GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte

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GEA programma 2006 - Gruppo Escursionisti d`Aspromonte
introduzione al programma
Ogni qualvolta la nostra escursione ha termine in un centro abitato d’Aspromonte, il
nostro arrivo non passa inosservato. Non capita ogni giorno che un nutrito gruppo di
uomini e donne, arrivato chissà da dove, zaino in spalla, si aggiri nel tardo pomeriggio per le vie e le piazze di un paese che già sembra essersi addormentato.
Accadeva trent’anni fa, accade oggi: nei paesi interni, al calar della notte, nessuno
aspetta nessuno!
Ciò non vuol dire che in Aspromonte tutto è fermo.
L’ostilità e la diffidenza, coltivata nei lunghi anni d’isolamento sociale e culturale,
che abbiamo sperimentato nel continuo peregrinare per i sentieri dell’estrema montagna meridionale, si sono trasformate, con il passare del tempo, in predisposizione
all’accoglienza, allo scambio d’idee e al confronto.
Ricordo con piacere un pastore di nome Francesco, pascolava il gregge nei pressi di
Roghudi e conosceva solo la fatica e la solitudine. Meravigliato e frastornato per il
nostro imprevisto arrivo, ha risposto cortesemente al saluto poi, con determinazione,
ha detto: non voglio sapere chi siete, da dove venite e dove andate.
In queste parole è racchiusa la storia della marginalità della nostra montagna!
Siamo tornati spesso a trovare Francesco, ci ha raccontato della dura vita dei pastori, della fatica del vivere in una terra difficile, dei suoi figli e del desiderio di vederli
lavorare nella propria terra e per la propria terra.
Il suo racconto, con quello di tanti abitanti dei paesi d’Aspromonte, con i quali ci
soffermiamo a parlare dell’escursione appena conclusa, delle località attraversate,
dello spettacolo della natura, del degrado, della carenza di servizi, aggiunge sempre
nuovi tasselli in un mosaico che, poco alla volta, svela la vera essenza di una montagna per lungo tempo abbandonata a se stessa, demonizzata e criminalizzata.
Gli anziani ascoltano in silenzio, annuiscono ed evocano i tempi che furono, i giovani partecipano attivamente alla discussione e manifestano idee chiare sulle vie da seguire per un possibile sviluppo legato allo sfruttamento delle risorse endogene.
C’è ancora una fascia indefinita, fatta di amministratori, sedicenti conoscitori del territorio, ambientalisti neoconvertiti e faccendieri, che sognano ancora l’assistenzialismo che ha prodotto danni irreversibili al territorio e al tessuto sociale. Conoscono
tutto dei fondi strutturali ed hanno sempre nel cassetto un grande progetto per lo sviluppo e la promozione del territorio.
Noi siamo per quelli che vogliono creare, con l’ingegno, il lavoro e la fatica un nuovo Aspromonte.
Zaino in spalla, le nostre escursioni continuano!
dott. Sandro Casile
presidente del GEA
notizie utili e norme per la partecipazione
Alle escursioni e alle attività sociali, non aperte al pubblico, possono partecipare, di
norma, i soli Soci del G.E.A.
È prevista, tuttavia, la possibilità, per chi non è Socio, di partecipare a non più di due
escursioni nella qualità di ospite.
Si conviene che, salva diversa indicazione, la partenza per le escursioni, che hanno
inizio e si concludono nella stessa giornata, è fissata per le ore 8 da piazza Castello.
Il trasferimento per e dalla località prescelta per l’escursione avviene, generalmente,
con le autovetture dei Soci.
In caso di trasporto collettivo è richiesta la prenotazione e il versamento della quota
(non rimborsabile) entro i termini specificati nel programma.
Per le escursioni di due o più giorni, che richiedono una più complessa organizzazione, gli orari, le modalità di partecipazione, le quote di adesione e quant’altro necessario saranno comunicati, tempo per tempo.
La Sede sociale è aperta il martedì e il venerdì, esclusi i festivi, dalle ore 19 alle 21.
Il venerdì antecedente l’escursione sarà data una puntuale informativa sull’itinerario
prescelto, sulle difficoltà e sui tempi di percorrenza e, in quella occasione, saranno
raccolte le adesioni e formati gli equipaggi.
Si richiede la massima puntualità.
Si fa presente che il GEA - Gruppo Escursionisti d’Aspromonte - ed i
suoi organizzatori non si assumono alcuna responsabilità per incidenti
a persone o cose che si verificassero in occasione delle attività.
note tecniche
Per partecipare alle escursioni non sono richieste particolari doti fisiche né specifiche conoscenze: è sufficiente il desiderio di camminare, di conoscere e di socializzare in un ambiente a volte difficile e mai ostile.
Le note tecniche a corredo di ogni escursione altro non sono che indicatori utili per
valutare preventivamente la propria attitudine a parteciparvi, avendo sempre presente che anche la più semplice delle escursioni potrebbe contemplare passaggi o brevi
tratti che richiedono un particolare impegno tecnico. Per questo motivo è data facoltà al conduttore, qualora lo ritenga opportuno, di variare l'itinerario in corso di svolgimento ed eventualmente di sospendere l'escursione stessa.
L'impegno tecnico, in relazione all'ambiente in cui ci si muove, potrà essere trascurabile, medio, elevato.
L'andamento altimetrico, sintetizzato con l’indicazione di due o più quote, offre la possibilità di una più completa valutazione dell'itinerario.
La percorrenza indica approssimativamente i chilometri da percorrere.
Il tempo indica le ore di marcia effettive, escluse le soste.
Da questi indicatori discende il grado di difficoltà che può essere:
T - Turistico: itinerario che segue strade sterrate, mulattiere e comodi sentieri ben segnalati.
Non richiede particolare impegno fisico.
E - Escursionistico: itinerario che si sviluppa lungo sentieri segnalati e non, con possibilità di
passaggi esposti e andamento altimetrico irregolare. Richiede impegno fisico medio.
EE - Escursionistico, impegnativo: itinerario che si sviluppa prevalentemente lungo sentieri
non segnalati, caratterizzati da fitta vegetazione, con attraversamento di canaloni e passaggi
esposti privi di protezione e/o itinerari con lunghe percorrenze. Richiede buona esperienza e
adeguata preparazione fisica.
equipaggiamento
Capita spesso che qualche Socio, nel corso della riunione del venerdì, quando si illustra e si discute dell’escursione della domenica successiva, esprima perplessità sulla
sua partecipazione. Le previsioni del tempo, dice, volgono al peggio. Il commento è
sempre lo stesso: “non è una questione di tempo, ma di equipaggiamento”.
Vediamo dunque quale deve
essere l’equipaggiamento per
un buon escursionista: il maglione, la giacca impermeabile, la borraccia, la torcia elettrica, un antistaminico e alimenti ad alto contenuto calorico devono sempre trovare
posto nello zaino. Le calzature devono essere solide, alte e
con la suola di gomma. Il bastone da montagna è sempre
utile così come potrebbe rivelarsi utile un ricambio: il
tempo, in montagna, muta
con estrema rapidità anche
nella
stagione
estiva.
Indispensabile è il sacchetto
per i rifiuti: un buon escursionista non lascia mai i segni del suo passaggio.
GENNAIO
domenica 13
escursione
Villaggio del Pino – Grotte di Tremusa – Tagli – Bagnara
impegno tecnico: medio
percorrenza: 14 km
tempo: 5 ore
quote: 598 - 484 - 577 - 0
difficoltà: E
rientro: ore 18
I rilievi a ridosso della Costa Viola, tra Porticello e Palmi, conservano ancora una fitta rete di sentieri che si dipanano in tutte le direzioni.
Molti di essi rispondono alle esigenze del pascolo, dell’agricoltura e del legnatico,
alcuni, invece, sono stati, per lungo tempo, le principali vie di collegamento tra borghi costieri e luoghi d’approdo con i centri abitati dell’entroterra e il resto della
Penisola.
Natura, paesaggi e storia caratterizzano l’escursione che si sviluppa, in parte, lungo
l’antico tracciato della via Annia-Popilia e, in parte, lungo un suo diverticolo.
Partiremo dal Villaggio del Pino, sopra Scilla, e seguiremo il sentiero che si dipana
fino alle Grotte di Tremusa. All’omonimo Passo attraverseremo la fiumara
Favazzina e raggiungeremo la località Tagli, dalla quale si gode di una spettacolare
vista dell’imbocco dello Stretto.
Proseguiremo verso nord prima di immetterci nel sentiero, un tempo denominato Via
delle Regie Poste, che scende ripidamente fino a Bagnara.
GENNAIO
Domenica 27
escursione
Castello Amendolea – Monte Trizzi – Monte Pappagallo
impegno tecnico: medio
percorrenza: 13 km
tempo: 5 ore
quote: 334 - 190 - 601 - 0
difficoltà: E
rientro: ore 17
La fiumara Amendolea, arida e secca nella bella stagione, nel periodo
invernale accoglie nel suo alveo una
grande quantità d’acqua che corre
tumultuosamente verso il mare.
Il suo nome potrebbe derivare dalla presenza, lungo le sue sponde, di numerosi alberi di mandorlo, nel dialetto locale “mmenduli”, che gli antichi, per la precoce fioritura e per i semi dolci e profumati rinserrati nel guscio durissimo, consideravano
pianta particolare, tanto da trarne spunti simbolici ed iconici.
Alcuni studiosi identificano nella fiumara Amendolea il fiume Alece, confine naturale tra le due polis magnogreche di Reggio e Locri Epizefiri, per lungo tempo in lotta tra loro. Altri, invece, pensano che il confine sia da ricercare nella vicina Fiumara
di Palizzi.
La nostra escursione ha inizio dai ruderi dell’abitato e del castello della vecchia
Amendolea e si snoda lungo i rilievi collinari alla sinistra orografica della fiumara
Amendolea.
VATICALI
Furono le parti vive dei paesaggi aspromontani, assieme alla fauna ruspante e transumante e con le nuvole pellegrine. Partivano con la notte fonda.
S’animavano i loro quartieri alla luce d’argento delle acetilene; essa miscelava i sogni interrotti con gli incerti profili e mentre officiavano alla fatica rituale (varde, prusaglie, vertule, lumere, merci, biade), Lucifero già
pulsava sull’orizzonte di carbone: si segnalava, come un cane fedele.
Andavano con le bestie nel sole, epifania rilassante, seduti sulla varda per
traverso, piede sopra piede, un poco riversi in avanti, assecondando sobbalzi e rullii, come per uno sfizio o per bilanciare il peso dispari delle vertule piene. Così portati, alla ventura, potevano sonnecchiare per ore o leticare con pensieri sublimi, sicuri dell’intenzione dei muli. I corvi erano i
loro amici e consiglieri e per tempo ne apprendevano le mantiche e le premonizioni. Seguivano il loro volo, alto, deciso, preciso, intenzionale. Con i
messaggi tracciati sulla patera di zaffiro dominavano ogni giorno il destino. Ai divari di quota, dove la montagna si spalanca, affossandosi in concluse bassure, tutte dossi, calanchi e frane, li vedevi risalire in lunghe teorie senza afferrarne i sentieri. Procedevano su tagli di lame e, secondo il
vento, tornavano i loro conversari, i canti, i tramestii, chiari e senza veli,
contraddicendo le distanze reali. Nella nebbia restavano appiedati e al seguito delle cavalcature, per evitare il pericolo di invisibili rami. Ne avvertivi il passaggio dal tintinnio dei finimenti, dallo zoccolare, dal sommesso
incitare ... prùtè... arri-à ... Spiriti o fantasmi, che transitassero su inesistenti sentieri, se quelli restavano i segnali, erano di vaticali: ramingavano nelle muffure da quando il Padreterno permise loro d’andare e venire
pur di non averli in Paradiso con i muli.
Andavano nella notte, con luminarie di
tede, d’arcìe, di verbaschi, per tenere i
lupi lontani. Si rincuoravano agli esigui
chiarori. Ai passi obbligati, al Vardaru, al
Mercante, a Càncedu, a Portella Cannavi,
sul finire d’autunno le belve erano fameliche ed ostili. Le greggi erano al piano.
Tornando al paese i loro abbrasi odoravano di brina, di felci, di nepitelle nane.
Intingendo il caratompulu di casu nel vino, si dissetavano secondo un remoto regime, ed erano poi disposti a raccontare:
di briganti, di spiriti mali, di lupi, di tesori e dei loro terribili custodi, gli indecifrabili draghi.
Domenico Raso
FEBBRAIO
domenica 10
escursione
Agnana – Monte Scifo – Aspalmo – Agnana
impegno tecnico: medio
percorrenza: 8 km
tempo: 4 ore
quote: 200 - 598 - 200
difficoltà: E
rientro: ore 18
La storia di Agnana, paese d’impianto
medioevale dell’entroterra ionico reggino, è simile a quella dei tanti paesi disseminati tra le valli e le alture dell’estrema montagna calabrese.
Sorto attorno al 1343, nei pressi di un convento basiliano, per opera del Barone di
Mammola, il paese ha sviluppato una diffusa economia agricola e pastorale che, unita allo sfruttamento dei giacimenti minerari di lignite e antracite, ha garantito, per
molti anni, occupazione e sviluppo.
Il terremoto del febbraio 1783 e i successivi catastrofici eventi metereologici, hanno
pesantemente rimaneggiato il centro urbano e per Agnana è cominciato un lento declino che si è accentuato con la chiusura delle miniere, l’abbandono delle campagne
e il conseguente spopolamento.
Oggi Agnana conta circa 500 abitanti, non tutti residenti, e si è trasformato, come
tanti altri centri abitati dell’entroterra, in paese dormitorio.
La nostra escursione ha inizio nei pressi del centro abitato e si sviluppa lungo i sentieri che salgono verso i banchi di arenaria di Monte Scifo, in vista di Mammola. Da
Monte Scifo, con un ampio giro, rientreremo ad Agnana, dove avremo modo di visitare quel che resta del centro storico.
FEBBRAIO
Domenica 17
escursione e festa del maiale
Omero racconta che la maga Circe trasformò in porci i compagni di Ulisse e che il
porcaro Eumeo offrì allo stesso Ulisse, appena sbarcato a Itaca, due maialini cotti allo spiedo e infarinati.
Ippocrate, padre della medicina, affermava
che la carne di maiale è, tra le carni, quella che fornisce al corpo dell’uomo più forza ed è ottimamente digeribile.
In epoca romana, allevato in grandi quantità, il maiale entra a far parte dell’alimentazione degli eserciti.
Nella mitologia celtica il suino rappresentava il vero archetipo alimentare: quando i
guerrieri trovavano la morte in battaglia giungevano nel loro paradiso, dove il cibo
che veniva loro offerto era costituito dalle carni del “Grande Maiale ”.
Il maiale, infine, ha rivestito valori simbolici che lo hanno visto associato alle divinità della fecondità della terra, Demetra e Dioniso. Per la ricchezza delle sue carni,
infatti, è sempre stato visto come emblema dell’abbondanza.
Tutto questo spiega perché il maiale è parte integrante della cultura e della tradizione alimentare italiana e occidentale che lo celebra con innumerevoli sagre e manifestazioni popolari.
Anche noi, come ogni anno, celebreremo il maiale dopo esserci temprati con una
breve escursione nei dintorni di Cardeto.
FEBBRAIO
domenica 24
escursione
Seminara – Monte S. Elia – Palmi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 9 km
tempo: 5 ore
quote: 280 - 575 - 200
difficoltà: E
rientro: ore 18
Ricca di emergenze storiche e architettoniche, Seminara è stata, per lungo tempo, la città più importante tra
quelle che costellano la Piana di
Gioia Tauro.
Lo testimonia, tra gli altri, un episodio del novembre 1535 che viene celebrato ogni
anno: Carlo V, reduce dalla vittoriosa campagna d’Africa, sbarcato a Reggio, si diresse verso l’Aspromonte e, dopo essere passato da Fiumara di Muro e Sinopoli, entrò trionfalmente a Seminara.
Oggi Seminara, grazie ai suoi “mastri argagnari” è conosciuta per la produzione di
terracotte il cui cromatismo riflette mirabilmente la solarità della terra di Calabria.
Da Seminara, lungo sentieri, strade sterrate e brevi tratti di asfalto, saliremo fino al
Monte S. Elia che offre, in tutte le stagioni, un panorama indimenticabile.
Scenderemo quindi a Palmi, lungo l’antico sentiero, e andremo a curiosare nelle
grotte che si affacciano lungo il costone che guarda il mare.
MARZO
venerdì 1 - ore 18,30
conversazione in sede
“Emergenze sanitarie in montagna”
a cura dei dottori Gianfranco Lucente e Dino Gervasi
domenica 10
escursione
Casino Corsi – Limbadi – Torre Joppolo
impegno tecnico: medio
percorrenza: 13 km
tempo: 5 ore
quote: 642 - 158 - 304 - 0
difficoltà: E
rientro: ore 19
Il Monte Poro, nonostante la sua limitata estensione, è ricco di emergenze naturali,
ambientali, storiche e antropologiche.
Caratterizzato alla sommità da una superficie pianeggiante, il Monte Poro degrada
dolcemente verso il fiume Mesima e più decisamente verso il Tirreno, avendo sempre di fronte Stromboli.
Tra le sue numerose e famose sporgenze sul Tirreno (Nicotera, Capo Vaticano,
Tropea, ecc…) abbiamo scelto, come nostra meta, una piccola punta sulla quale si
eleva la caratteristica Torre di Joppolo.
L’escursione avrà inizio nei pressi del Casino Corsi e si svilupperà, nel primo tratto,
lungo il sentiero che scende a Limbadi e, nel secondo tratto lungo il sentiero che si
dirige verso Joppolo.
MARZO
domenica 17
escursione
Pietra Pennata – Staiti – Brancaleone Antica
impegno tecnico: elevato
percorrenza: 14 km
tempo: 6 ore
quote: 670 - 550 - 174 - 324 - 46
difficoltà: E
rientro: ore 19
Un’interessante escursione attraverso i rilievi
dell’Aspromonte meridionale per riflettere sull’incapacità del territorio, nel suo complesso, di
apprezzare e promuovere il suo straordinario patrimonio naturalistico, paesaggistico, storico e antropologico.
Partiremo da Pietra Pennata, piccolo e pittoresco
borgo rurale appollaiato tra le rocce con i suoi
abitanti superstiti, per dirigerci verso i ruderi del
Monastero della Madonna dell’Alica, in totale
stato di abbandono.
Proseguiremo quindi lungo il sentiero che ci porterà a Staiti, paese agricolo-pastorale ricompreso
nell’area di cultura grecanica, dal tipico impianto urbanistico-architettonico, che per
l’esiguità della sua popolazione appare come disabitato al visitatore.
Da Staiti scenderemo verso l’ampia valle della Fiumara di Bruzzano per ammirare
un monumento di straordinario valore storico, l’abbazia di S. Maria dei Tridetti,
gioiello dell’architettura bizantina.
L’escursione si concluderà a Brancaleone Vecchio, paese di origini remote arroccato
su un’altura, fortificato nel medioevo, abitato fino al 1951 quando, in seguito alla
disastrosa alluvione, fu definitivamente abbandonato dai suoi abitanti.
MARZO
sabato e domenica – 23 e 24
le giornate di primavera FAI
La fortezza bizantina di S. Niceto è il monumento storico-architettonico che sarà
aperto al pubblico, in provincia di Reggio Calabria, in occasione della manifestazione “Giornate di primavera”, organizzata dal FAI-Fondo Ambiente Italiano.
Faremo da guida ai visitatori che decideranno di raggiungere a piedi la fortezza, percorrendo il sentiero storico che parte da Paterriti.
Sono previste quattro escursioni, secondo il seguente calendario:
partenza
dalla piazza di Paterriti
ore 10 e ore 14,30
sabato 23
partenza
da S. Niceto
ore 12,30 e ore 17
domenica 24
partenza
partenza
dalla piazza di Paterriti
da S. Niceto
ore 10 e ore 14,30
ore 12,30 e ore 17
venerdì 30 – ore 18.30
“Da Palmi a Polsi con i versi di Francesco Salerno”
a cura del prof. Santino Salerno
conversazione in sede
SEGNALI
Sono soltanto della Primavera i segnali perché con essa si apre il ciclo;
il resto è già nell’avvio, te lo devi aspettare: ogni cosa, come il sole,
nasce, s’innalza, declina. L’inverno fu pausa, vuoto, attesa anche se la
pioggia, il gelo e l’oscurità solstiziale sono pur essi parte e dono del ciclo. Privi tuttavia dell’evidenza della luce piena e del calore, non confortati dai colori, dai suoni, dai tramestii, dalle luci diffuse, che della
vita sembrano essere le condizioni e la conferma, essi rimasero incogniti e furono male interpretati dall’uomo ingenuo, che, chiamando
“ora” l’avvio della Primavera ed “ore” le stagioni utili, col significato
dell’universo che s’apre alla vita, ne nominò, una o tre solamente, lasciando l’inverno a parte o come fuori dal conto: “O chrono ito ghenaméno a ndò chimòna ce a ndi stagiuni”. Nelle forzate veglie all’addiaccio, al seguito di necessità che non danno tregua, incalzato dall’inarrestabile pensiero e dall’imperversare dei sogni (si quieterà mai
questo indicibile affanno?) ha dovuto adattarsi, con l’animo scoperto,
ad attese estenuanti dominando con l’utopia la paura e creandosi dentro trame di metafore e progetti rassicuranti. Così l’uomo instancabile si è per tempo piegato alla necessità della adorazione e della preghiera e, poiché egli lo volle fortemente, Dio si manifestò d’inverno
alla caduta del ciclo, tempo d’attesa, ma esso fu concepito a
Primavera, la stagione dei segnali.
LA PRIMAVERA
Il primo ad osare contro i rigori invernali è, su tutte le alture aspromontane, il mandorlo, l’albero della vigilia. Lo troverai in colture consistenti in pochissimi posti della fascia caldo-arida d’Aspromonte, tra
S. Lorenzo e l’entroterra di Melito. L’Amendolea, già nel nome, ne ricorda le antiche dominanze. Si contenta solitamente degli spazi sgombri, delle lenze diradate, dove coesiste con l’ulivo, con i gelsi residui
e col ficodindia, lungo siepi di agavi e di ampelodesmi e accanto alle
macerie d’antiche grange, testimoni di regali privilegi. Ha patteggiato
già dalla fine di gennaio, con la montagna innevata, il colore prevalente dei suoi fiori tingendoli appena di rosa pallido per il desiderio di
primavera. Gli antichi, colpiti anche dalle mandorle dal guscio durissimo rinserranti un seme dolce e profumato, tanto da trarne spunti simbolici ed iconici, pensavano che le sue radici s’avvicinassero al fuoco
nascosto nella terra più d’ogni altra pianta: da esso trarrebbe il calore necessario per la precoce fioritura anche a petto d’avverse condizioni. Dicevano anche che con i suoi fiori incoraggiasse il sole alla risalita verso il trono d’estate. Ma restia è la primavera a quel richiamo:
ha le ritrosie d’una bella donna indecisa. Dovrai aspettare Aprile,
quando a Pìdima, a Bosùrgi, ai Campi di Reggio, a Gornelle, a Zìllastro,
a Covàla il narciso si esibisce lungo tutti i sentieri. Fiore aristocratico
e vanitoso, sta ritto e raggiante sullo stelo, a specchiarsi nell’acqua
dei gurnali che tappezzano per alcun tempo le melìe trasformate in
paludi dallo sciooglimento delle nevi. Sarà per poco il principe delle
radure, sino a quando potrà godere dell’acqua e delle frescure tardive, alle quali zefiro non s’oppone. Considera la prudenza dei pastori:
lo chiamano “pasta e ciciari” traendo spunto dai suoi colori, che sono
il bianco e il giallino, senza volerne rendere l’intenso, narcotizzante
profumo dal quale il fiore ha avuto il nome, quasi per esorcizzare il
pericolo mortale rappresentato dai suoi veleni. Esso è il fiore della rinascita ma anche della morte e per averlo colto incautamente
Persefone “dal viso di bocciolo” diventò la regina dei morti. Attorno a
Precacore diruto, le famacisse puntellano i costoni denudati come corbeilles rituali. Han messo radici su un’oncia di sabbia riversata dallo
scirocco negli alveoli scavati dagli elementi, mille occhi occultati da
cespugli mammellari costellati di fiori simili a quelli della rosa canina.
Stanno dall’aurora del mondo a far da sfondo al volo innervosito di
cornacchie stridule disturbate dai cani. Esse abitano oscuri recessi tra
Samo e Capo Bruzzano. Al vallone di Santa Caterina, tra levigatissimi
enormi sassi rotolati a seguito di inimmaginabili alluvioni, già fiorisce
l’oleandro e s’espande la bruca contorta e la mariolara s’ammanta di
profumatissimi fiori bianchi imbutiformi che ostenta avendoli radunati in densi racemi terminali. Sono signori della pietraia la capra barbuta e il gádaro senza regime: è sceso dalle alture inseguendo le puzze
della femmina, che, oltre il vallone, ha fatto i suoi bisogni il giorno
prima. Qui giunto egli ama con tutto il corpo la pietra chiara e, ignorando ogni pudore, vi si strofina contro agognando interminabili congiunzioni. Giù alla fiumara, dove s’allargano plaghe lunari, i fianchi
della montagna cedono alle frane e le costere si sbriciolano sotto i colpi delle piene: ginestre e ginestroni rimediano alle piaghe e già da
aprile si tingono d’oro. Cosi di tempo in tempo l’Aspromonte vive e
muore e ogni cosa si muove verso il mare.
Domenico Raso
APRILE
domenica 7
escursione
Carmelia - Montalto
impegno tecnico: impegnativo
percorrenza: 13 km
tempo: 6 ore
quote: 1300 - 1956 - 1300
difficoltà: E
rientro: ore 19
Erich Fromm, psicoanalista e
sociologo tedesco, attento studioso delle dinamiche sociali,
diceva: “L’uomo moderno
pensa di perdere qualcosa –
del tempo – quando non fa le
cose in fretta; però non sa che fare del tempo che guadagna, tranne ammazzarlo”.
Faremo tesoro di questa riflessione quando lentamente, passo dopo passo, ci inoltreremo nel regno del gelo per salire fino a Montalto, vetta più alta d’Aspromonte, lungo sentieri ricoperti da una fitta coltre di neve.
Partiremo dai Piani di Carmelia e seguiremo, fino alla località Acqua Selvaggia, il
sentiero Bova-Delianuova, individuato e segnalato dal GEA. Da qui punteremo decisamente verso la vetta di Montalto.
APRILE
domenica 21
escursione
Agromolio - Mammola
impegno tecnico: medio
percorrenza: km 12
tempo: 4 ore
quote: 813 - 988 - 300
difficoltà: E
rientro: ore 19
Numerosi sono i sentieri che, dalla dorsale
appenninica, scendono a Mammola.
Seguiremo quello meno battuto che ci permetterà di apprezzare interessanti aspetti naturali e antropici del territorio attraversato.
Partiremo dalla località Agromolio, dove incontreremo i carbonai intenti alle fumanti “fosse”, e seguiremo il sentiero che scende, tra la fitta macchia mediterranea, fino
alla fiumara caratterizzata da resti di mulini ad acqua. Le stradine adiacenti al corso
d’acqua ci condurranno a Mammola e ai suoi ristoranti tipici.
Ci fermeremo in uno di questi per gustare le pietanze a base di “stocco”.
da giovedì a domenica – 25 – 28
Parco Nazionale Alta Murgia
La misteriosa fortezza di
Castel del Monte voluta da
Federico II, il castello normanno-svevo di Gioia del
Colle, i ruderi del castello di
Garagnone, le necropoli, le
masserie,
le
cittadine
dell’Alta Murgia, sono la
meta della nostra gita-escursione.
Alterneremo escursioni a visite guidate per conoscere, in
tutti i suoi aspetti, il territorio del Parco Nazionale
dell’Alta Murgia.
gita-escursione
ADOTTA UN SENTIERO
Il Sentiero del Brigante
Lo dicevamo da anni, da quando, con l’istituzione dell’Ente nel gennaio 1994, i sentieri per escursionisti entrarono, di diritto, a far parte
dell’offerta naturalistica, paesaggistica, turistica e culturale del
Parco Nazionale dell’Aspromonte: per garantire la conservazione e lo
sviluppo di una rete di sentieri per escursionisti sarà necessario affidarli in “adozione” alle Associazioni di riferimento.
Non c’inventavamo nulla, è stato sempre così nelle realtà montane più
avanzate, ma non siamo stati ascoltati.
Così i sentieri d’Aspromonte, per quasi vent’anni, sono stati studiati e
ristudiati, catalogati, numerati e rinumerati, copiati e incollati, sono
cresciuti di numero, alcuni si sono sdoppiati, altri sono stati oggetto di
progettazione con relativa gara d’appalto, aggiudicazione dei lavori e
rescissione del contratto.
Tutto questo con dispendio di risorse e un unico, sconfortante risultato: il Parco Nazionale dell’Aspromonte, salvo rare eccezioni, non può
offrire all’escursionista, all’appassionato di montagna e al turista una
rete di sentieri che risponda agli standard minimi di fruibilità e sicurezza e a quelli, non meno importanti, di qualità e funzionalità.
Sono passati quasi vent’anni dall’istituzione dell’Ente ed ecco che, finalmente, con l’iniziativa “Adotta un Sentiero”, il Parco
dell’Aspromonte muove i primi, timidi passi in direzione dell’individuazione e gestione di una rete di sentieri per escursionisti che risponda alle esigenze di tutela del territorio e di promozione delle risorse naturali, ambientali, storiche e antropologiche di cui è ricca l’estrema montagna meridionale.
Alle Associazioni che storicamente hanno individuato, percorso, promosso e mantenuto i sentieri d’Aspromonte si riconosce, finalmente,
un ruolo attivo nella definizione della rete di sentieri per escursionisti
nel Parco, compatibile con le reali esigenze del territorio e finalizzata
al suo sviluppo.
Un grande risultato per le Associazioni e per lo stesso Ente Parco che
merita qualche considerazione.
Con l’atto di affidamento le Associazioni s’impegnano a rendere univoca la traccia del sentiero avuto in affidamento, a monitorarlo e a promuoverlo nelle forme più opportune.
Dato per scontato che le Associazioni sono in grado di manutenere i
sentieri, l’elemento di novità, che segna il discrimine tra il passato e
il futuro dell’escursionismo in Aspromonte, è la promozione.
È evidente che non sarà più sufficiente promuovere i sentieri tra gli
escursionisti e gli appassionati di montagna. Lo facciamo da quasi
trent’anni, con risultati modesti rispetto alle potenzialità della nostra
montagna. Sarà piuttosto necessario promuoverli nei territori di riferimento che devono farli propri e recuperare al tessuto sociale come
elementi imprescindibili del paesaggio montano e rurale che, grazie ai
sentieri, può essere ricostruito negli elementi naturali, ambientali,
storici e antropologici che lo caratterizzano.
I sentieri si configurano allora come mezzo di collegamento tra le risorse materiali e immateriali e sono, essi stessi, patrimonio del territorio e segni tangibili della storia e delle vicende delle popolazioni che
li hanno tracciati, percorsi, abbandonati.
Quei sentieri che, pur
promossi, non saranno
“accolti” e fatti propri
dal territorio di riferimento sono destinati,
ancora una volta, a cadere nell’oblio.
Noi del GEA abbiamo
adottato il “Sentiero del
Brigante”. Lo abbiamo
individuato e “segnato”
per la prima volta alla fine degli anni ’80 dello
scorso secolo per collegare l’Aspromonte alle Serre. È un sentiero tematico, riconosciuto come tale dall’Ente Parco, che, per il suo andamento, per le località attraversate, per la facilità d’accesso, è in grado di ricostruire il paesaggio fisico e culturale della dorsale appenninica che tanta parte ha avuto nella vicenda storica della nostra montagna.
Grazie al “Sentiero del Brigante” Gambarie, il Passo delle due
Fiumare, Carmelia, il Passo di Cerasara, Zervò, Zillasto, la Valle
dell’Uomo Morto, il Bosco di Trepitò, il Passo Cancelo, Zomaro, il
Passo del Mercante, il Piano Moleti, il Passo della Limina e poi il Passo
di Croce Ferrata, Fabrizia, Mongiana, la Ferdinandea, il Marmarico,
Bivongi e Serra San Bruno, non saranno solo toponimi o località distinte e distanti le une dalle altre. Saranno piuttosto i tasselli grazie ai
quali le aree interne potranno ricostruisce la propria storia e progettare il proprio futuro.
Sandro Casile
MAGGIO
domenica 5
escursione
Africo Vecchio – Casello Forestale Varì
impegno tecnico: medio
percorrenza: 9 km
tempo: 4 ore
quote: 943 - 400 - 1067
difficoltà: E
rientro: ore 19
Africo Vecchio, per lunghi anni metafora
della marginalità economica e sociale della Calabria, abbandonato dai suoi abitanti,
è un paese in rovina.
Le vecchie e povere abitazioni, la chiesa, la scuola, le strette viuzze si confondono
ormai con la montagna, invase come sono dalla vegetazione e sgretolate dall’acqua,
da frane e smottamenti.
Oggi gli africoti vivono sulla costa, nei pressi di Bianco, ma non
hanno mai dimenticato le loro origini così che, a maggio, ritornano
in montagna, al vecchio paese, per
celebrare la festa di San Leo, loro
patrono.
Ci divideremo in due gruppi: il
primo partirà dalle Case Carrà, seguirà il sentiero che scende ad
Africo Vecchio e proseguirà, sempre in discesa, fino alla fiumara
Aposcipo. Attraversata la fiumara
risalirè lungo il crinale fino al casello forestale Varì; il secondo partirà dal casello forestale Varì, attraverserà l’Aposcipo e risalirà fino ad Africo Vecchio e alle Case
Carrà.
Saranno graditi ospiti gli associati
al FAI – Fondo Ambiente Italiano.
MAGGIO
venerdì 10 - ore 18.30
conversazione in sede
“La filosofia del camminare”
a cura della prof.ssa Federica Orsini
Domenica 19
Bosco Trepitò – Zomaro – Canolo
escursione
in collaborazione con
l’Associazione “Cittanovesi
di Reggio e Amici di Cittanova”
impegno tecnico: medio
percorrenza: 13 km
tempo: 5 ore
quote: 1050 - 880
difficoltà: T
pranzo al ristorante
rientro: ore 19
Una gradevole escursione lungo il
Sentiero del Brigante, nel tratto che si sviluppa lungo la Dorsale Tabulare, per riscoprire un tratto di territorio ricco di
emergenze naturali, storiche e antropiche.
Faremo sosta al laghetto Zomaro per ascoltare il prof. Giuseppe Luccisano che ci intratterrà su “Mito, storia, legenda e archeologia nell’altopiano dello Zomaro”.
La nostra escursione si concluderà a Canolo, dove pranzeremo presso il ristorante
“da Cosimo”.
GIUGNO
domenica 2
escursione
Gole Fiumara La Verde – Precacore - Samo
impegno tecnico: medio
percorrenza: 15 km
tempo: 6 ore
quote: 120 - 670 - 300
difficoltà: E
rientro: ore 20
Le fiumare Aposcipo e Ferraina, caratterizzate da spettacolari cascate, si fondono dopo i salti d’acqua e prendono il
nome di Aposcipo, mantenendolo fino
al territorio di Africo. Da qui la fiumara assume il nome La Verde che conserverà fino al mare. Partendo da Samo risaliremo lungo il greto della la fiumara La Verde, caratterizzata per un tratto da spettacolari gole, fino al Passo della Trunca.
Da qui saliremo decisamente per guadagnare il sentiero che corre lungo il crinale e
che ci porterà prima a Precacore, l’antica Samo, e, subito dopo, al nuovo centro abitato di Samo.
sabato 8
escursione notturna
Ortì – Reggio Calabria
impegno tecnico: medio
percorrenza: 8 km
tempo: 3 ore
quote: 672 - 746 - 60
difficoltà: E
partenza: ore 17.30
rientro: ore 24
trasporto collettivo
Dopo avere guadagnato la cima di monte Chiarello, grazie al sentiero scavato nell’arenaria, visiteremo il campo da golf e i resti di Motta Anomeri, cittadella fortificata
che, entrata in contrasto con la città di Reggio, fu assediata e conquistata da Alfonso
d’Aragona nel 1462. A monte Chiarello, dal quale si gode di una spettacolare vista
sullo Stretto, ci attarderemo fino al tramonto, prima di imboccare il sentiero che
scende a Ortì Inferiore e prosegue fino alla collina di Pentimele. Da qui, sempre per
sentieri, scenderemo in città.
GIUGNO
domenica 16
escursione
Ferdinandea – Serra San Bruno (Sentiero del Brigante)
impegno tecnico: medio
percorrenza: 12 km
tempo: 5 ore
quote: 1061 - 1413 - 800
difficoltà: E
rientro: ore 20
Classica escursione lungo il
“Sentiero del Brigante”, l’itinerario di lunga percorrenza
che collega Gambarie a Serra
san Bruno e Stilo.
Partiremo dalla Ferdinandea,
casa di caccia di Ferdinando
II di Borbone e importante
centro siderurgico, attivo fino
all’unità d’Italia.
Seguiremo il sentiero, contrassegnato da segnavia di colore rosso-bianco-rosso, che
s’inerpica fino alla cima di monte Pietra del Caricatore, ricco di graniti, nei cui pressi è ancora visibile il vecchio punto trigonometrico, costituito da una piramide tronca, di circa 8 metri d’altezza, realizzata con pietra del luogo. Proseguiremo quindi in
discesa lungo il sentiero che, attraversa il bosco archiforo, magnifica foresta dominata dall’abete bianco, per concludersi a Serra San Bruno, il più importante centro
abitato delle Serre. La storia di Serra San Bruno va di pari passo con quello della
Certosa, fondata da Brunone di Colonia nel secolo XI. Il suo primo nucleo fu infatti
costituito, attorno all’anno 1094, da famiglie di operai e guardaboschi che lavoravano nei vari possedimenti concessi a Brunone da Ruggero il Normanno.
domenica 30
trekking avventura
da Valanidi a Chorio di S. Lorenzo
Dalla periferia sud di Reggio a Chorio di San Lorenzo. Un’escursione impegnativa
per ricostruire l’antico itinerario utilizzato, fino ai primi anni del secolo scorso, da
contadini e vaticali.
LUGLIO
sabato e domenica 13 e 14
trekking
Gambarie – Sanatorio – Oppido Antica
Da Gambarie, lungo il “Sentiero del
Brigante”, ci spingeremo fino al
Sanatorio di Zervò.
Il Sanatorio, imponente costruzione di
epoca fascista destinata per un breve
periodo alla cura dei malati di tubercolosi, ha conosciuto un lungo periodo
di abbandono e degrado prima di essere restaurato e affidato, in parte, alla
Comunità Incontro.
Ci accamperemo a Zervò e l’indomani riprenderemo il cammino verso la contrada
Palazzo, dove sono stati rinvenuti resti consistenti di un fortino di età bruzia. Il fortino era, con ogni probabilità, una struttura edificata in posizione strategica per controllare la via istmica di valico Tirreno-Jonio. Dalla contrada Palazzo scenderemo,
lungo il tracciato dell’antica via istmica, fino a Oppido Vecchia, a ridosso dell’antica Mella.
Fiorente cittadina e sede vescovile, Oppido seguì la sorte di innumerevoli centri abitati rasi al suolo dal disastroso terremoto del 5 febbraio 1783.
domenica 21
escursione
San Luca – Piano Livadoce – Pietra Cappa – Pietra Lunga
impegno tecnico: medio
percorrenza: 8 km
tempo: 5 ore
quote: 500 - 375 - 700 - 675 - 835
difficoltà: E
rientro: ore 20
Un itinerario inconsueto per dirigerci a
Pietra Cappa, l’imponente monolite
che caratterizza, con le altre pietre dalle forme bizzarre, il paesaggio dei bacini della fiumara Bonamico e di Platì. Il sentiero prescelto ci porterà al piano
Livadoce, nei cui pressi è ancora visibile un tratto di selciato di un’antica via romana, e quindi a Pietra Cappa. Da qui proseguiremo verso Pietra Lunga utilizzando,
nell’ultimo tratto, il tracciato del “Sentiero Italia”.
AGOSTO
sabato 10 – notte delle stelle
escursione
Monte Scapparone
La tradizionale escursione della notte di
San Lorenzo ci vedrà percorrere il sentiero che dal vecchio abitato di Casalnuovo,
abbandonato dai suoi abitanti nel 1951,
ci porterà fino alla vetta di Monte
Scapparone dove attenderemo l’alba.
domenica 25
trekking avventura
Etna
Un’escursione senza itinerario prestabilito sul più alto vulcano d’Europa. Saliremo
fino ai crateri sommitali, visiteremo le spettacolari grotte di lava e affonderemo i nostri scarponi nelle sciare di sabbia vulcanica.
SETTEMBRE
domenica 1
escursione
Ferdinandea - Marmarico - Bivongi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 12 km
tempo: 6 ore
quote: 1075 - 300
difficoltà: E
rientro: ore 20
Il bacino dello Stilaro, per la ricchezza del sottosuolo e l’estensione del
manto arboreo, è stato interessato, fin
dall’età del ferro, dal fiorire di attività
siderurgiche e metallurgiche caratterizzate dalla diffusione di miniere, ferriere, fonderie e villaggi minerari. Le risorse del territorio furono sfruttate dalle popolazioni
indigene prima che arrivassero i Greci, i Romani, i Bizantini, i Normanni, gli Svevi
e gli Aragonesi. Spagnoli, Austriaci, Francesi e Borboni proseguirono nello sfruttamento delle risorse minerarie arricchendo il territorio di testimonianze e manufatti
che, più o meno rimaneggiati, si conservano ancora oggi. Partiremo dalla
Ferdinandea per seguire il tratto del “Sentiero del Brigante” che scende a valle tra il
torrente Ruggero e lo Stilaro. Ci fermeremo alle cascate del Marmarico e proseguiremo, lungo il letto dello Stilaro, fino ai Bagni di Guida e Bivongi.
venerdì 6 - domenica 8
Isole Eolie - Salina
L’isola di Salina, seconda per
estensione e popolazione dopo
Lipari, è l’isola più fertile e ricca d’acqua dell’arcipelago delle Eolie. Formata da sei antichi
vulcani, è l’isola più alta dell’arcipelago con il monte Fossa
delle Felci, che raggiunge l’altezza di 962 m. slm. Il nostro
soggiorno sarà caratterizzato da
escursioni marine e montane.
gita-escursione
SETTEMBRE
domenica 15
trekking avventura
Impegnativa escursione lungo i sentieri che da
Mammola, valicata la dorsale appenninica, conducono a San Giorgio Morgeto.
venerdì 20 - ore 18.30
conversazione in sede
“Escursionismo e sviluppo: il Sentiero del Brigante”
a cura del dott. Sandro Casile
domenica 29
escursione
Rocca del Drago – Pesdavoli – Chorio di Roghudi
impegno tecnico: medio
percorrenza: 18 km
tempo: 6 ore
quote: 850 – 1400 - 527
difficoltà: E
rientro: ore 19
Classica escursione attraverso i luoghi più suggestivi dell’Aspromonte orientale.
Partiremo dalla Rocca del Drago che, con le vicine Caldaie del latte, è parte dell’iconografia dell’estrema montagna meridionale. Ci dirigeremo verso il Passo Cancello
e proseguiremo fino alla località Pesdavoli. Ci immetteremo quindi nel sentiero
“Bova-Delianuova” e lo seguiremo, passando per monte Cavallo, fino a Ghorio di
Roghudi.
OTTOBRE
domenica 13
escursione
Mesiano – Zungri - Papaglionti
impegno tecnico: medio
percorrenza: 7 km
tempo: 3 ore
quote: 600 – 480 - 550
difficoltà: E
rientro: ore 19.30
Interessante escursione sul monte Poro
alla scoperta di aspetti poco conosciuti
del promontorio che sovrasta, con i sui
spettacolari panorami, la cosiddetta Costa degli Dei che si estende da Nicotera a
Pizzo.
Partiremo da Mesiano, frazione del Comune di Filandari, per seguire il sentiero che
lambisce i ruderi di Mesiano Antico e si dirige verso un piccolo ma pittoresco lago
artificiale.
Cammineremo quindi lungo un territorio caratterizzato da stretti e profondi canaloni
prima di attraversare la fiumara Malopera e risalire lungo i terrazzamenti che custodiscono un inestimabile patrimonio storico-culturale: decine di grotte e abitazioni rupestri risalenti al XII e XIII sec., già abitate dai monaci basiliani.
Nel pomeriggio ci sposteremo a Papaglionti per ammirare i resti ipogei di un’antiva
villa romana.
venerdì 19 - ore 18.30
conversazione in sede
“La storia del culto della Madonna della Montagna”
a cura del prof. Giuseppe Luccisano
domenica 27
Da San Pantaleo a Cardeto, lungo antiche direttrici ormai desuete, per sperimentare un possibile itinerario da offrire agli
escursionisti.
L’escursione, per l’andamento
altimetrico e la distanza da percorrere, è impegnativa.
trekking avventura
NOVEMBRE
da venerdì 1 a lunedì 4
Gita escursione
Palermo delle Madonie
Una interessante escursione per
approfondire la conoscenza del
territorio nel Parco naturale delle
Madonie.
Percorreremo i sentieri che attraversano il parco e visiteremo alcuni dei paesi ricompresi nel suo
perimetro.
Dedicheremo una giornata alla
visita di Palermo.
domenica 10
escursione
Croce Ferrata – Grotteria
impegno tecnico: medio
percorrenza: 11 km
tempo: 4 ore
quote: 1000 - 340
difficoltà: E
rientro: ore 18.30
L’antica via che da Croce
Ferrata
scende
a
Grotteria, nonostante gli
invasivi interventi resisi
necessari, in alcuni tratti,
per la realizzazione della
strada rotabile, conserva integro il suo fascino ed evidenzia le grandi capacità di “lettura” del territorio delle popolazioni che hanno abitato quel lembo di Calabria.
Partiremo dal Passo di Croce Ferrata, a poche centinaia di metri dal “Sentiero del
Brigante” che si dirige verso Fabrizia.
Seguiremo la strada rotabile fino al ponte Cassano prima di immetterci nella mulatiera che scende fino alla località Primo Faggio e prosegue fino al Piano della Menta.
Superato il monte Ferra proseguiremo lungo il sentiero che porta a Grotteria.
VARDARI
Non tutte le schiene sono uguali, non quelle degli asini e neppure
quelle dei muli.
Era questa la circostanza che rendeva il mestiere del mastro vardaru
degno di molta considerazione e anticamente soggetto alla protezione
di Minerva. Esso radunava molte abilità e prevedeva l’uso di arnesi diversi. Ciò che colpiva l’immaginazione dei nostri antenati sì da renderli tanto assorti nell’insellare e dissellare le bestie da soma era, ad
ogni modo, l’imbastitura della varda: accennava alle forme gentili
della sella ed ogni ciucciaro o mulattiere si portava dentro il sogno del
cavallo che stemperava, come eccessivo, con ogni sorta di pendagli, di
fiocchi, di campanelli con i quali s’ornava la varda nei giorni di festa.
Il “perciabardi”, lungo e robusto ago arcuato simile alla lesina degli
scarpari, rappresentava da solo, in emblema, il mestiere di vardaru.
La sua perizia era insieme di custureri, mastro d’ascia, scarparo, carpentiere, seggiaro e persino di architetto.
Mastri vardari e sellari avevano l’occhio assuefatto alle forme combinate e alle strutture complesse debordanti dall’ordinaria geometria.
Era questa, per così dire, la capacità politica del mastro. Egli non solo
intuiva l’indole della cavalcatura, che è pure molto varia, come sapevano a loro spese i maniscalchi, ma ne possedeva pure perfettamente
l’ossatura.
Con ambedue le mani palpava le bestie sulla lunga schiena, tra il garrese e la groppa, per individuarne l’assetto. Neppure questo è uguale
in tutte le bestie sicché le varde venivano fatte per l’ordinario su misura per evitare all’asino o al mulo piaghe dolorose.
Ma queste non erano del tutto evitabili perché agli asini e ai muli come ai figlioli che calzavano scarpe nuove di scarparo non si chiedeva
mai l’opinione. Le “càie” bisognava tenerle sino a che non diventavano calli. La varda non era propriamente una sella. Detta anche “mbàstu”, consisteva in una imbracatura di legno di faggio, completata all’arco da una imbastitura di paglia pressata e di tela di sacco.
Vi si appoggiavano o si legavano i carichi o si appendevano i quartieri
contrapposti delle vertule. Solo in parte poteva fungere da sella perché il ciucciaro o il vaticale vi si sedevano talvolta per traverso se non
v’era carico o se il carico era dispari.
Poteva capitare che parroci, galantuomini o gli stessi vaticali esigessero dal vardaru la nobilitazione della varda e il suo adattamento a sella con le cure aggiuntive dell’allargamento del ponte di legno e dell’imbastitura superiore, alla forcatura dell’inguine.
Come ordinariamente al custureri, erano consentiti in questo caso al
vardaru inusitati toccamenti periziali. Essi s’avviavano con la domanda consueta: “aviti pisi? ... aundi battiti... a destra o a sinistra? “.
Questa delicata evenienza non si poneva con le donne. Andassero a cavallo, sull’asino o sul mulo esse sedettero sempre per traverso.
Domenico Raso
NOVEMBRE
domenica 24
escursione
Gerace – Fiumara Novito - Siderno Superiore – Gerace
impegno tecnico: medio
percorrenza: 15 km
tempo: 5 ore
quote: 435 - 78 – 200 – 40 - 435
difficoltà: E
rientro: ore 19
Siderno Superiore è un paese
medioevale di origine incerta.
Attorno al 1220, per alcuni
studiosi, Siderno, casale di
Grotteria, faceva parte della
Contea di Sinopoli e apparteneva a Michele III Calefati.
Successivamente appartenne ai
Ruffo, a Ruggero di Lauria, ai
Caracciolo e ai Carafa.
Nel 1532, con privilegio dato
dall’imperatore Carlo V, Siderno si separa da Grotteria diventando università e terra autonoma con il nome di Motta
Sideroni.
Ci muoveremo da Gerace e seguiremo i sentieri che scendono a valle, fino alla fiumara Novito, che sarà necessario attraversare. Risaliremo quindi lungo il crinale fino al vecchio abitato di Siderno.
Torneremo a Gerace percorrendo, solo in parte, la strada dell’andata. L’escursione si
concluderà con la visita guidata al centro storico.
DICEMBRE
domenica 8
escursione
Platì – Cirella
impegno tecnico: medio
percorrenza: 14 km
tempo: 5 ore
quote: 266 – 302 - 266
difficoltà: E
rientro: ore 18
Antichi sentieri, strade sterrate, muri a secco, sono, con gli interessanti scorci panoramici, gli elementi che caratterizzano l’escursione che si sviluppa a ridosso dei contrafforti aspromontani.
domenica 22
escursione e pranzo degli auguri
Una breve escursione, lungo i sentieri che si snodano lungo i rilievi che sovrastano
la Costa Viola. L’escursione si concluderà a Bagnara con il rituale pranzo degli auguri. Nel pomeriggio ripercorreremo, con suoni e immagini, il cammino del 2013.