La caccia si decide

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La caccia si decide
Testata Giornalistica di proprietà dell’ATC-LT2
C’era
una volta
una volpe
Numero 3 - Marzo 2014
La caccia si decide
nelle aule di tribunale
di Marcello Caliman
Segretario e portavoce
C’era una volta una volpe che
aveva visto la luce a Sermoneta,
più di trenta anni fa.
Era rimasta orfana, la mamma
non era più tornata, qualcuno le
aveva sparato e lasciata lì, a
marcire, lungo il ciglio di un
sentiero di campagna. Piccola e
indifesa si era messa in cammino
ed era giunta in località Borgo Tufette, qui snita e affamata si era
lasciata andare, poco distante da
una stalla. L’aveva notata un imprenditore locale Pasquale Palumbo, che impietosito dal suo stato,
aveva preso del latte e l’aveva
versato in una ciotola, ponendola
a poca distanza dalla piccola volpe.
Quest’ultima aveva gradito il latte,
fresco e sostanzioso, che le era
stato offerto e aveva preso l’abitudine di ritornare puntualmente
all’ingresso della stalla dove Pasquale, ogni volta che la notava,
gli versava del latte fresco. Erano
diventati amici e l’animale non
temeva più la presenza dell’uomo,
era nato un rapporto di ducia reciproca. Un giorno mentre la
volpe, ormai cresciuta, si avvicinava
alla “sua” ciotola si sentì un colpo
di fucile e l’animale stramazzò a
terra, esanime. Santino senior, il
padre di Pasquale, cacciatore incallito, aveva visto l’animale e gli
aveva sparato senza alcuna esitazione. Pasquale rimase per alcuni
attimi senza parole, la sua amica
volpe giaceva a terra uccisa. Poi
guardò il padre in un modo che
lasciava trasparire il suo stato d’animo, un misto di ira e di dolore, di
rabbia senza ne per quanto era
accaduto. Santino senior rimase
immobile dinanzi al glio sconvolto
dall’ira, ma non poteva ridare la
vita all’animale che aveva abbattuto. Alla scena assistette il glio
di Pasquale, il diciassettenne Santino junior, che è divenuto successivamente un accanito cacciatore
come il nonno, ma che giurò,
quel giorno, dinanzi al padre,
non con le labbra ma con il cuore,
che mai nella sua vita avrebbe
fatto del male a una volpe.
PRIMA PROVA CINOFILA PER IL MONITORAGGIO DELLA BECCACCIA SVERNANTE, 2014
La stagione della caccia
2013/2014 è alle nostre spalle,
in quanto si è conclusa la stagione
venatoria. Nelle settimane scorse
poca la migratoria, e i cinghiali,
quindi, hanno assunto particolare
rilievo, anche se non sono mancati
i tenaci, che insieme ai loro cani
hanno cercato ancora qualche capo
di fagiano, grazie ai risultati della
gestione che nello specico ha ben
funzionato. Le emozioni e la passione di sempre però non possono
far dimenticare ciò che è stato e ciò
che purtroppo ancora sarà. Non
avveniva ormai da decenni, anche
se qualche premessa si era già
avuta nella passata stagione, ma
quest’anno sono stati i tribunali a
decidere, in corso d’opera, modalità,
tempistica e specie cacciabili. Un
disastro per la caccia italiana e per
la certezza del diritto di migliaia di
cacciatori. Un disastro iniziato all’inizio dell’estate in alcune regioni
allorché parti signicative di interi
calendari sono stati censurati dai
TAR senza che questo producesse
valutazioni e decisioni che mettessero
al riparo gli altri provvedimenti.
Anzi, demagogia e populismo han-
no prodotto il resto. L’apertura ssata dalla legge 157 in alcune regioni non è stata possibile e nella
nostra ci siamo ritrovati a poter
cacciare solo corvidi e poco altro.
Ho avuto modo in occasione di recenti incontri, di porre all’attenzione
dei cacciatori presenti, il tema dell’unità del mondo venatorio, inserito
all’interno di un approccio operativo
e fortemente collegato al merito
delle emergenze e delle prospettive
da raggiungere. Continuo a ritenere
che nonostante i tanti punti di crisi
che attanagliano il nostro mondo,
siamo ancora nelle condizioni, qualora riconquistassimo con intelligenza
l’entusiasmo di scrivere insieme una
pagina nuova e affascinante della
storia antica della caccia, per proporre
i connotati di una sda culturale e
di senso per i prossimi decenni.
Troppo tempo, infatti, è stato perduto in questi anni a rincorrere strategie, speranze e illusioni con il
solo risultato di abbassare il prestigio
ed il riconoscimento sociale della
caccia. Non possiamo attardarci in
ulteriori e continui richiami alle responsabilità o alle colpe, anche se,
proprio per favorire un percorso
nuovo e trasparente, gli errori, una
volta analizzati e meglio valutati e
riconosciuti (da parte di tutti), potrebbero aumentare gli anticorpi
della coscienza critica e aiutare il
nostro mondo a ritrovare, in un
confronto costruttivo, la strada comune su cui incamminarci. Noi che
rappresentiamo la “base”, dobbiamo
favorire questo processo di “unicazione”, avere il coraggio e la determinazione di generare una speranza
comune, abbandonando decisamente le formule del passato e puntando a un messaggio alto e inequivocabile. Costruiamo la casa “comune” dei cacciatori, facciamo in
modo che cresca e sia sempre più
riconosciuto il contributo che il mondo
venatorio dà per concorrere a risolvere
le criticità economiche delle nostre
campagne. Il TAR del Lazio, inne,
ha accolto le istanze e le osservazioni
dei cacciatori, anche se il danno
prodotto non può essere cancellato.
Partiamo dal nostro territorio, crediamoci, è possibile, la rassegnazione
è l’anticamera della ne.
Elio Trani
Presidente ATCLT2
AMBITO
TERRITORIALE
DI CACCIA
Editore
Ambito Territoriale Caccia
ATC LT2 della Provincia di Latina
LT2
$7&/7
BILANCIO CONSUNTIVO ESERCIZIO 2012-13
E BILANCIO PREVISIONALE ESERCIZIO 2013-14
RELAZIONE SINTETICA
Legale Rappresentante
Elio TRANI – Presidente
Direttore Responsabile
Marcello Rosario Caliman
iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti
349.4442512
[email protected]
Hanno collaborato
Gian Paolo Caliman
Daniele Bruno Del Monaco
Chiara Di Pinto
Biagio Rocco Di Pinto
Franco D’Urso
Mauro Labbadia
Marilena Morisco
Federico Raso
Elio Trani
Gemma Recchiuti
Franco Zunino
Servizi fotograci
Benito Vertullo
Pubblicato racconto di
Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf
Impaginazione
Luca Scotto
Redazione
04020 Monte San Biagio - LT
Corso Vittorio Emanuele, 10
Email: [email protected]
Segreteria Tel/Fax: 0771.567001
Tipograa
Arti Grache Caramanica
Marina di Minturno LT
Supplemento a Forum
testata giornalistica
autorizzata nel 1990
dal Tribunale di Latina
Atclatina Due
1.806 amici
al 13 marzo 2014
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Il sottoscritto Daniele Bruno Del Monaco in qualità di direttore di questo ente relaziona
quanto segue.
Premesso che il Presidente dell’ATC LT2 è Elio Trani, nominato il 15 giugno 2012;
che l’attività del Direttore e della società Ecoopro è iniziata il 20 aprile 2012 e che fin dalla
fase iniziale si sono seguite le procedure e le prassi amministrative di cui si era dotato Questo
Ambito; che le commissioni sono così composte:
Ufficio di Presidenza: Trani Elio (Presidente), Rossi Antonio (vice presidente vicario), Targa
Leonello (vice presidente), Caliman Marcello (segretario e portavoce) e Pistillo Gerardo
(consigliere delegato);
Commissione Affari Generali: Palombo Santino (presidente), Di Pinto Biagio Rocco, Cappuccia Mario, Pannozzo Salvatore, Caliman Marcello (segretario);
Commissione Agricoltura: D’Urso Franco (presidente), D’Alessandro Carmine, Sandon Flavio, Pistillo Gerardo, Caliman Marcello (segretario);
Commissione Ambiente: Di Pinto Biagio Rocco (presidente), Marcoccia Paola, Labbadia
Mauro, Vertullo Benito, Caliman Marcello (segretario);
Commissione Attività Promozionali: D’Alessandro Carmine ( presidente), Pistillo Gerardo,
Labbadia Mauro, Papa Giuseppe, Caliman Marcello (segretario);
Commissione Tecnica: Soprano Vincenzo (presidente), Cappuccia Mario (segretario), Pannozzo Salvatore, Palombo Santino, Papa Giuseppe
-che il front-office è gestito dalla soc.Ecoopro attraverso la Sig Tiziana Notarfonso.
Tutto ciò premesso si dichiara che l’esercizio finanziario dell’A.T.C. LT2 è stato gestito secondo le norme previste dalla normativa vigente e dallo Statuto.
Il modus operandi è stato quello di far transitare qualsiasi voce di “spesa” ed “entrata” rispettivamente attraverso un “mandato”, in cui viene esplicata la causale di spesa ed il capitolo di riferimento, ed una “reversale”, sempre con l’indicazione della causale e
l’indicazione del capitolo, su un “conto bancario” presso la Banca UNICREDIT – Filiale
di Monte San Biagio. Ogni mandato e reversale è a doppia firma del presidente e del responsabile finanziario.
Le entrate derivanti dalle iscrizioni dei cacciatori sono transitate tutte su di un conto corrente
postale e successivamente trasferite con reversale sul conto corrente bancario.
Osservatorio Faunistico Venatorio
Le “Entrate” sono derivate da:
iscrizioni dei cacciatori ed in particolare:
autorizzazioni cacciatori laziali residenti nell’ATC LT2
autorizzazioni cacciatori residenti nel Lazio
autorizzazioni cacciatori in regime di reciprocità
Proventi da tassa di concessione "ex regionali" (art.51 - LR 17/95-comma4) - art.21 statuto - anno 2010/2011
Proventi da tassa di concessione "ex regionali" (art.51 - LR 17/95-comma4) - art.21 statuto - anno 2011/2012
finanziamenti regionali previsti dalla L.R. 17/95 relativi agli indennizzi dei danni provocati dalla fauna selvatica
alle produzioni agricole
Le “Uscite” sono state effettuate secondo le norme previste dallo Statuto e dalla L.R. 17/95 ed in particolare sono state
dovute principalmente alle seguenti voci:
1Attività esclusivamente faunistico-venatorie ed in particolare i ripopolamenti di selvaggina per un importo pari ad €
108.310,31 comprensivo di € 2.722,50 posti a residuo passivo.
2 Acquisto materiale e attrezzature d’ufficio per un importo pari ad € 12.467,75 di cui € 2.632,63 sono residui passivi .
3 Spese di funzionamento degli uffici ed organi istituzionali per un importo pari ad € 58.448,00.
4 Spese per la vigilanza venatoria per un importo pari ad € 10.239,07 di cui € 175,05 sono residui passivi
5 Attività di monitoraggio del territorio per un importo pari a € 9.969,76 di cui € 2.142,40 sono residui passivi
6 Spese per la ricostruzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio per un importo pari a € 1.490,50
Inoltre sono stati pagati i residui passivi derivanti dall’esercizio finanziario precedente per un importo di € 14.369,63
Nello schema di bilancio
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consuntivo accanto, si evidenziano capitolo per capitolo i mandati e le reversali
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Osservatorio Faunistico Venatorio
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RESOCONTO
BANCA DATI
2012/2013
ATC LT2
Al ne di far meglio comprende le attività gestionali dell’Ambito caccia LT2
si rappresenta quanto segue.
Dalla verica dei tesserini consegnati, i cacciatori iscritti all’ATC LT2 risultano
essere 3.013 e sono così distribuiti così come descritti nello schema a destra
COMUNE.......................N° Cacciatori
CAMPODIMELE .................31
CASTELFORTE...................59
FONDI .............................715
FORMIA ...........................145
GAETA .............................77
ITRI..................................184
LENOLA ...........................136
MINTURNO ......................236
MONTE SAN BIAGIO .........296
PONZA ............................121
SAN FELICE CIRCEO...........97
SPERLONGA .....................59
SPIGNO SATURNIA............52
SS. COSMA E DAMIANO ....64
TERRACINA ......................599
ALTRE PROVINCE LAZIO .....49
ALTRI COMUNI LT..............25
FUORI REGIONE ................68
TOTALE .........................3.013
L’ATC LT2 ha sviluppato un progetto di “caccia sostenibile” in cui la tutela dell’ambiente e dell’agricoltura (miglioramenti ambientali e colture a perdere) sono l’elemento fondante per la gestione faunistico-venatoria.
A tal proposito l’ATC ha predisposto bandi pubblici per i miglioramenti ambientali finalizzati al: rilascio di fasce
di prodotto agricolo; realizzazione di colture a perdere; recupero di terreni incolti e cespugliati; impianto di specie
arboree selvatiche da frutto;
Particolarmente significativa è stata l’attività svolta nell’isola di Ponza dove sono state piantate 50 carrubi, 100
lecci, 50 alberi di sughero, 50 di rovarella.
Si stanno inoltre individuando, per essere autorizzate, le zone di allenamento cani e zone a chiusura temporanea.
La gestione della piccola fauna selvatica stanziale (fagiani e lepri) è stata effettuata attraverso tipologie di intervento
innovative, prima fra tutte i recinti di pre-ambientamento che permettono un acclimatamento delle lepri e dei fagiani provenienti dagli allevamenti prima del rilascio vero e proprio in natura.
Preambientare queste specie in un spazio controllato e con le stesse caratteristiche dell’area destinata alla loro liberazione, unitamente alla predisposizione delle colture a perdere e degli altri miglioramenti ambientali, rende
molto più alta la possibilità di sopravvivenza e riproduzione delle stesse.
L’attività di ripopolamento, per la stagione venatoria 2012-2013, con le modalità sopra indicate ha visto per tutto il territorio di competenza dell’ATC LT/2 il rilascio complessivo di n. 492 capi di Lepri e numero 3233 capi di Fagiani.
La selvaggina è stata immessa rispettando i criteri delle zone vocate predisposte dalla commissione caccia dell’ATC
LT/2 seguendo altresì le indicazioni della Provincia attenendosi al Piano Faunistico Provinciale tuttora vigente.
I Comuni interessati dai recinti di preambientamento per la specie lepre sono stati:
Terracina (località “Cavallo Bianco” – “La Fiora Alta”)
Monte San Biagio (località “Mandria Riccitiello” – “Valleviola”)
Castelforte (località “Suio”)
Santi Cosma e Damino (località “Ferrara”)
Lenola (località “ San Martino di Ambrifi)
I Comuni interessanti dai recinti con voliere per il preambientamento
della specie fagiani sono stati:
Terracina (località “Ceccaccio” – “Migliara 56” – “Via Traversa Mediana”)
Castelforte ( località “Suio”)
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Osservatorio Faunistico Venatorio
L’irradiamento delle specie attraverso il preambientamento ha dato buoni
frutti soprattutto per la specie fagiano e pertanto i tecnici dell’ATC LT2
hanno proposto di continuare anche in futuro con questa pratica.
L'ATC LT2 inoltre ha un’organizzazione di guardie venatorie volontarie in collaborazione con le associazioni presenti nella compagine sociale e si sta predisponendo
una convenzione con le con la provincia al fine di svolgere nella migliore maniera
possibile l’attività di controllo.
Nel corso dell’anno sono state affinate tecniche di comunicazione attraverso ordini
di servizio ed è stata acquistata un’autovettura per le attività di prevenzione e controllo.
Invece, dal punto di vista amministrativo ed economico gestionale, l'attività si è svolta
secondo le seguenti modalità:
La parte amministrativa è stata gestita secondo le norme della LR 17/95 e dello Statuto e seguendo le indicazioni di volta in volta dettate dalla Provincia di Latina.
In particolare sia per le iscrizioni dei cacciatori che per il rilascio delle autorizzazioni
ai cacciatori fuori regione, si sono seguite le prassi già messe in atto dalla Provincia.
Inoltre è stato rilasciato un tesserino di abbattimento finalizzato da un lato ad essere
documento autorizzatorio all'esercizio della caccia nel territorio dell'ambito, dall'altro
ad avere la conoscenza dei capi abbattuti e/o avvistati (fauna protetta) ed a ricevere
suggerimenti scritti dai cacciatori. In riferimento alle comunicazioni dei cacciatori
sono state prese in considerazione una per una ed è stata data risposta per iscritto;
invece per gli avvistamenti di specie protette oppure particolarmente protette le segnalazioni riguardano esclusivamente la specie lupo che è stata avvistata nei territori
di Terracina, Fondi, Formia, Itri, nel Comune di Spigno anche in pianura.
Alla luce di quanto su esposto, si relaziona sullo schema di previsione proposto dal
Consiglio direttivo.
Le “Entrate” previste nel bilancio di previsione 2013/2014 sono derivanti da:
ENTRATE DERIVANTI DAL NUMERO DEI CACCIATORI ISCRITTI ED IN PARTICOLARE :
autorizzazioni cacciatori laziali residenti nella Provincia di Latina
autorizzazioni cacciatori residenti nel Lazio fuori Provincia
autorizzazioni cacciatori fuori regione
Osservatorio Faunistico Venatorio
“
L’ATC LT2
dispone
di guardie
venatorie
volontarie
in sintonia
con le
associazioni
presenti
nella
compagine
sociale
“
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ENTRATE DETERMINATE DA ATTI DEL SETTORE CACCIA DELLA PROVINCIA DI LATINA CHE HA gIà PREVISTO CON DETERMINA DI ASSEgNARE ALL’ATC LT2 LA
SOMMA DI € 51.000,00;
LE ALTRE ENTRATE SI RIfERISCONO A qUELLE RELATIVE AgLI INDENNIZZI DEI
DANNI PROVOCATI DALLA fAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AgRICOLE CHE
VENgONO STANZIATE DALLA REgIONE LAZIO DI ANNO IN ANNO E RAPPRESENTANO PERTANTO UNA SEMPLICE PARTITA DI gIRO.
Le “Uscite” previste per il bilancio di previsione 2013/2014 sono effettuate secondo
le norme previste dallo Statuto e dalla L.R. 17/95 ed in particolare il vincolo destinazione previsto dall’art. 51 art. 4 lett. a).
Si è voluto prevedere una somma adeguata per i ripopolamenti di selvaggina e soprattutto l’avvio di metodologie innovative per i pre-ambientamenti della selvaggina;
queste attività prevedono una forte partecipazione dei territori anche in collaborazione
con gli agricoltori ed ambientalisti in particolare nell’attivazione delle “colture a perdere” e riqualificazione di “Habitat idonei alla riproduzione”. Inoltre sono previsti
una serie di progetti di gestione per specie stanziali come la starna e progetti di contenimento dei danni provocati dalla fauna selvatica con la collaborazione dell’Università della Tuscia ed iniziative progettuali atte a coordinare meglio le attività
gestionali e programmatiche con l’altro ATC di Latina .
Per le spese di funzionamento la previsione è legata principalmente alle spese degli
organi istituzionali e della gestione degli uffici.
Di seguito si riporta il grafico a torta della distribuzione in percentuale delle spese
Ai sensi e per gli effetti dell’art. 22 comma 6 dello Statuto di questa associazione
l’Ambito Caccia Latina 2 ha ritenuto necessario cumulare un avanzo nel bilancio al
fine di far fronte ad alcuni investimenti necessari per l’operatività gestionale dello
stesso
ATC che, nel frattempo, ha visto una riduzione delle entrate dovute alla dimidocumentazione.
nuzione del numero di cacciatori. L’avanzo di amministrazione unita ad un attenta
attività di gestione dei costi, permetterà di avere una gestione virtuosa delle risorse.
Un onere sempre crescente per l’ATC è dato dalla gestione dei danni alle produzioni
agricole per le quali sarà necessario prendere dei provvedimenti urgenti.
Per eventuali
chiarimenti e
delucidazioni
sono a
disposizione
i tecnici della
Soc. Ecoopro
che, previo
accordo
telefonico,
metteranno a
disposizione
tutta la
Daniele Bruno Del Monaco
Direttore ATC LT2
42
Osservatorio Faunistico Venatorio
La valorizzazione
del territorio
Il ruolo dell’ATC LT2
Marilena Morisco
Agronomo ATCLT2
I miglioramenti ambientali, sono
uno strumento di gestione indiretta
delle popolazioni di fauna selvatica,
poiché volti alla ricostituzione degli
elementi del paesaggio legati all’agricoltura tradizionale e a una
maggiore differenziazione delle coltivazioni e alla loro rotazione. In tale
contesto risulta importante la funzione
svolta dai cacciatori ed agricoltori
nella gestione del territorio resi ai
ni agro-faunistici.
L’esperienza acquisita dimostra che
l'ATCLT2 non svolge solo una gestione amministrativa della caccia,
ma anche una razionale gestione
delle risorse naturali sulla base della
loro sostenibilità, in sintonia con le
competenze territoriali delle Provincie
e Regioni. Sulla base di tali presupposti, l'ATCLT2 pubblica due volte
l'anno il "Bando per Misure Rivolte
ad Interventi di Miglioramento Ambientale ai Fini Faunistici". La scadenza della presentazione delle
domande per la corresponsione
degli incentivi a favore della realizzazione è stabilita per le colture invernali entro il 30 luglio, mentre
per le colture primaverili è entro il
31 dicembre. Le richieste di nanziamento, i cui soggetti beneciari
sono proprietari e/o conduttori di
fondi agricoli, sono volte al perseguimento dei seguenti obiettivi:
1 Fornire alla fauna selvatica maggiori
opportunità di alimentazione, soprattutto nei periodi di carenza nel
corso dell'anno.
2 Garantire alla fauna selvatica migratoria e stanziale le condizioni
adeguate di rifugio, pastura e riproduzione. Sulla base dei progetti
già realizzati, è stato possibile accertare un signicativo incremento
dell'eterogeneità ambientale, con
un aumento della diversità colturale
in aree caratterizzate da eccessiva
semplicazione del paesaggio.
Gli interventi proposti dall’ ATCLT2
nel territorio di competenza, hanno
avuto risvolti positivi nel programma
della gestione mirata alla conservazione a lungo termine delle po-
polazioni selvatiche migratorie e
stanziali che consenta loro di compiere tutte le fasi del ciclo biologico
vitale in tranquillità. Considerati i
positivi risultati a tutt'oggi conseguiti
è auspicabile poter raccogliere un
numero maggiore di adesioni (istanze
per la concessione di contributi), al
ne di poter impostare le successive
programmazioni sulla base dall’effettiva disponibilità di proprietari e
conduttori. Il grado di reale partecipazione da parte del mondo agricolo
e la limitatezza delle risorse disponibili
costituiscono, di fatto, elementi di
partenza con i quali è necessario
confrontarsi al momento di impostare
la programmazione.
SANTA MESSA PER SANT’UBERTO DI LIEGI
IL SANTO PATRONO DEI CACCIATORI E DEI CANI
NELLA CHIESA DI SAN NILO ABATE IN GAETA LOCALITÀ SERAPO
VENERDÌ 30 MAGGIO 2014 ORE 18.00 CELEBRA DON ANTONIO CAIRO
PREGHIERA DEL CACCIATORE
Ti lodiamo, Signore, perché dai vita all’acqua, ai boschi,ai ori, agli animali, alle pianure,
alle montagne e al sole che illumina.
E Ti lodiamo perché ci doni di giungere alle nevi bianche e alle paludi,
camminare nelle pianure e salire le colline e perché ci fai continuamente
comprendere la bellezza della Tua creazione.
Ti lodiamo, Signore, perché ci concedi di vedere
caprioli e camosci sui monti, i cinghiali nei boschi, l’aquila e il falco nel cielo,
le pernici e i fagiani, le lepri, i beccaccini e quante altre creature sono nel mondo a Tua gloria.
Perdonaci, Signore,
se talvolta le sacrichiamo alla nostra passione,
ma la loro esistenza ci fa capire la Tua generosità,
ci dispone al rispetto dei Tuoi beni e alla riessione.
Sii lodato, Signore, per la pace che ci donano montagne, pianure, boschi e paludi,
e i pensieri che ci suscitano: scrutando la natura e ascoltandone la voce
impariamo a ritrovarTi nell’abisso del nostro spirito.
E se un giorno Tu volessi farci restare fra loro,accogli, nella tua terra, innita misericordia,
la nostra anima di peccatori, ma a te più vicina,
Osservatorio Faunistico Venatorio
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BERETTA
una fabbrica di armi
e non solo
Chiara Di Pinto
La Fabbrica d'Armi Pietro Beretta
S.p.A. è un'azienda produttrice
di armi da fuoco, con sede a
Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia. I prodotti di
questa casa sono usati in quasi
tutte le nazioni del globo da
militari, polizia e civili. Con quasi
cinquecento anni di storia, la
Beretta è tra le più antiche industrie del settore a livello mondiale. Fu fondata nel 1526 da
un fabbricante d'armi bresciano,
mastro Bartolomeo Beretta; la
ricevuta di pagamento del primo
ordine, una fornitura di archibugi
alla Repubblica di Venezia, è
ancora conservata negli archivi
della ditta. Oggi la Beretta, costituita come società di capitali,
è posseduta da Ugo Gussalli
Beretta - discendente diretto di
Bartolomeo - ed è diretta da lui
e dai suoi gli, Franco e Pietro.
L’azienda è famosa per la sua
“
ampia gamma di prodotti, che
includono doppiette (o fucili a
canne accoppiate), e fucili a canne sovrapposte (come, ad es. i
leggendari "So"), fucili semi-automatici, fucili da caccia, spesso
anche personalizzati, express ries, fucili d'assalto, pistole mitragliatrici, fucili a grilletto, pistole
ad azione semiautomatica, fucili
sportivi e da pochi anni anche
rivoltelle. L'azienda non solo
ha una gamma di prodotti veramente ampia, ma possiede
per tramite della società Capogruppo Beretta Holding anche
altre aziende che operano nel
settore delle armi portatili (Sako,
Uberti, Tikka, Stoeger, Benelli
Armi e Franchi) e nel settore
delle ottiche (come Steiner e
Burris) ed è inne partner della
Fabrique Nationale de Herstal.
È famosa soprattutto per la produzione della pistola semiauto-
Ogni fucile che esce
dall’azienda deve essere
perfettamente in grado
di raggruppare i colpi in
un pollice da una distanza
di cento metri.
“
44
matica modello 92FS, che oltre ad essere il modello scelto
da dipartimenti di polizia ed
eserciti in molti paesi del mondo
- è anche l'arma ufciale di tutte
le forze dell'ordine e armate italiane; della Gendarmerie francese e delle Forze Armate Americane. La famosa pistola 92FS
è stata spesso usata in lm
d'azione americani, come la
serie di Arma letale, ma anche
in alcuni episodi di 007, e da
Bruce Willis nella serie Die Hard.
Nel 1985 Beretta fu scelta, al
termine di una contrastata selezione, per produrre la M9
(un prodotto assai simile al modello 92 in calibro 9 mm Parabellum) arma individuale d'ordinanza in dotazione al personale militare degli Stati Uniti.
Per adempiere alla commessa
dell'esercito americano di
500.000 unità la Beretta ha
costituito la sussidiaria Beretta
USA, con sede ad Accokeek
nel Maryland. Nel febbraio
2009, la Beretta ha ricevuto
dal governo americano un ulteriore ordine di 450.000 pistole
M9 da consegnarsi entro cinque
anni, con i primi 25.000 pezzi
da consegnare entro l'anno.
L'ultimo modello entrato in
produzione è la Beretta 90two,
miglioramento della 92FS. I
Marines statunitensi invece si
avvalgono della nuova Beretta
M9A1,che differisce dal precedente modello 92FS per la
presenza del castello tipo SD
(Special Duty) con slitta Picatinny per laser e torce e un caricatore resistente alla corrosione
della sabbia, su esplicita richiesta degli stessi Marines impegnati nella campagna in Iraq:
tale caricatore è indicato come
"SandProof".
Misurarsi contro l’astuzia della grossa selvaggina, la più ambita al
mondo. È questo il momento più atteso, sin dal primo giorno di
battuta, nel bosco in montagna o nelle ampie distese erbose. L’interminabile attesa ha congelato sia il cacciatore sia la preda. Ma la
ricerca della selvaggina non dura ore, né giorni. Dura dal primo
istante in cui si è stati iniziati al rito della
caccia dal padre o dal nonno. Con il pensiero sso sulla preda, il cacciatore tiene
ben stretto a sé il proprio fucile, in cui
ripone totale ducia. Per il cacciatore che
si dedica alla grossa selvaggina, cura dei
dettagli e totale afdabilità sono requisiti
imprescindibili. Beretta li conosce meglio
di chiunque altro. Ogni fucile che esce dall’azienda deve essere
perfettamente in grado di raggruppare i colpi in un pollice da una
distanza di cento metri. I fucili Sako e Tikka non solo semplicemente
un punto di riferimento nel settore, hanno contribuito con grande
orgoglio a denire la tradizione della caccia.
Osservatorio Faunistico Venatorio
Prova cinofila
Monitoraggio della beccaccia
L’Ambito Territoriale di Caccia Latina 2 ha
organizzato a Monte San Biagio il 25 e 26
gennaio 2014, il 1° Monitoraggio della
Beccaccia svernante, abbinandolo ad una
prova cinola, evento mai organizzato in
Provincia di Latina. Nel corso delle due
giornate, il sabato 25 dedicato interamente
ad una batteria di continentali (italiani ed
esteri), ha visto prevalere nel contesto della
nota del concorso la drahthaar di nome
Emilia di Cristiano Vadorini, mentre la domenica 26, dedicata interamente alle 3
batterie di inglesi (circa 60 cani), nella
batteria “C” nel rispetto della piena nota
del concorso si è distinto il setter inglese di
nome Moro di Roberto Virgini, nella batteria
“B” con un MB il pointer inglese di nome
Serpente di Angelo Primi e nella batteria
“A” con il l’ECC la setter inglese di nome
IRA di Claudio Cipriani. La manifestazione
oltre ad evidenziare l’aspetto zootecnico,
cinolo e sociale, ha evidenziato durante il
censimento attuato nei turni di prova, la
buona presenza dello scolopacide che sul
piano scientico, questa costante e puntuale
presenza è indice di salubrità dei luoghi, di
habitat e situazione climatica ideale allo
svernamento, ma anche e principalmente
della buona conservazione della specie.
Dati oggi divenuti fondamentali per le moderne esigenze nella determinazione dei
calendari venatori regionali. L’elemento
cardine della gestione faunistica del territorio
agro – silvo - pastorale è la conoscenza
della consistenza e dello stato di conservazione delle specie, i monitoraggi, i censimenti
annuali e i piani di prelievo, costituiscono
per l’ATC elementi conoscitivi importanti
Osservatorio Faunistico Venatorio
ai ni del prelievo venatorio, da proporre
alla Provincia/Regione per la stesura dei
calendari venatori nel rispetto delle “linee
guida ISPRA”. Solo attraverso la raccolta
ed analisi dei dati relativi oltre che ai carnieri
realizzati (numero dei capi abbattuti per
unità territoriale di gestione; rapporto maschi/femmine e giovani/adulti in un campione signicativo del carniere complessivo),
anche alla presenza della beccaccia sul territorio nel periodo svernante (metà dicembre
– metà gennaio) e nella fase della migrazione
pre-nuziale a partire dalla 2^ decade di
gennaio, si potrà dimostrare che gli studi
che hanno portato in Europa (SPEC 3) a ritenere la beccaccia in uno stato di conservazione sfavorevole, sono di parte e non ri-
spondenti alla reale situazione conservativa.
Torniamo alla manifestazione, molti il giorno
dopo hanno telefonato a chi scrive, nella
sua qualica di Presidente dell’ATC-LT2 per
ringraziarlo, rimarcando il momento di grande
aggregazione sociale, la grande sportività di
tutti e l’ospitalità messa in campo dall’ATC
con un palpabile coinvolgimento emotivo.
Ad esempio Mauro L. in un post di ringraziamento ha scritto: “grazie per la qualità
dell’evento, ho vissuto due giornate caratterizzate da profumi tipici di altre regioni”.
Oltre ai cani citati risultati vincitori nelle rispettive batterie, si è assistito nei due giorni
ad un lotto di cani che hanno esplicato il
turno di buon livello sia sul piano dell’impegno
sia nella metodologia di cerca, a cui è
mancato solo l’incontro con la difdente Regina, ad esempio i setter inglesi: Amour di
Angelo Zecchi, Caterina di Adriano Patriarca,
Sparta di Giorgio Luison e Rus di Silvestro
Tramentozzi e ancora gli epagneul breton
di Biagio Parisella e di Antonello Di Cicco,
solo per citarne alcuni. L’ATC-LT2 forte di
questi risultati, si impegnerà a ricercare il
coordinamento intorno ad obiettivi comuni,
per un’attività gestionale per ambiti estesi e
congrui, attraverso una fattiva collaborazione
tra organismi istituzionali interessati (Parchi
– Riserve Naturali – AFV – ATC). Particolarmente sentito e coinvolgente è stato, al termine del pranzo, il saluto e ringraziamento
del Presidente dell’ATC a tutti i partecipanti,
e ai giudici di gara Roberto Santeramo –
Salvatore Guglietta – Sandro Raponi –
Santino Palombo.
Elio Trani
Presidente ATCLT2
45
Per statuto fanno parte dell’ATC LT2 anche le associazioni
ambientaliste più signicative. Pubblichiamo il documento
che in questo mese di marzo hanno diffuso come
osservazione collegiale sulla riforma della legge sui parchi
che è all’esame del Senato della Repubblica.
Il documento susciterà interesse e osservazioni tra
i cacciatori. Per la par condicio come stiamo pubblicando
il documento ambientalista nel prossimo numero faremo
altrettanto con le osservazioni del mondo venatorio.
GLI AMBIENTALISTI:
RIFORMA DELLA LEGGE
SUI PARCHI
è ATTACCO ALLA NATURA
Caccia nei parchi, silenzio assenso sulle nuove opere di trasformazione del
territorio, tassa sugli impatti ambientali, gestione dei parchi in mano ai Comuni,
interessi privati delle imprese agricole nei consigli direttivi, così il Senato prepara
l’attacco alla Natura d’Italia
La Commissione Ambiente del Senato ha completato la discussione sulle
proposte di Legge per la modica della normativa quadro sulle aree naturali protette, la Legge 394 del 1991, denendo il testo unico che andrà
all’approvazione denitiva. Le maggiori associazioni ambientaliste, CTS,
FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club
Italiano e WWF Italia lanciano l’allarme per un autentico e inaccettabile
attacco alla natura. La proposta di legge prevede l’introduzione del silenzio
assenso per il nulla osta rilasciato dagli Enti Parco, la caccia nei parchi mascherata da controllo faunistico per tutte le specie, royalty per le opere ad
elevato impatto ambientale, aumento del potere dei Comuni nella gestione dei parchi e nuove categorie di parchi per soddisfare solo gli interessi
di alcuni territori. Le otto maggiori Associazioni ambientaliste si appellano
ai Senatori chiedendo di fermare questo colpo di mano che rischia di trasformare la Legge quadro sulle aree naturali protette in uno strumento
per sferrare un attacco mortale al patrimonio naturale del nostro Paese.
Questa proposta di riforma della Commissione Ambiente del Senato non
è solo inopportuna ma è pericolosa per le sorti della natura italiana. Le
Associazioni ambientaliste chiedono per questo l’eliminazione dal testo
unicato che sarà portato in aula per l’approvazione denitiva delle modiche ritenute lesive dei principi e nalità della Legge quadro approvata
nel 1991 e rivolgono un appello ai Senatori della tredicesima Commissione afnché sia fermata questa sciagurata riforma. Le associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness,
Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia chiedono al Parlamento di
favorire le condizioni per un ampio confronto con tutte le parti interessate
sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una
efcace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno nei prossimi giorni per far meglio comprendere al Senato la necessità di fermare questa riforma.
COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLA LEGGE 394/1991 PROPOSTA
DALLA COMMISSIONE AMBIENTE DEL SENATO:
Ecco le principali proposte di modica della Legge quadro sulle aree naturali protette che preparano il nuovo attacco alla Natura d’Italia:
1. CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA NELLE AREE NATURALI
PROTETTE: Le Associazioni evidenziano i rischi di pericolosi effetti collaterali delle modiche proposte alla Legge quadro sui parchi sulla normativa nazionale sulla caccia (la Legge n.157/92), che porterebbero
sicuramente all’avvio di una nuova procedura d’infrazione dal parte dell’Unione Europea. Con artizi giuridici si vuole legittimare l’ingresso dei
cacciatori nei parchi per la gestione della fauna selvatica, confermando pratiche che si sono già diffuse in molti parchi senza una soluzione concreta
dei problemi dovuti al sovrannumero di alcune specie, come il cinghiale.
2. SILENZIO ASSENSO SUL NULLA OSTA DEGLI ENTI PARCO:
La proposta di modica prevede la sostituzione dell’art. 13 della Legge
quadro introducendo nella procedura del nulla osta rilasciato dagli Enti
Parco sulle nuove opere e progetti all’interno dell’area protetta il silenzio assenso dopo 60 giorni. Un provvedimento che rischia di ridurre la capacità di
controllo degli Enti Parco sulle trasformazioni del territorio, in considerazione
anche delle ridotte e inadeguate piante organiche degli Enti di gestione.
3. GESTIONE DEI PARCHI IN MANO AI COMUNI:
La proposta di riforma del Senato prevede nella procedura di approvazione
del Piano del Parco, il principale strumento di gestione dell’area naturale
protetta, l’obbligo dell’intesa con i Comuni. Il Piano del Parco viene oggi
adottato dal Consiglio Direttivo dell’Ente costituito al 50% dai Comuni,
46
dopo consultazione della Comunità del Parco costituita dai Comuni e da
altri Enti Locali. La proposta del Senato introdurrebbe anche l’obbligo
dell’intesa con i Comuni da parte della Regione che approva denitivamente il Piano. Si consegna denitivamente in questo modo la gestione
dei Parchi nelle mani dei Comuni.
4. FINANZIAMENTO DEI PARCHI ATTRAVERSO ROYALTY:
Contestato dalle Associazioni ambientaliste il meccanismo di pagamento
di royalty agli Enti Parco da parte di titolari di attività economiche ad elevato
impatto ambientale operanti o possibili all’interno delle aree naturali protette e nelle aree contigue. Il rischio di gravi condizionamenti dell’operato
degli Enti Parco è senza dubbio elevato se dovesse essere confermato l’approccio previsto dalla proposta del Senato. Serve piuttosto un necessario
approfondimento per introdurre nel nostro ordinamento il tema del pagamento dei servizi ecosistemici per assicurare comunque la prevalenza
della tutela della natura su altri particolari interessi economici e, al tempo
stesso, il rafforzamento dei divieti nella legge, in modo da porre il Parco
più al riparo dalle possibili, e anzi probabili, pressioni nalizzate all’ingresso
di nuove attività il più delle volte non compatibili con la specica qualità
ambientale dei Parchi italiani.
5. COMPOSIZIONE DEI CONSIGLI DIRETTIVI: Dopo l’approvazione del
DPR n.78 del 2013 che ha rivisto la composizione dei Consigli direttivi dei
Parchi nazionali, portando da 12 a 8 i componenti e modicando i soggetti
coinvolti, si ritiene inopportuno intervenire di nuovo con l’inserimento di un
rappresentante delle Associazioni di categoria degli agricoltori, senza rivedere
la composizione ed il ruolo della Comunità del Parco. Nell’organo di governo
dei parchi nazionali devono sempre prevalere gli interessi pubblici generali rispetto a pur legittimi interessi particolari e di settore. In una eventuale revisione
della composizione dei Consigli direttivi dovrebbe essere valutato anche l’inserimento di un esperto in temi di tutela paesaggistica e beni culturali. Su
questo tema tra l’altro è già intervenuto il Governo con un articolo presente
nel collegato ambientale alla Legge di Stabilità.
6. NASCONO I PARCHI GEOLOGICI SOLO A VANTAGGIO DI ALCUNI
TERRITORI:
Viene introdotta nella Legge quadro la categoria dei Parchi geologici nazionali, categoria non prevista dalla classicazione internazionale dell’IUCN, per nanziare la fallimentare esperienza dei parchi geominerari.
Il condivisibile obiettivo del recupero delle miniere e cave abbandonate
non può essere spacciato per conservazione della natura favorendo la nascita di Parchi nazionali speciali con una ridotta tutela del
patrimonio naturale (nei parchi geologici sarebbe ad esempio consentita
la caccia). La Legge 394 del 1991 già consente oggi la nascita di Parchi
nazionali per tutelare emergenze geologiche e geomorfologiche, come
già avvenuto nel caso del Parco Nazionale del Vesuvio.
7. IL RUOLO DELLA FEDERPARCHI: La proposte di Legge dei Senatori
attribuirebbero a Federparchi il ruolo esclusivo di rappresentanza degli
Enti gestori delle aree naturali protette, sebbene Federparchi sia un’Associazione di categoria che non riunisce tutti i soggetti che hanno oggi la
responsabilità della gestione delle aree naturali protette. Si costituirebbe
per legge una sorta di monopolio della rappresentanza degli Enti gestori
dei Parchi e Riserve naturali del nostro Paese che davvero non pare giusticato e corretto. La richiesta delle otto maggiori Associazioni ambientaliste è di stralciare questi punti dal testo che il Senato dovrà approvare
nelle prossime settimane, favorendo un percorso diverso e mirato al rilancio delle aree protette e della loro missione.
Osservatorio Faunistico Venatorio
Il capriolo ritorna
in provincia di Latina?
lungo il Po grazie ai contributi dell'Unione Europea. Alcuni esemplari
sono stati recentemente inseriti alIl capriolo è all’attenzione dell’ATC l'interno del Parco dei Nebrodi. Si
LT2 – Ambito Territoriale Caccia tratta di esemplari provenienti daldella Provincia di Latina che su pro- l'Emilia - Romagna e concentrati
posta del rappresentante degli am- nella zona di Galati Mamertino,
bientalisti di Italia Nostra, sta nell'ambito di un progetto di reinstudiando la possibilità di un suo ri- troduzione della specie. È diffuso in
popolamento nella provincia di La- gran parte dell'Europa continentale
tina. Sarebbe bello rivederlo correre e in Gran Bretagna, è assente da Irlibero nella terra pontina e l’ATC landa, Portogallo e Grecia. Il caLT2, che ha competenza da San Fe- priolo è diffuso in boschi aperti in
lice Circeo alla riva destra del ume cui il sottobosco sia tto e che siano
Garigliano, si potrebbe fregiare di inframmezzati da radure e zone ceun merito indubbio. Il capriolo è spugliose, sia in pianura (anche
un ungulato che vive in Europa e in dove questa è coltivata e pure dove
l'agricoltura
Asia; ne sono
Estinto all’inizio
è intensiva
note quattro sotpurché trovi
tospecie di cui
del secolo scorso
boscaglie
una è il capreodai bracconieri,
lus italicus, pre- può ritornare grazie alla dove rifugiarsi), sia in
sente solo in caccia eco-sostenibile
collina, sia in
Italia con popolazioni frammentate nella tenuta montagna, sia nelle zone umide. In
presidenziale di Castelporziano passato il capriolo veniva conside(Lazio), nel Gargano (Puglia), nei rato un animale tendenzialmente
Monti di Orsomarso (Calabria) e solitario, ma oggi si sa che ha un
nella zona meridionale della Ma- comportamento sociale piuttosto
remma (Toscana). In provincia di La- complesso e articolato; mentre i
tina l’ultimo esemplare è stato maschi conducono per gran parte
abbattuto all’inizio del secolo dell'anno un'esistenza solitaria
scorso; si trova sulle Alpi e sugli Ap- (anche perché già alla ne dell'inpennini, ultimamente, si assiste alla verno tra di loro iniziano le dispute
lenta ricolonizzazione dei boschi territoriali), le femmine spesso vidella pianura padana, in particolare vono riunite in branchi, composti in
del Parco del Ticino, ma anche dei media da tre – sette individui, ma
recenti rimboschimenti realizzati possono essere anche più grandi,
di Gian Paolo Caliman
Osservatorio Faunistico Venatorio
diretti da una femmina dominante.
In tali branchi le gerarchie e i rapporti sociali sono ben deniti e strutturati. Nel periodo che va dalla
tarda primavera all'inizio dell'estate
(maggio - giugno) le femmine partoriscono, normalmente, due piccoli, raramente uno o tre, dal
caratteristico mantello bruno ttamente maculato.
Molto spesso, le femmine lasciano il cucciolo
nascosto
nell'erba alta, mentre
loro vagano nei paraggi in cerca di cibo. Il
periodo degli amori va
da metà luglio a ne
agosto e il corteggiamento è costituito da
una serie di inseguimenti da parte del maschio nei confronti della
femmina. Con l'arrivo
dell'autunno, poi, anche
i maschi si riuniscono ai
branchi di femmine e
spesso occupano un
posto in fondo alla gerarchia. I giovani raggiungono la maturità sessuale
dopo il primo anno di vita
a circa 14 mesi di età; può raggiungere un'età massima di 12 - 18
anni. Il capriolo è stato protagonista
del romanzo Bambi, la vita di un capriolo di Felix Salten a cui si è ispi-
rato il lm Bambi della Walt Disney.
Nel poema mitologico gallese Cad
Goddeu contenuto nel Libro di Taliesin (un manoscritto gallese
del XIV secolo conosciuto anche
come Peniarth MS2 e conservato
nella Biblioteca Nazionale del Galles),
un raro capriolo bianco viene sottratto durante una caccia a Arawn,
divinità celtica dell'Annwn. Il capriolo rappresenta un simbolo del
viaggio dell'anima verso la morte.
47
• lesioni cutanee (alopecia perioculare, dermatite furfuracea e
formazione di ulcere cutanee e dei
cuscinetti plantari),
• calo ponderale o perdita dell’appetito
• lesioni oculari
• linfoadenomegalia
• zoppia
• anemia, febbre, artrite
• insufcienza renale
• diarrea
Leishmaniosi
come difendersi
LA PREVENZIONE è LA MIgLIOR PROTEZIONE!
Ad oggi le terapie per la Leishmaniosi non permettono di debellare
l’infezione, ma solo di controllarne e migliorarne i sintomi, soprattutto
se la diagnosi è precoce. Quindi l'uso di antiparassitari esterni
durante il periodo aprile - ottobre rappresenta l’unico mezzo di prevenzione efcace per evitare la puntura degli insetti e quindi il contagio.
In commercio ne esistono diversi tipi a collare (scalibor) o a pipette
(advantix). L’uso di antiparassitari esterni è indicata anche per soggetti
con leishmaniosi per evitare la diffusione del contagio ad altri cani.
Nonostante la validità di queste misure, la Leishmaniosi canina non
è stata sradicata dall’Europa. La nuova frontiera è oggi rappresentata
dalla prolassi vaccinale: è infatti attualmente disponibile
per la prima volta in Europa un vaccino per cani contro Leishmania
Infantum. Possono essere vaccinati tutti i cani sani, a partire da sei
mesi di età, non affetti da Leishmaniosi: si effettua inizialmente uno
screening pre-vaccinale attraverso un semplice test ambulatoriale. Il
protocollo prevede tre somministrazioni di vaccino a 3 settimane di
distanza l’una dall’altra, seguite poi da una singola dose di richiamo
annuale per mantenere attiva la difesa immunitaria. Il vaccino è risultato sicuro, ben tollerato, privo di reazioni sistemiche importanti
e dagli studi condotti è stata osservata una diminuzione del rischio
di sviluppare un’infezione attiva di 3,6 volte e un rischio 4 volte inferiore di sviluppare una malattia clinica. Per queste ragioni è sempre
consigliabile attuare comunque tutte le misure preventive: repellenti
cutanei (collare scalibor o advantix), disinfestazione ambientale, ecc.
DIAgNOSI E CURA
Se sospettate che il vostro cane abbia contratto questa malattia portatelo dal veterinario di ducia, con una visita approfondita ed un
prelievo di sangue potrà emettere una diagnosi. Purtroppo non
esiste una cura denitiva. Le terapie esistenti riescono a tenere sotto
controllo i sintomi senza guarire denitivamente l'animale.
Dott.ssa Gemma Recchiuti
Medico Veterinario
COS'è LA LEISHMANIOSI?
La Leishmaniosi Canina è un'infezione causata da un parassita microscopico, Leishmania infantum, trasmesso da una cane malato
ad un cane sano tramite la puntura di insetti simili alle zanzare chiamati ebotomi (o pappataci). La malattia ormai è diffusa in quasi
tutta Italia, ma sappiamo che le zone endemiche sono le località
marine del Centro-Sud, e il periodo più a rischio è quello della maggiore attività dei pappataci, tra aprile e ottobre con punte massime
attorno a luglio/agosto.
LA LEISHMANIOSI SI TRASMETTE ALL'UOMO?
In Italia gli animali più recettivi sono i cani in quanto sono più esposti
al contatto con l’insetto vettore, ma sono stati riscontrati alcuni casi
anche nei gatti. Gli animali fungono solo da serbatoio per la malattia,
ciò signica che non è possibile la trasmissione della leishmaniosi
all’uomo attraverso il contatto con escreti o secreti del cane malato.
L’uomo costituisce un ospite occasionale e può infettarsi solo attraverso la puntura dell’insetto, ma in Italia questa eventualità è rara e
interessa solo soggetti immunodepressi.
qUALI SONO I SINTOMI DA TENERE D’OCCHIO?
Se un cane viene infettato dalla Leishmania i sintomi possono non
essere evidenti immediatamente; si tratta infatti di una malattia “cronica”, con un periodo di incubazione che va da mesi ad anni. Nei
cani sono osservabili un’ampia varietà di segni, che comprendono:
48
Osservatorio Faunistico Venatorio
Le guardie venatorie
ambientali e zoofile
Storia, competenze e impegno di una grande
forza di volontariato sul territorio nazionale
di Marcello Caliman
“
Giuro
“
Il 28 febbraio 2014 sono stato convocato in Prefettura di Latina dal dirigente del settore dottoressa Sabrina Agresta per prestare
giuramento come guardia particolare giurata (ambientale, venatoria
e zoola) con la seguente formula:
“Giuro di osservare lealmente le
leggi e le altre disposizioni vigenti
nel territorio della Repubblica e di
adempiere le funzioni afdatemi con
coscienza e diligenza, nel rispetto
dei diritti dei cittadini”. Mentre, con
la dovuta solennità, in piedi, leggevo la formula dinanzi a due testimoni e al dottor Scipioni vice prefetto vicario, anche lui in piedi, sono
tornato con la mente a un altro giuramento. Avevo venti anni ed ero
su un mezzo corazzato nel piazzale
della Scuola d’Artiglieria di Bracciano. Mi commossi quando fui
sommerso da un grido emesso all’unisono: “lo giuro”. Sinceramente
credo che chi abbia giurato sotto le
armi dovrebbe essere dispensato da
qualsiasi ulteriore giuramento perché quel primo giuramento per me
era ed è per la vita. Ma non nascondo di averlo fatto nuovamente
con gioia, anche se le forze siche e
l’età anagraca non sono certe
quelle del giovane di una volta. Ma
chi scrive crede, senza alcuna incertezza, nelle leggi, nelle istituzioni,
nella giustizia e nelle forze dell’ordine. È con erezza che potrà impegnarsi, 101 anni dopo che il parlamento italiano decise di concedere
delle tutele in campo ambientale e
venatorio avvalendosi di volontari
inquadrati in associazioni; legge promulgata dal sovrano e contrormata
dal presidente del consiglio Giolitti
e dal guardasigilli Finocchiaro –
di osservare lealmente le leggi e le altre disposizioni
vigenti nel territorio della Repubblica e di adempiere
le funzioni affidatemi con coscienza e diligenza,
nel rispetto dei diritti dei cittadini
(continua a pag. 52)
Osservatorio Faunistico Venatorio
49
LA POLIZIA ZOOFILA IN CAMPO
il ruolo della guardia giurata nominata dal Prefetto
di Federico Raso (in foto a destra)
Come dirigente e coordinatore
provinciale del Corpo Agenti Faunistici Ambientali dell’Italcaccia chi
scrive riceve sovente quesiti da
parte di persone interessate a sapere quali siano le funzioni della
guardia particolare giurata – zoola
che opera nel settore ambientale
e venatorio. Un ruolo che è inquadrato da oltre un secolo, sin
dalla legge 611 del 12 giugno
1913, promulgata da re Vittorio
Emanuele III che – per la storia –
recita all’articolo 1 “Fermo il disposto dell'art. 491 del codice
penale sono specialmente proibiti
gli atti crudeli su animali, l'impiego
di animali che per vecchiezza,
ferite o malattie non siano più
idonei a lavorare, il loro abbandono, i giuochi che importino strazio di animali, le sevizie nel trasporto del bestiame, l'accecamento
degli uccelli ed in genere le inutili
torture per lo sfruttamento industriale di ogni specie animale”.
Con questa legge inizia la tutela
degli animali da parte anche di
agenti volontari predisposti a tale
ruolo. Nell’ordinamento italiano,
la guardia zoola è un cittadino
che, in seno a un’associazione animalista o ambientalista, dopo la
50
frequentazione di un corso e il superamento di un esame, viene
nominato guardia giurata dal Prefetto competente per territorio per
lo svolgimento di servizi di tutela
degli animali e dell’ambiente.
Dall’ordinamento italiano la guardia
zoola è qualicata come pubblico
ufciale e gli viene attribuita, nell’ambito specico della tutela
svolta, la funzione di polizia giudiziaria, ossia l’attività di prevenzione e repressione dei reati. Le
stesse associazioni che organizzano
i necessari corsi di formazione, ottenuto il decreto prefettizio, organizzano e disciplinano i servizi di
vigilanza che vengono effettuati
previo afdamento di un ordine
di servizio. L’esistenza delle guardie
zoole è prevista dall’ordinamento
nella materia inerente alla vigilanza
zoola (legge 12 giugno 1913,
n. 611, legge 20 luglio 2004,
n. 189 e altre leggi statali e regionali in materia di tutela degli
animali d’affezione) e dipende
dalla nomina a guardia particolare
giurata che viene fatta dal prefetto
della Provincia in cui si opera. Il
servizio cui sono destinate le guardie zoole è normalmente scritto
sul decreto di nomina e/o stabilito
dalla legge e dai regolamenti e
nello specico riguarda la protezione degli animali e la tutela del
patrimonio zootecnico. I verbali
redatti dalle guardie zoole, quali
pubblici ufciali, hanno forza di
atto pubblico e costituiscono prova
in giudizio no a querela di falso.
Ciò signica che quanto affermato
dalla guardia (che è un pubblico
ufciale) nel verbale (per fatti accaduti alla sua presenza, acquisiti
per percezione diretta e non per
valutazioni o impressioni personali)
è vero no a querela di falso e ciò
costituisce prova in giudizio.
Quest’ultimo aspetto determina
quello che giuridicamente si può
denire potere certicativo attribuito
alle guardie giurate. Ciò discende
dalla condizione per cui le guardie
giurate in genere sono considerate,
ai sensi dell’articolo 357 Codice
Penale, pubblici ufciali. La recente legge 20 luglio 2004, n.
189, oltre che modicare l’impianto normativo e sanzionatorio
afferente agli atti di maltrattamento
degli animali, attribuisce alle guardie giurate delle associazioni, protezionistiche e zoole le funzioni
e le qualiche di polizia giudiziaria
con riferimento all’applicazione di
tutte le leggi a protezione degli
animali d’affezione e potranno
(dovranno) continuare ad occuparsi
della protezione di tutti gli animali
e della tutela del patrimonio zootecnico nella loro qualità di guardie
zoole e dunque di pubblici ufciali
e agenti di polizia amministrativa.
Ricordiamo che la Polizia Giudiziaria
non è un Corpo ma è una funzione
svolta da vari soggetti in virtù delle
proprie sfere di competenza,come
previsto dal C.P.P. A differenza
di quella amministrativa (tipicamente preventiva) la funzione di
polizia giudiziaria è caratterizzata
da una peculiarità tipicamente repressiva. Nella agranza di reato
le guardie con funzioni di polizia
giudiziaria procedono all’identicazione del trasgressore, lo invitano
a nominare un legale di ducia e,
nei casi di particolare necessità e
urgenza e se vi è pericolo che le
cose, le tracce e i luoghi pertinenti
al reato si alterino, si disperdano
o si modichino e il pubblico ministero non può intervenire tempestivamente, possono procedere
al sequestro penale delle cose
pertinenti il reato, a operare i necessari accertamenti e rilievi sullo
stato delle cose e dei luoghi, procedere a perquisizione personale
o locale quando hanno fondato
motivo di ritenere che sulla persona
si trovino occultate cose e tracce
pertinenti al reato che possono
essere cancellate o disperse. Gli
atti predetti si formalizzano con la
redazione di un verbale. Una volta
completati i primi accertamenti,
la polizia giudiziaria mette al corrente il pubblico ministero del
reato commesso.
Osservatorio Faunistico Venatorio
Le foto pubblicate
nelle pagine
dell’inserto (49,
50, 51 e 52)
ritraggono Guardie
Ecozoole
e Venatorie di tutta
Italia: signicativa
quella che ritrae
un gruppo di guardie
all’uscita della
Prefettura di Grosseto
che mostrano con
orgoglio il loro
decreto appena ritirato.
Nelle immagini
le divise delle varie
associazioni unite tutte
da un unico ideale: la
passione per la natura
e la tutela del creato.
Osservatorio Faunistico Venatorio
51
(continua da pag. 49)
LE SENTINELLE AMBIENTALI
Un presidio
sul territorio
Aprile, personaggi che ritroviamo
nei libri scolastici. Un ruolo che va
vissuto con professionalità, le parole
coscienza, diligenza e rispetto dei
diritti dei cittadini sono pietre miliari
che non si possono ignorare. Le
guardie venatorie, ambientali e zoole non debbono impoverirsi con atteggiamenti settari e partigiani, ma
debbono superare con decisione
qualsiasi limitazione associativa e
sentirsi tutte parti di un’unica squadra “nel rispetto dei diritti dei cittadini”. Il dirigente prefettizio Sabrina
Agresta intende operare con molta
oculatezza, sia nelle concessioni che
nei rinnovi, vericando che i fascicoli
personali contengano tutta la documentazione richiesta e che gli operatori partecipano ai corsi di preparazione e di aggiornamento. L’ATC
LT2 intende collaborare concretamente con un funzionario così determinato e professionale e, dopo
aver tenuto in passato seminari di
studi venatori, intende proporne agli
interessati di nuovi qualicati per docenti e argomenti.
52
di Biagio Rocco Di Pinto e Mauro Labbadia
Anche questo 2013 si chiude
positivamente per il Coordinamento di Vigilanza Venatoria Ambientale e Zoofila
dell’Ambito Territoriale di
Caccia LT2. Tante sono state
le attività di vigilanza con
controlli e prevenzione su
tutto il territorio, il quale si
estende dalla sponda nord
del fiume Garigliano fino al
comune di San Felice Circeo.
Nutrita soddisfazione possiamo esprimere come comandante e vice del coordinamento delle guardie venatorie
dell’ATC LT2: numerosi sono
stati i controlli durante il periodo dell’attività venatoria,
in particolar modo impostati
su due particolari attività: la
prima quella di verificare la
regolarità e il rigoroso rispetto
del regolamento per la caccia
in battuta al cinghiale, la seconda quella di porre un
freno alla posta serale e mattutina alla specie beccaccia.
Ma i controlli e la stessa pre-
venzione non si è soffermata
solo durante il periodo di
caccia aperta. L’attività di vigilanza è stata comunque
presente durante tutto l’arco
dell’anno partendo dai primi
mesi con l’immissione di selvaggina, e successivamente
tutela e controllo della stessa
, in particolare quella immessa e poi liberata dai recinti
di pre ambientamento. Durante il periodo estivo interventi mirati invece, sono stati
effettuati durante le ore notturne, atti a frenare fenomeni
di bracconaggio alla specie
cinghiale. Va detto comunque, che le disposizioni date
non hanno guardato solo alla
tutela e salvaguardia della
fauna. La presenza della Vigilanza Venatoria Ambientale
sul territorio dell’Ambito di
Caccia Latina 2 ha rivolto
sempre un interesse particolare alla salvaguardia e tutela
dell’ambiente. Infatti, molte
sono state le segnalazioni
fatte dalle guardie in servizio,
su discariche abusive rinvenute sul territorio durante il
periodo estivo, tante altre
sono state le segnalazioni al
Corpo Forestale dello Stato
di incendi boschivi. Ed è per
questo che va sottolineata la
fattiva collaborazione con i
Comandi di Polizia Provinciale
e il Corpo Forestale dello
Stato presenti sul territorio
provinciale, effettuando in sinergia con gli stessi interventi
mirati, atti a debellare fenomeni di bracconaggio. Con
questa presenza di “uomini
in divisa” appartenenti alle
varie associazioni venatorie
riconosciute che hanno aderito al progetto di salvaguardia
e tutele ambientale voluto
dal Consiglio dell’ATC LT2 ,
si è voluto istituire un presidio
di “Sentinelle Ambientali”
che con la loro costante presenza danno sicurezza e serenità non solo al mondo
venatorio.
Osservatorio Faunistico Venatorio
LETTERA
aperta
ai capisquadra
Un allarme accorato
per incidenti di caccia
“Ti scrivo in maniera diretta, personale, per
condividere con Te che a caccia la sicurezza è
fondamentale per noi, per gli altri e anche per
la caccia nel suo complesso. Ogni cacciatore
deve porre in essere sempre, a casa, nei trasferimenti e durante lo svolgimento dell’attività venatoria, quelle misure generali che appartengono
proprio all’essere cacciatore che per buon senso
e maturità ne devono garantire la sicurezza.
Alla luce dei continui incidenti di caccia verificatisi
ritengo doveroso e necessario intraprendere iniziative di sensibilizzazione in modo da innalzare
concretamente il livello di sicurezza fra i cacciatori.
Non posso credere, che i cacciatori, in particolari
quelli di cinghiale, non abbiano l’accortezza di
verificare sempre con chiarezza quello che si
muove dietro un cespuglio, è folle spararvi all’interno senza certezza della presenza della
specie faunistica oggetto di prelievo. Ritengo
ancora più folle, lo spiacevole rituale nella caccia
al cinghiale, di utilizzare i pericolosissimi e devastanti “pallettoni”, il Capo Caccia deve, escludere immediatamente dalla battuta il
cacciatore/incosciente e senza amore verso la
collettività, che viola le leggi e segnalarlo alle
Autorità competenti. Questa mia lettera non
vuole essere un atto di accusa, vuole solo
imporre una doverosa riflessione e ricordare che
non si deve mai sparare in direzione di una persona; sparare in direzione di un ostacolo: abitazioni, strade, linee elettriche o telefoniche;
sparare ad altezza d’uomo; sparare attraverso
o dentro ostacoli naturali: siepi, cespugli, macchie
basse; cacciare con l’indice posato o vicino al
grilletto; spostarsi con l’arma non in sicura. Si
deve sempre identificare con certezza il bersaglio
prima di sparare; rispettare la regola dei 30°
d’angolo di tiro; praticare il tiro a palla verso il
basso; mettere in sicurezza l’area di tiro e
rispettare le distanze per un tiro sicuro; conoscere
la posizione dei propri vicini e rendersi a loro visibile; spostarsi con l’arma aperta o in sicura”.
Osservatorio Faunistico Venatorio
pallettoni
Elio Trani
Presidente ATC LT2
Caccia &
Ambiente
Sembra strano che nel parlare di caccia si
parli d’ambiente. Eppure è così: non vi è
caccia senza ambiente e non vi è ambiente
senza la mano dei cacciatori. Ed è per
questo motivo, per queste sane ambientali
ragioni, che le attenzioni dell’Ambito
Territoriale di Caccia Latina 2 sono indirizzate verso i problemi ambientali che
da tempo affliggono questa parte del sud
pontino, dando pieno mandato alla Commissione Ambiente, che con successo ha
proposto interventi mirati a migliorare il
NO
ai devastanti
già tanto sofferente territorio. Si può elencare con immensa soddisfazione, non
solo da parte dei componenti della Commissione Ambiente ma di tutto il C.d A.
dell’Ambito Territoriale di Caccia Latina
2, interventi come la messa a dimora di
mille piante appartenenti alla flora mediterranea lungo gli argini dei fiumi ricadenti
nel territorio gestito dal Consorzio di Bonifica della piana di Fondi e Monte San
Biagio che con un protocollo d’intesa non
ha esitato a condividere ed essere parte
integrante di questo progetto ambientale,
fortemente voluto dal Presidente vicario
dell’ATC LT2 Antonio Rossi, affermato
imprenditore agricolo (in foto). La piantumazione di queste, non darà solo consistenza e solidità agli argini soggetti a
pressioni di sempre più frequenti piene,
ma sarà anche rifugio, dimora, sostentamento con le proprie bacche alle tante
specie selvatiche presenti sul territorio.
Recentemente è stato indetto e pubblicato
come lo scorso anno un bando di miglioramento ambientale. La finalità di questo
progetto è quello di riportare colture a
perdere in quelle aree rurali da tempo dismesse e abbandonate da contadini ed
allevatori di bestiame. Queste colture,
che saranno prevalentemente composte
da graminacee, serviranno al sostentamento non solo alle specie selvatiche presenti , ma serviranno a far sì che l’Ambito
di Caccia possa rintrodurre specie di selvaggina stanziale che da tempo sono
scomparse o addirittura in via di estinzione
come la starna, che sarà di sicuro uno
dei prossimi progetti sperimentali a lungo
termine fortemente voluto dall’intero direttivo. Altro progetto che sarà messo in
cantiere agli inizi del 2014 dalla Commissione Ambiente sarà quello di bonificare
e ripristinare sorgenti di acqua esistenti
nelle aree montane. Di sicuro la buona
riuscita di questo intervento che non sarà
rivolto alle soli sorgenti di alta quota,
porterà sollievo a tutte quelle specie selvatiche che stenta da tempo a superare le
ormai troppo calde stagioni estive .
Biagio Rocco Di Pinto
Presidente Commissione Ambiente ATC LT2
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La valutazione della presenza corvidi
nell’area sud della provincia di Latina ATC LT2
Franco D’Urso (in foto)
Presidente Commissione Agricoltura ATC LT2
Progetto
In seguito ad una serie di segnalazioni di carattere informale
riguardanti la sempre più problematica presenza di Corvidi
nel sud della provincia di Latina, lo scrivente con la presente
vuole fornire un quadro il più possibile dettagliato sulla
questione, mettendo in luce la dannosità della numerosità
di queste specie che si esplica non solo a livello ecologicoambientale, ma anche a livello economico, con ingenti
danni all’agricoltura e non solo. Le due specie della famiglia
dei Corvidi presenti in Italia e di conseguenza nella zona
in oggetto sono la gazza (Pica pica) e la Cornacchia grigia
(Corvus corone cornix), entrambe appartenenti all'ordine
dei Passeriformi. Si propone di seguito in maniera schematica
una scheda informativa su entrambe le specie prese in
considerazione e sulle relative problematiche:
GAZZA (Pica pica)
RICONOSCIMENTO
Lunghezza cm 46, di cui coda cm 24, peso 160-250 grammi,
piumaggio bianco e nero con tinte cangianti, coda molto
lunga, volo con colpi d'ala veloci e brevi planate, sessi simili.
PERIODI E LUOgHI DI PRESENZA
Sedentaria. Diffusa in tutta Italia, soprattutto in pianura e
collina. Preferisce gli habitat aperti con alberature sparse per
la nidificazione ed il riposo, quali margini di boschi, praterie,
campi coltivati, pioppeti, aree urbane, strade alberate. Negli
ultimi decenni si è verificata un’espansione in tutta Europa,
con la colonizzazione di molte aree urbane.
CONSISTENZA POPOLAZIONE
Popolazione nidificante stimata in Italia (coppie): 100.000500.000
Popolazione nidificante stimata nel Lazio(coppie): 5000-15.000
Popolazione svernante nel Lazio (individui): 15.000-50.000
ALIMENTAZIONE E ABITUDINI
Onnivora, durante il periodo autunno-invernale ricerca soprattutto
sostanze vegetali (frutti selvatici e coltivati, cereali, granaglie),
mentre in primavera la dieta si basa su animali, tra cui
invertebrati (Coleotteri, Ditteri, Ortotteri e loro larve, Crostacei
Isopodi e lombrichi) e vertebrati (rane, lucertole, serpenti,
talpe, piccoli roditori, uccelli e loro uova), inoltre in particolari
periodi si nutre anche di granchi che catturano in prossimità
delle scogliere.
La Gazza funge anche da “spazzino” nutrendosi di carogne di
animali selvatici e domestici (ad esempio investiti lungo le strade),
oltre che di riuti e resti alimentari presso discariche e simili.
RIPRODUZIONE
Occupa i siti riproduttivi già a
partire da gennaio. Il nido
viene allestito con ramoscelli
su alberi e anche su tralicci,
ed è sormontato da una tipica cupola. Le uova (3-9)
di colore azzurro-verdastro
o giallastro con macchiette
brune vengono deposte a
partire dal mese di aprile.
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Osservatorio Faunistico Venatorio
CORNACCHIA GRIGIA
(Corvus corone cornix)
RICONOSCIMENTO
Lunghezza cm 45, peso 430-580 grammi, piumaggio grigio su
dorso e parti inferiori, ali e testa nere, in volo assomiglia ad un
rapace, mostrando le punte delle ali "digitate", la voce è gracchiante,
sessi simili.
PERIODI E LUOgHI DI PRESENZA
Sedentaria. Diffusa in tutta Italia E' una specie molto adattabile.
Vive in ambienti aperti, rappresentati da paesaggi coltivati con alberature non troppo tte. I boschi tti sono evitati, mentre è
favorita dai pioppeti.
CONSISTENZA POPOLAZIONE
Popolazione nidicante stimata in Italia (coppie): 100.000-500.000
Popolazione nidicante stimata nel Lazio (coppie): 4000-10.000
Popolazione svernante nel Lazio (individui): 10.000-30.000
ALIMENTAZIONE E ABITUDINI
Onnivora, si adatta in base alla disponibilità stagionale ed al
contesto locale. Attacca anche le coltivazioni, tra cui cereali e mais,
leguminose come la soia, ortaggi, uva. Frequenta volentieri le
spiagge e le discariche, le foci dei umi, le zone umide.
RIPRODUZIONE
Nidica a partire da marzo, e costruisce un nido di ramoscelli su alberi,
e talvolta sui tralicci elettrici. Depone 4-7 uova di varie sfumature
(azzurro chiaro o verdastre, più o meno macchiettate di scuro) covate
per 18-20 giorni, ed i nidiacei restano nel nido per 4-5 settimane
INqUADRAMENTO LEgISLATIVO
Gazza e Cornacchia grigia sono specie contemplate dalla legge nazionale n. 157 dell'11 febbraio 1992 e della legge regionale Lazio
n. 17 del 2 maggio 1995. La caccia può avvenire con i mezzi e i
tempi indicati da queste leggi e dai calendari venatori regionali.
Ai sensi degli articoli 3 e 21 comma "o" della 157/92, e dell'articolo
37 della 17/95 vengono tutelate uova, nidi e piccoli nati di
mammiferi ed uccelli appartenenti alla fauna selvatica.
Ai sensi dell'articolo 19 della 157/92 e dell'articolo 35 della
17/95 le Regioni e le Province possono provvedere al controllo
delle specie di fauna selvatica "problematica", mediante il prevalente
utilizzo di metodi selettivi ed ecologici, su parere dell'Istituto
Nazionale per la Fauna Selvatica. Per far fronte ai danni non
altrimenti risarcibili arrecati alla produzione agricola e alle opere approntate sui terreni coltivati e a pascolo dalla fauna selvatica, è
costituito a cura di ogni Regione un fondo destinato alla prevenzione
e ai risarcimenti (art. 26 della legge 157/92).
PROBLEMI
prelievo di prodotti agricoli (frutta, olive, uva, ecc.)
consumo di mangimi ad uso zootecnico rischio “birdstrike” presso
gli aeroporti, problemi agli elettrodotti e predazione su nidi e
nidiacei di altri uccelli
Tra i gruppi di vertebrati “problematici” i Corvidi occupano un
posto di rilievo, su cui si concentra il maggior numero di interventi
da parte delle Amministrazioni competenti.
Secondo un’indagine dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica,
a livello di singole specie la Cornacchia grigia si colloca al secondo
posto.
Per quanto riguarda la predazione sugli altri uccelli, la bibliograa
scientica non evidenzia un particolare impatto demograco per
quanto riguarda i Passeriformi, mentre questo può invece riguardare
i Fasianidi, soprattutto se trattasi di individui di allevamento a uso
venatorio, con scarsa indole selvatica.
Osservatorio Faunistico Venatorio
Tecniche di gestione
ESCLUSIONE DA TERRENI COLTIVATI E AZIENDE AgRICOLE
Il sistema denitivo per evitare il prelievo dei prodotti agricoli (permettendo la maturazione sul campo) e per impedire l’ingresso in
stalle o capannoni è l’esclusione meccanica, installando reti antintrusione di metallo o plastica (maglia 5x5 cm) al di sopra delle
piante da proteggere (in particolare sulle colture più pregiate),
oppure a sbarramento degli accessi in edici rurali.
PROTEZIONE ELETTRODOTTI
Per evitare la costruzione dei nidi sui tralicci è possibile installare
dissuasori di appoggio meccanici (con le teste smussate per risultare
incruenti).
DISSUASORI
I dissuasori acustici (cannoncini a gas, spari a salve, pirotecnici,
petardi) possono allontanarne la presenza, almeno inizialmente.
Gli apparecchi che riproducono suoni sintetici possono provocare
una assuefazione più o meno rapida, mentre gli ultrasuoni sono
sconsigliati perché non vengono percepiti dagli uccelli.
Esistono anche amplicatori di richiami di allarme e di angoscia
("distress call") che imitano i versi prodotti quando l'uccello viene
catturato da un predatore, e causano la fuga dei compagni.
I dissuasori ottici quali il "pallone predator", lo "scaccino" ed i nastri
riettenti possono essere efcaci se utilizzati correttamente, soprattutto
per proteggere le coltivazioni erbacee e arboree.
Sono inoltre disponibili deterrenti integrati (visivo-acustici) quali gli
stampi dei falchi che emettono versi a intermittenza.
I sistemi di dissuasione devono essere utilizzati limitatamente ai
momenti critici e per brevi periodi, per limitare la possibilità di assuefazione.
MODIfICHE AMBIENTALI
La limitazione delle risorse (cibo e siti riproduttivi) attraverso
modiche dell'habitat o variazioni delle pratiche aziendali è un
approccio utile e tecnicamente corretto.
Le risorse devono essere rese poco accessibili: alcuni esempi sono il
mantenimento dei prati ad un'altezza di almeno 15-30 cm, in
maniera che Gazze e Cornacchie non possono raggiungere il
terreno, oppure la prevenzione dell'accesso presso le discariche attraverso coperture mobili. I bidoni ed i cestini dei riuti devono
essere resi inaccessibili (muniti di coperchio inamovibile, collocati
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entro una gabbia di rete metallica, ecc.). Le cariossidi al momento
della semina possono essere trattate con repellenti, e sono da selezionare le varietà più resistenti e meno appetibili.
TUTELA ALTRE SPECIE
Per favorire le specie di uccelli potenzialmente predate dai Corvidi
(Fasianidi, Passeriformi) sono utili gli interventi di ripristino ambientale
ed ecosistemico, quali la piantumazione di alberi e siepi idonei per
celare e proteggere i nidi (essenze folte e spinose quali biancospino,
prugnolo, rovo, ecc.).
Utile anche l’installazione di nidi articiali con dispositivi antipredazione
o altri sistemi di protezione all’ingresso dei nidi. Questi interventi riguardano in particolare le zone molto urbanizzate, coltivate intensamente, oppure degradate, e quindi povere di aree verdi e di vegetazione naturale. Questi interventi riguardano in particolare le
zone molto urbanizzate, coltivate intensamente, oppure degradate,
e quindi povere di aree verdi e di vegetazione naturale.
ELIMINAZIONE DIRETTA
Per il controllo numerico della Gazza e della Cornacchia grigia
l'INFS ha suggerito la cattura in vivo tramite gabbie-trappola, tipo
"Larsen" o "Letter-box", qualora i sistemi ecologici non risultassero
efcaci. E' un sistema discretamente selettivo che comporta un
disturbo minimo alle specie non- target. C'è però da notare che lo
sforzo prodotto con i sistemi di eliminazione diretta (compreso il
presente) non è di solito in grado di incidere sulla densità di
popolazione dei Corvidi, né di ridurre stabilmente la loro consistenza,
a causa del reclutamento naturale di queste specie.
Si tratta quindi di una tecnica da considerare unicamente a livello
locale, nell'ambito di alcuni istituti di gestione faunistico-venatoria.
L'abbattimento al nido è sconsigliato per il disturbo recato in epoca
riproduttiva, ed il rischio di coinvolgere specie protette non-target
(quali rapaci diurni e notturni) che spesso occupano i nidi abbandonati
dai Corvidi
PROgETTI NELLA PROVINCIA DI LATINA
In riferimento alle problematiche causate dalla numerosità e dalla
natura stessa dei corvidi, sono stati già presi dei provvedimenti
nella Provincia di Latina, provvedimenti che però hanno riguardato
esclusivamente la parte più a nord della provincia. Nelle zone si è
provveduto all’attuazione di un piano triennale nel 2008-2010
che ha portato ad un sostanziale raggiungimento dell’obiettivo di
ridurre i danni derivanti dall’azione delle specie in argomento, in
particolare sulle produzioni agricole, nei territori dei comuni dove
l’attività di contenimento ha avuto luogo.
I risultati positivi hanno portato nel 2010 alla decisione di proseguire
l’attività di controllo per un altro triennio 2011-2013. Il piano
prevede il prelievo di n.600 capi per anno da realizzare nel periodo
compreso tra metà marzo e metà agosto, mediante l’utilizzo – generalizzato e prioritario – di apposite trappole (Larsen), con controllo
delle stesse a cadenza quanto meno giornaliera e con successiva
soppressione eutanasiaca degli esemplari catturati.
In via eccezionale potrebbero realizzarsi degli interventi di abbattimento
con arma da fuoco mediante fucili calibro 12, al ne di raggiungere
il n.600 capi annui, nel limite massimo del 30% del contingente
totale previsto dal piano.
Il soggetto attuatore è il Corpo degli Agenti Provinciali, come
disposto dall’art.35 della Legge Regionale n. 17/95, il quale
potrà avvalersi della collaborazione dei soggetti previsti dal comma
2° del citato articolo, con priorità di coinvolgimento delle Guardie
Volontarie Venatorie.
La stima della densità dei Corvidi viene solitamente effettuata
attraverso il censimento delle coppie che si riproducono in primavera,
oppure dal censimento dei nidi nel periodo invernale-primaverile.
Infatti, in questa stagione la mappatura dei nidi sugli alberi senza
foglie risulta agevole da censimenti lungo transetti.
Dalla densità dei nidi si può ricavare il numero di coppie che si riproducono utilizzando opportuni indici di conversione. Tale strategia
assume carattere scientico e richiede personale specializzato per la
dovuta valutazione, pertanto si è optato per una valutazione per
quanto possibile attendibile, basata sul conteggio diretto di tutta la
popolazione per aree campione, che prevede il censimento nel
periodo primaverile al ne di stabilire la popolazione media presente.
Questo metodo ha il vantaggio di stabilire la densità di tutta la popolazione e di non considerare solo la popolazione nidicante.
In letteratura si afferma che la densità media di coppie riproduttive
di corvidi varia da 1 a 8 per kmq, mentre la proporzione di
popolazione nidicante varia tra il 25 ed il 50% (Fasola et al.
1988, Baglione et al. 1994).
Le osservazioni sono stati effettuate in diverse mattine e nella fascia
oraria compresa tra le ore 11 e le 17, durante giornate con buona
visibilità ed in assenza di vento forte e pioggia, dal 20 aprile al 30
giugno 2013, con l’ausilio volontario di alcuni Agenti Provinciali
del Distaccamento di Formia.
Le osservazioni hanno interessato tutti i comuni del sud della
provincia di Latina e in particolare le aree pianeggianti, ma da
quanto vericato si è potuto acclarare che la popolazione dei Corvidi
è equamente distribuita sul territorio, senza risparmiare le aree urbanizzate. In media sono state riscontrate dalla conta a vista circa
60-70 corvidi per ore di osservazione in aperta campagna, con prevalenza di Gazze sulle Cornacchie.
CONCLUSIONI (ATC LT2)
Pertanto, a conclusione di quanto sopra esposto, senza la presunzione
di una valutazione a carattere scientico, si chiede l’attuazione di
un piano per la riduzione della presenza di Corvidi nella parte più a
sud della Provincia di Latina, ricompresa tra il Fiume Garigliano e il
comune di Terracina, con specica attenzione alle aree con maggiore
vocazione agricola a campo aperto, anche al ne di avere una omogeneità di trattamento per gli operatori agricoli, che lamentano
danni alle culture che nell’ultimo biennio hanno portato alla semina
dello stesso appezzamento per ben due volte e con mancati introiti
economici. Si specica in ultimo che i dati oggettivi riportati sono il
frutto delle osservazioni effettuate sul campo, mentre le informazioni
di carattere generale sull’argomento sono state reperite nel web.
$7&/7
PROGETTO IN SINERGIA PER UN PIANO
DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA
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Osservatorio Faunistico Venatorio
Specie invasive
da contingentare
L'ATC LT2 nel mese di marzo ha curato un nuovo corso
in collaborazione con l’ISPRA e l'Amministrazione Provinciale
di Coadiutori per le specie nocive (corvidi, nutria e storni) per far si che la
collaborazione tra il mondo venatorio e quello agricolo diventi sempre piu
collaborativo e partecipativo nell’interesse di entrambi.
Corso a cura dei docenti Roberto Cocchi e Barbara Amodesi dell’ISPRA
Lo Storno preferisce le pianure e le colline, le campagne coltivate
e umide. Gli esemplari che abitano l'Europa settentrionale e
continentale migrano nell'autunno attraverso ai paesi temperati per
recarsi a svernare nelle contrade mediterranee e soprattutto nell'Africa
settentrionale. Nel mese di marzo ritornano nei luoghi di nidicazione.
Gli Storni depongono uova verdazzurre in nidi grossolani collocati
sui tetti delle case, negli alberi cavi, e anche nei nidi articiali. Nei
paesi del nord sono considerati uccelli utili perché si cibano abbondantemente d'insetti. In Italia si rivelano prevalentemente insettivori
in primavera, mentre in autunno possono arrecare danni alle
coltivazioni scendendo in grandi stuoli a cibarsi nei vigneti e frutteti.
Lo Storno è oggetto di caccia e di uccellagione. Nel passato veniva
catturato in gran numero col "diluvio", sistema attualmente vietato,
che veniva messo in opera durante la notte nei luoghi nei quali
questi uccelli si radunano in gran copia per dormire. È pure adoperato
largamente nei tiri a volo in sostituzione del piccione.
Osservatorio Faunistico Venatorio
La Nutria detto anche castorino, miopotamo, coipo è autoctona
delle zone umide dell’America Meridionale, dal Brasile meridionale
alla Patagonia, si nutre principalmente di piante. Di grossa
taglia, no a 10 kg, tozzo, ottimo nuotatore e scavatore, ha
testa grossa, orecchi piccoli, folto pelo castano a esclusione
della coda, quasi glabra, prime 4 dita della zampa posteriore
unite da una membrana. Allevata per la sua pelliccia, in seguito
a fughe dagli allevamenti e immissioni la specie si è naturalizzata
e ampiamente diffusa in molti paesi di Asia, Africa, America Settentrionale ed Europa, compresa l’Italia, diventando, per il
grande potenziale riproduttivo e il limitato numero di predatori,
fortemente problematica e invasiva, perché minaccia gli equilibri
degli ecosistemi delle acque dolci e danneggia le colture e gli
argini uviali.
(schede tratte dall’Enciclopedia Treccani)
57
IL
LUPO
una vittima delle
mistificazioni
Franco Zunino
Segretario Generale AIW - Wilderness
Si sa, la ragion di Stato costringe
spesso i governanti a dire cose
non proprio vere e, a volte, anche
smaccatamente bugiarde, che
poi solo la storia ci rivela; ma
che lo stesso metodo lo si utilizzi
anche per difendere interessi
scientici e culturali in genere è
inaccettabile!
Che il Lupo sia specie minacciata
è vero; che lo si dica “a rischio di
estinzione” è già meno vero, ma
che si inventino vere e proprie
tesi comportamentali mai dimostrate da nessuno ed enunciate
e credute solo per fede, è inaccettabile, ed è prova che di
quest’animale si è fatto un totem
che non ha ragione d’essere, se
non scavando nel nostro inconscio
e nell’atavica paura che l’animale
ha sempre fatto all’uomo, tanto
da portarlo all’adorazione ed al
rispetto che si doveva e deve ad
un potente monarca che, appunto, si adora per timore e non
già per amore. Si leggono, in
recenti comunicati diffusi alla
stampa da quella che è ritenuta
la più qualicata associazione
ambientalista mondiale (il WWF),
sia in note ad alto livello sia in
quelle più prettamente locali e
quindi riconducibili ad elementi
dirigenziali di basso prolo, notizie
come le seguenti:
«Le uccisioni di lupi e l’esposizioni
dei cadaveri o di loro parti avve58
nute in Maremma negli ultimi
mesi, in una vera e propria escalation di orrori, sono atti di inciviltà
e barbarie inaccettabili oltre che
illegali». E’ vero, ma le uccisioni
sono anche la conseguenza diretta di un “escalation” di danni
da lupi non pagati, o pagati tardi
e male a chi poi magari decide
di farsi giustizia con le proprie
mani. E’ sempre stato così che è
avvenuto nella storia del’uomo,
anche in politica e nel governo
degli Stati: le rivoluzioni nascono
sempre da ingiustizie sociali, non
dimentichiamolo. E non voler
pagare i danni inferti dai lupi
agli allevatori è un’ingiustizia sociale.
«... in altre zone con una situazione simile si stanno trovando
soluzioni che permettono una
pacica convivenza tra lupi e attività umane e una tutela attiva
della biodiversità quale patrimonio
comune della collettività». Vero,
tanto vero che in tutto il mondo
dove esistono popolazioni di lupi,
le soluzioni sono di pagare sempre e rapidamente i danni e le
popolazioni di lupi sono tenute
sotto controllo mediante la riduzione del loro numero con abbattimenti coordinati dagli apparati statali ancorché, in molti
casi, autorizzando gli interventi
diretti degli stessi allevatori a difesa delle loro greggi e mandrie.
Ma questo il WWF non
lo dice!
Il WWF scrive che «...
associazioni di categoria (...) negli ultimi
tempi hanno sofato
sul fuoco e hanno
partecipato alla creazione di un clima
di caccia alle streghe...» Vero anche
questo, se non fosse che vero è anche il fatto che
mai come negli
ultimi tempi i “lupoli” si stiano
inventando le
tesi più assurde
pur di addossare le colpe
delle aggressioni ad ipotetici cani, siano
essi vaganti,
randagi o inselvatichiti o
anche ibridi,
o sostenendo che siano gli stessi
allevatori a gonare i danni (il
che può essere vero in qualche
caso, ma che non riduce affatto
il problema).
Il WWF sostiene che «dati scientici consolidati confermano che
abbattimenti come quelli effettuati
Osservatorio Faunistico Venatorio
in ipotetici programmi di controllo (...) lungi dal risolvere la
questione dei danni alla zootecnia, aggravano anzi la predazione sul bestiame domestico,
in quanto destrutturando i gruppi, i lupi diventati cacciatori solitari si rivolgono maggiormente
a prede facili, come gli animali
domestici, piuttosto che ai più
difcili prede selvatiche». Veramente il mondo della città ha
perso ogni senso pratico ed
ogni legame con quel mondo
rurale e della Natura per cui
dice di voler combattere! Un
animale predatore, che sia in
branco od isolato va sempre a
colpire l’anello più debole della
catena alimentare su cui si basa
la sua sopravvivenza:
non è il numero che
indirizza verso una preda o l’altra, ma, caso
mai, la preda stessa
od il suo comportamento. Un branco di
lupi o anche un solo
lupo, se nella zona di
caccia incontra animali
domestici o animali selvatici, sempre a quelli
domestici indirizzerà le
sue attenzioni predatorie, proprio perché
più facili da colpire. C’è
solo un modo per costringere il lupo a predare gli animali selvatici: eliminare gli animali domestici dai suoi
territori di vita. Che sia
questo che, in fondo,
desiderano i nostri “lupoli” nel misticare i
fatti? Peccato che poi questi dati
“consolidati” (sempre che esistano veramente!) facciano a
pugni con quanto stanno facendo in tutto il mondo i governi
di USA, Francia, Spagna, Svizzera, Norvegia, Svezia e forse
altri!! E peccato che la loro tesi
sia sconfessata dai fatti stessi,
per cui mai come oggi i lupi
hanno predato bestiame domestico, più di quanto non facessero
quando di lupi ce ne erano
pochi e di bestiame domestico
molto di più! Una vera e propria
contraddizione di cui neppure
Osservatorio Faunistico Venatorio
quelli che la enunciano si rendono evidentemente conto! Ma
come si fa ad avere il coraggio
di diffondere queste cose, magari
con l’avallo di Professori universitari o grandi esperti della
specie Lupo?! Non è con queste
misticazioni che si salverà il
lupo, anzi è proprio così che si
farà aumentare quella caccia
alle streghe che si vorrebbe evitare! Il WWF parla sempre di
«azioni concrete di prevenzione»,
di «impegni a lavorare su ipotesi
fondate e attuabili», di «alleviare
il conitto tra allevatori e lupi»,
di «miglioramento normativo e
procedurale». Mai parla di indennizzi! Mai di controllo numerico delle popolazioni di lupo!
vedimenti legislativi che prevedano il controllo numerico (non
lo sterminio, come si cerca di
far credere con una posizione
più animalista che conservazionista) delle popolazioni di lupo
come si fa in altre Nazioni?
Ecco, è dominante il solito parolaio italiano che non porta
mai a risolvere i problemi, ma
serve a farli incancrenire! Si
teme forse che i politici possano
prendere in considerazione
l’esempio che gli vengono dalle
altre Nazioni con lo stesso problema? Che sul loro esempio si
cominci a pensare ad una legge
che consenta ciò che non è consentito oggi e che per loro è un
tabù? In pratica, si vuole forse
Ed anzi si invita il potere politico
a «un impegno eccezionale di
controllo sul campo per individuare i responsabili e prevenire
ulteriori uccisioni»; propone che
«si investano mezzi e strumenti
per indagare e consegnare alla
legge gli autori di questi atti di
bracconaggio»; parla di «investimenti in educazione ambientale e nella sensibilizzazione».
E perché non investimenti maggiori per gli indennizzi dei danni
dei lupi? Non sarebbe più logico
e pratico? E perché non prov-
tenere i politici nell’ignoranza,
ed è per questo che se la prendono tanto con «quelle associazioni di categoria che negli
ultimi tempi sofano sul fuoco»?
Per concludere, ecco un’altra
tesi che piace a “lupoli” e che
il WWF ha diffuso: «la sola idea
che una strage del genere sia
stata provocata dai lupi è assurda
(...). La dinamica dell’accaduto
presenta aspetti non troppo
chiari. Le pecore uccise sono
trenta-
nove. I lupi, come tutti i predatori
naturali, dopo aver catturato
una preda la mangiano per intero. A seconda delle dimensioni
la preda viene divorata da un
singolo predatore o da più da
più individui». Ma queste persone
hanno mai visto un lupo? Si
sono mai documentate sulle
stragi commesse dai lupi in epoche passate? Lo sanno che il
lupo quando entra in un gregge
di pecore se non è scacciato o
ucciso prima le scanna tutte, anche se poi ne divora pochissime?
E che è caso mai l’orso, che perlopiù predata una pecora, lascia
stare le altre? Se non lo sanno
si documentino negli archivi delle
Prefetture, delle stazioni dei Carabinieri o dei Comuni
dell’Appennino, o lo chiedano almeno a chi di lupi
e di pecore ne conosce più
di loro per averle allevate
tutta la vita: i pastori più
anziani. Ecco, sono tesi
come quelle succitate che
piuttosto che risicate è non
veritiere, sono caso mai prova di un incompetenza sul
comportamento animale
che rasenta il ridicolo e,
certamente, una visione
animalista buonista che mistica i fatti, fregandosene
della verità. Ciò facendo,
lo ribadiamo, costringendo
gli allevatori ad accollarsi
le spese per il mantenimento dei lupi o, peggio,
a farsi giustizia con le proprie
mani rischiando penalità
gravose o addirittura il carcere. Una causa giusta non
si difende con le misticazioni e
con l’ipocrisia, ma con la verità
dei fatti; quei fatti che molti temono e che vorrebbero tenere
nascosti all’opinione pubblica.
E’ anche così che si istaurano le
dittature, le quali possono essere
anche settoriali come l’ambientalismo spregiudicato e non ragionevole.
59
Salviamo il
pettirosso
Gli inverni sempre più lunghi e rigidi stanno
compromettendo la loro stessa esistenza.
Gian Paolo Caliman
giornalista
Salviamo il Pettirosso: gli inverni sempre più rigidi stanno
compromettendo la loro stessa esistenza. Per difenderli
e garantire la loro sopravvivenza collochiamo nei nostri
giardini o sulle terrazze dei bocconcini impastati di lardo
e semi inlzandovi due bastoncini tipo ristorante cinese
e appendiamoli in alto in modo che non siamo raggiungibili da gatti e ratti. Si possono usare anche bocconcini
fatti con i panettoni posti in svendita dopo le festività. In
tal modo aiutiamo il pettirosso a superare la stagione inclemente; sotto l’aspetto dolce e mansueto cela un’indole orgogliosa e aggressiva, è un piccolo passeriforme
dalla forma rotonda e
dai grandi occhi espressivi, lungo appena 14
cm, ha il dorso di un colore bruno - oliva, ventre
bianco, sottili zampe rossicce e un’inconfondibile
macchia rosso - arancio
su petto e faccia, che caratterizza maschi e femmine della specie dai tre
mesi di vita in su. Il pettirosso, molto vivace e attento, si muove sul
terreno con lunghi balzi,
curvandosi per un paio di
passi e poi arrestandosi
all’improvviso in posizione eretta, facendo vibrare ali e coda come se
volesse mettersi in mostra. Se qualcosa attira la sua attenzione, eccolo inclinare
il corpo da lato a lato, muovendo ali e coda. I boschi di
conifere sono il suo habitat naturale, ma può adattarsi
anche a zone antropizzate quali giardini, siepi, parchi
delle aree urbane e boschetti. Questo accade di solito
durante l’inverno, quando si fa più forte la necessità di
trovare cibo. Infatti, pur essendo piuttosto schivo, il pettirosso può avvicinarsi guardingo all’uomo, ad esempio
quando, lavorando in giardino, smuove dalla terra vermi
e insetti, di cui la specie è ghiotta. Di indole battagliera e
solitaria, il pettirosso non mostra abitudini gregarie: possiede un senso di appartenenza territoriale molto spiccato
e non ammette l’intrusione di suoi simili nel proprio territorio. Non è raro osservarlo mentre scaccia in malo
modo e, spesso, aggressivamente chiunque osi avvicinarsi al suo regno; gonando e mostrando minacciosa60
mente il petto color fuoco, scuotendo ali e coda, oscillando da una zampa all’altra ed emettendo un fraseggio
del proprio canto, in segno di avvertimento. Questi segnali aumentano di intensità no a quando l’intruso non
se va, a volte non prima di avere risolto la lite con una
zuffa. Il senso di territorialità diviene ancora più accentuato quando condivide il territorio con la propria compagna. Quando arriva la stagione degli amori, il
pettirosso abbandona la consueta solitudine per corteggiare la femmina, arruffando le piume del capo e della
gola e offrendole del cibo. Già alla ne dell’inverno, si
formano coppie sse che cominciano a difendere un proprio comune territorio. Il nido
viene costruito tra le spaccature dei tronchi d’albero, oppure ai piedi delle siepi, in
una piccola cavità vicino al
suolo, ben nascosto tra foglie
di edera; addirittura all’interno di oggetti dismessi e
abbandonati dall’uomo quali
tubature, bottiglie o bollitori
da tè abbandonati, scarponi,
scatoloni sono solo alcuni
esempi di siti idonei per lui. Il
nido si presenta come una
piccola coppa rotonda di steli
intrecciati, imbottito di foglie,
piccole radici, muschio o peli.
Sei uova bruno-pallido vengono deposte tra la ne di
aprile e l’inizio di maggio, e covate dalla femmina per circa
due settimane. Una volta nati, i pulcini vengono allevati
da entrambi i genitori per circa 15 giorni, pur continuando
in seguito, anche per diverso tempo, ad essere imbeccati.
Spesso la coppia effettua due nidiate: alla nascita della seconda, è di solito il maschio a occuparsi del nutrimento dei
nuovi arrivati. La dieta del pettirosso è molto variegata: si
nutre principalmente di piccoli molluschi, lombrichi, insetti
e larve, ma è ghiotto anche dei frutti che offre il bosco: bacche, more, mirtilli, ribes, fragole, lamponi. La specie è diffusa in tutta Europa no al Circolo Polare Artico e
dall’Atlantico agli Urali; alcune sottospecie abitano l’Asia
Minore, le Canarie e l’Iran. Gli ambienti preferiti sono costituiti da aree alberate non troppo dense, fresche, ombrose, umide, con altezza media o alta, porzioni o margini
di terreno scoperto e posatoi idonei.
Osservatorio Faunistico Venatorio
L’uccello che
volò in paradiso
di Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf
scrittrice svedese 1858 - 1940 (nel ritratto in alto a sinistra)
ra in quel tempo, quando Nostro Signore creò il mondo, quando creò non soltanto il cielo e la terra, ma anche tutti
gli animali e le piante, e in pari tempo distribuì i nomi. Esistono molte storie di quel tempo, e se si sapessero
tutte avremmo anche la spiegazione di tutte le cose del mondo che ora non si possono comprendere. Fu allora
che un giorno, mentre Nostro Signore stava a sedere in Paradiso a dipingere gli uccelli, venne a mancare il colore
sulla tavolozza, così che il picchio sarebbe rimasto senza colore se Egli non avesse ripulito tutti i pennelli sulle
sue penne. E fu allora che l'asino acquistò le sue orecchie lunghe, perché non si ricordava il nome che aveva ricevuto. Lo dimenticò appena ebbe fatto alcuni passi sui prati del Paradiso e tornò indietro tre volte a
domandare come si chiamava, finché Nostro Signore s'impazientì un pochino e prendendolo per le orecchie disse:
«Il tuo nome è asino, asino, asino». E nel dirlo gli allungò le orecchie perché gli venisse l'udito migliore e ricordasse
quello che gli si diceva. Fu nello stesso giorno che l'ape fu punita. Perché appena fu creata incominciò a raccogliere
miele, e gli animali e gli uomini, che si accorsero del dolce profumo del miele, vennero ad assaggiarlo. Ma l'ape
voleva conservare tutto per sé e con le sue punture velenose scacciava tutti quelli che si avvicinavano all'alveare. Nostro Signore vide e
chiamò a sé l'ape e la punì. «Io ti ho dato la facoltà di raccogliere il miele che è ciò che la creazione ha di più dolce,» disse Nostro Signore
«ma non per questo ti ho dato il diritto d'essere cattiva col tuo prossimo. E ora ricordati: ogni volta che pungerai qualcuno che vorrà assaggiare il tuo miele, tu morrai!» Già, fu allora che il grillo divenne cieco e la formica perse le sue ali; accaddero tante cose straordinarie
in quel giorno. Nostro Signore, grande e mite, era seduto tutto il giorno a creare e a formare, e verso sera gli venne in mente di creare
un piccolo uccello grigio.
«Ricordati che il tuo nome è pettirosso! » disse Nostro Signore all'uccello quando fu pronto. Lo depose sulla palma della sua mano e lo
fece volare. Ma dopo che l'uccello ebbe fatto un piccolo volo ed ebbe ammirato la bella terra sulla quale doveva vivere, gli venne voglia
di mirarsi. Allora vide che era tutto grigio, il petto come tutto il resto. Il pettirosso si voltò e rivoltò rispecchiandosi nell'acqua, ma non
poté scoprire neppure una penna rossa. E così l' uccello rivolò da Nostro Signore. Egli, grande e mite, era a sedere, e dalle sue mani
uscivano farfalle che svolazzavano intorno alla sua testa, piccioni garrivano sulle sue spalle, e dalla terra intorno a lui sorgevano rose,
gigli e pratoline. Il cuore dell'uccellino batteva per il timore, ma descrivendo leggeri giri volava sempre più vicino a Nostro Signore e finalmente si lasciò cadere sulla sua mano. Così Nostro Signore gli domandò quello che desiderava. «Io voglio soltanto chiederti una cosa
» disse l'uccellino. «Cos'è che desideri sapere?» disse, Nostro Signore. «Perché debbo chiamarmi pettirosso, mentre son tutto grigio dalla
punta del becco sino alla coda? Perché mi chiamo pettirosso quando non posseggo neppure una penna rossa?» E l'uccello con i suoi occhiettini neri lo guardò implorando e voltò la testolina. Da per tutto, attorno, vide fagiani tutti rossi sotto un leggero pulviscolo d'oro, pappagalli con ricchi collari rossi, galli con creste rosse, senza parlare delle farfalle, dei pesciolini rossi e delle rose. E naturalmente pensò
che occorreva così poco, una sola goccia di colore rosso sul suo petto, per farlo diventare un bell'uccello, a cui il suo nome sarebbe stato
adatto. «Perché debbo chiamarmi pettirosso, se son tutto grigio?» domandò di nuovo l'uccello, e aspettò che Nostro Signore gli dicesse:
"Ah, amico mio, vedo che ho dimenticato di dipingere in rosso le penne del tuo petto, ma aspetta solamente un momento e sarà fatto".
Ma Egli sorrise soltanto e disse: «Ti ho chiamato pettirosso, e pettirosso ti chiamerai, ma cercati da te il mezzo di meritarti le tue penne
rosse». E così Nostro Signore alzò la mano e lasciò che l'uccello rivolasse per il mondo. L'uccello volò in Paradiso con molti pensieri. Che
cosa poteva fare un uccellino come lui per procurarsi delle penne rosse? L'unica cosa che gli venisse in mente fu di fabbricarsi il
nido in mezzo ai prunai. Egli s'annidò fra le spine nel folto della macchia. Pareva stesse aspettando che una foglia di rosa gli si attaccasse
al petto e gli desse il suo colore. Un numero infinito d'anni erano trascorsi da quel giorno che fu il più bello sulla terra. D'allora in poi gli
animali e gli uomini avevano abbandonato il Paradiso e si erano sparsi sulla terra. E gli uomini erano giunti al punto d'imparare a lavorare la terra e a navigare sul mare, si erano fatti abiti e utensili; da molto tempo avevano già imparato a fabbricare grandi templi e
città potenti, come Tebe, Roma e Gerusalemme. Spuntò un giorno nuovo che non doveva esser mai più dimenticato nella storia del
mondo e all'alba di quel giorno il pettirosso era posato su un piccolo colle nudo fuori le mura di Gerusalemme e cantava per i suoi piccini
che si trovavano nel piccolo nido in mezzo ai bassi cespugli di spine. L'uccello raccontava ai suoi nati il giorno meraviglioso della creazione
e la distribuzione dei nomi: così aveva raccontato ogni pettirosso dal primo in poi, che aveva udito la parola di Dio ed era uscito dalla
Sua mano. «E ora vedete,» concluse tristemente il pettirosso «tanti anni sono passati, tante rose sono sbocciate, tanti piccoli uccelli sono
sgusciati dalle uova dal giorno della creazione in poi, che non c'è nessuno capace di contarli, ma il pettirosso è ancora un uccellino
grigio. Ancora non è riuscito a conquistarsi le penne rosse». I piccini spalancarono i piccoli becchi e domandarono se gli antenati non
avevano cercato di compiere qualche grande opera per conquistare il prezioso colore. «Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto, »
disse l'uccellino «ma siamo stati tutti sfortunati. Già il primo pettirosso, una volta, incontrò un altro uccello che gli rassomigliava completamente, e subito si mise ad amarlo con un amore così violento da sentirsi arroventare il petto. Ah, pensò allora, adesso comprendo.
Nostro Signore vuole che io ami con tale ardore, che le penne del mio petto abbiano a tingersi di rosso per il caldo d'amore che ho nel
cuore. Ma egli s'ingannava, così come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui e come c'inganneremo anche noi.» I piccini cinguettarono
tristemente, incominciavano già ad affliggersi perché la tinta rossa non avrebbe adornato i loro piccoli petti coperti di peluria. «Abbiamo
anche sperato nel nostro canto » disse l'uccello vecchio parlando con toni prolungati. «Già il primo pettirosso cantava così; il petto dall'entusiasmo gli si gonfiava, ed egli ritornava a sperare. Ah, pensava, la fiamma del canto che ho nell'anima, tingerà di rosso le penne
del mio petto. Ma s’ingannava, come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui, come c'inganneremo anche noi.» Si sentì di nuovo un
triste cinguettio uscir dalle gole mezze nude dei piccini. «Abbiamo anche sperato nel nostro coraggio e valore» disse l'uccello. «Già il primo
pettirosso si batté valorosamente con gli altri uccelli e il suo petto s'infiammò dal piacere di combattere. Ah, pensò, le penne del mio
petto si tingeranno di rosso per la gioia della lotta che arde nel mio cuore. Ma s'ingannò, come si sono ingannati dopo di lui tutti gli altri,
come c'inganneremo anche noi.» I piccini cinguettarono coraggiosamente che volevano ancora tentare di conquistare il premio tanto ambito, ma l'uccello rispose tristemente che era impossibile. Che cosa potevano sperare quando tanti antenati così bravi non erano riusciti
a raggiungere la mèta? Potevano fare di più che amare, cantare e lottare? Che cosa potevano... L’uccello si fermò in mezzo alla frase,
perché da una delle porte di Gerusalemme usciva una gran quantità di gente e tutta la folla si diri(continua a pag. 63)
Osservatorio Faunistico Venatorio
61
CACCIA E ARTE
sin dalle origini l’uomo ha raffigurato animali
e cacciatori nella loro sfida per la sopravvivenza
Stefania De Vita
storico dell’arte e guida turistica
La caccia fu una delle prime attività svolte dall’uomo per il proprio
sostentamento, ancor prima della
coltivazione dei campi. Gli uomini
del Paleolitico, prevalentemente
raccoglitori e cacciatori, vivevano
a strettissimo contatto con la natura e i loro primissimi oggetti
artistici riproducevano animali
selvaggi e scene di caccia, con
signicati probabilmente anche
uccelli acquatici. Nel mondo cretese-miceneo le rappresentazioni
di caccia diventano frequentissime. All’interno del palazzo reale
di Micene era stato realizzato
un ingresso monumentale con
una scalinata che conduceva nel
cuore dell’attività quotidiana di
corte. Questa si svolgeva nel
megaron, una vasta sala al centro
della quale si trovava un focolare
in pietra e a ridosso di una parete
c’era il trono. Le pareti erano affrescate con scene di caccia, in
cui erano rappresentati uomini
Sarcofago con scene di caccia al cinghiale
calidonio (inizi IV sec)
magici e propiziatori Gli animali
erano spesso ritratti isolati, con
impasti di terre rosse e gialle,
grasso animale e sangue. Nelle
pitture più elaborate vengono
anche rappresentate più scene
in successione della battuta di
caccia, ma sono estremamente
rare, come le pitture di Grotte di
Altamira, Spagna Sorprende la
grande abilità tecnica di chi ha
eseguito tali dipinti, che ben
poco hanno di primitivo. La caccia
entrò ben presto nell’oscuro cerchio della magia e divenne anche
gioco, esibizione di potenza e di
virilità, diversicandosi in molteplici aspetti. Gli Egizi organizzavano battute di caccia, la selvaggina scelta veniva allevata e talora
addomesticata in apposite riserve,
mentre la caccia al leone era privilegio del faraone. Le tombe regali e principesche conservano
affreschi ove sono illustrate con
smaglianti colori e cura minuziosa
la caccia agli ippopotami ed agli
62
l’insegna di Artemide, alla quale
si sacricavano le primizie della
caccia, i trofei, le armi, ecc. Ben
presto alle rappresentazioni generiche si sostituisce la precisa
evocazione dei miti. Primo fra
tutti, quello della caccia al cinghiale calidonio trasposto in immagini gurative secondo una
tradizione che va dal VII sec.
no ai sarcofagi romani della
tarda antichità. Nella mitologia
greca, il cinghiale di Calidone o
calidonio era un cinghiale di straordinaria vigoria che compare in
Medaglione arco di Costantino, Roma
armati aiutati da cani.
In Palestina, in Siria, in Mesopotamia, nell’Iran, come in tutte
le civiltà che gravitarono nell’Oriente mediterraneo, venivano
rafgurate le battute con cani e
cervi, caccia al leone, sul cocchio,
Villa del Casale, Piazza Armerina
diversi miti come antagonista di
grandi eroi. Fu mandato da Ares,
spinto dalla gelosia, a uccidere
Adone quando costui si innamorò
di Afrodite.
Con l’ellenismo, il mito della
caccia calidonia fu rappresentato
Affresco Palazzo Reale di Micene
a cavallo, a piedi, con l’arco. In
Grecia la caccia fu posta sotto
sar del tempo, furono piegati al
signicato simbolico che si chiedeva alle leggende pagane. In
Etruria le scene di caccia compaiono n dalla Tomba Campana
di Veio, incunabolo della pittura
etrusca databile tra la ne del
VII e l’inizio del VI sec. a.C.,
dove una pantera cammina a
lato del cavallo montato dal defunto. Nelle immagini piene di
vivacità della Tomba della Caccia
e della Pesca a Tarquinia (520510 a.C.), cacciatori e pescatori
perseguono uccelli e pesci mul-
specialmente sulle fronti dei sarcofagi, ove i vari episodi, col pas-
ticolori, nei rilievi chiusini in pietra
tenera decorati con episodi di
caccia alla volpe (VI-V sec.). Nell’arte romana la caccia ha offerto
nel I sec. d. C. paesaggi nilotici
con pigmei cacciatori, scene di
caccia al cinghiale, al cervo, in
alcuni dei più vivaci dipinti pompeiani; decorazione di oggetti in
marmo, in bronzo, in argento
come nei tesori di Boscoreale,
realizzazioni in bronzo come un
cinghiale assalito dai veltri conservato nel Museo Archeologico
di Napoli. Un affresco, ora distrutto, della Tomba dei Nasoni
a Roma (II sec. d. C.) illustrava
la cattura di due tigri spinte in
gabbia dai cacciatori. Gli otto
medaglioni adrianei inseriti nell’Arco di Costantino offrono un
ciclo del costume venatorio dell’età imperiale.
Nella tarda antichità, la caccia
diventa il soggetto favorito dei
grandi cicli musivi. Bellissimo è
il grandioso mosaico dell’ambuOsservatorio Faunistico Venatorio
lacro della villa di Piazza Armerina, che rafgura un paesaggio
movimentato e boscoso, scene
di cattura di pantere, cavalli selvaggi, cinghiali, leoni, ippopotami,
rinoceronti. Sono inoltre illustrati
gli episodi spettacolari del commercio di animali feroci, destinati
ai ludi venatori, mentre in un
altro ambiente è rappresentata
una partita di caccia con colazione
all’aperto.
Nel Medioevo venivano utilizzate
per la caccia diverse specie di falchi, principalmente il falco pellegrino. La caccia con gli uccelli
era conosciuta nell’Occidente a
partire dalla ne del IV sec., importata dall’Oriente dai Germani,
ma il suo massimo sviluppo si
colloca negli ultimi secoli del Medioevo; da allora in poi essa compare in innumerevoli rappresentazioni gurate, la cui comprensione è possibile grazie alle fonti
testuali e in particolare ai trattati
di falconeria come il De arte venandi cum avibus di Federico II
di Svevia, capolavoro del genere
e fonte principale per la conoscenza della falconeria medievale.
L’opera è corredata da illustrazioni:
le miniature del manoscritto più
antico sono ricche di particolari.
Paolo Uccello realizza un meraviglioso dipinto nel 1470 ca.,
“Caccia Notturna”, introduce ad
uno dei passatempi dell’epoca.
Tanta era la “passione” che si
predava anche di notte. Nobili,
accompagnati da qualche ospite,
insieme a servi e cani, cavalcavano
alla ricerca di un cervo da portare
a casa. Tutte azioni per dimostrare
rango sociale, potere. Non si
può non accennare alla “Caccia
di Diana” di Domenichino del
XVII sec. in cui è esaltata la giovane dea, abile nella caccia, signora delle selve, custode delle
fonti e dei torrenti. Il soggetto ripreso dal Domenichino deriva
Paolo Uccello, Caccia notturna, 1470 ca.
geva verso il colle dove l'uccello aveva il suo
(continua da pag. 61)
nido. C'erano dei cavalieri su destrieri superbi, servi con lunghe
lance, assistenti del boia con chiodi e martelli, v’erano sacerdoti
dall’incedere dignitoso, e giudici, donne piangenti, e davanti a tutti
una massa di popolo che correva selvaggiamente, un accompagnamento orrendo, ululante di vagabondi. L'uccellino tremando
stava sull'orlo del suo nido. Temeva ad ogni istante che il piccolo
cespuglio di spine venisse calpestato e i suoi piccini rimanessero
uccisi. «State in guardia,» gridò ai piccini inermi « state tutti vicini e
state zitti! Ecco un cavallo che viene proprio su di noi! Ecco un guerriero coi sandali ferrati! Ecco tutta la folla selvaggia!» Ad un tratto
l'uccello smise di gettare i suoi gridi d'allarme e tacque. Dimenticò
quasi il pericolo sovrastante. Improvvisamente saltò giù nel nido,
e allargò le ali sopra ai piccini. « No, è troppo tremendo» disse. «Io
non voglio che voi vediate. Sono tre malfattori che vengono crocifissi.» E allargò le ali affinché i piccini nulla potessero vedere. Udirono soltanto dei colpi di martello rimbombanti, grida di dolore e
gli urli selvaggi della folla. Il pettirosso seguì tutto lo spettacolo con
gli occhi che si dilatavano dal terrore. Non poteva allontanare gli
sguardi dai tre infelici. «Come gli uomini sono crudeli! » disse l'uccello dopo un momento « non si accontentano d'inchiodare quei poveretti sulle croci, no, sulla testa di uno hanno anche posto una
corona di spine. Io vedo che le spine hanno ferito la sua fronte così
da fare scorrere il sangue » continuò. « E quell'uomo è così bello e
si guarda attorno con sguardi così dolci che ognuno deve sentire
d'amarlo. Mi pare che una freccia mi stia trafiggendo il cuore nel
Osservatorio Faunistico Venatorio
dall’Eneide di Virgilio e descrive i
guerrieri nella gara con l’arco. Il
tema del tiro a segno fu usato
come metafora dell’acutezza degli
argomenti che colpiscono il bersaglio. Nel 1729 inizia la costruzione della Palazzina di Caccia
di Stupinigi su progetto di Filippo
Juvarra e continua no alla ne
del XVIII sec. E’ luogo adibito
alla caccia nella vita di corte sabauda, sontuosa e rafnata dimora prediletta dai Savoia per le
feste e i matrimoni durante i secc.
XVIII e XIX, apprezzata anche
da Napoleone nei primi anni
dell’Ottocento. Il salone, cuore
della palazzina, vede un grande
affresco sulla volta, rafgurante
il Trionfo di Diana. Nell’Ottocento
numerosi pittori, come Giorgio
Lucchesi, Pompeo Mariani, Christian Kroner, hanno dedicato innumerevoli dipinti alle rappresentazioni paesaggistiche incentrate sulla rafgurazioni di cervi,
caprioli e camosci, magistralmente
inseriti nelle suggestive distese
boschive delle Alpi. Nella pittura
nordica questi animali, in modo
particolare il cervo e il cinghiale,
nobili per tradizione, trovano,
quindi, la loro legittima celebrazione, condivisa pienamente dalla
sensibilità del cacciatore. La pittura
italiana contribuisce a confermare
quanto l’attività venatoria sia radicata nella nostra storia ed espressa, nel corso dei secoli, anche
attraverso l’attenzione per l’oggetto, l’abbigliamento, e l’artigianato. Lo dimostra, ad esempio,
il maestro livornese Eugenio Cecconi, sensibile interprete della
tradizione rurale toscana e tra i
maggiori pittori di caccia e di
scene agresti nel dipinto “Radunata di caccia grossa”. Per approfondire l’argomento affrontato
in questo articolo si consiglia il
libro “La caccia nell’arte” di Mauro
Corradini, Vallecchi Editore.
Eugenio Cecconi,
“Radunata di caccia grossa”.
vederlo soffrire.» Il piccolo uccello sentiva crescere la sua compassione per l'incoronato di spine. «Se io fossi mia sorella l'aquila,»
pensò «strapperei i chiodi dalle sue mani e con i miei forti artigli
scaccerei tutti coloro che lo fanno soffrire.» Egli vide il sangue gocciolare sulla fronte del Crocifisso e non poté stare fermo nel suo
nido. «Benché non sia che piccolo e debole, pure debbo poter fare
qualche cosa per questo povero martoriato» pensò l’uccello: e allargò le ali e volò via per l’aria, descrivendo larghi giri intorno al
Crocifisso. Gli volò intorno parecchie volte senza ardire d’avvicinarsi, perché era un uccellino timido, che non aveva mai osato avvicinarsi ad un uomo. Ma un po’ per volta si fece coraggio, volò
molto vicino e col becco tolse una spina che si era piantata nella
fronte del Crocifisso. In quel momento una goccia di sangue del
Crocifisso cadde sul petto dell’uccello. Si allargò rapidamente, colò
giù e tinse tutte le pennine delicate del petto. Ma il Crocifisso
aperse le labbra e sussurrò all’uccello: «Per la tua pietà ora avrai
quello che la tua razza ha desiderato sempre da quando fu creato
il mondo». Poco dopo, quando l’uccello ritornò al suo nido, i piccini
gridarono: « Il tuo petto è rosso, le penne del tuo petto sono più
rosse delle rose!» «Non è che una goccia di sangue della fronte di
quel pover’uomo» disse l’uccello. «Scomparirà, appena farò il bagno
in un ruscello o in una limpida sorgente.» Ma quando l’uccellino
fece il bagno la macchia rossa non scomparve dal suo petto, e
quando i suoi piccini divennero grandi, la tinta rossa splendeva
anche sulle penne dei loro petti, come d’allora in poi splende sul
petto e sulla gola di ogni pettirosso.
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ATTIVITÀ DI AGGIORNAMENTO/FORMAZIONE
LINEAMENTI ORGANIZZATIVI – VIGILANZA ITTICO AMBIENTALE
PERIODO APRILE – MAggIO – gIUgNO 2014
DISCIPLINA DEL SERVIZIO VOLONTARIO DI VIgILANZA NELL’AMBITO DELLA
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La gerarchia delle leggi dello Stato Italiano
Gli illeciti amministrativi e penali; Acquisizione di notizia di reato; Comunicazione di notizia di reato alla Magistratura; Identicazione del trasgressore; Il verbale di riferimento; La denuncia; La querela; Il TULPS; Le guardie particolari giurate volontarie. La qualica di pubblico ufciale (poteri e compiti); I possibili reati del / contro il pubblico ufciale nell’espletamento delle sue funzioni.
Nozioni generali di ecologia e principi relativi allo sviluppo sostenibile
Ambiente nei singoli elementi; Inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e luminoso; Concetto di ecosistema (capacità di carico e sviluppo sostenibile), biocenosi, catena alimentare, piramide ecologica, di popolazione e di specie; L’aria, l’acqua, il suolo e fonti di degrado e
inquinamento; Risorse idriche e difesa del suolo, principali tecniche di depurazione e antinquinamento; La situazione ittica della Provincia;
La situazione della fauna provinciale.
Ambiente naturale come sistema
Concetto di vegetazione, la vegetazione nel territorio regionale e provinciale; Aspetti vegetazionali del territorio costiero, planiziale, collinare
e montano; Flora rara, ora protetta e habitat; Prescrizioni di massima Polizia Forestale.
Il volontariato in Protezione Civile
Aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici (e rischio) e idraulici del territorio provinciale;
Cenni di pianicazione territoriale (piano paesaggistico regionale, provinciale e comunale) e cartograa (regionale, provinciale); Pianicazione territoriale, tutela del paesaggio e del verde urbano; Regolamenti del verde urbano e ordinanze sindacali in materia di tutela dell’ambiente; Bonica, idraulica del territorio provinciale.
Ambiente naturale come sistema
Nozioni elementari di biologia e zoologia: l’avifauna del territorio provinciale
Esercitazione pratica presso Sughereta di Monte san Biagio
Riconoscimento delle principali specie di piante, osservazione specie di avifauna presenti.
Tutela della fauna selvatica e regolamentazione dell’attività venatoria
Legge 11.2.1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio”; L. R. 17/95 “Disposizioni
per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria”; Regolamenti regionali e provinciali in tema di attività venatoria;
Compilazione di un verbale di riferimento.
Applicazione del Piano Ittico di Bacino Provinciale
Ambiente naturale come sistema; Nozioni elementari di biologia e zoologia: la fauna ittica.
disciplina della pesca, dell’acquacultura e delle attività connesse nelle acque interne”; Regolamenti regionali e provinciali vigenti in tema di
attività ittica; Compilazione di un verbale.
Regolamentazione della raccolta di funghi epigei e ipogei
Cenni di micologia. Le famiglie fungine più importanti; Funghi e tartu del territorio provinciale; Riconoscimento dei funghi più comuni;
Sanzioni amministrative: principi generali e applicazione;
Compilazione di un verbale.
Produzione e smaltimento dei rifiuti
Norme in materia ambientale; Classicazione dei riuti; Produzione, smaltimento, riuso e riciclaggio dei riuti;
Deposito temporaneo, stoccaggio, deposito incontrollato e discarica; Raccolta differenziata;
Quadro generale sui principali divieti e sanzioni; Compilazione di un verbale.
Principali norme di primo soccorso
- Valutazione e assistenza dell’infortunato, elementari manovre di mantenimento delle funzioni vitali.
- Chiamate di soccorso.
Rete Natura 2000 – Aree protette e siti Rete Natura 2000
Normativa Nazionale e Regionale; cartograa del territorio provinciale; Parchi; AFV – ATV – ZAC.
Il Corso e gli Esami si tengono a Fondi
Prova finale con test a risposta multipla e prova verbale il 4 luglio 2014.
Cerimonia di consegna degli attestati durante una manifestazione
a Monte San Biagio nel corso dell’estate.
Per il Santo Patrono Uberto da Liegi Santa Messa a Gaeta il 30 maggio 2014.
Per informazioni e iscrizioni
Informazioni su www.atclatina2.it o su Facebook (Atclatina Due)
Uffici aperti negli orari antimeridiani dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00
Telefono/fax 0771.567001 – Cellulare 366.3035699