ANICA SCENARIO

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ANICA SCENARIO
ANICA SCENARIO
01 settembre 2016
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INDICE
ANICA SCENARIO
01/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Tutti pazzi per La La Land
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01/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale
Emma: meno romantica del mio personaggio ma anch'io ho affrontato provini
umilianti
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01/09/2016 Corriere della Sera - Nazionale
La danza secondo Juliette «Salvezza per l'anima»
8
01/09/2016 Il Sole 24 Ore
Mio padre, la gioia di fare cinema e l'amore per l'Italia
10
01/09/2016 Il Sole 24 Ore
Il Festival «abbraccia» Amatrice
12
01/09/2016 La Repubblica - Nazionale
Wim Wenders e realtà virtuale in Laguna lo spettacolo è techno
14
01/09/2016 La Repubblica - Nazionale
Venezia al via a suon di musical "La La Land" successo annunciato
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01/09/2016 La Repubblica - Nazionale
La Romania di oggi nei dilemmi etici di Cristian Mungiu
17
01/09/2016 Panorama
Choc in bianco e nero a Venezia
18
01/09/2016 La Stampa - Nazionale
Che senso hanno oggi i festival? Se ne discute sul nuovo Origami
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01/09/2016 La Stampa - Nazionale
"Come l'eroina di questo musical inseguo a Hollywood il mio sogno"
21
01/09/2016 La Stampa - Nazionale
"I russi? Troppo rigidi Meglio il nostro hip hop"
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01/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
Venezia nel segno della solidarietà Emma Stone apre tra gli applausi
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01/09/2016 Il Messaggero - Roma
Coppola sbarca sull'Isola brilla la notte dei ricordi
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01/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
"La La Land", che meraviglia è rinato il musical
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01/09/2016 Il Messaggero - Nazionale
«Così vi aiuto a sognare»
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01/09/2016 MF - Nazionale
Ok a Premium passa da una telco
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01/09/2016 Il Fatto Quotidiano
Un padre, una figlia e una nazione corrotta e invivibile. Ma attenzione: non è l'Italia
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01/09/2016 Il Fatto Quotidiano
"Una questione privata ": i Taviani sulle tracce di Beppe Fenoglio
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01/09/2016 Il Tempo - Nazionale
Stone apre la Mostra della sobrietà
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20 articoli
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Venezia 2016 Lunghi applausi al film di Chazelle, storia d'amore tra un pianista jazz e un'aspirante attrice
Tutti pazzi per La La Land
Travolgente musical hollywoodiano: grande cinema con Gosling e Stone
Paolo Mereghetti
È ancora tempo di musical? Forse quel mondo è passato per sempre ma la bella riflessione/ricostruzione
che ci ha offerto Damien Chazelle con La La Land ha sicuramente conquistato la stampa accreditata alla
Mostra, che ha applaudito con calore il film d'inaugurazione. E a ragione, perché dopo i facili virtuosismi del
precedente Whiplash , questo film alza il tiro della riflessione e dell'ambizione, confrontandosi non tanto con
l'età d'oro del musical ma piuttosto con alcuni dei «sogni» che ne sono alla base (del genere ma anche del
cinema tout court ) per spiegarne la verità e la falsità insieme, la forza costruttiva e la trappola distruttiva.
La struttura del film è molto semplice (come in generale quella dei musical). Da una parte c'è Mia (Emma
Stone) barista alla caffetteria degli studi Warner («proprio di fronte alla finestra dove Bogart disse addio alla
Bergman in Casablanca ») che sogna di fare l'attrice, anche se viene regolarmente bocciata a tutti i provini;
dall'altra c'è Sebastian (Ryan Gosling), pianista innamorato della musica jazz che vorrebbe suonare in un
suo club ma che si scontra con i gusti di chi detta legge sul mercato. E per questo è quasi sempre
disoccupato. I due si incontrano per caso, si perdono, si ritrovano, naturalmente si detestano, ma solo per il
tempo di un bel numero ballato e cantato («City of Stars», che diventerà il leit-motiv del film), per poi
scoprire naturalmente di essere affascinati l'uno dell'altra. Ma qui siamo solo a metà della pellicola, perché i
rispettivi sogni sono ancora tali: cosa succederà quando il caso permetterà a entrambi di realizzarli o di
andarci vicino? L'amore resisterà al mondo reale?
La forza e il fascino del film di Chazelle è qui, nella distanza che sa mettere tra la storia romantica che i
musical (e il cinema) di solito raccontano e i compromessi che richiede la vita di tutti i giorni. Una distanza
raccontata però con il fascino e l'eleganza delle canzoni e del ballo. Certo, si capisce benissimo che né Mia
né Sebastian sono dei bravi ballerini (ma la Stone e Gosling sono bravissimi quando recitano), eppure i loro
passi un po' meccanici e i loro corpi un po' trattenuti fanno parte del gioco, della voglia del registasceneggiatore di sottolineare l'inattualità dei film che raccontano ancora i sogni e insieme il loro fascino
imperituro. Ecco, forse inattualità è la parola perfetta per entrare nello spirito del film e capirne la bellezza e
la verità. La sorella di Sebastian lo accusa di essere romantico come se fosse una debolezza fatale, l'amico
che pure ne riconosce le qualità musicali gli spiega che «i giovani» oggi non vogliono il jazz (e il successo
che ha sembrerebbe dimostrarlo), Mia sceglie il teatro e un antispettacolare monologo per provare il suo
valore (e in platea ci sono quattro amiche e pochissimi spettatori), eppure senza quei «sogni» fallimentari
né l'uno né l'altra potrebbero conquistare il successo.
Come una specie di pendolo che non si ferma mai, La La Land oscilla continuamente tra il fascino
coinvolgente delle canzoni di Justin Hurwitz (musiche) e Benj Pasek e Justin Paul (parole) e le
incomprensioni o i fallimenti che incrinano le vite reali, tra la bellezza del cinema di una volta (la casa di lei
è tappezzata di vecchi manifesti, il primo appuntamento tra Mia e Sebastian è per andare a vedere
Gioventù bruciata ) e il fatto che la pellicola finisca per rompersi e bruciare, mentre il glorioso cinema Rialto
deve chiudere.
E se nel planetario dove Nicholas Ray aveva girato le scene con James Dean i due possono sognare di
ballare tra le nuvole, poi quel panorama sembrerà a tutti e due molto brutto. Suggellando con un'ultima,
struggente scena, il fatto che i film e la vita non vanno sempre con lo stesso passo. Ma che forse i primi
sono indispensabili per la seconda.
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Oggi
Programma
Oggi è il giorno di Michael Fassbender e Alicia Vikander, star del film diretto da Derek Cianfrance The Light
Between Oceans . Wim Wenders è invece in gara con Les Beaux Jours d'Aranjuez (3D), tratto da una
pièce di Peter Handke. Completa la tripletta il fantascientificoArrival di Denis Villeneuve, con Amy Adams e
Jeremy Renner (nella foto, in una scena)
Le stelle
Il pianista Sebastian e l'aspirante attrice Mia cercano fortuna e trovano amore nella Los Angeles dei sogni
Foto: da evitare interessante da non perdere capolavoro
Assente
Ryan Gosling, protagonista di «La La Land» non è a Venezia perché impegnato sul set di «Blade Runner
2»
Foto: Selfie con i fan L'attrice Emma Stone (27 anni) firma autografi e sorride ai fan sul red carpet di «La La
Land» di cui è protagonista al fianco di Ryan Gosling. Il film scritto e diretto da Damien Chazelle ha
inaugurato ieri, in anteprima mondiale, la Mostra del Cinema di Venezia
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La star
Emma: meno romantica del mio personaggio ma anch'io ho affrontato
provini umilianti
Ryan è un amico però non so dire perché risulta essere così attraente
Valerio Cappelli
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VENEZIA Più tardi, dopo la conferenza stampa in cui ha detto di essere più fortunata del suo personaggio,
Emma Stone confiderà di essere stata «a un passo dallo smettere di fare l'attrice, dopo una serie di provini
umilianti». Il settimanale americano Us Weekly , che si occupa di celebrità, ha lodato la voce roca sexy e i
lunghi capelli ramati della protagonista di La La Land , ma si è dimenticato dei suoi occhi da gatta. È lei la
prima star sul tappeto rosso. Ha 27 anni, e al regista talentuoso Damien Chazelle (il candidato a diversi
Oscar Whiplash, 2014), che ne ha quattro in più, si rivolge come se lei fosse la sorella maggiore: «Sei stato
aperto ai miei dubbi, pur mantenendo la tua visione». Ma è legittima quest'aria da attrice navigata: su un
totale di ben diciannove film, ne ha fatti due per Woody Allen, ed è alla sua terza esperienza con Ryan
Gosling, senza contare Birdman e i due Spider Man , che segnarono il tira e molla amoroso con Andrew
Garfield, anche lui prossimamente sugli schermi (del Lido). Com'è stato ritrovare Gosling? «Quando lavori
con qualcuno che conosci e che ami come amico, uno di cui ti puoi fidare è bellissimo. Qui però dovevamo
ballare all'unisono, la scena al Planetario è stata la più impegnativa, lui è un vero leader. Ryan ha un'aria
misteriosa, ma non so dire la ragione per cui risulta essere così attraente». Emma (che a Broadway ha
appena terminato Cabaret ) nasce Emily Stone. Ha dovuto cambiare nome perché al sindacato degli attori
Usa era già iscritta una omonima. È esile e ha un velo d'inquietudine: anche da piccola ha avuto come
eroine Diane Keaton e le Spice Girls. Eccola nel suo triplete (balla, canta e recita) in questo musical
romantico: «È un genere che ho sempre amato, anche se io non sono particolarmente romantica. A otto
anni improvvisamente sognai di cantare». Cercando invece il sogno di Mia, il suo personaggio nel film,
quello di diventare attrice, racconta di essere stata «meno coraggiosa, da adolescente decisi di fare l'attrice
e mia madre e mio fratello mi hanno sempre sostenuta». La La Land sprigiona la forza del sogno nella città
delle star, Los Angeles. E qui Emma strappa un bell'applauso: «Questo film non è mai cinico. I giovani
invece lo sono. Spero che nella vita lavorino per conseguire i loro sogni e raggiungere i loro obiettivi.
Abbiamo preso il linguaggio dei musical démodé e l'abbiamo immesso nella vita reale, dove le cose non
vanno sempre bene; abbiamo tradotto il musical della Hollywood dei tempi d'oro per i giovani di oggi. Io li
vedo, li ascolto, ci parlo, sono miei coetanei: devono abbandonare il facile sarcasmo». Questo è un musical
sul rimpianto. Ma è pieno di bollicine e brinda ai sognatori, alle follie e ai disastri che combinano, «a quanto
possano sembrare avventurosi. Ma meno male che esistono».
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Foto: Fascino Emma Stone balla con una comparsa in «La La Land»
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L'intervista
La danza secondo Juliette «Salvezza per l'anima»
Binoche nell'interpretazione di una coreografa in «Polina»: sei mesi di allenamenti, ho ritrovato la memoria
del corpo
Stefania Ulivi
DA UNO DEI NOSTRI INVIATI
VENEZIA Sei mesi di allenamenti quotidiani. Per prepararsi al ruolo di Liria - la coreografa francese che
cambia la vita della giovane protagonista di Polina, danser sa vie di Valérie Müller e Angelin Preljocaj (in
gara alle Giornate degli autori), Juliette Binoche non si è risparmiata. Non è la prima volta, d'altronde che l'
attrice francese, icona del cinema d'autore, si mette alla prova con la danza. Nel 2008 è stata in tour con il
ballerino anglo-pakistano Akram Khan con in-i , uno spettacolo che le richiese due anni di training e prove
estenuanti. «La danza ti cambia la vita, a me è successo», racconta al Corriere (non è al Lido per impegni
personali). «Il titolo del film, danza la tua vita, per me vuol dire trova la tua verità, ciò che ti rappresenta. Le
tue emozioni, i desideri, i sogni, i conflitti, le barriere. Per me è un modo di vivere il corpo nello spazio ma
anche di permettergli di uscire fuori, trovare un legame tra la pesantezza della terra e la leggerezza
dell'aria. Essere in contatto con un'altra parte di te».
Lei ci è riuscita?
«Quando mi sono trovata a affrontare la difficoltà delle repliche dello spettacolo con Akram Khan, ho dovuto
fare i conti con i limiti del mio corpo: non avevo muscoli, né il respiro dei ballerini, meno che mai la memoria
del corpo. Grazie all'incontro con un maestro Qi Gong ho lavorato sulla mia energia e dopo mesi di
allenamento ce l'ho fatta. Nei momenti migliori mi sembrava di volare».
Angelin Preljocaj è un grande coreografo, il suo personaggio si ispira a lui, non ha temuto il confronto?
«Ho passato molto tempo a Avignone e nel suo studio di Aix-en-Provence con lui, i ballerini e gli attori.
Anche se Angelin ha una base di balletto classico, il suo approccio è molto istintivo: lascia che i movimenti
escano liberamente, senza analizzarli. Ho imparato molto da lui: mi ha messo alla prova, chiedendomi di
improvvisare davanti a 50 ballerini. Terrificante, ma la sua fiducia mi ha dato la forza».
Sembra sia alla ricerca di ruoli diversi, buffi come la Aude di «Ma Loute» di Dumont, attualmente nei nostri
cinema. È nel cast di «Ghost in Shell», tratto da un manga giapponese. Non esattamente il film dove ci si
aspetta di trovarla.
«È stata un'esperienza del tutto nuova per me, i rapporti umani dei personaggi erano più complessi che in
certi film d'autore che ho fatto. Mi sono divertita tantissimo, soprattutto con le scene che ho girato con
Scarlett Johansson».
La protagonista di «Polina» è una ballerina di talento che sogna di entrare al Bolshoi ma si troverà in
conflitto tra i codici rigidi di quella istituzione e un'idea di danza come passione e desiderio che lei
rappresenta.
«Lo trovo un conflitto molto reale. La vita è fatta di continue rotture. Le regole rischiano di bloccare, di
mettere da parte ciò che si sente».
Ci sono ancora poche coreografe, un po' come accade col cinema, ancora poche registe. Vede un
cambiamento?
«Ce ne sono sempre di più. Ed è anche questione di scelte: ultimamente sto lavorando più con donne che
con uomini. Ma in generale, quando recito con qualcuno, mi interessa più la sua anima che il suo genere.
Ciò che mi importa è la qualità dei rapporti umani, quello che succede ai personaggi. Il cinema mi serve
come mezzo di conoscenza, di condivisione: è anche un modo di prendere il volo. Abbiamo sempre
bisogno degli altri».
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Quest'anno Venezia rende omaggio ad Abbas Kiarostami, con cui ha girato «Copia conforme». Che ricordo
ha di lui?
«Solo una parola: amore».
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Red carpet
Foto: Floreale L'attrice Cristiana Capotondi, 35 anni
Foto: La modella Bianca Balti (32)
Foto: L'attrice Antonia Liskova (39)
Foto: Sirena L'attrice britannica Gemma Arterton (30)
Le registe sono in aumento, lavoro più con donne che con uomini Ma quando recito per qualcuno
mi interessa di più la sua essenza che il genere Ciò che importa è la qualità dei rapporti umani
Ho dovuto fare i conti con i limiti della mia fisicità Prima di girare sono stata messa alla prova, ho dovuto
improvvi-sare davanti a cinquanta ballerini Un'espe-rienza terrificante ma molto istruttiva
Foto: Fuori concorso Juliette Binoche (52 anni) in «Polina» alle Giornate degli autori
Foto: Madrina Sonia Bergamasco (50 anni), madrina della Mostra, con il marito Fabrizio Gifuni. La coppia
ha due figlie, Valeria e Maria
Foto: Coppia
Il divo Jeremy Irons, 67 anni, sul tappeto rosso con l'attrice Sinéad Cusack (68): sono sposati da 38 anni,
hanno
due figli
Foto: Chiara Mastroianni (44 anni), nella giuria del concorso ufficiale presieduta dal regista britannico Sam
Mendes
Foto: In bianco L'attrice Valentina Lodovini, 38 anni, in bianco; sul bavero della giacca un fiocco nero,
lutto per le vittime del sisma
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Mio padre, la gioia di fare cinema e l'amore per l'Italia
Cristina Comencini
La Mostra del Cinema di Venezia ha aperto martedì sera la sua 73esima edizione con la proiezione, per la
rassegna sui Classici, della copia restaurata del film di mio padre "Tuttia casa". Ho avuto la grandissima
emozione di assistere, con mia sorella Eleonora, mio nipote Carlo, sua moglie Violante e sua figlia Tay, a
questa proiezione. La sala Darsena era gremita, non credo di aver mai visto una sala di cinema così piena!
Essere lì mi faceva sentire di stare nel posto giusto. Il lavoro di restauro ha restituito una nitidezza nuova al
film, oltre che ben sei minuti tagliati. Vorrei ringraziare la Filmauro e il Centro Sperimentale di
Cinematografia per averlo curato. Ringrazio anchei laboratori di Cinecittà digitale Augustus color, che lo
hanno eseguito, e ogni persona che in quei laboratori ha preso parte al lavoro. pagina 16 Cristina Battocletti
u pagina 16 Quando mio padre ha girato Tutti a casa aveva 44 anni. Aveva già 3 figlie, e l'anno successivo
sarebbe nata la quarta, io. Aveva già girato parecchi film, alcuni di grande successo, come Pane amore e
fantasia, altri che invece non avevano avuto altrettanto favore, seppure molto belli, come La finestra sul
luna park. Ma in Tutti a casa è come se le tessere di un mosaico che di film in film andava delineandosi
avessero trovato una forma piena. Per mio padre fu un progetto felice. Lui scrive, nel suo libro di memorie,
intitolato Davvero un bel mestiere, che «non vi fu mai una troupe più affiatata e più allegramente disposta a
superare ogni ostacolo» come quella con cui girò Tutti a casa. Scrive anche che «i vari posti d'Italia, così
ben ambientati da Mario Chiari, pareva chiedessero loro di essere inclusi nel film», tanto era forte la vitalità
che animava la pellicola di giorno in giorno. Scrive infine che «è un film pieno di passione e di amore per
l'Italia». È un film pieno di desiderio di Italia, il desiderio di un bambino e ragazzo spaesato, quale fu mio
padre. Figlio di una mamma svizzera tedesca e di un padre italiano, emigrò molto piccolo, a 6 anni, con i
suoi genitori e suo fratello Gianni in Francia, dove trascorse la sue infanzia e adolescenza. Fu un'infanzia
solitaria, e forse un po' sofferta, come lo è quella, penso, quella di ogni bambino costretto a emigrare.
Trascorreva le sue giornate nel giardino dietro la loro casa vicino alla cittadina di Agen, nel Lot-et-Garonne,
dove i miei nonni si erano improvvisati agricoltori, a guardare i treni che passavano, perché la linea
ferroviaria era molto vicina. I treni lo affascinavano moltissimo, e forse sognava di salire su uno di essi per
tornare in Italia. Poi, un giorno, un giovedì pomeriggio, mentre era nel centro di Agen, sentì alle sue spalle il
campanello che annunciava l'inizio dello spettacolo al cinema Majestic. Si avvicinò a guardare le fotografie
esposte in vetrina. Il film si chiamava L'Atlantide. Comprò il biglietto e entrò. «Il cinema, questa è la mia
vocazione!», pensò, subito. Divenne il suo sogno, all'inizio segreto e impossibile, la fine della solitudine,
l'amore di tutta la sua vita. Il cinemaè stato il Paese di mio padre, il treno che gli ha consentito di tornare a
casa. Grazie al cinema ha indagato e raccontato l'Italia con la passione e il desiderio verso il Paese dal
quale era stato sradicato. Ecco, mi tocca molto pensare che proprio questo bambino spaesato sia diventato
poi uno dei più grandi narratori dell'identità nazionale, in molti dei suoi film, e in modo particolarmente
riuscito in Tutti a casa. Mi tocca che, insieme a un pugno di altri registi, sia riuscito a comunicare con un
pubblico così vasto di italiani/e, raccogliendo l'eredità del neorealismo e traghettandola verso un'evoluzione
estremamente vitale e feconda. Eppure delle tracce di quello spaesamento restarono sempre in lui. Mio
padre era un uomo molto intelligentee molto mite, molto coltoe molto umile, umile oltre l'umiltà. Era molto
timidoe molto risoluto.A chi lo chiamava artista rispondeva sempre di essere solo un artigiano. Quando
incrociava una signora si levava educatamente la coppola che portava sempre in testa. L'assenza di
qualsiasi traccia di presunzione riempiva ogni suo gesto, da quando ci preparava la colazione la mattina
prima di andare a scuola a quando era sul set, dove esprimeva piena padronanza, era molto sicuro di sé,
ma mai presuntuoso.A riparo della sua anima noi sorelle siamo cresciute e continuiamo a vivere. La sua
presenza in me si allarga ogni giorno da quando non c'è più, e, da figlia, anche per questo sono grata della
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«TUTTI A CASA» RESTAURATO ALLA MOSTRA DI VENEZIA
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serata veneziana di ieri: perché ho condiviso con così tante persone non solo la visione del suo film, ma la
sua presenza, che per incanto non sentivo solo nella mia memoria e nel mio respiro, ma, all'unisono, nel
respiro di una folla, che rideva e si emozionava come se fosse la prima volta in cui Tutti a casa veniva
proiettato, come fosse stato girato ieri. Ho provato un grande senso di pace.
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Il Festival «abbraccia» Amatrice
Al via la 73esima edizione con il Leone d'oro alla carriera al regista Skolimowski
Cristina Battocletti
Con il pensiero ad Amatrice. Jerzy Skolimowski nel ricevere dal presidente della Biennale, Paolo Baratta, il
Leone d'oro alla carriera ha voluto ricordare le zone colpite dal sisma. «Nonè tempo di gioia comeè stato in
passato, in cui si sentiva ridere il vocione di Orson Welles o si veniva travolti dallo charme di Federico
Fellini o dalla sottile ironia di Buñuel o Antonioni», ha commentato il regista polacco. Anche le altre
personalità, intervenute alla cerimonia di inaugurazione della 73esima edizione della Mostra del cinema di
Venezia, hanno voluto rendere omaggio alle vittime del terremoto. A partire dalla madrina, l'attrice Sonia
Bergamasco, continuando con il presidente della Biennale Baratta, per finire con il presidente della giuria
Sam Mendes. Bergamasco ha parlato di un sentimento di divisione, Baratta di solidarietà, Sam Mendes ha
citato il direttore del festival, Alberto Barbera, «rimasto sempre tranquillo in queste acque non certo calme,
con dignitàe forza». In sala, per le istituzioni era presente solo il ministro della Cultura, Dario Franceschinie
svelta, veloce più del consueto,è stata anche la sfilata sul tappeto rosso, un segno di sobrietà di fronte al
dolore di una nazione. La stella indiscussa della serata, fasciata in un vestito verde da diva anni Trenta, è
stata Emma Stone, protagonista del film di apertura della rassegna veneziana, La la land di Damien
Chazelle. Non c'era, invece, il suo comprimario Ryan Gosling, inchiodato sul set di Blade runner2. Stone e
Goslin hanno raccontato un amore alla periferia di Hollywood a suon di tip tape passi di danza: ce l'hanno
messa tutta con esiti a volte graziosi, ma pur sempre lontanissimi da Ginger Rogers e Fred Astairee dalle
altre coppie dei musical hollywoodiani, cui Chazelle voleva rendere omaggio. Mia (Stone)e Sebastian
(Gosling) sono due giovani aspiranti artisti che vivono alle falde del magico mondo degli studios di Los
Angeles. Mia spera un giorno di diventare un'attrice di spessore e nel frattempo serve cappuccinia quelle
che hanno avuto più fortuna di lei. Sebastian strimpella nei pianobar, col progetto un giorno di mettere in
piedi un locale tutto suo, dove si possa improvvisare e tornare al jazz puro. Ogni tanto la mano sulla
tastiera scappa, dimenticando che il pubblico per cui si esibisce preferisce di gran lunga "Jingle bells". I due
si sfiorano, si scontrano, improvvisano parabole danzanti e si rispondono cantando, rapiti dall'attrazione
reciproca. La passione sboccia ma il mondo dello spettacolo li schiaccia con le sue gabbie feroci, che
minano la purezza dei loro sognie dei loro sentimenti. Non c'è paragone con la pellicola precedente di
Chazelle, Whiplash, in cui il regista statunitense aveva esplorato il crudele rapporto tra un giovane
aspirante batteristae il suo maestro (J. K. Simmons), carnefice e mentore insieme, in un adrenalinico loop
tra rullo, piatti, cassa e bacchette e una psiche sfinita dalla competizione. Simmons per quella parte aveva
vinto l'Oscar come migliore attore non protagonista e in "La la land" si rimette nelle vesti del cattivone, ma
siamo all'acqua di rose, il suo massimo è licenziare Gosling, quando lo spirito libero del ragazzo prende il
sopravvento. Whiplash era più bello, più sentito, uscito dalle viscere, anche se Chazelle ha dichiarato di
avere nel cassetto dei desideri La la land da quattro anni, le cui musiche sono firmate da Justin Hurwitz,
compagno di stanza di Chazelle. Hurwitz nel frattempo ha avuto successo proprio nella Hollywood alle cui
porte bussava da anni. I due avevano una band insieme, ha spiegato il regista in conferenza stampa. E se
Chazelle ha deciso di non fare della musica una professione ci gira attorno con le immagini. Alcune riprese
sono divertenti, soprattutto quella iniziale in cui la coda di auto nel traffico metropolitano si trasforma in un
ballo da "Flashdance" del nuovo millennio. C'è un pizzico di felicità malinconica degli anni d'oro
hollywodiani, ma La la land nemmeno sfiora l'eleganza fané e aristocratica di allora. E anche scavando
nelle pellicole più recenti che si sono misurate col musical, non c'è paragone, per esempio, con Anna
Karenina di Joe Wright (2012)o conI miserabili di Tom Hooper (2012). Oppure, per rimanere più vicini nel
tempo, con la scena memorabile di Ave, Cesare! (2016) dei fratelli Coen, dove Channing Tatum è un
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CINEMA
01/09/2016
Pag. 16
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tiratura:200828
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
marinaretto che non riesce a tenere a freno le gambe, travolgendo gli altri commilitoni. Al massimo La la
land riprendei fili nostalgici degli ultimi film giocosi di Woody Allen che anche quando scendono sotto la
media, lascian sempre in bocca il sapore dei sogni.
Foto: ANSA
Foto: Premi. Il regista polacco Jerzy Skolimowski con il Leone d'oro alla carriera
01/09/2016
Pag. 1
diffusione:226066
tiratura:334292
Wim Wenders e realtà virtuale in Laguna lo spettacolo è techno
ARIANNA FINOS
Wim Wenders e realtà virtuale in Laguna lo spettacolo è techno A PAGINA 39 VENEZIA POTREMO
toccare la Passione di Cristo, letteralmente. La nuova frontiera tecnologica si trasforma in esperienza
artistica, sociale, spirituale. L'Italia ci scommette e la Mostra anche. Qui viene presentato un corposo
assaggio di 40 minuti di Jesus Vr, The story of Christ, il primo lungometraggio di finzione realizzato in realtà
virtuale. Lo si potrà vedere da una delle cinquanta sedie rotanti del nuovo VR Theater. Tra selezione e
mercato Venezia 73 propone una gamma variegata di tecnologie: il viaggio sociale di Elio Germano nella
realtà aumentata degli immigrati. Poi le tante declinazioni stereoscopiche: la poesia di Wim Wenders in
concorso con Les beaux jours d'Aranjuez, il cartoon campione d'incassi Pets, il malinconico ritratto di Nick
Cave in One more time with feeling di Andrew Dominik, la storia del 3D nel documentario Sky narrato da
Sergio Castellitto.
«Un festival non può disattendere la grande curiosità e attenzione alle nuove forme espressive», spiega il
direttore Alberto Barbera. «Un film come Jesus vale più come testimonianza dell'esperimento, rispetto alle
potenzialità narrative e d'identificazione dello spettatore, che non in quanto risultato estetico compiuto».
Anche se prodotto dagli americani, Jesus Vr è stato girato a Matera in 4k 360° con una troupe italiana.
Enzo Sisti, produttore esecutivo esperto in storie bibliche (tra cui La passione di Mel Gibson) racconta:
«All'inizio ero curioso e perplesso con l'esperimento: abbiamo girato con una macchina con più obiettivi e
sincronizzato le riprese dalle varie posizioni. Scene da 15 minuti senza tagli. Ma il risultato lascia il segno: ti
siedi e, con gli occhiali speciali, sei dentro al scena». L'esperienza digitale, per Sisti, amplifica l'emozione:
«Mentre Gesù veniva flagellato, ho girato la testa e alle mie spalle la folla piangente e urlante».
L'immersione è totale: «La crocifissione è toccante.
Ai credenti penso piacerà. Considero l'esperimento riuscito».
Unisce passione tecnologica e impegno civile Elio Germano alle giornate degli autori con il corto No
Borders di Haider Rashid: si indossa lo schermo-maschera e si viaggia con Elio attraverso la realtà dei
migranti e di un'accoglienza necessaria. «L'immigrazione è raccontata spesso in immagini simbolo scelte
da chi inquadra, questa tecnologia allarga il confine, regala libertà».
Il diffondersi della maschera-cinema, ragiona Germano, «significa anche che la gente sparirà dietro queste
maschere per la pornografia, per videogiochi, per video di intrattenimento decerebrante. Vanno cercati
antidoti, o il modo di sfruttare al meglio il nuovo strumento: ad esempio far affacciare disabili in luoghi in cui
non hanno la possibilità di andare». Per Sergio Castellitto i giorni del 3D sono quelli di un futuro passato.
Li racconta il doc Viaggio nel cinema-Una storia Vintage 3D di Sky, presentato alla Mostra, in onda a
ottobre quando nascerà un canale dedicato con oltre 25 film che hanno fatto la storia del cinema
tridimensionale, da Méliès ai Lumière, passando per Hitchock e Totò. «Abbiamo sempre percepito quella
tridimensionale come una nuova frontiera giovane, invece i grandi autori l'hanno usata da sempre. Il nostro
sguardo cinematografico nasce come una percezione in 3D, la terza dimensione è la nostra reazione
emotiva». Niente 3D per il regista Castellitto: «Sono abituato all'idea che ci sia una parete. Vorrei
continuare a raccontare una storia: la terza dimensione, l'emozione, ce la mette lo spettatore. Le nuove
tecnologie le lascio ai miei figli».
Foto: "Jesus Vr - The story of Christ" "No Borders" "Les beaux jours d'Aranjuez" "Viaggio nel cinema-Una
storia Vintage 3D"
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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R2/ La mostra del cinema
01/09/2016
Pag. 1
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tiratura:334292
EMILIANO MORREALE
Venezia al via a suon di musical "La La Land" successo annunciato A PAGINA 38 VENEZIA COME GIÀ
era avvenuto nel 2013 con Gravity e nel 2014 con Birdman, il direttore Alberto Barbera imbrocca il film
d'apertura della Mostra. E se i due titoli citati erano poi finiti entrambi vincitori agli Oscar (come l'anno
scorso Il caso Spotlight ), gli osservatori danno buone chanches anche a questo La La Land. Che, al di là di
tutto, è comunque un film d'apertura ideale, bilanciato tra spettacolarità e marchio d'autore. Reduce dal
successo dell'astuto Whiplash, Chazelle si è potuto permettere un progetto costoso ed eccentrico, che
sembra assai sentito. In fondo, è un prolungamento ideale del suo esordio a bassissimo costo, Guy and
Madeline in a park bench (che vinse un premio al festival di Torino nel 2009): che era una storia d'amore
dolceamara fatta di incontri mancati, tra un jazzista e una ragazza inquieta, in un bianco e nero che
ricordava il John Cassavetes di Ombre. Chazelle stavolta tenta proprio un musical, ossia un'operazione
oggi rischiosissima; ma sembra saperlo, e anzi attraverso il genere ci parla della possibilità o
dell'impossibilità di un certo tipo di cinema oggi. La storia è lineare: un uomo e una donna, due solitari e
perdenti, si conoscono e si innamorano a Los Angeles. Sebastian è un pianista duro e puro, che vorrebbe
far rinascere un leggendario jazz club. Mia, che lavora in un bar negli studi di Hollywood, sogna di fare l'
attrice.
Ryan Gosling ed Emma Stone non sono dei grandi ballerini né dei gran cantanti: ma il regista sembra voler
utilizzare questa loro carenza, e farne forse addirittura il tema del film.
Anziché camuffare il tutto, come ad esempio era in Chicago, che inquadrava i ballerini fino alle ginocchia e
inseriva primi piani dei piedi delle controfigure, Chazelle fa il musical come è giusto farlo: ampi ed eleganti
piani-sequenza, inquadrature in cinemascope con i personaggi a figura intera, a vedere i piedi e dunque la
performance fisica degli attori. Che ce la mettono tutta e soprattutto non fanno il musical, ma lo imitano. È
questo il punto: il film è pervaso da una malinconia e da un senso di perdita per un cinema che non c'è più
(e per un certo tipo di jazz, ugualmente scomparso). I numeri musicali e un monologo clou dell'attrice sono
continuamente interrotti e disturbati, le musiche vengono trasmesse da impianti di diffusione ambientale, le
sale cinematografiche sostituite dagli home theatre. Ma sarebbe bello ritrovare la magia di quel mondo,
sogna Chazelle con toni un po' crepuscolari. Mia, che da bambina giocava a far rivivere i film appena visti,
appare a Sebastian in un vecchio cinema leggendario, il Rialto, mentre proiettano Gioventù bruciata (e poi
vedremo il cinema chiuso), e i due si innamorano visitando il Griffith Observatory in omaggio a una delle
celebri scene di quel film. La La Land è scandito dalle quattro stagioni (più un epilogo), che però si
confondono nell'eterna estate losangelina, come in un eterno presente, in una temporalità vaga, che
mescola frammenti di passato, come se il senso della Storia fosse perduto (e Gosling, a un certo punto, lo
dice esplicitamente).
Non si pensi però a un'operazione cervellotica, teorica. Chazelle vuole appassionare, far funzionare il
marchingegno, e ci riesce, anche se chissà che effetto avrà sul pubblico questo unire riflessione nostalgica
e voglia di coinvolgere. I numeri musicali sono pieni di idee, e le musiche di Justin Hurwitz belle e
benissimo orchestrate, tra semplicità delle melodie, gusto rétro e accensione ritmica.
Nonostante le lungaggini della seconda parte, quando si devono dipanare gli snodi obbligati della vicenda,
l'insieme fila bene, e ha un bel colpo di coda nel finale, che non sveliamo ma che ancora una volta unisce
entusiasmo e malinconia, mostrando la storia come un insieme di assenze e di atti mancati, e rivendicando
la possibilità del cinema di consolare, e di riscattare il vuoto delle nostre vite.
TAPPETO ROSSO Bianca Balti farebbe la sua figura anche con un sacco di iuta, col trench verde è
perfetta Lo sguardo felino della giurata Gemma Arterton fiera dei suoi maxi orecchini Valentina Lodovini:
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Venezia al via a suon di musical "La La Land" successo annunciato
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scollatura e nastrino nero in segno di lutto per le vittime del terremoto Jeremy Irons, ovvero il fascino che
non invecchia, è scortato dalla moglie Sinéad Cusack
Foto: STAR Emma Stone protagonista del musical "La La Land" che ha aperto la Mostra LA MADRINA
«Siamo divisi tra la voglia di partecipare a questi dieci giorni di cinema e la consapevolezza di ciò che è
successo in Italia una settimana fa». Tocca a Sonia Bergamasco, dare il benvenuto alla Mostra numero 73
con un ricordo delle vittime del sisma e un discorso che è un omaggio al cinema «come vetro che vede le
anime» LA LA LAND Regia di Damien Chazelle Con Emma Stone, Ryan Gosling John Legend, J.K.
Simmons
01/09/2016
Pag. 41
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La Romania di oggi nei dilemmi etici di Cristian Mungiu
Premiato a Cannes per la regia l' autore romeno presenta le situazioni più scabrose senza emettere giudizi
ROBERTO NEPOTI
«ETICA e estetica sono tutt'uno» diceva Ludwig Wittgenstein. E Philippe Sollers aggiungeva «l'etica è
l'estetica dell'avvenire».
Se a tutt'oggi la profezia pare lontana dal realizzarsi, a volte arriva un film che ne riafferma la validità.
Come Un padre, una figlia del romeno Cristian Mungiu, nove anni fa vincitore della Palma d'oro con 4 mesi,
3 settimane, 2 giorni e premio alla regia all'ultima Cannes per questo nuovo film: coinvolgente, rigoroso,
perfettamente padroneggiato dalla prima all'ultima scena. Su un conflitto etico poggia l'intero dispositivo
drammatico, a prima vista semplice. Il medico Romeo ha puntato tutto sull'avvenire della figlia Eliza, che
vorrebbe mandare a studiare in Inghilterra per sottrarla alla Romania odierna, dove le speranze di
rigenerazione del dopo-Ceausescu sono affondate in una limacciosa palude di corruzione e miseria morale.
Eliza è un'ottima studentessa; ma un'aggressione sessuale la mette in crisi alla vigilia dell'esame di
maturità, dal cui punteggio dipende la borsa di studio che le consentirebbe di partire. Un amico propone un
baratto a Romeo: si può "aggiustare" l'esame in cambio di un fegato da trapiantare a un uomo potente. Il
dilemma è grave; perché priverà un altro malato del diritto all'operazione e perché contraddice tutti i principi
che il dottore e sua moglie hanno insegnato alla figlia.
La posizione etica di Mungiu consiste nel presentare le situazioni senza emettere giudizi: il che è già molto,
ma non una caratteristica esclusiva del suo cinema. Quel che rende il film eccezionale è il modo in cui fa
coincidere estetica ed etica; nella consapevolezza che, anche al cinema, etica e linguaggio sono tutt'uno.
Difficilmente potremmo citare un premio alla regia più meritato di questo. Perfetta in sé, ogni inquadratura
è calibrata al millimetro sul suo peso etico: come nelle frequenti scene di dialogo, dove gli interlocutori
compaiono sempre nello stesso piano, anziché in campo/controcampo, in base a un sincero scrupolo di par
condicio che non faccia pendere il nostro giudizio verso l'uno o verso l'altro. Il che è, poi, il principio del
famoso piano-sequenza come lo teorizzò André Bazin e lo applicarono i registi della Nouvelle Vague.
Però Mungiu fa di più: usa diverse tipologie di scena, adeguandole alle situazioni e amalgamandole in un
tutto perfettamente fluido. Come nei primissimi minuti, dove poche inquadrature fisse instaurano subito quel
perturbante quotidiano così caro al cinema di Michael Haneke; o come nelle scene in semi-soggettiva (e
qui il riferimento va ai fratelli Dardenne), che traducono in equivalenti visivi il turbamento e l'ansia di un
personaggio.
Se quello che il regista-sceneggiatore ci mostra della vischiosa rete di connivenze, viltà, sordità morale che
permea l'odierna Romania (ma siamo poi sicuri, noi, di stare molto meglio?), è il modo in cui ce lo mostra a
fare l'eccezionalità del film e a mantenerne le immagini incollate a lungo alla nostra memoria. Come
avviene per ogni forma di espressione, una storia può essere raccontata in mille modi. Questo è il migliore
dei modi possibili.
PER SAPERNE DI PIÙ trovacinema.repubblica.it www.repubblica.it/spettacoli/cinema
Foto: IL REGISTA Cristian Mungiu, romeno, 48 anni, è stato giornalista e insegnante prima di passare alla
regia.
Nel 2007 ha vinto la Palma d'oro al Festival del cinema di Cannes per il suo secondo lungometraggio 4
mesi, 3 settimane, 2 giorni
Foto: UN PADRE, UNA FIGLIA Regia di Cristian Mungiu Con Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus Lia
Bugnar, Malina Manovici, Vlad Ivanov
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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R2 SPETTACOLI & TV Al cinema IL FILM DI ROBERTO NEPOTI/ UN PADRE, UNA FIGLIA
01/09/2016
Pag. 92 N.36 - 7 settembre 2016
diffusione:176463
tiratura:257931
Choc in bianco e nero a Venezia
La ferocia nazista e i riti sessuali di una creatura aliena: sono i temi forti dei due film -evento destinati a
sconvolgere il Lido.
Piera Detassis
Lei cerca di salvarsi offrendosi a Jules che indaga sulle sue attività pro ebrei, ma finirà in campo di
concentramento dove incontrerà l'SS Helmut, suo antico amante, e dalle baracche passerà agli agi
condivisi nella confortevole dimora dove sullo sfondo, ininterrotte, si odono le grida degli ebrei e le finestre
non si possono aprire per l'acre odore dei forni. Il controverso regista russo, nazionalista acceso come il
fratello Nikita Mikhalkov, sostenitore di Putin e famoso per aver rifiutato due anni fa la candidatura all'Oscar
per Le notti bianche del postino («Hollywood fa cinema per bambini e soffoca la creatività degli artisti
russi») firma un film straziante e privo di retorica, dove i tre testimoni del tempo si raccontano come
inquadrati in filmati d'epoca dall'immagine tremante e rigata, e la follia nazista è narrata nei risvolti
quotidiani: dalla razionale organizzazione del lavoro per la soluzione finale, al riciclaggio dei beni delle
vittime per fare business. «Un film scritto di getto, in due mesi» ha dichiarato Konchalovsky. «La storia è
piena di grandi tragedie che crediamo non si possano ripetere. Uno dei momenti più terribili è stata l'ascesa
del ulla carta vince la memoria, rivivono il bianco e nero, le storie, anche sentimentali, di guerra e conflitti,
proliferano le storie letterarie e in costume. Alla Mostra di Venezia, quest'anno giunta alla 73esima
edizione, trionfano i film di genere: si apre con un musical, La La Land, si chiude con un western, il remake
de I magnifici sette. Pare che nelle tormente attuali, nella lucida follia del nostro quotidiano, i selezionatori
abbiano scelto il velo di una lontananza che tutto placa. Solo in apparenza. Perché l'alfa e l'omega
dell'alfabeto del Lido sono incarnati da due film potenti e agli antipodi che Panorama è in grado di
anticiparvi e che colpiranno duro, per ferocia o scandalo: sono Rai (Paradise) di Andrei Konchalovksy, una
coltellata al cuore della Storia in purissimo bianco e nero e La región salvaje, apologo tutto sesso e
creature aliene. Il presente è tutto nei demoni del passato per Andrej Konchalovsky che firma un'opera
potentissima, dove si intrecciano i destini di tre persone, l'aristocratica russa Olga, coinvolta nella
resistenza francese, il funzionario collaborazionista di Vichy Jules, l'ufficiale tedesco Helmut. nazismo e lo
sterminio degli ebrei e di tutti coloro che non rientravano nell'ideale di un perfetto paradiso tedesco. Queste
atrocità hanno mostrato la crudeltà di cui è capace l'essere umano. Quello stesso fondamentalismo nutrito
di odio minaccia oggi le vite di tutti. Quel che è successo nel passato è solo un avvertimento e va
continuamente ricordato». Un film, quello di Konchalosvsky, dove c'è spazio per un malinconico frammento
di italiana memoria, prima della lunga notte degli stermini: su una terrazza toscana ricostruita sul set in
Russia, giovani aristocratici tedeschi si amano spensierati sulle note di Parlami d'amore Mariù. Uno
straziante grido dal passato verso l'attualità che si candida già a un premio, probabilmente senza l'aura di
scandalo che accompagna il film messicano La región salvaje di Amat Escalante, un inno profano alla forza
distruttiva del desiderio. In una landa abbandonata della periferia messicana un mostruoso alieno munito di
tentacoli a forma di fallo accoglie le vittime sacrificali che si affidano alle sue penetranti spire. L'infelicità
quotidiana delle povere periferie tra famiglie sbriciolate e senza identità, neppure erotica, trova illusoria e
infernale liberazione in un rito pansessuale e arcaico. Una metafora d'autore che non vede luce, ma solo
sacrificio umano, benché tradotto in molteplici penetrazioni e orgasmi alla fine del nostro universo. La
metafora d'autore, che la si ami o meno, inquieta, repelle, ma una cosa è certa: non lascerà sonnecchiare
tranquillo il caro vecchio Lido.
Foto: ANDREI KONCHALOVSKY Ha 79 anni il regista russo in concorso con Rai (Paradise). Nel film
(sopra, una scena) racconta l'orrore quotidiano dei campi di concentramento.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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LINK _VISIONI
01/09/2016
Pag. 92 N.36 - 7 settembre 2016
diffusione:176463
tiratura:257931
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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Foto: Tra i venti film in concorso al Lido, solo tre sono italiani: Piuma di Roan Johnson, il documentario
Spira Mirabilis di Massimo D'Anolfi e Martina Parenti e Questi giorni di Giuseppe Piccioni. AMAT
ESCALANTE Il regista catalano (37 anni) presenta La región salvaje, storia di sesso estremo ambientata in
Messico. A sinistra, un'immagine tratta dal film.
01/09/2016
Pag. 30
diffusione:159940
tiratura:227480
Che senso hanno oggi i festival ? Se ne discute sul nuovo Origami
Occasione per vedere film inediti o inutile vetrina per star e starlette? A oltre 80 anni dalla nascita (il primo
fu proprio Venezia, nel 1932), a cosa servono i festival del cinema? Produttori, registi, addetti ai lavori si
incontrano sul nuovo numero di «Origami», che esce oggi, per discuterne. Da Alberto Barbera, direttore
della Mostra del cinema di Venezia, a Thierry Fremaux, patron di Cannes, a Emanuela Martini, direttrice
Tff, ognuno ha la sua formula per cercare di resistere a un mercato in crisi e alla cannibalizzazione del
cinema da parte delle serie tv. Ci riusciranno? In questi giorni sarà presentata a Venezia «The Young
Pope», la serie di Paolo Sorrentino: si parla di un linguaggio sempre più interconnesso tra piccolo e grande
schermo. E poi i ricordi di Natalia Aspesi, un estratto di Fellini, una spassosa cronaca da Cannes di Lietta
Tornabuoni e tanto altro. Solo su «Origami», da oggi a 1,50€ in edicola.
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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VENEZIA 73
01/09/2016
Pag. 31
diffusione:159940
tiratura:227480
"Come l'eroina di questo musical inseguo a Hollywood il mio sogno"
La protagonista del film d'apertura: ragazzi, non cedete al cinismo
FULVIA CAPRARA VENEZIA
Mostra di VeneNel cielo sopra Los Angeles un'eroina esile e determinata volteggia stringendo la mano di
un ragazzo che, come lei, insegue un grande sogno. Sotto c'è la vita strana di una metropoli a prima vista
«poco amichevole», con il traffico congestionato, le sale per le audizioni piene di gente, le feste, i bar, i
rapporti umani rarefatti. Eppure è solo lì che i desideri di Mia (Emma Stone) e Sebastian (Ryan G osling)
possono diventare realtà, ed è solo lì che le loro esistenze si intrecceranno, per un giro di ballo destinato a
finire e a lasciare il segno per sempre. Il primo applauso a scena aperta della 73 zia è andato a La La Land,
il film in cui Damien Chazelle, 31 anni, regista talentuoso di Whiplash, rievoca la magia del musical
ispirandosi soprattutto a due modelli, Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy e Cantando sotto la
pioggia di Stanley Donen: «L'idea di raccontare la vicenda, molto moderna, di due artisti che lottano per
conquistare il successo - dice Stone, al Lido senza Gosling, impegnato sul set del nuovo Blade Runner mi
ha subito eccitato. Lo stile è Anni 50, ma le aspirazioni dei protagonisti sono attuali e io mi sento
particolarmente vicina a Mia, soprattutto se ripenso a quando sono arrivata a Hollywood dall'Arizona». Con
il regista - racconta Stone - «abbiamo parlato a lungo degli incidenti di percorso vissuti a Los Angeles, a 15
anni, di certi provini umilianti. Ma io, a differenza di Mia, non sono stata così coraggiosa da pensare di
mettermi da sola a scrivere un testo da proporre al pubblico». In compenso, pur di convincere i genitori a
lasciarla partire per L.A., ha preparato una presentazione con PowerPoint intitolata «Project Hollywood» e
l'ha spedita a se stessa con M ad o n n a co m e m i t t e n t e : «Spero che i giovani non si lascino
trasportare dal cinismo o ggi diffuso e non smettano mai di impegnarsi per realizzare i loro obiettivi».
Appassionata di musical da quando aveva 8 anni («Immaginavo di mettermi a cantare come in quei film»),
esplosa con The Help, scelta da Woody Allen per Magic in the Moonlight e per Irrational Man, lodatissima
per la performance in Birdman, reduce dal set di Battle of the Sexes, sulla storia del celebre m atch tennisti
co t ra Bob by Riggs e Billie Jean King, e dal palcoscenico di Broadway dove ha interpretato Cabaret,
Stone si è preparata a lungo per il ruolo di La La Land. Prendendo lezioni di tip-tap e danza jazz e
contando sull'intesa con il partner: «Avevo già lavorato con Ryan, ma mi ha sorpresa. Ha imparato a
suonare il piano, è stato un magnifico compagno di ballo, l'ho trovato davvero divertente. Ho pensato che
se vuoi conoscere qualcuno, devi vederlo danzare. Ho scoperto, ad esempio, che Ryan è molto leader». Il
resto del pubblico femminile dovrà accontentarsi delle altre, innumerevoli, doti dell'attore. Nei panni di
Sebastian, che adora il jazz e vuole aprire un locale dove suonarlo alla sua maniera, Gosling è al meglio:
«Gli eroi di Sebastian - osserva - sono nati 70 anni fa. Oggi un grande pianista che suona vero jazz è
destinato a esibirsi in pianobar dove la gente non smette nemmeno di parlare per ascoltare. Mi sono
chiesto: "A quanti compromessi devi sottostare per diventare l'artista che vuoi essere?"». Il regista di La La
Land, che dopo il debutto al Lido punta al palcoscenico degli Oscar, fa sapere che «in tutto il film non c'è un
primo piano delle mani del protagonista che appartenga a una controfigura». La storia (quella ve ra e quella
sullo schermo) dice che i sogni vanno inseguiti a tutti i costi, ma anche che realizzarli comporta fatica,
impegno, grandi rinunce. c
Foto: American Dream A destra, Ryan Gosling e Emma Stone in «La La Land», di Damien Chazelle; a
sinistra, Stone, che a Venezia ha detto: «Lo stile è Anni 50, ma il film racconta aspirazioni modernissime»
Foto: ANSA
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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IL PERSONAGGIO EMMA STONE
01/09/2016
Pag. 32
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tiratura:227480
"I russi? Troppo rigidi Meglio il nostro hip hop"
Si racconta Keenan Kampa, la ballerina americana del Mariinskij ora protagonista del film New York
Academy : "Volevo allegria"
FRANCESCO RIGATELLI
Tra le ballerine americane più famos e, dopo una carriera nella compagnia Mariinskij di San Pietroburgo,
Keenan Kampa, 27 anni, è la protagonista del film New York Academy di Michael Damian. In questa
intervista ci racconta i suoi Stati Uniti, che sanno un po' di Russia. Nel film interpreta una ballerina che
affronta una scuola dura e il suo personaggio rivela: «Quando mi chiedono come ho cominciato a ballare
non so mai cosa rispondere. La danza è sempre stata con me». Vale anche per lei? «Penso di sì. Mia
madre mi ha avuto da giovane, mi ha fatto fare un sacco di sport e ho amato da subito la danza, perché mi
ha permesso di sentirmi bene con me stessa». Poi come è successo che lei, nata in Virginia, sia andata a
studiare in Russia? «Durante un programma della compagnia Mariinskij a Washington mi hanno invitato.
Sono stata la prima americana ad andare. Così ho passato tre anni a San Pietroburgo e poi altri due da
étoile». Che differenze ha trovato tra Stati Uniti e Russia? « In Russia ho s coperto la grande tradizione
della danza, e non solo, che viene portata avanti con severità e senza compromessi. In America c'è molta
più libertà artistica». Era dunque perfetta per questo film in cui passate dalla danza classica all'hip hop...
«Sì e devo dire che la rigidità russa iniziava a intristirmi, mentre il film mi ha permesso di tornare alla
vecchia me». Perché ha lasciato la Russia? «Ero in tournée in Italia con la Mariinskij, quando la mia
pressione è impazzita. Sono tornata negli Stati Uniti per visite mediche e oltre al cuore mi hanno
diagnosticato un problema all'anca. Ho dovuto congedarmi per otto mesi e poi mi hanno chiamato per il film
. Al regista ho risposto che non pot evo camminare, ma che speravo di recuperare in fretta». E ce l'ha fatta.
Nel film le colleghe la invidiano per come danza. A lei è successo? «Difficile trovare veri amici nella danza.
Se va bene c'è molta competizione, se no gelosia. Ma qualche persona speciale ogni tanto si trova». Altro
tema del film è la ricerca di uno stile personale, che infastidisce anche l'insegnante. «Nella danza bisogna
essere aperti a diversi stili. Negli Stati Uniti questo è molto apprezzato e i coreografi tendono a chiedere di
esprimersi per aggiungere qualcosa. In Russia non è proprio così». Ma è facile passare dalla classica
all'hip hop? «Se c'è la base tecnica no. Basta guardare e tradurre. Certo all'inizio ero un po' confusa, avevo
sempre fatto classica e contemporanea. Però il regista mi ha detto: questo è l'hip hop, poi cambialo come
vuoi». Infatti non è del tutto hip hop quello del film... «Mi sono divertita con l'hip hop, ma preferisco sempre
la classica». Cosa consiglia di vedere per capire la danza classica? «Anche se non sono più in Russia
raccomando semp re e solo di gua rda re Mariinskij o Bolshoi. Sono duri, ma sono i mi gliori». Non aveva
mai studiato recitazione prima, è possibile fare un film a Hollywood da zero? «Sì, anche se rivedendomi
trovo tanti errori». Tutto si svolge in una New York classica e bellissima. «Amo il suo stile di vita, le
persone, la pazzia. Ci passo molto tempo e ci vado da Washington, dove sta la mia famiglia». Lei vive a
Los Angeles, che differenza c'è? «Semplice: a LA c'è la spiaggia». c
Difficile avere amici nella danza: se va bene c'è competizione, se no, gelosia Keenan Kampa
Protagonista del film «New York Academy»
Foto: Dal teatro al cinema Keenan Kampa, 27 anni, in una scena del film di Michael Damian, girato a New
York: «Amo lo stile di vita di questa città, le persone e la pazzia»
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Intervista
01/09/2016
Pag. 1
diffusione:112565
tiratura:151086
Venezia nel segno della solidarietà Emma Stone apre tra gli applausi
Gloria Satta
Il festival Venezia nel segno della solidarietà Emma Stone apre tra gli applausi Alle pag. 26 e 27 Glamour e
solidarietà, fan in delirio per Emma Stone, scintillante sul red carpet in lurex verde acqua, e una cerimonia
sobria, sentita, condotta con sicurezza e comunicativa da Sonia Bergamasco, una delle migliori madrine
mai viste a Venezia, che ha ricordato il terremoto. La 73ma Mostra del Cinema si è aperta ieri con la
proiezione di La La Land , il musical del regista 31enne Damien Chazelle che ha entusiasmato la platea. E
senza la tradizionale festa ufficiale per rispetto alle vittime del sisma. «In questo momento», ha detto
Bergamasco, raffinatissima in abito Armani color carne, «i nostri sentimenti sono divisi tra la gioia di
partecipare a 10 giorni di grande cinema e la consapevolezza di quello che è successo nel centro Italia.
Servono gesti concreti. La comunità del cinema, che in passato ha dimostrato generosità, compirà questi
gesti anche ora».
GENEROSITA' A chi gli chiedeva perché la Biennale non ha sostituito la festa inaugurale con una raccolta
fondi pro-sfollati, il presidente Paolo Baratta ha risposto di aver destinato alla causa una settimana d'incassi
di Biennale Architettura. E ha puntualizzato: «La generosità privata è una piccola goccia e non va
enfatizzata. La ricostruzione richiede un investimento che solo lo Stato può permettersi». Ha poi
sottolineato, Baratta, l'avviata opera di riqualificazione dell'area della Mostra: il cubo rosso che ha
finalmente sostituito il famigerato "buco" e da quest'anno ospita nel piazzale antistante il Casinò la nuova
Sala Giardino è solo il primo passo. L'anno prossimo verrà ristrutturato il Casinò stesso e dotato di
un'ulteriore platea cinematografica. All'inaugurazione, tra le signore più eleganti furoreggiava il giallo. C'era
il ministro Dario Franceschini che ha parlato con la collega francese Audrey Azoulay del comune impegno
per la difesa del diritto d'autore. C'era il direttore del Festival di Cannes Thierry Frémaux e sul red carpet la
modella Bianca Balti con spacco vertiginoso ha monopolizzato gli sguardi. Non mancavano le star di casa
nostra: elegantissima Cristiana Capotondi, raffinata Anita Caprioli, immancabile Marina Ripa di Meana.
I LEONI Sam Mendes, presidente della giuria che il 10 settembre assegnerà il Leone d'oro, ha ricordato la
sua giovinezza, quando studiava alla Guggenheim Collection di Venezia. «Grazie ad Alberto Barbera, il
direttore della Mostra, sono tornato studente: è con questo spirito che guarderò e giudicherò i film,
sperando di imparare». Il momento di solennità si è avuto quando Jeremy Irons, particolarmente ispirato,
ha presentato il regista Jerzy Skolimowski, esponente della nouvelle vague polacca, autore «anarchico» e
potente, Leone d'oro alla carriera di questa edizione del festival che inaugura il doppio riconoscimento
(l'altro verrà consegnato a Jean-Paul Belmondo): ogni anno, un premio andrà a un regista, l'altro a un
attore o un'attrice. Anche Skolimowski, 78 anni, una carriera cosmopolita (tra i suoi film più famosi
Moonlight, Acque di primavera , il recente 11 minuti ) ha ricordato le vittime di Amatrice. «Non è tempo per
gioire», ha detto. E qual è, secondo lui, il tema di attualità di cui il cinema dovrebbe occuparsi? «Ho sempre
amato i personaggi marginali, incapaci di trovare un posto nel mondo, e penso che il cinema dovrebbe
parlare dei migranti: lo sono stato anch'io, quando la censura comunista mi obbligò a lasciare il mio
Paese». Durante la cerimonia d'inaugurazione, Kim Rossi Stuart che presiede la giuria delle opere prime (e
presenta il suo film Tommaso fuori concorso), ha detto infervorato: «Come un piccolo bambino, spero che
la società si emancipi dalla logica del profitto. Auguro agli autori debuttanti di fare film liberi dall'ossessione
degli incassi che fagocita buona parte del mercato». Applausi.
Foto: Sam Mendes, presidente della giuria di Venezia SAM MENDES, PRESIDENTE DELLA GIURIA,
RICORDA LA GIOVENTÙ A VENEZIA: «SONO TORNATO STUDENTE, CON QUESTO SPIRITO
GIUDICHERÒ» IL TAPPETO ROSSO Emma Stone distribuisce autografi e posa per i selfie dei suoi fan
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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Il festival
01/09/2016
Pag. 1
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tiratura:151086
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Foto: Lurex verde acqua per la diva Emma Stone protagonista di "La La Land"
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01/09/2016
Pag. 48 Ed. Roma
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Coppola sbarca sull'Isola brilla la notte dei ricordi
Laura Larcan
Francis Ford Coppola l'avrebbe voluti abbracciare tutti. Il grande cineasta, genio della saga de Il Padrino e
Apocalypse Now , sarebbe stato commosso nel vedere le tante persone cinefile che ieri sera hanno sfidato
stoiche e pazienti la pioggia battente sull'Isola Tiberina pur di assistere, nella cornice dell'Isola del Cinema,
alla proiezione del docufilm "The Family Whistle - Il fischio di famiglia", opera di Michele Russo che per
anni, con passione e divertito intuito si è documentato sulla grande talentuosa famiglia Coppola, tra papà
Francis, gli eredi Sofia e Roman, il nipote divo Nicholas Cage. Perché? Russo è parente dei Coppola, ed è
riuscito a ristabilire dopo più di un secolo i contatti con i cugini, ricostruendo l'albero genealogico di famiglia:
65 minuti di pellicola che indagano le radici lucane di una dinastia di cineasti. Il lavoro già presentato con
successo di critica alla 60esima edizione del Festival di Cannes, ieri è stato illustrato con non poca
emozione dall'autore. Ad applaudirlo, seduti in platea, qualcuno rintanato sotto ombrelli e impermeabili, le
simpatiche attrici Mita Medici , Maria Rosaria Omaggio , Imma Piro . Ancora, Pino Quartullo e Joe Capalbo
. Persino la soprintendente del Lazio Alfonsina Russo . A raccontare la genesi del film, Margherita
Romaniello e Mariano Schiavone dell'Apt della Basilicata, terra preziosa che ha ospitato le riprese del film.
Soddisfatti il direttore della Lucana Film Commission Paride Leporace , e Alberto Versace del ministero per
lo Sviluppo economico. E domani? Russo è pronto a raggiungere zio Francis. Il film è candidato al
Colorado international Film Festival.
Foto: In alto, Mita Medici e Imma Piro si riparano dalla pioggia Al centro, Pino Quartullo Sopra, Michele
Russo
Foto: (foto FABIANO/TOIATI)
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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AMARCORD
01/09/2016
Pag. 27
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"La La Land", che meraviglia è rinato il musical
Fabio Ferzetti
dal nostro inviato Nostalgia contro nostalgia. E prima vittoria del Lido. Cannes quest'anno ha aperto con
Café Society di Woody Allen? Venezia risponde con lo strepitoso La La Land di Damien Chazelle. La cosa
curiosa è che entrambi i film trasudano amore e rimpianto per il cinema (e il jazz) della golden era, a cui
rendono omaggio in tutti i modi possibili. La cosa decisiva sarà il numero di candidature e poi di statuette
che entrambi collezioneranno agli Oscar. Noi scommettiamo fin d'ora sul giovane Chazelle, 31 anni appena
e 3 Oscar già vinti con Whiplash. Non solo perché il suo film è più nuovo e inventivo del pur eccellente Café
Society, ma perché quando un giovane indipendente fa il suo primo grande film con gli studios, il budget
decuplica e il sostegno della produzione si adegua. Se poi il film è anche molto bello, come in questo caso,
c'è di che fare il tifo. LA RIVELAZIONE Occhi puntati su Chazelle dunque, che con questo musical
ambientato nella Los Angeles di oggi (mentre Allen tornava alla Hollywood anni 30) reinventa uno dei
generi classici più difficili da maneggiare. Con una grazia e un'inventiva che cancellano le piccole falle di
una sceneggiatura scandita dal passare delle stagioni e dedicata ai due eterni sogni di ogni musical.
L'amore e il successo, che non sempre vanno di pari passo ma a volte sì, almeno per un po'. Ed ecco Ryan
Gosling, pianista troppo innamorato del jazz per sfondare, mentre Emma Stone è la classica attrice che
accumula provini e intanto serve il caffè al bar degli Studios. Le canzoni di Justin Hurwitz, vecchio
compagno di studi del regista, sono bellissime. E lo schermo si allarga fin dalla prima scena in un
gigantesco cinemascope per accogliere le invenzioni di un film che manderà in estasi gli appassionati e
chiunque ne abbia abbastanza del cinismo oggi obbligatorio. Perché tra un party in piscina e un ingorgo
che diventa un gigantesco numero musicale, i due protagonisti si avvistano, si detestano, si ritrovano e
naturalmente si amano, anche se non sarà facile. Ma soprattutto cantano (più lei di lui) e ballano, rifacendo
perfino il tip tap di Fred Astaire e Ginger Rogers. Senza mai cadere nell'omaggio un po' mortifero, per molte
ottime ragioni. Intanto Chazelle non bara, non moltiplica le inquadrature, non gioca di montaggio, ma punta
tutto sulla bravura dei due protagonisti (la Stone è come sempre una meraviglia), sottolineata anche da
arditi giochi di luce in diretta. Poi sostiene il loro amore per lo spettacolo con una serie di citazioni sempre
molto pertinenti che sottolineano il tema centrale del film. Come quando, al loro primo bacio, i due escono
dalla proiezione di Gioventù bruciata per ritrovarsi nel vero Osservatorio Griffith, di scena anche nel film con
James Dean. Ma finiscono per alzarsi in volo e ballare fra le stelle del planetario, perché più realtà significa
sempre più immaginazione, non il contrario. In fondo è per questo che si faceva il cinema una volta. Ed è
per questo che lo si fa ancora.
Foto: TRE OSCAR ALL'ATTIVO IL CINEASTA RACCONTA CON TALENTO VISIVO LA RICERCA
DELL'AMORE E DEL SUCCESSO INTERPRETI SMAGLIANTI
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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LA CRITICA/2
01/09/2016
Pag. 27
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«Così vi aiuto a sognare»
Gl. S.
Applausi a scena aperta in sala, dopo le sequenze più spettacolari o toccanti. Ovazioni alla conferenza
stampa. Capannelli di spettatori entusiasti. Se La La Land racconta un sogno, il regista americano Damien
Chazelle ha vissuto a Venezia il proprio. A soli 31 anni, alle spalle un unico film (il prodigioso Whiplash,
arrivato in finale all'Oscar), Damien ha inaugurato la 73ma Mostra e ancora una volta si ritrova sulla corsia
preferienziale nella corsa alle prossime nomination. A vederlo, un po' timido, capelli cortissimi, blazer blu,
sembra uno studente fresco di College più che una nuova e potente voce di Hollywood. Ex batterista (
Whiplash raccontava la sua storia), cinefilo da sempre, per «acclimatarsi», Chazelle è sbarcato in Italia già
una settimana fa. E all'anteprima di La La Land (che uscirà il 26 gennaio), si dice «sconvolto» dal terremoto
per il quale Lionsgate, la produzione del film, ha stanziato un cospicuo contributo. E' stato difficile realizzare
un musical? «Il progetto era nato sei anni fa. Da allora avevo pronte la sceneggiatura e le musiche. Ma non
trovavo produttori. Poi il successo di Whiplash mi ha spianato la strada». Ha senso, con tutto quello che
succede nel mondo, realizzare un film romantico a base di musica e balli? «Oggi c'è più che mai bisogno di
sognare e il cinema è lo strumento ideale per trasmettere le emozioni. In un musical le note e la danza
dicono quello che le parole non riescono ad esprimere». Qual è dunque il messaggio del film? «Bisogna
sempre inseguire i propri sogni. E perseverare anche quando non si realizzano. Mi piaceva analizzare il
rapporto tra amore e arte e chiedermi se l'uno esclude l'altra. La La Land è anche una dichiarazione
d'amore: per la musica, per il cinema, per Los Angeles». Cosa ci trova di attraente? «Ci vivo da nove anni e
all'inizio non riuscivo ad ambientarmi: Los Angeles non è molto amichevole per chi, come me, viene dalla
East Coast. Ma poi, piano piano, ho scoperto il lato poetico della città: è il paradiso dei sognatori. E mi sono
divertito a giocare con i suoi cliché, come il traffico e la presenza delle celebrities». Quando è diventato
cinefilo? «Lo ero già da bambino. Sono cresciuto con due passioni: il jazz, insegnatomi da mio padre, e il
cinema. Alla fine ha prevalso la mia voglia di fare il regista. E oggi, con La La Land , ho reso omaggio ai
grandi musical del passato cercando un linguaggio moderno, comprensibile dai giovani». Quali sono i suoi
riferimenti cinematografici? «Amo molto i film di Stanley Donen, ma la mia fonte principale d'sipirazione
sono stati i musical colorati e vivacissimi del regista francese Jacques Demy». Cosa è romantico, per lei?
«Una coppia, specie quando si separa. Mi commuove l'idea che nella vita puoi incontrare qualcuno che ti
trasforma e ti aiuta diventare la persona che hai sempre sognato di essere ma alla fine devi andare avanti
da solo».
Foto: Il regista Damien Chazelle. Sotto, Ryan Gosling nel film
Foto: È UN PROGETTO NATO SEI ANNI FA TENUTO FERMO PERCHÉ NON TROVAVO I
PRODUTTORI
Foto: HO RESO OMAGGIO A UN GRANDE GENERE DEL PASSATO CERCANDO UN LINGUAGGIO
MODERNO
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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L'intervista Damien Chazelle Ex batterista, 31 anni, con alle spalle un unico film ("Whiplash"), il regista
presenta il film che ha inaugurato il festival : «È una dichiarazione d'amore per cinema e musica»
01/09/2016
Pag. 9
diffusione:98970
tiratura:162805
Ok a Premium passa da una telco
Poiché nessuno dei due contendenti vuole consolidare la pay- tv , occorre trovare un alleato possibilmente
industriale. Come Telecom o Iliad. Bolloré può salire nel capitale del Biscione
Andrea Montanari
Su Premium lo scontro è in atto ed è frontale. Lo confermano le parole e le mosse formali dei due gruppi.
Ma, come trapela da settimane, sottotraccia i contendenti cercano di arrivare a un nuovo accordo. Un
traguardo non semplice da raggiungere anche perché le divergenze finora emerse sono evidenti. E se per
Vivendi i numeri del piano Premium 2018-2020 non sono ritenuti realistici, per Mediaset e per l'azionista
Fininvest le accuse del gruppo francese non stanno in piedi, anche perché il contratto vincolante è stato
firmato lo scorso aprile dall'ad di Vivendi, Arnaud De Puyfontaine. Per questa ragione, giocoforza, le parti in
causa potrebbero scendere a più miti consigli e trovare una nuova intesa. Anche perché altrimenti,
battendo la sola pista dei tribunali si rischia di non trovare la quadra per anni. E se davvero il gruppo che fa
riferimento a Vincent Bolloré avesse voluto cambiare le carte in tavola e rivedere l'intesa già siglata
avrebbe potuto optare per un provvedimento d'urgenza e congelare tutto. Invece così non è stato. Ma già
attendere la prima possibile udienza, prevista in calendario per il febbraio 2017, sarebbe un autogol per i
protagonisti della vicenda perché si rallenterebbe di parecchio il progetto di ristrutturazione e risanamento
di Premium, non si imposterebbe la nuova gestione operativa a trazione transalpina e soprattutto non si
definirebbe in tempo la strategia sul fronte delle prossime gare per l'acquisto dei diritti tv (serie A e
Champions League). Per queste ragioni, sia a Cologno Monzese sia a Parigi hanno capito che forse
conviene sotterrare l'ascia di guerra, sedersi attorno a un tavolo e fumare il calumet della pace. Il nodo da
sciogliere resta sempre quello del consolidamento di Premium, la pay tv che ha quasi 2 milioni di abbonati
ma che nel solo primo trimestre di quest'anno ha perso 100 milioni, dopo gli 83 milioni di rosso del 2015.
Né Mediaset guidata da Pier Silvio Berlusconi né la Vivendi di Bolloré, ormai è chiaro, intendono avere il
50% della televisione digitale a pagamento. Per questa ragione l'unica soluzione possibile è quella di
trovare un terzo partner, un alleato strategico, possibilmente di natura industriale, per riuscire a realizzare
quel progetto di polo televisivo e creativo (i contenuti editoriali) paneuropeo che era alla base dell'accordo
siglato sull'asse Italia-Francia nell'aprile scorso. Altrimenti Premium può diventare un boccone facile per
Sky Italia che diverrebbe l'unico player del mercato della pay tv. Se non dovessero farsi vivi nuovi
interessati come i cinesi di LeTv. Ed è sulla falsariga di questa impostazione che più osservatori ipotizzano
il coinvolgimento nel percorso di riavvicinamento tra Vivendi e Mediaset di un operatore telefonico.
Difficilmente sarà Telefonica (socio all'11% di Premium destinato a uscire di scena con il deal), anche se la
società di Bolloré potrebbe garantire agli spagnoli il riacquisto futuro della partecipazione nella pay tv. Poco
praticabile la strada che porta poi alla francese Orange anche se nelle settimane scorse era circolata la
voce, sulla stampa transalpina di un possibile interesse della stessa Orange per Canal+, la tv satellitare di
Vivendi che ha appena varato un piano di ristrutturazione che prevede il taglio di 300 milioni. E allora chi
potrebbe essere il soggetto da coinvolgere? Proprio ieri da Oltrealpe è arrivata la conferma che Iliad-Free, il
gruppo telefonico di Xavier Niel che era arrivato a detenere una partecipazione potenziale in Telecom del
10%, vuole sbarcare sul mercato italiano diventando il quarto operatore del business del mobile, rilevando
quegli asset infrastrutturali che Wind e H3G dovranno mettere in vendita dopo il matrimonio che si
dovrebbe celebrare a breve. E proprio Iliad sta per siglare, in Francia, un accordo commerciale con Canal+
per la vendita di pacchetti televisivi ai clienti transalpini. Quindi in quest'ottica l'asse Bolloré-Niel potrebbe
svilupparsi anche in Italia in ottica Premium. Ma il candidato naturale al matrimonio a tre con Vivendi e
Mediaset, secondo molti osservatori, sarebbe Telecom, controllata di fatto dal gruppo guidato da De
Puyfontaine al 24,7%. Ma l'ex monopolista di Stato delle tlc guidato dall'ad Flavio Cattaneo ha già più volte
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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I TEMPI LUNGHI DELLA GIUSTIZIA SPINGONO VIVENDI E MEDIASET A TROVARE UN ACCORDO
01/09/2016
Pag. 9
diffusione:98970
tiratura:162805
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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smentito un suo coinvolgimento in questa operazione di riassetto, anche se l'alleanza andrebbe nella
direzione del consolidamento del comparto media&tlc. Telecom al momento vuole continuare a essere un
hub di distribuzione di contenuti e per questo ha in essere un contratto con Sky anche se ora le due società
sono ai ferri corti e il gruppo tlc ha depositato un atto di citazione al Tribunale di Milano. Ma che il futuro sia
quello della convergenza lo dimostra anche l'accordo che oggi Telecom siglerà con Samsung per il lancio
della nuova Tim Smart Tv che offrirà, gratis, per sei mesi il pacchetto Premium online. L'altra opzione per
rilanciare il matrimonio Vivendi-Premium è quella legata alla possibilità che il gruppo di Bolloré possa salire
subito al 5% del Biscione. (riproduzione riservata)
MEDIASET 31 mag '16 31 ago '16 2,2 3,8 3,4 3,0 2,6 4,2 quotazioni in euro 2,84 € -0,77% IERI
Foto: Pier Silvio Berlusconi
Foto: Vincent Bolloré
Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/mediaset
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Un padre, una figlia e una nazione corrotta e invivibile. Ma attenzione:
non è l'Italia
Un padre, una figlia Re g i a : Cristian Mungiu Attori principali: Adrian Titieni, Maria-Victoria Dragus D u ra t
a : 128 min. ,,,, , LA ROMANIA non è un Paese per giovani. Tale è la conclusione a cui è giunto Romeo,
medico di mezza età, dopo aver lottato una vita per un mondo migliore. Per questo sente il dovere come
padre di mandare sua figlia Eliza a studiare all ' estero, in Inghilterra. Inizialmente concorde, la ragazza s '
impegna al massimo per ottenere i voti necessari all ' ammissione finché un incidente non le aprirà nuove
prospettive. Veterano di premi sulla Croisette, l ' a ncor giovane regista rumeno sembra non sbagliare un
colpo anche quando decide di ammorbidire i toni narrativi e registici del suo cinema. È questa, infatti, la
grande differenza dalle opere precedenti ( 4 mesi, 3 settimane, 2 giorni e Oltre le colline ), che ricordiamo
durissime e sconvolgenti. L ' incisività tuttavia non muta e il coltello è inflitto nella piaga di una nazione
percepita come corrotta, statica, invivibile. Dolente e corrosivo, il terzo lungometraggio di Mungiu si è
meritato il premio alla regia a Cannes. Da non perdere. AM PAS La famiglia Fang Re g i a : di e con Jason
Bateman Attori principali: Nicole Kidman, Christopher Walken D u ra t a : 107 min. ,,,, , CHE famiglia, i
Fang, e che film! Caleb (Walken) e Camille Fang non sono genitori ordinari, bensì performer geniali,
radicali, persino sovversivi: per le loro video-opere si servono dei due figli, Annie (Kidman) e Baxter
(Bateman), che crescono con qualche deficit di stabilità. Lei attrice in disgrazia, lui scrittore in rovina, da
adulti ancora si leccano le ferite, finché papà e mamma non ritornano in scena: per poco, perché la loro
ultima performance potrebbe essere mortale ... Dal romanzo omonimo di Kevin Wilson, l ' opera seconda
dietro la macchina da presa dell ' attore americano Jason Bateman, talento pulsante ma sottostimato: La
famiglia Fang non è la solita commedia formato famiglia, bensì una sottile, acuta e dolente disamina del
cortocircuito tra arte e vita, verità e finzione, educazione e sfruttamento. Superbo Walken, sensibile
Bateman, la sorpresa è la Kidman: paralizzata dal botox, ma gli occhi bastano e avanzano. Se volete
riflettere, sorridere e masticare amaro sulla vita e i legami (an)affettivi, è il vostro film: non perdetelo. FED.
PONT. Jason Bourne Re g i a : Paul Greengrass Attori principali: Matt Damon, Vincent Cassel D u ra t a :
123 min. ,, ,,, TO R N A l ' attore eponimo Matt Damon, torna il regista Paul Greengrass, e torna l '
(anti)eroe, l ' agente segreto smemorato partorito dalla penna di Robert Ludlum: Jason Bourne , che alla
quinta volta sul grande schermo si prende pure il titolo. Il ticket Damon e Greengrass faceva ben sperare,
ma lascia interdetti: più di qualcosa funziona tecnicamente, ma poeticamente ed emozionalmente non
altrettanto. Un giocattolone action tonitruante e smargiasso - riprese mozzafiato, montaggio parossistico,
virtuosismi di camera, Greengrass non si discute - che fa tanto rumore per nulla: la storia è esile, di mero
servizio spettacolare, senza sottotesti " e u ro p e i " né appigli autoriali. In breve, la Cia (Tommy Lee
Jones) bracca ancora Bourne, ma forse gli offrirà (Alicia Vikander) la pace: che fare? Vedersela con nuovi
cattivi (il killer di Langley Vincent Cassel), rivedere le vecchie conoscenze (Julia Stiles) e, sì, provare a
sopravvivere, da un ' Atene in fiamme alla solita Las Vegas, da Roma all ' Islanda. Film giramondo, con
portafogli hollywoodiano e palato, si direbbe, cinese: Jason non molla, ma a finire al tappeto è la realtà.
Muscolare con noia. FED. PONT. L ' effetto acquatico - Un colpo di fulmine a prima svista Re g i a : Sólveig
Anspach Attori principali: Samir Guesmi, Florence Loiret- Caille D u ra t a : 95 min. ,,,, , SAMIR lavora sulle
gru, Agathe insegna a nuotare. Si assomigliano per caratteri ruvidi, ma lo scoprono unicamente quando s '
incontrano in acqua, elemento che conosce solo la verità. Per metterlo alla prova lei fugge persino in
Islanda, dove lui - goffo e tenace - la segue sfidando spazi e tempi che solamente l ' amore può conce p i re
. Film francese della compianta regista islandese, L ' effetto acquatico è lo stupore fatto a cinema per la
felice unione di follia e garbo di cui si compone. Una vera favola agrodolce con irresistibili apici di comicità
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
NELLESALE Lo sguardo dolente e corrosivo del regista rumeno Mungiu (premio alla regia a Cannes).
Delusione "Jason Bourne"
01/09/2016
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
che ha riscaldato le platee a Cannes dove ha vinto il premio de La Quinzaine des Realisateurs. E in
naufragar m ' è dolce in questo mare: imperdibile. AM PAS
Foto: L ' age nte Matt Damon
Foto: Irriconoscibile Nicole La Kidman ne " La famiglia Fang "
Foto: Dissidi familiari Una scena di " Un padre, una figlia "
01/09/2016
Pag. 19
diffusione:35068
tiratura:81573
"Una questione privata ": i Taviani sulle tracce di Beppe Fenoglio
» FABRIZIO CORALLO
Paolo e Vittorio Taviani torneranno sul set a fine settembre nella provincia di Cuneo per girare " Una
questione privata " , il loro nuovo film tratto dall ' omonimo romanzo di Beppe Fenoglio pubblicato postumo
da Garzanti nel 1963 per cui hanno scelto come protagonista Luca Marinelli, attore dell ' a nno per le sue
prove folgoranti in " Non essere cattivo " e " Lo chiamavano Jeeg Robot " . La coproduzione italo-francese
in cui è coinvolto anche Ermanno Olmi vedrà in scena le vicende di Milton, il giovane studente di Alba che
durante la guerra di liberazione del 1944, dilaniato dal sospetto che il suo migliore amico Giorgio sia stata l '
amante della ragazza dei suoi sogni, Fulvia, e sale sulle montagne piemontesi con i partigiani alla sua
ricerca scoprendo che è stato catturato dai fascisti e sta per essere fucilato. Il romanzo autobiografico di
Fenoglio aveva già avuto una versione tv diretta da Alberto Negrin per Rai 1 nel 1993 e sceneggiata da
Raffaele La Capria e Paolo Virzì. STA N N O per iniziare le riprese di " Borg/McEnroe " , il biopic del regista
danese Janus Metz Pedersen ambientato tra Svezia, Londra, Principato di Monaco e New York e dedicato
alla celebre rivalità tra i due campioni del tennis internazionale, in particolare al loro storico match di
Wimbledon 1980. A interpretare John McEnroe sarà Shia LaBeouf, mentre il ruolo di Bjorn Borg è stato
affidato all ' attore svedese Sverrir Gudnason e quello del suo allenatore Lennart Bergelin al connazionale
Stellan Skarsgard. C H A R LOT T E Rampling girerà a fine mese " The Whale " , opera seconda di Andrea
Pallaoro (già autore di " Medeas " presen tato a Venezia Orizzonti tre anni fa) ambientata in Belgio,
realizzata grazie a una coproduzione italo-belga-francese coordinata dalla Partner Media Investment di
Andrea Stucovitz e distribuita l ' anno prossimo a cura di Good Films. La sequenza iniziale che mostra una
balena spiaggiata su un arenile belga del mare del Nord rappresenta la metafora del disorientamento della
protagonista, una moglie/madre che in seguito a un dramma deve affrontare una nuova condizione di vita
inaspettata e difficile. LA CITTÀ di Matera ospiterà nelle prossime settimane il set di " Maria Maddalena " ,
una produzione americana See-Saw Films realizzata in collaborazione con l ' i tali ana Panorama che avrà
come protagonista Rooney Mara accanto a Joaquin Phoenix nel ruolo di Gesù Cristo. La 31enne iperattiva
attrice americana candidata all ' Oscar per " C a ro l " e per " Mil lennium-Uomini che odiano le donne " sarà
diretta da Gareth Davis per cui ha già recitato tra lndia e Australia insieme a Nicole Kidman nell ' imminente
" Lion " .
Foto: Insieme Paolo e Vittorio Taviani Ansa
ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 01/09/2016 - 01/09/2016
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CIAK SI GI R A Scelto come protagonista Luca Marinelli. A Matera si gira un nuovo Cristo
01/09/2016
Pag. 16
diffusione:16726
tiratura:31832
Stone apre la Mostra della sobrietà
L' attrice statunitense al Lido per il musical «La La Land» Cena di gala annullata per solidarietà alle vittime
del terremoto Il desiderio «È da quando avevo otto anni che sognavo di cantare» Il premio Leone d'Oro alla
carriera al regista Jerzy Skolimowski
Carlo Antini
Una Mostra di Venezia in controbattuta, quella che si è presentata nel giorno di apertura. Venezia 73 ha
salutato la sua inaugurazione tenendosi in bilico tra una realtà che si premunisce di barricate contro gli
attacchi terroristici e la sobrietà d'obbligo in un clima da post terremoto: sono stati annullati la cena di gala e
il ricevimento sulla spiaggia che tradizionalmente tengono seguito alla cerimonia di apertura. Ma, allo
stesso tempo, la Mostra balla e canta al ritmo su cui Damien Chazelle ha impostato il suo film: «La La
Land». Un musical per l'inaugurazione della kermesse veneziana, che pure rinuncia ai tradizionali
festeggiamenti di fine serata, ma di certo non può rinunciare al coloratissimo e trasognato nuovo film di
questo enfant prodige dell'ultima Hollywood, lanciatissimo dopo il successo da Oscar del suo lavoro
precedente, «Whiplash», e ansioso di trovare su un Lido che tradizionalmente porta fortuna nell'annuale
caccia alla statuetta dorata, il giusto viatico verso la prossima Notte delle Stelle. Enfatico e pieno di energia
e contrasti, «La La Land» è tutto un romantico rimescolare il mito del successo americano tenendo insieme
le due matrici più radicali della cultura statunitense, la musica jazz e il cinema. Il cuore e il batticuore della
storia d'amore illustrata in Cinemascope nel film è incarnato dalla coppia composta da Ryan Gosling e
Emma Stone: lui è Sebastian e ha il jazz nel sangue, lei è Mia e nel cuore ha il sogno di recitare. Muovono i
loro passi per le strade di Los Angeles, in un universo che Chazelle raffigura sospeso su un presente fuori
dal tempo, colorato del mito della vecchia Hollywood anni '50, rimembranza di un passato cinematografico
che fa il paio con quello musicale dell'età del jazz. Mia e Sebastian incrociano i loro sogni su uno scenario
di quotidianità difficile: lei fa la cameriera negli studios, mentre tenta di costruirsi una carriera tra un provino
fallimentare e l'altro, lui invece cerca inutilmente di fare jazz nei night cittadini mentre sogna di aprire un
locale tutto suo in cui far rivivere l'era delle jam session. La sequenza d'apertura li vede incastrati nelle loro
auto, ognuno per conto suo nel mezzo di un ingorgo sulla tangenziale losangelina che si tramuta in un
numero di canto e danza in piano sequenza, una chorus line per automobilisti che cantano la bellezza di
quella città degli angeli che è anche la città di chi sogna il successo. Si sfiorano in auto questi due perdenti,
che poi si ritrovano e si uniscono per dare forza col loro improbabile amore alle loro passioni, facendosi
forza contro i compromessi che la vita impone. Damien Chazelle, che ha anche scritto il film modulandolo
su tematiche che già avevano animato il suo primo lungometraggio («Guy and Madeline on a Park
Bench»), cerca la traccia di una malinconia attraversata da cromatismi ottimistici, affidando i suoi due
innamorati a un gioco di delusioni e disillusioni che ne descrive tanto il versante romantico quanto quello
realistico. Il film sta tutto nell'equilibrio un po' improbabile tra un immaginario che sostiene la fede nelle
muse cui si affida, il sogno di un'arte che nutra gli individui di passioni e convinzioni, e una definizione dei
protagonisti che finisce col collocarli nella disillusione delle loro vite adulte. L'ambiguità è esattamente
quella che Chazelle cavalcava già in «Whiplash», solo che qui l'orchestrazione è a tutto schermo e il film
sembra un musical che sta tra Stanley Donen e Bob Fosse, tra il classicismo e la modernità. Le due cifre
dialogano ma non sempre si capiscono, esattamente come i due protagonisti, che finiranno per fare i conti
con le loro speranze senza lasciare da parte la concretezza delle vite. Chazelle pensa chiaramente anche
al francese Jacques Demy, ma viene in mente anche il Coppola di «Un sogno lungo un giorno» e «Cotton
Club». Certo i numeri musicali composti da Justin Hurwitz, collaboratore del regista sin dai suoi esordi,
sono tutti tenuti sulla linea di una tensione melodica che spinge forte verso il jazz e in questo il film trova un
appoggio soprattutto in Ryan Gosling che dà prova di grande generosità e personalità, tanto più che ha
dovuto preparare un ruolo in cui era richiesto lo studio del piano e della danza moderna. Emma Stone lo
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Venezia La 73esima edizione della kermesse cinematografica al via tra misure antiterrorismo e poche feste
01/09/2016
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affianca con lucidità sentimentale non indifferente e i due tengono molto bene il ritmo di un confronto che è
alla base del film. «È da quando avevo otto anni che sognavo di cantare in un film», ha detto la Stone. La
giornata di apertura della Mostra di Venezia è stata anche segnata dalla consegna del Leone d'Oro alla
carriera a Jerzy Skolimowski e dall'omaggio al compianto regista iraniano Abbas Kiarostami. La proiezione
di «The War Show» di Andreas Dalsgaard ha inaugurato anche le Giornate degli Autori, sezione
indipendente del Festival. A questo punto i riflettori si spostano sulla giornata odierna con la proiezione dei
film di Muccino «L'estate addosso» e di Wim Wenders «Les Beaux Jours d'Aranjuez». Senza dimenticare
fuori concorso i «Pagliacci» di Marco Bellocchio.
Foto: Red carpet A destra Emma Stone protagonista del musical «La La Land». Sotto da sinistra il regista
Damien Chazelle, la madrina della Mostra di Venezia Sonia Bergamasco e Gemma Arterton