni non ancora nate”. In questa definizione è contenuto uno dei dogmi della fede cristiana, Gesù non è solamente un grande profeta come ritengono i musulmani e gli ebrei, ma è il Figlio di Dio mandato sulla terra per salvare l’intera umanità dal peccato originale che aveva privato gli esseri viventi dell’immortalità. Questo è considerato il dono più grande e meraviglioso che il Signore ha concesso agli uomini, proprio come la più meravigliosa delle rose che ne è scaturita dalla sua croce come raccontato nella storia. La fiaba Un petalo caduto dal cielo racconta la storia di una pianta che viene disprezzata da tutti, in quanto nessuno ancora conosce il grande pregio che possiede: essendo una pianta originaria dei cieli ha la capacità di consolare e guarire chi è sofferente. La storia della pianta venuta dal cielo, sembra, prima di tutto, simboleggiare la storia di Gesù che, sceso sulla terra, non era stato riconosciuto dalla maggior parte dei suoi contemporanei come figlio di Dio e, anzi, era stato da molti disprezzato e umiliato in particolar modo lungo la via della Passione. Solo dopo la sua morte e la sua Resurrezione, venne considerato dai cristiani come Colui che ha guarito e salvato l’umanità intera dal peccato originale e, proprio come alla pianta della fiaba di Andersen, gli viene riconosciuta la capacità di consolare e di guarire chi soffre. La stessa storia può anche essere letta come la metafora della vita di un qualsiasi artista o anche un semplice uomo, che non subito viene apprezzato e valorizzato per il grande talento posseduto. Andersen sembra voler fornire una piccola consolazione alle persone 66 che si sentono disprezzate diffondendo un messaggio di speranza, e si rivolge a loro con queste parole: Se subisci un torto, se ti senti incompresa e insultata, ricordati di Lui, il più puro e il più buono di tutti, che schermirono e inchiodarono al legno della croce dove Lui pregò, “Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno!”.42 Probabilmente, questa era una delle frasi che lui stesso si ripeteva nei momenti di maggior sconforto quando si sentiva umiliato dalla critica e abbandonato a sé stesso. Infine, nella fiaba Il patto di amicizia il lettore assiste ai festeggiamenti della Pasqua che è considerata, dai cristiani, la festività più importante dell’anno liturgico in quanto commemora la Resurrezione di Gesù Cristo. Il protagonista della fiaba, insieme a sua madre e alla sua grandissima amica Anastasia, entrando in una chiesa vede al centro del pavimento una bara piena di rose simboleggiante il Cristo Signore che giace come deliziosi fiori. Dopo l’annuncio del sacerdote “Cristo è risorto!”, tutta la gente si bacia tenendo in mano una candela accesa, le cornamuse risuonano e i fedeli, tenendosi per mano escono dalla chiesa ballando. Fuori le donne arrostiscono l’agnello. Interessante notare le diverse tradizioni e usanze tipiche di quell’epoca e di quel territorio che ampiamente si discostano dalle nostre. Esaminando ora il terzo elemento della Santissima Trinità, lo Spirito Santo, Andersen evidenzia la sua forza purificatrice soprattutto nella fiaba La figlia del re della palude. È questa la storia di una bambina, Helga, figlia della principessa d’Egitto e del re della palude, che, durante il giorno si presenta come una fanciulla dal bell’aspetto ma dal carattere terribilmente crudele e durante la notte assume le sembianze di un mostro con l’animo docile ed estremamente generoso. Helga, nella sua casa, incontra un sacerdote fatto prigioniero dal padre vichingo che ben presto scappa portandosi dietro la bambina perché vuole liberarla dalla maledizione che attanaglia la sua esistenza e quella delle persone che la amano. Attraverso la preghiera, il segno di croce e le parole amorevoli del sacerdote, Helga giunge alla conoscenza di Gesù Cristo. Quando ella si china, misera, umile e piena di vergogna davanti a Colui che sarebbe capace di leggere ogni piega del cuore, la fiamma dello Spirito Santo attraversa il suo corpo e la libera finalmente dalla maledizione. Helga potrebbe essere la rappresentazione simbolica di ogni singolo uomo che nel suo cuore ha sia una parte 42 H.C. ANDERSEN, op. cit., 2006, pag. 362. 67 buona sia una parte cattiva che convivono ma possono manifestarsi in misura differente. Lo Spirito Santo permette ad ognuno di far prevaricare la parte buona nascondendo completamente o eliminando quella cattiva e libera il cuore dalla prigionia del peccato e del male. Lo Spirito Santo scende solo su chi apre il suo cuore e accoglie il più grande dono d’amore, Gesù Cristo. 3.4.2. Il giorno del giudizio Hans Christian Andersen, da professante cristiano, crede al proseguimento della vita dell’anima dopo la morte del corpo, e descrive questo fondamentale dogma religioso nella fiaba della Sirenetta. La protagonista è una creatura del mare estremamente affascinata dal mondo che sta al di fuori delle acque, la nonna nel descriverglielo le parla degli umani che sono differenti dagli esseri marini, oltre che per le gambe al posto della pinna, perché possiedono un’anima immortale. Gli uomini, invece hanno un’anima che vive sempre, che continua a vivere anche quando il corpo è divenuto polvere; e questa va su per l’aria tersa, sino in cielo, in mezzo allo scintillio delle stelle.43 Non tutte le anime degli uomini defunti possono, però, raggiungere il Regno dei cieli, ma soltanto quelle degne di andarci: è nel momento del giudizio che un angelo, messaggero di Dio, decide chi è degno di andare in Paradiso e chi invece è destinato agli Inferi. Andersen rappresenta in maniera simbolica questo importante e tanto temuto avvenimento in alcune delle sue fiabe: Ole chiudigliocchi, Il giorno del trasloco e L’ultimo giorno. Nella fiaba Ole chiudigliocchi, Ole è un personaggio di fantasia che entra nei sogni dei bambini, e quando si comportano bene apre su di loro, mentre dormono, un ombrello disegnato e racconta loro fantastiche storie. Una notte, invece di raccontare una delle sue solite storie, decide di parlare con il bambino curioso a proposito di un personaggio molto importante chiamato da tutti la Morte. La Morte, che sui libri illustrati ha un aspetto cattivo, in realtà ha una bella uniforma da ussaro con ricami d’argento. É considerata il fratello di Ole chiudigliocchi, ma a differenza di quest’ultimo, conosce solo due storie, una di una bellezza incomparabile tanto che 43 H.C. ANDERSEN, op. cit., 2006, pag 68. 68 nessuno al mondo se la può immaginare, l’altra tanto orrenda e brutta che non la si può descrivere. Si reca dalle persone una volta soltanto perché poi le porta via con sé, sul suo cavallo davanti o dietro in base a come è andata la pagella. Se i giovani o i vecchi che prende hanno scritto sul libretto “buono” o “ottimo” vengono messi davanti e sentono la bella storia, se, invece hanno “sufficiente” o “non sufficiente” devono sedersi dietro e ascoltare la storia orrenda. Questa immagine della vita oltre la morte, è sicuramente solo una metafora che utilizza l’autore per spiegare il giorno del giudizio, il Paradiso e l’Inferno ai suoi lettori che sono principalmente bambini. La storia, inoltre, termina con un messaggio rivolto al bambino protagonista ma anche ad ogni lettore: non bisogna avere paura della morte, la morte è un dono meraviglioso ma solo per le persone che hanno avuto una bella pagella. Per questo motivo, in vita bisogna cercare di comportarsi nel migliore dei modi e tentare sempre di ottenere dei buoni voti. Nella fiaba Il giorno del trasloco, ogni persona è detentrice di una personale “cassa di risparmio” dove vengono conservate tutte le azioni, buone o cattive, piccole o grandi che compie durante la vita terrena. Improvvisamente, in un giorno imprecisato, arriva la Morte che, servendosi del suo omnibus, ha il compito di trasportare ogni uomo nel paese dell’eternità. Per il pagamento del viaggio, ella preleva dalla “cassa di risparmio” una delle azioni che sono state compiute dal defunto e caratterizzano il suo comportamento, questa azione lo accompagnerà dentro al paese dell’immortalità e determinerà la sua vita ultraterrena. In questa fiaba l’autore ci dice che nessuno conosce il giorno in cui arriverà la morte, che arriva improvvisa e imprevedibile, proprio come i ladri che vogliono scassinare una casa; ed è quindi necessario mantenersi sempre vigili e pronti, riempiendo la “cassa di risparmio” di opere buone per far in modo che ella prelevi proprio una di queste. Come ci dice Gesù nei vangeli: “tenetevi pronti, perché il Figlio dell’uomo verrà quando voi non ve l’aspettate”44. Infine, la fiaba L’ultimo giorno è la storia di un uomo estremamente credente e zelante che crede di osservare scrupolosamente gli insegnamenti di Dio. Un giorno arriva da lui la Morte, che tocca con il suo dito gelido dapprima i piedi, poi la fronte e infine il cuore che si spezza in due facendo fuoriuscire l’anima. Nei pochi secondi che intercorrono tra la consacrazione dei piedi e quella del cuore, passano nella mente del morituro tutti i momenti della sua vita, ma non si inorridisce come fanno i peccatori rivedendo i peccati commessi, rimane sereno e tranquillo perché è convinto di aver 44 Bibbia, Lc. 12, 40. 69 sempre seguito con austerità ciò che la religione predica. L’anima, uscita dal cuore, segue l’angelo della morte che gli mostra una caratteristica umana sconosciuta ai viventi ossia il fatto che ogni uomo porta dentro di sé, cercando di nasconderlo, un animale che tenta in ogni modo di uscire. L’animale del protagonista è un pavone e proseguendo la lettura della storia si può scoprire presto il perché. L’anima, inoltre, nel suo percorso verso la porta del Paradiso, incontra degli uccelli fastidiosi che fanno risuonare tutti i pensieri cattivi e le brame che il morituro ha avuto nel corso della sua vita nei confronti degli altri. L’anima infastidita, cerca di scappare da essi, ma inciampando in selci affilate si ferisce, proprio come le sue parole cattive e sprezzanti, e giudizi inappropriati, avevano ferito il cuore dei suoi interlocutori. Finalmente giunge alla porta del Cielo dove c’è un angelo che afferma di non riscontrare negli atteggiamenti e nelle azioni dell’uomo gli insegnamenti di Cristo che, prima di ogni altra cosa, proclamano la conciliazione, la grazia e l’amore. Le porte del Paradiso comunque si aprono per lui, egli viene subito penetrato da una luce accecante, ma non riesce a liberarsi dal peso del suo peccato, la superbia che lo trascina sempre più in basso. L’uomo, per la prima volta, umile e impotente si sente sprofondare al pensiero del male commesso e inaspettatamente ottiene, proprio in questo momento, la Grazia inattesa di Dio e viene accolto nella limpidezza eterna. La storia finisce con un messaggio, rivolto direttamente ai lettori, che vorrei riportare per la sua significativa profondità: E tutti, tutti dovremo l’ultimo giorno della nostra vita terrena, come quest’Anima, farci indietro tremando davanti allo splendore e alla magnificenza del Regno celeste, dovremo inchinarci profondamente, sprofondando umili eppure, portati dal Suo amore, dalla Sua grazia, dovremo rimanere sollevati, sospesi su nuovi cammini, purificati, più generosi e più buoni, e avvicinarci sempre di più alla magnificenza della luce, e fortificati da Lui avere la forza di salire nella limpidezza eterna.45 Queste tre versioni del giorno del giudizio hanno alcuni elementi che le accomunano, primo fra tutti la personificazione della morte in un personaggio non dall’aspetto terrificante, ma dalle vesti preziose e un viso severo ma zelante, che accompagna gli uomini attraverso un viaggio, a cavallo, sull’omnibus o percorrendo terre sconosciute verso la vita eterna. Andersen dimostra di avere un’idea della morte 45 H.C. ANDERSEN, op. cit., 2006, pag. 322. 70 non solo come di un evento tragico e inevitabile di cui avere paura, ma come un evento santo che porta l’uomo alla vera felicità; il giorno della morte è, infatti, per lui, “Il giorno più santo tra tutti i giorni di questa vita”46. Altro elemento comune è il monito, riferito al lettore, di comportarsi nel migliore dei modi e di compiere buone azioni perché nel giorno del giudizio tutti saranno valutati per l’atteggiamento avuto nel corso della vita. Soltanto l’ultima di queste di queste tre fiabe ha un epilogo che introduce uno dei fondamenti della dottrina protestante: la grazia di Dio è l’unica che può concedere all’uomo la salvezza eterna, ma ciò avviene soltanto nel momento in cui l’uomo riconosce la sua condizione di peccatore e si affida completamente alla bontà divina. 3.4.3. Il peccato Strettamente collegato al “giorno del giudizio”, argomento del paragrafo precedente, il “peccato” è un’altra delle tematiche più diffuse e presenti nelle fiabe di Hans Christian Andersen. In questo paragrafo farò un excursus su questo concetto a partire da quanto sia difficile resistere alla tentazione del Diavolo, parlando poi dei sette peccati capitali, considerati dalla Chiesa cristiana i più gravi, e concludendo con il superamento e il perdono di essi attraverso la grazia di Dio. Nella fiaba Il Giardino del Paradiso, Andersen racconta la storia di un principe con una grande passione per lo studio e per la conoscenza di ogni ambiente e avvenimento accaduto nel mondo. Negli innumerevoli libri che possiede, però, non riesce a trovare l’ubicazione esatta del Giardino del Paradiso, dove si vorrebbe recare anche per capire le ragioni che hanno spinto Eva a cogliere il frutto proibito ed Adamo a mangiarlo. Non riesce a capire questo loro atteggiamento, che ha introdotto il peccato nel mondo, e afferma che se fosse stato lui al loro posto ciò non sarebbe mai accaduto. Una notte entra nella tana dei venti per ripararsi dalla pioggia, e incontra la madre dei venti e i suoi figli tra cui Levante che, ogni cento anni, si reca nel Giardino del Paradiso e che decide di portarlo con sé. Nel giardino del Paradiso abita la regina delle fate che accoglie benevolmente il principe ma lo avvisa subito che se vuole rimanere per sempre lì, non deve cedere alla tentazione del maligno che gli si presenterà tutte le sere per 46 Ivi, pag. 320. 71 cent’anni. Ogni sera la fata chiamerà il principe e gli chiederà di seguirla, ma lui non lo deve fare, se però si lascia convincere, una volta arrivati alla sala dell’Albero della Conoscenza per nessun motivo dovrà baciarla, se lo farà il Paradiso si inabisserà nella profondità della Terra e sarà perso per lui. Il principe afferma che non si lascerà trasportare dalla tentazione, ma già dalla prima sera questo accade: segue le dolci parole della fata arrivando alla sala dell’Albero della Conoscenza, e, mentre lei dorme, discostando i rami dell’albero, si accorge che sta piangendo e con un bacio le toglie una lacrima sulla guancia. Il principe, come Adamo, non è riuscito a resistere alla tentazione ed è caduto nella trappola del male. La storia pone l’accento sulla grande difficoltà di desistere al peccato e alla forza del male che è ingannevole e si presenta in forme inaspettate. Chi riesce ad imporsi e a opporsi alla tentazione acquisisce una forza in più che lo aiuterà a sconfiggere le tentazioni future, come la fata stessa dice al principe: “dovrò ripeterlo tutte le sere; poiché ogni volta che finisce quel momento avrai preso più forza, alla fine non ci penserai mai più”.47 I personaggi delle fiabe di Hans Christian Andersen spesso cadono in tentazione, l’autore, infatti, rappresenta la realtà come effettivamente si manifesta, ossia abitata da personaggi deboli e facilmente ingannabili; non la idealizza come succede in altre fiabe tradizionali dove i protagonisti sono eroici e incorruttibili. In alcune delle sue storie, i protagonisti giungono a commettere anche quelli che sono considerati dalla Chiesa cristiana i sette peccati capitali, ovvero la forma più grave di allontanamento a Dio per dedicarsi completamente a sé stessi (superbia), al denaro (cupidigia), al sesso (lussuria), alle proprie ragioni o posizioni (ira), al ventre (gola), al successo (invidia), all’ozio (accidia). Nella fiaba La pietra filosofale si racconta la storia di cinque fratelli, quattro uomini e una donna, ognuno dei quali ha uno dei sensi più sviluppato degli altri, che decidono di partire alla ricerca della pietra filosofale. Il Diavolo cerca però in vari modi di ostacolare la ricerca che, come si vede nel finale, porta a scoprire che la Fede è l’unico sentimento in grado di dare agli uomini la certezza della vita eterna. Con vari tranelli riesce a fermare ognuno dei quattro fratelli, uno di essi interrompe la ricerca per riposarsi sulla guglia di una chiesa dove il vento gli solletica piacevolmente la schiena. Decide di ripartire solo quando il vento avrebbe cambiato direzione, ma essendo seduto sulla banderuola, quando questa gira, gira anche esso stesso non accorgendosi del 47 Ivi, pag. 130. 72 cambiamento. Questo personaggio cede, quindi, al peccato capitale della pigrizia che viene decritto, con le parole del narratore, come “la radice di ogni male”48. Nella fiaba Il grano saraceno, il grano saraceno, peccando di superbia, tiene il capo alzato durante un terribile temporale, mentre i fiori di campo che lo circondano si chiudono e si piegano umilmente alla forza del cielo. Per questo suo atteggiamento superbo e irrispettoso, viene punito, bruciato dal lampo e reso nero come il carbone. La superbia, che viene decritta con questa storia allegorica, è quell’atteggiamento di chi si sente, o vuole sentirsi, superiore di tutti gli altri, persino a Dio, e quindi non si china umilmente alla volontà divina. Un altro personaggio anderseniano che pecca di superbia è il principe crudele e presuntuoso della fiaba Il principe cattivo (una storia vera) che, con il desiderio bramoso di essere considerato da tutti l’essere più potente, decide di sfidare Dio in persona, ma viene alla fine sconfitto da una piccola zanzara. Nella fiaba Ole il guardiano del campanile, Andersen con il racconto di Ole parla del peccato di gola e spiega come il vino, bicchiere dopo bicchiere, si impossessa dell’animo del bevitore e lo porta a commettere anche altri peccati, oltre a quello dell’ubriacarsi. Il primo bicchiere è il bicchiere della buona salute, il secondo fa cinguettare come uccellini, il terzo fa diventare sfrenati, non bisogna mai oltrepassare il quarto bicchiere poiché il quinto provoca o un’eccessiva tristezza o quella pazza gioia che fa dimenticare la propria dignità, infine, nel sesto bicchiere c’è Satana in persona venuto per accompagnare l’ubriaco nella sua dimora. L’ubriacarsi, che può essere considerato il peccato capitale minore, è in realtà il più pericoloso perché, portandoti a incontrare Satana, ti spinge a commettere altre gravi azioni. Altro peccato molto grave, anche se non compreso tra i sette peccati capitali, è quello della vanità, che Andersen affronta nella fiaba Le scarpette rosse, riprendendo un avvenimento che aveva contraddistinto il giorno della sua Cresima e dal quale vuole redimersi servendosi della protagonista Karin. Durante il sacramento della confermazione, Andersen, come lui stesso racconta nella sua autobiografia, era continuamente distratto dagli stivaletti nuovi che indossava e non prestava attenzione al rituale; proprio come la protagonista Karin che, sempre durante la Cresima, non fa che ammirare le sue scarpette nuove di un colore sgargiante che, secondo le credenze dell’epoca, non è propriamente consono da essere indossato in chiesa. Nonostante gli 48 Ivi, pag. 421. 73 ammonimenti della sua madre adottiva, Karin, approfittando del fatto che ella ha perso gran parte del senso della vista, continua ad indossare le scarpette per partecipare sia alle funzioni religiose che agli avvenimenti mondani. Un giorno però, dopo averle indossate, si trova completamente in balia di esse, non può più decidere che direzione prendere e non riesce a fermarsi di ballare. Sfinita, esausta e terribilmente spaventata, chiede ad un boia di tagliarle i piedi, unico modo per rimediare al terribile peccato commesso. Interessante notate, come il peccatore, in questo caso Karin, che inizialmente commette peccato con leggerezza, senza rendersi conto della gravità delle azioni svolte e senza ascoltare gli ammonimenti di persone più mature di lui, continua a commetterlo incurante degli effetti. Ben presto però il male si impossessa del suo corpo e, solo quando ella prende consapevolezza degli errori fatti, può iniziare l’espiazione. La figura della madre cieca, può essere assimilata al sacerdote che redarguisce i fedeli sugli sbagli commessi, anche se lui non li vede, solo Dio tutto vede e tutto conosce. Andersen riconosce che Dio è caratterizzato da una misericordia infinita che lo porta a perdonare anche i peccatori più spietati, ma solo se in essi intravvede uno spiraglio di fede. Con questa idea, va contro a chi ritiene, come il sacerdote protagonista della fiaba Una storia, che i peccatori sono destinati ad ardere eternamente all’inferno senza poter mai avere né pace né riposo. Nella fiaba sopracitata, lo scettico sacerdote, attraverso un sogno in cui gli compare lo spettro della moglie defunta che gli chiede, per essere salvata, di strappare un capello dalla testa di una persona condannata ad ardere in eterno, si rende conto e comprende un importante fondamento religioso: in ogni persona, anche nei peccatori più malvagi, c’è una parte di Dio, una parte che vincerà e spegnerà il fuoco dell’Inferno. Proprio nella fiaba La ragazza che camminò sul pane, il lettore ha modo di assistere ad un atto di grazia di Dio nei confronti di una peccatrice andata all’Inferno. Inger, la protagonista, è una bambina orgogliosa e arrogante dalle povere origini che viene mandata dai genitori in campagna a servire gente benestante. Questi la accolgono come una figlia e le forniscono abiti decorosi, e la superbia aumenta in lei al punto tale da dimenticarsi dei suoi genitori e provar vergogna per loro. Un giorno, persuasa dalla madre “adottiva”, intraprende il cammino per andare a fare visita alla sua famiglia originaria con l’unico scopo di mostrare loro quanto è diventata distinta, portando con sé, in dono, un pezzo di pane. Quando, però, arriva dove il terreno è paludoso, per non sporcarsi le scarpe, getta il pane nel fango e ci sale sopra. Il fango inghiottisce immediatamente il pezzo di pane e con essa la fanciulla che viene subito mandata, dalla 74 vecchietta del pantano, a fare da statua all’Inferno. Qui assume sembianze mostruose ed è tormentata da una fame terribile che non riesce a saziare prendendo il pane che ha sotto i piedi perché tutte le parti del suo corpo sono immobilizzate. Nel frattempo, in superficie, la sua storia, raccontata a bambini come monito, giunge all’orecchio di un’innocente bambina che prova un grande sentimento di compassione per la piccola Inger. Passano gli anni, la bambina diventa una vecchietta e muore; accolta in Paradiso si ricorda della tormentata Inger e piange ancora per lei. Inger che sente le lacrime e le preghiere della vecchietta diventata angelo di Dio, per la prima volta si riempie di dolore e si dispera per la sua situazione rendendosi conto che mai la porta della Grazia avrebbe potuto aprirsi per lei. Proprio in quel momento, un raggio illumina l’abisso e trasforma Inger in un uccellino che può finalmente tornare sulla terra. Inger, rinata sotto un nuovo aspetto ma anche con un animo più puro, si rende conto della magnificenza di ogni creatura e di ogni dono del Signore. Solo dopo aver compiuto un’opera buona, ossia aver scovato durante l’inverno una quantità di briciole equivalente alla pagnotta calpestata da condividere con gli altri uccellini affamati, può volare nel cielo del Paradiso. Anche in questa fiaba, si nota come il perdono del Signore avviene solo quando il peccatore assume piena consapevolezza dei peccati commessi e, desiderando ardentemente di essere accolto da Dio, si dispera perché lo ritiene impossibile. Dio non nega la Grazia a nessun fedele umilmente pentito. Un altro importante messaggio religioso che Andersen dà al lettore è l’importanza di rispettare e valorizzare ogni dono che Dio ci ha dato, chi li calpesta compie un peccato gravissimo. Nelle sue fiabe, quindi, Hans Christian Andersen, mostra la facilità con cui ognuno può cadere e commettere una qualsiasi forma di peccato. Il male è ingannevole e persuade anche le anime più pie e devote, nessun essere umano si dimostra incorruttibile. Grazie, però, all’infinito amore di Dio, chi riconosce la propria debolezza e si affida completamente alla sua misericordia può ottenere il perdono divino ed essere accolto in Paradiso. 3.4.4. Messaggi religiosi Oltre alle fiabe che riflettono sul giorno del giudizio e sul peccato, tematiche evidentemente importanti per l’autore vista la frequenza con cui le tratta, ci sono altre numerose fiabe che trasmettono messaggi fondamentali alla dottrina cristiana. Tra tutte, 75 ne ho scelte alcune in cui l’insegnamento religioso assume un posto rilevante nella storia. La storia C’è differenza racconta di un ramoscello di melo in fiore che, un giorno, viene colto da una giovane contessa e portato nelle sale del castello. Nasce subito in lui un sentimento di superbia che lo porta a considerarsi superiore in bellezza e utilità ad altri fiori, primo fra tutti il soffione o dente di leone “di cui si può far senza benissimo”49. Il ramoscello è fermamente convinto che tra fiore e fiore ci sia differenza, proprio come tra uomo e uomo ma, grazie all’aiuto di un raggio di luce più saggio di lui, si accorge ben presto che il fiore tanto disprezzato, è in realtà molto amato dai bambini che si divertono a fare collane e a soffiarlo, utilizzato delle vecchiette per fare infusi e anche apprezzato per la sua bellezza dalla giovane contessa che lo coglie e lo sistema accanto a lui nel suo vaso per poterli dipingere insieme. Il ramoscello capisce che il Creatore, dona bontà e bellezza a tutte le sue creature e prova infinito amore per tutte loro, senza fare differenze. Ogni creatura è diversa e si distingue dalle altre, ed ognuna ha delle caratteristiche che la rendono unica e preziosa. Il raggio di sole, può simboleggiare la luce dello Spirito Santo, che entra nei cuori dei fedeli e li aiuta a comprendere meglio gli insegnamenti di Dio. Nella storia Penna e calamaio, il calamaio si vanta perché da lui stesso scaturiscono le parole del poeta, parole che commuovono, fanno divertire e esprimono i più profondi sentimenti, la penna lo ammonisce dicendogli che è lei stessa che scrive sul foglio bianco, lui non fa altro che fornirle l’inchiostro necessario. La diatriba continua con l’uno che dice di essere superiore all’altro, finché non arriva a casa il poeta, che essendo andato ad ascoltare il concerto di un violinista famoso rimane estasiato dalla mirabile esecuzione. Afferma però che la bellezza dell’opera è stata determinata, più che dagli strumenti e da chi li suonava, dal maestro di orchestra che li conduceva infondendo loro anima e spirito. Spesso ci si dimentica del maestro d’orchestra che guida gli strumenti, proprio come spesso gli uomini si dimenticano di essere guidati da Dio. … noi, uomini, commettiamo sovente simile follia: … vantando l’opera nostra, mentre non siamo se non gli strumenti di cui l’Onnipotente si serve. A lui solo sia gloria! Noi di nulla possiamo andar superbi.50 49 50 Ivi, pag. 310. Ivi, pag. 462. 76 Andersen, con questa fiaba, ci dice che, come la penna e il calamaio non sono altro che strumenti del poeta e il violino e l’arpa sono soltanto strumenti del direttore d’orchestra, ogni uomo è strumento e servo del Signore. Anche se non lo vediamo, non dobbiamo dimenticarci di lui che è una presenza che ci accompagna e ci sorregge nelle prove di ogni momento. Ma, soprattutto, non dobbiamo peccare di vanità per le opere che realizziamo, perché sono solo il frutto di una volontà divina che ci indirizza continuamente. La teiera è la storia di una teiera molto orgogliosa della sua porcellana, del suo beccuccio e della sua ampia ansa, ma anche consapevole del suo difetto, il coperchio rotto e accomodato con una graffetta di ferro. È sicuramente un personaggio umile e modesto, in quanto riconosce che ogni altro pezzo della collezione da tè è importante e prezioso quanto lei. Un giorno la teiera cade e perde il suo prezioso beccuccio, la sua padrona, non potendola più utilizzare, la regala ad una mendicante. La teiera viene riempita di terra e dentro le viene posto un bulbo che, ben presto, germoglia diventando uno splendido fiore. La sua vita, che cambia radicalmente, diventa migliore perché secondo l’autore, non c’è gioia più grande che dimenticare sé stessi negli altri. La teiera vive l’esperienza della conversione, abbandonare sé stessi per seguire Dio, in seguito alla rottura del suo beccuccio. Ogni credente, per vivere appieno la scelta religiosa, per comprendere profondamente l’amore di Dio e per vedere il Suo volto, deve passare attraverso il dolore; proprio come Gesù ha vissuto l’esperienza della croce per poi risuscitare e unirsi al Padre: “Per il cristiano, la sventura è sempre penultima, è partecipazione alla croce di Gesù, preludio alla risurrezione”51. Ogni episodio doloroso che contraddistingue la nostra vita, contiene dentro di sé un bulbo che cresce e germoglia e che ci aiuta a diventare migliori e a guadagnarci un posto in Paradiso. La fiaba Urbano è l’unica ad essere contraddistinta in ogni sua parte da elementi religiosi: l’ambientazione è religiosa, un convento; i personaggi sono religiosi, monaci; e il tema è religioso. Parla di un monaco, Urbano, che non riesce a capire come sia possibile che, come afferma l’apostolo Paolo nei suoi scritti, mille anni agli occhi del Signore trascorrano veloci come un’unica notte. Un giorno, seguendo il delizioso canto di un uccellino, si ritrova nel bosco e, una volta tornato al convento, non riconosce più nessuno dei suoi compagni monaci. Condotto, poi, in biblioteca dall’abate legge la cronaca di un monaco, di nome Urbano scomparso 300 anni prima e si rende conto di 51 E. GHINI, La perla preziosa in Hans Christian Andersen, Milano, Jaca Book, 2002, pag. 66. 77 aver seguito il canto dell’eternità. Pochi secondi, nel regno di Dio, il regno dell’eternità e dell’immortalità, sono come secoli per gli uomini. Da questa esperienza Urbano, capisce che ogni uomo, pur essendo unico e prezioso nel suo genere, non è che un piccolo granello di polvere agli occhi di Dio. Il tema affrontato ricorda la questione dell’incomprensione razionale del problema dell’eternità e dell’infinito trattato nell’ambito della letteratura agiografica52, ed è ripreso, dall’autore, anche nella fiaba La figlia del re della palude. Qui la protagonista Helga, liberata dalla maledizione, chiede di dare una sbirciatina nel Regno dei Cieli, e, anche se ci rimane solo per pochi istanti, una volta tornata sulla terra si accorge che sono passati una centinaia di anni. Infine, nella fiaba Lo storpio, si assiste ad un vero e proprio miracolo. Un bambino povero, Hans, da cinque anni sdraiato nel letto in quanto non può né camminare né stare in piedi, un giorno miracolosamente riesce ad alzarsi per salvare il suo uccellino che stava per essere mangiato dal gatto. Probabilmente questa guarigione, oltre che un dono meraviglioso di Dio, è il frutto della lettura di un libro, regalatogli per Natale dai padroni per cui lavorava la sua famiglia. Le storie del libro hanno risvegliato gli animi di Hans e dei suoi genitori e riacceso la gioia e la speranza nei loro cuori. In questa storia, Andersen ci mostra come Dio non si dimentica mai di nessuna delle sue creature, neanche del figlio storpio di un’umile e povera famiglia. 3.4.5. Citazione di eventi o versetti biblici Nelle fiabe di Hans Christian Andersen, oltre agli elementi religiosi che intervengono nella storia e ai messaggi di fede che vengono espressi implicitamente od esplicitamente, sono disseminate alcune citazioni bibliche o riferimenti ad eventi raccontati nella Sacra Scrittura. Queste citazioni entrano nel testo, figurandosi come ulteriore prova e testimonianza della veridicità degli insegnamenti che l’autore, in ogni sua storia, vuole trasmettere. Andersen sembra voler dire “le idee religiose che esprimo, gli atteggiamenti che promuovo e quelli che rinnego, non sono una mia invenzione personale, è il Signore che ci dice queste cose nella Sacra Scrittura”. Assume quindi un atteggiamento umile, non si pone come l’insegnante saccente che, attraverso i racconti, vuole istruire i più piccoli ma come uno strumento nelle mani del Signore che mette a Sua disposizione il talento da scrittore per divulgare la Parola. 52 H.C. ANDERSEN, op. cit., 2006, pag. 114. 78 Nella fiaba Nei mari estremi, ad esempio, Andersen, raccontando la storia di un esploratore mandato verso il polo nord per verificare e stabilire i confini delle ultime terre, non fa altro che ribadire uno dei messaggi religiosi tra i più rassicuranti per il credente: Dio non abbandona nessuna delle sue creature, neanche quella più sperduta e isolata. Questa garanzia il credente la riceve dalla Sacra Scrittura che, nel salmo 139 (138) con i versetti 9 e 10, afferma: “Se raggiungessi le ali dell’aurora, e riuscissi ad abitare al di là del mare, sì, anche là mi guiderebbe la tua mano, mi prenderebbe la tua destra”. Queste parole, che Andersen cita nella sua fiaba, si offrono al protagonista come una consolazione salvifica in un ambiente ostile e terribilmente impervio. Nella fiaba La figlia del re della palude, c’è riportato il secondo versetto del salmo 40: “Beato l’uomo che ha cura del debole; nel giorno della sventura il Signore lo libera”.È questa una frase pronunciata dal sacerdote che si prende cura di Helga, essere metà buono e metà cattivo, ma probabilmente si rivolge proprio ad esso stesso. Dio non si dimentica mai del bene compiuto soprattutto nei confronti del prossimo e del bisognoso, e lo ricompensa con il suo amore infinito. Il sacerdote che si prende cura del debole, di Helga, viene premiato entrando subito a far parte del Regno dei Cieli. Sempre nella stessa fiaba, c’è anche una citazione tratta dal Benedictus o Cantico di Zaccaria, preghiera, contenuta nel Vangelo di Luca e recitata dai fedeli nelle lodi mattutine, che dice: “ Dall’alto una luce ci ha visitato per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace!” (Lc. 1,78-79). In questi versetti Zaccaria si riferisce a Gesù Cristo che è stato mandato da Dio sulla terra per liberare l’umanità dal male e dalla morte. Nella storia, è proprio la consapevolezza di questo grande sacrificio che Cristo ha compiuto per tutti gli uomini, che rende finalmente libera Helga dall’essere malvagio che incupiva il suo cuore e la porta sulla via della pace dell’anima. Concludendo, nella fiaba Una storia dalle dune, servendosi del versetto 9 del salmo 144 “La sua tenerezza si espande su tutte le creature”, Andersen esprime ancora una volta il grande amore che contraddistingue Dio, il quale non fa differenza tra un uomo e l’altro ma ama e protegge ognuna delle sue creature indistintamente. Testimonianza di questo suo infinito amore sono la maggior parte delle storie di Hans Christian Andersen che hanno come protagonisti personaggi umili, poveri e bisognosi che, grazie all’aiuto di Dio, riescono comunque a raggiungere la felicità, anche se talvolta questa non risiede sulla terra, ma nel Regno dei Cieli. 79 3.5. Elementi appartenenti ad altre religioni Nelle fiabe di Hans Christian Andersen, oltre agli elementi appartenenti alla religione cristiana, se ne ritrovano altri appartenenti alle altre religioni monoteistiche principali e alla mitologia norrena. Anche se questi non assumono ruoli di particolare rilievo per lo svolgimento delle vicende raccontate, mi sembra comunque giusto descriverli e commentarli all’interno di questo mio lavoro di ricerca. Per quanto riguarda la religione islamica, nella fiaba Il giardino del paradiso, viene nominato Allah, dio dei musulmani. Austro, il vento del sud, si reca in Africa, arrivato nel deserto, incontra una carovana intenta a macellare l’ultimo cammello rimasto per poter avere dell’acqua da bere. Vedendo la scena, il vento, per diletto, inizia a fare turbinare la sabbia circostante che forma alte colonne minacciose. Uno dei mercanti beduini si inginocchia a terra come davanti al suo dio Allah, forse per pregare. Ma a nulla può fermare Austro che seppellisce l’intera carovana sotto la sabbia. Con questo riferimento Andersen dimostra di avere una conoscenza, anche se solo sommaria, della religione musulmana, con la quale è entrato in contatto probabilmente durante uno dei suoi viaggi. Per quanto riguarda la religione ebraica, oltre a qualche piccola citazione insignificante, Andersen racconta la storia di una giovane israelita nella fiaba dal titolo La ragazza ebrea. Sara, la protagonista, è una bambina ebrea rimasta orfana di madre. La defunta, prima di morire, ha chiesto al marito di prometterle che sua figlia non avrebbe mai e poi mai ricevuto il battesimo cristiano. Sara, però, manifesta sin da piccola una propensione verso la religione cristiana. Frequenta la scuola cristiana dei poveri, ma viene presto ritirata dal padre, in quanto il maestro si accorge che durante le ore di religione, invece di dedicarsi allo studio di altre materie, come il padre le aveva raccomandato, ascolta avidamente gli insegnamenti religiosi. Cresciuta, si reca al servizio di una famiglia borghese; una sera, mentre sta lavorando, ascolta una leggenda il cui finale contiene un importante messaggio di fede, quello della redenzione e del perdono. Inizia subito a piangere perché c’è una forza, proveniente dalla fede cristiana insita in sé, che penetra nel suo cuore come un raggio di luce, ma che viene subito ostacolata e offuscata da lei che non vuole assolutamente andare contro al volere della madre defunta. Passano gli anni, la padrona di Sara è ammalata e le chiede di leggerle qualche pagina della Bibbia. Sara leggendo la Parola di Dio e illuminata da essa, pensa 80 che non riceverà mai il battesimo cristiano, non entrerà mai a far parte della comunità cristiana, ma non può più negare l’importanza che Gesù Cristo ha avuto per l’umanità intera: Egli è colui che ci guida sulla morte. In quel momento lo Spirito Santo entra dentro di lei facendola sussultare di gioia con una potenza tale da farla morire. Questa storia ci racconta di un’esperienza di conversione, quest’ultima può avvenire soltanto quando si riconosce pienamente la figura di Gesù Cristo, salvatore dell’umanità interna. Oltre a questi riferimenti alle principali religioni monoteistiche, cristianesimo, ebraismo, islamismo, Andersen, nelle sue fiabe, ci fa conoscere qualche piccolo elemento della mitologia norrena. Con mitologia norrena, mitologia nordica, mitologia vichinga o mitologia scandinava ci si riferisce alle credenze e alle leggende religiose che i popoli scandinavi predicavano prima della venuta del cristianesimo. Per la maggior parte dell’età vichinga, esse venivano trasmesse oralmente, le conoscenze che ora si hanno al riguardo sono principalmente basate su testi medievali. Nel folklore scandinavo, queste credenze sono durate a lungo anche successivamente al medioevo, in alcune zone rurali si sono conservate fino ai giorni nostri. Andersen, nelle sue fiabe, inserisce qualche riferimento alla tradizione religiosa del suo paese, citando i nomi di alcuni degli déi nordici, questi che non interagiscono con i personaggi ma vengono soltanto menzionati sono: Freia, Odino, Loki e Thor. Freia è la dea dell’amore, della seduzione, della fertilità, della guerra e delle virtù profetiche. Loki è il dio della grande astuzia, ingegnoso inventore di tecniche e diabolico ingannatore. Odino è dio della guerra, creatore del mondo e della prima coppia umana, e capo della caccia selvaggia, ossia della schiera delle anime dei morti. La sua potenza, che esercita sia nel bene che nel male, gli deriva da una suprema sapienza magica acquisita dando in cambio uno dei suoi occhi. Thor, figlio di Odino, è dio del tuono, la sua arma è il martello, con cui più volte difese gli dei contro avversari mostruosi, la sua vittima sacrificale è il caprone. Il carattere guerriero gli valse una venerazione intensa da parte dei vichinghi, che si consideravano “popolo di Thor”. In quanto protettore del mondo contro le potenze caotiche, Thor era considerato anche protettore e amico degli uomini, promotore della vita e della fertilità. Nella fiaba La figlia del re della palude, infine, vi è citato un altro elemento caro alla mitologia norrena, il cosiddetto “Ragnarok” ossia la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle della tenebra e del caos, in seguito al quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato. La donna vichinga che ha accolto Helga 81 come una figlia, preoccupata per la sua scomparsa, ipotizza che ella sia scappata con il sacerdote, la cui religione sta raccogliendo i primi seguaci, e mentre pensa a ciò si addormenta. In sogno le appare il Ragnarok, alla fine del quale è l’oscurità a vincere. Siccome la donna, poco prima di sognare questo evento, stava pensando al Cristianesimo, può darsi che il sogno fosse per lei come una profezia su quale, tra le due religioni, avrebbe prevalso sull’altra: gli dei vichinghi vengono distrutti e prevale quello che per loro è il male, il Cristianesimo. 3.6. La religiosità espressa da Andersen Hans Christian Andersen si dimostra, leggendo le sue opere, una persona estremamente religiosa e credente. Questa religiosità profonda, che il più delle volte fa emergere anche nei protagonisti e nei personaggi delle sue storie, è caratteristica del periodo in cui vive e opera l’autore, il Romanticismo. Questo periodo storico e culturale, che copre grosso modo gli anni fra il 1815 e il 1848, si discosta dall’Illuminismo, movimento precedente che aveva esaltato la ragione come facoltà sovrana a cui tutte le altre dovevano essere subordinate e aveva sottoposto le religioni ad una critica tagliente, anche per la riscoperta della dimensione religiosa. Per Andersen la religione è certezza, in quanto mai mette in dubbio l’esistenza di Dio che veglia e guida l’umanità, neanche quando si trova ad affrontare i momenti più bui e drammatici della sua vita. Nell’autobiografia, ma anche nelle sue fiabe e storie, infatti, sono totalmente assenti affermazioni che possano far percepire la mancanza temporanea o assoluta di Dio. Dio c’è sempre in ogni momento e in ogni luogo e ogni giorno, a partire dalla Creazione, offre doni alle sue creature, alcuni talvolta non vengono nemmeno percepiti immediatamente nella loro preziosità. La religione, inoltre per l’autore è principalmente un rapporto intimo con la divinità alla quale si rivolge attraverso preghiere di ringraziamento, per le cose che il Signore ha donato a lui o all’umanità intera, oppure con preghiere di richiesta e supplica. Anche i personaggi delle sue storie hanno un legame con la divinità personale e privato, raramente sono narrati momenti e feste che interessano l’intera comunità del paese. In una delle sue fiabe, Il vescovo di Boerglum e i suoi parenti, Andersen fa una critica aperta alla casta ecclesiale, dimostrazione ulteriore della sua propensione a vedere la religione soprattutto come una questione intima e interiore tra il credente e la divinità. 82 Questo rapporto stretto ed unico, che Hans Christian Andersen ha con Dio, gli ha assicurato sempre quella consolazione e quella forza necessaria per reagire alle difficoltà. Si dimostra caparbio in ogni circostanza perché crede al fatto che Dio gli abbia dato un dono prezioso, non perché esso rimanga nascosto, ma perché alla fine esso possa essere apprezzato da tutti. Inoltre, crede al destino predeterminato e condotto da Dio: tutto ciò che accade, bello o brutto che sia, segue un disegno divino che è sempre il disegno migliore per ogni individuo. La religione per Andersen, oltre ad essere certezza e consolazione, è norma, una dottrina fatta di regole e di principi etici e morali da conoscere e rispettare per poter essere poi accolti in Paradiso. L’autore, che conosce il giusto modo di comportarsi grazie alla lettura della Sacra scrittura, usa le sue fiabe per promuovere i comportamenti corretti e per mostrare a quali conseguenze si può incorrere se, al contrario, si commettono peccati non seguendo la volontà divina. Andersen, riconosce l’uomo come un incorreggibile peccatore che facilmente si fa indurre in tentazione dal maligno, e crede nell’esistenza dell’Inferno, luogo in cui ardono eternamente le anime corrotte. Infine la religione è, per Hans Christian, speranza; la speranza di condizioni di vita migliori rispetto a quelle che si stanno vivendo. Tutto è possibile a Dio, anche salvare e offrire grazia a chi ha commesso i peccati più gravi a condizione che essi siano disposti ad accettare l’infinito amore del Signore. Questa visione religiosa di Hans Christian Andersen, si manifesta nella raccolta completa delle sue storie e fiabe attraverso ciò che accade ai protagonisti e per come essi si comportano. Come vedremo meglio nel prossimo capitolo, alcune fiabe e alcune storie, proprio perché contengono importanti e significativi messaggi religiosi interpretati e proposti ai lettori secondo la fede personale dell’autore, possono essere proposte ai bambini per parlare di religione. In questo caso l’insegnante non deve presentare la visione dell’autore come l’unico e immodificabile modo di credere in Dio, ma come uno dei possibili punti di vista su cui discutere e con cui confrontarsi per formare il proprio punto di vista. Partendo da esse, l’insegnante ha la possibilità di parlare di religione, non solo di quella cattolica ma attraverso il confronto anche di altre religioni principali, e soprattutto con bambini più grandi, può intraprendere un discorso sulla religiosità qual è vissuta oggi. 83 In questo modo l’insegnamento non si fa didascalico, non dice ciò che l’alunno deve fare e, cosa ancora più grave, ciò a cui deve credere, ma diventa altamente formativo, aiutandolo a formarsi la propria identità, contraddistinta eventualmente da un sentimento religioso che si può manifestare più o meno intensamente in base alle esperienze vissute. 84 Capitolo 4. Ipotesi di progetto didattico 4.1. L’importanza della lettura nella scuola dell’infanzia 4.1.1. Le potenzialità delle storie La narrazione è un’arte antichissima di cui l’uomo da sempre si è sempre avvalso, fa parte della nostra vita di tutti i giorni ed è un aspetto insostituibile nella comunicazione umana. Usando le parole di Jerome Bruner, famoso psicologo cognitivista: Una narrazione comporta una sequenza di eventi, ed è dalla sequenza che dipende il significato. […] Ma non tutte le sequenze di eventi meritano di essere raccontate. La narrazione è discorso, e la prima regola del discorso è che deve avere una ragione d’essere che lo distingua dal silenzio. La narrazione è giustificata o autorizzata quando la sequenza di eventi che racconta rappresenta una violazione della norma, narra cioè qualcosa di inatteso o qualcosa di cui l’ascoltatore ha motivo di dubitare.53 Narrare significa raccontare eventi che si differenziano dalla normalità quotidiana e che creano un momento di disequilibrio che sovverte lo stato di cose e che può essere successivamente superato tornado allo stato iniziale. L’uomo, per diletto suo e degli ascoltatori, ha, da sempre, narrato storie di fantasia, ma anche storie reali di avvenimenti che gli sono accaduti personalmente espressi sotto forma di racconti. Attraverso la narrazione l’uomo conferisce senso e significato al proprio esperire, e quindi essa fa parte del vissuto di ognuno di noi, così come l’ascolto che apre squarci di conoscenza inimmaginabili. La narrazione di storie, lette o inventate, da parte di un adulto, permette al bambino, che ancora non sa leggere, di entrare in contatto con una molteplicità sorprendente e inesauribile di avvenimenti, intuizioni, apprendimenti, incontri che arricchiscono la sua esperienza e la conoscenza del mondo. Perché leggere o ascoltare una storia è come aprire una finestra sul mondo per osservare, attraverso le illustrazioni e le immagini di 53 G. INFANTINO, La narrazione nel processo culturale, in “Pedagogia e Scuola”, n. 138, anno ventottesimo, Febbraio – Marzo 2008, pag. 24. 85 fantasia che scaturiscono spontaneamente nella mente, mondi e situazioni che sono sconosciuti alla realtà che si vive giorno dopo giorno. Le storie, proprio perché introducono il lettore-ascoltatore nel mondo della fantasia e dell’immaginazione, talvolta sono un rifugio in cui addentarsi per scappare dal grigiore della vita quotidiana, e poi uscirne arricchiti e maturati. Questo è quello che succede a Matilde, protagonista dell’omonimo libro per bambini di Roald Dahl, che a tre anni impara a leggere e a quattro anni ha già divorato tutti i libri della biblioteca pubblica. La lettura le permette di differenziarsi dai genitori ignoranti e incompetenti che si ritrova, e di fuggire alla vita familiare desolante e povera di stimoli, regolata sui ritmi della televisione. Inoltre, leggere storie le mostra la vita sotto una luce che prima ignorava e le fa intravedere orizzonti alternativi di cui prima non sospettava l’esistenza, ciò le permette di formarsi una propria peculiare identità senza omologarsi al modello che i genitori le hanno mostrato. Infine, le storie, oltre ad essere un bisogno primordiale che l’uomo ha per spiegarsi ciò che accade, una sorgente di conoscenza inesauribile e un mondo parallelo in cui rifugiarsi, hanno un importante valore terapeutico come ci dimostra Margot Sunderland, direttrice dell’Institute for Arts in Therapy and Education di Londra, insegnante e psicoterapeuta. Nel suo libro (Raccontare storie aiuta i bambini. Facilitare la crescita psicologica con le favole e l’invenzione), Margot ci dice che talvolta i bambini provano emozioni troppo dolorose e inquietanti, che, se non riescono ad esprimerle e a metabolizzarle, rimangono vive e possono trasformarsi in comportamenti problematici, quali, ad esempio, atteggiamenti aggressivi, ansia di separazione, iperattività, difficoltà di apprendimento, fobie, disturbi del sonno e dell’alimentazione. Nell’infanzia, siccome non si è ancora sviluppata la capacità di gestire autonomamente le proprie inquietudini, i bambini hanno bisogno dell’aiuto di un adulto che sappia ascoltarli, dare loro risposte rassicuranti e consigli utili, usando un linguaggio appropriato. Il linguaggio più adatto è quello delle storie, che, offrendo immagini metaforiche, permettono al bambino di affrontare le proprie emozioni e i propri sentimenti attraverso le peripezie che il protagonista compie. Il bambino, infatti, forte di una distanza di sicurezza che gli garantisce di non essere coinvolto in prima persona nell’azione, si rende disponibile ad immedesimarsi nell’eroe e a reagire, insieme a lui, alle inquietudini che lo bloccano e lo tormentano. 86 4.1.2. Perché raccontare le fiabe ai bambini La fiaba, nascendo come racconto orale tramandato da generazione a generazione, è quello che sicuramente si presta maggiormente ad essere narrato, offrendo per chi le ascolta occasioni di crescita uniche e imperdibili. Bruno Bettelheim, famoso psichiatra e psicoanalista statunitense, nel suo libro Il mondo incantato, spiega, in modo approfondito, la grande importanza che le fiabe possano avere nella crescita psicologica del bambino e, come vediamo nel frammento qui sotto riportato, paragona l’ascolto di una favola allo spargimento di semi. Ascoltare una fiaba e recepire le immagini che essa presenta può essere paragonato a uno spargimento di semi che solo in parte germogliano nella mente del bambino. Alcuni di essi hanno immediatamente effetto nella sua mente; altri stimolano processi nel suo inconscio. Altri ancora hanno bisogno di riposare a lungo fino a che la mente del bambino abbia raggiunto uno stadio idoneo alla loro germinazione, e molti non metteranno mai radice.54 La metafora, che sembra riprodurre la parabola del seminatore contenuta nei Vangeli, mette in luce le enormi potenzialità della fiaba che trasmette messaggi a più livelli, coscio e inconscio, dando validità a sentimenti importanti, incoraggiando intuizioni, fornendo speranze e riducendo ansie. Le fiabe, inoltre, essendo a pieno titolo un’espressione artistica, condividono, con le altre forme di arte, la peculiarità di poter essere interpretate in maniera differente dai vari lettori che colgono i messaggi che meglio si legano all’esperienza personale che stanno vivendo facendo germogliare solo alcuni semi e lasciandone in disparte altri. Bettelheim asserisce che le fiabe, a differenza di qualsiasi altra forma di letteratura, indirizzano il bambino verso la scoperta della sua identità e gli indicano quali esperienze sono necessarie per sviluppare ulteriormente il suo carattere. Il bambino deve mettersi in cerca del tesoro più importante della sua vita, la propria vera identità, senza aver paura di affrontare lotte rischiose e consapevole che interverranno in suo aiuto potenze benevole, proprio come capita agli eroi delle sue fiabe. Questi ultimi, infatti, si mettono in cammino per riportare la serenità iniziale che era stata interrotta da un evento problematico, affrontano prove e ostacoli che superano grazie a magici 54 B. BETTELHEIM, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli, 1977, pag. 151. 87 aiutanti benevoli, ma alla fine riescono sempre a vincere contro il male. Come l’eroe, anche il bambino, solamente se affronta con coraggio i problemi che si incontrano durante la formazione dell’identità, potrà giungere al raggiungimento di una vita gratificante e positiva. Chi, invece, non vuole mettere a repentaglio sé stesso in questa ricerca, è destinato a vivere un’esistenza monotona. All’interno di una struttura narrativa costante, che si ripropone di volta in volta, i personaggi e gli eventi delle fiabe personificano e illustrano i problemi universali che preoccupano la mente del bambino come la paura di essere abbandonato (Hansel e Gretel), di non essere accettato (Il brutto anatroccolo), di essere in balia di forze complesse, oscure e misteriose (L’Orco, il Drago, il Gigante)55. Il bambino, mentre ascolta, si trova compreso nei suoi delicati sentimenti, di paura e angoscia, e trova utili consigli su come poterli superare e metabolizzare per poter approdare ad una superiore umanità. Le fiabe, inoltre, aiutano il bambino a sviluppare la capacità di osservazione e di attenzione in quanto spesso pongono l’accento su ciò che sembra appartenere alla marginalità, invitano ad osservare il dettaglio: un acciarino piccolo e irrilevante paragonato a ingenti quantità di denaro, si scopre essere il più prezioso degli oggetti in quanto cela dentro di sé un potente genio (L’acciarino); così come l’anatroccolo ritenuto il più brutto della famiglia e per questo umiliato, crescendo si dimostra essere un bellissimo cigno (Il brutto anatroccolo). Le fiabe, in questo modo, inducono a sostituire ad uno sguardo superficiale, un’attenzione vigile, pronta a cogliere e a valorizzare le peculiarità insite in ogni cosa e in ogni persona. Attenzione che si manifesta anche nei confronti delle culture diverse dalla nostra: le fiabe, che hanno percorso il mondo modificandosi in base al popolo incontrato, si dimostrano, infatti, rilevatrici di posti ed epoche differenti, delle quali fanno piccoli quadri che ampliano la conoscenza generale. I bambini, rapiti e sedotti dalle parole, possono entrare in contatto con altre culture, altri modi di vivere, altre realtà, all’interno di quella che Milena Bernardi56 chiama “la cornice narrante”: 55 E. BESEGHI (a cura di), Infanzia e racconto. il libro, le figure, la voce, lo sguardo, Bologna, Bonomia University Press, 2003, pag. 38. 56 Milena Bernardi è docente e ricercatore presso l’università di Bologna. Svolge le proprie ricerche nell’ambito disciplinare della Letteratura per l’infanzia con particolare attenzione alla complessità dell’immaginario e quindi alle contaminazioni tra i modi e le forme del narrare: il libro, il cinema, il teatro, la televisione. 88 La cornice narrante può apparire in qualunque situazione in cui ci siano un narratore pronto a raccontare e un pubblico (mi riferisco sempre, qui, implicitamente, a bambini e ragazzi) pronto ad ascoltare: anche in luoghi fisici diversi dai teatri si può delineare e circoscrivere uno spazio apparente di finzione in cui lasciare germogliare la storia. La comunicazione teatrale si realizza, infatti nell’intenzionalità e nella consapevolezza dell’impiego che il narratore fa dei suoi strumenti attorali.57 Le vicende, che si inscenano dentro la “cornice narrante”, al fine di mantenere viva la curiosità e l’attesa del lettore-ascoltatore devono riproporre esperienze di vita non lineari ma contraddistinte da colpi di scena, giochi di rimandi, errori di valutazione, mancate coincidenze che non si riescono a prevedere e, per questo motivo, suscitano stupore e meraviglia. Le fiabe, dove tutto può succedere, permettono di uscire dalla quotidianità, dalla vita monotona caratterizzata dal ripetersi monotono di stesse sequenze, per scoprire il piacere di approdare in strade sconosciute e di essere aperti all’avventura. Questa apertura al possibile, incoraggia a non accontentarsi di ciò che è, o dovrebbe essere la norma, combattendo, quindi, quella spinta verso l’omologazione e il conformismo tipica della società moderna. Il bambino, non più spaventato e intimorito dai cambiamenti, sviluppa e rafforza un atteggiamento curioso, e come ci dice Giorgia Grilli58: In questi casi, o in questo senso, la curiosità è salvifica, per il singolo individuo che non si accontenta così come per l’avanzamento in generale dell’umano, perché impedisce di accettare passivamente inerti nozioni, impone di dubitare, di immaginare qualcos’altro, di andare continuamente a vedere e a verificare, con la possibilità anche – che solo così si può dare – di dovere tutto ridefinire.59 La curiosità è quel sentimento indispensabile che porta a scoperte sempre nuove ed è il potente motore dell’innovazione. È, quindi, indispensabile far germogliare la curiosità nel bambino ancora piccolo a mantenerla sempre viva e accesa. Le fiabe, infine, soddisfano un bisogno che ogni essere umano ha in qualsiasi momento della sua vita, quello di fantasticare e lo risvegliano quando esso si attenua. Ci sono alcuni insegnanti e alcuni ricercatori che ritengono sconveniente o addirittura dannoso leggere ai bambini fiabe che non presentano il classico lieto fine 57 Ivi, pag. 46. Giorgia Grilli è docente e ricercatore universitario presso l’università di Bologna. Traduce libri per ragazzi e cura e traduce saggi sulla letteratura per l’infanzia. 59 E. BESEGHI, op. cit., pag. 99. 58 89 “…e vissero tutti felici e contenti”. Tra questi anche Paola Santagostino, psicologa e psicoterapeuta autrice del libro Come raccontare una fiaba…e inventarne cento altre, che, tra le cose importanti che un insegnante deve ricordare, inserisce il punto “lieto fine” con il quale afferma che il lieto fine è d’obbligo e che non bisogna mai raccontare storie che finiscono male perché creano troppa angoscia nel bambino. Quasi mai le fiabe di Andersen hanno un finale classico dove regna la gioia e la felicità, ed è proprio questa la loro ricchezza, in quanto l’autore vuole mettere i bambini di fronte alla vera natura della vita, in cui non sempre si riesce a ristabilire una situazione di gioia e felicità eterna, ma talvolta prevalgono la sofferenza e la solitudine. Il bambino, comunque, non rimane angosciato dopo la lettura delle fiabe di Andersen: E proprio perché egli parla della vita all’infanzia, anche se povera e disincantata, la tristezza che accompagna spesso la fine delle sue fiabe, non tormenta, ma lascia riflettere e comunque dà spazio a ricercare il “bene”; quando non c’è lieto fine c’è sempre consolazione e speranza, non c’è mai l’abbandono, l’accettazione passiva, bensì l’agire e la libertà dell’agire, ben connaturati alla spontaneità dell’indole infantile.60 Personalmente ritengo che le fiabe di questo autore, oltre alle potenzialità che condividono con tutte le altre fiabe tradizionali, abbiano la peculiarità di indirizzare ai bambini, che, per un motivo o per un altro, stanno vivendo situazioni di sofferenza, un importante messaggio di speranza: non tutti i bambini possono giovare di un’infanzia serena e felice ma la grande forza di essi sta nel reagire non perdendo mai la fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità e non lasciandosi mai sopraffare dalla rassegnazione. 4.1.3. La lettura nella scuola dell’infanzia e nei documenti ministeriali La scuola dell’infanzia ha l’importante ruolo di promuovere e far amare ai bambini un’attività che è fondamentale per lo sviluppo cognitivo e culturale, e che li accompagna per tutta la vita: la lettura. Nella società moderna, la lettura è una realtà che non tutti i bambini possono scoprire e vivere appieno all’interno del contesto familiare per due principali motivi. Il primo è che i genitori spesso non leggono oppure leggono poco; è difficile credere che i bambini non avendo l’esempio di adulti significativi che fungano da “modello di 60 A. MARCIANO, Andersen, Verne e Barrie: una lettura pedagogica, Milano, Franco Angeli, 2006, pag. 84. 90 lettore” nel quale identificarsi, s’interessino spontaneamente alla lettura. Secondo è il fatto che i bambini sono maggiormente attratti dalle immagini televisive che si impongono con forza e già da anni hanno usurpato il ruolo delle immagini e delle parole su carta di evocare mondi immaginari e far volare la fantasia. La scuola, a maggior ragione, ha, quindi, la responsabilità di far conoscere ed amare i libri usando tutte le possibilità che possiede e supplendo alla mancanza di stimoli che talvolta le famiglie hanno. Il compito specifico dell’educazione in questo primissimo approccio con i libri, è quello di proporre letture e attività appassionanti e talvolta divertenti per far scoprire ai bambini il misterioso, fantastico, istruttivo mondo che si cela dietro le parole, le frasi, i racconti e i libri. Se un bambino trova nei libri divertimento e svago diverrà sicuramente un futuro bravo lettore; il piacere della lettura, infatti, se incontrato e sperimentato nell’infanzia, lascia un segno talmente profondo che raramente si cancellerà nelle esperienze a venire. L’importanza di favorire e promuovere l’incontro con il libro nella scuola dell’infanzia era già stata affermata all’interno di quelli che sono stati gli ultimi programmi nazionali, ossia gli Orientamenti della scuola materna (D.M. 3 giugno 1991). Nel campo di esperienza educativa denominato “i discorsi e le parole”, si dice che per il bambino, ancora piccolo, avere un primo contatto con la lingua scritta è un valido aiuto per il suo sviluppo linguistico futuro. Questo perché la lingua si apprende all’interno di una varietà di contesti comunicativi ed essa, nella complessità dei suoi aspetti costitutivi (fonologico, lessicale, semantico, morfologico, sintattico, pragmatico), non è altro che un sistema governato da regole implicite, che si applicano, anche se non si sanno descrivere61. Da ciò si deduce che un bambino ha la possibilità di acquisire, prima di frequentare la scuola elementare, un’adeguata capacità comunicativa nella misura in cui gli si permetterà di entrare in contatto con dei buoni esempi di uso appropriato del linguaggio e i libri sicuramente sono un ottimo modello da cercare di imitare. Importanti attività per l’acquisizione progressiva di determinate abilità linguistiche, tra le quali è annoverata anche quella di riassumere una breve vicenda presentata sotto forma di lettura o di racconto, sono la conversazione, l’interazione con i compagni e un primo contatto con i libri. 61 Orientamenti della scuola materna (D.M. 3 giugno 1991), pag. 9. 91 Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, gli orientamenti ci dicono: Anche nella scuola, così come per alcuni bambini avviene nella famiglia, l’interazione fra lingua orale e lingua scritta può continuare a svilupparsi in modo non casuale attraverso la familiarizzazione con i libri, la lettura dell’adulto, la conversazione e la formulazione di ipotesi sui contenuti dei testi letti. Il primo accostamento alla lingua scritta, infatti, è ormai avvertito come un nucleo qualificante per l’attività educativa della scuola dell’infanzia, sia come avvio all’incontro con il libro e alla comprensione del testo sia come interessamento al sistema di scrittura, nei cui confronti il bambino elabora congetture ed effettua tentativi sin da quando inizia a differenziarlo dal disegno.62 A proposito della conversazione-interazione con l’adulto o con i coetanei, il decreto ministeriale suggerisce alle insegnanti di proporre storie, fiabe e racconti quali argomenti di discussione e di predisporre spazi in cui i bambini possono consultare liberamente libri e giornali per favorire gli scambi narrativi. Questo testo normativo, anche se tuttora è preso come riferimento da varie realtà scolastiche per la programmazione annuale, è stato sostituito dalle “indicazioni”, documenti ministeriali più essenziali che hanno il compito di salvaguardare il carattere unitario del nostro sistema di istruzione senza limitare eccessivamente quell’autonomia progettuale (oltre che didattica, organizzativa e di ricerca) delle scuole introdotta e riconosciuta dalla legge 59/97. Anche nelle Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell’Infanzia del ministro Moratti (6 novembre 2002), la lettura e i primi contatti con i libri mantengono un posto di rilievo all’interno della programmazione scolastica che deve prevedere attività per lo sviluppo delle seguenti competenze: 2. Ascoltare, comprendere e riesprimere narrazioni lette o improvvisate di fiabe, favole, storie, racconti e resoconti. 3. Riconoscere testi della letteratura per l’infanzia letti da adulti o visti attraverso mass media (dal computer alla tv), e motivare gusti e preferenze.63 62 Ibidem Indicazioni Nazionali per i Piani Personalizzati delle Attività Educative nelle Scuole dell’Infanzia (6 novembre 2002) 63 92 Infine, nelle più recenti Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia del ministro Fioroni (DM 31/07/07), se pur in maniera un po’ superficiale e sintetica, si ribadisce la necessità di incoraggiare i bambini ad avvicinarsi alla lingua scritta, che potenzia e dilata gli orizzonti della comunicazione, attraverso la lettura di libri illustrati e l’analisi dei messaggi presenti nell’ambiente.64 Questo anche per permettere ai bambini di raggiungere uno dei traguardi postulati: raccontare, inventare, ascoltare e comprendere le narrazioni e la lettura di storie. Per concludere, in ognuno dei documenti ministeriali presi in considerazione, si suggerisce alle insegnanti di proporre momenti di lettura e di racconto in cui i bambini possono entrare in contatto con i libri e con le storie, anche se personalmente ritengo che, gradualmente, i ministri che si sono succeduti abbiano tralasciato e ridimensionato l’enorme valenza della lettura e della narrazione. Queste attività, come approfondito nei paragrafi precedenti, oltre a permettere ai bambini di acquisire una buona capacità di ascolto e narrativa, sono una grande fonte di conoscenza del mondo e un importante strumento per la maturazione della propria identità; aspetti non menzionati dalle indicazioni. 4.2. Il progetto Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen: ipotesi di lavoro 4.2.1 Introduzione Questo percorso di ricerca mi ha permesso di conoscere in maniera più approfondita e di apprezzare un autore, Hans Christian Andersen, che conoscevo solo in modo superficiale e di cui mi erano note solo alcune tra le sue fiabe, quelle più famose e divulgate dai media. Leggendo la sua intera raccolta di fiabe, ho scoperto un nuovo modo di raccontare la realtà ai bambini, che mette in luce tutta la drammaticità e l’instabilità della vita lanciando, però, messaggi di speranza che spronano a reagire di fronte ad eventi sconvolgenti come la povertà, la perdita di una persona cara e la solitudine. Andersen sembra voler consolare quei bambini che, come lui quando era 64 Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia (DM 31/07/07) 93 piccolo, vivono situazioni di sconforto, dicendo loro che non sono soli, c’è Dio che aiuta e ama tutte le sue creature, e che lottando e rivendicando la propria identità si può uscire da questi momenti bui. Per la forza dei suoi messaggi, ritengo che Andersen sia uno scrittore che debba essere valorizzato all’interno della scuola dell’infanzia, ma anche della scuola primaria, e per questo motivo, ho deciso di costruire un’ipotesi di progetto dal titolo Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen. Punto significativo del titolo da me scelto, è la parola “illuminati” che richiama la luce, elemento di una forte valenza simbolica. Infatti, in ambito cristiano, la luce e il sole simboleggiano Dio e suo Figlio Gesù Cristo che, come profetizza Zaccaria nel suo cantico, verrà dall’alto come un sole per illuminare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte65; in ambito filosofico la luce è la conoscenza che rischiara l’oscurità dell’ignoranza. La lettura delle fiabe di Andersen, oltre ad incrementare sempre più la conoscenza che ha il bambino sul mondo e su sé stesso è un’occasione per lui di recepire importanti messaggi di “luce”: insegnamenti religiosi trasmessi da Dio stesso attraverso le Sacre Scritture. L’obiettivo principale del progetto è quello di introdurre i bambini nel magico mondo delle fiabe che ti coinvolgono, ti rapiscono e suggestivamente ti restituiscono alla realtà arricchito per le nozioni apprese, ma soprattutto per le emozioni provate. Siccome attualmente presto servizio presso la scuola dell’infanzia parrocchiale paritaria “O. Cavazzuti” di Limidi, ho costruito un progetto che principalmente potrebbe rivolgersi agli alunni della sezione in cui lavoro, ma che, con opportune modifiche che io stessa metterò in evidenza nei paragrafi successivi, si può attuare anche all’interno di altre realtà scolastiche. 4.2.2. L’analisi del contesto Come ci dice il pedagogista italiano Cesare Scurati, uno dei criteri che si devono tenere in conto quando si iniziano a programmare attività didattiche è quello della realtà: 65 Bibbia, Lc 1, 78-79. 94 “Realtà” vuol dire che un progetto curriculare ha senso soltanto se si costruisce e si propone all’interno di una precisa situazione data, specifica e non generica […]66. Per questo motivo, prima di individuare gli obiettivi da raggiungere e le attività da proporre, è indispensabile fare un’approfondita analisi sul contesto in cui si vuole proporre il progetto tenendo in considerazione sia il gruppo classe, sia la scuola, sia il territorio. Premettendo che ho osservato e analizzato in modo approfondito tutte le realtà sopra elencate, riferirò, in questa sede, solo le caratteristiche che, per l’ideazione del mio progetto, sono state le più rilevanti, soffermandomi in particolare su quelle riguardanti il contesto classe che, secondo me, sono quelle che condizionano maggiormente l’insegnamento. La sezione in cui ho intenzione di attuare il progetto dal titolo Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen, è la sezione Stelle della scuola dell’infanzia parrocchiale paritaria “O. Cavazzuti” di Limidi di Soliera. Limidi è una frazione di Soliera, paese dalle piccole dimensioni in provincia di Modena. Nell’intero comune, in questi ultimi anni, si è manifestato un cospicuo incremento della popolazione, soprattutto a causa dell’arrivo di un buon numero di immigrati extra comunitari. Ciò ha portato a ripercussioni sulla scuola che, solo recentemente, si è trovata ad affrontare la questione dell’integrazione di bambini stranieri facendo i primi passi in un campo già profondamente percorso da altre realtà scolastiche inserite in città già da tempo contraddistinte dalla multiculturalità. Molteplici sono le strutture educative extrascolastiche del territorio di cui la scuola si avvale: il teatro, il “Mulino”, l’oratorio, le palestre, lo zoo. Tra queste, un’attenzione particolare va al “Mulino”, centro polifunzionale, che racchiude in sé, oltre ad aule per i corsi di musica ed ambienti per i giovani, la ludoteca e la biblioteca ragazzi. Qui i bambini si possono recare con i genitori per usufruire della vasta quantità di giochi e libri messi a disposizione, ma anche con le insegnanti per assistere a letture messe in scena dagli operatori del servizio. La scuola dell’infanzia “O. Cavazzuti” è collocata all’interno di quello che è definito il polo scolastico di Limidi per la compresenza della scuola elementare e del nido, nei pressi della chiesa. La struttura non è di grandi dimensioni per quel che 66 D. GHELFI – L. GUERRA, La programmazione educativa e didattica, Firenze, La Nuova Italia, 1998, pag. 30. 95 riguarda il numero di sezioni presenti, ci sono soltanto tre sezioni (3 anni, 4 anni, 5 anni), ma, essendo di recente costruzione, dispone di ambienti spaziosi adeguati il più possibile alle esigenze del bambino. Oltre alle tre grandi stanze, ognuno collegata al suo bagno, che ospitano le sezioni, sono presenti un ampio salone centrale, un’infermeria, il refettorio, la cucina ed ambienti ad uso esclusivo degli insegnanti e dell’amministrazione. Connessa alla scuola, vi è l’abitazione delle suore, queste ultime contribuiscono all’educazione dei bambini, occupandosi del pre-scuola e dell’insegnamento della religione cattolica. Il numero, relativamente ridotto degli alunni frequentanti (circa 80 bambini) e delle educatrici (6), ha permesso l'instaurarsi di un clima familiare e di condivisione in cui emergono la collaborazione tra le insegnanti, che costruiscono insieme progetti di interclasse e si aiutano vicendevolmente, ma anche tra i bambini, che giocano tra di loro imitando i più grandi e soccorrendo i più piccoli. Le insegnanti hanno anche modo di confrontarsi frequentemente con i genitori che partecipano alla vita scolastica promuovendo iniziative di raccolta soldi e contribuendo alla preparazione di eventi eccezionali quali le feste e le gite. La sezione in cui sto lavorando quest’anno, che seguivo anche l’anno scolastico già trascorso, e per la quale ho ipotizzato il mio progetto è la sezione Stelle. Composta da 24 bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni, suddivisi in 10 maschi e 14 femmine, e condotta, oltre che da me, dall’insegnante Giulia. Se dovessi con un’immagine metaforica descrivere la mia classe, probabilmente, la paragonerei ad un minestrone molto saporito ancora sopra al fuoco acceso: ogni bambino è ben distinto dagli altri, come tanti pezzi di verdura differenti, alcuni dei quali spiccano per diversità sugli altri, ma tutti sono, comunque, ben amalgamati formando nel complesso un gruppo curioso e interessato contraddistinto dalla gioia di giocare e di sperimentare e quindi in continuo subbuglio. Nella sezione, proprio a causa dell’incremento demografico di cui parlavo sopra, sono presenti due bambini stranieri di origini africane, un maschio ed una femmina. Il primo, ancora strettamente legato alla lingua e alla religione del paese di origine, in quanto è musulmano e con i suoi genitori non parla italiano, ha ancora qualche difficoltà a comprendere ciò che gli viene detto dalle insegnanti e dai compagni e ad esprimere ciò che pensa. La seconda, invece, è di religione cattolica e parla perfettamente l’italiano, unica caratteristica che la contraddistingue dalle altre bambine, oltre al colore della pelle, sono i capelli cortissimi, ai quali ogni due, tre mesi attacca treccine che le 96 permettono di cambiare pettinatura variando la lunghezza e lo spessore di esse. Nella classe è presente, inoltre, un bambino che, già a partire dal primo anno di frequentazione della scuola, si è contraddistinto per eccessiva vivacità e per l’uso dell’aggressività nei confronti dei compagni che, in conseguenza a ciò, l’hanno catalogato come il più “cattivo” della classe e, talvolta, lo escludono dai loro giochi sentendosi intimoriti dalla sua presenza. Per concludere l’analisi del contesto in cui si inserisce la mia ipotesi di progetto, vorrei esplicitare alcune attività di promozione alla lettura che sono già state proposte ai bambini nel corso dei due anni di frequentazione del servizio. Noi insegnanti abbiamo da sempre dato molta importanza alla narrazione di storie istituendo, a partire già dalla seconda metà dello scorso anno scolastico, un momento fisso giornaliero in cui i bambini hanno la possibilità di sentire l’adulto leggere ad alta voce. Dopo il momento dell’appello, si dispone sul pavimento un grande tappeto colorato in cui i bambini possono sedersi e inizia la narrazione. Ogni mese e mezzo circa, noi insegnanti ci rechiamo in biblioteca per prendere in prestito una decina di libri, scelti sia per la vicenda raccontata sia per la bellezza delle immagini, e a scuola le leggiamo ai bambini. Dopo le prime due settimane in cui leggiamo ogni giorno una storia nuova, le successive volte, per tre o quattro settimane, chiediamo ai bambini di scegliere, tra le dieci storie lette, quella che vogliono risentire. In queste ultime settimane di rilettura delle storie, i libri sono, inoltre, a disposizione dei bambini che possono guardarli autonomamente. Significativo il fatto che praticamente tutti i bambini, anche i più scalmanati, si avvicinano e sfogliano questi libri e, girando le pagine, raccontano nuovamente la storia, come se la ricordano ma anche introducendo elementi nuovi, rivolgendosi a degli ascoltatori immaginari o anche a compagni disponibili ad ascoltarli. Inoltre, nella sezione è presente una piccola libreria, con affianco un materasso e alcuni cuscini in cui, chi vuole, può recarsi duranti i momenti di gioco libero per un momento di tranquillità. 4.2.3. Presentazione sintetica del progetto Il progetto dal titolo Illuminati dalle fiabe di Christian Andersen nasce principalmente con l’obiettivo di far conoscere ai bambini uno scrittore le cui fiabe, 97 troppo spesso tralasciate all’interno della scuola, hanno una grande valenza educativa e sono portatrici di messaggi che arricchiscono l’animo dei lettori, qualsiasi età essi abbiano. Le fiabe che ho scelto, tra le 157 della sua raccolta completa, sono 5, due o forse tre di queste sono conosciute dai bambini nelle loro versioni ridotte o modificate dai media, le altre dovrebbero essere completamente sconosciute, e sono: La Sirenetta, C’è differenza, Il brutto anatroccolo, I cigni selvatici e Un petalo caduto dal cielo. La scelta è stata fatta in questo modo per dare la possibilità ai bambini di iniziare il progetto sentendosi sicuri e forti per le conoscenze già possedute sull’autore, per poi approdare in territori sconosciuti. Inoltre, ho evitato di scegliere fiabe molto lunghe che avrebbero potuto annoiare o stancare i bambini, anche considerando il fatto che la loro capacità di porre attenzione è ancora abbastanza ridotta. Dopo lo studio che ho effettuato sugli elementi e sulle tematiche religiose che Andersen ha volutamente introdotto nelle sue fiabe e nelle sue storie, mi sono accorta che alcune di esse possono essere un valido strumento da utilizzarsi per l’insegnamento della religione cattolica, non solo nella scuola dell’infanzia, ma anche nella scuola primaria per il tipo di argomenti trattati: il peccato, la morte, il perdono. In questo progetto, oltre a tutti i benefici che, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, i bambini potrebbero ricevere grazie alla narrazione ed in particolare alla narrazione di fiabe, vorrei permettere loro di crescere nella fede in Dio, mettendo in evidenza ed approfondendo quei messaggi divini di amore e misericordia che Andersen ci invia tramite le parole dei suoi personaggi. In particolare, facendo attenzione e approfondendo il tema del diverso, siccome la sezione in cui lavoro, ha bambini che in futuro potrebbero essere emarginati per la loro diversità di “colore” e un bambino che già da adesso viene escluso dai compagni perché essi vedono in lui solo la parte “cattiva”. Il percorso, il cui filo conduttore è l’amore di Dio per tutte le sue creature, si svilupperà a partire dalla fiaba della Sirenetta, in cui si vede l’enorme differenza tra le creature marine e gli umani, determinata, soprattutto dal fatto che questi ultimi hanno un’anima immortale. Successivamente si passerà alla lettura di C’è differenza, in cui viene ribadito il fatto che non tutte le creature sono uguali, come c’è differenza tra un rametto di melo in fiore e un soffione, così anche i bambini sono diversi uno dall’altro, ma Dio ripartisce il suo amore infinito in maniera equa senza dimenticare nessuna delle cose da lui create. Con la fiaba Il brutto anatroccolo si metterà in evidenza il fatto che 98 non bisogna criticare o offendere le persone, che per un motivo o per un altro, si differenziano in modo evidente da noi, perché ogni persona ha caratteristiche che la rendono importante e preziosa; inoltre questa fiaba può parlare direttamente al cuore di quei bambini che si sentono umiliati o messi da parte dicendo loro di lottare affinché le proprie potenzialità possano emergere. Dopo aver visto con queste tre fiabe che Dio ama tutti senza far differenze e che ognuno di noi ha delle caratteristiche che lo rendono unico e prezioso, nelle successive due il bambino viene a conoscenza di alcuni gesti che il Signore fa per dimostrarci il suo amore. Nei Cigni selvatici il Signore esaudisce le preghiere della piccola Elisa e la aiuta a superare i momenti di difficoltà che ostacolano il percorso che l’eroina compie per salvare i suoi fratelli. In Un petalo caduto dal cielo, infine, gli uomini non riescono a riconoscere un dono caduto dal cielo e, oltre a non sfruttare le sue incredibili potenzialità curative, addirittura lo distruggono. Questa trama densa di significati e di emozioni che avvolge le cinque fiabe scelte, non verrà di certo esplicitata ai bambini durante il percorso, in altre parole non ho nessuna intenzione di dire “questa fiaba ci insegna questo…” anche perché le fiabe dicono ad ogni lettore cose diverse in base alle esperienze e alle emozioni che egli ha vissuto o sta vivendo. Quelli espressi sopra sono i messaggi, che io, da insegnante adulta e credente, ho recepito e mi piacerebbe che i bambini della mia sezione recepissero; ma essi devono insorgere in loro spontaneamente nel modo in cui essi riescono a comprenderli, perché se indotti dall’adulto, con le parole del linguaggio comune, non riuscirebbero a capirli fino in fondo. L’unica cosa che farò per agevolare il manifestarsi di questi profondi significati etici e religiosi negli animi dei bambini, sarà proporre qualche breve ma significativa attività di rinforzo, che indicherò con l’appellativo “attività religiosa”. Volevo però precisare che, dopo ogni lettura di fiaba, prima di quelle che ho chiamato attività di rinforzo, inserirò, comunque, sempre un momento in cui i bambini potranno comunicare, a parole o con altre forme di espressione, ciò che la fiaba ha detto loro, senza essere condizionati da nessun tipo di azione da parte dell’adulto. Inoltre, vorrei aggiungere che il mio progetto è stato pensato per una scuola dell’infanzia parrocchiale, in cui le insegnanti sono tenute ad educare i bambini alla fede, non solo nelle due ore di religione settimanali, ma in qualsiasi momento della giornata in cui capiti una buona occasione per farlo. Però lo stesso progetto, si può riproporre, in qualsiasi altra realtà scolastica, omettendo le “attività religiose”. 99 Per concludere, le attività che proporrò successivamente, per le abilità richieste e le tematiche proposte, sono particolarmente indicate per i bambini appartenenti alle sezioni di 4 e 5 anni. 4.2.4. Traguardi per lo sviluppo della competenza […] il concetto stesso di programmazione (in qualsiasi campo lo si utilizzi) richiama necessariamente quello di obiettivo nel senso che non è neppure ipotizzabile un’attività di programmazione/progettazione che non si ponga prioritariamente il problema dei traguardi che intende raggiungere67. Con il progetto Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen, intendo proporre attività e letture che aiutano i bambini ad avvicinarsi ad alcuni di quei traguardi per lo sviluppo delle competenze che devono essere raggiunti alla fine della frequentazione della scuola dell’infanzia. Essi, tratti dalle Indicazioni per il curricolo per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo d’istruzione (DM 31/07/07) del ministro Fioroni, documento programmatico che attualmente le insegnanti devono tenere in considerazione per la programmazione didattica, sono: Il sé e l’altro: - pone domande sui temi esistenziali e religiosi, sulle diversità culturali, su ciò che è bene o male, sulla giustizia, e ha raggiunto una prima consapevolezza dei propri diritti e dei diritti degli altri, dei valori, delle ragioni e dei doveri che determinano il suo comportamento; - è consapevole delle differenze e sa averne rispetto; - ascolta gli altri e dà spiegazioni del proprio comportamento e del proprio punto di vista. Linguaggi, creatività, espressione: - comunica, esprime emozioni, racconta, utilizzando le varie possibilità che il linguaggio del corpo consente. Inventa storie e si esprime attraverso diverse forme di rappresentazione e drammatizzazione. Si esprime attraverso il disegno, la pittura e altre attività manipolative e sa utilizzare diverse tecniche espressive. I discorsi e le parole: 67 D. GHELFI – L. GUERRA, op. cit., 1998, pag. . 100 - il bambino sviluppa la padronanza d’uso della lingua italiana e arricchisce e precisa il proprio lessico; - sviluppa fiducia e motivazione nell’esprimere e comunicare agli altri le proprie emozioni, le proprie domande, i propri ragionamenti e i propri pensieri attraverso il linguaggio verbale, utilizzandolo in modo differenziato e appropriato nelle diverse attività; - racconta, inventa, ascolta e comprende le narrazioni e la lettura di storie, dialoga, discute, chiede spiegazioni e spiega, usa il linguaggio per progettare le attività e per definirne le regole. 4.2.5. Gli obiettivi In questo paragrafo farò l’elenco degli obiettivi che il bambino deve raggiungere; tra questi ci sono anche quelli religiosi ma li ho separati dagli altri in quanto, se il progetto non viene attuato in una scuola parrocchiale, questi si possono omettere: - conosce la vita e alcune delle fiabe di Hans Christian Andersen; - scopre o rafforza il piacere della lettura; - ascolta e comprende racconti di media lunghezza; - arricchisce il proprio lessico; - ricorda e sa raccontare la storia letta dall’adulto rispettando l’ordine cronologico degli eventi; - esprime le proprie idee e le proprie emozioni senza preoccuparsi del giudizio degli altri; - partecipa attivamente alle discussioni; - sa fare confronti tra una versione ed un’altra della stessa storia; - rappresenta con vari linguaggi espressivi le vicende del racconto; - collabora nella realizzazione di lavori di gruppo; - riconosce che ci sono diversità tra gli individui; - impara a rispettare e a valorizzare le diversità altrui; - libera la creatività e la fantasia; - apprende che il Signore ama tutte le sue creature senza far differenze; - scopre l’importanza della preghiera; 101 - si rende conto di non essere mai solo: c’è sempre Dio con lui che lo aiuta e lo consola; - sperimenta l’amore infinito di Dio. 4.2.6. Attività Prima di iniziare ad elencare le attività da me pensate, volevo esplicitare alcuni accorgimenti che userò durante l’intero svolgimento del progetto, per offrire ai bambini un’esperienza il più possibile piacevole e arricchente. Innanzitutto, cercherò sempre di rendere la lettura delle fiabe un momento magico, in cui i bambini sono come catturati dalle parole che si susseguono e non sono costretti all’ascolto da delle imposizioni dall’alto come, ad esempio, l’insegnante che dice “Se dopo non mi sai rispondere alle domande che ti faccio, non andrai a giocare…”, quante volte capita all’interno delle scuole! Per fare in modo che avvenga ciò, mi preparerò alla lettura delle fiabe leggendole prima a casa, per provare le giuste intonazioni, inventare qualche voce particolare da dare ad alcuni dei personaggi, individuare punti in cui inserire espressioni onomatopeiche. Queste piccole sfumature che non sempre vengono in automatico quando si improvvisa nella lettura, rendono il racconto più fluido e avvincente. Inoltre, rievocherò le atmosfere e gli ambienti della storia servendomi, ad esempio, di sottofondi musicali o spostandosi in luoghi differenti dal solito e monotono spazio classe. Nei momenti di conversazione, dividerò la classe in almeno due gruppi che lavoreranno simultaneamente, uno con me e uno con la mia collega, per permettere a tutti i bambini di poter dir la propria senza dilungare troppo i tempi e farli annoiare. La discussione sulle storie lette, inoltre, deve avvenire subito dopo l’ascolto per raccogliere le impressioni quando ancora sono vive e fresche nella mente del bambino. Secondo il mio punto di vista, sarebbe fondamentale non obbligare mai nessuno a parlare se non se la sente. Compito dell’insegnante è quello di creare un clima di ascolto in cui ogni bambino si sente accolto e non giudicato se dice qualcosa di sbagliato. Durante le attività grafico pittoriche, metterò a disposizione del bambino una grande varietà di materiali per permettergli di manifestare a pieno la sua creatività e la sua fantasia. 102 Ma soprattutto, in ogni fase del progetto, manterrò sempre un atteggiamento di flessibilità che mi permetterà di modificare le attività programmate qualora i bambini si dimostrino interessati ad approfondire certi aspetti che non si erano tenuti in considerazione, o annoiati da attività percepite come troppo difficili. 1° INCONTRO Racconto. Una mattina, i bambini trovano al centro dell’angolo dell’appello una valigia, al cui interno sono contenuti un paio di pantaloni, una maglia e una corda. Di chi sarà mai questa valigia? Fortunatamente nel manico di quest’ultima c’è legato un piccolo biglietto con il nome del proprietario: Hans Christian Andersen. L’insegnante afferma di conoscere molto bene il personaggio e narra alcuni degli avvenimenti più significativi che hanno contraddistinto la sua vita, ovviamente senza omettere il fatto che amava molto viaggiare e che nella valigia portava sempre con sé una corda. La valigia “magica” accompagnerà la classe durante lo svolgimento dell’intero progetto, portando per ogni incontro un libro da leggere o un film da vedere. Attività grafico-pittorica. Si chiede ai bambini di disegnare e successivamente di raccontare uno degli episodi della vita di Hans Christian, quello che più li ha colpiti. 2° INCONTRO Lettura. I bambini, entrano in un ambiente un po’ raccolto dove sul pavimento è disteso un grande foglio di plastica trasparente, azzurrino se possibile, sul quale si devono sedere. Nel sottofondo c’è una musica che riproduce i rumori del mare e le luci sono un po’ soffuse; tutto ciò per evocare l’ambiente marino nel quale iniziano e si svolgono una parte delle vicende raccontate dalla fiaba. Lettura della fiaba La Sirenetta. Attività grafico-pittorica. Al termine della storia, si taglia il foglio di plastica in quattro parti e si dividono i bambini in quattro gruppi. Ogni gruppo ha il compito di disegnare sulla sua parte di foglio, servendosi di pennarelli indelebili, smalti e colori acrilici, gli animali e tutti gli altri esseri che popolano il mare, creando uno sfondo marino. L’insegnante si pone in secondo piano, lasciando agire i bambini liberamente senza condizionarli. Ha compito di osservare e documentare le modalità di interazione e se, e solo se, vede che qualcuno non partecipa perché disinteressato o escluso dal gruppo può intervenire suggerendogli come poter dare il suo contributo. Conversazione. L’insegnante mostra a tutti i bambini un piccolo pesce rosso e avvia la conversazione sulle differenze tra gli esseri marini e gli uomini. 103 Attività religiosa. Continuando la conversazione, l’insegnante pone l’attenzione sul fatto che noi umani abbiamo un’anima immortale e incentiva i bambini a parlare delle varie conoscenze che hanno sulla morte e su quello che succede dopo di essa. 3° INCONTRO Film. Visione del film La Sirenetta della Disney. Durante il film l’insegnante sta attenta a registrare eventuali commenti che spontaneamente escono dai bambini. Conversazione. La conversazione è centrata sull’individuazione delle differenze riscontrate tra le due versioni della stessa storia. Le domande stimolo che orientano la discussione sono: Cosa avete trovato di diverso tra il film e il cartone? Quale delle due versioni della storia vi è piaciuta di più? perché? Qual è stato l’episodio che vi ha colpito maggiormente? 4° INCONTRO Lettura. Lettura della fiaba C’è differenza. Se il progetto viene realizzato durante il periodo primaverile, la lettura può essere fatta nel bel mezzo di un prato fiorito; se le condizioni atmosferiche o la stagione non permettono ciò, si può andare in una piccola stanza e, con il proiettore, proiettare su un muro, sgombro da disegni e da mobilio, un’immagine floreale. Conversazione. Conversazione sulla storia: cosa ci ha voluto raccontare l’autore? Attività grafico-pittorica. Dopo aver effettuato una passeggiata nei dintorni con lo scopo di osservare i fiori, chiediamo ai bambini di disegnare uno o più fiori, servendosi di pennarelli, colori a matita o colori a cera. I fiori disegnati e ritagliati verranno poi utilizzati per decorare le finestre dell’aula. In alternativa alla passeggiata, si possono proiettare immagini o fotografie di vari tipi di fiori. Attività religiosa. L’insegnante distribuisce ad ogni alunno un pezzo di creta ed alcuni strumenti per lavorarla, il compito è quello di realizzare una delle innumerevoli creature del Signore: piante, animali, persone. I manufatti, una volta cotti, possono essere colorati con tempere. Se non si dispone della creta o del forno per cuocerla, si può utilizzare la pasta di mais. 104 5° INCONTRO Lettura. L’insegnante legge la fiaba del Brutto anatroccolo servendosi del libropuzzle della Fatatrac, che racconta e illustra la storia in 20 tavole di cartoncino, che unendole tra loro nel giusto ordine, formano un unico grande quadro colorato. Durante la lettura si mostrano le immagini e si compone il puzzle. Conversazione. Dopo aver dato ad ogni bambino un pezzo di puzzle, si chiede loro di ricostruirlo, aggiungendo i pezzi, uno dopo l’altro, nel giusto ordine cronologico. Quando un bambino dispone il suo pezzo deve raccontare anche cosa c’è disegnato sopra di esso a quale pezzo di storia si riferisce. Attività religiosa. I bambini si passano una palla; chi la lancia deve fare un complimento a chi la riceve. Ciò per far capire ai bambini del piacere che si prova a ricevere complimenti. Successivamente si ragiona sul fatto che i giudizi negativi provocano tristezza in chi li riceve e che per questo motivo non si devono mai criticare gli altri. 6° INCONTRO Lettura. L’insegnante legge la fiaba I cigni selvatici. La lettura può essere fatta al “Mulino” a Soliera. Attività grafico-pittorica. Ogni bambino deve disegnare e successivamente raccontare la parte di storia che più l’ha colpito. L’insegnante mette a disposizione, oltre ai colori, pezzi di carta colorata, colla e forbici che il bambino può usare liberamente per abbellire il suo disegno servendosi della tecnica del collage. Attività religiosa. Come la protagonista parla con Dio attraverso la preghiera, i bambini vengono invitati a fare una piccola preghiera spontanea in cui possono o chiedere qualcosa nella speranza di essere esauditi, o ringraziare il Signore per uno dei doni ricevuti. 7° INCONTRO Lettura. La lettura di quest’ultima fiaba Un petalo caduto dal cielo può essere fatta in chiesa, vicino ad un crocifisso. Questo perché la storia ci parla di un dono di Dio, e il dono più grande che Dio ci ha fatto è suo figlio Gesù, ed inoltre in essa è contenuto un riferimento a Cristo molto significativo. Attività di verifica. L’insegnante predispone una scheda con delle vignette, che riproducono momenti determinanti nella storia, disposte in ordine sparso. Il bambino, 105 dopo aver colorato e ritagliato le vignette, le incolla in un altro foglio cercando di individuare il giusto ordine cronologico ed, infine, racconta la storia. Il progetto si compone di sette incontri, della durata di circa 2 ore ciascuno dalla cadenza settimanale, e, quindi, si protrarrà per circa 2 mesi. Il periodo più adatto per proporlo ad una classe, è il periodo primaverile, soprattutto per il fatto che alcune delle attività previste sono da farsi preferibilmente all’aperto. 4.2.7. Valutazione Per cominciare, vorrei precisare che l’oggetto della mia valutazione sarà principalmente il progetto al fine di individuare eventuali carenze e punti deboli da compensare con ulteriori attività aggiuntive. La valutazione sarà, quindi fatta in itinere e si baserà principalmente sull’attenta osservazione della reazione dei bambini alle proposte fatte dall’insegnante. Le domande a cui si dovrà rispondere alla fine di ogni incontro sono: - i bambini si sono divertiti? - ci sono cose che possono essere migliorate per rendere l’incontro più stimolante e arricchente? - l’organizzazione dei tempi era appropriata? - quali difficoltà hanno riscontrato i bambini? - le esigenze dei bambini sono sempre state rispettate? Alla fine del progetto, inoltre verificherò se gli obiettivi posti durante la fase di programmazione sono stati raggiunti. In particolare, per testare l’abilità di ogni bambino di comprendere e saper raccontare una storia, di media lunghezza, ascoltata, ho previsto un’attività di verifica sulla fiaba Un petalo caduto dal cielo, vedi paragrafo precedente. Se questa attività dovesse risultare troppo difficile e quindi solo pochi elementi della classe riuscissero a superarla, ho pensato ad un incontro aggiuntivo di rinforzo, che a livello religioso non introduce nessun messaggio nuovo, ma che favorisce il raggiungimento della suddetta abilità. L’attività di rinforzo consiste nel leggere un’ulteriore fiaba utilizzando la strategia didattica per l’animazione alla lettura dal titolo “una lettura sbagliata”: l’insegnante, dopo aver letto la fiaba, la legge una seconda volta introducendo appositamente degli 106 errori, i bambini devono riconoscere gli errori che si presentano durante la narrazione e urlare “Hai sbagliato?”68. Dopo di ciò, come per il settimo incontro, si consegnerà una scheda con delle vignette da sistemare nel giusto ordine e si chiederà ai bambini di raccontare quello che si ricordano. La fiaba da utilizzare potrebbe essere La principessa sul pisello, fiaba abbastanza corta ma che necessita, comunque, di un buon ascolto e un ragionamento sottostante non così scontato. Infine, osserverò se l’interazione tra i compagni è migliorata e maggiormente basata sulla collaborazione e sull’accettazione reciproca o se si ripropongono dinamiche di esclusione e di beffeggiamento. 4.2.8. Documentazione Il progetto verrà documentato in ogni sua fase perché ogni itinerario che si compie nella scuola assume pieno significato per i soggetti coinvolti nella misura in cui può venire adeguatamente rievocato, riesaminato, analizzato, ricostruito e socializzato69. La documentazione si comporrà di: 2. un diario, nel quale verranno esplicitate, giornalmente, le attività svolte precisando gli spazi e i materiali utilizzati e introducendo frasi significative pronunciate dai bambini durante il lavoro ed eventuali inconvenienti riscontrati; 3. raccolta, ed eventuale esposizione dei materiali prodotti dai bambini; 4. trascrizione delle conversazioni effettuate e registrate servendosi di un registratore audio; 5. foto dei momenti più significativi e salienti; 6. libricino conclusivo, da consegnare alle famiglie, nel quale si presenta brevemente il progetto miscelando insieme foto, disegni scannerizzati, descrizioni e frasi dei bambini. 68 M. SARTO, Voglia di leggere. 25 strategie didattiche per l’animazione alla lettura, Alessandria, Piemme, 1993, pag. 30. 69 Orientamenti della scuola materna (D.M. 3 giugno 1991), pag. 15. 107 Conclusioni Gli obiettivi principali che hanno guidato il mio lavoro di ricerca sull’illustre scrittore danese Hans Christian Andersen, sono stati innanzitutto l’individuazione degli elementi religiosi contenuti nelle sue fiabe e nelle sue storie e solo successivamente, servendosi di quest’ultime, la costruzione di un’ ipotesi di progetto sulla promozione alla lettura e sull’insegnamento della religione cristiana da indirizzare a bambini della scuola dell’infanzia. Ma le ripercussioni che questo studio, conclusivo di una carriera universitaria, ha avuto su di me, sulla mia conoscenza generale e sulla mia formazione da insegnante sono molteplici, e in questo paragrafo conclusivo cercherò di esplicitarle. Innanzitutto, ho approfondito la conoscenza di Hans Christian Andersen, ripercorrendo ogni fase della sua vita e della sua carriera, questo mi ha permesso successivamente di comprendere più a fondo, anche nei significati nascosti, le sue opere letterarie. Andersen, infatti, inserisce in esse molti aspetti che hanno tormentato e contraddistinto la sua esistenza e, attraverso i sentimenti che provano i suoi personaggi, parla di sé stesso e delle emozioni provate nei momenti gioiosi ma anche nei momenti di sofferenza e di solitudine: ad esempio nel Brutto anatroccolo, manifesta tutta la tristezza per la condizione di diversità in cui si trova e che lo porta ad essere umiliato e disprezzato e a fuggire dal contesto ambientale desolante in cui si trova, e successivamente esprime tutta la sua gioia quando la sua natura esce e si manifesta in tutta la sua bellezza. Ho voluto, in questa prima fase di avvicinamento allo scrittore, leggere anche opere appartenenti a generi diversi da quello fiabesco, ed, in particolare, ho letto alcuni romanzi che mi hanno entusiasmato per la concatenazione continua ma inaspettata degli avvenimenti e dei personaggi e mi hanno permesso di indagare sempre più nel profondo l’animo estremamente sensibile e nello stesso tempo forte e tenace di Andersen. In ogni opera letta, anche e soprattutto nell’autobiografia La favola della mia vita, sono presenti riferimenti alla religione cristiana molto forti e chiari. Andersen crede a Dio che è per lui Padre amorevole, che aiuta i suoi figli nei momenti di difficoltà70 anche quando essi sono lontani e isolati i posti impervi71; ma anche il direttore 70 71 H. C. ANDERSEN, I cigni selvatici H. C. ANDERSEN, Nei mari estremi 108 d’orchestra72 che giuda ogni sua creatura verso un destino predeterminato che non si può e non conviene modificare perché è sempre il migliore per ogni creatura73; e quando qualcuno, non ascoltando i suoi insegnamenti, si dimostra irrispettoso e compie gesti non approvati dalla religione, Dio è anche giudice severo che punisce duramente ed è disposto a perdonare solo quando il peccatore si rende effettivamente conto della colpa commessa74. Secondo Andersen ogni uomo appartiene a Dio: In Inghilterra per tutto il cordame della marina reale, piccolo o grande, passa un filo rosso che indica l’appartenenza alla Corona. Così anche nella vita di ogni uomo corre un invisibile filo che mostra che apparteniamo a Dio75. Nelle sue fiabe e nelle sue storie Andersen introduce numerosissimi elementi religiosi, in un numero complessivo di 157 fiabe, la stragrande maggioranza, 135, ne contiene. Interessante notare che oltre a quelli appartenenti alla religione cristiana, ci sono anche elementi e riferimenti ad altre religioni monoteistiche e alla mitologia norrena, a cui è legato per tradizione. Talvolta gli elementi religiosi hanno una semplice funzione accessoria, facendo da ambientazione agli avvenimenti che si susseguono, talvolta sono parte determinante e condizionano ciò che accade. Ciò che rende la produzione di Andersen, effettivamente un utile strumento per l’insegnamento e la trasmissione della fede, sono gli importanti messaggi religiosi trasmessi di cui l’autore si fa divulgatore, mettendosi a servizio per la crescita spirituale delle piccole generazioni. Le tematiche principali affrontate, che possono diventare i fili conduttori di progetti di lettura da proporre ai bambini, sono l’amore incondizionato di Dio per ogni sua creatura e il comportamento che ogni uomo deve tenere e gli atteggiamenti che si devono evitare per non essere puniti ed andare all’Inferno. Nella mia ipotesi di progetto ho deciso di sviluppare il primo filone interpretativo, perché il tema mi sembra maggiormente appropriato per dei bambini ancora piccoli ai quali mi sembra opportuno lanciare messaggi di speranza e di conforto per poter superare e reagire alle prime difficoltà che possono manifestarsi nella loro vita: situazioni di solitudine e momenti in cui si viene disprezzati. Il secondo filone 72 H. C. ANDERSEN, Penna e calamaio H. C. ANDERSEN, Il berretto da notte dello scapolo 74 H. C. ANDERSEN, La ragazza che camminò sul pane 75 H. C. ANDERSEN, op. cit., 1959, pag. 652. 73 109 interpretativo, a mio parere può essere percorso all’interno di un cammino di iniziazione cristiana, rivolgendosi a dei bambini che si preparano a ricevere la Prima Confessione con l’obiettivo di mostrare ad essi quali sono i comportamenti che vanno contro al volere di Dio. Nella fase di ipotesi di progetto, ho potuto costatare che effettivamente le fiabe di Hans Christian Andersen ben si prestano alla formulazione di percorsi religiosi, ma anche percorsi etici che mirano alla valorizzazione e all’integrazione della diversità altrui. Nei prossimi anni di lavoro mi impegnerò a realizzare il progetto Illuminati dalle fiabe di Hans Christian Andersen, all’interno di una sezione per poter costatare di persona quali vantaggi realmente i bambini possano trarre da esso. Per concludere, vorrei manifestare le difficoltà riscontrate soprattutto nel reperimento di materiale critico e divulgativo sull’aspetto religioso dell’autore e delle sue opere, ma ciò è stato per me, più che un elemento ostacolante del mio operato, uno stimolo in più per indagare questo campo, quasi, inesplorato, e sottolineo il quasi, perché Emanuela Ghini nel suo libro La perla preziosa di Hans Christian Andersen ha analizzato, dal punto di vista religioso, quattro delle fiabe dello scrittore. 110 BIBLIOGRAFIA TESTI DI HANS CHRISTIAN ANDERSEN Dialoghi con la luna. Libro di immagini senza immagini, a cura di Angiolo Bandinelli, Stampa Alternativa, 1990 Fiabe, scelte e presentate da Gianni Rodari, traduzione di Alda Manghi e Marcella Rinaldi, prefazione di Knud Ferlov, Torino, Einaudi, 1954 (1), 1992 (2), 2005 (3) Fiabe, traduzione di Anna Cambieri, scelta di Alda Castagnoli Manghi, introduzione di Régis Boyer, con uno scritto di Eugenio Montale, Trento, Oscar Mondadori, 1986 (1) Fiabe, illustrazioni di Lisbeth Zwerger, Pordenone, Edizioni C’era una volta…, 1989 Il violinista, a cura di Lucio Angelici, Roma, Fazi Editore, 2005 La favola della mia vita, Milano, Edizioni Paoline, 1959 Le fiabe più belle, scelte e illustrate da Lisbeth Zwerger, Nord-Sud Edizioni, 1996 Novissime novelle, versione di Maria Tibaldi Chiesa, illustrazioni di Vittorio Accornero, Milano, Hoepli, 1988 O.T., traduzione di Anna Maria Clausen, Roma, Bulzoni Editore, 1975 Peer fortunato, traduzione di José Maria Ferrer, postfazione di Bruno Berni, Milano, Iperborea, 2005 Tutte le fiabe, introduzione a cura di Kirsten Bech, Roma, Newton Compton Editori, 2006 TESTI SU HANS CHRISTIAN ANDERSEN AA. VV., Sirenette di carta e soldatini di inchiostro. Gli illustratori italiani per i 200 anni di Hans Christian Andersen, Genova, Andersen, 2005 ANGELINI, Lucio, Il fiore spirituale di Hans Christian Andersen, in ANDERSEN, Hans Christian, Il violinista, Roma, Fazi Editore, 2005, pp. 353-361 BECH, Kirsten, Introduzione in ANDERSEN, Hans Christian, Tutte le fiabe, introduzione a cura di Kirsten Bech, Roma, Newton Compton Editori, 2006 GHINI, Emanuela, La perla preziosa in Hans Christian Andersen, Milano, Jaca Book, 2002 MARCIANO, Annunciata, Andersen, Verne e Barrie: una lettura pedagogica, Milano, Franco Angeli, 2006 111 RODARI, Gianni, Introduzione in ANDERSEN, Hans Christian, Fiabe, scelte e presentate da Gianni Rodari, traduzione di Alda Manghi e Marcella Rinaldi, prefazione di Knud Ferlov, Torino, Einaudi, 2005, pp. III-XVIII VARMER, Hjordis – BROGGER, Lilion, La favolosa vita di Hans Christian Andersen, Milano, Il castoro bambini, 2004 TESTI DI CARATTERE GENERALE AA. VV., Catechismo della Chiesa cattolica. Compendio, Città del Vaticano, San Paolo, 2005 AA. VV., Danimarca Finlandia Islanda, a cura di Valerio Lugani e Roberto Mercatali, Milano, Aristea, 1972 AA. VV., Danimarca, Islanda: Copenaghen, Odense, Reykjavik e Groenlandia, Milano, Touring club italiano, 2004 AA. VV., Enciclopedia dei simboli, Milano, Garzanti Libri, 2003 BARBIERI, Nicola S., Letteratura per l’infanzia. Teorie pedagogiche e pratiche testuali, con la collaborazione de Chiara Carraro e Giorgia Mezzetti, Padova, Cleup, 2006 BESEGHI, Emy (a cura di), Infanzia e racconto. il libro, le figure, la voce, lo sguardo, Bologna, Bonomia University Press, 2003 BESEGHI, Emy (a cura di), L’isola misteriosa. Specchi delle diversità, Milano, Arnoldo Mondadori, 1997 BETTELHEIM, Bruno, Il mondo incantato. Uso, importanza e significati psicoanalitici delle fiabe, Milano, Feltrinelli, 1977 CALVINO, Italo, Sulla fiaba, a cura di Mario Lavagetto, Torino, Giulio Einaudi editore, 1988 CORBIN, Alain (a cura di), con Nicole Lemaitre, Françoise Thelamon, Catherine Vincent, Storia del cristianesimo, Milano, Bruno Mondadori, 2007 DEKKER, Tom – VAN DER KOOL, Jurien – MEDER, Theo, Dizionario delle fiabe e delle favole. Origini, sviluppo, variazioni, a cura di Fernando Tempesti, Milano, Bruno Mondadori, 2001 GHELFI, Dario – GUERRA, Luigi, La programmazione educativa e didattica, Firenze, La Nuova Italia, 1998 GHINI, Emanuela, La perla preziosa in Hans Christian Andersen, Milano, Jaka Book, 2002 112 GIARDINA, Andrea – SABBATUCCI, Giovanni – VIDOTTO, Vittorio, Profili storici dal 1350 al 1650 con percorsi di documenti e di critica storica, Roma-Bari, Editori Laterza, 1997 INFANTINO, Giorgio, La narrazione nel processo culturale, in “Pedagogia e Scuola”, n. 138, anno ventottesimo, Febbraio – Marzo 2008, pp.22-31 LURIE, Allison, Bambini per sempre. il rapporto tra arte e vita, tra finzione e biografia, Milano, Mondadori, 2005 PAJER, Flavio, Religione. Introduzione al cristianesimo. Per il biennio, Roma, SEI, 1992 PROPP, Vladimir Ja., Morfologia della fiaba e Le radici storiche dei racconti di magia, traduzione di Salvatore Arcella, Roma, Grandi Tascabili Economici Newton, 1992 RAK, Michele, Da Cenerentola a Cappuccetto Rosso. Breve storia illustrata della fiaba barocca, Milano, Bruno Mondadori, 2007 SANTAGOSTINO, Paola, Come raccontare una fiaba… e inventarne cento altre, Como, Red edizioni, 1997. SARTO, Montserrat, Voglia di leggere. 25 strategie didattiche per l’animazione alla lettura, introduzione di Cesari Scurati, Alessandria, Piemme, 1993. SOLINAS DONGHI, Beatrice, La fiaba come racconto, Milano, Arnoldo Mondadori, 1993. SUNDERLAND, Margot, Raccontare storie aiuta i bambini. Facilitare la crescita psicologica con le favole e l’invenzione, Trento, Erickson, 2004. SITI INTERNET http://www.andersen.sdu.dk/index_e.html Sito presentato sia in lingua danese che in lingua inglese che raccoglie i lavori effettuati dal centro di ricerca su Hans Christian Andersen dell’università di Odense. L’ho consultato principalmente per scrivere la vita dell’autore, in quanto vi ci si trova una tabella con la descrizione dettagliata di tutti gli anni di vita di esso. http://www.interchurch.dk Sito presentato sia in lingua danese che in lingua inglese curato e aggiornato dal consiglio delle relazioni internazionali della Chiesa evangelica luterana danese. In esso ci ho trovato alcune notizie sulla situazione attuale e alcune informazioni storiche per quanto riguarda la religione in Danimarca. 113 Allegato 1. Figure ed elementi religiosi nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (tabella) Nella tabella sottostante è possibile trovare: - nella prima colonna, l’elenco di tutte le fiabe e storie scritte dall’autore, per un numero complessivo di 157, con il titolo trascritto sia in italiano che nella lingua originale, il danese; - nella seconda colonna, gli elementi religiosi riscontrati in ogni fiaba con riportato, tra parentesi, le parole che si trovano nel testo e che riconducono ai corrispondenti elementi, quando queste sono differenti dalla dicitura usata per la catalogazione; - nella terza colonna, le eventuali esclamazioni o modi di dire che contengono elementi religiosi che non sono significativi per la ricerca da me effettuata, in quanto non contribuiscono e non influenzano l’andamento della vicenda; - nella quarta colonna, le tematiche e i messaggi religiosi che ho captato leggendo e interpretando le diverse fiabe. TITOLO L’ACCIARINO Fyrtøjet ELEMENTI RELIGIOSI matrimonio (feste nuziali) NICOLINO E NICOLONE Lille Claus og store Claus I FIORI DELLA PICCOLA IDA Den Lille Idas Blomster LA PRINCIPESSA SUL PISELLO Prindsessen paa Ærten POLLICINA Tommielise ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE bontà divina! chiesa (chiesa + casa di Dio) Diavolo funerale (funerali) S. Messa (messa) organo parola di Dio preghiera sagrestano (sagrestano + sagrestani) suono di campane (le campane suonavano a festa) funerale bara tomba preghiera (pregarono) TEMATICHE RELIGIOSE L’importanza di fare la carità ai più bisognosi ah, Signore ben di Dio Il Signore me ne guardi! Oh, Dio mio Dio Mio! Un martirio! Dio com’è brutta! misericordia! matrimonio (nozze) 114 Le opere buone vengono ricompensate TITOLO RAGAZZACCIO Den uartige Dreng ELEMENTI RELIGIOSI IL COMPAGNO DI VIAGGIO Reisenkammeraten LA SIRENETTA Den Lille Havfrue Amor chiesa S. Messa (predica) angelo bara bara Battesimo (era stato battezzato) benedizione (l’aveva benedetto) campanaro campanile chiesa (chiesa + chiesetta + chiesina) cimitero (cimitero + camposanto) clero cristiano (cristiani) croce (croce + croci) Dio (Dio + Il Creatore + Il Padre Celeste) domenica credente (fedeli) matrimonio (nozze) S. Messa (servizio divino + predica domenicale) Paradiso parroco Pasqua Padre Nostro (paternoster) preghiera (preghiera + preghiere + pregare + pregherà per te + s’inginocchio con le mani giunte) redenzione salmo suono di campane (suono di campane + rintocco del campanile) tomba (tomba + tombe) altare anima (anima immortale + anima + anima umana + anima che vive sempre) benedizione campanile (campanili) cattedrale (cattedrali) chiesa Dio matrimonio (matrimonio + promessa nuziale + nozze + sacra cerimonia) monastero Paradiso (Paradiso + Regno dei Cieli + etere) Purgatorio 115 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE Ringrazio Dio Ben di Dio Ringrazia il Signore pulizia di Pasqua TEMATICHE RELIGIOSE Esistenza di una vita ultraterrena L’importanza di fare la carità ai poveri Rispetto dei defunti Affidarsi nelle mani di Dio con la consapevolezza che lui sarà sempre pronto ad aiutarci nei momenti di difficoltà Presenza di un Angelo che da vicino protegge e aiuta il protagonista Capacità purificatrice dell’acqua Esistenza di una vita ultraterrena: gli uomini hanno un’anima immortale che sopravvive alla morte del corpo TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE sacerdote (sacerdote + sacerdoti) suono di campane (sonar le campane + rintocco delle campane + sonarono tutte le campane + campane suonavano a festa + campane sonavano a distesa) tempio tomba incensiere (turiboli) vescovo vita eterna (vita eterna + felicità eterna) IL VESTITO NUOVO DELL’IMPERAT ORE Kaiserens nye Klæder LE CALOSCE DELLA FELICITÀ Likkens Kalosker LA MARGHERITINA Gaaseurten L’INTREPIDO SOLDATINO DI STAGNO Den standhaftige Tinsoldat I CIGNI SELVATICI De vilde Svaner Dio mi assista Mio Dio Signore Iddio anima bara Bibbia (sacre scritture) Inferno immagine sacra (Madonna con il bambino) Paradiso seminario teologia vescovo Santo Cielo Importanza di ringraziare il Signore per le cose meravigliose che ci circondano Dio (Dio + Signore) Diavolo (Diavolo + diavolino) angelo (angioletti) arcivescovo campanile (campanile della chiesa + campanili) chiesa (chiese) cimitero confessionale Dio (Dio + Signore) libro dei salmi matrimonio (festa delle nozze) peccato preghiera (preghiera + pregò + pregando) processione (processione nuziale) salmo suono di campane (campane + campane delle chiese suonarono) tomba (tombe + tombe del 116 Cielo, aiutami! L’impossibilità per il male di agire in anime devote La presenza di un Dio buono che ci aiuta nei momenti di difficoltà e non ci lascia mai soli La presenza onnipotente di Dio che ascolta ed esaudisce la preghiera dei fedeli TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE cimitero) IL BAULE VOLANTE Den flyvende Koffert LE CICOGNE Storkene IL GIARDINO DEL PARADISO Paradisets Have peccato L’ELFO DELLA ROSA Rosen-Alfen IL PRINCIPE CATTIVO (Una leggenda) Den onde Fyrste IL GUARDIANO DI PORCI Svinedrengen Adamo Albero della Conoscenza Allah angelo (angeli + cherubino) bara Bibbia chiesa (chiese) Eva Paradiso (Giardino del Paradiso + Paradiso) peccato (peccato + ho peccato) sogno di Giacobbe tentazione vita eterna La difficoltà di resistere alle tentazioni ingannevoli del Diavolo preghiera (pregò) Dio (Signore) OLE CHIUDIGLIOCCH I Ole Lukøje IL PORCELLINO DI BRONZO Metalsvinet Che il Signore mi protegga! matrimonio (nozze) altare (altare del Signore) angelo (angelo + angeli) chiesa (chiese) Dio sacerdote (sacerdoti) angelo campanile chiesa matrimonio (matrimonio + nozze) Dio (Signore) suono di campane (campane…hanno fatto un bel suono) aureola Madonna (Madonna + Madre di Dio) Gesù (Gesù + Cristo + Signore Gesù) Giovanni Battista (Giovanni) immagine sacra santo (santi) Inferno (Inferi) Paradiso chiesa (chiesa + chiesa di Santa Croce) altare tomba (tomba + sarcofagi) duomo (duomo di Firenze) S. Messa (messa) dei (Dea della Giustizia) Dio è onnipotente e non si può pensare di poterlo sconfiggere oh Dio Dio ci scampi e ci liberi! Dio guardi! tomba 117 Immagine del Giudizio Universale: chi ha una bella pagella sentirà una bella storia chi ce l’ha brutta ascolterà invece una storia orrenda TITOLO IL PATTO D’AMICIZIA Venskabs-Pagten IL GRANO SARACENO Boghveden UNA ROSA DALLA TOMBA DI OMERO En Rose fra Homers Grav LA CAMPANA Klokken L’ANGELO Engelen OGGERI IL DANESE Holger Danske L’USIGNOLO Nattergalen I PROMESSI SPOSI Kœrestefolkene IL BRUTTO ANITROCCOLO Den grimme Ælling MADRE SAMBUCO Hyldemo’er ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE misericordia! altare angelo (angeli) bara benedizione (benedisse) candela chiesa Dio Gesù (Cristo Signore + Cristo) Madonna (Madre di Dio) Olimpo Pasqua preghiera (preghiera + pregammo) Resurrezione (Cristo è risorto!) sacerdote (sacerdote + sacerdoti) benedizione (benedetto) Paradiso (cielo del Signore) superbia TEMATICHE RELIGIOSE Dio sa tutto degli uomini anche i segreti più nascosti tomba altare benedizione campanaro chiesa Cresima Dio (nostro Signore) organo sacerdote (pastore) salmo suono di campane angelo (angelo + angelo del Signore + angeli) Paradiso (Cielo + eterna Beatitudine) Dio (Dio + Signore) angelo (angelo di Dio) Hans Egede Natale cimitero La Morte tomba (tombe) Bellezza della natura creata da Dio Vita oltre la morte Dio sia lodato! Dio sia ringraziato! parroco Dio (Creatore) albero di Natale benedizione (benedizione + deve essere benedetto) chiesa Cresima 118 Dio Guarigione miracolosa TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE libro dei salmi matrimonio (nozze) L’ABETE Rantrœet LA GARA DI SALTO Springfyrene LA REGINA DELLE NEVI Una fiaba in sette storie Sneedronningen Natale per amor di Dio matrimonio (nozze) angelo (angelo + angioletti) bara (bare) benedizione (benedizione del Signore + benedetto) Bibbia campana (campane) chiesa Diavolo Dio vita eterna (eternità) Gesù (Gesù Bambino) Dio (Nostro Signore) Padre Nostro Paradiso (regno dei cieli) preghiera salmo sole di Dio (Sole del Signore + sole di Nostro Signore) suono di campane (campana suona) Rivolgersi al Signore tramite la preghiera nel momento del bisogno Il male che c’è dentro gli uomini offusca la loro vista, la loro mente e li rende diversi L’AGO Stoppenaalen IL MONTE DEGLI ELFI Elverhøj LE SCARPETTE ROSSE De røde Sko cattedrale chiesa (chiese) matrimonio (nozze) organo tomba (tombe) altare angelo (angelo + angelo del Signore) anima bara calice canonica chiesa (chiesa + casa del Signore) cimitero (cimitero + camposanto) Comunione (Comunione + Santa Comunione + Prima Comunione) credente (fedeli) Dio (Dio + Signore) domenica misericordia organo Padre Nostro (paternoster) parola di Dio parroco peccato (peccati) peccatore (peccatori) 119 ben del Diavolo L’amore misericordioso di Dio libera l’anima dai peccati commessi TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE preghiera (preghiera + preghiere) S. Messa (messa + servizio divino) sacerdote (prete) salmo (salmi) santo (santi) tomba vespri LA PASTORELLA E LO SPAZZACAMINO Hyrdinden og Skorsteensfejeren DA UNA FINESTRA A VARTOU Fra et Vindue i Vartou LA PICCINA DEI FIAMMIFERI Den Lille Pige med Svovlstikkerne IL VECCHIO FANALE Den gamle Gadelygte matrimonio (nozze) tomba Dio (buon Dio) preghiera bara Natale anima Dio albero di Natale I VICINI DI CASA Nabofamilierne IL PICCOLO TUK Lille Tuk L’OMBRA Skyggen LA VECCHIA CASA Det gamle Hus LA GOCCIA D’ACQUA Vanddraaben LA FAMIGLIA FELICE Den lykkelige Famiglie STORIA DI UNA MAMMA Historien om en Quel godimento che non si può dividere con altri non è godimento bara angelo domenica salmo tomba Provvidenza chiesa organo tomba Dio (Iddio + Uno) dei (dei pagani) Giudizio Universale matrimonio (nozze) suono di campane (le campane delle chiese suonavano) tempio domenica albero di Natale preghiera parroco tomba (tomba + cassa) bara (feretro) cimitero matrimonio benedizione Dio (Egli + Signore) La Morte (La Morte + Uomo Il Signore decide il destino di ogni creatura: nessuna pianta può essere divelta 120 TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI Moder della morte) miracolo misericordia Paradiso (grande giardino del Paradiso + Regno di Dio + paese sconosciuto) volontà di Dio (volontà di Dio + volontà Tua) ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE senza il suo consenso Non bisogna andare contro la volontà del Signore IL COLLETTO DURO matrimonio Flipperne UN IMMAGINE DEL BASTIONE DELLE FORTIFICAZIONI Et Billede fra Castelsvolden IL LINO Hørren LA FENICE Fugl Phønix UNA STORIA En Historie La vera gioia consiste nell’essere utili al mondo Resurrezione, la vita non finisce dopo la morte del corpo badessa monaco (monachine) Dio (Signore) Adamo Albero della Conoscenza angelo aureola corvi di Odino Eva Fenice (Fenice + uccello del Paradiso) vita eterna (immortalità) libro dei salmi (libro dei canti) Dio (Nostro Signore) Paradiso (Giardino del Paradiso + Paradiso) angelo avarizia chiesa credente Dio Dio (Nostro Signore) domenica fede Giudizio Universale grazia Inferno invidia ira (iracondo) lussuria misericordia (Dio è misericordioso) pace peccato (peccato + peccati) peccatore (peccatore + peccatori) dannazione eterna (pena eterna + fuoco eterno + fuoco dell’Inferno) 121 Immagine dell’Inferno Perfino nei peccatori c’è una parte di Dio, una parte che vincerà il male e li salverà dal fuoco dell’Inferno TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI IL LIBRO MUTO Den stumme Bog LA NONNA Bestmoder LA ROSA PIÙ MERAVIGLIOSA DEL MONDO Verdens deiligste Rose IL BURATTINAIO Marionetspilleren C’È DIFFERENZA! Der er Forskjel! LA STORIA DELL’ANNO Aarets Historie presbiterio pulpito sacerdote salmo sette peccati capitali sole di Dio suono di campane (le campane suonavano) superbia tomba vita eterna (riposo eterno) bara Dio tomba chiesa cimitero bara (feretro) libro di preghiere (libro di preghiere + libro) organo tomba (tomba + cassa) altare (altare del Signore) angelo Battesimo Comunione croce Dio Gesù (Colui che si diede alla morte di croce per salvare gli uomini) preghiera (pregando + prega) sangue di Cristo vescovo dei (dei + un dio + dei greci e romani) Dio (Nostro Signore) Martin Lutero (Lutero) miracolo (miracoli) Mosè sacerdote Spirito Santo (spirito) Creazione Dio (Signore + Creatore) vita eterna (eternità) Paradiso (Cielo) superbia altare benedizione chiesa Mosé Natale Dio (Signore) suono di campane (le campane della chiesa suonarono + le campane suonano) VERO VERISSIMO Det er ganske vist! 122 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE Sia Benedetto TEMATICHE RELIGIOSE Non esiste amore più grande di quello dimostrato da Gesù che si è immolato per l’umanità intera Il mondo intero è pieno di cose miracolose, ma ci siamo così abituati che li chiamiamo oggetti di tutti i giorni Il Signore ama tutte le sue creature senza fare differenze Siamo tutti uguali davanti al Signore TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI L’ULTIMO GIORNO Paa den yderste Dag IL NIDO DI CIGNO Svanereden UN ANIMO DI BUONUMORE Et godt Humeur IL FOLLETTO IN CASA DELLO SPEZIALE Nissen hos Spekhøkeren SOTTO IL SALICE Under Piletrœet angelo anima aureola comandamenti (comandamenti + Legge) Consacrazione credente cristianesimo (dottrina di Cristo) cristiano dannazione eterna devoto Dio (Dio + Lui) ebreo (figlio di Israele) fede grazia La Morte (La Morte + l’angelo della morte) vita eterna (limpidezza eterna) Mosé musulmano (confessione di Maometto) Paradiso (Cielo + cielo di Dio + gloria infinita + regno dei cieli + Regno celeste) peccato peccatore porta del Paradiso (porta del Cielo) religione superbia Trasfigurazione Vangelo dei Dio (Signore + Nostro Signore) pagani cimitero fede matrimonio omelia (predica in chiesa) tomba (tomba + tombe) vescovo ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE Visione di Andersen sul Giudizio Universale benedizione Dio Natale angelo (angelo di Dio) Bibbia chiesa cimitero Comunione Cresima cristiano croce devoto Dio Dio (Dio + Nostro Signore domenica Dio protegge gli uomini, specialmente i più piccoli che più facilmente potrebbero andare in pericolo 123 TITOLO LA VECCHIA PIETRA TOMBALE Den gamle Gravsteen DUE VERGINI To Jomfruer CUORE AFFRANTO Hjertesorg OGNI COSA AL SUO POSTO Alt paa sin rette Plads! FRA MIGLIAIA DI ANNI Om Aartusinder CINQUE IN UN BACELLO Fem fra en Ærtebœlg NON ERA BUONA A NULLA Hun duede ikke IL PORCELLINO SALVADANAIO Pengegrisen L’ULTIMA PERLA Den sidste Perle UN PETALO CADUTO DAL ELEMENTI RELIGIOSI duomo (duomo + Duomo di Nostra Signora) Giudizio Universale Natale organo tomba (tombe) angelo bara chiesa cimitero convento Dio (Dio + Signore) funerale (funerali) matrimonio (nozze) pulpito tomba ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE Oh Signore matrimonio tomba benedizione Bibbia Cresima Diavolo Dio domenica funerale Sodoma e Gomorra Dio solo sa San Pietro angelo Dio (Dio + Signore Iddio + Signore) Paradiso (cielo) Candelora chiesa cimitero Dio (Dio + Signore) domenica funerale (funerali) matrimonio Paradiso (regno di Dio + regno dei Cieli) tomba Non bisogna giudicare gli altri specialmente se si conoscono solo superficialmente bara funerale (funerali) ali angelo custode (angelo custode + angelo) arcobaleno bara (bara + cassa) Spirito Santo angelo bara 124 Bellezza divina della natura Chi si sente umiliato, TITOLO CIELO Et Blad fra Himlen ELEMENTI RELIGIOSI NEI MARI ESTREMI Vet det yderste Hav GIANBABBEO Klods-Hans IB E LA PICCOLA CHRISTINE Ib og lille Christine «LA STRADA DELL’ONORE SEMINATA DI SPINE» «Ærens Tornevei» LA RAGAZZA EBREA Jødepigen Bibbia croce Dio (Dio + Signore) fede Gesù (Lui) Paradiso (giardino del cielo + cieli) ali (ali di un Angelo) angelo Bibbia (Bibbia + Libro) Dio fede organo preghiera (preghiere) parola di Dio (Santa Parola) speranza tomba (tombe) ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE incompreso o insultato, si può consolare pensando che Gesù, il più puro e buono di tutti, ha ricevuto le umiliazioni più grandi Onnipresenza di Dio anche nei posti più lontani e isolati dall’umanità anima chiesa cimitero Cresima Dio (Nostro Signore) matrimonio pulpito sacerdote tomba aureola bara beatitudine dei Dio fede suono di campane (campane di giubilo risuonano) tomba altare Antico Testamento Battesimo (Battesimo cristiano) benedizione Bibbia chiesa cimitero (cimitero dei cristiani) comunità dei fedeli cristianesimo cristiano (cristiana + cristiani + cristiano) Dio discepoli domenica ebreo (bambina ebrea + ragazza ebrea + ebrea + figlia di Israele + di confessione mosaica) fede (fede + fede cristiana) Gesù (Egli + Lui + Cristo Signore) Giovanni Battista (Giovanni) 125 “Il cristianesimo ci comanda di perdonare i nostri nemici, di amare il nostro prossimo. Dio è Amore!” Immagine di conversione TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE UN PEZZETTO DI FILZA DI PERLE Et Stykke Perlesnor Nuovo Testamento organo parola di Dio preghiera religione Resurrezione salmo (canto dei salmi +salmi) sole di Dio Spirito Santo tomba (tomba + tombe cristiane) Vangelo (Vangelo + Vangeli) arcivescovo benedizione chiesa cimitero croce Dio (Nostro Signore) monaco (monaci) monastero organo Paradiso (orto di Dio) Pentecoste prevosto sacerdote salmo (salmi) suono di campane (le campane suonavano) tomba (tomba + tombe + sarcofago) IL COLLO DI BOTTIGLIA Flaskehalsen BRODO FATTO CON UNO STECCHINO DI SALSICCIA Suppe paa en Pølsepind QUALCOSA Noger L’ULTIMO SOGNO DELLA VECCHIA QUERCIA Det gamle Egetœes sidste Drøm benedizione (benedizione del Signore) matrimonio In nome di Gesù! dei (dio dell’amore) matrimonio suono di campane (mille campane suonassero + suoni di campane) angelo Dio (Signore) funerale grazia Paradiso porta del Paradiso San Pietro (San Pietro + Reverendo) tomba altare Gesù (Cristo) Natale Paradiso (cielo del Signore) preghiera salmo (salmo + canto dei salmi) suono di campane (campane delle chiese suonare dappertutto + campane delle chiese suonarono) 126 Immagine del Giudizio Universale TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE vita eterna LE CORSE Hurtigløberned IL GORGO DELLA CAMPANA Klokkedybet LA PIETRA FILOSOFALE De Vises Steen IL BERRETTO DA NOTTE DELLO SCAPOLO Pebersvends Nathue altare campana (campana + campanone + campane) campanile chiesa monaco (monaco + monaci) monastero Paradiso (volta del Cielo + Regno dei Cieli) preghiera (pregava) suono di campane (le campane delle chiese suonano) suora vescovo accidia (pigrizia + pigro) altare (altari) amen Amore di Dio (amore infinito) angelo anima arcobaleno benedizione (benedizioni) Bibbia campana (campana della chiesa) cristianesimo devoto (devoti) Diavolo (Diavolo + demonio) Dio (Dio + Egli + Nostro Signore) fede incenso invidia Israele La Morte (La Morte + angelo della morte) Mosè Paradiso (cielo) religione sacerdote Jon speranza Terra di canaan vanità vita eterna (vita eterna + vita dietro la tomba + Vita dopo la Morte) volontà di Dio (Sua volontà) bara chiesa Dio (Dio + Nostro Signore) grazia (grazia del Signore) Madonna (Santa Vergine) misericordia (opere pie) monaco (monaco + monaca) salmo Santa Elisabetta 127 La pigrizia è la radice di ogni male Il Diavolo ostacola gli uomini che vogliono proclamare la verità La fede ci dà la certezza dell’esistenza di una vita eterna La volontà di Dio è quella migliore TITOLO IL LIBRO DELL’ABC ABC-Bogen LA FIGLIA DEL RE DELLA PALUDE Dynd-Kongens Datter ELEMENTI RELIGIOSI PENNA E CALAMAIO Pen og Blœkhuus segno della croce tomba (tombe) vanità dei Dio (Dio + Nostro Signore) vita eterna Thor (Zeus) acqua del Battesimo altare angelo anima arcobaleno Battesimo benedizione Bibbia (Bibbia + Scrittura) chiesa comunità dei fedeli Confessione Consacrazione croce dei ( dei + idoli) devoto (devoti) Dio (Dio + Signore + Padre) fede Freia Gesù (Cristo + Colui + Gesù Cristo + Lui + Verbo) Giudizio Universale grazia (grazia del Signore) incensiere (incensiere + incensieri) incenso Maometto matrimonio (nozze) miracolo (miracoli) misericordia Mosè Odino Paradiso (Regno dei Cieli) preghiera (preghiera + preghiere) Ragnarok S. Messa sacerdote (sacerdote cristiano + sacerdoti cristiani + uomo cristiano + giovane cristiano) salmo sangue di Cristo sant’Anscario santo (santi) segno della croce Spirito Santo tempio (templi) Thor tomba Dio (Onnipotente + Lui + Eterno Maestro) parabola 128 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE Eucarestia: “vino e pane consacrati venivano trasformati nel sangue di Colui che aveva dato sé stesso per le generazioni ancora a venire” Ognuno di noi è formato da due parti: una buona e una cattiva, con la preghiera e l’aiuto del Signore, attraverso i sacerdoti, possiamo fare in modo che prevarichi la parte buona Forza purificatrice dello Spirito Santo Gli uomini sono solo gli strumenti di una meravigliosa volontà divina TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE GALLETTO MASSARO E GALLETTO BANDERUOLA Gaardhanen og Vejrhanen «DELIZIOSA!» «Deilig!» IL VENTO RACCONTA DI VALDEMAR DAAE E DELLE SUE FIGLIE Vinden fortœller om Valdemar Daae og hans Døttre angelo (angeli) anima (anima + anime) cristiano Madonna (Madonne + Madonna) matrimonio Papa Paradiso (cielo) suono di campane (suoni di campana) Venere anima (anima + animo) arca di Noè Dio (Nostro Signore) Gesù (Cristo) Pasqua preghiera (preghiera + pregava) salmo (salmi) suono di campane (le campane suonavano + la campana suonò) superbia tomba (tomba + tombe) Dio sia ringraziato! L’amore deve andare oltre l’apparenza del corpo e indagare lo spirito DUE FRATELLI To Brødre LA RAGAZZA CHE CAMMINÒ SUL PANE Pigen, som traadte paa Brødet OLE, IL GUARDIANO DEL CAMPANILE Taarnvœgteren Ole angelo (angelo di Dio) anima (animo + anima) avarizia (avaro) Davide Diavolo Dio (Dio + Nostro Signore + Signore) Gesù (Salvatore) grazia Inferno Natale Paradiso (Paradiso + Regno dei Cieli) peccato porta del Paradiso (porta della grazia) preghiera (preghiere + pregava) salmo superbia accidia (pigrizia) Adamo arca di Noè avarizia bara benedizione Bibbia campanile (campanile + campanili) 129 Se non si rispettano i doni del Signore, si compie peccato e si viene puniti. Immagine dell’Inferno Redenzione di un’anima dannata L’ubriacarsi è uno dei peccati capitali… sembra il minore, ma porta a compiere tutti gli altri TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ANNE LISBETH Anne Lisbeth DISCORSI DI BAMBINI Børnesnak UNA STORIA DALLE DUNE TEMATICHE RELIGIOSE Espiazione dei peccati: il Signore perdona e accoglie nel Paradiso solo gli uomini che si pentono veramente dei peccati commessi superbia IL BAMBINO NELLA TOMBA Carnet i Graven chiesa Diavolo (Diavolo + Satana) Eva gola (ubriacarsi) peccato (peccati) sagrestano sette peccati capitali tomba (tomba + tombe) vanità altare angelo (angelo di Dio + angelo) anima (anima + animo) Bibbia Candelora chiesa (chiesa + casa di Dio) cimitero croce Dio (Dio + Nostro Signore) Giudizio Universale (ora del Giudizio) grazia misericordia (opere buone) pace Paradiso (Paradiso + Regno dei Cieli) peccato (peccato + peccati + vizi) profeta Gioele prossimo (nostro prossimo) sagrestano suono di campane (campane dei vespri suonavano) superbia tomba vespri ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE anima (anima eterna) bara beatitudine chiesa cimitero Cresima Dio (Dio + Nostro Signore + Signore mio Dio) funerale (funerali) La Morte Paradiso parola di Dio (parola) preghiera (preghiera + preghiere + giunse le mani + pregò) suono di campane (suonano le campane del Paradiso + le campane della chiesa suonarono) tomba altare Amore di Dio (amore di Dio + 130 La volontà di Dio è sempre la migliore Non bisogna farsi prendere dallo sconforto e trascurare i propri doveri Non bisogna mettere in dubbio l’esistenza di una TITOLO En Historie fra Klitterne ELEMENTI RELIGIOSI IL GIORNO DEL TRASLOCO Flyttedagen Dio infinito) bara Battesimo (battezzato) beatitudine Bibbia campana (campane) campanile candela (candele) chierico (chierichetti) chiesa (chiesa + chiese + casa di Dio) cimitero Comunione comunità dei fedeli croce Dio (Dio + Nostro Signore + Signore + Nostro Creatore + Lui) dolmen domenica (domenica + domeniche) duomo ebreo fede (fede + fede cristiana) funerale (funerale + funerali) Gesù (Cristo) grazia (grazia di Dio) immagine sacra (Maria + Gesù + santi Apostoli) incensiere (incensieri) incenso matrimonio (nozze) monaco (monaci) omelia (predica) organo pane e vino Paradiso (Paradiso + Regno dei Cieli) parrocchia preghiera processione pulpito S. Messa (funzione) sacerdote (sacerdote + sacerdoti) salmo (salmo + salmi + canto dei salmi + cantare un salmo) salmo di Davide spirito di Loki suono di campane (suono delle campane) superbia tomba (tomba + tombe + sarcofagi) vita eterna (eternità + vita eterna + altra vita) calzolaio di Gerusalemme campanile La Morte 131 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE vita eterna Chi soffre nella vita terrena, verrà ricompensato nel Paradiso Il giorno del Giudizio arriva improvviso Immagine del giorno del TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE Natale Paradiso (paese dell’eternità + paese dell’immortalità) LA FARFALLA Sommerfuglen L’UOMO DI NEVE Sneemanden Giudizio matrimonio LA VERGINE DEI GHIACCI Lisjomfruen PSICHE Psychen TEMATICHE RELIGIOSE beatitudine chiesa (chiesa + chiesetta) comunità dei fedeli Dio (Dio + Nostro Signore + Signore) domenica Gesù (Cristo Signore + Gesù Cristo + Lui + Egli) Giudizio Universale grazia immagine sacra (Maria) matrimonio (nozze + benedizione nuziale) Dio sia benedetto miracolo Natale organo Paradiso (Cieli) peccato peccatore suono di campane (rintocco delle campane + tintinnante come le campane + le campane risuonarono + le campane risuonavano + risuonava la campana + non smisero di suonare) altare Amore di Dio (amore di Dio + Amore + amore infinito) angelo anima (anima + anime) Apollo beatitudine chiesa convento credente croce Diavolo (Diavolo + satana) Dio (Dio + Signore) Eva fede frate (frate + frati) Gerusalemme Gesù (Gesù + figlio della chiesa) grazia (grazia + dono di grazia) immagine sacra (immagini sacre + Maria) incenso Madonna (Madre) miracolo 132 Dio fa sì che accada il meglio per noi! Gesù stesso ha dato il suo Sangue per noi Il male tenta sempre gli uomini, come aveva fatto il serpente con Adamo ed Eva Bisogna mettere a frutto i doni che il Signore ci concede TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI LA LUMACA E LA SIEPE DI ROSE Sneglen og Rosenhœkken LA MONETINA D’ARGENTO Sølvskillingen LA DILIGENZA DEI DODICI POSTI Tolv med Posten LO SCARABEO Skarnbassen monaco (monaco + monaci) monastero pace Papa parabola Paradiso peccato processione (processioni + processione) religione religione S. Messa (messe) sacerdote (sacerdoti) sangue di Cristo (sangue) santo (santi) suono di campane (rintocco della campana della chiesa + le campane suonavano) suora (suora + suore) tempio (tempio + templi) Thor (Giove) tomba (tomba + tombe) vanità Vaticano (Vaticano + città dei papi) vita eterna (eternità + immortalità) benedizione libro dei salmi albero di Natale angelo chiesa domenica Natale quaresima S. Messa stella cometa (stella di Betlemme) Allah corano matrimonio (nozze) sacerdote Bibbia cristianesimo dei (dei + divinità) ebreo (ebrei) Mosè pace Spirito Santo (Spirito) Dio vi benedica! NEL RECINTO DELLE ANATRE I Andegaarden LA MUSA DEL NUOVO SECOLO Det nye Aathundredes Musa ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE 133 TEMATICHE RELIGIOSE TITOLO IL VESCOVO DI BOERGLUM E I SUOI PARENTI Bispen paa Børglum og hans Frœnde LA VECCHIA CAMPANA DELLA CHIESA Dem gamle Kirkeklokke QUEL CHE FA IL BABBO È SEMPRE BEN FATTO Hvad Fatter gjør, det er altid det Rigtige IL BUCANEVE Sommergjœkken LA TEIERA Theepotten L’UCCELLO DEL CANTO POPOLARE Folkesangens Fugl, En Stemning I FUOCHI FATUI ELEMENTI RELIGIOSI tomba (sarcofago) vita eterna (immortalità + eternità) abbazia altare candela (candela + candele) chierico (chierici) chiesa (chiesa + casa di Dio) comunità dei fedeli Dio (Dio + Egli + Nostro Signore) Giudizio Universale (sommo giudizio) incenso Inferno monaco (monaci) Natale Papa preghiera S. Messa suono di campane (campane suonano) tomba vescovo Battesimo Bibbia campana campanile chiesa cimitero croce Dio (Dio + Nostro Signore) fede funerale Gesù (Messia + Colui) matrimonio salmo (salmi) suono di campane (campana della chiesa suonò) timor di Dio tomba (tombe) ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE Siate Benedetti! Dio sia ringraziato Dimenticare sé stessi negli altri croce Dio dolmen fede organo altare Fuochi fatui 134 TITOLO SONO IN CITTÀ, DISSE LA VECCHIETTA DEL PANTANO Lygtemœndene ere Byen, sagde Mosekonen ELEMENTI RELIGIOSI bara Battesimo candela (candele) chiesa cimitero Diavolo Dio (Nostro Signore) Inferno monaco Natale sacerdote salmo tomba (tombe) altare angelo (angeli) arcobaleno aureola (aureole) Battesimo (fu battezzato) chiesa Dio (Nostro Signore) organo pace Padre Nostro parola di Dio sole di Dio tomba bara (cassa da morto) chiesa S. Messa sacerdote (sacerdoti) ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE IL MULINO A VENTO Veirmøllen IL TESORO TUTTO D’ORO Guldskat LA TEMPESTA SPOSTA LE INSEGNE Stormen flytter Skilt NELLA STANZA DEI BAMBINI I Børnestuen CELATO NON È DIMENTICATO Gjemt er ikke glemt LA ZIA MATERNA Moster IL ROSPO Skrubstudsen I PICCOLI VERDI De smaa Grønne IL FIGLIO DEL PORTIERE Portenerens Søn Dio ce ne liberi! Signore Dio benedizione (li benedice) matrimonio (nozze) chiesa Dio (Nostro Signore) preghiera (pregasti) Dio vede, ricorda e ricompensa le opere buone compiute dagli uomini Dio (Nostro Signore) domenica Giudizio Universale Paradiso (Regno dei Cieli + cielo) religione tomba Creazione (creazione di Dio) Dio benedizione matrimonio angelo benedizione chiesa Cresima Dio (Dio + Nostro Signore) “Dio decide” 135 TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI IL FOLLETTO E LA SIGNORA Nissen og Madamen L’ISOLA DI VAENOE E L’ISOLA DI GLAENOE Vœnø og Glœnø LA DRIADE Dryaden IL QUADERNO ILLUSTRATO DEL PADRINO Gudfaders Billedbog grazia libro dei salmi matrimonio Pasqua salmo (salmo di lode e ringraziamento + salmo per i morti) tempio (templi + tempio) tomba vita eterna (immortalità) domenica Natale sacerdote vescovo campanile chiesa Giudizio Universale (Giudizio) matrimonio Padre Nostro suono di campane (campane della chiesa…suonarono + suonare delle campane della chiesa + suono di campane) altare campanile (campanili) candela (candele) chiesa (chiesa + chiese + chiesa della Maddalena) confessionale (confessionale + confessionali) Dio (Signore + Nostro Signore) domenica Giudizio Universale incenso libro di preghiere (libro delle preghiere) Natale organo preghiera (preghiere + per pregare) sacerdote vita eterna bara benedizione (è stato benedetto) Betlemme Bibbia candela (candele) chiesa (chiesa + chiesa di Nostra Signora + chiesa di San Nicola + chiesa di San Pietro) convento (conventi) cristianesimo Diavolo Dio (Dio + Nostro Signore + Signore + Signore Iddio) fede Giovedì Santo grazia 136 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE Dio ti benedica nei cieli! TEMATICHE RELIGIOSE “Solo Dio decide la felicità” TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE Hans Egede incenso Luteranesimo (dottrina di Lutero) Martin Lutero matrimonio (nozze) monaco (monaci) Natale pace Papa Paradiso pulpito quaresima S. Messa (messe) sacerdote salmo (salmi) suono di campane (campane suonavano + suonano +suonarono) tempio tomba Vangelo vescovato vescovo (vescovo + vescovi) vescovo Absalon vescovo Erlonds vescovo Svane vita eterna GLI STRACCI Lacerne I GIONI DELLA SETTIMANA Ugedagene CHI FU LA PIÙ FELICE? Hvem var den Lykkeligste? PEITER, PETER E PEER Peiter, Peter og Peer LE STORIE DELLA LUCE E DEL SOLE Solskins-Historier LA FAMIGLIA DELLA GRETHE DEI POLLI Hønse-Grethe familie chiesa devoto (persone devote) domenica Freia (Freia + Venere) sacerdote Thor (Thor +Giove) bara benedizione fede vita eterna (immortale) angelo anima candela (candela di Natale) Diavolo Dio (Dio + Nostro Signore) Gesù (agnello di Dio) La Morte Paradiso (paese dell’eternità) chiesa Dio fede vita eterna (immortalità) campana (campane) candela chiesa (chiesa + chiese) Dio (Dio + buon Dio + Signore) Epifania funerale 137 “La fede rende beati” L’abito non fa il monaco TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE grazia matrimonio Natale peccato (peccati) pulpito sacerdote sagrestano suono di campane (le campane della chiesa suonarono + le campane della chiesa chiamavano) tomba QUELLO CHE IL CARDO VISSE Hvad Tidselen oplevede GUARDA QUELLO CHE SI PUÒ INVENTARE Hvad man kan hitte paa LA FELICITÀ PUÒ STARE IN UNO STECCHINO Likken kan ligge i en Pind LE CANDELE Lysene domenica matrimonio Natale Dio (Nostro Signore) Dio (Dio + buon Dio) LA COSA PIÙ INCREDINILE Det Utroligste IL BISNONNO Oldefa’er QUELLO CHE L’INTERA FAMIGLIA Dio (Nostro Signore) Padre Nostro Pasqua Pentecoste Adamo angelo (angeli) arcobaleno chiesa comandamenti (comandamento + comandamenti + Tavole della Legge) Dio Eva fede Gesù (Nostro Salvatore) incenso matrimonio (nozze) monaco (monaci) Mosè organo preghiera Re Magi (tre Re Magi + Magi dell’oriente) sette peccati capitali benedizione Dio (Dio + Nostro Signore) fede pace Bibbia Creazione Diluvio 138 Il Signore accompagna ogni uomo in ogni momento della sua vita sia TITOLO ELEMENTI RELIGIOSI DICEVA Dio (buon Dio + Dio + Nostro Hvad hele Familien Signore + Lui) sagde Gesù (Re dei Re) grazia Padre Nostro Paradiso (cielo) preghiera vita eterna (eternità) «BALLA, BALLA, BAMBOLA MIA!» «Dandse, dandse, Dukke min!» «CHIEDI ALLA MAMMA chiesa ERBIVENDOLA!» matrimonio «Spørg sacerdote (pastore) Amagermo’er» IL GRANDE SERPENTE MARINO Den store Søslange LA PULCE E IL PROFESSORE cristiano (cristiani + cristiano) Loppen og Professoren anima LA COMETA Dio Kometen salmo (canto dei salmi) vescovo Absalon altare arcobaleno bara candela (candele) chiesa cimitero Comunione comunità dei fedeli Consacrazione (eucarestia) Cresima Diavolo (Diavolo + maligno) QUELLO CHE Dio (Dio + Nostro Signore + Signore Iddio + Signore) RACCONTÒ LA VECCHIA domenica JOHANNE Domenica delle Palme Hvad gamle fede Johanne fortalte funerale (funerali + funerale) grazia libro dei salmi matrimonio (matrimonio + nozze) misericordia Natale Padre Nostro Paradiso (Regno dei Cieli) parrocchia Pentecoste pulpito 139 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE TEMATICHE RELIGIOSE nell’avversità che nella prosperità Nella Bibbia ci sono le risposte ad ogni domanda Dio misericordioso! “Il Signore non desidera avere alla sua mensa ospiti riluttanti” TITOLO LA CHIAVE DEL PORTONE Portnøglen ELEMENTI RELIGIOSI LO STORPIO Krøblingen LA ZIA MALDIDENTI Tante Tandpine IL GIARDINIERE E I PADRONI Gartneren og Herskabet URBANO sacerdote salmo (salmo + canto dei salmi) tomba vita eterna bara chiesa cimitero clero domenica funerale (funerale + funerali) matrimonio (matrimoni) Papa porta del Paradiso (porta del Cielo) tomba (tombe) Adamo Comunione Dio (Nostro Signore + buon Dio + Dio + Signore mio Dio) Eva funerale (funerali) matrimonio (matrimoni) Natale parrocchia peccato originale sacerdote (pastore) salmo Adamo angelo (angelo + angelo di Dio) Cresima Dio Eva funerale (funerali) organo Paradiso (cielo + Giardino del Paradiso) tomba vita eterna (immortalità) devoto Dio (Nostro Signore) Natale abate Apostolo Paolo Bibbia Bibbia (Sacre Scritture) campanile (campanili) cattedrale chiesa cimitero convento crocifisso Dio (Signore) fede monaco (monaco + monaci) tomba vita eterna (eternità) 140 ESCLAMAZIONI e MODI DI DIRE Beatitudine TEMATICHE RELIGIOSE Allegato 2. Numero delle fiabe e delle storie di Hans Christian Andersen con e senza elementi religiosi (grafico) Il numero totale delle fiabe e delle storie esaminate è 157, 156 appartenenti alla raccolta italiana Tutte le fiabe edito dalla Newton Compton Editori più la fiaba Urbano che si trova tradotta in lingua italiana nel testo del professore Nicola Barbieri Letteratura per l’infanzia. Teorie pedagogiche e pratiche testuali pubblicato dalla CLEUP nel 2006. Su 157 fiabe e storie, 135 contengono elementi religiosi, tra queste, 19 presentano un solo elemento, le rimanenti 22 sono sprovviste di riferimenti religiosi ad eccezione di qualche esclamazione che non risulta significativa nella storia. Fiabe in cui non sono presenti elementi religiosi: 1. La principessa sul pisello* 2. Il vestito nuovo dell’imperatore* 3. Soldatino di stagno 4. I promessi sposi* 5. L’ago 6. Un’immagine del bastione delle fortificazioni 7. Vero verissimo 8. Due vergini 9. Gianbabbeo 10. Le corse 11. Galletto massaro e galletto banderuola 12. Due fratelli 13. L’uomo di neve 14. La monetina d’argento 15. Nel recinto delle anatre 16. Quel che fa il babbo è sempre ben fatto* 17. Il bucaneve 18. La teiera 141 19. Il mulino a vento 20. Gli stracci 21. «Balla, balla, bambola mia!» 22. Il grande serpente marino Fiabe in cui è presente un solo elemento religioso: 1. L’acciarino* 2. Pollicina* 3. La margheritina 4. L’intrepido soldatino di stagno* 5. Il baule volante* 6. Le cicogne 7. Il guardiano dei porci* 8. Una rosa dalla tomba di Omero 9. L’abete* 10. La gara di salto 11. La pastorella e lo spazzacamino 12. La goccia d’acqua 13. La famiglia felice 14. Il colletto duro 15. Fra migliaia di anni 16. Discorsi di bambini 17. La felicità può stare in uno stecchino 18. Le candele 19. La pulce e il professore Le fiabe contrassegnate con l’asterisco presentano esclamazioni o modi di dire che citano elementi religiosi, senza che essi assumano un ruolo significativo nella storia. Elementi religiosi nelle fiabe di Hans Cristian Andersen 14% 12% Fiabe senza elementi religiosi Fiabe con un solo elemento religioso Fiabe con più di un elemento religioso 74% 142 Allegato 3. Elenco degli elementi religiosi riscontrati nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (tabella) Nella tabella sottostante ho riportato, in ordine alfabetico, tutti gli elementi religiosi che, grazie ad una lettura sistematica ho rintracciato nelle fiabe di Hans Christian Andersen. Nella seconda colonna è indicato il numero quantitativo delle fiabe che includono ogni singolo elemento. ELEMENTI RELIGIOSI ELEMENTI RELIGIOSI N° FIABE N° FIABE 1. abate 1 24. avarizia 3 2. abbazia 1 25. badessa 1 3. accidia 2 26. bara 28 4. acqua del battesimo 1 27. Battesimo 8 5. Adamo 6 28. beatitudine 5 6. Albero della Conoscenza 2 29. benedizione 24 7. albero di Natale 4 30. Betlemme 1 8. ali 2 31. Bibbia 19 9. Allah 2 32. calice 1 10. altare 21 33. calzolaio di Gerusalemme 1 11. amen 1 34. campana 6 12. Amor 1 35. campanaro 2 13. Amore di Dio 3 36. campanile 12 14. angelo 33 37. candela 9 15. angelo custode 1 38. Candelora 2 16. anima 16 39. canonica 1 17. Antico Testamento 1 40. cattedrale 3 18. Apollo 1 41. chierico 2 19. Apostolo Paolo 1 42. chiesa 53 20. arca di Noè 2 43. cimitero 21 21. arcivescovo 2 44. clero 2 22. arcobaleno 6 45. comandamenti 2 23. aureola 5 46. Comunione 6 143 ELEMENTI RELIGIOSI ELEMENTI RELIGIOSI N° FIABE N° FIABE 47. comunità dei fedeli 6 80. funerale 15 48. confessionale 2 81. Gerusalemme 1 49. Confessione 1 82. Gesù 17 50. Consacrazione 3 83. Giovanni Battista 2 51. convento 4 84. Giovedì Santo 1 52. corano 1 85. Giudizio Universale 10 53. corvi di Odino 1 86. gola 1 54. Creazione 3 87. grazia 15 55. credente 5 88. Hans Egede 2 56. Cresima 9 89. immagine sacra 5 57. cristianesimo 5 90. incensiere 3 58. cristiano 6 91. incenso 8 59. croce 11 92. Inferno 6 60. crocifisso 1 93. invidia 2 61. dannazione eterna 2 94. ira 1 62. Davide 1 95. Israele 1 63. dei 9 96. La Morte 7 64. devoto 6 97. libro dei salmi 6 65. Diavolo 12 98. libro di preghiere 2 66. Diluvio 1 99. lussuria 1 67. Dio 81 100. Luteranesimo 1 68. discepoli 1 101. Madonna 5 69. dolmen 2 102. Maometto 1 70. domenica 19 103. Martin Lutero 2 71. Domenica delle Palme 1 104. matrimonio 40 72. duomo 3 105. miracolo 5 73. ebreo 4 106. misericordia 7 74. Epifania 1 107. monaco 11 75. Eva 7 108. monastero 4 76. fede 20 109. Mosé 7 77. Fenice 1 110. musulmano 1 78. frate 1 111. Natale 21 79. Freia 2 112. Nuovo Testamento 1 144 ELEMENTI RELIGIOSI ELEMENTI RELIGIOSI N° FIABE N° FIABE 113. Odino 1 146. religione 6 114. Olimpo 1 147. Resurrezione 2 115. omelia 2 148. S. Messa 12 116. organo 17 149. sacerdote 23 117. pace 7 150. sacerdote Jon 1 118. Padre Nostro 8 151. sagrestano 4 119. pagani 1 152. salmo 22 120. pane e vino 1 153. salmo di Davide 1 121. Papa 5 154. San Pietro 2 122. parabola 2 155. sangue di Cristo 3 123. Paradiso 35 156. sant’Anscario 1 124. parola di Dio 6 157. Santa Elisabetta 1 125. parrocchia 3 158. santo 4 126. parroco 4 159. segno della croce 2 127. Pasqua 5 160. seminario 1 128. peccato 12 161. sette peccati capitali 3 129. peccato originale 1 162. Sodoma e Gomorra 1 130. peccatore 4 163. sogno di Giacobbe 1 131. Pentecoste 3 164. sole di Dio 4 132. porta del Paradiso 4 165. speranza 2 133. preghiera 25 166. spirito di Loki 1 134. presbiterio 1 167. Spirito Santo 5 135. prevosto 1 168. stella cometa 1 136. processione 3 169. suono di campane 27 137. profeta Gioele 1 170. suora 2 138. prossimo 1 171. superbia 9 139. Provvidenza 1 172. tempio 6 140. pulpito 7 173. tentazione 1 141. Purgatorio 1 174. teologia 1 142. quaresima 2 175. Terra di canaan 1 143. Ragnarok 1 176. Thor 4 144. Re Magi 1 177. timor di Dio 1 145. redenzione 1 178. tomba 49 145 ELEMENTI RELIGIOSI ELEMENTI RELIGIOSI N° FIABE N° FIABE 179. Trasfigurazione 1 186. vescovo Absalon 2 180. Vangelo 3 187. vescovo Erlonds 1 181. vanità 4 188. vescovo Svane 1 182. Vaticano 1 189. vespri 2 183. Venere 1 190. vita eterna 22 184. vescovato 1 191. volontà di Dio 2 185. vescovo 8 146 Allegato 4. Descrizione degli elementi religiosi riscontrati nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (elenco) Dopo aver svolto una ricerca sistematica, ho individuato 191 elementi religiosi appartenenti non solo alla religione cristiana, ma anche ad altre professioni di fede. Ho ritenuto indispensabile dare una piccola descrizione di ogni elemento trovato. 1. abate “Abate” è il termine spettante al superiore di una comunità monastica, particolarmente utilizzato nella Chiesa Cattolica. 2. abbazia L’”abbazia” è un particolare tipo di monastero, che per il diritto canonico è considerato un ente autonomo gestito da un abate. 3. accidia (pigrizia) Nella chiesa cattolica cristiana, l’ “accidia” è uno dei sette peccati capitali e consiste nell’indisposizione e lentezza ad operare il bene. 4. acqua del battesimo L’”acqua del battesimo” ricorda, nella religione cristiana, l’acqua mischiata a sangue che uscì dal costato di Gesù crocifisso, e viene versata sul capo del battezzando per purificarlo e liberarlo dal peccato originale. 5. Adamo Adamo, insieme ad Eva, rappresentano, nella tradizione biblica, i progenitori del genere umano. La versione più nota della storia biblica della creazione, secondo la quale Dio diede solo ad Adamo forma e vita dalla terra, mentre formò poi Eva dal fianco, o dalla costola di Adamo, non corrisponde completamente al testo presente nella Genesi, dove si dice soltanto “li creò maschio e femmina”. Adamo e Eva, all’inizio dei tempi dell’umanità, persero la loro immortalità e la possibilità di vivere nel Paradiso Terrestre, in quanto, ascoltando il serpente, caddero in tentazione e mangiarono il frutto proibito dell’albero della conoscenza. 6. Albero della Conoscenza 147 Nell’iconografia cristiana, l’albero è il simbolo della vita voluta da Dio: lo svolgimento del suo ciclo annuale allude al ciclo della vita, morte e resurrezione, mentre l’albero improduttivo o inaridito indica il peccatore. L’”Albero della Conoscenza del Bene e del Male”, secondo il libro della Genesi, era posto al centro dell’Eden, è da questo albero che Adamo ed Eva colsero il frutto proibito nonostante l’ordine che Dio aveva dato loro: “Di tutti gli alberi del giardino puoi mangiare; ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne, perché, nel giorno in cui tu te ne cibassi, dovrai certamente morire” (Genesi 2,16-17). 7. albero di Natale Quella dell’albero di Natale è, con il presepe, una delle più diffuse tradizioni natalizie; si tratta, in genere, di un abete addobbato con luci, palline colorate e altri piccoli oggetti. L’albero sempre verde rappresenta la vita che continua e l’attesa del ritorno della Primavera. 8. ali In particolare, le ali riscontrate nelle fiabe di Andersen sono quelle degli angeli del mondo cristiano. Questa parziale adozione dell’aspetto di un uccello, che caratterizza gli angeli, simboleggia l’appartenenza alla sfera del cielo, il sollevarsi con la leggerezza delle piume al di sopra del mondo dell’uomo. 9. Allah “Allah” è il termine usato per indicare il solo e l’unico vero Dio della religione islamica. In teoria si potrebbe dire che Allah e Dio nella religione cristiana si equivalgano e, quindi, Dio è il vero Dio di tutti gli uomini; vi sono, tuttavia, notevoli differenze, innanzitutto l’unicità di Allah contrasta con la il dogma cristiano della Trinità. 10. altare L’”altare” è il tavolo sul quale si celebra la S. Messa cattolica cristiana, rappresenta Gesù Cristo, per questo il sacerdote lo bacia e lo incensa in segno di venerazione in particolari momenti delle celebrazioni liturgiche. Generalmente è in marmo ed è consacrato dal vescovo. 11. amen “Amen” è una parola ebraica, che può essere tradotta “così sia, in verità” ed è stata adottata nella liturgia cristiana come formula conclusiva per preghiere e inni che funge da sottoscrizione di tutto ciò che è affermato in essi. 12. Amor 148 “Amor”, conosciuto anche come Cupido, è un fanciullo nudo, alato ed equipaggiato di arco e freccia che colpisce al cuore non solo gli uomini ma anche gli dei, inducendoli così all’amore. Figlio del dio della guerra Marte e di Venere provoca ferite e turbamenti tali che spesso sua madre è costretta a rinchiuderlo e a punirlo duramente. Personificazione del sentimento dell’amore. 13. amore di Dio L’”amore di Dio” è un sentimento infinito che Egli rivolge a tutte le Creature indistintamente, inoltre è un amore misericordioso in quanto offre perdono a tutti gli sbagli che gli umani commettono se quest’ultimi accettano di essere redenti. 14. angelo (angeli e cherubini) Gli angeli furono considerati, in un primo momento, personificazioni della volontà di Dio e, successivamente, componenti di una schiera del cielo e furono raggruppati in diverse classi o gerarchie (Cherubini, Serafini, Troni, Dominazioni, Principati, Potestà, Virtù, Arcangeli, Angeli). I Cherubini sono rappresentati con spade di fuoco, essendo i custodi delle porte chiuse del Paradiso. 15. angelo custode L’”angelo custode” è un angelo che, secondo la tradizione cristiana, accompagna ogni uomo nella vita guidandolo e sorvegliandolo. 16. anima L’anima spirituale non viene dai genitori, ma è creata da Dio, ed è eterna e immortale. Separandosi dal corpo al momento della morte, essa non perisce; si unirà nuovamente al corpo nel momento della risurrezione finale. 17. Antico Testamento L’”Antico Testamento” è la parte della Bibbia che narra tutto ciò che è successo dalla creazione del mondo alla nascita di Gesù: la creazione, l’alleanza con il popolo ebraico, le profezie sulla nascita del Salvatore. L’Antico Testamento è anche il libro sacro degli ebrei, che non avendo creduto a Gesù Messia, stanno ancora aspettando l’incarnazione del Figlio di Dio. 18. Apollo Nella mitologia greca e romana, “Apollo” è uno dei più importanti dèi, ed è riconosciuto come il dio del sole e della verità, della medicina e della guarigione, della verità e della profezia, della musica, della poesia e dell’arte in generale. 19. Apostolo Paolo 149 San Paolo apostolo è senz’altro il più grande missionario di tutti i tempi, non conobbe personalmente Cristo, ma per la Sua folgorante chiamata sulla via di damasco, ne divenne un discepolo tra i più grandi. 20. arca di Noè L’”arca di Noè” è un’arca costruita da Noè con legno resinoso, seguendo le indicazioni di Dio, per preservare la razza umana e le specie animali dal diluvio universale mandato dal Signore per ripulire la società corrotta e malvagia. Il racconto del diluvio universale è contenuto nel libro della Genesi. 21. arcivescovo “Arcivescovo” è il nome che, nelle chiese cattoliche, ortodosse e anglicane, si dà al vescovo che presiede un’arcidiocesi. 22. arcobaleno Nella Bibbia, in particolare nella Genesi, l’”arcobaleno” è il simbolo del patto di alleanza tra Dio e l’uomo e la promessa di Dio a Noè che non avrebbe mai più inondato l’intera Terra. 23. aureola L’”aureola” simboleggia un’aura sfavillante che contrassegna le personalità sovraumane e che circonda la loro testa. 24. avarizia Il termine “avarizia” indica la mancanza di generosità ed è considerato, nel cristianesimo, uno dei sette peccati capitali. 25. badessa “Badessa” è il termine spettante alla superiora di un monastero di alcuni ordini religiosi cristiani. 26. bara La cassa da morto o bara è un contenitore, usualmente in legno, atto alla conservazione delle salme attraverso inumazione o interramento. 27. Battesimo Il “Battesimo cristiano” è un noto rituale della Chiesa cristiana, compiuto dal sacerdote attraverso l’immersione o lo spargimento sul capo di acqua santa del credente. Attraverso questo rito, il cristiano rinasce una seconda volta come figlio di Dio liberato dal peccato originale ed entra a far parte della famiglia di Dio che è la chiesa. 28. beatitudine 150 Per “beatitudine” si intende la felicità soprannaturale derivante all’anima dalla vicinanza a Dio. 29. benedizione Nella religione cristiana e in altre religioni, la “benedizione” è una formula rituale con cui il sacerdote invoca la protezione e la grazia di Dio su persone o cose. Come indica la parola, la benedizione può comprendere formule verbali, accompagnate spesso da gesti quali l’aspersione e il segno della croce. 30. Betlemme Città della Cisgiordania in cui, secondo la dottrina cristiana, è nato Gesù Cristo. 31. Bibbia (Sacre Scritture) La Bibbia, il cui nome deriva dal termine greco biblia che significa libri, è il libro sacro della religione ebraica e di quella cristiana. Comunemente, è detta anche Parola di Dio o Sacre Scritture, per sottolineare l’ispirazione divina sotto la quale si ritiene sia stata scritta. Formata da libri differenti per origine, genere e composizione, è stata scritta in un lasso di tempo abbastanza ampio. Rispetto alla Bibbia ebraica, quella cristiana ha aggiunto numerosi libri sulla venuta salvifica di Gesù Cristo contenuti nel Nuovo Testamento. 32. calice Il “calice” è un oggetto usato durante la celebrazione eucaristica per contenere il vino, il quale si trasforma, nell’atto della consacrazione, nel sangue di Gesù Cristo. Generalmente viene realizzato con materiali molto preziosi, quali l’argento e l’oro proprio per la funzione mistica importante che deve svolgere. 33. calzolaio di Gerusalemme Il “calzolaio di Gerusalemme”, noto anche come ebreo errante o Ahasverus, è una figura della mitologia cristiana: un uomo ebreo che, stando alla leggenda, colpì Gesù lungo la Via Crucis e fu, per questo condannato ad un eterno e inquieto peregrinare. 34. campana Le campane sono strumenti musicali, utilizzati nel mondo cristiano soprattutto per scandire il tempo dai campanili delle chiese o come richiamo per funzioni, ricorrenze particolari ed eventi riguardanti la comunità. 35. campanaro Il “campanaro” è la persona che ha il compito di suonare le campane. 36. campanile 151 Il “campanile” è una struttura architettonica a forma di torre, attigua ad una chiesa, che contiene, nella sua sommità una o più campane. 37. candela Utilizzate anticamente, con lo scopo di illuminare, le candele simboleggiano la luce di Dio. 38. Candelora “Candelora” è il nome popolare attribuito dalla Chiesa cristiana alla festa religiosa che si celebra il 2 febbraio per ricordare la presentazione di Gesù al Tempio ed il rito di purificazione della Vergine Maria quaranta giorni dopo la nascita del Signore. Durante questa festa, vengono benedette delle candele, che successivamente vengono conservate in casa dei fedeli e accese quanto si sente il bisogno d’invocare un aiuto divino. 39. canonica La “canonica” è l’abitazione del parroco posta generalmente accanto alla chiesa. 40. cattedrale Una “cattedrale” è una chiesa, generalmente di dimensioni più imponenti rispetto ad una semplice chiesa, che ospita il seggio di un vescovo. 41. chierico Il termine “chierico” è usato per riferirsi alle persone laiche, generalmente ragazzi, che servono la S. Messa. 42. chiesa (casa di Dio) La “chiesa” è un edificio utilizzato per il culto cristiano. 43. cimitero (camposanto) Il “cimitero” o “camposanto” è il luogo nella quale sono sepolti i corpi dei defunti. 44. clero Nella chiesa cattolica il “clero” è composto da uomini che hanno ricevuto i sacramenti dell’ordine nei suoi tre gradi: diaconato, presbiterato ed episcopato. 45. comandamenti (Tavole della Legge) Secondo l’Antico Testamento, i “dieci comandamenti” detti anche Decalogo, sono i comandamenti scritti sulle Tavole della Legge e dati da Dio a Mosè sul monte Sinai. 46. Comunione (prima Comunione) La “prima Comunione” è un rito cristiano durante il quale un credente battezzato, raggiunta una maturità spirituale adeguata, può, per la prima volta, nutrirsi del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo, attraverso l’eucarestia. 47. comunità dei fedeli 152 La “comunità di fedeli” è un aggregato di fedeli, che abitando all’interno della giurisdizione di una stessa parrocchia, si ritrovano a collaborare per il bene di essa condividendo una parte del loro personale cammino di fede. 48. confessionale Il “confessionale” è un grosso mobile in legno, con un vano per il sacerdote e uno per la persona che si va a confessare. 49. Confessione Durante il sacramento della Confessione, Dio assolve il peccatore pentito da tutti i peccati, dimostrando il suo amore misericordioso di Padre. È chiamato “sacramento della penitenza” perché consacra un cammino personale di conversione e pentimento; è chiamato “sacramento della conversione” perché realizza l’appello di Gesù alla conversione cioè cambiare vita e tornare al Padre guardando agli sbagli commessi; è chiamato “sacramento della riconciliazione” e “del perdono” perché ridona al peccatore l’amore di Dio. L’esercizio del potere di assolvere i peccati, è stato concesso da Dio ai sacerdoti. 50. Consacrazione (Eucarestia) La “Consacrazione” è il momento, durante la S. Messa, nella quale il sacerdote, pronunciando le parole di Gesù nell’Ultima Cena, opera la transustanziazione, ossia la conversione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Successivamente il sacerdote distribuisce il pane consacrato alla comunità di fedeli; questo sacramento, noto con il nome di Eucarestia, è l’unico che si può ricevere senza limiti. 51. convento Un “convento” è un complesso residenziale tipico dall’organizzazione comunitaria cattolica ed ortodossa, la cui funzione primaria è di ospitare persone che vivono in comunità religiosa ed i servizi necessari alla comunità stessa (mensa, lavanderia, chiesa…) ed eventualmente da essa forniti verso l’esterno. Le differenze che intercorrono tra un convento ed un’abazia sono principalmente di tipo strutturale, il primo, infatti, è di dimensioni più ridotte rispetto al secondo, ma anche di tipo organizzativo, gli abitanti del convento (suore o frati), che non fanno la vita contemplativa tipica dei monaci, si dedicano spesso a servizi sociali. 52. Corano Il Corano è il libro sacro della religione musulmana, in cui sono raccolte le rivelazioni che Maometto ha ricevuto. Fu scritto intorno al 650 d.C. in arabo. 53. corvi di Odino 153 Odino, dio della mitologia norrena, ha un seguito di animali tra cui due corvi Huginn e Muninn i cui nomi significano pensiero e memoria, che spedisce ogni giorno in giro per il mondo affinché, quando essi ritornano al tramonto, gli riferiscano ciò che hanno visto. 54. Creazione La “Creazione” è l’atto continuo con cui Dio fa esistere il mondo. Anche se tradizionalmente questo processo viene immaginato come istantaneo; la Creazione nel senso biblico e cristiano, è anzitutto un tipo di relazione continua tra il Creatore e la creatura ed è un intervento permanente, provvidenziale, sempre nuovo del Dio della storia. 55. credente Un “credente” è una persona che ripone fiducia in un’idea o in una convinzione; per estensione indica un individuo che ha una fede religiosa. 56. Cresima Il sacramento della Cresima è detto anche Confermazione, perché conferma e rafforza il proposito di vivere da buoni cristiani. 57. cristianesimo Il “cristianesimo” è quella religione fondata sulla persona e l’insegnamento di Gesù di Nazaret, detto il Cristo. Per motivi storici e teologici, è attualmente divisa in varie confessioni, di cui le principali sono la Chiesa cattolica, le Chiese ortodosse e le Chiese riformate o protestanti o evangeliche. 58. cristiano Un “cristiano” è un seguace e un discepolo di Cristo che ha ricevuto il sacramento del Battesimo. 59. croce La “croce” è il segno distintivo dei cristiani, e ricorda che su di essa Gesù ha dato la sua vita per la salvezza dell’umanità. Inoltre, è il simbolo della vita nuova ed eterna. 60. crocifisso Il “crocifisso” o “crocefisso” è la rappresentazione iconografica o plastica di Gesù Cristo sulla croce. 61. dannazione eterna Secondo la religione cristiana, la “dannazione eterna” è la punizione riservata alle persone che si fanno cogliere, nel giorno della loro morte, non redente dal peccato. 62. Davide 154 “Davide” è un personaggio della storia ebraica, visse nel sec. x a.C., fu scudiero e musico del re Saul e più tardi divenne egli stesso re di Giudea ed Israele conquistando Gerusalemme e facendone la capitale del proprio regno. La sua vittoria sul gigante Golia ne fa una sorta di prototipo di Cristo che sconfigge Satana. Conosciuto anche per la poesia e la bellezza dei suoi salmi che sono contenuti nella Bibbia. 63. dei Con il termine “dio”, singolare di “dei”, viene indicata un’entità soprannaturale il cui rapporto con gli esseri umani, interpretato diversamente a seconda dei tipi di credo, prende il nome di religione. 64. devoto Una persona è considerata devota quando prova un forte sentimento di amore spirituale per Dio. 65. Diavolo (demonio, Satana) Il “Diavolo” è una figura soprannaturale che nella religione cristiana, in quella islamica e in altre religioni, rappresenta un’entità malvagia e potente che, in ogni momento, tenta l’uomo per indurlo a commettere peccato. Nel cristianesimo, il Diavolo è noto anche con il nome di “Satana”, e nella Bibbia viene identificato con il serpente tentatore nel giardino dell’Eden, col dragone dell’Apocalisse di Giovanni e con il tentatore nei Vangeli. 66. Diluvio Il “Diluvio”, o “Diluvio Universale”, è quell’episodio, narrato nella Genesi, in cui Dio, per punite l’umanità corrotta dal peccato, provocò un’inondazione di gigantesche proporzioni dalla forza terribilmente distruttiva. 67. Dio (Nostro Signore, il Creatore, Onnipotente, Eterno Maestro) “Dio” è, prima di tutto, il creatore dell’umanità e di tutti gli esseri viventi che la circondano. Il suo amore misericordioso è infinito, a tal punto che ha sacrificato il suo unico Figlio per la salvezza di ogni uomo. Si prende cura di ogni uomo sulla terra, lo guida, lo sostiene nei momenti difficili e gli offre il suo perdono per gli sbagli commessi, ma solo se esso riconosce di aver peccato. 68. discepoli Quando i Vangeli e gli Atti parlano di “discepoli” non si tratta mai di scolari che ricevono un insegnamento da un maestro, ma di persone adulte che si mettono “alla scuola” di una persona apprezzata per doveri morali e con la quale entrano in relazione stretta e definitiva. Vero discepolo, per Gesù, è chi ascolta la sua chiamata, osserva la 155 volontà di Dio, e accetta senza riserva le esigenze del Regno, anche fino alla rinuncia della propria vita per amore. Discepoli per eccellenza sono i Dodici, ma secondo gli Atti, ogni credente è un discepolo. 69. dolmen I “dolmen” sono costituiti da uno o più lastroni orizzontali sorretti da più lastroni verticali e fungevano da tombe monumentali. 70. domenica Nel cristianesimo la “domenica” è il giorno da dedicare al Signore partecipando all’Eucarestia e astenendosi dal lavoro. 71. Domenica delle Palme Nel calendario liturgico cattolico, la “Domenica delle Palme” è celebrata la domenica precedente la festività di Pasqua e dà inizio alla Settimana Santa. In questo giorno i cristiani ricordano l’ingresso trionfale di Gesù a Gerusalemme in sella di un asino e acclamato dalla folla che lo salutava agitando rami di palma. 72. duomo La parola “duomo”, soprattutto in Italia, è riferita alle chiese maggiori, spesso cattedrali, che si distinguono per dimensione, accuratezza nell’architettura e opere d’arte in esse contenute. 73. ebreo (figlio di Israele) La parola “ebreo” ha diverse accezioni, può indicare una persona di origine ebraica, ma anche chi, nato da una famiglia ebraica non professa alcuna religione. 74. Epifania L’”Epifania” è la festa cristiana celebrata il 6 Gennaio, 12 giorni dopo il Natale, in cui si commemora la visita dei Re Magi a Gesù bambino. 75. Eva “Eva” è la progenitrice, insieme ad Adamo dell’intera umanità. Per ulteriori approfondimenti, vedi la voce Adamo (n° 5). 76. fede In ambito religioso, avere fede significa credere a determinati dogmi e all’esistenza di una divinità, senza averne le prove concrete e tangibili. Anche se, in verità, Dio invia in ogni momento segnali della sua esistenza e del suo amore, solo chi ha fede riesce ad interpretarli come eventi determinati da Dio e non come episodi casuali e fortuiti. 77. Fenice 156 La “Fenice”, spesso nota con l’epiteto “Araba Fenice”, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Per questa sua particolare caratteristica, la Chiesa cristiana l’ha assunta come il simbolo della resurrezione della carne. 78. frate Il “frate” è un religioso che ha professato i voti di castità, povertà, obbedienza. A differenza delle forme di vita monastica in cui l’accento è posto sulla solitudine come mezzo di santificazione e spazio di incontro con Dio, i frati, generalmente, sottolineano la dimensione comunitaria e fraterna della vita religiosa, scoprendo in essa un vincolo di sempre maggiore conformazione a Cristo. Questo sottolinea il motivo dell’appellativo “frati” che sottolinea il rapporto fraterno che intercorre tra gli appartenenti di questo ordine e tra questi e la comunità in cui operano. 79. Freja “Freja” è una divinità della mitologia norrena ed è considerata la dea dell’amore, della seduzione, della fertilità, della guerra e delle virtù profetiche. 80. funerale Il “funerale”, o rito funebre, è un rituale civile o religioso che si celebra in seguito alla morte di una persona. Gli usi e le tradizioni, relative a tale evento, variano secondo il luogo, la fede religiosa o il desiderio del defunto e dei suoi congiunti. 81. Gerusalemme “Gerusalemme” è la capitale dello stato di Israele ed è considerata la città santa dalle tre principali religiose monoteistiche: cristianesimo, ebraismo e islam. 82. Gesù (Cristo, Messia, Nostro Salvatore, Re dei re) Per il cristianesimo, “Gesù” è l’incarnazione del Figlio di Dio, miracolosamente concepito dalla vergine Maria, moglie di Giuseppe. L’appellativo “Cristo”, derivato dal greco christós (messia), fu usato dai primi seguaci di Gesù, che lo ritenevano il liberatore, il messia promesso di Israele; in seguito esso divenne parte integrante del nome di Gesù per opera della chiesa, che lo ritiene il Redentore di tutta l’umanità. 83. Giovanni Battista “Giovanni Battista” è venerato da tutte le Chiese che ammettono il culto dei santi ed è una delle personalità più importanti dei Vangeli in quanto la sua vita e la sua predicazione sono costantemente intrecciate con l’opera di Gesù. Giovanni, è detto il Battista perché battezzava i fedeli nelle acqua del Giordano, anche Gesù si recò da lui 157 per essere battezzato. Nel Corano è considerato uno dei massimi profeti prima dell’arrivo di Maometto. 84. Giovedì Santo Nel calendario cristiano il “Giovedì Santo” è il giovedì precedente la Pasqua. In questo giorno, ogni anno, si ricorda l’Ultima Cena di Gesù con i suoi apostoli e il sacerdote rievoca il significativo episodio evangelico della lavanda dei piedi. 85. Giudizio Universale Secondo l’escatologia cristiana, il “Giudizio Universale” avverrà alla fine dei tempi: Dio giudicherà tutti gli uomini in base alle azioni da loro compiute durante la vita, e destinerà ciascuno al Paradiso o all’Inferno. Secondo la Chiesa cattolica e quella ortodossa, gli uomini sono giudicati subito dopo la morte (giudizio particolare), e le loro anime accedono direttamente al Paradiso, all’Inferno o al Purgatorio. Alla fine dei tempi vi sarà invece la resurrezione della carne, con la quale i corpi risusciteranno e si riuniranno alle anime. 86. gola La “gola” è considerata, dalla Chiesa cattolica cristiana, uno dei Sette Peccati capitali e consiste nell’abbandono e nell’esagerazione dei piaceri della tavola. 87. grazia In teologia, la “grazia” è l‘aiuto soprannaturale che Dio concede all’uomo per concorrere alla sua salvezza. Nel protestantesimo prevale l’idea che la sola grazia porti alla salvezza, mentre il cattolicesimo ritiene che anche le opere buone siano necessarie. 88. Hans Egede “Hans Egede” è stato un religioso ed esploratore norvegese; missionario luterano, venne soprannominato “l’apostolo della Groenlandia”. Era un evangelista delle isole Lofoten, nel nord della Norvegia, quando udì per la prima volta di un antico insegnamento vichingo con cui si erano persi i contatti molti anni prima; nel maggio del 1721 chiese ed ottenne da Federico IV di Danimarca il permesso di cercare la colonia perduta e istallarvi una missione poiché pensava che la gente che vi abitava fosse ancora cattolica o avesse perso la fede cristiana. Egede sbarcò il 3 luglio in Groenlandia, non trovò superstiti dei vecchi coloni vichinghi, ma conobbe le genti Inuit e cominciò a convertirle al cristianesimo. 89. immagine sacra Un’”immagine sacra” è un’immagine rappresentante Cristo, la Vergine Maria, uno o più Santi. 158 90. incensiere L’”incensiere” è un recipiente in metallo in cui si fa bruciare l’incenso. 91. incenso L’”incenso” è una resina aromatica che si brucia durante le cerimonie religiose. 92. Inferno Nella concezione cristiana, l’”Inferno” è un luogo di punizione per le anime di coloro che sono morti in peccato mortale. In altre religioni può indicare, in senso generale, il luogo sotterraneo dove vivono i morti. 93. invidia L’invidioso ha un desiderio malsano verso chi possiede qualità, beni o situazioni migliori delle proprie. L’”invidia” è uno dei sette peccati capitali del cristianesimo. 94. ira L’”ira”, specialmente intesa come sentimento di vendetta, è considerata nella dottrina cristiana uno dei sette peccati capitali. 95. Israele Lo stato di “Israele” fu fondato nel 1948 nella striscia di terreno compresa tra il Mediterraneo e il fiume Giordano. Anticamente con il termine “Israele” ci si riferiva al popolo ebraico, il cui capostipite fu Abramo. 96. La Morte (angelo della Morte) Fin dall’antichità esiste nella mitologia e nella cultura popolare la figura della morte personificata, la raffigurazione che si è più diffusa nell’immaginario collettivo è quella di uno scheletro con la falce, a volte accompagnato anche da una tunica color nero con il cappuccio. L’angelo della morte è stato spesso associato al diavolo per il suo aspetto sinistro. 97. libro dei salmi Il “libro dei salmi” è un testo contenuto nella Bibbia ebraica e cristiana. 98. libro di preghiere 99. lussuria Dalla Chiesa cattolica cristiana, la “lussuria” è considerato uno dei Sette Peccati Capitali e consiste in una dedizione al piacere e al sesso. 100. Luteranesimo Con il termine “Luteranesimo” si indica la teologia sviluppata da Martin Lutero e le dottrine professate dalle chiese evangelico-luterane nate dalla Riforma protestante che si ispirarono a lui e ai teologi che ne raccolsero l’eredità. 159 101. Madonna (Santa Vergine) La “Madonna”, Maria, è la madre di Gesù venerata dai cristiani come modello di fede e di santità. Maria è detta “Vergine” perché secondo i Vangeli di Matteo e Luca concepì Gesù da Dio senza intervento umano. La santità di Maria è riconosciuta dai cattolici, dagli ortodossi, dalla chiesa anglicana e anche da alcune chiese protestanti; l’Islam, invece, non le attribuisce il titolo di “santa”. 102. Maometto Fondatore della religione islamica, “Maometto” è considerato dai musulmani il sigillo dei profeti, cioè colui che ha concluso il ciclo della rivelazione iniziato da Abramo. Maometto è il messaggero di Dio, ma nonostante l’importanza fondamentale che riveste la sua figura, essendo colui che ha rivelato il Corano, la religione islamica insiste sul carattere esclusivamente umano della sua persona. 103. Martin Lutero “Martin Lutero”, nome italianizzato di Martin Luther è stato un teologo tedesco e fu il padre spirituale della riforma protestante. 104. matrimonio (nozze) Il “matrimonio” è uno dei sette sacramenti della Chiesa cattolica e consacra l’unione tra l’uomo e la donna con l’impegno di essere fedeli nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia per tutti i giorni della vita e di trasmettere l’esistenza. 105. miracolo Il “miracolo” è un atto di potenza e un prodigio mediante il quale Dio fa un segno agli uomini che ne rimangono stupiti. 106. misericordia Avere “misericordia” significa avere pietà e compassione per le miserie altrui e compiere verso quest’ultimi opere caritatevoli che possano alleviare loro la sofferenza. Dio è caratterizzato da un sentimento di misericordia infinita verso ogni uomo. 107. monaco Il “monaco” è un appartenente all’ordine religioso del monachesimo che è considerato un modo di vivere la propria religiosità, caratterizzato la alcune rinunce agli interessi terreni, per dedicarsi in modo più completo all’aspetto spirituale. 108. monastero Il “monastero” è, nel Cristianesimo, un edificio comune dove vive una comunità di monaci sotto l’autorità di un abate. Il monastero è stato per molti secoli una piccola città, con la tendenza ad essere autosufficiente dal punto di vista economico. 160 109. Mosé “Mosè” è un importante personaggio biblico la cui storia è contenuta nei libri dell’Esodo, dei Numeri e del Deuteronomio. Gli episodi principali della sua vita sono la liberazione del popolo ebraico dallo sfruttamento degli egiziani e la consegna delle Tavole della Legge da parte di Dio; per questo motivo è ricordato con gli appellativi “liberatore” e “legislatore”. 110. musulmano Il “musulmano” è un seguace della religione islamica. 111. Natale Il “Natale” è la festività cristiana, fissata il 25 dicembre, che celebra la nascita di Gesù, salvatore dell’umanità. 112. Nuovo Testamento Il “Nuovo Testamento” narra tutto ciò che è accaduto dalla nascita di Gesù. È formato dai quattro Vangeli (di Matteo, Marco, Luca e Giovanni) che raccontano la vita di Gesù, dagli Atti degli Apostoli che narrano la vita delle prime comunità cristiane dopo l’Ascensione di Gesù, dalle lettere che Paolo, Giovanni, Pietro e altri apostoli che inviavano alla prime Comunità cristiane e dall’Apocalisse scritta da Giovanni. 113. Odino “Odino” è una delle divinità principali della mitologia norrena; è dio della guerra, creatore del mondo e della prima coppia umana, e capo della caccia selvaggia, ossia della schiera delle anime dei morti. La sua potenza, che esercita sia nel bene che nel male, gli deriva da una suprema sapienza magica acquisita dando in cambio uno dei suoi occhi. 114. Olimpo L’”olimpo” è il monte più alto della Grecia che, proprio per questo motivo, venne considerato la dimora degli dei della mitologia greca. 115. omelia L’”omelia” è il momento, durante la celebrazione liturgica nel quale un celebrante, sacerdote o diacono si rivolge direttamente ai fedeli, in maniera non ritualizzata, per spiegare o commentare le letture del giorno. 116. organo L’”organo” è uno strumento musicale usato soprattutto durante le liturgie religiose per realizzare musica sacra. 117. pace 161 La “Pace” è soprattutto essere in buoni rapporti con gli altri, non solo esteriormente, in modo superficiale, ma come manifestazione d’amore, attenzione, disponibilità verso ogni uomo. 118. Padre Nostro (paternoster) Il “Padre Nostro” è la più conosciuta tra le preghiere cristiane. È chiamata “Padre Nostro” per le parole con cui inizia e, in base a quanto riportato sul vangelo di Luca, la preghiera fu insegnata da Gesù ai suoi discepoli quando, in occasione di un momento in cui si era ritirato in preghiera, gli apostoli stessi gli chiesero che insegnasse loro a pregare. 119. pagani I “pagani” sono i seguaci del “paganesimo”, termine che comprende sotto di sé le antiche religioni politeistiche del mondo greco-romano. 120. pane e vino Il “pane e vino” sono simboli dei doni di Dio e del lavoro dell’uomo; dopo la consacrazione, sono segni sacramentali del Corpo e del Sangue del Signore. 121. Papa Il “papa” è il successore di San Pietro, l’apostolo a cui Gesù aveva dato il compito di fondare la sua Chiesa, egli è anche il vescovo di Roma ed ha il compito di governare l’intera comunità della chiesa cattolica mondiale. 122. parabola La “parabola” è un racconto breve il cui scopo è spiegare un concetto difficile con uno più semplice o dare un insegnamento morale. Gesù utilizzava questo tipo di racconto per trasmettere i suoi insegnamenti ai discepoli, le sue parabole si incentravano principalmente in tre temi: la venuta del regno dei Cieli, i caratteri di Dio, moralità e giustizia. 123. Paradiso (Regno dei Cieli, Giardino del Paradiso, Regno di Dio, etere) Il “Paradiso”, nel contesto religioso comune, si riferisce alla vita eterna beata dei defunti che godono della visione del volto di Dio. 124. parola di Dio Nel cristianesimo la Bibbia viene comunemente chiamata “Parola di Dio” perché i cristiani credono che i libri in essa contenuti sono stati ispirati da Dio e quindi possono, a ragione, essere chiamati così. 125. parrocchia 162 La “parrocchia” è, nella chiesa cattolica, una porzione di una diocesi; è determinata da una comunità di fedeli guidata da un parroco nominato dal vescovo diocesano. 126. parroco Il “parroco” è, nella chiesa cattolica, il presbitero che il vescovo invia a presiedere una parrocchia. 127. Pasqua La “Pasqua” è, presso gli ebrei, la solennità con cui si celebra la liberazione dalla schiavitù dell’Egitto; presso i cristiani, la festa mobile che commemora la resurrezione di Cristo, la massima solennità dell’anno liturgico. 128. peccato Il “peccato” è “una parola, un atto o un desiderio contrari alla Legge eterna” (sant’Agostino). È un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia. 129. peccato originale Secondo alcune confessioni del cristianesimo il “peccato originale” è il peccato che Adamo ed Eva, i progenitori dell’umanità nella tradizione biblica, avrebbero commesso contro Dio, così come scritto nella Genesi, cui seguì la caduta dell’uomo. 130. peccatore Il “peccatore” è una persona che commette peccato. 131. Pentecoste La “Pentecoste” è una solennità che la liturgia cattolica celebra 49 giorni dopo la Pasqua. Ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli e su Maria. 132. porta del Paradiso La “porta del Paradiso” è quella porta che permette ai deceduti in grazia di Dio di entrare nel Paradiso. 133. preghiera La “preghiera” è un componimento, pensato o pronunciato, con cui si rivolgono lodi alla divinità, o se ne implora l’aiuto, il perdono o l’intercessione. La preghiera è praticata in tutti i tipi di religione e dal punto di vista formale si può distinguere tra preghiere libere e preghiere legate a testi scritti o a formule tradizionali, tra preghiere recitate collettivamente o individualmente, preghiere indipendenti da ogni altro rito o facenti parte di un rito, preghiere accompagnate, o meno, da canti e danze. 134. presbiterio 163 Il “presbiterio” è quella parte della chiesa che circonda l’altare maggiore ed è riservata al clero officiante. 135. prevosto Il “prevosto” è un titolo che in alcuni monasteri si dà al primo dignitario dopo l’abate. 136. processione Nella liturgia cattolica, la “processione” è un rito durante il quale il clero e i fedeli procedono in fila, a passo misurato, per le strade o all’interno di una chiesa, accompagnando una statua, una reliquia, il Ss. Sacramento, perlopiù pregando, cantando salmi, inni, litanie o canti popolari religiosi. 137. profeta Gioele Gioele fu uno dei profeti minori di Israele, le cui profezie sono riportate nell’omonimo libro biblico. 138. prossimo Il “prossimo” è innanzitutto chi ha bisogno di noi, chi vive in una situazione di sofferenza e di disagio, non solo materiale. 139. Provvidenza La “Divina Provvidenza”, o semplicemente “Provvidenza”, è il termine teologico che indica la sovranità, la sovrintendenza o l’insieme delle azioni attive di Dio in soccorso degli uomini. 140. pulpito Il termine “pulpito”, derivante dal latino pulpitum che significa impalcatura, piattaforma, indica una piattaforma sopraelevata usata per scopi civili e religiosi. 141. Purgatorio Nella teologia cattolica, il “Purgatorio” è il luogo dell’oltretomba e condizione dei morti che devono ancora purificarsi per essere ammessi alla visione di Dio. 142. quaresima Nelle liturgie cristiane occidentali, la “quaresima” è un periodo penitenziale di quaranta giorni in preparazione della Pasqua; nel rito romano comincia il mercoledì delle ceneri e si conclude il giovedì santo, con l’inizio del triduo pasquale. 143. Ragnarok Il “Ragnarok” indica, nella mitologia norrena, la battaglia finale tra le potenze della luce e dell’ordine e quelle della tenebra e del caos, in seguito alla quale l’intero mondo verrà distrutto e quindi rigenerato. 144. Re Magi 164 Nella tradizione cristiana i “Re Magi” sono degli astrologi che secondo il Vangelo di Matteo seguendo un astro giunsero da Oriente a Gerusalemme per adorare il bambino Gesù. I Re Magi si chiamavano Melchiorre, Baldassarre e Gaspare e portarono in dono al bambino oro, incenso e mirra. 145. redenzione Nel cristianesimo, la “redenzione” è l’opera compiuta da Cristo a favore dell’umanità per liberarla dal peccato di Adamo e riconciliarla con Dio. 146. religione Il termine “religione” dal latino religio, può derivare ora da relegere (scegliere), ora da relegare (legare, unire), ora da religere (ripetere delle formule). Dal punto di vita storico o psicologico è l’insieme di credenze, miti, riti, preghiere, verità dogmatiche e orientamenti morali, comportamenti, istituzioni che non possono non influenzare le scelte culturali e politiche di una società e il destino personale dei singoli individui. Dal punto di vista teologico cristiano, è il culto dovuto a Dio quanto Creatore e Signore di tutte le cose. 147. Resurrezione (Cristo è risorto!) La “Resurrezione” è il ritorno alla vita dopo la morte con un’analogia al risveglio dopo il sonno. Nella storia delle religioni, la credenza secondo cui l’uomo dopo la morte resuscita ad una nuova esistenza emerge in vari sistemi religiosi, anche prima della sua affermazione nel giudaismo e nel cristianesimo. La Resurrezione di Cristo è il cardine di tutto il cristianesimo: nei Vangeli e nella predicazione apostolica viene presentata come fatto storico sul quale si basa la fede in ogni altro insegnamento. 148. S. Messa La “S. Messa” o “Celebrazione Eucaristica” è il rito cristiano durante il quale il sacerdote fa quello che fece Gesù nell’ultima cena, prima di essere condannato a morte, ossia trasforma il pane e il vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo. Il termine “Messa”, usato dai cattolici, deriva dalla parola latina missa che viene pronunciata dal sacerdote, nel rito latino, quando congeda i fedeli con la formula “Ita missa est”. 149. sacerdote Il “sacerdote” è, in molte religioni, un individuo che funge da mediatore, spesso in seguito ad una particolare consacrazione, tra i fedeli e la divinità. 150. sacerdote Jon Jon Arason è stato un vescovo cattolico islandese, che, quando nel 1537 Cristiano III re di Danimarca, ma anche sovrano d’Islanda, promulgò l’ordinanza con cui il 165 luteranesimo veniva introdotto come religione di stato dei suoi domini, non l’applicò e scrisse al re rifiutandola apertamente. Per questo motivo, fu catturato da forze fedeli al re di Danimarca e decapitato. 151. sagrestano Il “sagrestano” è colui che è addetto alla sagrestia, stanza in cui sono conservati gli abiti utilizzati durante le celebrazioni liturgiche, tutti gli oggetti sacri necessari alla liturgia e, molto spesso anche i registri parrocchiali. 152. salmo Il “salmo” è una composizione poetiche religiosa raccolta nel libro biblico dei Salmi che contiene 150 composizioni il cui contenuto varia tra inni in onore della potenza creatrice e salvatrice di Dio, lamentazioni individuali e confessioni penitenziali. 153. salmo di Davide Il salmo attribuito a Davide è il numero 110. 154. San Pietro “San Pietro” fu uno dei dodici apostoli di Gesù, e viene considerato il primo Papa. Divenne apostolo di Gesù dopo che questi lo chiamò presso il lago di Gallilea e dopo aver assistito alla pesca miracolosa. 155. sangue di Cristo Il sangue che ha versato Cristo sulla croce indica il grande sacrificio che Gesù ha fatto per salvare l’umanità intera. 156. sant’Anscario “Sant’Anscario” fu il primo missionario cristiano presso le popolazioni delle attuali Danimarca e Svezia. 157. Santa Elisabetta “Santa Elisabetta” è un personaggio dei Vangeli, madre di San Giovanni Battista e cugina di Maria. 158. santo Nel cristianesimo, la santità in senso assoluto è propria soltanto di Dio; in senso più limitato, è attribuita alla madre di Dio e, in grado diverso, alle persone che hanno modellato la loro vita a imitazione della perfezione divina. 159. segno della croce Il “segno della croce” è il segno più familiare della vita cristiana, una sintesi del mistero di salvezza e della manifestazione di amore di Dio per noi. Nelle parole che lo accompagnano troviamo la figura del Padre, quella del Figlio e quella dello Spirito 166 Santo che ci avvolgono con il loro amore. Il segno della croce ha anche un significato cosmico, in quanto la croce indica i quattro punti cardinali nei quali si diffondono la salvezza e l’amore di Dio attraverso Gesù. Si tratta infine del primo segno con il quale il bambino viene accolto nella Chiesa il giorno del suo Battesimo. 160. seminario Il “seminario” è un istituto ecclesiastico dove i giovani aspiranti al sacerdozio ricevono la formazione necessaria. 161. sette peccati capitali I “sette peccati capitali” o “vizi capitali”, sono la forma più grave di allontanamento a Dio per dedicarsi completamente a se stessi (superbia), al denaro (avarizia), al sesso (lussuria), alle proprie ragioni o posizioni (ira), al ventre (gola), al successo (invidia), all’ozio (accidia). 162. Sodoma e Gomorra Nell’Antico Testamento, “Sodoma e Gomorra” sono i nomi di due città dei Cananei situate nella vallata del Giordano. Di esse si racconta che vennero distrutte in seguito al castigo divino. 163. sogno di Giacobbe Una notte, durante la fuga da Esaù, Giacobbe sognò una scala che da terra si protendeva fino in cielo, con angeli che salivano e scendevano. Nel sogno il Signore gli parlava promettendogli la terra sulla quale era coricato ed un’immensa discendenza. 164. sole di Dio In molte culture antiche, a partire dalla preistoria, il Sole era concepito come una divinità o un fenomeno soprannaturale. Con l’espressione “sole di Dio” si intende la luce divina che illumina e guida le azioni dei credenti. 165. speranza Nella religione cristiana, la “speranza” è una delle tre virtù teologali per la quale i credenti desiderano e aspettano da Dio la vita eterna, riponendo fiducia nelle promesse di Cristo e appoggiandosi all’aiuto della grazia dello Spirito Santo per meritarla e perseverare sino alla fine della vita terrena. 166. spirito di Loki “Loki”, nella mitologia norrena, era il dio della grande astuzia, ingegnoso inventore di tecniche e diabolico ingannatore. 167. Spirito Santo 167 Lo “Spirito Santo” è, nella tradizione ebraica, cristiana ed islamica, lo spirito di Dio. Per quasi tutte le confessioni cristiane lo Spirito Santo è la Terza Persona della Santissima Trinità. 168. stella cometa Per “stella cometa” si intende il fenomeno astronomico che, secondo il racconto del Vangelo di Matteo, guidò i Re Magi a fare visita a Gesù appena nato. 169. suono di campane Il “suono di campane” scandisce le ore della giornata e richiama i fedeli alle funzioni o ad altre ricorrenze particolari riguardanti la comunità. 170. suora Nella chiesa cattolica si indica con l’appellativo di “suora” una donna che, avendo emesso i voti religiosi di castità, povertà e obbedienza, si è legata ad una congregazione religiosa. Diversamente dalle monache, dedite a vita contemplativa e votate alla clausura, le suore si dedicano prevalentemente all’apostolato attivo: insegnamento, assistenza ad anziani e ammalati, animazione parrocchiale… 171. superbia La “superbia” considerato uno dei sette peccati capitali e consiste in un’esagerata stima di sé, accompagnata da un atteggiamento altezzoso e da un ostentato senso di superiorità nei confronti degli altri. 172. tempio Il “tempio” è un edificio sacro, luogo consacrato al culto di una divinità e concepito per lo più come dimora, permanente o temporanea, della divinità stessa, che vi può essere raffigurata da un’immagine o da un simulacro. 173. tentazione La “tentazione” è l’azione e il fatto di tentare o di venire tentato al peccato; stimolo o invito a compiere azioni attraenti ma sconsigliabili o proibite. Con il termine “tentazione” nel cristianesimo si intende l’influenza negativa che il male e/o il demonio possono esercitare sull’uomo. La prima tentazione che la Bibbia ci racconta è quella subita e persa da Adamo ed Eva. 174. teologia La “teologia” è quella scienza che, per mezzo della ragione e della divina rivelazione, tratta di Dio e delle creature in rapporto a Dio. 175. Terra di canaan 168 “Canaan” è un antico termine geografico che si riferiva ad una regione che comprendeva, grosso modo, il territorio attuale di Libano, Palestina, Israele, e parti di Palestina e Giordania. Il nome deriva tradizionalmente da quello di un personaggio biblico, Canaan figlio di Cam e nipote di Noè, dal quale sarebbe disceso il popolo cananeo. Circa nel 1200 a.C., la terra di Canaa fu invasa dagli ebrei, come racconta il Libro di Giosuè; essi ne occuparono gran parte e la ribattezzarono “terra di Israele”. 176. Thor (Zeus) “Thor” è una divinità della mitologia norrena, figlio di Odino. Il suo culto era di grande importanza in Scandinavia (nell’interpretazione romana era identificato con Giove); la sua arma è il martello, con cui più volte difese gli dei contro avversari mostruosi, e la sua vittima sacrificale è il caprone. Il carattere guerriero gli valse una venerazione intensa da parte dei vichinghi, che si consideravano “popolo di Thor”. In quanto protettore del mondo contro le potenze caotiche, Thor era considerato anche protettore e amico degli uomini, promotore della vita e della fertilità. 177. timor di Dio Il “timore di Dio” è l’atteggiamento secondo cui il fedele vive costantemente considerandosi sotto lo sguardo del Signore, preoccupato di piacere più a lui che agli uomini. Dio è quindi giudice delle azioni dell’uomo, ma non come un funzionario che cerca di cogliere qualcuno in fallo, ma come un padre che desidera il vero bene per il figlio. Il timor di Dio è quindi l’atteggiamento del figlio che vuole corrispondere all’amore del padre, piuttosto che quello del suddito che non vuol essere colto a trasgredire la legge. 178. tomba La “tomba” è il luogo in cui vengono deposti i resti mortali di una o più persone, generalmente durante un rito funebre. In base alla cultura del gruppo di appartenenza, la tomba può contenere anche oggetti del defunto o ritenuti necessari per una vita ultraterrena. 179. Trasfigurazione La “Trasfigurazione” di Gesù è un episodio della vita di Gesù Cristo decritto nei vangeli sinottici di Matteo, Marco e Luca. Secondo questi testi, Gesù, dopo essersi appartato con i discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni, cambiò aspetto mostrandosi ai tre discepoli con uno straordinario splendore della persona e con le vesti di una stupefacente bianchezza. 180. Vangelo 169 I Vangeli sono libri che raccontano la vita e la predicazione di Gesù Cristo. Il termine “Vangelo”, d’origine greca che arriva all’italiano attraverso il latino evangelium, significa letteralmente “lieto annuncio”, “buona notizia”. 181. vanità La “vanità” è un esagerato amore per sé stessi. In alcune religioni la vanità è considerata una specie di idolatria, ovvero amare più sé stessi che la divinità; nel cristianesimo, indicata con il termine “superbia” è considerata uno dei sette peccati capitali. 182. Vaticano Lo “Stato della Città del Vaticano”, comunemente abbreviato in “Vaticano”, è uno Stato indipendente dell’Europa sotto la sovranità della Santa Sede attraverso l’autorità del Papa della Chiesa cattolica che vi esercita i poteri di monarca assoluto. 183. Venere Nell’antica Roma, Venere rappresentava il fascino e il desiderio sensuale; a lei era dedicata la primavera. Nel mito greco Afrodite, altro nome per indicare la dea Venere, nasce dalla schiuma del mare sulle coste dell’isola di Cipro. 184. vescovato Il “vescovato” è l’edificio in cui risiede il vescovo. 185. vescovo I vescovi sono i successori degli Apostoli, il loro compito è quello di essere a capo delle diocesi, zone in cui è suddiviso il territorio dove viene professata la dottrina della chiesa cattolica. 186. vescovo Absalon Il vescovo Absalon (1128-1201), è stato vescovo di Roskilde, città danese situata nella regione della Zelanda, ed è importante per la storia danese in quanto, oltre ad aver costruito molte chiese e monasteri, ha contribuito all’edificazione della città di Copenaghen. 187. vescovo Erlonds 188. vescovo Svane 189. vespri I “vespri” è il termine che si usa per riferirsi alla preghiera della sera, la penultima tra le ore canoniche. 190. vita eterna La “vita eterna” o “l’immortalità” indica la condizione di chi sopravvive all’infinito senza affrontare la morte o superando la morte stessa. La religione cristiana riconosce 170 l’esistenza di una vita ultraterrena alla quale possono accedete solo le anime giuste e redente dal peccato. 191. volontà di Dio Fare la volontà di Dio significa comportarsi e prendere le giuste scelte non andando mai contro le leggi e gli insegnamenti che il Signore ci ha dato servendosi dei profeti. Dio desidera che ogni uomo viva la sua vita terrena mettendo a frutto i doni ricevuti e rifiutando il peccato per poter, alla fine di questa, ottenere la Salvezza eterna. 171 Allegato 5. Elenco delle citazioni bibliche riscontrate nelle fiabe e nelle storie di Hans Christian Andersen (tabella) Nella tabella sottostante è possibile trovare: - nella prima colonna, l’elenco di tutti riferimenti e le citazioni bibliche riscontrati; - nella seconda colonna, la fiaba o la storia dentro la quale esse sono contenute; - nella terza colonna, l’indicazione del libro, del capitolo e dei versetti della Bibbia da dove sono state prese. CITAZIONI BIBLICHE Non giudicate, e non sarete giudicati! Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno! Se io tolgo le ali dall’aurora e mi spingo all’estremo del mare colà pure mi guida la Tua mano e la Tua destra mi sostiene. Sciame di cavallette sulla terra d’Egitto della colonna di fuoco nella notte quando Mosè e il popolo d’Israele partirono per la terra di Canaan Mosè che fu messo da sua madre nelle acque del Nilo, fu trovato dalla figlia del re, ebbe una buona educazione e diventò un grand’uomo, di cui poi non si è saputo dove venne sepolto. Beato l’uomo che ha cura del debole; nel giorno della sventura il Signore lo libera! Dall’alto una luce ci ha visitato per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte e dirigere i nostri passi sulla via della pace! TITOLO FIABE COLLOCAZIONI BIBLICHE L’ultimo giorno Luca 6, 37 Un petalo caduto dal cielo Luca 23, 34 Nei mari estremi Salmi 139 (138), 9-10 La pietra filosofale Amos 7,1 La pietra filosofale Esodo 13, 21-22 La figlia del re della palude Esodo 2, 1-10 La figlia del re della palude Salmi 40, 2 La figlia del re della palude Luca 1, 78-79 172 CITAZIONI BIBLICHE come il granellino di senapa della Bibbia che, cresciuto, diventa un albero che copre il mondo intero e alla maggior parte spetta allora soltanto di finire in una fucina per essere rifusi Nel peccato vi è la morte Laceratevi il cuore non le vesti, ritornate al Signore vostro Dio! La sua tenerezza si espande su tutte le creature! Il serpente parlava sempre dentro di Noi “Assaggia e diventerai come Dio” parabola dei soldi lasciati in custodia C’è soltanto un unico vero Dio TITOLO FIABE COLLOCAZIONI BIBLICHE Ole, il guardiano del campanile Matteo 13, 31-32 Marco 4, 30-32 Luca 13, 18-19 Anne Lisbeth Romani 5, 12 Anne Lisbeth Gioele 2, 13 Una storia dalle dune Salmi 144, 9 Psiche Genesi 3, 1-7 Psiche Matteo 25,14-30 La cosa più incredibile Esodo 20, 2-3 173 Ringraziamenti Al termine di questo lavoro di tesi, conclusivo di un percorso che mi ha aiutato a crescere e a formarmi come educatrice della scuola dell’infanzia, sento il bisogno di ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutato con la loro presenza e con i loro consigli. Ringrazio, prima di tutti, il professore Nicola Barbieri per avermi consigliato un argomento di ricerca che si è rivelato estremamente interessante e arricchente, e anche per avermi aiutato e guidato nella stesura della tesi. Un grazie particolare ai miei genitori per essermi stati vicini e per avermi sostenuto in ogni momento con il loro affetto e la loro pazienza, grazie anche perché hanno sempre cercato di aiutarmi in ogni modo possibile. Grazie di cuore ad Andre, una persona veramente speciale e insostituibile, che mi ha sempre incoraggiata nei momenti di sconforto, con le sue parole affettuose e la sua allegria contagiosa, e ha condiviso con me i momenti di gioia. Grazie anche per i suggerimenti utili e preziosi che mi ha dato per la stesura della tesi. Grazie a tutte le mie colleghe, Elisa, Sara, Roberta e Chiara per l’aiuto e la disponibilità dimostrata sul lavoro, e un grazie speciale a Giulia, che oltre ad essere stata un’ottima insegnante con cui collaborare si è dimostrata un’ottima amica con cui confidarsi, scherzare e ridere. Grazie, infine, agli educatori ACR, ai ragazzi e ai volontari dell’ACCANTO e a tutti i miei amici che in vari modi mi sono stati vicini. 174
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