News Candiani giugno 2012 - Centro Culturale Candiani
Transcript
News Candiani giugno 2012 - Centro Culturale Candiani
0612 Anno VII, numero 06 giugno 2012 Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006 direttore responsabile: Roberto Ellero Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candiani redazione e amministrazione: Centro Culturale Candiani, P.le Candiani, 7 30174 Venezia Mestre | T. 041 2386111 | F. 041 2386112 http://www.centroculturalecandiani.it | [email protected] direttore: Roberto Ellero | redazione: Elisabetta Da Lio hanno collaborato a questo numero: Silvia Badon, Donatella Boldrin, Nicole Corritore, Arianna Doria, Andrea Laquidara, Cristina Morello, Andrea Oskari Rossini progetto grafico: StudioLanza | Stampa: Arti Grafiche Venete S NEW giugno CANDIANI BALKANIA. VENT’ANNI DOPO foto di Giacomo Scattolini Vent’anni fa, a Sarajevo, l’incubo di un assedio nel cuore della vecchia Europa. E l’avvio su larga scala di pratiche di sterminio – in nome della famigerata “pulizia etnica” – riecheggianti le pagine più nefaste della nostra storia. Srebrenica, per dire. Com’è potuto accadere? Molti se lo stanno ancora chiedendo e il tempo di una generazione non è sufficiente ad elaborare in forma storiograficamente compiuta ciò che sembra ancora appartenere alla cronaca. Interrogativi aperti, ferite mai del tutto rimarginate. E proprio Sarajevo – per molti decenni civile crogiuolo di opinioni, abitudini, religioni, etnie – violata nell’intimità profonda della sua essenza, costretta ad assurgere a luogo simbolico di un martirio interminabile e forse persino incomprensibile. Il riemergere dei nazionalismi, certo, sulle ceneri di un comunismo pur sempre repressivo, quantunque qui “celebrato”, in precedenza, proprio per la sua eterodossia. Ma se il Muro di Berlino crolla nell’89 per tutti, non dappertutto è la stessa carneficina, con la violenza casa per casa, talvolta all’interno delle stesse famiglie, improvvisamente spaccate dalle differenti origini “identitarie”. Sui crimini di mandanti e sicari – almeno i principali e più esposti – i verdetti inappellabili dei tribunali internazionali, sulle responsabilità “politiche” di quei crimini, soprattutto in campo serbo, una già folta pubblicistica. Vent’anni dopo c’è ben poco da festeggiare, molto piuttosto ancora da riesumare, ricordare, rielaborare, riflettere. Perché non accada mai più, si dice sempre così, ma soprattutto per comprendere davvero quel che è accaduto. Dopo la presa diretta sulla primavera araba dello scorso anno (Kifaya!), il Candiani Summer Fest di quest’anno riparte allora da Sarajevo con Balkania. Vent’anni dopo, un viaggio fra testimonianze e ricordi di un passato ancora assai prossimo, che sconfina nel presente. In ordine rigorosamente sparso: incontri, dibattiti, concerti, letture, proiezioni e animazioni per cogliere aspetti e risvolti di quella che è stata un’amarissima lezione di storia sulla pelle degli innocenti. Durante e dopo. Sguardi culturali e dunque necessariamente “laterali”, com’è buona usanza di forme espressive che affrontano il reale attraverso il particolare, la storia nel vissuto di chi la agisce o più spesso soltanto subisce. Balkania come quegli staterelli immaginari della Mitteleuropa alla maniera dei fratelli Marx, perché in fondo sembrava, in apparenza, che tutto così dovesse cominciare e finire nella frammentazione della ex Jugoslavia del dopo Tito. Sembrava: l’immaginario e l’inimmaginabile. Roberto Ellero 1 Il Gusto della Cultura / Balkania. Vent’anni dopo 2 Spettacoli / Maxmaber Orkestar / La cotogna di Istanbul / King Naat Veliov & The Original Kočani Orkestar 3 Spettacoli / Boris Kovač & La Campanella / La Scelta / Kal 4 Incontri / Balcani verso l’Europa, tra passato e presente / Esperienze di cinema dalle ceneri della Jugoslavia Bosnia Erzegovina / L’Europa di mezzo 5 Incontri / Rata neće biti / Jugoschegge / Il cerchio del ricordo 6 Incontri / La Repubblica delle Trombe / Dopo la pioggia / Il tempo di guardare. Il tempo di vedere / Incontro con Elvira Mujčić 7 Proiezioni / Balkan Frames 8 Agenda / La musica è leggera / Reporting via Piave BALKANIA.VENT’ANNI DOPO >> SPETTACOLI MAXMABER ORKESTAR. Klezmer Balkan Folk La Maxmaber Orkestar, gruppo italo-croato-bosniaco, inizia il suo viaggio a Trieste, città che da sempre rappresenta un luogo di scambio e di contaminazione tra genti e culture diverse, porta naturale e mai del tutto chiusa tra Oriente ed Occidente e punto di congiunzione tra le culture latina, slava e germanica. Voci, fisarmonica, sax soprano, chitarre, baǧlama, tromba, batteria e contrabbasso, per trascinare gli ascoltatori in un viaggio attraverso la tradizione popolare dell’Europa orientale e del Mediterraneo. Klezmer, musica rom e dei Balcani, vecchie canzoni italiane e un pizzico di jazz si intrecciano in un sound allegro e malinconico allo stesso tempo. Un percorso musicale che confluisce naturalmente nei brani originali, spesso in dialetto triestino. In un mondo dominato dalla musica iterativa e standardizzata del pop-rock commerciale, dei 4/4 scanditi con monotonia, Maxmaber Orkestar vi trascina in un mondo di ritmi avvolgenti e inusuali, di melodie arcaiche e danze trascinanti. La Maxmaber Orkestar è stata ospite del Waves Festival in Danimarca, del Festival Klezmer di Ancona, del Folkest, del Carnevale di Venezia, del Festival Internazionale di Goražde, del Kid’s Festival a SPETTACOLI venerdì 1 giugno ore 20.15 MAXMABER ORKESTAR Klezmer Balkan Folk Max Jurcev fisarmonica, voce Alberto Guzzi sax, voce Aleksandar Altarac chitarre, baǧlama, voce Fabio Bandera batteria Paolo Bernetti tromba Partenza da Piazzale Candiani e arrivo a Piazzetta Cesare Battisti ore 20.30 Cena e concerto I sapori dei Balcani. La tradizione balcanica in cucina Ristorante - Pizzeria Il Palco Piazzetta Cesare Battisti, 13 (costo cena 40 euro - solo su prenotazione t. 041 972127) lunedì 4 giugno, ore 21.30 LA COTOGNA DI ISTANBUL Bonawentura\Teatro Miela reading con musiche di Paolo Rumiz e Alfredo Lacosegliaz a cura di Franco Però interpreti Paolo Rumiz il narratore Ornella Serafini canto Cristina Verità violino, canto Daniele Furlan clarinetto Orietta Fossati tastiere Alfredo Lacosegliaz tamburitza, aggeggi Sarajevo, del Campus di Montecatini, del Festival Luka Praha in Repubblica Ceca, del decennale di Osservatorio Balcani, del Jazz Etno Funky Festival di Koper, di “Radicazioni” in Calabria e di molti altri eventi e manifestazioni. Un viaggio attraverso l’Italia, dal Sud Tirolo alla Sicilia, dalla Liguria al Salento, e in gran parte d’Europa, dalla Scandinavia alla Spagna alla Bosnia Erzegovina. Il progetto Maxmaber nasce nel 2003, con Fuori dal bordo!, spettacolo tragicomico di teatro e musica sul tema dell’infanzia e dell’asilo, prima “istituzione totale”. Lo spettacolo teatrale Il tempo della festa, con l’attrice Roberta Biagiarelli è stato rappresentato numerose volte in Italia e a Srebrenica (BiH). La Maxmaber Orkestar è stata ospite di varie trasmissioni radiofoniche e televisive (tra cui Radio2, Radio3, Rai International) e ha collaborato alla sonorizzazione di vari documentari e cortometraggi. Nel 2005 il primo cd, Ancheniente!. A luglio 2007 è uscito il secondo cd, Ajde Jano!. A febbraio 2011 il terzo cd, Malinkovec in corte Fedrigovez. LA COTOGNA DI ISTANBUL Spettacolo tratto dall’omonimo romanzo-canzone, scritto al ritmo di ballata, fascinoso e avvolgente come una storia narrata attorno al fuoco. Racconta di Max e Maša, e del loro amore. Max Altenberg, viennese, incontra a Sarajevo Maša Dizdarević, “occhio tartaro e femori lunghi”, donna splendida e selvaggia con una storia incredibile alle spalle. Una sera lei gli canta la canzone del frutto giallo, senza sapere che essa contiene il loro destino. Tre anni dopo Maša si ammala e proprio allora l’amore divampa. Da quel momento, all’ombra della “nera signora”, si leva un vento che muove anime e sensi, accende la musica e il verso, mescola lingue, strappa lacrime e sogni e procede al ritmo di ballata. Un’avventura che, alla fine di tutto, porta Max verso le sponde del Bosforo attraverso i luoghi di lei, in un viaggio che è rito, scoperta e resurrezione. Le musiche che interpretano e affiancano la narrazione sono state composte nei variegati stili e modi presenti nelle aree geografiche percorse dal racconto. Canti apocrifi e melodie bosniache si alternano a echi di valzer viennese fino a toccare sonorità del prossimo Medio Oriente, in un affresco musicale che celebra le musicalità dell’area Balcano-Danubiana attraverso suggestioni timbriche e fascinazioni linguistiche. “…Da brividi l’intreccio fra musica e letteratura, in un’atmosfera che sarà difficile dimenticare.” Andrea Setti ingresso: intero 8 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) giovedì 7 giugno, ore 21.30 KING NAAT VELIOV & THE ORIGINAL KOČANI ORKESTAR (Macedonia) Naat Veliov tromba Orhan Veliov tromba Elsan Ismailov sassofono, clarinetto Ali Memedovski darbouka Dalkran Asmetov tuba baritono Hikmet Veliov basso tuba Redzaim Juseinov percussioni ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) auditorium quarto piano Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it (diritto di prevendita 1 euro) KING NAAT VELIOV & THE ORIGINAL KOČANI ORKESTAR Si parla spesso dei musicisti gitani come dei semplici virtuosi dell’imitazione: grande orecchio, grande tecnica, stop. In realtà nell’irrequieta cultura musicale tzigana, alla fase dell’assorbimento di una cultura “ospite” segue sempre un momento di pura, vertiginosa creazione. Per questo motivo la scia di ottoni, sassofoni e clarini lasciata nell’attuale Macedonia dalle bande dell’esercito ottomano, sostituendo già nel secolo scorso i tradizionali oboi, nelle mani dei Rom ha generato una specialità tutta tzigana: la brass band balcanica. Nella regione Balcanica, le bande costituite sul modello della fanfara sono soprattutto specialità tzigane. Dalla Serbia occidentale alla Macedonia, gli tzigani modificano con grande immaginazione il ruolo delle bande tradizionali. Queste bande musicali sono state create nel corso del XIX secolo su imitazione delle bande dell’esercito ottomano che sostituirono, dal 1928, le bande “Mehterhanes” dei giannizzeri turchi. Con tutta probabilità essi hanno preso il posto dei vecchi esempi tradizionali degli oboi (zurla o mizmar) e delle grancasse. La Kočani propone un’interpretazione originale dei brani tradizionali ma, grazie agli arrangiamenti del suo capo orchestra Naat Veliov, introduce anche degli elementi di modernità, fino ad eseguire nei suoi concerti delle cover “tzigane” di brani di Bob Dylan e Cheb Khaled. Una girandola di timbri, accenti, colori, che esalta il ricco mosaico di ritmi e melodie meticce nate da queste parti dalla combinazione di Oriente ed Occidente. Musica sincera, sempre un po’ alticcia, struggente e travolgente a seconda delle occasioni, ricca di ritmi pirotecnici, carica di colori e di forti contrasti, e suonata con l’intensità (con creatività esecutiva, per uno spartito in continua trasformazione, come è tipico della cultura musicale più “orale” che “scritta”) propria di qualunque esperienza gitana. Questo genere musicale è stato portato alla ribalta internazionale dal film Underground del regista di Sarajevo Emir Kusturica, la cui colonna sonora, scritta e arrangiata da Goran Bregović, è quasi interamente dedicata al repertorio delle brass band balcaniche. C’è però da chiarire che la Kočani Orkestar non è la fanfara di Undergorund, e che con Bregović non ci sono stati e non ci saranno progetti comuni. Sono comunque altre e numerose le collaborazioni che la Kočani Orkestar ha sviluppato: ha composto la colonna sonora di un documentario belga sugli tzigani mussulmani di Macedonia, ed in particolare sul fenomeno dervisci; ha partecipato alla messa in scena di Antigona di B. Brecht della compagnia Transteatro ed ha arrangiato ed eseguito tre brani di Vinicio Capossela nell’album Live in Volvo. Ha recentemente collaborato con Paolo Rossi, Roy Paci, Modena City Ramblers e Luca Bassanese. Nell’autunno 1999 Naat Veliov ha allontanato e quindi rimpiazzato due componenti della sua band, ed ha cambiato il nome della sua fanfara in quello attuale “King” Naat Veliov & Original Kočani Orkestar, per distinguere il suo organico da un nuovo ensemble formato dai due musicisti fuoriusciti che hanno continuato ad usare il nome originale di Kočani Orkestar, creando inopportuna confusione nel mercato discografico e concertistico internazionale. Dopo un breve periodo di smarrimento e ripensamento artistico, Naat Veliov ha ripreso l’attività a pieno ritmo calcando nuovamente le scene internazionali, con rinnovato vigore e crescente interesse da parte di pubblico e critica. A questa formazione si deve l’ultimo album Gypsy Folies realizzato dalla Verlag Plane in Germania e distribuito in Italia da i tipi della Felmay. Il gruppo ha partecipato al nuovo Cd dei Modena City Ramblers Dopo il lungo inverno uscito a fine 2006 suonando nella canzone Western Union con favorevolissime recensioni da parte di tutta la stampa in particolare proprio per questo brano. A fine 2007 Naat Veliov è stato insignito dal Governo macedone del titolo di “rappresentante della cultura macedone nel mondo” con la sua Kočani Orkestar ed invitato dal 29 ottobre al 2 novembre 2008 a Washington per una serie di incontri e concerti organizzati dall’ambasciata macedone in America al World Cultural Centre e a New Orleans. BALKANIA.VENT’ANNI DOPO >> SPETTACOLI TITOLO BORIS KOVAČ & LA CAMPANELLA. Tango Apokalitiko Balkanico Boris Kovač è un compositore, strumentista e artista multimediale nato nel 1955 a Novi Sad, capitale della regione multietnica della Vojvodina, situata nella Pianura Pannonica ai confini con l’Ungheria. Molti dei suoi lavori sono legati al teatro. Dal 1991 al 1995 ha vissuto e lavorato in Italia, Slovenia, Austria. Tornato in Serbia nel 1996, Kovač ha dato vita a numerosi progetti con il Ritual Nova Ensemble, un gruppo aperto e flessibile formato da musicisti, artisti visivi, attori e ballerini, la LaDaBa Orchestra, La Campanella Orchestra, il Chamber Theatre of Music Ogledalo e l’Academy of Fine Skills. Ha lavorato molto con gli studenti per rilanciare la scena musicale e teatrale contemporanea del suo paese. Con i suoi gruppi ha realizzato oltre 500 concerti in 250 festival di World, New e Jazz Music in una trentina di paesi, viaggiando attraverso quattro continenti. I suoi album sono stati per tre volte tra i primi dieci nella European Broadcast Union-World Music Charts Europe. Nell’agosto 2005 il suo album World After History ha raggiunto la seconda posizione, l’album The Last Balkan Tango è stato inserito tra i migliori cinquanta album di tutti i tempi dalla famosa rivista Songlines Magazine. SPETTACOLI giovedì 14 giugno, ore 21.30 BORIS KOVAČ & LA CAMPANELLA Tango Apokalitiko Balkaniko Boris Kovač sassofoni, voce Vukasin Miskovic chitarra Goran Penic fisarmonica Milos Matic contrabbasso Lav Kovač percussioni ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) giovedì 21 giugno, ore 21.30 LA SCELTA E tu cosa avresti fatto? Spettacolo teatrale di e con Marco Cortesi e Mara Moschini con il patrocinio di Amnesty International – sezione italiana e Rai Segretariato Sociale Boris Kovač ha ottenuto nel 2007 il Premio Sterija, il più importante riconoscimento teatrale della Serbia, per le musiche della commedia Nahod Simeon. Nel 2008, nell’ambito del Cinema City Festival, ha ricevuto il premio per la colonna sonora del film Na lepom plavom Dunavu. Il suo dvd Before and After Apocalypse è stato premiato dall’Associazione tedesca dei critici. Nel 2009 Boris ha composto la musica di White, White World, un film diretto da Oleg Novkovic, che ha ricevuto dal Serbian Film Centre il premio come migliore colonna sonora del 2010 in Serbia dimostrando, ancora una volta, di essere un’ottima scelta come compositore per cinema e teatro. Il linguaggio musicale di Boris Kovač è ancor più vario e contaminato di quanto non lascino immaginare le sue origini: le sue composizioni e il suo stile posseggono una sorprendente, affascinante unicità. La medesima feconda mescolanza si palesa anche nei membri della sua orchestra. Fisarmonica, violino, chitarra, contrabbasso, clarinetto e percussioni sono suonati da musicisti mezzi serbi e mezzi ungheresi, mezzi rom e mezzi macedoni, le cui ascendenze sono impossibili da ricostruire chiaramente. Oltre a nuove composizioni, il gruppo eseguirà brani tratti agli album Ballads at The End of Time, World After Histroy e The Last Balkan Tango un dance party apocalittico capace di integrare le radici serbe, ungheresi e rumene del compositore con l’influenza del folklore balcanico, del jazz, del valzer, del tango e di perdute atmosfere mitteleuropee. Il risultato è assolutamente indescrivibile a parole! ingresso: intero 8 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) giovedì 28 giugno, ore 21.30 KAL Rock’n’ Roma Dragan Ristic chitarra, voce Aleksandar Maksem batteria Slavisa Pavlovic-Stanley basso Boris Kostic armonica Milorad Jevremovic violino ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) auditorium quarto piano Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it (diritto di prevendita 1 euro) LA SCELTA. E TU COSA AVRESTI FATTO? Quattro storie vere. Due attori. Un solo coraggio “Anche nei momenti più bui il destino di ogni uomo non è predeterminato. È sempre possibile spingere la storia in una direzione opposta” Quattro storie vere “Questa sera ascolterete quattro storie vere provenienti da uno dei conflitti più atroci, sanguinosi e assurdi che l’essere umano abbia mai combattuto. Nei libri di storia la chiamano ‘Dissoluzione della Ex-Repubblica Federale Socialista di Jugoslavia’... ma sui muri di Sarajevo trovi una definizione molto più semplice “Welcome to Hell”, “Benvenuti all’Inferno””... Vi consegniamo storie vere di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di ribellarsi ai pregiudizi, di rompere la catena dell’odio e della vendetta, persone che hanno avuto la capacità di vedere oltre il loro egoismo e di rischiare la loro vita per gli altri. Storie vere, autentiche, genuine... storie effettivamente raccolte con un piccolo registratore sui campi di battaglia dalla bocca stessa dei sopravvissuti. Due attori “Ma io conosco quale domanda si agita nelle vostre teste... la conosco bene. È la stessa che noi ci facciamo ogni sera prima di salire sul palco: perché ricordiamo questa guerra? Che senso ha farlo? “Chi non conosce il passato è condannato a riviverlo”, disse qualcuno. Le sue parole ora sono quanto di più vicino ad una inquietante profezia...” Nascondere il vicino in casa propria, dare un passaggio ad una donna, aiutare con del denaro un amico, condividere del cibo con un ragazzo, ci appaiono piccoli gesti ma diventano enormi esempi di coraggio e di umanità in un tempo di guerra in cui la malvagità regna in ogni angolo, in un tempo in cui proprio l’aiutare quel vicino di casa, amico, conoscente di etnia e religione differente potrebbe costarti la vita. Un solo coraggio “Svetlana Broz è un medico cardiologo. Porta su di sé un cognome importante, quello del nonno, Josip Broz, meglio conosciuto come “Maresciallo Tito”. Durante la Guerra di Bosnia, Svetlana decide di lasciare la sua città, Belgrado, per prestare servizio medico volontario nei territori devastati dalla guerra civile...” Raccolte durante il conflitto bosniaco dalla dottoressa Svetlana Broz e affidate alla voce di Marco Cortesi e Mara Moschini, queste quattro storie rappresentano straordinarie testimonianze di eroismo, coraggio e umanità. Storie terribilmente attuali di coraggio civile, di decisioni e di scelte. KAL. Rock’n’Roma I Kal sono una banda Rom nata nei sobborghi di Belgrado. Lo stile di musica da loro inventato è chiamato dai critici occidentali Rock’n’Roma ed è forse l’appellativo che meglio ne definisce le caratteristiche. Dal 2006, anno d’inizio della loro carriera, ad oggi hanno fatto più di 400 concerti, partecipando ai più importanti festival locali, europei e mondiali ricevendo grandi consensi soprattutto a livello Europeo. Tra i festival, da ricordare la partecipazione al Roskilde in Danimarca, al Fusion di Berlino, al Pepsi Sziget Festival di Budapest, all’EXIT di Novi Sad e all’ambitissimo WOMEX in Spagna. Ad una prima visita negli Stati Uniti nel 2006 è poi seguito un tour nel 2008 con ben 45 concerti nei club più importanti tra cui il Joe’s pub di New York dove si sono esibiti i più famosi musicisti a livello mondiale come Leonard Cohen, David Byrne, Richard Thompson, Dolly Parton, Sinéad O’Connor, Norah Jones, Youssou N’Dour, David Gilmore. Il produttore dei loro album è lo stesso Mike Nielsen che produce Underworld, Snow Patrol, The Cure, Jamiroquai e molti altri. Sul fronte dei premi e riconoscimenti, nell’aprile 2006 il loro album raggiunge il primo posto nel World Music Charts Europe, davanti ai Gotan Project, Narasha Atlas, Ojos de Brujo, nonché la terza posizione dell’anno. Sul fronte locale, la collaborazione con Rambo Amadeus per i due brani Dikh Tu Kava e Comedy li ha portati nel 2007 al premio Davorin Popovic per il migliore video musicale nella regione della ex Jugoslavia. I loro video sono riconoscibili per la particolare estetica e diffusi in tutte le emittenti tv locali in particolare MTV Adria. BALKANIA.VENT’ANNI DOPO >> INCONTRI BALCANI VERSO L’EUROPA, TRA PASSATO E PRESENTE foto di Giacomo Scattolini Vent’anni fa iniziava il processo di dissoluzione della Jugoslavia. Per gran parte dei Balcani un percorso di guerra, rimasto inciso nella memoria per le immagini di Vukovar, Sarajevo, Srebrenica. Un ventennale che porta in sé un paradosso: non è ancora chiaro se il lento processo di disgregazione della Jugoslavia sia concluso o ancora in corso. Alla dichiarazione di indipendenza di Slovenia e Croazia nel 1991, segue in Slovenia una breve guerra tra esercito federale e milizie locali e poi il lungo conflitto in Croazia il cui simbolo è rappresentato dalla tragedia di Vukovar. Dopo la Slovenia – membro Ue dal 2004 – la Croazia sarà il secondo Paese dei Balcani ad entrare in Unione, dopo una lunga transizione socio-politica e un contradditorio processo di elaborazione del passato. Nel 1992 il conflitto si allarga alla Bosnia Erzegovina: 2 milioni di profughi e sfollati, più di 100mila morti in maggioranza civili. E poi Srebrenica, definito genocidio dalla Corte Internazionale di Giustizia. Lo scorso 6 aprile, nel ventennale dell’inizio dell’assedio più lungo della storia moderna, Sarajevo ha disposto 11.541 sedie rosse lungo il viale Maršala Tita: ogni sedia, una vittima. Un Paese che non dimentica, ancora sotto protettorato internazionale e nel quale le forti divisioni etno-nazionali tengono vive nel dibattito pubblico le allusioni alla possibile frammentazione del Paese. Nel 1999 il conflitto in Serbia e Kosovo: la fuga di migliaia di civili kosovaro-albanesi dalla repressione dell’esercito di Milošević e la successiva ondata di violenza nei confronti della comunità serbo-kosovara. Ad oggi l’indipendenza del Kosovo è riconosciuta da metà della comunità internazionale e da 22 Stati dell’Ue. Ma non dalla Serbia, da due mesi Paese candidato all’Ue, che però dovrà affrontare la questione del Kosovo se vorrà proseguire sulla via europea. INCONTRI martedì 5 giugno, ore 18.00 Balcani verso l’Europa, tra passato e presente con Nicole Corritore - Osservatorio Balcani e Caucaso e Roberto Ellero sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero mercoledì 6 giugno, ore 18.00 Presentazione della rassegna cinematografica e del libro Esperienze di cinema dalle ceneri della Jugoslavia Bosnia Erzegovina (Editrice Gabbiano, 2011) di Silvia Badon Incontro con il regista Pjer Žalica e Silvia Badon sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero venerdì 8 giugno, ore 18.00 L’Europa di mezzo Suggestioni e personaggi dai Balcani Incontro-spettacolo con bosanska kafa con Michele Nardelli e Roberta Biagiarelli Un processo dunque in movimento. Con dispute a bassa intensità per la definizione dei confini, spostamenti di popolazioni per il ritorno di profughi e sfollati, oltre a migrazioni per la mancanza di lavoro. E poi, il rapporto con il passato e l’elaborazione della storia recente che resta contradditorio: quelli che sono criminali per gli uni, sono eroi per gli altri e viceversa. Una specie di guerra senza armi nel cuore d’Europa, attraverso l’elaborazione di versioni parallele della Storia, in Croazia come in Serbia e Kosovo ma soprattutto in Bosnia Erzegovina. “L’Europa muore o rinasce a Sarajevo”: fu l’ultimo appello di Alexander Langer lanciato il 26 giugno del 1995 di fronte al Consiglio europeo di Cannes. Oggi, le sue parole risultano più che attuali. Nicole Corritore è redattrice e addetta stampa di Osservatorio Balcani e Caucaso fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 2001. Parla correntemente il serbo/croato/bosniaco, scrive di cultura, temi ambientali, cooperazione e questioni di genere. Tra il 1992 e il 2000 ha operato in Croazia e in Bosnia Erzegovina in progetti di cooperazione internazionale e decentrata promossi da diversi attori della società civile italiana. In ambito cinematografico ha fatto parte dello staff del film Oltre il confine (di Rolando Colla, 2002) girato tra Italia e Bosnia Erzegovina, oltre al gruppo di consulenti della produzione Fly Film per la realizzazione del documentario Back to Sarajevo (2007, di Alan Knight). Tra le sue pubblicazioni Quando a Mostar arrivò la guerra in Donne per un altro mondo. Storie di protagoniste femminili in Africa, Asia, mondo islamico, Balcani e Caucaso, America Latina, Nazioni Unite (Gabrielli editore, 2008). ESPERIENZE DI CINEMA DALLE CENERI DELLA JUGOSLAVIA BOSNIA ERZEGOVINA Un viaggio nel cinema bosniaco, dagli anni Novanta ad oggi, attraverso le esperienze dirette di alcuni autori che con i loro film hanno raccontato e continuano a raccontare la patria. Questo piccolo saggio mette in luce le personalità artistiche che maggiormente si sono distinte nel panorama internazionale, di una cinematografia intensa, ma poco conosciuta, segnata dal recente conflitto balcanico. Pjer Žalica: come ha preso parte al gruppo SaGA? Ho cominciato quando ero studente all’Accademia di Sarajevo, insieme a Srd̄an Vuletić e Danis Tanović. Danis andò nell’esercito, io e Srd̄an entrammo a far parte di questo gruppo di autori di Sarajevo, non era qualcosa di rigido, ma esisteva questa compagnia di produzione, fondata da Kenović e da un altro paio di persone ed era una auditorium quarto piano compagnia privata. Io credo sia stata la prima o una delle prime case di produzione private nei paesi nati dalla Jugoslavia, non secondo il modello del socialismo, perché ingresso: posto unico 3 euro durante il socialismo c’erano solo compagnie di produzione statali. Biglietti in vendita alla biglietteria del Centro e on line sui siti Non è stata una mia decisione, io volevo entrare nell’esercito. (…) Andai al quartier generale e chiesi chi fosse il capo in carica, mi mandarono dal generale dell’esercito www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it bosniaco. Spiegai che fino all’anno prima ero stato uno studente di cinema. Mi rispose che forse sarebbe stato meglio che non combattessi, ma facessi film. Mi diede dei (diritto di prevendita 1 euro) permessi, non per avere delle armi, ma per entrare nel gruppo informativo dell’esercito bosniaco e lì vicino c’era l’ufficio della SaGA. (…) Com’era il rapporto con la gente della città e qual’era il significato del filmare un evento tragico come il vostro assedio? Durante la guerra a Sarajevo c’era un’ampia comunità di giornalisti, soprattutto stranieri, perciò la popolazione si era abituata alle videocamere e alle troupe. C’erano sentimenti contrastanti verso di loro: da una parte ritenevano giusto che il mondo fosse informato, dall’altra essi facevano soldi sulla nostra tragedia, ma io penso che i media facessero un grande lavoro, positivo. Noi non eravamo giornalisti, ma le persone difficilmente distinguevano. Quando mostrammo i nostri film in TV e poi in alcuni cinema, si diffuse quello che stavamo facendo, la gente ci sostenne molto perché eravamo locali. L’unica cosa davvero pericolosa era la guerra. (…) Testo tratto dall’intervista di Silvia Badon a Pjer Žalica Pjer Žalica, nato a Sarajevo, nel 1964, diplomato all’Accademia di arti drammatiche della sua città. Quando scoppiò la guerra, volle entrare nell’esercito regolare bosniaco, dove, presentandosi come studente dell’Accademia, lo destinarono al reparto informativo. Dopo la guerra, ha continuato la propria attività cinematografica all’interno della casa di produzione Refresh, come sceneggiatore, autore di Tv-dramas, regista di documentari. Silvia Badon ha 28 anni, vive a Padova. Laureata in Scienze dello Spettacolo e della Produzione Multimediale. Autrice del libro Esperienze di cinema dalle ceneri della Jugoslavia. Bosnia Erzegovina (Gabbiano Editore, 2012) primo volume di un progetto editoriale, nato dalla sua tesi di laurea, dedicato al cinema dei paesi dell’ex-Jugoslavia. Ha partecipato alla realizzazione del videosaggio Food, History of Life, con la regia di Gian Piero Brunetta e Mirco Melanco, per Unicredit Banca. Ha inoltre collaborato con la rivista online Osservatorio Balcani e Caucaso per la redazione di articoli culturali, in particolare cinematografici e, recentemente, con il webmagazine Fucine Mute. L’EUROPA DI MEZZO Suggestioni e personaggi dai Balcani “Nessuno può immaginare che cosa significhi nascere e vivere al confine tra due mondi, conoscerli e comprenderli ambedue e non poter fare nulla per riavvicinarli, amarli entrambi e oscillare tra l’uno e l’altro per tutta la vita. Avere due Patrie e non averne nessuna, essere di casa dovunque e rimanere estraneo a tutti, in una parola, vivere crocefisso ed essere carnefice e vittima nello stesso tempo”. Ivo Andric’, Racconti di Bosnia Michele Nardelli, esperto di cooperazione e grande viaggiatore di terre balcaniche, propone sei parole chiave per raccontare la bellezza dei Balcani e la passione che lo lega a quei luoghi: l’Europa di mezzo, lo specchio, la Bosanska kafa, la postmodernità, l’acqua, la Balkanska Krčma ovvero la locanda balcanica. A lui si è unita Roberta Biagiarelli che da parte sua ha aggiunto il linguaggio artistico nell’interpretazione e nella comprensione di quelle terre verso Est, che sono il cuore pulsante dell’Europa. Roberta accoglie il pubblico con la bosanska kafa, il caffè tradizionale bosniaco, un rito perduto e sostituito ormai dall’espresso, parente impersonale e imbarbarito di quello spazio di vita descritto da Ivo Andric’ ne La cronaca di Travnik in cui si parla del piccolo caffè di Lutvo, un luogo dove “da che mondo è mondo gli anziani siedono all’ombra di un vecchio tiglio e al fresco di una sorgente per scrutare il tempo…” e poi ha inizio la serata. La conversazione di Michele è contrappuntata dalla recitazione e da alcune letture interpretate da Roberta: il tutto serve a meglio comunicare l’amore per quella terra e la voglia di farla conoscere oltre gli stereotipi. Suggestioni attraverso le quali raccontare i Balcani, imparare a guardare il mondo e noi stessi con occhi diversi, indagare “la regione più complicata del mondo”, tanto vicina eppure lontana, ignota quanto affascinante. Un viaggio per scavare dentro le nostre rimozioni, orientarsi nella complessità di una guerra durata dieci anni consumata sulla porta di casa. Roberta Biagiarelli attrice e autrice teatrale, si forma alla scuola dell’esperienza di Laboratorio Teatro Settimo (TO), gruppo con il quale lavora dal 1998 al 2001. Nel 2002 fonda la Compagnia Babelia & C. dedicandosi con maggiore slancio alla produzione, ricerca ed interpretazione di temi sociali, storici e politici. È stata coordinatrice responsabile del “Progetto pilota a sostegno della Comunicazione per lo sviluppo sociale e culturale in Bosnia Erzegovina”, volto alla rivitalizzazione culturale delle aree di Srebrenica e Bratunac (Bosnia Orientale) fino a marzo 2010. Ha prodotto e interpretato nel 2007 il film La neve di giugno, racconto delle testimonianze dei partigiani delle valli del piacentino tratto dallo spettacolo teatrale Resistenti, leva militare ‘926. Il film è stato trasmesso su Rai Due Palcoscenico in seconda serata il 23 aprile 2009. Michele Nardelli, ricercatore e saggista. Da anni impegnato nella ricerca-azione sui temi della mondialità, della cooperazione internazionale e della pace. In particolare è fra i promotori delle prime esperienze di cooperazione di comunità, costruendo nel cuore del conflitto balcanico ponti di pace fra territori nelle due sponde dell’Adriatico. L’area balcanica diviene il terreno di sperimentazione di relazioni territoriali ma insieme luogo di osservazione di processi della modernità: nasce così – da un’intuizione condivisa con altri viaggiatori inquieti dell’Europa di mezzo – l’Osservatorio sui Balcani, il più importante centro di informazione sulla regione in Italia, nell’ambito del quale segue alcune linee di ricerca su cooperazione internazionale, sviluppo locale, elaborazione del conflitto. Temi che segnano anche la sua attività di formatore all’Università internazionale della Pace (Unip), Università e master post universitari in diverse sedi (Bologna, Lecce, Portogruaro, Torino, Trento), nonché al Dipartimento Istruzione della Provincia Autonoma di Trento. BALKANIA.VENT’ANNI DOPO >> INCONTRI TITOLO RATA NEĆE BITI La guerra non ci sarà Rata neće biti (la guerra non ci sarà) è un film documentario di oltre 170 minuti fatto di interviste a testimoni di diverse generazioni colti nel loro quotidiano, sulla guerra in ex Jugoslavia. Detto così, il film di Daniele Gaglianone potrebbe sembrare un’inossidabile operazione documentaria, titanica e noiosissima. Invece è esattamente il contrario! Rata neće biti è uno dei più forti, potenti, ambiziosi documentari italiani degli ultimi tempi, capace di allargare l’orizzonte di questa forma cinematografica. È a metà fra il documentario epico e la soap opera. Della soap, intesa nella sua accezione originaria di dramma seriale, ha la lunghezza e la possibilità di essere divisa in parti, puntate, con i capitoli che coincidono con i personaggi raccontati attraverso dei veri e propri ritratti. Dell’epica ha la sostanza dell’incredibile e drammatica avventura umana toccata in sorte alle persone comuni, sopravvissute alla guerra. Ora, non senza comprendere la radicalità della scelta, abbiamo deciso di parlare con l’autore di questa docu-opera perché, al di là del formato e del genere, è un documentario toccante e importante sulla ferita ancora aperta della guerra nella ex Jugoslavia e sul INCONTRI terribile mandato resistenziale a cui sono chiamati molti superstiti di quell’esperienza. (…) mercoledì 13 giugno, ore 18.00 Rata neće biti. La guerra non ci sarà (Derive Approdi, 2011) di Aa.Vv. Presentazione del libro-reportage e del film Incontro con il regista Daniele Gaglianone e Gianfranco Bettin, autore di un intervento Quando si parla di ex Jugoslavia è facile cadere nella logica di parte, sposare una causa. In Rata neće biti questo non avviene, non c’è una tesi da svolgere, bensì un ascolto da attivare. sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero venerdì 15 giugno, ore 18.00 Jugoschegge Storie e scatti di guerra e di pace di Tullio Bugari e Giacomo Scattolini (Infinito Edizioni, 2011) Incontro con gli autori sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero martedì 19 giugno, ore 18.00 Il cerchio del ricordo di Andrea Oskari Rossini - Osservatorio Balcani e Caucaso Incontro con il regista e proiezione del film-documentario Regia: Andrea Oskari Rossini Immagini, montaggio: Andrea Oskari Rossini, Moira Della Fiore Presa diretta, postproduzione audio: Carlo Dall’Asta Musiche: Massimo Zamboni (Radio Fandango/Emergency Music) Produzione: Osservatorio Balcani e Caucaso (Ita, 2007) Lingue: italiano, inglese, bosniaco/croato/serbo Sottotitoli: italiano, inglese, bosniaco/croato/serbo 59’ PAL - OB MMVII sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero Non volevo fare un documentario che raccontasse dall’alto la situazione nella Bosnia Erzegovina, dove l’autore dicesse la sua posizione in modo esplicito. Mi sono fatto un’idea chiara su quello che è successo ed ho una posizione, ma non mi interessa dire la mia. Sarebbe stato come entrare dentro una casa senza chiedere il permesso. Volevo, invece, far tesoro della mia conoscenza e mettere al servizio di una struttura che partisse dalle cose che incontravo, e non il contrario. Per questo ho lavorato su un meccanismo semplice: una serie di frammenti di micro-documentari autonomi, che messi insieme dessero un’immagine di quella situazione. Ogni testimone racconta la sua storia, ma raccolta e filtrata da chi era lì in quel momento. Ho cercato di far tesoro della lezione di Kapuscinski che diceva: il modo migliore per entrare in sintonia con ciò che vuoi raccontare è quello di sparire. Ma il film non è solo il racconto di testimoni, è anche il racconto dell’impressione che ho avuto incontrandoli. All’inizio non volevamo parlare necessariamente della guerra; anzi, eravamo convinti di non doverlo fare anche per rispetto nei confronti della gente. Volevamo indagare il presente. Ma poi ci siamo accorti che il presente non esiste perché il passato sembra non riuscire a passare… e quindi ci siamo “arresi” e, come dice uno dei nostri personaggi “qui non è finita la guerra, semplicemente non si spara più”. Testo tratto dall’intervista di Dario Zonta a Daniele Gaglianone Gianfranco Bettin è stato fra i promotori del gemellaggio tra Venezia e Sarajevo negli anni dell’assedio della capitale bosniaca. Ha pubblicato, tra l’altro, Sarajevo Maybe (Feltrinelli 1994). È assessore all’Ambiente e al Centro Pace del Comune di Venezia. Daniele Gaglianone, nato ad Ancona nel 1966, vive a Torino dal 1972. Negli anni Novanta collabora con l’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza per il quale realizza numerosi documentari. Negli stessi anni gira cortometraggi e collabora alla sceneggiatura di Così ridevano di Gianni Amelio (1998). Nel 2000 gira il lungometraggio I nostri anni, selezionato alla Quinzaine del festival di Cannes 2001. Nel 2004 il suo secondo lungometraggio Nemmeno il destino partecipa al Festival del Cinema di Venezia e nel 2005 vince il Tiger Award all’International Film Festival di Rotterdam. Nel 2008 presenta al Festival di Locarno il documentario Rata neće biti. La guerra non ci sarà che nel 2009 riceve il David di Donatello come miglior documentario italiano. Nel 2009 realizza Pietro, selezionato al concorso internazionale del Festival di Locarno 2010. Nel 2011 il suo film Ruggine, ispirato al romanzo di Stefano Massaron, viene presentato al Festival del Cinema di Venezia. JUGOSCHEGGE. Storie e scatti di guerra e di pace Quindici anni fa – nel periodo tra gli accordi di Dayton, che mettevano fine al conflitto e all’assedio di Sarajevo, e la seconda fase della guerra, con i bombardamenti sul Kosovo e Belgrado – raccogliemmo nel libro Izbjeglice/Rifugiati, alcune storie di “ex jugoslavi” che avevano subìto il dramma della guerra e conosciuto la diaspora delle pulizie etniche. Persone comuni: un pacifista di Sarajevo, un insegnante di Mostar e altri, che accettarono la sofferenza di rievocare episodi dolorosi affinché noi li raccontassimo ad altri. L’idea del libro nacque mentre camminavamo insieme tra le rovine ancora fumanti di Mostar, ed è stato proprio grazie alle fotografie di quella città che c’eravamo conosciuti. Giacomo le aveva scattate alla fine di quell’assedio “marginale”, in una città ridotta allo spettro di se stessa. Tullio poco prima della guerra, con gli stessi vicoli ancora ignari e vocianti di turisti. Le stesse inquadrature di palazzi e case, di ragazzi che si tuffano nella Neretva. Addirittura le stesse persone, come quell’artigiano che ancora oggi apre la sua bottega al lato del Ponte Vecchio, abbattuto a cannonate dall’artiglieria croato-bosniaca nel 1993, in coincidenza del quarto anniversario della caduta del muro di Berlino, e riconosciuto più di dieci anni dopo. Allora avevamo riunito quelle foto, “il prima e il dopo”, per mostrarle nelle piazze e nelle scuole della nostra regione, quando insieme all’associazione Time for Peace Marche – già dall’inizio della guerra e grazie all’aiuto dal basso di tanta gente – si riusciva ad accogliere profughi, attivare adozioni a distanza, creare relazioni – contatti – tra persone e famiglie. (...) Oggi, a distanza di circa vent’anni dall’inizio di quella guerra, abbiamo voluto ripetere quel gioco delle foto, “il prima e il dopo”, dove il prima era diventato la guerra e il dopo è il nuovo presente, da decodificare. Siamo tornati a Mostar e Sarajevo per cercare le stesse inquadrature delle foto scattate allora da Giacomo, tra il 1994 e il 1996, per non dimenticare, e ritrovarle ancora oggi, alla ricerca dei segni del passato ma anche di quelli del cambiamento. E poi abbiamo chiesto ad alcuni amici – questa volta tutti italiani, testimoni particolari, che con il loro profondo e a volte doloroso coinvolgimento hanno avuto modo di sviluppare uno sguardo “fino” su quelle vicende – di conversare con noi, per raccontare questa volta le “nostre” percezioni. Per capire, almeno un po’, che cosa tutti insieme abbiamo tratto da quell’esperienza, e che cosa dovremmo ancora trarne, affinché quel che è accaduto non sia successo invano. Sono nate così queste sette riflessioni, aperte, ricche di spunti, a volte critiche o autocritiche, sguardi retrospettivi e al tempo stesso attenti all’attualità. Abbiamo scelto di pubblicarle come racconto in prima persona, perché alla fine, più che esserne i curatori o gli intervistatori, siamo stati semplicemente il tramite di un lavoro di fatto collettivo, a più voci e più sguardi. Tullio Bugari si è occupato di ricerca sociale, immigrazione e intercultura. Ha pubblicato Izbjeglice / Rifugiati. Storie di gente dalla ex Jugoslavia (1999, con G. Scatolini); Itinerari, storie di viaggio dentro al mondo (2000); Parole condivise (2004); Alfabetica (a cura di, 2007 e 2008), due antologie dedicate alla nuova letteratura italiana scritta da poeti e scrittori di origine non italiana. Giacomo Scattolini ha pubblicato reportage su settimanali nazionali e come fotografo ha collaborato con molte ONG italiane realizzando mostre e corsi per bambini di strada. Dal 1993 al 1996 ha collaborato a progetti di solidarietà nella ex Jugoslavia. Ha pubblicato Izbjeglice / Rifugiati. Storie di gente della ex Jugoslavia (1999, con T. Bugari); Fri Lens (2008). IL CERCHIO DEL RICORDO La ripetizione ossessiva del “mai più” all’indomani della Prima Guerra Mondiale non ha affatto impedito che vi fosse la seconda. Il fatto che ci vengano oggi minuziosamente raccontate le passate sofferenze degli uni, la resistenza degli altri, forse ci rende vigili verso Hitler e Pétain (...), ma ci aiuta anche a ignorare i pericoli attuali – poiché essi non minacciano gli stessi soggetti e non assumono le stesse forme. Il passato funge allora da schermo calato davanti al presente, anziché condurre a esso, e diventa una scusa per l’inazione (Tzvetan Todorov). Il decennio di guerre degli anni Novanta nei Balcani rappresenta il clamoroso fallimento del “mai più alla guerra” solennemente pronunciato in Europa all’indomani del secondo conflitto mondiale. La Jugoslavia di Tito aveva investito enormi risorse per ricordare la vittoria delle forze partigiane sui nazifascisti nel periodo 1941-1945, e allontanare il pericolo di nuove guerre, attraverso l’edificazione di monumenti, la realizzazione di opere cinematografiche, la creazione di luoghi della memoria. Tutto questo non ha impedito che, cinquanta anni più tardi, le forze nazionaliste utilizzassero quelle stesse memorie per condurre il Paese alla dissoluzione e alla guerra. Il documentario di Osservatorio Balcani e Caucaso Il cerchio del ricordo cerca di indagare le ragioni di questo fallimento, attraverso l’analisi di alcuni dei più importanti memoriali eretti in Jugoslavia negli anni Sessanta e Settanta: Kozara, Jasenovac e Sutjeska. Le biografie di questi monumenti, le voci dei loro autori e il loro attuale destino ci accompagnano in un viaggio nella memoria del Novecento europeo, il secolo iniziato e finito a Sarajevo. Andrea Oskari Rossini (Londra, 1966), laurea in Scienze Politiche (indirizzo politico internazionale) all’Università degli Studi di Milano (Milano, 1990), Master in International Affairs (ISPI, Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, Milano, 1998), giornalista e regista di Osservatorio Balcani e Caucaso (www.balcanicaucaso.org). Ha ottenuto il Premio giornalistico Enzo Baldoni sezione internet 2009, Milano (Ita), con il reportage Morte di uno sminatore, (pubblicato su www.balcanicaucaso.org, 12 dicembre 2008). Finalista al premio giornalistico Writing for Central and Eastern Europe 2009, Vienna (Aut). Ha realizzato diversi reportage sul sud est Europa e ha recentemente pubblicato i saggi L’azione del Tribunale penale dell’Aja per la ex Jugoslavia: verso una riconciliazione nell’area balcanica?, in Guida ai paesi dell’Europa centrale orientale e balcanica (il Mulino, Bologna, 2006) e Sette giorni d’estate, in Srebrenica, fine secolo. Nazionalismi, intervento internazionale, società civile (ISRAT, Asti, 2005). È regista di documentari. Con Osservatorio Balcani e Caucaso ha realizzato: Il cerchio del ricordo, Osservatorio Balcani e Caucaso (Ita 2007, 59’); Dopo Srebrenica, Osservatorio sui Balcani (ITA 2005, 33’), e del reportage Mediterraneo; Pianeta Zastava, Osservatorio sui Balcani (Ita 2005, 28’). BALKANIA.VENT’ANNI DOPO >> INCONTRI LA REPUBBLICA DELLE TROMBE foto di Giacomo Scattolini Guca, un paesino di cinque mila anime nella Serbia centrale a circa 150 km da Belgrado, gode di una straordinaria popolarità nei Balcani. Proprio qui, in un fine settimana di agosto, dal 1961 si svolge il Sabor Trubaca, una competizione per orchestre di ottoni. In questo Paese, che negli ultimi 150 anni ha affrontato varie guerre contro differenti invasori, anche le orchestre di ottoni hanno un’origine militare. Nella storia serba l’esercito è sempre stato formato da contadini e, dunque, molto legato al popolo. Quando, alla fine del XIX secolo, i soldati furono smobilitati, portarono la tromba nelle bande dei loro villaggi e cominciarono a suonare con loro. Mentre il Paese stava faticosamente cercando di uscire dalla spirale delle tragiche guerre degli anni Novanta, dai lunghi anni di embargo ai bombardamenti della NATO, alla profonda e perdurante crisi economica, nel marzo 2003 si è verificato l’ultimo tragico avvenimento: l’assassinio del Primo Ministro Zoran Djindjić. Con la redazione di Radio B92, storica emittente radiofonica che è opposta al regime di Milošević, seguiamo passo passo questo drammatico evento e l’impatto che ha avuto sulla popolazione: a due INCONTRI mercoledì 20 giugno, ore 18.00 La Repubblica delle Trombe di Stefano Missio e Alessandro Gori Incontro con il regista Alessandro Gori e proiezione del documentario Autori: Stefano Missio & Alessandro Gori Regia, fotografia: Stefano Missio Scrittura, suono: Alessandro Gori Montaggio: Marco Perez, Stefano Missio Assistente: Gabriel Dvoskin Traduzioni: Marina Banovic, Dusan Babic Genere: Documentario Durata: 48 minuti Data di realizzazione: Gennaio 2006 Nazionalità: Italia Lingua: Originale: serbo; Sottotitoli in: italiano Disponibili anche le versioni con sottotitoli in inglese, francese e spagnolo. sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero giovedì 21 giugno, ore 18.00 Dopo la pioggia. Gli Stati della ex Jugoslavia e l’Albania (1991-2011) (Argo, 2011) a cura di Antonio D’Alessandri e Armando Pitassio Presentazione del libro con Armando Pitassio sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero mercoledì 27 giugno, ore 18.00 Appunti per un documentario sulla Bosnia-Erzegovina con il regista Andrea Laquidara e Silvia Badon sala conferenze quarto piano/sala seminariale primo piano ingresso libero giovedì 28 giugno, ore 18.00 Incontro con la scrittrice Elvira Mujčić Nell’occasione presenterà il suo ultimo libro La lingua di Ana (Infinito Edizioni, 2012). sala conferenze quarto piano / sala seminariale primo piano ingresso libero mesi dalla morte del Primo Ministro continua infatti incessante la processione di cittadini sulla sua tomba. Anche a causa del lungo ostracismo internazionale terminato solo con la caduta di Milošević nell’ottobre del 2000, l’Europa Occidentale sta riscoprendo la Serbia solo ora e con estrema lentezza. Guca e la tromba simboleggiano in qualche modo una reazione a tutte le avversità che questo Paese ha sempre vissuto. Alessandro Gori, nato a Udine nel 1970, si è laureato in Lingue e Letterature Straniere (Portoghese, Catalano, Castigliano) all’Università Ca’ Foscari di Venezia con 110/110 cum laude con una tesi su Musica Popolare e Società in Brasile durante la Dittatura Militare. Chico Buarque e Caetano Veloso. Come giornalista freelance, dal 1994 ha pubblicato foto ed articoli in una decina di lingue su quotidiani e riviste di 15 Paesi sui temi più svariati: politica internazionale, cultura, calcio, Balcani, ex Unione Sovietica, America Latina, minoranze, cinema. Ha partecipato a programmi e tirocini per giornalisti in Francia, Belgio, Galles, Finlandia, Spagna, Giappone, Cipro. Dal 1991 viaggia regolarmente nei Balcani e soprattutto in Serbia. Da questa affascinante regione ha preso l’amore per conoscere regioni problematiche del mondo. Sta preparando una tesi di Dottorato in Antropologia all’Universitat de Barcelona proprio sulla tradizione delle orchestre di ottoni nei Balcani e la loro importanza nell’identità culturale serba di questi anni. Partecipa come osservatore nelle missioni elettorali dell’Unione Europea in paesi conflittuali. Ha vissuto in diverse città europee e parla sette lingue. DOPO LA PIOGGIA Il titolo di questo libro rinvia alle atmosfere del film Prima della Pioggia (Pred Doždot, 1994) di Milčo Mančevski: gli eventi balcanici degli anni Novanta furono in qualche modo un temporale che ha trasformato o addirittura spazzato via molte delle strutture politiche, economiche e culturali preesistenti. Cosa è accaduto subito dopo quella grande “pioggia”? A vent’anni di distanza dalla caduta del regime comunista albanese e dall’avvio (1991) delle sanguinose guerre che hanno determinato la tragica fine della Jugoslavia, questo libro fa il punto sugli scenari attuali e le prospettive future dei Balcani commentando quanto è avvenuto nel corso degli anni Novanta e Duemila. La Jugoslavia aveva un’importanza geopolitica fondamentale e la sua dissoluzione ha avviato un processo di completo riassetto della regione che non si esaurisce nell’approdo alla democrazia. Gli interrogativi e le ambiguità di questa difficile transizione costituiscono la cornice entro cui trenta specialisti dell’area balcanica – provenienti da molte istituzioni universitarie e di ricerca italiane e straniere – sono stati chiamati a riflettere dall’Associazione italiana di studi del Sud-est europeo: la politica interna ed estera, le lingue e le letterature, le istituzioni culturali (come i musei e le scuole), i mezzi di comunicazione di massa (cinema, radio, televisione) sono gli argomenti trattati in questo volume che dimostrano quanto i Balcani siano fondamentali per l’intera Europa e, non da ultimo, per l’Italia. Armando Pitassio, già professore ordinario per la Storia dell’Europa orientale nella Facoltà di Scienza politiche dell’Università di Perugia, è vicepresidente dell’Associazione italiana di studi del Sud-est europeo. Si è occupato prevalentemente dei processi di costruzione dello Stato nazionale nell’area danubiano-balcanica, di storia della Chiesa in Bulgaria e Serbia, dei movimenti politici nel Sud-est europeo contemporaneo. Autore del saggio Balcani nel caos. Storie e memorie di Vasilije Petrović, Paisij Hilendarski, Sofroni Vračanski (2003), recentemente ha curato con Anna Baldinetti il volume Dopo l’Impero ottomano. Stati-nazione e comunità religiose (2006), con Emanuela Costantini Ricerca di identità, ricerca di modernità. Il Sud-est europeo tra il XVIII e il XX secolo (2008), con Marco Dogo Città dei Balcani, città d’Europa. Studi sullo sviluppo urbano delle capitali post-ottomane (2008). Ha pubblicato una Storia dell’Europa orientale (2011). IL TEMPO DI GUARDARE. IL TEMPO DI VEDERE (Appunti per un documentario sulla Bosnia-Erzegovina) Il tempo di guardare. Il tempo di vedere (Appunti per un documentario sulla Bosnia-Erzegovina) (2012-107’), diretto da Andrea Laquidara, racconta un viaggio di alcune settimane compiuto nell’aprile 2010 in Bosnia-Erzegovina, nelle città di Sarajevo e Srebrenica. È un film sullo sguardo, uno tra i tanti possibili percorsi di avvicinamento ad un luogo sconosciuto. È un film sulla guerra, sulla battaglia che l’occhio, nel rivolgersi all’Altro, deve costantemente intrattenere con i propri preconcetti, i luoghi comuni, i clichés estetici, le abitudini, i canoni narrativi. Un film sul cinema, sulla complessità di questo strumento che si apre e accoglie l’inatteso e l’imprevisto, e contemporaneamente cerca di catturarlo, deformarlo, riordinarlo, ricomporlo in forme più riconoscibili e rassicuranti. Un film sull’identità e sull’alterità. Sulla straordinaria varietà di volti e fisionomie che si possono raccogliere in pochi minuti in una via di Sarajevo, e sulla mutazione perenne del paesaggio che scorre al di là del finestrino. Inafferrabile. Che cos’è un documentario? Cosa significa “documentare”? È davvero pericoloso e irriverente assegnare ad un film il valore del documento, di ciò che certifica o testimonia qualcosa in modo oggettivo, senza la deformazione operata dalla presenza di qualcuno che punta la macchina da presa e che ricompone in modo personale il girato. Il cinema non può essere un’affermazione certa e definitiva. Ogni film è una domanda, un punto interrogativo, un lavoro di ricerca. Il tempo di guardare. Il tempo di vedere è la ricerca del limite del punto di vista. Andrea Laquidara ha 36 anni, vive e lavora ad Urbino, dove ha conseguito la laurea in filosofia. Si occupa di regia cinematografica da dodici anni, durante i quali ha realizzato cinque cortometraggi Morte blu (2001), I pensieri del settimo giorno (2003), Sinfonia n. 4 di Johannes Brahms – primo movimento (2005), Cono d’ombra (tre giorni a Srebrenica) (2010) (documentario), Ansia (2012) e due lungometraggi Il bluff (2009), Il tempo di guardare. Il tempo di vedere (Appunti per un documentario sulla Bosnia-Erzegovina) (2012) (documentario). Da alcuni anni, in collaborazione con l’Università ed il Comune di Urbino, coordina il laboratorio di regia Fuori tempo, destinato agli studenti dell’Università e a quelli delle scuole medie superiori della provincia di Pesaro-Urbino. INCONTRO CON ELVIRA MUJČIĆ Sarajevo... Si può avere nostalgia di un Paese che non c’è? E che ti fanno credere non ci sia mai stato. Si può avere nostalgia di una città che c’è, ma non è così come tu la ricordavi? Elvira Mujčić è nata in Serbia nel 1980; è vissuta a Srebrenica, in Bosnia, fino al 1992, quando ha iniziato il suo girovagare per stabilirsi, infine, a Roma. Laureata in Lingue e letterature straniere, scrittrice e traduttrice letteraria, ha scritto pezzi teatrali, saggi e reportage per diverse riviste italiane. Per i tipi di Baldini, Castoldi & Dalai ha tradotto in italiano Il letto di Frida di Slavenka Drakulić. Con Infinito edizioni ha pubblicato Al di là del caos. Cosa rimane dopo Srebrenica (2007), E se Fuad avesse avuto la dinamite? (2009), l’e-book Sarajevo: la storia di un piccolo tradimento (2011) e La lingua di Ana (2012). videoteca BALKAN FRAMES: 20 ANNI DOPO Non sono molti i film del panorama europeo ed internazionale ad aver raccontato la guerra nei Balcani, ancor meno conosciute le opere dei paesi che hanno vissuto quella guerra in prima persona. In questo anniversario dei 20 anni dall’inizio del conflitto bosniaco e dell’assedio di Sarajevo, il Centro Candiani dedica un’intera rassegna estiva al cinema ispirato da quelle terre, affascinanti e martoriate, che stanno lentamente risollevandosi per guardare all’Europa. Le proiezioni inizieranno con Benvenuto Mr. President di Pjer Žalica, film che racconta il dopoguerra in un paesino di confine, dopo l’annuncio di una visita importante per la comunità. Un’attenzione particolare sarà dedicata al cinema bosniaco, con Il cerchio perfetto di A. Kenović, primo film girato a Sarajevo dopo la fine dell’assedio, nella città ancora distrutta; e Il segreto di Esma di J. Žbanić, opera delicata sul tema dello stupro di guerra, Orso d’oro al Festival di Berlino nel 2006. PROIEZIONI Rassegna a cura di Silvia Badon Oltre al ricordo particolare dedicato alla Bosnia, la rassegna mantiene uno sguardo attento anche su altri paesi dell’area ex-jugoslava, con due opere importanti che chiuderanno la kermesse. Prima della pioggia di M. Mančevski, regista macedone vincitore del Leone d’oro al Festival di Venezia, è un’opera circolare, intrisa di forti suggestioni tra natura, tradizione popolare e storia. La polveriera di G. Paškaljiević invece è un film ambientato in una Belgrado notturna di fine anni Novanta, dove si intrecciano le storie dei diversi personaggi. Oltre ai film di finzione, la rassegna presenta anche tre documentari italiani che hanno raccontato la Bosnia in questi 20 anni. Si inizierà con La guerra non ci sarà di Daniele Gaglianone. L’attrice Roberta Biagiarelli in Souvenir Srebrenica di Luca Rosini unisce il monologo teatrale a documenti d’archivio sulla tragedia di Srebrenica. Il tempo di guardare. Il tempo di vedere di Andrea Laquidara riflette sulla rappresentazione della Bosnia oggi attraverso il cinema. mercoledì 6 giugno, ore 21.00 Benvenuto Mr. President (Gori vatra, Austria/Turchia/Francia/Bosnia-Erzegovina, 2003, 105’) di Pjer Žalica venerdì 8 giugno, ore 21.00 Il cerchio perfetto (Savraseni krug, Bosnia, 1996, 110’) di Ademir Kenović mercoledì 13 giugno, ore 21.00 Rata neće biti (la guerra non ci sarà) (Italia, 2008, 170’) di Daniele Gaglianone venerdì 15 giugno, ore 21.00 Souvenir Srebrenica (Italia, 2005, 90’) di Luca Rosini e Roberta Biagiarelli mercoledì 20 giugno, ore 21.00 Il segreto di Esma (Grbavica, BosniaErzegovina/Austria/Croazia/Germania, 2005, 90’) di Jasmila Žbanić venerdì 22 giugno, ore 21.00 Prima della pioggia (Before the Rain, Francia/Gran Bretagna/Macedonia, 1994, 115’) di Milcho Mančevski mercoledì 27 giugno, ore 21.00 Il tempo di guardare. Il tempo di vedere (Italia, 2012, 107’) di Andrea Laquidara venerdì 29 giugno, ore 21.00 La polveriera (Bure baruta, Francia/Grecia/Macedonia/Turchia, 1998, 100’) di Goran Paškaljević Benvenuto Mr. President Nella piccola cittadina bosniaca di Tesanj, dietro la facciata di paese da cartolina, si nascondono in realtà, odi etnici, crimini e corruzione. Di colpo, però, l’improvvisa notizia dell’imminente arrivo del presidente americano Bill Clinton rende tutti euforici, nella speranza che la visita serva anche a convogliare nella zona ingenti capitali stranieri. Sotto la guida degli osservatori internazionali presenti, Tesanj si lancia in una folle impresa: quella di cancellare, in soli sette giorni, il lato oscuro di se stessa. Il cerchio perfetto Sarajevo 1992. L’inverno è lungo per gli abitanti della capitale bosniaca, i viveri scarseggiano e molti decidono di lasciare la città assediata. Adis e Kerim, due fratelli che hanno perso la famiglia, trovano rifugio nella casa di Hamza, un vecchio poeta che, contrariamente alla moglie e alla figlia, rimane nella sua Sarajevo. Il dramma dell’assedio più lungo della storia moderna visto con gli occhi di due bambini e di un uomo che, come una nuova famiglia, cercheranno di superare le avversità quotidiane della guerra. Rata neće biti (la guerra non ci sarà) La notte di capodanno Zoran, 28 anni, vaga per la città di Sarajevo. La sua mente torna all’infanzia dolorosa di giovane serbo, il cui padre ha combattuto nell’esercito bosniaco. Nel villaggio di Suceska, Mohamed, guardia forestale, pascola il suo gregge negli stessi boschi attraverso i quali è fuggito al momento della caduta di Srebrenica. Ex soldato bosniaco, Aziz, miracolosamente scampato ai massacri, si reca al villaggio della madre, sulle rive della Drina. A Tuzla, l’International Commission of Missing Persons conserva i resti esumati dalle fosse comuni e tenta di risalire all’identità dei caduti, per poter finalmente consegnarne le spoglie alle famiglie. Dieci storie insieme private ed emblematiche che parlano della Bosnia di oggi, profondamente segnata dal conflitto eppure capace di trovare la forza di vivere. Souvenir Srebrenica Bosnia Erzegovina, 11 luglio 1995. Il generale serbo bosniaco Ratko Mladić realizza la pulizia etnica: dopo due anni di assedio viene eliminata la popolazione musulmana foto di Andrea Oskari Rossini di Srebrenica, sotto gli occhi impotenti dei caschi blu olandesi. Dieci anni dopo, Roberta Biagiarelli torna sui luoghi del massacro e tesse le fila di quegli eventi, la vita sotto assedio, le tappe inesorabili del genocidio, in un serrato confronto con i testimoni sopravvissuti e con il tribunale internazionale dell’Aja. Il segreto di Esma Esma vive con sua figlia Sara nella Sarajevo postbellica. Sara non ha mai conosciuto suo padre ed è convinta che sia un eroe di guerra come il padre di Samir, un suo compagno cui è molto legata. Un giorno Sara torna a casa da scuola e chiede alla mamma se può partecipare ad una gita scolastica. Esma inizia a lavorare in un locale notturno per guadagnare i soldi necessari anche se la scuola ha emesso un’ordinanza per cui i figli degli eroi di guerra possono prendervi parte senza pagare. Quando la bimba scopre di non essere stata inclusa nella lista degli orfani comincia ad insistere per conoscere la verità sulla morte del padre. Prima della pioggia Trittico, a struttura circolare con numerosi rimandi interni, di storie (Parole, Volti, Immagini) sull’odio interetnico, sul fanatismo fondamentalista, sulla peste della violenza nella guerra che ha dilaniato la ex Jugoslavia. Imperniato su un fotoreporter esule che da Londra torna nel natio villaggio macedone e ritrova l’amata (albanese) di un tempo. Il tempo di guardare. Il tempo di vedere Un viaggio di alcune settimane compiuto nell’aprile 2010 in Bosnia-Erzegovina, nelle città di Sarajevo e Srebrenica. Un viaggio che dà voce a giovani divisi tra l’attrazione dell’estero e la voglia di ricostruire il paese. La polveriera Tratto dalla pièce Baruta di Dejan Dukovski. Una notte a Belgrado, intorno alla metà degli anni Novanta. Un girone infernale fatto di violenza e rabbia. In un carosello sovreccitato di storie, l’ordinaria follia di una città che pare già sotto assedio: nel Cabaret Balkan non c’è speranza né redenzione per alcuno. Il regista Goran Paskajevic racconta per aneddoti e metafore il suo paese e i suoi abitanti. sala conferenze quarto piano ingresso riservato ai soci CinemaPiù 2011 / 2012 (valida sino al 30 giugno 2012) e CinemaPiù 2012 / 2013 (valida sino al 30 giugno 2013) tessera ordinaria 30 euro, studenti 20 euro in vendita alla biglietteria del Centro Culturale Candiani. È consigliata la prenotazione. agenda Candiani INFORMAZIONI CENTRO CULTURALE CANDIANI Piazzale Candiani 7 30174 Mestre Venezia Tel. 041 2386126 - Fax 041 2386112 www.centroculturalecandiani.it Biglietteria / Informazioni da martedì a sabato: 10.30 - 12.30 / 15.30 - 22.00 chiuso lunedì e festivi 10.30 – 12.30 / 15.30 – 22.00 Tel. 041 2386126 Apertura straordinaria sabato 2 e lunedì 4 giugno 10.30 – 12.30 / 15.30 – 22.00 * Vendita dei biglietti degli spettacoli alla biglietteria del Centro e on line sui siti www.centroculturalecandiani.it e www.biglietto.it (diritto di preventita 1 euro) Videoteca di Mestre (Aderente all’AVI Associazione Videoteche-Mediateche italiane) da martedì a venerdì 09.00 - 13.00 / 14.00 - 17.00 chiuso lunedì, sabato e festivi Tel. 041 2386138 [email protected] Ingresso riservato ai soci CINEMAPIÙ Tessera ordinaria 30 euro Studenti 20 euro validità un anno (sino al 30 giugno 2013) in vendita alla biglietteria del Centro Culturale Candiani Arca dei Videogames Le postazioni potranno essere utilizzate, previa prenotazione, da martedì a venerdì secondo 3 fasce orarie: 9.00-11.00 / 11.00-13.00 / 15.00-17.00 incluse le postazioni Wii, PlayStation Move e Kinect Xbox 360 Prenotazioni: Tel. 041 2386138 [email protected] chiuso lunedì, sabato e festivi Navigazione Internet Ufficio Informazioni e Videoteca nei rispettivi orari di apertura venerdì 1 giugno piazzale Candiani, ore 20.15 SPETTACOLI Maxmaber Orkestar Klezmer Balkan Folk Max Jurcev fisarmonica, voce Alberto Guzzi sax, voce Aleksandar Altarac chitarre, baǧlama, voce Fabio Bandera batteria Paolo Bernetti tromba piazzetta Cesare Battisti, ore 20.30 I sapori dei Balcani. La tradizione balcanica in cucina Ristorante - Pizzeria Il Palco (costo cena 40 euro - solo su prenotazione t. 041 972127) lunedì 4 giugno auditorium IV piano, ore 21.30 SPETTACOLI La cotogna di Istanbul Bonawentura\Teatro Miela reading con musiche di Paolo Rumiz e Alfredo Lacosegliaz a cura di Franco Però interpreti Paolo Rumiz il narratore Ornella Serafini canto Cristina Verità violino, canto Daniele Furlan clarinetto Orietta Fossati tastiere Alfredo Lacosegliaz tamburitza, aggeggi ingresso: intero 8 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) Biglietti già in vendita* martedì 5 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Balcani verso l’Europa, tra passato e presente con Nicole Corritore e Roberto Ellero ingresso libero mercoledì 6 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Presentazione della rassegna cinematografica e del libro Esperienze di cinema dalle ceneri della Jugoslavia Bosnia Erzegovina (Editrice Gabbiano, 2011) di Silvia Badon Incontro con il regista Pjer Žalica e Silvia Badon ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Benvenuto Mr. President (Gori vatra, Austria/ Turchia/Francia/ Bosnia-Erzegovina, 2003, 105’) di Pjer Žalica ingresso soci CinemaPiù Ingresso riservato ai soci Candiani Card La tessera costa 15 euro per 15 ore Ogni successiva ricarica 10 euro per 15 ore giovedì 7 giugno auditorium IV piano, ore 21.30 SPETTACOLI King Naat Veliov & The Original Kočani Orkestar (Macedonia) Naat Veliov tromba Orhan Veliov tromba Elsan Ismailov sassofono, clarinetto Ali Memedovski darbouka Dalkran Asmetov tuba baritono Hikmet Veliov basso tuba Redzaim Juseinov percussioni ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) Biglietti già in vendita* venerdì 8 giugno auditorium IV piano, ore 18.00 INCONTRI L’Europa di mezzo Suggestioni e personaggi dai Balcani Incontro-spettacolo con bosanska kafa con Michele Nardelli e Roberta Biagiarelli ingresso: posto unico 3 euro Biglietti già in vendita* sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Il cerchio perfetto (Savraseni krug, Bosnia, 1996, 110’) di Ademir Kenović ingresso soci CinemaPiù mercoledì 13 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Rata neće biti. La guerra non ci sarà (Derive Approdi, 2011) di Aa.Vv. Presentazione del libro-reportage e del film Incontro con il regista Daniele Gaglianone e Gianfranco Bettin, autore di un intervento ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Rata neće biti (la guerra non ci sarà) (Italia, 2008, 170’) di Daniele Gaglianone ingresso soci CinemaPiù giovedì 14 giugno auditorium IV piano, ore 21.30 SPETTACOLI Boris Kovač & La Campanella Tango Apokalitiko Balkaniko Boris Kovač sassofoni, voce Vukasin Miskovic chitarra Goran Penic fisarmonica Milos Matic contrabbasso Lav Kovač percussioni ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) Biglietti già in vendita* venerdì 15 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Jugoschegge Storie e scatti di guerra e di pace di Tullio Bugari e Giacomo Scattolini (Infinito Edizioni, 2011) Incontro con gli autori ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Souvenir Srebrenica (Italia, 2005, 90’) di Luca Rosini e Roberta Biagiarelli ingresso soci CinemaPiù martedì 19 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Il cerchio del ricordo di Andrea Oskari Rossini - Osservatorio Balcani e Caucaso (Italia, 2007, 59’) Incontro con il regista e proiezione del film-documentario ingresso libero mercoledì 20 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI La Repubblica delle Trombe di Stefano Missio e Alessandro Gori Incontro con il regista Alessandro Gori e proiezione del documentario ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Il segreto di Esma (Grbavica, Bosnia-Erzegovina/ Austria/Croazia/Germania, 2005, 90’) di Jasmila Žbanić ingresso soci CinemaPiù giovedì 21 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Dopo la pioggia. Gli Stati della ex Jugoslavia e l’Albania (1991-2011) (Argo, 2011) a cura di Antonio D’Alessandri e Armando Pitassio Presentazione del libro con Armando Pitassio ingresso libero auditorium IV piano, ore 21.30 SPETTACOLI La scelta E tu cosa avresti fatto? Spettacolo teatrale di e con Marco Cortesi e Mara Moschini con il patrocinio di Amnesty International – sezione italiana e Rai Segretariato Sociale ingresso: intero 8 euro – ridotto 5 euro (Candiani Card, CinemaPiù, studenti) Biglietti già in vendita* venerdì 22 giugno sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Prima della pioggia (Before the Rain, Francia/Gran Bretagna/Macedonia, 1994, 115’) di Milcho Mančevski ingresso soci CinemaPiù mercoledì 27 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Appunti per un documentario sulla Bosnia-Erzegovina con il regista Andrea Laquidara e Silvia Badon ingresso libero sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI Il tempo di guardare. Il tempo di vedere (Italia, 2012, 107’) di Andrea Laquidara ingresso soci CinemaPiù giovedì 28 giugno sala conferenze IV piano / sala seminariale I piano, ore 18.00 INCONTRI Incontro con la scrittrice Elvira Mujčić Nell’occasione presenterà il suo ultimo libro La lingua di Ana (Infinito Edizioni, 2012) ingresso libero auditorium IV piano, ore 21.30 SPETTACOLI KAL Rock’n’ Roma Dragan Ristic chitarra, voce Aleksandar Maksem batteria Slavisa Pavlovic-Stanley basso Boris Kostic armonica Milorad Jevremovic violino ingresso: intero 15 euro – ridotto 12 euro (Candiani Card, Cinema Più, studenti) Biglietti già in vendita* venerdì 29 giugno sala conferenze IV piano, ore 21.00 PROIEZIONI La polveriera (Bure baruta, Francia/Grecia/ Macedonia/Turchia, 1998, 100’) di Goran Paškaljević ingresso soci CinemaPiù auditorium IV piano, ore 21.00 LA MUSICA È LEGGERA Racconto su mezzo secolo di canzoni Presentazione del libro ingresso previo ritiro del biglietto omaggio alla biglietteria del Centro LA MUSICA È LEGGERA Segreteria Ludomedialab martedì, giovedì e venerdì: 10.00 - 12.00 martedì: 15.00 - 17.00 Racconto su mezzo secolo di canzoni di Luigi Manconi con Valentina Brinis (il Saggiatore, 2012) Tel. 041 2386113 [email protected] Presentazione del libro con Luigi Manconi, Valentina Brinis, Gianfranco Bettin, Marco Paolini e Gualtiero Bertelli Introduce Tiziana Agostini Si ricorda che non è consentito l’ingresso in sala a spettacolo iniziato in collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Giovanili Anni Settanta: politica e canzoni, canzoni e militanza, la società di allora letta tra i pentagrammi di Lucio Battisti, Gino Paoli, Francesco De Gregori. Luigi Manconi, politico e sociologo, racconta l’Italia ‘cantata’ nel suo nuovo libro La musica è leggera. venerdì 29 giugno, ore 21.00 auditorium quarto piano ingresso previo ritiro del biglietto omaggio alla biglietteria del Centro REPORTING VIA PIAVE | RACCONTATI, RACCONTA IL TUO QUARTIERE Mostra finale del laboratorio a cura del gruppo REPORTING VIA PIAVE E SOTTOBOSCO Spazio metropolitano 8-23 giugno 2012 Inaugurazione venerdì 8 giugno 2012, ore 18.00 orari: da martedì a venerdì 15.30 - 19.30; sabato 10.30 - 12.30 e 15.30 - 19.30 lunedì e festivi chiuso Piazzale Candiani, 5 30174 Mestre www.sottobosco.net www.reportingviapiave.it [email protected] [email protected] Ripensare la città è oggi una delle priorità che la contemporaneità ci impone. Gli assetti urbanistici, le reti sociali e i reticoli identitari che in essa si intrecciano sono al centro di profonde trasformazioni che chiamano in causa la necessità di nuove e più partecipate forme di esercizio della cittadinanza. La città è anche e soprattutto un luogo che produce cultura, capace perciò di produrre e riprodurre innumerevoli immaginari, legati alle identità e alle storie di chi la attraversa. In questo senso il quartiere di via Piave a Mestre, sul quale abbiamo focalizzato la nostra attenzione, offre un punto di vista privilegiato in virtù della sua complessità sociale e del particolare rapporto che intrattiene con la città di Venezia. Insieme ad un gruppo di cittadini abbiamo provato a raccontare, con un taccuino e una macchina fotografica, questa complessità: il percorso, iniziato a dicembre 2011, si è sviluppato attraverso incontri settimanali durante i quali abbiamo discusso di ricerca fotografica, ascoltato e compreso i reciproci punti di vista con lo scopo di costruire un racconto, a più voci, del quartiere. Storie ed esperienze differenti, visioni e letture delle trasformazioni in atto: 27 scatti a disposizione di ogni partecipante per dire la propria e osservare il quartiere guardandolo attraverso il mirino di una macchina fotografica, raccontarne i luoghi e le collettività che lo attraversano. Terminati gli incontri laboratoriali, la mostra presenta al pubblico i progetti fotografici del gruppo di lavoro Reporting via Piave: piú di 200 scatti per raccontare il quartiere di via Piave attraverso le voci di chi lo abita. In mostra i progetti di: Alessandro Angeli, Lorenzo Angeli, Marino Bastianello, Valentina Bona, Elisa Cargnel, Filippo Casarin, Francesco Casarin, Eugenia Delfini, Claudia Faraone, Paolo Grazioli, Sandro Mion, Alice Musi, Endri Orlandin, Marlies Ranieri.
Documenti analoghi
News Candiani febbraio 2012
Anno VII, numero 02 febbraio 2012
Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006
direttore responsabile: Roberto Ellero
Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candian...
febbraio 2013 - Centro Culturale Candiani
Anno VIII, numero 02 febbraio 2013
Autorizzazione Tribunale di Venezia n. 17 R.S. del 26/05/2006
direttore responsabile: Roberto Ellero
Mensile edito dal Comune di Venezia | Centro Culturale Candia...