La caccia si decide
Transcript
La caccia si decide
Testata Giornalistica di proprietà dell’ATC-LT2 C’era una volta una volpe Numero 3 - Marzo 2014 La caccia si decide nelle aule di tribunale di Marcello Caliman Segretario e portavoce C’era una volta una volpe che aveva visto la luce a Sermoneta, più di trenta anni fa. Era rimasta orfana, la mamma non era più tornata, qualcuno le aveva sparato e lasciata lì, a marcire, lungo il ciglio di un sentiero di campagna. Piccola e indifesa si era messa in cammino ed era giunta in località Borgo Tufette, qui snita e affamata si era lasciata andare, poco distante da una stalla. L’aveva notata un imprenditore locale Pasquale Palumbo, che impietosito dal suo stato, aveva preso del latte e l’aveva versato in una ciotola, ponendola a poca distanza dalla piccola volpe. Quest’ultima aveva gradito il latte, fresco e sostanzioso, che le era stato offerto e aveva preso l’abitudine di ritornare puntualmente all’ingresso della stalla dove Pasquale, ogni volta che la notava, gli versava del latte fresco. Erano diventati amici e l’animale non temeva più la presenza dell’uomo, era nato un rapporto di ducia reciproca. Un giorno mentre la volpe, ormai cresciuta, si avvicinava alla “sua” ciotola si sentì un colpo di fucile e l’animale stramazzò a terra, esanime. Santino senior, il padre di Pasquale, cacciatore incallito, aveva visto l’animale e gli aveva sparato senza alcuna esitazione. Pasquale rimase per alcuni attimi senza parole, la sua amica volpe giaceva a terra uccisa. Poi guardò il padre in un modo che lasciava trasparire il suo stato d’animo, un misto di ira e di dolore, di rabbia senza ne per quanto era accaduto. Santino senior rimase immobile dinanzi al glio sconvolto dall’ira, ma non poteva ridare la vita all’animale che aveva abbattuto. Alla scena assistette il glio di Pasquale, il diciassettenne Santino junior, che è divenuto successivamente un accanito cacciatore come il nonno, ma che giurò, quel giorno, dinanzi al padre, non con le labbra ma con il cuore, che mai nella sua vita avrebbe fatto del male a una volpe. PRIMA PROVA CINOFILA PER IL MONITORAGGIO DELLA BECCACCIA SVERNANTE, 2014 La stagione della caccia 2013/2014 è alle nostre spalle, in quanto si è conclusa la stagione venatoria. Nelle settimane scorse poca la migratoria, e i cinghiali, quindi, hanno assunto particolare rilievo, anche se non sono mancati i tenaci, che insieme ai loro cani hanno cercato ancora qualche capo di fagiano, grazie ai risultati della gestione che nello specico ha ben funzionato. Le emozioni e la passione di sempre però non possono far dimenticare ciò che è stato e ciò che purtroppo ancora sarà. Non avveniva ormai da decenni, anche se qualche premessa si era già avuta nella passata stagione, ma quest’anno sono stati i tribunali a decidere, in corso d’opera, modalità, tempistica e specie cacciabili. Un disastro per la caccia italiana e per la certezza del diritto di migliaia di cacciatori. Un disastro iniziato all’inizio dell’estate in alcune regioni allorché parti signicative di interi calendari sono stati censurati dai TAR senza che questo producesse valutazioni e decisioni che mettessero al riparo gli altri provvedimenti. Anzi, demagogia e populismo han- no prodotto il resto. L’apertura ssata dalla legge 157 in alcune regioni non è stata possibile e nella nostra ci siamo ritrovati a poter cacciare solo corvidi e poco altro. Ho avuto modo in occasione di recenti incontri, di porre all’attenzione dei cacciatori presenti, il tema dell’unità del mondo venatorio, inserito all’interno di un approccio operativo e fortemente collegato al merito delle emergenze e delle prospettive da raggiungere. Continuo a ritenere che nonostante i tanti punti di crisi che attanagliano il nostro mondo, siamo ancora nelle condizioni, qualora riconquistassimo con intelligenza l’entusiasmo di scrivere insieme una pagina nuova e affascinante della storia antica della caccia, per proporre i connotati di una sda culturale e di senso per i prossimi decenni. Troppo tempo, infatti, è stato perduto in questi anni a rincorrere strategie, speranze e illusioni con il solo risultato di abbassare il prestigio ed il riconoscimento sociale della caccia. Non possiamo attardarci in ulteriori e continui richiami alle responsabilità o alle colpe, anche se, proprio per favorire un percorso nuovo e trasparente, gli errori, una volta analizzati e meglio valutati e riconosciuti (da parte di tutti), potrebbero aumentare gli anticorpi della coscienza critica e aiutare il nostro mondo a ritrovare, in un confronto costruttivo, la strada comune su cui incamminarci. Noi che rappresentiamo la “base”, dobbiamo favorire questo processo di “unicazione”, avere il coraggio e la determinazione di generare una speranza comune, abbandonando decisamente le formule del passato e puntando a un messaggio alto e inequivocabile. Costruiamo la casa “comune” dei cacciatori, facciamo in modo che cresca e sia sempre più riconosciuto il contributo che il mondo venatorio dà per concorrere a risolvere le criticità economiche delle nostre campagne. Il TAR del Lazio, inne, ha accolto le istanze e le osservazioni dei cacciatori, anche se il danno prodotto non può essere cancellato. Partiamo dal nostro territorio, crediamoci, è possibile, la rassegnazione è l’anticamera della ne. Elio Trani Presidente ATCLT2 AMBITO TERRITORIALE DI CACCIA Editore Ambito Territoriale Caccia ATC LT2 della Provincia di Latina LT2 $7&/7 BILANCIO CONSUNTIVO ESERCIZIO 2012-13 E BILANCIO PREVISIONALE ESERCIZIO 2013-14 RELAZIONE SINTETICA Legale Rappresentante Elio TRANI – Presidente Direttore Responsabile Marcello Rosario Caliman iscritto all’Ordine Nazionale dei Giornalisti 349.4442512 [email protected] Hanno collaborato Gian Paolo Caliman Daniele Bruno Del Monaco Chiara Di Pinto Biagio Rocco Di Pinto Franco D’Urso Mauro Labbadia Marilena Morisco Federico Raso Elio Trani Gemma Recchiuti Franco Zunino Servizi fotograci Benito Vertullo Pubblicato racconto di Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf Impaginazione Luca Scotto Redazione 04020 Monte San Biagio - LT Corso Vittorio Emanuele, 10 Email: [email protected] Segreteria Tel/Fax: 0771.567001 Tipograa Arti Grache Caramanica Marina di Minturno LT Supplemento a Forum testata giornalistica autorizzata nel 1990 dal Tribunale di Latina Atclatina Due 1.806 amici al 13 marzo 2014 18 Il sottoscritto Daniele Bruno Del Monaco in qualità di direttore di questo ente relaziona quanto segue. Premesso che il Presidente dell’ATC LT2 è Elio Trani, nominato il 15 giugno 2012; che l’attività del Direttore e della società Ecoopro è iniziata il 20 aprile 2012 e che fin dalla fase iniziale si sono seguite le procedure e le prassi amministrative di cui si era dotato Questo Ambito; che le commissioni sono così composte: Ufficio di Presidenza: Trani Elio (Presidente), Rossi Antonio (vice presidente vicario), Targa Leonello (vice presidente), Caliman Marcello (segretario e portavoce) e Pistillo Gerardo (consigliere delegato); Commissione Affari Generali: Palombo Santino (presidente), Di Pinto Biagio Rocco, Cappuccia Mario, Pannozzo Salvatore, Caliman Marcello (segretario); Commissione Agricoltura: D’Urso Franco (presidente), D’Alessandro Carmine, Sandon Flavio, Pistillo Gerardo, Caliman Marcello (segretario); Commissione Ambiente: Di Pinto Biagio Rocco (presidente), Marcoccia Paola, Labbadia Mauro, Vertullo Benito, Caliman Marcello (segretario); Commissione Attività Promozionali: D’Alessandro Carmine ( presidente), Pistillo Gerardo, Labbadia Mauro, Papa Giuseppe, Caliman Marcello (segretario); Commissione Tecnica: Soprano Vincenzo (presidente), Cappuccia Mario (segretario), Pannozzo Salvatore, Palombo Santino, Papa Giuseppe -che il front-office è gestito dalla soc.Ecoopro attraverso la Sig Tiziana Notarfonso. Tutto ciò premesso si dichiara che l’esercizio finanziario dell’A.T.C. LT2 è stato gestito secondo le norme previste dalla normativa vigente e dallo Statuto. Il modus operandi è stato quello di far transitare qualsiasi voce di “spesa” ed “entrata” rispettivamente attraverso un “mandato”, in cui viene esplicata la causale di spesa ed il capitolo di riferimento, ed una “reversale”, sempre con l’indicazione della causale e l’indicazione del capitolo, su un “conto bancario” presso la Banca UNICREDIT – Filiale di Monte San Biagio. Ogni mandato e reversale è a doppia firma del presidente e del responsabile finanziario. Le entrate derivanti dalle iscrizioni dei cacciatori sono transitate tutte su di un conto corrente postale e successivamente trasferite con reversale sul conto corrente bancario. Osservatorio Faunistico Venatorio Le “Entrate” sono derivate da: iscrizioni dei cacciatori ed in particolare: autorizzazioni cacciatori laziali residenti nell’ATC LT2 autorizzazioni cacciatori residenti nel Lazio autorizzazioni cacciatori in regime di reciprocità Proventi da tassa di concessione "ex regionali" (art.51 - LR 17/95-comma4) - art.21 statuto - anno 2010/2011 Proventi da tassa di concessione "ex regionali" (art.51 - LR 17/95-comma4) - art.21 statuto - anno 2011/2012 finanziamenti regionali previsti dalla L.R. 17/95 relativi agli indennizzi dei danni provocati dalla fauna selvatica alle produzioni agricole Le “Uscite” sono state effettuate secondo le norme previste dallo Statuto e dalla L.R. 17/95 ed in particolare sono state dovute principalmente alle seguenti voci: 1Attività esclusivamente faunistico-venatorie ed in particolare i ripopolamenti di selvaggina per un importo pari ad € 108.310,31 comprensivo di € 2.722,50 posti a residuo passivo. 2 Acquisto materiale e attrezzature d’ufficio per un importo pari ad € 12.467,75 di cui € 2.632,63 sono residui passivi . 3 Spese di funzionamento degli uffici ed organi istituzionali per un importo pari ad € 58.448,00. 4 Spese per la vigilanza venatoria per un importo pari ad € 10.239,07 di cui € 175,05 sono residui passivi 5 Attività di monitoraggio del territorio per un importo pari a € 9.969,76 di cui € 2.142,40 sono residui passivi 6 Spese per la ricostruzione di una presenza faunistica ottimale per il territorio per un importo pari a € 1.490,50 Inoltre sono stati pagati i residui passivi derivanti dall’esercizio finanziario precedente per un importo di € 14.369,63 Nello schema di bilancio & !")%$' consuntivo accanto, si evidenziano capitolo per capitolo i mandati e le reversali * * , * % G+ * ++ * " + H * + % H + , C &(D E&(%E& 'E%A&I di riferimento. * / "? " ! 1 &?@A'0 + + + + * La cassa è stata gestita secondo le norme ed ogni spesa è stata regolarmente suppor% ** + % % tata da documentazione ido, @ * %+ H E C A AFA%?F B%AFI nea, con annotazione nel libro + + + * * + % * + * * ++ prima nota il cui controllo e gestione è affidato direttamente alla signora Tiziana No3+ + + , + % * * + H , % + tarfonso. Volendo analizzare il ' C & BA(%'( (%?BI * % * * + + bilancio consuntivo, Di se, 3+ + * guito invece si riportano, in tabella e grafico a torta, una rappresentazione in termini 3+ , ,, / + % percentuali della distribuzione C 'D BBD%D( "A%(AI ? + - % * % * % % * % %% + % ,, + 0 delle uscite per capitoli di spesa relativi all’esercizio 2012-13 escludendo, da queD H ,, % %+ C &" BF?%?' F%"&I sta analisi, il capitolo 10 ovvero i residui passivi relativi A * * / 0 C &( "EA%(? '%&(I all’esercizio 2011-12. < !$ C "(( A"F%&A &((%((I Osservatorio Faunistico Venatorio 39 RESOCONTO BANCA DATI 2012/2013 ATC LT2 Al ne di far meglio comprende le attività gestionali dell’Ambito caccia LT2 si rappresenta quanto segue. Dalla verica dei tesserini consegnati, i cacciatori iscritti all’ATC LT2 risultano essere 3.013 e sono così distribuiti così come descritti nello schema a destra COMUNE.......................N° Cacciatori CAMPODIMELE .................31 CASTELFORTE...................59 FONDI .............................715 FORMIA ...........................145 GAETA .............................77 ITRI..................................184 LENOLA ...........................136 MINTURNO ......................236 MONTE SAN BIAGIO .........296 PONZA ............................121 SAN FELICE CIRCEO...........97 SPERLONGA .....................59 SPIGNO SATURNIA............52 SS. COSMA E DAMIANO ....64 TERRACINA ......................599 ALTRE PROVINCE LAZIO .....49 ALTRI COMUNI LT..............25 FUORI REGIONE ................68 TOTALE .........................3.013 L’ATC LT2 ha sviluppato un progetto di “caccia sostenibile” in cui la tutela dell’ambiente e dell’agricoltura (miglioramenti ambientali e colture a perdere) sono l’elemento fondante per la gestione faunistico-venatoria. A tal proposito l’ATC ha predisposto bandi pubblici per i miglioramenti ambientali finalizzati al: rilascio di fasce di prodotto agricolo; realizzazione di colture a perdere; recupero di terreni incolti e cespugliati; impianto di specie arboree selvatiche da frutto; Particolarmente significativa è stata l’attività svolta nell’isola di Ponza dove sono state piantate 50 carrubi, 100 lecci, 50 alberi di sughero, 50 di rovarella. Si stanno inoltre individuando, per essere autorizzate, le zone di allenamento cani e zone a chiusura temporanea. La gestione della piccola fauna selvatica stanziale (fagiani e lepri) è stata effettuata attraverso tipologie di intervento innovative, prima fra tutte i recinti di pre-ambientamento che permettono un acclimatamento delle lepri e dei fagiani provenienti dagli allevamenti prima del rilascio vero e proprio in natura. Preambientare queste specie in un spazio controllato e con le stesse caratteristiche dell’area destinata alla loro liberazione, unitamente alla predisposizione delle colture a perdere e degli altri miglioramenti ambientali, rende molto più alta la possibilità di sopravvivenza e riproduzione delle stesse. L’attività di ripopolamento, per la stagione venatoria 2012-2013, con le modalità sopra indicate ha visto per tutto il territorio di competenza dell’ATC LT/2 il rilascio complessivo di n. 492 capi di Lepri e numero 3233 capi di Fagiani. La selvaggina è stata immessa rispettando i criteri delle zone vocate predisposte dalla commissione caccia dell’ATC LT/2 seguendo altresì le indicazioni della Provincia attenendosi al Piano Faunistico Provinciale tuttora vigente. I Comuni interessati dai recinti di preambientamento per la specie lepre sono stati: Terracina (località “Cavallo Bianco” – “La Fiora Alta”) Monte San Biagio (località “Mandria Riccitiello” – “Valleviola”) Castelforte (località “Suio”) Santi Cosma e Damino (località “Ferrara”) Lenola (località “ San Martino di Ambrifi) I Comuni interessanti dai recinti con voliere per il preambientamento della specie fagiani sono stati: Terracina (località “Ceccaccio” – “Migliara 56” – “Via Traversa Mediana”) Castelforte ( località “Suio”) 40 Osservatorio Faunistico Venatorio L’irradiamento delle specie attraverso il preambientamento ha dato buoni frutti soprattutto per la specie fagiano e pertanto i tecnici dell’ATC LT2 hanno proposto di continuare anche in futuro con questa pratica. L'ATC LT2 inoltre ha un’organizzazione di guardie venatorie volontarie in collaborazione con le associazioni presenti nella compagine sociale e si sta predisponendo una convenzione con le con la provincia al fine di svolgere nella migliore maniera possibile l’attività di controllo. Nel corso dell’anno sono state affinate tecniche di comunicazione attraverso ordini di servizio ed è stata acquistata un’autovettura per le attività di prevenzione e controllo. Invece, dal punto di vista amministrativo ed economico gestionale, l'attività si è svolta secondo le seguenti modalità: La parte amministrativa è stata gestita secondo le norme della LR 17/95 e dello Statuto e seguendo le indicazioni di volta in volta dettate dalla Provincia di Latina. In particolare sia per le iscrizioni dei cacciatori che per il rilascio delle autorizzazioni ai cacciatori fuori regione, si sono seguite le prassi già messe in atto dalla Provincia. Inoltre è stato rilasciato un tesserino di abbattimento finalizzato da un lato ad essere documento autorizzatorio all'esercizio della caccia nel territorio dell'ambito, dall'altro ad avere la conoscenza dei capi abbattuti e/o avvistati (fauna protetta) ed a ricevere suggerimenti scritti dai cacciatori. In riferimento alle comunicazioni dei cacciatori sono state prese in considerazione una per una ed è stata data risposta per iscritto; invece per gli avvistamenti di specie protette oppure particolarmente protette le segnalazioni riguardano esclusivamente la specie lupo che è stata avvistata nei territori di Terracina, Fondi, Formia, Itri, nel Comune di Spigno anche in pianura. Alla luce di quanto su esposto, si relaziona sullo schema di previsione proposto dal Consiglio direttivo. Le “Entrate” previste nel bilancio di previsione 2013/2014 sono derivanti da: ENTRATE DERIVANTI DAL NUMERO DEI CACCIATORI ISCRITTI ED IN PARTICOLARE : autorizzazioni cacciatori laziali residenti nella Provincia di Latina autorizzazioni cacciatori residenti nel Lazio fuori Provincia autorizzazioni cacciatori fuori regione Osservatorio Faunistico Venatorio “ L’ATC LT2 dispone di guardie venatorie volontarie in sintonia con le associazioni presenti nella compagine sociale “ 41 ENTRATE DETERMINATE DA ATTI DEL SETTORE CACCIA DELLA PROVINCIA DI LATINA CHE HA gIà PREVISTO CON DETERMINA DI ASSEgNARE ALL’ATC LT2 LA SOMMA DI € 51.000,00; LE ALTRE ENTRATE SI RIfERISCONO A qUELLE RELATIVE AgLI INDENNIZZI DEI DANNI PROVOCATI DALLA fAUNA SELVATICA ALLE PRODUZIONI AgRICOLE CHE VENgONO STANZIATE DALLA REgIONE LAZIO DI ANNO IN ANNO E RAPPRESENTANO PERTANTO UNA SEMPLICE PARTITA DI gIRO. Le “Uscite” previste per il bilancio di previsione 2013/2014 sono effettuate secondo le norme previste dallo Statuto e dalla L.R. 17/95 ed in particolare il vincolo destinazione previsto dall’art. 51 art. 4 lett. a). Si è voluto prevedere una somma adeguata per i ripopolamenti di selvaggina e soprattutto l’avvio di metodologie innovative per i pre-ambientamenti della selvaggina; queste attività prevedono una forte partecipazione dei territori anche in collaborazione con gli agricoltori ed ambientalisti in particolare nell’attivazione delle “colture a perdere” e riqualificazione di “Habitat idonei alla riproduzione”. Inoltre sono previsti una serie di progetti di gestione per specie stanziali come la starna e progetti di contenimento dei danni provocati dalla fauna selvatica con la collaborazione dell’Università della Tuscia ed iniziative progettuali atte a coordinare meglio le attività gestionali e programmatiche con l’altro ATC di Latina . Per le spese di funzionamento la previsione è legata principalmente alle spese degli organi istituzionali e della gestione degli uffici. Di seguito si riporta il grafico a torta della distribuzione in percentuale delle spese Ai sensi e per gli effetti dell’art. 22 comma 6 dello Statuto di questa associazione l’Ambito Caccia Latina 2 ha ritenuto necessario cumulare un avanzo nel bilancio al fine di far fronte ad alcuni investimenti necessari per l’operatività gestionale dello stesso ATC che, nel frattempo, ha visto una riduzione delle entrate dovute alla dimidocumentazione. nuzione del numero di cacciatori. L’avanzo di amministrazione unita ad un attenta attività di gestione dei costi, permetterà di avere una gestione virtuosa delle risorse. Un onere sempre crescente per l’ATC è dato dalla gestione dei danni alle produzioni agricole per le quali sarà necessario prendere dei provvedimenti urgenti. Per eventuali chiarimenti e delucidazioni sono a disposizione i tecnici della Soc. Ecoopro che, previo accordo telefonico, metteranno a disposizione tutta la Daniele Bruno Del Monaco Direttore ATC LT2 42 Osservatorio Faunistico Venatorio La valorizzazione del territorio Il ruolo dell’ATC LT2 Marilena Morisco Agronomo ATCLT2 I miglioramenti ambientali, sono uno strumento di gestione indiretta delle popolazioni di fauna selvatica, poiché volti alla ricostituzione degli elementi del paesaggio legati all’agricoltura tradizionale e a una maggiore differenziazione delle coltivazioni e alla loro rotazione. In tale contesto risulta importante la funzione svolta dai cacciatori ed agricoltori nella gestione del territorio resi ai ni agro-faunistici. L’esperienza acquisita dimostra che l'ATCLT2 non svolge solo una gestione amministrativa della caccia, ma anche una razionale gestione delle risorse naturali sulla base della loro sostenibilità, in sintonia con le competenze territoriali delle Provincie e Regioni. Sulla base di tali presupposti, l'ATCLT2 pubblica due volte l'anno il "Bando per Misure Rivolte ad Interventi di Miglioramento Ambientale ai Fini Faunistici". La scadenza della presentazione delle domande per la corresponsione degli incentivi a favore della realizzazione è stabilita per le colture invernali entro il 30 luglio, mentre per le colture primaverili è entro il 31 dicembre. Le richieste di nanziamento, i cui soggetti beneciari sono proprietari e/o conduttori di fondi agricoli, sono volte al perseguimento dei seguenti obiettivi: 1 Fornire alla fauna selvatica maggiori opportunità di alimentazione, soprattutto nei periodi di carenza nel corso dell'anno. 2 Garantire alla fauna selvatica migratoria e stanziale le condizioni adeguate di rifugio, pastura e riproduzione. Sulla base dei progetti già realizzati, è stato possibile accertare un signicativo incremento dell'eterogeneità ambientale, con un aumento della diversità colturale in aree caratterizzate da eccessiva semplicazione del paesaggio. Gli interventi proposti dall’ ATCLT2 nel territorio di competenza, hanno avuto risvolti positivi nel programma della gestione mirata alla conservazione a lungo termine delle po- polazioni selvatiche migratorie e stanziali che consenta loro di compiere tutte le fasi del ciclo biologico vitale in tranquillità. Considerati i positivi risultati a tutt'oggi conseguiti è auspicabile poter raccogliere un numero maggiore di adesioni (istanze per la concessione di contributi), al ne di poter impostare le successive programmazioni sulla base dall’effettiva disponibilità di proprietari e conduttori. Il grado di reale partecipazione da parte del mondo agricolo e la limitatezza delle risorse disponibili costituiscono, di fatto, elementi di partenza con i quali è necessario confrontarsi al momento di impostare la programmazione. SANTA MESSA PER SANT’UBERTO DI LIEGI IL SANTO PATRONO DEI CACCIATORI E DEI CANI NELLA CHIESA DI SAN NILO ABATE IN GAETA LOCALITÀ SERAPO VENERDÌ 30 MAGGIO 2014 ORE 18.00 CELEBRA DON ANTONIO CAIRO PREGHIERA DEL CACCIATORE Ti lodiamo, Signore, perché dai vita all’acqua, ai boschi,ai ori, agli animali, alle pianure, alle montagne e al sole che illumina. E Ti lodiamo perché ci doni di giungere alle nevi bianche e alle paludi, camminare nelle pianure e salire le colline e perché ci fai continuamente comprendere la bellezza della Tua creazione. Ti lodiamo, Signore, perché ci concedi di vedere caprioli e camosci sui monti, i cinghiali nei boschi, l’aquila e il falco nel cielo, le pernici e i fagiani, le lepri, i beccaccini e quante altre creature sono nel mondo a Tua gloria. Perdonaci, Signore, se talvolta le sacrichiamo alla nostra passione, ma la loro esistenza ci fa capire la Tua generosità, ci dispone al rispetto dei Tuoi beni e alla riessione. Sii lodato, Signore, per la pace che ci donano montagne, pianure, boschi e paludi, e i pensieri che ci suscitano: scrutando la natura e ascoltandone la voce impariamo a ritrovarTi nell’abisso del nostro spirito. E se un giorno Tu volessi farci restare fra loro,accogli, nella tua terra, innita misericordia, la nostra anima di peccatori, ma a te più vicina, Osservatorio Faunistico Venatorio 43 BERETTA una fabbrica di armi e non solo Chiara Di Pinto La Fabbrica d'Armi Pietro Beretta S.p.A. è un'azienda produttrice di armi da fuoco, con sede a Gardone Val Trompia, in provincia di Brescia. I prodotti di questa casa sono usati in quasi tutte le nazioni del globo da militari, polizia e civili. Con quasi cinquecento anni di storia, la Beretta è tra le più antiche industrie del settore a livello mondiale. Fu fondata nel 1526 da un fabbricante d'armi bresciano, mastro Bartolomeo Beretta; la ricevuta di pagamento del primo ordine, una fornitura di archibugi alla Repubblica di Venezia, è ancora conservata negli archivi della ditta. Oggi la Beretta, costituita come società di capitali, è posseduta da Ugo Gussalli Beretta - discendente diretto di Bartolomeo - ed è diretta da lui e dai suoi gli, Franco e Pietro. L’azienda è famosa per la sua “ ampia gamma di prodotti, che includono doppiette (o fucili a canne accoppiate), e fucili a canne sovrapposte (come, ad es. i leggendari "So"), fucili semi-automatici, fucili da caccia, spesso anche personalizzati, express ries, fucili d'assalto, pistole mitragliatrici, fucili a grilletto, pistole ad azione semiautomatica, fucili sportivi e da pochi anni anche rivoltelle. L'azienda non solo ha una gamma di prodotti veramente ampia, ma possiede per tramite della società Capogruppo Beretta Holding anche altre aziende che operano nel settore delle armi portatili (Sako, Uberti, Tikka, Stoeger, Benelli Armi e Franchi) e nel settore delle ottiche (come Steiner e Burris) ed è inne partner della Fabrique Nationale de Herstal. È famosa soprattutto per la produzione della pistola semiauto- Ogni fucile che esce dall’azienda deve essere perfettamente in grado di raggruppare i colpi in un pollice da una distanza di cento metri. “ 44 matica modello 92FS, che oltre ad essere il modello scelto da dipartimenti di polizia ed eserciti in molti paesi del mondo - è anche l'arma ufciale di tutte le forze dell'ordine e armate italiane; della Gendarmerie francese e delle Forze Armate Americane. La famosa pistola 92FS è stata spesso usata in lm d'azione americani, come la serie di Arma letale, ma anche in alcuni episodi di 007, e da Bruce Willis nella serie Die Hard. Nel 1985 Beretta fu scelta, al termine di una contrastata selezione, per produrre la M9 (un prodotto assai simile al modello 92 in calibro 9 mm Parabellum) arma individuale d'ordinanza in dotazione al personale militare degli Stati Uniti. Per adempiere alla commessa dell'esercito americano di 500.000 unità la Beretta ha costituito la sussidiaria Beretta USA, con sede ad Accokeek nel Maryland. Nel febbraio 2009, la Beretta ha ricevuto dal governo americano un ulteriore ordine di 450.000 pistole M9 da consegnarsi entro cinque anni, con i primi 25.000 pezzi da consegnare entro l'anno. L'ultimo modello entrato in produzione è la Beretta 90two, miglioramento della 92FS. I Marines statunitensi invece si avvalgono della nuova Beretta M9A1,che differisce dal precedente modello 92FS per la presenza del castello tipo SD (Special Duty) con slitta Picatinny per laser e torce e un caricatore resistente alla corrosione della sabbia, su esplicita richiesta degli stessi Marines impegnati nella campagna in Iraq: tale caricatore è indicato come "SandProof". Misurarsi contro l’astuzia della grossa selvaggina, la più ambita al mondo. È questo il momento più atteso, sin dal primo giorno di battuta, nel bosco in montagna o nelle ampie distese erbose. L’interminabile attesa ha congelato sia il cacciatore sia la preda. Ma la ricerca della selvaggina non dura ore, né giorni. Dura dal primo istante in cui si è stati iniziati al rito della caccia dal padre o dal nonno. Con il pensiero sso sulla preda, il cacciatore tiene ben stretto a sé il proprio fucile, in cui ripone totale ducia. Per il cacciatore che si dedica alla grossa selvaggina, cura dei dettagli e totale afdabilità sono requisiti imprescindibili. Beretta li conosce meglio di chiunque altro. Ogni fucile che esce dall’azienda deve essere perfettamente in grado di raggruppare i colpi in un pollice da una distanza di cento metri. I fucili Sako e Tikka non solo semplicemente un punto di riferimento nel settore, hanno contribuito con grande orgoglio a denire la tradizione della caccia. Osservatorio Faunistico Venatorio Prova cinofila Monitoraggio della beccaccia L’Ambito Territoriale di Caccia Latina 2 ha organizzato a Monte San Biagio il 25 e 26 gennaio 2014, il 1° Monitoraggio della Beccaccia svernante, abbinandolo ad una prova cinola, evento mai organizzato in Provincia di Latina. Nel corso delle due giornate, il sabato 25 dedicato interamente ad una batteria di continentali (italiani ed esteri), ha visto prevalere nel contesto della nota del concorso la drahthaar di nome Emilia di Cristiano Vadorini, mentre la domenica 26, dedicata interamente alle 3 batterie di inglesi (circa 60 cani), nella batteria “C” nel rispetto della piena nota del concorso si è distinto il setter inglese di nome Moro di Roberto Virgini, nella batteria “B” con un MB il pointer inglese di nome Serpente di Angelo Primi e nella batteria “A” con il l’ECC la setter inglese di nome IRA di Claudio Cipriani. La manifestazione oltre ad evidenziare l’aspetto zootecnico, cinolo e sociale, ha evidenziato durante il censimento attuato nei turni di prova, la buona presenza dello scolopacide che sul piano scientico, questa costante e puntuale presenza è indice di salubrità dei luoghi, di habitat e situazione climatica ideale allo svernamento, ma anche e principalmente della buona conservazione della specie. Dati oggi divenuti fondamentali per le moderne esigenze nella determinazione dei calendari venatori regionali. L’elemento cardine della gestione faunistica del territorio agro – silvo - pastorale è la conoscenza della consistenza e dello stato di conservazione delle specie, i monitoraggi, i censimenti annuali e i piani di prelievo, costituiscono per l’ATC elementi conoscitivi importanti Osservatorio Faunistico Venatorio ai ni del prelievo venatorio, da proporre alla Provincia/Regione per la stesura dei calendari venatori nel rispetto delle “linee guida ISPRA”. Solo attraverso la raccolta ed analisi dei dati relativi oltre che ai carnieri realizzati (numero dei capi abbattuti per unità territoriale di gestione; rapporto maschi/femmine e giovani/adulti in un campione signicativo del carniere complessivo), anche alla presenza della beccaccia sul territorio nel periodo svernante (metà dicembre – metà gennaio) e nella fase della migrazione pre-nuziale a partire dalla 2^ decade di gennaio, si potrà dimostrare che gli studi che hanno portato in Europa (SPEC 3) a ritenere la beccaccia in uno stato di conservazione sfavorevole, sono di parte e non ri- spondenti alla reale situazione conservativa. Torniamo alla manifestazione, molti il giorno dopo hanno telefonato a chi scrive, nella sua qualica di Presidente dell’ATC-LT2 per ringraziarlo, rimarcando il momento di grande aggregazione sociale, la grande sportività di tutti e l’ospitalità messa in campo dall’ATC con un palpabile coinvolgimento emotivo. Ad esempio Mauro L. in un post di ringraziamento ha scritto: “grazie per la qualità dell’evento, ho vissuto due giornate caratterizzate da profumi tipici di altre regioni”. Oltre ai cani citati risultati vincitori nelle rispettive batterie, si è assistito nei due giorni ad un lotto di cani che hanno esplicato il turno di buon livello sia sul piano dell’impegno sia nella metodologia di cerca, a cui è mancato solo l’incontro con la difdente Regina, ad esempio i setter inglesi: Amour di Angelo Zecchi, Caterina di Adriano Patriarca, Sparta di Giorgio Luison e Rus di Silvestro Tramentozzi e ancora gli epagneul breton di Biagio Parisella e di Antonello Di Cicco, solo per citarne alcuni. L’ATC-LT2 forte di questi risultati, si impegnerà a ricercare il coordinamento intorno ad obiettivi comuni, per un’attività gestionale per ambiti estesi e congrui, attraverso una fattiva collaborazione tra organismi istituzionali interessati (Parchi – Riserve Naturali – AFV – ATC). Particolarmente sentito e coinvolgente è stato, al termine del pranzo, il saluto e ringraziamento del Presidente dell’ATC a tutti i partecipanti, e ai giudici di gara Roberto Santeramo – Salvatore Guglietta – Sandro Raponi – Santino Palombo. Elio Trani Presidente ATCLT2 45 Per statuto fanno parte dell’ATC LT2 anche le associazioni ambientaliste più signicative. Pubblichiamo il documento che in questo mese di marzo hanno diffuso come osservazione collegiale sulla riforma della legge sui parchi che è all’esame del Senato della Repubblica. Il documento susciterà interesse e osservazioni tra i cacciatori. Per la par condicio come stiamo pubblicando il documento ambientalista nel prossimo numero faremo altrettanto con le osservazioni del mondo venatorio. GLI AMBIENTALISTI: RIFORMA DELLA LEGGE SUI PARCHI è ATTACCO ALLA NATURA Caccia nei parchi, silenzio assenso sulle nuove opere di trasformazione del territorio, tassa sugli impatti ambientali, gestione dei parchi in mano ai Comuni, interessi privati delle imprese agricole nei consigli direttivi, così il Senato prepara l’attacco alla Natura d’Italia La Commissione Ambiente del Senato ha completato la discussione sulle proposte di Legge per la modica della normativa quadro sulle aree naturali protette, la Legge 394 del 1991, denendo il testo unico che andrà all’approvazione denitiva. Le maggiori associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia lanciano l’allarme per un autentico e inaccettabile attacco alla natura. La proposta di legge prevede l’introduzione del silenzio assenso per il nulla osta rilasciato dagli Enti Parco, la caccia nei parchi mascherata da controllo faunistico per tutte le specie, royalty per le opere ad elevato impatto ambientale, aumento del potere dei Comuni nella gestione dei parchi e nuove categorie di parchi per soddisfare solo gli interessi di alcuni territori. Le otto maggiori Associazioni ambientaliste si appellano ai Senatori chiedendo di fermare questo colpo di mano che rischia di trasformare la Legge quadro sulle aree naturali protette in uno strumento per sferrare un attacco mortale al patrimonio naturale del nostro Paese. Questa proposta di riforma della Commissione Ambiente del Senato non è solo inopportuna ma è pericolosa per le sorti della natura italiana. Le Associazioni ambientaliste chiedono per questo l’eliminazione dal testo unicato che sarà portato in aula per l’approvazione denitiva delle modiche ritenute lesive dei principi e nalità della Legge quadro approvata nel 1991 e rivolgono un appello ai Senatori della tredicesima Commissione afnché sia fermata questa sciagurata riforma. Le associazioni ambientaliste, CTS, FAI, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Pronatura, Touring Club Italiano e WWF Italia chiedono al Parlamento di favorire le condizioni per un ampio confronto con tutte le parti interessate sul rilancio del ruolo dei parchi e delle riserve naturali per garantire una efcace conservazione del patrimonio naturale del Paese e si adopereranno nei prossimi giorni per far meglio comprendere al Senato la necessità di fermare questa riforma. COSA PREVEDE LA RIFORMA DELLA LEGGE 394/1991 PROPOSTA DALLA COMMISSIONE AMBIENTE DEL SENATO: Ecco le principali proposte di modica della Legge quadro sulle aree naturali protette che preparano il nuovo attacco alla Natura d’Italia: 1. CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA NELLE AREE NATURALI PROTETTE: Le Associazioni evidenziano i rischi di pericolosi effetti collaterali delle modiche proposte alla Legge quadro sui parchi sulla normativa nazionale sulla caccia (la Legge n.157/92), che porterebbero sicuramente all’avvio di una nuova procedura d’infrazione dal parte dell’Unione Europea. Con artizi giuridici si vuole legittimare l’ingresso dei cacciatori nei parchi per la gestione della fauna selvatica, confermando pratiche che si sono già diffuse in molti parchi senza una soluzione concreta dei problemi dovuti al sovrannumero di alcune specie, come il cinghiale. 2. SILENZIO ASSENSO SUL NULLA OSTA DEGLI ENTI PARCO: La proposta di modica prevede la sostituzione dell’art. 13 della Legge quadro introducendo nella procedura del nulla osta rilasciato dagli Enti Parco sulle nuove opere e progetti all’interno dell’area protetta il silenzio assenso dopo 60 giorni. Un provvedimento che rischia di ridurre la capacità di controllo degli Enti Parco sulle trasformazioni del territorio, in considerazione anche delle ridotte e inadeguate piante organiche degli Enti di gestione. 3. GESTIONE DEI PARCHI IN MANO AI COMUNI: La proposta di riforma del Senato prevede nella procedura di approvazione del Piano del Parco, il principale strumento di gestione dell’area naturale protetta, l’obbligo dell’intesa con i Comuni. Il Piano del Parco viene oggi adottato dal Consiglio Direttivo dell’Ente costituito al 50% dai Comuni, 46 dopo consultazione della Comunità del Parco costituita dai Comuni e da altri Enti Locali. La proposta del Senato introdurrebbe anche l’obbligo dell’intesa con i Comuni da parte della Regione che approva denitivamente il Piano. Si consegna denitivamente in questo modo la gestione dei Parchi nelle mani dei Comuni. 4. FINANZIAMENTO DEI PARCHI ATTRAVERSO ROYALTY: Contestato dalle Associazioni ambientaliste il meccanismo di pagamento di royalty agli Enti Parco da parte di titolari di attività economiche ad elevato impatto ambientale operanti o possibili all’interno delle aree naturali protette e nelle aree contigue. Il rischio di gravi condizionamenti dell’operato degli Enti Parco è senza dubbio elevato se dovesse essere confermato l’approccio previsto dalla proposta del Senato. Serve piuttosto un necessario approfondimento per introdurre nel nostro ordinamento il tema del pagamento dei servizi ecosistemici per assicurare comunque la prevalenza della tutela della natura su altri particolari interessi economici e, al tempo stesso, il rafforzamento dei divieti nella legge, in modo da porre il Parco più al riparo dalle possibili, e anzi probabili, pressioni nalizzate all’ingresso di nuove attività il più delle volte non compatibili con la specica qualità ambientale dei Parchi italiani. 5. COMPOSIZIONE DEI CONSIGLI DIRETTIVI: Dopo l’approvazione del DPR n.78 del 2013 che ha rivisto la composizione dei Consigli direttivi dei Parchi nazionali, portando da 12 a 8 i componenti e modicando i soggetti coinvolti, si ritiene inopportuno intervenire di nuovo con l’inserimento di un rappresentante delle Associazioni di categoria degli agricoltori, senza rivedere la composizione ed il ruolo della Comunità del Parco. Nell’organo di governo dei parchi nazionali devono sempre prevalere gli interessi pubblici generali rispetto a pur legittimi interessi particolari e di settore. In una eventuale revisione della composizione dei Consigli direttivi dovrebbe essere valutato anche l’inserimento di un esperto in temi di tutela paesaggistica e beni culturali. Su questo tema tra l’altro è già intervenuto il Governo con un articolo presente nel collegato ambientale alla Legge di Stabilità. 6. NASCONO I PARCHI GEOLOGICI SOLO A VANTAGGIO DI ALCUNI TERRITORI: Viene introdotta nella Legge quadro la categoria dei Parchi geologici nazionali, categoria non prevista dalla classicazione internazionale dell’IUCN, per nanziare la fallimentare esperienza dei parchi geominerari. Il condivisibile obiettivo del recupero delle miniere e cave abbandonate non può essere spacciato per conservazione della natura favorendo la nascita di Parchi nazionali speciali con una ridotta tutela del patrimonio naturale (nei parchi geologici sarebbe ad esempio consentita la caccia). La Legge 394 del 1991 già consente oggi la nascita di Parchi nazionali per tutelare emergenze geologiche e geomorfologiche, come già avvenuto nel caso del Parco Nazionale del Vesuvio. 7. IL RUOLO DELLA FEDERPARCHI: La proposte di Legge dei Senatori attribuirebbero a Federparchi il ruolo esclusivo di rappresentanza degli Enti gestori delle aree naturali protette, sebbene Federparchi sia un’Associazione di categoria che non riunisce tutti i soggetti che hanno oggi la responsabilità della gestione delle aree naturali protette. Si costituirebbe per legge una sorta di monopolio della rappresentanza degli Enti gestori dei Parchi e Riserve naturali del nostro Paese che davvero non pare giusticato e corretto. La richiesta delle otto maggiori Associazioni ambientaliste è di stralciare questi punti dal testo che il Senato dovrà approvare nelle prossime settimane, favorendo un percorso diverso e mirato al rilancio delle aree protette e della loro missione. Osservatorio Faunistico Venatorio Il capriolo ritorna in provincia di Latina? lungo il Po grazie ai contributi dell'Unione Europea. Alcuni esemplari sono stati recentemente inseriti alIl capriolo è all’attenzione dell’ATC l'interno del Parco dei Nebrodi. Si LT2 – Ambito Territoriale Caccia tratta di esemplari provenienti daldella Provincia di Latina che su pro- l'Emilia - Romagna e concentrati posta del rappresentante degli am- nella zona di Galati Mamertino, bientalisti di Italia Nostra, sta nell'ambito di un progetto di reinstudiando la possibilità di un suo ri- troduzione della specie. È diffuso in popolamento nella provincia di La- gran parte dell'Europa continentale tina. Sarebbe bello rivederlo correre e in Gran Bretagna, è assente da Irlibero nella terra pontina e l’ATC landa, Portogallo e Grecia. Il caLT2, che ha competenza da San Fe- priolo è diffuso in boschi aperti in lice Circeo alla riva destra del ume cui il sottobosco sia tto e che siano Garigliano, si potrebbe fregiare di inframmezzati da radure e zone ceun merito indubbio. Il capriolo è spugliose, sia in pianura (anche un ungulato che vive in Europa e in dove questa è coltivata e pure dove l'agricoltura Asia; ne sono Estinto all’inizio è intensiva note quattro sotpurché trovi tospecie di cui del secolo scorso boscaglie una è il capreodai bracconieri, lus italicus, pre- può ritornare grazie alla dove rifugiarsi), sia in sente solo in caccia eco-sostenibile collina, sia in Italia con popolazioni frammentate nella tenuta montagna, sia nelle zone umide. In presidenziale di Castelporziano passato il capriolo veniva conside(Lazio), nel Gargano (Puglia), nei rato un animale tendenzialmente Monti di Orsomarso (Calabria) e solitario, ma oggi si sa che ha un nella zona meridionale della Ma- comportamento sociale piuttosto remma (Toscana). In provincia di La- complesso e articolato; mentre i tina l’ultimo esemplare è stato maschi conducono per gran parte abbattuto all’inizio del secolo dell'anno un'esistenza solitaria scorso; si trova sulle Alpi e sugli Ap- (anche perché già alla ne dell'inpennini, ultimamente, si assiste alla verno tra di loro iniziano le dispute lenta ricolonizzazione dei boschi territoriali), le femmine spesso vidella pianura padana, in particolare vono riunite in branchi, composti in del Parco del Ticino, ma anche dei media da tre – sette individui, ma recenti rimboschimenti realizzati possono essere anche più grandi, di Gian Paolo Caliman Osservatorio Faunistico Venatorio diretti da una femmina dominante. In tali branchi le gerarchie e i rapporti sociali sono ben deniti e strutturati. Nel periodo che va dalla tarda primavera all'inizio dell'estate (maggio - giugno) le femmine partoriscono, normalmente, due piccoli, raramente uno o tre, dal caratteristico mantello bruno ttamente maculato. Molto spesso, le femmine lasciano il cucciolo nascosto nell'erba alta, mentre loro vagano nei paraggi in cerca di cibo. Il periodo degli amori va da metà luglio a ne agosto e il corteggiamento è costituito da una serie di inseguimenti da parte del maschio nei confronti della femmina. Con l'arrivo dell'autunno, poi, anche i maschi si riuniscono ai branchi di femmine e spesso occupano un posto in fondo alla gerarchia. I giovani raggiungono la maturità sessuale dopo il primo anno di vita a circa 14 mesi di età; può raggiungere un'età massima di 12 - 18 anni. Il capriolo è stato protagonista del romanzo Bambi, la vita di un capriolo di Felix Salten a cui si è ispi- rato il lm Bambi della Walt Disney. Nel poema mitologico gallese Cad Goddeu contenuto nel Libro di Taliesin (un manoscritto gallese del XIV secolo conosciuto anche come Peniarth MS2 e conservato nella Biblioteca Nazionale del Galles), un raro capriolo bianco viene sottratto durante una caccia a Arawn, divinità celtica dell'Annwn. Il capriolo rappresenta un simbolo del viaggio dell'anima verso la morte. 47 • lesioni cutanee (alopecia perioculare, dermatite furfuracea e formazione di ulcere cutanee e dei cuscinetti plantari), • calo ponderale o perdita dell’appetito • lesioni oculari • linfoadenomegalia • zoppia • anemia, febbre, artrite • insufcienza renale • diarrea Leishmaniosi come difendersi LA PREVENZIONE è LA MIgLIOR PROTEZIONE! Ad oggi le terapie per la Leishmaniosi non permettono di debellare l’infezione, ma solo di controllarne e migliorarne i sintomi, soprattutto se la diagnosi è precoce. Quindi l'uso di antiparassitari esterni durante il periodo aprile - ottobre rappresenta l’unico mezzo di prevenzione efcace per evitare la puntura degli insetti e quindi il contagio. In commercio ne esistono diversi tipi a collare (scalibor) o a pipette (advantix). L’uso di antiparassitari esterni è indicata anche per soggetti con leishmaniosi per evitare la diffusione del contagio ad altri cani. Nonostante la validità di queste misure, la Leishmaniosi canina non è stata sradicata dall’Europa. La nuova frontiera è oggi rappresentata dalla prolassi vaccinale: è infatti attualmente disponibile per la prima volta in Europa un vaccino per cani contro Leishmania Infantum. Possono essere vaccinati tutti i cani sani, a partire da sei mesi di età, non affetti da Leishmaniosi: si effettua inizialmente uno screening pre-vaccinale attraverso un semplice test ambulatoriale. Il protocollo prevede tre somministrazioni di vaccino a 3 settimane di distanza l’una dall’altra, seguite poi da una singola dose di richiamo annuale per mantenere attiva la difesa immunitaria. Il vaccino è risultato sicuro, ben tollerato, privo di reazioni sistemiche importanti e dagli studi condotti è stata osservata una diminuzione del rischio di sviluppare un’infezione attiva di 3,6 volte e un rischio 4 volte inferiore di sviluppare una malattia clinica. Per queste ragioni è sempre consigliabile attuare comunque tutte le misure preventive: repellenti cutanei (collare scalibor o advantix), disinfestazione ambientale, ecc. DIAgNOSI E CURA Se sospettate che il vostro cane abbia contratto questa malattia portatelo dal veterinario di ducia, con una visita approfondita ed un prelievo di sangue potrà emettere una diagnosi. Purtroppo non esiste una cura denitiva. Le terapie esistenti riescono a tenere sotto controllo i sintomi senza guarire denitivamente l'animale. Dott.ssa Gemma Recchiuti Medico Veterinario COS'è LA LEISHMANIOSI? La Leishmaniosi Canina è un'infezione causata da un parassita microscopico, Leishmania infantum, trasmesso da una cane malato ad un cane sano tramite la puntura di insetti simili alle zanzare chiamati ebotomi (o pappataci). La malattia ormai è diffusa in quasi tutta Italia, ma sappiamo che le zone endemiche sono le località marine del Centro-Sud, e il periodo più a rischio è quello della maggiore attività dei pappataci, tra aprile e ottobre con punte massime attorno a luglio/agosto. LA LEISHMANIOSI SI TRASMETTE ALL'UOMO? In Italia gli animali più recettivi sono i cani in quanto sono più esposti al contatto con l’insetto vettore, ma sono stati riscontrati alcuni casi anche nei gatti. Gli animali fungono solo da serbatoio per la malattia, ciò signica che non è possibile la trasmissione della leishmaniosi all’uomo attraverso il contatto con escreti o secreti del cane malato. L’uomo costituisce un ospite occasionale e può infettarsi solo attraverso la puntura dell’insetto, ma in Italia questa eventualità è rara e interessa solo soggetti immunodepressi. qUALI SONO I SINTOMI DA TENERE D’OCCHIO? Se un cane viene infettato dalla Leishmania i sintomi possono non essere evidenti immediatamente; si tratta infatti di una malattia “cronica”, con un periodo di incubazione che va da mesi ad anni. Nei cani sono osservabili un’ampia varietà di segni, che comprendono: 48 Osservatorio Faunistico Venatorio Le guardie venatorie ambientali e zoofile Storia, competenze e impegno di una grande forza di volontariato sul territorio nazionale di Marcello Caliman “ Giuro “ Il 28 febbraio 2014 sono stato convocato in Prefettura di Latina dal dirigente del settore dottoressa Sabrina Agresta per prestare giuramento come guardia particolare giurata (ambientale, venatoria e zoola) con la seguente formula: “Giuro di osservare lealmente le leggi e le altre disposizioni vigenti nel territorio della Repubblica e di adempiere le funzioni afdatemi con coscienza e diligenza, nel rispetto dei diritti dei cittadini”. Mentre, con la dovuta solennità, in piedi, leggevo la formula dinanzi a due testimoni e al dottor Scipioni vice prefetto vicario, anche lui in piedi, sono tornato con la mente a un altro giuramento. Avevo venti anni ed ero su un mezzo corazzato nel piazzale della Scuola d’Artiglieria di Bracciano. Mi commossi quando fui sommerso da un grido emesso all’unisono: “lo giuro”. Sinceramente credo che chi abbia giurato sotto le armi dovrebbe essere dispensato da qualsiasi ulteriore giuramento perché quel primo giuramento per me era ed è per la vita. Ma non nascondo di averlo fatto nuovamente con gioia, anche se le forze siche e l’età anagraca non sono certe quelle del giovane di una volta. Ma chi scrive crede, senza alcuna incertezza, nelle leggi, nelle istituzioni, nella giustizia e nelle forze dell’ordine. È con erezza che potrà impegnarsi, 101 anni dopo che il parlamento italiano decise di concedere delle tutele in campo ambientale e venatorio avvalendosi di volontari inquadrati in associazioni; legge promulgata dal sovrano e contrormata dal presidente del consiglio Giolitti e dal guardasigilli Finocchiaro – di osservare lealmente le leggi e le altre disposizioni vigenti nel territorio della Repubblica e di adempiere le funzioni affidatemi con coscienza e diligenza, nel rispetto dei diritti dei cittadini (continua a pag. 52) Osservatorio Faunistico Venatorio 49 LA POLIZIA ZOOFILA IN CAMPO il ruolo della guardia giurata nominata dal Prefetto di Federico Raso (in foto a destra) Come dirigente e coordinatore provinciale del Corpo Agenti Faunistici Ambientali dell’Italcaccia chi scrive riceve sovente quesiti da parte di persone interessate a sapere quali siano le funzioni della guardia particolare giurata – zoola che opera nel settore ambientale e venatorio. Un ruolo che è inquadrato da oltre un secolo, sin dalla legge 611 del 12 giugno 1913, promulgata da re Vittorio Emanuele III che – per la storia – recita all’articolo 1 “Fermo il disposto dell'art. 491 del codice penale sono specialmente proibiti gli atti crudeli su animali, l'impiego di animali che per vecchiezza, ferite o malattie non siano più idonei a lavorare, il loro abbandono, i giuochi che importino strazio di animali, le sevizie nel trasporto del bestiame, l'accecamento degli uccelli ed in genere le inutili torture per lo sfruttamento industriale di ogni specie animale”. Con questa legge inizia la tutela degli animali da parte anche di agenti volontari predisposti a tale ruolo. Nell’ordinamento italiano, la guardia zoola è un cittadino che, in seno a un’associazione animalista o ambientalista, dopo la 50 frequentazione di un corso e il superamento di un esame, viene nominato guardia giurata dal Prefetto competente per territorio per lo svolgimento di servizi di tutela degli animali e dell’ambiente. Dall’ordinamento italiano la guardia zoola è qualicata come pubblico ufciale e gli viene attribuita, nell’ambito specico della tutela svolta, la funzione di polizia giudiziaria, ossia l’attività di prevenzione e repressione dei reati. Le stesse associazioni che organizzano i necessari corsi di formazione, ottenuto il decreto prefettizio, organizzano e disciplinano i servizi di vigilanza che vengono effettuati previo afdamento di un ordine di servizio. L’esistenza delle guardie zoole è prevista dall’ordinamento nella materia inerente alla vigilanza zoola (legge 12 giugno 1913, n. 611, legge 20 luglio 2004, n. 189 e altre leggi statali e regionali in materia di tutela degli animali d’affezione) e dipende dalla nomina a guardia particolare giurata che viene fatta dal prefetto della Provincia in cui si opera. Il servizio cui sono destinate le guardie zoole è normalmente scritto sul decreto di nomina e/o stabilito dalla legge e dai regolamenti e nello specico riguarda la protezione degli animali e la tutela del patrimonio zootecnico. I verbali redatti dalle guardie zoole, quali pubblici ufciali, hanno forza di atto pubblico e costituiscono prova in giudizio no a querela di falso. Ciò signica che quanto affermato dalla guardia (che è un pubblico ufciale) nel verbale (per fatti accaduti alla sua presenza, acquisiti per percezione diretta e non per valutazioni o impressioni personali) è vero no a querela di falso e ciò costituisce prova in giudizio. Quest’ultimo aspetto determina quello che giuridicamente si può denire potere certicativo attribuito alle guardie giurate. Ciò discende dalla condizione per cui le guardie giurate in genere sono considerate, ai sensi dell’articolo 357 Codice Penale, pubblici ufciali. La recente legge 20 luglio 2004, n. 189, oltre che modicare l’impianto normativo e sanzionatorio afferente agli atti di maltrattamento degli animali, attribuisce alle guardie giurate delle associazioni, protezionistiche e zoole le funzioni e le qualiche di polizia giudiziaria con riferimento all’applicazione di tutte le leggi a protezione degli animali d’affezione e potranno (dovranno) continuare ad occuparsi della protezione di tutti gli animali e della tutela del patrimonio zootecnico nella loro qualità di guardie zoole e dunque di pubblici ufciali e agenti di polizia amministrativa. Ricordiamo che la Polizia Giudiziaria non è un Corpo ma è una funzione svolta da vari soggetti in virtù delle proprie sfere di competenza,come previsto dal C.P.P. A differenza di quella amministrativa (tipicamente preventiva) la funzione di polizia giudiziaria è caratterizzata da una peculiarità tipicamente repressiva. Nella agranza di reato le guardie con funzioni di polizia giudiziaria procedono all’identicazione del trasgressore, lo invitano a nominare un legale di ducia e, nei casi di particolare necessità e urgenza e se vi è pericolo che le cose, le tracce e i luoghi pertinenti al reato si alterino, si disperdano o si modichino e il pubblico ministero non può intervenire tempestivamente, possono procedere al sequestro penale delle cose pertinenti il reato, a operare i necessari accertamenti e rilievi sullo stato delle cose e dei luoghi, procedere a perquisizione personale o locale quando hanno fondato motivo di ritenere che sulla persona si trovino occultate cose e tracce pertinenti al reato che possono essere cancellate o disperse. Gli atti predetti si formalizzano con la redazione di un verbale. Una volta completati i primi accertamenti, la polizia giudiziaria mette al corrente il pubblico ministero del reato commesso. Osservatorio Faunistico Venatorio Le foto pubblicate nelle pagine dell’inserto (49, 50, 51 e 52) ritraggono Guardie Ecozoole e Venatorie di tutta Italia: signicativa quella che ritrae un gruppo di guardie all’uscita della Prefettura di Grosseto che mostrano con orgoglio il loro decreto appena ritirato. Nelle immagini le divise delle varie associazioni unite tutte da un unico ideale: la passione per la natura e la tutela del creato. Osservatorio Faunistico Venatorio 51 (continua da pag. 49) LE SENTINELLE AMBIENTALI Un presidio sul territorio Aprile, personaggi che ritroviamo nei libri scolastici. Un ruolo che va vissuto con professionalità, le parole coscienza, diligenza e rispetto dei diritti dei cittadini sono pietre miliari che non si possono ignorare. Le guardie venatorie, ambientali e zoole non debbono impoverirsi con atteggiamenti settari e partigiani, ma debbono superare con decisione qualsiasi limitazione associativa e sentirsi tutte parti di un’unica squadra “nel rispetto dei diritti dei cittadini”. Il dirigente prefettizio Sabrina Agresta intende operare con molta oculatezza, sia nelle concessioni che nei rinnovi, vericando che i fascicoli personali contengano tutta la documentazione richiesta e che gli operatori partecipano ai corsi di preparazione e di aggiornamento. L’ATC LT2 intende collaborare concretamente con un funzionario così determinato e professionale e, dopo aver tenuto in passato seminari di studi venatori, intende proporne agli interessati di nuovi qualicati per docenti e argomenti. 52 di Biagio Rocco Di Pinto e Mauro Labbadia Anche questo 2013 si chiude positivamente per il Coordinamento di Vigilanza Venatoria Ambientale e Zoofila dell’Ambito Territoriale di Caccia LT2. Tante sono state le attività di vigilanza con controlli e prevenzione su tutto il territorio, il quale si estende dalla sponda nord del fiume Garigliano fino al comune di San Felice Circeo. Nutrita soddisfazione possiamo esprimere come comandante e vice del coordinamento delle guardie venatorie dell’ATC LT2: numerosi sono stati i controlli durante il periodo dell’attività venatoria, in particolar modo impostati su due particolari attività: la prima quella di verificare la regolarità e il rigoroso rispetto del regolamento per la caccia in battuta al cinghiale, la seconda quella di porre un freno alla posta serale e mattutina alla specie beccaccia. Ma i controlli e la stessa pre- venzione non si è soffermata solo durante il periodo di caccia aperta. L’attività di vigilanza è stata comunque presente durante tutto l’arco dell’anno partendo dai primi mesi con l’immissione di selvaggina, e successivamente tutela e controllo della stessa , in particolare quella immessa e poi liberata dai recinti di pre ambientamento. Durante il periodo estivo interventi mirati invece, sono stati effettuati durante le ore notturne, atti a frenare fenomeni di bracconaggio alla specie cinghiale. Va detto comunque, che le disposizioni date non hanno guardato solo alla tutela e salvaguardia della fauna. La presenza della Vigilanza Venatoria Ambientale sul territorio dell’Ambito di Caccia Latina 2 ha rivolto sempre un interesse particolare alla salvaguardia e tutela dell’ambiente. Infatti, molte sono state le segnalazioni fatte dalle guardie in servizio, su discariche abusive rinvenute sul territorio durante il periodo estivo, tante altre sono state le segnalazioni al Corpo Forestale dello Stato di incendi boschivi. Ed è per questo che va sottolineata la fattiva collaborazione con i Comandi di Polizia Provinciale e il Corpo Forestale dello Stato presenti sul territorio provinciale, effettuando in sinergia con gli stessi interventi mirati, atti a debellare fenomeni di bracconaggio. Con questa presenza di “uomini in divisa” appartenenti alle varie associazioni venatorie riconosciute che hanno aderito al progetto di salvaguardia e tutele ambientale voluto dal Consiglio dell’ATC LT2 , si è voluto istituire un presidio di “Sentinelle Ambientali” che con la loro costante presenza danno sicurezza e serenità non solo al mondo venatorio. Osservatorio Faunistico Venatorio LETTERA aperta ai capisquadra Un allarme accorato per incidenti di caccia “Ti scrivo in maniera diretta, personale, per condividere con Te che a caccia la sicurezza è fondamentale per noi, per gli altri e anche per la caccia nel suo complesso. Ogni cacciatore deve porre in essere sempre, a casa, nei trasferimenti e durante lo svolgimento dell’attività venatoria, quelle misure generali che appartengono proprio all’essere cacciatore che per buon senso e maturità ne devono garantire la sicurezza. Alla luce dei continui incidenti di caccia verificatisi ritengo doveroso e necessario intraprendere iniziative di sensibilizzazione in modo da innalzare concretamente il livello di sicurezza fra i cacciatori. Non posso credere, che i cacciatori, in particolari quelli di cinghiale, non abbiano l’accortezza di verificare sempre con chiarezza quello che si muove dietro un cespuglio, è folle spararvi all’interno senza certezza della presenza della specie faunistica oggetto di prelievo. Ritengo ancora più folle, lo spiacevole rituale nella caccia al cinghiale, di utilizzare i pericolosissimi e devastanti “pallettoni”, il Capo Caccia deve, escludere immediatamente dalla battuta il cacciatore/incosciente e senza amore verso la collettività, che viola le leggi e segnalarlo alle Autorità competenti. Questa mia lettera non vuole essere un atto di accusa, vuole solo imporre una doverosa riflessione e ricordare che non si deve mai sparare in direzione di una persona; sparare in direzione di un ostacolo: abitazioni, strade, linee elettriche o telefoniche; sparare ad altezza d’uomo; sparare attraverso o dentro ostacoli naturali: siepi, cespugli, macchie basse; cacciare con l’indice posato o vicino al grilletto; spostarsi con l’arma non in sicura. Si deve sempre identificare con certezza il bersaglio prima di sparare; rispettare la regola dei 30° d’angolo di tiro; praticare il tiro a palla verso il basso; mettere in sicurezza l’area di tiro e rispettare le distanze per un tiro sicuro; conoscere la posizione dei propri vicini e rendersi a loro visibile; spostarsi con l’arma aperta o in sicura”. Osservatorio Faunistico Venatorio pallettoni Elio Trani Presidente ATC LT2 Caccia & Ambiente Sembra strano che nel parlare di caccia si parli d’ambiente. Eppure è così: non vi è caccia senza ambiente e non vi è ambiente senza la mano dei cacciatori. Ed è per questo motivo, per queste sane ambientali ragioni, che le attenzioni dell’Ambito Territoriale di Caccia Latina 2 sono indirizzate verso i problemi ambientali che da tempo affliggono questa parte del sud pontino, dando pieno mandato alla Commissione Ambiente, che con successo ha proposto interventi mirati a migliorare il NO ai devastanti già tanto sofferente territorio. Si può elencare con immensa soddisfazione, non solo da parte dei componenti della Commissione Ambiente ma di tutto il C.d A. dell’Ambito Territoriale di Caccia Latina 2, interventi come la messa a dimora di mille piante appartenenti alla flora mediterranea lungo gli argini dei fiumi ricadenti nel territorio gestito dal Consorzio di Bonifica della piana di Fondi e Monte San Biagio che con un protocollo d’intesa non ha esitato a condividere ed essere parte integrante di questo progetto ambientale, fortemente voluto dal Presidente vicario dell’ATC LT2 Antonio Rossi, affermato imprenditore agricolo (in foto). La piantumazione di queste, non darà solo consistenza e solidità agli argini soggetti a pressioni di sempre più frequenti piene, ma sarà anche rifugio, dimora, sostentamento con le proprie bacche alle tante specie selvatiche presenti sul territorio. Recentemente è stato indetto e pubblicato come lo scorso anno un bando di miglioramento ambientale. La finalità di questo progetto è quello di riportare colture a perdere in quelle aree rurali da tempo dismesse e abbandonate da contadini ed allevatori di bestiame. Queste colture, che saranno prevalentemente composte da graminacee, serviranno al sostentamento non solo alle specie selvatiche presenti , ma serviranno a far sì che l’Ambito di Caccia possa rintrodurre specie di selvaggina stanziale che da tempo sono scomparse o addirittura in via di estinzione come la starna, che sarà di sicuro uno dei prossimi progetti sperimentali a lungo termine fortemente voluto dall’intero direttivo. Altro progetto che sarà messo in cantiere agli inizi del 2014 dalla Commissione Ambiente sarà quello di bonificare e ripristinare sorgenti di acqua esistenti nelle aree montane. Di sicuro la buona riuscita di questo intervento che non sarà rivolto alle soli sorgenti di alta quota, porterà sollievo a tutte quelle specie selvatiche che stenta da tempo a superare le ormai troppo calde stagioni estive . Biagio Rocco Di Pinto Presidente Commissione Ambiente ATC LT2 53 La valutazione della presenza corvidi nell’area sud della provincia di Latina ATC LT2 Franco D’Urso (in foto) Presidente Commissione Agricoltura ATC LT2 Progetto In seguito ad una serie di segnalazioni di carattere informale riguardanti la sempre più problematica presenza di Corvidi nel sud della provincia di Latina, lo scrivente con la presente vuole fornire un quadro il più possibile dettagliato sulla questione, mettendo in luce la dannosità della numerosità di queste specie che si esplica non solo a livello ecologicoambientale, ma anche a livello economico, con ingenti danni all’agricoltura e non solo. Le due specie della famiglia dei Corvidi presenti in Italia e di conseguenza nella zona in oggetto sono la gazza (Pica pica) e la Cornacchia grigia (Corvus corone cornix), entrambe appartenenti all'ordine dei Passeriformi. Si propone di seguito in maniera schematica una scheda informativa su entrambe le specie prese in considerazione e sulle relative problematiche: GAZZA (Pica pica) RICONOSCIMENTO Lunghezza cm 46, di cui coda cm 24, peso 160-250 grammi, piumaggio bianco e nero con tinte cangianti, coda molto lunga, volo con colpi d'ala veloci e brevi planate, sessi simili. PERIODI E LUOgHI DI PRESENZA Sedentaria. Diffusa in tutta Italia, soprattutto in pianura e collina. Preferisce gli habitat aperti con alberature sparse per la nidificazione ed il riposo, quali margini di boschi, praterie, campi coltivati, pioppeti, aree urbane, strade alberate. Negli ultimi decenni si è verificata un’espansione in tutta Europa, con la colonizzazione di molte aree urbane. CONSISTENZA POPOLAZIONE Popolazione nidificante stimata in Italia (coppie): 100.000500.000 Popolazione nidificante stimata nel Lazio(coppie): 5000-15.000 Popolazione svernante nel Lazio (individui): 15.000-50.000 ALIMENTAZIONE E ABITUDINI Onnivora, durante il periodo autunno-invernale ricerca soprattutto sostanze vegetali (frutti selvatici e coltivati, cereali, granaglie), mentre in primavera la dieta si basa su animali, tra cui invertebrati (Coleotteri, Ditteri, Ortotteri e loro larve, Crostacei Isopodi e lombrichi) e vertebrati (rane, lucertole, serpenti, talpe, piccoli roditori, uccelli e loro uova), inoltre in particolari periodi si nutre anche di granchi che catturano in prossimità delle scogliere. La Gazza funge anche da “spazzino” nutrendosi di carogne di animali selvatici e domestici (ad esempio investiti lungo le strade), oltre che di riuti e resti alimentari presso discariche e simili. RIPRODUZIONE Occupa i siti riproduttivi già a partire da gennaio. Il nido viene allestito con ramoscelli su alberi e anche su tralicci, ed è sormontato da una tipica cupola. Le uova (3-9) di colore azzurro-verdastro o giallastro con macchiette brune vengono deposte a partire dal mese di aprile. 54 Osservatorio Faunistico Venatorio CORNACCHIA GRIGIA (Corvus corone cornix) RICONOSCIMENTO Lunghezza cm 45, peso 430-580 grammi, piumaggio grigio su dorso e parti inferiori, ali e testa nere, in volo assomiglia ad un rapace, mostrando le punte delle ali "digitate", la voce è gracchiante, sessi simili. PERIODI E LUOgHI DI PRESENZA Sedentaria. Diffusa in tutta Italia E' una specie molto adattabile. Vive in ambienti aperti, rappresentati da paesaggi coltivati con alberature non troppo tte. I boschi tti sono evitati, mentre è favorita dai pioppeti. CONSISTENZA POPOLAZIONE Popolazione nidicante stimata in Italia (coppie): 100.000-500.000 Popolazione nidicante stimata nel Lazio (coppie): 4000-10.000 Popolazione svernante nel Lazio (individui): 10.000-30.000 ALIMENTAZIONE E ABITUDINI Onnivora, si adatta in base alla disponibilità stagionale ed al contesto locale. Attacca anche le coltivazioni, tra cui cereali e mais, leguminose come la soia, ortaggi, uva. Frequenta volentieri le spiagge e le discariche, le foci dei umi, le zone umide. RIPRODUZIONE Nidica a partire da marzo, e costruisce un nido di ramoscelli su alberi, e talvolta sui tralicci elettrici. Depone 4-7 uova di varie sfumature (azzurro chiaro o verdastre, più o meno macchiettate di scuro) covate per 18-20 giorni, ed i nidiacei restano nel nido per 4-5 settimane INqUADRAMENTO LEgISLATIVO Gazza e Cornacchia grigia sono specie contemplate dalla legge nazionale n. 157 dell'11 febbraio 1992 e della legge regionale Lazio n. 17 del 2 maggio 1995. La caccia può avvenire con i mezzi e i tempi indicati da queste leggi e dai calendari venatori regionali. Ai sensi degli articoli 3 e 21 comma "o" della 157/92, e dell'articolo 37 della 17/95 vengono tutelate uova, nidi e piccoli nati di mammiferi ed uccelli appartenenti alla fauna selvatica. Ai sensi dell'articolo 19 della 157/92 e dell'articolo 35 della 17/95 le Regioni e le Province possono provvedere al controllo delle specie di fauna selvatica "problematica", mediante il prevalente utilizzo di metodi selettivi ed ecologici, su parere dell'Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica. Per far fronte ai danni non altrimenti risarcibili arrecati alla produzione agricola e alle opere approntate sui terreni coltivati e a pascolo dalla fauna selvatica, è costituito a cura di ogni Regione un fondo destinato alla prevenzione e ai risarcimenti (art. 26 della legge 157/92). PROBLEMI prelievo di prodotti agricoli (frutta, olive, uva, ecc.) consumo di mangimi ad uso zootecnico rischio “birdstrike” presso gli aeroporti, problemi agli elettrodotti e predazione su nidi e nidiacei di altri uccelli Tra i gruppi di vertebrati “problematici” i Corvidi occupano un posto di rilievo, su cui si concentra il maggior numero di interventi da parte delle Amministrazioni competenti. Secondo un’indagine dell’Istituto Nazionale per la Fauna Selvatica, a livello di singole specie la Cornacchia grigia si colloca al secondo posto. Per quanto riguarda la predazione sugli altri uccelli, la bibliograa scientica non evidenzia un particolare impatto demograco per quanto riguarda i Passeriformi, mentre questo può invece riguardare i Fasianidi, soprattutto se trattasi di individui di allevamento a uso venatorio, con scarsa indole selvatica. Osservatorio Faunistico Venatorio Tecniche di gestione ESCLUSIONE DA TERRENI COLTIVATI E AZIENDE AgRICOLE Il sistema denitivo per evitare il prelievo dei prodotti agricoli (permettendo la maturazione sul campo) e per impedire l’ingresso in stalle o capannoni è l’esclusione meccanica, installando reti antintrusione di metallo o plastica (maglia 5x5 cm) al di sopra delle piante da proteggere (in particolare sulle colture più pregiate), oppure a sbarramento degli accessi in edici rurali. PROTEZIONE ELETTRODOTTI Per evitare la costruzione dei nidi sui tralicci è possibile installare dissuasori di appoggio meccanici (con le teste smussate per risultare incruenti). DISSUASORI I dissuasori acustici (cannoncini a gas, spari a salve, pirotecnici, petardi) possono allontanarne la presenza, almeno inizialmente. Gli apparecchi che riproducono suoni sintetici possono provocare una assuefazione più o meno rapida, mentre gli ultrasuoni sono sconsigliati perché non vengono percepiti dagli uccelli. Esistono anche amplicatori di richiami di allarme e di angoscia ("distress call") che imitano i versi prodotti quando l'uccello viene catturato da un predatore, e causano la fuga dei compagni. I dissuasori ottici quali il "pallone predator", lo "scaccino" ed i nastri riettenti possono essere efcaci se utilizzati correttamente, soprattutto per proteggere le coltivazioni erbacee e arboree. Sono inoltre disponibili deterrenti integrati (visivo-acustici) quali gli stampi dei falchi che emettono versi a intermittenza. I sistemi di dissuasione devono essere utilizzati limitatamente ai momenti critici e per brevi periodi, per limitare la possibilità di assuefazione. MODIfICHE AMBIENTALI La limitazione delle risorse (cibo e siti riproduttivi) attraverso modiche dell'habitat o variazioni delle pratiche aziendali è un approccio utile e tecnicamente corretto. Le risorse devono essere rese poco accessibili: alcuni esempi sono il mantenimento dei prati ad un'altezza di almeno 15-30 cm, in maniera che Gazze e Cornacchie non possono raggiungere il terreno, oppure la prevenzione dell'accesso presso le discariche attraverso coperture mobili. I bidoni ed i cestini dei riuti devono essere resi inaccessibili (muniti di coperchio inamovibile, collocati 55 entro una gabbia di rete metallica, ecc.). Le cariossidi al momento della semina possono essere trattate con repellenti, e sono da selezionare le varietà più resistenti e meno appetibili. TUTELA ALTRE SPECIE Per favorire le specie di uccelli potenzialmente predate dai Corvidi (Fasianidi, Passeriformi) sono utili gli interventi di ripristino ambientale ed ecosistemico, quali la piantumazione di alberi e siepi idonei per celare e proteggere i nidi (essenze folte e spinose quali biancospino, prugnolo, rovo, ecc.). Utile anche l’installazione di nidi articiali con dispositivi antipredazione o altri sistemi di protezione all’ingresso dei nidi. Questi interventi riguardano in particolare le zone molto urbanizzate, coltivate intensamente, oppure degradate, e quindi povere di aree verdi e di vegetazione naturale. Questi interventi riguardano in particolare le zone molto urbanizzate, coltivate intensamente, oppure degradate, e quindi povere di aree verdi e di vegetazione naturale. ELIMINAZIONE DIRETTA Per il controllo numerico della Gazza e della Cornacchia grigia l'INFS ha suggerito la cattura in vivo tramite gabbie-trappola, tipo "Larsen" o "Letter-box", qualora i sistemi ecologici non risultassero efcaci. E' un sistema discretamente selettivo che comporta un disturbo minimo alle specie non- target. C'è però da notare che lo sforzo prodotto con i sistemi di eliminazione diretta (compreso il presente) non è di solito in grado di incidere sulla densità di popolazione dei Corvidi, né di ridurre stabilmente la loro consistenza, a causa del reclutamento naturale di queste specie. Si tratta quindi di una tecnica da considerare unicamente a livello locale, nell'ambito di alcuni istituti di gestione faunistico-venatoria. L'abbattimento al nido è sconsigliato per il disturbo recato in epoca riproduttiva, ed il rischio di coinvolgere specie protette non-target (quali rapaci diurni e notturni) che spesso occupano i nidi abbandonati dai Corvidi PROgETTI NELLA PROVINCIA DI LATINA In riferimento alle problematiche causate dalla numerosità e dalla natura stessa dei corvidi, sono stati già presi dei provvedimenti nella Provincia di Latina, provvedimenti che però hanno riguardato esclusivamente la parte più a nord della provincia. Nelle zone si è provveduto all’attuazione di un piano triennale nel 2008-2010 che ha portato ad un sostanziale raggiungimento dell’obiettivo di ridurre i danni derivanti dall’azione delle specie in argomento, in particolare sulle produzioni agricole, nei territori dei comuni dove l’attività di contenimento ha avuto luogo. I risultati positivi hanno portato nel 2010 alla decisione di proseguire l’attività di controllo per un altro triennio 2011-2013. Il piano prevede il prelievo di n.600 capi per anno da realizzare nel periodo compreso tra metà marzo e metà agosto, mediante l’utilizzo – generalizzato e prioritario – di apposite trappole (Larsen), con controllo delle stesse a cadenza quanto meno giornaliera e con successiva soppressione eutanasiaca degli esemplari catturati. In via eccezionale potrebbero realizzarsi degli interventi di abbattimento con arma da fuoco mediante fucili calibro 12, al ne di raggiungere il n.600 capi annui, nel limite massimo del 30% del contingente totale previsto dal piano. Il soggetto attuatore è il Corpo degli Agenti Provinciali, come disposto dall’art.35 della Legge Regionale n. 17/95, il quale potrà avvalersi della collaborazione dei soggetti previsti dal comma 2° del citato articolo, con priorità di coinvolgimento delle Guardie Volontarie Venatorie. La stima della densità dei Corvidi viene solitamente effettuata attraverso il censimento delle coppie che si riproducono in primavera, oppure dal censimento dei nidi nel periodo invernale-primaverile. Infatti, in questa stagione la mappatura dei nidi sugli alberi senza foglie risulta agevole da censimenti lungo transetti. Dalla densità dei nidi si può ricavare il numero di coppie che si riproducono utilizzando opportuni indici di conversione. Tale strategia assume carattere scientico e richiede personale specializzato per la dovuta valutazione, pertanto si è optato per una valutazione per quanto possibile attendibile, basata sul conteggio diretto di tutta la popolazione per aree campione, che prevede il censimento nel periodo primaverile al ne di stabilire la popolazione media presente. Questo metodo ha il vantaggio di stabilire la densità di tutta la popolazione e di non considerare solo la popolazione nidicante. In letteratura si afferma che la densità media di coppie riproduttive di corvidi varia da 1 a 8 per kmq, mentre la proporzione di popolazione nidicante varia tra il 25 ed il 50% (Fasola et al. 1988, Baglione et al. 1994). Le osservazioni sono stati effettuate in diverse mattine e nella fascia oraria compresa tra le ore 11 e le 17, durante giornate con buona visibilità ed in assenza di vento forte e pioggia, dal 20 aprile al 30 giugno 2013, con l’ausilio volontario di alcuni Agenti Provinciali del Distaccamento di Formia. Le osservazioni hanno interessato tutti i comuni del sud della provincia di Latina e in particolare le aree pianeggianti, ma da quanto vericato si è potuto acclarare che la popolazione dei Corvidi è equamente distribuita sul territorio, senza risparmiare le aree urbanizzate. In media sono state riscontrate dalla conta a vista circa 60-70 corvidi per ore di osservazione in aperta campagna, con prevalenza di Gazze sulle Cornacchie. CONCLUSIONI (ATC LT2) Pertanto, a conclusione di quanto sopra esposto, senza la presunzione di una valutazione a carattere scientico, si chiede l’attuazione di un piano per la riduzione della presenza di Corvidi nella parte più a sud della Provincia di Latina, ricompresa tra il Fiume Garigliano e il comune di Terracina, con specica attenzione alle aree con maggiore vocazione agricola a campo aperto, anche al ne di avere una omogeneità di trattamento per gli operatori agricoli, che lamentano danni alle culture che nell’ultimo biennio hanno portato alla semina dello stesso appezzamento per ben due volte e con mancati introiti economici. Si specica in ultimo che i dati oggettivi riportati sono il frutto delle osservazioni effettuate sul campo, mentre le informazioni di carattere generale sull’argomento sono state reperite nel web. $7&/7 PROGETTO IN SINERGIA PER UN PIANO DI CONTROLLO DELLA FAUNA SELVATICA 56 Osservatorio Faunistico Venatorio Specie invasive da contingentare L'ATC LT2 nel mese di marzo ha curato un nuovo corso in collaborazione con l’ISPRA e l'Amministrazione Provinciale di Coadiutori per le specie nocive (corvidi, nutria e storni) per far si che la collaborazione tra il mondo venatorio e quello agricolo diventi sempre piu collaborativo e partecipativo nell’interesse di entrambi. Corso a cura dei docenti Roberto Cocchi e Barbara Amodesi dell’ISPRA Lo Storno preferisce le pianure e le colline, le campagne coltivate e umide. Gli esemplari che abitano l'Europa settentrionale e continentale migrano nell'autunno attraverso ai paesi temperati per recarsi a svernare nelle contrade mediterranee e soprattutto nell'Africa settentrionale. Nel mese di marzo ritornano nei luoghi di nidicazione. Gli Storni depongono uova verdazzurre in nidi grossolani collocati sui tetti delle case, negli alberi cavi, e anche nei nidi articiali. Nei paesi del nord sono considerati uccelli utili perché si cibano abbondantemente d'insetti. In Italia si rivelano prevalentemente insettivori in primavera, mentre in autunno possono arrecare danni alle coltivazioni scendendo in grandi stuoli a cibarsi nei vigneti e frutteti. Lo Storno è oggetto di caccia e di uccellagione. Nel passato veniva catturato in gran numero col "diluvio", sistema attualmente vietato, che veniva messo in opera durante la notte nei luoghi nei quali questi uccelli si radunano in gran copia per dormire. È pure adoperato largamente nei tiri a volo in sostituzione del piccione. Osservatorio Faunistico Venatorio La Nutria detto anche castorino, miopotamo, coipo è autoctona delle zone umide dell’America Meridionale, dal Brasile meridionale alla Patagonia, si nutre principalmente di piante. Di grossa taglia, no a 10 kg, tozzo, ottimo nuotatore e scavatore, ha testa grossa, orecchi piccoli, folto pelo castano a esclusione della coda, quasi glabra, prime 4 dita della zampa posteriore unite da una membrana. Allevata per la sua pelliccia, in seguito a fughe dagli allevamenti e immissioni la specie si è naturalizzata e ampiamente diffusa in molti paesi di Asia, Africa, America Settentrionale ed Europa, compresa l’Italia, diventando, per il grande potenziale riproduttivo e il limitato numero di predatori, fortemente problematica e invasiva, perché minaccia gli equilibri degli ecosistemi delle acque dolci e danneggia le colture e gli argini uviali. (schede tratte dall’Enciclopedia Treccani) 57 IL LUPO una vittima delle mistificazioni Franco Zunino Segretario Generale AIW - Wilderness Si sa, la ragion di Stato costringe spesso i governanti a dire cose non proprio vere e, a volte, anche smaccatamente bugiarde, che poi solo la storia ci rivela; ma che lo stesso metodo lo si utilizzi anche per difendere interessi scientici e culturali in genere è inaccettabile! Che il Lupo sia specie minacciata è vero; che lo si dica “a rischio di estinzione” è già meno vero, ma che si inventino vere e proprie tesi comportamentali mai dimostrate da nessuno ed enunciate e credute solo per fede, è inaccettabile, ed è prova che di quest’animale si è fatto un totem che non ha ragione d’essere, se non scavando nel nostro inconscio e nell’atavica paura che l’animale ha sempre fatto all’uomo, tanto da portarlo all’adorazione ed al rispetto che si doveva e deve ad un potente monarca che, appunto, si adora per timore e non già per amore. Si leggono, in recenti comunicati diffusi alla stampa da quella che è ritenuta la più qualicata associazione ambientalista mondiale (il WWF), sia in note ad alto livello sia in quelle più prettamente locali e quindi riconducibili ad elementi dirigenziali di basso prolo, notizie come le seguenti: «Le uccisioni di lupi e l’esposizioni dei cadaveri o di loro parti avve58 nute in Maremma negli ultimi mesi, in una vera e propria escalation di orrori, sono atti di inciviltà e barbarie inaccettabili oltre che illegali». E’ vero, ma le uccisioni sono anche la conseguenza diretta di un “escalation” di danni da lupi non pagati, o pagati tardi e male a chi poi magari decide di farsi giustizia con le proprie mani. E’ sempre stato così che è avvenuto nella storia del’uomo, anche in politica e nel governo degli Stati: le rivoluzioni nascono sempre da ingiustizie sociali, non dimentichiamolo. E non voler pagare i danni inferti dai lupi agli allevatori è un’ingiustizia sociale. «... in altre zone con una situazione simile si stanno trovando soluzioni che permettono una pacica convivenza tra lupi e attività umane e una tutela attiva della biodiversità quale patrimonio comune della collettività». Vero, tanto vero che in tutto il mondo dove esistono popolazioni di lupi, le soluzioni sono di pagare sempre e rapidamente i danni e le popolazioni di lupi sono tenute sotto controllo mediante la riduzione del loro numero con abbattimenti coordinati dagli apparati statali ancorché, in molti casi, autorizzando gli interventi diretti degli stessi allevatori a difesa delle loro greggi e mandrie. Ma questo il WWF non lo dice! Il WWF scrive che «... associazioni di categoria (...) negli ultimi tempi hanno sofato sul fuoco e hanno partecipato alla creazione di un clima di caccia alle streghe...» Vero anche questo, se non fosse che vero è anche il fatto che mai come negli ultimi tempi i “lupoli” si stiano inventando le tesi più assurde pur di addossare le colpe delle aggressioni ad ipotetici cani, siano essi vaganti, randagi o inselvatichiti o anche ibridi, o sostenendo che siano gli stessi allevatori a gonare i danni (il che può essere vero in qualche caso, ma che non riduce affatto il problema). Il WWF sostiene che «dati scientici consolidati confermano che abbattimenti come quelli effettuati Osservatorio Faunistico Venatorio in ipotetici programmi di controllo (...) lungi dal risolvere la questione dei danni alla zootecnia, aggravano anzi la predazione sul bestiame domestico, in quanto destrutturando i gruppi, i lupi diventati cacciatori solitari si rivolgono maggiormente a prede facili, come gli animali domestici, piuttosto che ai più difcili prede selvatiche». Veramente il mondo della città ha perso ogni senso pratico ed ogni legame con quel mondo rurale e della Natura per cui dice di voler combattere! Un animale predatore, che sia in branco od isolato va sempre a colpire l’anello più debole della catena alimentare su cui si basa la sua sopravvivenza: non è il numero che indirizza verso una preda o l’altra, ma, caso mai, la preda stessa od il suo comportamento. Un branco di lupi o anche un solo lupo, se nella zona di caccia incontra animali domestici o animali selvatici, sempre a quelli domestici indirizzerà le sue attenzioni predatorie, proprio perché più facili da colpire. C’è solo un modo per costringere il lupo a predare gli animali selvatici: eliminare gli animali domestici dai suoi territori di vita. Che sia questo che, in fondo, desiderano i nostri “lupoli” nel misticare i fatti? Peccato che poi questi dati “consolidati” (sempre che esistano veramente!) facciano a pugni con quanto stanno facendo in tutto il mondo i governi di USA, Francia, Spagna, Svizzera, Norvegia, Svezia e forse altri!! E peccato che la loro tesi sia sconfessata dai fatti stessi, per cui mai come oggi i lupi hanno predato bestiame domestico, più di quanto non facessero quando di lupi ce ne erano pochi e di bestiame domestico molto di più! Una vera e propria contraddizione di cui neppure Osservatorio Faunistico Venatorio quelli che la enunciano si rendono evidentemente conto! Ma come si fa ad avere il coraggio di diffondere queste cose, magari con l’avallo di Professori universitari o grandi esperti della specie Lupo?! Non è con queste misticazioni che si salverà il lupo, anzi è proprio così che si farà aumentare quella caccia alle streghe che si vorrebbe evitare! Il WWF parla sempre di «azioni concrete di prevenzione», di «impegni a lavorare su ipotesi fondate e attuabili», di «alleviare il conitto tra allevatori e lupi», di «miglioramento normativo e procedurale». Mai parla di indennizzi! Mai di controllo numerico delle popolazioni di lupo! vedimenti legislativi che prevedano il controllo numerico (non lo sterminio, come si cerca di far credere con una posizione più animalista che conservazionista) delle popolazioni di lupo come si fa in altre Nazioni? Ecco, è dominante il solito parolaio italiano che non porta mai a risolvere i problemi, ma serve a farli incancrenire! Si teme forse che i politici possano prendere in considerazione l’esempio che gli vengono dalle altre Nazioni con lo stesso problema? Che sul loro esempio si cominci a pensare ad una legge che consenta ciò che non è consentito oggi e che per loro è un tabù? In pratica, si vuole forse Ed anzi si invita il potere politico a «un impegno eccezionale di controllo sul campo per individuare i responsabili e prevenire ulteriori uccisioni»; propone che «si investano mezzi e strumenti per indagare e consegnare alla legge gli autori di questi atti di bracconaggio»; parla di «investimenti in educazione ambientale e nella sensibilizzazione». E perché non investimenti maggiori per gli indennizzi dei danni dei lupi? Non sarebbe più logico e pratico? E perché non prov- tenere i politici nell’ignoranza, ed è per questo che se la prendono tanto con «quelle associazioni di categoria che negli ultimi tempi sofano sul fuoco»? Per concludere, ecco un’altra tesi che piace a “lupoli” e che il WWF ha diffuso: «la sola idea che una strage del genere sia stata provocata dai lupi è assurda (...). La dinamica dell’accaduto presenta aspetti non troppo chiari. Le pecore uccise sono trenta- nove. I lupi, come tutti i predatori naturali, dopo aver catturato una preda la mangiano per intero. A seconda delle dimensioni la preda viene divorata da un singolo predatore o da più da più individui». Ma queste persone hanno mai visto un lupo? Si sono mai documentate sulle stragi commesse dai lupi in epoche passate? Lo sanno che il lupo quando entra in un gregge di pecore se non è scacciato o ucciso prima le scanna tutte, anche se poi ne divora pochissime? E che è caso mai l’orso, che perlopiù predata una pecora, lascia stare le altre? Se non lo sanno si documentino negli archivi delle Prefetture, delle stazioni dei Carabinieri o dei Comuni dell’Appennino, o lo chiedano almeno a chi di lupi e di pecore ne conosce più di loro per averle allevate tutta la vita: i pastori più anziani. Ecco, sono tesi come quelle succitate che piuttosto che risicate è non veritiere, sono caso mai prova di un incompetenza sul comportamento animale che rasenta il ridicolo e, certamente, una visione animalista buonista che mistica i fatti, fregandosene della verità. Ciò facendo, lo ribadiamo, costringendo gli allevatori ad accollarsi le spese per il mantenimento dei lupi o, peggio, a farsi giustizia con le proprie mani rischiando penalità gravose o addirittura il carcere. Una causa giusta non si difende con le misticazioni e con l’ipocrisia, ma con la verità dei fatti; quei fatti che molti temono e che vorrebbero tenere nascosti all’opinione pubblica. E’ anche così che si istaurano le dittature, le quali possono essere anche settoriali come l’ambientalismo spregiudicato e non ragionevole. 59 Salviamo il pettirosso Gli inverni sempre più lunghi e rigidi stanno compromettendo la loro stessa esistenza. Gian Paolo Caliman giornalista Salviamo il Pettirosso: gli inverni sempre più rigidi stanno compromettendo la loro stessa esistenza. Per difenderli e garantire la loro sopravvivenza collochiamo nei nostri giardini o sulle terrazze dei bocconcini impastati di lardo e semi inlzandovi due bastoncini tipo ristorante cinese e appendiamoli in alto in modo che non siamo raggiungibili da gatti e ratti. Si possono usare anche bocconcini fatti con i panettoni posti in svendita dopo le festività. In tal modo aiutiamo il pettirosso a superare la stagione inclemente; sotto l’aspetto dolce e mansueto cela un’indole orgogliosa e aggressiva, è un piccolo passeriforme dalla forma rotonda e dai grandi occhi espressivi, lungo appena 14 cm, ha il dorso di un colore bruno - oliva, ventre bianco, sottili zampe rossicce e un’inconfondibile macchia rosso - arancio su petto e faccia, che caratterizza maschi e femmine della specie dai tre mesi di vita in su. Il pettirosso, molto vivace e attento, si muove sul terreno con lunghi balzi, curvandosi per un paio di passi e poi arrestandosi all’improvviso in posizione eretta, facendo vibrare ali e coda come se volesse mettersi in mostra. Se qualcosa attira la sua attenzione, eccolo inclinare il corpo da lato a lato, muovendo ali e coda. I boschi di conifere sono il suo habitat naturale, ma può adattarsi anche a zone antropizzate quali giardini, siepi, parchi delle aree urbane e boschetti. Questo accade di solito durante l’inverno, quando si fa più forte la necessità di trovare cibo. Infatti, pur essendo piuttosto schivo, il pettirosso può avvicinarsi guardingo all’uomo, ad esempio quando, lavorando in giardino, smuove dalla terra vermi e insetti, di cui la specie è ghiotta. Di indole battagliera e solitaria, il pettirosso non mostra abitudini gregarie: possiede un senso di appartenenza territoriale molto spiccato e non ammette l’intrusione di suoi simili nel proprio territorio. Non è raro osservarlo mentre scaccia in malo modo e, spesso, aggressivamente chiunque osi avvicinarsi al suo regno; gonando e mostrando minacciosa60 mente il petto color fuoco, scuotendo ali e coda, oscillando da una zampa all’altra ed emettendo un fraseggio del proprio canto, in segno di avvertimento. Questi segnali aumentano di intensità no a quando l’intruso non se va, a volte non prima di avere risolto la lite con una zuffa. Il senso di territorialità diviene ancora più accentuato quando condivide il territorio con la propria compagna. Quando arriva la stagione degli amori, il pettirosso abbandona la consueta solitudine per corteggiare la femmina, arruffando le piume del capo e della gola e offrendole del cibo. Già alla ne dell’inverno, si formano coppie sse che cominciano a difendere un proprio comune territorio. Il nido viene costruito tra le spaccature dei tronchi d’albero, oppure ai piedi delle siepi, in una piccola cavità vicino al suolo, ben nascosto tra foglie di edera; addirittura all’interno di oggetti dismessi e abbandonati dall’uomo quali tubature, bottiglie o bollitori da tè abbandonati, scarponi, scatoloni sono solo alcuni esempi di siti idonei per lui. Il nido si presenta come una piccola coppa rotonda di steli intrecciati, imbottito di foglie, piccole radici, muschio o peli. Sei uova bruno-pallido vengono deposte tra la ne di aprile e l’inizio di maggio, e covate dalla femmina per circa due settimane. Una volta nati, i pulcini vengono allevati da entrambi i genitori per circa 15 giorni, pur continuando in seguito, anche per diverso tempo, ad essere imbeccati. Spesso la coppia effettua due nidiate: alla nascita della seconda, è di solito il maschio a occuparsi del nutrimento dei nuovi arrivati. La dieta del pettirosso è molto variegata: si nutre principalmente di piccoli molluschi, lombrichi, insetti e larve, ma è ghiotto anche dei frutti che offre il bosco: bacche, more, mirtilli, ribes, fragole, lamponi. La specie è diffusa in tutta Europa no al Circolo Polare Artico e dall’Atlantico agli Urali; alcune sottospecie abitano l’Asia Minore, le Canarie e l’Iran. Gli ambienti preferiti sono costituiti da aree alberate non troppo dense, fresche, ombrose, umide, con altezza media o alta, porzioni o margini di terreno scoperto e posatoi idonei. Osservatorio Faunistico Venatorio L’uccello che volò in paradiso di Selma Ottilia Lovisa Lagerlöf scrittrice svedese 1858 - 1940 (nel ritratto in alto a sinistra) ra in quel tempo, quando Nostro Signore creò il mondo, quando creò non soltanto il cielo e la terra, ma anche tutti gli animali e le piante, e in pari tempo distribuì i nomi. Esistono molte storie di quel tempo, e se si sapessero tutte avremmo anche la spiegazione di tutte le cose del mondo che ora non si possono comprendere. Fu allora che un giorno, mentre Nostro Signore stava a sedere in Paradiso a dipingere gli uccelli, venne a mancare il colore sulla tavolozza, così che il picchio sarebbe rimasto senza colore se Egli non avesse ripulito tutti i pennelli sulle sue penne. E fu allora che l'asino acquistò le sue orecchie lunghe, perché non si ricordava il nome che aveva ricevuto. Lo dimenticò appena ebbe fatto alcuni passi sui prati del Paradiso e tornò indietro tre volte a domandare come si chiamava, finché Nostro Signore s'impazientì un pochino e prendendolo per le orecchie disse: «Il tuo nome è asino, asino, asino». E nel dirlo gli allungò le orecchie perché gli venisse l'udito migliore e ricordasse quello che gli si diceva. Fu nello stesso giorno che l'ape fu punita. Perché appena fu creata incominciò a raccogliere miele, e gli animali e gli uomini, che si accorsero del dolce profumo del miele, vennero ad assaggiarlo. Ma l'ape voleva conservare tutto per sé e con le sue punture velenose scacciava tutti quelli che si avvicinavano all'alveare. Nostro Signore vide e chiamò a sé l'ape e la punì. «Io ti ho dato la facoltà di raccogliere il miele che è ciò che la creazione ha di più dolce,» disse Nostro Signore «ma non per questo ti ho dato il diritto d'essere cattiva col tuo prossimo. E ora ricordati: ogni volta che pungerai qualcuno che vorrà assaggiare il tuo miele, tu morrai!» Già, fu allora che il grillo divenne cieco e la formica perse le sue ali; accaddero tante cose straordinarie in quel giorno. Nostro Signore, grande e mite, era seduto tutto il giorno a creare e a formare, e verso sera gli venne in mente di creare un piccolo uccello grigio. «Ricordati che il tuo nome è pettirosso! » disse Nostro Signore all'uccello quando fu pronto. Lo depose sulla palma della sua mano e lo fece volare. Ma dopo che l'uccello ebbe fatto un piccolo volo ed ebbe ammirato la bella terra sulla quale doveva vivere, gli venne voglia di mirarsi. Allora vide che era tutto grigio, il petto come tutto il resto. Il pettirosso si voltò e rivoltò rispecchiandosi nell'acqua, ma non poté scoprire neppure una penna rossa. E così l' uccello rivolò da Nostro Signore. Egli, grande e mite, era a sedere, e dalle sue mani uscivano farfalle che svolazzavano intorno alla sua testa, piccioni garrivano sulle sue spalle, e dalla terra intorno a lui sorgevano rose, gigli e pratoline. Il cuore dell'uccellino batteva per il timore, ma descrivendo leggeri giri volava sempre più vicino a Nostro Signore e finalmente si lasciò cadere sulla sua mano. Così Nostro Signore gli domandò quello che desiderava. «Io voglio soltanto chiederti una cosa » disse l'uccellino. «Cos'è che desideri sapere?» disse, Nostro Signore. «Perché debbo chiamarmi pettirosso, mentre son tutto grigio dalla punta del becco sino alla coda? Perché mi chiamo pettirosso quando non posseggo neppure una penna rossa?» E l'uccello con i suoi occhiettini neri lo guardò implorando e voltò la testolina. Da per tutto, attorno, vide fagiani tutti rossi sotto un leggero pulviscolo d'oro, pappagalli con ricchi collari rossi, galli con creste rosse, senza parlare delle farfalle, dei pesciolini rossi e delle rose. E naturalmente pensò che occorreva così poco, una sola goccia di colore rosso sul suo petto, per farlo diventare un bell'uccello, a cui il suo nome sarebbe stato adatto. «Perché debbo chiamarmi pettirosso, se son tutto grigio?» domandò di nuovo l'uccello, e aspettò che Nostro Signore gli dicesse: "Ah, amico mio, vedo che ho dimenticato di dipingere in rosso le penne del tuo petto, ma aspetta solamente un momento e sarà fatto". Ma Egli sorrise soltanto e disse: «Ti ho chiamato pettirosso, e pettirosso ti chiamerai, ma cercati da te il mezzo di meritarti le tue penne rosse». E così Nostro Signore alzò la mano e lasciò che l'uccello rivolasse per il mondo. L'uccello volò in Paradiso con molti pensieri. Che cosa poteva fare un uccellino come lui per procurarsi delle penne rosse? L'unica cosa che gli venisse in mente fu di fabbricarsi il nido in mezzo ai prunai. Egli s'annidò fra le spine nel folto della macchia. Pareva stesse aspettando che una foglia di rosa gli si attaccasse al petto e gli desse il suo colore. Un numero infinito d'anni erano trascorsi da quel giorno che fu il più bello sulla terra. D'allora in poi gli animali e gli uomini avevano abbandonato il Paradiso e si erano sparsi sulla terra. E gli uomini erano giunti al punto d'imparare a lavorare la terra e a navigare sul mare, si erano fatti abiti e utensili; da molto tempo avevano già imparato a fabbricare grandi templi e città potenti, come Tebe, Roma e Gerusalemme. Spuntò un giorno nuovo che non doveva esser mai più dimenticato nella storia del mondo e all'alba di quel giorno il pettirosso era posato su un piccolo colle nudo fuori le mura di Gerusalemme e cantava per i suoi piccini che si trovavano nel piccolo nido in mezzo ai bassi cespugli di spine. L'uccello raccontava ai suoi nati il giorno meraviglioso della creazione e la distribuzione dei nomi: così aveva raccontato ogni pettirosso dal primo in poi, che aveva udito la parola di Dio ed era uscito dalla Sua mano. «E ora vedete,» concluse tristemente il pettirosso «tanti anni sono passati, tante rose sono sbocciate, tanti piccoli uccelli sono sgusciati dalle uova dal giorno della creazione in poi, che non c'è nessuno capace di contarli, ma il pettirosso è ancora un uccellino grigio. Ancora non è riuscito a conquistarsi le penne rosse». I piccini spalancarono i piccoli becchi e domandarono se gli antenati non avevano cercato di compiere qualche grande opera per conquistare il prezioso colore. «Abbiamo fatto tutto quello che abbiamo potuto, » disse l'uccellino «ma siamo stati tutti sfortunati. Già il primo pettirosso, una volta, incontrò un altro uccello che gli rassomigliava completamente, e subito si mise ad amarlo con un amore così violento da sentirsi arroventare il petto. Ah, pensò allora, adesso comprendo. Nostro Signore vuole che io ami con tale ardore, che le penne del mio petto abbiano a tingersi di rosso per il caldo d'amore che ho nel cuore. Ma egli s'ingannava, così come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui e come c'inganneremo anche noi.» I piccini cinguettarono tristemente, incominciavano già ad affliggersi perché la tinta rossa non avrebbe adornato i loro piccoli petti coperti di peluria. «Abbiamo anche sperato nel nostro canto » disse l'uccello vecchio parlando con toni prolungati. «Già il primo pettirosso cantava così; il petto dall'entusiasmo gli si gonfiava, ed egli ritornava a sperare. Ah, pensava, la fiamma del canto che ho nell'anima, tingerà di rosso le penne del mio petto. Ma s’ingannava, come si sono ingannati tutti gli altri dopo di lui, come c'inganneremo anche noi.» Si sentì di nuovo un triste cinguettio uscir dalle gole mezze nude dei piccini. «Abbiamo anche sperato nel nostro coraggio e valore» disse l'uccello. «Già il primo pettirosso si batté valorosamente con gli altri uccelli e il suo petto s'infiammò dal piacere di combattere. Ah, pensò, le penne del mio petto si tingeranno di rosso per la gioia della lotta che arde nel mio cuore. Ma s'ingannò, come si sono ingannati dopo di lui tutti gli altri, come c'inganneremo anche noi.» I piccini cinguettarono coraggiosamente che volevano ancora tentare di conquistare il premio tanto ambito, ma l'uccello rispose tristemente che era impossibile. Che cosa potevano sperare quando tanti antenati così bravi non erano riusciti a raggiungere la mèta? Potevano fare di più che amare, cantare e lottare? Che cosa potevano... L’uccello si fermò in mezzo alla frase, perché da una delle porte di Gerusalemme usciva una gran quantità di gente e tutta la folla si diri(continua a pag. 63) Osservatorio Faunistico Venatorio 61 CACCIA E ARTE sin dalle origini l’uomo ha raffigurato animali e cacciatori nella loro sfida per la sopravvivenza Stefania De Vita storico dell’arte e guida turistica La caccia fu una delle prime attività svolte dall’uomo per il proprio sostentamento, ancor prima della coltivazione dei campi. Gli uomini del Paleolitico, prevalentemente raccoglitori e cacciatori, vivevano a strettissimo contatto con la natura e i loro primissimi oggetti artistici riproducevano animali selvaggi e scene di caccia, con signicati probabilmente anche uccelli acquatici. Nel mondo cretese-miceneo le rappresentazioni di caccia diventano frequentissime. All’interno del palazzo reale di Micene era stato realizzato un ingresso monumentale con una scalinata che conduceva nel cuore dell’attività quotidiana di corte. Questa si svolgeva nel megaron, una vasta sala al centro della quale si trovava un focolare in pietra e a ridosso di una parete c’era il trono. Le pareti erano affrescate con scene di caccia, in cui erano rappresentati uomini Sarcofago con scene di caccia al cinghiale calidonio (inizi IV sec) magici e propiziatori Gli animali erano spesso ritratti isolati, con impasti di terre rosse e gialle, grasso animale e sangue. Nelle pitture più elaborate vengono anche rappresentate più scene in successione della battuta di caccia, ma sono estremamente rare, come le pitture di Grotte di Altamira, Spagna Sorprende la grande abilità tecnica di chi ha eseguito tali dipinti, che ben poco hanno di primitivo. La caccia entrò ben presto nell’oscuro cerchio della magia e divenne anche gioco, esibizione di potenza e di virilità, diversicandosi in molteplici aspetti. Gli Egizi organizzavano battute di caccia, la selvaggina scelta veniva allevata e talora addomesticata in apposite riserve, mentre la caccia al leone era privilegio del faraone. Le tombe regali e principesche conservano affreschi ove sono illustrate con smaglianti colori e cura minuziosa la caccia agli ippopotami ed agli 62 l’insegna di Artemide, alla quale si sacricavano le primizie della caccia, i trofei, le armi, ecc. Ben presto alle rappresentazioni generiche si sostituisce la precisa evocazione dei miti. Primo fra tutti, quello della caccia al cinghiale calidonio trasposto in immagini gurative secondo una tradizione che va dal VII sec. no ai sarcofagi romani della tarda antichità. Nella mitologia greca, il cinghiale di Calidone o calidonio era un cinghiale di straordinaria vigoria che compare in Medaglione arco di Costantino, Roma armati aiutati da cani. In Palestina, in Siria, in Mesopotamia, nell’Iran, come in tutte le civiltà che gravitarono nell’Oriente mediterraneo, venivano rafgurate le battute con cani e cervi, caccia al leone, sul cocchio, Villa del Casale, Piazza Armerina diversi miti come antagonista di grandi eroi. Fu mandato da Ares, spinto dalla gelosia, a uccidere Adone quando costui si innamorò di Afrodite. Con l’ellenismo, il mito della caccia calidonia fu rappresentato Affresco Palazzo Reale di Micene a cavallo, a piedi, con l’arco. In Grecia la caccia fu posta sotto sar del tempo, furono piegati al signicato simbolico che si chiedeva alle leggende pagane. In Etruria le scene di caccia compaiono n dalla Tomba Campana di Veio, incunabolo della pittura etrusca databile tra la ne del VII e l’inizio del VI sec. a.C., dove una pantera cammina a lato del cavallo montato dal defunto. Nelle immagini piene di vivacità della Tomba della Caccia e della Pesca a Tarquinia (520510 a.C.), cacciatori e pescatori perseguono uccelli e pesci mul- specialmente sulle fronti dei sarcofagi, ove i vari episodi, col pas- ticolori, nei rilievi chiusini in pietra tenera decorati con episodi di caccia alla volpe (VI-V sec.). Nell’arte romana la caccia ha offerto nel I sec. d. C. paesaggi nilotici con pigmei cacciatori, scene di caccia al cinghiale, al cervo, in alcuni dei più vivaci dipinti pompeiani; decorazione di oggetti in marmo, in bronzo, in argento come nei tesori di Boscoreale, realizzazioni in bronzo come un cinghiale assalito dai veltri conservato nel Museo Archeologico di Napoli. Un affresco, ora distrutto, della Tomba dei Nasoni a Roma (II sec. d. C.) illustrava la cattura di due tigri spinte in gabbia dai cacciatori. Gli otto medaglioni adrianei inseriti nell’Arco di Costantino offrono un ciclo del costume venatorio dell’età imperiale. Nella tarda antichità, la caccia diventa il soggetto favorito dei grandi cicli musivi. Bellissimo è il grandioso mosaico dell’ambuOsservatorio Faunistico Venatorio lacro della villa di Piazza Armerina, che rafgura un paesaggio movimentato e boscoso, scene di cattura di pantere, cavalli selvaggi, cinghiali, leoni, ippopotami, rinoceronti. Sono inoltre illustrati gli episodi spettacolari del commercio di animali feroci, destinati ai ludi venatori, mentre in un altro ambiente è rappresentata una partita di caccia con colazione all’aperto. Nel Medioevo venivano utilizzate per la caccia diverse specie di falchi, principalmente il falco pellegrino. La caccia con gli uccelli era conosciuta nell’Occidente a partire dalla ne del IV sec., importata dall’Oriente dai Germani, ma il suo massimo sviluppo si colloca negli ultimi secoli del Medioevo; da allora in poi essa compare in innumerevoli rappresentazioni gurate, la cui comprensione è possibile grazie alle fonti testuali e in particolare ai trattati di falconeria come il De arte venandi cum avibus di Federico II di Svevia, capolavoro del genere e fonte principale per la conoscenza della falconeria medievale. L’opera è corredata da illustrazioni: le miniature del manoscritto più antico sono ricche di particolari. Paolo Uccello realizza un meraviglioso dipinto nel 1470 ca., “Caccia Notturna”, introduce ad uno dei passatempi dell’epoca. Tanta era la “passione” che si predava anche di notte. Nobili, accompagnati da qualche ospite, insieme a servi e cani, cavalcavano alla ricerca di un cervo da portare a casa. Tutte azioni per dimostrare rango sociale, potere. Non si può non accennare alla “Caccia di Diana” di Domenichino del XVII sec. in cui è esaltata la giovane dea, abile nella caccia, signora delle selve, custode delle fonti e dei torrenti. Il soggetto ripreso dal Domenichino deriva Paolo Uccello, Caccia notturna, 1470 ca. geva verso il colle dove l'uccello aveva il suo (continua da pag. 61) nido. C'erano dei cavalieri su destrieri superbi, servi con lunghe lance, assistenti del boia con chiodi e martelli, v’erano sacerdoti dall’incedere dignitoso, e giudici, donne piangenti, e davanti a tutti una massa di popolo che correva selvaggiamente, un accompagnamento orrendo, ululante di vagabondi. L'uccellino tremando stava sull'orlo del suo nido. Temeva ad ogni istante che il piccolo cespuglio di spine venisse calpestato e i suoi piccini rimanessero uccisi. «State in guardia,» gridò ai piccini inermi « state tutti vicini e state zitti! Ecco un cavallo che viene proprio su di noi! Ecco un guerriero coi sandali ferrati! Ecco tutta la folla selvaggia!» Ad un tratto l'uccello smise di gettare i suoi gridi d'allarme e tacque. Dimenticò quasi il pericolo sovrastante. Improvvisamente saltò giù nel nido, e allargò le ali sopra ai piccini. « No, è troppo tremendo» disse. «Io non voglio che voi vediate. Sono tre malfattori che vengono crocifissi.» E allargò le ali affinché i piccini nulla potessero vedere. Udirono soltanto dei colpi di martello rimbombanti, grida di dolore e gli urli selvaggi della folla. Il pettirosso seguì tutto lo spettacolo con gli occhi che si dilatavano dal terrore. Non poteva allontanare gli sguardi dai tre infelici. «Come gli uomini sono crudeli! » disse l'uccello dopo un momento « non si accontentano d'inchiodare quei poveretti sulle croci, no, sulla testa di uno hanno anche posto una corona di spine. Io vedo che le spine hanno ferito la sua fronte così da fare scorrere il sangue » continuò. « E quell'uomo è così bello e si guarda attorno con sguardi così dolci che ognuno deve sentire d'amarlo. Mi pare che una freccia mi stia trafiggendo il cuore nel Osservatorio Faunistico Venatorio dall’Eneide di Virgilio e descrive i guerrieri nella gara con l’arco. Il tema del tiro a segno fu usato come metafora dell’acutezza degli argomenti che colpiscono il bersaglio. Nel 1729 inizia la costruzione della Palazzina di Caccia di Stupinigi su progetto di Filippo Juvarra e continua no alla ne del XVIII sec. E’ luogo adibito alla caccia nella vita di corte sabauda, sontuosa e rafnata dimora prediletta dai Savoia per le feste e i matrimoni durante i secc. XVIII e XIX, apprezzata anche da Napoleone nei primi anni dell’Ottocento. Il salone, cuore della palazzina, vede un grande affresco sulla volta, rafgurante il Trionfo di Diana. Nell’Ottocento numerosi pittori, come Giorgio Lucchesi, Pompeo Mariani, Christian Kroner, hanno dedicato innumerevoli dipinti alle rappresentazioni paesaggistiche incentrate sulla rafgurazioni di cervi, caprioli e camosci, magistralmente inseriti nelle suggestive distese boschive delle Alpi. Nella pittura nordica questi animali, in modo particolare il cervo e il cinghiale, nobili per tradizione, trovano, quindi, la loro legittima celebrazione, condivisa pienamente dalla sensibilità del cacciatore. La pittura italiana contribuisce a confermare quanto l’attività venatoria sia radicata nella nostra storia ed espressa, nel corso dei secoli, anche attraverso l’attenzione per l’oggetto, l’abbigliamento, e l’artigianato. Lo dimostra, ad esempio, il maestro livornese Eugenio Cecconi, sensibile interprete della tradizione rurale toscana e tra i maggiori pittori di caccia e di scene agresti nel dipinto “Radunata di caccia grossa”. Per approfondire l’argomento affrontato in questo articolo si consiglia il libro “La caccia nell’arte” di Mauro Corradini, Vallecchi Editore. Eugenio Cecconi, “Radunata di caccia grossa”. vederlo soffrire.» Il piccolo uccello sentiva crescere la sua compassione per l'incoronato di spine. «Se io fossi mia sorella l'aquila,» pensò «strapperei i chiodi dalle sue mani e con i miei forti artigli scaccerei tutti coloro che lo fanno soffrire.» Egli vide il sangue gocciolare sulla fronte del Crocifisso e non poté stare fermo nel suo nido. «Benché non sia che piccolo e debole, pure debbo poter fare qualche cosa per questo povero martoriato» pensò l’uccello: e allargò le ali e volò via per l’aria, descrivendo larghi giri intorno al Crocifisso. Gli volò intorno parecchie volte senza ardire d’avvicinarsi, perché era un uccellino timido, che non aveva mai osato avvicinarsi ad un uomo. Ma un po’ per volta si fece coraggio, volò molto vicino e col becco tolse una spina che si era piantata nella fronte del Crocifisso. In quel momento una goccia di sangue del Crocifisso cadde sul petto dell’uccello. Si allargò rapidamente, colò giù e tinse tutte le pennine delicate del petto. Ma il Crocifisso aperse le labbra e sussurrò all’uccello: «Per la tua pietà ora avrai quello che la tua razza ha desiderato sempre da quando fu creato il mondo». Poco dopo, quando l’uccello ritornò al suo nido, i piccini gridarono: « Il tuo petto è rosso, le penne del tuo petto sono più rosse delle rose!» «Non è che una goccia di sangue della fronte di quel pover’uomo» disse l’uccello. «Scomparirà, appena farò il bagno in un ruscello o in una limpida sorgente.» Ma quando l’uccellino fece il bagno la macchia rossa non scomparve dal suo petto, e quando i suoi piccini divennero grandi, la tinta rossa splendeva anche sulle penne dei loro petti, come d’allora in poi splende sul petto e sulla gola di ogni pettirosso. 63 ATTIVITÀ DI AGGIORNAMENTO/FORMAZIONE LINEAMENTI ORGANIZZATIVI – VIGILANZA ITTICO AMBIENTALE PERIODO APRILE – MAggIO – gIUgNO 2014 DISCIPLINA DEL SERVIZIO VOLONTARIO DI VIgILANZA NELL’AMBITO DELLA $7&/7 La gerarchia delle leggi dello Stato Italiano Gli illeciti amministrativi e penali; Acquisizione di notizia di reato; Comunicazione di notizia di reato alla Magistratura; Identicazione del trasgressore; Il verbale di riferimento; La denuncia; La querela; Il TULPS; Le guardie particolari giurate volontarie. La qualica di pubblico ufciale (poteri e compiti); I possibili reati del / contro il pubblico ufciale nell’espletamento delle sue funzioni. Nozioni generali di ecologia e principi relativi allo sviluppo sostenibile Ambiente nei singoli elementi; Inquinamento dell’aria, dell’acqua, del suolo e luminoso; Concetto di ecosistema (capacità di carico e sviluppo sostenibile), biocenosi, catena alimentare, piramide ecologica, di popolazione e di specie; L’aria, l’acqua, il suolo e fonti di degrado e inquinamento; Risorse idriche e difesa del suolo, principali tecniche di depurazione e antinquinamento; La situazione ittica della Provincia; La situazione della fauna provinciale. Ambiente naturale come sistema Concetto di vegetazione, la vegetazione nel territorio regionale e provinciale; Aspetti vegetazionali del territorio costiero, planiziale, collinare e montano; Flora rara, ora protetta e habitat; Prescrizioni di massima Polizia Forestale. Il volontariato in Protezione Civile Aspetti geologici, geomorfologici, idrogeologici (e rischio) e idraulici del territorio provinciale; Cenni di pianicazione territoriale (piano paesaggistico regionale, provinciale e comunale) e cartograa (regionale, provinciale); Pianicazione territoriale, tutela del paesaggio e del verde urbano; Regolamenti del verde urbano e ordinanze sindacali in materia di tutela dell’ambiente; Bonica, idraulica del territorio provinciale. Ambiente naturale come sistema Nozioni elementari di biologia e zoologia: l’avifauna del territorio provinciale Esercitazione pratica presso Sughereta di Monte san Biagio Riconoscimento delle principali specie di piante, osservazione specie di avifauna presenti. Tutela della fauna selvatica e regolamentazione dell’attività venatoria Legge 11.2.1992, n. 157 “Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e il prelievo venatorio”; L. R. 17/95 “Disposizioni per la protezione della fauna selvatica e per l’esercizio dell’attività venatoria”; Regolamenti regionali e provinciali in tema di attività venatoria; Compilazione di un verbale di riferimento. Applicazione del Piano Ittico di Bacino Provinciale Ambiente naturale come sistema; Nozioni elementari di biologia e zoologia: la fauna ittica. disciplina della pesca, dell’acquacultura e delle attività connesse nelle acque interne”; Regolamenti regionali e provinciali vigenti in tema di attività ittica; Compilazione di un verbale. Regolamentazione della raccolta di funghi epigei e ipogei Cenni di micologia. Le famiglie fungine più importanti; Funghi e tartu del territorio provinciale; Riconoscimento dei funghi più comuni; Sanzioni amministrative: principi generali e applicazione; Compilazione di un verbale. Produzione e smaltimento dei rifiuti Norme in materia ambientale; Classicazione dei riuti; Produzione, smaltimento, riuso e riciclaggio dei riuti; Deposito temporaneo, stoccaggio, deposito incontrollato e discarica; Raccolta differenziata; Quadro generale sui principali divieti e sanzioni; Compilazione di un verbale. Principali norme di primo soccorso - Valutazione e assistenza dell’infortunato, elementari manovre di mantenimento delle funzioni vitali. - Chiamate di soccorso. Rete Natura 2000 – Aree protette e siti Rete Natura 2000 Normativa Nazionale e Regionale; cartograa del territorio provinciale; Parchi; AFV – ATV – ZAC. Il Corso e gli Esami si tengono a Fondi Prova finale con test a risposta multipla e prova verbale il 4 luglio 2014. Cerimonia di consegna degli attestati durante una manifestazione a Monte San Biagio nel corso dell’estate. Per il Santo Patrono Uberto da Liegi Santa Messa a Gaeta il 30 maggio 2014. Per informazioni e iscrizioni Informazioni su www.atclatina2.it o su Facebook (Atclatina Due) Uffici aperti negli orari antimeridiani dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 Telefono/fax 0771.567001 – Cellulare 366.3035699