Diabete Mellito
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Diabete Mellito
Dr. ssa Francesca Santilli Medicina Interna Università G. D’Annunzio Regolazione della glicemia Glicemia = concentrazione plasmatica di glucosio Variazioni fisiologiche della glicemia Aumento post-prandiale Diminuzione con lo sforzo fisico e il digiuno 1 solo ormone ipoglicemizzante: l’INSULINA Secreta dalle cellule ß-pancreatiche Una secrezione basale continua consente l’utilizzo periferico del glucosio • Picchi di secrezione post-prandiali • • Numerosi ormoni iperglicemizzanti • • • Consentono di evitare o compensare l’ipoglicemia Esempi: glucagone, catecolamine, GH, cortisolo.. Il glucagone favorisce in particolare il rilascio epatico di glucosio durante il digiuno Peptide C Pro-insulina L’insulina insulina Ormone peptidico prodotto dalle cellule beta delle isole pancreatiche di Langherans (90 %) • Proinsulina = pro-ormone insulina (catene A+B) + peptide C (Connecting peptide) Regolazione della secrezione di insulina • • Secrezione stimolata dall’aumento della glicemia e dagli amino-acidi Secrezione inibita dall’ipoglicemia e da alcuni ormoni Meccanismo d’azione Attivazione del recettore insulinico situato sulla membrana delle cellule bersaglio cascata di risposte intracellulari, in particolare ingresso di glucosio nella cellula attraverso il trasportatore GLUT-4 e attivazione di numerose vie metaboliche (essenzialmente a livello di fegato, muscolo e tessuto adiposo) • Una volta entrato nella cellula il glucosio può essere: • Direttamente utilizzato dalla cellula se richiede energia (glicolisi) Immagazzinato sotto forma di glicogeno (gluconeogenesi epatica) grassi (lipogenesi nel tessuto adiposo) Variazioni dei livelli di glicemia/insulinemia con l’alimentazione New Approaches to Glycemic Management in Diabetes, 2001 Curva glicemica giornaliera normale Glicemia (mg/dl) 180 140 100 Tempo 6 8 13 20 24 6 Glucosio endogeno gluconeogenesi Glucosio esogeno glicogenolisi assorbimento dei carboidrati del pasto Glucosio plasmatico utilizzazione periferica eliminazione renale Principali effetti della insulina muscolo tessuto adiposo Insulina • Aumento trasporto ed utilizzazione del glucosio • Aumento trasporto ed utilizzazione del glucosio • Immagazzinamento dei grassi • Riduzione della liberazione dei grassi fegato •Aumento della utilizzazione del glucosio •Riduzione del rilascio di glucosio Effetti metabolici dell’insulina L’insulina è un’ ormone IPOGLICEMIZZANTE e ANABOLIZZANTE Metabolismo glicidico: favorisce ingresso cellulare del glucosio (non nel sistema nervoso) favorisce glicogenogenesi epatica e trasformazione di glucosio in acidi grassi inibisce glicogenolisi Metabolismo lipidico: favorisce sintesi epatica di trigliceridi a livello del tessuto adiposo sintesi e accumulo di acidi grassi, effetto anti-chetogeno e anti-lipolitico Metabolismo proteico: favorisce ingresso cellulare di aminoacidi e sintesi proteica inibisce il catabolismo proteico I markers del metabolismo glicidico Glicemia Variazioni fisologiche (a digiuno 70-110 mg/dl; aumento postprandiale, generalmente < 140 mg/dl; diminuzione con l’esercizio fisico) Glicosuria Definizione: presenza di glucosio nelle urine Generalmente patologica, si verifica quando viene superata la soglia di riassorbimento renale del glucosio (circa 180 mg/dl) Se abbondante determina aumento del volume urinario poliuria (diuresi > 2500 cc/24h circa ) Emoglobina glicosilata (HbA1c) Frazione dell’emoglobina capace di legare il glucosio, utilizzata come marker dei valori medi di glicemia negli ultimi 2 mesi I corpi chetonici Gli acidi grassi rappresentano una forma di energia alternativa al glucosio; il glucagone favorisce la betaossidazione degli acidi grassi a livello epatico produzione di corpi chetonici (aceto-acetato acetone, acido b- idrossibutirico) che vengono liberati nella circolazione sanguigna (chetosi) e eliminati nelle urine (chetonuria) La formazione di corpi chetonici si può verificare in 2 tipi di situazioni, totalmente diverse Digiuno prolungato o ipoglicemia nelle urine presenza di chetonuria isolata Carenza insulinica profonda nelle urine presenza di glicosuria abbondante + chetonuria Diabete Mellito: Definizione “Disordine metabolico ad eziologia multipla caratterizzato da una iperglicemia cronica con disturbi del metabolismo dei carboidrati, lipidi e proteine, conseguente ad una alterazione della secrezione o della azione della insulina. normale diabete 120 300 200 100 0600 1000 1400 1800 2200 0200 0600 Insulin (µU/ml) Glucose (mg/dL) 400 100 80 60 40 20 0600 1000 1400 1800 2200 0200 0600 Definizione del diabete mellito Il diabete mellito viene dunque definito dalla presenza di una iperglicemia cronica, secondaria a un difetto di produzione e/o di azione dell’insulina o più raramente ad un relativo o assoluto eccesso di glucagone. L’iperglicemia cronica induce una serie di complicanze sistemiche che interessano in particolare occhi, reni, sistema cardiovascolare e sistema nervoso. Criteri diagnostici (ADA,2003) Il diabete mellito (DM) può essere definito da uno dei seguenti criteri: In base alla glicemia Glicemia a digiuno > 126 mg/dl Oppure: in presenza di sintomatologia tipica qualsiasi valore di glicemia > 200 mg/dl In base al test di carico orale con glucosio 75 g (= OGTT o “curva glicemica” con misurazione della glicemia ogni 30’ per 2 ore) Glicemia 2 ore dopo carico orale > 200 mg/dl Altre definizioni (ADA,2003) Glicemia a digiuno Normale tolleranza ai carboidrati (NT) Glicemia 2 ore postcarico orale Glicemia a digiuno < 100 mg/dl (OGTT) glicemia 2 ore dopo carico orale < 140 mg/dl DM DM 200 Intolleranza ai carboidrati (IGT) (OGTT) glicemia 2 ore dopo carico orale: IGT 140 -199 mg/dl 126 100 140 IFG N (mg/dl) Alterata glicemia a digiuno (IFG) NT Glicemia a digiuno: 100 - 125 mg/dl (mg/dl) Classificazione del diabete mellito DM di tipo 1 – detto impropriamente “insulino dipendente” una malattia tipicamente AUTO-IMMUNE, anche se esistono forme “idiopatiche” il meccanismo principale è la profonda carenza insulinica interessa essenzialmente bambini e adolescenti DM di tipo 2 – detto impropriamente “non insulino dipendente” iperglicemia legata a insulino-resistenza (= difetto di azione dell’insulina) + carenza insulinica relativa e progressiva. interessa essenzialmente l’adulto e rappresenta la forma di diabete PIU’ FREQUENTE comune associazione con scarso esercizio fisico, obesità e altre malattie metaboliche Altre forme di diabete mellito Diabete secondario Malattie endocrine,patologie pancreatiche, farmaci.. Alcune forme sono reversibili Malattie genetiche Difetti genetici della secrezione o dell’azione dell’insulina Sindrome genetiche complesse con diabete Diabete gestazionale > 30 % sviluppano diabete di tipo 2 nel corso della vita Altri tipi specifici di diabete INDOTTO DA FARMACI O SOSTANZE CHIMICHE Acido nicotinico Glucocorticoidi Ormoni Tiroidei Agonisti α-adrenergici Agonisti ß-adrenergici Diuretici Tiazidici Dilantina Pentamidina Vacor Interferone α Altri From WHO. WHO report WHO/NCD/99.2, 1999. Diabete Mellito Gestazionale (GDM) • Intolleranza ai carboidrati di vario grado e severità, con inizio o primo riscontro durante la gravidanza • Non viene esclusa la possibilità che l’alterata tolleranza al glucosio sia antecedente alla gravidanza, ma la sua scoperta viene fatta per la prima volta in gravidanza. • Viene utilizzata tale definizione indipendentemente dalla necessità o meno di terapia insulinica o dalla persistenza di uno stato di alterazione della tolleranza ai carboidrati dopo il completamento della gravidanza. From WHO. WHO report WHO/NCD/99.2, 1999. Diabete mellito di tipo 1 PATOGENESI 1) Meccanismo genetico: la suscettibilità a tale forma di DM è localizzata sul braccio corto del cromosoma 6, nel locus D del sistema HLA 2) Fattore ambientale iniziante (virus) che agisce sulle cellule B delle isole di Langherans determinando l’espressione di antigeni MHC di classe II, normalmente presenti solo su cellule immunocompetenti. Le cellule β vengono riconosciute come non self dal sistema immunitario e distrutte per a) attacco cellulare (immunità cellulare) b) produzione di anticorpi (immunità umorale) Diabete mellito primario - tipo 1 Il diabete mellito di tipo 1 Fattori di rischio: Aplotipo HLA (tipo II, in particolare DR3/4) Familiarità: 5-15 % Possibile associazione con altre malattie auto-immuni (ipotiroidismo, morbo celiaco…) Possibili fattori scatenanti (infezioni virali, agenti tossici…) Malattia auto-immune caratterizzata da infiltrazione linfocitaria (linfociti T) delle isole di Langerhans pancreatiche, seguita da progressiva distruzione delle cellule ß-pancreatiche e profonda carenza di produzione insulinica I markers biologici del diabete di tipo 1 L’auto-immunità nel diabete di tipo 1 induce la produzione di anticorpi specifici, che precedono l’insorgenza della malattia (valore predittivo) e ne confermano la patogenesi Trattasi essenzialmente di Anticorpi anti-isole pancreatiche (ICA) Anticorpi anti-insulina (IAA) Altri (anti-GAD, anti-proinsulina, …) Fisiopatologia del diabete di tipo 1 La carenza insulinica determina l’incapacità delle cellule (in particolare adipose e muscolari) ad utilizzare il glucosio, con conseguenze immediate: 1. Accumulo di glucosio nel plasma iperglicemia marcata superamento della soglia renale di riassorbimento glicosuria poliuria polidipsia 2. Utilizzo di fonti alternative di energia Riserve lipidiche perdità di massa grassa Riserve proteiche perdità di massa magra (muscolare) dimagrimento Nella cheto-acidosi diabetica si associano carenza insulinica e iperproduzione di glucagone Presentazione clinica del diabete di tipo 1 Rappresenta < 10 % dei casi di diabete Una patologia dell’età evolutiva essenzialmente bambini e adolescenti, più raramente adulti giovani (90 % < 20 anni) Tipicamente magri Con l’aumento dell’obesità infantile fino a 20-25 % dei nuovi casi sono obesi Esordio tipicamente subacuto/acuto Subacuto: poliuria, polidipsia, dimagrimento Acuto: cheto-acidosi Altre manifestazioni: polifagia, astenia, disturbi visivi, prurito, La cheto-acidosi diabetica Se la situazione precedente continua ad evolvere perché non diagnosticata in tempo si verificano: 1. Disidratazione severa per poliuria 2. ipotensione, tachicardia, torpore.. Produzione massiccia di corpi chetonici acidosi metabolica (cheto-acidosi) con iperventilazione secondaria e turbe digestive (vomito..) che peggiorano la disidratazione La cheto-acidosi è una complicanza spontaneamente fatale del diabete di tipo 1 Quadro clinico della cheto-acidosi diabetica La cheto-acidosi diabetica non è brutale Insorgenza + rapidamente progressiva di sintomi ingravescenti: Sintomi generali: poliurodipsia, astenia, dimagrimento, disidratazione Sintomi digestivi: dolori addominali frequenti, nausea, vomito.. Sintomi neurologici: sonnolenza, confusione, coma Il miglioramento della prognosi passa per una diagnosi precoce Quadro metabolico della cheto-acidosi diabetica Iperglicemia severa (da 3 a 6-7 volte la norma) con aumento degli acidi grassi liberi, ipertrigliceridemia e iperosmolarità plasmatica Acidosi metabolica con diminuzione del pH e dei bicarbonati Diminuzione della pCO2 per iperventilazione di compenso Glicosuria e chetonuria abbondanti Condizioni d’insorgenza della cheto-acidosi diabetica Cheto-acidosi inaugurale Spesso la 1°manifestazione della malattia Classicamente tipica del diabete di tipo 1 Fattori precipitanti Nel diabetico già trattato errori nella somministrazione di insulina o interruzione dell’insulinoterapia Infezioni (> 25 % dei casi) Malattie acute intercorrenti Storia naturale del diabete di tipo 1 Devendra D et al. BMJ 328:752,2004 Fisiopatologia del diabete di tipo 2 Caratterizzato da due elementi essenziali: Insulino-resistenza: inadeguata utilizzazione del glucosio da parte delle cellule, che non rispondono normalmente alla stimolazione insulinica; il difetto può essere di tipo pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale. Difetto della beta-cellula: anche se inizialmente relativo (la secrezione insulinica è a lungo conservata), è ormai ammesso che l’insorgenza del diabete di tipo 2 è legata a una produzione di insulina insufficiente a compensare la resistenza insulinica Fisiopatologia del diabete di tipo 2 QUINDI Iniziale insulino-resistenza e successiva alterazione della funzione delle cellule β. Iniziale difetto delle cellule β e successiva resistenza periferica all’insulina Contemporanea resistenza periferica all’insulina ed alterazione della funzione delle cellule β. • Generalmente entrambe le alterazioni sono presenti al momento della manifestazione clinica della malattia • Caratterizzato da un disordine della azione insulinica (insulinoresistenza) e della secrezione insulinica, ciascuna delle quali può essere la forma predominante. Insulino resistenza Insulino secrezione Insulino resistenza Insulino secrezione Insulino resistenza Storia naturale (anni) From WHO. WHO report WHO/NCD/99.2, 1999. Insulino secrezione Diabete mellito - tipo 2 Diabete mellito - tipo 2 CAUSE DELLA RESISTENZA PERIFERICA: 1) MUTAZIONE DEL RECETTORE: che porta incapacità a legare l’ormone o alterazione della trasduzione del segnale 2) INIBITORI DI CHINASI: presenza nelle cellule target di inibitori di chinasi sui recettori dell’insulina (PC1 e pp63) 3) MUTAZIONE A CARICO DI IRS1: (proteina di ancoraggio con SH2) Principale substrato della tirosina chinasi del recettore dell’insulina 4) ALTERAZIONE DEI LIVELLI DI RAD: che potrebbe bloccare GLUT4 che è il trasportatore del glucosio sensibile all’insulina 5) ECCESSO IN CIRCOLO DI TNF: che riduce l’attività chinasica del recettore per l’insulina PATOGENESI DEL DIABETE TIPO 2 Fattori ambientali (stile di vita occidentale) Insulino resistenza iperinsulinemia Fattori genetici compensata Normalità o IGT Fattori genetici Ridotta funzionalità della β-cellula DM tipo 2 ↓ secrezione insulinica ↓ utilizzazione del glucosio ↑ Produzione epatica del glucosio Fattori ambientali: glucotossicità altri DIABETE TIPO 2: STORIA NATURALE Sensibilità insulinica Secrezione insulinica 30 % DM tipo 2 50 % IGT 70-100 % 70 % Alterato metabolismo del glucosio 150 % 100 % Normale tolleranza al glucosio 100 % From LG Groop. Diabetes Obes Metab 1999; 1(suppl 1):S1-S7. 50 % Storia naturale del diabete di tipo 2 La lunga fase preclinica è responsabile di una sottovalutazione della malattia e di una diagnosi spesso tardiva PRINCIPALI CARATTERISTICHE CLINICHE Insulina Esordio Sintomatologia Chetosi Peso Età all’insorgenza Familiarità Autoimmunità Terapia Tipo 1 Tipo 2 o Brusco Presente Presente Ridotto < 35 a. Modesta Presente Insulina Normale o Lento Assente Assente Sovrappeso > 35 a. Importante Assente Dieta, Ipo-orali FATTORI DI RISCHIO PER IL DIABETE FATTORI NON MODIFICABILI • • • • • • Età Etnia Familiarità diabetica Suscettibilità genetica Donne con storia di nati macrosomici Diagnosi precedente di diabete gestazionale FATTORI MODIFICABILI • • • • • • Obesità (> 20% del peso corporeo ideale) Sedentarietà Iperinsulinismo Alterata tolleranza al glucosio (IGT) Ipertensione Dislipidemia (HDL Col < 35 mg/dl e Trigl > 250 mg/dl) Fattori di rischio per il diabete di tipo 2 Il diabete di tipo 2 è il più frequente (> 90 % dei casi di diabete) Tipicamente caratteristico dell’ età matura (> 40 anni), interessa pazienti sempre più giovani Fattori di rischio Familiarità ++ (ereditarietà multigenica) Età Obesità Stile di vita: alimentazione e sedentarietà Patologie associate (frequenti) Dislipidemia, sindrome metabolica Obesità e diabete L’obesità viene definita da un “body mass index” = BMI > 30 kg/m2; interessa circa 20 % della popolazione mondiale (stima del 2003) L’obesità viscerale è particolarmente dannosa da un punto di vista metabolico, perché resistente all’effetto anti-lipolitico dell’insulina aumentata produzione di acidi grassi liberi (NEFA) insulinoresistenza a livello di muscolo e fegato. Il tessuto adiposo non è una semplice riserva di grassi ma un vero organo endocrino le cellule adipose producono varie molecole capaci di indurre insulino-resistenza, in particolare leptina, TNF-α, resistina, interleuchina-6 Ciò spiega come l’obesità rappresenta un fattore di rischio per il diabete di tipo 2 e perché la riduzione ponderale migliora la glicemia dell’obeso. Ipoglicemia e diabete Complicanza brutale del diabete trattato (con insulina o alcuni farmaci antidiabetici orale) Definita da glicemia plasmatica < 70 mg/dl 2 condizioni d’insorgenza: Aumento inadeguato della concentrazione di insulina plasmatica (errore di somministrazione) Apporto glicidico insufficiente dopo somministrazione di insulina o farmaci antidiabetici, o inadeguato al fabbisogno dell’organismo (es: attività fisica) Fisiopatologia dell’ipoglicemia L’ipoglicemia provoca: Una neuroglicopenia = diminuzione della concentrazione di glucosio a livello del sistema nervoso Alterazione delle funzioni cognitive, ansia, agitazione Nelle forme gravi confusione, convulsioni, coma Un’attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico Manifestazioni “adrenergiche” : fame, sudorazione, tremore, tachicardia Dopo l’ipoglicemia il recupero dipende dalla capacità di secrezione degli ormoni di “contro-regolazione”, iperglicemizzanti (adrenalina, glucagone, GH, cortisolo..) Alterazioni biochimiche dei tessuti secondarie all’iperglicemia cronica Glicosilazione di numerosi proteine cellulari e extra-cellulari Emoglobina glicosilata e fruttosamina circolanti (markers di equilibrio glicemico) Glicosilazione di collagene e proteine a lunga vita con formazione di complessi AGE che alterano la matrice vascolare contribuiscono a microangiopatia /glomerulopatia. Stress ossidativo . Aumentata produzione di ione superossido (0 ) a livello della catena respiratoria mitocondriale, di radicali liberi, con diminuzione di NO disfuzione endoteliale che favorisce l’ateroma e le sue complicanze. Aumentata produzione di sorbitolo (via dei polioli) Glucosio sorbitolo poco diffusibile rigonfiamento cellulare osmotico es: cataratta Le complicanze del diabete La microangiopatia diabetica Alterazioni specifiche del microcircolo retinopatia, nefropatia e neuropatia diabetiche La macroangiopatia diabetica Aterosclerosi precoce e diffusa complicanze cardiovascolari Altre complicanze Aumentata sensibilità alle infezioni Cataratta Piede diabetico Complicanze microangiopatiche del diabete • • • Nefropatia: -Prevalenza:20-30% -Contributo alla dialisi/Tx: 30-40% Retinopatia: -Prevalenza:70% T1DM;40% T2DM -Contributo alla cecità: 15% Neuropatia: -Prevalenza: 20-40% -Contributo alle amputazioni: 50% MICROANGIOPATIA • Retinopatia - Importante causa di cecità • Nefropatia - Principale causa di morte nei diabetici prima dei 50 anni • Neuropatia - Causa importante di ulcere ai piedi e di amputazioni La microangiopatia diabetica La RETINOPATIA diabetica 1. Retinopatia semplice proliferativa • Altre complicanze visive: glaucoma, cataratta.. “oftalmopatia diabetica” complessa con calo del visus • La NEFROPATIA diabetica 2. • • Glomerulopatia diabetica IRC progressiva Fattori aggravanti: macroangiopatia e ipertensione La NEUROPATIA diabetica 3. • Patogenesi mista: microangiopatia + danni metabolici diretti (polioli, alterazioni della mielina…) La RETINOPATIA DIABETICA 2 stadi evolutivi principali 1. Retinopatia semplice: dilatazione capillare, microaneuvrismi, essudati + emorragie puntiformi 2. Retinopatia proliferante: dopo una fase “preproliferativa” con segni di ischemia retinica, neovascolarizzazione, fibrosi retinica complicanze acute: emorragie, distacco di retina rischio di cecità Definizione Alterazione della funzione renale nel paziente affetto da diabete mellito, sostenuta da lesioni glomerulari tipiche e caratterizzata dal punto di vista clinico da perdita proteica urinaria, frequente presenza di ipertensione arteriosa e talvolta scarso controllo glicemico LA NEFROPATIA DIABETICA L’evoluzione progressiva delle lesioni glomerulari può portare a IRC terminale 1°Stadio : Ipertrofia/ iperfunzione renale con aumento della clearance della creatinina 2°Stadio : Ispessimento della membrana basale glomerulare con iperfiltrazione e microalbuminuria (20-200 ug/min) 3°Stadio : Nefropatia diabetica iniziale con macroalbuminuria e aumento della PA (filtrazione glomerulare normale) 4°Stadio : Nefropatia diabetica conclamata con IRC progressiva, macroalbuminuria e ipertensione arteriosa 5°Stadio : Glomerusclerosi diffusa con IRC terminale Sempre Presenti Ispessimento della membrana basale Espansione del mesangio (Glomerulosclerosi diffusa) Deposizione lineare di albumina sulla M.B. Spesso presenti Noduli di K.V. (Glomerulosclerosi nodulare) Ialinizzazione delle arteriole afferente ed efferente Ispessimento della M.B. tubulare Talvolta presenti Lesioni essudative sub-endoteliali Gocce capsulari Albustix-positive RIA-INA DIABETIC NEPHROPATHY Silent Incipient NORMOALBUMINURIA Overt MICROALBUMINURIA MACROALBUMINURIA mg/24h 3 30 300 µg/min 2 6.5 20 200 Total Urine Protein ≈500 mg/24h Umbria Diabetic Nephropathy & Hypertension Study Group • PROTEINURIA > 0,5 gr/l • IPERTENSIONE ARTERIOSA • LUNGA DURATA DI MALATTIA DIABETICA (10-15 ANNI) •ASSENZA DI ALTRE PATOLOGIE RENALI •ASSOCIAZIONE CON RETINOPATIA PROLIFERATIVA LA NEUROPATIA DIABETICA 2 aspetti Neuropatia periferica Danni a carico dei nervi sensitivi + motori parestesie, ipoestesie, danni trofici, neuropatie dolorose acute Neuropatia autonomica Danni a carico del sistema nervoso autonomo Manifestazioni viscerali (gastroparesi, alvo irregolare, ritenzione urinaria, impotenza..) Manifestazioni cardiovascolari (ipotensione ortostatica, morte improvvisa..) Ridotta percezione dell’ipoglicemia La MACROANGIOPATIA DIABETICA Una forma di ATEROSCLEROSI istologicamente aspecifica ma precoce e diffusa, con frequente interessamento plurisegmentale delle arterie di medio calibro distali :Fattori aggravanti Obesità Ipertensione arteriosa Fumo Dislipidemia (in particolare ipercolesterolemia con aumento LDL) Complicanze macroangiopatiche del diabete • • • Malattia cardio-vascolare: -8-20% età >45 anni -50-75% evento fatale Malattia cerebro-vascolare: -rischio di ictus aumentato 2-4 volte -15% ictus fatale Malattia vascolare periferica: -20-30% -Ulcere 2-3%/anno; -Amputazioni 4-10%/anno Insulino-resistenza e macroangiopatia Obesità viscerale INSULINO-RESISTENZA stato protrombotico DIABETE di tipo 2 Infiammazione Stress ossidativo Dislipidemia LDL; HDL; TG Ipertensione arteriosa ATEROSCLEROSI ACCELERATA Complicanze della macroangiopatia diabetica Sono quelle dell’ateromatosi diffusa: Cardiopatia ischemica Angina / infarto miocardico Patologia cerebrovascolare TIA / ictus cerebrale Patologia ischemica periferica (arteriopatia obliterante) Claudicatio intermittens / ischemia acuta / gangrena Il piede diabetico Una sintesi delle varie complicanze del diabete mellito: Ischemia (macroangiopatia) Ridotta troficità tessutale (microangiopatia/neuropatia) Infezioni (batteriche, micosi..) Vari tipi di lesioni Deformazioni osteoarticolari (neuropatia) Ulcere (origine vascolare e neurogena) Infezioni Gangrena Esempio di ulcera diabetica Terapia del diabete mellito Farmacologica: Ipoglicemizzanti orali Insulina Aspirina Statine ACE-inibitorI Non farmacologica: Dieta Attività fisica Ipoglicemizzanti orali Aumentano la secrezione di insulina: Sulfaniluree o meglitinidi Aumentano la risposta all’insulina endogena: Biguanidi o tiazolidinedioni Modificano l’assorbimento dei carboidrati: Inibitori dell’alfa-glucosidasi Biguanidi Metformina Farmaco di prima scelta Riduzione o stabilizzazione del peso Preferibilmente da non utilizzare nei pazienti con: >80 anni Insufficienza renale Malattie epatiche Malattie cardiache Etilisti Sulfaniluree Educare il paziente agli episodi di ipoglicemia severi e prolungati I fattori di rischio che favoriscono l’ipoglicemia: Età avanzata Abuso di alcool Malnutrizione Insufficienza renale Meglitinidi Simili alle sulfaniluree, ma più costose. Nei pazienti sulfaniluree. con allergie o intolleranze alle Nateglinide: metabolizzata a livello epatico, escrezione renale di metaboliti attivi. Ipoglicemie nell’insufficienza renale. Repaglinide: metabolizzata a livello epatico, meno del 10% escreta per via renale. Non richiede aggiustamenti della posologia nell’insufficienza renale. Tiazolidinedioni Riducono l’insulino-resistenza, in associazione ad un lieve incremento del peso. Ritenzione idrica: attenzione nello scompenso cardiaco! Troglitazone (non più in commercio!) Rosiglitazone Pioglitazone Inibitori dell’alfa- glucosidasi Da usare in associazione agli altri ipoglicemizzanti. Poco tollerati: molti effetti collaterali a livello intestinale. Non sono mutuabili. Insulina Ultrarapida: emivita 4-5 ore, da praticare 0-15 minuti prima del pasto. Simile all’insulina endogena. Rapida: emivita 6-8 ore, da praticare 20-30 minuti prima del pasto. Intermedia: emivita 12-16 ore, picco a 6-10 ore. Ultralenta: emivita 18-20 ore. Long-acting: glargina e levimir. Emivita 24 e 20 ore rispettivamente Terapia iniziale Metformina Sulfaniluree Tiazolidinedioni Inibitori dell’alfa-glucosidasi Terapia combinata orale Metformina + Sulfanilurea Metformina + Tiazolidinedione Sulfanilurea + Tiazolidinedione Inibitori dell’ alfa-glucosidasi Terapia mista: ipoglicemizzanti orali + insulina Non vi sono evidenze sulla triplice terapia con ipoglicemizzanti orali. Molti effetti collaterali, non migliora il controllo glicemico, profilo aterogenico e costi elevati. L’insulina sopprime il rilascio di glucosio epatico, causa principale dell’iperglicemia a digiuno. Migliore controllo della glicemia, riduzione dei valori di emoglobina glicata, meglio tollerata, meno episodi di ipoglicemia.
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