RE minore: musicoterapia - counselling
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RE minore: musicoterapia - counselling
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles RE minore musicoterapia – counselling - psicotecnologie Scuola di Specializzazione in: Musicoterapia e Counselling Scolastico Relatore: Dott. ssa Roberta Frison Contesto di Project Work: Centro Europeo di Musicoterapia CEMU – Istituto MEME Tesisti specializzandi: Alessandra Foppoli Secondo anno Musicoterapia Elena Rosselli Primo anno Musicoterapia Carlo Stanzani Primo anno Counselling Scolastico Modena maggio - giugno 2007 Anno accademico 2006-2007 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 “Ci sono due modi di vivere la nostra vita. Uno è come se nulla fosse un miracolo. L’altro è come se tutto fosse un miracolo.” [Albert Einstein] Disegno di una bambina del gruppo RE minore 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Indice 1 Introduzione ……………..……………………………………………………… 5 2 Nascita ed evoluzione del Progetto “RE minore” …………..………………. 7 2.1 Scelta del repertorio ……………………………….……………… 7 3 Obiettivi …………………………………………………………..…………… 13 3.1 Obiettivi di gruppo ………………………………….……………. 13 3.2 Obiettivi individuali …………………………………..…………… 14 3.3 Obiettivi specifici ……………………………………..…………... 14 4 Parte Corale …………………………………………………………………… 15 4.1 La respirazione ……………………………………..……………. 16 4.2 La fonazione ………………………………………….…………. 19 5 SoundBeam …………………………………………………………………… 24 5.1 Tra Silenzio e Manifestazione ………………………………….. 24 5.2 Abilità silenti ……………………………………………..……….. 26 5.3 Silenziosità comunicanti ………………………………..……….. 28 5.4 Maschere e ruoli ……………………………………….………… 30 5.5 Ruoli omeopatici ……………………………………….………… 32 5.6 Metodi trasformazionali …………………………………………. 35 5.7 SoundBeam : Storia e principio di funzionamento……………. 37 5.8 SoundBeam : Istruzioni sulle funzionalità di base ……………. 39 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 6 Parte Orchestrale ……………………………………………………………. 43 6.1 Strumenti …………………………………………………………. 46 6.2 Giochi …………………………………………………………….. 47 6.3 Il direttore d’orchestra …………………………………………… 48 7 Modelli e metodi applicati ………………………………………………….. 49 8 Descrizione degli incontri del gruppo RE minore …………………………. 52 9 Conclusioni ……………………………………………………………………. 54 10 Bibliografia …………………………………………………………………… 56 11 Discografia …………………………………………………………………… 57 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 1 Introduzione Nessuna persona è un’isola. Non si lotta da soli. Si ha bisogno di discutere le proprie strategie, di chiedere aiuto e di raccontare le proprie storie. Si danza con i compagni, ma non si attribuisce a nessuno la responsabilità dei propri passi. Abbiamo riscontrato una notevole difficoltà durante le stesura di questa breve introduzione, data probabilmente dal fatto che si è cercato di descrivere in modo obiettivo ed oggettivo un progetto che è in continuo movimento ed evoluzione soprattutto dal punto di vista emotivo, nostro e dei piccoli-grandi partecipanti al gruppo. L’idea progettuale iniziale prevedeva, date le richieste giunte e gli effettivi bisogni, di proporre sedute individuali di musicoterapia. Credendo però, nella ricchezza di risorse che un gruppo espressivo misto può ricavare, si sono creati piccoli gruppi fino a quando, dopo attente osservazioni e dopo un determinato specifico lavoro, si è deciso di allargare il gruppo ad uno unico, il RE minore. (Parallelamente però si è mantenuto lo spazio necessario per gli incontri individuali). Nella parte che segue verranno descritti gli step che hanno portato all’elaborazione metodologica, teorica e pratica del progetto. La realizzazione del progetto RE minore prevede la collaborazione di tre figure professionali diverse che, pur con competenze specifiche 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 differenziate, hanno dato vita ad un progetto d’intervento comune. Seppure il viaggio è cominciato da poco abbiamo riscontrato notevoli cambiamenti in noi, nei ragazzi e in tutto ciò che riguarda la strutturazione e la progettazione. Quella che era un’idea iniziale ha subito in itinere profondi mutamenti che potessero essere funzionali ed adattabili a coloro a cui è stata rivolta la nostra attenzione. Abbiamo quindi dovuto fare i conti con le nostre premesse ed i nostri preconcetti. Ci siamo confrontati e abbiamo cercato di dare un senso, un valore condivisibile alle nostre unicità. Le difficoltà, lo scoraggiamento che abbiamo vissuto in alcuni momenti sono stati vinti dall’entusiasmo e dall’incoraggiamento che ci siamo infusi reciprocamente. 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 2 Nascita ed evoluzione del Progetto “RE minore” Sorto all’interno delle attività del CEMU (Centro Europeo di Musicoterapia), il Gruppo RE minore è nato con l’intento di raccogliere, abbracciare, potenziare e dare vita alle infinite espressioni creative con suoni e voci attraverso il canto, gli strumenti musicali e il SoundBeam. Alla base del gruppo coro-orchestra-SounBeam vi era il desiderio di condividere lo sviluppo di proprie caratteristiche sonoro-musicali in un contesto comune in cui si fondono le risorse affettive e relazionali di ciascun individuo potenziandole. In questo modo, l’attività espressiva, creativa e comunicativa era intesa principalmente a perseguire l’accrescimento e l’integrazione di funzioni percettive, sensoriali, emozionali ed affettive. L’idea del nome è nata dal desiderio di coniugare significati musicali e simbolico-evocativi: RE minore quindi come accordo dalle venature anche melanconiche, re come apice dell’importanza personale, non sminuita dalla minore età. 2.1 Scelta del Repertorio Il repertorio che si è deciso di proporre inizialmente prevedeva: - B. Coulais “Les Choristes” (arrangiamenti e trascrizioni di Elena Rosselli); - Musiche tradizionali dal mondo; 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 - Vari canoni a più voci dalla tradizione popolare. Durante la conduzione dei primi incontri ci si è resi consapevoli dell’opportunità di introdurre un elemento di connessione che rendesse più unitario l’insieme dei diversi momenti musicali. Si è così pensato alla composizione di una favola musicale che accogliesse nel proprio seno i brani eseguiti durante gli incontri. Il nucleo centrale della fiaba era costituito da una breve descrizione di un contesto iniziale sul quale, durante le sedute, il gruppo si confrontava collettivamente al fine di co-costruire un possibile sviluppo della vicenda narrata. Questo modo di procedere ha permesso ai ragazzi di caricare di ulteriori valenze emotive l’interpretazione dei diversi pezzi e di creare un filo conduttore che orientasse la loro attenzione anche nei passaggi tra i pezzi. 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 FAVOLA-VOLA [breve musichetta di presentazione con Stefania alle tastiere e bimbo al tamburo] [Musica lieve di sottofondo: eseguita al pianoforte] [Narratore1] [Tamino1] C'era una volta un bambino di nome Tamino che parlava con l'eco. Se fosse lui a raccontarvi questa favola, la direbbe in questo modo: “C'era una volta-olta un bambino-ino di nome Tamino-ino ...” Questa cosa era contagiosa, infatti chi parlava con Tamino rispondeva con l'eco. [Tamino comincia ad entrare in scena] Un giorno Tamino sentì che c'era una cosa che non sapeva. Non capiva bene cosa fosse, ma sentiva che era importante e che non la sapeva. Decise allora di partire alla ricerca di una risposta. [Tamino cammina] Dopo aver camminato a lungo, arrivò ad un monastero. Sulla porta del campanile c'era scritto: “casa di frate Martino”. [Fine musica di sottofondo] Tamino provò a bussare [knoc, knoc eseguito con uno strumento a percussione, mentre Tamino mima il gesto] ma nessuno rispondeva. Allora provò a chiamare: 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 “Fra Martino-ino, campanaro,-aro dormi tu? dormi tu? Suona le campane,-ane suona le campane -ane din don dan din don dan” Finalmente frate Martino si affacciò: [frate Martino:] “Chi è che mi cerca ?” [Tamino:] “Buongiorno-orno. Sono Tamino-ino, sto cercando-ando la cosa-osa che non so.” [frate Martino:] “E quale sarebbe-ebbe la cosa-osa che non sai”. [Tamino:] “Appunto-unto, non lo so”. [frate Martino:] “Allora è grave-ave. Vedi quel sentiero-ero? Percorrilo e arriverai alla Grande Porta-orta. Ma fai attenzione-one, quando incontrerai la sentinella-ella muoviti molto lentamente-ente”. [Narratore2] Tamino si incamminò [SoundBeam con uccellini (124) mentre Tamino cammina sul posto], ma ben presto trovò uno sbarramento sorvegliato dalla Sentinella col fucile. Si ricordò delle parole di Fra' Martino e, muovendosi molto lentamente, riuscì a superare lo sbarramento. [6 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 bimbi, 3 per lato, creano uno sbarramento coi propri corpi e Tamino deve superarli passando tra le due schiere. Il SoundBeam viene commutato sugli spari (128)]. [Narratore3] [Tamino2] Tamino riprese il cammino e finalmente giunse alla Grande Porta, ma era chiusa. [4 bimbi, formano la grande porta coi propri corpi. Il SoundBeam viene commutato sugli oooh (54)]. [Tamino3] Ricerca della chiave Apertura della Porta Dietro quel porton-ton-ton dov'-entrò Tamin-min-min c’era un bel giardin-din-din senza rumoron-ron-ron oh che bel giardin-din-din che trovò Tamin-min-min dietro quel porton-ton-ton 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 [Narratore4] Proprio così, oltre la Grande Porta Tamino trovò un bellissimo giardino: era il Giardino del Silenzio. In questo luogo è possibile seminare domande e lasciare crescere le risposte [ognuno individua una propria domanda, la coglie dentro di sé e la semina in silenzio, compreso Tamino]. Alcune risposte crescono in fretta, altre impiegano molti anni, come certe piante. E i loro frutti migliori saranno altre domande. Incontro con Tamina [canto soave di Les Choristes]. [La Fatina Danzante gira attorno ai Tamini con nastri colorati e campanellini] Guarigione di Tamino dall'eco (proprio grazie a Tamina, perché ora c'è lei a rispondere, e Tamino non ha più bisogno dell'eco per non sentirsi solo). Chagall “Solitudine” 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 3 Obiettivi 3.1 Obiettivi di gruppo Il lavoro di gruppo può essere proposto anche come integrazione alla terapia individuale per ampliare le esperienze sociali e musicali dei ragazzi e per fornire opportunità e materiali supplementari per il raggiungimento degli obiettivi della singola persona. I principali obiettivi sui quali è stato focalizzato il lavoro sono: 1. Attenzione. 2. Ascolto. 3. Apprendimento. 4. Socializzazione. 5. Integrazione. 6. Creare motivazioni. 7. Acquisizione di competenze: - ritmico-sonore; - coordinamento ritmico-motorio; - emissione vocale-canto; - movimento-suono. 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 3.2 Obiettivi individuali Contestualmente al perseguimento degli obiettivi condivisi, si è operato in direzione di ogni singolo soggetto per supportarlo nelle sue specifiche difficoltà. 3.3 Obiettivi specifici Per obiettivi specifici si intendono quelli perseguiti con una particolare attività svolta: • Alternanza dei narratori e degli interpreti del protagonista: fornire il proprio contributo nella forma migliore possibile e confidare nel medesimo impegno da parte degli altri per un fine unico. • Fasi di ricerca collettiva di possibili sviluppi della fiaba: sollecitazione della creatività individuale e collettiva, rispetto dei risultati della creatività degli altri sia nei contenuti che nei tempi e quindi sviluppo della capacità di dominare l’impellenza ad estrinsecare un moto interiore. Capacità di attivare la mente collettiva e coglierne i frutti. • Ostacoli incontrati da Tamino: acquisizione dell’abitudine a considerare gli ostacoli come normali eventi lungo qualsiasi cammino (e sviluppo dell’attitudine a superarli). • Ricerca della chiave: acquisizione dell’idea che non tutte le cose che ci interessano sono immediatamente palesi. • Giardino del Silenzio: contatto con una dimensione interiore ed esteriore abitualmente negata dall’ambiente. • Domande seminate: capacità di accettare la domanda come principio attivo con valore in sé. • Guarigione di Tamino quando non è più solo: acquisizione della capacità di vedere un sintomo, un disagio, come manifestazione sistemica. 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 4 Parte Corale Una voce significa questo: c’è una persona viva, gola, torace, sentimenti, che spinge nell’aria questa voce diversa da tutte le altre voci. Una voce mette in gioco l’ugola, la saliva, l’infanzia, la patina della vita vissuta, le intenzioni della mente, i piacere di dare una propria forma alle onde sonore… Ciò che ti attira è il piacere che questa voce mette nell’esistere come voce, ma questo piacere ti porta a immaginare il modo in cui la persona potrebbe essere diversa da ogni altra quanto è diversa la voce. [I.Calvino, “Sotto il sole giaguaro] Chagall “Adam Eve” La voce umana è l’organo più in mostra del corpo ed è anche il nostro più accessibile strumento sonoro. Così come la più lieve emissione vocale massaggia il corpo facendolo vibrare, ogni movimento del corpo, a sua volta, influisce sul modo in cui inspiriamo ed espiriamo, e quindi ha un impatto sulla voce. La voce può essere un modo efficace per conoscersi, darsi un nome, scoprire il rispetto e l’odio per se stessi. Nella società moderna, in cui gli adolescenti spesso hanno la percezione di non essere ascoltati, le forti grida del punk, dell’heavy metal e di altre forme di musica popolare aiutano a liberare le tensioni dell’adolescenza. 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Allo stesso modo, quando siamo feriti, scopriamo che ci sono dei suoni che il nostro corpo vuole emettere. Spesso la fine della sofferenza o la liberazione dal dolore sono accompagnate dai suoni che produciamo con la nostra voce. In particolare, è proprio nel canto che la ricchezza emotiva della persona si esprime, perché permette di essere creativo e ciò significa dar senso e gratificazione alla sua esistenza. L’esercizio dello strumento vocale e musicale e l’influsso positivo dei nuovi rapporti sociali che si vengono a creare nello spazio profondo del gruppo sono i confini entro i quali il cantante parte di un coro riesce ad essere creativo. Raggiungere tale traguardo per il corista significa dunque dare dignità e valore alla propria vita. 4.1 La respirazione La base della voce è il respiro: inaliamo il respiro, lo trasportiamo dai polmoni fin nelle parti più profonde delle nostre cellule e lo immettiamo nuovamente nel mondo. In molte religioni respiro significa spirito, così come la parola ebraica ruach indica respiro di Dio. La respirazione accompagna tutti i cambiamenti della nostra vita emotiva. Essa, infatti, è particolarmente sensibile alla vita psichica e specialmente alle emozioni. Alcune di queste, come la paura, possono avere l’effetto di bloccarla, mentre altre al contrario 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 accelerano i suoi tempi, e altre ancora, come la vera calma interiore, la rendono più profonda e la rallentano (come nel sonno). Per una corretta respirazione la posizione del corpo deve essere eretta, con la testa alta, le spalle abbassate e il petto in fuori (ma non la pancia in dentro) e un buon appoggio su ambedue le gambe. È molto importante attuare l’inspirazione avendo come riferimento le stesse sensazioni di benessere suscitate dalla classica boccata d’aria rigeneratrice quando siamo al mare o in montagna, senza preoccuparsi di immagazzinare enormi quantità d’aria, che all’inizio degli studi vocali risultano più nocive che utili, in quanto difficilmente controllabili. Quando si parla di respirazione profonda non ci si riferisce quindi tanto alla quantità d’aria inspirata, quanto alla modalità con cui si realizza l’inspirazione, che deve coinvolgere attivamente il diaframma e i muscoli intercostali. 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Il diaframma è un muscolo interno (e come tale non visibile superficialmente), ma contraendosi nell’inspirazione si abbassa, spingendo in fuori e facendo più o meno sporgere l’addome. Nella fase espiratoria invece esso viene risospinto in alto dall’addome che rientra sotto l’azione dei muscoli addominali. Diaframma visto antero-superiormente I movimenti (in fuori durante l’inspirazione e in dentro durante l’espirazione) dell’addome rappresentano quindi il primo mezzo di controllo della respirazione. Il movimento del respiro è un’onda che nasce nel centro del corpo nell’inspirazione, sale oltrepassando la frontiera anatomica tra addome e torace, per ridiscendere nell’espirazione, con un movimento fluido e continuo. Inspirare attraverso la bocca e riprodurre le stesse sensazioni di apertura e di allargamento interno prodotte dalla fase iniziale dello 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 sbadiglio, contribuisce a predisporre correttamente l’organo fonatore e le cavità di risonanza. Per contro, l’inspirazione effettuata soltanto attraverso il naso, teoricamente più igienica e più profonda, non si concilia con l’esigenza pratica, frequente nel canto, di fiati veloci e non superficiali, per i quali l’azione di chiusura e di apertura della bocca risulterebbe di ostacolo. 4.2 La fonazione Gli organi fonatori sono parte integrante o accessoria di quello che si definisce apparato respiratorio e sono: a) laringe; b) faringe; c) cavità nasali e paranasali; d) bocca; e) polmoni. Sono interessati alla funzione fonatoria e svolgono un ruolo importantissimo nel controllo dell’emissione, oltre al diaframma e ai muscoli addominali di cui abbiamo già parlato in precedenza, anche determinati muscoli facciali. Fonte di produzione del suono è la laringe, mentre faringe, bocca e cavità nasali e paranasali formano il cosiddetto apparato di risonanza. 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 All’interno della cavità laringea troviamo le due corde vocali, che nel loro insieme costituiscono la glottide. Questa si chiude quando le corde vocali, entrando in vibrazione, realizzano la funzione fonatoria. Quanto più le corde vocali vengono tese, sollecitate dall’aria proveniente dai polmoni, tanto più è acuto il suono da esse prodotto. Corde vocali L’approccio iniziale della coralità con il gruppo “RE minore” non è stato semplice, soprattutto per la complessità del contesto esistente. Innanzi tutto è stata inserita in un percorso che era già stato avviato dall’operatrice Alessandra. I ragazzi avevano già svolto, prima individualmente, e successivamente in gruppo, un grandissimo lavoro volto a sviluppare in loro attenzione, ascolto, apprendimento, memoria, ed alcuni di loro avevano già acquisito notevoli competenze musicali e ritmiche. L’idea di un coro è stata abbracciata subito con grande entusiasmo, soprattutto per la forte credenza, da parte nostra, negli effetti benefici che un’integrazione corale possa portare sia nel singolo soggetto che nel gruppo. 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Al primo incontro corale con i ragazzi è stata fatta ascoltare loro la registrazione su c.d. di un brano che era in programma. In questo caso si trattava di un brano tratto dal film “Les Choristes” (B. Coulais). Naturalmente il pezzo era stato preventivamente riarrangiato, in modo da renderlo più semplice e quindi facilmente eseguibile. Dopo l’ascolto del brano, sono state raccolte le loro impressioni, riflessioni, gli è stato chiesto se il brano gli era piaciuto, se trovavano che fosse difficile e anche se si sentivano in grado di impararlo, dopo di che, avendo loro dimostrato molta volontà ed entusiasmo, si è passati ad una fase successiva. Innanzi tutto si è cercato di fargli capire che per cantare bene è importante rispettare alcune regole fondamentali, fra cui: - Posizione: stare diritti con la schiena, la testa diritta, le spalle abbassate e rilassate, perché dentro di noi l’aria passa attraverso un tubicino che dalla bocca porta ai polmoni. Se stiamo curvi o con il collo piegato, il tubicino non lascia passare bene l’aria e la nostra voce esce sgradevole (esempio di una cannuccia che, se piegata, non lascia passare bene la coca-cola…) - Respirazione: per cantare bene bisogna respirare bene, e respirare bene significa avere un respiro regolare, non affannoso, e non bisogna alzare le spalle. Si deve invece pensare di inspirare dolcemente con il naso e, altrettanto dolcemente, espirare con la bocca. 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 - Emissione vocale: molte volte, mentre si canta, ci si dimentica di pronunciare correttamente le parole, e questo fa si che quelle parole escano con un suono sgradevole o, peggio, non si capisca che parola è. A questo proposito, così come i grandi cantanti fanno appositi esercizi, così anche noi dovremo prestare molta attenzione alla pronuncia del testo nelle canzoni che andremo ad imparare. Fatta questa doverosa premessa per introdurre meglio i ragazzi nell’ottica di un lavoro corale, si è cercato di far apprendere loro il brano musicale frammento dopo frammento, attraverso la ripetizione e l’imitazione. Nonostante il primo risultato non si sia potuto definire sicuramente un canto celestiale, sono emerse comunque buone potenzialità. Per poter poi capire e comprendere meglio le singole voci, con molto incoraggiamento e pazienza, si è riusciti a farli cantare singolarmente. Questo ha dato loro molta soddisfazione e creato ulteriori spinte motivazionali. All’incontro successivo, ci si è resi conto con gioia e stupore, che i ragazzi ricordavano quasi tutti perfettamente il frammento del brano imparato la volta precedente, dando così la possibilità di procedere con l’insegnamento di un’ulteriore aggiunta musicale. In seguito si è valutato, in considerazione del fatto che, nonostante la semplificazione del brano, esso presentava comunque difficoltà notevoli, di variare il repertorio, riprendendo quanto imparato finora in una fase successiva, in modo da non rischiare di annoiare i ragazzi facendogli perdere così entusiasmo e motivazioni. 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Da qui l’inserimento di una favola musicale, già citata in precedenza, che ha potuto unire tanti aspetti, musicali e non, creando forte intesa e collaborazione all’interno del gruppo. Come repertorio corale all’interno della fiaba si è pensato di utilizzare canti tratti dalla tradizione popolare, come ad esempio “Fra Martino Campanaro”, “Koukaburra”, e altri, modificando, ove più opportuno per lo specifico utilizzo, il testo, e per poterlo quindi meglio adattare al contesto fiabesco. La scelta di questi canti è stata fatta anche in base al fatto che sono eseguibili a canone, una tecnica che presenta notevoli difficoltà sia da un punto di vista ritmico che di concentrazione. 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 5 SoundBeam Se l’uomo ha esteso e potenziato i propri sensi con i media, come non pensare che, contemporaneamente, non abbia proiettato all’esterno anche le proprie attività inconsce [Franco Vaccari, artista e psicotecnologo ante litteram] 5.1 Tra Silenzio e Manifestazione La facoltà di produrre suoni ha da sempre rivestito per l’uomo un’importanza che può essere rintracciata con chiarezza nell’etimo della parola persona: per-sonar = risuonare attraverso. Originariamente il termine indicava la maschera - portata sulla scena dagli attori, nei teatri dell’antica Grecia - conformata in modo tale da rafforzare il suono della voce. In seguito il significato si è esteso ed evoluto fino ad assumere le valenze che ancora oggi gli attribuiamo. Sembra quindi che l’uomo colga, in questa sua capacità di rendersi mediatore tra la sfera del silenzio e quella della manifestazione (sonora), la propria caratteristica peculiare, l’unicità in grado di individuarlo. Accanto alla potenza, l’uomo ha fin Monumento a Lao Tze 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 dall’inizio colto anche i limiti connaturati a tale processo, rendendosi consapevole dell’impossibilità di produrre espressioni capaci di esaurire la complessità del reale. Così Lao Tze1 inizia il Tao-TèChing2: “Il Tao che può essere detto non è il vero Tao”. L’idea primaria evocata da questo enunciato è di una distanza, uno scostamento ineludibile tra quanto si cerca di definire e la sua essenza3. Ci sono però attività, o stati, che più di altri ci consentono di approssimare quell’essenza. Così si esprime Bateson: “l’arte è un aspetto della ricerca della grazia”4 e ancora, citando Isadora Duncan: “se sapessi dire cosa significa non avrei bisogno di danzarlo”5. Ci sembrano, quello di Bateson e quello di Lao Tze, modi diversi di esprimere la medesima ineffabilità: c’è un principio, dietro le cose, nel silenzio, che non può essere definito; vi sono attività (artistiche) che ci permettono di risalire alla grazia. In mezzo, come abbiamo visto, la persona funge da mediatore. Si può così venire a creare un circolo virtuoso raffigurabile come nel seguente schema. 1 Lao Tze - letteralmente “il vecchio bambino” - visse in Cina tra il VI e V secolo a.C. Secondo la leggenda fu generato da una vergine. 2 “Il libro del Principio e della sua azione”. Tao indica sia il Principio Supremo, che la Via e, nella cosmogonia cinese, emerge dal Wu-Ji, la Suprema Vacuità (assenza di manifestazione delle polarità). Anche per questo, poco oltre, nel testo, lo accosteremo al Silenzio. 3 Ricorda curiosamente ciò che il Principio di Indeterminazione, formulato da Heisenberg nel 1927, esprime per le grandezze misurabili: “non è possibile conoscere … un dato oggetto con precisione arbitraria”. 4 G. Bateson “Verso un’ecologia della mente” Adelphi, Milano 2005, p. 167. 5 Ibidem, p. 176. 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Persona Maschera risonatore Silenzio Grazia Manifestazione Arte 5.2 Abilità silenti Possiamo estendere questa concezione - dell’uomo come mediatore a tutte le facoltà antropiche, che assurgono così a ruolo di tramite fra la sfera dell’Essere e la sfera della Manifestazione. In sintonia con questo principio, ogni abilità che non giunge a concretizzarsi sul piano oggettivo la definiremo abilità silente. All’interno del nostro intervento ci sembra, questa, indicazione preferibile - o per lo meno complementare - a quella “diversa abilità” che tende a dirottare verso un altrove e a rimandare ad un momento altro. Ugualmente fuorviante sarebbe, in campo medico, vedere il portatore di un sintomo come “diversamente sano”, annullando così tutto il potenziale comunicativo e significante della malattia e negando il senso alla manifestazione dell’organismo che in quei termini, e con sofferenza, si sta esprimendo. Può darsi che il riferimento alle abilità diverse risulti utile in un contesto sociale che ancora stenta a riconoscere dignità all’individuo in quanto tale, ma in ambito terapeutico può distrarre dal qui ed ora e non concede il silenzio come possibile manifestazione dell’essere. 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Abilità silente, dunque, come scelta pragmatica. E restituzione della responsabilità di questa scelta, a qualsiasi livello essa avvenga, fosse anche collocata in dinamiche genetiche o condivisa dall’intera specie. Così, ad esempio, possiamo intendere il volo come un’abilità silente per il genere umano, o la sensibilità cromatica come un’abilità silente nel daltonismo. L’eventuale assenza, come in questi esempi, di un atto di volontà palese, non fa che evidenziare il coinvolgimento di strati più profondi dell’essere, del sistema nella sua globalità, fino al limite del livello cellulare. La mancanza di sintonia tra questi diversi strati della persona – che in realtà si compenetrano e formano un tutt’uno - può originare sofferenze anche laceranti. Pensiamo all’abilità di vivere che viene resa progressivamente silente con il processo di invecchiamento dell’organismo, fino alla sua morte che possiamo interpretare come una scelta operata a livello biologico (o spirituale per chi ha fede). Una frattura tra questo livello e la sfera razionale conduce ad una straziante quanto inutile ribellione dell’uomo contro sé stesso, di una sua parte contro un’altra. Proprio questa capacità, di percepirsi come un’unità composta da parti intimamente connesse e interagenti, è una delle abilità rese silenti a livello di civiltà. Come silente è la versione estroversa di questa capacità: la propensione a cogliere unitarietà nelle relazioni con l’altro e con la natura. Ogni strumento tecnologico, orientato a stimolare, supportare o estendere una determinata abilità, assume il ruolo di facilitatore della corrispondente manifestazione. L’aereo, il deltaplano, supportano un’abilità silente per l’uomo e gli permettono di manifestare il volo. Internet agisce sugli aspetti connettivi della mente investendoli di 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 potenzialità prima impensabili. Il SoundBeam estende e supporta le modalità espressive nella sfera sonora, che tanta parte, l’abbiamo visto, riveste nella strutturazione di una persona. 5.3 Silenziosità comunicanti L’uomo percepisce il proprio potere di comunicare come ineludibile, sente che comporta il conferimento di un ruolo da cui non può abdicare. La pragmatica esprime questo concetto sotto forma di assioma: “L’intero comportamento in una situazione di interazione ha valore di messaggio … non si può non comunicare. L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti valore di messaggio.”6 . Se, da un lato, questa caratteristica apre possibilità di elevare a livelli di estasi una relazione costruttiva proprio perché è l’essere in ogni sua parte – e nella sua totalità - che viene convogliato nella comunicazione, dall’altro, in un contesto percepito come ostile e privo di vie di fuga, può rivelarsi di una violenza inaudita. Lo stesso Watzlawick stigmatizza il tentativo di sottrarsi al dominio di questa legge ravvisandovi il movente che porta a manifestare i sintomi della schizofrenia7. L’espressione comune “avrei voluto scomparire” rivela quanto diffusamente - anche nella quotidianità, su un piano non patologico - ci si trovi a vivere esperienze a cui si vorrebbe far fronte con un impossibile annullamento del comportamento. 6 P. Watzlawick, J. H. Beavin, D. D. Jackson “Pragmatica della comunicazione umana” Astrolabio, Roma 1971, p. 41. 7 “sembra che lo schizofrenico cerchi di non comunicare”. Ibidem, p. 42. 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Nei paesi democratici, la violenza di questo assioma è considerata eccessiva anche nei confronti di un reo, o presunto tale. Ne viene mitigata la durezza concedendo uno stato franco, una scelta pragmatica che corrisponda ad un convenzionale annullamento della comunicazione: “hai il diritto di restare in silenzio …”. Lo stesso principio è reperibile nei giochi dell’infanzia come “strega in alto” o “strega colore” dove viene riconosciuta una roccia su cui riposare, un colore con il quale sentirsi al sicuro. La profondità dell’atavica violenza celata dietro questo enunciato è testimoniata dal mito della caduta dell’uomo dal Paradiso Terrestre, a seguito dell’accesso alla conoscenza del bene e del male: “… Allora si aprirono gli occhi di tutti e due e si accorsero di essere nudi; intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture. Poi udirono il Signore Dio che passeggiava nel giardino alla brezza del giorno e l’uomo con sua moglie si nascosero …”8. L’uomo si scopre nudo, diviene consapevole che sta comunicando, che è costretto comunque a comunicare, che anche il suo corpo nudo comunica. La consapevolezza, una volta acquisita, è senza ritorno, viene pagata anche con l’impossibilità di rendersi inconsapevoli. Lo stato di consapevolezza comporta l’abbandono dello stato idilliaco del giardino di Eden: per l’uomo (e per il figlio dell’uomo) non ci sarà più sasso su cui posare il capo. Nelle tradizioni di tutte le latitudini il Saggio, l’Illuminato, può ritrovare la Grazia, può avverare il Regno dei Cieli nel qui ed ora. Sia il saggio che lo schizofrenico stanno risalendo verso il Paradiso, ma da 8 Genesi 3,7. 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 direzioni opposte. Il saggio ha circumnavigato la materia e l’esistenza, ha completato l’Opera agendo – o ricevendo, a seconda della tradizione - una trasformazione catartica, rinnovando l’integrità conciliativa delle opposte polarità in uno stato di consapevole innocenza (“se non ritornerete come bambini …”). Lo schizofrenico è indotto a tentare di sottrarsi anche a sé stesso pur di lenire il dolore di una relazione folle ma irrinunciabile che gli ingiunge di non comunicare. Dunque, saggezza come veicolo di un compiuto ritorno alla Grazia, schizofrenia come tentativo di un’impossibile regressione ad uno stato pre-umano di inconsapevole innocenza. 5.4 Maschere e ruoli Abbiamo visto come il primo uomo abbia reagito alla scoperta della propria nudità comunicativa tentando di celarne l’esuberanza e di nascondersi. Questi temi, velamento della comunicazione e ricerca di un rifugio, rientrano nel dominio di azione della maschera, della quale già abbiamo evidenziato quella funzione mediatrice che condivide con la persona. Vale la pena riflettere sulle considerazioni formulate al riguardo da Peter Brook, regista inglese che si occupò a fondo del teatro tradizionale balinese. Secondo il suo pensiero, la spiccata bidirezionalità della maschera - che proietta un messaggio verso l’esterno e un altro all’interno - rende, chi l’indossa, istantaneamente consapevole che quel volto con cui viviamo, e che trasmette in continuazione9, d’un tratto non c’è più. Ci si trova improvvisamente liberati della propria soggettività e ciò innesca l’immediato risveglio 9 Anche qui, le tracce del primo assioma: non è possibile non comunicare. 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 della consapevolezza del proprio corpo. Lasciamoci guidare dalle sue parole per estendere questa funzione svolta dalla maschera: “un attore … deve accostarsi alla maschera proprio nello stesso modo in cui affronta di solito un nuovo ruolo. Un ruolo è un incontro; è l'incontro tra un attore, che è un insieme di potenzialità, e un catalizzatore. … sebbene la sua forma sembri fissata, come per la maschera, una volta per tutte, è vero proprio il contrario. La sua apparente fissità è, appunto, soltanto un'apparenza; in realtà, poiché un ruolo opera come catalizzatore, quando entra in contatto con il materiale umano proprio del singolo attore esso crea ogni volta nuove specificità.10 Il fatto che la maschera … fornisce qualcosa dietro cui celarsi, rende superfluo il nascondersi. Questo è il paradosso fondamentale di ogni tipo di recitazione: poiché si è al sicuro, ci si può esporre al pericolo. É molto strano, ma tutto il teatro è fondato su questo: quanto più vi è sicurezza, tanto più si possono correre rischi e poiché non si tratta di sé stessi e tutto di sé è celato ci si può permettere di far apparire la propria vera natura. É questo il compito della maschera; la cosa che più temi di perdere, la perdi subito: le tue normali difese, le tue espressioni ordinarie, la faccia di tutti i giorni, dietro cui ti nascondi.” 11 10 Peter Brook, “Il Punto in Movimento” Ubulibri, Milano, 1988, p. 202. 11 ibidem, p. 208. 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 5.5 Ruoli omeopatici Come sottolinea Peter Brook, la fissità - che la maschera e il ruolo interpretato in una narrazione hanno in comune - diviene paradossalmente liberatoria. Proiettata all’interno del nostro setting questa fissità richiama, per analogia, la tipica ripetitività del comportamento sintomatico. Ma un’analogia è rivelatrice di una relazione di risonanza fra i termini su cui opera. Siamo quindi portati a ritenere che in ambito terapeutico, ma non solo, la fissità di un ruolo narrativo crei spazi di esplicazione al principio omeopatico secondo cui la persona viene sostenuta, nel cammino verso il proprio benessere, dall’azione di un agente catalizzatore che risuoni con il suo disagio. L’individuo si trova al riparo dietro lo schermo del ruolo, e si sente libero di riappropriarsi di più ampi margini di azione, non più impegnato a sostenere un comportamento stereotipato perché a questo provvede il personaggio interpretato. Cerchiamo di approfondire alcuni concetti per meglio chiarire questo passaggio. Secondo l’omeopatia, ed in particolare nell’interpretazione di George Vithoulkas, grande omeopata greco che utilizza anche riferimenti dell’area cibernetica, un sistema altamente organizzato (come l’uomo) reagisce ad ogni sollecitazione attivando la migliore risposta che gli è possibile in quel momento. In particolare, la risposta ad un attacco morboso sarà la migliore che il sistema di difesa dell’organismo è in grado di produrre in quel momento, dato il suo attuale stato di salute. Ovviamente l’azione del sistema di difesa produce effetti, a volte anche vistosi, in particolare quando nella malattia viene superata una 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 certa soglia. Questi effetti, che rappresentano ciò che classifichiamo come sintomi, sono i segni del tentativo dell’organismo di guarire sé stesso. Costituiscono anche l’unico canale che ci permette di percepire il funzionamento del meccanismo di difesa il quale, lo ribadiamo, sta agendo nel miglior modo che gli è attualmente possibile in quella situazione. Serviamoci, per il prossimo passaggio, delle parole esatte di Vithoulkas: “Poiché l’unica espressione del meccanismo di difesa percepibile ai nostri sensi è rappresentata dai sintomi e dai segni forniti dalla persona, ne consegue che dovremmo cercare una sostanza che possa produrre nell’organismo umano una totalità simile di sintomi e segni. … può verificarsi un notevole rafforzamento del meccanismo di difesa attraverso il principio di risonanza.” 12 Queste idee e queste parole, che condensano i pilastri portanti dell’omeopatia, ci aiutano a meglio comprendere alcuni elementi del nostro setting. Come abbiamo visto, un ruolo interpretato possiede caratteristiche di fissità che possono risuonare con la rigidità dei sintomi, intesi come manifestazione dei meccanismi di difesa dell’organismo. Attraverso il ruolo viene quindi fornito un rafforzamento al sistema difensivo della persona che si trova così liberata dalla ripetitività, altrimenti percepita necessaria, della manifestazione sintomatica e dello stato interiore atto a produrla. È come se la maschera, il ruolo, si facesse carico della produzione di quei sintomi. 12 George Vithoulkas, “La Scienza dell’Omeopatia” Edizioni Libreria Cortina Verona, 1986, p. 84. 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 L’ampiezza dello spazio che in questo modo viene restituito alla fruibilità della persona dipende dalla riuscita del tentativo di adesione al ruolo interpretato o, detto in termini complementari, dal successo dell’operazione di affrancamento dal ruolo vissuto nella vita “reale”.13 Qui entra in gioco una seconda possibilità di risonanza: tra ruolo vissuto e ruolo interpretato, tra manifestazioni del primo, sentite come proprie dall’individuo perché credute spontanee, e manifestazioni del secondo, percepite come finte perché simulate, ma non meno “vere” delle altre. Emerge quindi l’importanza di lasciare spazio alla ricerca di azioni ed espressioni, anche sonore, sentite come assonanti dalla persona. In questo il SoundBeam può fornire un ausilio che apre nuove potenzialità di intervento. La ritmicità che sorge spontaneo imprimere ai propri gesti quando si opera con questo strumento sospinge poi verso la sperimentazione di varianti, anche lievi, che trovano diretta e precisa corrispondenza interiore. Questa corrispondenza tra gesti e moti interiori ha trovato rigore formale nell’opera di Rudolf Laban, studioso ungherese che con grande efficacia ha indagato il movimento, e che è giunto a formulare l’espressione “pensare in termini di movimento”: “questo modo di pensare, a differenza del pensare in parole, non serve ad orientarsi nel mondo esterno, ma piuttosto perfeziona l’orientamento dell’uomo nel suo mondo interiore, dal quale sorgono continuamente impulsi che cercano uno sbocco 13 Per la verità potrebbe valere un principio analogo alla “dinamizzazione” omeopatica. In tal caso l’effetto terapeutico di un ruolo, se ben centrato, verrebbe potenziato e non smorzato dalla sua diluizione. La definizione dei termini entro i quali ciò sia vero e delle modalità con cui attuare la diluizione li proponiamo, attualmente, come possibile campo di indagine. 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 nell’agire” 14 Questi impulsi ad agire, combinati con la natura della relazione tra suono e gesto impressa dal SoundBeam, conferiscono immediata circolarità al sistema complessivo: il movimento crea suono, che ispira il movimento, che crea suono, che ispira il movimento, ... suono ⇔ movimento ⇔ pensiero 5.6 Metodi trasformazionali In ambito matematico, così come nelle scienze applicate, si sono da tempo scoperti i metodi trasformazionali. Questi consentono di proiettare il problema che si vuole studiare in uno spazio immagine nel quale certi processi possono risultare facilitati. È così possibile operare su piani paralleli, spostandosi dall’uno all’altro quando ciò sia reso opportuno dalle situazioni via via incontrate. Ogni intervento, ogni mutamento su di un piano, trova corrispondenza nell’altro. Ecco quindi un altro modo di intendere le interazioni tra maschere, ruoli, principi omeopatici e abilità silenti. L’immagine suggerita dall’espressione di Laban “pensare in termini di movimento”, individuando una corrispondenza tra gli elementi e gli eventi di due diversi domini, non fa che esprimere in termini analogici ciò che la 14 Rudolf Laban, “L’arte del Movimento”, Ephemeria, Macerata, 1999, p. 21. 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 matematica codifica in forma numerica tramite le trasformate. La potenza di questi strumenti in ambito terapeutico trova forse la formulazione più esplicita nel concetto di metafora. Con la sua funzione di mediatrice tra campi semantici diversi, la metafora manifesta le caratteristiche tipiche degli operatori trasformazionali. Attraverso slanci abduttivi, l’individuo intuisce connessioni tra il verificarsi di mutamenti su di un dominio e le conseguenti nuove possibilità scaturite su di un altro. Connessioni che esistono ed operano comunque, al di là della consapevolezza della persona. Del resto, anche in ambito mitologico e religioso si ritrova questo principio di perfetta corrispondenza su piani tra loro connessi. Si pensi all’antico Egitto, dove il riverbero tra il mondo del Faraone e quello divino era tale da creare addirittura identità e sincronia dei gesti compiuti nei due mondi. O all’aforisma della tradizione ermetica “come in alto così in basso”. È come se esistessero mondi affini e tra essi si potesse operare per analogie. Da questa angolazione possiamo rileggere le parole rivolte a Pietro: “ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli”15: assolvere su di un piano assolve anche sull’altro. Così come, in matematica, risolvere in uno spazio risolve nell’altro; nella narrazione, sciogliere (un nodo) in una storia scioglie nelle altre. Anche alla luce di queste considerazioni, nel corso degli incontri del progetto “RE minore” si è cercato, con lievità, di offrire ai ragazzi diversi campi di gioco/intervento contemporaneamente. Da qui, l’idea di un impianto narrativo che accogliesse e rendesse coesi canto, orchestrazione, movimento e SoundBeam. 15 Matteo 16, 19. 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 5.7 SoundBeam: Storia e principio di funzionamento Il Soundbeam traduce i nostri movimenti in suoni. Antesignano in questo campo fu il russo Lev Thermen che nel 1919 costruì il cosiddetto “Theremin”. Anche questo strumento è in grado di convertire gesti in suoni, ma si basa su principi diversi e offre minori possibilità nella scelta dei movimenti efficaci. La prima versione del Soundbeam risale al 1989. Viene prodotto a Bristol, in Inghilterra, da un'azienda di piccole dimensioni che si avvale della preziosa collaborazione di David Jackson, sassofonista dei Van der Graaf Generator, da anni impegnato nel campo della musicoterapia. Per monitorare i movimenti, che poi saranno convertiti in suoni, viene sfruttato un principio del tutto analogo a quello usato nei sistemi radar per rilevare la presenza di oggetti nella sfera di scansione. A tal fine, una sorgente di ultrasuoni emette degli impulsi che verranno riflessi da un eventuale ostacolo (la parte del nostro corpo che stiamo usando per “suonare”) presente nelle vicinanze. Un rivelatore di ultrasuoni, posto in prossimità della sorgente, sarà in grado di rilevare tale presenza grazie all'eco che si crea. Valutando il ritardo tra l'istante di emissione dell'impulso e quello del suo ritorno (il tempo di volo dell'impulso), il sistema potrà risalire alla distanza dell'ostacolo. Tale informazione, relativa al movimento, viene poi convertita in un'istruzione MIDI per la produzione di note o sequenze sonore precampionate. La zona di sensibilità è costituita da un cono avente come vertice il generatore/rivelatore di ultrasuoni. L'estensione di tale zona viene 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 scelta in funzione dell'ampiezza dei movimenti che si vogliono abbinare alle note e può andare da qualche decina di centimetri a qualche metro. Vi sono poi molti altri parametri su cui intervenire per calibrare la risposta del sistema e ottenere un'infinità di effetti diversi. Così, ad esempio, è possibile impostare il numero di frazioni in cui dividere il cono di sensibilità, al fine di produrre poche note con movimenti ampi o, all'opposto, molte note con movimenti modesti. Si riesce in questo modo ad adattare lo strumento a seconda delle necessità e delle possibilità motorie di chi lo utilizza. Si può selezionare il tipo di strumento destinato ad emettere le note, o decidere invece di produrre effetti particolari (scegliendo tra telefoni che squillano, uccelli che cinguettano, fucili che sparano, … ecc.). Se due o più persone vogliono interagire col Soundbeam, possono farlo o riferendosi al medesimo generatore/rivelatore, e quindi condividendo lo stesso spazio sensibile, o attivando più generatori/rivelatori, così che ognuno possa delimitare il proprio spazio entro il quale agire. Nel sito ufficiale di David Jackson (www.jaxontonewall.com) vengono fornite le seguenti indicazioni: … Il Soundbeam fornisce un mezzo attraverso cui anche persone con disabilità fisiche importanti o con difficoltà dell'apprendimento possono divenire espressive e comunicative usando la musica e il suono. Il senso di controllo e indipendenza che ciò conferisce può divenire un importante agente motivazionale e stimolare l'apprendimento e 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 l'interazione. Applicazioni del Soundbeam: • È un mezzo espressivo in grado di motivare alla mobilità, alla composizione, e all'esplorazione del movimento e del suono. • Può essere calibrato per rispondere a gesti minimi oppure ampi, così da potere essere adattato alle specifiche abilità/mobilità. • È un eccellente esempio di lavoro con semplice connessione causale, permettendo di esperire un controllo che aiuta a gettare le basi dell'apprendimento. • Può venire usato in composizioni e progetti ambiziosi. 5.8 SoundBeam: Istruzioni sulle funzionalità di base Programma da lanciare: DeskTop Soundbeam. Output Device: va selezionato 1: Edirol SD-20 PartA (se impostato su “Sintetizzatore SW Microsoft” o su “MIDI Mapper Microsoft” l’emissione dei suoni avviene tramite gli altoparlanti del PC e non sulla cassa esterna). Set-up: consiste nel setting dei sensori e degli switch. Pitch sequence: una sequenza di singole note (fino a 64) o di accordi (fino a 10). Può venire assegnata alle divisioni (fino a 64) di un sensore. 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Nella libreria di sequenze ve ne sono 17 non modificabili. Reverse: la sequenza viene scandita in ordine inverso rispetto la vicinanza al sensore dell'oggetto percepito. Enable: trasmette o no la sequenza al MIDI Output port. RANGE Max.Range: può venire impostato nell'intervallo [0.56 m, 6.0 m]. Min.Range: può venire impostato nell'intervallo [0.2 m, Max.Range – 0.4 m]. Viene definita “Area Attiva del raggio” la zona compresa tra Min.Range e Max.Range. Viene definita “Area Inattiva del raggio” la zona compresa tra il sensore e Min.Range. Una presenza in quest'area non produce suoni, anzi, interrompe note o accordi generati nei modi con effetto sustain. DIVISIONI Divisioni: numero di sezioni (da 1 a 64) in cui il raggio viene diviso. Ogni divisione può contenere da una a 10 note. OFFSET Offset: definisce la nota (o l'accordo) da cui far partire la “Pitch sequence”. Ad esempio un offset di 32 farà corrispondere al Max.Range la nota 32 della sequenza (invece che la nota 1). 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 TRANSPOSE Transpose: definisce il numero di semitoni di cui shiftare l'intera “Pitch sequence”. TRIGGER MODES Vi sono diversi modi con cui innescare e fermare le note suonate. Single Shot: viene suonata una singola nota che dura per tutto il tempo dell'interruzione del raggio. La nota suonata è quella corrispondente al punto iniziale di interruzione. I movimenti all'interno del raggio non innescano ulteriori suoni. Re-Trigger: ogni divisione che viene invasa innesca la corrispondente nota. È il modo usato più di frequente. Poly Sustain: come il “Single Shot”, ma la nota continua a suonare anche dopo l'uscita dall'area del raggio. Nuove interruzioni del raggio produrranno nuove note che si sovrappongono a quelle già attive. Per ricreare il silenzio è necessario invadere la “Area Inattiva”. 16 Re-Trigger Sustain: come il “Re-Trigger”, ma le note innescate dall'invasione delle varie divisioni continuano a suonare sovrapponendosi alle precedenti. Il silenzio lo si ottiene invadendo la “Area Inattiva”. Cyclic Trigger: come il “Single Shot”, ma la nota continua a suonare anche dopo l'uscita dall'area del raggio e verrà interrotta solo 16 Funziona effettivamente così con strumenti come l'organo (selezionabile in "MIDI Setup>Program"), altrimenti le note vengono sostenute per un po' poi si smorzano. 41 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 dall'innesco della nota successiva ad opera di una nuova invasione. La successione delle note è determinata dalla scansione della “Pitch sequence” selezionata (e non dalla zona in cui avviene l'invasione); la lunghezza della sequenza è data dal numero di divisioni impostate. POLYPHONY SETTING Polyphony: numero di note che possono essere suonate simultaneamente (può essere impostato fino a 32). Permette di regolare la densità del suono nei modi “Polysustain” e “Retrigger Sustain”. MIDI SETUP Program: permette di selezionare i vari tipi di suono. 42 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 6 Parte Orchestrale “Un’orchestra fa la musica: ma è altrettanto vero che la musica fa l’orchestra” [L. Sbattella] Chagall “Green Violinist” Perché un’orchestra? Vedendo i progressi che i ragazzi hanno ottenuto nelle attività individuali e nei piccoli gruppi (di due, tre, quattro bambini) dall’acquisire competenze prassico-motorie alla consapevolezza del proprio ritmo corporeo e musicale, ma soprattutto, osservando la loro capacità di condividere il piacere di fare musica insieme si è pensato di costituire un gruppo, di unire dunque coloro che già erano inseriti all’interno del CEMU per le attività di musicoterapia, insieme a tutti coloro che desideravano e che desiderano parteciparvi. Se invece che pensare alla musicoterapia come ad una cura, come ad una ricetta, leggiamo in questa parola musica e terapia intese come presa in carico della persona attraverso la musica, anzi, 43 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 attraverso il gioco musicale, allora non si avrà più tanto timore e non ci si sentirà un gruppo di “diversamente abili” ma un insieme di persone che desiderano esserci, imparare, lasciare un segno. E poiché solo attraverso la diversità impariamo ad apprendere, nasce la necessità di creare innanzi tutto un gruppo misto. La forza di un gruppo è data dalle sintonie armoniche che vi si instaurano, dalle risorse e dalla capacità di leggere queste in tempo reale, interpretarle e in questo contesto trasformarle in musica attraverso l’uso del corpo. Se chi coordina il gruppo, organizza e progetta il lavoro, non è in grado di variare il programma in modo empatico coi partecipanti non si otterrà che caos. Solo con un attento ascolto di noi stessi e degli altri e nel rispetto della libera scelta otterremo una qualità differente. Perchè l’esecuzione partecipata dei componenti diventi sicura e piacevole si richiederà loro un impegno gradualmente calibrato e condiviso. L’orchestra rappresenta una sorta di enciclopedia di tutte le componenti del gioco musicale coi suoni. L’immagine sociale e collettiva dell’appartenenza, resa possibile dal congegno del fare e del pensare musicale, è qui in massima evidenza: l’orchestra rende visibile e udibile il tratto senso-motorio, gestuale, intenzionalmente interattivo del fare musica e del pensare musicalmente. 44 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 La metafora dell’orchestra è del resto di impiego corrente, nel linguaggio comune, per alludere alla gradevole impressione di un gruppo coeso, efficacemente interattivo, organicamente funzionale, armonicamente integrato. Affinché si ottenga la percezione di un effetto estetico piacevole occorrerà avere nelle premesse il fine di un obiettivo comune dunque un costante “addestramento” nonché esercizio necessari al raggiungimento del livello d’esecuzione richiesto. La difficoltà sta nell’unire le competenze, nell’affidare ruoli, nel motivare i bambini all’ascolto e all’impegno quando non risulta essere naturale. Che cosa fare per aiutarli? Giocare con loro. Attraverso giochi ritmico-musicali legati innanzi tutto al corpo ed al coordinamento di esso da cui otterremo un movimento e un suono. La ricerca del ritmo parte dall’ascolto della propria pulsazione (cuorerespiro) per poi indagare nell’ambiente all’ascolto di suoni che si ripetono con stessa o diversa frequenza (le lancette dell’orologio ad esempio). 45 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 6.1 Strumenti Pianoforte; strumenti a percussione vari; soundbeam; voce (parte corale); violoncello; cd-stereo. 46 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 6.2 Giochi Per aumentare l’attenzione e la percezione: - a un suono corrisponde un movimento (al silenzio corrisponde silenzio); - esercizi sulle diverse ritmiche; pulsazione; - divisione in sottogruppi (strumenti ritmici-melodici, maschifemmine, piccoli-grandi, …); - direttore d’orchestra; - esecuzione, senza interruzioni, di un intero brano. 47 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 6.3 Il direttore d’orchestra A turno ogni bimbo dirige l’orchestra. Per far parte di un gruppo bisogna farsi rispettare, fidarsi dei compagni di gioco, conoscersi (socializzazione – integrazione → diversità = ricchezza) e capire quanto possa essere semplice comunicare senza imporsi, senza alzare la voce ma con uno sguardo, un gesto. Dirigere è complesso perché non importa che ordine dai ma come lo dai. L’espressività, la mimica, la gestualità ed il sorriso in volto conducono e coinvolgono di per sé. Gli orchestrali nell’eseguire trovano il piacere di migliorarsi divertendosi senza vivere l’incubo di sentirsi incapaci, ma,al contrario, indispensabili, ognuno, alla ben riuscita complessiva. 48 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 7 Metodi e modelli applicati “La musicoterapia è un processo indirizzato ad uno scopo in cui il terapista aiuta il paziente a migliorare, mantenere o recuperare uno stato di benessere utilizzando delle esperienze musicali e le relazioni che si sviluppano per mezzo di esse come forze dinamiche di cambiamento”. [K. Bruscia] La musicoterapia può coinvolgere il paziente con un’ampia serie di esperienze musicali tra cui: - Improvvisare. - Eseguire. - Comporre. - Verbalizzare. - Ascoltare musica. Alcuni modelli usano la musica come terapia, quando ad esempio non è possibile verbalizzare con il paziente, o in terapia, quando, al contrario, il paziente ha bisogno di verbalizzare con il terapeuta. I modelli di Musicoterapia sono moltissimi. Per citarne alcuni: 49 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 - Immaginazione Guidata e Musica (GIM) sviluppato da Helen Bonny, dove, attraverso l’ascolto musicale, vengono evocate immagini che permettono di far emergere tutti gli aspetti dell’inconscio. - Musicoterapia Analiticamente Orientata (AOM) sviluppato da Mary Priestley, che coinvolge attivamente il paziente nelle attività musicali, soprattutto con l’uso dell’improvvisazione. - Terapia della Libera Improvvisazione sviluppato da Juliette Alvin, dove terapeuta e paziente improvvisano senza regole musicali, con ogni tipo di attività, per permettere alla personalità del paziente di poter emergere liberamente. - Musicoterapia Creativa sviluppato da Paul Nordoff e Clive Robbins, un modello in cui sono richieste abilità musicali specifiche da parte del terapeuta, in quanto è principalmente sull’uso di uno strumento armonico che si stabilisce la relazione musicale fra terapeuta e paziente. - Musicoterapia Comportamentale sviluppata da Clifford K. Madsen, dove la musica viene utilizzata per la modificazione del comportamento. Può essere usata come una guida per il movimento, come un centro d’attenzione o perfino come una ricompensa. - Musicoterapia Benenzoniana sviluppata da Rolando Benenzon. Si tratta di un modello, come lui stesso definisce, come una psicoterapia non verbale rivolta all’uomo in generale, in quanto è un aiuto per migliorare la qualità della vita dell’essere umano. 50 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Il modello Benenzon si basa sul principio di ISO (Identità Sonora), cioè quell’insieme di suoni, movimenti e silenzi che caratterizzano ogni essere umano e, proprio attraverso l’ISO, si cercano i canali di comunicazione. 51 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 8 Descrizione degli incontri del gruppo RE minore Gli incontri, della durata di un’ora, hanno cadenza settimanale. Un momento di pre-seduta tra gli operatori permette, di volta in volta, di stabilire il programma delle attività che verranno svolte. Analogamente, nella post-seduta, si analizzano gli eventi salienti emersi, confrontandoli con quanto era nelle aspettative. Ciò permette anche di meglio orientare le azioni delle sedute successive. La seduta viene suddivisa in diversi momenti: - Accoglimento: i ragazzi vengono via via ricevuti nel setting da un accompagnamento musicale di sottofondo. - Ambientazione: ci si muove in cerchio al tempo di una musica che ispiri lentezza nei movimenti. È un momento di comunicazione non verbale in cui la musica guida ed ispira i movimenti. Può accadere che i ragazzi, a turno, entrino nel cerchio e si muovano liberamente seguendo il ritmo e fungendo così da specchio per gli altri, che li imitano a loro volta. Questo permette di creare rilassamento e sintonia tra i componenti del gruppo. - Fase operativa: si procede in questa fase alla costruzione vera e propria della favola, insegnando ai ragazzi le parti recitate ed i brani musicali, proseguendo in una fase successiva in cui sono i ragazzi stessi, stimolati dagli operatori, a contribuire alle future evoluzioni della fiaba, per poi inscenarla nelle sedute future. 52 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 - Orchestrazione: attività orchestrale inserita opportunamente per dare effetti sonori all’ambientazione della favola (ad es. il tamburo per creare suspance, tensione, … ecc.). - Coralità: vengono suddivise le voci all’interno del gruppo per timbro ed estensione al fine di suscitare un’immagine evocativa nella storia. La tecnica scelta è il “Canone”, dal greco kanon, che indicava una legge o una regola. Il Canone è una composizione contrappuntale che unisce ad una melodia una o più imitazioni, che sono eseguite dopo un tempo prestabilito. Entra quindi in gioco anche la distanza temporale tra ciascuna voce. - Momento di raccoglimento: è il momento in cui, prima dei saluti, i ragazzi esprimono liberamente le loro riflessioni sulla seduta appena finita e propongono suggerimenti per quella successiva. 53 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 9 Conclusioni Se gli uomini non commettessero talvolta delle sciocchezze, non accadrebbe assolutamente nulla di intelligente. Nella vita, come nell’arte, è difficile dire qualche cosa che sia altrettanto efficace del silenzio [Ludwig Wittgenstein] Chagall “Dance” Il lavoro di questi mesi si è sviluppato attraverso momenti sempre intensi e a volte contrastanti, come gli stati d’animo con cui sono stati vissuti. La ricerca di integrazione tra aspetti corali, orchestrali, narrativi e tecnologici ha creato contesti, a volte del tutto nuovi, che hanno investito operatori e ragazzi con l’irruenza degli eventi inattesi. Come spesso succede, sono proprio le situazioni di maggiore smarrimento a rivelarsi, a posteriori, le più feconde di risultati. Così è stato per noi di fronte alle iniziali difficoltà nel condurre il progetto nei modi che si erano precedentemente ipotizzati. Quando, ormai nello scoramento, ci si è aperti ai mutamenti che il setting suggeriva, il lavoro ha iniziato ad evolvere con naturalezza verso le forme con cui ora si presenta. 54 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 Per il resto, l’entusiasmo diffuso che ha caratterizzato gli incontri ha consentito il superamento di slancio degli ostacoli che sorgevano, creando l’humus adatto a indicare soluzioni e generare alternative. Non si è voluto in alcun modo forzare i tempi di sviluppo della fiaba (ritenuti specchio di quelli evolutivi del gruppo) e quindi lo stato di incompiutezza nel quale si trova non viene percepito come limite, ma come un aspetto della sua natura dinamica. Un pensiero di particolare gratitudine va alla coordinatrice del progetto e a tutti i ragazzi che ad ogni incontro hanno portato il proprio contributo. 55 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 10 Bibliografia • SBATTELLA, L. (2006) “La Mente Orchestra” Ed. Vita e Pensiero. • BRUSCIA, K. E. (1987) Musicoterapia” Ed. Ismez. • CANEVA, P.A. “Modelli e Metodi di Musicoterapia” Dispensa Istituto MEME. • MUNGAI, M. “Laboratorio Vocale” Dispensa Istituto MEME. • JUVARRA, A. (1987) “Il canto e le sue tecniche” Ed. Ricordi. • LABAN, R. (1999) “ L’arte del movimento” Ed. Ephemeria. • BROOK, P. (1988) “Il Punto in movimento” Ed. Ubulibri. • VITHOULKAS, G. (1986) “La scienza dell’Omeopatia” Ed. Libreria Cortina Verona. • VACCARI, F. (1979) “Fotografia e inconscio tecnologico“ Ed. Punto e Virgola. “Modelli di improvvisazione in 56 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UNIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.BL. BRUXELLES Alessandra Foppoli 2° Anno MT – Elena Rosselli 1° Anno MT – Carlo Stanzani 1° Anno CS – A.A. 2006/2007 11 Discografia • COULAIS, B. “Les Choristes”. • AA.VV., “Popolari”. • BEETHOVEN “Marcia Turca”. • BRAHMS “Danze Ungheresi”. • FAURE’, G. “ Cantico di Jean Racine”. • MENDELSSHON, F. “Wie der hirch schreit nach Frischem Wasser”. 57
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