gli anni ottanta: verso il made in italy.

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gli anni ottanta: verso il made in italy.
11 APRILE 2015• Auditorium del MAXXI
GLI ANNI OTTANTA: VERSO IL MADE IN ITALY.
con Simona Segre Reinach
Durante gli anni Ottanta un grande numero di italiani si lascia definitivamente alle spalle
valori di tipo arcaico e anti-consumo per abbracciare i codici della modernità.
La propensione al consumo, ancora debole durante il primo boom economico negli anni
Sessanta, è ora il valore dominante. Il cavallo di Troia di questo cambiamento epocale è la
moda che cessa di essere espressione di buon gusto borghese per diventare lo strumento
principale di espressione di molteplici e democratici stili di vita.
Per la prima volta dall’invenzione della moda pronta nel 1949 (il ready to wear americano,
poi francesizzato in prêt à porter), vestiti e accessori non riguardano solo un pubblico già
interessato all’abbigliamento o un’élite economico-sociale, bensì ampie fasce di ceto
medio coinvolte in una cultura vestimentaria pervasiva. L’Italia degli stilisti è al centro di
questo processo. La denominazione “stilista” indica sia il nuovo ruolo della moda, sia la
soluzione di continuità che il prêt à porter degli anni Ottanta rappresenta rispetto
all’Italian Style dei Cinquanta e alla contromoda dei Settanta. Con lo stilista-imprenditore,
espressione coerente con la tradizione italiana dell’impresa familiare, entriamo dunque
nell’era del made in Italy, un sistema moda destinato a un trionfo commerciale e
mediatico. Gli anni Ottanta nascono ufficialmente nel 1978 con la sigla del contratto tra
Giorgio Armani e il GFT e con la creazione del Modit in cui viene regolamentato il
meccanismo delle sfilate milanesi. L’Italia tutta contribuisce al consolidamento di questo
sistema di produzione e consumo destinato a imporsi a livello internazionale come
modello di moda moderna. Un solo luogo tuttavia lo rende possibile: la città di Milano.
Il nuovo decennio fa di Milano la nuova capitale internazionale della moda del prêt à porter
la forza propulsiva di un’attività di immaginazione sociale. Italiani, europei e americani
trovano nel catalogo del gusto che il made in Italy fornisce attraverso le diverse estetiche
degli stilisti, indicazioni di comportamento e modelli a cui aspirare.
Il successo del made in Italy, tanto imitato quanto studiato, è dunque anche e prima di
tutto un nuovo modello socio-culturale. Dal punto di vista tecnico, lo caratterizzano sia la
filiera verticale integrata, sia l’impresa a rete, cioè modi complementari di controllare
l’intero processo di creazione di una collezione, dalla produzione alla distribuzione.
Dal punto di vista socioculturale il made in Italy realizza pienamente ciò che Lipovetsky ha
definito “l’impero dell’effimero”. Nei guardaroba delle donne e degli uomini nasce un
maschile più gentile e un femminile più autorevole, un nuovo modo di relazionarsi al
proprio corpo. Se dal punto di vista dello stile la moda degli anni Ottanta, come ogni altra
moda, può tornare solo sotto forma di vintage, dal punto di vista di ciò che ha
rappresentato nel sociale, continua a essere di essere di grande attualità.
Bibliografia di riferimento
Fortunati, L. e Danese, E. Il made in Italy, Meltemi, Roma (2005).
Gastel, M. 50 anni di moda italiana, Domino Vallardi, Milano (1995).
Lipovetsky, G. L’impero dell’effimero, Garzanti Milano (1989).
Ricchetti, Cietta, Il valore della moda, Bruno Mondadori, Milano (2006).
Segre Reinach, S. Mode in Italy. Una lettura antropologica, Guerini, Milano (1999).