G. Bucciardi: Lotte faziose nel Frignano dal 1269 al 1272

Transcript

G. Bucciardi: Lotte faziose nel Frignano dal 1269 al 1272
Guido Bucciardi
Lotte faziose nel Frignano dal 1269 al 1272
In “Atti e Memorie della R. Deputazione di Storia Patria per le Provincie Modenesi”, s. VII, vol. VI (1930)
1. La nobiltà feudale frignanese
Il Frignano, nel secolo XIII, era governato (seppure si può parlar di governo), da una classe numerosa e turbolenta di nobili signorotti, i quali, asserragliati nelle forti rocche e nei turriti castelli che
coronavano ogni picco, erano in perpetua lotta tra loro; ma però concordi nel vessare e nel terrorizzare con le angherie e con le prepotenze una popolazione inerme, povera e non organizzata a difesa.
Più per odi di famiglia e per interessi privati che per seguire una bandiera, segnacolo delle proprie
tendenze e convinzioni politiche, i nobili frignanesi erano divisi (come a Modena) in Grasolfi ed
Aigoni, vale a dire in Ghibellini e Guelfi. Per essi l’idea dell’Impero e della Chiesa aveva importanza se non in quanto il difenderla e il sostenerla dava loro facili occasioni e pretesti di sfogare gli spiriti vendicativi e faziosi, e di soddisfare gli istinti sanguinari e predatori.
Erano rotti a tutte le fatiche e a tutti i pericoli, e assuefatti a portare e a maneggiare armi dalla adolescenza alla più estrema vecchiezza; alla quale molto spesso per virtù della fibra giungevano, se
non perivano di morte violenta.
La nobiltà frignanese era costituita da due grandi consorterie o progenie, denominate (da due patronimici) dei Corvoli e dei Gualandelli: signori i primi del Basso Frignano, i secondi dell’Alto Frignano.
In generale, i Corvoli seguivano il partito ghibellino e i Gualandelli quello guelfo; ma talvolta però
avveniva che qualche colonnello, per ragioni particolari di rancore e di tornaconto, abbandonasse le
fila della consorteria cui apparteneva per nascita e per elezione, e andasse ad ingrossare le schiere
della progenie avversaria.
Ne abbiamo esempi (non nel secolo XII, nel quale le due consorterie si mantennero divise in due
blocchi distinti e compatti), ma nel secolo XIII. Ciò principalmente a causa dei matrimoni scambievoli, conclusi a suggellare la pace tra le due progenie. Nuovi rapporti di interessi morali e materiali
così venivansi a costituire, da determinare talvolta le famiglie a cambiar rotta politica. Chi seguiva
la progenie della linea paterna, chi quella della linea materna; per modo che vi erano Corvoli affigliati al partito guelfo, e viceversa Gualandelli appartenenti al partito ghibellino.
2. La parte ghibellina del Frignano
Il partito ghibellino nel Frignano nel 1269 era capitanato dai due fratelli Guidinello I e Bonaccorso I
fu Bernardino I, nobili da Montecuccolo, rispettivamente di circa 81 e 79 anni, che abitavano assieme nel castello di Montecuccolo, e dei quali già parlai1.
Erano signori di parecchi castelli, e avevano ottenuto nel 1265 anche la rocca di Chiagnano, a titolo
di custodia per cento anni, dal vescovo di Modena Matteo Pio2.
Bonaccorso I aveva preso parte, sul principio del luglio 1266, al tentativo non riuscito di liberare il
castello di Montevallaro, assediato dagli Aigoni3; e nel 1268, dal maggio al giugno, era stato Capitano del Popolo della Repubblica di Siena4.
1
Vedi la mia monografia Montefiorino e le Terre della Badia di Frassinoro, Vol. II, (1173-1261).
TIRABOSCHI, Cod. Dipl., V, 66, Doc. 904.
3
TIRABOSCHI, Mem. Stor. Mod., II, 85.
4
Inventario generale del R. Archivio di Stato in Siena. Parte seconda. Consiglio Generale, pag. 5 (Siena, 1915); MURATORI, Ant. It., IV, 76.
2
1
Bonaccorso I Montecuccoli, detto anche Corsino, illustre Cavaliere (Clarus Eques), si era sposato a
Tuttabella 5 Prendiparte6 da Bologna, dalla quale aveva avuto sei figli: Guidinello II7, Matteo I8, Parisello I9, Gisla I10, Francesca I11, e Corsino I12; i quali, all’epoca di cui parliamo, erano tutti in età
matura, fra i 53 e i 37 anni circa.
Venuto a morte Bonaccorso I da Montecuccolo verso il luglio del 1269, il vecchio scapolo Guidinello I (detto anche Guidino) restò il capo assoluto della famiglia; attorniato dai nipoti e dai pronipoti, che formavano una forte schiera di guerrieri, pronti a difendere colla spada i privilegi famigliari.
Fra costoro, chi dimostrava maggior entusiasmo per la guerra, coraggio a tutta prova, ed insieme
crudeltà d’animo e istinti sanguinari, era Guidinello III figlio di Matteo I, di circa anni 22; il quale
faceva presagire sin da allora quale sarebbe poi diventato, cioè il terrore della montagna, sì da meritare l’appellativo popolare di Guidinello il Terribile. La sua lunga e avventurosa carriera di lotte e
di battaglie terminò poi (come vedremo in altra memoria) nel 1336; nel quale anno, presso che novantenne, fu ucciso a tradimento da un suo acerrimo nemico.
Altra famiglia potente nel Frignano, di parte ghibellina, era quella da Serrazzone detta anche Obizzini, da un patronimico Obizzino; la quale, quantunque della progenie dei Gualandelli, combatteva
pei Montecuccoli (Corvoli).
Capi di questa famiglia erano i due vecchi fratelli Gualando13 ed Azzo14 da Serrazzone, figli del fu
Obizzino del fu Gualando dei Gualandelli; signori di Serrazzone, Monteforte e S. Martino di Salto; i
quali vivevano tuttora assieme nel castello di Serrazzone, colle rispettive famiglie.
Gualando da Serrazzone nel 1269 aveva tre figli di nome Nicolò15, Princivallino 16 e Paganello 17, tra
i 55 e i 45 anni circa. Azzo da Serrazzone aveva nel 1269 quattro figli di nome Bernardino18, Francesco19, Andallo 20 e Nicolò21, tra i 53 e i 45 anni circa.
5
Tuttabella, vedova di Bonaccorso I, era ancor vivente il 13 gennaio 1283 (Arch. Notarile di Modena, anno 1283, n.
4539).
6
Arch. Notarile di Modena, anno 1279, n. 6149*. Faccio qui noto che contrassegno, dopo il numero, con asterisco (*)
quei documenti dell’Arch. Notarile di Modena (Memoriali) dal 1271 al 1279, già pubblicati in regesto nella rivista “Lo
Scoltenna” dall’amico cav. dott. Emilio Paolo Vicini.
7
Guidinello II (detto anche Guidino) morì senza discendenza verso il 1271.
8
Matteo I aveva in moglie Egidia figlia di Guglielmo da Monteveglio, dalla quale aveva avuto sei figli: Bernardino II,
Guidinello III, Guglielmo I, Alberguccio II, Baruffaldina I, e Richildina I; i quali nel 1269 erano tra i 24 e i 12 anni circa d’età. Matteo I morì poi nel 1285 combattendo nella guerra tra intrinseci ed estrinseci Modenesi. Sua moglie Egidia
era ancor vivente il 13 gennaio 1283 (Arch, Notarile di Modena, anno 1283, n. 4539).
9
Parisello I, che poi sposò nel 1273 Richelda di Corradino Munari di Modena e dalla quale non ebbe figli, morì
nell’estate del 1278.
10
Gisla I, che nel 1269 era già maritata al nobile Zaccaria del fu Francesco da Balugola, era ancor vivente nel 1279.
(Arch. Notarile di Modena, anno 1279, nn. 6149* e 6150*).
11
Francesca I, che nel 1269 era già maritata a Guido figlio di Aldrovandino conte di Gomola, era ancor vivente nel
1278. (Arch. Notarile di Modena, anno 1278, nn. 1463* e 1464*).
12
Corsino I, detto anche Boncorsino o Tommasino, morì nel 1296, combattendo pei Bolognesi contro gli Estensi presso
Imola.
13
Gualando da Serrazzone fu tra i rappresentanti dei Gualandelli nella dedizione ai Bolognesi nel 1234, e nella dedizione ai Modenesi nel 1240. (Tiraboschi, Cod. Dipl., V, 5 e 17). Morì poi verso il 1271.
14
Azzo da Serrazzone fu avanti il papa Innocenzo IV a Genova nel 1251, quale ambasciatore del Frignano per la progenie dei Gualandelli (Vedi la mia monografia già citata: Montefiorino ecc. Vol. II, pag. 96). Morì poi sulla fine del 1272.
15
Nicolò da Serrazzone o degli Obizzini nel 1269 aveva un figlio di nome Gualando o Gualanduccio dell’età di circa 20
anni. Nicolò morì verso il 1272.
16
Princivallino da Serrazzone o degli Obizzini nel 1269 aveva due figli di nome Obizzino e Francesco, rispettivamente
di circa 28 e 25 anni. Questo Princivallino poi fu scomunicato il 26 gennaio 1285 per ordine del Legato Apostolico Bernardo vescovo di Porto, per aver distrutta la chiesa di Serrazzone con scellerato ardimento, nefario ausu (TIRABOSCHI,
Nonantola, II, 396).
17
Paganello da Serrazzone o degli Obizzini morì senza discendenza verso il 1275.
18
Bernardino da Serrazzone, ancor vivente il 28 febbraio 1273, morì poi senza discendenza.
19
Francesco da Serrazzone o da Frignano, ancor vivente il 6 dicembre 1279, morì prima del 17 giugno 1282, lasciando
un figlio di nome Azzo o Azzuccio, che prese l’agnome da Monteforte o da Frignano. Questo Azzo o Azzuccio da Fri2
Il grande attaccamento dei nobili da Serrazzone pei Montecuccoli deve, secondo noi, aver avuto origine da una di quelle frequenti pubbliche riconciliazioni, suggellate da matrimoni, cui dianzi accennammo. Non esistono documenti per asserirlo, ma riteniamo probabile che in una di tali occasioni avvenisse un matrimonio fra uno da Serrazzone ed uno da Montecuccolo.
Comunque, sta il fatto che i nobili da Serrazzone, specialmente i discendenti di Azzo, sebbene appartenenti alla progenie dei Gualandelli, combatterono sempre pei Corvoli con tanto ardore, come
se il sangue di questi scorresse impetuoso nelle loro vene.
Alla morte dei due capifamiglia, i nobili da Serrazzone si divisero, pur mantenendosi sempre aderenti ai Corvoli.
I discendenti di Gualando ricevettero parte di Serrazzone e interamente S. Martino di Salto, ed assunsero, oltre al cognome Obizzini, anche l’agnome da S. Martino.
I discendenti di Azzo ebbero parte di Serrazzone e interamente Monteforte; assunsero, oltre al cognome Obizzini, anche l’agnome da Monteforte; e restarono non solo fedeli alla causa dei Montecuccoli, ma, ripudiando senz’altro la loro origine, assunsero poi anche l’appellativo da Frignano,
particolare una volta ai soli Corvoli.
Altre famiglie nobili di parte ghibellina e seguaci dei Montecuccoli erano i dalla Verrucchia, da Verica, da Renno, da Gaianello, da Monzone, da Paderno, i Boito ed altre minori.
3. La parte guelfa del Frignano
Quando i due fratelli, o meglio fratellastri, Azzo e Rainero fu Bonaccorso22 da Frignano, della progenie dei Corvoli, furono trascinati ignominiosamente a coda di cavallo per la città di Bologna e poi
ebbero mozzo il capo nel 124323, si estinse questo ramo dei da Frignano in linea maschile. Infatti
Azzo morì senza discendenza; e Rainero lasciò solo quattro figlie viventi (delle quali ignoriamo i
nomi), essendogli premorti senza prole i suoi due figli maschi Marcuccio e Lancellotto.
Alla morte di Rainero da Frignano, le suddette sue quattro figlie gli successero non solo nei feudi di
antico retaggio di famiglia – fra i quali si comprendevano Montegarullo24, Miceno, Torricella25 ed
Olina, – ma anche nei diritti feudali su molte terre vescovili dei plebanati di Missano, Semelano e
Verica, dei quali il vescovo di Modena Martino, con carta del 5 maggio 121426, aveva investito il
detto Rainero27 da Frignano; confermando le altre investiture già concesse dai suoi predecessori ad
Uberto da Sassadella28, padre di Mambilia: madre questa dello stesso Rainero29.
gnano sposò poi Taddea figlia di Simone Borgheggiani da Modena, da cui ebbe in dote il 17 giugno 1282 lire 225 di
Modena (Arch. Notarile di Modena, anno 1282, n. 4213).
20
Andallo da Serrazzone o da Frignano possedeva molte terre a San Felice. Era ancor vivente il 10 gennaio 1285
(Arch. Notarile di Modena, anno 1285, n. 579). Morì senza discendenza, dopo aver nominato erede il suo nipote Azzo o
Azzuccio, figlio del suo fratello Francesco, con testamento del 6 dicembre 1279 (Arch. Notarile di Modena, Anno 1279,
n. 3120).
21
Nicolò da Serrazzone o da Frignano era ancor vivente il 25 giugno 1286 (Arch. Notarile di Modena, Anno 1286, n.
1198).
22
Bonaccorso, figlio di Alberto del fu Gherardo da Frignano, sposò in seconde nozze Mambilia da Sassadella, unica
figlia di Uberto da Sassadella, vassallo del vescovo di Modena. Da questo matrimonio nacque Rainero. Azzo, figlio del
primo letto, è perciò fratellastro di Rainero; e deve tenersi ben distinto da un altro Azzo detto Azzone da Frignano, fratello di Bonaccorso (e perciò zio dei fratellastri Azzo e Rainero), morto senza discendenza verso il 1230.
23
Vedi la mia monografia: Montefiorino ecc. vol. II, pagg. 75 e 76.
24
Montegarullo: castello a ponente di Miceno.
25
Torricella: castello presso Pavullo.
26
Archivio Capitolare di Modena, I, 23, CXC.
27
Raindero da Frignano riceve l’investitura per sé, indi pei suoi discendenti maschi; e, in mancanza di maschi, per le
femmine: ...inde suisque heredibus massculis; et, massculis defitientibus, in feminis, iure recti et honorifici feudi, secundum usum Regni et cum omni honore.
28
Sassadella: nella pieve di Missano.
3
Naturalmente molti dei Corvoli avrebbero ambito la mano delle quattro ereditiere; ma esse, che avevano avuto il padre e lo zio barbaramente uccisi dai Bolognesi, (per istigazione dei Corvoli stessi,
e specialmente dei nobili da Montecuccolo), non vollero tradire la causa dei Gualandelli, coi quali il
padre e lo zio loro si erano alleati: e sposarono ciascuna uno della progenie dei Gualandelli.
La maggiore (che forse si appellava Mambilia, ripetendo il nome dell’avola) sposò Radaldino dei
Radaldi, figlio di Obizzino 30 del fu Radaldino dei Gualandelli, signore di alcuni castelli dell’Alto
Frignano e segnatamente di Roccapelago.
La seconda sposò Petricino dei Radaldi, fratello del nominato Radaldino e secolui convivente.
La terza sposò Giovanni dei Rastaldi, figlio di Enrico31 del fu Giovanni Rastaldi dei Gualandelli.
L’ultima sposò Jacopo dei Rastaldi, figlio di Serafinello32 del fu Lanfranco Rastaldi dei Gualandelli33.
Tutti quattro questi Gualandelli (due della famiglia Radaldi, due della famiglia Rastaldi) abbandonarono, chi prima chi poi, la residenza nei loro castelli aviti dell’Alto Frignano, e vennero a stabilirsi nel Basso Frignano, nei feudi delle mogli rispettive.
I due fratelli Radaldi (Radaldino e Petricino) abbandonarono la residenza nel castello di Roccapelago, e verso il 1260 fissarono dimora nel castello di Montegarullo, assumendo poi l’agnome da
Montegarullo.
Giovanni Rastaldi si stabilì nel castello della Torricella (presso Pavullo), conservando il cognome
Rastaldi.
Jacopo Rastaldi si stabilì nel castello di Olina (o meglio Poggio di Olina), ed assunse poi, dal nome
paterno, il cognome Serafinelli.
Nel 1269 le suddette quattro famiglie erano così composte:
Radaldino da Montegarullo34 (o dei Radaldi) di circa anni 60, con tre figli di nome Bazzalerio35,
Rainero36 e Altaclara37, tra i 24 e i 18 anni circa.
Petricino da Montegarullo38, (o dei Radaldi) di circa anni 58, con due figli di nome Lanfranchino39
e India40, di circa 24 e 20 anni.
Giovanni Rastaldi41 di circa anni 60, con due figli di nome Manfredino42 e Contessina43 di 24 e 20
anni circa.
Jacopo Serafinelli44 (o de’ Rastaldi) di circa anni 60, con due figli di nome Parisello45 e Jacopino46
di 24 e 22 anni circa.
29
Il Tiraboschi, sunteggiando il documento qui accennato (Diz. Top. II, 92), lesse erroneamente (o altri male lessero per
lui), Uberto de Fassadella; e nell’Albero Genealogico annesso (a pag. 96) inserisce: Mambilia da Fossadella, invece di
Mambilia da Sassadella.
30
Obizzino del fu Radaldino (o Araldino) dei Gualandelli fu tra coloro che si assoggettarono ai Bolognesi nel 1234 ed
ai Modenesi nel 1240 (TIRABOSCHI, Cod. Dipl. V, pagine 5 e 17).
31
Enrico del fu Giovanni Rastaldi si assoggettò ai Bolognesi nel 1234 (ivi, p. 5).
32
Serafinello del fu Lanfranco Rastaldi si assoggettò ai Bolognesi nel 1234 (ivi, p. 5).
33
Enrico fu Giovanni e Serafinello fu Lanfranco Rastaldi non figurano specificatamente nella dedizione dei Gualandelli
ai Modenesi nel 1240; ma non è a farsene caso, perché sono pochi gli individui ivi nominati; e la famiglia Rastaldi cadde sotto l’espressione generica: et pro omnibus aliis Gualandellis et eorum heredibus (TIRABOSCHI, ivi, pag. 17).
34
Radaldino da Montegarullo morì poi verso il 1273.
35
Bazzalerio da Montegarullo, (che nel 1269 aveva da poco sposata Altabella da Maranello), lo troveremo ancora vivente nel 1313, ed annoverato tra i ribelli all’impero di Enrico VII.
36
Rainero da Montegarullo era ancor vivente nel 1281, ma forse morì nel 1282.
37
Altaclara da Montegarullo sposò verso il 1278 Manfredino Rastaldi.
38
Petricino da Montegarullo morì verso il 1273.
39
Lanfranchino da Montegarullo nel 1292 (4 agosto) fu poi massaro generale del Frignano assieme al notaio Lucchesio
da Fiumalbo (Arch. Notarile di Modena, anni dal 1275 al 1295, nn. 931, 932, 933).
40
India da Montegarullo sposò verso il 1272 Rainero da Balugola.
41
Giovanni Rastaldi morì poi verso il 1272.
42
Manfredino Rastaldi, guerriero di forte tempra e gran nemico dei Montecuccoli, fu poi l’avversario giurato di Guidinello III da Montecuccolo in numerose guerre. Sposò Altaclara da Montegarullo, figlia di Radaldino, verso il 1278.
43
Contessina Rastaldi era ancor vivente il 19 luglio 1280.
4
Altre famiglie nobili di parte guelfa erano i Grimaldi, i da Marzo, i Corradi, i Torreggiani, i de’
Buoi, e inoltre tutti i Gualandelli, (eccetto, come si disse, Gualando ed Azzo da Serrazzone dei Gualandelli, che seguivano il partito ghibellino).
Non aggiungiamo altre delucidazioni e notizie sulle famiglie nobili frignanesi, perché quelle date ci
sembrano sufficienti per l’esatta comprensione dei fatti che narreremo; riservandoci però in altra
speciale monografia di approfondire gli studi e di chiarire meglio le origini, le parentele e i nessi
genealogici delle principali fra queste famiglie frignanesi.
4. Prodromi di guerra nel Frignano
Come di leggeri si può immaginare, il fatto che nel cuore del Frignano, in feudi già dei Corvoli, si
fossero stabilite quattro potenti famiglie della progenie dei Gualandelli, era ostico per tutti i Corvoli
e segnatamente pei Montecuccoli.
L’antica inimicizia tra i nobili da Montecuccolo e i nobili da Montegarullo, (capi nel Frignano i
primi del partito ghibellino, i secondi del partito guelfo), venne fortemente ad inasprirsi.
Se non si venne subito ad aperte ostilità, fu per merito di Bonaccorso I da Montecuccolo; il quale
seppe evitare una conflagrazione, che egli, di mente illuminata, prevedeva esiziale alla nobiltà frignanese di ambe le parti, e a tutto vantaggio del Comune di Modena e della parte popolare.
Jacopo Serafinelli, signore di Olina, stava restaurando ed in parte riedificando quel castello, che con
ogni cura muniva di fortificazioni per renderlo imprendibile. Ciò irritava i Montecuccoli, che temevano l’ingrandimento dei loro nemici; ma l’autorità di Bonaccorso I impedì ancora una volta lo scatenarsi della guerra.
Disgraziatamente, Bonaccorso I da Montecuccolo venne a morte, come si disse, verso il luglio del
1269; e la direzione del partito ghibellino si concentrò nelle mani del fratello Guidinello I, il quale,
insofferente di indugi, si apprestò subito a muovere guerra agli odiati Guelfi.
Al suo appello, tutti i Ghibellini del Frignano si unirono sotto la bandiera dei Montecuccoli.
Guidinello I cercò aiuti anche di fuori e molti ne trovò: segnatamente il capitano conte Maghinardo
da Panico, signore della montagna bolognese, che, con una grande quantità di militi reclutati nel
Bolognese47, venne nel Frignano a rinforzare l’esercito ghibellino. Accorsero anche i conti di Gomola (Gombola), i nobili da Monteveglio e molti altri Ghibellini Modenesi.
I nobili da Montegarullo, i Rastaldi dalla Torricella, e i Serafinelli da Olina subito si prepararono a
fronteggiare il pericolo; e chiamarono a raccolta tutta la parte guelfa del Frignano, che prontamente
rispose all’appello.
Anche i Guelfi chiesero ed ottennero aiuti forestieri: dal Comune di Modena, che spedì fanti e cavalli; dal Comune di Reggio, che, sotto il comando del capitano Guido da Mandra, inviò duecento
fanti reclutati nel Carpinetano e nei plebanati di Toano e di Minozzo. Accorseo pure i Boschetti, i
Munari, i signori da Campiglio, i Guidoni, ed altri nobili modenesi di parte guelfa.
5. La battaglia di Olina nel 1269
Sul principio di settembre di quell’anno 1269 la guerra divampò nel Frignano con inaudito furore.
Fu un seguito di incendi, di devastazioni e di crudeltà, che l’una parte infliggeva all’altra nei beni e
nelle persone.
44
Jacopo Serafinelli morì poi combattendo nel settembre dello stesso anno 1269.
Parisello Serafinelli era ancora vivente nel 1280 (Arch. Notarile di Modena, anno 1280, n. 4796). Morì poco dopo.
46
Jacopino Serafinelli nel 1269 aveva da poco sposata Adelasia di Gualdo da Montegibbio. Lo troveremo ancor vivente
nel 1282 (Arch. Notarile di Modena, anno 1282, nn. 1833, 1834 e 3262).
47
Et tunc venit comes Maginardus cum maxima quantitate militum de Bononia et de episcopatu in subsidium dicti domini Guidini (Cronaca di frate Salimbene da Parma).
45
5
Chi era armato poteva difendersi dall’ira nemica. Ma quei poveri abitanti, che per età o per impotenza non facevano parte delle masnade e le donne tutte, dovettero subire inenarrabili violenze dalle
sfrenate soldatesche. Niun rispetto all’innocenza, nessuna compassione pei poveri vecchi, nessuna
pietà per chi implorava la vita. Ovunque era la morte e la strage.
Mentre drappelli isolati delle due fazioni scorazzavano pel Frignano, in guerriglia furente e spietata,
uccidendo, incendiando e saccheggiando, il grosso dell’esercito ghibellino, comandato da Guidinello I da Montecuccolo, stringeva d’assedio il castello di Olina, tenuto da Jacopo Serafinelli e da buon
numero di Guelfi.
La difesa del castello era strenua, ma a lungo andare sarebbe stata vinta dagli impetuosi assalti nemici, se non fosse giunto in tempo il grosso dell’esercito guelfo, comandato da Radaldino da Montegarullo, il quale, abbandonato l’assedio di un castello difeso dai ghibellini (forse Monzone), si era
affrettato a soccorrere il pericolante castello di Olina.
Allora sotto le mura del castello di Olina si ingaggiò, sulla fine di settembre, una formidabile battaglia, che rimase memorabile negli annali del Frignano.
Lunga, dura e sanguinosa fu la lotta, perché da entrambe le parti si combatté con indomito valore; e
di molti morti restò seminato il terreno.
Ma alla fine l’esercito ghibellino, sostenuto dalle numerose truppe del conte Maghinardo da Panico,
prevalse. La sconfitta dei Guelfi fu grave e decisiva.
Guido da Mandra restò ucciso assieme ad un suo notaio48, e quasi tutti i suoi duecento Reggiani o
furono uccisi in combattimento oppure fatti prigionieri e poi impiccati49.
Jacopo Serafinelli, che coi suoi uomini era uscito dal castello e si era gettato nel folto della mischia,
restò ucciso. Così pure restò ucciso il nobile modenese Albertino Boschetti50.
L’esercito guelfo fu volto in fuga; e il vecchio Guidinello I da Montecuccolo restò padrone del
campo.
Così ebbe termine questa memoranda battaglia, che i cronisti appellarono magnum proelium, e che
diede piena vittoria al partito ghibellino nel Frignano.
Guidinello I da Montecuccolo decretò solenne bando contro tutte le principali famiglie guelfe; e con
esemplari ed aspre condanne riempì di terrore tutto il Frignano.
Per quasi un triennio, ossia sino all’estate del 1272, Guidinello I ebbe sul Frignano una signoria
quasi assoluta; e con ferrea repressione infranse ogni velleità di riscossa da parte dei suoi nemici.
6. L’esilio dei Guelfi Frignanesi
Le principali famiglie guelfe del Frignano avevano dovuto dunque prendere la via dell’esilio.
Radaldino da Montegarullo si accasò a Maranello (Maranum Araldini) presso i parenti di Altabella51, moglie del suo figlio Bazzalerio.
Petricino (detto anche Petriolo) da Montegarullo fu ospitato dal nobile Rainero da Balugola, che ne
sposò poi la figlia di nome India52.
Giovanni Rastaldi si trasferì a Modena, in una casa di sua proprietà.
48
Muratori: Rer. It. Script. Memoriale Potestatum Regiensium, Tom. VIII, col. 1129.
Cronaca di frate Salimbene da Parma.
50
Cronaca Albinelli.
51
Bazzalerio del fu Radaldino da Montegarullo unitamente a sua moglie Altabella vendettero poi per allodio 5 biolche
di terra in Maranello per nove lire imperiali il 21 marzo 1274 (Arch. Notarile di Modena, anno 1274, n. 1780).
52
India da Montegarullo, moglie di Rainero da Balugola, appaltò poi la costruzione di una torre-casa, da costruirsi in
Balugola dai muratori Guglielmo Sardo di Como, Giannello di lui fratello, e Pietro dalla Piazza pure di Como, per il
prezzo di lire 20 imperiali, con atto del 24 marzo 1280. Il detto edifizio doveva essere di pianta rettangolare; ognuno dei
due lati maggiori doveva avere la dimensione (esterna) di 20 braccia, ognuno dei due lati minori la dimensione (esterna)
di 16 braccia, e la sua altezza da terra doveva raggiungere 23 braccia. (Arch. Notarile di Modena, anno 1280, n. 4817).
Sulla struttura di queste torri-case, che nel medioevo servivano di abitazione e all’occorrenza venivano trasformate in
fortilizi, parlai nella mia monografia: Montefiorino e le Terre della Badia di Frassinoro, vol. I (1071-1173), pp. 54, 55,
56.
49
6
Parisello e Jacopino Serafinelli, figli del fu Jacopo morto in guerra, si stabilirono a Montegibbio; e
furono raccolti dai parenti di Adelasia53, moglie del detto Jacopino.
L’esilio riuscì fatale agli scampati della vecchia generazione.
Tanto Radaldino che Petricino da Montegarullo presto morirono.
Anche Giovanni Rastaldi morì presto, vinto forse dalla nostalgia dei suoi monti. Prima però di spegnersi, volle ottenere il perdono da diversi di Pavullo, ai quali egli aveva fatto ingiurie ed estorsioni.
Costoro erano certi Bonabello di Adigerio, Guido di Rolandino, Gerardino di Enrichetto e Furerio
di Domenico, tutti di Pavullo, i quali si presentarono a Modena il 17 aprile 1271, e nella cappella di
San Bartolomeo fecero pace e remissione al predetto Giovanni Rastaldi di tutte le ingiurie e di tutte
le estorsioni subite ad opera del Rastaldi medesimo54.
Con suo testamento, fatto l’anno stesso il 6 di dicembre55 nella propria casa in Modena56, il detto
Giovanni Rastaldi del fu Enrico istituiva erede il suo figlio Manfredino, liberava dalla servitù Giovanna di Pietro Buondì e Ripetto dalla Torricella, e faceva molti altri legati, fra i quali uno di cento
lire modenesi a favore di sua figlia Contessina57.
Di Rolandino Rastaldi, fratello di Giovanni, ormai vecchio e sfiduciato, sappiamo soltanto che si
privò di quattro suoi servi di nome Ottonello, Pietro e Bella del fu Aldrovandino dalla Torricella, e
Radaldella figlia del detto Pietro, vendendoli, assieme al suo cavallo sauro, al nipote Manfredino
Rastaldi, per la complessiva somma di modenesi lire 28, con atto stipulato in Modena nella casa di
Gherardino Munari il 23 aprile 127158.
7. La pace del 1272 nel Frignano
Nell’estate del 1272, i Boschetti, i Munari, i da Campiglio ed altri nobili modenesi, radunato un forte nucleo di armati, coll’aiuto dei da Montegarullo, dei Rastaldi e dei Serafinelli, non ostante il bando vigente contro di loro, si portarono nel Frignano, sollevandolo contro i Montecuccoli.
Guidinello I da Montecuccolo pronto corse ai ripari e radunò quanta più gente poté, ma dovette ben
presto accorgersi che le fila dei suoi seguaci si erano di molto assottigliate, a causa principalmente
della sua crudele tirannia59, che gli aveva alienato non solo il favore popolare, ma anche l’amicizia
di molti nobili, i quali, per l’una o per l’altra ragione, preferivano di non accorrere in suo aiuto.
Sin dalle prime scaramucce i Montecuccoli capirono che il popolo era tutto pei Boschetti e per la
parte guelfa. Ma tuttavia, aiutati dai nobili da Serrazzone e da Monteveglio e da pochi altri fedeli,
non si diedero per vinti,, e lottarono strenuamente sino alla fine di ottobre.
Quando però Guidinello I capì di non poter più resistere, principalmente per la defezione dei suoi
aderenti, e che, prolungandosi la lotta inane, avrebbe ridotto all’estrema rovina la sua famiglia, acconciò l’animo alla pace, che il podestà del Frignano (Caccianemico figlio di Alberto dei Caccianemici da Bologna60) si offriva di negoziare, a patto di seguire il consiglio di abbandonare il partito
ghibellino e di abbracciare il partito guelfo.
53
Jacopino Serafinelli e sua moglie Adelasia del fu Gualdo da Montegibbio vendettero poi tutti i beni e i diritti che possedevano in Casalpennano, Casalcicogna, Castellarano e Montegibbio ad Uguccione della Cella, con atto del 13 settembre 1282. (Arch. Notarile di Modea, anno 1282, n. 1833).
54
Arch. Notarile di Modena, anno 1271, n. 2903.
55
Arch. Notarile di Modena, anno 1271, n. 971.
56
Actum Mutine in domo dicti testatoris.
57
In pagamento di questo legato paterno di cento lire, Contessina del fu Giovanni Rastaldi ricevette poi il 19 luglio
1280 dal fratello Manfredino un podere con fabbricati posto alla Torricella, intercluso fra la proprietà del detto Manfredino. (Arch. Notarile di Modena, anno 1280, n. 1384).
58
Arch. Notarile di Modena, anno 1271, n. 1603.
59
Tipico il fatto di aver costretto, con minaccia di morte, il notaio Bernardino da Rancana a stipulare un atto falso, come
ebbe poi a confessare il notaio medesimo nel 1278. (Arch. Notarile di Modena, anno 1278, n. 5943*).
60
Il bolognese Caccianemico dei Caccianemici era stato da poco nominato podestà dal partito guelfo, ormai dominante
in Frignano. Era figlio di Alberto, che era stato ripetutamente podestà di Modena, e fratello di Venetico che in quel
tempo era Capitano del Popolo a Modena (Cronache Modenesi).
7
Verso la metà di novembre si venne fra le parti ad un compromesso con atto del notaio Guido Giglini, mediante il quale furono nominati gli arbitri di pace nelle persone di Caccianemico Caccianemici, podestà del Frignano, Pellegrino Pizzoli, Simone Lambertini da Bologna, Bazzalerio Bazzaleri61 e Giacomino della Dotta, i quali dovevano esplicare il loro mandato entro le calende del prossimo gennaio 1273: giorno in cui sarebbe scaduto la tregua solennemente giurata.
Fu convenuto in questo primo compromesso che il Comune del Frignano (ossia la federazione delle
singole comunità od università frignanesi) avrebbe pagato ai Boschetti e ai Malabranchi, a pace
conclusa, a titolo di indennità lire modenesi 646 e soldi 14.
Per garantire il pagamento di questa indennità, Manfredino da Gaianello e Guercetto da Chiagnano,
sindaci del Comune Frignanese, dovettero depositare presso i frati Minori di Bologna il 23 novembre 1272 la predetta somma, da pagarsi poi, a pace conclusa, ai Boschetti e ai Malabranchi; fissandosi in lire modenesi 400 la quota da versarsi ad Ugolino, Nicolò e Gherardo Boschetti62.
Strana giustizia in quei tempi! Coloro che avevano cagionati i danni erano stati i nobili con a capo i
Montecuccoli, ma l’indennità doveva essere pagata dal Comune del Frignano e perciò anche dal
popolo; essendo il Comune costituito dal ceto nobile e dal ceto popolare. E così, per soddisfare agli
odi tra i nobili, il povero popolo, oltre i danni diretti subiti nelle guerre, doveva anche concorrere
indirettamente, mediante il Comune, a pagare l’indennità reclamata dai vincitori.
In un successivo compromesso del 26 novembre 1272, con atto del notaio Simone Testacalvari, i
predetti arbitri ebbero l’incarico di stabilire i matrimoni scambievoli fra le parti avverse, col patto
che la decisione fosse presa entro le calende del gennaio prossimo63.
La sentenza arbitrale fu pronunziata dai detti arbitri in Bazzano il 19 dicembre 1272, con atto del
notaio Simone Testacalvari64.
Sentenziarono gli arbitri che le parti avverse si facessero ampia reciproca remissione di tutte le ingiurie e offese e di tutti gli omicidi, collo scambio del bacio di pace.
A rendere duratura la pace, gli arbitri sentenziarono che Corradino Munari desse sua figlia Richelda
in moglie a Parisello del fu Bonaccorso Montecuccoli, colla dote di 400 lire modenesi; delle quali in
quanto a lire 100 da pagarsi dal detto Corradino per oggetti e vestiari alla sposa, e le altre lire 300
da pagarsi dal Comune del Frignano.
Sentenziarono pure che Matteo fu Bonaccorso da Montecuccolo desse sua figlia Baruffaldina in
moglie a Giovanni di Gherardino Boschetti, colla dote di lire 900 modenesi; della quali in quanto a
lire 300 da pagarsi entro un mese dal detto Matteo, e le altre lire 600 da pagarsi dal Comune del
Frignano all’atto del matrimonio 65.
Così chi costituì la dote alle due future nobili spose fu in maggior parte il Comune del Frignano.
Ma non si limitarono in queste le spese cui andò incontro il Comune del Frignano in causa della pace.
La liquidazione delle competenze agli arbitri, sempre a carico del Comune, fu lunga e laboriosa, e
solo fu definita mediante sentenza del marchese Obizzo II d’Este circa vent’anni dopo, il quale fissò
le competenze degli arbitri stessi in lire modenesi 450066; la qual somma fu alla fine saldata il 31
luglio 1293, quando il Comune del Frignano ebbe quietanza da Simone Lambertini da Bologna (uno
degli arbitri) della somma di lire 1000 modenesi o di bolognini piccoli, a completo saldo del detto
debito di lire 450067.
61
Bazzalerio Bazzaleri non figura però negli atti successivi, sia che morisse, sia che si ritirasse.
Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. II, n. 504*.
63
Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. I, n. 3922*.
64
Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. I, n. 3923*.
65
Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. I, n. 3925*.
66
Arch. Notarile di Modena, Anno 1293, n. 3368.
67
Arch. Notarile di Modena, Anno 1293, n. 2805.
62
8
Sempre in Bazzano nello stesso giorno 19 dicembre 1272, Gherardino, Nicolò e Corrado Boschetti
e Corradino Munari, agenti anche per tutti gli altri di parte guelfa che erano stati banditi dal Frignano in occasione di guerra68, scambiarono il bacio di pace con Guidinello I (o Guidino) fu Bernardino I da Montecuccolo e col di lui nipote Matteo I fu Bonaccorso I; agenti questi ultimi anche per gli
altri Frignanesi di parte ghibellina.
E la pace fu fatta: con vicendevole remissione per tutte le ingiurie e per tutti gli omicidi69.
Circa due mesi dopo, cioè il 28 febbraio 1273, Guidinello I e Matteo I da Montecuccolo, Bernardino del fu Azzo da Serrazzone, Guizzardino del fu Guglielmino da Renno e Aldrovandino del fu
Rainero da Verica, a nome anche degli altri Ghibellini del Frignano, vennero a Modena; e nel Consiglio Generale della Città abbracciarono il partito guelfo, giurando solennemente sui Santi Vangeli
di difendere sempre e costantemente la parte della Chiesa70.
Così fu che Guidinello I da Montecuccolo, nell’età di circa 85 anni, e prossimo alla morte (che avvenne forse in quell’anno stesso 1273), da fierissimo ghibellino, quale era, divenne guelfo.
Scomparve il partito ghibellino, ma non per questo nel Frignano subentrò la pace.
I nobili da Montegarullo, i Rastaldi e i Serafinelli erano ritornati in possesso dei loro castelli nel
Frignano.
I Rastaldi si erano di nuovo stabiliti nel castello della Torricella, ed i Serafinelli avevano ripreso residenza nel castello di Olina (Poggio di Olina), dopo gli indispensabili lavori di restauro.
I nobili da Montegarullo, (il cui castello di Montegarullo, distrutto nell’ottobre 1269 dai vittoriosi e
inferociti Ghibellini, era ridotto a un cumulo di macerie), si erano stabiliti invece nella rocca o rocchetta di Miceno: altro loro feudo di provenienza materna, e perciò, come si disse, già dei Corvoli.
La rocca di Miceno, restaurata, ampliata e fortificata, diventò poi la residenza preferita da questa
famiglia, che conservò sempre l’agnome da Montegarullo; e solo qualche volta venne appellata dalla Rocchetta di Miceno, o, più brevemente, dalla Rocchetta.
Anche dopo la pace, tra i predetti e i Montecuccoli non si intrecciarono vincoli di amistà o di buon
vicinato. Non potendo continuare a dilaniarsi, si limitarono a tollerarsi.
Tanto è vero che alla conclusione della pace in Bazzano il 19 dicembre 1272 nessuno tra gli antichi
Guelfi del Frignano si era presentato, ma per essi avevano agito i Boschetti ed i Munari, nobili Modenesi.
Non era possibile che i nobili da Montecuccolo e i nobili da Montegarullo si scambiassero il bacio
di pace.
Ciascuno restava perciò fermo nelle proprie posizioni, in vigile tregua, tutti pronti a lanciarsi l’un
contro l’altro alla prima occasione.
I Montecuccoli di Montese - Percorso storico
68
...et vice et nominibus omnium et singulorum, qui fuerunt banniti vel condempnati occasione guerrarum Fregnani,
tumultus, ofensionum seu maleficiorum... (Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. I, n. 3922*).
69
Arch. Notarile di Modena, Anno 1272, vol. I, n. 3924*.
70
TIRABOSCHI, Mem. Stor. Mod. III, 134.
9