Come cambia il mondo dell`auto

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Come cambia il mondo dell`auto
Pubblicazione semestrale
Anno XVI
| n° 1 | maggio 2013
R I T R A T TO
Segretariato
UPSA, C.so Elvezia 16,
6900 Lugano
tel. 091 911 51 14
fax 091 911 51 12
Comitato di redazione
Franco Fontana, pres.
Roberto Bonfanti
Gianfranco Christen
Gabriele Lazzaroni
Roberto Mazzantini
Sonja Simonetti
Redazione e impaginazione
Rezzonico Editore, Locarno
Stampa
Rprint SA, Locarno
Come cambia
il mondo dell’auto
IL SOMMARIO
Editoriale
| Un settore in movimento
L’intervista
| I progetti per ripartire
Storia di copertina | Quale futuro per i garage?
| Un’analisi ad ampio raggio
2
2-3
4-7
8-9
Formazione
Marketing
Camera con vista
Il mercato
Io e l’auto
| Una professione in evoluzione 10-11
| Un ufficio Comunicazione UPSA 12
| Salvaguardare i nostri valori 13
| In Ticino meglio che in Svizzera 14
| La giornalista Prisca Dindo 15
L’ospite
L’inchiesta
Il commento
Vita associativa
| Un rally ecologico
| Norme stradali più restrittive
| Gottardo: una partita da giocare
| In Burkina Faso tutto OK
| Il dibattito in assemblea
16-17
18-19
20
21
22
EDITORIALE
L’INTERVISTA
el mese di maggio del 2012 Franco
Fontana veniva eletto dall’assemblea
di UPSA Ticino presidente dell’associazione, ‘primo presidente non garagista’.
Come giudica, a un anno di distanza, il lavoro svolto alla luce delle sue aspettative di
allora? E quali sono i suoi progetti per il futuro di UPSA Ticino?
“Osservare un’associazione dall’esterno, sebbene da una posizione privilegiata come quella di
ex direttore di ESA Ticino – afferma Fontana –
è ben altra cosa che conoscerla dall’interno. In
questo anno ho imparato molto e mi sono soprattutto reso conto che UPSA Ticino riveste
un ruolo istituzionale più importante di quello
che noi dell’associazione le attribuiamo. E come tutte le realtà rilevanti, anche questa risulta complessa e difficile da gestire”.
È contento di quanto ha realizzato?
“A questo proposito devo fare un po’ di autocritica. Ero partito con l’idea di realizzare cambiamenti a breve termine. Nel corso di questo
anno di presidenza mi sono invece reso conto
che prima di proporre mutamenti era necessario un periodo di apprendistato nella mia nuova funzione. Così che finora non sono riuscito
a realizzare quanto mi proponevo per il bene di
UPSA Ticino. Sulle proposte di rinnovamento
l’ultima parola spetta comunque sempre agli
oltre 200 soci”.
In questo anno vissuto all’interno dell’associazione che cosa ha capito a livello di
funzionamento di UPSA Ticino?
“Ho trovato cinque gruppi regionali (Bellinzonese, Tre Valli, Locarnese, Luganese e Mendrisiotto) che operano, per dirla con una metafora
del settore, un gruppo a 8 cilindri con turbo, 3
a 6 cilindri, uno a 4 cilindri. Riconosco a tutti
alta professionalità per quanto riguarda le esposizioni locali di veicoli nuovi e d’occasione. L’attività di questi gruppi risulta preziosa sia a livello commerciale, sia per il contatto con il bene più importante, i clienti automobilisti. Non
va comunque sottovalutato l’aspetto di relazionarsi e coltivare rapporti personali tra concorrenti, ma pur sempre colleghi. A mio modo di
vedere vanno migliorati la coesione e lo scambio di idee, sfruttate meglio certe sinergie e ottimizzata la tempistica. Questo è un compito
che non può svolgere il Comitato cantonale, il
quale si deve invece occupare di altre questioni.
Quali sono dunque i compiti del Comitato
cantonale?
“Sono istituzionali, di presenza e partecipazione attiva nei contesti che interessano l’associazione. Deve focalizzare le tematiche associative
e proporre risposte a temi che turbano i sonni
dei nostri associati. Sono convinto che per raggiungere questi obiettivi sia necessaria una comunicazione a 360 gradi e di alto livello. Resta comunque un punto fermo il nostro fiore
all’occhiello, ossia la formazione professionale.
Ma prima di affrontare queste problematiche
va risolta una questione alla radice: quella della
N
di Franco Fontana
presidente UPSA Ticino
Un settore in
continuomovimento
ome tutti i settori economici anche
quello dell’automobile sta vivendo
mutamenti epocali. Cambiamenti che
costringono UPSA Ticino a rinnovarsi se desidera continuare a rivestire
quel ruolo istituzionale che le compete. Non
dimentichiamo che nel nostro Cantone il ramo dell’automobile genera una cifra d’affari
di 1,6 miliardi all’anno e che un posto di lavoro su otto in Svizzera gravita attorno a questo settore. Come dichiaro nell’intervista qui
accanto, dopo un anno di apprendistato in
qualità di presidente dell’associazione, penso
di avere individuato i principali punti su cui
concentrarci per garantire il necessario rinnovamento: proseguire l’impegno nella formazione professionale, rendere gli organi interni
più agili e la comunicazione più professionale. Questa edizione di ‘Autoritratto’ è improntata alle prospettive della nostra professione. Iniziamo con il delicato problema del
futuro dei concessionari confrontati con richieste sempre più esigenti e costose da parte
dei fabbricanti e degli importatori, intervistando i titolari di un’azienda piccola, di due
medie e di una grande. Sentiamo però anche
il parere degli importatori in un’intervista a
Silvio Bizzini, che durante la sua vita lavorativa ha vissuto esperienze dalle due parti della barricata. Per affrontare la questione del futuro del settore ci soffermiamo anche sulla
probabile evoluzione della mobilità e sulle risposte dei fabbricanti a tale sfida. Facciamo il
punto all’andamento del mercato dell’auto in
Ticino e in Svizzera, dove le vendite continuano a comportarsi bene. Come per tutti i settori economici anche il nostro futuro dipende
dai giovani e dalla qualità della loro formazione. Con Pierluigi Vizzardi, presidente della Commissione professionale UPSA, ci occupiamo delle prospettive della scuola e delle
nuove opportunità che si apriranno ai ragazzi
che desiderano avvicinarsi al nostro mondo.
Non mancano altri spunti di attualità come
il punto alla questione del raddoppio del Gottardo, l’introduzione di nuove norme sulla circolazione, la partecipazione ticinese al Rally
ecologico fra Lugan e Monte-Carlo e l’evoluzione del progetto UPSA in Burkina Faso.
C
2
IL PARERE DEL PRESIDENTE FONTANA SULL’EVOLUZIONE DI UPSA TICINO
Dopo un anno di “apprendistato”
ecco i
per ripartire
progetti
“NEL CORSO DI QUESTO
ANNO DI PRESIDENZA
MI SONO RESO CONTO
CHE PRIMA DI PROPORRE
RINNOVAMENTI
OCCORREVA UN PERIODO
DI APPRENDISTATO.
ORA MI SENTO PRONTO
AD AFFRONTARE
I NECESSARI CAMBIAMENTI
PER GARANTIRE A UPSA
UNA MAGGIORE VISIBILITÀ
MEDIATICA E POLITICA.”
composizione del Comitato Ticino. Attualmente i suoi membri sono tredici: troppi. Questo numero va ridotto, perché più un organo
esecutivo è numeroso, più diventa ostico prendere decisioni in tempi brevi come richiede il
mercato. Non metto in discussione che la rappresentatività di tutte le regioni garantisca meglio la democraticità nelle scelte ma ciò non
deve andare a scapito dell’efficienza”.
Questa osservazione l’aveva fatta già un
anno fa al momento dell’elezione.
“Sì. E forse era prematura, perché non mi rendevo ancora conto degli equilibri interni dell’associazione. Il Comitato deve essere rappresentativo dei settori più importanti e delicati del nostro settore. Ritengo per esempio un errore che il presidente della
Commissione della formazione professionale
non sia membro dell’esecutivo”.
Veniamo ai compiti principali del Comitato. Iniziamo proprio dalla formazione
professionale.
“Lo considero il fiore all’occhiello della nostra
associazione. Gestire un garage richiede sempre maggiori conoscenze professionali. Nel
nostro mestiere come in molti altri stiamo
vivendo cambiamenti epocali, che richiedono maggiore competenza gestionale. Diventa per esempio fondamentale disporre di una
contabilità analitica che permetta di separare costi e profitti delle differenti attività
aziendali: penso ai settori della vendita, dell’officina, della carrozzeria”.
Lei ritiene ci sia ancora spazio in futuro
per i piccoli garage?
“Certamente, perché l’importanza del rapporto personale con la clientela è riconosciuto da
tutti, così come la necessità di garantire un ser-
vizio di vendita e di assistenza distribuito sul
territorio per non allontanarsi dai propri clienti. D’altra parte le pressioni di costruttori e
importatori sui concessionari/agenti affinché
investano per garantire un servizio e un’immagine elevati al marchio che rappresentano
è in continuo aumento”.
Veniamo alla comunicazione di un settore, quello dell’automobile, che in Ticino
genera una cifra d’affari annua di 1,6 miliardi di franchi e in Svizzera si calcola che
un posto di lavoro su otto graviti attorno
a questo importante ramo dell’economia.
“Scinderei questa tematica in due: la comunicazione interna all’associazione e quella
esterna”.
Iniziamo da quella esterna, che è forse la
più importante.
“Si tratta di gestire in modo professionale i
rapporti con i media, che sono interessati al
mondo dell’automobile e si dimostrano disponibili nei nostri confronti. Dobbiamo essere
in grado di gestire in modo professionale i rapporti con stampa scritta, radio, tv, new media.
Per farlo, occorre disporre di una struttura interna meglio organizzata, che ci permetta di
far sentire la nostra voce su tutti gli argomenti che coinvolgono l’automobile e la mobilità.
Per certe battaglie, come quella del raddoppio della galleria autostradale del San Gottardo, del semisvincolo di Bellinzona, la vignetta autostradale, gli ecoincentivi, non basta comunicare la nostra posizione, ma ritengo sia
necessario assumere anche politicamente un
ruolo più attivo”.
La comunicazione interna all’associazione
come pensa di migliorarla?
“Da Berna riceviamo molte informazioni in
lingua italiana che potrebbero essere comunicate meglio ai soci. D’altra parte ritengo che
UPSA Ticino dovrebbe essere rappresentata
nei principali consessi dell’associazione a livello nazionale, dove numerosi problemi vengono discussi e risolti.
Pensa quindi anche a una riorganizzazione del segretariato?
“Qui stiamo parlando di rinnovamento delle
strutture, delle idee, dei compiti, e non delle
persone. D’altra parte, è risaputo che coinvolgere imprenditori nelle attività associative al
giorno d’oggi – e così sarà anche in futuro – è
sempre più difficile. In altri cantoni, sezioni
UPSA stanno passando con successo da comitati cantonali di milizia a un mix, supportato
anche da professionisti. Questo passo è di vitale importanza per garantire il futuro e il ricambio generazionale delle persone. Non ci sono giovani né anziani, c’è un meccanismo unico, garantire la continuità”.
E a livello informativo?
“Stiamo studiando anche a questo proposito
nuove forme di comunicazione, che potrebbero sostituire la rivista Autoritratto. Un
progetto denominato UCS è in una fase
avanzata di studio”.
3
STORIA DI COPERTINA
Fabio Mattei
Marco Doninelli
“LA PROSSIMITÀ
CON IL CLIENTE
È UN ELEMENTO
DI MARKETING CHE
CI VIENE RICONOSCIUTO
E CHE GIUSTIFICA
L’ESISTENZA
DI UN GARAGE
A GESTIONE FAMILIARE
COME IL NOSTRO
SITUATO IN VALLE.”
“FABBRICANTI
E IMPORTATORI
RICHIEDONO
STANDARD DI SERVIZIO
E DI PRESENTAZIONE
CHE SPESSO
COMPORTANO
COSTI ECCESSIVI
PER AZIENDE
DI DIMENSIONI MEDIE
COME LA NOSTRA.”
Una piccola azienda
in Vallemaggia
Iniziamo la nostra carrellata di pareri da
Fabio Mattei, che siamo andati a trovare
nella sua valle, dove la sua azienda è nota
a tutti i Valmaggesi. Ed è forse proprio
questo il punto di maggior forza di questo garage che permette alla casa madre di
decentrare in un’area periferica sia la vendita che l’assistenza, ottenendo un buon
successo: 80 veicoli venduti all’anno. Se i
Valmaggesi non avessero il concessionario
fuori dalla porta di casa e dovessero recarsi in città, forse cambierebbero comportamento di acquisto. “Questa prossimità al
cliente – afferma Mattei – è un elemento
che ci viene certamente riconosciuto dal
concessionario principale, il garage TognettiAuto di Gordola, da cui dipendiamo per la vendita, ma penso anche dall’importatore”. Secondo le statistiche nazionali un concessionario dovrebbe però
raggiungere il traguardo di vendita di almeno 100 veicoli per garantirsi un futuro. “Sì, ma noi siamo una piccola azienda
familiare, dove oltre a me, tre operai e tre
apprendisti, lavorano mia moglie e le mie
due sorelle. Questo ci permette di contenere i costi”. Quindi non temete per il futuro? “Se la struttura manterrà questa gestione familiare, no”. Le grandi marche richiedono a una piccola struttura come la
vostra gli stessi standard che ai grandi,
oppure con voi sono più indulgenti? As4
Roberto Bonfanti
Quale
Roberto Pesare
futuro per i garage?
Quattro esperienze a confronto
l settore dell’automobile in Svizzera e in Ticino continua a tirare nonostante la
crisi. Il mercato è infatti in espansione da due anni, ma… C’è un grosso ma. Chi
non opera nel settore è giustificato a credere che i commercianti di automobili
facciano affari d’oro, dato che questo mercato non conosce crisi. Eppure non è
così. Un luogo comune molto diffuso, e spesso non privo di fondamento, considera i commercianti come persone che si lamentano anche quando le cose vanno
bene. Nel caso dei concessionari di automobili però questa critica non regge, in
quanto se è vero che il mercato delle auto sostanzialmente tiene, è altrettanto vero
che i margini di guadagno dei garagisti sono sempre più esigui, anche perché i costi di gestione per garantire un servizio e un’immagine di elevato livello sono in
I
solutamente no, osserva Fabio Mattei. Per
ottenere la certificazione – che è la stessa
per tutti – e per mantenerla, dobbiamo
garantire una qualità nel rapporto con la
clientela, nell’organizzazione e nell’efficienza in officina che viene costantemente verificata dalla casa madre attraverso
inchieste mirate. Con questi controlli
l’importatore intende garantire il servizio
dopo vendita. Ma naturalmente – aggiunge Mattei – tutto questo ha dei costi, per
cui non possiamo praticare le stesse tariffe di certe autorimesse che non devono rendere conto a nessuno”. Certo, ma chi viene da voi ha la garanzia di un servizio inappuntabile. “Molti clienti lo apprezzano e
sono disposti a pagare qualcosa di più, ma
bisogna fare attenzione a non esagerare”.
continuo aumento. Quale futuro hanno pertanto le numerose autorimesse ticinesi
con vendita di marchi di prestigio? Per affrontare questo delicato argomento la redazione di “Autoritratto” ha incontrato i titolari di quattro aziende con caratteristiche diverse: una piccola e monomarca – il garage AutoMattei di Someo in Vallemaggia – che vende 80 veicoli all’anno in un mercato di riferimento di 6000 abitanti; due garage di media grandezza – GenurAuto di Coldrerio e Bonfanti di Mendrisio – entrambi multimarca, con un volume di vendita attorno alle 150 vetture
l’anno ciascuno e da ultimo la Emil Frey di Noranco, una delle maggiori aziende
ticinesi del settore, con un mercato di circa 1500 veicoli l’anno e la rappresentanza di 12 marchi automobilistici.
Due esperienze
di medie dimensioni
Questo era dunque il parere del titolare di
una piccola struttura. Ma come giudicano la situazione attuale del mercato dell’automobile le aziende di medie dimensioni, con un volume di vendite che si aggira intorno alle 150 vetture all’anno?
L’abbiamo chiesto a Marco Doninelli, ti-
tolare del garage GenurAuto SA di Coldrerio, e a Roberto Bonfanti, responsabile amministrazione e vendita nell’omonimo garage di famiglia a Mendrisio, che
abbiamo incontrato insieme. Il vostro collega Fabio Mattei mette molto l’accento
sulle pressioni a cui è sottoposto il concessionario. “In effetti – afferma Marco
Doninelli – i fabbricanti e gli importato-
“PER FORTUNA,
IN PICCOLE REALTÀ
COME LA NOSTRA
CONTA ANCORA MOLTO
IL CONTATTO PERSONALE
E I CLIENTI SANNO
CHE DA NOI POSSONO
FAR AFFIDAMENTO
SU UNA VALIDA
ASSISTENZA ANCHE
DOPO L’ACQUISTO.”
“IN UN SETTORE
CHE CAMBIA,
OGNI AZIENDA PICCOLA
MEDIA O GRANDE
CHE SIA HA UN FUTURO,
A CONDIZIONE
CHE SAPPIA ADATTARE
IL SUO MODELLO
DI CONDUZIONE
ALL’EVOLUZIONE
DEL MERCATO.”
ri ci richiedono standard sempre più elevati sia di presentazione che di servizio alla clientela. E tutto questo comporta costi rilevanti, spesso difficili da sopportare
per un’azienda di medie proporzioni”. “Le
spese di gestione aumentano –conferma
Roberto Bonfanti – i margini di guadagno si abbassano”. “Capisco bene – prosegue Doninelli – che i produttori desiderino dare un’immagine di qualità, ma a
volte gli acquirenti non sembrano accettare il prezzo che tutto questo comporta
e si rivolgono al mercato parallelo, che
certo non garantisce la nostra qualità, ma
può permettersi tariffe più vantaggiose
grazie a costi inferiori”. Infatti, per garantire una qualità elevata, i garage che rappresentano marche di prestigio sono anche costretti ad inviare il personale a specifici corsi di formazione su vari modelli
o ad acquistare macchinari molto sofisticati per gestire al meglio il lavoro in officina. Ma come giudicano Bonfanti e Doninelli l’importanza del rapporto con la
clientela? “Per fortuna – risponde Bonfanti – in piccole realtà come la nostra conta
ancora molto il contatto personale: i clienti sanno che nelle nostre aziende possono
far affidamento su una valida assistenza
anche dopo l’acquisto. D’altra parte – aggiunge – quando si compra una vettura
non si acquista solo un’automobile, ma
anche il mondo che sta dietro a un marchio”. “Ho già vissuto due cambiamenti
5
STORIA DI COPERTINA
di gestione – aggiunge Doninelli – e mi
rendo conto che la clientela cerca il contatto con persone affidabili. La vendita,
per nostra fortuna, è ancora basata sul
rapporto umano. C’è da sperare che le
grandi case madri se ne rendano conto”.
Come avviene in altri mercati, per
esempio in quello della moda, i grandi
marchi costringono i concessionari a ritirare una certa quantità di merce, ma
poi non riescono o non vogliono impedire che gli stessi prodotti vengano venduti anche in altri punti vendita, che
non dispongono della rappresentanza.
Rappresentanza che, come abbiamo visto, comporta costi elevati. “C’è da chiedersi – osserva Doninelli – se il sistema
di distribuzione dell’automobile sia ancora attuale, se non sia necessario cambiare qualcosa. Di questo passo, sulla
vendita di una vettura noi concessionari finiremo per perderci”. Durante i periodi di ristrettezze economiche, per
non parlare di crisi, molti costi vengono scaricati dai produttori sugli importatori e da questi sui concessionari. Un
po’ come sta avvenendo a livello cantonale, dove il Cantone, per risparmiare,
riversa certi costi sui Comuni. Il fatto è
che qualcuno queste spese le deve paga-
re. D’altra parte, per conquistare nuove fette di mercato i prezzi per il consumatore continuano a diminuire. Basti paragonare il costo di una vettura di
pari qualità in Svizzera nel 2013 rispetto a un paio di anni fa: si è ridotto di
un buon 20 per cento. E il mercato delle vetture d’occasione, come va? Doninelli spiega che per non avere problemi
di liquidità tende a rivenderle immediatamente a commercianti che si occupano esclusivamente di questo mercato. Mentre Bonfanti, che ha un ragguardevole parco macchine d’occasione, afferma che “non sai mai come va a
finire quando ritiri una vettura: né a
quanto, né quando la venderai”. Come
abbiamo già scritto più volte nelle ultime edizioni di questa rivista, il mercato dell’occasione è condizionato dalla
caduta dei prezzi delle auto nuove. Il
cliente che ha acquistato un’automobile quando i prezzi erano più elevati, al
momento di venderla per comperare un
nuovo veicolo rischia di essere penalizzato. Il garage da parte sua, per non
perdere il cliente tendenzialmente gli
propone una valutazione più elevata di
quella di mercato, con evidente perdita di guadagno. In questa complessa si-
tuazione, gli introiti più sicuri di un
garage sono dunque portati dall’officina, che si occupa dei servizi di manutenzione e delle riparazioni delle vetture, siano essi a carico della casa madre,
o del consumatore. Ma per i concessionari quanto pericolo c’è che l’automobilista si rivolga a un’autorimessa non
ufficiale di una determinata marca, che
può praticare prezzi più bassi perché
deve far fronte a meno spese di gestione? “Questo pericolo diventerà sempre
più remoto – afferma Roberto Bonfanti – perché l’assistenza richiede macchinari sempre più specifici. Accade un po’
come nella medicina. Ti rechi dal medico generico per un malessere generale, ma come entri nello specifico ti
manda dallo specialista. Questo sta avvenendo anche nel nostro settore”. Roberto Bonfanti è un giovane trentenne
laureato in economia che lavora ormai
da 8 anni nell’azienda di famiglia, come vede il suo futuro in questo delicato settore, in subbuglio come quasi tutti i mercati? “Oggi – conclude Bonfanti – con tutti i cambiamenti in atto mi
è davvero difficile immaginare il futuro e prevedere come si svilupperà la nostra attività”.
IL SUO TUNING A LUNGO TERMINE?
COLLABORARE CON PARTNER SU CUI PUÒ
SEMPRE CONTARE.
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u a c a r r i e r a h a m e s s o il
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Tra i più grandi
di tutto il Ticino
Roberto Pesare è titolare del Garage
Emil Frey di Noranco, uno dei più grandi del Ticino, con la rappresentanza di
12 marchi e la vendita di 1'500 veicoli
all’anno. Anche per lui la musica non
cambia: i costi lievitano e i margini di
guadagno diminuiscono. “Attenzione –
avverte – quando lei parla nell’introduzione a questa inchiesta di vetture vendute nel 2012, dimentica di dire che questi dati si riferiscono ai veicoli immatricolati, non necessariamente venduti.
Molte delle automobili che figurano sulle statistiche 2012 si trovano infatti ancora sui piazzali dei concessionari, che sono stati costretti ad acquistarle e ad immatricolarle nell’intento di raggiungere
gli obiettivi di vendita prefissati dall’importatore per garantire i bonus di fine
anno”. Ma voi siete il garage dell’importatore. “In teoria sì. Facciamo parte del gruppo, ma in
pratica siamo trattati come
qualsiasi altro concessionario. E
per un garage multimarche come il
nostro gli sforzi amministrativi per seguire le richieste degli importatori, la gestione degli stock, la verifica costante del
raggiungimento degli obiettivi, sono ingentissimi. Dobbiamo disporre di strumenti di controllo sofisticati per raggiungere le cifre chiave mese per mese.
Pensi solo alla gestione del nostro stock,
che si aggira costantemente attorno ai
400 veicoli”. Per un grande garage è più
difficile tenere un contatto costante con
il cliente? “È difficile, ma fondamentale.
Dedichiamo molte energie e risorse a
questo scopo”. Quindi non è facile abbassare i costi. “Per garantire efficienza e servizio di qualità bisogna far fronte a inevitabili costi fissi. Ma intravvedo possi-
bilità di risparmio stabilendo collaborazioni e sinergie con gli altri concessionari ticinesi dei nostri stessi marchi. Per
esempio sugli investimenti pubblicitari.
La gestione dei pezzi di ricambio è un altro settore interessante a questo proposito. Fino a poco tempo fa ognuno si gestiva il proprio magazzino. Ora abbiamo
centralizzato questo servizio nella nostra
azienda. Gli altri concessionari rispar-
miano le spese di magazzino e noi riusciamo a compensare parte dei costi che
avremmo in ogni caso”. Quindi lei contesta la voce comune secondo cui le grosse aziende sono favorite? “Secondo me
chi dorme sonni più tranquilli sono i
proprietari dei piccoli garage, che riescono più facilmente a controllare e a contenere i costi. Quelli medi e noi grandi
abbiamo più difficoltà a snellire le nostre organizzazioni interne. Di fronte a
un mercato in continuo mutamento sono persuaso che ogni azienda del nostro
settore, piccola, media o grande che sia,
abbia un futuro, a condizione che sappia
adattare il suo modello di conduzione all’evoluzione del settore. Sul mercato dell’usato quale è la sua posizione? “Ritengo sia importante esserci con occasioni
di qualità e a prezzo giusto. Questo settore permette di avvicinare nuovi clienti, che in un primo momento si dimostrano interessati a un veicolo d’occasione ma che poi finiscono magari per acquistarne uno nuovo. In ogni caso, dato
che in questo momento i guadagni delle
nostre aziende giungono piuttosto dalle
officine, mi sembra importante incrementare la clientela, sia vendendo auto
nuove, pur con minori margini, sia impegnandosi sul mercato dell’usato”.
7
STORIA DI COPERTINA
“GLI ESPERTI SOSTENGONO
CHE IN FUTURO
I LUNGHI SPOSTAMENTI
AVVERRANNO IN TRENO;
GIUNTI IN STAZIONE
SI PROSEGUIRÀ CON
ALTRI MEZZI PUBBLICI
O VETTURE A NOLEGGIO
A BASSO CONSUMO
E MINIMO IMPATTO
AMBIENTALE.”
SILVIO BIZZINI, UNA VITA DEDICATA ALL’AUTOMOBILE
Un’analisi
ad ampio raggio
uno dei personaggi più brillanti e
aperti del mondo automobilistico ticinese. Silvio Bizzini è nato tra le auto perché suo padre era titolare di un
garage a Biasca. Sin da giovane ha
quindi conosciuto pregi e difetti dell’azienda
di famiglia. Non si è però fermato in valle,
ma ha studiato ingegneria nel campo dell’automobile presso la Scuola di Ingegneria a
Bienne. Ha quindi lavorato per vent’anni con
mansioni dirigenziali all’importazione di
prestigiosi marchi, prima di tornare in Ticino a dirigere un’importante concessionaria a
Lugano. Attualmente
fa parte del consiglio
di amministrazione di
uno dei principali importatori elvetici e
partecipa a un gruppo
strategico sul futuro
del settore. In questa
intervista a 360 gradi
Silvio Bizzini
tocchiamo prevalentemente tre tematiche: dopo aver sentito le
preoccupazioni di quattro garagisti sul futuro della loro attività sentiamo da Bizzini il
punto di vista dell’importatore. Passeremo
quindi a parlare del futuro dell’automobile,
dapprima con attenzione allo sviluppo del
mercato e in seguito all’evoluzione della mobilità e di conseguenza anche alle caratteristiche delle vetture per adeguarsi a un mondo in continuo mutamento.
È
Dalla parte dell’importatore
Nelle pagine precedenti abbiamo riferito le
preoccupazioni di quattro garagisti rappresentanti di importanti marchi. Si sentono
messi sotto pressione da fabbricanti e importatori che richiedono continui investimenti
per garantire e migliorare il prestigio e l’immagine dei loro prodotti.
Silvio Bizzini ha vissuto questa esperienza dalle due parti della barricata: vent’anni da una parte e venti dall’altra. Cosa ci
può dire a questo proposito?
“In effetti – osserva – uno dei maggiori ostacoli del nostro settore è proprio costituito dalla difficoltà di dialogo tra fabbricanti e importatori da una parte e concessionari dall’altra per tutto quanto attiene al ciclo di distribuzione dell’automobile. Intendo dal
momento in cui un veicolo lascia la fabbrica
a quello in cui finisce nelle mani del consu8
matore. Ebbene questo processo comporta costi che incidono per il 30 per cento circa sul
prezzo finale”.
Vediamo in questa sede la visione del fabbricante e dell’importatore.
“Il fabbricante è preoccupato che a tutti i consumatori, indipendentemente da dove risiedono, giunga in modo coerente l’immagine
da lui desiderata del suo prodotto. Per ottenere questo obiettivo chiede all’importatore
– che a sua volta viene così messo sotto pressione – di fare in modo che i concessionari garantiscano determinati standard. Richieste
che entrano spesso anche nel particolare per
l’architettura degli show room, gli aspetti
esterni dei garage, fino a scegliere addirittura il colore delle piastrelle del pavimento”.
Ma non è un’esagerazione?
“Nella visione del concessionario è comprensibile usare il termine ’esagerazione’, ma per
il costruttore sono considerati dettagli necessari per portare il consumatore a identificarsi
con il marchio”.
Ma tutto questo richiede per i concessionari investimenti costosissimi.
“Certo. Si tratta di costi alla portata solo delle aziende che possono contare sulla necessaria massa critica di vendite. Chi ha un piccolo potenziale non se lo può permettere”.
Che ne sarà allora dei piccoli garage?
“Fabbricanti e importatori, accanto a queste
grandi strutture, dovranno continuare a garantire una serie di ‘satelliti’ distribuiti sul
territorio per offrire un servizio di prossimità alla clientela. Ci sarà così sempre spazio
anche per piccole strutture”.
Il mercato si espande
Veniamo al mercato.
“Nel 2012 – osserva Silvio Bizzini – il mercato mondiale dell’automobile ha toccato un
nuovo record con la vendita di 72 milioni di
vetture. Tre anni fa, quando è scoppiata la crisi finanziaria le vendite internazionali erano
scese a 48 milioni. Gli esperti si aspettavano
che in seguito sarebbero scese ulteriormente
fino a 40 milioni. Si è invece assistito a un incremento record”.
Nonostante il tonfo nelle vendite registrato in Europa, ad eccezione della Svizzera.
“Certo. I grossi incrementi di vendita sono
stati infatti registrati negli Stati Uniti, in
Russia e nelle economie emergenti come Cina, India e Brasile”.
Una rete di distributori
di gas metano in Ticino
Non tutti i fabbricanti sono dunque favoriti da questo andamento.
“Risultano vincenti le fabbriche cosiddette
‘global player’, cioè quelle che sono presenti su tutti i mercati mondiali. I gruppi che
hanno previsto strategicamente questo andamento e quindi hanno investito in paesi
emergenti come la Cina oggi vanno a gonfie vele. Quelli, invece, che hanno puntato
principalmente sul mercato europeo sono
in difficoltà”.
Per quanto riguarda le tipologie di vetture, quali sono le più gettonate?
“Sui mercati consolidati come il nostro i
consumatori sembrano piuttosto orientarsi
verso vetture più piccole, a minor consumo
e minor impatto ambientale. Nelle economie emergenti vanno invece alla grande veicoli di grossa cilindrata e di dimensioni
maggiori”.
L’automobile del futuro
Siamo così giunti al terzo argomento: come sarà l’automobile del futuro, anche in
vista dell’evoluzione della mobilità?
“Sono persuaso che l’automobile rimarrà ancora a lungo il principale vettore con cui la
gente si sposterà, ma in un contesto assolutamente diverso rispetto a quello attuale”.
Ci spieghi come muterà questo contesto.
“A livello planetario stiamo assistendo alla
creazione di città sempre più grandi. Si calcola che nel prossimo ventennio la popolazione residente nei centri sarà il doppio rispetto a chi abiterà in campagna. Questa storica
inversione di tendenza comporterà profondi
mutamenti nella mobilità. Gli esperti di
questa materia prevedono che i cittadini si
sposteranno sulle lunghe distanze tramite
treni veloci. Quando arriveranno in città, all’interno dei centri utilizzeranno ancora i
mezzi pubblici, ma chi si dovrà spostare in
zone più discoste continuerà a farlo in automobile, con vetture a noleggio che troverà
fuori dalla stazione”.
E questi veicoli come saranno?
“Saranno a basso consumo e ad impatto ambientale minimo”.
Si andrà quindi verso vetture elettriche?
“Non penso. L’automobilista non sembra disposto ad accettare veicoli che garantiscono
una scarsa autonomia di percorso e per giunta a prezzi molto elevati. Per i prossimi venti
o trent’anni sono persuaso che i motori a benzina o a diesel rimarranno i più diffusi”.
Ma se i tragitti lunghi avverranno in treno, quelli in auto saranno brevi, quindi
adatti anche alle vetture elettriche.
“Credo piuttosto nel successo dei veicoli
ibridi, che utilizzano cioè sia un motore
elettrico, sia uno tradizionale che entra in
funzione quando l’altro ha esaurito la propria autonomia”.
Ci sono molti tipi di motori ibridi.
“Credo nello sviluppo della tecnologia cosiddetta Plug-in. Offre oggi modelli con motore elettrico ricaricabile in due ore e mezzo con
la corrente di casa come un qualsiasi elettrodomestico. Dopo 50 chilometri di percorrenza entra in funzione un motore tradizionale
con un consumo inferiore a 2 litri ed emissioni bassissime di Co2 (72 grammi) e con autonomia di successivi 300 chilometri”.
I prezzi sono però ancora elevati.
“Sì, ma scenderanno quando aumenteranno i
volumi di produzione”.
E i motori a benzina saranno ancora proponibili tra una ventina d’anni?
“Certamente, l’evoluzione del motore a benzina, sia rispetto ai consumi, sia per l’impatto ambientale, in questi ultimi anni è stata
spettacolare. Infatti, abbiamo già oggi sul
mercato veicoli che consumano soltanto 3 o
4 litri per 100 km”.
Bisognerà invece dire addio alle auto di
prestigio, come le sportive?
“No, sono persuaso che le vetture sportive
continueranno ad avere un mercato rivolgendosi a coloro che si vogliono divertire
guidando”.
Una nuova iniziativa sta nascendo in Ticino sotto l’egida di Gasmobil AG, un’associazione che ha come scopo la
diffusione in Svizzera del gas naturale
(spesso denominato metano) e del biogas. Entrambi da non confondere con il
Gpl, un gas di petrolio liquefatto. Molte
fra le maggiori case automobilistiche
producono vetture funzionanti con il gas
naturale (14,5 milioni nel mondo), che
permettono un risparmio del 35% sul
costo del carburante rispetto a quelle
tradizionali e garantiscono una maggior
tutela dell’ambiente. Dopo quasi tre anni
di egemonia dell’auto ibrida, tre modelli
a metano risultano da quest’anno al
primo posto di EcoMobiLista la speciale
classifica stilata dall’ATA (Associazione
Traffico e Ambiente).
Naturalmente, la diffusione di questi
modelli è condizionata anche dalla rete
di distribuzione del gas metano. Finora
sono disponibili in Svizzera 135 stazioni
di rifornimento, di cui 3 in Ticino: due nel
Luganese e una nel Mendrisiotto. “Nella
Svizzera tedesca e in quella romanda –
ci spiega Marialuisa Bernini, promotrice di Gasmobil Ticino – questo genere
di veicoli ha una diffusione crescente
anche nelle flotte aziendali. Ora stiamo
lavorando per portare l’offerta di metano
anche agli automobilisti ticinesi. Speriamo di poter contare sulle sinergie dei
fornitori di gas nel Sopraceneri e nel
Sottoceneri e di tutto il settore automobilistico cantonale per riuscire a sostenere gli investimenti necessari alla
diffusione di questa tecnologia, che si
avvale delle sovvenzioni della Confederazione e del Cantone previste per le vetture rispettose dell’ambiente”.
9
INCONTRO CON PIERLUIGI VIZZARDI, ANIMA DELLA FORMAZIONE PROFESSIONALE UPSA
Una professione in evoluzione
dal meccanico all’informatico
al meccanico che con chiave inglese e cacciavite riparava tutto, all’attuale meccatronico, sempre più elettronico e sempre
meno meccanico, si passerà all’informatico di automobili. Dopo avere esaminato nei servizi precedenti il futuro dell’associazione, quello dei garage e quello dell’automobile in generale, abbiamo incontrato Pierluigi Vizzardi, presidente della Commissione UPSA per la formazione professionale, per conoscere le evoluzioni previste nel mestiere di chi lavora in officina e nella sua
formazione. Vizzardi segue questo importante settore dell’UPSA da
oltre 20 anni. Il suo impegno è stato sottolineato nel corso dell’ultima assemblea con il riconoscimento di socio onorario. Ma prima di
parlare del futuro, facciamo il punto sul presente. Il presidente Fontana non manca occasione per affermare che il settore della formazione è il fiore all’occhiello dell’associazione. In effetti la scuola UPSA
di Biasca inaugurata nel 1995 la si può considerare una sede modello. E i curriculum di studi impartiti agli allievi al passo con i tempi.
“Contenuti a parte – spiega Pierluigi Vizzardi – il sistema di formazione elvetico basato sull’apprendistato in un’azienda privata o pubblica e la frequentazione di corsi in scuole statali è ritenuto tra i migliori al mondo. Veniamo spesso citati come esempio. Non si tratterà
quindi in futuro di cambiare il sistema, bensì di continuare ad adattare i contenuti dei corsi all’evoluzione del mercato”.
G.Putzu/Ti-Press
D
10
Pierluigi Vizzardi e un suo collaboratore,
nell’officina del suo garage di Rancate
Oggi un giovane che sceglie di lavorare nel mondo dell’automobile
deve trovare dapprima un posto dove svolgere il suo apprendistato e
poi seguire le lezioni tecniche alla SPAI di Biasca (Scuola Professionale Artigianale e Industriale) e quelle pratiche alla Scuola UPSA,
dove ha la possibilità di cimentarsi in quelle attività che non gli vengono offerte sul posto di lavoro perché affidate a personale più esperto. Può scegliere fra tre differenti curriculum. Il più impegnativo,
che si articola su quattro anni, è quello del meccatronico. Una professione che raccoglie in sé sia le competenze del meccanico tradizionale, sia quelle dell’elettrauto. Quando un veicolo riscontra un problema arriva questa nuova figura professionale trascinando sul carrello un computer, che collega all’elaboratore di bordo della vettura per
diagnosticarne la ‘malattia’. Esistono anche formazioni di tre anni per
il meccanico di manutenzione, che in officina si occupa dei servizi di
controllo previsti dai costruttori e della sostituzione di eventuali pezzi guasti. Chi desidera invece seguire una formazione meno impegnativa frequenta due anni di scuola per diventare assistente di manutenzione, al quale sono affidati i piccoli lavori.
Oltre a questi curriculum la Scuola UPSA propone anche corsi di formazione continua, insegnamenti cioè impartiti a chi ha finito l’apprendistato ma desidera rimanere al passo con i tempi per quanto riguarda tutte le novità della tecnologia automobilistica.
Questa la situazione attuale, ma cosa succe- quelle informazioni che non era in grado di
derà in futuro nella formazione?
fornirgli chi gli aveva venduto la vettura”.
“Come già detto – risponde Vizzardi – non L’anno scorso all’assemblea UPSA ricordo
penso che cambierà il sistema di formazione, che lei si era lamentato perché avevate preperché è ben articolato e permette ai giovani visto un corso di specializzazione per condi proseguire gli studi fino al livello univer- sulenti di vendita senza riuscire però a ragsitario, pur iniziando da un semplice appren- giungere il numero minimo di iscrizioni
distato. Dovremo però sforzarci affinché la per organizzarlo. Segno che molti suoi colscuola, come è avvenuto finora, continui a leghi non puntano ancora sulla professiomantenere il passo con il mercato e permetta nalità di questa figura nei loro garage?
agli allievi di imparare a gestire una piccola “In realtà, dopo il mio appello all’assemblea
azienda. Quelle piccole aziende che costitui- abbiamo raccolto nuove iscrizioni e il corso si
scono la spina dorsale della nostra economia”. è poi tenuto con notevole soddisfazione dei
La professione continuerà comunque a partecipanti, che hanno potuto seguire ben
evolvere?
120 ore di insegnamento articolate su due
“Se una volta per riparare una vettura erano giorni alla settimana, con un programma molsufficienti una chiave inglese e un cacciavite, to vasto e interessante”.
oggi è necessario essere quasi degli informa- Nelle pagine precedenti alcuni suoi colletici. E questa evoluzione non si fermerà. An- ghi affermano che per gestire un garage
che una semplice operazione come il cambio sono necessarie conoscenze sempre più
dell’olio, che fino a poco tempo fa veniva ef- approfondite in vari settori. Sottintendofettuata durante i rifornimenti di benzina, og- no insomma che non basta essere bravi
gi richiede di registrare
meccanici – pardon
nel computer di bordo “FINO A POCHI ANNI FA
meccatronici – o abili
della vettura che questa PER LA RIPARAZIONE DI
venditori, ma occorrofunzione è stata eseguita. UNA VETTURA ERANO
no profonde conoIn caso contrario conti- SUFFICIENTI CACCIAVITE
scenze gestionali. Voi
nuerà ad accendersi la
prevedete una formaE CHIAVE INGLESE;
spia che segnala la neceszione anche a questo
OGGI È NECESSARIO
sità di sostituire l’olio”.
scopo?
Tradizionalmente, la ESSERE QUASI
“Condivido l’opinione
scuola sembra essersi DEGLI INFORMATICI.”
dei colleghi, ma il Ticipreoccupata soprattutno è troppo piccolo per
to della formazione di
proporre corsi di questo
chi lavora in officina, “È NECESSARIO GARANTIRE genere, che sono molto
ma meno del persona- CHE LA SCUOLA,
costosi e richiedono un
le occupato in altri set- COME È AVVENUTO FINORA, minimo di almeno una
tori aziendali, come in MANTENGA IL PASSO
dozzina di partecipanti.
quello della vendita CON IL MERCATO
A partire dal prossimo
per esempio. E un suo E FORNISCA AGLI ALLIEVI
anno scolastico, comuncollega mi faceva nota- LE BASI PER GESTIRE
que, abbiamo introdotre come il mercato ri- UNA PICCOLA AZIENDA.”
to una novità nella spechieda sempre più vencializzazione per divenditori con elevata professionalità. Non ba- tare autodiagnostico (la formazione successiva
sta più, insomma, un approccio simpatico a quella di meccatronico), che va in questa dicon la clientela e un forte intuito.
rezione. Chi frequenterà questi corsi potrà sce“Il consulente di vendita deve conoscere a fon- gliere tra due opzioni: quella tecnica con 8
do il prodotto che propone al cliente. Cliente moduli di sole materie tecniche e quella deche arriva spesso dal concessionario con le idee nominata ‘coordinatore di officina’, che preprecise di quello che vuole, dopo essersi in- vede 4 moduli tecnici e 4 dedicati invece alla
formato sul sito internet della marca. Talvol- gestione aziendale. I diagnostici già diplomata però formula richieste frutto di malintesi, ti, se lo desidereranno, potranno seguire i 4
che è indispensabile chiarire prima della ven- moduli in gestione aziendale per completare
dita. Ma per farlo bisogna essere molto bene la loro formazione”.
informati. Al momento della consegna, poi, Esiste poi sempre la possibilità di seguire
il consulente deve essere in grado di spiegare oltr’alpe i corsi di gestione aziendale mial cliente tutte le opzioni presenti nella vet- rata al settore automobilistico.
tura. Operazione che, per certi veicoli, signi- “Certamente, ma ciò presuppone la buona cofica impartire un piccolo corso di informati- noscenza della lingua tedesca o francese. Anca. E questo è un punto fondamentale in cui che per questo la scuola insiste molto sull’apil concessionario ufficiale si differenzia dai ga- prendimento delle lingue. D’altra parte seguirage del cosiddetto mercato parallelo, che non re i corsi oltre Gottardo richiede anche sacrificonoscono a fondo i veicoli offerti. Proprio in ci economici e di tempo perché le lezioni si
questi giorni ho assistito al caso di un cliente tengono un giorno alla settimana durante il
che si rivolgeva a un concessionario per avere periodo lavorativo”.
T.Scolari/Ti-Press
FORMAZIONE
11
MARKETING
di Roberto Mazzantini
(Mazzantini & Associati SA,
agenzia di comunicazione
a servizio completo)
n’associazione è un’aggregazione,
volontaria e senza scopo di lucro, di
soggetti - individui o gruppi di individui - che perseguono collettivamente e in modo organizzato, attraverso di essa, obiettivi comuni. Il suo scopo
è, dunque, quello di soddisfare esigenze condivise da coloro che rappresenta, in primo
luogo rappresentanza e servizi. Scorrendo il
testo relativo ai “Principi UPSA” si può leggere: “La comunicazione è uno strumento
centrale per raggiungere gli obiettivi dell'Unione e per rendere trasparenti e interessanti i nostri servizi. Ci impegniamo per una
buona immagine del settore e, con il rafforzamento del marchio UPSA, aiutiamo i nostri Soci a profilarsi e distinguersi nel mercato. Promuoviamo il dialogo e comunichiamo in modo attivo, onesto e orientato al futuro con i nostri destinatari interni ed
esterni”. La comunicazione concorre a raggiungere tutti gli obiettivi di un’associazione imprenditoriale, migliorando l’efficacia
delle sue relazioni al proprio interno e verso
l’esterno. Rafforzare l’identità associativa,
sviluppare il senso di appartenenza e la partecipazione dei soci, svolgere azioni di lobby, assolvere funzioni di marketing, coinvolgere e motivare le risorse umane sono i
suoi obiettivi. Comunicare non significa solamente parlare e informare, si comunica per
trasmettere qualcosa, per far capire, per influenzare, per ottenere una reazione ed è per
questo che il prossimo futuro di UPSA, dopo un decennio dedicato alla Formazione,
deve essere seriamente impostato sulla Comunicazione i cui destinatari, per un’associazione imprenditoriale come UPSA, sono
molteplici. La pubblica amministrazione,
gli enti locali, i partiti politici, le organizzazioni sindacali, i media, l’opinione pubblica, gli imprenditori, il mondo della formazione e della ricerca, i giovani, i movimenti e i gruppi di pressione e di interesse,
le organizzazioni culturali e, naturalmente,
i potenziali associati sono solamente alcuni
obiettivi di una strategia di comunicazione
mirata e continuativa il cui scopo è quello
di rispondere a un bisogno dettato dalla con-
CAMERA CON VISTA
PER FAR CONOSCERE IL PESO ECONOMICO DEL SETTORE
IL RUOLO DETERMINANTE DELLE ASSOCIAZIONI PROFESSIONALI
Comunico.
Come salvaguardare
i nostri valori?
Ergo UPSA!
di Luca Albertoni
Direttore della Camera di commercio,
dell’industria, dell’artigianato
e dei servizi del cantone Ticino (Cc-Ti)
U
12
l ruolo delle associazioni professionali
come UPSA nel contesto economico, sociale e politico è incontestabilmente importante, se pensiamo alla creazione di
quella ricchezza alla base del processo ridistributivo dello Stato, ma anche e soprattutto alla formazione. Svolgendo i loro compiti “naturali”, le associazioni hanno però
anche un’importante funzione di salvaguardia dei valori fondamentali del nostro sistema economico, contraddistinto da una chiara impronta liberale. Purtroppo tali valori
sono pesantemente rimessi in questione da
attacchi esterni verso la Svizzera e da pericolosi appoggi forniti a tali attacchi da chi,
all’interno del nostro paese, vorrebbe un appiattimento su standard poco edificanti di
paesi a noi vicini geograficamente. Infatti
non sono casuali diverse recenti e certamente anche future iniziative popolari dal tono
moraleggiante, volte proprio a smantellare
il sistema legislativo liberale e l’impianto
federalista elvetico. Basti pensare all’iniziativa federale per imporre un salario minimo
di 4'000 franchi in tutta la Svizzera, su cui
saremo chiamati a pronunciarci probabilmente nel 2014. In un contesto teso e un po’
caotico di cambiamenti che potrebbero essere epocali, è disarmante che il mondo politico non sappia sviluppare una strategia
credibile ed equilibrata di tutela degli interessi nazionali. Agli attacchi si risponde
troppo spesso non con argomenti validi (che
ci sarebbero), ma con un atteggiamento remissivo inspiegabile. Un esempio illuminante è il recente ultimatum posto dall’Unione europea alla Svizzera, che chiede
di adattare il nostro sistema fiscale agli standard europei, sopprimendo determinate tassazioni privilegiate per talune forme societarie. Ebbene, da un interessante studio sui
regimi fiscali in vigore nei paesi europei,
commissionato dall’Associazione bancaria
vodese (scaricabile dal sito internet
www.banques-finance-vaud.ch) e realizzato
da PricewaterhouseCoopers, emerge che
quasi tutti i paesi dell’UE (l’80%...) praticano le cosiddette “imposizioni straordinarie”. Ossia, applicano statuti speciali a di-
I
sapevolezza crescente di essere, oltre che
soggetti di rappresentanza economica, soggetti sociali. La situazione economica, le rinnovate esigenze da parte dei consumatori, i
cambiamenti in atto a livello commerciale
e distributivo nel settore dell’auto, la ricerca da parte di vari competitor di acquisire
nuove quote di mercato erodendo spazi sinora di competenza degli associati, costringono UPSA ad adottare repentinamente
strategie di comunicazione fino a ieri impensate. UPSA, oggi più che mai, si trova
nell’imminente necessità di comunicare all’esterno il proprio ruolo mettendo in evidenza quello che è il proprio reale valore sia
nel mercato all’interno del quale opera che,
soprattutto, a livello dell’economia svizzera
e del Cantone Ticino in particolare. Un numero crescente di associazioni si è dotato,
OBIETTIVI DEL FUTURO
UFFICIO COMUNICAZIONE
SARANNO QUELLI
DI DIFFONDERE
UN’IMMAGINE VINCENTE
CHE CARATTERIZZA UPSA
E TRASMETTERE I VALORI
DEONTOLOGICI
E PROFESSIONALI
CHE ESSA PUÒ VANTARE
MA CHE POCHI ANCORA
CONOSCONO.
negli anni, di competenze e risorse dedicate
alla comunicazione; nelle realtà più significative vi sono uffici, funzioni, settori o addirittura direzioni che presiedono alla comunicazione in modo permanente e strutturato, con autonomia operativa e di budget. Per UPSA si tratterà di creare quanto
prima un presidio strategico che vedrà il
Presidente e alcuni membri di comitato
supportati da partner esterni in grado di fornire con professionalità e continuità approcci e tecniche strutturati. L’Ufficio Comunicazione UPSA-Ti accentrerà e svolgerà le attività corrispondenti alle funzioni aziendali
delle relazioni pubbliche e della comunicazione: consulenza, ricerca e definizione strategie comunicazione UPSA-Ti, creazione
campagne di immagine istituzionale, relazione con i Media e ufficio stampa, organizzazione di eventi culturali, scientifici e di
formazione per gli associati, creazione area
riservata alle comunicazioni tra il Comitato
e gli associati sul sito Web upsa-ti.ch, consulenza e assistenza al Presidente e al Comitato cantonale e contatti con Associazioni di
settore e Uffici cantonali. Forti del motto
“Comunichiamo e facciamo la differenza!”
gli obiettivi del futuro Team dell’Ufficio
Comunicazione saranno quelli di sviluppare in modo ottimale qualsiasi opportunità
legata alla comunicazione, diffondendo
l’immagine vincente che caratterizza l’Associazione e trasmettendo quei valori deontologici e professionali che UPSA può vantare ma che pochi ancora conoscono.
pendenza di settori, forme societarie ecc. In
pratica quello che rimproverano alla Svizzera in materia di imposizione di società ausiliarie e holding e di concorrenza fiscale intercantonale. Ciò conferma, dati alla mano,
quello che da tempo è un sospetto fondato
e che era difficile non intuire, ossia che molte delle pressioni esercitate sulla Svizzera sono assolutamente strumentali e finalizzate a
scopi ben poco nobili, come l’eliminazione
di un concorrente che ha un sistema performante e la raccolta facile di fondi necessari per finanziare strutture troppo
costose perché eccessivamente generose. Ritengo che non sia esagerato
esigere dalle autorità federali che si
tenga conto di tutto ciò, evitando
concessioni unilaterali. E’ vero che
le trattative con il nostro più importante partner commerciale hanno una valenza molto rilevante, non
solo per le esportazioni, ma anche per
chi opera sul mercato interno. Ciò non
significa però che ci si debba piegare a
qualsiasi richiesta. Per l’economia è fondamentale sentirsi tutelata, soprattutto nel
senso che occorre mantenere la stabilità del
sistema svizzero. Se le regole cambiano a
ogni piccola folata di vento, ci giochiamo
uno degli elementi fondamentali della nostra competitività. Gli adattamenti vanno
introdotti per gradi e non semplicemente
buttando a mare valori che ci hanno reso
MOLTE DELLE PRESSIONI
ESERCITATE SULLA SVIZZERA
SONO ASSOLUTAMENTE
STRUMENTALI E FINALIZZATE
A SCOPI BEN POCO NOBILI,
COME L’ELIMINAZIONE
DI UN CONCORRENTE
CHE PUÒ VANTARE
UN SISTEMA PERFORMANTE.
L’AUTORITÀ FEDERALE
NE TENGA CONTO, EVITANDO
CONCESSIONI UNILATERALI.
vincenti. Il ruolo delle associazioni in un
contesto simile non va banalizzato. Contribuendo alla diversificazione del tessuto economico, con un lavoro di qualità ed insistendo sulla tutela di un ambiente flessibile, liberale e federalista, esse possono essere
decisive nel gioco delle alchimie politiche.
Non si tratta di fare del facile populismo,
bensì di sottolineare quanto impegno e
quanti sacrifici siano necessari oggi per svolgere le attività imprenditoriali che servono
a “far girare” la nostra economia. E senza il
ruolo fondamentale delle associazioni economiche e professionali il nostro paese sarebbe certamente più povero.
13
IL MERCATO
IO E L’AUTO
MENO 10,7 A LIVELLO NAZIONALE; MENO 2,7 INVECE NEL NOSTRO CANTONE
PRISCA DINDO, GIORNALISTA, È DIRETTRICE DELL’INFORMAZIONE PRESSO TELETICINO
el primo trimestre il mercato dell’automobile in Svizzera ha registrato una
flessione del 10,7 per cento rispetto allo scorso anno. In Ticino questa tendenza è stata meno marcata: meno 2,7
per cento. Per quanto concerne invece la vendita di vetture usate si è registrato nel nostro cantone un incremento del 5 per cento rispetto al
primo trimestre 2012. Per commentare questi
tuale, il mercato dell’auto per i prossimi anni
dati ci siamo rivolti a
è assicurato”. Se circolano molte vetture attemOliviero Milani, diretpate, le officine lavorano. “Sì, stanno lavorando
tore ticinese del gruppo
bene. Anche perché il consumatore conferma
Amag, che importa in
una propensione alla sicurezza e quindi a una
Svizzera VW, Audi, Skobuona manutenzione del proprio veicolo”. Veda, Seat e Porsche. Sebniamo al mercato dell’occasione. Come mai il
bene il mercato ticinese
confronto con il 2012 è di segno
abbia regiAutomobili nuove messe in circolazione in Ticino (gennaio-marzo)
positivo? “Soprattutto per due
strato una
Oliviero Milani
ragioni. In primo luogo, i prezzi
flessione
2’000
4’800
delle auto d’occasione e di quelminima, si tratta pur sempre di
le nuove si sono riequilibrati. In
un calo delle vendite. Come la
4’600
1’800
secondo luogo, le vetture cosidspiega? “Il dato che lei cita ri4’400
1’600
dette a chilometro zero, cioè imguarda le automobili nuove messe
matricolate ancora nuove e tenuin circolazione, ma non necessaria4’200
te in stock dal garagista, quando
mente vendute. Negli ultimi an- 1’400
vengono vendute figurano come
ni le dinamiche di vendita non se4’000
1’200
usate”. Cosa significa? “Negli
guono più una logica temporale e
anni scorsi si è assistito in Svizsono fortemente influenzate da
0
0
gennaio
febbraio
marzo
1. trimestre
zera a una diminuzione dei prezfattori quali il lancio di nuovi mo2011
2012
2013 % rispetto stesso periodo anno precedente
zi delle automobili, per riequilidelli, le modifiche di legge (ecoFonte: Dip. delle Istituzioni, Sezione della Circolazione, Camorino / USTAT (aprile 2013)
brarli rispetto a quelli dei paesi
incentivi, CO2), l’andamento dei
confinanti. Chi comperava un
mercati europei e soprattutto le
Automobili d’occasione messe in circolazione in Ticino (gennaio-marzo)
veicolo nuovo risparmiava sul
promozioni di vendita. Queste ul9’800
3’500
prezzo d’acquisto, ma veniva petime essendo limitate nel tempo
nalizzato
sulla valutazione della
incidono in modo significativo
3’300
9’600
sua vettura ritirata dal concessiosulle statistiche. Il dato negativo
3’100
nario e destinata al mercato
del primo trimestre 2013 rispetto
9’400
dell’occasione. Il calo del prezzo
al 2012 va comunque letto con ri2’900
delle automobili nuove si è inserva, in quanto lo scorso anno i ri9’200
2’700
fatti ripercosso anche sui valori
sultati erano stati positivi per i
9’000
di quelle usate. Oggi possiamo
motivi di cui sopra”. Questo signi2’500
affermare che questi squilibri sofica che il calo delle vendite po0
0
no completamente superati”. E
trebbe essere superiore a quanto
gennaio
febbraio
marzo
1. trimestre
ciò si ripercuote anche sul cosidappare nelle statistiche. Quali le
2011
2012
2013 % rispetto stesso periodo anno precedente
detto mercato parallelo. Quei
ragioni? “L’attuale situazione conFonte: Dip. delle Istituzioni, Sezione della Circolazione, Camorino / USTAT (aprile 2013)
punti di vendita, cioè, che acquigiunturale crea insicurezza nei
stano le vetture all’estero per riconsumatori. Lo si percepisce a
Automobili nuove messe in circolazione in Svizzera (gennaio-marzo)
Fonte: Ufficio federale delle strade (USTRA) / UST - aprile 2013)
venderle in Svizzera a un prezzo
tutti i livelli dell’economia. La
82’000
inferiore rispetto a quello dei
clientela si indirizza verso model- 35’000
concessionari elvetici ufficiali.
li meno cari, attende prima di 32’000
79’000
“Possiamo affermare che il mercambiare l’automobile, oppure ricato parallelo è tornato a livelli
duce il numero di veicoli utilizza- 29’000
76’000
normali. I prezzi delle vetture in
ti in famiglia”. Quindi lei è pessi- 26’000
Svizzera
si sono riequilibrati rimista per il futuro? “No, per due
73’000
spetto a quelli dei paesi vicini.
ragioni. Per il momento il nume- 23’000
70’000
Oggi, salvo rari casi, non è più
ro di vetture in circolazione in 20’000
interessante acquistare una vetSvizzera è ancora in crescita, mol0
0
tura da quei rivenditori, anche da
ti giovani ottengono il permesso
gennaio
febbraio
marzo
1. Trimestre
un profilo dei costi. Senza poi
di condurre e gli anziani guidano
2011
2012
2013 % rispetto stesso periodo anno precedente
parlare delle diverse dotazioni dei
più a lungo. D’altra parte, oltre un
modelli, nonché dei problemi di assistenza e di
terzo dei veicoli in circolazione hanno più di 7
anni e verranno presto sostituiti. Quindi, se
garanzia a cui sono andati incontro molti conl’economia elvetica mantiene l’andamento atsumatori che hanno scelto questa strada”.
i piace molto andare in automobile. Certo, non ne sono schiava,
ma è un mezzo indispensabile
per i miei spostamenti giornalieri. Donna e giornalista di successo, Prisca Dindo, direttrice dell’informazione di Teleticino, afferma pure di essere un po’ pigra nella manutenzione della sua
vettura. “Ho qualche piccolo segno nella
carrozzeria da far togliere”, dice. Poi ci confida un piccolo aneddoto della sua vita.
“L’amore per la macchina è qualcosa di genetico nella mia famiglia: mio padre correva in circuito – ha partecipato a diverse gare al Nürburgring – e mi ha trasmesso la
passione per le quattro ruote”. Prisca ci racconta pure dell’importanza della guida nell’ambito della sua professione. “Senza automobile sarei davvero in difficoltà, abitando nel Sopraceneri e lavorando a Melide.
Anche durante la giornata, per i miei spostamenti legati al lavoro mi muovo con un
mezzo privato. Insomma, macino tantissimi chilometri e questo non mi arreca alcun
fastidio. Anzi, recentemente sono andata
con amici a Losanna e ho chiesto loro di poter prendere il volante. Non temo nemmeno i lunghi tragitti dunque”. Quello con la
guida è stato un amore sbocciato tardi, però. “Eh sì. Ho ottenuto la patente solo dopo avere compiuto i 25 anni. Prima, abitando in Italia, approfittavo dei mezzi pubblici, cosa impossibile qui da noi. Non tanto per la mancanza di offerte, ma proprio
perché i miei orari di lavoro irregolari non
si conciliano per nulla con quelli di bus e
treni”. Per la stessa ragione ha qualche difficoltà a condividere i trasferimenti con altre persone: “ne avessi la possibilità, applicherei più spesso il car sharing. Purtroppo,
pur avendo colleghi che abitano nei miei
paraggi, non riesco quasi mai ad accompagnarli negli spostamenti. Gli orari sono così differenti che l’impresa è davvero difficile. Certo, se l’occasione si presenta, non mi
faccio pregare”. Qual è stata la prima macchina di Prisca Dindo? “Me la ricordo ancora bene. Una scassatissima Ford Fiesta di
14
4’545
–2.7%
9’638
M
ereditaria”
seconda mano, comperata per poco più di
mille franchi. Questo dimostra come già allora consideravo la macchina un semplice
mezzo di locomozione: una vettura ti deve
semplicemente portare in giro. Attualmente ne ho una più funzionale alla mia professione, che mi permette di assorbire con agio
i molti viaggi che mi devo sobbarcare. Ma
ripeto, niente di lussuoso o esagerato”. Anche per le vacanze l’auto è un’alleata di Prisca? “Assolutamente sì. Quando vado in ferie, ad esempio in Italia, la macchina è un
mezzo indispensabile”.
Omar Ravani
Prisca Dindo
con la sua
vettura
+9.1%
–10.7%
72’120
80’754
+5%
9’173
+0.7%
9’109
+3.4%
4’672
4’520
1’819
1’907
1’740
+4.8%
–8.7%
74’028
2’973
3’130
3’351
3’214
+7%
–4%
30’508
32’670
24’498
+7.1%
–12.8%
1’450
1’326
1’426
–8.5%
+7.5%
2’961
2’680
_9.5%
+10.9%
22’530
23’365
22’284
+3.7%
–4.6%
20’990
24’719
+17.8%
–13,7% 21’338
+4.1%
+9.8%
3’018
3’142
3’451
+15%
–4.2%
1’251
1’439
1’379
Va meglio in Ticino
che in Svizzera
“L’AMORE PER L’AUTO
È QUALCOSA DI GENETICO
NELLA MIA FAMIGLIA;
MIO PADRE CORREVA
IN CIRCUITO E HA
PARTECIPATO A DIVERSE
GARE AL NÜRBURGRING.
MI HA COSÌ TRASMESSO
LA PASSIONE PER
LE QUATTRO RUOTE.”
S.Golay/Ti-Press
N
“L’auto, una passione
15
L’OSPITE
S.Golay/Ti-Press
SI È CORSO IL 14° RALLYE ENERGIES NOUVELLES TRA LUGANO E MONTECARLO
Chi va sano,
va bene e va…
ecologico
Il Team Lugano al completo e Gian Andrea Rimoldi,
console di Monaco in Ticino (ultimo a destra)
P
16
© Rallye Monte-Carlo Energies Nouvelles
er una volta non conta chi arriva
primo. Per una volta conta chi arriva meglio. È lo spirito con il
quale si sono presentati al via in
Piazza Riforma il 21 marzo scorso gli equipaggi del 14. Rallye MonteCarlo Energies Nouvelles. Sì, perché la velocità in questa competizione tutta declinata al verde conta relativamente. Certo,
lo spirito è quello di vincere, ma per una
volta non bisogna forzatamente andare a
tavoletta sul percorso per dare fondo a tutta la potenza dei motori. In ossequio all’ecosostenibilità, quel che importa è consumare la quantità minore possibile di
combustibile, fornendo il più possibile di
prestazioni.
Quella messa in scena a inizio primavera
è una prova che ha visto i concorrenti
viaggiare dapprima dal Ticino in direzione del Principato, nei tre giorni seguenti
da Monaco a Aix-en-Provence, per poi ritornare sulle strade di Monaco. Una formula nuova, completamente ripensata,
per permettere di dare vita a un numero
maggiore di prove di regolarità. Una bella finestra su quelle che saranno le tendenze del mercato del futuro prossimo.
Da Lugano (uno dei tre centri che hanno
ospitato la partenza, assieme alle città
francesi di Clermont Ferrand e Annecy)
sono scattate vetture che fanno infatti dell’innovazione il loro simbolo, divise in diverse categorie. La IIIA: veicoli di serie a
propulsione elettrica di uso quotidiano.
S.Golay/Ti-Press
di Omar Ravani
abbiamo raccolto qualche impressione sugli aspetti organizzativi. Console, quali
sono gli obiettivi di questo rally ecosostenibile? “Le finalità della competizione sono molto semplici; è una gara di regolarità nella quale si impone chi consuma di
meno. Il principe di Monaco ha voluto
ideare un rally ecologico per compensare
in un certo senso quelli classici e il Gran
Premio di Formula 1”. Di chi è composto il comitato di tappa e quali sono i fattori che influenzano la competizione?
“Siamo un gruppo locale, ormai all’ottava edizione di lavoro in comune, per cui
siamo molto rodati. Il nostro compito
consiste soprattutto nel coordinare i servizi in collaborazione con la città di Lugano, che ci garantisce il proprio sostegno. Le incognite sono sempre le stesse
ogni anno, legate al tempo e quindi al tipo di pneumatici montati; chiaramente
chi opta per le gomme invernali consuma
di più, ma non è detto che sia una mossa
perdente”.
La partenza da Lugano
L’arrivo a Montecarlo
La VII: veicoli ibridi elettrici. La VIII:
veicoli a energie alternative (GPL, GNV,
oli vegetali puri, E85, biodiesel). In aggiunta si è anche svolto un evento ‘Zero
emission no noise’ (zero emissioni, nessun
rumore), una ‘due giorni’ dedicata a mezzi a propulsione esclusivamente elettrica
e con autonomia limitata.
Responsabile per la tappa con partenza
dalla Svizzera, il console di Monaco in Ticino Gian Andrea Rimoldi, dal quale
UNA FORMULA NUOVA,
TOTALMENTE RIPENSATA,
PER DAR VITA A
UN NUMERO MAGGIORE
DI PROVE DI REGOLARITÀ.
UNA BELLA FINESTRA
SU QUELLE CHE SARANNO
LE TENDENZE DEL MERCATO
DEL FUTURO PROSSIMO.
I TICINESI PROTAGONISTI
A far la parte del leone, il Lugano Racing
Team, che ha messo a disposizione più
equipaggi. A difendere i colori della locale scuderia, assieme ad altri due binomi composti da Franchino Ferrini e Massimo Pedrazzini, rispettivamente da Michele Nasi e Alberto Genovesi, l’ex pilota ticinese di Formula 1 Andrea Chiesa.
Dopo una fortunata carriera da pilota di
pista e di rally tradizionali, per lui quella
della gara ‘a risparmio energetico’ è stata
una nuova sfida. Abbiamo raccolto la testimonianaza di Andrea Chiesa dopo la
conclusione della competizione.
“Ero alla primissima esperienza in una
competizione di questo genere, quindi mi
sono sentito in un certo senso un pivello,
anche se ho partecipato a molte gare. Era
la prima volta infatti che mi accingevo ad
affrontare una competizione con un mezzo che viaggia ad energia alternativa. Poi,
trattandosi di una gara di regolarità, per
me è stata un’ulteriore sfida. Il mio obiettivo era quello di partire con umiltà e cercare di arrivare in fondo. La macchina è
assolutamente innovativa e devo ringraziare Romeo Ricca che ha pensato a me
per questa bella esperienza. Il mezzo è
davvero eccezionale ed è stato un piacere
guidarlo sui percorsi impegnativi che
prevedeva la gara”.
Questo rally ecologico rappresenta in un
certo senso un salto nel futuro del mercato automobilistico. È un interesse crescente quello per le energie alternative?
“La risposta a questa domanda viene già
fornita dall’alto numero di iscritti al via
(93 n.d.r.). Credo che il futuro sarà indissolubilmente legato a macchine di questo tipo. La direzione presa è questa e
penso che lo si veda anche ad esempio
nella Formula 1, dove il KERS si sta facendo sempre più strada”.
Stiamo parlando di una rivoluzione sul
corto termine? “Difficile dirlo. Certo è
che sarà la richiesta a dettare le regole del
gioco. Finché l’utenza non fornisce la
spinta in questa direzione, le case non
cambieranno strategia. Ciò detto credo
che pian pianino l’alternativo stia prendendo piede e che non tarderà molto a
imporsi”.
L’ordine d’arrivo
a Montecarlo
Per la cronaca, la gara ha premiato gli
equipaggi di casa, forse favoriti dalla conoscenza dei percorsi. A vincere è stato il
duo transalpino composto Jean Verrier e
Jean Rick, che hanno preceduto i loro connazionali Laurent Caro e Jean-François
Vincent. Sul podio è pure salito il binomio
spagnolo Luis Murguia e Javier Urmeneta.
Ottima la prestazione di Michele Nasi e
Alberto Genovesi, giunti dodicesimi e migliori elvetici. Dal canto loro i fratelli Ottavio e Patrick Stevan hanno chiuso al
26.mo posto, Franco Ferrini e Massimo
Pedrazzini al 39.mo; 56.mi invece, sono
giunti Andrea Chiesa e Romeo Ricca.
A seguire Alex Bernasconi e Fabiana Cattalini (62.); Sergio Ortelli e Laura Zanin
(69.); Lorenzo Quirici e Mauro Cassina
(72.); Lauro Luraschi e Valentino Cassina
(74.); Daniele Vicari e Fabio Marcon (80.).
17
L’INCHIESTA
SECONDO IL CAPO DELL’UFFICIO GIURIDICO DELLA SEZIONE DELLA CIRCOLAZIONE, MICHELE ISOLINI, “ANCHE CHI NON È SPERICOLATO ALLA GUIDA DOVRÀ FARE ATTENZIONE”
Pirati della strada:
una definizione
che fa discutere
di Omar Ravani
ia Sicura è diventata lo spauracchio degli automobilisti. O meglio, quella parte del pacchetto di
norme che riguarda i cosiddetti
‘pirati della strada’. Gli incidenti
del traffico causano ogni anno in media 320
morti, 4'500 feriti e 5 miliardi di costi: da
qui l’importanza politica e sociale di migliorare la sicurezza
stradale. Con il capo
dell’Ufficio giuridico
della Sezione della
circolazione del Canton Ticino Michele
Isolini, cerchiamo di
Michele Isolini
capire da dove nasce
e qual è la filosofia che sta dietro alle nuove norme della circolazione.
Avvocato Isolini, cosa è Via Sicura?
“È un programma d’intervento legislativo che prevede l’introduzione sull’arco di
3 anni (2013-2015) di misure atte a migliorare in generale la sicurezza stradale,
con l’obiettivo di ridurre ulteriormente
gli incidenti che provocano morti e feriti
gravi sulle nostre strade. Quest’anno in
particolare sono state messe in atto le norme riguardanti quella categoria di automobilisti detti ‘pirati della strada’. Vi
rientrano coloro che con comportamenti
altamente irresponsabili mettono in grave pericolo la sicurezza stradale. Per questi conducenti particolarmente pericolosi
sono state introdotte delle sanzioni molto severe, che vanno dalle misure amministrative (revoca della licenza di condurre per almeno 2 anni, con conseguente verifica dell’idoneità caratteriale alla guida
presso gli psicologi del traffico), a sanzioni di carattere penale, come le condanne
a pene detentive da 1 a 4 anni, nonché la
confisca del veicolo”.
Cosa cambia rispetto a prima?
“Fino al 2012 i giudici godevano di una
certa discrezionalità, che non impediva
loro di punire anche pesantemente chi si
macchiava di colpe particolarmente gra-
V
18
vi, ma che non era sancita da norme chiare. Ora grazie a Via Sicura, chi deve giudicare possiede anche gli strumenti ad
hoc. Oltre agli eccessi di velocità, saranno duramente sanzionati anche altri
comportamenti irresponsabili, come ad
esempio corse automobilistiche o sorpassi particolarmente azzardati”.
Per l’automobilista ‘normale’ quindi
non dovrebbe cambiare nulla?
“Anche se è vero che queste norme vanno a colpire in particolare i pirati della
strada, pure i conducenti dalla condotta
non eccessivamente spregiudicata dovranno fare attenzione. Ci sono già stati
infatti segnalati casi di automobilisti
sorpresi a viaggiare in autostrada a 140
km/h e più in tratti dove il limite è fissato a 80. Occorre quindi sempre tenere
l’occhio ben aperto, per non incappare in
brutte sorprese”.
In casi molto gravi è prevista pure la
confisca del veicolo.
“Oltre alla condanna alla pena detentiva, il giudice può decretare la confisca
del veicolo per evitare che il ‘pirata della strada’, tornando in possesso della vettura, si renda autore di nuove gravi infrazioni stradali. Questa misura dovrebbe tuttavia limitarsi a casi in cui sono
coinvolti veicoli modificati ad arte, per
ottenere prestazioni fuori dal comune.
Vorrei però porre l’attenzione sul fatto
che il ritiro del mezzo di trasporto può
avvenire anche se chi è alla guida non ne
è proprietario. Se l’uso viene giudicato
improprio, l’auto viene confiscata in
ogni caso, anche qualora fosse in leasing.
“PER I CONDUCENTI
PARTICOLARMENTE
PERICOLOSI SONO STATE
INTRODOTTE MISURE
CHE POSSONO ARRIVARE
FINO A UNA PENA
DETENTIVA DI 4 ANNI.”
Attenzione quindi a prestare la propria
vettura unicamente a persone fidate”.
Le nuove norme sono figlie di un iter
abbastanza particolare.
“Esatto. Sono il risultato dell’interazione di due processi normativi distinti, ossia da un lato il progetto Via Sicura promosso dal Consiglio Federale, che nella
sua fase conclusiva ha coinciso con la riuscita dell’iniziativa promossa dall’associazione Road Cross (un’associazione che
raccoglie parenti e amici delle vittime
della strada), contro i cosiddetti ‘pirati
della strada’. Per evitare un nuovo e lungo iter legislativo, il Parlamento nella
sua sessione estiva del 2012 ha deciso di
inserire la proposta di Road Cross nel
pacchetto di misure Via Sicura, varando
così una versione rafforzata delle nuove
norme. I promotori dell’iniziativa si sono detti soddisfatti e hanno quindi deciso di ritirarla”.
Ricordiamo anche che negli ultimi
anni è diventato più difficile ottenere il permesso di condurre.
“Già dal 2005 c’è il permesso a due fasi,
che comprende l’iter classico con corsi
soccorritore e di sensibilizzazione, l’esame teorico e quello pratico, al quale va
aggiunto un periodo di prova di tre anni in cui l’ottenimento definitivo della
patente è condizionato da un buon comportamento sulla strada e da una formazione complementare. Chi commette almeno due infrazioni con revoca della licenza nel periodo di prova si vede annul-
lata la licenza ed è costretto a rifare tutto l’iter per riottenerla, comunque non
prima che sia trascorso un anno dall’ultima infrazione e sempre che venga giudicato idoneo alla guida dallo psicologo
del traffico. Su questo argomento, fra le
altre misure di Via Sicura entrate in vi-
Quando si diventa ‘pirata della strada’
Secondo le norme di Via Sicura, introdotte dal 1° gennaio 2013, le sanzioni scattano in base
alla seguente tabella.
Limite consentito
30 km/h
50 km/h
80 km/h
Oltre gli 80 km/h
Eccesso di velocità
+ 40 km/h
+ 50 km/h
+ 60 km/h
+ 80 km/h
Sono pure considerati ‘pirati della strada’, coloro che, violando intenzionalmente norme elementari della circolazione, rischiano fortemente di causare un incidente della circolazione con
feriti gravi o morti, segnatamente attraverso la grave inosservanza di un limite di velocità,
l’effettuazione di sorpassi temerari o la partecipazione a gare non autorizzate con veicoli a
motore. La durata minima del ritiro della licenza di condurre è di due anni per questo tipo di
infrazioni. La patente è ritirata definitivamente per i recidivi. I ‘pirati della strada’ sono passibili di una pena privativa della libertà da uno a quattro anni.
Fonte: Via sicura - foglio informativo. Misure secondo la legge federale del 15 giugno 2012,versione in francese.
gore quest’anno c’è l’obbligo di possedere la patente definitiva per accompagnare un allievo conducente, oltre ad avere
compiuto 23 anni. A partire dal 2015
poi, i corsi per recidivi diverranno una
condizione necessaria per riavere la patente. Per ora la licenza di guida può essere riottenuta alla scadenza della pena,
senza frequentare nessun corso. Come la
patente a due fasi ha contribuito a ridurre i reati stradali commessi da giovani conducenti, speriamo che i nuovi
accorgimenti aiutino a migliorare ulteriormente la situazione anche per i meno giovani”.
Una parola per chiudere su chi segnala la presenza di radar mobili.
“In realtà c’è poco di nuovo. Già in passato non era permesso segnalare la presenza di radar mobili, poiché i controlli
stradali hanno funzione di prevenzione
generale e sono pensati per indurre
l’utente ad attenersi sempre e in ogni caso ai limiti di velocità prescritti e non
solo laddove preventivamente segnalati.
Diverso è il discorso per gli apparecchi
fissi che fungono principalmente da moderazione del traffico in tratti particolarmente sensibili e che con la loro presenza già esercitano potere dissuasivo. A
cambiare ora è la punibilità di chiunque
fornisca mezzi per scambiarsi informazioni. In questo caso a essere sanzionato
non è solo chi comunica, ma anche chi
fornisce lo strumento per farlo. Una
multa potrebbe essere intimata ad esempio alla rete radiofonica o al gestore di
siti internet. Se però la segnalazione non
viene fatta su larga scala, è gratuita e rimane all’interno della sfera privata della persona, non è punibile".
La parola al Consigliere
di Stato Norman Gobbi
“Le misure di Via Sicura sono le controproposte a vari atti popolari e parlamentari, che chiedevano pene più
severe per i pirati della strada e per coloro che compiono azioni irresponsabili
alla guida di un veicolo. Le misure volute dal Parlamento federale sono
espressione anche di un malessere contro chi, con troppa facilità e scarse conseguenze, metteva in pericolo la vita
altrui. Oggi sembrano eccessive, ma
non tanto nel paragone internazionale.
Per i Cantoni, queste misure si tramutano in maggiori oneri, i cui benefici si
devono ancora confermare”.
19
IL COMMENTO
VITA ASSOCIATIVA
PER LA COSTRUZIONE DEL SECONDO TUNNEL AUTOSTRADALE
Gottardo, la partita è
ancora da giocare
di Fabio Abate
Consigliere agli Stati
IL PROGETTO PATROCINATO DA UPSA TICINO NEL PAESE AFRICANO
anno scorso il Consiglio federale ha
manifestato il suo parere favorevole
alla realizzazione di un secondo tubo della galleria autostradale del
San Gottardo. L’Esecutivo sostiene
un completamento senza aumento di capacità, ossia due tubi risultanti a corsia unidirezionale. All’origine della decisione abbiamo una riflessione sulle proposte di risanamento del tunnel, resosi necessario alla
luce dell’età della galleria medesima. Le
proposte contenute nel rapporto risalente
al 17 dicembre 2010 hanno generato parecchie perplessità che in talune circostanze si
sono tramutate in vero e proprio sentimento di sconcerto. Ricordo che il lunghissimo
periodo di chiusura necessario per permettere l’esecuzione dei lavori è stato considerato unicamente come un fattore di natura
tecnica, trascurando così ogni e qualsiasi
conseguenza dal profilo socioeconomico per
il Cantone Ticino. L’isolamento conseguente è stato giudicato pubblicamente intollerabile. Le cosiddette misure di accompagnamento, tali da consentire di ovviare a
questi inconvenienti, si sono rivelate alquanto fragili e soprattutto frutto d’improvvisazione. Basta citare l’offerta di un
servizio navetta, ossia quanto era in vigore
fino all’apertura dell’attuale galleria autostradale avvenuta nel 1980. Un vero e proprio colpo di genio che non riuscirebbe ad
assorbire nemmeno la metà dell’attuale
traffico di transito giornaliero attraverso il
tunnel. Aggiungiamo la prospettata possibilità di far capo a valichi alpini: San Gottardo, Nufenen, Lucomagno, San Bernardino, trovata a dir poco contradditoria, viste
le conseguenze dal profilo del traffico che
si riverserebbe sulle nostre montagne, sempre più oggetto di attenzione per quanto riguarda la preservazione delle componenti
paesaggistiche. I passi alpini non sono
strutturati per sopportare un traffico turistico di massa. Lo hanno evidentemente capito anche le autorità del Canton Grigioni,
le quali si sono immediatamente opposte
alle misure di risanamento ipotizzate, ben
consapevoli delle carenze strutturali della
tratta che si snoda tra Bellinzona e Thusis. L’idea della realizzazione del secondo
20
T
G.Putzu/Ti-Press
L’
utto procede come previsto. “Nell’ultimo anno abbiamo fornito e
montato tre lift e un ponte per sollevare le vetture. Poi sono riuscito
a spiegare ai meccanici di laggiù come utilizzare e come analizzare le informazioni provenienti dal tester diagnostico.
Adesso dispongono di uno strumento utilissimo. Inoltre, ora possiamo interagire
più facilmente visto che nell’officina è stato installato un wireless che ci permette di
scambiare informazioni praticamente in
tempo reale”. Si apre così l’intervista con
Davide Bonfanti, al ritorno dalla sua visita annuale in Burkina Faso, nell’ambito
del progetto patrocinato dall’UPSA e dall’associazione umanitaria Reach Africa e di
cui ‘Autoritratto’ ha sempre ampiamente
riferito.
“Siamo rientrati il 30 marzo, dopo 15 giorni intensissimi trascorsi a Ouagadougou
con il mio compagno di avventure Roberto Bezzola (ex direttore della scuola UPSA
di Biasca e ideatore di questa iniziativa),
nei quali abbiamo in pratica lavorato senza sosta. Io ho insegnato l’utilizzo del tester Toyota agli istruttori meccanici, mentre Roberto Bezzola ha creato il corso per
l’istruzione degli autisti professionisti locali. Queste lezioni hanno lo scopo di
istruire gli autisti su tecnica e guida dei
veicoli, da applicare in varie situazioni e su
diversi fondi stradali. Facendo così la scuola avrà maggiori possibilità sia di guadagno che di immagine nei confronti delle
ditte e delle ambasciate del Burkina Faso.
Una bella faticata sotto un caldo opprimente, ma ne è valsa la pena”.
Si va avanti quindi spediti, per sviluppare
una struttura, già ora di assoluto prim’ordine per una realtà molto sfavorita. Ma siamo ancora lungi dall’essere in una situazio-
tunnel è stata così oggetto di una procedura di consultazione, la quale si è conclusa lo
scorso mese di aprile. Sono stati inoltrati un
centinaio di pareri che saranno pubblicati
nelle prossime settimane. Evidentemente
le associazioni a scopo ideale che perseguono la tutela dell’ambiente non hanno mancato di sottolineare la propria avversione alla realizzazione del secondo tubo. Le novità
sono rappresentate piuttosto dai pareri contrastanti provenienti dai singoli Cantoni,
chiamati come d’abitudine ad esprimersi su
oggetti di importanza nazionale. Se da un
lato il Canton Zurigo si è espresso favorevolmente, il Canton Basilea dall’altro ha offerto un parere negativo. È interessante in
tal senso verificare la sensibilità confederale di alcuni Cantoni, i quali apparentemente sembrano coinvolti solo marginalmente
dalla realizzazione dell’opera. Ma in verità,
bastano un paio di calcoli per capire che la
corsa alle risorse provenienti dalle casse federali ha scatenato una competizione che
non consente di ravvisare le differenze sostanziali tra un’opera di carattere regionale, oggetto di promesse al proprio elettorato, da quelle di dimensioni internazionali,
proprio come il San Gottardo. Nelle prossime settimane disporremo dei risultati di
dettaglio che non mancheranno di stupire
chiunque. Il Parlamento sarà sollecitato dal
messaggio specifico ancora nel corso del
2013 e la partita è ancora da giocare. Tanto
è importante la posizione del Canton Zurigo, tradizionalmente gottardista e forte di
una folta rappresentanza al Nazionale,
quanto lo sarà anche quella di Uri, contrario al secondo tubo. Problemi d politica interna, ma ahinoi un egoismo che non riusciamo a capire, sono all’origine della decisione del secondo cantone legato al San
Gottardo. Forse, quattro corsie lungo il Seelisberg, la circonvallazione di Flüelen e ulteriori lavori di sistemazione dell’Axenstrasse hanno reso gli Urani ancor più egoisti di quanto potessimo immaginare.
In Burkina Faso
tutto ok, o quasi…
ne ideale. “Proprio così – continua Bonfanti – adesso, grazie al nostro contributo e a
quello indispensabile di Giovanni Cairoli,
che si occupa della parte informatica e contabile, sotto il punto di vista tecnico siamo
a buon punto. A mancare, e sembra paradossale, sono gli strumenti di base. Non ci
sono ancora tavoli, ripiani e tutto quel che
serve per tenere in ordine un’officina. Insomma, la struttura è stata posta, ora occorre fornire gli attrezzi necessari, come i ricambi originali, i pannelli, gli arnesi…
Aspetti che da noi sono facilmente risolvibili, ma che in Burkina Faso non lo sono per
nulla. Per tutti questi dettagli stiamo cercando di coinvolgere l’economia locale, come ci siamo prefissi. Nei quindici giorni in
cui eravamo presenti abbiamo potuto assistere alla realizzazione di un tavolo da lavoro, grande abbastanza per permettere agli
impiegati dell’officina di lavorare su un ripiano, senza dover fare tutto per terra”.
Un bel sogno sarebbe quello che l’officina
potesse un giorno autogestirsi, senza il vostro intervento diretto, “Allo stato attuale
delle cose è impossibile. Ci sono ancora troppe pecche, sia tecniche (come detto) che di
know-how. Non ci sono corsi di formazione
e tutto passa per la pratica: le uniche occasioni che si presentano loro per sviluppare
nuove conoscenze sono quelle offerte da noi,
quando riusciamo a fornire materiale didattico (libri, manuali) e la nostra esperienza”.
E quindi? “Occorre assolutamente che qualcuno ci dia una mano per fornire degli insegnamenti utili. Negli ultimi mesi ci sono state alcune persone che si sono dette interessate al progetto e che intendono recarsi in Burkina Faso per trasmettere le loro
conoscenze. Speriamo di riuscire a farli andare a Ouagadougou”.
Occorrono perciò ulteriori finanziamenti.
“Sì. I soldi per il momento sono sufficienti, ma se vogliamo dare un futuro sicuro al
progetto, una maggiore disponibilità di
fondi non potrà che esserci estremamente
utile. Ciò ci permetterebbe, ad esempio, di
finanziare almeno le spese di trasporto dei
nostri volontari. Infatti, per un volo di andata e ritorno bisogna calcolare circa 12001500 franchi. Perciò abbiamo creato un
conto per chi vorrà potrà contribuire”.
Le coordinate del conto bancario le trovate
qui di seguito. Il progetto prosegue quindi
e ha bisogno di una spinta per raggiungere
nuovi traguardi.
Il conto bancario dell’Associazione
Aiuto Formazione Meccanici Africa:
Banca Raiffeisen Lugano
Via Pretorio 22, 6900 Lugano
Codice bancario: 80375
Codice IBAN: CH96 8037 5000 1086 9921 4
SWIFT-BIC: RAIFCH22
21
VITA ASSOCIATIVA
C.Reguzzi/Ti-Press
C
Competente,
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ffidabile, vveloce!
eloce!
Da destra a sinistra:
Lorenzo Cantoni, Filippo Lombardi,
Franco Fontana, Matteo Bernasconi
QUESTA È L’ULTIMA EDIZIONE DELLA RIVISTA ‘AUTORITRATTO’
Verso una nuova
comunicazione
obilità e comunicazione:
due argomenti di stretta attualità che sono particolarmente legati al nostro settore di attività. La tanto vituperata automobile è per definizione l’indispensabile mezzo necessario
alla mobilità. Chi può rinunciare oggi a questo mezzo di trasporto? Senza divulgare idee, opinioni e volontà
di quanto si intende proporre, nessuno conoscerebbe le nostre intenzioni. La comunicazione è oggi indispensabile veicolo di diffusione per
qualsiasi comparto, anche quello associativo.
Era questa la tematica centrale – al di là
dei lavori assembleari che hanno visto
approvare tutte le tematiche all’ordine
del giorno senza discussione – dell’incontro proposto da UPSA Ticino ai suoi
oltre 200 soci martedì 14 maggio alla sala multiuso di Sant’Antonino. A dibattere su ‘Mobilità e comunicazione’ sono
stati invitati il presidente del Consiglio
degli Stati Filippo Lombardi e il professor Lorenzo Cantoni, decano di scienze
della comunicazione all’Università della
Svizzera italiana, moderati dal giornalista di Teleticino Matteo Bernasconi.
Prima di entrare nel merito del dibattito segnaliamo un cambiamento al vertice dell’associazione: Romeo Ricca subentra a Barbara Ferrari nel comitato cantonale dell’associazione. Il resto del comitato rimane invariato: Franco Fontana
M
22
(pres.), Roberto Bonfanti, Renato Canziani, Gianfranco Christen, Pasquale
Ciccone, Paolo Donelli, Marco Doninelli, Silvano Karpf, Oliviero Milani, Sonja Simonetti, Pino Vescovi. Il presidente ha inoltre ricordato tre figure recentemente scomparse che hanno svolto un
importante ruolo nell’associazione: Bixio Bertoni, Luigi Della Santa e Hansludwig Fritzsche.
Ma entriamo ora nel vivo del dibattito
su ‘Mobilità e comunicazione’. Il presidente Franco Fontana, dopo aver ribadito i progetti per rinnovare l’associazione (si veda l’intervista alle pagine 2 e 3),
ha spiegato la sua intenzione di modificare il modo di comunicare, sia verso
l’esterno, sia all’interno. Intende gestire
“in modo più professionale i rapporti con
i media grazie a una struttura interna
meglio organizzata, che ci permetta di
far sentire la nostra voce su tutti gli argomenti che coinvolgono l’automobile e
la mobilità”, assegnando a UPSA “un
ruolo anche politicamente più attivo”.
Questo per quanto riguarda i rapporti
esterni all’organizzazione. Per quanto
concerne quelli interni ha osservato che
da Berna “riceviamo molte comunicazioni in lingua italiana, che potrebbero essere meglio comunicate ai soci”.
Come migliorare l’immagine dell’associazione all’esterno? Ha chiesto il moderatore a Lorenzo Cantoni. Collegandola
a esperienze positive, ha risposto l’esperto in comunicazione. L’automobile, ha
aggiunto, offre per esempio importanti
momenti di coesione familiare soprattutto durante il tempo libero. Ma naturalmente va curata anche la ‘presenza politica’ dell’associazione sui media sia cartacei, sia elettronici. Molti cittadini, ha
aggiunto Filippo Lombardi, vedono infatti solo gli aspetti negativi dell’automobile. Il politico senatore ha poi attualizzato il discorso riferendosi al dibattito in corso sul raddoppio della galleria
autostradale del San Gottardo, ricordando quanto la storia della Svizzera ruoti
attorno a questo fondamentale asse di
collegamento. Bisognerà fare di tutto, ha
commentato, per far capire ai cittadini
quanto questo discorso sia centrale per il
futuro economico del Ticino.Lorenzo
Cantoni ha inoltre sottolineato l’importanza dei media elettronici, asserendo
che “il sito internet di UPSA Ticino ha
forti margini di miglioramento” e ricordando di non dimenticare nemmeno i
moderni social network (soprattutto Facebook e Twitter), importanti soprattutto per capire gli umori della clientela. Al
che Lombardi ha commentato che ormai
per sapere come la pensa la gente non serve più frequentare i bar, ma è diventato
indispensabile consultare questi nuovi
mezzi di comunicazione, anche se il livello dei discorsi non è migliorato.Terminato il dibattito ha preso la parola,
anche a nome del Consiglio di Stato ticinese, il Consigliere Norman Gobbi,
sottolineando l’importanza della tematica dibattuta e ribadendo il ruolo fondamentale della comunicazione nella
nostra società.
Con questa cronaca si conclude la vita di
questa rivista. Lascerà il posto a nuove
iniziative di comunicazione, che saranno
studiate da Roberto Mazzantini e Stefano Pescia e verranno presentate nelle
prossime settimane al comitato di UPSA Ticino. Arrivederci.
Giò Rezzonico
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