alberi e boschi

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alberi e boschi
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
presentazione
Questo quaderno offre una panoramica sugli ambienti boschivi della provincia di
Savona e si propone come base per percorsi di educazione naturalistica sul bosco,
in classe o all'aperto. La conoscenza degli ambienti boschivi, così diffusi nella nostra
provincia tanto da essere spesso dati per scontati, non esplorati a scapito di temi di
educazione ambientale più “attuali” e globali, è da rivalutare come valore educativo
e didattico nell'ambito di un maggior contatto con la natura, con il nostro territorio e
la sua storia, con lo scorrere del tempo e con le sensazioni che il bosco, attraverso
giochi di luce e colori, è in grado di trasmettere nelle diverse stagioni. La conoscenza
del territorio e delle sue molteplici sfaccettature ci consente di apprezzarne il valore,
ed è alla base del rispetto e della tutela del patrimonio naturale: ecco perché
l'argomento “boschi” è per noi un tema centrale di educazione ambientale.
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
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ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
INDICE
pagina 3
i boschi in provincia di savona
Campioni di boscosità - Il governo del bosco - Che valore
diamo ai nostri boschi? - Qualche termine (un po') tecnico…
- I rimboschimenti
pagina 6
gli ambienti boschivi
Boschi sì, ma…quali? - La “specie” - La sughereta
- Il leccio e la lecceta - La pineta a pino d'Aleppo - La pineta a
pino marittimo - Il bosco misto a carpino e orniello - I querceti
caducifogli - Il castagneto ceduo - Il castagneto da frutto
- Il faggio e la faggeta - Altre latifoglie collinari e montane Conifere collinari e montane - Boscaglie pioniere e d'invasione Fasce riparie
pagina 30
proposte di visita
Il castagneto da frutto di Murus Altus - La faggeta nella Riserva
dell'Adelasia - Le fasce riparie della Bormida… a Bormida
- I boschi mediterranei sull'altopiano di San Bernardino
- La pineta a pino nero tra le valli Pora e Maremola
pagina 42
schede didattiche
Osserviamo il bosco - Quanti tipi di foglie? - Caccia alla foglia Un sacco di foglie secche - Una collezione di foglie
- Le cortecce degli alberi - Cortecce disegnate, cortecce
indovinate - Gli alberi hanno fiori? - I frutti degli alberi - Fiori e
frutti a confronto - Arte dal bosco - Le foglie sono stanche Colori d'autunno – Boschi colorati - Mosaici d'autunno - Il suolo
in barattolo - Come crescono gli alberi - Quanti anni gli dai? Per fare un albero… - Il più grande e il più grosso
- Tutto in ordine!
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ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
I BOSCHI IN PROVINCIA DI SAVONA
campioni di boscositÀ
Lo sapevate che la provincia
di Savona è la più boscosa
d'Italia? Sicuramente avrete
notato con i vostri occhi,
allontanandovi dalla stretta
fascia costiera densamente
insediata, che la Liguria è
coperta in gran parte da
boschi: questi rappresentano
circa il 65% del territorio
ligure, ma in provincia di
Savona la percentuale sale al
75% (tre quarti del territorio
provinciale). Nonostante gli
interventi dell'uomo tesi alla
conquista di territori edificabili
e coltivabili, nella storia gli
abitanti della Liguria hanno sempre trovato nel bosco più una risorsa che un
ostacolo allo sviluppo, tanto che spesso hanno preferito modificarlo e utilizzarlo
piuttosto che distruggerlo. La “selvicoltura”, cioè la “coltivazione del bosco”,
permette all'uomo di guidare la crescita del bosco in modo che esso possa svolgere
determinate funzioni, ad esempio la produzione di legname o la protezione dei
versanti delle montagne dall'erosione. E' una scienza empirica, cioè derivata dalla
pratica, che si è modificata nei secoli in base alle diverse esigenze della società
umana, e si è perfezionata per permettere ai boschi di rigenerarsi e conservare
nel tempo le loro funzioni: è una scienza tesa all'uso sostenibile della risorsa bosco.
il governo del bosco
La selvicoltura si occupa in primo luogo del
“governo del bosco”, cioè del modo in cui il bosco
viene “coltivato” per un determinato scopo (ad
esempio la produzione di legna). Esistono due
forme fondamentali di governo: fustaia e ceduo.
Una fustaia è formata da alberi destinati a
diventare molto grandi (ad “alto fusto”), nati da
seme e a loro volta in grado di disseminare: con
diverse decine di anni di pazienza, i loro grandi
tronchi potranno essere impiegati come legno da
opera e i nuovi nati rimpiazzeranno gli individui
tagliati. Nel ceduo invece i nuovi tronchi (chiamati
“polloni”) si originano dal vecchio apparato
radicale, ed è proprio il taglio a risvegliare le
gemme presenti nella ceppaia; i polloni hanno
crescita veloce, di solito vengono tagliati ogni 2030 anni e forniscono legname con pezzatura
minore.
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I BOSCHI IN PROVINCIA DI SAVONA
Che valore diamo ai nostri boschi?
Non dobbiamo dimenticare che in passato il bosco è stato una grande risorsa
economica per la nostra provincia: i boschi nell'entroterra di Savona e di Noli hanno
alimentato per secoli l'industria cantieristica navale; il carbone ricavato dai boschi
cedui della val Bormida ha permesso lo sviluppo di attività produttive storiche
(ferriere, vetrerie, fornaci); sulla castagna si basava gran parte della dieta degli
abitanti dell'entroterra. Solo negli ultimi decenni, con il progressivo spopolamento
delle campagne, il bosco ha perso valore nella mente delle persone: forse per
questo motivo si arriva a manifestazioni distruttive come gli incendi boschivi
dolosi, cioè provocati deliberatamente dall'uomo. Bisognerebbe riflettere a fondo
sul significato di questo tipo di eventi, che non solo hanno effetto sulla vegetazione
come ambiente di vita, ma anche sulla nostra possibilità di ammirarne la bellezza e
la complessità… senza contare il pericolo per la vita delle persone.
Una passeggiata in faggeta sul Monte Alto
Pini bruciati nel Finalese
Qualche termine (un po') tecnico…
Forse avete sentito parlare di alberi sempreverdi e di
caducifoglie: mentre i primi sono “vestiti” di foglie verdi
durante tutto l'arco dell'anno, le caducifoglie perdono le
foglie in autunno e sono spoglie durante l'inverno.
Un'altra distinzione importante è quella tra latifoglie e
conifere: le latifoglie hanno foglie espanse in larghezza,
mentre le conifere hanno foglie simili ad aghi o squame e
portano i semi in pigne o “coni”.
Qualche esempio: leccio, agrifoglio e carrubo sono
latifoglie sempreverdi; rovere, frassino e faggio sono
latifoglie e caducifoglie; tra le conifere, pini e abeti sono
sempreverdi, mentre il larice ha foglie decidue.
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ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
I BOSCHI IN PROVINCIA DI SAVONA
I nostri boschi hanno ancora oggi un valore produttivo: il legname ottenuto dai cedui
trova impiego sia per la produzione di pali (es: palerie per le viti in legno di castagno),
sia per opere di ingegneria naturalistica (es: interventi per stabilizzare i pendii), sia
come fonte rinnovabile per la produzione di energia nelle centrali a biomassa. Ma
l'importanza del bosco non è solo produttiva: il bosco, grazie alle radici degli alberi,
stabilizza i terreni e i versanti proteggendo il territorio da frane e smottamenti; gli
alberi producono ossigeno assorbendo anidride carbonica e contribuiscono a
limitare l'effetto serra; nei boschi naturali trovano casa molte specie di animali e
piante, importanti per la biodiversità. Infine ricordiamoci anche del valore del bosco
per il nostro occhio e per il nostro cuore: la bellezza del paesaggio verde, la
possibilità di fare belle passeggiate all'ombra durante l'estate, il benessere che ci
deriva dal vivere all'aria aperta…
Intervento di ingegneria naturalistica
Ceduo coniferato presso Colla S.Giacomo
I rimboschimenti
“Rimboschire” vuol dire ripristinare il bosco in un'area dove il bosco non c'è più, ad
esempio perché nel tempo è stato sostituito da coltivazioni o pascoli, oppure è stato
distrutto dagli incendi, o degradato dal taglio eccessivo o dall'erosione dei versanti.
A partire dalla fine del XIX secolo in Liguria, come in molte regioni italiane, sono stati
eseguiti interventi di rimboschimento soprattutto con impianti di conifere (in
particolare pino marittimo e pino nero). Questa pratica mirava alla protezione
idrogeologica del territorio, stabilizzando i versanti con specie a crescita
relativamente veloce, adatte a crescere su terreni poveri, esteticamente gradevoli
perché sempreverdi. Nello stesso periodo venivano introdotte le conifere nei boschi
cedui di latifoglie (cedui “coniferati”) allo scopo di aumentarne la diversità. Oggi si
tende invece ad un ritorno alla naturalità dei boschi, favorendo la ricolonizzazione
delle latifoglie.
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GLI AMBIENTI BOSCHIVI
Boschi sì, ma… QUALI?
Una faggeta è diversa da una pineta; una lecceta è diversa da un castagneto.
Perché dentro ci sono specie diverse. Ma perché? Vediamo quali sono i fattori che
influenzano la distribuzione dei diversi tipi di bosco:
La quota e il clima. Salendo di quota troviamo specie sempre più
adattate al freddo: dalle leccete e pinete costiere, ai boschi misti, ai
castagneti, alle faggete. A parità di quota però, esistono differenze
tra i due versanti della Liguria: quello marittimo caratterizzato da
estati calde e inverni miti (clima mediterraneo), quello padano da
inverni rigidi e nevosi (clima continentale).
Nebbie al Colle del Melogno
La ripidità dei versanti. Su un versante ripido, terra e acqua
tendono a scivolare a valle. In proposito le specie arboree hanno
ognuna le sue esigenze: alcune crescono solo su suoli profondi,
altre sono favorite da pendii rocciosi dove trovano meno
concorrenza; alcune necessitano una certa umidità del suolo, altre
sopportano facilmente condizioni di estrema aridità.
Rupe nel Finalese
Il tipo di roccia e di suolo. Il tipo di roccia condiziona anche il modo
in cui i versanti vengono modellati dall'erosione, quindi la loro
ripidità. E’ importante anche la chimica delle rocce: i calcari ad
esempio, per le piante hanno un “sapore” del tutto diverso rispetto
alle scure rocce vulcaniche o alle acide arenarie, formate da
granellini di sabbia).
Calanchi di Piana Crixia
L'intervento dell'uomo. Spesso l'interesse dell'uomo per certe
piante ha portato alla sostituzione di alcuni tipi di bosco con altri: i
castagneti ad esempio sono stati impiantati al posto di boschi misti,
boschi di rovere e faggete. Attraverso la silvicoltura l'uomo ha anche
influenzato l'aspetto del bosco creando cedui e fustaie.
Castagni da frutto a Calizzano
La “specie”
Più volte in questo libretto si parla di “specie di alberi”. Intendiamo con questo
termine un tipo di albero definito da un nome (e delle caratteristiche proprie), ad
esempio il faggio, il leccio, la roverella. Quando diciamo “castagno da frutto” la
specie è il castagno: il fatto che sia “da frutto” deriva solo dal modo in cui viene potato
e mantenuto. Il “pioppo” non è una specie perché ne esistono diversi tipi (specie
diverse): pioppo bianco, pioppo nero, pioppo tremolo... Ogni specie ha un nome in
latino, ad esempio il leccio è “Quercus ilex”, e il termine ilex (nome specifico) lo
distingue da altre querce (genere Quercus), ad esempio il rovere (Quercus petraea).
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gli ambienti boschivi
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La sughereta
La quercia da sughero (Quercus suber) (2) è una
specie sempreverde, caratterizzata da una spessa
corteccia grigiastra (3), dalla quale storicamente si
ricava il comune sughero dei tappi di bottiglia. Le
sugherete, dove la quercia da sughero è dominante,
si trovano su terreni acidi in aree costiere: in
provincia di Savona sono estremamente ridotte e
localizzate: due esempi sono la sughereta Natte di
Bergeggi (1) e quella sul Monte Ciazze Secche alle
spalle di Pietra Ligure, ma si possono incontrare
esemplari sparsi anche sulle alture di Spotorno, Noli
e Celle Ligure.
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Nel sottobosco...
1 - Cisto femmina (Cistus salvifolius)
2 - Lavanda dal ciuffo (Lavandula stoechas)
3 - Sparzio spinoso (Calicotome spinosa)
4 - Ilatro sottile (Phillyrea angustifolia)
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gli ambienti boschivi
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Il leccio e la lecceta
Il leccio (Quercus ilex) (1) è una quercia dalle foglie
coriacee, scure e lucide sulla pagina superiore, mentre
quella inferiore, almeno nelle foglie poste in alto (3), è
chiara con una leggera peluria. Cresce in ambienti
mediterranei, sulle colline vicine al mare, dove le sue
foglie sempreverdi non devono preoccuparsi delle
gelate invernali. Sotto alle dense chiome dei lecci,
l'ombra crea un ambiente sfavorevole per molte piante
ed è per questo motivo che il sottobosco delle leccete è
generalmente povero (2). Le plantule del leccio invece
amano l'ombra: così, una volta che la lecceta ha
raggiunto uno stadio “maturo”, può perpetuarsi nel
tempo. Quando quest'ombra viene a mancare, ad
esempio con il taglio del bosco o a causa di incendi, le
nuove plantule di leccio si trovano a dover combattere
con altre specie che invece crescono benissimo allo
scoperto: è per questo che le leccete sul nostro
territorio sono piuttosto rare.
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Nel sottobosco...
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1 - Smilace (Smilax aspera)
2 - Asparago pungente (Asparagus acutifolius)
3 - Robbia (Rubia peregrina)
4 - Euforbia cespugliosa (Euphorbia characias)
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Alcune leccete vengono governate a ceduo per
ricavarne legna (1).
In zone degradate o esposte la lecceta è sostituita
dalla macchia mediterranea (2), dove il leccio può
essere presente come arbusto (3); se la macchia
mediterranea verrà lasciata crescere indisturbata, in
qualche decina di anni potrà diventare nuovamente
una lecceta. Alcuni arbusti della macchia
mediterranea possono crescere in altezza fino a
diventare piccoli alberi: è il caso del corbezzolo,
dell'alaterno e del terebinto.
Il leccio si può trovare anche in altri tipi di bosco:
querceti di roverella, pinete costiere di pino d'Aleppo e
pino marittimo.
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Nel sottobosco...
1 - Lentisco (Pistacia lentiscus)
2 - Alaterno (Rhamnus alaternus)
3 - Terebinto (Pistacia terebinthus)
4 - Corbezzolo (Arbutus unedo)
5 - Caprifoglio mediterraneo (Lonicera implexa)
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Pineta a pino d'Aleppo
Talvolta il pino d'Aleppo (Pinus halepensis) (2),
estremamente frugale e resistente, adatto a crescere
su terreni rocciosi e scoscesi arsi dal sole, sostituisce
la macchia mediterranea oppure la accompagna
facendone il suo sottobosco. Tra tutti i pini è quello più
adatto a vivere nelle zone costiere, e si distingue per il
verde chiaro della chioma, gli aghi corti, le pigne
piccole e affusolate (1). Nella nostra provincia
troviamo pinete d'Aleppo nel Finalese ed in particolare
a Capo Noli, (3) e presso Capo Mele ad Andora.
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Nel sottobosco...
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1 - Timo (Thymus vulgaris)
2 - Trifoglio legnoso (Dorycnium pentaphyllum)
3 - Ononide (Ononis minutissima)
4 - Cisto tomentoso (Cistus albidus)
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Pineta a pino marittimo
A dispetto del nome, il pino marittimo (Pinus pinaster) (1) è
meno legato alla vicinanza del mare rispetto al pino
d'Aleppo. Questo albero slanciato dalla crescita veloce è
stato utilizzato in passato per estesi rimboschimenti allo
scopo di stabilizzare versanti degradati e franosi. Riprende
con vigore al passaggio di incendi, che anzi lo favoriscono,
perché con il calore del fuoco le pigne si aprono e
disseminano in massa. Peccato che non sia altrettanto
resistente nei confronti di un parassita, la cocciniglia del
pino, che si sta espandendo rapidamente e provoca
ingiallimento della chioma, fuoriuscita di resina
abbondante e infine la morte della pianta (2).
Il pino domestico o pino da pinoli (Pinus pinea) è meno
diffuso, sempre di origine artificiale; le pigne sono più
larghe e panciute, per ospitare i grossi pinoli con il loro
involucro legnoso (3 - basso a sinistra pino domestico, a
destra marittimo e in basso d'Aleppo).
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Nel sottobosco...
1 - Erica arborea
2 - Ilatro sottile (Phillyrea angustifolia)
3 - Gnidio (Daphne gnidium)
4 - Ginestrella (Osyris alba)
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Bosco misto a carpino
e orniello
Questi boschi si trovano sia nelle zone costiere, in
particolare sui versanti esposti a nord e nelle valli
ombrose, sia nell'entroterra dove preferiscono invece
esposizioni soleggiate. Sono localizzati più
frequentemente in aree con terreno calcareo. Nella
foto 2: bosco misto nel Finalese.
L'orniello o frassino minore (Fraxinus ornus) (1) è
caratterizzato da una corteccia giallastra; le foglie sono
composte: ogni picciolo porta da 5 a 7 foglioline che in
realtà sono un'unica foglia. In primavera i
numerosissimi fiori bianchi formano una cascata
bianca molto vistosa (3).
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Nel sottobosco...
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1 - Coronilla (Coronilla emerus)
2 - Smilace (Smilax aspera)
3 - Viola bianca (Viola alba)
4 - Elleboro (Helleborus foetidus)
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Il carpino nero (Ostrya carpinifolia) (2) può spingersi
a quote maggiori rispetto all'orniello, infatti è presente
anche nei castagneti e talvolta nelle faggete.
Diversamente dall'orniello, le sue sono foglie
semplici: ogni picciolo porta una sola lamina (foglia),
che è fittamente seghettata sul margine. Durante
l'inverno le due specie si distinguono bene anche
senza foglie, grazie al contrasto tra le cortecce (3):
chiara e liscia quella dell'orniello, scura e fessurata
quella del carpino nero; in particolare quella
dell'orniello è decisamente riconoscibile anche a
confronto con quella di altre latifoglie generalmente
presenti in questi boschi (1): leccio, roverella,
castagno.
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Nel sottobosco...
1 - Pungitopo (Ruscus aculeatus)
2 - Edera (Hedera helix)
3 - Bugula (Ajuga reptans)
4 - Anemone fegatella (Hepatica nobilis)
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I querceti caducifogli
Sotto il nome “quercia” possiamo riunire molto alberi:
la sughera e il leccio sono querce sempreverdi, mentre
la roverella, il rovere e il cerro sono querce
caducifoglie, simili tra loro come foglie e frutti ma con
esigenze ecologiche diverse.
La roverella (Quercus pubescens) (1) è la più diffusa; i
boschi di roverella (2) si trovano solitamente in
posizioni soleggiate nella parte alta delle valli, ma a
quote non troppo alte (fino a 500 metri circa), perché
questa specie ricerca ambienti illuminati, anche
rocciosi e aridi. Le foglie hanno una leggera lanugine
sulla pagina inferiore (3) e sono molto affezionate al
loro ramo: infatti tendono a rimanere al loro posto,
ormai secchie, durante l'inverno. Sui terreni più
calcarei si trova spesso insieme al carpino nero e
all'orniello, ma tollera anche suoli acidi, dove si
accompagna al castagno e all'erica arborea.
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Nel sottobosco...
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1 - Erica arborea
2 - Primula odorosa (Primula veris)
3 - Ciavardello (Sorbus torminalis)
4 - Cicerchia montana (Lathyrus montanus)
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Il rovere (Quercus petraea) (2) è in genere più diritto e alto
della roverella; si trova a quote maggiori e su terreni
preferibilmente acidi: qualche esempio si trova nelle valli
Erro, Orba, Bormida e nei dintorni di Calizzano (1). Le foglie
non hanno peluria e i lobi e sono più grandi rispetto a quelle
di roverella… ma possono esistere vie di mezzo! Quindi per
decidere se ci troviamo di fronte a roveri o roverelle spesso
useremo il criterio “ambientale”: quota e tipo di suolo.
Il cerro (Quercus cerris) ha foglie più allungate rispetto alle
altre due querce, ma il carattere distintivo più facile da
osservare è il “cappuccio” della ghianda, che in questo
caso è “spettinato” (3). Anche l'ambiente di crescita è
diverso: preferisce suoli profondi e argillosi, con un certo
ristagno di acqua, per questo si trova in poche località della
nostra provincia, sempre sul versante padano (ad
esempio: Piana Crixia, Osiglia).
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Nel sottobosco...
1 - Consolida femmina (Symphytum tuberosum)
2 - Physospermum cornubiense
3 - Primula comune (Primula vulgaris)
4 - Cicerchia nera (Lathyrus niger)
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Il castagneto ceduo
Il castagno (Castanea sativa) è la specie arborea più
diffusa in provincia di Savona, e il castagneto ceduo (1
e 2) è il tipo di bosco più frequente: occupa più di 1/6 di
tutta la nostra superficie boscata. Non è tutto merito
suo. In passato l'area di distribuzione del castagno è
stata espansa ad opera dell'uomo, che vedeva nel
castagno una importante fonte di cibo (le castagne) e
di legname: perciò i castagneti hanno sostituito molto
boschi di latifoglie, tra cui quelli di rovere (che
condivide con il castagno l'ambiente ideale di crescita),
di faggio (infatti il castagno può spingersi fino a 1000
metri di quota), ma anche di orniello e carpino nero (giù
nelle valli fresche fino a 100 metri di quota).
Le grandi foglie del castagno (3) sono allungate, con
bordo seghettato, e… sono ottime per essere seccate.
Infatti nelle campagne venivano usate come lettiera
per il bestiame e, talvolta, per imbottire i materassi.
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1 - Viola silvestre (Viola reichenbachiana)
2 - Elleboro (Helleborus foetidus)
3 - Vitalba (Clematis vitalba)
4 - Biancospino (Crataegus monogyna)
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Il castagneto da frutto
I castagneti “da frutto” hanno un aspetto totalmente diverso
da quelli cedui: sono formati da grossi alberi, radi, dalla
chioma ampia (1 e 2); se il castagneto non è abbandonato,
questi alberi vengono regolarmente potati perché
producano un frutto migliore (3). Più che un bosco è una
coltura arborea, che talvolta lascia a bocca aperta per la
grandezza dei tronchi di esemplari che possono avere
diverse centinaia di anni. Queste fustaie di castagno un
tempo erano più diffuse rispetto ai cedui, perché la
castagna era l'alimento di base di molte popolazioni
dell'entroterra; ma tra la fine del XIX secolo e la metà del XX
il castagno è stato colpito da due devastanti malattie,
causate da funghi parassiti: prima il mal dell'inchiostro,
che faceva marcire le radici e seccare la chioma, poi il
cancro corticale, che colpiva sotto la corteccia facendo
seccare parti della pianta. Allora moltissimi castagneti da
frutto sono stati trasformati in cedui, perché i polloni, con la
loro rapida crescita, riuscivano a vincere la malattia.
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Nel sottobosco...
1 - Primula odorosa (Primula veris)
2 - Silene (Silene italica)
3 - Trifoglio (Trifolium medium)
4 - Euforbia bitorzoluta (Euphorbia dulcis)
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Il faggio e la faggeta
Il faggio (Fagus sylvatica) preferisce aree dal clima
fresco e umido: per questo motivo, le più belle faggete
della nostra provincia si trovano in prossimità dello
spartiacque principale ligure-padano, ad esempio al
Colle del Melogno (1) o nel parco del Beigua. I grandi
tronchi delle fustaie di faggio, grigi e lisci, creano
un'atmosfera quasi magica nella nebbia estiva, per via
dei grandi “occhi” che li caratterizzano (1), occhi che
sono in realtà le cicatrici lasciate dai rami bassi caduti.
Sotto alle cupe chiome dei faggi (3) infatti, fa talmente
buio che non solo il sottobosco è scarsamente
sviluppato, ma anche i rami bassi si trovano ad essere
inutili e vengono abbandonati dall'albero. Questa
copertura però sparisce in autunno con la caduta delle
foglie, e la faggeta spoglia è luminosa fino alla
primavera, quando una serie di piantine dalla fioritura
precoce ne approfitta per sbucare (talvolta dalla
neve), fiorire e fruttificare piuttosto velocemente.
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Nel sottobosco...
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1 - Mirtillo (Vaccinum myrtillus)
2 - Cefalantera rossa (Cephalantera rubra)
3 - Cefalantera a foglie lunghe (Cephalantera longifolia)
4 - Geranio nodoso (Geranium nodosum)
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Passeggiando nelle faggete è frequente incontrare piccoli
spazi pianeggianti, con suolo annerito (2): sono le aie
carbonili, dove un tempo venivano allestite le carbonaie;
sapienti carbonai costruivano queste montagnole di
legname e terra, con un camino centrale dove il fuoco,
domato grazie al dosaggio dell'aria, trasformava
lentamente la legna in carbone.
Sul terreno si possono anche notare frutti in quantità: le
faggiòle (3).
Le faggete (1) solitamente sono boschi “puri” (cioè
formati quasi esclusivamente da alberi di faggio), ma
localmente possono essere presenti specie sempreverdi
come l'abete bianco e l'agrifoglio, o altre latifoglie decidue
come il maggiociondolo, la betulla, il castagno, i carpini e,
nei punti più rocciosi ed esposti, il sorbo montano.
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Nel sottobosco...
1 - Fior di stecco (Daphne mezereum)
2 - Scilla a due foglie (Scilla bifolia)
3 - Dente di cane (Erythronium dens-canis)
4 - Dentaria minore (Cardamine bulbifera)
5 - Agrifoglio (Ilex aquifolium)
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Altre latifoglie collinari
e montane
Molte latifoglie non sono in grado di formare boschi puri
(quelli con un nome, come la faggeta, il castagneto o la
lecceta), ma si incontrano nei boschi misti, oppure
accompagnano altre specie, soprattutto il faggio e le
querce.
Il carpino bianco (Carpinus betulus) (2) si distingue
da quello nero per la corteccia, più liscia e chiara, che
tende a fessurarsi a treccia piuttosto che a scaglie (1);
lo troviamo soprattutto in val Bormida, ma non è molto
frequente.
L'acero campestre (Acer campestre) (3) è un piccolo
albero dalle piccole foglie, lobate e con margini
arrotondati; la corteccia è giallastra e spessa,
caratteristica che lo fa distinguere abbastanza bene
anche in inverno nel suo ambiente, in mezzo alle
querce e ai carpini neri.
3
Nel sottobosco...
20
1 - Polmonaria (Pulmonaria officinalis)
2 - Campanula selvatica (Campanula trachelium)
3 - Salvia vischiosa (Salvia glutinosa)
4 - Orchidea macchiata (Dactylorhiza maculata)
1
2
3
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
4
gli ambienti boschivi
2
1
Il maggiociondolo (Laburnum anagyroides) (1) regala
grappoli penduli di fiori gialli e profumati durante il mese di
maggio; attenzione però: sono velenosi! Lo troviamo,
anche se poco frequente, nelle faggete, nelle quercete,
nelle pinete montane e nei boschi misti.
L'acero di monte (Acer pseudoplatanus) (2) ha grandi
foglie palmate con un lungo picciolo; lo possiamo trovare
nelle quercete, nelle faggete, nei castagneti e nei boschi
misti di latifoglie; i suoi semi alati si riescono a poggiare sul
naso come degli occhiali senza lenti…
Il frassino maggiore (Fraxinus excelsior) (3) ha foglie e
frutti simili all'orniello, ma infiorescenze decisamente meno
vistose; essendo il suo fratello maggiore, ha portamento
più dritto e diventa più alto; vegeta a quote maggiori su suoli
freschi con discreta disponibilità d'acqua.
3
Nel sottobosco...
1 - Uva di volpe (Paris quadrifolia)
2 - Aquilegia (Aquilegia vulgaris)
3 - Canapa acquatica (Eupatorium cannabinum)
4 - Sigillo di Salomone (Polygonatum odoratum)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
21
gli ambienti boschivi
1
2
Il sorbo montano o farinaccio (Sorbus aria) (1) è un
alberello (o arbusto) vistoso, sia per i fiori bianchi e i
frutti rossi, sia per le belle foglie bianche come la farina
nella pagina inferiore; accompagna il faggio, le querce
e i pini montani nei loro boschi, occupando posizioni
soleggiate e rocciose.
Il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) (2) ha
fiori e frutti simili al precedente, ma foglie decisamente
diverse e composte da 13-15 foglioline; anche lui ha
temperamento pioniero, ma necessita di maggiore
umidità, per questo lo si trova più spesso lungo lo
spartiacque ligure-padano.
La betulla (Betula pendula) (3) si fa subito notare per la
sua corteccia, inconfondibile, bianca, che tende a
sfogliarsi come la carta. E' una specie pioniera, ma la si
trova anche nei boschi maturi, in esemplari isolati, nei
querceti e nelle faggete.
3
Nel sottobosco...
22
1 - Anemone dei boschi (Anemone nemorosa)
2 - Anemone gialla (Anemone ranunculus)
3 - Spigarola (Melampyrum catalaunicum)
4 - Narciso trombone (Narcissus pseudonarcissus)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
gli ambienti boschivi
2
1
Il ciliegio selvatico (Prunus avium) (2) ha una corteccia
inconfondibile, rosso-bruna con striature orizzontali;
incomincia a fiorire in aprile, prima di mettere le foglie, e
questo permette di distinguerlo chiaramente da lontano nei
castagneti e nei boschi misti: una cascata di fiori bianchi.
La quercia rossa (Quercus borealis) (1) non è spontanea
nei nostri boschi: originaria del nord America, la sua
presenza è frutto di rimboschimenti. In autunno spicca nelle
pinete e nei querceti per via delle grandi (anche
grandissime) foglie a lobi appuntiti, che si tingono di rosso
vivo.
I tigli (3), dalle caratteristiche foglie cuoriformi e tronco
dritto, si possono incontrare in ambienti molto diversi:
mentre il tiglio selvatico (Tilia cordata) predilige i boschi
aridi e spesso accompagna il rovere, il tiglio a foglie
grandi (Tilia platyphyllos) preferisce i boschi umidi in
compagnia di frassini, ontani e faggi.
3
Nel sottobosco...
1 - Anemone fegatella (Hepatica nobilis)
2 - Primula comune (Primula vulgaris)
3 - Rovo (Rubus fruticosus)
4 - Lampone (Rubus idaeus)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
23
gli ambienti boschivi
1
2
Conifere collinari e montane
I boschi di conifere della nostra provincia sono, per la
maggior parte, pinete a pino marittimo; al secondo posto
vengono le pinete a pino nero (Pinus nigra) (2). Anche
queste hanno origine artificiale, di rimboschimento, per la
protezione dei versanti su suoli molto poveri e superficiali.
Localmente anche questa specie soffre l'attacco di un
parassita, la processionaria (i bruchi di questa farfalla
infatti marciano in fila come in una processione molto
serrata), che costruisce i suoi nidi sui rami (1).
Il pino silvestre (Pinus sylvestris) è poco diffuso nella
nostra Provincia, localizzato in val Bormida e nella zona
di Sassello, generalmente nelle esposizioni soleggiate;
ha aghi più brevi rispetto al pino nero e la corteccia è
caratteristicamente rossiccia nella parte alta del fusto (3).
3
Nel sottobosco...
24
1 - Garofano selvatico (Dianthus sylvestris)
2 - Felce aquilina (Pteridium aquilinum)
3 - Zafferano ligure (Crocus ligusticus)
4 - Brugo (Calluna vulgaris)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
gli ambienti boschivi
2
1
L'abete bianco (Abies alba), di bianco ha solo due sottili
strisce che percorrono la pagina inferiore delle foglie (2),
mentre nel complesso la chioma e la corteccia sono scure
(1); lo si può incontrare qua e là nelle faggete. L'abete
rosso o peccio (Picea abies), dalla forma tipica ad “albero
di Natale”, si rinviene qua e là sulle nostre montagne,
sempre in zone piuttosto accessibili dove è stato impiantato
artificialmente; si riconosce dall'abete bianco per gli aghi
interamente verdi e le pigne pendule (quelle dell'abete
bianco sono rivolte verso l'alto).
Il larice (Larix decidua) (3) è l'unica nostra conifera che
perde le foglie in autunno: è piuttosto raro, e quasi sempre
impiantato artificialmente, in luoghi soleggiati montani.
3
Nel sottobosco...
1 - Aquilegia (Aquilegia atrata)
2 - Anemone trifogliata (Anemone trifolia)
3 - Mirtillo (Vaccinum myrtillus)
4 - Ginepro comune (Juniperus communis)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
25
gli ambienti boschivi
2
1
Boscaglie pioniere
e d'invasione
Sono formazioni boschive temporanee, che
colonizzano terreni inizialmente scoperti, come i
pascoli o coltivi abbandonati e aree degradate dal
disboscamento o dall'erosione. Le specie arboree che
le compongono sono molto varie e hanno per lo più
temperamento pioniero: betulla, sorbo montano,
pioppo tremolo e salicone sono le più frequenti; con il
tempo queste associazioni tendono a lasciare il posto
a boschi più stabili come la faggeta o i querceti
caducifogli.
Il pioppo tremolo (Populus tremula) (2), specie
talmente pioniera da poter essere utilizzata anche per
il consolidamento di pendici franose, deve il nome al
tremolìo delle sue foglie quando vengono accarezzate
dal vento; a sua volta questo tremolìo è dovuto ai
lunghi piccioli appiattiti (1). Il salicone (Salix caprea),
abile colonizzatore di terreni spogli, raggiunge le
dimensioni di un piccolo albero; le foglie si riconoscono
facilmente per la densa lanugine che copre la pagina
inferiore (3).
3
Nel sottobosco...
26
1 - Viperina azzurra (Echium vulgare)
2 - Lampone (Rubis idaeus)
3 - Rosa canina
4 - Biancospino (Crataegus monogyna)
1
2
3
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
4
gli ambienti boschivi
2
1
Ad evoluzione più lenta sono le boscaglie d'invasione a
nocciolo (Corylus avellana, da cui il nome “corileto” alla
formazione), che non si sviluppano molto in altezza
rimanendo basse ma piuttosto dense (1). Il nocciolo (2) è
caratterizzato da una fioritura molto precoce: i fiori, in
filamenti penduli, spuntano decisamente prima delle foglie;
lo si trova anche nelle faggete o nelle pinete montane come
strato arbustivo o arboreo minore.
La robinia o gaggìa (Robinia pseudoacacia) (3) è specie
invasiva per eccellenza, spesso favorita dall'uomo perché
cresce velocemente stabilizzando i terreni; ma la grande
vitalità di questa pianta amante della luce la porta spesso a
sconfinare nei boschi dove il taglio recente crea un
ambiente per lei favorevole. Il robinieto si può trovare
anche in zone periurbane, ai bordi delle strade e lungo i
corsi d'acqua.
3
Nel sottobosco...
1 - Arabetta irsuta (Arabis hirsuta)
2 - Rovo (Rubus fruticosus)
3 - Vitalba (Clematis vitalba)
4 - Felce aquilina (Pteridium aquilinum)
1
2
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
3
4
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gli ambienti boschivi
2
1
Fasce riparie
La presenza di questo tipo di formazioni arboree non
dipende tanto dalla quota sul livello del mare, come
accade per gli altri boschi, ma dall'esistenza di corsi
d'acqua. Più che veri e propri boschi sono “fasce”,
strette strisce lungo i torrenti o i fiumi. Il tipo più
frequente, anche lungo i torrenti minori, è l'ontaneto (o
“alneto”) (2). L'ontano nero (Alnus glutinosa) (1) ama i
suoli umidi e la presenza di acqua corrente; anche la
disseminazione approfitta dell'acqua, infatti i semi
sono in grado di galleggiare, una volta rilasciati dal
frutto; i frutti invece, simili a piccole pigne, rimangono
attaccati ai rami per molto anche dopo la liberazione
dei semi. Il sambuco (Sambucus nigra) (3) è
comunissimo lungo i corsi d'acqua collinari e montani,
riconoscibile in inverno dalla corteccia sugherosa; le
foglie sono formate da 5-7 foglioline che fanno capo a
uno stesso picciolo; i vistosi grappoli (corimbi) di fiori
bianchi si trasformano in piccole bacche rotonde e
scure.
3
Nel sottobosco...
28
1 - Carice maggiore (Carex pendula)
2 - Menta d’acqua (Mentha aquatica)
3 - Farfaraccio (Petasites hybridus)
4 - Luppolo (Humulus lupulus)
1
2
3
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
4
gli ambienti boschivi
2
1
Lungo corsi d'acqua con maggiore portata si incontrano
saliceti e pioppeti ripari (1). Il salice bianco (Salix alba) può
raggiungere le dimensioni di un albero, ma lo si trova anche
arbustivo. Ha foglie allungate, biancastre sotto, rami
giovani gialli (ciò permette di distinguerlo da salici arbustivi
come il salice ripaiolo che li ha grigiastri, e il salice rosso che
li ha rossi); i rami flessibili dei salici si piegano resistendo
alla forza dell'acqua durante le cicliche piene dei corsi
d'acqua.
Il pioppo nero (Populus nigra) (2) ha foglie triangolari,
lucide e scure; è frequente lungo il Centa e in val Bormida. Il
pioppo bianco (Populus alba) (3) ha foglie candide sulla
pagina inferiore e corteccia biancastra; si trova isolato
anche in corrispondenza di piccoli ruscelli (ad esempio,
lungo la strada che sale da Finale Ligure verso il Colle del
Melogno).
3
Nel sottobosco...
1 - Salice rosso (Salix purpurea)
2 - Salice ripaiolo (Salix eleagnos)
3 - Girasole del Canada (Helianthus tuberosus)
4 - Canna domestica (Arundo donax)
5 - Cannuccia di palude (Phragmites australis)
1
2
3
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
4
5
29
proposte di visita
Andiamo nel bosco
Ecco 5 itinerari che si snodano in ambienti boschivi differenti, dalla costa al crinale
all'entroterra. Durante le escursioni ricordiamoci di alcune semplici norme di
comportamento, nel rispetto della natura, dei suoi abitanti e di chi si prende cura del territorio.
I percorsi sono adatti a tutti, purché forniti di calzature idonee (almeno scarpe da
ginnastica); i tempi di percorrenza indicati si riferiscono al tempo “camminato”, con
esclusione delle soste.
norme di comportamento
da rispettare durante le visite nel bosco
NORME DI COMPORTAMENTO
NON ACCENDIAMO
FUOCHI NEI BOSCHI
RISPETTIAMO GLI ANIMALI
NON ABBANDONIAMO
I RIFIUTI
EVITIAMO I RUMORI INUTILI
NON DANNEGGIAMO
GLI ALBERI E I FIORI
NON TRANSITIAMO CON MEZZI
MOTORIZZATI FUORI DALLE
STRADE CARROZZABILI
NON ASPORTIAMO
ROCCE, MINERALI, FOSSILI,
REPERTI ARCHEOLOGICI
PERCORRIAMO CON PRUDENZA
LE STRADE CARROZZABILI
RISPETTIAMO IL LAVORO
DEI CONTADINI
SEGUIAMO SEMPRE I SENTIERI
NON OSTACOLIAMO IL
PERCORSO DELL’AV E DEI
SENTIERI DI COLLEGAMENTO
RISPETTIAMO LA SEGNALETICA
E NON DANNEGGIAMO LE
ATTREZZATURE
30
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
cartina generale degli itinerari descritti
2) LA FAGGETA DELLA RISERVA DELL’ADELASIA
PARTENZA: TORNANTE SULLA PROVINCIALE PER
MONTENOTTE SUP., LOC. TRAVERSINE (M.690)
DURATA: CIRCA 2 ORE E MEZZA; PERCORSO AD ANELLO
DISLIVELLO: M.140
SEGNAVIA: NUMERO 1 (ROSSO SU TRIANGOLO GIALLO)
1) IL CASTAGNETO DA FRUTTO DI “MURUS ALTUS”
PARTENZA: MURIALDO, BORGATA COSTA (M.610)
DURATA: 1 ORA; PERCORSO AD ANELLO
DISLIVELLO: M.50
SEGNAVIA: NESSUNO (CARTELLINI CON TORRI)
PIANA CRIXIA
CAIRO M.
MILLESIMO
SASSELLO
MONTENOTTE SUP.
FERRANIA
CARCARE
MURIALDO
ALTARE
CALIZZANO
MELOGNO
BARDINETO
ERLI
TOIRANO
BORMIDA
VARAZZE
CELLE
ALBISOLA
SAVONA
ORCO-FEGLINO SPOTORNO
FINALE LIGURE
3) LE FASCE RIPARIE DELLA BORMIDA... A BORMIDA
PARTENZA: BORMIDA LOC. PIAN SOPRANO (M.550)
DURATA: 1 ORA E MEZZA CIRCA ANDATA E RITORNO
DISLIVELLO: M.100
SEGNAVIA: TRE BOLLI GIALLI, POI ASSENTE
PIETRA LIGURE
LOANO
NASINO
BORGHETTO S.S.
ALBENGA
4) I BOSCHI MEDITERRANEI SULL’ALTOPIANO DI S.BERNARDINO
ORTOVERO
PARTENZA: FINALE LIGURE FRAZ. CALVISIO, LOC. LACREMÀ (M.100)
DURATA: CIRCA 2 ORE E MEZZA; PERCORSO AD ANELLO
TESTICO
DISLIVELLO: M.200
ANDORA
SEGNAVIA: ROMBO ROSSO, TRE BOLLI ROSSI, QUADRATO ROSSO
5) LA PINETA A PINO NERO TRA VAL PORA E MAREMOLA
PARTENZA: MELOGNO, LOC. OSTERIA VECCHIA (M.950)
DURATA: CIRCA 1 ORA E MEZZA; PERCORSO AD ANELLO
DISLIVELLO: M.90
SEGNAVIA: QUADRATO E CERCHIO ROSSI, IIO ROSSO, ASSENTE
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
31
proposte di visita
Il castagneto da frutto di Murus Altus
Partenza: Murialdo, borgata Costa, o borgata Ponte
Durata: 1 ora scarsa (2 ore da borgata Ponte), percorso ad anello
L'itinerario si snoda all'interno della Zona
di Tutela Storico-Ambientale del Castello
di “Murus Altus”: il termine è riferito alle
imponenti mura, ora in rovina, da cui il
nome di Murialdo. La parte più bella inizia
dalla borgata Costa, ma per la difficoltà di
parcheggio è possibile lasciare il mezzo
presso il cimitero (borgata Ponte) e salire
a piedi la stradina asfaltata che, attraversato il fiume Bormida, in mezz'oretta porta
a Costa: un tratto decisamente di minor
pregio estetico, che attraversa un
castagneto ceduo parzialmente invaso
da specie infestanti. Dalla stradina
asfaltata è anche possibile seguire uno
dei sentieri che si staccano sulla sinistra
(vedere la cartina), che però non fanno
risparmiare molto tempo dato che a tratti
sono mal percorribili, nonostante la pulizia
periodica.
Dalla borgata Costa, attraversate le case,
salendo un poco si giunge alla collina
Il castagneto da frutto
32
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
La cappella di Santa Maria Maddalena
Le rovine della torre quadrata
Una delle porte del castello lungo i sentieri
di accesso da borgata Ponte
erbosa su cui sorge la cappella di
Santa Maria Maddalena. Scendendo
dall'altra parte siamo in vista dei ruderi
della torre quadrata; poco oltre il
sentiero si biforca. Prendendo a destra
ci inoltriamo nel bel castagneto da
frutto, con alberi dal fusto cilindrico e
corteccia tipicamente solcata da
fessure nel senso dell'altezza, che
sembrano avvitarsi a spirale; notiamo
come l'avvitamento non si riesca
generalmente ad osservare nel
castagneto ceduo, dove i polloni non
raggiungono dimensioni tali da
mostrare questa caratteristica.
Scendiamo nel castagneto e lo
attraversiamo tutto fino alle mura del
castello: possiamo anche abbandonare la traccia del sentiero, visto che
all'ombra delle ampie chiome di questi
castagni il sottobosco è decisamente
scarso.
Torniamo poi sui nostri passi e saliamo
a sinistra nella boscaglia fino al
piazzale presso la casa-torre del
castello. Qui possiamo fare alcune
deviazioni per vedere i diversi componenti di quella che era una imponente
fortificazione del X secolo, demolita nel
XVI e poi lasciata all'azione del tempo.
Da qui si torna verso la cappella e la
borgata Costa.
Si può completare l'uscita visitando il
Centro espositivo allestito presso il
Comune di Murialdo (borgata Piano),
che illustra con figure e reperti le
particolarità naturali e tradizionali del
territorio (info tel. 019.53543 /
019.53615). Per quanto riguarda il
bosco, interessante è una collezione di
pezzi di tronco e di sezioni di alberi,
che ci permette di confrontare tra loro
le cortecce delle diverse specie
(avendo sott'occhio le “soluzioni”) e di
osservare gli anelli di crescita; in un
pannello sono elencati e raffigurati gli
alberi presenti nel territorio comunale;
vengono inoltre illustrate le pratiche
tradizionali legate alla raccolta delle
castagne e alla produzione del
carbone.
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
33
proposte di visita
la faggeta nella riserva dell’adelasia
Partenza: tornante sulla Strada Provinciale n° 12 per Montenotte superiore, loc. Traversine.
Durata: circa 2 ore e mezza, percorso ad anello.
Dall'entrata della Riserva
Naturale Regionale
(cartelli) in località
Montenotte superiore, si
prende la sterrata di
sinistra che, sorpassati
alcuni piccoli rii,
attraversa Pian della
Nocciola, dove (a dispetto
del nome) ci si addentra
subito nella faggeta.
Un cartello segnala un'aia
carbonile vicino ad un
grande faggio; da qui,
salendo un poco sulla
destra fuori dal sentiero
principale, si incontrano
diversi esemplari
imponenti (uno dei quali ha una circonferenza di 4 metri) segnalati come alberi
monumentali.
Proseguendo lungo il sentiero principale, si percorre un tratto di bosco vario, dove oltre al
faggio incontriamo roveri, cerri, aceri campestri e querce rosse; trattandosi di alberi
generalmente alti, questo tratto è l'ideale per allenarsi a riconoscere gli alberi dalle cortecce,
guardando anche le foglie cadute a terra per conferma. Giunti ad un bivio, prima di salire a
destra, ci affacciamo a godere del panorama dalla Rocca dell'Adelasia, balza rocciosa che
si trova subito alla nostra sinistra (nonostante la ripida parete sud della rocca, salirci da qui è
Panorama dalla Rocca dell'Adelasia
34
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
un gioco da ragazzi, questione di pochi
metri).
Si riprende quindi il sentiero che sale a
destra (è questo il tratto più impegnativo),
in un bosco misto di faggio e castagno in
cui incontriamo diverse sorgenti. Giunti
in piano in località Taverin, incrociamo
altri sentieri (anche uno degli itinerari
“Bormida Natura”), ma noi proseguiamo a
destra in leggera discesa.
A Pian Bombarda un cartello della
Riserva segnala i resti delle trincee
Napoleoniche, a destra poco sotto il
sentiero: il nome della località richiama
evidentemente gli eventi bellicosi di fine
'700, quando in queste zone si combattè
la battaglia di Montenotte tra le truppe
francesi di Napoleone e l'esercito austropiemontese. Percorriamo un tratto di
crinale, all'interno della faggeta del
Costellazzo, un tempo governata a
ceduo ma attualmente “invecchiata”, con
esemplari che sono diventati ormai di
ragguardevoli dimensioni. Le rocce che
qua e là affiorano, di origine vulcanica,
con il loro verde scuro richiamano i toni
delle chiome di faggio in estate.
Giunti presso il Bric del Tesoro, la faggeta
lascia posto a un bosco misto che
progressivamente si apre sui prati intorno
a Cascina Miera. Questa struttura è stata
restaurata e trasformata in un bel rifugio
escursionistico, con servizi e una sala per
attività di educazione ambientale; la visita
e le attività sono offerte dalla Provincia
alle scuole che ne fanno domanda (info:
tel.019.8313547 ufficio Ceap). Il prato,
ampio e panoramico, si presta comunque
per una sosta ristoratrice (ma siamo quasi
arrivati a chiudere il percorso).
Continuando per la nostra via, che ora è
diventata una strada sterrata, si
incontrano ancora maestosi esemplari di
faggio, ed è possibile affacciarsi sulla
sinistra per scorgere il panorama verso
Montenotte. La strada si piega con due
tornanti, mentre il bosco si abbassa di
statura, con faggi di minori dimensioni
accompagnati da castagni, aceri
campestri, noccioli e roverelle; in breve
siamo al punto di partenza.
Uno dei faggi monumentali
Cascina Miera
Rovine napoleoniche nella faggeta del Costellazzo
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
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proposte di visita
Le fasce riparie della Bormida… a Bormida
Partenza: Bormida località Pian Soprano
Durata: 1 ora e mezza circa andata e ritorno
L'itinerario parte dalla frazione Pian Soprano: arrivando
da Carcare, Pian Soprano si trova lungo il fondovalle del
torrente Bormida di Pallare, oltre il bivio per Bormida
capoluogo (che sale a destra, da ignorare). Dalla costa è
possibile arrivare anche salendo percorrendo la strada
del Melogno fino all'Osteria vecchia, quindi svoltando a
destra, e prendendo quindi la deviazione per Bormida.
A Pian Soprano si parcheggia il mezzo nella piazzola del
capolinea degli autobus e ci si dirige verso il grosso
edificio rosso “la ferriera”, percorrendo la stradina fino in
fondo, dove ci aspetta qualche metro di sentiero per
immetterci sulla stradina asfaltata che si inoltra nella
valle. Si costeggiano dei prati (a sinistra) in un bosco
misto con castagni, tigli selvatici, betulle, qualche
ciliegio. Dopo circa mezzo chilometro, nei pressi di un
ponticello in legno troviamo finalmente accanto a noi il
torrente. Superata una casa, la stradina si stringe e lo
attraversa: qui si ha una prima visuale sulla fascia
riparia, costituita principalmente da ontani neri e
sambuchi, ma oltre questa stretta fascia si estende il
castagneto ceduo, a tratti soggetto a taglio recente.
Troviamo poi i ruderi di una antica ferriera (XVI secolo):
perché le ferriere proprio qui, incuneate in una piccola
valle lontano dalla costa (da dove arriva il minerale da
lavorare) e dalle vie di comunicazione principali? Perché
qui c'erano in abbondanza legno, che dava alla ferriera il
Lungo il torrente si formano pozze tranquille e piccole cascatelle
36
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
Tratto del torrente dal ponte al bivio prima di Zuriè
Il primo ponte sul torrente, con intorno il castagneto ceduo
calore necessario a fondere il metallo, e
acqua, che forniva l'energia; il nome del
prossimo edificio, “Cascina Piagna”, ci
richiama infatti all'acqua, perché la sua
radice, la stessa di “piangere” è significativa
del fatto che qui l'acqua non manca mai.
Cascina Piagna è stata per anni utilizzata
dalla Provincia di Savona per ospitare
l'incubatoio della trota (proprio per
l'abbondanza di acqua) e l'allevamento
della lepre, entrambe destinate al ripopolamento in ambienti naturali, e per attività di
educazione ambientale relative
all'ambiente acquatico.
Siamo a metà dell'itinerario: proprio davanti
al cancello della Cascina abbiamo 3 alte
querce rosse in fila. Continuando oltre la
Cascina la strada diventa sterrata e
costeggia il torrente (a destra) dove
l'ontano nero, dominante, è accompagnato
da castagno, sambuco, nocciolo; a sinistra,
complice la vicinanza di una casa, troviamo
un nucleo di abeti, qualche noce, ciliegio,
agrifoglio, poi prevale decisamente il
castagneto ceduo. La fascia riparia si
arricchisce quindi di qualche carpino
bianco, poi si allarga per fare spazio a una
piccola isola, più avanti ancora troviamo
una serie di cascatelle ed infine incontriamo
una zona più tranquilla, dove è possibile
portarsi sul torrente per vedere come la
vegetazione riparia avvolge questo
ambiente “ristretto”.
Dopo una curva a sinistra, la sterrata si
biforca. Si può scegliere se guadare il
torrente oppure deviare a sinistra e attraversarlo sul ponte di legno. In ogni caso si
abbandona il segnavia e si arriva all'ultima
casa: qui il castagneto ceduo lascia
temporaneamente il posto ad alberi da
frutta, tra cui ciliegi, noci e qualche grande
castagno da frutto. Poco oltre la casa
troviamo un altro ponticello in legno: da qui
partono numerosi percorsi che portano
verso il Colle del Melogno, ma è necessario
fare attenzione perché non sono sentieri
segnati e ci si può perdere! Il nostro itinerario finisce qui, in località Zuriè. A sinistra si
può scendere al torrente, ora diviso in più
rami, addentrandosi nell'ontaneto che qui è
più sviluppato in altezza ed estensione.
Un tratto particolarmente impetuoso del torrente
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
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proposte di visita
I boschi mediterranei sull'altopiano di San Bernardino
Partenza: Finale Ligure frazione Calvisio, località
Lacremà
Durata: circa 2 ore e mezza, percorso ad anello
Orniello in autunno
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Il percorso inizia dalla chiesa antica di Calvisio
(S.Cipriano), raggiungibile in auto con una stretta e
ripida stradina poco oltre la chiesa nuova di
Calvisio (seguire inizialmente l'indicazione per il
Cimitero e poi continuare in salita). Si attraversa il
nucleo abitato di Lacremà (o Calvisio vecchio) e si
prosegue su un bel sentiero panoramico dal fondo
acciottolato che ne testimonia l'importanza come
antica via di transito.
Ci si addentra subito nella macchia mediterranea
dove il leccio si trova ancora allo stato arbustivo;
nei tratti più aperti si incontra il pino d'Aleppo e
residui alberi di olivo, sparsi qua e là sulle fasce
terrazzate, che una volta erano evidentemente
coltivate a oliveto. Si ignora il sentiero che sale a
sinistra (che utilizzeremo per il ritorno).
Avvicinandosi alla valle del rio Mortà (nome che
deriva dal fatto che l'acqua “muore” inghiottita nel
sottosuolo carsico, scorrendo raramente in
superficie), scavata tra le rupi e decisamente
ombrosa, il leccio lascia campo libero alle caducifoglie, in particolare carpino nero e orniello. Ci
troviamo comunque in un luogo dove la montagna,
nonostante l'aspetto selvaggio, è stata modellata
dall'uomo in terrazzamenti che sono osservabili
anche nel bosco: i nomi Bric Reseghe (il monte
sopra di noi) e Monte Scala (dall'altra parte della
valle del Mortà) richiamano appunto questo
immenso lavoro di “gradonatura” fatto dall'uomo.
Seguendo in salita il corso del rio, il sentiero
attraversa un silenzioso bosco dove domina
decisamente il carpino nero e, nel sottobosco, è
frequente il pungitopo, presenza abbastanza
costante nei freschi fondovalle Finalesi. Si sale
quindi lungo il versante e progressivamente si
ritorna all'arbusteto con leccio, mentre nel fondovalle, che si trova alla nostra sinistra, notiamo
invece che continua a dominare il carpino nero,
cosa che è particolarmente visibile in autunno,
quando le foglie del carpino sono di un bel giallo
brillante. Proseguendo raggiungiamo la testa della
valle e la attraversiamo continuando poi nella
stessa direzione; quando il sentiero si appiana e fa
per scendere un poco, ecco la nostra deviazione a
sinistra (tre bolli rossi), ma vale la pena di arrivare
in un minuto ai prati della valle del Vacchè, dove
possiamo incontrare altre latifoglie: castagno,
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
ciliegio, biancospino.
Imboccato quindi il sentiero segnato
con 3 bolli rossi, dopo un primo tratto
piuttosto roccioso, si cammina in
piano nel bosco misto (leccio,
orniello, carpino nero). Poi si inizia a
salire ripidamente, più allo scoperto
e tra le rocce: qui si incontra il pino
d'Aleppo e – le citiamo anche se non
sono alberi – due importanti fiori
endemici del nostro territorio: la
Campanula di Savona (Campanula
sabatia) e la Campanula a foglie
uguali (Campanula isophylla,
Calvisio vecchia e Lacremà visti dal sentiero
presente anche poco sopra
Lacremà). Dopo questa breve salita
e qualche curva, quasi senza
accorgercene attraversiamo il
recinto di pietre che delimita il
prato di Camporotondo: possiamo
allora industriarci per seguirne tutto
il perimetro, fatto di muretti a secco e
di grandi massi (megaliti) con
diverse entrate, scoprendo anche
un riparo sotto roccia che l'uomo ha
completato con qualche muro a
secco. Il diametro del recinto è di
circa 200 metri, e all'interno vi si
l riparo di Camporotondo
trovano incisioni rupestri (vasche), ma sono stati fatti anche
ritrovamenti archeologici; in parte è
invaso dalla vegetazione arbustiva
(cisto rosa e rosa canina) ed
arborea: in particolare è degna di
nota la fitta lecceta a destra del
riparo.
Come via del ritorno si prende il
sentiero a sinistra del riparo,
contrassegnato con 3 bolli rossi, che
attraversa un tratto di altopiano
dove gli arbusti sono accompagnati
da frequenti pini d'Aleppo, e poi
scende, ora nel bosco, ora allo
Bosco misto lungo il rio Mortà
scoperto su roccia. Notiamo che le
caducifoglie compaiono sistematicamente quando attraversiamo in piano le tre piccole valli che incontriamo: carpino nero e
orniello qui sono accompagnati anche dalla roverella grazie all'esposizione sud, più calda.
Passato un bel lastrone di roccia calcarea, il sentiero scende più deciso, tra macchia alta con
leccio e orniello, per immettersi sul sentiero segnato con un quadrato rosso vuoto. Dopo
poco, in corrispondenza di una curva a sinistra, si accede a destra a un punto panoramico su
Finale Ligure. Si continua a scendere piuttosto ripidamente, su fondo acciottolato, ritrovando
finalmente il sentiero con il rombo rosso, che si segue a destra fino a Lacremà.
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
39
proposte di visita
La pineta a pino nero tra le valli Pora e Maremola
Partenza: Melogno, località Osteria
vecchia
Durata: 1 ora e mezza circa, percorso
ad anello
Lasciato il mezzo sul piazzale in
località Osteria vecchia, poco a valle
del Colle del Melogno, si prende la
strada sterrata in direzione del mare
(lontano, ma sul quale abbiamo
un'ampia visuale). La sterrata procede
inzialmente in piano passando sotto a
Ca' del Mago; la lista delle latifoglie
presenti in questo primo tratto è già
abbastanza lunga: aceri montani,
noccioli, betulle, qualche maggiociondolo e salicone, poi si aggiungono
faggio, ciliegio e sorbo degli uccellatori,
infine al bivio il sorbo montano.
Prendiamo il ramo della sterrata che
scende a destra, con il segnavia
quadrato e cerchio, e la lista degli alberi
si allunga ancora con le conifere: abeti
bianchi e pini neri. Sale la percentuale di faggi accompagnati da qualche agrifoglio, infine si
fanno vedere castagni, pioppi tremoli e qualche robinia. La sterrata procede ora in piano, con
tratti rocciosi sulla sinistra (si tratta di rocce verdastre di origine vulcanica: i porfiroidi) dove
La pineta a pino nero
40
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
proposte di visita
hanno attecchito sorbi montani e pini neri, mentre a destra prevalgono faggi e noccioli. Dopo
una curva a sinistra in leggera salita si arriva al secondo bivio, dove si abbandona la sterrata
principale per imboccare il sentiero di sinistra che procede in piano (segnavia IIO).
Entriamo quindi nella pineta oggetto della nostra visita: un rimboschimento a pino nero,
con grandi esemplari dal tronco grigio e diritto. All'interno della pineta sono presenti qua e là
alcune querce rosse (sempre di origine artificiale), ma anche alcune latifoglie pioniere:
sorbo montano e degli uccellatori, pioppo tremolo, robinia ma soprattutto il nocciolo, che
cresce talvolta fitto al di sotto dei pini. Si procede sempre in piano tagliando il versante e
notando come la pineta, a tratti, lascia spazio a nuclei di faggio che tentano di riprendersi i
loro spazi, con isolati esemplari di grandi dimensioni. Si arriva quindi a un bivio presso i resti
di una neviera, costruita nel terreno con sostegni a secco; un cartello ci parla delle miniere
d'argento del Bric Gettina, che si trovano poco lontano.
Scegliamo il sentiero che piega indietro a sinistra (sempre con il segnavia IIO), che subito
dopo fa una curva a destra cominciando a salire lungo il versante nella pineta, con noccioli e
carpini neri, qualche quercia rossa e radi faggi. Dopo qualche minuto di salita incontriamo un
altro bivio, dove bisogna fare un po' di attenzione perché si incrocia una pista utilizzata per il
downhill: oltre a guardarsi da eventuali biciclette in velocità, dobbiamo evitare di confonderci,
visto che alcuni tronchi sembrano sbarrare i percorsi pedonali, che invece sono (ancora)
percorribili. Il sentiero giusto è quello a sinistra (tronchi), ma se ci sbagliamo e andiamo dritti
per il percorso downhill non facciamo grande danno, solo allunghiamo la camminata di
qualche minuto: infatti i due percorsi si ritrovano poco dopo; stiamo procedendo in direzione
nord-ovest verso il Bric Gettina e la località Osteria vecchia, seguendo il crinale, leggermente a sinistra di esso. In leggera salita attraversiamo ancora l'ambiente di pineta, dove
notiamo tracce del passaggio del fuoco sui tronchi; sono presenti anche noccioli, carpini neri,
qualche quercia rossa di grandi dimensioni, localmente faggi e qualche larice isolato; nei
tratti più scoperti, tra l'erba, in autunno
sboccia piuttosto abbondante lo
zafferano ligure (Crocus medius). In
prossimità del Bric Gettina il sentiero si
allontana momentaneamente dal
crinale; se facciamo una breve deviazione seguendo la traccia di sentiero
che si stacca a destra, in pochi minuti
arriviamo ad un notevole punto
panoramico sulla val Pora (poi la
traccia continua fino alle miniere
d'argento abbandonate – ed esaurite –
ma si tratta di un percorso scosceso e a
Veduta dal punto panoramico sulla val Pora
tratti esposto, non adatto a tutti).
Continuando per il sentiero principale,
percorriamo un tratto molto piacevole,
tutto in piano nella pineta. Siamo
nuovamente vicino al crinale: volendo
possiamo raggiungerlo agevolmente
per incontrare qualche faggio contorto, pini neri rimasti nani per via del
vento, sorbi montani; dopo una breve
discesa incontriamo anche qualche
castagno, bassi roveri e isolati larici. In
breve ci ritroviamo al bivio iniziale e alla
larga sterrata per Osteria vecchia.
I resti della neviera
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
41
Schede didattiche
In queste pagine trovate spunti per attività in classe o nel bosco, pensate per le scuole
primarie ma adattabili – a seconda dell'attività – anche per le materne e le secondarie di
primo grado.
Le tavole vi forniscono una base su cui lavorare, un po' come un riassunto schematico per
andare poi avanti sull'argomento, con esempi fotografici. Altre schede propongono attività di
osservazione diretta del bosco, anche in forma di gioco, o delle rielaborazioni su argomenti
specifici. Con i laboratori invece si dà spazio alla creatività e all'attività manuale.
Manuali e supporti utili per le attività:
?
?
?
?
?
?
Tra stagni e torrenti nella Piana di Albenga – quaderno didattico per scuole
elementari e medie inferiori.
I boschi del Savonese. Provincia di Savona, 1995.
I tipi forestali della Liguria, Regione Liguria, 2008.
Guida alle specie spontanee del Piemonte – Alberi e arbusti. Regione Piemonte e
Blu edizioni, 2004.
Guida pratica agli alberi e arbusti in Italia. Edizioni Selezione dal Reader's digest,
Milano 1983.
Alberi – Guide compact DeAgostini.
Poster realizzati dalla Provincia di Savona:
?
?
?
?
42
Alberi del Savonese - specie arboree diffuse nei boschi allo stato spontaneo
Arbusteti mediterranei - specie spontanee nella macchia e nella gariga in
Provincia di Savona
Alberi e boschi... Il faggio e la faggeta
Alberi e boschi... Castagni e castagneti
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
OSSERVIAMO IL BOSCO
FACCIAMO CONOSCENZA CON IL BOSCO, PER RACCOGLIERE I PRIMI DATI.
DOVE SI TROVA ______________________________________________________ QUOTA _________
SPECIE PRESENTI
E' UN BOSCO DI:
CONIFERE
LATIFOGLIE
GLI ALBERI SONO:
TUTTI DELLA STESSA SPECIE
MISTO
DI SPECIE DIVERSE
CONOSCO GIÀ QUALCHE SPECIE: _________________________________________________________
AFFOLLAMENTO
IL BOSCO È:
FITTO (LE CHIOME DEGLI ALBERI SI SOVRAPPONGONO)
NORMALE (LE CHIOME DEGLI ALBERI SI TOCCANO)
RADO (LE CHIOME DEGLI ALBERI SONO DISTANTI)
SOTTOBOSCO
QUANTO SOTTOBOSCO C'È?
NEL SOTTOBOSCO HO NOTATO:
ABBONDANTE (UNA DISTESA PIÙ O MENO CONTINUA)
MEDIO
SCARSO (SOLO QUALCHE PIANTINA QUA E LÀ)
ERBE
FUNGHI
FIORI VISTOSI
ARBUSTI
ALTRO ________________________
VITA NEL BOSCO
CI SONO ANIMALI O LORO TRACCE?
TERRENO SMOSSO DAI CINGHIALI
ESCREMENTI
TANE DI PICCOLI MAMMIFERI
PIGNE O FRUTTI ROSICCHIATI
NIDI DI UCCELLI
CANTI DI UCCELLI
ALTRO ___________________________________________________
PRESENZA UMANA
CI SONO SEGNI DI ATTIVITÀ UMANE?
TAGLIO DEL BOSCO
MURETTI A SECCO
STRADE
SENTIERI
CARBONAIE
RIFIUTI
ALTRO _______________________
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
43
Schede didattiche
QUANTI TIPI DI FOGLIE?
COMPOSTA
SEMPLICE
TIPO DI
LAMINA
I COMPONENTI DELLA FOGLIA SONO: LA LAMINA (LA PARTE “PIATTA”), LE NERVATURE (DOVE
SCORRE LA LINFA), E IL PICCIOLO (CHE TIENE LA FOGLIA ATTACCATA AL RAMO E COLLEGA I VASI
DELLE NERVATURE CON IL RESTO DELLA PIANTA). LE FOGLIE POSSONO AVERE FORME MOLTO
DIVERSE: ALCUNI TERMINI CI AIUTANO A DESCRIVERLE.
FORMA DELLA LAMINA
SEMPLICE: NOCCIOLO
AGO: PINO D’ALEPPO
TRIFOGLIATA: MAGGIOCIONDOLO
LANCEOLATA: SALICE BIANCO OVATA (ovale): FAGGIO
PENNATA: ROBINIA
OBOVATA: CILIEGIO
MARGINE
ROTONDA: PIOPPO TR. TRIANGOLARE: PIOPPO NERO CORDATA (a cuore): TIGLIO PALMATA: ACERO MONT.
SEGHETTATO: CARPINO NERO
SPINOSO: LECCIO
LOBATO: ROVERELLA
APICE
INTERO: SALICONE
ACUTO: BETULLA
44
ARROTONDATO: ACERO CAMP. TRONCO: ONTANO NERO
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
CACCIA ALLA FOGLIA
GIOCO A SQUADRE:
LUNGO UN SENTIERO O IN UN TRATTO DI BOSCO OGNI SQUADRA DEVE INDIVIDUARE DIVERSE SPECIE DI
ALBERI (NON CESPUGLI O ERBE!) E, PER OGNI TIPO DI FOGLIA ELENCATA QUI SOTTO, TROVARNE UNA E
ATTACCARLE UN'ETICHETTA CON SCRITTA LA SUA CARATTERISTICA (ES: FOGLIA PALMATA).
COMPLETATA LA RACCOLTA (O TRASCORSO IL TEMPO STABILITO) BISOGNA ASSEGNARE IL NOME DELLA
SPECIE A CIASCUNA FOGLIA RACCOLTA, SCRIVENDOLO SULLA STESSA ETICHETTA (POTETE AIUTARVI CON IL
POSTER “ALBERI DEL SAVONESE”). L'INSEGNANTE/OPERATORE CONTROLLERÀ IL VOSTRO LAVORO: OGNI
FOGLIA TROVATA CON IL NOME DELLA SPECIE CORRETTO VALE UN PUNTO.
NOME DELLA SQUADRA: ________________________________________________________________
STIAMO CERCANDO:
UNA FOGLIA DI FORMA OVATA
UNA FOGLIA PALMATA
UNA FOGLIA COMPOSTA
UNA FOGLIA AD APICE ACUTO
UNA FOGLIA TRIANGOLARE
UNA FOGLIA A MARGINE SEGHETTATO
UNA FOGLIA A MARGINE LOBATO
UNA FOGLIA OVATA A MARGINE SEGHETTATO
UNA FOGLIA AGHIFORME
UNA FOGLIA DURA
UNA FOGLIA LEGGERMENTE LANUGINOSA SOTTO
UNA FOGLIA SECCA
UNA FOGLIA GIALLA UNA FOGLIA DI DUE COLORI
UNA FOGLIA PIÙ GRANDE DI UNA MANO
PUNTEGGIO FOGLIE:
(A)
CONTROLLO NOME DELLA SPECIE: NUMERO DI ERRORI =
PUNTEGGIO FINALE:
F
PA OGL
LM IA
AT
A
(B)
(A-B)
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
45
Schede didattiche
UN SACCO DI FOGLIE SECCHE
DURANTE L'USCITA NEL BOSCO, RACCOGLIAMO UN SACCHETTO DI FOGLIE SECCHE. IN AULA,
APRIAMOLO ED ALLARGHIAMO DELICATAMENTE IL SUO CONTENUTO SU UN TAVOLO:
SUDDIVIDIAMO LE FOGLIE PER TIPO E CONTIAMOLE; POI ASSEGNAMO UN COLORE AD OGNI TIPO
(SPECIE) E, NELLO SPAZIO A QUADRETTI, COLORIAMO TANTI QUADRETTI QUANTE SONO LE
FOGLIE. POSSIAMO RIPETERE L'ATTIVITÀ IN BOSCHI DIVERSI E VEDERE LE DIFFERENZE.
NOME ______________________________________ SQUADRA O CLASSE ________________________
BOSCO IN LOCALITÀ _______________________________________________
FOGLIE RACCOLTE:
TIPO 1: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
TIPO 2: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
TIPO 3: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
TIPO 4: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
TIPO 5: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
TIPO 6: SPECIE __________ QUANTE SONO __________ ASSEGNO UN COLORE: ______________________
COLORA TANTE FOGLIE QUANTE NE HAI TROVATE (RISPETTA I COLORI ASSEGNATI)
(SE NON BASTANO LE FOGLIOLINE, COLORANE 1 OGNI 2 O PIÙ)
TIPO 1:
TIPO 2:
TIPO 3:
TIPO 4:
TIPO 5:
TIPO 6:
QUAL'È LA SPECIE PIÙ ABBONDANTE NEL BOSCO? ________________________________________
46
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
UNA COLLEZIONE DI FOGLIE
CI SONO DIVERSI MODI PER ALLESTIRE UNA COLLEZIONE DI FOGLIE DI ALBERI, MA PRIMA DI
TUTTO È D'OBBLIGO SECCARLE.
DISPONIAMOLE IN STRATI, TRA FOGLI DI CARTA ASSORBENTE O DI GIORNALE, CON UN PESO SOPRA PER
TENERLE BEN DISTESE (AD ESEMPIO DEI LIBRI). PER EVITARE LA FORMAZIONE DI MUFFE, RICORDIAMOCI DI
CAMBIARE LA CARTA A GIORNI ALTERNI E DI CONSERVARE IL TUTTO IN UN LUOGO ASCIUTTO E BEN AERATO.
OTTERREMO BUONI RISULTATI CON FOGLIE DI CASTAGNO, ROVERELLA, FAGGIO E SORBO MONTANO; INVECE
BISOGNA STARE ATTENTI CON PIOPPI, ONTANI E MAGGIOCIONDOLO, CHE RISCHIANO DI FAR MARCIRE ANCHE
LE FOGLIE VICINE DANNEGGIANDO TUTTA LA COLLEZIONE.
LA RACCOLTA DELLE FOGLIE IN AUTUNNO, QUANDO LE FOGLIE COMINCIANO A CADERE, OFFRE UN DOPPIO
VANTAGGIO: INNANZI TUTTO DANNEGGEREMO MENO LE PIANTE, E POI OTTERREMO UNA COLLEZIONE PIÙ
COLORATA, DAL MOMENTO CHE I COLORI AUTUNNALI SI CONSERVANO CON L'ESSICCAMENTO.
QUANDO LE FOGLIE SONO BEN SECCATE (POSSONO ESSERE NECESSARIE DIVERSE SETTIMANE), POSSIAMO
METTERLE IN ORDINE SU DEI FOGLI NUOVI, CON UN CARTELLINO CHE INDICA LA SPECIE, IL LUOGO E LA DATA
DI RACCOLTA. SI POSSONO ANCHE INCOLLARE SU CARTONCINO USANDO DELLA COLLA VINILICA, E
RILEGARE IL TUTTO COME IN UN QUADERNO.
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
47
Schede didattiche
LE CORTECCE DEGLI ALBERI
LA SCORZA È LA SUPERFICIE DELLA CORTECCIA DEGLI ALBERI: LA PARTE CHE POSSIAMO
AGEVOLMENTE OSSERVARE E ANALIZZARE SENZA DANNEGGIARE LA PIANTA PERCHÉ È UN
TESSUTO MORTO (ANCHE SE È ANCORA MOLTO IMPORTANTE PER L'ALBERO PERCHÉ LO
PROTEGGE DA INSETTI E FUNGHI E LO ISOLA DA CALDO E FREDDO ECCESSIVI).
PER RICONOSCERE LA SPECIE DI UN ALBERO DALLA CORTECCIA SENZA LE FOGLIE OCCORRE MOLTO
“OCCHIO”, E QUINDI MOLTO ESERCIZIO, ANCHE PERCHÉ LA CORTECCIA DI UNA STESSA SPECIE È DIVERSA
CON L'ETÀ DELL'ALBERO. PER INIZIARE POSSIAMO OSSERVARE SEMPLICI CARATTERISTICHE:
COLORE
BRUNA
(ROVERELLA)
GIALLASTRA
(ORNIELLO)
ROSSICCIA
(CILIEGIO)
GRIGIA
(FAGGIO)
GRIGIO-VERDE
(PIOPPO TREMOLO)
BIANCA
(BETULLA)
SUPERFICIE
LISCIA
(FAGGIO)
RUVIDA, SCREPOLATA A LENTICELLE STRIE ORIZZONTALI FESSURE E PLACCHE SUGHEROSA
(LECCIO)
(ONTANO NERO)
(CILIEGIO)
(CARPINO NERO)
(SUGHERA)
RUGHE CONTORTE CREPE VERTICALI NERVATURE SPIRALI PAPIRACEA COSTE INTRECCIATE SCAGLIE GRANDI
(ROVERE)
(TIGLIO)
(CASTAGNO DA FRUTTO) (BETULLA)
(ROBINIA)
(PINO MARITTIMO)
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ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
CORTECCE DISEGNATE, CORTECCE INDOVINATE
DIVERSAMENTE DA QUANTO ACCADE PER LE FOGLIE, NON ESISTONO TERMINI TECNICI BEN
PRECISI PER DESCRIVERE L'ASPETTO DELLE CORTECCE: QUINDI POSSIAMO SBIZZARRIRCI AD
INVENTARE GLI AGGETTIVI CHE CI SEMBRANO PIÙ APPROPRIATI (ES: GOMMOSA, GRATTANTE...).
ESEGUIRE IL FROTTAGE DELLA CORTECCIA PUÒ AIUTARCI A RIFLETTERE SUL SUO ASPETTO
(OCCORRENTE: FOGLI DI CARTA SOTTILI E RESISTENTI, PASTELLI A CERA).
POI CERCHIAMO UN COMPAGNO, LO FACCIAMO BENDARE E GLI FACCIAMO ESAMINARE LA
CORTECCIA DEL NOSTRO ALBERO CON LE MANI, COSÌ ANCHE LUI POTRÀ DIRE LE SUE IMPRESSIONI.
POI RICAMBIAMO IL FAVORE!
HO SCELTO IL MIO ALBERO:
HA LE FOGLIE?
SÌ
SO A CHE SPECIE APPARTIENE?
NO
NO
SÌ: _____________________________________
COM’È LA CORTECCIA? TROVO 3 O PIÙ PAROLE PER DESCRIVERLA:
________________________________________________
________________________________________________
________________________________________________
QUI SOTTO INCOLLO UN PEZZO DEL FOGLIO DOVE HO FATTO IL FROTTAGE DELLA CORTECCIA:
UN MIO COMPAGNO MI HA AIUTATO. COM’È LA CORTECCIA SECONDO LUI/LEI?
________________________________________________
________________________________________________
________________________________________________
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
49
Schede didattiche
GLI ALBERI HANNO FIORI?
QUALCHE SPECIE HA FIORI VISTOSI: DI SICURO AVREMO NOTATO I CILIEGI IN FIORE.
DI ALTRI ALBERI CONOSCIAMO BENE I FRUTTI (CASTAGNE, GHIANDE) MA PROBABILMENTE NON RICORDIAMO
DI AVERLI MAI VISTI IN FIORE: I FIORI ESISTONO, MA SONO PICCOLI E POCO VISTOSI, GENERALMENTE RIUNITI
IN INFIORESCENZE PENDULE CHIAMATE “AMÈNTI”.
ESEMPI DI FIORI VISTOSI:
CILIEGIO
SORBO DEGLI UCCELLATORI
SAMBUCO
MAGGIOCIONDOLO
ESEMPI DI FIORI IN AMÈNTI:
LECCIO
CASTAGNO
FAGGIO
ALTRI ALBERI ANCORA EFFETTIVAMENTE NON HANNO FIORI: LE
CONIFERE COME I PINI PORTANO LE LORO CELLULE RIPRODUTTIVE
(POLLINE E OVULI) SOPRA DELLE APPENDICI, RIUNITE A FORMARE
DEI “CONI”: QUELLI MASCHILI SONO PICCOLI (1-2 CM) E PASSANO
INOSSERVATI, MENTRE QUELLI FEMMINILI MATURANO FORMANDO
LE PIGNE.
CONI IMMATURI DI PINO:
50
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
NOCCIOLO
Schede didattiche
I FRUTTI DEGLI ALBERI
I FRUTTI NON SONO SOLO QUELLI CHE GUSTIAMO A TAVOLA.
SI CHIAMANO FRUTTI TUTTE LE STRUTTURE, ORIGINATE DA FIORI, CHE PROTEGGONO I SEMI: CI SONO FRUTTI
CHE NOI NON MANGEREMMO MAI... LA POLPA DEL FRUTTO IN OGNI CASO SERVE AD ATTIRARE GLI ANIMALI
CHE, MANGIANDO IL FRUTTO, PORTANO I SEMI LONTANO E LI DEPOSITANO CON LE FECI, MA ALCUNI ALBERI
ADOTTANO ALTRI METODI, AFFIDANDO I PROPRI SEMI AL VENTO.
TIPI DI FRUTTI:
LEGUME
IL LEGUME È UN FRUTTO SECCO CHE A MATURITÀ SI APRE
PER FAR USCIRE I SEMI (FRUTTO DEISCENTE).
ES: MAGGIOCIONDOLO
NÙCULA
LA NÙCULA O NOCE SEMPLICE È UN FRUTTO SECCO CHE A
MATURITÀ RESTA CHIUSO (INDEISCENTE).
ES: NOCCIÒLO
LA NOCE HA DIVERSE VARIANTI:
GHIANDA
NOCE CON CUPOLA. ES: LECCIO
SÀMARA
NOCE ALATA. ES: ACERO MONTANO
DRUPA
LA DRÙPA È UN FRUTTO CARNOSO IN CUI LA PARTE PiÙ
INTERNA DEL FIORE SI È TRASFORMATA IN UN INVOLUCRO
LEGNOSO CHE CONTIENE IL SEME: IL NÒCCIOLO (DIVERSO
DAL NOCCIÒLO!).
ES: CILIEGIO
BACCA E POMO
LA BÀCCA È UN FRUTTO CARNOSO IN CUI LA PARTE PiÙ
INTERNA DEL FIORE SI È TRASFORMATA IN UN INVOLUCRO
CARNOSO; NELLA PSEUDOBACCA O POMO L’INVOLUCRO
ANZICHÉ ESSERE CARNOSO È UNA SPECIE DI PELLICOLA.
ES DI POMO: SORBO MONTANO
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
51
Schede didattiche
FIORI E FRUTTI A CONFRONTO
FRUTTI
FIORI
NOMI E INDIZI
TROVA LE CORRISPONDENZE TRA I NOMI DELLE SPECIE DEGLI ALBERI CON I LORO FIORI E FRUTTI:
ALCUNI LI ABBIAMO GIÀ VISTI. UN INDIZIO TI AIUTA A SCEGLIERE, MA OSSERVA ANCHE LE FOGLIE.
52
A - NOCCIOLO
I FIORI DEL NOCCIOLO
COMPAIONO MOLTO
PRIMA DELLE FOGLIE
B - FAGGIO
IL FRUTTO DEL FAGGIO
(FAGGIÒLA) RICORDA
UNA CASTAGNA UN PO’
STRANA...
C - SORBO DEGLI
UCCELLATORI
I POMI ROSSI SONO
RIUNITI IN MAZZOLINI
(CORÌMBI)
D - CASTAGNO
IL CASTAGNO HA
FIORI DISPOSTI IN
LUNGHE FILE, NON
PENDULE
E - ONTANO NERO
I FIORI ROSSICCI
PRECEDONO LE FOGLIE;
I FRUTTI SEMBRANO
PICCOLE PIGNE
F - CARPINO NERO
HA FIORI SIMILI AL
NOCCIOLO MA FIORISCE
DOPO; I FRUTTI SONO
ALATI E CORTI
H - ORNIELLO
FA CASCATE DI
FIORELLINI BIANCHI;
FRUTTI ALATI E
ALLUNGATI
G - LECCIO
IL FRUTTO DEL LECCIO
È QUELLO TIPICO
DELLE QUERCE...
A
B
C
D
E
F
G
H
A
B
C
D
E
F
G
H
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
ARTE DAL BOSCO
OCCORRENTE: FOGLIE, LEGNETTI E ALTRI MATERIALI DEL BOSCO; FOGLI BIANCHI, COLLA VINILICA
UTILIZZANDO FOGLIE CON FORME DIVERSE
ED ALTRE COSE CHE GLI ALBERI
FORNISCONO (ES: CAPPUCCI DI GHIANDE,
LEGNETTI, SQUAME DI PIGNE, PLACCHE DI
CORTECCIA CADUTE), FACCIAMO DEI
COLLAGE INVENTANDO COME CREARE
ZAMPE, ALI, BECCHI, OCCHI...
ECCO UN PAIO DI ESEMPI:
PULCINO
AGHI DI PINO D'ALEPPO E DI PINO
MARITTIMO, FOGLIE DI NOCCIOLO,
FAGGIO, PIOPPO TREMOLO,
CAPPUCCIO DI GHIANDA DI LECCIO
FARFALLA
FOGLIE DI SORBO MONTANO,
PIOPPO TREMOLO E CERRO,
AGHI DI PINO MARITTIMO
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
53
Schede didattiche
LE FOGLIE SONO STANCHE
GLI ALBERI IN COLLINA E IN MONTAGNA GENERALMENTE SONO CADUCIFOGLIE. PERCHÉ?
SE GLI ALBERI SI TENESSERO LE FOGLIE IN INVERNO, QUANDO LA TEMPERATURA SI ABBASSA, AVREBBERO
DUE PROBLEMI: IL PRIMO È DOVUTO AL FATTO CHE NON RIUSCIREBBERO AD ASSORBIRE L'ACQUA DAL
SUOLO GHIACCIATO, MA CHE LA PERDEREBBERO COMUNQUE DALLE FOGLIE PER EVAPORAZIONE,
DISIDRATANDOSI LENTAMENTE; IL SECONDO PROBLEMA RIGUARDA I DELICATI VASI LINFATICI NELLE
NERVATURE DELLE FOGLIE, CHE POTREBBERO GHIACCIARE E ROMPERSI, ORIGINANDO FERITE DOVE
POTREBBERO INFILTRARSI GERMI... MEGLIO NON RISCHIARE!
QUINDI QUESTI ALBERI PERDONO LE FOGLIE IN AUTUNNO, E IN PRIMAVERA NE METTONO DI NUOVE. OGNUNO
CON I SUOI TEMPI PERÒ: AD ESEMPIO IL CASTAGNO LE PERDE MOLTO PRESTO GIÀ A FINE SETTEMBRE,
MENTRE LA ROVERELLA LE MANTIENE FINO A DICEMBRE; IL CASTAGNO PIGRONE SI RISVEGLIA A MAGGIO
MENTRE IL FAGGIO AD APRILE È GIÀ VERDE.
FREQUENTANDO DIVERSI BOSCHI DURANTE LA PRIMAVERA E L'AUTUNNO, OSSERVIAMO QUANDO
GLI ALBERI PERDONO O METTONO LE FOGLIE, E RIPORTIAMOLO NELL'OROLOGIO QUI SOTTO:
L’OROLOGIO DELLE FOGLIE
11
12
1
2
10
3
9
8
4
7
54
6
5
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
MAGGIO: CASTAGNO
SPUNTANO LE FOGLIE
Schede didattiche
COLORI D’AUTUNNO
LE FOGLIE SUGLI ALBERI SONO VERDI PERCHÉ CONTENGONO UN PIGMENTO VERDE, LA
CLOROFILLA, CHE PERMETTE ALLE PIANTE DI USARE L'ENERGIA DEL SOLE PER CRESCERE.
IN AUTUNNO, CON LA CADUTA DELLE FOGLIE, LA CLOROFILLA NON SERVE PIÙ E SI DECOMPONE: ALLORA
DIVENTANO VISIBILI ALTRI PIGMENTI E LE FOGLIE ASSUMONO DIVERSI COLORI.
ACERO MONTANO
SALICONE
CARPINO BIANCO
ACERO CAMPESTRE
PIOPPO TREMOLO
FAGGIO
QUERCIA ROSSA
ORNIELLO
CILIEGIO
FAGGIO
SORBO MONTANO
QUERCIA ROSSA
SORBO DEGLI UCCELLATORI
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
ROVERELLA
PIOPPO TREMOLO
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Schede didattiche
BOSCHI COLORATI - 1
ECCO ALCUNE FOTOGRAFIE DI BOSCHI IN DIVERSI MESI DELL'AUTUNNO E DELLA PRIMAVERA:
GIÀ DA LONTANO POSSIAMO DISTINGUERE VARI COLORI CHE CORRISPONDONO A DIVERSE SPECIE DI
ALBERI, COME NEGLI ESEMPI IN FOTOGRAFIA.
ANDIAMO QUINDI IN VISITA IN UN BOSCO E SCATTIAMO DELLE FOTOGRAFIE DA PUNTI PANORAMICI;
PRENDIAMO ANCHE APPUNTI SUL COLORE DELLE FOGLIE DEGLI ALBERI, PRELEVANDO QUALCHE CAMPIONE
DI FOGLIA, E SUL FATTO CHE ALCUNI ALBERI SONO SPOGLI.
UN PAESAGGIO PRIMAVERILE
COLLINARE: PIAN SOPRANO DI
BORMIDA (ITINERARIO 3)
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UN PAESAGGIO AUTUNNALE
MEDITERRANEO: ALTOPIANO DI
SAN BERNARDINO (ITINERARIO 4)
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
BOSCHI COLORATI - 2
IN AULA PRENDIAMO LE STAMPE DELLE FOTOGRAFIE E SOVRAPPONIAMO UN FOGLIO
TRASPARENTE (CARTA DA LUCIDO).
INDIVIDUIAMO DIVERSI COLORI NELLE FOTOGRAFIE E TRACCIAMONE I CONTORNI CON UN
PENNARELLO INDELEBILE (AD ES. QUELLI CHE SI USANO PER SCRIVERE SUI CD), POI DIAMO AD
OGNI COLORE IL NOME DELLA SPECIE, IN BASE AGLI APPUNTI PRESI DURANTE LA VISITA.
FA
PN
PH
AB
BE
OR
LE
CA
CN
CI
AB = ABETI
BE = BETULLE
CA = CASTAGNI
CI = CILIEGI
FA = FAGGI
PN = PINI NERI
LE = LECCIO
CN = CARPINO NERO
OR = ORNIELLO
PH = PINO D’ALEPPO)
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
57
Schede didattiche
MOSAICI D’AUTUNNO
OCCORRENTE: FOGLIE DI DIVERSI COLORI, FORBICI, COLLA VINILICA, PENNELLO, FOGLI.
RACCOLTO UN BUON NUMERO DI FOGLIE VARIOPINTE, FACCIAMOLE SECCARE: NON È NECESSARIO CHE
SIANO BEN DISTESE, SI POSSONO SEMPLICEMENTE LASCIARE IN UN LUOGO AERATO, POSSIBILMENTE AL
BUIO PER MANTENERE I COLORI, PER UN CERTO TEMPO. POI LE TAGLIUZZIAMO E FORMIAMO DEI MUCCHIETTI
DI QUADRATINI DI DIVERSI COLORI. SUL FOGLIO TRACCIAMO UN DISEGNO A MATITA E POI RIEMPIAMOLO CON
I COLORI COME UN MOSAICO...
FOGLIE DI DIVERSE TONALITÀ, DA SINISTRA: SORBO
MONTANO, PIOPPO TREMOLO, FAGGIO, CASTAGNO,
QUERCIA ROSSA, CILIEGIO, TIGLIO, BETULLA.
58
PEZZETTI PRONTI PER L’USO: NERI
(PIOPPO TREMOLO), VERDI (CASTAGNO),
GIALLI (BETULLA), ROSSI (CILIEGIO).
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
IL SUOLO IN BARATTOLO
OSSERVIAMO, TOCCHIAMO E ANNUSIAMO IL SUOLO AI PIEDI DEGLI ALBERI E DESCRIVIAMO LE
SUE CARATTERISTICHE:
COLORE:
ODORE:
GRIGIO CHIARO
GIALLASTRO
BRUNO
BRUNO SCURO
NERASTRO
ALTRO _____________________
AL TATTO:
POLVERE
MUFFA
ERBA
MUSCHIO
ALTRO ________________
UMIDO
SECCO
PASTOSO
COMPATTO
POROSO
ALTRO _________________
PORTIAMO VIA DAL BOSCO UNA CERTA QUANTITÀ DI SUOLO (ES: UN BARATTOLO) PER OSSERVARLO MEGLIO
IN AULA: ROVESCIAMO IL CONTENUTO DEL BARATTOLO IN UNA SCATOLA AMPIA ED ESAMINIAMOLO:
SOSTANZA INORGANICA E ORGANICA:
LA PARTE INORGANICA È COMPOSTA DA:
GHIAIA
SABBIA
ARGILLA
ALTRO _________________________
LA SOSTANZA ORGANICA È COMPOSTA DA:
FOGLIE E FRAMMENTI DI FOGLIE
RADICI
SEMI E RESTI DI FRUTTI
FRAMMENTI DI CORTECCIA
RESTI DI ANIMALI
FAUNA DEL SUOLO:
GLI ANIMALI RAPPRESENTATI NELLA TABELLA QUI SOTTO SONO PICCOLI O PICCOLISSIMI INVERTEBRATI (A
CORPO MOLLE) TIPICI DEI SUOLI, CHE SI NUTRONO DI DETRITI VEGETALI, RESIDUI E RESTI ANIMALI,
MICRORGANISMI E FUNGHI.
NE VEDI QUALCUNO NEL SUOLO RACCOLTO? ______________________________________________________________
VERMI NEMATODI
MILLEPIEDI
LOMBRICHI
ACARI
RAGNI
PORCELLINI DI TERRA
COLLEMBOLI
GRILLITALPA
COLEOTTERI
FORMICHE
CONFRONTIAMO SUOLI PROVENIENTI DA BOSCHI DIVERSI PER COGLIERE LE DIFFERENZE.
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
59
Schede didattiche
COME CRESCONO GLI ALBERI
IL SEME CHE CADE A TERRA, SE TROVA UN AMBIENTE ADATTO, GERMINA ED EMETTE LA SUA
PRIMA PICCOLA RADICE, PER POTER ASSORBIRE ACQUA E SALI CONTENUTI NEL TERRENO.
DOPO POCHI GIORNI SPUNTERÀ LA
PLÀNTULA, CON LA SUA PRIMA GEMMA;
NELLE LATIFOGLIE LA PRIMA GEMMA È
PROTETTA DA DUE FOGLIOLINE CARNOSE
(COTILEDONI) DIVERSE DALLE FOGLIE
MATURE.
OGNI ANNO POI SI FORMANO
SEMPRE NUOVE GEMME DA CUI SI
ORIGINANO NUOVI RAMI, E
GERMOGLI CHE SI SCHIUDONO
PER LIBERARE LE FOGLIE, E COSÌ
L'ALBERO CRESCE IN ALTEZZA.
GERMOGLIO DI
ACERO MONTANO
GLI ALBERI DEVONO CRESCERE VERSO L'ALTO PER VINCERE LA GARA VERSO LA LUCE, CHE IN BASSO VIENE
OSCURATA DALLE CHIOME DEGLI ALBERI VICINI.
PIÙ GLI ALBERI SONO ALTI, PIÙ HANNO BISOGNO DI UN VALIDO ED AMPIO SOSTEGNO: NON C'È
ALTERNATIVA, IL TRONCO DEVE ALLARGARSI, E L'ALBERO QUINDI CRESCE ANCHE IN LARGHEZZA.
OGNI ANNO UN TESSUTO SPECIALE DETTO “CAMBIO” PRODUCE UN NUOVO ANELLO DI LEGNO E UNO DI
LIBRO, FACENDO AUMENTARE LO SPESSORE DEL TRONCO. PER L'ALBERO È ANCHE UN'OCCASIONE PER
RINNOVARE I VASI: INFATTI LEGNO E LIBRO SONO FORMATI – RISPETTIVAMENTE – DAI VASI CHE PORTANO LA
LINFA GREZZA (ACQUA E SALI MINERALI) DAL TERRENO ALLE FOGLIE E DAI VASI CHE PORTANO LA LINFA
ZUCCHERINA DALLE FOGLIE AL RESTO DELLA PIANTA.
SCHEMA DI
SEZIONE DI TRONCO:
SCORZA
VASI DELLA LINFA
ZUCCHERINA
(FLOÈMA O LIBRO)
CAMBIO
ANELLI DI CRESCITA:
VASI DELLA LINFA
GREZZA (XILÈMA
O LEGNO)
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ANELLI DI CRESCITA
NEL TRONCO DI UN FAGGIO
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
QUANTI ANNI GLI DAI?
OSSERVANDO UNA SEZIONE DI TRONCO, SCOPRIAMO CHE IL LEGNO NON
È TUTTO DELLO STESSO COLORE, MA HA DEGLI ANELLI CONCENTRICI.
OGNI ANNO IN PRIMAVERA IL “CAMBIO” FORMA NUOVI VASI PER IL
TRASPORTO DELLA LINFA: IN QUESTO PERIODO SONO FREQUENTI LE
PIOGGE E L'ALBERO NON DEVE FARSI SFUGGIRE TALE ABBONDANZA,
PERCIÒ FORMA VASI BELLI GRANDI CHE CONFERISCONO AL LEGNO UN
COLORE CHIARO; IN ESTATE INVECE SI FORMANO VASI PIÙ PICCOLI, E IL
NUOVO LEGNO È PIÙ SCURO, FINCHÉ LA PRODUZIONE DI VASI CESSA.
ALLA PRIMAVERA SUCCESSIVA LO “STACCO” TRA SCURO (ESTATE
PRECEDENTE) E CHIARO (PRIMAVERA IN CORSO) È PIUTTOSTO NETTO.
CENTIMETRI (SPESSORE DAL CENTRO)
OGNI ANELLO DI CRESCITA CORRISPONDE A UN ANNO: CONTANDO GLI ANELLI, CONTIAMO GLI ANNI
DELL'ALBERO!
IN UN BOSCO CEDUO, CERCHIAMO UN TRONCO TAGLIATO E CONTIAMO GLI ANELLI.
A SECONDA DELLO SPESSORE DEGLI ANELLI POSSIAMO ANCHE CAPIRE SE C'È STATO QUALCHE ANNO IN
CUI L'ALBERO È CRESCIUTO DI PIÙ O DI MENO: RIPORTIAMO LE MISURE SUL DIAGRAMMA QUI SOTTO.
NUMERO DI ANELLI (ANNI)
QUANTI ANNI HA L’ALBERO?
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
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Schede didattiche
PER FARE UN ALBERO...
ISPEZIONIAMO UN BOSCO DI FAGGIO: GLI ALBERI ADULTI HANNO
FATTO CADERE I LORO FRUTTI, MA DAI SEMI STANNO NASCENDO
LE PLANTULE OPPURE NO?
SOLO CON LA NASCITA DI NUOVE PLANTULE CHE UN GIORNO
DIVENTERANNO GRANDI ALBERI, IL BOSCO POTRÀ RINNOVARSI E
CONTINUARE AD ESISTERE.
PLANTULA DI FAGGIO
VALUTIAMO LA “RINNOVAZIONE NATURALE” IN DIVERSI PUNTI DEL BOSCO CONTANDO LE PLANTULE
DI FAGGIO. QUAL’È IL NUMERO DI ALBERI “BAMBINI” PER OGNI “ADULTO”?
PUNTO DI OSSERVAZIONE N.1
PUNTO DI OSSERVAZIONE N.2
LOCALITÀ ____________________________
LOCALITÀ ____________________________
AREA DI RIFERIMENTO
(METRI QUADRATI)
AREA DI RIFERIMENTO
(METRI QUADRATI)
NUMERO DI ALBERI ADULTI
NUMERO DI ALBERI ADULTI
DENSITÀ DI ALBERI ADULTI
(NUMERO/MQ)
DENSITÀ DI ALBERI ADULTI
(NUMERO/MQ)
NUMERO DI PLANTULE
NUMERO DI PLANTULE
DENSITÀ DI PLANTULE
(NUMERO/MQ)
DENSITÀ DI PLANTULE
(NUMERO/MQ)
NELLA NOSTRA PROVINCIA È ATTIVO UN VIVAIO FORESTALE IN LOCALITÀ PIAN DEI CORSI (COMUNE DI
RIALTO), A 855 METRI DI QUOTA.
QUI VENGONO COLTIVATE DIVERSE SPECIE DI ALBERI SPONTANEI DEI NOSTRI BOSCHI: FAGGIO, ROVERE,
FRASSINO, BETULLA, ACERO MONTANO, CARPINO NERO, CASTAGNO, MAGGIOCIONDOLO... NELLE SERRE
SONO OSSERVABILI I DIVERSI STADI DI CRESCITA DALLA PLANTULA ALL'ALBERELLO PRONTO PER ESSERE
IMPIANTATO ANCHE IN NATURA, IN RIMBOSCHIMENTI E IN OPERE DI INGEGNERIA NATURALISTICA.
INFO: TEL. 019.65498 (VIVAIO FORESTALE “PIAN DEI CORSI”).
62
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
Schede didattiche
IL PiÙ GRANDE E IL PiÙ GROSSO
STIAMO ESPLORANDO UN BOSCO CON ALBERI DI NOTEVOLI DIMENSIONI.
QUALE ALBERO SI AGGIUDICHERÀ IL TITOLO DI “GIGANTE DEL BOSCO”? DOBBIAMO ESSERE ARBITRI
IMPARZIALI IN QUESTA GARA: PERCIÒ STABILIAMO IN ANTICIPO PRECISE REGOLE PER PRENDERE LE MISURE.
PER MISURARE LA CIRCONFERENZA:
SI MISURA “A PETTO D'UOMO”, CIOÈ ALL'ALTEZZA DI CIRCA 1 METRO E 30 CM DA
TERRA. SE L'ALBERO È FORMATO DA POLLONI, QUESTI VANNO MISURATI
INDIVIDUALMENTE, ANCHE SE PARTONO DALLA STESSA CEPPAIA.
USIAMO UNA CORDA METRATA, LA FACCIAMO PASSARE ATTORNO AL FUSTO E
LEGGIAMO LA MISURA.
1) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
2) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
3) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
4) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
5) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
PER MISURARE L’ALTEZZA:
NON POSSIAMO SALIRE FINO IN CIMA! ALLORA CI POSIZIONIAMO DAVANTI
ALL'ALBERO IN MODO DA VEDERLO CHIARAMENTE FINO ALLA CIMA, PRENDIAMO
UNA PERSONA COME RIFERIMENTO E LA FACCIAMO ALLONTANARE DALL'ALBERO
MANTENENDOSI AD ANGOLO RETTO RISPETTO A NOI, FINCHÉ NON CI SEMBRA CHE
LA SUA DISTANZA DALL'ALBERO (B) SIA UGUALE ALL'ALTEZZA DELL'ALBERO (A)
(POSSIAMO AIUTARCI TRAGUARDANDO I DUE PUNTI CON UN RIGHELLO).
QUINDI MISURIAMO LA DISTANZA B CON UNA CORDA METRATA.
1) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
2) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
3) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
4) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
5) SPECIE ______________________________________________________ MISURA __________________________
ALBERI E BOSCHI - QUADERNO DIDATTICO
63
Schede didattiche
TUTTO IN ORDINE!
DURANTE TUTTE QUESTE ATTIVITÀ AVREMO RACCOLTO UNA BUONA QUANTITÀ DI REPERTI:
FOGLIE VERDI, FOGLIE COLORATE, FRUTTI, PEZZI DI CORTECCIA...
PER EVITARE DI ROVINARE I REPERTI TENENDOLI TUTTI MISCHIATI, È BENE ESCOGITARE UN SISTEMA PER
METTERE UN PO’ DI ORDINE E PERMETTERCI DI TROVARE QUELLO CHE CERCHIAMO QUANDO NE ABBIAMO
BISOGNO. USANDO SCATOLE DA IMBALLAGGIO IN CARTONE, SPAGO, FOGLI DI CARTA E POCHI ATTREZZI, CHI
HA SCRITTO QUESTO LIBRETTO HA INVENTATO PER VOI QUESTO “RACCOGLITORE UNIVERSALE” CHE ANCHE
VOI POTETE COSTRUIRE, FACENDO LE VARIAZIONI CHE RITENETE PIÙ OPPORTUNE A SECONDA DEI REPERTI
RACCOLTI.
BUON LAVORO!
I RIPIANI IN
SPAGO E
CARTONE
I CASSETTI:
FOGLI DI
CARTA PIEGATI
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IL RACCOGLITORE
COMPLETO
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