Stagione 2016-17 - Teatro Metastasio
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Stagione 2016-17 - Teatro Metastasio
STAGIONE 2016-17 PRESENTAZIONE MASSIMO BRESSAN PRESIDENTE FONDAZIONE TEATRO METASTASIO Costruire una dimensione pubblica di confronto e dibattito sulle vicende umane e sociali è alla base dell'impegno pratese nel Teatro negli ultimi 50 anni della sua storia. Inserire la rappresentazione teatrale, i percorsi laboratoriali di produzione e di costruzione dello spettacolo, la capillare inclusione del pubblico nei percorsi di formazione ed avvicinamento allo spettacolo, sono momenti centrali nella storia del rapporto tra Teatro e Città. Questo rapporto ha contribuito a rafforzare la capacità critica dei pratesi, peraltro già spiccata per natura, includendo nuove e sincrone visioni del mondo nel loro orizzonte. Il Teatro è sempre in relazione dialettica con la Città che lo circonda, cerca di comprenderla e di trovarne una chiave interpretativa; i cittadini spettatori, a loro volta, vi trovano elementi di lettura del mondo anche quando non li stanno cercando. Questo legame è particolarmente importante per un luogo, come questo, in cui i cambiamenti si manifestano in modo contemporaneo, talmente esplicito da risultare poco comprensibile. Il disorientamento che può derivare da questa esposizione alla parte più concreta della globalizzazione richiede una capacità narrativa che è propria del Teatro, ed è forse questa una delle ragioni del particolare legame che il Metastasio ha sviluppato con la sua Città. Questo percorso viene sempre più condiviso non soltanto con altre importanti istituzioni teatrali regionali, italiane ed europee, come accade anche in questa stagione, ma soprattutto con gli altri enti e associazioni culturali e con le istituzioni cittadine. La costruzione di uno spazio pubblico di discussione e di comprensione del presente è un obiettivo verso il quale il Metastasio continuerà a lavorare in questi anni. Non sarà determinante per inuenzare le dinamiche del cambiamento, ma la presenza di una importante istituzione culturale italiana nella nostra Città è certamente un elemento di stimolo e sostegno alla curiosità, alla critica ed alla comprensione del presente. 2 STAGIONE 2016-17 FRANCO D’IPPOLITO DIRETTORE FONDAZIONE TEATRO METASTASIO La presentazione di una nuova stagione è sempre emozionante, perché racconta il senso del nostro mestiere, parlando - attraverso i titoli e gli artisti coinvolti- di "cosa" vogliamo raccontare, di come vogliamo farlo, di "chi" vogliamo incontrare. Questa stagione l'abbiamo pensata e vorremmo viverla come una "festa" civile e culturale di tutto il territorio, n da questo prologo festoso sull'erba e dal regalo gioioso alla città del murale di Dem, che andremo a vedere dopo. La stagione 2016/2017 si svolgerà in tutti i nostri spazi, Metastasio e Fabbricone, Magnol e Fabbrichino (che stiamo dotando di una nuova gradinata modulare piena di colori). Complessivamente gli spettacoli programmati sono 32, per un'offerta complessiva di 172 recite (31 in più della stagione appena conclusa); 9 le nuove produzioni per 83 recite (cui si aggiungono in tournée italiana ed europea le riprese e il debutto del nuovo spettacolo di Peter Stein nell'estate 2017) e 23 gli spettacoli ospiti per 89 recite. Una stagione ordinata, con 10 titoli al Metastasio, 9 al Fabbricone, 7 al Magnol e 6 al Fabbrichino. Vogliamo dichiarare n da oggi l'obiettivo che ci siamo dati, insieme alla meravigliosa squadra del Met, giovane e di grande competenza e passione: un incremento del pubblico nella stagione 2016/2017 fra il 15 e il 20 per cento, cercando di superare nei nostri teatri quota 26.000 spettatori e 208mila euro di incassi al botteghino. Poiché siamo convinti che non si possano più tracciare conni deniti fra le arti dello spettacolo e che la multidisciplinarietà costituisca un valore ben oltre la semplice sommatoria di generi, l'offerta spettacolare 2016/2017 sarà -come di consuetocompletata dalle performaces più innovative del panorama internazionale del CONTEMPORANEA FESTIVAL '16, diretto da Edoardo Donatini (che si svolgerà dal 23 settembre al 2 ottobre 2016), dalle rassegne METRAGAZZI e METDANZA , nonché dalla XXII edizione di METJAZZ, a cura di Stefano Zenni (che si svolgerà dal 23 gennaio al 20 febbraio 2017). UN REPERTORIO PER IL MET Attraverso i titoli e gli artisti presenti vogliamo iniziare a ricomporre un "repertorio" contemporaneo di testi e messinscene del Met, assumendoci la responsabilità di continuare ad essere uno dei punti evolutivi della cultura teatrale del nostro Paese, un teatro presente al proprio tempo e alle donne e agli uomini cui si rivolge. Un "repertorio" capace di parlare a molti, con un linguaggio semplice, chiaro, che tenga insieme la parola dei drammaturghi e i diversi mezzi di espressione della creatività contemporanea, che faccia incontrare nuovi autori, nuovi registi e attori. Un "repertorio" che si organizzi intorno al lavoro degli artisti, dei tecnici, degli organizzatori che lavorano al Met e con il Met, riutando ogni autoreferenzialità e rinunciando agli egoismi nel proprio lavoro. Un "repertorio" popolare, e proprio per questo contemporaneo, che unisca le passioni, creando, per il tempo in cui si è partecipi di uno spettacolo, una città "comune", "fraterna", pure nelle differenze sociali, culturali e di pensiero. Vogliamo che il teatro torni ad essere "prassi" civile e culturale di una collettività, fenomeno di vita associativa, e che possa ambire ad essere uno dei "facilitatori" della coesione e della integrazione sociale. Se le relazioni sociali sono in tumultuosa modicazione e se inevitabilmente il pubblico teatrale cambia con esse, allora anche il teatro non può non cambiare unendo elementi esistenti a connessioni nuove, riuscendo a costruire un rapporto non statico con il proprio pubblico, ma capace continuamente di rilanciare l'interesse, la curiosità verso nuovi modi di raccontare le storie di sempre. Gli spettatori, quelli già conquistati e quelli che vogliamo conquistare, restano al centro del nostro progetto di "repertorio" e continueremo a coinvolgerli con azioni di formazione consapevole e competente quali Il laboratorio delle arti e della scena (rivolto ai bambini ed agli educatori), Lo spettatore attento (percorso di approfondimento alla visione curato da critici e studiosi) e Lo spettatore critico (percorso di analisi e critica dello spettacolo rivolto agli studenti del Pro.Ge.A.S. di Prato e curato da un esperto), ma anche con il progetto trasversale con i pubblici dei teatri Cantiere Florida di Firenze, Del Giglio di Lucca, Teatro Manzoni di Pistoia, Teatro del Popolo di Castelorentino e Teatro delle Arti di Lastra a Signa. Questa visione, che ha ricadute sulla funzione svolta dai soggetti teatrali nel sistema regionale dello spettacolo dal vivo, la condividiamo da mesi con un "tavolo di pensiero" partecipato con l'Associazione Teatrale Pistoiese e il Teatro del Giglio di Lucca, anche al ne di offrire alla Regione uno "strumento" pubblico e plurale di attuazione delle politiche di promozione e diffusione della creazione teatrale contemporanea. STAGIONE 2016-17 3 FRANCO D’IPPOLITO DIRETTORE FONDAZIONE TEATRO METASTASIO LE NOSTRE PRODUZIONI 9 nuove produzioni in sede, 1 nuova produzione e 5 riprese in tournèe. Abbiamo chiesto agli artisti delle nostre nuove produzioni di "aprire" i processi creativi alla città, anche fuori dei luoghi deputati dello spettacolo. In cambio di questa "apertura" (che comporta un allungamento dei tempi di allestimento e prova e una nuova disponibilità da parte degli artisti), le compagnie costruiranno il proprio pubblico, che sarà anche il pubblico del Met. Lo abbiamo chiesto a Luigi Lo Cascio, che presenterà a inizio novembre al Fabbricone il suo lavoro sulla poesia di Pier Paolo Pasolini Il sole e gli sguardi, coprodotto con il CSS di Udine, che siamo certi colpirà nel cuore e negli occhi ognuno di noi. Come lo abbiamo chiesto a Daria Deorian e Antonio Tagliarini che, dopo il debutto al Theatre Vidy di Losanna e la partecipazione al Festival d'Automne all'Odeon di Parigi, saranno a gennaio al Fabbricone con Il cielo non è un fondale, ispirato dall'opera di Annie Ernaux, coprodotto con il Teatro di Sardegna e con ERT. Insieme a Massimiliano Civica e Oscar De Summa, che presenteranno a marzo due nuovi testi di drammaturgia italiana, rispettivamente Un quaderno per l'inverno di Armando Pirozzi al Fabbricone e La cerimonia dello stesso De Summa al Fabbrichino, abbiamo costruito un tempo medio-lungo di produzione, durante il quale ciascuno secondo le modalità del proprio processo creativo, incontrerà il pubblico fuori del teatro, per contaminare la creazione artistica con i vizi e le virtù dei cittadini non ancora spettatori. A Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (di Archivio Zeta) abbiamo afdato un lavoro dal titolo Plutocrazia dal Pluto di Aristofane, che debutterà a maggio al Magnol, fondato sul contrasto povertà/ricchezza. Lo spettacolo nascerà da un percorso lungo quattro mesi, condiviso con un gruppo di trenta cittadini pratesi, occidentali e orientali, che "condizionerà" drammaturgia e regia dello spettacolo. E abbiamo chiesto anche agli artisti under 35 del progetto Cantiere futuro, che apriranno la stagione in ottobre presentando al Magnol È la pioggia che va (Compagnia Ziba), Interrail (Frequenze Alfa Teatro) e Corte d'amor (Fabio Pagano e Cecilia Ventriglia). Cantiere futuro è un progetto di produzione e programmazione realizzato dal Met insieme al circuito regionale FTS. Siamo particolarmente orgogliosi di produrre questi giovani artisti della scena toscana e di accompagnare la loro crescita sia sul piano artistico che su quello organizzativo. Con il TPO, compagnia residente al Fabbrichino, produrremo nel luglio 2016 un'azione teatrale nel quale il corpo di un danzatore e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo una scrittura astratta e immaginaria, dal titolo Landskin. In tournée debutterà a luglio 2017 il Riccardo II di William Shakespeare per la regia di uno dei grandi Maestri del teatro europeo, Peter Stein, con Maddalena Crippa nei panni dell'ultimo re d'Inghilterra del ramo principale dei Plantageneti. Sempre in tournée Un quaderno per l’inverno per la regia di Massimiliano Civica sarà al Teatro India di Roma e saranno ripresi Porcile di Pier Paolo Pasolini - regia di Valerio Binasco (a Pistoia, Milano, Lucca, Cesena, Venezia, Modena), Utoya di Edoardo Erba - regia di Serena Sinigaglia (a Spoleto, Modena, Pistoia, Firenze, Siena, Udine e Trieste), Jadasmeeristblau di Brecht-Weill con Adriana Asti e Alessandro Nidi (a Roma e Milano), Danza macabra di August Strindberg - regia di Luca Ronconi (a Parigi) e Non dirlo. Il Vangelo di Marco di e con Sandro Veronesi. Inne, un'anticipazione: con Claudio Morganti stiamo pensando ad un progetto speciale che durerà l'intera primavera 2017, collocato in uno spazio speciale, particolarmente amato dall'artista. GLI SPETTACOLI OSPITI 1 Teatro internazionale (Opera di Pechino) 3 Teatri Nazionali (Emilia Romagna Teatro, Teatro Stabile del Veneto, Teatro di Roma) 1 Tric (Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia) 3 Centri di Produzione (Associazione Teatrale Pistoiese, Elsinor, Tieffe Teatro Milano) 11 Compagnie (Teatro di Dioniso, Nina's Drag Queens, Virgilio Sieni, Anagoor, Pierfrancesco Pisani, Sotterraneo, La Corte Ospitale, Motus, Fabrica, Compagnia Orsini, Socìetas) 4 STAGIONE 2016-17 FRANCO D’IPPOLITO DIRETTORE FONDAZIONE TEATRO METASTASIO La programmazione 2016/2017 degli spettacoli ospiti è dedicata ad una generazione di artisti che merita di riconquistare i palcoscenici dei nostri teatri e di allargare il proprio pubblico, confrontandosi con la parola drammaturgica di nuovi autori come con le scritture classiche. L'ambizione che ci ha guidati nella scelta, cercando di non farci condizionare dalla necessità di reciprocità nella programmazione, è stata quella di proporre spettacoli intelligenti, belli, che raccontino storie collettive o individuali, che parlino la lingua dell'oggi, raccontino con i segni della contemporaneità, emozionino attraverso le passioni dei nostri giorni. Ampio spazio è dato alla nuova drammaturgia e alla musica come elemento narrativo che integra il testo. A NOVEMBRE al Metastasio la riscrittura "en travesti" dell'Opera del mendicante di John Gay, proposta dalle Nina's Drag Queen, con la drammaturgia di Lorenzo Piccolo (Premio Tondelli 2011), dal titolo Drag Penny Opera, fra provocazione e divertimento, a cominciare dalla playlist contaminata fra Bellini e Mina, fra gli Eurithmics e Domenico Modugno. Sempre a NOVEMBRE, al Fabbricone, il testo-preghiera-maledizione Lus di Nevio Spadoni, con la sempre lancinante Ermanna Montanari, accompagnata dal vivo dalla musica di Luigi Ceccarelli e Davide Roccato, per la regia di Marco Martinelli. A GENNAIO al Metastasio l'ultimo testo di Alessandro Baricco dal titolo Smith & Wesson, per la regia di Gabriele Vacis con un'inedita coppia Fabio Balasso e Fausto Russo Alesi alle cascate del Niagara. Dal capolavoro di Gabriel Garcia Marquez è tratto lo spettacolo che sempre a GENNAIO sarà al Fabbricone, Amore ai tempi del colera, operita musicale per cantattrice e suonatori con la regia di Cristina Pezzoli, che Laura Marinoni interpreterà, anche come cantante, sulle musiche caraibiche e le canzoni di Alessandro Nidi. A FEBBRAIO al Fabbrichino torna Serena Sinigaglia (dopo il successo di Utoya) con la regia di Tre alberghi, un testo dell'autore americano John Robin Baitz con Francesco Migliaccio mentre Oscar De Summa presenterà la trilogia dei suoi testi Diario di provincia, Stasera sono in vena e La sorella di Gesucristo. Nello stesso mese al Magnol Sotterraneo presenta in due puntate Il giro del mondo in 80 giorni da Jules Verne i Motus saranno al Fabbricone con uno degli spettacoli più belli e forti sul tema del gender, MDLSX, tratto dal romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides ed interpretato dalla strepitosa performer Silvia Calderoni. Ad APRILE -dopo sette anni di assenza- torna al Metastasio Ascanio Celestini con Laika, commovente viaggio tra gli ultimi, quasi un vangelo laico e Romeo Castellucci chiude la stagione del Fabbricone con il debutto italiano di La democrazia in America ispirato a Alexis de Toqueville. Alla stessa generazione di artisti che si confronta con i grandi testi del teatro è afdato altrettanto spazio nella stagione 2016/2017, che si aprirà in OTTOBRE al Metastasio con Il berretto a sonagli di Luigi Pirandello per la regia e l'interpretazione di Valter Malosti. A DICEMBRE al Magnol toccherà a Fausto Paravidino che cura la regia di un piccolo gioiello di Ferenc Molnar, Souper, una piéce pungente che racconta di come sia antico il decadimento dei valori della nostra società. GENNAIO si aprirà sul palcoscenico del Metastasio con un grande Natale in casa Cupiello per la regia di Antonio Latella con Monica Piseddu e Lino Musella, una lettura all'europea di possente simbologia del capolavoro di Eduardo De Filippo, per proseguire al Fabbricone con l'emozionante Virgilio brucia degli Anagoor, dal II e VI Canto dell'Eneide, con un sorprendente Marco Cavalcoli e che prevede la partecipazione di un coro pratese. Al Metastasio in FEBBRAIO tocca a uno dei classici del teatro ottocentesco, Casa di bambola di Henrik Ibsen con Valentina Sperlì, Daniele Nigrelli e Roberto Valerio e poi a MARZO arriva l'Opera di Pechino con il Faust di Wolfgang Goethe nella rilettura della giovane regista tedesca Anna Peschke che, attraverso il surreale ed evocativo alfabeto gestuale e musicale cinese, scardina ogni precedente visione scenica occidentale del classico goethiano. Un altro classico del teatro napoletano, Miseria e nobiltà dell'altro grande Eduardo, Scarpetta, riletto da Michele Sinisi, sarà al Fabbricone ad APRILE, mentre al Metastasio arriva Il prezzo di Arthur Miller con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale e Elia Shilton. Chiude la stagione del Metastasio a inizio MAGGIO Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee con Milvia Marigliano e Arturo Cirillo, che ne cura anche la regia. Inne la danza, al Metastasio, dove a DICEMBRE Virgilio Sieni torna in scena dopo quindici anni con un "solo", dal titolo Isolotto, accompagnato dal vivo dalla chitarra di Eivind Aarset, uno dei più grandi musicisti contemporanei. STAGIONE 2016-17 5 FRANCO D’IPPOLITO DIRETTORE FONDAZIONE TEATRO METASTASIO NOTIZIE UTILI Stiamo potenziando il servizio di biglietteria online, confermando lo sconto su abbonamenti e biglietti per chi acquisterà online. Da quest'anno, infatti, tutti gli abbonamenti (MET/10, FAB/9 e a SCELTA) -quindi anche quelli al Metastasio- potranno essere confermati online dal 7 giugno e dalla stessa data potranno essere sottoscritti, sempre online, i nuovi abbonamenti. Direttamente al botteghino del Metastasio dal 5 al 17 settembre sarà possibile, invece, confermare gli abbonamenti e dal 20 settembre sarà possibile sottoscriverne di nuovi. Dal 4 ottobre saranno messi in vendita online e al botteghino del Metastasio i biglietti per tutti gli spettacoli della stagione 2016/2017. Un'altra novità importante per il pubblico della nuova stagione è rappresentata dai nuovi orari delle rappresentazioni: nei giorni feriali il sipario si aprirà alle 20.45, il sabato alle 19.30 e la domenica alle 16.30. Stiamo anche organizzando un servizio navetta da Porta al Serraglio al Fabbricone (e viceversa) per il pubblico degli spettacoli programmati al Fabbricone e al Fabbrichino che utilizzi il treno per raggiungere Prato. Il 'ticket navetta a/r' sarà acquistabile 'online' al prezzo di 2 euro. CONCLUDENDO Il rischio più grande sta nel non riuscire a praticare le intenzioni e i progetti dichiarati, assai di più che nel non raggiungere gli obiettivi pressati. Vorrei concludere con l'ottimismo con il quale abbiamo lavorato in queste settimane, tutti gli Ufci del Met insieme. Il nostro leit motiv è stato "sì, ci crediamo!". Perché oltre la passione di tutti noi, sappiamo di poter contare sui nostri artisti e su un Consiglio di Amministrazione coeso che ci sostiene, così come sui Soci -Comune e Regione- che continueranno ad essere vicini convintamente. Da adesso vorremmo poter contare anche sulla collaborazione dei media, continuando a dirci, appunto, "sì, ci crediamo!". 6 STAGIONE 2016-17 PRESENTAZIONE COMUNICATO STAMPA Conclusa la stagione ereditata dalla precedente direzione, Franco D'Ippolito annuncia la Stagione 2016/2017 del Teatro Metastasio di Prato con l'obbiettivo di recuperare un tratto essenziale della storia di questo teatro nel processo evolutivo della cultura teatrale degli ultimi 40 anni: l'idea di una festosa trasformazione culturale e artistica, ma prima ancora politica e civile nel senso più lato, che riporti al centro della proposta l'assunzione di quel "rischio culturale" che dovrebbe costituire la principale responsabilità di un teatro pubblico. Tale festosa trasformazione si declina in un articolato progetto che si avvia nella stagione 2016/2017 e che vuole investire su alcuni tra gli artisti che, in Italia oggi, meglio contribuiscono alla formazione di un repertorio di testi e messinscene contemporanei, un repertorio espressione del nostro tempo, che riette e chiama in causa la società, i cittadini, il pubblico di oggi, per restituire al teatro la sua essenza necessaria di passione civile e di motore di vita associativa, culturale e sociale. Un repertorio frutto di progettualità talmente vive da fuoriuscire dagli edici teatrali per vivicare, nella città, sul territorio, tra la gente, quella coscienza collettiva che fa della cultura una ricchezza dell'anima e della partecipazione uno strumento critico. A cominciare dall'immagine che connota e sigla l'intero progetto, sintetizzato dallo street artist Dem su un muro di Viale Galilei, a due passi dal Teatro Fabbricone, come a dire "il teatro scrive la città" ovvero "la creazione drammaturgica riempie di senso anche i muri della città". La stagione si articola in tutte le quattro sale della Fondazione per 32 spettacoli, 172 recite (31 in più della stagione appena conclusa). Le nuove produzioni sono 9 per 82 recite (cui si aggiungono le riprese di Porcile, Utoya, Danza macabra, Jadasmeeristblau e Non dirlo.Il Vangelo di Marco in tournée italiana ed europea) e 23 gli spettacoli ospiti per 89 recite. - 10 i titoli al Teatro Metastasio, tra riletture di classici, testi della tradizione europea più recente e nuove creazioni aperte alla multidisciplinarietà, con la prestigiosa presenza dell'Opera di Pechino; - 9 i titoli al Fabbricone, a rappresentare uno spaccato delle più alte esperienze contemporanee del teatro italiano; - 7 i titoli al Teatro Magnol, con uno progetto speciale partecipato, i lavori di signicativi artisti della scena contemporanea e inedite proposte di nuovi giovani gruppi; - 6 i titoli al Fabbrichino, con un focus d'autore e le ultime proposte di artisti/registi fra i più riconosciuti della nuova scena italiana. L'offerta spettacolare 2016/2017 sarà -come di consueto- completata da CONTEMPORANEA FESTIVAL (la XIV edizione si svolgerà dal 23 settembre al 2 ottobre), dalla rassegna MET/RAGAZZI (da novembre 2016 a maggio 2017), e da quella MET/JAZZ (da 23 gennaio a 20 febbraio 2017), per nire con gli eventi speciali, le serie di incontri e approfondimenti, le aperture dedicate al dibattito culturale, alla poesia e alla letteratura, i corsi, i laboratori, gli stage professionali e le attività di formazione del pubblico. Sono 9 le nuove produzioni in sede 2016/2017, a cui si aggiungono una nuova produzione e cinque riprese in tournée, a rma di un'eccezionale selezione di artisti, in gran parte di una generazione che merita di riappropriarsi dei palcoscenici italiani. Le nuove produzioni sono afdate a Luigi Lo Cascio, Massimiliano Civica, Daria Deorian e Antonio Tagliarini, Oscar De Summa, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (Archivio Zeta), Peter Stein, oltre ai tre registi del progetto Cantiere Futuro e al TPO, compagnia residente al Fabbrichino. Le riprese sono rmate da Luca Ronconi, Valerio Binasco, Serena Sinigaglia e vedono in scena, fra gli altri, Adriana Asti e Sandro Veronesi. Tante le convenzioni con importanti istituzioni italiane, regionali e cittadine, da quelle con il Festival di Spoleto diretto Giorgio Ferrara, con Fondazione Toscana Spettacolo e con la Compagnia TPO, a quelle con le Università e le scuole di Prato e Firenze, con la Casa Circondariale maschile di Prato "La Dogaia" e la Compagnia Metropopolare, e con la Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana. E tante anche le nuove complici e strategiche alleanze d'intenti e di progettualità condivisa con teatri del territorio metropolitano e regionale, a cominciare dal Teatro Manzoni di Pistoia, dal Teatro Florida di Firenze e dal Teatro del Giglio di Lucca. La campagna abbonamenti si aprirà già dal 7 giugno con la possibilità di rinnovare i vecchi abbonamenti e acquistare i nuovi on-line, con diverse e tutte appetibili formule possibili. STAGIONE 2016-17 7 PRESENTAZIONE COMUNICATO STAMPA TEATRO METASTASIO 27-30 ottobre 2016 L'apertura di stagione è afdata a Valter Malosti che recupera la prima stesura in dialetto di uno dei testi più popolari di Luigi Pirandello, IL BERRETTO A SONAGLI, rileggendolo linguisticamente e recuperando la denizione dei caratteri e dei ruoli originali. (prod. Teatro di Dioniso) 17-20 novembre 2016 DRAG PENNY OPERA è la riscrittura en travesti di The beggar's Opera di John Gay (su cui si basò Brecht per la sua Opera da tre soldi), proposta dalle travolgenti Nina's Drag Queen, con la drammaturgia di Lorenzo Piccolo (Premio Tondelli 2011) fra provocazione e divertimento, a cominciare dalla playlist contaminata fra Bellini e Mina, fra gli Eurithmics e Domenico Modugno. (prod. Nina's Drag Queens) 1-4 dicembre 2016 Due artisti internazionali come Virgilio Sieni, coreografo e direttore della Biennale Danza di Venezia, e Eivind Aarset, grande chitarrista dalle collaborazioni eccelse, danno vita a ISOLOTTO, una creazione che esplora le innite diramazioni del corpo scrutando tutte le fasi di crescita e i tratti della vita dell'uomo. (prod. Compagnia Virginio Sieni) 5-8 gennaio 2017 Uno dei registi più in vista della generazione under 50, Antonio Latella, reinterpreta un classico di Eduardo De Filippo come NATALE IN CASA CUPIELLO e realizza uno spettacolo di possente simbologia, ad alta densità di suggestioni, in un clima di generale pessimismo e di furore senza tregua che punta a far risaltare le componenti aspre, "nere", crudeli del grande autore napoletano. (prod. Teatro di Roma-Teatro Nazionale) 19-22 gennaio 2017 Una coppia artistica collaudata come quella composta da Alessandro Baricco e dal regista Gabriele Vacis affronta il rapporto tra generazioni e il tema della morte portando in scena SMITH & WESSON, la strana storia di una coppia di truffatori falliti e sgangherati - un inedito Natalino Balasso in versione non comica e Fausto Russo Alesi - e di una giovane giornalista in cerca di scoop - Camilla Nigro. (prod. Teatro stabile del Veneto-Teatro Nazionale) 16-19 febbraio 2017 Roberto Valerio rilegge un grande classico di ne '800, CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen, per raccontare, con la complicità di Valentina Sperlì e Danilo Nigrelli, il desolante deserto relazionale ed esistenziale dove matura l'intreccio dialettico di una crisi. (prod. Associazione Teatrale Pistoiese) 16-19 marzo 2017 La regista tedesca Anna Peschke allestisce con l'Opera di Pechino il FAUST di Goethe attuando una ricerca sul surreale ed evocativo alfabeto gestuale e musicale orientale, e trovando in esso vie espressive scardinanti per la visione scenica occidentale. (prod. Opera di Pechino/Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale) 6-9 aprile 2017 L'affabulatore ASCANIO CELESTINI porta in scena LAIKA , un malinconico e dolce lavoro composto nel nome della cagnetta lanciata nello spazio, un viaggio commovente tra gli ultimi, tra le ombre che vagano, tra gli invisibili del nostro Paese, un vangelo laico, tenerissimo e a tratti ironico che disvela la realtà degli emarginati. (prod. Fabrica/Teatro Stabile dell'Umbria) 20-23 aprile 2017 Diretto da Massimo Popolizio, dividendo il palcoscenico con lo stesso Popolizio, Alvia Reale e Elia Schilton, Umberto Orsini interpreta IL PREZZO, un testo di Arthur Miller poco frequentato in Italia che ci fa scoprire una riessione sul tema economico, sul dopo-crisi, mettendo al centro una precisa idea di famiglia. (prod. Compagnia Orsini). 4-7 maggio 2017 Arturo Cirillo mette in scena CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF?, un testo di Albee, con Milvia Marigliano e lo stesso Cirillo, in cui, attraverso un alcolico "gioco della verità" di due coppie di sposi, riette spietatamente sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull'amore. (prod. Tieffe Teatro Milano). 8 STAGIONE 2016-17 PRESENTAZIONE COMUNICATO STAMPA FABBRICONE 5-13 novembre 2016 Luigi Lo Cascio rma che lo vede in scena insieme a Nicola Console a dar corpo con IL SOLE E GLI SGUARDI a un'ideale rafgurazione del grande intellettuale bolognese costruita esclusivamente sulla sua produzione propriamente lirica, tratta dalla sua sterminata raccolta di poesie. (prod. CSS di Udine/Teatro Metastasio di Prato) 24-27 novembre 2016 Basato su un poemetto in lingua romagnola di Nevio Spadoni che narra la storia di una veggente guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento, LUS è un concerto-spettacolo che riunisce la voce caleidoscopica di Ermanna Montanari, indiscussa protagonista della scena di ricerca italiana, del compositore Luigi Ceccarelli con il suo computer per l'elaborazione elettronica in tempo reale, e del solista Daniele Roccato con il suo contrabbasso. (prod. Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale) 12-15 gennaio 2017 Lo sguardo visionario di Anagoor, uno dei gruppi dalla vocazione sperimentale e performativa emersi negli scorsi decenni, presenta la sua creazione sul II e VI Canto dell'Eneide di Publio Virgilio Marone, VIRGILIO BRUCIA , un lavoro di scavo nella biograa del poeta romano che tratteggia la sua ribellione silente al potere dell'imperatore Ottaviano Augusto, di cui è ufcialmente cantore, un'analisi della sua composizione in cerca della consapevolezza e indipendenza politica. (prod. Anagoor) 26-29 gennaio 2017 Diretta da Cristina Pezzoli, la riduzione teatrale del romanzo di Gabriel Garcia Marquez AMORE AI TEMPI DEL COLERA scopre un'inedita e "scanzonata" Laura Marinoni in veste di cantattrice che, accompagnata dai musicisti Alessandro Nidi e Marco Caronna, canta un amore a distanza che dura tutta la vita no a compiersi nella vecchiaia avanzata. (prod. Pierfrancesco Pisani) 7-12 febbraio 2017 Dopo il debutto a Losanna, il passaggio a Romaeuropa e al Festival D'automne all'Odeon di Parigi, arriva a Prato la nuova creazione del duo romano Daria Deorian e Antonio Tagliarini, IL CIELO NON È UN FONDALE, un lavoro in cui quattro performer frugano la nostra condizione urbana nel tentativo di stanare un problema complesso, ecologico, etico, collettivo, e stabiliscono, senza alcun articio, un dialogo tra la nzione e il reale, la gura e lo sfondo, l'interno e l'esterno. (prod. Teatro di Sardegna/Teatro Metastasio di Prato/Emilia Romagna Teatro-Teatro Nazionale) 23-26 febbraio 2017 Acclamato da pubblico e critica, arriva a Prato MDLSX, ultimo spettacolo dei Motus dedicato al tema del gender e dell'intersessualità, costruito sui testi teorici di Judith Butler, sul Manifesto animalista di Preciado e su quello di Donna Haraway, ma soprattutto sul romanzo Middlesex di Jeffrey Eugenides (Premio Pulitzer nel 2003), un lavoro cui, come fosse una confessione personale, da corpo la strepitosa performer Silvia Calderoni. (prod. Motus) 7-19 marzo 2017 Una nuova produzione del Teatro Metastasio afdata al regista Massimiliano Civica e al drammaturgo Armando Pirozzi che ha scritto UN QUADERNO PER L'INVERNO, un testo che mette in luce la forza miracolosa della poesia e la dirompente carica vitale che suscita nelle persone. (7-19 marzo/prod. Teatro Metastasio di Prato) 30 marzo-2 aprile 2017 Senza rinunciare a una sua lettura originale, un artista coraggioso e inquieto come Michele Sinisi ripropone un grande classico della tradizione napoletana, la farsa di Eduardo Scarpetta MISERIA & NOBILTÀ, tributando un omaggio affettuoso a tre generazioni di teatranti e smontando e rimontando l'originale in uno smagliante gioco drammaturgico su misura per un ottimo cast. (prod. Elsinor) 27-30 aprile 2017 Dopo il debutto mondiale a Anversa, arriva a Prato in prima nazionale l'ultima creazione della Socìetas Raffaello Sanzio rmata da Romeo Castellucci, LA DEMOCRAZIA IN AMERICA , un lavoro ispirato all'opera di Alexis de Tocqueville che celebra la nostalgia del tempo che precede la "Nascita della Tragedia", intesa come forma di coscienza e conoscenza politica dell'essere, un tempo che ancora non conosce la luce del teatro e della parola del poeta. (prod. Sociétas) STAGIONE 2016-17 9 PRESENTAZIONE COMUNICATO STAMPA TEATRO MAGNOLFI 13-16 ottobre 2016 "In che cosa credi?" è la domanda scomoda ma centrale attorno a cui ruota lo spettacolo È LA PIOGGIA CHE VA , la domanda su cui verte la drammaturgia originale della giovane Compagnia ZiBa, che intende affrontare la crisi dei valori, la perdita di riferimenti condivisi e i vuoti di senso che fanno smarrire la rotta della nostra vita. (Cantiere futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato) 20-23 ottobre 2016 Uno spettacolo-concerto del gruppo Frequenze Alfa Teatro, INTERRAIL, un racconto per immagini e suoni, un viaggio attraverso il vecchio continente, come si usava con l'ormai mitico biglietto Interrail, che racconta con leggerezza il valore della diversità e la ricchezza delle culture regionali, ma anche le contraddizioni e le criticità di un continente in continua trasformazione e ricerca di identità. (Cantiere futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato) 27-30 ottobre 2016 Ispirato al romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes, Lancillotto o il Cavaliere della carretta, CORTE D'AMOR di Fabio PaganoCecilia Ventriglia trasforma la scena in una surreale corte medievale popolata di personaggi romantici e grotteschi, dame e cavalieri, trovatori cappellani e giullari, che intessono relazioni e pareri sull'amore, tra letture, musica e danza. (Cantiere futuro/prod. Teatro Metastasio di Prato) 1-4 dicembre 2016 Artista e regista di grande talento e intelligenza, Fausto Paravidino porta in scena i mondi grevi narrati da Ferenc Molnar in SOUPER, una pièce pungente che denuncia il decadimento della società dimostrando come i meccanismi della nostra corruzione siano così antichi da ispirare gli autori del primo Novecento. (prod. Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia) 14-19 febbraio 2017 Per trasporre in teatro uno dei romanzi d'avventura più amati di tutti i tempi, IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI -prima puntatadi Jules Verne, il collettivo Sotteraneo allestisce uno story game, un gioco interattivo col pubblico in cui quiz e test scandiscono la narrazione. In questa prima puntata si parte da Londra e si attraversano India, Cina e Giappone per fermarsi a Yokohama. (prod. Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese) 21-26 febbraio 2017 Nella seconda puntata di questo IL GIRO DEL MONDO IN 80 GIORNI lasciamo il Giappone per attraversare gli USA da San Francisco a New York e poi solcare l'Atlantico per il rientro a Londra. (prod. Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese) 5-21 maggio 2017 Dopo un laboratorio di quattro mesi con 30 cittadini pratesi, occidentali e orientali, coinvolti in un percorso di elaborazione drammaturgica e di discussione, Enrica Sangiovanni e Gianluca Guidotti (Archivio Zeta) presentano PLUTOCRAZIA , un progetto teatrale-economico sul contrasto povertà/ricchezza che, partendo dal Pluto di Aristofane, riette gli anni di crisi odierna e innesca un dibattito autentico tra comunità occidentale e orientale. (prod. Teatro Metastasio di Prato) 10 STAGIONE 2016-17 PRESENTAZIONE COMUNICATO STAMPA FABBRICHINO 4-22 luglio 2016, Ex Fabrica La nuova produzione di Teatro Metastasio e compagnia TPO, LANDSKIN è un'azione teatrale che indaga sulla morfologia delle cortecce di alcuni alberi tipici dell'emisfero australe. Questa pelle vegetale evoca un territorio ideale, uno spazio-giardino nel quale il corpo di un danzatore e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo una scrittura astratta e immaginaria. Un esperimento di "body-morng" che crea paesaggi visivi interattivi trasformando lo spazio in campiture di luce e colore. (prod. Teatro Metastasio di Prato e compagnia TPO) 31 gennaio-5 febbraio 2017 La più recente regia di Serena Sinigaglia mette il teatro d'attore al centro di TRE ALBERGHI, un testo del californiano Jon Robin Baitz che fotografa e critica l'azione delle multinazionali nei paesi in via di sviluppo, una serrata presa di posizione contro la rimozione e la morte delle emozioni a cui l'etica del lavoro e la rincorsa del protto vorrebbe costringerci. (prod. Teatro Stabile Friuli Venezia Giulia) 17 febbraio 2017 Primo capitolo di una trilogia d'autore dedicata al lavoro di Oscar De Summa, attore tra i più bravi della sua generazione, DIARIO DI PROVINCIA racconta di un mondo ai margini che a Erchie, in provincia di Brindisi, fotografa una periferia urbana ed esistenziale, un luogo in cui non succede niente, popolato da personaggi cauterizzati dalla noia e dall'accidia. (prod. Oscar De Summa) 18 febbraio 2017 Secondo capitolo della trilogia, STASERA SONO IN VENA è un "racconto blues" in cui la storia personale di Oscar De Summa è al centro di uno racconto ironico e amaro al tempo stesso: gli anni Ottanta, gli anni dell'adolescenza, dell'eroina, dell'opulenza e della disperazione; gli anni che in Puglia hanno fatto da concime alla nascita della Sacra Corona Unita, organizzazione che ha allargato i suoi settori di investimento su disagio umano. (prod. La Corte Ospitale) 19 febbraio 2017 Con LA SORELLA DI GESUCRISTO, terza e ultima tappa della sua trilogia, Oscar De Summa racconta una storia di ordinaria violenza che si manifesta al sud, a ne anni 80, attorno allo scontro, sempre attuale, tra maschile e femminile e che si sviluppa sulla considerazione che la nostra società, al momento, non garantisce la sostituzione dell'antica e antropologica "Vendetta" con la civile e contemporanea "Giustizia". (prod. La Corte Ospitale) 24 marzo-9 aprile 2017 LA CERIMONIA , nuova creazione di Oscar De Summa, indaga le odierne sedimentazioni del mito, nello specico quello greco, partendo dal mito di Edipo per approdare alla cronaca contemporanea attraverso una serie di interviste a ragazzi e ragazze in cui si approfondisce il loro disagio adolescenziale che spesso si manifesta in atti di violenza, pornograa e atteggiamenti anaffettivi. (prod. Teatro Metastasio di Prato) STAGIONE 2016-17 11 MURALE DEM OSSERVARE IL MONDO CON GLI OCCHI DEGLI ALTRI Guardare il mondo con gli occhi degli altri per cercare di comprendere e apprezzare le differenze che esistono tra persone, etnie, specie animali e vegetali diversi tra loro. Una coppia, composta da una donna e un uomo, osserva e indica gli elementi che rappresentano Prato, città multietnica simbolo stesso del mondo occidentale e del suo rapido cambiamento. Sotto una luna piena appaiono l'Etrusco, rappresentante il passato storico del luogo, la Donna cinese, simbolo della comunità asiatica, l'Uomo-albero, personaggio legato alla natura, e il Danzatore afro sudamericano, icona dei rispettivi gruppi etnici; al di là del pianeta-cielo il personaggio detto l'Inimmaginabile rafgura un ipotetico futuro in cui i vari elementi/etnie della città si unicano creando un unico ensemble che va al di là delle differenze sociali, etniche e di genere. L'Inimmaginabile è composto da una stele etrusca, un leone cinese e una faccia donna/uomo simbolo medioevale degli ermafroditi, e invita gli spettatori mentre sostiene un cartello con la scritta Met. Met/Metastasio, il teatro di Prato, perché è proprio qui che viene rappresentato e messo in scena il mondo. Nel murale sono presenti riferimenti simbolici legati agli spettacoli che verranno messi in scena nella prossima stagione teatrale. Il cappelloserpente a sonagli del Danzatore afro sudamericano è un riferimento allo spettacolo Il berretto a sonagli del Teatro Dioniso. A rappresentare DragPennyOpera di Nina's Drag Queens è stato dipinto all'Uomo-albero un cuore mezzo nero e mezzo rosso, annerito dalla vita ma pulsante come quello dei suoi personaggi, oltre la doppia faccia dell'ermafodito del personaggio Inimmaginabile. Per Isolotto di Virgilio Sieni e Eivind Aarset, la metafora del corpo che danza e dell'incontro tra uomo e natura è rappresentata dalle diramazioni del personaggio dell'Uomo-albero. Il rapporto dei personaggi in un percorso d'evoluzione di Casa di bambola con la regia di Roberto Valerio è rappresentato dalla coppia uomo-donna e dalla loro spirale con l'ovulo fecondato. Per il Faust di Li Meini troviamo la mestofelica maschera posta al di sopra della testa del personaggio della Donna cinese, ispirata al trucco del pagliaccio Chou presente nel Jingju, l'Opera di Pechino. Per lo spettacolo Lus di Marco Martinelli ho inserito l'aruspice etrusco, veggente e guaritore come la protagonista Belda. Per Virgilio brucia di Anagoor il rapporto uomo-natura e i riferimenti ad antichissime tradizione europee vengono rappresentati dalla maschera e dal costume arboreo dell'Uomo-albero. Per Amore ai tempi del colera di Cristina Pezzoli il fusion caraibico musicale è rafgurato dal Danzatore afro sudamericano stesso e dalla sua mise con pattern colorati. Il pianeta-cielo è ispirato al titolo de Il cielo non è un fondale di Daria Deorian e Antonio Tagliarini. A MDLSX dei Motus s'ispira la libertà di divenire del personaggio dell'Inimmaginabile con la sua faccia uomo/donna da ermafrodito rappresentante la protagonista. Il coltello conccato nel tronco dell'Uomo-albero fa riferimento al coltello del ladro di Quaderno per l'inverno di Massimiliano Civica. Lo spunto di riessione per osservare il mondo con occhi diversi dalla nostra condizione occidentale e giudeo-cristiana arriva da La democrazia in America della Societas Raffello Sanzio. Il riferimento alle gocce d'acqua da La pioggia che va di Marco Cupellari. La Coppia con la spirale e l'ovulo rappresentano le relazioni padre-madre-glio-futuro e il mito di Edipo presenti ne La Cerimonia di Oscar De Summa. Il personaggio della Donna cinese è anche inspirato all'idea di Plutocrazia di Guidotti e Sangiovanni con la sua investigazione sulle condizioni della comunità cinese in occidente e sul loro stile di vita che li porta a vivere nello stesso luogo in cui lavorano, la donna lavora con un pigiama a pattern inspirato a un rifacimento di Topolino, metafora della non divisione tra vita e lavoro e del capitalismo stesso. Diversi degli schemi decorativi dei vestiti dei personaggi sono presi direttamente da quelli usati nei lanici di Prato. 12 STAGIONE 2016-17 METASTASIO 27/30 OTTOBRE IL BERRETTO A SONAGLI di Luigi Pirandello adattamento e regia di VALTER MALOSTI con Roberta Caronia, Valter Malosti, Paola Pace, Vito Di Bella, Paolo Giangrasso, Cristina Arnone luci Francesco Dell’Elba scene Carmelo Giammello costumi Alessio Rosati produzione Teatro di Dioniso con il sostegno del Sistema Teatro Torino OSPITALITÀ "Il carattere di Ciampa è pazzesco, questa è la sua nota fondamentale. Gesti, andatura modi di parlare, pazzeschi. Cosicchè dovrà nascere il sospetto e la paura che a un dato momento egli possa uccidere". (Luigi Pirandello, lettera a Martoglio, 8 febbraio 1917 ) Malosti affronta per la prima volta Pirandello, confrontandosi con uno dei testi più popolari del grande drammaturgo siciliano, cercando di strapparlo allo stereotipo e tentando di restituire la forza eversiva originaria di quei “corpi in rivolta” posti al centro della scena che è anche labirinto: una feroce macchina/trappola. Un testo vivissimo grazie alla violenza beffarda della lingua, una sorta di musica espressionista e tragicomica, molto evidente nel testo scritto in dialetto siciliano che è alla base di un lavoro originale di drammaturgia. Una versione più schietta, dura, non 'ripulita' del testo pirandelliano, afdata sia al dialetto della prima stesura sia ad un italiano derivato da questa, che assume in sé elementi dialettali, per permettere di afdare agli attori una partitura più ritmica e musicale, tentando di recuperare anche una dimensione più autentica. Come è ormai noto Il berretto a sonagli di Pirandello nasce come testo dialettale ("'A birritta ccu 'i ciancianeddi") per Angelo Musco, attore comico di grande successo. Il testo in dialetto recitato da Musco non fu mai pubblicato da Pirandello, a differenza di quanto avvenne con Liolà. La prima redazione de Il berretto a sonagli, ritrovata nel 1965 e pubblicata solo nel 1988, può oggi diventare un mare linguistico in cui re-immergere il testo italiano, oltre che prezioso corto-circuito dal punto di vista dei contenuti. Questa prima versione, infatti, offre materia a Malosti per un lavoro di riscoperta e rilettura non solo linguistica ma di ridenizione di caratteri e ruoli aforanti dal recupero dei tagli capocomicali di Musco, mai ripristinati dall'autore nell'edizione italiana, anzitutto la perdita di una possibile co-protagonista della commedia, accanto a Ciampa, in Beatrice Fiorìca, la moglie tradita. Si tratta di un testo più duro, politicamente scorretto, a tratti ferocemente antimaschilista nelle battute, sia di Beatrice sia dell'equivoca Saracena e che presenta varianti signicative che riguardano tutti i ruoli e in particolare una scena totalmente espunta nella versione italiana posta nel manoscritto all'inizio del secondo atto. 13 METASTASIO 17/20 NOVEMBRE DRAGPENNY OPERA uno spettacolo Nina's Drag Queens ispirato a The Beggar's Opera di John Gay con Alessio Calciolari, Gianluca Di Lauro, Stefano Orlandi, Lorenzo Piccolo, Ulisse Romanò drammaturgia Lorenzo Piccolo regia SAX NICOSIA coreograe Alessio Calciolari scenograe Nathalie Deana costumi Gianluca Falaschi disegno luci Luna Mariotti musiche originali Diego Mingolla produzione Aparte - Ali per l’arte con il contributo di Fondazione Cariplo nell’ambito del progetto Funder35 sostenuto dal progetto Next laboratorio delle idee 14 OSPITALITÀ DragPennyOpera è sia un'opera buffa e, insieme, un'opera seria. Un cabaret agrodolce, dai tratti mostruosi e scintillanti. Un ritratto a colori della nostra umanità così nera. È l'alba. Nel cortile di un carcere, sotto il patibolo, si danno ritrovo alcune gure. Attendono l'esecuzione capitale del bandito Macheath. Sono le donne della sua vita. Saranno loro a dare vita a questa storia: vedremo come siano avvenute le nozze segrete di Macheath con Polly, glia della regina dei mendicanti Peachum; i provvedimenti che questa ha preso e gli avvenimenti che ne sono seguiti, come il delinquente sia stato arrestato a causa del tradimento di Jenny, prostituta e sua vecchia amante; come sia stato liberato grazie a Lucy, altra amante, giovane e nervosa, e arrestato nuovamente per mano di Tigra, madre di Lucy e capo della Polizia; per giungere inne al momento dell'esecuzione, al giudizio nale, e forse, all'happy end. La composizione di questo spettacolo si ispira, soprattutto nei temi e nella struttura, a The Beggar's Opera di John Gay, commedia musicale scritta nel 1728, anzitutto come reazione ai soggetti inverosimili e alle messe in scena pompose di un certo teatro lirico dell'epoca. John Gay miscelava la musica colta e la canzone da osteria, la presa in giro del "gran teatro", la satira più nera, e soprattutto adattava canzoni già note al pubblico, fossero ballate o arie d'opera. Allo stesso modo, il linguaggio teatrale delle Nina's Drag Queens è un pastiche di citazioni, affettuose parodie, brani cantati in playback. Attingiamo al repertorio della musica contemporanea, reinventando (grazie alle composizioni originali di Diego Mingolla) alcuni riferimenti dell'immaginario pop che ci circonda. E lo facciamo con la stessa allegra ferocia messa in campo da Gay, sotto il segno di un umorismo amaro e politicamente scorretto. METASTASIO 1/4 DICEMBRE ISOLOTTO ideazione e interpretazione VIRGILIO SIENI musica eseguita dal vivo dall'autore alla chitarra elettrica Eivind Aarset produzione Compagnia Virgilio Sieni in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione la compagnia è sostenuta da Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana, Comune di Firenze OSPITALITÀ Che cos'è danzare se non mettersi in cammino, curiosi dei nuovi margini che l'arcipelago del corpo lascia apparire? Se non porsi sulla soglia della caduta e lasciare che le innite gure inscritte nel corpo si manifestino nell'incontro con la narrazione articolare? Dunque l'uomo che danza edica lo spazio dell'incerto con tutta la precisione possibile, cercando di dare un contorno a ogni cosa sconosciuta e incompiuta, inseguendo l'unità come principio di ogni cosa. Così il tratto di tempo che chiamiamo danza altro non è che lo spazio dell'incontro tra uomo e natura. Le danze in serie che compongono Isolotto si aprono alle coincidenze per esplorare le innite diramazioni del corpo, quasi a ripercorrere nell'impossibilità di esserci- tutte le fasi di crescita dell'uomo, tutti i tratti della vita. A partire dalle azioni primarie - camminare a quattro zampe, alzarsi, inchinarsi, voltarsi - la gravità si fa sostanza dello sguardo dando luogo a un atlante inedito sul corpo della danza. 15 METASTASIO 5/8 GENNAIO NATALE IN CASA CUPIELLO di Eduardo De Filippo personaggi e interpreti Luca Cupiello, Francesco Manetti; Concetta, sua moglie, Monica Piseddu; Tommasino, loro glio, detto Nennillo, Lino Musella; Ninuccia, la glia, Valentina Acca; Nicola, suo marito, Francesco Villano; Pasqualino, fratello di Luca, Michelangelo Dalisi; Raffaele, portiere, Leandro Amato; Vittorio Elia, Giuseppe Lanino; Il dottore, Maurizio Rippa; Carmela, Annibale Pavone; Rita, Emilio Vacca; Maria, Alessandra Borgia regia ANTONIO LATELLA drammaturga del progetto Linda Dalisi scene Simone Mannino e Simona D'Amico costumi Fabio Sonnino musiche Franco Visioli luci Simone De Angelis produzione Teatro di Roma 16 OSPITALITÀ La natura morta è la realtà che interessa a Luca Cupiello, nella ricostruzione simbolica di un ideale di famiglia e di società, un ideale che vede nel Presepe la massima esaltazione e perfezione. Quello che compie tutti gli anni a Natale Luca Cupiello è un gesto artistico che va perfezionandosi, inserendo ogni volta elementi che lo rendano contemporaneo, per avvicinare sempre più la sua natura morta ad una rappresentazione di ciò che oggi è la sua idea di famiglia, no ad inserire per la prima volta nel suo Presepe un elemento naturale come l'acqua, unico elemento "vivo" rispetto ad un mondo fatto di creta, terracotta, carta, cartapesta e di colla. La colla, in questo rito annuale, va preparata quasi come un caffè, quel caffè napoletano che nella famiglia Cupiello non è buono, non riesce a venire bene, quel caffè che sa di scarafaggio: come se con quello "scarrafone" iniziale ci venisse annunciato che quest'anno il Presepe subirà una mutazione, una metamorfosi kafkiana per ritrovare un nuovo equilibrio nella sua rappresentazione del vivere quotidiano. Nessun componente della famiglia di Cupiello riesce a ritrovarsi, o meglio a riconoscersi, davanti al Presepe che ogni anno il capofamiglia ricompone, nessuno sa gioire più di quella innocenza fanciullesca che nella sua assoluta cecità Luca Cupiello si ostina a perseguire: la moglie lo maledice per quell'ostinazione che lo allontana dalla sacralità reale della famiglia; il glio maschio si impunta con sorprendente coerenza, e non stupidità, affermando deciso di non provare nessun piacere nel Presepe del padre; il fratello di Luca nemmeno lo vede, quasi come se non riconoscesse la famiglia che lo ospita. La glia è l'unica ad avere il coraggio di distruggerlo, di farlo a pezzi, ma nonostante questo Luca Cupiello prova a ricostruirlo, anzi lo vuole più grande, più splendente, perché deve essere il Presepe più bello del palazzo, con nuovi re magi, casette novecento, meccanismi per l'acqua vera; e quando Luca mostra il Presepe nella sua apoteosi all'amante della glia, per la prima volta si accorge che viene deriso per la sua opera, e solo davanti agli occhi di uno sconosciuto quella "natura morta" si scalsce e comincia a perdere consistenza e credibilità. Solo davanti ad un elemento estraneo alla famiglia, la famiglia può ribellarsi alla natura morta e riprendere vita, una nuova vita nella morte, nell'uccisione del gesto che riproduce e che rappresenta la vita senza però "essere" vita. Luca Cupiello saluta la vita per diventare parte di quella natura morta in cui lui ha sempre creduto; non più "fare" il Presepe ma "essere" Presepe, esserne parte. In un delirio estremo, tra fumi di caffè ed evocazioni di scorpacciate di fagioli, il Presepe entra nella testa di Luca Cupiello, ed è enorme e impressionante; quel Presepe lo chiama a sé e diventa una natività al contrario, un andare verso la natura morta. Solo in quell'ultimo respiro Tommasino, il glio, forse mentendo o forse no, dirà che il Presepe gli piace, o forse confesserà per la prima volta che anche lui alla vita preferiva la natura morta del padre. Ora il bue e l'asinello possono veramente entrare in quella grotta e raggiungere la mangiatoia per scaldare i vivi e non i morti, come fece San Francesco padre di ogni Presepe, che predicò il suo Natale tra un vero bue e un vero asinello. Antonio Latella METASTASIO 19/22 GENNAIO SMITH WESSON di Alessandro Baricco personaggi e interpreti Smith Natalino Balasso Wesson Fausto Russo Alesi Rachel Camilla Nigro La Signora Higgins Mariella Fabbris regia GABRIELE VACIS scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco costumi Federica De Bona video Indyca/Michele Fornasero produzione Teatro Stabile del Veneto-Teatro Nazionale / Teatro Stabile di Torino-Teatro Nazionale OSPITALITÀ È raro che io metta in scena testi teatrali. Di solito li scrivo con gli attori, i testi. C'è una sola eccezione. Un testo l'ho messo in scena: Novecento, di Alessandro Baricco. Ma è un'eccezione in tutti i sensi. Baricco ha scritto quel testo perché lo mettessi in scena io, con Eugenio Allegri. E la stessa cosa è accaduta per Smith & Wesson. Baricco è venuto a vedere Rusteghi, i nemici della civiltà, spettacolo che avevo tratto da Goldoni, e gli è venuta voglia di scrivere uno spettacolo. La scrittura di Baricco contiene l'azione. Quello che si deve fare è estrarla. Considerando una cosa che a me piace molto: Baricco non ha paura dei sentimenti. Però se ne vergogna sempre un po'. È una cosa che io capisco molto bene. Siamo tutti e due di Torino. Quindi gli attori devono trovare un equilibrio tra l'ironia e la verità del dramma: molto difcile. Ci vogliono attori particolari. Credo che Baricco abbia letto questa sensibilità nella presenza di Balasso, quando lo ha visto nei Rusteghi. Balasso sarà Smith. Wesson sarà Fausto Russo Alesi, che è stato mio allievo alla Paolo Grassi: lo conosco da quando aveva diciotto anni. Eccoci qua: per me in uno spettacolo devono incrociarsi percorsi, memorie e sentimenti. Al momento non so ancora come sarà Rachel e come sarà la signora Higgins... Baricco ha disseminato il testo di trabocchetti per il regista... O meglio, di sde. Me lo immagino, mentre scriveva, e pensava: voglio proprio vedere come farà a risolvere questa... Tipo i due che dialogano sulla cascata o tutto il teatro che deve diventare la botte in cui si butta Rachel. Dev'essersi divertito parecchio... La signora Higgins è uno di questi scherzi: appare con un monologo formidabile, ma fa solo quello. Insomma, non so ancora con certezza come sarà questa signora Higgins... Una proiezione?... La giovane interprete di Rachel, che diventa la signora?... Boh! (come ripete spesso Smith). Forse l'unica è afdarsi ad una vecchia amica. Una signora che abbia condiviso con noi un bel po' di strada... Gabriele Vacis 17 METASTASIO 16/19 FEBBRAIO CASA DI BAMBOLA di Henrik Ibsen con Valentina Sperlì, Danilo Nigrelli, Roberto Valerio, Massimo Grigò, Carlotta Viscovo adattamento e regia ROBERTO VALERIO scena Giorgio Gori costumi Lucia Mariani luci Emiliano Pona produzione Associazione Teatrale Pistoiese Centro di Produzione Teatrale con il sostegno di Regione Toscana, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo 18 OSPITALITÀ Casa di bambola (1879) è un testo complesso e seducente che restituisce molteplici e potenti suggestioni. È l'intreccio dialettico di una crisi, di una transizione, di un passaggio, di un percorso evolutivo; è il ritratto espressionista (L'urlo di Munch è del 1893) di un disperato anelito alla libertà che crea però angoscia e smarrimento. I personaggi si muovono in uno spazio scenograco spoglio/essenziale, sghembo, caricaturale, oscillando tra il sogno e la veglia, tra la verità e la menzogna, tra il desiderio e la necessità. Uno spazio onirico che trasgura la realtà in miraggio, delirio, allucinazione, incubo. Una scena stilizzata per raccontare al meglio un desolante deserto relazionale ed esistenziale popolato non da volti ma da maschere che si apprestano a inscenare un dramma della nzione. Madre di tre gli piccoli, Nora è sposata da otto anni con l'avvocato Torvald Helmer, che la considera alla stregua di un grazioso e vivace animale domestico. E lei 'sembra' felice in questa sua gabbia familiare. Entrambi vittime della loro incapacità di comunicare realmente, entrambi intrappolati in ruoli che si sono vicendevolmente assegnati: lei consapevolmente confusa, lui ignaro e sentimentalmente analfabeta. Alberga in Nora la consapevolezza repressa di essere stata costretta dal padre e dal marito a vivere nel sortilegio dell'infantilismo e dell'inettitudine. Ma quell'embrionale pallido incosciente rancore svanisce di fronte all'ideale di perfezione a cui ha ancorato l'immagine di Helmer; e così, la relazione tra i due è viziata dalla reicazione e dall'abuso, percepibile nel sottile conne che separa l'oltraggio dal gioco, l'acquiescenza dalla complicità, l'oppressione dalla devozione. Nora forse non possiede gli strumenti per sottrarsi ai vincoli che la tengono in scacco e le impediscono di evolvere come individuo pienamente cosciente, autonomo, capace attraverso le armi della critica di esercitare pienamente il proprio libero pensiero e incamminarsi sulla strada che conduce all'autodeterminazione (a differenza delle altre due gure femminili create da Ibsen negli anni seguenti: Hedda Gabler e Ellida de La donna del mare). Ma Nora è senz'altro attraversata, tratta, tormentata dai germi della ribellione. Nora vuole naufragare. Vuole abbandonarsi nell'oceano innito del possibile; quel brodo primordiale, quel tutto indenito e molteplice, creatore di ogni cosa, sofo inquieto e vitale: la libertà. Suggestione vagheggiata, sognata, desiderata ma non agita. Che irrompe con forza crescente nella coscienza di Nora spingendola a intraprendere un cammino doloroso e pieno di insidie verso la maturità. Ma Nora come la fenice risorgerà dalle sue ceneri e spiccherà il volo verso la felicità? O il solo concetto del tramonto segnerà simbolicamente il suo orizzonte esistenziale? Sarà capace di sopravvivere alla distruzione di quel mondo che nonostante tutto l'ha cullata in acque rassicuranti e arenata in paradisi articiali? Non sappiamo cosa ne sarà di Nora. Non sappiamo se sarà davvero capace di accogliere pienamente il cambiamento avvenuto dentro di lei per rifondarsi in una nuova esistenza. Non ci è dato saperlo. La portata tragicamente attuale di Casa di bambola si declina forse nell'ambiguità del nale. Solo immaginandoci Nora come una donna che vive, pensa, agisce nel nostro tempo presente, possiamo forse investire Casa di bambola di un signicato ultimo che non tradisce il testo ma che è capace di parlare a un pubblico contemporaneo. Roberto Valerio METASTASIO 16/19 MARZO FAUST una ricerca sul linguaggio dell'Opera di Pechino di Li Meini basato sul dramma Faust: prima parte di Johann Wolfgang Goethe progetto e regia ANNA PESCHKE consulente artistico Xu Mengke musiche originali composte da Luigi Ceccarelli, Alessandro Cipriani, Chen Xiaoman scene Anna Peschke luci Tommaso Checcucci costumi Akuan materiali scenici Li Jiyong trucco e acconciature Ai Shuyun, Li Meng coreograe Zhou Liya, Han Zhen con Liu Dake, Xu Mengke, Zhao Huihui, Zhang Jiachun musicisti Fu ChaYina (yueqin), Vincenzo Core (chitarra elettrica ed elaborazione elettronica), Wang Jihui (jinghu), Niu LuLu (gong), Laura Mancini (percussioni), Giacomo Piermatti (contrabbasso), Wang Xi (bangu) produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione / China National Peking Opera Company si ringrazia per la collaborazione Istituto Confucio spettacolo in lingua cinese con sovratitoli in italiano OSPITALITÀ Sull'Opera di Pechino e la realizzazione di Faust Le origini del Jīngjù (termine cinese che indica l'opera di Pechino) risalgono alla dinastia Tang (618-907 aC) benché la «nascita del Jīngjù» venga collocata nel 1790, anno in cui numerose compagnie provenienti dalla Cina meridionale si radunarono a Pechino in occasione del compleanno dell'Imperatore. Queste compagnie continuarono a collaborare per i sei decenni successivi, portando così alla creazione di ciò che ora è conosciuto come Jīngjù. Questa famosa arte performativa non solo combina canto e recitazione come avviene nell'opera occidentale ma comprende anche danza, arti acrobatiche e marziali in uno stile affascinante. Per questo motivo l'UneSCo ha incluso lo Jīngjù nella lista del “patrimonio culturale immateriale dell'umanità”. Oltre alla forza della musica e del canto, il Jīngjù possiede un tipo molto sosticato di performance sica: gli attori sono capaci di esprimere emozioni, situazioni (per esempio una notte buia) o ambientazioni (l'interno di una casa, su un ume ecc.) attraverso i gesti, la danza o il mimo. Quali sono i gesti e i movimenti capaci di oltrepassare i conni culturali ed essere così compresi dal pubblico europeo? Come regista, in passato ho fatto diverse esperienze con il Jīngjù. Quando l'attore Wang lu interpretò sotto la mia direzione tutti i ruoli in un Woyzeck del 2012, un giornalista di Francoforte scrisse: «È stato stupefacente osservare come la maggior parte dei codici e delle convenzioni - nonostante la distanza culturale - siano in realtà comprensibili». Questa volta il mio obiettivo è di indurre il pubblico italiano a unirsi a me nel misterioso universo Jīngjù, in una forma nuova e contemporanea in cui, nel contesto del Faust di Goethe, si mescolano anche il mio background teatrale europeo e le composizioni italiane. Il punto di partenza del lavoro è il capolavoro di Goethe Faust. Parte prima della tragedia, dal quale la drammaturga Li Meini ha tratto un nuovo dramma in Jīngjù mandarino poetico. Protagonisti di questa vicenda sono Faust e Mestofele, afancati da Margherita e da suo fratello Valentino. Faust è interpretato da Liu Dake, in origine attore Jìng, mentre a incarnare Mestofele è Wang lu, in origine attore Shēng. I ruoli che gurano nell'opera di Pechino sono determinati da un rigido schema di non più di quattro personaggi: accanto a Shēng (il ruolo maschile) vi sono Dàn (il ruolo femminile), Jìng (ruolo maschile con il viso dipinto) e Chou (il clown). Il sistema dei ruoli può essere paragonato a quello della Commedia dell'Arte. Solitamente gli attori non cambiano mai la propria categoria di personaggio. In questa produzione, invece, è stata messa da parte questa regola fondamentale: Faust è inizialmente un nobile Shēng ma quando, con avidità ed egoismo, lascia dietro di lui una scia di distruzione, rivela via via la sua vera natura: un selvaggio Jìng. La gura del Jìng è solitamente quella di un personaggio energico, dalla voce potente, il trucco forte e le movenze molto ampie. Mestofele lascia tracce sul viso di Faust - segni demoniaci, come sfregi della sua avidità e della sua brama di vita. Il personaggio di Mestofele supera a sua volta i tradizionali conni del ruolo, mostrando aspetti di diverse personalità: un gentiluomo, un demone, un imbroglione e un guerriero. Questa nuova forma e questa estetica orientale possono mostrare un'opera celebre come Faust in un nuovo contesto e offrire nuove prospettive su una storia senza tempo. Inoltre questa produzione segna un passo in avanti verso una forma contemporanea di Jīngjù, che si apre a moderne inuenze e a tematiche del nostro tempo. Il personaggio di Faust simboleggia l'archetipo dell'uomo contemporaneo che in nome del proprio piacere e per avidità, sottomette e sfrutta la natura e le persone, noncurante della miseria e della distruzione che genera. Mestofele induce Faust in tentazione con seducenti promesse di gioventù, amore e piaceri ma Faust sceglie in piena consapevolezza e responsabilità. E noi, siamo in grado di assumerci la nostra responsabilità nei confronti del mondo, degli altri esseri umani e dell'ambiente? Anna Peschke 19 METASTASIO 6/9 APRILE LAIKA uno spettacolo di e con ASCANIO CELESTINI alla sarmonica Gianluca Casadei voce fuori campo Alba Rohrwacher suono e luci Andrea Pesce produzione Fabbrica srl co-produzione RomaEuropa Festival 2015 e Teatro Stabile dell’Umbria 20 OSPITALITÀ portavo a spasso un cieco dalla nascita e raccontando ad un cieco tutto quello che vedevo io riuscivo a vedere tutto meglio Luigi Di Ruscio Un Gesù improbabile si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di qualche periferia. Dalla sua nestra si vede il parcheggio di un supermercato e il barbone che di giorno chiede l'elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c’è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa ad operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Questa volta Cristo non si è incarnato per redimere l'umanità, ma solo per osservarla e gli ha messo accanto uno dei dodici apostoli come sostegno. Il vero nome di Pietro è Simone. La radice ebraica "shama" signica "ascoltare". Dunque Simon Pietro è colui che ascolta. È anche un uomo del popolo che non capisce bene ciò che gli sta accadendo, è spesso affrettato nelle reazioni. I Vangeli ce lo mostrano quando corre verso Cristo che cammina sulle acque per poi nire tra le onde. Ma è anche il più materiale, per ciò è chiamato "Kefa" che in aramaico signica "pietra": è lui che paga il tributo, lui che rinnega tre volte, lui che darà vita alla Chiesa. Nell'appartamento questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, ma è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto vuole sapere del barbone, non per salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente. Come se il mondo fosse il parcheggio davanti alla sua nestra. Il mondo in mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra. Il barbone è un nordafricano scappato dal proprio paese. Anche la scena è scarna e senza gli oggetti che siamo abituati a vedere in un appartamento. La cecità del personaggio è una cecità psichica che secondo William James “consiste non tanto nell’insensibilità alle impressioni ottiche, quanto nell’"incapacità di comprenderle". Insomma non il Cristo che è vero "Dio e vero uomo, ma un essere umanissimo fatto di carne, sangue e parole. Non sappiamo se si tratta davvero del glio di Dio o di uno schizofrenico che crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente. Con la crisi delle ideologie nate dall’illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel "900 anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. L'ebraismo ha trovato una patria mescolando le incertezze religiose alle certezze nazionaliste, anche l’islamismo è diventata una religione di lotta e di governo, mentre il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria con due Papi viventi uno accanto all'altro, ma con due volti contrastanti: il rigido teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell'ebraismo e seme dell'islam. Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere "solo sul cuor della terra: vuoi vedere che la trinità è una balla e alla ne salterà fuori che Dio sono soltanto io?" Ascanio Celestini METASTASIO 20/23 APRILE IL PREZZO di Arthur Miller traduzione di Masolino D'Amico con Umberto Orsini, Massimo Popolizio, Alvia Reale, Elia Schilton scene Maurizio Balò costumi Gianluca Sbicca luci Pasquale Mari regia MASSIMO POPOLIZIO direzione artistica Umberto Orsini Il testo di Arthur Miller fotografa con spietata lucidità e amara compassione le conseguenze della devastante crisi economica avvenuta negli Stati Uniti nel '29. Figli di un padre che ha subito drammaticamente questa crisi due fratelli si incontrano dopo alcuni anni dalla sua morte per sgomberare un appartamento in cui sono accumulati i mobili e gli oggetti raccolti dal padre nel corso della sua vita e che sta per essere demolito. Un vecchio broker è chiamato per stabilirne il prezzo. Dietro questo semplice spunto emergono tutte le incomprensioni e le menzogne che la paura della perdita improvvisa del benessere possono esercitare su chi si dibatte nella crisi. Miller tratta questo tema con la sua consueta maestria facendoci scoprire un capolavoro che pur venendo da lontano ci porta ai nostri giorni così pieni di incertezze. Umberto Orsini produzione Compagnia Orsini OSPITALITÀ 21 METASTASIO 4/7 MAGGIO CHI HA PAURA DI VIRGINIA WOOLF? di Edward Albee traduzione di Ettore Capriolo con Milvia Marigliano, Arturo Cirillo, Valentina Picello, Edoardo Ribatto scene Dario Gessati costumi Gianluca Falaschi luci Mario Loprevite regia ARTURO CIRILLO produzione Tieffe Teatro Milano 22 OSPITALITÀ Martha e George sono una coppia di mezza età che ha invitato a casa Honey e Nick, due giovani sposi che hanno appena conosciuto. In un vorticoso crescendo di dialoghi serrati, con la complicità della notte e dell'alcool, il quartetto si addentra in una sorta di “gioco della verità” che svela le reciproche fragilità individuali e di coppia. Il risultato della serata è un gioco al massacro, una sda collettiva alla distruzione di sé e degli altri, che rende ogni personaggio, allo stesso tempo, vittima e carnece. Chi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee ha debuttato a Broadway nel 1962. Dello stesso autore sono degne di nota: A Delicate Balance (1966), Seascape (1975) e Three Tall Women (1991), che gli valsero tre premi Pulitzer. Del 1966 è la versione cinematograca di Chi ha paura di Virginia Woolf? che rese celebre E.Albee in tutto il mondo: il lm, diretto da Mike Nichols, ha come interpreti Elizabeth Taylor e Richard Burton nei ruoli di Martha e George, George Segal e Sandy Dennis nelle parti di Nick e Honey. Il titolo della pièce Chi ha paura di Virginia Woolf? gioca con le parole della canzoncina "Chi ha paura del lupo cattivo?" ("Who's Afraid of the Big Bad Wolf?") ed è il motivetto che Martha e George canticchiano ogni tanto, dall'inizio alla ne dello spettacolo. NOTE DI REGIA Il testo Chi ha paura di Virginia Woolf? credo sia una potente macchina attoriale, cioè penso che esista fortemente in funzione del teatro. Come certa drammaturgia contemporanea, penso a Spregelburd per esempio, non è tanto nella sua lettura che si coglie la vera qualità della scrittura ma nella incarnazione umorale e psicologica che avviene quando si incomincia a lavorare con gli attori. Un teatro che usa un linguaggio naturalistico ma che non si preclude una possibilità più astratta, anzi direi che la sottende. Già il "basso continuo" dato dallo stato di alterazione alcolica presuppone una forma di recitazione "sporca". Come anche invita verso una estremizzazione la valenza fortemente simbolica dei quattro personaggi, con la coppia più giovane specchio e parodia di quella più anziana, accomunate da un problema di genitorialità. Un testo bulimico ed estremo, sismico, che mi ha fatto pensare ad una scena smossa essa stessa, sconnessa, che ti scivola sotto i piedi. Una scena che va in pezzi, si spezza, crolla, come il nostro Occidente incapace di uscire da se stesso e vedere il mondo. Il tutto a ritmo di batteria, colpi su colpi. Il testo di Albee è una spietata riessione sulla nostra cultura, sul nostro egocentrismo, sul nostro cinismo, e sull'amore. Come in un gioco al massacro, come in un interrogatorio o in una tortura, siamo in un stanza, un salotto, in una notte di sabato, dove pian piano si dà inizio ad un sacricio, un esorcismo. Giocando e recitando ci si trova davanti alla propria distruzione, allo stato di noia che nasce dopo la perversione, a quel non sapere più cosa fare dopo aver fatto fuori tutto. Nel distruggere l'altro si distrugge se stessi, e poi ci si trova soli con l'altro, due solitudini a confronto, senza più difese, senza più riti che ci proteggono, senza più teorie analitiche che ci consolano; soli e spaventati da tutto quello che la nostra mente non ci voleva far vedere. Soli davanti alle proprie paure, come un bambino nel bosco, o di notte con i propri incubi. E poi, forse, quando sta per nascere l'alba immaginare di potersi prendere cura di sé, e dell'altro, con dolcezza e morbidezza. Arturo Cirillo FABBRICONE 5/13 NOVEMBRE Pier Paolo Pasolini ha intrattenuto con la poesia un rapporto costante, senza interruzioni. "Abbiamo perso prima di tutto un poeta" urlava Moravia all'indomani della morte del suo amico, scegliendo così, tra le innumerevoli manifestazioni dell'ingegno di Pasolini (intellettuale, romanziere, cineasta, critico, saggista, drammaturgo) proprio la dimensione lirica. La poesia è presente certamente nelle sue opere teatrali, scritte in versi, e nel suo cinema, cinema di poesia appunto lo deniva lui stesso. Eppure qui si proverà a costruire l'abbozzo di qualcosa che assomiglia a un autoritratto riferendosi esclusivamente alla produzione propriamente lirica, tratta cioè dalla sua sterminata raccolta di poesie. Ne viene fuori un unico discorso, pronunciato alla luce del sole e offerto agli sguardi del mondo, senza attenuare la sua anomalia, la sua diversità, la sua ferrea e feconda contraddizione. IL SOLE E GLI SGUARDI La poesia di Pier Paolo Pasolini in forma di autoritratto uno spettacolo di Luigi Lo Cascio con Luigi Lo Cascio e Nicola Console regia LUIGI LO CASCIO scene e art direction Alice Mangano scene e disegni Nicola Console musiche originali Andrea Rocca disegno luci Alberto Bevilacqua produzione Teatro Metastasio di Prato / CSS Teatro stabile di innovazione del FVG PRODUZIONE 23 FABBRICONE 24/27 NOVEMBRE Ermanna Montanari e Luigi Ceccarelli hanno realizzato pagine indimenticabili di teatro-in-musica, da L'Isola di Alcina a La mano, spettacoli del Teatro delle Albe che hanno segnato la storia del teatro italiano negli ultimi due decenni. Ora si cimentano con LUṢ (Luce), un poemetto di Nevio Spadoni in lingua romagnola, centrato su Bêlda, veggente e guaritrice delle campagne romagnole di inizio Novecento. Una gura potente di donna vittima dell'ipocrisia del paese, che nell'orgoglioso grido di rivolta contro la codardia degli uomini si permette un malecio di morte ai danni di un "pretaccio", colpevole di aver disseppellito la madre di lei. In questo concerto, il testopreghiera-maledizione di Spadoni si sposa con un'architettura sonora originale realizzata da Ceccarelli e Roccato (contrabbassista solista e compositore, una delle voci più originali e prestigiose della scena musicale internazionale), in un'alchimia che vede in scena tre gure duellare con i loro "strumenti": la voce caleidoscopica della Montanari, Ceccarelli con il suo computer per l'elaborazione elettronica in tempo reale, e Roccato con il suo contrabbasso. Diretto da Marco Martinelli, LUṢ è un concerto che racconta, senza raccontare, la magia incantatoria dei suoni, antica come il mondo, incarnata con forza nel nostro presente, nelle "facce", malate e abbacinate, nei gorghi di colore, sangue e mercurocromo dipinti ad acquerello da Margherita Manzelli. 24 LUS . concerto spettacolo di Ermanna Montanari, Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato testo Nevio Spadoni musica Luigi Ceccarelli, Daniele Roccato voce Ermanna Montanari live electonics Luigi Ceccarelli contrabbasso Daniele Roccato regia MARCO MARTINELLI spazio scenico e costumi Margherita Manzelli, Ermanna Montanari disegno abito di Bêlda Margherita Manzelli animazione dello sfondo con opere originali di Margherita Manzelli a cura di Margherita Manzelli, Alessandro Tedde, Francesco Tedde regia del suono Marco Olivieri disegno luci Francesco Catacchio produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione in collaborazione con Teatro delle Albe/Ravenna Teatro OSPITALITÀ FABBRICONE 12/15 GENNAIO Poesia e potere, bellezza e violenza, memoria e consenso: con Virgilio brucia la compagnia Anagoor affronta questi temi in una prospettiva spiazzante, entrando nel laboratorio dell'intellettuale che ha cantato l'avvento della Roma imperiale. Sulla gura di Publio Virgilio Marone infatti grava il pregiudizio di essere stato il cantore di Ottaviano Augusto che spense ogni residua speranza di ristabilire una repubblica nell'Antica Roma. Un poeta al servizio dell'ideologia imperiale, in cui Anagoor però individua delle incrinature: punto d'attacco tre libri proprio dell'Eneide, quelli che Virgilio lesse ad Augusto, e dove sono narrati la violenza della distruzione di Ilio e del regno troiano, la rinuncia da parte di Enea alle sue passioni con l'abbandono di Didone sulle spiagge cartaginesi, il viaggio nell'oltretomba, cesura denitiva con il passato relegato a memoria. Così Virgilio brucia diventa l'occasione per squadernare quel rapporto tra arte e potere, la funzione della cultura e della memoria, la guerra imperiale, la violenza e il rapporto di Virgilio, glio di contadini mantovani, con la natura, elemento che spesso appare, in primo piano o di sfondo, sia nelle opere del poeta latino che nelle creazioni della compagnia di Castelfranco Veneto. Una identicazione di Virgilio con Enea, cadenzata sia da musiche corali eseguite dal vivo che da antichissime tradizioni europee ed extraeuropee, che racchiudono la magia di quegli aedi che per primi cantarono l'epopea di Troia e dei troiani, no al minimalismo contemporaneo di John Tavener. VIRGILIO BRUCIA con Marco Menegoni, Gayanée Movsisyan, Massimiliano Briarava, Moreno Callegari, Mateja Gorjup, Marjana Kremer, Paola Dallan, Aglaia Zannetti, Monica Tonietto, Artemio Tosello, Emanuela Guizzon e con la partecipazione straordinaria di Marco Cavalcoli video Simone Derai, Giulio Favotto direzione della fotograa Giulio Favotto / OTIUM editing e regia video Simone Derai costumi Serena Bussolaro, Simone Derai accessori Silvia Bragagnolo maschera di Ottaviano Augusto Felice Calchi scene Simone Derai, Luisa Fabris musiche e sound design Mauro Martinuz arrangiamenti musiche tradizionali, composizioni vocali originali e conduzione corale Paola Dallan, Gloria Lindeman, Marta Kolega, Gayanée Movsisyan Byzantine chant e Kliros tratti da Funeral Canticle di John Tavener beats Gino Pillon traduzione e consulenza linguistica Patrizia Vercesi drammaturgia Simone Derai, Patrizia Vercesi testi ispirati dalle opere di Publio Virgilio Marone, Hermann Broch, Emmanuel Carrère, Danilo Kiš, Alessandro Barchiesi, Alessandro Fo, Joyce Carol Oates regia SIMONE DERAI produzione Anagoor 2014 coproduzione Festival delle Colline Torinesi, Centrale Fies, Operaestate Festival Veneto, University of Zagreb-Student Centre in Zagreb-Culture of Change Anagoor è parte di Fies Factory OSPITALITÀ 25 FABBRICONE 26/29 GENNAIO Cantare un amore a distanza che dura tutta la vita no a compiersi nella vecchiaia avanzata è la straordinaria invenzione narrativa di uno dei più grandi inventori di storie del nostro tempo, recentemente scomparso: Gabriel Garcia Marquez. Ma è anche materia di grande fascino per generare una curiosa occasione di teatro. Teatro della Vita che a volte accade nei modi più inaspettati. Florentino e Fermina si incontrano poco più che adolescenti, si innamorano e si separano, ma si tengono nel cuore da lontano, mentre le loro vite scorrono parallele con le scelte che ne conseguono: marito, amanti, gli, infelicità e abitudine. Quello che si era acceso tra loro nella prima giovinezza si compie con uno stupefacente happy end autunnale, dopo un'attesa durata "51 anni, 4 mesi e undici giorni, notti comprese".La potente epopea romantica di L'amore ai tempi del colera autorizza ad aprire un dialogo tra episodi e personaggi e musica. RIDUZIONE TEATRALE/ Cinquant'anni d'amore, raccontati in un'ora e mezza. Nella riduzione sono stati condensati gli eventi principali che il romanzo narra in quasi 400 pagine, in un copione di 20 per una durata complessiva dello spettacolo di circa un'ora e mezza, di cui un'ora recitata e mezz'ora cantata. La sda era riuscire a non alterare la struttura fondamentale del romanzo, facendo una riduzione "in scala" per renderlo adatto al tempo e al linguaggio teatrale senza sacricare la complessità e la varietà di registri narrativi. IL PROGETTO MUSICALE / Una ricerca di "fusion" tra parole e musica. La musica accompagna quasi tutto lo spettacolo e la forma scelta è frutto di una ricerca che intende usare parole e musica senza soluzione di continuità. Il progetto musicale è strutturato su un repertorio vasto di matrice prevalentemente "caraibica": Cuba, Giamaica, Colombia, Venezuela che sono i luoghi in cui è ambientato il romanzo. Ma ci sono anche alcune "incursioni" in altri generi musicali, con contaminazioni tra jazz, amenco e soul: la scelta di un repertorio non sempre lologico permette di collegarsi ad alcune atmosfere emotive della storia attraverso dei cortocircuiti musicali che risultano estremamente efcaci. Le canzoni prendono spunto dalle vicende e dalle atmosfere del romanzo e rivelano un'inedita e "scanzonata" Laura Marinoni che recita e canta accompagnata dal vivo da Marco Caronna (chitarra e percussioni) e Alessandro Nidi (pianoforte), a cui è afdata anche la direzione musicale. La gioia e la "saudade" del suo canto sprigionano e accompagnano l'intima essenza di questo romanzo da anni diventato un "cult". 26 LAURA MARINONI in AMORE AI TEMPI DEL COLERA Operita musical per cantattrice e suonatori pianoforte Alessandro Nidi chitarra e percussioni Marco Caronna regia CRISTINA PEZZOLI produzione Pierfrancesco Pisani, Nidodiragno e Parmaconcerti in collaborazione con Innito srl e il Funaro/Pistoia OSPITALITÀ FABBRICONE 7/12 FEBBRAIO Quando siamo dentro casa e fuori piove cosa pensiamo dell'uomo che fuori è rimasto sotto la pioggia? Per un lungo periodo abbiamo trasformato il mondo nella nostra casa di campagna o nella seconda casa al mare: il suo fuori, la sua esteriorità, non era altro che vacanza nel senso più proprio del termine - un vuoto che si apriva dentro di noi, una fuga dall'abitudine, dalla noia e dallo stress della vita che solitamente conduciamo dentro, tra le pareti, a un tempo angosciose e rassicuranti, delle case, tra quelle degli ufci, tra quelle dei cinema e dei teatri; persino la strada e la città, diceva il Benjamin dei "Passages" parigini, rappresentano dei salotti per il borghese europeo, mentre il suo "intérieur" si sporge sul mondo come un palco all'opera. Viviamo tutti in quella condizione che, secondo Albert Camus, consiste nello "scambiare la vita interiore per la vita di interni". Quando vediamo in televisione i profughi sbarcare con i loro mezzi di fortuna sulle spiagge del Mediterraneo la nostra prima reazione è di sconcerto: nel profugo incappucciato che per tutto territorio ha il proprio corpo vediamo insorgere il fantasma di una "nuda" vita da cui pensavamo di essere usciti, ma la stessa sensazione, lo stesso transfert, ci attanaglia davanti al barbone che dorme all'angolo della nostra strada, al vecchio che arranca con le buste della spesa, alla stessa scoperta, nel barlume di un secondo, della precarietà dei nostri privilegi. Da questi "spettacoli" la nostra intimità si sente minacciata: con la nudità dell'uomo senza casa o senza cittadinanza non abbiamo relazioni, per quanto vicino si possa manifestare è sempre troppo lontano, il suo ingresso nel recinto del nostro spazio ci allontana immediatamente da noi stessi, almeno nell'immaginazione, ci espone nella sua esposizione. Questo cielo che pensiamo ci protegga, verso il quale solleviamo lo sguardo con nostalgia, si rovescia su quell'uomo solo con la glaciale freddezza di una grandinata e in quei momenti non è la sua casa, ma la sua prigione. Il cielo non è un fondale, nonostante la negazione del titolo, vuole rafforzare il dialogo tra lo spazio della nzione e lo spazio esterno, il reale. È un dialogo sempre più necessario. Respiriamo a fatica l'aria da training e da improvvisazioni della sala prove dove dopo un po' la vita è altrove. Proviamo a rompere queste pareti. Tutte, non solo la benedetta quarta che ossessiona il teatro, rompiamole come primo gesto, come gesto di ingresso sulla scena. Stiamo fuori di noi. La vita collettiva ci decifra. "Quando scrivo non ho l'impressione di guardare dentro me stessa, guardo in una memoria. In questa memoria vedo delle persone, vedo delle strade, sento delle parole e tutto questo è fuori di me" ha detto Annie Ernaux in una intervista. L'opera di questa scrittrice ci ha guidato nella nostra indagine, permettendoci di osservare, decifrare e restituire quella continua osmosi tra dentro e fuori, quei continui spostamenti di senso tra quello che noi siamo e quello che ci succede attorno. IL CIELO NON È UN FONDALE uno spettacolo di DARIA DEFLORIAN e ANTONIO TAGLIARINI con Francesco Alberici, Daria Deorian, Monica Demuru e Antonio Tagliarini scene Cristian Chironi assistente alla regia Davide Grillo disegno luci Gianni Staropoli produzione A.D., Sardegna Teatro, Teatro Metastasio di Prato, ERT - Emilia Romagna Teatro in coproduzione con Odéon - Théâtre de l'Europe, Festival d'Automne à Paris, Romaeuropa Festival, Théâtre de Vidy, Sao Luiz - Teatro Municipal de Lisboa, Festival Terres de Paroles con il sostegno di Teatro di Roma in collaborazione con Laboratori Permanenti/ Residenza Sansepolcro, Carrozzerie NOT/Roma, Fivizzano 27/Roma PRODUZIONE 27 FABBRICONE 23/26 FEBBRAIO MDLSX è ordigno sonoro, inno lisergico e solitario alla libertà di divenire, al "gender b(l)ending", all'essere altro dai conni del corpo, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall'appartenenza a una Patria. Di "appartenenza aperta alle Molteplicità" scriveva R. Braidotti in On Becoming Europeans, avanzando la proposta di una identità postnazionalista. Ed è verso la fuoriuscita dalle categorie - tutte, anche artistiche - che MDLSX tende. È uno "scandaloso" viaggio teatrale di Silvia Calderoni che - dopo 10 anni con Motus - si avventura in questo esperimento dall'apparente formato del Dj/Vj Set, per dare inizio a una esplorazione sui conni che si catalizzerà, in Black Drama (Un musical tragico). In MDLSX collidono brandelli autobiograci ed evocazioni letterarie e sulla confusione tra ction e realtà MDLSX oscilla – da Gender Trouble a Undoing Gender. Citiamo Judith Butler che, con A cyborg Manifesto di Donna Haraway, il Manifesto Contra-sexual di Paul B. Preciado e altri cut-up dal caleidoscopico universo dei Manifesti Queer, tesse il background di questa Performance-Mostro. MDLSX con Silvia Calderoni regia ENRICO CASAGRANDE e DANIELA NICOLÒ drammaturgia Daniela Nicolò e Silvia Calderoni suoni Enrico Casagrande in collaborazione con Paolo Panella e Damiano Bagli luci e video Alessio Spirli produzione Motus 2015 in collaborazione con La Villette - résidence d'artistes 2015 Parigi create to connect (eu project) Bunker/ Mladi Levi Festival Lubiana, Santarcangelo 2015 festival internazionale del teatro in piazza, L'arboreto - Teatro Dimora di Mondaino, Marche Teatro con il sostegno di MIBACT, Regione Emilia Romagna Il cambiamento necessario è talmente profondo che si dice sia impossibile, talmente profondo che si dice sia inimmaginabile. Ma l'impossibile arriverà e l'inimmaginabile è inevitabile. Manifesto Animalista, Paul B. Preciado 28 OSPITALITÀ FABBRICONE 7/19 MARZO PRIMA NAZIONALE Un quaderno per l'inverno, testo per due attori in tre scene, racconta la storia di un introverso professore di letteratura che, rientrando in casa, vi trova un ladro, armato di coltello, che vuole da lui qualcosa di molto insolito: è una questione di vita o di morte. Durante la notte che segue i due personaggi, in bilico tra speranza e disperazione, si confrontano su idee, sentimenti, interrogativi dolorosi, in un dialogo per entrambi nuovo e inaspettato. I due si ritroveranno anni dopo, ancora in qualche modo segnati dall'esperienza di quella notte che, seppure vissuta e ricordata in modi molto diversi, ha tracciato forse la possibilità di un cambiamento, di una più ampia comprensione. Il tema centrale del testo è la scrittura e la sua possibilità di incidere direttamente sulla realtà: la forza miracolosa della poesia, non come semplice esercizio di tecnica letteraria, ma per la dirompente carica vitale che suscita, nonostante tutto, nelle persone. Armando Pirozzi UN QUADERNO PER L'INVERNO di Armando Pirozzi uno spettacolo di MASSIMILIANO CIVICA con Alberto Astorri e Luca Zacchini costumi Daniela Salernitano scene Luca Baldini produzione Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Armunia-Festival Inequilibrio Nel Teatro all'Antica Italiana, di uno spettacolo che era stato un successo si diceva che aveva "incontrato" il pubblico. La parola "incontro" stava dunque per "successo". È stato un incontro, è stato un bell'incontro: è tutto quello che si può e si deve pretendere dal Teatro. Con Un quaderno per l'inverno non vogliamo dire qualcosa agli spettatori, ma condividere qualcosa con loro. Qualcosa che sentiamo che ci riguarda, come persone ed esseri umani. Alla ne delle repliche saremo sereni se, in piena onestà, potremo dire: è stato un'incontro. Massimiliano Civica PRODUZIONE 29 FABBRICONE 30 MARZO/2 APRILE MISERIA NOBILTÀ Miseria e Nobiltà è prima di tutto un testo farsesco scritto da Eduardo Scarpetta sul nire dell'800. Ma in realtà nel tempo e nel suo straticato percorso storico, con le facce e le maschere dei grandi interpreti del passato, è diventato molto di più no ad approdare al territorio della memoria istintiva dal testo di Eduardo Scarpetta e ancestrale; senza perdere il senso originario e mantenendo intatta la sua scritto da Michele Sinisi con Francesco M. Asselta radice teatrale, la rappresentazione della vita segue le forme del tempo con (in ordine alfabetico) Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, presente con tutte le dinamiche che la società ingloba e restituisce ogni Gianni D'addario, Gianluca delle Fontane, Giulia Eugeni, giorno. Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, La storia di un povero squattrinato, Felice Sciosciammocca, che costretto Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi a vivere di espedienti per rimediare a fatica un tozzo di pane, dà vita a una regia MICHELE SINISI tta tessitura di trovate dialogiche e di situazioni che rappresentano la summa dell'arte attoriale italiana e di quanto di meglio la storia del teatro aiuto regia Domenico Ingenito, Roberta Rosignoli scene Federico Biancalani (in particolare quella napoletana) abbia prodotto nel tenere il pubblico costumi Gianluca delle Fontane inchiodato alla sedia. Questo testo rappresenta la festa del teatro, quanto di più "Felice" un pubblico possa incontrare. Dalle platee Miseria & Nobiltà è poi migrato nel cinema, grazie al lm di Mattoli, e nella tv creando veri e propri simboli e immagini vivide nelle memoria collettiva. Totò (lo Sciosciammocca produzione ELSINOR Centro Di Produzione Teatrale più celebre) che mette in tasca gli spaghetti è divenuto una sorta di tatuaggio, materia di imitazione in gruppi di persone davanti al bar nella vita di tutti giorni. Miseria & Nobiltà è un Mito, è un collante sociale la cui storia oggi è evocata da alcuni passaggi che tutti in Italia ricordano e sarebbero in grado di citare. "Vingenz m'è padre a me", "lettera a lu compare nepote", il momento degli spaghetti, Totò che fa il principe in casa di Semmolone, sono le battute di un ritornello che la platea teatrale ripeterebbe all'unisono con la scena, come succede ad un concerto di musica pop. Miseria & Nobiltà ritorna a quel testo del 1888 solo riscoprendosi rito nell'oggi con una straordinaria squadra di attori che s'impossessano della scena. Dice Sciosciammocca nell'ultimissima battura della storia "Torno nella miseria, però non mi lamento: mi basta di sapere che il pubblico è contento." Miseria & Nobiltà del mestiere del vivere recitando. 30 OSPITALITÀ FABBRICONE 27/30 APRILE PRIMA NAZIONALE Il lavoro che sto pensando è composto di una serie d'immagini eterogenee, solo apparentemente unite dal tema che - per differenza - le ispira: la democrazia della razza umana. Va subito detto, però, che lo spettacolo non vuole essere una riessione sulla politica quanto, semmai, una sua conclusione. Fine della politica. Il titolo fa riferimento al libro del 1835 di Alexis de Tocqueville, là dove, attraverso gli occhi di un giovanissimo europeo, la democrazia americana è vista con lo stupore di chi penetra in un vasto giardino esotico dai molti ori affascinanti, altri invece più dimessi e, diciamo così, ordinari, altri ancora insopportabili a vedersi. La democrazia americana la prima che per vastità e radicalità veniva edicata in epoca moderna - si era potuta costituire grazie a quel fenomeno che Tocqueville individuava come "Puritan Foundation" - l'apporto, cioè, delle comunità puritane nel gettare le basi di una fattiva uguaglianza di stampo evangelico tra gli esseri umani. Il vero argomento di Tocqueville, però, non era l'America, bensì la democrazia stessa, scandagliata minuziosamente con acribia anatomica. Era di fondamentale importanza indagare la bra della democrazia americana perché sarebbe potuta diventare un possibile modello di quella francese. L'acume critico di Tocqueville lo porterà a cogliere anche gli aspetti inaccettabili della "tirannia" democratica, là dove questa, a nome della maggioranza, alienava l'individuo e ne limitava le libertà fondamentali. Ma ecco il fatto: per la prima volta un europeo distoglie lo sguardo dal modello di Atene. Dalla moderna democrazia veniva espunta l'esperienza della Tragedia come forma di coscienza e conoscenza politica dell'essere. Il grande laboratorio articiale della "negligenza dell'essere" - la Tragedia - era stato archiviato per sempre; archiviato l'esperimento vitale e antibiotico insito alla democrazia ateniese di provare - nella breve durata di uno spettacolo sugli spalti del Teatro di Dioniso - di trovarsi fuori dalla democrazia stessa, per ascoltare, ancora e ancora, la disfunzione esistenziale, il lamento della vittima espiatoria, che nessuna politica è in grado - ancora - di salvare. I moventi di questo spettacolo, che si volge direttamente al nostro mondo, sono incardinati nella nostra condizione occidentale e giudeo-cristiana. Spettacolo e potere. La democrazia attuale, con polarità invertite rispetto a quella greca. La democrazia ateniese aveva come ombra la tragedia. La democrazia in America, che ha reciso in profondità la radice greca, è sotto un sole che non produce ombra. Questo spettacolo non è politico, è polemico. Questo spettacolo celebra – lo dico - la "nostalgia" del tempo che precede la Nascita della Tragedia (che per denizione non è conoscibile). Celebra ciò che non è mai stato celebrato: la ne del sacricio, del culto, della religione; senza che si sia ancora ricevuta la luce del teatro e della parola del poeta. Questo spettacolo vuole vedere ciò che viene prima della politica e che consiste nell'attimo agrante in cui gli dèi non sono più presenti, ma non ancora del tutto morti; in quell'attimo d'indeterminazione e di stallo in cui i piedi nudi calpestano ancora le ceneri tiepide della Festa ma non vedono ancora l'inizio della Tragedia. Più nessun sacricio, ma ancora nessuna politica. Più nessun Dio, ma ancora nessuna città dell'uomo. Rimane il cerimoniale vuoto che celebra la grandezza di questa perdita. Abbiamo cacciato il Capro Espiatorio e ci siamo subito pentiti. E adesso non sappiamo cosa fare, dove andare, chi implorare, dove volgere il nostro sguardo attonito. Non sappiamo cos'è il teatro perché non lo conosciamo ancora. Il coltello ci cade dalle mani, il cielo è vuoto, nuovo, azzurro, freddo. Romeo Castellucci, febbraio 2016 LA DEMOCRAZIA IN AMERICA ispirato all'opera di Alexis de Tocqueville di ROMEO CASTELLUCCI produzione esecutiva Societas coproduzione in via di denizione deSingel International Artcampus, Holland Festival Amsterdam, Wiener Festwochen, Festival Printemps, des Comédiens à Montpellier, MC93 – Maison de la Culture de Seine-Saint-Denis à Bobigny, Le Manège, Maubeuge, scène nationale transfrontalière, National Taichung Theater Taiwan OSPITALITÀ 31 MAGNOLFI 13/16 OTTOBRE L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte no al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio. Italo Calvino, Le Città Invisibili C'è crisi? si sa. L'individuo è in crisi? ovvio. La comunità è in crisi? già detto. Conosciamo le macerie n nel più piccolo dettaglio, abbiamo intenzione di ssarle come foche attonite ancora per molto o vogliamo iniziare la rivoluzione...pardon, la ri-evoluzione? È la pioggia che va è lo spettacolo frutto del progetto di ricerca What Do You Believe In? che la Compagnia ZiBa porta avanti da ottobre 2015 a ottobre 2016, basato su interviste sul campo e confronto tra cittadini e artisti sulla domanda più impegnativa e banale del mondo "in cosa riusciamo/possiamo ancora credere?" 32 Compagnia ZiBa È LA PIOGGIA CHE VA drammaturgia collettiva Laura Belli, Lorenzo Torracchi, Marco Cupellari interpreti Laura Belli, Lorenzo Torracchi regia MARCO CUPELLARI luci e ambienti Chiara Nardi, Alessandro di Fraia progetto vincitore del bando CANTIERE FUTURO 2015 Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Teatro Metastasio di Prato PRODUZIONE MAGNOLFI 20/23 OTTOBRE Uno spettacolo teatrale ma anche un concerto, dove i ruoli di attore e cantante si fondono uno nell'altro a servizio di un racconto per immagini e suoni che, come i paesaggi dal nestrino di un treno, scorrono senza soluzione di continuità davanti allo sguardo. In scena sei attrici-cantati mosse da un tourbillon di cambi costume che scandiscono viaggio e frontiere, storia e memoria, personaggi ed eventi. Un viaggio attraverso il vecchio continente, come si usava con l'ormai mitico biglietto Interrail, che desidera raccontare con leggerezza il valore della diversità e la ricchezza delle culture regionali, senza perdere di vista le contraddizioni e le criticità di un continente in continua trasformazione e ricerca di identità. Uno spettacolo dove tutto o quasi è a vista, dove lo spazio scenico è riempito soltanto dalle voci, dai corpi e dai costumi delle attrici in caleidoscopico trasmutarsi. Più che raccontare si prova ad evocare, più che dire si accenna, più che affermare si rammenta, usando spesso l'ironia e il paradosso come declinazione linguistica. Con l'entusiasmo e l'energia con cui si sceglieva di mettersi in viaggio in Interrail, così prende forma questo spettacolo che si mette in cammino anch'esso, alla scoperta delle proprie possibilità espressive. Frequenze Alfa Teatro INTERRAIL concerto teatrale attraverso l'Europa scritto e diretto STEFANO FILIPPI con Alice Casarosa, Greta Cassanelli, Carolina Cavallo, Valentina Grigò, Ilaria Orselli, Irene Rametta costumi forniti da Fondazione Cerratelli musiche a cura di Frequenze Alfa canzoni originali Valentina Grigò con la collaborazione di Città del Teatro di Cascina si ringraziano Margherita Citran, Simona Franco, Stefania Marcelli progetto vincitore del bando CANTIERE FUTURO 2015 Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Teatro Metastasio di Prato PRODUZIONE 33 MAGNOLFI 27/30 OTTOBRE "Una Corte Medievale assurda fuori dal tempo o forse nel nostro tempo dove le dame ed i cavalieri ospiti sono in attesa di sentire la lettura ad alta voce del romanzo cavalleresco Lancillotto o il Cavaliere della carretta e di altri componimenti legati al tema dell'Amore. E come in ogni Corte che si rispetti non può mancare la presenza di trovatori, viscontesse, cappellani, serve, giullari; e come in ogni Corte degna del suo nome è possibile assistere a danze ed intrattenimento vario. Verranno narrate le gesta di Lancillotto? Verranno esaltate le sue virtù cavalleresche ed il suo grande amore verso Ginevra? Le dame ed i Cavalieri in sala del resto sono venuti per ascoltare e seguire una storia! Se ciò non accadesse per qualche imprevisto ed il pubblico a Corte si ritrovasse spettatore di... ??" Punto di partenza è il romanzo cavalleresco di Chrétien de Troyes Lancillotto o il cavaliere della carretta, romanzo che, come tutte le opere ispirate ai temi dell''Amor cortese' venivano letti ad alta voce nelle corti rafnate del XII e XIII secolo, dove ad ascoltare erano presenti i cortesi (coloro che si sanno comportare): dame e cavalieri. Andrea Cappellano coetaneo di Chrétien de Troyes e autore del De amore (un trattato sull'Amore) parla addirittura di Corti d'Amore, saloni letterari dove ognuno leggeva i propri componimenti poetici e si discuteva su questioni d'amore. Ci siamo immaginati così una Corte d'Amore medievale surreale, in un luogo geograco indenito, che vede il riunirsi di dame e cavalieri (rappresentati dal pubblico stesso che verrà a vedere lo spettacolo) e personaggi vari presenti per essere intrattenuti tra letture d'amore, musica e danza. In particolare l'evento della serata dovrebbe essere la prima lettura ad alta voce da parte del noto scrittore Chrétien de Troyes del suo ultimo romanzo che esalta l'amor cortese. In scena saremo in due, un uomo e una donna, e all'occorrenza diventeremo vari uomini e donne; gli strumenti a nostra disposizione sono teatralità e sicità con i quali cercheremo di dare corpo e voce a vari personaggi grotteschi che si avvicenderanno come ospiti di corte. Si intesseranno relazioni e si esprimeranno pareri sull'amore scardinando ogni convenzione per disorientare e disorientarsi, per mescolare tutto e vedere cosa resta sinceramente e profondamente del sentimento d'Amore. La serata presso la Corte sarà anche caratterizzata da puro intrattenimento nei momenti di attesa della lettura ad alta voce; così tra i personaggi ci saranno anche due performer protagonisti di brevi rappresentazioni di scene tratte da Lancillotto o il cavaliere della carretta. Scherzo e autoironia (tipici del contesto cavalleresco) accompagneranno il corso degli eventi. Abbiamo immaginato che in questa corte potrebbero apparire anche gure realmente esistite nel XII secolo, alcune delle quali hanno lasciato degli scritti diventati per noi fonte di ispirazione anche nella stesura del copione di scena. Un esempio tra tutti è Andrea Cappellano che scrisse un trattato sull'Amore De amore in cui parla anche di Tribunali di Donne che avevano il compito di ascoltare un "caso d'amore" e dare consiglio a riguardo in base alle regole dell'Amore. 34 Fabio Pagano-Cecilia Ventriglia CORTE D'AMOR di e con FABIO PAGANO, CECILIA VENTRIGLIA in collaborazione con CS376 (Cortona, AR), Ass. Sosta Palmizi (Cortona, AR), VerdeCoprente (TR), Corsia Of (Perugia), ALDES (Lucca), RadiceTimbrica Teatro (Legnano,Mi), Rampaprenestina (RM), Teatro in Polvere (MI) progetto vincitore del bando CANTIERE FUTURO 2015 Fondazione Toscana Spettacolo Onlus e Teatro Metastasio di Prato PRODUZIONE MAGNOLFI 1/4 DICEMBRE Un direttore di banca, il giorno del suo compleanno invita gli amici a cena. È un anniversario speciale per lui: giunto all'apice della carriera, vuole condividere questo momento con le persone che più gli sono vicine, con le quali ha condiviso tanti momenti importanti. Prepara anche un discorso per ringraziare tutti ma, proprio mentre lo legge, il maggiordomo comunica che alla porta c'è un uomo: un ispettore di polizia venuto proprio per lui, per il direttore… Scompiglio tra i convitati; qualche domanda, qualche sguardo, e tutto all'improvviso cambia di prospettiva: le persone radunate attorno a quella tavola sono ancora gli amici che qualche istante prima brindavano e ridevano? Tutto il sostegno avuto nel costruire questa luminosa carriera è sempre avvenuto alla luce del sole e nella piena legalità? Con una capacità straordinaria nel costruire dialoghi che, attraverso la massima levità, in un momento spalancano davanti agli occhi dello spettatore mondi ben più grevi, l'incantevole autore de I ragazzi della via Pàl dipinge una società della quale la corruzione sembra il tratto essenziale: che non lascia scoperta alcuna ruota dell'ingranaggio, perfettamente oliato, entro cui la Classe Dominante si muove. Un mondo lontano dal nostro quotidiano? A vedere le reazioni dei singoli personaggi ai vari coups de scène che si susseguono nella serata, non sembrerebbe proprio; la casta, gli interessi, i tradimenti, i regali, i ricatti, il gioco degli amanti e degli affari non sono affatto così lontani nel tempo e anzi, ti chiedi: ma davvero l'ha scritto Molnàr nel 1930?! «Nato nel 1878 a Budapest; 1895: studente di diritto a Ginevra; 1904: giornalista e scrittore noto; 1914: commediografo ancora più noto; 1930: vorrei ancora essere studente a Ginevra..." poco prima di morire, nel 1952, Ferenc Molnàr sintetizzava così la propria vita: poche righe che danno già prova della sua abilità di scrittore, del suo houmour venato di scetticismo, ma anche del suo giocoso attaccamento alla vita. Accenti che connotano appieno la sua ampia ed eclettica opera letteraria, che comprende romanzi, novelle, commedie teatrali, articoli giornalistici. Ungherese, Molnàr appartiene giovanissimo all'ambiente bohemiènne del Caffé New York, nel cuore della capitale ed esordisce come scrittore sostituendo una propria novella alla traduzione di una di Anatole France, che avrebbe dovuto curare per un giornale. Fu un successo e da lì iniziò la sua parabola di autore. Fra i suoi maggiori successi non si può non citare il romanzo che gli assicura la notorietà mondiale, I ragazzi della via Pàl del 1906, in cui racconta lo scontro fra due bande di adolescenti, preceduto da La città affamata e dal racconto Danubio blu. Ma è probabilmente il teatro a dargli la possibilità di esprimere appieno il talento e la fantasia. Crea commedie gustose e intelligenti, a partire dal 1902, con Il signor dottore, che gli vale un immediato successo di critica, per passare poi attraverso veri capolavori, come Il diavolo (1907) in cui mette a confronto una moglie bigotta con i propri desideri taciuti - o Liliom (1909) che fonde vicende terrene e ultraterrene, una vera innovazione portata da Molnàr nella struttura della commedia coeva. Concretizza dunque nel teatro la propria capacità inventiva, la grande abilità di creare efcaci architetture drammaturgiche e la sua eccellente capacità di inventare dialoghi rafnati, brillanti, ironici ma sorati talvolta da una lieve malinconia. Nei suoi lavori rafgura il mondo che lo circonda con spirito critico e un'acutezza senza tempo, ma s'ispira anche a orizzonti più abeschi e fantasiosi. Riserva una certa simpatia per i farabutti, pur partecipando sinceramente per chi subisce ingiustizie sociali. Di origini ebraiche, agli albori della seconda guerra mondiale fugge negli Stati Uniti, dove continua a scrivere e lavorare. Molte delle sue commedie - come Il cigno, divenuto un delicato lm con Grace Kelly - sono state adattate da penne celebri, quali Tom Stoppard o Arthur Miller, per la radio ed il cinema. SOUPER di Ferenc Molnàr traduzione Ada Salvatore adattamento e regia FAUSTO PARAVIDINO con Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos e Federica De Benedittis scene Laura Benzi costumi Sandra Cardini suono e video Daniele Natali luci Alessandro Macorigh produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia OSPITALITÀ 35 MAGNOLFI 14/19 FEBBRAIO-1^ puntata 21/26 FEBBRAIO-2^ puntata Il progetto curato dal Sotterraneo scompone l'opera in più puntate, valorizzandone il carattere popolare attraverso le tecniche del racconto seriale. Al Teatro Magnol di Prato per la stagione del Teatro Metastasio Il giro del mondo in 80 giorni viene presentato in due puntate: dal 14 a 19 febbraio si parte da Londra e si attraversano India, Cina e Giappone per fermarsi a Yokohama; dal 21 al 26 febbraio lasciamo il Giappone per attraversare gli USA da San Francisco a New York e poi solcare l'Atlantico per il rientro a Londra. Buon viaggio a tutti. Nell'incontro con Verne e il suo immaginario, Sotterraneo inizia un ciclo di studi e progetti legati al racconto di genere e alla narrazione popolare. Punto di partenza è uno dei più famosi romanzi d'avventura di tutti i tempi, Il Giro del mondo in 80 giorni, storia di un gentleman ottocentesco che per scommessa compie un viaggio intorno al pianeta, un'avventurosa corsa contro il tempo che è anche riorganizzazione simbolica del sapere dell'epoca. Verne porta i suoi personaggi da Londra a Londra passando per Egitto, India, estremo Oriente e Stati Uniti, attraverso incidenti, trovate e continui colpi di scena dal sapore tanto anticipatore quanto vintage. Con due narratori, un tabellone in forma di planisfero e un dj che sonorizza l'intero spettacolo, Sotterraneo allestisce uno storygame teatrale: il romanzo diventa un gioco interattivo col pubblico in cui quiz e test scandiscono la narrazione, trasformando il testo di Verne in un ipertesto fatto di rimandi, collegamenti e aperture di senso che ricollocano il giro del mondo ai giorni nostri - un tempo presente che appare sempre più come il risultato globalizzato e ipertecnologico di quei processi descritti e in qualche modo anticipati da Verne. L'obiettivo è quello di coniugare il carattere affabulatorio del romanzo con la sua natura enciclopedica, ponendo lo spettatore nel ruolo di giocatore attivo che ascolta un racconto e partecipa attivamente al suo sviluppo. 36 IL GIRO DEL MONDO IN GIORNI storygame fra Jules Verne e Sotterraneo concept e regia SOTTERRANEO in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Mattia Tuliozi adattamento Daniele Villa luci Marco Santambrogio sound design Mattia Tuliozi costumi e props Francesco Silei coproduzione Sotterraneo/Associazione Teatrale Pistoiese con il sostegno di Regione Toscana, Ministero dei beni artistici e culturali e del turismo, Comune di Firenze, Funder 35 Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory ed è residente presso l'Associazione Teatrale Pistoiese OSPITALITÀ MAGNOLFI 5/21 MAGGIO Consumo, dunque sono. Zygmunt Bauman PLUTOCRAZIA è un progetto teatrale-economico che, partendo da Pluto, allegoria di Povertà (Penia) e Ricchezza (Pluto) di Aristofane, proietta gli artisti e lo spettatore in questi anni di crisi. Archivio Zeta con Plutocrazia si soffermerà sulle domande lasciate in sospeso dalla commedia attraverso un percorso maieutico che possa innescare un dibattito autentico tra comunità occidentale e orientale, un dialogo tra attori professionisti e cittadini di Prato. Non solo, quindi, uno spettacolo, piuttosto un lungo laboratorio, da febbraio a maggio 2017, che coinvolgerà uomini e donne di ogni età e di ogni provenienza, presso il Teatro Magnol, in un percorso di elaborazione drammaturgica e di discussione, in un lavoro corale e collettivo di messa in scena. PLUTOCRAZIA un contrasto economico, un collasso dialettico drammaturgia e regia GIANLUCA GUIDOTTI e ENRICA SANGIOVANNI dal Pluto di Aristofane traduzione Federico Condello conagrazioni poetiche Karl Marx, Franco Belli, Zygmunt Bauman, Noam Chomsky, Goffredo Parise, Simone Weil, Jacques Derrida, Muhammad Yunus, Giorgio Agamben, Slavoj Žižek, Serge Latouche, Günther Anders, Jean Baudrillard riessione teorica e ricerca empirica Fabio Berti, Valentina Pedone, Andrea Valzania con Gianluca Guidotti, Ciro Masella, Enrica Sangiovanni luci Antonio Rinaldi produzione Teatro Metastasio di Prato PRODUZIONE 37 FABBRICHINO 4/22 LUGLIO ex Fabrica LANDSKIN ideazione DAVIDE VENTURINI, FRANCESCO GANDI con Valentina Consoli, Valentina Sechi visual design/Engineering Rossano Monti, Elsa Mersi musiche Spartaco Cortesi collaborazioni Luca Farulli, Livia Cortesi, Laura Facchini produzione Teatro Metastasio di Prato direzione artistica Compagnia TPO in collaborazione con Assessorato alla Cultura /PratoEstate 16 Landskin è un'azione teatrale che indaga sulla morfologia delle cortecce di alcuni alberi tipici dell'emisfero australe. Questa pelle vegetale evoca un territorio ideale, uno spazio-giardino nel quale il corpo di un danzatore e l'occhio di un artista agiscono in simbiosi, condividendo una scrittura astratta e immaginaria. Gli aborigeni australiani, ad esempio, si dipingono il corpo con segni che appartengono al linguaggio della natura o del sogno, considerano questo rapporto come una forma d'arte. Nella performance le textures delle cortecce, ingrandite e proiettate a terra prendono una forma abitabile dai corpi dei danzatori, rappresentano una pelle-madre dove adagiarsi ed esplorare un rapporto sensoriale con la natura. Qui elementi arcaici e contemporanei si contaminano, la luce elettronica e la vibrazione del suono invadono la scena, transitano sui corpi e la pelle dei performer. In questo esperimento di body-morng la compagnia TPO sviluppa una ricerca volta alla creazione di paesaggi visivi interattivi trasformando lo spazio in campiture di luce e colore. 38 PRODUZIONE FABBRICHINO 31 GENNAIO/5 FEBBRAIO TRE ALBERGHI di Jon Robin Baitz traduzione Masolino D'Amico regia SERENA SINIGAGLIA con Francesco Migliaccio, Maria Grazia Plos scene Maria Spazzi costumi Erika Carretta suono e luci Roberta Faiolo produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Ken e Barbara. Un marito, una moglie. Un tempo, carichi di ideali sognavano di cambiare il mondo, militavano nei "Peace corps". Poi si cresce, e Ken sogna di cambiare quel Terzo Mondo che ha conosciuto, lavorando dentro una multinazionale che sforna prodotti adatti a quei paesi. Ma una multinazionale fa affari, business e Ken, senza quasi che se ne accorga, cambia pelle: ora è uno di quei tagliatori di teste, che la Ditta manda in giro per il mondo a licenziare chi non funziona più... o chi si è reso conto che la "baby formula" di un latte in polvere per le madri africane, forse non fa loro troppo bene! «L'uomo che ho sposato e l'uomo che vende la baby formula alle madri africane non sono la stessa persona» confessa Barbara, che lo segue, moglie di quel dirigente ormai lontano da lei. E poi c'è un glio e un dramma. E questa donna, moglie, madre, un certo giorno, guardando davanti a sé una platea di altre mogli di colleghi del marito, sente la necessità di vuotare il sacco e raccontare quella parte della sua vita, non propriamente luminosa, legata alla Ditta. E questo non è proprio quello che ci aspetterebbe dalla moglie di uno dei massimi capi di una multinazionale! Con questa nuova situazione, adesso, Ken deve fare i conti. Dalle stanze di questi tre alberghi, marito e moglie raccontano tre fasi della loro vita, che investono lo spettatore con la violenza del lampo di un ash: il successo di Ken, la denuncia di Barbara, la fuga di lui verso, forse, il ritorno a un'età dell'innocenza. Guarda con schiettezza e oggettività al nostro tempo Jon Robin Baitz, scrittore, sceneggiatore e produttore statunitense. Nato a Los Angeles nel 1961, Baitz è cresciuto fra gli Stati Uniti, il Brasile ed il Sud Africa: un'evoluzione e formazione composita, dunque, basata su una moltiplicazione di stimoli e riferimenti, che fa di lui un osservatore attento, aperto e acuto. La penna, molto presto, diviene il suo strumento per eccellenza: attraverso la scrittura infatti, analizza le relazioni interpersonali ed i problemi del presente. La sua è una drammaturgia "del mondo", che supera conni e appartenenze sociali o culturali per concentrarsi su argomenti di potente universalità, siano essi radicati nell'intimo di un rapporto privato o gli vengano ispirati da questioni che riguardano la collettività intera. Ciò assieme al suo stile secco ed essenziale, talvolta spietato nella sua sincerità, fa di lui un autore amato e pluripremiato sia nell'ambito drammaturgico (che predilige) sia in quello della sceneggiatura, che gli ha donato la fama internazionale (sua, fra l'altro, la celebre serie tv Brothers & Sisters e la recente The Slap. OSPITALITÀ 39 FABBRICHINO 17/18/19 FEBBRAIO TRILOGIA DEL SUD di e con OSCAR DE SUMMA DIARIO DI PROVINCIA Niente, non succede niente, solo la depressione da calura estiva. La noia è la sovrana di un regno bruciato in cui uomini e donne indugiano senza concludere nulla, rassegnati. Stare nella piazza deserta a guardare le cosce delle donne, bere e rubare alla luce del sole: questo è il sud raccontato da Oscar De Summa, questa è la Puglia amata e odiata e Oscar è anche il protagonista di Diario di Provincia, il ragazzo che dice no all'asssia dei giorni eternamente uguali, e lo fa ribellandosi ingenuamente: cambiando lavoro prima e abbigliamento dopo, inseguendo le mode del nord ma trovandosi piantato sempre nella stessa palude. Un affresco divertente dietro cui si nasconde una tragedia, un risvolto drammatico che forse rappresenta l'unica rottura a una routine che annienta ogni speranza, ogni gesto eroico. Il pubblico ride delle superstizioni, dei vecchi e degli uomini e delle donne frastornate dal caldo, e ridendo non si accorge di essere condotto sul ciglio dell'inevitabile precipizio, al di là del quale non esiste nessuna cura, nessun sollievo. STASERA SONO IN VENA produzione La Corte Ospitale in collaborazione con Armunia - Festival Inequilibrio testo vincitore del premio Cassino Off spettacolo nalista ai Premi UBU 2015 come migliore novità italiana o ricerca drammaturgica Io sono qui! Sono vivo! Dopo aver passato una stagione all'inferno, dopo aver attraversato la bruttura che cambia le linee del volto, le rende dure e sinonimo di dolore. Il dolore che si nasconde in ogni piega del corpo, il dolore che detta le azioni da compiere proprio per sottrarsi a quel dolore. Un dolore sico prima di tutto, un dolore che conforta e ci distrae da un dolore ancora più grande, quello della nostra anima, quello del nostro spirito che non trova collocazione nella società. Quello del nostro sentirsi sempre inadeguati, fuori luogo. Ed è qui che prima di tutto fa breccia l'idea di una "Panacea per tutti i mali", una medicina che ci tolga dall'imbarazzo di vivere, è qui che fa il suo ingresso trionfale ed incontrastato "la droga". Chiaro, ognuno poi ha la sua preferita, la sua prediletta... Ma tutte un unico comun denominatore: toglierci a noi stessi sottolineando la necessità di appartenerci. Stasera sono in vena è uno spettacolo ironico e amaro al tempo stesso, in cui racconto parte della mia adolescenza in Puglia, negli anni Ottanta: sono gli anni in cui si è formata la Sacra Corona Unita, organizzazione che ha allargato i suoi settori di investimento scoprendo che il disagio umano è una delle cose che in assoluto rendono di più sul mercato. Un racconto semplice sul piano-sequenza di una terra che decide di cambiare direzione, di appropriarsi del proprio male. Si sorride delle vicende del protagonista dall'inizio alla ne, tranne che in alcune fratture che interrompono la narrazione, ci ricordano che quello di cui stiamo parlando è vero, è già successo, e buttano una luce sinistra sulla situazione di oggi: il mercato delle droghe performative, come la cocaina, genera introiti che superano il Pil di alcune nazioni come la Spagna o la stessa Italia. LA SORELLA DI GESUCRISTO scene e luci Matteo Gozzi produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia - Festival Inequilibrio Un racconto semplice, lineare, che si avvale di tutti gli strumenti classici della narrazione, di tutti gli strumenti indicati da Prop nella Morfologia della aba, per raccontare una storia di ordinaria violenza che si sviluppa al sud, a ne anni 80, e che riguarda lo scontro, sempre attuale, tra maschile e femminile. La storia è semplice: una ragazza impugna una pistola e attraversa tutto il paese, a piedi, per andare a sparare un coetaneo che il giorno prima le ha fatto violenza. Questa sua camminata silenziosa ma determinata attraverso il paese costringe tutti quanti a dover prendere una chiara posizione rispetto a questa azione illegale ma necessaria. Come sempre la società ci mette di fronte ad una scelta che risulta in ogni caso sbagliata. Che io prema quel grilletto oppure vada via, la sensazione che mi rimane addosso è sempre e comunque la sensazione di aver perso. La nostra società, al momento, non garantisce la sostituzione della antica antropologica Vendetta con la civile e contemporanea Giustizia. Si afanca a questo tema una riessione, attraverso questa narrazione, attraverso il gioco del racconto, attraverso le diverse voci dei personaggi, sull'equilibrio necessario tra maschile e femminile, che al momento risulta totalmente pendente verso la condizione maschile della società, con le dovute conseguenze che possiamo vedere tutti. 40 OSPITALITÀ FABBRICHINO 24 MARZO/9 APRILE LA CERIMONIA di e con OSCAR DE SUMMA cast in via di denizione produzione Teatro Metastasio di Prato Primo spettacolo di una trilogia che indaga le sedimentazioni del mito, nello specico quello greco, nella nostra società contemporanea. I miti rompono gli ingranaggi del tempo cronologico, giacché i personaggi non sono reali, o relativi ad un'epoca o ad una cultura, ma sono funzioni. Queste funzioni sono rintracciabili in ogni storia, in ogni parte del mondo e del tempo. In questo senso le narrazioni rappresentano una via per indagare i rapporti interni alla famiglia e, quindi, della cellula della società. In particolare LA CERIMONIA partirà dal mito di Edipo, della sua storia che rivela e risolve alcuni tra i tabù più forti della cultura contemporanea, come il ruolo fondamentale che ancora ha il rito di passaggio dall'infanzia all'età adulta, alla comunità. Oscar De Summa lavorerà sulle relazioni padre-madre-glio-società, intervistando ragazzi e ragazze, approfondendo e indagando il disagio adolescenziale che spesso si riversa in atti di violenza, pornograa e atteggiamenti anaffettivi. Da questa "noia", da questo "niente" hanno origine tutte le tragedie: La cerimonia racconterà il mito per capire la cronaca. PRODUZIONE 41 TOURNÉE RICCARDO II PORCILE di William Shakespeare regia PETER STEIN con Maddalena Crippa di Pier Paolo Pasolini regia Valerio Binasco Pistoia, Milano, Lucca, Cesena, Venezia, Modena debutto luglio 2017 UTOYA JADASMEERISTBLAU di Brecht-Weill con Adriana Asti e Alessandro Nidi di Edoardo Erba regia Serena Sinigaglia Spoleto, Modena, Pistoia, Firenze, Siena, Udine, Trieste DANZA MACABRA Roma, Milano di August Strindberg regia Luca Ronconi Parigi UN QUADERNO PER L'INVERNO di Armando Pirozzi uno spettacolo di Massimiliano Civica Roma 42 NON DIRLO IL VANGELO DI MARCO di e con Sandro Veronesi CONFERENZA STAMPA IL GIARDINO IL GIARDINO DEL FABBRICHINO Nel periodo tra maggio 2014 e giugno 2015 la compagnia TPO ispirandosi al paesaggista e giardiniere Gilles Clement ed ai sui testi sul Terzo Paesaggio, ha adottato un'area abbandonata adiacente al teatro fabbrichino ricavando un giardino urbano di circa 400 m². Lo spazio comprende un'area verde (tappeto erboso contornato da bamboo e graminacee perenni) ed un'area ricreativa su ghiaia bianca per laboratori e servizi. Questo progetto di "giardinaggio planetario" rappresenta il punto di partenza per ripensare al destino di tutta l'area industriale del Fabbricone come "Fabbrica delle Arti". La conferenza stampa è documentata da Ilaria Costanzo è una fotografa di scena, ma si occupa anche di progetti di reportage. Attualmente collabora stabilmente con il Teatro Metastasio di Prato, con la Camerata Strumentale di Prato e il Teatro Cantiere Florida di Firenze oltre che numerosi festival tra cui: Festival dei Popoli, Festival d'Europa, Fabbrica Europa, Contemporanea Festival, la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia (nelle ultime due edizioni ha vinto uno dei tre premi del Venice Movie Stars Photography Award, prima come miglior fotograa e seconda come miglior foto di reportage); in Spagna ha lavorato per le ultime due edizioni del COS Festival (Festival del Teatro Gestuale) e collabora stabilmente con l'Atelier della Luna che organizza corsi per professionisti sia in Italia che in Spagna. Le sue fotograe su un progetto di reportage sociale chiamato Facewall Prato: 100 intrecci di mondi possibili sono state esposte presso il Museo del Tessuto di Prato. www.ilariacostanzo.it pupillaquadra è frutto dell'unione di esperienze multidisciplinari nell'ambito del design visuale e, attraverso una comunicazione mirata, si occupa di promuovere eventi, far conoscere il lavoro e la storia di realtà commerciali, istituzionali e dello spettacolo. Offrendo un'immagine coordinata, articolata su più livelli: dal materiale cartaceo e packaging a documentazioni audiovisive, motion graphic, a eventi di carattere performativo, come video mapping e live media o sperimentando idee originali e virali tipiche del guerrilla marketing. Ogni realtà, piccola o grande che sia, ha la sua storia, porta con sé le proprie radici e la propria esperienza; il compito di pupillaquadra è quello di raccontare queste storie valorizzandone la qualità e l'esclusività dei contenuti. Il team di lavoro si avvale anche della collaborazione di musicisti, fotogra, videoartisti, graci e performer, con l'obiettivo di una progettazione che nasca dalla contaminazione tra diverse discipline. www.pupillaquadra.com STAGIONE 2016-17 43 CONFERENZA STAMPA PARTNER La conferenza stampa è realizzata con la cura di Dietro il bancone trovate Martina e Gabrio, una giovane coppia che ha miscelato il proprio amore per la cucina ed il design realizzando una piccola friggitoria toscana su un'Ape vintage. Da qui inizia un viaggio alla riscoperta dei sapori della tradizione dove la parola d'ordine è genuinità. Da Fatti di Fritto si mangiano verdure in pastella, polpettine vegetariane, panini con la cotoletta e molto altro. Ad ogni ricetta classica hanno aggiunto un piccolo tocco d'inventiva senza però snaturane i sapori. Nonostante il Cucinotto sia sempre in movimento, trovarli è semplice, collegandosi a www.fattidifritto.it per vedere dove sono in tempo reale, seguendoli sui principali social networks al nome "Fatti di Fritto" o chiamando al 339/7006897. I gelati sono gentilmente offerti dal Lingotto, storica gelateria artigianale situata in Piazza Mercatale a Prato, che combina ingredienti naturali a una tradizione attenta alla cura e la scelta delle materie prime. Il carrettino vintage, che evoca atmosfere antiche e fanciullesche, vi regalerà coni dai gusti corposi e cremosi. Per avere maggiori informazioni in tempo reale seguite il Lingotto su www.facebook.com/il.lingotto o chiamando allo 0574 441677. I portabottiglie in iuta che custodiscono le vostre cartelle stampa sono state cucite a mano dalle sarte di Integra una cooperativa sociale di Quarrata (PT) che ha come scopo l'inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Un percorso finalizzato alla creazione di possibilità lavorative per donne italiane e straniere che vivono gravi situazioni di marginalità sociale ed economica; un progetto che unisce l'attenzione alle problematiche di inserimento lavorativo all''integrazione tout-court nel contesto comunitario di riferimento attraverso adeguate azioni di sostegno sociale e relazionale. Grazie alla disponibilità di un fondo, oltre a donazioni materiali di privati cittadini ed attività produttive, è stato allestito un laboratorio di cucito di circa 140 mq, con impianti adeguati alle norme di legge e completamente fornito dal punto di vista dei macchinari e delle altre attrezzature necessarie al ciclo produttivo. Il gruppo di lavoro è affiancato da formatrici volontarie che per anni hanno lavorato al trasferimento di competenze e capacità nelle varie tecniche di taglio e cucito, del patchwork, del ricamo, e della produzione artigianale di capi di biancheria, suppellettili per la casa e di altri prodotti in stoffa tutti prodotti con materiali di riciclo e secondo i principi del commercio equo e solidale. Il progetto ha oggi fatto il passo più importante: la creazione di una impresa di produzione gestita dalle destinatarie: Perché camminare con le proprie gambe è "un'impresa possibile" ed ora possiamo davvero dire di avere "stoffa da vendere". www.progettointegra.info 44 STAGIONE 2016-17 CAMPAGNA ABBONAMENTI INFORMAZIONI CAMPAGNA ABBONAMENTI DAL 7 GIUGNO 2016 Gli abbonati della scorsa stagione potranno confermare on-line i propri abbonamenti, usufruendo del prezzo scontato (5% per tutte le categorie di prezzo). Nuovi abbonamenti METASTASIO/10 spettacoli, FABBRICONE/9 spettacoli, A SCELTA 5 e A SCELTA 8 SPETTACOLI on-line (5% per tutte le categorie di prezzo) DAL 5 AL 17 SETTEMBRE 2016 Gli abbonati della scorsa stagione che non hanno confermato on-line il proprio abbonamento, potranno confermarlo al botteghino del Teatro Metastasio DAL 20 SETTEMBRE 2016 Nuovi abbonamenti METASTASIO/10 spettacoli, FABBRICONE/9 spettacoli, A SCELTA 5 e A SCELTA 8 SPETTACOLI presso il botteghino del Teatro Metastasio DAL 4 OTTOBRE 2016 Vendita della METASTASIO CARD e dei biglietti per i singoli spettacoli, sia on-line usufruendo del prezzo scontato, che presso il botteghino del Teatro Metastasio I NUOVI ORARI DEGLI SPETTACOLI FERIALI ore 20.45 / SABATO ore 19.30 / DOMENICA ore 16.30 NAVETTA Porta al Serraglio/Fabbricone Acquistando on-line il biglietto per uno spettacolo al Fabbricone, sarà possibile comprare congiuntamente anche il ticket navetta dalla Stazione di Porta al Serraglio al Fabbricone (andata e ritorno) al prezzo forfettario di 2 euro (servizio dedicato agli spettatori che raggiungeranno Prato in treno) BIGLIETTERIA ONLINE http://ticka.metastasio.it/ BIGLIETTERIA TEATRO METASTASIO Via B. Cairoli, 59 – 59100 Prato tel 0574.608501 mail: [email protected] ORARI: 9.30/12.30 – 16.00/19.00 (dal lunedì al sabato per tutta la campagna abbonamenti) STAGIONE 2016-17 45 CAMPAGNA ABBONAMENTI PREZZI 46 STAGIONE 2016-17 CAMPAGNA ABBONAMENTI PREZZI Ogni Abbonato online (MET/10, FAB/9, A SCELTA) della stagione 2016/17 potrà acquistare 2 biglietti a 3 euro l’uno per uno spettacolo programmato al Fabbrichino o al Magnol (esclusi gli spettacoli del Met Ragazzi). Ogni Abbonato MET/10 della stagione 2016/17 potrà acquistare 1 biglietto per ogni spettacolo non compreso nel proprio abbonamento al prezzo di 7 euro, con assegnazione del posto secondo disponibilità al momento della richiesta. Gli Abbonati (MET/10, FAB/9, A SCELTA) della stagione 2016/17 potranno acquistare i biglietti e gli abbonamenti del festival Contemporanea, in programma dal 19 settembre al 2 ottobre 2017, con uno sconto del 50%. STAGIONE 2016-17 47 FONDAZIONE TEATRO METASTASIO Provincia di Prato CON IL CONTRIBUTO DI SPONSOR STAGIONE 2016/17