Esercizi di presentazione del protagonista 4/05

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Esercizi di presentazione del protagonista 4/05
Esercizi di presentazione del protagonista 4/05
Esercizi di presentazione del protagonista di una storia
* Esercizio
di Vittorio Sossi
Modello 1: L’ingresso ritardato “dicono di lui”. Esercizio.
Il protagonista:
Protagonista della storia è una professoressa di italiano del sud
in un liceo classico a Roma, che
chiameremo Simona; vive da sola e ha
instaurato uno splendido rapporto con i ragazzi. Non è vista di
buon occhio dai colleghi più anziani per la sua scarsa attenzione
alla disciplina. Ma è di carattere socievole e
allegra, non si
tira mai indietro nelle attività e ha saputo superare reticenze
e convinzioni antiquate. Fino
a quando si innamora di un ragazzo ripetente
dell’ultimo anno e, quando si sparge la voce della relazione,
viene
mandata via dalla scuola. Nessuno prende le sue difese.
La storia inizia in questo momento. L’ideale continuazione è
raccontare l’antefatto della relazione e
alternativamente la prosecuzione.
Ispirazione e citazione dovuta la canzone di Ivan Graziani “Signorina”.
Informazioni che intendo dare.
- La protagonista è una professoressa relativamente giovane e sola.
- È stata cacciata dalla scuola a causa della sua relazione con
questo ragazzo ventenne.
- La sua storia non è stata “leggera” come credono tutti.
Approccio 1: intervento di un co-protagonista che fa da collegamento
della professoressa.
fra il presente e il passato
Siamo nell’istituto scolastico, il primo giorno di assenza di Simona.
Inizio delle lezioni..
Un supplente viene chiamato a sostituire Simona. Si informa in segreteria
o dal preside, sui motivi e la
durata dell’assenza. Ottiene alternativamente
sorrisini e sottintesi, o reazioni sdegnate ma niente di chiaro. Si
rende
conto che l’insegnante è stata allontanata per motivi disciplinari.
L’insegnante di ginnastica, il classico provolone che ci prova un
po’ con tutte e che ha ricevuto un
garbato rifiuto da Simona, con
un linguaggio molto colorito racconta che la professoressa “se la
faceva”
con un alunno ed è stata allontanata. Noi e il supplente
potremmo farci l’idea di una squallida situazione. Ma
nel cassetto
dell’insegnante il supplente scopre di conoscere la donna, compagna
di università e
vecchia fiamma; il quadro che gli hanno delineato
non corrisponde. Oltre al programma rinviene nel cassetto
una lettera
per il ragazzo: Raimondo. Evidentemente Simona non aveva avuto il coraggio
di dargliela
oppure l’aveva dimenticata lì.
Si reca in classe. Risponde alle domande dei ragazzi su quel poco che
sa dell’insegnante e sul fatto
che almeno per un po’ non tornerà;
fa finta di non sapere nulla e saggia le reazioni. Consegna la lettera
al ragazzo, solo e silenzioso, che va in bagno a leggerla.
Simona gli scrive che hanno sbagliato tutto, che la loro è una
relazione impossibile in quanto infrange le
regole: anche se il ragazzo
ha vent’anni è pur sempre un suo alunno. Gli spiega che lei
andrà via il
giorno stesso e tornerà dai suoi in Calabria.
Cercherà di dimenticarlo e di ricominciare ad insegnare. Mentre
il ragazzo legge vediamo lei che fa le valige e si reca alla stazione.
Il ragazzo scappa di scuola e cerca di raggiungerla alla stazione, ma
non arriva in tempo.
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Raimondo viene sospeso e decide di raggiungere Simona. Il supplente insegue
il suo amore perduto
che cerca di rivivere nel ragazzo e i due partono
per la Calabria e durante il viaggio si raccontano a vicenda
di Simona.
Note: questo è il mio preferito. Possiamo farci un’idea
di quello che è successo e delle reazioni nella
scuola. L’intervento
di Raimondo e del supplente controbilanciano le opinioni generali negative
sulla
professoressa. La limitazione è che in questo modo si dà
già una direzione alla storia e che i due uomini
potrebbero diventare
più importanti della protagonista.
Approccio 2: La scena dell’ultimo giorno di scuola della professoressa
viene vista attraverso i
suoi occhi con telecamera in soggettiva. Simona
è testimone in prima persona delle reazioni dello
scandalo negli
alunni e nei colleghi.
Inquadratura dalla finestra del bagno dei professori. Attraverso di essa
si possono vedere e sentire gli
alunni fuori che aspettano di entrare.
Intuiamo che è il primo giorno di scuola dai loro discorsi e dall’abbigliamento
estivo. I ragazzi,
soprattutto ragazze, parlano degli insegnanti. Nominano
la professoressa di greco e latino e sappiamo che è
anziana, severa
e antiquata. Hanno paura di lei, lo esprimono con disappunto e termini
coloriti. Del
professore di ginnastica hanno invece le opinioni più
sordide. Si chiedono come sarà il supplente di italiano
quest’anno
nella cattedra vacante. Fanno le ipotesi più bizzarre.
Sfumiamo.
Stessa inquadratura ma ora siamo in febbraio. Gli stessi ragazzi parlottano
davanti all’entrata. Sono
eccitati, divertiti ma anche sconcertati.
Hanno solo un argomento e parlano della professoressa di italiano,
Simona
per l’appunto e della sua presunta relazione con Raimondo. Alcuni
maschi fanno commenti
grossolani e pesanti ma da smargiassi, non cattivi.
Le ragazze esprimono opinioni più pungenti e
contrastanti. Chi
è delusa, chi sconcertata, chi cerca di capire. Finiscono comunque
tutti a ridere
sull’accaduto.
Arriva la professoressa di latino e il professore di ginnastica. Evidentemente
hanno udito in parte i
discorsi dei ragazzi. La professoressa di latino
interviene decisamente in favore della collega. Sostiene con
forza che
si è trattato di un malinteso e che tutto verrà presto chiarito
dal preside. Loro non devono
permettersi di sparlare di un professore.
La telecamera si allontana dalla finestra e notiamo una borsetta sul davanzale.
Dalla porta del bagno entrano la professoressa di latino e un’altra
professoressa. La borsetta sul
davanzale non c’è più.
La professoressa di latino è fuori dai gangheri. E’ infuriata.
Inveisce contro
Simona e capiamo che prima non ha difeso lei ma cercava
solo di difendere l’onore della scuola. Uno dei
bagni è chiuso.
Bussano ma nessuno risponde. Concludono che sia fuori servizio. Esprime
commenti
taglienti mentre si lavano le mani. (tipo)
“Ti rendi conto! Approfittare della sua posizione, per abusare di
un ragazzo…”
“Anni che insegno in questa scuola e mai e poi mai ho assistito ad
una simile vergogna.”
La prima continua…
“Ho parlato con il preside e ci sarà un consiglio di istituto
per discutere l’argomento”
“Mai e poi mai voglio vederla più insegnare… Sarebbe
da denunciare…”
L’altra più giovane gli dà ragione senza convinzione.
E’ più preoccupata della sorte di Raimondo
Le due escono e scopriamo che nel gabinetto chiuso singhiozzante c’è
una donna che intuiamo sia
Simona. Tiene in grembo la borsetta che era
sul davanzale. Ha udito sia le opinioni dei ragazzi che dei
colleghi.
La donna fugge dalla scuola…
Note: Molto più drammatico. Far vedere direttamente a Simona
le conseguenze della sua storia con
Raimondo. Capire che qualsiasi cosa
di buono abbia fatto è stata spazzata via e nessuno è pronto
a
prendere le sue difese. Toni forse un po’ troppo tristi. Manca
l’ambiguità di giudizio e la condanna è quasi
unanime.
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Commento di G.M.
Il tuo spunto di partenza è interessante e lo svolgimento attento
e vivace. Però c’è troppa carne al
fuoco. E’ evidente
che non ti è ancora perfettamente chiaro dove vuoi andare a parare
con la storia e
stai riflettendo su opzioni diverse. Il risultato è
una partenza indecisa e che unisce opzioni molto differenti. La
prima
variante assegna, di fatto, il ruolo del protagonista al supplente. E’
lui (anche se non gli dai un
nome, come se per te fosse solo uno “starter”)
il vero motore/punto di vista della vicenda che ci conduce a
Simona. I
commenti del “coro” non sono uditi direttamente dal pubblico,
ma dal supplente che fa
dunque da tramite (narratore) tra gli stessi commenti
e il pubblico. Il pubblico cioè non li ascolta
“oggettivamente”,
ma attraverso la percezione del protagonista. Questo insinua un dubbio
sul seguito
della narrazione: se infatti vuoi raccontare la storia di
come il supplente cerca di riannodare un rapporto con
Simona, e trova
invece un’identificazione con Raimondo, allora l’inizio può
anche andar bene. Se
invece i riflettori della storia sono puntati su
Simona e Raimondo, allora l’inizio non va bene perché il
supplente
ruba loro la scena. Il tuo inizio si presterebbe bene a un film che potrebbe
essere persino
intitolato “Il Supplente” perché la traccia
è proprio questa: un uomo si trova a supplire ad una assenza (quella
di Simona) cui lui non ha mai saputo fino in fondo supplire , perché
non si tratta semplicemente di una
collega, ma di una donna con la quale
ha condiviso una relazione e che in qualche modo rimpiange. Inoltre,
come
insegnante, si troverà di fronte a Raimondo, corresponsabile della
vicenda che ha provocato
l’allontanamento di Simona. Certo il nostro
insegnante non potrà mai, per Raimondo, supplire a Simona e dal
canto suo il supplente come si rapporterà con il ragazzo? Da insegnante?
Da rivale? Quali conflitti, non
solo professionali, susciterà in
lui il dover fronteggiare una situazione del genere? Ce n’è
più che
abbastanza per un film. Certo un film non facilissimo da
scrivere, da condurre con grande attenzione
psicologica, ma comunque molto
interessante e fertile, che si potrebbe avvicinare, come genere e tipo
di scrittura, all’”Ora di religione” di Marco Belloccio,
con Sergio Castellitto, film che appunto intreccia due
momenti: il rapporto
individuo-società ( libero pensiero versus pregiudizi) e il ritratto
psicologico del
protagonista diviso tra istanze diverse (comprensione
e rifiuto). Nella seconda variante che proponi (quella
più drammatica
e che vede subito sicura protagonista Simona, senza intermediari) secondo
me indugi
troppo al principio. E' più forte partire direttamente
dal bagno e dalle opinioni espresse dalle insegnanti, per
poi staccare
su Simona che piange di nascosto e ha evidentemente udito tutto. E’
una scelta piuttosto
coraggiosa quella di partire da un cesso, tu scegli
un approccio più normale , dissimulando il bagno con una
visione
( dalla finestra, in soggettiva) del cortile della scuola , inquadratura
che ci chiarisce subito
l’ambiente. Il fatto però che all'inizio
gli studenti parlino di un'altra insegnante, ingenera equivoco e rallenta
(è un doppio ritardo). E circa l’uso della soggettiva in apertura:
questa è sempre una scelta molto delicata ,
nel senso di “estrema”
e fortemente condizionante sul seguito. Appartiene a un altro modello
che
affronteremo più avanti, a partire da un esame dell’apertura,
appunto in soggettiva, di Taxi Driver di Martin
Scorsese. Prova invece
a pensare che la scena parta proprio all’interno del bagno con le
due
insegnanti che si scambiano commenti mentre si lavano le mani o si
rifanno il trucco allo specchio. Non
sappiamo ancora che ci troviamo in
una scuola, ma dai riferimenti sparsi nel dialogo, possiamo gradatamente
intuirlo. L’ambiente relativamente neutro però (perché
in teoria potrebbe trattarsi del bagno di un
qualsiasi posto di lavoro)
segnala implicitamente che la nostra storia non è poi così
specificamente
scolastica, che cioè un rapporto affettivo e/o sessuale
tra una donna che riveste un ruolo “ufficiale” e un
ragazzo
molto più giovane che “dipende” in qualche modo da lei,
viene socialmente censurato in
generale, in qualsiasi ambiente di lavoro.
E la relativa non neutralità dell’ambiente se si considera
che è
un cesso, rende visivamente quanto è implicito nel
dialogo (e nel giudizio dell’autore) e cioè che certi
pettegolezzi
da mobbing e giudizi moralistici sbrigativi, liquidatori, sono appunto
roba da cesso. Dunque
anche la preoccupazione della seconda insegnante
per il ragazzo deve suonare ipocrita (e il dialogo
dovrebbe essere più
preciso ed espressivo a questo riguardo). Non preoccuparti se i giudizi
appaiono
troppo concordanti. In questo genere di racconto è giusto
che i giudizi per quanto con sfumature diverse,
siano univoci, proprio
perché certe condanne frutto di pregiudizio ( vedi “Sedotta
e abbandonata” di
Germi) sono unanimi. Come è evidente questo
è un film completamente diverso da “Il Supplente”, inizia
“sociale” e dunque l’inizio corale è assolutamente
coerente, e prosegue ponendo al centro una questione di
nuovo sociale
di cui la vicenda privata di Simona e Raimondo è (deve essere)
ritratto esemplare. In
conclusione: nelle tue due opzioni racconti due
storie diverse. La prima è la storia del supplente, la seconda
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è quella di Simona. Questo doppio possibile percorso, che pone
lo sceneggiatore a un bivio , tra due
scelte possibili, è molto
utile a fare riflettere su quanto dicevo nella premessa sulla necessità
di
approfondire il personaggio protagonista. La scelta di chi deve essere
il vero protagonista è preliminare .
Usando il modello “corale”
il protagonista sarà sempre e inevitabilmente la persona oggetto
dei
commenti. Ben altra cosa accade però se il coro ha un personaggio
“giudice” alle spalle, perché in questo
caso il protagonista
è lui e non possiamo perdercelo per strada, anche il resto della
storia deve venire
raccontato attraverso di lui (“Il Supplente”).
Il secondo possibile film è un tipico soggetto “liberal”,
cioè
da cinema civile, quale si ritrova ad esempio in un famoso
film con Shirley McLaine e Audrey Hepburn che
interpretano due insegnanti
legate da un tenero affetto e censurate socialmente come lesbiche. Il
film è
Quelle due (The children’s hour) di William Wyler (1962).
Quando si sceglie un tema civile, è onesto che
l’autore si
schieri chiaramente dalla parte del diritto individuale calpestato. Solo
per vicende molto più
intricate e complesse da giudicare è
consigliabile esplorare l’ambiguità, le sfumature e in fondo
la poca
chiarezza umana nel saper distinguere e giudicare, cioè
i limiti stessi del nostro giudizio. In altre parole, la
scelta del protagonista
e del punto di vista narrativo, è intrinsecamente legata al tipo
di storia che
vogliamo raccontare e al senso che vogliamo dare alla narrazione.
Il protagonista esprime nel suo essere, nel
suo comportarsi, nei suoi
dubbi, nelle sue decisioni, il senso della storia. E’ questo che
fa di lui il
protagonista. Scegliere bene il protagonista, vuol dire aver
chiaro il senso della storia. Ti consiglierei, per
esplorare meglio le
possibilità del tuo spunto, di considerare anche una terza possibilità
che non hai
finora contemplato, e cioè che il protagonista sia
Raimondo. Leggi la seconda lezione che parte dal
“Laureato”
con Dustin Hoffmann (e magari guardati anche un altro bel film :”Grazie
Zia” di Salvatore
Samperi) e poi prova sulla base di questo modello
a raccontare l’esperienza di un adolescente o di un
ragazzo alla
soglia della maturità che si innamora della sua insegnante e vive
una storia con lei . In
questo film, il coinvolgimento emotivo/sessuale
del protagonista avrà inevitabilmente un ruolo molto più
centrale che nelle due precedenti versioni, e il tema “sociale”
verrà affrontato attraverso il tema del difficile
trapasso tra
adolescenza e maturità.
* Esercizio
di Luca Barbie
Allego le
prime due tavole di una sceneggiatura per fumetti scritta qualche tempo
fa per una
fanzine su internet e poi abbandonata. Seguo esattamente lo
schema del “dicono di lui”, in quanto il
protagonista (Michel
Borderò) viene presentato attraverso le opinioni di alcuni suoi
dirigenti, riuniti per
discutere un “caso” curioso e pericoloso.
Il mio intento era creare l’aspettativa di qualcosa di anormale in
un contesto molto formale e quotidiano come un ufficio ministeriale.
COMMA17/P
TAV 1
L’intera tavola è dedicata alla discussione fra cinque persone
(che verranno numerate dall’Uno al
Cinque per attribuire i dialoghi).
Sono cinque dirigenti ministeriali, perciò piuttosto attempati
ma non
vecchi, ben vestiti in completi scuri, molto austeri. Dialogano
fra loro in modo concitato, con una certa
animosità. Sono in piedi,
in un corridoio, luogo inusuale per una discussione fra dirigenti e questo
fatto,
adeguatamente evidenziato dalla matita del disegnatore, dovrebbe
incuriosire il lettore. La tavola è fitta di
dialoghi e si contrapporrà
idealmente alla tavola 2, che ne è invece del tutto priva. Non
indicherò,
vignetta per vignetta, le inquadrature da fare; essendo
una tavola da “leggere” ho intenzione di lasciare al
disegnatore
carta bianca per le sue valutazioni. Il mio suggerimento è di insistere
su piani americani di
chi parla e di chi ascolta, dopo una vignetta d’insieme
che funga da carrellata introduttiva.
Vig. 1
Uno: “In ventisette anni di carriera non ho mai visto una cosa del
genere!”
Vig 2
Due: “E’…mostruoso! Potrebbe crearci seri problemi…
problemi politici…!”
Tre: “Non esageriamo… ammetto, sì, che il fatto è
curioso, ma da qui a crearci dei guai…”
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Esercizi di presentazione del protagonista 4/05
Vig 3
Uno: “Stai scherzando? Se solo quel ragazzo sapesse di avere il diritto
di parlare col sindacato…”
Tre: “Ma non lo sa! Si farà licenziare senza creare problemi,
com’è giusto che sia…”
Vig 4
Quattro: “Dio benedica il comma 17/P!”
Due: “Lasciamo Dio fuori da queste cose…e comunque un po’
mi fa pena quel ragazzo… che
prospettive vuoi che abbia, ridotto
com’è? Con la sua…emmm… deformità?”
Vig 5
Tre: “Non sono affari nostri! Andrà per la sua strada e…”
Cinque: “Zitti! Eccolo!”
Vig 6
I Cinque ammutoliscono e si voltano verso un punto alle loro spalle che
noi non vediamo.
TAV 2
Vig 1-2 (strip)
Dal fondo del corridoio vediamo avanzare un ragazzo di ventisei-ventisette
anni, dall’aria giovanile ma
col volto rabbuiato, preoccupato; è
ben vestito ma non con abiti eleganti e costosi come gli altri. Tiene
le mani in tasca. I Cinque lo osservano in silenzio.
Vig 3-4
Il ragazzo (si chiama Michel Borderò) si fa avanti; i Cinque si
ritraendosi, sempre in silenzio,
come fosse un appestato.
aprono, per farlo passare in mezzo a loro,
Vig 5
Dal PV dei Cinque vediamo Michel di fronte ad una porta, di spalle. E’
la porta del Direttore, lo veniamo
a sapere dalla targhetta in ottone
che fa bella mostra di sé. Michel sfila la mano dalla tasca.
Vig 6
In un bel PP vediamo la mano, stretta a pugno, bussare alla porta. Ciò
che non va è che le dita di
quella mano sono deformi, molto grosse
e tozze, come se al posto dell’ultima falange fosse cresciuto una
sorta di timbro da affrancatura. Ma non abbiamo ancora la percezione di
cosa sia.
La storia prosegue un flash back: in sintesi si viene a sapere che il
nostro protagonista, vittima di un
ignobile sfruttamento lavorativo, viene
costretto a passare tutto il suo tempo in un oscuro ed enorme archivio
a timbrare pratiche su pratiche, fino a che il suo stesso fisico non si
adatta allo scopo e muta: le sue dita
divengono timbri. A questo punto
il soggetto è imbarazzante per il Ministero e viene allora “scaricato”
e
abbandonato a se stesso, sfruttando le pieghe del contratto e quel fantomatico
comma 17/p da cui il titolo. La
storia è un po’ kafkiana,
ispiratami da racconti reali di miei amici e colleghi, ed aveva il dichiarato
scopo
di andare a scavare nel torbido mondo del lavoro atipico d’oggi
giorno.
Commento di G.M.
In fumetto, rispetto al cinema, il movimento non c’è, va suggerito,
e questo costituisce una differenza
non da poco. In questo caso però
tu mostri bene come un modello di origine teatrale, poi passato al cinema,
si possa adattare anche a una storia a fumetti. In particolare nella prima
tavola possiamo seguire sia la
presentazione del protagonista invisibile
e apprendere qualcosa di lui che stimola la nostra curiosità, quanto
vedere e dunque presentare i personaggi che parlano di lui. Le differenze
più sostanziali dal cinema si
notano nella seconda tavola, quando
cioè compare il protagonista.
In questo caso la tua presentazione usa in partenza una chiave cinematografica
( al cinema potrebbe
trattarsi di una carrellata) , ma poi opera un’inversione
di campo, con il protagonista di spalle e infine il
dettaglio rivelatore
delle sue nocche. Questo genere di inversione anche se abbastanza abituale
, non
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sempre è un vantaggio, a volte può costituire un errore
espressivo. Sarebbe sicuramente più efficace
mantenere sempre,
fin dal suo primo apparire, il protagonista di spalle. Questo fa aumentare
il mistero
su di lui, potrebbe persino far pensare che abbia un aspetto
mostruoso, per poi rivelare dal dettaglio delle
dita, di quale deformità
si tratta. Lo vedremmo in volto soltanto dopo, quando entra dal Direttore.
In
fumetto una pluralità di punti di vista serve indubbiamente
a risolvere un problema di movimento: non
sarebbe né facile, né
gradevole se tenessimo per un’intera tavola il protagonista di nuca.
In cinema
invece il movimento ci permette di rendere la sequenza più
intensa sotto il profilo visivo.
Lezione di Gianfranco Manfredi by www.gianfrancomanfredi.com
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