Gli ideali degli italiani sulla popolazione - IRPPS
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Gli ideali degli italiani sulla popolazione - IRPPS
Corrado Bonifazi, Giuseppe Gesano, Adele Menniti, Maura Misiti, Rossella Palomba GLI IDEALI DEGLI ITALIANI SULLA POPOLAZIONE Figli, famiglia e stranieri W.P. 01/98 ottobre 1998 L’IRP, Istituto del CNR, si occupa dal 1981 di ricerche in campo demografico e sociale. L’attività si svolge in diversi ambiti di studio centrati sull’analisi delle tendenze di popolazione spaziando dalle problematiche connesse alla mobilità interna e internazionale, al mercato del lavoro, alle dinamiche familiari e a quelle della salute e della mortalità. L’Istituto conduce periodicamente indagini su specifici argomenti di interesse demografico e tra queste l’inchiesta sulle opinioni e gli atteggiamenti degli italiani sulle tendenze di popolazione. Attraverso questa indagine è stato possibile studiare gli atteggiamenti degli italiani verso il matrimonio, i figli, la famiglia, gli anziani e gli immigrati e di seguirne l’andamento nel tempo. INDICE pag INTRODUZIONE Tra sogno e realtà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 Capitolo 1 SE GLI ITALIANI POTESSERO SCEGLIERE: POPOLAZIONE IDEALE E POLITICHE DESIDERATE ..................................... 8 Capitolo 2 GLI IMMIGRATI TRA ACCETTAZIONE E RIFIUTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 Capitolo 3 LA VITA INSIEME: MATRIMONIO O CONVIVENZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31 Capitolo 4 I FIGLI: UNA SCELTA DI VITA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35 Capitolo 5 MOGLIE IDEALE, MARITO IDEALE ........................................................... 42 Capitolo 6 “SE AVESSI BISOGNO DI AIUTO...” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 Dalla A alla ZETA: le parole dell’indagine ...................................................... 57 Tutti i numeri: percentuali e questionario ...................................................... 60 aliani menti degli it . ia gg te at i gl e opinioni nel paese L’inchiesta sulle denze demografiche in atto n riguardo alle te 1997 La data: marzo ia a faccia cc fa 00 terviste: 15 anni Numero delle in esa fra i 20 e i 49 nostro paese e rappresentativo: pr m co à et di e rson zione reale del Il campione: pe onale alla popola e zi or op pr e: on geografich Tipo di campi • di 5 ripartizioni piezza demografica am • dei comuni per 20-29; 30-39; 40-49 anni. à • delle classi di et coniugati, 55% % % 50 donne, nubili e celibi, 42 e vedovi, 3% Gli intervistati: ti ia % rz 50 vo , 10% uomini, separati, di enza elementare nessun titolo e lic % 31 studenti, 9% media inferiore, % % 63 49 ti, e, pa 20-29 anni, 35% or cu ri oc media supe % 12 i, at up % cc 30-39 anni, 34% so 10 di università, 40-49 anni, 31% casalinghe, 14% altro, 2% erenti zioni su temi diff se 9 o: ri na tio Il ques 42 domande nerali su alcuni temi ge nomeni demografici o rn ve go l de o ni fe attati: ruol lutazione su alcu Gli argomenti tr conoscenza e va eri rani opinioni sugli st inioni su matrimonio op e i ideali familiar arietà lid so reti di aiuto e lore del figlio va e ta valori nella vi oduttive le intenzioni ripr congedo di maternità e i ar assegni famili i ruoli familiar sult po: General Con m ca l su ne gi da effettuato l’in La Società che ha INTRODUZIONE Tra sogno e realtà Istruzioni per l’uso Questo rapporto descrive i principali risultati dell’inchiesta condotta dall'Istituto di Ricerche sulla Popolazione Irp - CNR sulle opinioni e gli atteggiamenti degli italiani verso le tendenze demografiche in atto nel paese. Si tratta della quarta indagine effettuata nel 1997, mentre la prima è stata condotta nei mesi a cavallo tra la fine del 1983 e l’inizio del 1984, la seconda tra la fine del 1987 e l’inizio del 1988 e la terza nel 1991. L’Istituto di Ricerche sulla Popolazione sonda periodicamente l’opinione pubblica italiana per conoscere le opinioni, gli stereotipi, i riferimenti ideologici degli italiani a proposito dei problemi della popolazione perché dallo studio di queste rappresentazioni è possibile capire le ragioni di determinati comportamenti demografici e disegnare scenari futuri di popolazione. Nell'era dei media omnipervasivi, come osserva il demografo francese Lévy (1991), è importante che gli individui sappiano distinguere “i sofismi e l'impostura, sappiano intravedere, dietro le apocalissi, le esplosioni e le implosioni vendute a buon mercato, i problemi di vita e morte di individui e società, che sono il cuore della demografia”. Se alla gente comune l’analisi di questi aspetti può sembrare semplice e banale dato che i fatti demografici fanno parte della vita quotidiana, in realtà lo studio di nascite, matrimoni, divorzi, migrazioni e morti richiede sensibilità e professionalità specifiche sia nell’analisi del dato che nella comprensione delle interrelazioni fra dinamiche di popolazione e contesto sociale. Le nostre inchieste vogliono entrare nell’immaginario della popolazione italiana sui temi demografici, catturando aspettative, speranze e richieste di intervento pubblico nel campo della fecondità, delle migrazioni e della solidarietà sociale. E questo rapporto, come altri lavori dell'Istituto, cerca di veicolare una informazione corretta sui temi di popolazione. L’obiettivo è di consentire la formazione di giudizi maturi e consapevoli sulle tendenze demografiche e, per quanto è possibile, di fornire strumenti di valutazione ai politici e agli amministratori locali. Nel presentare i risultati di questa ultima inchiesta abbiamo pensato che il lettore, incuriosito dai risultati dell’indagine, volesse conoscere gli andamenti reali delle tendenze demografiche per meglio leggere ed interpretare i valori e gli ideali degli italiani. Abbiamo perciò diviso ciascuna pagina in due parti: a sinistra la realtà, cioè le tendenze in atto, e a destra gli ideali e le opinioni, cioè la percezione soggettiva della realtà. È possibile dunque per chi legge disporre subito della informazione demografica oggettiva e neutra da confrontare con quella soggettiva percepita dagli intervistati. Molti sono gli argomenti trattati in questo rapporto: dalla conoscenza che gli italiani hanno della situazione e delle tendenze demografiche alla loro valutazione. Anche la presenza degli immigrati e le problematiche politiche e sociali connesse ai flussi migratori internazionali sono state adeguatamente analizzaLévy, M. L. (1991), Enseignement et vulgarisation de la démographie, Documents pour l'enseignement économique et social n° 86, Centre National de Documentation Pédagogique, Parigi 1 te. Si sono inoltre raccolte le opinioni degli italiani sul matrimonio, sui figli, sulle politiche familiari, sui ruoli in famiglia e sulle reti di solidarietà. In fondo al rapporto si trova un dizionario dell’indagine, dove sono evidenziate le principali parole chiave della nostra ricerca; di seguito è allegato il questionario corredato delle percentuali di risposte, in modo che il lettore possa avere una idea completa dell'inchiesta. Tutti i dati sulle tendenze demografiche sono di fonte Istat, salvo diversamente specificato. Alcuni risultati La popolazione che vorrei Gli italiani hanno idee molto precise su quello che vorrebbero in tema di popolazione e i loro ideali, aspettative e valutazioni in tema di tendenze demografiche ci aiutano a capire il significato dei cambiamento in atto nello scenario demografico italiano. La popolazione deve rimanere stabile o al più aumentare di poco; la struttura per età sbilanciata per l’aumento degli anziani e la contemporanea riduzione delle classi di età più giovani preoccupa gli italiani soprattutto rispetto a quest’ultimo aspetto; il calo della natalità è altrettanto preoccupante (il 70% del campione lo considera negativamente). Il 19% degli intervistati ha una idea molto precisa dell’ammontare attuale della popolazione italiana, ma solo il 18% sa stimare correttamente il numero degli immigrati presenti nel nostro Paese. Lo Stato potrebbe intervenire a favore delle famiglie con figli piccoli soprattutto agendo sul fronte delle agevolazioni fiscali; solo un intervistato su cinque però riconsidererebbe l’idea di avere uno od un altro figlio qualora le misure favorite venissero adottate. Per gli italiani lo Stato prima di intervenire direttamente in tema di popolazione dovrebbe risolvere il problema della disoccupazione giovanile, migliorare i servizi di assistenza sanitaria e garantire il diritto allo studio. I legami che contano A livello di preferenze personali in tema di vita familiare e di coppia la maggioranza degli italiani sceglie il matrimonio. Una delle attrattive maggiori del matrimonio risiede nel fatto di essere il coronamento di un sogno d'amore che viene così istituzionalizzato e formalmente riconosciuto. Ci sono segnali di cambiamento rispetto a soli 6 anni fa. Una parte crescente di intervistati, infatti, preferirebbe far precedere il matrimonio da un periodo di convivenza (13% nel 1991 e 16% nel 1997). Quest'ultima forma di vita insieme sta guadagnando terreno, sia come un prolungamento del periodo di corteggiamento sia come alternativa al matrimonio. La scelta di convivere senza sposarsi resta però minoritaria (2% nel 1991; 8% nel 1997). Rispetto ad inchieste precedenti l’apertura verso forme di unione meno tradizionali come la convivenza o il vivere da soli è fortemente aumentata: oggi il 37% degli intervistati vede con favore la crescita delle coppie che vivono insieme senza essere sposate e il 15% considera favorevolmente l’aumento delle persone che vivono da sole. Anche se il numero di figli per coppia è sempre più limitato, gli italiani continuano a vedere un significato molto positivo nell'essere genitori. Quali aspetti positivi vedono nei figli gli italiani? Sostanzialmente tre: i figli consentono di stabilire un legame che dura tutta la vita, i figli rappresentano una delle più grandi soddisfazioni nella vita, i figli dipendono interamente dai genitori e li fanno sentire indispensabili. 6 Complessivamente, il valore che gli italiani attribuiscono ai figli è molto elevato. È anche questo uno dei motivi per cui gli italiani vogliono avere almeno un figlio: il 40% degli intervistati ha intenzione di averne uno in un prossimo futuro; più della metà ne ha già avuti. I forti vincoli solidaristici che tuttora caratterizzano le reti familiari italiane, e che fanno del nostro paese un caso quasi unico nel panorama europeo, emergono nettamente nella nostra inchiesta: solo il 6% degli italiani non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di emergenza. Emergono, però, anche differenze rilevanti tra i membri della famiglia, tra chi offre solidarietà e aiuto e chi ne beneficia. Le casalinghe o i disoccupati ad esempio, possono contare su una rete familiare di riferimento più ristretta rispetto ai giovani, agli occupati o ai laureati. Il modo convenzionale di intendere la solidarietà familiare assumendo che la famiglia sia un organismo unitario, un solo stile di vita e livello di consumo, un singolo insieme di interessi prevalenti va ripensato anche alla luce dei risultati di questa inchiesta. L’equilibrio in famiglia La donna ideale secondo i nostri intervistati è autonoma, lavora fuori casa e trova nel proprio compagno un sostegno nella gestione della casa e nella cura dei figli (il 51% ritiene che il marito debba collaborare nelle faccende domestiche). Tutte le decisioni importanti che riguardano la gestione familiare dovrebbero venire prese insieme: le entrate familiari andrebbero messe in comune (75%); l’impiego dei risparmi, le vacanze e gli amici da frequentare sono scelte da fare in coppia; solo l’acquisto della automobile è, fra tutte, quella che risente di più di una visione tradizionale dei ruoli. Questo modello ideale di sostanziale parità entra in crisi con la nascita dei figli. Se ci sono, è la donna che deve ridurre il proprio tempo di lavoro per occuparsi dell’organizzazione familiare e dunque il lavoro part-time per le madri diventa la soluzione ideale. 7 Capitolo 1 SE GLI ITALIANI POTESSERO SCEGLIERE: POPOLAZIONE IDEALE E POLITICHE DESIDERATE 1.1. Conoscenze e preferenze in tema di popolazione Quanti siamo? La popolazione residente in media in Italia nel 1997 è calcolabile, secondo i dati forniti dall’Istat, in 57.512.166 persone. Il censimento del 1991 ne ha rilevato 56.778.031, dato che forse il grande pubblico ricorda di più, naturalmente in milioni. Quanti saremo? L’Istat, per l’inizio del 2017 fornisce una “forchetta” di previsione che va dai 54 ai 59 milioni di abitanti, con l’ipotesi centrale attestata su 56,5 milioni. Sviluppo della popolazione italiana e previsioni secondo tre ipotesi Istat (Milioni) La conoscenza sull’attuale ammontare della popolazione italiana sembra essere discreta: salvo un 10%, che non risponde affatto, un 12% che la colloca al di sotto dei 50 milioni ed un 10% che dà una cifra superiore ai 60 milioni (4% addirittura 100 e più milioni), il 19% ha invece un’idea molto precisa e corretta dell’ammontare della popolazione (56-57 milioni) ed il restante 49% ne fornisce una stima accettabile (fra i 50 e i 55 milioni e fra i 58 e i 60 milioni). Il grado di conoscenza si accresce – è ovvio – con l’istruzione: le mancate risposte vanno da un massimo di 27% tra i “senza titolo e licenza elementare” a un minimo dell’1% tra i laureati, così come, all’inverso, aumentano le informazioni strettamente corrette. È tuttavia curioso notare (Grafico 1.1) come tra coloro che forniscono comunque una propria valutazione numerica i diplomati di scuola media superiore dimostrino una leggera tendenza alla sopravvalutazione, mentre i diplomati delle medie ed i laureati una certa tendenza alla sottovalutazione. Per quanto riguarda invece l’andamento previsto della popolazione italiana da qui a vent’anni l’informazione sembra diffusamente corretta: il 25% dice che rimarrà più o meno la stessa ed il 57% che diminuirà, in diversi casi intendendo, molto probabilmente, una riduzione non accentuata, il che è di fatto anch’essa una previsione verosimile visto l’arco di tempo abbracciato. La conoscenza complessiva, dunque, del “problema della popolazione” in Italia nei suoi due principali aspetti di ammontare attuale (56÷57 milioni) e di tendenza a vent’anni (approssimativa stabilità), sembra essere appannaggio del solo 6% della popolazione, che si può estendere al 20% se si ammette una più ampia fascia di approssimazione (50÷60 milioni) per la valutazione dell’ammontare attuale, e addirittura al 56% se si accettano nello stesso tempo anche previsioni di una (lieve) riduzione. Si nota una certa attrazione (Grafico 1.2) tra chi ha indicato valori attuali troppo elevati ed aspettative di crescita. Nelle preferenze riguardo agli andamenti demografici futuri, solo il 14% vorrebbe che la popolazione italiana diminuisse, mentre il 49% la vorrebbe stabile ed il rimanente 37% addirittura in aumento. Senza Le tendenze Gli ideali Densità di popolazione in alcuni Paesi europei Paesi Abitanti per km2 Francia Germania Italia Regno Unito 106 228 190 239 Sviluppo della popolazione nei Paesi sviluppati e nei Paesi non sviluppati I giovani I giovani al di sotto dei vent’anni in Italia, tra il 1987 e il 1997 sono passati da 15,0 a 11,8 milioni, con un calo di 3,2 milioni. Gli anziani La popolazione di età 65 e più anni è passata in Italia, tra il 1987 e il 1997, da 7,7 a 9,8 milioni, aumentando di 2,1 milioni ed accrescendo dal 13,6 al 17,1 la sua incidenza sul complesso della popolazione. sforzo si possono dunque leggere gli effetti degli allarmi sul calo della popolazione e, talvolta, addirittura sul futuro “spopolamento” dell’Italia, spesso ingigantiti da alcuni mezzi di informazione di massa. Nei confronti di “coerenza” tra prospettive previste e preferenze circa il futuro andamento della popolazione italiana (Grafico 1.3) emerge un certo grado di attrazione tra le risposte, del resto prevedibile. Si nota però un netto spostamento delle preferenze, rispetto alle attese, nel senso della stabilizzazione o addirittura dell’aumento della popolazione, persino da parte di coloro che ne prevedono una diminuzione da qui a venti anni. Tra le invitanti prospettive, fatte balenare da qualcuno, di un paese più vivibile perché meno affollato, e quelle drammatiche, minacciate da altri, di una popolazione italiana in estinzione, sembrano queste ultime a fare più presa; sempre che, assopito nell’inconscio di molti di noi, non riecheggi il motto «il numero è potenza», magari dando ad esso un senso meno aggressivo e più difensivo, in particolare con riguardo al rapido peggiorare dei rapporti numerici tra popolazioni dei paesi sviluppati e quelle del terzo e quarto mondo. Per quanto riguarda invece le preferenze circa l’andamento futuro (Grafico 1.4), chi non sa dare indicazione numerica circa la consistenza attuale della popolazione tende a rifiutare ipotesi di riduzione e preferirebbe fortemente una crescita. Più in generale: i meno informati dimostrano tendenze popolazionistiche, sia che sottostimino, sia che sovrastimino la popolazione attuale; i più informati hanno prevalenti tendenze stabilizzatrici o addirittura riduttive. La diminuzione del numero di giovani al di sotto dei vent’anni sembra preoccupare la grande maggioranza degli intervistati. Il 77% della popolazione giudica in maniera più o meno sfavorevole tale fenomeno, con scarsissime variazioni sia per sesso che per età dei rispondenti. I favorevoli sono ovunque un’assoluta minoranza; gli indifferenti circa 1/5. Pare interessante notare una maggiore indifferenza al problema in chi non ha figli o ne ha uno solo (Grafico 1.5), mentre sono più o meno sfavorevoli alla diminuzione dei giovani coloro che hanno una prole più numerosa. Sembra dunque evidenziarsi una certa coerenza tra le scelte riproduttive e le preoccupazioni circa il ridursi del numero di giovani. Questa affermazione deve tener conto però del fatto che la domanda era riferita al numero di figli avuti e non a quello ideale. In tal senso, il fatto che l’età e lo stato civile non rappresentino variabili significative rispetto alla percezione di questo problema sembra confermare la nostra ipotesi. Analoghi risultati si ottengono se calcoliamo il numero ideale di figli come somma fra il numero di figli avuti e il numero di figli che si intende avere in futuro. Rispetto al problema dell’aumento degli anziani di 65 e più anni, la 9 Le tendenze Gli ideali Gli anziani per ripartizione geografica Ripartizioni Popolazione di Geografiche 65 e più anni (%) Nord-Ovest Nord-Est Centro Sud Isole 18,2 19,1 18,8 14,3 14,9 Popolazione con meno di 20 anni e più di 65 in Italia popolazione italiana sembra equamente distribuita tra più o meno favorevoli, indifferenti e più o meno sfavorevoli al fenomeno. E ciò nonostante il gran parlare che se ne fa sui mezzi di comunicazione di massa. Anzi, la quota di indifferenti aumenta all’aumentare dell’istruzione. Gli uomini, specialmente se molto giovani (20-24 anni) sembrano un po’ più indifferenti delle donne; le persone più mature, sopra i 40 anni, sono tendenzialmente più favorevoli al fenomeno, probabilmente intendendolo come effetto dell’allungamento del periodo di vita che stanno per intraprendere. Le reazioni all’invecchiamento sembrano però alquanto diverse nella geografia del paese (Grafico 1.6): prevale l’indifferenza al Nord, la preoccupazione al Centro-Sud; nelle Isole il fenomeno è invece visto con un certo favore. C’è da chiedersi quanto tutto ciò corrisponda ad un diverso atteggiamento culturale e sociale nei confronti degli anziani e quanto invece dipenda dall’esperienza personale del carico di impegno e di preoccupazioni che essi comportano, specie là dove più sono carenti le strutture assistenziali. Il fenomeno dell’invecchiamento di una popolazione dipende congiuntamente dall’aumento del numero degli anziani e dalla diminuzione del numero dei giovani. Sebbene i due quesiti sull’andamento recente del numero di giovani e di anziani, così come sono stati posti, ammettano risposte indipendenti si può cercare di verificare il grado di coerenza tra di esse. Il 40% degli intervistati manifesta esattamente la medesima reazione rispetto all’aumento degli anziani ed alla diminuzione dei giovani, con valori tanto più elevati quanto minore è il loro titolo di studio. È invece ovunque di quasi un quarto la quota di coloro che, più o meno sfavorevoli alla diminuzione dei giovani, si dicono più o meno favorevoli all’aumento degli anziani. 1.2. Conoscenza e valutazione dell’immigrazione straniera La crescita della presenza straniera regolare 10 Di una cosa gli italiani sono certi: il numero di stranieri che vivono nel nostro paese è aumentato negli ultimi anni. Una consapevolezza che accomuna persone di genere, età, professione, ripartizione di residenza, livello di istruzione e stato civile diversi, raggiungendo con il 97% la quasi totalità degli intervistati e confermando un risultato già ottenuto nell'indagine del 1991 (97%) e che per molti versi appare scontato, visto il grande interesse con cui il fenomeno è stato seguito in questi anni dai mezzi di informazione. È anche una valutazione corretta del reale andamento di un fenomeno che, per quanto sia difficile da misurare, è a parere di tutti gli osservatori sicuramente aumentato di dimensioni nell’ultima decade. Passando alla conoscenza delle dimensioni quantitative del fenomeno (Tabella 1.1), si nota una forte riduzione, rispetto alle indagini Le tendenze Gli ideali L’immigrazione straniera in Europa, 1995 (percentuale sulla popolazione totale) precedenti, della percentuale dei non so (dal 36% al 22%); in calo, rispetto al 1991, anche le valutazioni "molte alte" (superiori ai tre milioni), mentre gli altri tre gruppi di valutazioni proposti dall’intervista mostrano un aumento dei valori più o meno dello stesso ordine di grandezza. La riduzione del numero di incerti è sicuramente un elemento da valutare positivamente, come segnale di una maggiore consapevolezza complessiva verso il fenomeno migratorio. Resta più difficile valutare le altre variazioni, soprattutto per l’aumento delle dimensioni nella presenza straniera che rende problematico stabilire una relazione immediata e stabile nel tempo tra consistenza del fenomeno e grado di conoscenza. Passando dalla valutazione al giudizio del fenomeno, c'è da dire che nonostante chi giudica troppi gli stranieri sia ancora in netta maggioranza (61%) rispetto a chi li considera né troppi né pochi (32%), i primi sono diminuiti rispetto al 1991 di dieci punti percentuali a fronte di un aumento, della stessa intensità, dei secondi (Grafico 1.7). L’ipotesi di un atteggiamento più pacato verso il fenomeno appare confermata anche da un'altra domanda delle nostre indagini: se, infatti, dieci anni fa il 15% degli italiani avrebbe avuto molti problemi nell'avere come vicina di casa una famiglia di immigrati arabi e il 15% ne avrebbe avuti pochi e solo il 64% non ne avrebbe avuto nessuno, oggi questi ultimi sono il 73% del totale, mentre gli altri rappresentano, rispettivamente, il 4% e il 12%. Lo straniero continua ad essere identificato soprattutto nell’arabo (49%), specie nel marocchino (35%), e nell’africano (17%), con valori sostanzialmente analoghi a quelli registrati nel 1991; è invece più che raddoppiata la percentuale di chi indica gli albanesi (dall’8% al 17%), che appaiono ormai ben insediati, come gruppo nazionale, al secondo posto di questa non certo positiva classifica. I.3. Giudizi e richieste sugli interventi del governo I giovani e il lavoro Popolazione 15-29 anni Sesso % inoccupati Tasso disoccupazione Maschi Femmine Totale 57,2 70.3 63,6 22,2 31,3 26,1 Che cosa si aspetta l’italiano dal governo in materia di popolazione e questioni annesse? La domanda, volta ad individuare i principali argomenti che gli intervistati fanno rientrare nelle responsabilità del governo per la soluzione dei problemi della gente, fa emergere come primo problema quello della disoccupazione giovanile: più di un quarto delle risposte (gli intervistati avevano la possibilità di indicare al massimo tre temi e quasi tutti l’hanno fatto) tocca questo argomento (Tabella 1.2). Seguono le preoccupazioni circa un’adeguata assistenza sanitaria (17% delle risposte). Fin qui le indicazioni non mostrano significative variazioni al variare del sesso e delle classi di età, salvo una minore attenzione a questo tipo di preoccupazioni negli intervistati di età intermedia (30-39 anni). 11 Le tendenze Gli ideali Gli studenti Pur mantenendo lo stesso ordine di priorità, sul problema di dare a tutti la possibilità di studiare (13% delle risposte) e su quello di migliorare la qualità dell’ambiente (11%) le donne mostrano una minore attenzione. Del resto, esse, e in particolare quelle tra 30 e 39 anni, indicano il problema di rendere più facile per le donne lavorare ed avere figli per il 9% delle risposte, tre volte più degli uomini (3%). Non è difficile leggere in ciò il peso dell’esperienza vissuta dalle donne, direttamente o per esempi vicini, nel conciliare lavoro e figli, mentre gli uomini sono più liberi di spaziare in problematiche più generali, pur giudicando come prioritari problemi di una concretezza diretta, relativi al lavoro, allo studio, alla casa. Le altre tre opzioni (rendere più facile crescere i figli; occuparsi degli anziani; dare più importanza alla famiglia) mostrano livelli tra loro simili (intorno al 6% delle risposte) e scarse differenze per sesso ed età, salvo una significativa minore attenzione da parte delle generazioni più giovani, sia maschi che femmine, rispetto al problema di dare più importanza alla famiglia. Se si analizzano le caratteristiche dei vari gruppi di rispondenti per ciascuno degli argomenti proposti(1) (Grafici 1.9), emergono scarse caratterizzazioni rispetto ai primi tre temi: lavoro ai giovani, assistenza sanitaria e possibilità di studio, con una maggiore attenzione nel Mezzogiorno per i problemi del lavoro e fra coloro che hanno votato a sinistra verso il diritto allo studio. Le differenze cominciano ad emergere nell’attenzione all’ambiente, più accentuata negli intervistati con educazione superiore ed occupati e minore in coloro che hanno un numero di figli superiore alla media e in chi vive nel Mezzogiorno; diventano ancor più rilevanti rispetto al problema della casa, con gli intervistati maturi (problemi di convivenza con i figli ormai cresciuti, problemi di spazio, o problemi di quadratura di bilancio familiare?) e quelli che abitano nelle aree urbane più sensibili al problema, mentre gli appartenenti alle classi superiori risultano – sembra ovvio – molto meno toccati da esso. La discriminante di genere sul problema del conciliare lavoro e maternità viene ovviamente confermata, ma non quella che ci si potrebbe attendere dall’essere coniugati o, soprattutto, dall’avere più figli che in media: probabilmente qui gioca un fattore “scelta di campo” tra lavoro e maternità, che si riflette in un’accettazione di stereotipi culturali e comportamentali, in parte confermata dalla minore sensibilità al problema da parte di coloro che vivono nel Mezzogiorno. Lo stato di coniugato ed un elevato numero di figli, così come un’età più avanzata, spingono alla sensibilità al tema dell’allevamen- Sesso percentuale studenti su popolazione 15-19 età 20-24 età Maschi Femmine Totale 70,7 73,4 72,0 28,6 34,0 31,3 I problemi dell’abitazione % famiglie Troppo costosa Troppo piccola In cattive condizioni 54,1 13,8 6,3 (1) Per ognuno degli argomenti proposti si analizzano le differenze standardizzate (in modo tale da variare fra -1 e +1) fra la media generale e i valori corrispondenti a diverse categorie di intervistati. 12 Le tendenze Gli ideali Interventi legislativi relativi ai temi trattati Il 9.8.1996 è stato emanato il decreto legislativo n. 396 che istituisce il fondo di mutualità per le casalinghe. Nel cor so del 1996 sono state approvate le leggi n. 402 e 608 con disposizioni urgenti a sostegno del reddito. Famiglie povere Numero componenti % famiglie povere 1990 1996 1 2 3 4 5+ Totale 13,2 13,9 7,4 9,3 17,8 11,7 9,0 9,8 7,4 9,6 21,1 10,3 to dei figli, meno sentito invece da coloro che hanno un’istruzione superiore, appartengono alle classi superiori o vivono in aree urbane. L’età più avanzata costituisce una notevole spinta alla preoccupazione circa i problemi degli anziani, scarsamente apprezzati, invece, dagli appartenenti alle classi superiori. Infine, il problema di dare più importanza alla famiglia è particolarmente sentito – come si è già visto – dagli intervistati più avanti nell’età e dai coniugati, meno da coloro che abitano in grandi comuni e dalle classi abbienti. Alle personali preferenze rispetto ai campi di possibile intervento governativo sui problemi della popolazione il questionario affiancava un quesito sulla percezione delle dinamiche di effettivo intervento rispetto ad alcune tematiche di particolare interesse per la vita familiare. Il giudizio è stato espresso in termini di confronto dinamico, dovendosi dire se, a proprio giudizio, l’attenzione del governo fosse aumentata, diminuita o rimasta uguale negli ultimi tre anni (grosso modo 1994-1996) rispetto alle tematiche proposte. Naturalmente era prevista la possibilità di non rispondere, indicatore indiretto, peraltro, o di una mancata percezione di intervento governativo, o di un disinteresse al tema. La quota delle mancate risposte è risultata particolarmente alta (intorno al 20%) rispetto al problema delle famiglie con un solo genitore e (15%) rispetto a quello dei genitori con figli piccoli: entrambi, nell’Italia di oggi sono di fatto problemi di minoranze. Una volta eliminate le mancate risposte e calcolati i punteggi,(2) il giudizio complessivo che si ricava dall’insieme è piuttosto negativo nei confronti dell’azione del governo (Grafico 1.10). Solo sul tema del riconoscimento del lavoro delle casalinghe ci sarebbe stata un’attenzione crescente, per la verità soprattutto a giudizio degli uomini, probabilmente in conseguenza del recente (allora) dibattito ed approvazione del relativo decreto. Su tutti gli altri problemi l’attenzione del governo è giudicata in calo, soprattutto – sempre a giudizio degli uomini – rispetto al problema del costo dei figli. Anche l’attenzione nei riguardi delle famiglie povere è vista in diminuzione, così confermando le prevalenti preoccupazioni economiche che contraddistinguono oggi la famiglia italiana. 1.4. Gli interventi governativi in favore di famiglie e figli I problemi di cura e mantenimento dei figli si presentano ampiamente variabili in funzione dell’età dei figli, della composizione familiare, della condizione lavorativa della madre, ecc., così come mostrano aspetti diversi, da quelli di costo vivo a quelli di organizza(2) I punteggi sono stati calcolati assegnando rispettivamente i valori 3, 2 e 1 alle modalità “attenzione aumentata”, “rimasta uguale” e “diminuita”; centrando successivamente i valori sullo zero e riproporzionandoli finalmente a 100, in modo tale da confrontarli con le mancate risposte. 13 Le tendenze Gli ideali Assegni familiari mensili 1996 (migliaia di lire) Reddito (milioni) Fino a 18,2 18,2 - 22,8 22,8 - 27,4 27,4 - 31,9 31,9 - 36,5 36,5 - 41,0 41,0 - 45,6 45,6 – 50,2 Componenti nucleo 2 3 4 90 70 50 20 - 160 142 110 80 50 20 - 230 200 170 140 110 80 50 20 Fonte: INPS Il part-time Occupati A tempo parziale di cui “volontari” M F 3,2 16,7 13,1 28,7 Il tempo pieno nella scuola Scuole statali Materne Elementari % sezioni sul totale T. pieno Modulo 89,2 15,0 83,9 zione della vita del nucleo e dei suoi componenti. La società, in modo diretto o indiretto, si accolla parte di tali problemi, sia attraverso il riconoscimento di particolari agevolazioni fiscali o il versamento di specifiche indennità (ad es., gli assegni familiari), sia attraverso facilitazioni temporanee nei rapporti di lavoro, sia infine per mezzo di strutture pubbliche che alleviano parte del carico di impegni connesso all’allevamento dei figli. È opinione comune che il forte e perdurante calo della fecondità in Italia sia in larga parte riconducibile alle carenze emerse nella nostra società rispetto a tutti questi campi di possibile intervento. Per questa ragione si è voluto indagare su quali misure del governo gli intervistati ritenessero più o meno importanti, o del tutto inutili, per facilitare la cura ed il mantenimento dei figli. Per ognuna delle misure corrispondenti ai 3 campi d’intervento – retributivo o fiscale, normativo rispetto ai rapporti di lavoro dei genitori, miglioramento dei servizi – gli intervistati danno il loro giudizio, sul quale è stato calcolato successivamente un punteggio(3) (Grafico 1.11). Una su tutte comunque prevale, condivisa da uomini e donne: la richiesta di meno tasse per persone con figli a carico. A questa si aggiungono le richieste di assegni familiari che siano proporzionati al reddito della famiglia o di facilitazioni nel trovare casa per le famiglie con figli. Anche in queste misure di carattere più direttamente finanziario sembrerebbe quindi prevalere uno spirito di equità distributiva. Infatti, gli assegni familiari da erogare per ciascun figlio indipendentemente dal reddito familiare, o quelli da dare in occasione di una nuova nascita non sembrano infatti molto apprezzati, diversamente da quanto viene suggerito e sperato da alcuni studiosi e da alcune forze politiche per favorire la ripresa della natalità. I possibili interventi normativi sul lavoro dei genitori sono indicati soprattutto dalle donne, con particolare attenzione nei confronti del part-time e, poi, dell’orario flessibile per i genitori di bambini piccoli. Scarso interesse suscitano invece la proposta di un assegno da dare alle madri o ai padri che intendano rimanere a casa, anziché lavorare, finché i figli sono piccoli, e quella di migliorare le condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano, periodo oggettivamente ben tutelato nel nostro paese, almeno per le lavoratrici dipendenti. Infine, tra le due proposte relative ai servizi a favore dei figli viene giudicato molto più importante quello relativo alla prima infanzia, mentre sembra vi sia scarso interesse a servizi di sorveglianza dei figli in età scolare, prima e dopo la scuola e durante le vacanze estive. Certo in ciò diverse cose sono migliorate con la diffusione della (3) Il punteggio è stato calcolato assegnando rispettivamente valore 2, 1 e 0 alle modalità “molto importante”, “importante” e “per niente importante” e calcolando successivamente la media aritmetica. 14 Le tendenze Detrazioni IRPEF 1996 per numero di figli a carico (migliaia di lire) Coniuge N. figli presente assente 1 94 818 2 189 1.006 3 283 1.195 4 378 1.380 5 472 1.573 Fonte: Min. Finanze Gli ideali scuola a tempo pieno (spesso però, alle elementari e alle medie inferiori, nella forma parziale dei “moduli”, che prevedono solo uno o due giorni a tempo prolungato nella settimana) e dei servizi di mensa scolastica, mentre attraverso iniziative pubbliche e private e la rete familiare, nonni soprattutto, si riescono a colmare quei periodi di vacanza scolastica (peraltro più ridotta di un tempo) non coperte dalle ferie dei genitori. Nel confronto tra intervistati ed intervistate risulta in generale un maggiore interesse femminile a che il governo intervenga in queste materie e, una volta eliminata questa differenza, un maggiore interesse maschile soprattutto sulle misure di carattere finanziario, mentre le donne – che più direttamente ne vivono i problemi – mostrano una sensibilità quasi sullo stesso livello rispetto ad alcune misure proposte negli altri due campi di possibile intervento: la normativa sul lavoro e l’assistenza nelle cure all’infanzia. Le preferenze non mutano tra gli intervistati più giovani (20-34 anni, Grafico 1.12), che più sono già alle prese o hanno in prospettiva da affrontare questo tipo di problemi, così dimostrando una sostanziale convergenza delle preferenze nella popolazione. Per la verità, il numero di figli avuti influisce un po’ su tali preferenze (Grafico 1.13), in primo luogo distinguendo gli intervistati senza figli, che in generale esprimono un interesse sensibilmente inferiore a questo tipo di problemi. Ma anche la struttura delle soluzioni proposte mostra una diversità in funzione del numero dei figli: chi non ha figli o ne ha uno solo tende ad esaltare le misure volte a ridurre le difficoltà di primo impatto nell’avere figli (migliori e più diffusi servizi per l’infanzia; facilitazioni per la casa; migliori condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano; part-time per i genitori); chi ha più figli sottolinea invece l’importanza delle misure a contenuto finanziario, anche con riferimento esplicito ad aumenti consistenti dell’ormai poco diffuso assegno familiare, al quale probabilmente molti di loro hanno ancora accesso proprio in ragione del numero di figli a carico. In sostanziale coerenza con le indicazioni fornite circa l’importanza attribuita a ciascuna delle misure di intervento proposte in precedenza, le risposte sulle preferenze circa la loro applicazione da parte del governo confermano in netta prima posizione la richiesta di riduzione delle tasse per le persone con figli a carico (Grafico 1.14). Seguono però, nel complesso, richieste sia sulla normativa sul lavoro, con migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli di lavorare part-time, sia sulle strutture pubbliche, con migliori e più diffusi servizi per l'infanzia. All’estremo opposto, tra le misure meno desiderate si trovano i servizi di sorveglianza per i bambini prima e dopo la scuola e durante le 15 Le tendenze Gli ideali vacanze, l’assegno per le madri o padri che intendono rimanere a casa finché i figli sono piccoli e l’assegno familiare da erogare alla nascita di un figlio. Se ne deve concludere che, nonostante le chiare indicazioni di consapevolezza del costo di allevamento dei figli, premi in denaro volti a favorire la natalità o soluzioni che tentino di “monetarizzare” quello che poi è spesso il sacrificio della donna lavoratrice costretta a rinunciare a carriera e lavoro per la nascita di un figlio, non sembrano soluzioni gradite e, quindi, si prospettano come poco efficaci nell’obiettivo di una ripresa della riproduttività. Proprio sulle possibili conseguenze delle misure desiderate, se fossero veramente introdotte, sulla vita privata degli intervistati si sofferma il quesito che evidenzia una netta differenziazione tra coloro che in una domanda precedente sostenevano di volere altri figli, colore che non intendevano averne altri e coloro che erano indecisi. La grande maggioranza (76%) di quelli che intendevano avere altri figli sostiene che, qualora fossero introdotte le misure indicate, sarebbe più semplice per loro arrivare al numero di figli desiderato, mentre il resto delle opzioni ha scarso rilievo. Fra coloro che dichiaravano di non volere altri figli, quasi due terzi rimarrebbero nella stessa posizione, tuttavia risulta interessante notare che un 13% riconsidererebbe la sua decisione e un ulteriore 9% prenderebbe in considerazione la possibilità di avere altri figli. È però da notare il sensibile contrasto tra uomini e donne (tabella 1.3), per le quali ultime il rifiuto di avere altri figli pesa di più (70% contro 60%). Si tratta di un contrasto molto interessante, sia per cogliere possibili cause di fondo dei comportamenti riproduttivi, sia per intuire i rapporti di coppia sul problema. Infine, fra coloro che si dichiarano indecisi sulla possibilità di avere altri figli si evidenzia una divisione fra un terzo dei rispondenti che riconsidererebbe la possibilità di avere altri figli, un altro terzo che sostiene semplicemente che sarebbe più semplice avere il numero di figli desiderato e l’ultimo terzo che si divide fra le altre possibilità. È da notare che meno di un decimo di questi intervistati in ogni caso non desidererebbe altri figli. La conferma dello scarso interesse nei confronti dell’assegno per il terzo figlio la si ha in una successiva domanda che, insieme ad altre, indaga sui criteri che gli intervistati giudicano preferibili nella corresponsione degli assegni familiari (Tabella 1.4). Solo il 3% degli intervistati, sia maschi che femmine, ritiene giusto riservare gli assegni all’eventuale terzo figlio; passa invece a grande maggioranza (intorno al 90%) un criterio equitativo che vorrebbe distribuiti gli assegni familiari per ciascun figlio, indipendentemente dal loro numero complessivo. Anche l’età del figlio, per la maggioranza (più di 2/3) non dovrebbe influire sull’entità dell’assegno. Ma a monte di questi criteri distributivi vi è la conferma del collegamento che gli 16 Le tendenze Gli ideali italiani fanno idealmente tra livello del reddito familiare, costo dei figli ed integrazioni da parte dello Stato: meno di 1/4 rifiuta questi collegamenti chiedendo che gli eventuali assegni familiari vengano distribuiti a prescindere dal livello del reddito; il 56% giudica invece questo collegamento come il più corretto, mentre viene rifiutato (solo 1/5 favorevole) il criterio attualmente adottato, che dovrebbe riservare il beneficio alle sole famiglie bisognose. Grafici e tabelle Grafico 1.1. Conoscenza dell'ammontare della popolazione in Italia secondo il titolo di studio dell'intervistato, 1997 (%) 17 Grafico 1.2. Prospettive circa l'andamento futuro della popolazione italiana secondo la stima fornita per la popolazione attuale, 1997 (%) ,,,,,,,,,,,,,, ,, ,, , , , ,,,, ,, ,, , ,, , ,, ,, ,, , ,, ,,,, ,, ,, , ,, ,,,, ,,,,, ,, , Grafico 1.3. Distribuzione degli intervistati per prospettive e preferenze circa l'andamento futuro della popolazione italiana, 1997 (%) ,,,,,, ,,,,, , ,, ,,,,,, ,, , , ,, ,, ,, ,,,, ,, ,,, ,, ,,,,, ,, ,,,,,, Grafico 1.4. Preferenze circa l'andamento futuro della popolazione italiana secondo la stima fornita per la popolazione attuale, 1997 (%) 18 Grafico 1.5. Atteggiamento nei confronti della riduzione del numero di giovani secondo il numero di figli avuti, 1997 (%) Grafico 1.6. Atteggiamento nei confronti dell'aumento degli anziani secondo la ripartizione geografica di residenza, 1997 (%) Tabella 1.1. Valutazione del numero di stranieri che vivono in Italia nelle indagini dell’Irp, (%) Valutazione meno di 700.000 (a) tra 700.000 e 1.500.000 (b) tra 1.500.000 e 3.000.000 più di 3.000.000 non so Totale 1987-88 14 19 18 14 36 100 1991 1997 10 16 21 21 32 100 15 20 24 19 22 100 (a) 1987-88: meno di 750.000; (b) 1987-88: tra 750.000 e 1.500.000 19 Grafico 1.7. Giudizio sul numero di stranieri nelle indagini Irp, (%) Tabella 1.2. Distrbuzione delle risposte per misure governative preferite, secondo il sesso e l’età degli intervistati, 1997 (%) Misure governative Maschi Femmine 20-29 30-39 40-49 Dare lavoro ai giovani 27 Dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria 19 Dare a tutti la possibilità di studiare 15 Migliorare la qualità dell’ambiente 12 Garantire una casa decorosa a tutti 8 Rendere più facile per le donne lavorare e avere figli 3 Render più facile crescere i figli 6 Occuparsi degli anziani 6 Dare più importanza alla famiglia 4 Totale 100,0 24 17 11 13 9 24 18 14 11 11 5 8 6 7 100,0 3 5 7 7 100,0 20 Totale Totale 20-29 30-39 40-49 Totale 26 18 13 12 9 27 18 12 11 9 26 16 11 11 7 26 17 12 7 9 27 17 12 10 8 26 18 12 11 9 3 7 6 6 100,0 9 4 6 4 100,0 11 7 5 6 100,0 8 6 9 6 100,0 9 6 6 5 100,0 6 6 6 6 100,0 21 m: maschi v.sin: vota a sinistra con: coniugati cl. sup: classe socio-economica superiore n° fg: numero figli avuti mezz: residente nel mezzogiorno ed. s: educazione superiore a. urb: abitante urbano Grafico 1.9. Differenze percentuali rispetto alla media delle risposte nella popolazione circa le responsabilità del governo nel risolvere i problemi della gente, secondo alcune caratteristiche degli intervistati, 1997 occ: occupato stabilmente Grafico 1.10. Mancate risposte e giudizio sulle iniziative del governo negli ultimi tre anni su alcuni temi di intervento, 1997 Grafico 1.11. Misure del governo desiderate per facilitare la cura e il mantenimento dei figli secondo il sesso dell'intervistato, 1997 (Punteggio) 22 Grafico 1.12. Misure del governo desiderate per facilitare la cura e il mantenimento dei figli secondo il sesso dell'intervistato in età 20/34 anni (Punteggio) Grafico 1.13. Misure del governo desiderate per facilitare la cura e il mantenimento dei figli secondo il numero di figli avuti (Punteggio) 23 , ,,, , , , , , , Grafico 1.14. Preferenze sulle misure che il governo dovrebbe introdurre per sesso dell’intervistato, 1997 (%) Tabella 1.3. Possibile conseguenze per l’intervistato/a dall’introduzione delle misure governative preferite secondo l’intenzione di avere figli ed il sesso dell’intervistato/a Intendete avere figli nel futuro? Non so Maschio Femmina Totale Non risponde Intendete avere figli nel futuro? No Maschio Femmina Totale Intendete avere figli nel futuro? Si Maschio Femmina Totale 3 2 2 3 1 2 3 2 3 Sarebbe più semplice avere il numero di figli che voglio 33 34 34 12 9 10 77 74 75 Sarebbe possibile per me avere il prossimo figlio prima del previsto 10 5 8 2 1 1 8 8 8 Riconsidererei la possibilità di avere figli 32 38 34 16 11 13 5 4 5 Probabilmente deciderei di avere un altro figlio 13 15 14 7 9 8 6 9 7 9 6 8 60 69 65 1 3 2 Non desidererei altri figli 24 Tabella 1.4. Preferenze nei criteri di distribuzione degli assegni familiari secondo il sesso degli intervistati, 1997 (%) Criteri di distribuzione M+F M F Proporzionati al reddito 56 56 56 Solo alle famiglie bisognose 20 21 19 Senza collegamenti con il reddito 24 23 25 100 100 100 In funzione diretta dell’età del bambino In funzione inversa dell’età del bambino senza collegamenti con l’età del bambino 21 12 67 100 20 15 65 100 21 9 70 100 Solo per i primi due figli Solo per il terzo figlio Per tutti ifigli 7 3 90 100 9 3 88 100 5 3 92 100 25 Capitolo 2 GLI IMMIGRATI TRA ACCETTAZIONE E RIFIUTO 2.1. Le opinioni sull'immigrazione straniera I motivi della presenza Alla fine del 1996 quasi la metà degli stranieri presenti regolarmente nel nostro paese era in possesso di un permesso di soggiorno per lavoro dipendente (48,6%), se a questi si aggiungono quelli concessi per lavoro autonomo (3,1%) e per iscrizione al collocamento (11,5%), si arriva complessivamente al 63% del totale. Distribuzione dei permessi di soggiorno per motivo, fine 1996 (%) I “generi” dell’immigrazione Un’impor tante novità dei flussi migratori di questi ultimi decenni è rappresentato dall’emergere di correnti migr atorie centrate sulle donne, in cui sono loro le attrici principali dello spostamento, muovendosi per prime e creando quella rete di rappor ti e di conoscenze In tema di immigrazione straniera gli aspetti su cui la nostra indagine ha raccolto le opinioni degli italiani sono numerosi, vanno dal confronto e dalla convivenza interculturale, agli aspetti economici del fenomeno, per arrivare ai possibili interventi politici (Tabella 2.1). Vista la recente introduzione di una nuova normativa in materia di immigrazione ci sembra opportuno partire proprio dalle opinioni verso alcuni indirizzi di politica che sono stati proposti ai nostri intervistati. Per 8 italiani su dieci è opportuno che sia il governo a stabilire il numero di lavoratori stranieri, un po’ meno di quanti se ne registravano nel 1991, ma quasi la metà dei consensi (49%) continua a raccogliersi sui molto d'accordo a questo tipo di intervento. In alcuni casi emergono, pur in un quadro di sostanziale omogeneità, alcune differenze che meritano di essere colte (Grafico 2.1): tra studenti e laureati, ad esempio, la percentuale di molto d'accordo è più contenuta di quanto non avvenga nel resto della popolazione e il livello complessivo di accordo non raggiunge il 70%. Se Nord-Est e Centro presentano lo stesso livello di accordo sulle quote, nel primo i molto d'accordo arrivano al 63%, nel secondo si fermano al 39%. Le preferenze vanno comunque verso un prudente abbastanza d’accordo, con una maggior richiesta di intervento delle autorità centrali proprio laddove le spinte autonomistiche sono più forti. Una percentuale più contenuta di intervistati (64%) è favorevole ad interventi che promuovano l'integrazione degli immigrati, con una significativa crescita di quasi nove punti percentuali rispetto a dieci anni fa. In questo caso il titolo di studio permette una lettura rapida ed eloquente delle differenze interne alla nostra società nella visione del fenomeno migratorio (Grafico 2.2): infatti, tra chi ha sino alla licenza elementare solo il 12% si dichiara molto d'accordo a questa scelta politica, una percentuale quattro volte inferiore a quella che si registra tra i laureati. Quando nell’inchiesta è stata prospettata l'ipotesi di far ritornare dopo qualche anno gli immigrati nel loro paese il 42% degli italiani si è mostrato d’accordo su questa misura politica, ma il 47% era contrario. Si è verificata perciò una importante inversione di tendenza rispetto all’indagine del 1991, in cui i valori erano Le tendenze Gli ideali che permetterà agli altri membri della famiglia di raggiungerle in un secondo tempo. In Italia questo è particolarmente vero per la comunità filippina, in cui le donne rappresentano il 67% del totale, e per quelle peruviana (70%), brasiliana (73%), polacca (64%) ed etiope (72%). Una situazione opposta si ritrova tra i marocchini, dove le donne costituiscono il 20,6% della collettività, tra gli albanesi (27,1%), i tunisini (17,2%) e, soprattutto, i senegalesi (5,2%). stati, rispettivamente, il 58 e il 35%. La concessione del diritto di voto alle elezioni locali era una misura prevista nel provvedimento presentato alle Camere dal governo, che è stata stralciata durante la discussione parlamentare per essere demandata ad un successivo e specifico provvedimento legislativo. La percentuale di favorevoli all’allargamento dei diritti degli immigrati anche alla sfera politica è comunque cresciuta con regolarità negli ultimi dieci anni, arrivando ormai al 63%, con un aumento di quasi 17 punti dalla prima indagine. Quel che appare ancora più interessante è che questo andamento è sostanzialmente omogeneo nella popolazione italiana: anche tra le persone con basso titolo di studio ed i disoccupati, che in generale si mostrano meno aperti alla concessione di diritti agli immigrati, si registra una accresciuta disponibilità e i favorevoli risultano, anche se di poco, in maggioranza. Passando dalla dimensione politica a quella dei più generali rapporti di convivenza con gli immigrati all'interno della società i nostri risultati mostrano, con una certa evidenza, l'esistenza di alcune radicate preoccupazioni che, per altro, hanno avuto modo di manifestarsi apertamente e con clamore in più di un'occasione. Gli italiani non considerano l'immigrazione un elemento positivo di confronto con altre culture. In questo caso le risposte si concentrano, in maniera pressoché equivalente sulle due modalità intermedie (poco e abbastanza d’accordo). Solo l’8% degli intervistati è pienamente d’accordo sul ruolo positivo rivestito dalla presenza degli immigrati mentre il 23% lo rifiuta completamente. Su questo aspetto, quindi, in cui prevalgono le posizioni moderate ed intermedie, la bilancia degli estremi pende nettamente dalla parte dei meno aperti e disponibili a considerare il fenomeno migratorio sotto la veste positiva di momento di arricchimento complessivo della società. Poco più di un quinto degli intervistati si mostra d'accordo con l'idea che l'Italia è degli italiani e non c'è posto per gli immigrati; un valore che è aumentato dalla indagine di dieci anni fa e arriva adesso a superare il 30 per cento per disoccupati e casalinghe e, addirittura, il 40 per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare (Grafico 2.3). Un risultato che conferma differenze di atteggiamento notevoli tra le diverse fasce della popolazione e che dovrebbe destare anche qualche preoccupazione per i rischi di progressiva concentrazione delle posizioni più ostili tra le componenti più svantaggiate della nostra società. Un punto sul quale gli italiani hanno mantenuto praticamente inalterata la loro opinione in questi dieci anni è sulla relazione tra criminalità ed immigrazione: con favorevoli e contrari all'esistenza di questo legame a far registrare valori sostanzialmente analoghi e, nelle due ultime indagini, con i primi a prevalere sia pur di pochi punti Dove vivono gli immigrati Le province dove, a fine 1996, era registrato il maggior numero di permessi di soggiorno erano quelle di Roma (184mila) e Milano (129mila), seguite a distanza da Torino (36mila) e Firenze (35mila). Se, invece, si considera il peso della presenza straniera sulla popolazione totale il quadro si modifica e, accanto alle grandi aree metropolitane, acquistano importanza alcune province dell’Italia nord-orientale. Province con la maggior presenza straniera, 1996 (% dei permessi di soggiorno sulla popolazione totale) 27 Le tendenze Gli ideali Il lavoro degli immigrati Nel 1995 il numero complessivo di lavoratori extracomunitari nell’industria e nei ser vizi regolarmente iscritti all’Inps erano 112mila a cui andrebbero aggiunti almeno 60mila lavoratori domestici. I primi erano concentrati al Nord, i secondi erano presenti soprattutto nell’Italia centrale (40,7%). percentuali. Radicata, anche se non sugli stessi livelli (41%), è l'idea che la presenza degli immigrati favorisca il diffondersi di malattie contagiose. Per quanto riguarda le opinioni degli italiani verso gli effetti economici del fenomeno, è interessante che, un po' come avviene anche tra gli specialisti della materia, i nostri intervistati non riescano a dirimere la ormai annosa controversia sulla concorrenzialità o meno dell'immigrazione. Così, forse per spirito di equanimità, gli italiani si dichiarano in disaccordo sia con il ruolo sostitutivo-complementare di una immigrazione che occupa i lavori disertati dagli italiani (74%), sia con quello sostitutivo-concorrenziale (67%) di una forza lavoro straniera che toglie spazio ai lavoratori locali, lasciando, né più né meno come fanno gli esperti, la matassa ingarbugliata come la avevano trovata. Dall'analisi dei risultati delle nostre indagini emerge un quadro interessante ma anche di interpretazione tutt'altro che semplice ed univoca. In primo luogo è chiara ed evidente la domanda di intervento e di presenza delle autorità pubbliche: l'80% è infatti favorevole a far stabilire il numero dei lavoratori stranieri da parte del governo, una cifra che lascia pochi dubbi di interpretazione anche se è inferiore all’88% ottenuto nell'indagine precedente. In secondo luogo, appare individuabile un'area di forte ostilità verso la presenza straniera e che trova espressione, ad esempio, in quel 22% di intervistati che si dichiarano d'accordo con l'affermazione che l'Italia è degli italiani e non c'è posto per gli immigrati. E se è vero che a questa cifra fa da contrappeso un ben più consistente e rassicurante 76% che si dichiara in disaccordo, è anche vero che quel primo valore è aumentato di quasi 5 punti percentuali rispetto all'indagine del 1987-88. Sotto questo aspetto non si può, poi, fare a meno di notare la frattura notevole che è emersa tra le posizioni dei diversi gruppi della società, con quelli meno favoriti ad esprimere le posizioni più ostili e meno disponibili. In terzo luogo, accanto a queste posizioni, che con espressione ormai abusata potremmo definire lo zoccolo duro dell'ostilità verso gli immigrati, è individuabile una diffusa e consistente preoccupazione verso gli effetti e i conflitti (reali o potenziali) del fenomeno. Così le persone in disaccordo con una funzione positiva dell'immigrazione come momento di confronto interculturale risultano ancora in netta maggioranza, così come risultano ancora forti le preoccupazioni, i timori e le resistenze verso la presenza degli stranieri. Questi nostri risultati dimostrano quindi la necessità di una più estesa e capillare opera di informazione, che sia in grado di fornire alla pubblica opinione strumenti adeguati alla comprensione della reale natura del fenomeno migratorio e dei connessi problemi. Ripartizione territoriale dei lavoratori extracomunitari dell’industria e dei servizi (%), 1995 Mezzogiorno Centro Nord-Est Nord-Ovest I figli delle coppie straniere I figli i cui genitori sono entrambi stranieri sono in crescita continua e regolare ed hanno superato, nel 1996, le 10mila unità. I figli delle coppie straniere 28 Le tendenze Gli ideali Per ultimo, vanno segnalate le numerose indicazioni di apertura e disponibilità che emergono dal nostro studio: gli italiani sono sempre più favorevoli alla presenza di immigrati sia che si tratti di favorirne l'integrazione che di concedere loro, dopo alcuni anni di residenza, il diritto di voto alle elezioni comunali. In conclusione, i dati della nostra ultima indagine sembrano indicare posizioni più aperte rispetto al 1991, anche perché, con ogni probabilità, proprio in quel momento lo sconcerto e le preoccupazioni della pubblica opinione verso un fenomeno la cui importanza sino ad allora era stata largamente sottovalutata, e che invece mostrava tutta la sua rilevanza e tutta la sua complessità, stavano raggiungendo il loro apice. Grafici e tabelle Tabella 2.1. Opinioni sull’immigrazione straniera nelle indagini IRP Domande Anni Accordo Disaccordo Non so Totale L’immigrazione è positiva perché permette il confronto con altre culture 1991 1997 35 42 62 55 3 3 100 100 Il loro aumento favorisce il diffondersi della criminalità e del terrorismo 1991 1997 51 50 47 46 2 4 100 100 L’Italia è degli italiani e non c’è posto per gli immigrati 1997 22 76 2 100 Sono necessari per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare 1991 1997 35 24 64 74 1 2 100 100 Tolgono lavoro agli italiani 1991 1997 43 30 54 67 3 3 100 100 Il governo dovrebbe stabilire il numero di lavoratori stranieri 1991 1997 88 80 10 16 2 4 100 100 Bisognerebbe favorire l’integrazione degli immigrati 1997 64 30 6 100 Gli immigrati dopo alcuni anni dovrebbero tornare al loro paese 1991 1997 58 42 35 47 7 11 100 100 Dopo un certo numero di anni dovrebbero avere il diritto di voto nelle elezioni comunali 1991 1997 51 63 41 30 8 7 100 100 29 Grafico 2.1. Il Governo dovrebbe stabilire il numero di lavoratori stranieri, 1997 (% di molto d’accordo) Grafico 2.2. Bisogna favorire l’integrazione degli immigrati. Secondo il titolo di studio, 1997 (% di molto d’accordo) 30 Grafico 2.3. L'Italia è degli italiani e non c'è posto per gli immigrati, 1997 (% d’accordo) Capitolo 3 LA VITA INSIEME: MATRIMONIO O CONVIVENZA? I matrimoni La nuzialità è costantemente diminuita negli ultimi decenni. Su una generazione di 1000 donne 620 contraggono il primo matrimonio e 380 restano nubili; per gli uomini questi valori sono pari a 600 e 400. Tasso di nuzialità totale, per sesso, vari anni I giovani a casa con mamma e papà Il protrarsi della permanenza dei giovani all'interno del nucleo familiare d'or igine è un fenomeno ormai radicato nel nostro paese. Sono molte le possibili spiegazioni di questa maturità ritardata: il periodo di istruzione più lungo, le difficoltà che i giovani incontrano nel mercato del lavoro, ma anche la libertà di cui oggi godono i figli nella casa dei genitori, la loro difficoltà ad assumersi tutte le responsabilità di una vita adulta, l'atteggiamento protettivo dei genitori. Nessun dubbio: per gli italiani il matrimonio è di gran lunga la forma migliore per vivere insieme. Nel corso degli ultimi 15 anni le preferenze verso una unione non formalizzata sono andate però aumentando, soprattutto tra le donne. Mentre nel 1983 solo l'11% era più favorevole alla convivenza che al matrimonio, oggi oltre il 20% delle italiane sono di questa opinione. Per gli uomini italiani il passare degli anni si è invece tradotto più in un radicamento delle loro convinzioni che in un sostanziale cambiamento (Grafico 3.1). Comunque, la convivenza rimane solo una tappa della vita che prelude al passo più definitivo del matrimonio. Infatti, mentre il 16% degli italiani è in favore di un periodo di vita insieme prima del matrimonio solo 1'8% preferirebbe convivere senza pensare a sposarsi in un futuro più o meno prossimo (Grafico 3.2). Peraltro, i dati obiettivi mostrano una tendenza alla contrazione del numero dei matrimoni che non è accompagnata come in altri paesi da un aumento di coppie che vivono insieme senza essere sposate ed anche la vita da soli in età giovanili è molto poco praticata nel nostro Paese. I nostri single vivono con i genitori fino al momento di sposarsi, momento che viene spostato sempre più in avanti. Circa il 30% dei giovani in età 25-34 anni vive ancora con i genitori, anche se lavora: non è il lavoro a produrre il distacco dalla famiglia di origine ma il matrimonio. Ci si può chiedere anche se sono cambiati gli atteggiamenti dei giovani verso il matrimonio e la convivenza, visto il comportamento più restio ad allontanarsi definitivamente da casa, e se sono cambiati in misura maggiore di quelli degli adulti. In realtà si è verificata una maggiore apertura verso forme meno istituzionalizzate di vita insieme a tutte le età e, anche se di fatto la convivenza è poco praticata nel nostro paese, l'atteggiamento complessivo è più tollerante e meno centrato su forme di unione istituzionalizzate. Un terzo dei giovani in età tra i 20 e i 29 anni vorrebbe convivere o convivere e poi sposarsi, mentre la percentuale delle preferenze scende tra i 30 e 40 anni fino ad arrivare ad un 16% (valore minimo) tra chi ha più di 45 anni. Lo stesso andamento decrescente secondo l'età era stato già osservato nel 1983, ma il gradimento verso la convivenza arrivava allora ad un valore minimo di solo il 7% degli intervistati tra 45 e 49 anni. Essersi Le tendenze Gli ideali I giovani e la posizione nella famiglia per età, 1995 sposati comporta un atteggiamento più positivo verso il matrimonio che dunque resta un passo non solo importante ma soprattutto valido e apprezzato. Mentre il 58% di chi non si è mai sposato vede nel matrimonio la forma di vita migliore, la percentuale di coniugati favorevole al matrimonio arriva all'81%. Più distaccati e quindi meno attaccati al matrimonio invece quelli che ne hanno uno finito alle spalle (Tabella 3.1). Infine, va sottolineato un aspetto importante che sembra dare più valore al matrimonio rispetto ad altri modi di vita: l'intenzione di avere figli. Gli italiani, infatti, sono senza dubbio favorevoli all'idea di sposarsi, ma a livello di ideali non è il matrimonio in sé la forma di vita preferita, ma il matrimonio con figli. Mentre sposarsi è il modo di vita preferito solo dell'8% degli italiani, sposarsi e avere figli raggiunge il 60% delle preferenze. Ciò significa che solo il 12% di chi vorrebbe sposarsi non ritiene importanti i figli. Questo aspetto rappresenta un cambiamento importante rispetto a precedenti inchieste (nel 1983 il 37% degli italiani riteneva che un matrimonio senza figli non fosse un vero matrimonio) e contribuisce a spiegare il ritardo crescente con cui i giovani italiani si sposano. Sposarsi, infatti, vuol dire non solo una vita a due ma avere dei bambini e mettere su famiglia, con un impegno maggiore di soldi, tempo e responsabilità. Matrimoni e figli La relazione fra matrimonio e figli è ancora molto for te nel nostro paese. Se noi limitiamo l'analisi alle coppie in cui la donna ha meno di 49 anni, vediamo che dopo due anni di matrimonio sono già più della metà le coppie che hanno avuto figli. La proporzione di coppie con figli rallenta la sua crescita all'aumentare della durata di matrimonio fino a raggiungere circa il 95% dopo 10 anni di convivenza, dopo i quali la nascita di un primo figlio è piuttosto rara. Coppie con e senza figli per durata del matrimonio, 1995 (%). (valori riferiti alle coppie in cui la donna è in età 20-49 anni) Durata del matrimonio 0 1 2 3 4 5 5-10 anni 11-20 anni Più di 20 anni TOTALE 32 Coppie con figli 11,3 32,2 50,3 66,8 76,2 76,3 89,8 95,3 94,2 86,2 Coppie senza figli 88,7 67,8 49,7 33,2 23,8 23,7 10,2 4,7 5,8 13,8 3.1. Le cause del calo dei matrimoni Nonostante tutto questo favore per il matrimonio, la nuzialità in Italia è in forte calo. Secondo gli italiani ciò è dovuto principalmente alla difficoltà di arrivare ad avere un reddito adeguato a mettere su famiglia ed è dunque una logica conseguenza del significato dato al matrimonio. Con il passare degli anni, questa motivazione ha assunto una importanza crescente ed è diventata la causa dominante rispetto a tutte le altre (Grafico 3.3). Le percezioni delle donne su questo tema sono cambiate più di quelle degli uomini. Oggi le donne italiane danno una enorme importanza al livello di reddito (59% dà molta importanza al reddito come causa del calo dei matrimoni contro il 26% del 1983) e meno importanza alla necessità di trovare casa (50% contro il 58% del 1983); gli uomini danno anche loro molta importanza al reddito (57% di accordo contro il 28% del 1983) e meno rilievo al diminuito valore del matrimonio che passa dal 32% di accordo del 1983 al 24% di oggi. L'atteggiamento più cauto rispetto alla decisione di sposarsi solo quando si hanno le basi economiche giuste per compiere questo passo, si riflette nei dati oggettivi che in sintesi vedono un progressivo innalzamento dell'età al matrimonio e un aumento di coppie in cui entrambi i coniugi lavorano. Le tendenze Gli ideali A che età ci si sposa? L'età media al matrimonio è in crescita. Infatti, nel 1994 le donne che si sono sposate avevano in media 26,5 anni, gli uomini 29,3. Venticinque anni prima l’età degli sposi era 23,9 per le donne e 27,4 per gli uomini. La valutazione della tendenza al calo della nuzialità pur restando negativa, volge sempre più verso l'indifferenza. Resta alto il grado di disaccordo sull'ipotesi che il matrimonio sia una istituzione superata (78% di non sono d'accordo). Età media al primo matrimonio per sesso, vari anni Matrimoni sempre più instabili Se nel 1980 8 matrimoni su 100 finivano in una separazione, oggi questo valore è di 16 su 100. Anche i divorzi sono in aumento e abbiamo 8 divorzi ogni 100 matrimoni. 3.2. Sposarsi per amore e ritrovarsi tra diritti e doveri Amore è la parola d'ordine alla base del matrimonio: l'aspetto romantico della relazione di coppia prevale su tutti gli altri. Emergono però due elementi importanti da questa nuova indagine. Innanzitutto la dimensione morale del matrimonio come istituzione riconosciuta, non viene più percepita con la stessa forza del 1983. Facendo 100 il numero delle risposte, 24 italiani nel 1983 ritenevano che il matrimonio fosse l'unica forma moralmente accettabile di vita insieme, oggi questa affermazione è condivisa solo da 14 italiani su 100. Aumenta invece l’idea che vede nel matrimonio una forma di unione che logora il rapporto di coppia trasformandolo in diritti e doveri: solo 6 italiani su 100 nel 1983 erano d'accordo con questa visione del matrimonio, oggi sono 17 su 100 (Grafico 3.4). Ma cosa c'è nel matrimonio dal punto di vista della percezione di valori e difficoltà, di vantaggi e di svantaggi? Amore e problemi, rispondono gli italiani di oggi mentre amore, moralità e certezze erano il cuore del matrimonio di 15 anni fa. Certo le coppie oggi sono più fragili, le separazioni aumentano, l'aspetto conflittuale della vita insieme che veniva sottovalutato all'inizio degli anni '80 e soffocato sotto la coltre del romanticismo, viene alla luce nella sua problematicità. Soprattutto nel Mezzogiorno l'aspetto morale della unione matrimoniale viene sottolineato: mentre 1 abitante su 4 del Nord apprezza questo aspetto del matrimonio, al Sud è 1 su 2 a farlo proprio (Grafico 3.5). Percentuale di matrimoni che finiscono in divorzio o in separazione, 1980 - 1994 33 Grafici e tabelle Grafico 3.2. Forma familiare preferita, 1997 (%) Grafico 3.1. Forma familiare preferita per gli uomini e le donne, vari anni (%) Matrimonio con figli 60% Convivenza e sposarsi solo se si vogliono figli 16% Matrimonio senza figli 9% Convivenza senza sposarsi 8% Vivere da soli 5% Altro 2% Grafico 3.5. L’immagine del matrimonio per area geografica (% di d’accordo che il matrimonio sia l’unica forma moralmente accettebile di vita insieme) Tabella 3.1. Forma familiare preferita 1997 (%) Mai sposati Sposati Separati, divorziati e vedovi Vivere soli 9 2 16 Convivenza Matrimonio Totale 33 58 100 17 81 100 39 45 100 Grafico 3.3. Le cause del calo dei matrimoni secondo gli italiani, vari anni (% di molto importante) , , ,, ,,, , ,,, ,, , ,, ,, Grafico 3.4. Immagine del matrimonio, 1983-1997 (%) 34 Capitolo 4 I FIGLI: UNA SCELTA DI VITA Nella società postmoderna che investe sempre più in beni immateriali il figlio è invece un fatto concreto e impegnativo. Un figlio va curato, seguito, amato. Un figlio ha diritto ad una vita buona, ad una istruzione prolungata, vacanze, palestre, ad una stanza sua, a genitori che si occupino di lui in modo continuativo e per periodi di vita che vanno allungandosi progressivamente. 4.1. Perché diventare mamma o papà La fecondità nelle regioni italiane Esistono for ti differenze a livello territoriale dal punto di vista della fecondità, anche se nessuna regione italiana raggiunge ormai da tempo il livello di sostituzione di 2,1 figli per donna. Tra tutte, la Campania presenta il tasso di fecondità più elevato e la Liguria quello più basso. Numero medio di figli per donna, 1995 Paradossalmente si può dire che gli italiani hanno meno figli proprio perché li desiderano troppo o attribuiscono loro troppo valore: dalle nostre indagini emerge infatti che sia uomini che donne attribuiscono un valore elevatissimo al diventare genitori. Dal punto di vista qualitativo, i figli sono soprattutto una fonte di grande soddisfazione se si riesce a crescerli bene e ad assolvere nel modo migliore il compito di genitore. Inoltre, i figli sono estremamente appaganti, poiché dipendono dai genitori interamente e fanno sentire gli adulti importanti e necessari. Tuttavia, spesso non vi sono altre occasioni, se non in casa propria, per esercitare il potere, prendere decisioni, essere un punto di riferimento: i figli riescono a dare anche questo tipo di affermazione ai loro genitori. Gli italiani non trascurano certo il lato affettivo, rappresentato dal legame permanente che si stabilisce tra genitori e figli, dalla gioia portata dai bambini con la loro freschezza e innocenza e dalla felicità realizzata nell'intimità delle pareti domestiche, completata dalla loro presenza. In sostanza, sono tanti e molteplici gli aspetti positivi legati alla maternità e alla paternità, che dunque rappresentano un passaggio desiderato per sentirsi realizzati e soddisfatti (Tabella 4.1). 4.1.2 I figli hanno un ruolo centrale nella vita dei genitori Abbiamo sintetizzato le diverse affermazioni sul ruolo dei figli nella vita dei genitori con un indicatore (VOC-Value Of Children)1 , calcolato come somma dei punteggi ottenuti su ogni affermazione (da molto d'accordo = 5 a per niente d'accordo = 1; valore minimo 7, massimo 35) 1 Le tendenze Gli ideali che in Italia raggiunge uno dei valori più elevati d'Europa ed è andato costantemente aumentando negli ultimi 10 anni (Grafico 4.1). Notiamo, dunque, che la bassa fecondità non è necessariamente associata ad una percezione negativa del valore dei figli nella vita, come è stato ipotizzato da alcuni studiosi. Il significato che gli Italiani attribuiscono al ruolo di genitore contribuisce a chiarire alcuni aspetti del processo decisionale rispetto alla procreazione. Infatti, abbiamo potuto rilevare che, quantificando attraverso opportune domande il valore e l'importanza date al diventare genitori, la transizione dallo status di persona senza figli a quella di madre o padre, è associata ad un aumento del valore dato ai figli nella vita, valore che rimane elevato ma costante per il secondo o terzo figlio. Il grande passo, il diventare adulti e responsabili di un'altra vita ha ancora un significato forte nel nostro paese, è ancora e sempre di più un grande valore. Chi è intenzionato a rimanere senza figli attribuisce invece valori sensibilmente più bassi dell'indicatore VOC (Grafico 4.2 ). In Italia i figli hanno comunque un valore positivo nella vita degli individui, sono infatti pochissimi i casi di disconoscimento completo del loro ruolo: meno dell'1% degli intervistati non attribuisce alcuna importanza ai figli e al loro ruolo nella vita dei genitori. Sembra che nelle famiglie e nella vita degli italiani modernità e tradizione siano modelli in permanente evoluzione, alla ricerca di un eterno compromesso. In questa fase di transizione demografica e sociale gli atteggiamenti più moderni e nuovi sono accompagnati da un rafforzamento di valori ritenuti tradizionali. Forse è stato un errore voler pensare che i nuovi comportamenti dovessero necessariamente cancellare vecchi modi di pensare e concepire la vita o che i figli fossero sostituibili con la realizzazione personale in altri settori della vita o che modernità e tradizione fossero collocati sui due estremi opposti di un'unica dimensione lungo la quale si doveva necessariamente svolgere il processo di sviluppo delle popolazioni europee. Finora non c'è stata nessuna dimostrazione né empirica né teorica che questo fosse vero e che sia corretto etichettare comportamenti familiari e riproduttivi in base ad una concezione di cambiamento che implichi un'unica direzione verso la modernizzazione ed il rifiuto del passato. Il caso italiano di una bassa fecondità e di un quadro complessivo di valori e aspettative in sostanza favorevoli alla presenza di figli nella vita, dovrebbe far riflettere su questa ipotesi e aprire il dibattito verso una più matura comprensione su quanto sta avvenendo nel campo della fecondità. 36 Le tendenze Gli ideali I comportamenti contraccettivi della coppia italiana La contraccezione in Italia è sempre più utilizzata. La recente Indagine sulla fecondità ci dice che oggi oltre il 90% delle donne coniugate o conviventi ricorre a qualche forma di controllo della fecondità. Al primo posto resta però il coito interrotto, così come in passato. Seguono il preservativo e la pillola. 4.2. Le strategie riproduttive Coito interrotto Preservativo Pillola Spirale e altri metodi Nessun metodo Metodi naturali Fonte: Seconda Indagine sulla fecondità 29,2 23,0 22,8 10,1 9,0 5,9 Da quando la contraccezione ha reso possibile scegliere se avere o non avere figli, di deciderne il numero e di determinare i tempi più appropriati per averli, la procreazione sembra diventata oggetto di vere e proprie strategie individuali e di coppia. La percezione e la valutazione delle possibili alternative di vita e delle conseguenze delle scelte fatte non è univoca; le persone a seconda della fase di vita, della condizione lavorativa e del sesso mostrano infatti una diversa sensibilità e vulnerabilità rispetto alla nascita dei figli. Possiamo ipotizzare che per ogni individuo esista un numero di figli ottimale che consente di realizzare le proprie aspirazioni nella vita. Ma quale è questo numero? 4.2.1 Tempo, soldi, realizzazione personale, lavoro: quanti figli è bene avere? I dati della indagine ci permettono di far luce su questo aspetto. Abbiamo chiesto agli italiani quali fossero i loro valori nella vita e, cosa molto importante per chi studia i problemi di popolazione, quale fosse il numero di figli che permetteva il raggiungimento di questi obiettivi. Diciamo subito che italiani e italiane ritengono che, in generale, 2 figli consentono di realizzare i propri obiettivi di vita o di perseguire i propri valori. Tuttavia, la scelta di avere dei figli è valutata più attentamente e diventa oggetto di scelte strategiche quando si collega a particolari aspetti della vita. Concentriamoci su quelle aspirazioni e finalità che di solito sono considerate in conflitto con la maternità o rappresentano una penalizzazione per i genitori: il lavoro e la carriera, il tempo libero, i soldi e la realizzazione di sé. Segnaliamo anche che oggi più di ieri si sente molto di più la relazione che esiste tra dimensione familiare e la realizzazione delle proprie aspirazioni nella vita. Tra le due inchieste condotte dall’IRP nel 1991 e nel 1997 la percentuale di intervistati che ritiene il numero dei figli non rilevante per il raggiungimento degli ideali di vita è sensibilmente diminuito (Tabella 4.2). Importanti differenze emergono tra i due sessi. Gli uomini sentono meno delle donne la necessità di limitare il numero di figli per realizzare i propri obiettivi di vita ma queste differenze nel tempo tendono a ridursi perché anche gli uomini stanno cominciando a sentire che un figlio è anche un impegno: di tempo, di amore e di presenza. Infatti, gli uomini percepiscono più che le donne i figli come una limitazione del proprio tempo libero. E’ chiaro che tanti più figli si hanno, tanto più complessa sarà l’organizzazione di vita dei genitori; sembra esistere però un numero di figli ottimale che consente di rea37 Le tendenze Figlio unico, due o tre figli? La diminuzione della fecondità ha interessato in misura diseguale le nascite primogenite, secondogenite e quelle di ordine successivo. Se osserviamo i comportamenti di due generazioni di donne, quelle nate nel 1930 e nel 1960, notiamo un aumento delle donne con nessuno, uno o due figli e una diminuzione accentuata di madri di tre figli. Entrando più nello specifico e riferendoci alla generazione di donne nate nel 1960, osserviamo che di queste il 14,6% è rimasta senza figli, il 25,8% si è fermata ad un solo figlio, il 41,5% al secondo e il 18,1% al terzo. Donne per numero di figli avuti, generazioni 1930 e 1960 38 Gli ideali lizzare al meglio i propri ideali. Dal punto di vista economico, i padri ritengono preferibile limitarsi (in media) a 1,3 figli mentre le madri indicano un valore più alto (1,46); differenze più contenute si osservano a proposito del tempo libero (1,44 figli per i padri e 1,48 per le madri). Sono questi gli unici due casi in cui gli uomini preferiscono una dimensione familiare più ridotta di quella delle donne (Tabella 4.3). Certamente tra la percezione di questa esigenza e la realizzazione pratica di una maggiore collaborazione tra padri e madri c'è ancora una forte discrasia. Emerge quindi in modo molto chiaro che i figli sia per gli uomini che per le donne assorbono tempo, come spugne. Non sono solo i soldi, che pure sono necessari, a venire messi in discussione per i genitori ma anche le possibilità di impegnarsi sul lavoro. E' impressionante come sia basso il numero medio di figli ritenuto compatibile con la carriera per le donne: al di sotto di un figlio. 4.3. Le ragioni per non volere figli Nella nostra inchiesta il 44% degli intervistati ha dichiarato che non voleva avere figli o che non voleva averne altri nel caso già fosse un genitore; il 17% era indeciso sui propri progetti procreativi. Le ragioni addotte possono aiutarci a capire meglio il percorso riproduttivo degli italiani e le decisioni per cui oggi il numero di figli si va progressivamente riducendo e tendenzialmente concentrando sul figlio unico. Il 60% degli italiani che non vuole altri figli dichiara di avere già raggiunto la dimensione familiare voluta, fatto che assume sempre più rilevanza all'aumentare del numero di figli avuti dall'intervistato. Seguono la preoccupazione per il futuro dei figli, le motivazioni di ordine più strettamente economico (ad esempio abitazione insufficiente, desiderio di mantenere lo stesso tenore di vita), i cosiddetti costi di opportunità (ad esempio avere tempo per sé e poter fare carriera) e quelli che riguardano le condizioni fisiche (il sentirsi vecchi, problemi di salute). Per ultimo, troviamo motivazioni più strettamente legate al rapporto di coppia (Tabella 4.4). Confrontando ancora una volta le due inchieste, 1991 e 1997, vediamo una attenzione crescente degli intervistati su due aspetti: la preoccupazione per il futuro dei figli e l’elevato costo economico dei figli. Infatti, nel 1991 gli italiani ritenevano che non solo la preoccupazione per il futuro dei figli o il costo economico pesassero negativamente nella decisione di avere altri figli, ma anche tutta una serie di altre motivazioni tra le quali non era escluso il dissenso con il proprio partner. Nel 1997 questo aspetto è invece molto ridimensionato. Le decisioni riproduttive sembrano prese sempre insieme e di comu- Le tendenze A che età si fanno i figli? I figli si hanno ad un'età sempre più avanzata. L'età media alla maternità è arrivata a 29,8 anni, mentre all'inizio degli anni '80 era di 27,5 anni: oltre due anni in più quasi tutti dovuti all'aumento dell'età della madre alla nascita del primo figlio. Infatti, il primo figlio nasce oggi da donne con una età media di 28,1 anni, tre anni di più che nel 1980. Età media della madre alla nascita dei primogeniti e alla maternità, 1980-1995 Gli ideali ne accordo e i contrasti tra i coniugi non sembrano pesare più come un tempo (Grafico 4.3). Nella decisione di avere o meno un primo figlio, chi decide di rimanere senza figli considera una miriade di cause che tutte insieme lo inducono a rinunciare a diventare genitore, mentre, una volta avuto un primo figlio i genitori che non ne desiderano un secondo si concentrano sulla preoccupazione per il futuro del figlio che hanno già e sul costo che un altro figlio comporterebbe alla famiglia. Tali riflessioni pesano molto negativamente sulla decisione di continuare nella strada della procreazione poiché il primo figlio polarizza l'attenzione e la cura dei genitori, assorbe molte delle loro possibilità finanziarie e diventa un ostacolo nella decisione di avere altri figli. Chi, invece, non ha figli prima di decidere di averne deve risolvere altri problemi (lavoro, tempo libero, mantenimento del tenore di vita, responsabilità aggiuntive, etc.) che non riesce ancora a mettere chiaramente su una scala di priorità, anche perché in realtà percepisce che sarà tutta la sua organizzazione di vita a venire rivoluzionata dall'arrivo di un bambino. Va notato inoltre che il fatto di procrastinare la decisione di avere figli si traduce in un innalzamento della età alla maternità e fa sì che una parte consistente di intervistati si ritenga “troppo vecchio” per avere figli e non più adeguato a sostenere l'impegno fisico di curare, seguire, allevare un figlio. E' anche interessante notare che la decisione di non avere un secondo figlio è molto influenzata dal desiderio di preservare il proprio tempo libero. Mentre un primo figlio mette in discussione il tempo dedicato al lavoro o il mantenimento del tenore di vita raggiunto, un secondo figlio comporterebbe una riduzione del tempo dedicato a sé e ai propri interessi ed a questo non tutti sono disposti a rinunciare. Per chi ha due o più figli e non ne desidera altri si fa sempre più importante la motivazione dell'avere già raggiunto il numero di figli desiderato, a cui si aggiunge la preoccupazione per il futuro dei figli e le difficoltà esistenti con quelli che già si hanno. Sembra quindi un accumularsi e stratificarsi di esperienze: a mano a mano che cresce la dimensione familiare cambiano i problemi e la percezione delle difficoltà connesse alla prole. Ai problemi derivanti alla rinuncia del tempo libero, a quelli della difficoltà di conciliare figli e carriera si aggiungono via via le ragioni economiche e infine quelle dell'avvenire che si vede incerto e delle difficoltà di gestione di una famiglia più numerosa. 39 Grafici e tabelle Tabella 4.I - Il valore dei figli per gli italiani, 1997 (% di di intervistati che erano “d’accordo” con l’affermazione) i figli hanno realmente bisogno di te essere genitori è una delle più grandi soddisfazioni della vita sono sempre felice di avere bambini intorno a me il legame più stretto che puoi avere nella vita è quello con i tuoi figli puoi essere veramente felice a casa con i tuoi figli penso che sia un dovere verso la società avere figli una persona senza figli non può essere veramente felice Grafico 4.1. Il valore dei figli. Indice V.O.C. Grafico 4.3. Cause per non volere un figlio in più, 1991 e 1997 (%) 40 1987 1991 1997 82 80 -88 52 45 58 92 85 82 78 63 50 44 95 87 81 78 70 36 33 Grafico 4.2. Il valore dei figli per i genitori, i genitori potenziali e per chi non vuole figli, 1997 (%). Indice V.O.C. ,,, ,,,,, ,,,, , , ,,, ,,,,, ,,,, , ,,, ,,,,, ,,,, ,,,, ,,,,, ,,,, ,,,, ,, ,,,, ,,,,, ,,,, ,,,,, ,, ,,,,, ,,,, ,,,,, ,, ,,,,,, ,,,,, ,,,,, ,,,,,, ,,,,, ,,, Tabella 4.2 - Intervistati che dichiarano ininfluente il numero di figli per la realizzazione di alcune aspirazioni nella vita, 1991 e 1997(%) Aspirazioni nella vita vivere in accordo con la propria fede o religione essere apprezzato e rispettato al di fuori della famiglia una più egualitaria divisione dei lavori domestici tra uomo e donna avere una casa bella e spaziosa avere una vita familiare felice e armoniosa essere capace di educare bene i figli cercare di realizzarsi essere soddisfatto e felice della propria vita avere abbastanza soldi fare carriera non essere dimenticato nella vecchiaia essere in grado di dare abbastanza cure e attenzioni ai propri figli avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a pieno tempo pieno avere abbastanza tempo per sé e per i propri interessi 1991 1997 72 71 57 52 51 51 50 49 43 44 47 34 4 24 67 63 52 48 44 43 43 39 35 35 33 27 24 18 Tabella 4.3 - Numero medio di figli compatibile con alcune aspirazioni di vita, per sesso 1991 e 1997 1991 1997 Uomini Donne Uomini Donne avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a pieno tempo pieno cercare di realizzarsi avere abbastanza tempo per sè per i propri interessi avere abbastanza soldi fare carriera 1,60 1,64 1,57 1,44 1,26 1,37 1,49 1,52 1,47 1 ,01 1,42 1,53 1,44 1,30 1,18 1,30 1,44 1,48 1,46 0,92 Tabella 4.4 - Alcune ragioni per non volere altri figli per numero di figli avuti, 1997 (% di chi ha risposto molto importante) 0 1 2 3 totale ho già il numero di figli che voglio il mio lavoro non lo consente dovrei rinunciare al mio tempo libero non voglio rinunciare al mio tenore di vita un figlio mi costerebbe troppo sono preoccupato per il futuro dei figli 20 7 5 2 14 13 100 100 100 100 100 100 5 40 40 54 22 25 15 19 27 13 18 14 60 34 28 31 46 48 41 Capitolo 5 MOGLIE IDEALE, MARITO IDEALE Coppie in cui la donna è in età 30-49 per istruzione combinata dei partner e numero di figli, 1995 (%) L'organizzazione della vita in comune e le scelte che avvengono dentro la famiglia sono ampiamente condizionate dai ruoli rivestiti dai diversi membri, ma soprattutto da quelli all’interno della coppia. Che fa il marito ideale? Come si comporta la moglie ideale? Lo abbiamo chiesto agli italiani nella nostra inchiesta a partire dalle piccole o grandi decisioni quotidiane: dal coinvolgimento dell'uomo nei lavori domestici alla questione della compatibilità tra lavoro extradomestico e quello familiare di cura, assistenza e gestione. In particolare abbiamo cercato di capire quanto sia radicato il modello asimmetrico dei ruoli (l'uomo che lavora e la moglie casalinga) e quali siano le condizioni di lavoro auspicabili quando ci sono i figli (lavoro a tempo pieno, tempo parziale, nessun lavoro) per uomini e donne. 5.1. Uguali nel decidere Le preferenze degli italiani nel campo delle decisioni familiari sembrano nettamente indirizzate verso un modello paritario e questo vale sia che si tratti di scegliere dove andare in vacanza o quali amici frequentare sia nel caso di decisioni più concrete, come l'impiego dei risparmi o gli acquisti per la casa. Oltre l'80% degli italiani crede che queste decisioni vadano prese insieme (Grafico 5.1). Ovviamente anche nell’ambito di un modello di parità troviamo alcuni aspetti che si rifanno ad un visione “tradizionale” e sessuata delle competenze familiari, come per esempio la scelta dell'automobile o quella delle spese per la casa, dato che un intervistato su cinque crede che la prima spetti solo all'uomo ed uno su dieci ritiene che sia la donna a doversi occupare degli acquisti per la casa. Le caratteristiche socio-demografiche degli intervistati (età, lavoro, tipo di famiglia) non mettono in luce differenze importanti: giovani o anziani, che si abbia o meno un'occupazione, che si abbiano o no figli, il modello ideale al quale ci si riferisce è sempre quello della partecipazione dei due coniugi alle decisioni familiari: la parità a livello di ideali è raggiunta. Le tendenze Gli ideali Gli uomini e i lavori domestici Nelle case degli italiani il contributo degli uomini al lavoro familiare (spesa, cura dei figli e della casa, cucinare, stirare, etc..) continua a essere marginale: più del 30% degli uomini che vivono in coppia ha dichiarato di non parteciparvi affatto. La segregazione femminile nel lavoro familiare diventa più forte in presenza di figli. Infatti, all'aumentare del numero di figli cresce la quota di donne con più di 4 ore al giorno di lavoro familiare e aumenta anche la quota di uomini che non contribuisce affatto ai lavori domestici. 5.2. Gli uomini e i lavori domestici: senza alibi Uomini e donne per numero di ore di lavoro familiare al giorno e numero di figli (valori per 100 uomini e donne), 1995 N. figli Maschi Femmine 0 ore 4 ore 0 ore 4 ore 0 1 2+ totale 24,3 29,2 35,5 31,7 1,4 2,2 2,6 1,6 1,0 1,7 1,6 2,3 40,2 66,4 77,0 67,9 Lavorare part-time L’accesso al part-time per le donne non varia con l’età, anche nelle fasce d’età centrali, che sono quelle in cui le necessità familiari sono più pressanti e impegnative, non notiamo una maggiore presenza di lavoratrici a tempo ridotto. Gli uomini mostrano una relazione maggiore tra età e part-time poiché utilizzano di più il part-time nelle fasi iniziali e finali della vita lavorativa, cioè prima dei 30 e dopo i 50 anni. Anche il coinvolgimento degli uomini nei lavori domestici imbocca la strada ideale della parità. Il 51% degli intervistati infatti dichiara che gli uomini devono partecipare in ogni caso ai lavori domestici; un altro gruppo subordina invece l'impegno maschile nei lavori di casa ad altri fattori quali il lavoro della donna (18%) o più genericamente "in caso di necessità" (26%). L'idea che il lavoro per la casa non sia un'attività maschile o che gli uomini "non siano capaci" è molto poco diffusa (3%). L'incondizionato coinvolgimento maschile è segnalato in maggior misura dai trentenni (56%) e dai laureati (64%) mentre un atteggiamento più tradizionale è diffuso nel Mezzogiorno (41%) e tra le casalinghe (46%). Come era prevedibile gli intervistati uomini si mostrano più restii delle intervistate a preferire un modello di piena e incondizionata partecipazione maschile ai lavori di casa mentre la loro disponibilità aumenta nel caso la moglie lavori (Grafico 5.2). Se questo è quanto emerge a livello di atteggiamenti e preferenze, molto diverso resta ancora il comportamento reale, poiché la donna italiana continua a trovarsi da sola a far fronte ai lavori domestici. I nostri risultati sembrano comunque indicare che gli uomini non hanno più alibi alla loro scarsa collaborazione con la moglie nell'andamento della casa e che non possono più trincerarsi dietro la presunta incapacità del maschio a dedicarsi alle attività domestiche, fatto di cui non sono più convinti nemmeno loro. Sull'atteggiamento degli italiani verso la partecipazione dell'uomo ai lavori domestici, non è possibile fare confronti estesi con studi precedenti. Una indicazione interessante la offre una ricerca pubblicata alla fine degli anni '70 nella quale, alla domanda "quanto è importante che l'uomo sappia aiutare la moglie nei lavori di casa", solo il 16% di un campione di oltre 3mila donne lo aveva considerato "molto importante". Ci stiamo quindi allontanando da quella visione di marito ideale che allora aveva "caratteristiche legate agli stereotipi del comportamento maschile: capace di avere successo nella carriera, autoritario, responsabile dell'educazione dei figli, carattere forte" 1. 5.3. Lavoro e famiglia per uomini e donne Lavorare o avere figli? Esiste un conflitto tra questi due opportunità o si tratta invece di un ricordo del passato? Tre italiani su quattro credono che per la donna sia importante lavorare ed essere autonoma, ma uno su tre pensa ancora che sia sufficiente che un marito guada1 Cazora Russo G., 1978, Status sociale della donna, De Luca ed., Roma, p.57 43 Le tendenze Gli ideali Occupati a tempo parziale per sesso e classe di età, 1996 (valori per 100 uomini e donne ocupati) gni abbastanza affinché la moglie possa restare fra le mura domestiche. L'atteggiamento più favorevole verso l'impegno lavorativo della donna lo troviamo tra gli intervistati trentenni, gli studenti, le persone più istruite. Le donne si collocano tra chi è più favorevole a dare un valore al lavoro femminile retribuito mentre chi vive nel Sud Italia (45%) e ancor più le casalinghe (58%) optano più spesso per un modello di donna che si impegna esclusivamente in casa quando i guadagni del marito si dimostrano sufficienti: solo quando in famiglia vi è la necessità di un secondo stipendio, è giusto che la donna contribuisca con un proprio reddito all'economia familiare. In sintesi, sembra in via di abbandono l'idea di una “subalternità economica” completa e incondizionata della donna nei confronti del proprio uomo, e questo atteggiamento sembra essere in linea sia con la crescita della istruzione femminile che con la forza - nonostante le difficoltà incontrate - con cui le donne continuano a premere per entrare nel mercato del lavoro. Ci sembra particolarmente interessante che l'affermazione per l'uomo la carriera viene prima della famiglia e dei figli raccolga pochissimi consensi (13%) quando ben il 68% crede che per la donna famiglia e figli vengono prima del lavoro. L'uomo italiano, chiusa la porta di casa, non può più astrarsi dai problemi familiari finora totalmente affidati alla moglie. Il cambiamento non va quindi nella direzione di un minor coinvolgimento delle mogli/madri nei confronti della famiglia, ma verso una maggiore partecipazione dell'uomo. Ci stiamo sempre più allontanando dalla visione asimmetrica secondo la quale la donna deve stare a casa ad accudire i figli e il marito e l'uomo deve lavorare per guadagnare i soldi e mantenere la famiglia: l'opinione degli italiani è che la donna debba trovare una collocazione fuori da casa, rendersi autonoma, avere un compagno che l'aiuti nelle faccende domestiche e con cui condividere la gestione della casa e della vita quotidiana. La famiglia e i figli vengono messi in primo piano: influenzano il lavoro della donna e cominciano a rappresentare un impegno anche per l'uomo e il suo lavoro. Da questa visione "media" si differenziano tuttavia segmenti peculiari: i più giovani, i più istruiti e le donne che lavorano sono le figure più significative del cambiamento. In generale, gli uomini si sono avvicinati a questa visione moderna dei ruoli ma l’hanno fatto in maniera più contenuta rispetto alle donne. Chi vive nel Sud d'Italia e le casalinghe appaiono invece i gruppi più ancorati ad una visione tradizionale. Infine, essere genitori determina un atteggiamento diverso verso il modello ideale femminile, in quanto i padri e, ancora di più le madri, sembrano molto legati al primato del ruolo materno per le donne (Grafico 5.3). Questo quadro ideale appare quasi irreale alla luce di quanto effet- Coppie per condizione dei partner e classe di età della donna, 1993-1994 (per 100 coppie della stessa classe di età della donna) 44 Le tendenze Gli ideali tivamente fanno uomini e donne nella vita di tutti i giorni. I dati raccolti in questi anni infatti ci dicono che pochi uomini si impegnano nei lavori domestici e che quando lo fanno il tempo che vi dedicano è poco. Fare carriera resta ancora prerogativa maschile. 5.4. Se ci sono i figli: addio parità! Donne, uomini e lavoro L'essere o meno presenti nel mercato del lavoro condiziona in modo determinante l'organizzazione della vita quotidiana e della famiglia nella quale si vive. A questo proposito uomini e donne sono molto diversi: gli uomini lavorano in percentuali elevate e comunque superiori a quelle delle donne. Queste diverse opportunità restano sia se guardiamo l'età che lo stato civile o il tipo di famiglia in cui si è inseriti. Limitando la nostr a osser vazione alla popolazione fra 20 e 49 anni notiamo che tra le donne che vivono in coppia molte sono le casalinghe e che tra quelle che non hanno figli sono frequenti le lavoratrici. Inoltre, tra le madri osserviamo una relazione inversa fra occupazione e dimensione familiare nel senso che la quota di lavoratrici cresce al diminuire del numero di figli. I figli, come si è appena visto, modificano gli ideali di parità. Il conciliare figli e lavoro è stato sempre un problema "di donne", e molto spesso la soluzione era quella che la donna rimanesse a casa ad accudire i figli, mentre al marito era delegato il ruolo di unico breadwinner. Abbiamo visto però che gli italiani sono favorevoli all’inserimento delle donne nel mercato del lavoro e ne auspicano l'indipendenza economica. Gli studi condotti in questo campo sono concordi nell'individuare un diverso atteggiamento dei giovani, per i quali sarebbe l'indipendenza e non il contributo al bilancio familiare il motivo prevalente per cui le donne lavorano. Ma come conciliare questo nuovo atteggiamento verso il lavoro femminile con l'intenzione di avere figli e di volerli allevare? Le modalità di partecipazione di uomini e donne al lavoro rimangono le stesse o le scelte lavorative si diversificano? Alla luce delle risposte date dal nostro campione appaiono differenze significative nei modelli lavorativi ideali di uomini e donne: secondo gli italiani la donna dovrebbe orientarsi verso un lavoro a tempo parziale (61%) mentre l'uomo verso uno a tempo pieno (89%; Grafico 5.4). Inoltre, osserviamo che se in mancanza di figli le differenze uomo-donna sono ridottissime esse si amplificano notevolmente in presenza di figli. D'altronde è stato spesso evidenziato come all'aumentare dei figli mentre la madre riduce il lavoro per il mercato l'uomo aumenta il suo impegno lavorativo. Il modello ideale di gran lunga preferito riguardo alle donne è quello della madre che lavora part-time con 2 o più figli (46%), opzione che raccoglie sempre i maggiori consensi e raggiunge i valori massimi fra le persone con istruzione superiore (56%), gli occupati (50%), le donne (48%) e i trentenni (48%). Al secondo posto in ordine di preferenza troviamo la soluzione più radicale, la rinuncia al lavoro per la donna che ha figli: in totale il 16% degli intervistati propende per questa opzione che, fra tutti, è più diffusa fra i coniugati (19%), le casalinghe (32%), gli abitanti delle isole (26%), le persone con basso livello di istruzione (28% di chi ha la licenza elementare) e i 35-39enni (20%). Riguardo all’uomo; l'ideale è lavorare ed avere più di un figlio, mentre in secondo ordine troviamo lavoro e figlio unico. Il confronto con l'analoga indagine condotta nel 1991 - che riguar45 Le tendenze Donne in età 20-49 anni per numero di figli e condizione professionale, 1995 (%) 46 Gli ideali dava esclusivamente la posizione lavorativa delle donne - mette in luce alcuni cambiamenti: un aumento delle preferenze verso il tempo parziale e un minore interesse nei riguardi del tempo pieno; in particolare l'opzione tempo parziale con 2 o più figli è significativamente cresciuta, a svantaggio di quella del part-time con figlio unico e di nessun lavoro quando ci sono figli. Quest’ultima rappresentava nel passato la scelta ideale per più di due italiani su dieci. A proposito della scelta del non lavoro ci preme sottolineare che mentre nel 1991 la differenza fra uomini e donne era particolarmente forte, oggi le diversità si sono molto attenuate. Notiamo infine che essere genitori modifica sensibilmente il quadro ideale appena descritto. Mentre i figli influenzano poco gli ideali lavorativi maschili, i modelli femminili sono notevolmente diversi sia se guardiamo il sesso dell’intervistato sia se, per le donne, distinguiamo chi non ha avuto figli da chi invece ne ha avuti. Infatti, mentre l'esperienza di avere figli determina un netto e crescente coinvolgimento lavorativo per gli uomini, per la donna si tratta di decidere se lavorare o no; sono proprio le madri quelle che si spostano verso il modello casalinga, mentre i padri esprimono una maggiore preferenza, oltre che per il modello madre-casalinga, anche per un impegno lavorativo a tempo parziale delle loro partner (Tabella 5.1). Pur ricordando che la rinuncia al lavoro risulta la scelta minoritaria rispetto alle altre proposte, è significativo che siano le stesse madri intervistate a proporre questo modello, e questo probabilmente avviene sia come risposta alle difficoltà da loro incontrate nel conciliare il ruolo di madre con quello di lavoratrice, sia per il desiderio di essere attive protagoniste della crescita dei loro figli. Diverso e interessante è l'atteggiamento delle donne che non hanno figli, meno concentrate sul ruolo materno e per le quali la definizione del modello ideale lavoro-famiglia è più orientato verso il modello maschile che privilegia la dimensione lavorativa. Come è documentato da numerose statistiche, le donne con figli lavorano per il mercato in percentuale minore di quanto facciano quelle che non hanno figli: tra le nostre intervistate quelle che hanno lasciato un lavoro indicano, tra le cause dell'abbandono, gli impegni collegati alla gestione familiare (Tabella 5.2). Inoltre, molte di queste donne desidererebbero al momento attuale rientrare nel mercato del lavoro (Tabella 5.3). Grafici e tabelle Grafico 5.1. Chi deve prendere queste decisioni? 1997 (%) Grafico 5.2. Gli uomini devono essere coinvolti nei lavori domestici? Risposte degli intervistati per sesso, 1997 (%) Grafico 5.3. Il lavoro e i ruoli all’interno della coppia. Secondo il sesso e la presenza di figli, 1977 (% d’intervistati che si dichiarano d’accordo con le affermazioni fatte) 47 Grafico 5.4. Conciliare lavoro e figli, le differenze tra modello maschile e femminile nelle opinioni degli italiani. Ideale per l’uomo Ideale per la donna Grafico 5.5. La scelta lavorativa e familiare ideale per le donne,secondo gli intervistati 1991 e 1997 (%) Tabella 5.1 Ideali lavorativi per l'uomo e la donna secondo gli intervistati uomini e donne e la presenza di figli, 1997 (%) con figli ideale per l'uomo tempo pieno tempo parziale totale ideale per la donna tempo pieno tempo parziale nessun lavoro se figli totale UOMINI senza figli totale con figli DONNE senza figli totale 90 10 100 88 12 100 89 11 100 92 8 100 87 13 100 90 10 100 16 64 20 100 26 60 14 100 21 62 17 100 23 58 19 100 25 66 9 100 24 61 15 100 Tabella 5.2 Le casalinghe secondo il motivo per cui hanno smesso di lavorare, 1997 (%) % aspettavo un figlio per necessità domestiche mi sono sposata è difficile con i bambini mio marito non voleva lavorassi motivi di salute sono stata licenziata altro totale 48 17 7 23 17 4 5 8 19 100 Tabella 5.3 L’atteggiamento delle casalinghe verso il lavoro, 1997 (%) % preferirei lavorare non desidero lavorare forse in futuro lavorerò non trovo un lavoro altro totale 29 25 25 20 1 100 Capitolo 6 SE AVESSI BISOGNO DI AIUTO ... Aiuti forniti secondo la persona che fornisce l’aiuto (distribuzione % per tipo di aiuto) Gli aiuti Le indagini dell'ISTAT non consentono finora di avere un quadro delle reti e delle relazioni che si stabiliscono tra i membri della famiglia, parenti e amici. E' possibile però misurare il tipo di aiuti prestati secondo la persona che dà l'aiuto. Si vede allora che le funzioni di compagnia, cura e assistenza sono svolte da chi ha legame di sangue con la persona che necessita di questa prestazione: figli e parenti sono i principali erogatori. L'aiuto economico è invece più differenzia- Cosa succede quando si presenta un problema improvviso? O quando si ha bisogno di un aiuto economico o di qualcuno che si occupi di noi quando siamo malati? A chi si rivolgono gli italiani quando c’è un bambino piccolo in famiglia o se si proiettano nel loro futuro di anziani? Questo gruppo di domande individua in pratica una sfera molto importante della nostra vita, quella delle relazioni con l’esterno. Si chiama rete sociale e si può definire come l’insieme di legami di parentela, di amicizia e di conoscenza di un individuo; più specificamente quando si tratta di relazioni di assistenza e aiuto si definisce come rete di supporto. Gli studi sull’ampiezza, le caratteristiche, il funzionamento delle reti di relazione nella nostra società hanno ottenuto un’attenzione crescente negli anni più recenti non solo come effetto dei cambiamenti demografici, ma anche per la “riscoperta” delle solidarietà familiari legata alla crisi dello stato sociale da una parte e per la nuova attenzione alle tematiche del lavoro di cura fornito alla famiglia dalle donne, dall’altra. Schematicamente possiamo immaginare il sistema dei legami dell’individuo in tre cerchi concentrici: la famiglia intesa come gruppo nucleare coresidente, la parentela a “ stretto contatto” e la rete più estesa dei legami di amicizia e conoscenza. Come è noto la progressiva e drastica riduzione delle nascite e il parallelo allungamento della vita caratterizzano sempre più la situazione demografica del nostro paese. Queste tendenze comportano, tra l’altro, una riduzione delle relazioni di parentela in quanto la struttura familiare si semplifica e si restringe progressivamente ai rapporti coniugali e filiali. Come si intersecano queste modificazioni strutturali con il modello culturale italiano che - seppur diversificato regionalmente - è tradizionalmente centrato sulla famiglia e sulla sua capacità strategica di accumulazione e redistribuzione delle risorse materiali e relazionali? Abbiamo tentato di verificare - al di là della misurazione degli scambi effettivi di aiuti e sostegno - come gli italiani percepiscono e immaginano la rete di supporto che li circonda in diverse, ma comuni, situazioni di bisogno e necessità. 6.1. Le reti di aiuto Le tendenze to e viene fornito da un ampio ventaglio di persone in cui compaiono anche amici, conoscenti oltre che i parenti stretti. Le donne principali “care givers” Le donne si confermano più assidue prestatrici di cura rispetto agli uomini: tra di esse il 17% ha fornito aiuti contro il 13% degli uomini. Per le prestazioni sanitarie e per quelle di compagnia e accudimento si osser va una maggiore presenza femminile mentre gli uomini sono più disponibili quando c’è bisogno di un sostegno economico o per il disbrigo di pratiche burocratiche. Donne e uomini che hanno dato aiuti per tipo di aiuto, 1990-1991 (valori per 100 uomini e donne) Gli ideali Le reti di aiuto sono complessivamente presenti ed estese : solo il 6% degli italiani non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di emergenza, ma tale quota si abbassa ancora al 4% in presenza di problemi di salute mentre più difficile sembra avere un sostegno in caso di necessità economiche (16%). L’ampiezza della rete varia quindi a secondo dell’aiuto richiesto: più ristretta nel caso ci sia bisogno di denaro più ampia per i problemi di salute e per i contrattempi improvvisi (Grafico 6.1). Ma non tutti sono uguali quando c’è bisogno di aiuto, esistono infatti reti di relazioni diversificate a seconda delle caratteristiche individuali, e fortemente connotate dall’appartenenza sociale, dalle scelte familiari, dal radicamento e dall’inserimento nel mondo del lavoro. I giovani e gli occupati sono coloro che godono del minore isolamento: hanno networks ampi dovuti probabilmente al fatto di vivere quotidianamente in realtà di scambio quotidiano come i luoghi di lavoro e le università. Al contrario sembrano soffrire un maggiore isolamento le casalinghe ed i pensionati che fra tutti sono i gruppi che presentano la minore potenzialità di sostegno in caso di emergenza o bisogno. Le scelte di vita meno tradizionali quale quella di interrompere un’unione coniugale così come la condizione dei vedovi, portano anch’esse ad un diradamento delle relazioni amicali e familiari, sembrano comportare una difficoltà di relazione con l’esterno. Al contrario vivere in una famiglia “normale”, e soprattutto avere un partner, garantisce un sostegno importante nelle situazioni di difficoltà. L’istruzione gioca anch’essa un ruolo determinante: quanto più è elevata quanto più assicura l’esistenza di persone in grado di fornire un aiuto (Grafici 6.2, 6.3). 6.2. A chi chiedo aiuto? La famiglia svolge un ruolo fondamentale nella ipotetica gerarchia delle persone a cui ci si potrebbe rivolgere in tutti i casi di necessità. E’ soprattutto tra i membri della propria famiglia che si trovano gli aiuti necessari a fronteggiare le diverse difficoltà più o meno gravi. A seconda del tipo di aiuto può cambiare l’ordine, ma il baricentro della rete resta nell’ambito dei confini parentali. Il ricorso agli amici è infatti considerato come un fatto sostanzialmente residuale, che assume una certa rilevanza solo nelle questioni economiche (18%). In presenza di un legame coniugale il partner è sempre il riferimento privilegiato sia per situazioni di improvviso bisogno che per problemi di salute. Bisogna notare tuttavia che il ricorso al coniuge è sempre più elevato per gli uomini in coppia che per le donne (76% e 64%) e che lo scarto aumenta quando si tratta di aiuti per problemi di 50 Le tendenze La solidarietà verso gli anziani La rete di aiuto verso gli anziani si attiva più frequentemente per coloro che vivono da soli (il 41%) e per gli ultr asettantacinquenni. In entrambi i casi il sostegno è concentrato nelle attività di compagnia e assistenza e nella gestione della casa. Famiglie di anziani soli che hanno ricevuto aiuti per tipo di aiuto, 1990-91 (valori per 100 famiglie di anziani soli) Gli ideali salute (78% rispetto al 57%); le donne - consapevoli della suddivisione asimmetrica dei compiti di cura - individuano nella parente donna un’importante interlocutore su cui fare affidamento sia per improvvisi imprevisti che - in misura ancora maggiore - per le cure in caso di malattia. In questa circostanza circa il doppio delle donne sposate rispetto ai propri compagni, arriva ad ipotizzare la totale assenza di aiuto. Quando il nucleo è tronco (separati, divorziati e vedovi) la rete è in genere più ristretta (aumenta la percentuale di chi non ha nessuno a cui rivolgersi). Inoltre il network è per queste persone più diversificato e orientato al di fuori dei legami familiari: si può contare anche sugli amici oltre che sui parenti. In particolare per i separati ed i divorziati la componente esterna della rete assume una grande rilevanza (32% per gli uomini e 20% per le donne) soprattutto nei casi di contrattempi improvvisi. La solidarietà tra amici si ritrova per queste persone - con intensità minore - anche per i problemi economici o di salute ed ha un preciso carattere di genere: gli uomini si rivolgono agli amici e le donne alle amiche. Tra i celibi e le nubili - che rappresentano in larga parte i giovani la struttura della rete ruota all’interno della famiglia, ossia alle figure dei genitori che costituiscono, soprattutto per i problemi economici e quelli di assistenza, il riferimento privilegiato. Per gli altri problemi - sia per uomini che per donne - troviamo anche gli amici ed i partner, ma in misura inferiore rispetto alle altre condizioni. Come abbiamo già notato il fatto di lavorare, studiare, e più in generale di avere quotidianamente relazioni esterne al circuito familiare, modifica la struttura della rete di aiuto allargandola appunto ad amici e conoscenti su cui contare nelle situazioni di difficoltà. Questo elemento emerge chiaramente quando si confrontano le persone che come le casalinghe sono fuori dal mercato del lavoro con coloro che invece sono occupati e studenti: l’intensità delle relazioni per i primi si concentra all’interno della famiglia, sul partner innanzitutto, e su altri familiari, mentre per gli altri compaiono gli amici. Certamente influisce su questa struttura il fattore dell’età che tende a far emergere in quelle più avanzate il ricorso alle figlie, soprattutto per i problemi di assistenza. 6.3. Da vecchi Certamente uno dei problemi più dibattuti in questo momento nelle nostra società è quello dell’assistenza e della cura delle persone anziane. Abbiamo chiesto ai nostri intervistati di proiettarsi nel futuro immaginandosi anziani o vecchi e di fare un inventario delle persone a cui potrebbero fare riferimento per affrontare piccoli problemi 51 Le tendenze Gli ideali I soli Le per sone che vivono da sole sono molto connotate dal punto di vista del genere e dell’età, essendo soprattutto donne e persone anziane. quotidiani o per avere assistenza sanitaria. La famiglia, come abbiamo già visto precedentemente - e come effettivamente già avviene nella realtà - svolge un ruolo primario nell’universo di riferimento degli italiani. Se dobbiamo rilevare che è bassa la percentuale di chi non ha proprio nessuno a cui rivolgersi (4%), solo il 6% ricorrerebbe ad un aiuto esterno alla famiglia, mentre la maggioranza troverebbe già all’interno del proprio nucleo ristretto gli aiuti necessari e più di un terzo nell’ambito di un sistema misto di cui fanno parte membri della famiglia allargata, gli amici, i vicini e diverse combinazioni di questi. Questo modello centrato sulla famiglia nucleare è particolarmente sentito da coloro che vivono con il proprio partner, dalle casalinghe, da chi ha un basso livello di istruzione e nel Mezzogiorno. Il fatto di non avere il partner spinge ad orientare le relazioni verso l’esterno, sia con la rete parentale allargata che con le strutture pubbliche, ma questo vale anche per coloro che, come i laureati, probabilmente dispongono di un sistema di relazioni ricco ed ampio anche al di fuori dei legami di parentela stretta. Dal punto di vista territoriale intervengono nella definizione della struttura di riferimento fattori diversi, che vanno dai modelli familiari più o meno allargati, alla presenza ed alla efficienza delle strutture di assistenza esistenti sul territorio. Così troviamo nel Mezzogiorno una forte presenza della famiglia nucleare, nel Nord-Ovest e nel Centro la rete allargata agli altri parenti, mentre nel Nord-Est troviamo un maggiore ricorso ad organizzazioni pubbliche o di volontariato. Tornando all’interno del nucleo notiamo che tra uomini e donne c’è una certa differenza riguardo alla proiezione del ruolo di assistenza di partner e figli, più orientato verso questi ultimi per le donne, individuato nelle loro compagne per gli uomini. Il ruolo preminente dei figli (o meglio delle figlie) rispetto al partner è una caratteristica che troviamo anche per i coniugati ed i vedovi, per le casalinghe ed i pensionati, per i titoli di studio più bassi e nel Mezzogiorno (Grafico 6.5). Persone che vivono sole per sesso e classe d’età, 1995 (valori assoluti in migliaia) 6.4. Quando ci sono i piccoli Quando ci sono dei bambini piccoli e bisogna affrontare problemi di assistenza e cura quotidiana o continuativa, il sostegno all’interno della famiglia nucleare sembra venire meno: è circa un quarto degli intervistati che pensa di poterli risolvere nell’ambito delle risorse del nucleo, la maggioranza cerca di trovare soluzioni alternative attingendo alla rete delle relazioni parentali: sono infatti principalmente i parenti, da soli o in combinazione con gli altri membri della famiglia, ad essere individuati come gli interlocutori privilegiati in questa occasione (Grafico 6.6). Il ruolo delle nonne è senz’altro il più diffu52 Le tendenze La famiglia reale Mamma, papà e figli: questo è il tipo di famiglia più diffuso nel nostro paese. Più limitata la presenza delle coppie senza figli e ancora più quella dei genitori soli. Famiglie per tipologia e ripartizioni geografica, 1995 (%) Gli ideali so e noto, ma è anche importante il mix delle soluzioni indicate, che segnala fra l’altro la funzione “manageriale” delle madri o dei genitori nella gestione dell’organizzazione familiare in presenza di bambini piccoli. Il ricorso esclusivo a risorse esterne alla famiglia riguarda soltanto una minoranza della popolazione. Su questo problema la differenza di genere appare più sensibile di quanto non sia emerso per l’assistenza agli anziani: per le donne emerge la esigenza di una maggiore flessibilità in termini di soluzioni alternative al nucleo ristretto, che si individuano soprattutto nel ricorso ai parenti, ma anche ad amici e vicini piuttosto che a strutture pubbliche. Il modello nucleare è più accentuato per coloro che vivono in coppia, per le casalinghe, per i pensionati e per i meno istruiti. L’assenza del partner rende invece molto importante l’esistenza della rete di amicizie, e rivela anche una maggiore vulnerabilità in termini di una maggiore quota di assenza totale di persone di riferimento. Molto differenziata appare la situazione nelle diverse aree geografiche italiane: la famiglia nucleare svolge un ruolo più importante nel Sud, mentre nel Nord la funzione del nucleo sembra molto ridimensionata a vantaggio del sistema misto tra parentela ed amicizie, mentre nel Centro assumono una maggiore importanza i network esterni alla famiglia. 6.5. La famiglia ideale La parola famiglia non ha lo stesso significato per tutti. La vita e il mondo in cui viviamo sono sempre più complessi e mutano rapidamente e ognuno di noi ha esperienze diverse secondo il sesso, la classe sociale, l'età e la situazione familiare. Cosa è la famiglia per gli italiani? Chi fa parte della famiglia? Uomini e donne definiscono la famiglia in modo diverso. Gli uomini sembrano volere famiglie "più grandi" e probabilmente utilizzano criteri diversi da quelli delle donne per includere o escludere membri nella loro famiglia ideale. Le donne includono soprattutto le persone vicine a loro (marito e figli) mentre gli uomini pensano anche a coloro che sono stati vicini a loro (i genitori) lungo l’arco della vita: la catena familiare che passa attraverso il matrimonio, la parentela, l'affinità è interiorizzata dagli uomini molto più che dalle donne . Il titolo di studio raggiunto divarica nettamente le percezioni in campo di ideali familiari: concentrati sulla famiglia nucleare sono coloro che hanno frequentato solo la scuola elementare o media, molto più diversificati i laureati. Naturalmente avere in mente una famiglia più ristretta implica, come abbiamo visto, anche una rete familiare più ristretta a cui rivolgersi in caso di bisogno . Va notato che la famiglia ideale cambia lungo il corso della vita. 53 Le tendenze Gli ideali Quando si è giovani la famiglia si concentra sulle figure dei genitori, eventualmente allargando il campo ai fratelli e sorelle; man mano che passano gli anni l’attenzione si sposta sempre più verso il marito o moglie e i figli; infine dopo i 45 anni, l’orizzonte torna ad allargarsi ed a comprendere di nuovo la famiglia dei genitori eventualmente allargata al proprio partner (Grafici 6.7, 6.8, 6.9). Grafici e tabelle Grafico 6.1. Ampiezza della rete secondo il tipo di aiuto 0 Grafico 6.2. La rete di aiuto in caso di contrattempo numero medio di persone a cui rivolgersi 54 Grafico 6.3. La rete di aiuto in caso di bisogno economico numero medio di persone a cui rivolgersi Grafico 6.4. La rete di aiuto in caso di problemi di salute numero medio di persone a cui rivolgersi Grafico 6.5. Sistema di riferimento per l’assistenza secondo la ripartizione (% di intervistati che si rivolgerebbero a ciascuna rete) 55 Grafico 6.6. Sistema di riferimento per gli aiuti secondo il sesso (% di intervistati che si rivolgerebbero a ciascuna rete) Grafico 6.7. La famiglia ideale, intervistati età 25-29 anni Grafico 6.9. La famiglia ideale, intervistati in età > 44 anni Grafico 6.8. La famiglia ideale, intervistati in età età 30 e 44 anni Origine: genitori e fratelli Nucleare: partner e figli 56 DALLA A ALLA ZETA. Le parole dell’indagine A albanesi il 17% degli intervistati pensa ad un albanese quando si parla di stranieri. assegni familiari la grandissima maggioranza degli italiani (90%) preferisce dare gli assegni familiari a tutte le famiglie con figli, mentre appena il 3% lo darebbe a partire dal terzo figlio. B bambini sull’affermazione che avere bambini intorno a sé è una garanzia di felicità è molto d’accordo il 30 % degli italiani. carriera per gli italiani 1 figlio è compatibile con la carriera; ma il 24% degli intervistati ritiene che per fare carriera sia opportuno non averne affatto. il 29% degli intervistati ritiene che un aspetto molto importante della propria vita sia avere una casa bella e spaziosa. il 23% delle casalinghe del nostro campione lavorava prima di sposarsi e ha smesso per dedicarsi alla famiglia. C casa casalinghe D divorzio l’aumento di separazioni e divorzi è considerato un fatto molto negativo dal 31 % degli italiani. E educazione elezioni l’82% degli italiani pensa che sia molto importante essere capaci di educare bene i figli. il 63% degli italiani pensa che gli stranieri, dopo alcuni anni di residenza in Italia, dovrebbero avere il diritto di votare alle elezioni comunali. F famiglia futuro avere una vita familiare felice ed armoniosa è molto importante per l’81% degli italiani. le preoccupazioni per il futuro sono, per il 31% degli italiani che non vogliono avere dei figli un motivo molto importante che impedisce loro di averne. G genitori governo per il 55% degli italiani essere genitori è una delle più grandi soddisfazioni della vita. secondo gli italiani i principali obbiettivi del governo dovrebbero essere: 57 dare lavoro ai giovani (26%); dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria (17%) e dare a tutti la possibilità di studiare (13%). H humor (involontario) hobbies il 4% degli italiani pensa che l’Italia abbia più di 100 milioni di abitanti, l’1,5% meno di 10 milioni, mentre il 10% pensa che gli stranieri siano più di 5 milioni. l’11% degli italiani ritiene che per avere tempo per sé e per i propri interessi non bisogna avere figli. I intenzioni (riproduttive) invecchiamento il 14% degli italiani indecisi su avere o no altri figli, probabilmente deciderebbe di avere un altro figlio se fossero introdotte nuove politiche a favore delle famiglie con figli. gli italiani si dividono sul giudizio riguardo l’aumento degli anziani: il 32% lo valuta positivamente, il 35% è indifferente e il 33% lo considera un fenomeno negativo. L lavoro (domestico) il 49% degli uomini dichiara che i maschi, al pari delle donne, devono essere coinvolti in ogni caso nel lavoro domestico; tra le donne la percentuale sale al 55%. M madri matrimonio il 35% delle donne che ha usufruito del congedo di maternità lo ritiene insufficiente. l’80% degli italiani pensa che il matrimonio sia un atto d’amore, il 34% ritiene che sia l’unica forma moralmente accettabile di vita in comune tra uomo e donna. N nascite il 24% degli italiani valuta molto negativamente il calo delle nascite. orario di lavoro tra le diverse possibilità di conciliare lavoro e famiglia gli italiani individuano un preciso modello: per i papà quello di due o più figli e un lavoro a tempo pieno (68%), per le mamme due o più bambini ed un lavoro part-time (46%). O P padri popolazione 58 il 96% dei padri intervistati non ha usufruito del congedo di paternità. il 49% degli italiani vorrebbe che il numero degli abitanti nel nostro paese rimanesse più o meno lo stesso. Q quote il 49% degli italiani ritiene molto importante che il governo stabilisca il numero di stranieri che possono lavorare in Italia. R religione reti (di aiuto) il 76 % degli italiani ritiene importante vivere in accordo con la propria religione. in caso di un contrattempo improvviso gli italiani possono rivolgersi a più di tre persone nel 30% dei casi, ma se hanno bisogno di soldi questa percentuale scende al 12%. S servizi sociali soli stranieri il 62 % degli intervistati chiede l’aumento di servizi sociali per l’infanzia per facilitare il compito dei genitori. il 43% degli italiani non esprime giudizi né in negativo né in positivo sull’aumento di persone che vivono da sole e per il 5% la vita da single è il modello familiare ideale. il 64% degli italiani si dichiara a favore dell’integrazione degli immigrati. T tasse tra le misure che il governo potrebbe introdurre per facilitare la cura e il mantenimento dei figli, gli italiani mettono al primo posto (17%) meno tasse per le persone con figli a carico. U unico (figlio) unioni libere per essere in grado di dedicare abbastanza cura ed attenzione ai propri figli il 19% degli intervistati ritiene che sia bene averne uno solo. il 37% degli intervistati vede favorevolmente l’aumento di coppie che convivono senza essere sposate, il 27% lo giudica negativamente. V vacanze il 40 % degli italiani chiede servizi per i bambini prima e dopo l’orario scolastico e durante le vacanze per facilitare il compito dei genitori. Z zero (crescita) un quarto degli intervistati immagina che la popolazione italiana rimarrà più o meno la stessa da qui a 20 anni. 59 QUESTIONARIO SEZIONE 1 - ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE 1. Il governo può avere un ruolo più o meno importante nel risolvere i problemi della gente. Dei seguenti argomenti, quali sono secondo lei i 3 più importanti? a) b) c) d) e) f) g) h) i) dare a tutti la possibilità di studiare ..............................................13 rendere più facile crescere i figli.....................................................6 garantire una casa decorosa a tutti ..................................................9 rendere più facile per le donne lavorare e avere figli......................6 migliorare la qualità dell’ambiente...............................................11 dare lavoro ai giovani....................................................................26 dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria................................17 occuparsi degli anziani....................................................................6 dare più importanza alla famiglia ...................................................6 2. L'attenzione del Governo sui temi che Le elencherò secondo lei è aumentata, diminuita o rimasta uguale negli ultimi tre anni? aumentata a) b) c) d) e) 3. - 60 diminuita rimasta uguale non so sul riconoscimento del lavoro delle casalinghe .....................21 ...............14...............57 ..................8 sulle famiglie povere .............................................................12 ...............25...............55 ..................8 sui genitori che hanno figli piccoli ........................................10 ...............18...............57 ................15 sulle famiglie con un solo genitore........................................10 ...............15...............55 ................20 sul costo dei figli ...................................................................14 ...............29...............49 ................. 8 Quanti abitanti ha oggi l'Italia? (risposta spontanea) fino a 49 milioni ...........................................................................12 da 50 a 55 milioni .........................................................................33 56 e 57 milioni..............................................................................19 da 58 a 60 milioni .........................................................................16 oltre 60 milioni .............................................................................11 non so............................................................................................10 4. Secondo Lei, tra vent'anni la popolazione italiana… a) aumenterà .........................................................18 b) diminuirà ..........................................................57 c) rimarrà più o meno la stessa.............................25 5. Secondo Lei, sarebbe preferibile che in futuro la popolazione italiana aumentasse, diminuisse o rimanesse più o meno la stessa? a) aumentasse.......................................................37 b) diminuisse ........................................................14 c) rimanesse più o meno la stessa ........................49 6. Siamo interessati a conoscere la sua opinione su alcuni fenomeni relativi alla popolazione e alla vita familiare. Come giudica i seguenti fenomeni? favorevolmente (molto) (abbastanza) a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) ne' a favore ne' a sfavore sfavorevolmente (abbastanza) (molto) il numero crescente di coppie che convivono senza essere sposate .............................................13...............24 ..............36 ...............16...............11 le coppie che decidono di restare senza figli .........4...............10 ..............38 ...............30...............18 la diminuzione dei matrimoni ................................3................ 9 ..............42 ...............34...............12 la diminuzione delle nascite...................................2................ 7 ..............21 ...............46...............24 il numero crescente di bambini che vivono in una famiglia di separati......................................1................ 3 ..............14 ...............41...............41 il numero crescente di persone che vivono sole.....4...............11 ..............43 ...............27 ..............15 il numero crescente di bambini nati da genitori separati.................................................2.................9 ..............37 ...............29...............23 l'aumento di separazioni e divorzi..........................1................ 4 ..............25 ...............39...............31 la diminuzione del numero di giovani sotto i 20 anni ........................................................1................ 2 ..............20 ...............48...............29 l'aumento degli anziani di più di 65 anni .............10...............22 ..............35 ...............21...............12 SEZIONE 2 - OPINIONI SUGLI STRANIERI 7. Quanti stranieri ritiene ci siano oggi in Italia? - fino a 500 mila..................................................14 da 500 mila a 1 milione ....................................16 da 1a 1,2 milioni...............................................18 da 1,2 a 3 milioni..............................................11 più di 3 milioni .................................................19 non so ...............................................................22 61 8. Le leggerò ora alcune opinioni di altre persone intervistate prima di Lei riguardo gli stranieri provenienti dai paesi poveri. Per ciascuna di esse dovrebbe dirmi in che misura è d'accordo. molto a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) livelli di accordo abbastanza poco per niente non so la presenza degli stranieri provenienti dai paesi poveri è positiva perché permette il confronto con altre culture ............8...........34 ..........32 ..........23...........3 l’Italia è degli italiani e non c’è posto per gli immigrati ..........6...........16 ..........25 ..........51...........2 questi stranieri sono necessari per fare il lavoro che gli italiani non vogliono fare .............................................5...........19 ..........25 ..........49...........2 l'aumento di questi stranieri favorisce il diffondersi del terrorismo e della criminalità............................................17...........33 ..........25 ..........21...........4 bisognerebbe favorire l’integrazione degli immigrati.............25...........39 ..........18 ..........12...........6 gli stranieri che vivono da noi dovrebbero dopo qualche tempo tornare al loro paese ..............................16...........26 ..........21 ..........26.........11 gli stranieri tolgono lavoro agli italiani...................................14...........16 ..........30 ..........37...........3 il governo dovrebbe determinare quanti stranieri possono lavorare in Italia ......................................................................49...........31 ............7 ............9...........4 gli stranieri che vivono da noi da un certo numero di anni dovrebbero aver diritto a votare nelle elezioni comunali........25...........38 ..........10 ..........20...........7 la presenza degli stranieri aumenta il pericolo di diffusione di malattie contagiose ........................................17...........24 ..........23 ..........31...........5 9. A Suo giudizio, gli stranieri che vivono oggi in Italia sono troppi, pochi o né troppi e né pochi? a) b) c) d) troppi ................................................................61 né troppi, né pochi ............................................32 pochi ...................................................................1 non so .................................................................6 10. Secondo Lei, negli ultimi 10 anni il numero di stranieri che vivono in Italia è aumentato, diminuito o rimasto più o meno lo stesso? a) b) c) d) aumentato .........................................................97 rimasto più o meno lo stesso ..............................2 diminuito ............................................................0 non so .................................................................1 11. A quale nazionalità pensa, quando si parla di stranieri? 1) 2) 3) 4) 62 Marocco ...........................................................35 Albania .............................................................17 Africa ...............................................................17 Senegal ...............................................................4 12. Avrebbe problemi se una famiglia di immigrati arabi diventasse sua vicina di casa? 1) 2) 3) 4) molti ...................................................................4 pochi.................................................................12 nessuno.............................................................73 non so ...............................................................11 SEZIONE 3 - STILE DI VITA 13. Secondo Lei, quale è il modo ideale di vita? a) b) c) d) e) f) vivere solo/a .......................................................5 convivere senza sposarsi ....................................8 convivere e sposarsi se si vogliono figli...........16 sposarsi ..............................................................9 sposarsi ed avere dei figli.................................60 continuare a vivere con i propri genitori............2 14. Lei tende ad essere d'accordo o in disaccordo con le seguenti affermazioni? d'accordo non d'accordo non so a) il matrimonio è l’unica forma moralmente accettabile di convivenza tra uomo e donna ...........................................................34...................63...................3 b) il matrimonio è un atto d’amore tra un uomo ed una donna ....................................................................80...................18...................2 c) il matrimonio è importante perché garantisce continuità e stabilità al rapporto fra uomo e donna ...............................................52...................44...................4 d) il matrimonio è solo un atto formale da utilizzare per convenienza economica e sociale...................................................16...................80...................4 e) il matrimonio trasforma il rapporto d’amore tra i coniugi in diritti e doveri...............................................................41...................54...................5 f) il matrimonio limita eccessivamente la libertà dei coniugi ..................19...................77...................4 g) il matrimonio è una istituzione superata...............................................16...................78...................6 15. Il numero di persone che decidono di non sposarsi o di posporre il matrimonio è in aumento. Come causa di questo fenomeno, quanta importanza dà a…? molta a) b) c) d) livelli di importanza abbastanza indifferente poca nessuna difficoltà a trovare case ...........................................47...............35 .................5...............12 .............1 minore valore che si dà al matrimonio ....................27...............46 ...............10...............14 .............3 maggiore autonomia della donna ............................17...............39 ...............17...............20 .............7 reddito insufficiente per mettere su famiglia...........58...............31 .................4.................6 .............1 63 16. Quando Lei pensa alla sua famiglia, a chi pensa tra le persone seguenti? a) b) c) d) e) f) g) h) a me solo/a.................................................................2 al mio coniuge/convivente.........................................4 al mio partner e ai figli ............................................24 ai miei figli ................................................................5 ai miei genitori..................................................12 partner e figli ....................................................12 genitori, fratelli/sorelle .....................................14 altro...................................................................27 17. Mi sa indicare quale delle seguenti affermazioni risponde meglio alla Sua idea delle responsabilità dei genitori verso i loro figli? a) e' preciso dovere dei genitori fare del proprio meglio per i figli anche a spese del proprio benessere .................................................................................................67 b) i genitori hanno diritto ad una vita loro e non si può chiedere loro di sacrificare il loro benessere per amore dei figli ...........................................................................11 c) nessuna delle due ..............................................................................................................................20 d) non so..................................................................................................................................................2 SEZIONE 4 - IL LAVORO DI CURA 18. Supponga di avere un improvviso contrattempo. C’è un amico o un parente che non abita con Lei che Le dedicherebbe del tempo per aiutarla? a) b) c) d) no ........................................................................6 si, 1 persona......................................................18 si, 2-3 persone...................................................46 si, più di tre persone .........................................30 18a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento? a) b) c) d) e) f) g) 64 mio marito/moglie, partner ..............................49 mia figlia ............................................................1 mio figlio............................................................1 amica ..................................................................5 amico..................................................................7 parente uomo....................................................13 parente donna ...................................................24 19. Supponga di avere un problema economico, per cui Le servono soldi di cui non dispone. C’è un amico o un parente che non abita con Lei che le dedicherebbe del tempo per aiutarla? a) b) c) d) no ......................................................................16 si, 1 persona......................................................27 si, 2-3 persone...................................................45 si, più di tre persone .........................................12 19a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento? a) b) c) d) e) f) g) mia figlia................................2 mio figlio ...............................1 amica .....................................6 amico ...................................12 parente uomo .......................46 parente donna ......................31 partner....................................2 20. Nel caso abbia dei problemi di salute, ci sono amici o parenti che avrebbero tempo a disposizione per aiutarla? a) b) c) d) no...........................................4 si, una persona.....................21 si, 2-3 persone .....................50 si, più di tre persone ............25 20a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento? a) b) c) d) e) f) g) mio marito / mia moglie ...................................45 mia figlia.............................................................2 mio figlio ............................................................1 amica ..................................................................4 amico ..................................................................3 ad un parente uomo ............................................9 ad un parente donna..........................................36 65 21. Può capitare che da anziani si abbia bisogno continuo di una piccola assistenza sanitaria o di assistenza per la vita quotidiana (le spese, la preparazione dei pasti, un accompagnamento, le questioni amministrative, ecc.). Su chi farebbe affidamento per questi problemi una volta diventato/a anziano/a? a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) moglie/marito ...................................................14 figli ...................................................................18 partner e figli ....................................................22 partner, figli e amici............................................2 partner, figli e parenti ........................................1 partner, figli e vicini ...........................................1 amici e vicini ......................................................2 organizzazione pubblica o di volontariato..........4 nessuno ...............................................................4 altre combinazioni ............................................31 non so .................................................................1 22. Può capitare che Lei abbia bisogno di assistenza per un figlio piccolo (sorveglianza, preparazione dei pasti, accompagnamento, ecc.). Su chi farebbe affidamento per questi problemi? 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 66 parenti ..............................................................26 altre combinazioni ............................................24 partner e parenti................................................17 partner...............................................................17 partner e figli ......................................................8 nessuno ...............................................................4 amici e vicini ......................................................3 organizzazione pubblica o di volontariato..........1 SEZIONE 5 - I VALORI DELLA VITA 23. Le elencherò una serie di cose che possono essere importanti o non importanti nella vita di ognuno. Quanto sono importanti i seguenti aspetti per Lei? molto a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l) m) n) livelli di importanza abbastanza poco per niente non so avere abbastanza tempo per sé per i propri interessi.......41 ...........52 .............6 .............1.................0 non essere dimenticato nella vecchiaia ...........................56 ...........37 .............5 .............1.................1 essere soddisfatto e felice della propria vita ...................74 ...........25 .............1 .............0.................0 una più egualitaria divisione dei lavori domestici tra uomo e donna.............................................................20 ...........47 ...........24 .............8.................1 essere apprezzato e rispettato al di fuori della famiglia ..................................................................55 ...........41 .............4 .............0.................0 avere abbastanza soldi.....................................................31 ...........56 ...........11 .............2.................0 vivere in accordo con la propria fede o religione............29 ...........47 ...........17 .............5.................2 cercare di realizzarsi .......................................................54 ...........40 .............4 .............1.................1 essere in grado di dare abbastanza cure e attenzioni ai propri figli................................................78 ...........19 .............1 .............1.................1 fare carriera .....................................................................22 ...........45 ...........25 .............7.................1 avere una vita familiare felice e armoniosa.....................81 ...........18 .............1 .............0.................0 avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a tempo pieno .................................................25 ...........54 ...........15 .............4.................2 avere una casa bella e spaziosa .......................................29 ...........53 ...........15 .............2.................1 essere capace di educare bene i figli ...............................82 ...........15 .............1 .............1.................1 24. Le ho appena chiesto quali sono, per Lei, le cose importanti della vita. Mi saprebbe ora dire quanti figli è bene avere al fine di facilitare la realizzazione di queste cose? Vorrei la Sua opinione personale. nessuno a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l) m) n) uno due tre o più non importa quanti avere abbastanza tempo per sé e per i propri interessi.........11 ...........28 ...........39 ............4 ...........18 non essere dimenticato nella vecchiaia..................................1 ...........11 ...........35 ..........20 ...........33 essere soddisfatto e felice della propria vita ..........................2 ...........14 ...........37 ............9 ...........38 una più egualitaria divisione dei lavori domestici tra uomo e donna.........................................................................3 ...........13 ...........26 ............6 ...........52 essere apprezzato e rispettato al di fuori della famiglia.........2 ...........10 ...........21 ............4 ...........63 avere abbastanza soldi..........................................................11 ...........23 ...........27 ............4 ...........35 vivere in accordo con la propria fede o religione ..................2 .............8 ...........18 ............5 ...........67 cercare di realizzarsi ..............................................................7 ...........19 ...........28 ............3 ...........43 essere in grado di dare abbastanza cure e attenzioni ai propri figli ..........................................................................2 ...........19 ...........46 ............6 ...........27 fare carriera ..........................................................................24 ...........18 ...........20 ............3 ...........35 avere una vita familiare felice e armoniosa ...........................2 ...........12 ...........34 ............8 ...........44 avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a tempo pieno .........................................................................13 ...........27 ...........33 ............3 ...........24 avere una casa bella e spaziosa ..............................................4 ...........16 ...........26 ............6 ...........48 essere capace di educare bene i figli......................................2 ...........15 ...........35 ............5 ...........43 67 25. Le elencherò una serie di cose che possono essere importanti o non importanti nella vita di ognuno. Quanto sono importanti i seguenti aspetti per Lei? livelli di accordo molto abbastanza poco per niente non so a) penso che nel nostro mondo moderno il solo posto dove puoi essere veramente felice è a casa con i tuoi figli...........28.........42........16 .......11 ...........3 b) sono sempre felice di avere bambini intorno a me.......................30.........51........12 .........4 ...........3 c) essere genitori è una delle più grandi soddisfazioni della vita.....55.........32..........4 .........1 ...........8 d) i figli hanno realmente bisogno di te............................................67.........28..........2 .........0 ...........3 e) penso che sia un dovere verso la società avere figli .....................11.........25........21 .......40 ...........3 f) una persona senza figli non può essere veramente felice.............13.........20........23 .......33 .........11 g) il legame più stretto che puoi avere nella vita è quello con i tuoi figli .................................................................42.........36..........8 .........9 ...........5 SEZIONE 6 - LE INTENZIONI RIPRODUTTIVE 26. 1) 2) 3) - Lei nei prossimi anni intende avere figli? no......................................................................44 si .......................................................................40 non so ...............................................................16 Quanti? (Solo per chi intende avere figli) uno....................................................................31 due....................................................................54 tre .....................................................................14 più di tre .............................................................1 27. Ci sono diverse ragioni per non volere un altro figlio. Quanto sono importanti le seguenti ragioni per Lei personalmente per non volere (definitivamente o probabilmente) uno od un altro figlio? (Solo per chi non intende avere figli) livelli di importanza molto abbastanza poco per niente a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) l) 68 non so il mio stato di salute non lo consente ......................................10............7.........10 .........70 ..............3 la mia casa non è adatta.............................................................3..........12.........15 .........67 ..............3 ho già il numero di figli che voglio.........................................47..........17...........3 .........28 ..............5 avrei delle difficoltà con il mio (la mia) partner .......................7..........10.........10 .........66 ..............7 il mio lavoro o carriera non lo consente....................................7..........11.........15 .........64 ..............3 dovrei cessare di avere altri interessi nel tempo libero .............7..........11.........18 .........61 ..............3 io o mia moglie (marito) siamo troppo vecchi........................10..........17.........12 .........58 ..............3 voglio mantenere il mio tenore di vita ......................................8..........20.........17 .........52 ..............3 un (altro) figlio costerebbe troppo ..........................................18..........24.........14 .........39 ..............5 sono troppo preoccupato/a per il futuro dei figli.....................31..........31.........12 .........23 ..............3 ho già abbastanza difficoltà con i miei figli ............................10..........16.........16 .........53 ..............5 non sarei più in grado di curare bene la casa e la famiglia .......5..........13.........18 .........59 ..............5 28. Quali misure il governo potrebbe introdurre per facilitare la cura e il mantenimento dei figli? livelli di importanza molto importante per niente importante importante a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) k) migliori condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano...................................................................49 ...............43 ....................8 meno tasse per le persone con figli a carico.......................................68 ...............29 ....................3 servizi per l'infanzia migliori e più diffusi .........................................62 ...............36 ....................2 un assegno familiare alle famiglie con figli in base al loro reddito .........................................................................60 ...............35 ....................5 un assegno familiare alla nascita di ogni figlio ..................................37 ...............38 ..................25 un assegno per le madri o i padri che intendono rimanere a casa finché i figli sono piccoli, anziché lavorare..............36 ...............39 ..................25 un aumento sostanziale degli assegni familiari attuali di 300.000 lire al mese .......................................................................48 ...............42 ..................10 servizi di sorveglianza per i bambini prima e dopo l'orario scolastico e durante levacanze....................................40 ...............42 ..................18 orario flessibile per i genitori di bambini piccoli ...............................53 ...............40 ....................7 facilitazioni nel trovare casa alle famiglie con figli ...........................56 ...............37 ....................7 migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli di lavorare part-time ...........................................................................59 ...............36 ....................5 29. Se dovesse scegliere, quale delle misure prima indicate vorrebbe vedere introdotta dal governo Preferenza (indicare le lettere di dom. 28) a) b) c) d) e) f) migliori condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano ............................................9 meno tasse per le persone con figli a carico .....................................................................................17 servizi per l'infanzia migliori e più diffusi........................................................................................11 un assegno familiare alle famiglie con figli in base al loro reddito ..................................................10 un assegno familiare alla nascita di ogni figlio...................................................................................4 un assegno per le madri o i padri che intendono rimanere a casa finché i figli sono piccoli, anziché lavorare..............................................................................4 g) un aumento sostanziale degli assegni familiari attuali di 300.000 lire al mese ................................10 h) servizi di sorveglianza per i bambini prima e dopo l'orario scolastico e durante le vacanze ............................................................................................................................5 i) orario flessibile per i genitori di bambini piccoli................................................................................8 j) facilitazioni nel trovare casa alle famiglie con figli ............................................................................9 k) migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli di lavorare part-time....................................13 30. Se queste misure su cui Lei è d'accordo fossero veramente introdotte, Lei pensa di poter avere delle conseguenze sulla sua vita privata? a) b) c) d) e) sarebbe più semplice per me avere il numero di figli che intendo avere ..........................................41 sarebbe possibile per me avere il prossimo figlio prima del previsto .................................................5 riconsidererei la possibilità di avere figli..........................................................................................14 probabilmente deciderei di avere un altro figlio .................................................................................9 non desidererei altri figli...................................................................................................................31 69 SEZIONE 7 - BENEFICI COLLEGATI ALLA NASCITA DEI FIGLI 31. Lei ha figli? a) si..................................52 b) no ................................48 vai a dom. 35 32. In seguito alla nascita del suo ultimo figlio, Lei o la/ il sua/o partner ha goduto di no a) b) c) d) e) f) si congedo di maternità ..................................................................................56 ............................44 congedo di paternità ...................................................................................96 ..............................4 assegno familiare..........................................................................................7 ............................93 facilitazioni o altre agevolazioni dal datore di lavoro ................................94 ..............................6 facilitazioni o altre agevolazioni dal comune in cui vive ...........................98 ..............................2 facilitazioni o altre agevolazioni da altre organizzazioni pubbliche ..........98 ..............................2 33. Cosa ne pensa delle facilitazioni ricevute? più che sufficiente a) b) c) d) e) f) sufficiente insufficiente congedo di maternità.............................................................13.....................52 ........................35 congedo di paternità................................................................0.....................50 ........................50 assegno familiare.....................................................................4.....................25 ........................71 facilitazioni o altre agevolazioni dal datore di lavoro ...........25.....................50 ........................25 facilitazioni o altre agevolazioni dal comune........................45.....................11 ........................44 da altre organizzazioni pubbliche .........................................37.....................50 ........................13 34. Che cosa ha fatto dopo l'ultimo congedo obbligatorio di maternità suo o della sua partner? Intervistato/a a) b) c) d) e) f) g) h) Partner donna (per gli uomini) mi sono licenziata/o...............................................................................11 ............................14 ha scelto il part-time ................................................................................4 ............................12 ho preso un periodo di malattia ...............................................................2 ..............................1 ho preso un congedo per la malattia del bambino ...................................0 ..............................3 ho preso le ferie .......................................................................................4 ..............................5 ho preso altro congedo ............................................................................7 ..............................8 ho preso io stesso il congedo di paternità (per gli uomini) ....................1 ...............................ho continuato a lavorare come prima ....................................................71 ............................58 35. Quale sistema di assegni familiari preferirebbe tra quelli che Le elencherò? a) assegni familiari in proporzione al reddito: più basso il reddito più alti gli assegni.........................56 b) assegni familiari solo per le famiglie bisognose ...............................................................................20 c) gli stessi assegni familiari per tutte le famiglie con lo stesso numero di figli ..................................24 70 36. E ancora, quale fra i seguenti assegni preferirebbe? a) più grande il bambino, più alto l'assegno......................................21 b) più piccolo il bambino, più alto l'assegno .....................................12 c) lo stesso assegno familiare per ogni bambino...............................67 37. E infine, quale fra i seguenti assegni preferirebbe? a) un assegno familiare solo per i primi due figli................................7 b) un assegno familiare solo per il terzo figlio ....................................3 c) un assegno familiare per tutti i figli ..............................................90 SEZIONE 8 - I RUOLI E IL LAVORO NON PAGATO 38. Lei pensa che gli uomini, al pari delle donne, debbano essere coinvolti nei lavori domestici? a) b) c) d) e) f) g) si....................................................................................................51 si, se la donna lavora.....................................................................18 si, se il marito è disoccupato o ha un lavoro meno impegnativo ....1 si, se è necessario..........................................................................26 no, non sono cose per uomini .........................................................2 no, non sono capaci.........................................................................1 non so..............................................................................................1 39. Secondo Lei, quale è il modo migliore di amministrare le entrate familiari? a) b) c) d) e) mettere tutto in comune.................................................................75 fare una cassa per le spese comuni e ognuno tiene i soldi per sé ..14 fare amministrare tutto alla donna...................................................6 fare amministrare tutto all’uomo.....................................................1 l’uomo dà una parte dello stipendio alla donna per le spese familiari 4 40. Lei è d’accordo con le seguenti affermazioni? si a) b) c) d) e) no non so se il marito guadagna abbastanza la donna dovrebbe stare a casa ........35 ...............58................7 per l’uomo la carriera viene prima della famiglia e dei figli .................13 ...............81................6 per la donna famiglia e figli vengono prima del lavoro ........................68 ...............25................7 per la donna è importante lavorare ed essere autonoma economicamente....................................................75 ...............16................9 Per l’uomo è importante avere un buon posto di lavoro........................95 .................3................2 71 41. Ci sono diverse possibilità per conciliare lavoro e famiglia o di scegliere fra l'uno e l'altra. Secondo Lei qual è la scelta ideale per l’uomo e per la donna? uomo a) b) c) d) e) f) g) donna un lavoro a tempo pieno, senza figli ....................4 ...........................4 un lavoro a tempo pieno e 1 figlio .....................17 ...........................7 un lavoro a tempo pieno e più figli ....................68 .........................12 un lavoro a tempo parziale senza figli................. 1 ...........................1 un lavoro a tempo parziale e 1 figlio....................2 .........................14 un lavoro a tempo parziale e più figli...................8 .........................46 nessun lavoro quando ci sono figli.......................0 .........................16 42. Secondo Lei, le seguenti decisioni e meglio che le prenda la moglie, il marito, o entrambi? la donna a) b) c) d) e) 72 l'uomo insieme spese per la casa (mobili, tappeti,ecc..) ................................................10.................1 ...............89 scelte per risparmi...................................................................................4.................5 ...............91 scelta per amici comuni ..........................................................................2.................2 ...............96 vacanza ...................................................................................................2.................2 ...............96 scelta di un'automobile ...........................................................................1...............19 ...............80