Gli ideali degli italiani sulla popolazione - IRPPS

Transcript

Gli ideali degli italiani sulla popolazione - IRPPS
Corrado Bonifazi, Giuseppe Gesano,
Adele Menniti, Maura Misiti,
Rossella Palomba
GLI IDEALI
DEGLI ITALIANI
SULLA POPOLAZIONE
Figli, famiglia e stranieri
W.P. 01/98
ottobre 1998
L’IRP, Istituto del CNR, si occupa dal 1981 di ricerche in campo demografico e sociale. L’attività si svolge in diversi ambiti di studio centrati sull’analisi delle tendenze di popolazione spaziando dalle problematiche connesse alla mobilità interna e internazionale, al mercato del lavoro, alle dinamiche familiari e a quelle della salute e della mortalità.
L’Istituto conduce periodicamente indagini su specifici argomenti di interesse demografico e tra
queste l’inchiesta sulle opinioni e gli atteggiamenti degli italiani sulle tendenze di popolazione.
Attraverso questa indagine è stato possibile studiare gli atteggiamenti degli italiani verso il
matrimonio, i figli, la famiglia, gli anziani e gli immigrati e di seguirne l’andamento nel tempo.
INDICE
pag
INTRODUZIONE
Tra sogno e realtà . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
5
Capitolo 1
SE GLI ITALIANI POTESSERO SCEGLIERE:
POPOLAZIONE IDEALE E POLITICHE DESIDERATE
.....................................
8
Capitolo 2
GLI IMMIGRATI TRA ACCETTAZIONE E RIFIUTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
Capitolo 3
LA VITA INSIEME: MATRIMONIO O CONVIVENZA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
Capitolo 4
I FIGLI: UNA SCELTA DI VITA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 35
Capitolo 5
MOGLIE IDEALE, MARITO IDEALE
...........................................................
42
Capitolo 6
“SE AVESSI BISOGNO DI AIUTO...” . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49
Dalla A alla ZETA: le parole dell’indagine
......................................................
57
Tutti i numeri: percentuali e questionario
......................................................
60
aliani
menti degli it .
ia
gg
te
at
i
gl
e
opinioni
nel paese
L’inchiesta sulle denze demografiche in atto
n
riguardo alle te
1997
La data: marzo ia a faccia
cc
fa
00
terviste: 15
anni
Numero delle in
esa fra i 20 e i 49 nostro paese e rappresentativo:
pr
m
co
à
et
di
e
rson
zione reale del
Il campione: pe
onale alla popola e
zi
or
op
pr
e:
on
geografich
Tipo di campi
• di 5 ripartizioni piezza demografica
am
• dei comuni per 20-29; 30-39; 40-49 anni.
à
• delle classi di et
coniugati, 55%
%
%
50
donne,
nubili e celibi, 42 e vedovi, 3%
Gli intervistati:
ti
ia
%
rz
50
vo
, 10%
uomini,
separati, di
enza elementare
nessun titolo e lic %
31
studenti, 9%
media inferiore, %
%
63
49
ti,
e,
pa
20-29 anni, 35%
or
cu
ri
oc
media supe
%
12
i,
at
up
%
cc
30-39 anni, 34%
so
10
di
università,
40-49 anni, 31%
casalinghe, 14%
altro, 2%
erenti
zioni su temi diff
se
9
o:
ri
na
tio
Il ques
42 domande
nerali
su alcuni temi ge nomeni demografici
o
rn
ve
go
l
de
o
ni fe
attati: ruol
lutazione su alcu
Gli argomenti tr
conoscenza e va eri
rani
opinioni sugli st inioni su matrimonio
op
e
i
ideali familiar
arietà
lid
so
reti di aiuto e
lore del figlio
va
e
ta
valori nella vi
oduttive
le intenzioni ripr congedo di maternità
e
i
ar
assegni famili
i
ruoli familiar
sult
po: General Con
m
ca
l
su
ne
gi
da
effettuato l’in
La Società che ha
INTRODUZIONE
Tra sogno e realtà
Istruzioni per l’uso
Questo rapporto descrive i principali risultati dell’inchiesta condotta dall'Istituto di Ricerche sulla
Popolazione Irp - CNR sulle opinioni e gli atteggiamenti degli italiani verso le tendenze demografiche in
atto nel paese. Si tratta della quarta indagine effettuata nel 1997, mentre la prima è stata condotta nei
mesi a cavallo tra la fine del 1983 e l’inizio del 1984, la seconda tra la fine del 1987 e l’inizio del 1988 e
la terza nel 1991.
L’Istituto di Ricerche sulla Popolazione sonda periodicamente l’opinione pubblica italiana per conoscere le opinioni, gli stereotipi, i riferimenti ideologici degli italiani a proposito dei problemi della popolazione perché dallo studio di queste rappresentazioni è possibile capire le ragioni di determinati comportamenti demografici e disegnare scenari futuri di popolazione.
Nell'era dei media omnipervasivi, come osserva il demografo francese Lévy (1991), è importante che
gli individui sappiano distinguere “i sofismi e l'impostura, sappiano intravedere, dietro le apocalissi, le
esplosioni e le implosioni vendute a buon mercato, i problemi di vita e morte di individui e società, che
sono il cuore della demografia”. Se alla gente comune l’analisi di questi aspetti può sembrare semplice e
banale dato che i fatti demografici fanno parte della vita quotidiana, in realtà lo studio di nascite, matrimoni, divorzi, migrazioni e morti richiede sensibilità e professionalità specifiche sia nell’analisi del dato
che nella comprensione delle interrelazioni fra dinamiche di popolazione e contesto sociale.
Le nostre inchieste vogliono entrare nell’immaginario della popolazione italiana sui temi demografici,
catturando aspettative, speranze e richieste di intervento pubblico nel campo della fecondità, delle migrazioni e della solidarietà sociale. E questo rapporto, come altri lavori dell'Istituto, cerca di veicolare una
informazione corretta sui temi di popolazione. L’obiettivo è di consentire la formazione di giudizi maturi
e consapevoli sulle tendenze demografiche e, per quanto è possibile, di fornire strumenti di valutazione ai
politici e agli amministratori locali.
Nel presentare i risultati di questa ultima inchiesta abbiamo pensato che il lettore, incuriosito dai risultati dell’indagine, volesse conoscere gli andamenti reali delle tendenze demografiche per meglio leggere
ed interpretare i valori e gli ideali degli italiani. Abbiamo perciò diviso ciascuna pagina in due parti: a
sinistra la realtà, cioè le tendenze in atto, e a destra gli ideali e le opinioni, cioè la percezione soggettiva
della realtà. È possibile dunque per chi legge disporre subito della informazione demografica oggettiva e
neutra da confrontare con quella soggettiva percepita dagli intervistati.
Molti sono gli argomenti trattati in questo rapporto: dalla conoscenza che gli italiani hanno della situazione e delle tendenze demografiche alla loro valutazione. Anche la presenza degli immigrati e le problematiche politiche e sociali connesse ai flussi migratori internazionali sono state adeguatamente analizzaLévy, M. L. (1991), Enseignement et vulgarisation de la démographie, Documents pour l'enseignement économique et social n° 86,
Centre National de Documentation Pédagogique, Parigi
1
te. Si sono inoltre raccolte le opinioni degli italiani sul matrimonio, sui figli, sulle politiche familiari, sui
ruoli in famiglia e sulle reti di solidarietà.
In fondo al rapporto si trova un dizionario dell’indagine, dove sono evidenziate le principali parole
chiave della nostra ricerca; di seguito è allegato il questionario corredato delle percentuali di risposte, in
modo che il lettore possa avere una idea completa dell'inchiesta.
Tutti i dati sulle tendenze demografiche sono di fonte Istat, salvo diversamente specificato.
Alcuni risultati
La popolazione che vorrei
Gli italiani hanno idee molto precise su quello che vorrebbero in tema di popolazione e i loro ideali,
aspettative e valutazioni in tema di tendenze demografiche ci aiutano a capire il significato dei cambiamento in atto nello scenario demografico italiano. La popolazione deve rimanere stabile o al più aumentare di poco; la struttura per età sbilanciata per l’aumento degli anziani e la contemporanea riduzione
delle classi di età più giovani preoccupa gli italiani soprattutto rispetto a quest’ultimo aspetto; il calo
della natalità è altrettanto preoccupante (il 70% del campione lo considera negativamente). Il 19% degli
intervistati ha una idea molto precisa dell’ammontare attuale della popolazione italiana, ma solo il 18%
sa stimare correttamente il numero degli immigrati presenti nel nostro Paese.
Lo Stato potrebbe intervenire a favore delle famiglie con figli piccoli soprattutto agendo sul fronte delle
agevolazioni fiscali; solo un intervistato su cinque però riconsidererebbe l’idea di avere uno od un altro
figlio qualora le misure favorite venissero adottate. Per gli italiani lo Stato prima di intervenire direttamente in tema di popolazione dovrebbe risolvere il problema della disoccupazione giovanile, migliorare i
servizi di assistenza sanitaria e garantire il diritto allo studio.
I legami che contano
A livello di preferenze personali in tema di vita familiare e di coppia la maggioranza degli italiani sceglie il matrimonio. Una delle attrattive maggiori del matrimonio risiede nel fatto di essere il coronamento
di un sogno d'amore che viene così istituzionalizzato e formalmente riconosciuto. Ci sono segnali di
cambiamento rispetto a soli 6 anni fa. Una parte crescente di intervistati, infatti, preferirebbe far precedere il matrimonio da un periodo di convivenza (13% nel 1991 e 16% nel 1997). Quest'ultima forma di vita
insieme sta guadagnando terreno, sia come un prolungamento del periodo di corteggiamento sia come
alternativa al matrimonio. La scelta di convivere senza sposarsi resta però minoritaria (2% nel 1991; 8%
nel 1997).
Rispetto ad inchieste precedenti l’apertura verso forme di unione meno tradizionali come la convivenza o il vivere da soli è fortemente aumentata: oggi il 37% degli intervistati vede con favore la crescita
delle coppie che vivono insieme senza essere sposate e il 15% considera favorevolmente l’aumento delle
persone che vivono da sole.
Anche se il numero di figli per coppia è sempre più limitato, gli italiani continuano a vedere un significato molto positivo nell'essere genitori. Quali aspetti positivi vedono nei figli gli italiani? Sostanzialmente tre: i figli consentono di stabilire un legame che dura tutta la vita, i figli rappresentano una delle più
grandi soddisfazioni nella vita, i figli dipendono interamente dai genitori e li fanno sentire indispensabili.
6
Complessivamente, il valore che gli italiani attribuiscono ai figli è molto elevato. È anche questo uno dei
motivi per cui gli italiani vogliono avere almeno un figlio: il 40% degli intervistati ha intenzione di averne uno in un prossimo futuro; più della metà ne ha già avuti.
I forti vincoli solidaristici che tuttora caratterizzano le reti familiari italiane, e che fanno del nostro
paese un caso quasi unico nel panorama europeo, emergono nettamente nella nostra inchiesta: solo il 6%
degli italiani non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di emergenza. Emergono, però, anche differenze rilevanti tra i membri della famiglia, tra chi offre solidarietà e aiuto e chi ne beneficia. Le casalinghe o i
disoccupati ad esempio, possono contare su una rete familiare di riferimento più ristretta rispetto ai giovani, agli occupati o ai laureati. Il modo convenzionale di intendere la solidarietà familiare assumendo
che la famiglia sia un organismo unitario, un solo stile di vita e livello di consumo, un singolo insieme di
interessi prevalenti va ripensato anche alla luce dei risultati di questa inchiesta.
L’equilibrio in famiglia
La donna ideale secondo i nostri intervistati è autonoma, lavora fuori casa e trova nel proprio compagno un sostegno nella gestione della casa e nella cura dei figli (il 51% ritiene che il marito debba collaborare nelle faccende domestiche). Tutte le decisioni importanti che riguardano la gestione familiare
dovrebbero venire prese insieme: le entrate familiari andrebbero messe in comune (75%); l’impiego dei
risparmi, le vacanze e gli amici da frequentare sono scelte da fare in coppia; solo l’acquisto della automobile è, fra tutte, quella che risente di più di una visione tradizionale dei ruoli. Questo modello ideale di
sostanziale parità entra in crisi con la nascita dei figli. Se ci sono, è la donna che deve ridurre il proprio
tempo di lavoro per occuparsi dell’organizzazione familiare e dunque il lavoro part-time per le madri
diventa la soluzione ideale.
7
Capitolo 1
SE GLI ITALIANI POTESSERO SCEGLIERE:
POPOLAZIONE IDEALE E POLITICHE DESIDERATE
1.1. Conoscenze e preferenze in tema di popolazione
Quanti siamo?
La popolazione residente in media
in Italia nel 1997 è calcolabile,
secondo i dati forniti dall’Istat, in
57.512.166 persone. Il censimento
del 1991 ne ha rilevato 56.778.031,
dato che forse il grande pubblico
ricorda di più, naturalmente in
milioni.
Quanti saremo?
L’Istat, per l’inizio del 2017 fornisce
una “forchetta” di previsione che va
dai 54 ai 59 milioni di abitanti, con
l’ipotesi centrale attestata su 56,5
milioni.
Sviluppo della popolazione italiana
e previsioni secondo
tre ipotesi Istat
(Milioni)
La conoscenza sull’attuale ammontare della popolazione italiana
sembra essere discreta: salvo un 10%, che non risponde affatto, un
12% che la colloca al di sotto dei 50 milioni ed un 10% che dà una
cifra superiore ai 60 milioni (4% addirittura 100 e più milioni), il
19% ha invece un’idea molto precisa e corretta dell’ammontare della
popolazione (56-57 milioni) ed il restante 49% ne fornisce una stima
accettabile (fra i 50 e i 55 milioni e fra i 58 e i 60 milioni).
Il grado di conoscenza si accresce – è ovvio – con l’istruzione: le
mancate risposte vanno da un massimo di 27% tra i “senza titolo e
licenza elementare” a un minimo dell’1% tra i laureati, così come,
all’inverso, aumentano le informazioni strettamente corrette. È tuttavia curioso notare (Grafico 1.1) come tra coloro che forniscono
comunque una propria valutazione numerica i diplomati di scuola
media superiore dimostrino una leggera tendenza alla sopravvalutazione, mentre i diplomati delle medie ed i laureati una certa tendenza
alla sottovalutazione.
Per quanto riguarda invece l’andamento previsto della popolazione
italiana da qui a vent’anni l’informazione sembra diffusamente corretta: il 25% dice che rimarrà più o meno la stessa ed il 57% che
diminuirà, in diversi casi intendendo, molto probabilmente, una riduzione non accentuata, il che è di fatto anch’essa una previsione verosimile visto l’arco di tempo abbracciato.
La conoscenza complessiva, dunque, del “problema della popolazione” in Italia nei suoi due principali aspetti di ammontare attuale
(56÷57 milioni) e di tendenza a vent’anni (approssimativa stabilità),
sembra essere appannaggio del solo 6% della popolazione, che si può
estendere al 20% se si ammette una più ampia fascia di approssimazione (50÷60 milioni) per la valutazione dell’ammontare attuale, e
addirittura al 56% se si accettano nello stesso tempo anche previsioni
di una (lieve) riduzione. Si nota una certa attrazione (Grafico 1.2) tra
chi ha indicato valori attuali troppo elevati ed aspettative di crescita.
Nelle preferenze riguardo agli andamenti demografici futuri, solo il
14% vorrebbe che la popolazione italiana diminuisse, mentre il 49%
la vorrebbe stabile ed il rimanente 37% addirittura in aumento. Senza
Le tendenze
Gli ideali
Densità di popolazione in alcuni
Paesi europei
Paesi
Abitanti per km2
Francia
Germania
Italia
Regno Unito
106
228
190
239
Sviluppo della popolazione
nei Paesi sviluppati
e nei Paesi non sviluppati
I giovani
I giovani al di sotto dei vent’anni in
Italia, tra il 1987 e il 1997 sono passati da 15,0 a 11,8 milioni, con un
calo di 3,2 milioni.
Gli anziani
La popolazione di età 65 e più anni
è passata in Italia, tra il 1987 e il
1997, da 7,7 a 9,8 milioni, aumentando di 2,1 milioni ed accrescendo
dal 13,6 al 17,1 la sua incidenza sul
complesso della popolazione.
sforzo si possono dunque leggere gli effetti degli allarmi sul calo della
popolazione e, talvolta, addirittura sul futuro “spopolamento” dell’Italia, spesso ingigantiti da alcuni mezzi di informazione di massa.
Nei confronti di “coerenza” tra prospettive previste e preferenze
circa il futuro andamento della popolazione italiana (Grafico 1.3)
emerge un certo grado di attrazione tra le risposte, del resto prevedibile. Si nota però un netto spostamento delle preferenze, rispetto alle
attese, nel senso della stabilizzazione o addirittura dell’aumento della
popolazione, persino da parte di coloro che ne prevedono una diminuzione da qui a venti anni. Tra le invitanti prospettive, fatte balenare
da qualcuno, di un paese più vivibile perché meno affollato, e quelle
drammatiche, minacciate da altri, di una popolazione italiana in
estinzione, sembrano queste ultime a fare più presa; sempre che,
assopito nell’inconscio di molti di noi, non riecheggi il motto «il
numero è potenza», magari dando ad esso un senso meno aggressivo
e più difensivo, in particolare con riguardo al rapido peggiorare dei
rapporti numerici tra popolazioni dei paesi sviluppati e quelle del
terzo e quarto mondo.
Per quanto riguarda invece le preferenze circa l’andamento futuro
(Grafico 1.4), chi non sa dare indicazione numerica circa la consistenza attuale della popolazione tende a rifiutare ipotesi di riduzione
e preferirebbe fortemente una crescita. Più in generale: i meno informati dimostrano tendenze popolazionistiche, sia che sottostimino, sia
che sovrastimino la popolazione attuale; i più informati hanno prevalenti tendenze stabilizzatrici o addirittura riduttive.
La diminuzione del numero di giovani al di sotto dei vent’anni
sembra preoccupare la grande maggioranza degli intervistati. Il 77%
della popolazione giudica in maniera più o meno sfavorevole tale
fenomeno, con scarsissime variazioni sia per sesso che per età dei
rispondenti. I favorevoli sono ovunque un’assoluta minoranza; gli
indifferenti circa 1/5. Pare interessante notare una maggiore indifferenza al problema in chi non ha figli o ne ha uno solo (Grafico 1.5),
mentre sono più o meno sfavorevoli alla diminuzione dei giovani
coloro che hanno una prole più numerosa. Sembra dunque evidenziarsi una certa coerenza tra le scelte riproduttive e le preoccupazioni
circa il ridursi del numero di giovani. Questa affermazione deve tener
conto però del fatto che la domanda era riferita al numero di figli
avuti e non a quello ideale. In tal senso, il fatto che l’età e lo stato
civile non rappresentino variabili significative rispetto alla percezione
di questo problema sembra confermare la nostra ipotesi. Analoghi
risultati si ottengono se calcoliamo il numero ideale di figli come
somma fra il numero di figli avuti e il numero di figli che si intende
avere in futuro.
Rispetto al problema dell’aumento degli anziani di 65 e più anni, la
9
Le tendenze
Gli ideali
Gli anziani per ripartizione
geografica
Ripartizioni
Popolazione di
Geografiche
65 e più anni (%)
Nord-Ovest
Nord-Est
Centro
Sud
Isole
18,2
19,1
18,8
14,3
14,9
Popolazione con meno di 20 anni e
più di 65 in Italia
popolazione italiana sembra equamente distribuita tra più o meno
favorevoli, indifferenti e più o meno sfavorevoli al fenomeno. E ciò
nonostante il gran parlare che se ne fa sui mezzi di comunicazione di
massa. Anzi, la quota di indifferenti aumenta all’aumentare dell’istruzione. Gli uomini, specialmente se molto giovani (20-24 anni)
sembrano un po’ più indifferenti delle donne; le persone più mature,
sopra i 40 anni, sono tendenzialmente più favorevoli al fenomeno,
probabilmente intendendolo come effetto dell’allungamento del
periodo di vita che stanno per intraprendere. Le reazioni all’invecchiamento sembrano però alquanto diverse nella geografia del paese
(Grafico 1.6): prevale l’indifferenza al Nord, la preoccupazione al
Centro-Sud; nelle Isole il fenomeno è invece visto con un certo favore. C’è da chiedersi quanto tutto ciò corrisponda ad un diverso atteggiamento culturale e sociale nei confronti degli anziani e quanto
invece dipenda dall’esperienza personale del carico di impegno e di
preoccupazioni che essi comportano, specie là dove più sono carenti
le strutture assistenziali.
Il fenomeno dell’invecchiamento di una popolazione dipende congiuntamente dall’aumento del numero degli anziani e dalla diminuzione del numero dei giovani. Sebbene i due quesiti sull’andamento
recente del numero di giovani e di anziani, così come sono stati posti,
ammettano risposte indipendenti si può cercare di verificare il grado
di coerenza tra di esse. Il 40% degli intervistati manifesta esattamente la medesima reazione rispetto all’aumento degli anziani ed alla
diminuzione dei giovani, con valori tanto più elevati quanto minore è
il loro titolo di studio. È invece ovunque di quasi un quarto la quota
di coloro che, più o meno sfavorevoli alla diminuzione dei giovani, si
dicono più o meno favorevoli all’aumento degli anziani.
1.2. Conoscenza e valutazione dell’immigrazione straniera
La crescita della presenza straniera
regolare
10
Di una cosa gli italiani sono certi: il numero di stranieri che vivono
nel nostro paese è aumentato negli ultimi anni. Una consapevolezza
che accomuna persone di genere, età, professione, ripartizione di
residenza, livello di istruzione e stato civile diversi, raggiungendo
con il 97% la quasi totalità degli intervistati e confermando un risultato già ottenuto nell'indagine del 1991 (97%) e che per molti versi
appare scontato, visto il grande interesse con cui il fenomeno è stato
seguito in questi anni dai mezzi di informazione. È anche una valutazione corretta del reale andamento di un fenomeno che, per quanto
sia difficile da misurare, è a parere di tutti gli osservatori sicuramente
aumentato di dimensioni nell’ultima decade.
Passando alla conoscenza delle dimensioni quantitative del fenomeno (Tabella 1.1), si nota una forte riduzione, rispetto alle indagini
Le tendenze
Gli ideali
L’immigrazione straniera
in Europa, 1995
(percentuale sulla popolazione totale)
precedenti, della percentuale dei non so (dal 36% al 22%); in calo,
rispetto al 1991, anche le valutazioni "molte alte" (superiori ai tre
milioni), mentre gli altri tre gruppi di valutazioni proposti dall’intervista mostrano un aumento dei valori più o meno dello stesso ordine
di grandezza. La riduzione del numero di incerti è sicuramente un
elemento da valutare positivamente, come segnale di una maggiore
consapevolezza complessiva verso il fenomeno migratorio. Resta più
difficile valutare le altre variazioni, soprattutto per l’aumento delle
dimensioni nella presenza straniera che rende problematico stabilire
una relazione immediata e stabile nel tempo tra consistenza del fenomeno e grado di conoscenza.
Passando dalla valutazione al giudizio del fenomeno, c'è da dire
che nonostante chi giudica troppi gli stranieri sia ancora in netta
maggioranza (61%) rispetto a chi li considera né troppi né pochi
(32%), i primi sono diminuiti rispetto al 1991 di dieci punti percentuali a fronte di un aumento, della stessa intensità, dei secondi (Grafico 1.7). L’ipotesi di un atteggiamento più pacato verso il fenomeno
appare confermata anche da un'altra domanda delle nostre indagini:
se, infatti, dieci anni fa il 15% degli italiani avrebbe avuto molti problemi nell'avere come vicina di casa una famiglia di immigrati arabi
e il 15% ne avrebbe avuti pochi e solo il 64% non ne avrebbe avuto
nessuno, oggi questi ultimi sono il 73% del totale, mentre gli altri
rappresentano, rispettivamente, il 4% e il 12%. Lo straniero continua
ad essere identificato soprattutto nell’arabo (49%), specie nel marocchino (35%), e nell’africano (17%), con valori sostanzialmente analoghi a quelli registrati nel 1991; è invece più che raddoppiata la percentuale di chi indica gli albanesi (dall’8% al 17%), che appaiono
ormai ben insediati, come gruppo nazionale, al secondo posto di questa non certo positiva classifica.
I.3. Giudizi e richieste sugli interventi del governo
I giovani e il lavoro
Popolazione 15-29 anni
Sesso % inoccupati
Tasso
disoccupazione
Maschi
Femmine
Totale
57,2
70.3
63,6
22,2
31,3
26,1
Che cosa si aspetta l’italiano dal governo in materia di popolazione
e questioni annesse? La domanda, volta ad individuare i principali
argomenti che gli intervistati fanno rientrare nelle responsabilità del
governo per la soluzione dei problemi della gente, fa emergere come
primo problema quello della disoccupazione giovanile: più di un
quarto delle risposte (gli intervistati avevano la possibilità di indicare
al massimo tre temi e quasi tutti l’hanno fatto) tocca questo argomento (Tabella 1.2). Seguono le preoccupazioni circa un’adeguata assistenza sanitaria (17% delle risposte). Fin qui le indicazioni non
mostrano significative variazioni al variare del sesso e delle classi di
età, salvo una minore attenzione a questo tipo di preoccupazioni
negli intervistati di età intermedia (30-39 anni).
11
Le tendenze
Gli ideali
Gli studenti
Pur mantenendo lo stesso ordine di priorità, sul problema di dare a
tutti la possibilità di studiare (13% delle risposte) e su quello di
migliorare la qualità dell’ambiente (11%) le donne mostrano una
minore attenzione. Del resto, esse, e in particolare quelle tra 30 e 39
anni, indicano il problema di rendere più facile per le donne lavorare
ed avere figli per il 9% delle risposte, tre volte più degli uomini
(3%). Non è difficile leggere in ciò il peso dell’esperienza vissuta
dalle donne, direttamente o per esempi vicini, nel conciliare lavoro e
figli, mentre gli uomini sono più liberi di spaziare in problematiche
più generali, pur giudicando come prioritari problemi di una concretezza diretta, relativi al lavoro, allo studio, alla casa.
Le altre tre opzioni (rendere più facile crescere i figli; occuparsi
degli anziani; dare più importanza alla famiglia) mostrano livelli tra
loro simili (intorno al 6% delle risposte) e scarse differenze per sesso
ed età, salvo una significativa minore attenzione da parte delle generazioni più giovani, sia maschi che femmine, rispetto al problema di
dare più importanza alla famiglia.
Se si analizzano le caratteristiche dei vari gruppi di rispondenti per
ciascuno degli argomenti proposti(1) (Grafici 1.9), emergono scarse
caratterizzazioni rispetto ai primi tre temi: lavoro ai giovani, assistenza sanitaria e possibilità di studio, con una maggiore attenzione nel
Mezzogiorno per i problemi del lavoro e fra coloro che hanno votato
a sinistra verso il diritto allo studio. Le differenze cominciano ad
emergere nell’attenzione all’ambiente, più accentuata negli intervistati con educazione superiore ed occupati e minore in coloro che
hanno un numero di figli superiore alla media e in chi vive nel Mezzogiorno; diventano ancor più rilevanti rispetto al problema della
casa, con gli intervistati maturi (problemi di convivenza con i figli
ormai cresciuti, problemi di spazio, o problemi di quadratura di
bilancio familiare?) e quelli che abitano nelle aree urbane più sensibili al problema, mentre gli appartenenti alle classi superiori risultano – sembra ovvio – molto meno toccati da esso.
La discriminante di genere sul problema del conciliare lavoro e
maternità viene ovviamente confermata, ma non quella che ci si
potrebbe attendere dall’essere coniugati o, soprattutto, dall’avere più
figli che in media: probabilmente qui gioca un fattore “scelta di
campo” tra lavoro e maternità, che si riflette in un’accettazione di
stereotipi culturali e comportamentali, in parte confermata dalla
minore sensibilità al problema da parte di coloro che vivono nel
Mezzogiorno.
Lo stato di coniugato ed un elevato numero di figli, così come
un’età più avanzata, spingono alla sensibilità al tema dell’allevamen-
Sesso
percentuale studenti su popolazione
15-19 età
20-24 età
Maschi
Femmine
Totale
70,7
73,4
72,0
28,6
34,0
31,3
I problemi dell’abitazione
% famiglie
Troppo costosa
Troppo piccola
In cattive condizioni
54,1
13,8
6,3
(1)
Per ognuno degli argomenti proposti si analizzano le differenze standardizzate (in modo tale da
variare fra -1 e +1) fra la media generale e i valori corrispondenti a diverse categorie di intervistati.
12
Le tendenze
Gli ideali
Interventi legislativi
relativi ai temi trattati
Il 9.8.1996 è stato emanato il
decreto legislativo n. 396 che istituisce il fondo di mutualità per le casalinghe.
Nel cor so del 1996 sono state
approvate le leggi n. 402 e 608 con
disposizioni urgenti a sostegno del
reddito.
Famiglie povere
Numero
componenti
% famiglie povere
1990
1996
1
2
3
4
5+
Totale
13,2
13,9
7,4
9,3
17,8
11,7
9,0
9,8
7,4
9,6
21,1
10,3
to dei figli, meno sentito invece da coloro che hanno un’istruzione
superiore, appartengono alle classi superiori o vivono in aree urbane.
L’età più avanzata costituisce una notevole spinta alla preoccupazione circa i problemi degli anziani, scarsamente apprezzati, invece,
dagli appartenenti alle classi superiori. Infine, il problema di dare più
importanza alla famiglia è particolarmente sentito – come si è già
visto – dagli intervistati più avanti nell’età e dai coniugati, meno da
coloro che abitano in grandi comuni e dalle classi abbienti.
Alle personali preferenze rispetto ai campi di possibile intervento
governativo sui problemi della popolazione il questionario affiancava
un quesito sulla percezione delle dinamiche di effettivo intervento
rispetto ad alcune tematiche di particolare interesse per la vita familiare. Il giudizio è stato espresso in termini di confronto dinamico,
dovendosi dire se, a proprio giudizio, l’attenzione del governo fosse
aumentata, diminuita o rimasta uguale negli ultimi tre anni (grosso
modo 1994-1996) rispetto alle tematiche proposte. Naturalmente era
prevista la possibilità di non rispondere, indicatore indiretto, peraltro,
o di una mancata percezione di intervento governativo, o di un disinteresse al tema. La quota delle mancate risposte è risultata particolarmente alta (intorno al 20%) rispetto al problema delle famiglie con
un solo genitore e (15%) rispetto a quello dei genitori con figli piccoli: entrambi, nell’Italia di oggi sono di fatto problemi di minoranze.
Una volta eliminate le mancate risposte e calcolati i punteggi,(2) il
giudizio complessivo che si ricava dall’insieme è piuttosto negativo
nei confronti dell’azione del governo (Grafico 1.10). Solo sul tema
del riconoscimento del lavoro delle casalinghe ci sarebbe stata un’attenzione crescente, per la verità soprattutto a giudizio degli uomini,
probabilmente in conseguenza del recente (allora) dibattito ed approvazione del relativo decreto. Su tutti gli altri problemi l’attenzione
del governo è giudicata in calo, soprattutto – sempre a giudizio degli
uomini – rispetto al problema del costo dei figli. Anche l’attenzione
nei riguardi delle famiglie povere è vista in diminuzione, così confermando le prevalenti preoccupazioni economiche che contraddistinguono oggi la famiglia italiana.
1.4. Gli interventi governativi in favore di famiglie e figli
I problemi di cura e mantenimento dei figli si presentano ampiamente variabili in funzione dell’età dei figli, della composizione
familiare, della condizione lavorativa della madre, ecc., così come
mostrano aspetti diversi, da quelli di costo vivo a quelli di organizza(2)
I punteggi sono stati calcolati assegnando rispettivamente i valori 3, 2 e 1 alle modalità “attenzione aumentata”, “rimasta uguale” e “diminuita”; centrando successivamente i valori sullo zero e
riproporzionandoli finalmente a 100, in modo tale da confrontarli con le mancate risposte.
13
Le tendenze
Gli ideali
Assegni familiari mensili 1996
(migliaia di lire)
Reddito
(milioni)
Fino a 18,2
18,2 - 22,8
22,8 - 27,4
27,4 - 31,9
31,9 - 36,5
36,5 - 41,0
41,0 - 45,6
45,6 – 50,2
Componenti nucleo
2
3
4
90
70
50
20
-
160
142
110
80
50
20
-
230
200
170
140
110
80
50
20
Fonte: INPS
Il part-time
Occupati
A tempo parziale
di cui “volontari”
M
F
3,2
16,7
13,1
28,7
Il tempo pieno nella scuola
Scuole statali
Materne
Elementari
% sezioni sul totale
T. pieno Modulo
89,2
15,0
83,9
zione della vita del nucleo e dei suoi componenti. La società, in
modo diretto o indiretto, si accolla parte di tali problemi, sia attraverso il riconoscimento di particolari agevolazioni fiscali o il versamento di specifiche indennità (ad es., gli assegni familiari), sia attraverso
facilitazioni temporanee nei rapporti di lavoro, sia infine per mezzo
di strutture pubbliche che alleviano parte del carico di impegni connesso all’allevamento dei figli.
È opinione comune che il forte e perdurante calo della fecondità in
Italia sia in larga parte riconducibile alle carenze emerse nella nostra
società rispetto a tutti questi campi di possibile intervento. Per questa
ragione si è voluto indagare su quali misure del governo gli intervistati ritenessero più o meno importanti, o del tutto inutili, per facilitare la cura ed il mantenimento dei figli.
Per ognuna delle misure corrispondenti ai 3 campi d’intervento –
retributivo o fiscale, normativo rispetto ai rapporti di lavoro dei genitori, miglioramento dei servizi – gli intervistati danno il loro giudizio, sul quale è stato calcolato successivamente un punteggio(3) (Grafico 1.11). Una su tutte comunque prevale, condivisa da uomini e
donne: la richiesta di meno tasse per persone con figli a carico. A
questa si aggiungono le richieste di assegni familiari che siano proporzionati al reddito della famiglia o di facilitazioni nel trovare casa
per le famiglie con figli. Anche in queste misure di carattere più
direttamente finanziario sembrerebbe quindi prevalere uno spirito di
equità distributiva. Infatti, gli assegni familiari da erogare per ciascun
figlio indipendentemente dal reddito familiare, o quelli da dare in
occasione di una nuova nascita non sembrano infatti molto apprezzati, diversamente da quanto viene suggerito e sperato da alcuni studiosi e da alcune forze politiche per favorire la ripresa della natalità.
I possibili interventi normativi sul lavoro dei genitori sono indicati
soprattutto dalle donne, con particolare attenzione nei confronti del
part-time e, poi, dell’orario flessibile per i genitori di bambini piccoli. Scarso interesse suscitano invece la proposta di un assegno da dare
alle madri o ai padri che intendano rimanere a casa, anziché lavorare,
finché i figli sono piccoli, e quella di migliorare le condizioni nel
periodo di maternità per le donne che lavorano, periodo oggettivamente ben tutelato nel nostro paese, almeno per le lavoratrici dipendenti.
Infine, tra le due proposte relative ai servizi a favore dei figli viene
giudicato molto più importante quello relativo alla prima infanzia,
mentre sembra vi sia scarso interesse a servizi di sorveglianza dei
figli in età scolare, prima e dopo la scuola e durante le vacanze estive. Certo in ciò diverse cose sono migliorate con la diffusione della
(3)
Il punteggio è stato calcolato assegnando rispettivamente valore 2, 1 e 0 alle modalità “molto
importante”, “importante” e “per niente importante” e calcolando successivamente la media aritmetica.
14
Le tendenze
Detrazioni IRPEF 1996 per numero
di figli a carico (migliaia di lire)
Coniuge
N. figli
presente
assente
1
94
818
2
189
1.006
3
283
1.195
4
378
1.380
5
472
1.573
Fonte: Min. Finanze
Gli ideali
scuola a tempo pieno (spesso però, alle elementari e alle medie inferiori, nella forma parziale dei “moduli”, che prevedono solo uno o
due giorni a tempo prolungato nella settimana) e dei servizi di mensa
scolastica, mentre attraverso iniziative pubbliche e private e la rete
familiare, nonni soprattutto, si riescono a colmare quei periodi di
vacanza scolastica (peraltro più ridotta di un tempo) non coperte
dalle ferie dei genitori.
Nel confronto tra intervistati ed intervistate risulta in generale un
maggiore interesse femminile a che il governo intervenga in queste
materie e, una volta eliminata questa differenza, un maggiore interesse maschile soprattutto sulle misure di carattere finanziario, mentre
le donne – che più direttamente ne vivono i problemi – mostrano una
sensibilità quasi sullo stesso livello rispetto ad alcune misure proposte negli altri due campi di possibile intervento: la normativa sul
lavoro e l’assistenza nelle cure all’infanzia.
Le preferenze non mutano tra gli intervistati più giovani (20-34
anni, Grafico 1.12), che più sono già alle prese o hanno in prospettiva
da affrontare questo tipo di problemi, così dimostrando una sostanziale convergenza delle preferenze nella popolazione.
Per la verità, il numero di figli avuti influisce un po’ su tali preferenze (Grafico 1.13), in primo luogo distinguendo gli intervistati
senza figli, che in generale esprimono un interesse sensibilmente
inferiore a questo tipo di problemi. Ma anche la struttura delle soluzioni proposte mostra una diversità in funzione del numero dei figli:
chi non ha figli o ne ha uno solo tende ad esaltare le misure volte a
ridurre le difficoltà di primo impatto nell’avere figli (migliori e più
diffusi servizi per l’infanzia; facilitazioni per la casa; migliori condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano; part-time
per i genitori); chi ha più figli sottolinea invece l’importanza delle
misure a contenuto finanziario, anche con riferimento esplicito ad
aumenti consistenti dell’ormai poco diffuso assegno familiare, al
quale probabilmente molti di loro hanno ancora accesso proprio in
ragione del numero di figli a carico.
In sostanziale coerenza con le indicazioni fornite circa l’importanza attribuita a ciascuna delle misure di intervento proposte in precedenza, le risposte sulle preferenze circa la loro applicazione da parte
del governo confermano in netta prima posizione la richiesta di riduzione delle tasse per le persone con figli a carico (Grafico 1.14).
Seguono però, nel complesso, richieste sia sulla normativa sul lavoro,
con migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli di lavorare
part-time, sia sulle strutture pubbliche, con migliori e più diffusi servizi per l'infanzia.
All’estremo opposto, tra le misure meno desiderate si trovano i servizi di sorveglianza per i bambini prima e dopo la scuola e durante le
15
Le tendenze
Gli ideali
vacanze, l’assegno per le madri o padri che intendono rimanere a
casa finché i figli sono piccoli e l’assegno familiare da erogare alla
nascita di un figlio. Se ne deve concludere che, nonostante le chiare
indicazioni di consapevolezza del costo di allevamento dei figli,
premi in denaro volti a favorire la natalità o soluzioni che tentino di
“monetarizzare” quello che poi è spesso il sacrificio della donna
lavoratrice costretta a rinunciare a carriera e lavoro per la nascita di
un figlio, non sembrano soluzioni gradite e, quindi, si prospettano
come poco efficaci nell’obiettivo di una ripresa della riproduttività.
Proprio sulle possibili conseguenze delle misure desiderate, se fossero veramente introdotte, sulla vita privata degli intervistati si sofferma il quesito che evidenzia una netta differenziazione tra coloro
che in una domanda precedente sostenevano di volere altri figli, colore che non intendevano averne altri e coloro che erano indecisi. La
grande maggioranza (76%) di quelli che intendevano avere altri figli
sostiene che, qualora fossero introdotte le misure indicate, sarebbe
più semplice per loro arrivare al numero di figli desiderato, mentre il
resto delle opzioni ha scarso rilievo. Fra coloro che dichiaravano di
non volere altri figli, quasi due terzi rimarrebbero nella stessa posizione, tuttavia risulta interessante notare che un 13% riconsidererebbe la sua decisione e un ulteriore 9% prenderebbe in considerazione
la possibilità di avere altri figli. È però da notare il sensibile contrasto
tra uomini e donne (tabella 1.3), per le quali ultime il rifiuto di avere
altri figli pesa di più (70% contro 60%). Si tratta di un contrasto
molto interessante, sia per cogliere possibili cause di fondo dei comportamenti riproduttivi, sia per intuire i rapporti di coppia sul problema. Infine, fra coloro che si dichiarano indecisi sulla possibilità di
avere altri figli si evidenzia una divisione fra un terzo dei rispondenti
che riconsidererebbe la possibilità di avere altri figli, un altro terzo
che sostiene semplicemente che sarebbe più semplice avere il numero di figli desiderato e l’ultimo terzo che si divide fra le altre possibilità. È da notare che meno di un decimo di questi intervistati in ogni
caso non desidererebbe altri figli.
La conferma dello scarso interesse nei confronti dell’assegno per il
terzo figlio la si ha in una successiva domanda che, insieme ad altre,
indaga sui criteri che gli intervistati giudicano preferibili nella corresponsione degli assegni familiari (Tabella 1.4). Solo il 3% degli
intervistati, sia maschi che femmine, ritiene giusto riservare gli assegni all’eventuale terzo figlio; passa invece a grande maggioranza
(intorno al 90%) un criterio equitativo che vorrebbe distribuiti gli
assegni familiari per ciascun figlio, indipendentemente dal loro
numero complessivo. Anche l’età del figlio, per la maggioranza (più
di 2/3) non dovrebbe influire sull’entità dell’assegno. Ma a monte di
questi criteri distributivi vi è la conferma del collegamento che gli
16
Le tendenze
Gli ideali
italiani fanno idealmente tra livello del reddito familiare, costo dei
figli ed integrazioni da parte dello Stato: meno di 1/4 rifiuta questi
collegamenti chiedendo che gli eventuali assegni familiari vengano
distribuiti a prescindere dal livello del reddito; il 56% giudica invece
questo collegamento come il più corretto, mentre viene rifiutato (solo
1/5 favorevole) il criterio attualmente adottato, che dovrebbe riservare il beneficio alle sole famiglie bisognose.
Grafici e tabelle
Grafico 1.1. Conoscenza dell'ammontare della popolazione
in Italia secondo il titolo di studio dell'intervistato, 1997 (%)
17
Grafico 1.2. Prospettive circa l'andamento futuro della popolazione italiana secondo la
stima fornita per la popolazione attuale, 1997 (%)
,,,,,,,,,,,,,,
,,
,,
,
,
,
,,,,
,,
,,
,
,,
,
,,
,,
,,
,
,,
,,,,
,,
,,
,
,,
,,,,
,,,,,
,,
,
Grafico 1.3. Distribuzione degli intervistati per prospettive e preferenze
circa l'andamento futuro della popolazione italiana, 1997 (%)
,,,,,,
,,,,,
, ,,
,,,,,,
,,
,
,
,,
,,
,,
,,,,
,,
,,,
,,
,,,,,
,,
,,,,,,
Grafico 1.4. Preferenze circa l'andamento futuro della popolazione
italiana secondo la stima fornita per la popolazione attuale, 1997 (%)
18
Grafico 1.5. Atteggiamento nei confronti della riduzione del
numero di giovani secondo il numero di figli avuti, 1997 (%)
Grafico 1.6. Atteggiamento nei confronti dell'aumento degli anziani
secondo la ripartizione geografica di residenza, 1997 (%)
Tabella 1.1. Valutazione del numero di stranieri che vivono in Italia
nelle indagini dell’Irp, (%)
Valutazione
meno di 700.000 (a)
tra 700.000 e 1.500.000 (b)
tra 1.500.000 e 3.000.000
più di 3.000.000
non so
Totale
1987-88
14
19
18
14
36
100
1991
1997
10
16
21
21
32
100
15
20
24
19
22
100
(a) 1987-88: meno di 750.000; (b) 1987-88: tra 750.000 e 1.500.000
19
Grafico 1.7. Giudizio sul numero di stranieri
nelle indagini Irp, (%)
Tabella 1.2. Distrbuzione delle risposte per misure governative preferite,
secondo il sesso e l’età degli intervistati, 1997 (%)
Misure governative
Maschi
Femmine
20-29
30-39
40-49
Dare lavoro ai giovani
27
Dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria
19
Dare a tutti la possibilità di studiare
15
Migliorare la qualità dell’ambiente
12
Garantire una casa decorosa a tutti
8
Rendere più facile per le donne lavorare
e avere figli
3
Render più facile crescere i figli
6
Occuparsi degli anziani
6
Dare più importanza alla famiglia
4
Totale
100,0
24
17
11
13
9
24
18
14
11
11
5
8
6
7
100,0
3
5
7
7
100,0
20
Totale
Totale
20-29
30-39
40-49
Totale
26
18
13
12
9
27
18
12
11
9
26
16
11
11
7
26
17
12
7
9
27
17
12
10
8
26
18
12
11
9
3
7
6
6
100,0
9
4
6
4
100,0
11
7
5
6
100,0
8
6
9
6
100,0
9
6
6
5
100,0
6
6
6
6
100,0
21
m: maschi
v.sin: vota a sinistra
con: coniugati
cl. sup: classe socio-economica superiore
n° fg: numero figli avuti
mezz: residente
nel mezzogiorno
ed. s: educazione superiore
a. urb: abitante urbano
Grafico 1.9. Differenze percentuali rispetto alla media delle risposte nella popolazione circa le responsabilità
del governo nel risolvere i problemi della gente, secondo alcune caratteristiche degli intervistati, 1997
occ: occupato stabilmente
Grafico 1.10. Mancate risposte e giudizio sulle iniziative
del governo negli ultimi tre anni su alcuni temi di intervento, 1997
Grafico 1.11. Misure del governo desiderate per facilitare la cura
e il mantenimento dei figli secondo il sesso dell'intervistato, 1997
(Punteggio)
22
Grafico 1.12. Misure del governo desiderate per facilitare la cura
e il mantenimento dei figli secondo il sesso dell'intervistato in età 20/34 anni
(Punteggio)
Grafico 1.13. Misure del governo desiderate per facilitare la cura
e il mantenimento dei figli secondo il numero di figli avuti
(Punteggio)
23
,
,,,
,
,
,
,
,
,
Grafico 1.14. Preferenze sulle misure che il governo dovrebbe introdurre
per sesso dell’intervistato, 1997 (%)
Tabella 1.3. Possibile conseguenze per l’intervistato/a dall’introduzione delle misure governative preferite
secondo l’intenzione di avere figli ed il sesso dell’intervistato/a
Intendete avere figli nel futuro?
Non so
Maschio Femmina
Totale
Non risponde
Intendete avere figli nel futuro?
No
Maschio Femmina
Totale
Intendete avere figli nel futuro?
Si
Maschio Femmina
Totale
3
2
2
3
1
2
3
2
3
Sarebbe più semplice avere
il numero di figli che voglio
33
34
34
12
9
10
77
74
75
Sarebbe possibile per me avere
il prossimo figlio prima del previsto
10
5
8
2
1
1
8
8
8
Riconsidererei la possibilità
di avere figli
32
38
34
16
11
13
5
4
5
Probabilmente deciderei di avere
un altro figlio
13
15
14
7
9
8
6
9
7
9
6
8
60
69
65
1
3
2
Non desidererei altri figli
24
Tabella 1.4. Preferenze nei criteri di distribuzione degli assegni familiari
secondo il sesso degli intervistati, 1997 (%)
Criteri di distribuzione
M+F
M
F
Proporzionati al reddito
56
56
56
Solo alle famiglie bisognose
20
21
19
Senza collegamenti con il reddito
24
23
25
100
100
100
In funzione diretta dell’età del bambino
In funzione inversa dell’età del bambino
senza collegamenti con l’età del bambino
21
12
67
100
20
15
65
100
21
9
70
100
Solo per i primi due figli
Solo per il terzo figlio
Per tutti ifigli
7
3
90
100
9
3
88
100
5
3
92
100
25
Capitolo 2
GLI IMMIGRATI TRA ACCETTAZIONE E RIFIUTO
2.1. Le opinioni sull'immigrazione straniera
I motivi della presenza
Alla fine del 1996 quasi la metà
degli stranieri presenti regolarmente nel nostro paese era in possesso
di un permesso di soggiorno per
lavoro dipendente (48,6%), se a
questi si aggiungono quelli concessi
per lavoro autonomo (3,1%) e per
iscrizione al collocamento (11,5%),
si arriva complessivamente al 63%
del totale.
Distribuzione dei permessi
di soggiorno per motivo,
fine 1996 (%)
I “generi” dell’immigrazione
Un’impor tante novità dei flussi
migratori di questi ultimi decenni è
rappresentato dall’emergere di correnti migr atorie centrate sulle
donne, in cui sono loro le attrici
principali dello spostamento, muovendosi per prime e creando quella
rete di rappor ti e di conoscenze
In tema di immigrazione straniera gli aspetti su cui la nostra indagine ha raccolto le opinioni degli italiani sono numerosi, vanno dal
confronto e dalla convivenza interculturale, agli aspetti economici
del fenomeno, per arrivare ai possibili interventi politici (Tabella
2.1). Vista la recente introduzione di una nuova normativa in materia
di immigrazione ci sembra opportuno partire proprio dalle opinioni
verso alcuni indirizzi di politica che sono stati proposti ai nostri
intervistati. Per 8 italiani su dieci è opportuno che sia il governo a
stabilire il numero di lavoratori stranieri, un po’ meno di quanti se ne
registravano nel 1991, ma quasi la metà dei consensi (49%) continua
a raccogliersi sui molto d'accordo a questo tipo di intervento. In alcuni casi emergono, pur in un quadro di sostanziale omogeneità, alcune
differenze che meritano di essere colte (Grafico 2.1): tra studenti e
laureati, ad esempio, la percentuale di molto d'accordo è più contenuta di quanto non avvenga nel resto della popolazione e il livello
complessivo di accordo non raggiunge il 70%. Se Nord-Est e Centro
presentano lo stesso livello di accordo sulle quote, nel primo i molto
d'accordo arrivano al 63%, nel secondo si fermano al 39%. Le preferenze vanno comunque verso un prudente abbastanza d’accordo, con
una maggior richiesta di intervento delle autorità centrali proprio laddove le spinte autonomistiche sono più forti.
Una percentuale più contenuta di intervistati (64%) è favorevole ad
interventi che promuovano l'integrazione degli immigrati, con una
significativa crescita di quasi nove punti percentuali rispetto a dieci
anni fa. In questo caso il titolo di studio permette una lettura rapida
ed eloquente delle differenze interne alla nostra società nella visione
del fenomeno migratorio (Grafico 2.2): infatti, tra chi ha sino alla
licenza elementare solo il 12% si dichiara molto d'accordo a questa
scelta politica, una percentuale quattro volte inferiore a quella che si
registra tra i laureati. Quando nell’inchiesta è stata prospettata l'ipotesi di far ritornare dopo qualche anno gli immigrati nel loro paese il
42% degli italiani si è mostrato d’accordo su questa misura politica,
ma il 47% era contrario. Si è verificata perciò una importante inversione di tendenza rispetto all’indagine del 1991, in cui i valori erano
Le tendenze
Gli ideali
che permetterà agli altri membri
della famiglia di raggiungerle in un
secondo tempo. In Italia questo è
particolarmente vero per la comunità filippina, in cui le donne rappresentano il 67% del totale, e per
quelle peruviana (70%), brasiliana
(73%), polacca (64%) ed etiope
(72%). Una situazione opposta si
ritrova tra i marocchini, dove le
donne costituiscono il 20,6% della
collettività, tra gli albanesi (27,1%), i
tunisini (17,2%) e, soprattutto, i
senegalesi (5,2%).
stati, rispettivamente, il 58 e il 35%.
La concessione del diritto di voto alle elezioni locali era una misura
prevista nel provvedimento presentato alle Camere dal governo, che
è stata stralciata durante la discussione parlamentare per essere
demandata ad un successivo e specifico provvedimento legislativo.
La percentuale di favorevoli all’allargamento dei diritti degli immigrati anche alla sfera politica è comunque cresciuta con regolarità
negli ultimi dieci anni, arrivando ormai al 63%, con un aumento di
quasi 17 punti dalla prima indagine. Quel che appare ancora più interessante è che questo andamento è sostanzialmente omogeneo nella
popolazione italiana: anche tra le persone con basso titolo di studio
ed i disoccupati, che in generale si mostrano meno aperti alla concessione di diritti agli immigrati, si registra una accresciuta disponibilità
e i favorevoli risultano, anche se di poco, in maggioranza.
Passando dalla dimensione politica a quella dei più generali rapporti di convivenza con gli immigrati all'interno della società i nostri
risultati mostrano, con una certa evidenza, l'esistenza di alcune radicate preoccupazioni che, per altro, hanno avuto modo di manifestarsi
apertamente e con clamore in più di un'occasione. Gli italiani non
considerano l'immigrazione un elemento positivo di confronto con
altre culture. In questo caso le risposte si concentrano, in maniera
pressoché equivalente sulle due modalità intermedie (poco e abbastanza d’accordo). Solo l’8% degli intervistati è pienamente d’accordo sul ruolo positivo rivestito dalla presenza degli immigrati mentre
il 23% lo rifiuta completamente. Su questo aspetto, quindi, in cui
prevalgono le posizioni moderate ed intermedie, la bilancia degli
estremi pende nettamente dalla parte dei meno aperti e disponibili a
considerare il fenomeno migratorio sotto la veste positiva di momento di arricchimento complessivo della società.
Poco più di un quinto degli intervistati si mostra d'accordo con l'idea che l'Italia è degli italiani e non c'è posto per gli immigrati; un
valore che è aumentato dalla indagine di dieci anni fa e arriva adesso
a superare il 30 per cento per disoccupati e casalinghe e, addirittura,
il 40 per chi ha conseguito al massimo la licenza elementare (Grafico 2.3). Un risultato che conferma differenze di atteggiamento notevoli tra le diverse fasce della popolazione e che dovrebbe destare
anche qualche preoccupazione per i rischi di progressiva concentrazione delle posizioni più ostili tra le componenti più svantaggiate
della nostra società.
Un punto sul quale gli italiani hanno mantenuto praticamente inalterata la loro opinione in questi dieci anni è sulla relazione tra criminalità ed immigrazione: con favorevoli e contrari all'esistenza di questo legame a far registrare valori sostanzialmente analoghi e, nelle
due ultime indagini, con i primi a prevalere sia pur di pochi punti
Dove vivono gli immigrati
Le province dove, a fine 1996, era
registrato il maggior numero di permessi di soggiorno erano quelle di
Roma (184mila) e Milano
(129mila), seguite a distanza da Torino (36mila) e Firenze (35mila). Se,
invece, si considera il peso della
presenza straniera sulla popolazione
totale il quadro si modifica e, accanto alle grandi aree metropolitane,
acquistano importanza alcune province dell’Italia nord-orientale.
Province con la maggior
presenza straniera, 1996
(% dei permessi di soggiorno
sulla popolazione totale)
27
Le tendenze
Gli ideali
Il lavoro degli immigrati
Nel 1995 il numero complessivo di
lavoratori extracomunitari nell’industria e nei ser vizi regolarmente
iscritti all’Inps erano 112mila a cui
andrebbero aggiunti almeno 60mila
lavoratori domestici. I primi erano
concentrati al Nord, i secondi erano
presenti soprattutto nell’Italia centrale (40,7%).
percentuali. Radicata, anche se non sugli stessi livelli (41%), è l'idea
che la presenza degli immigrati favorisca il diffondersi di malattie
contagiose.
Per quanto riguarda le opinioni degli italiani verso gli effetti economici del fenomeno, è interessante che, un po' come avviene anche tra
gli specialisti della materia, i nostri intervistati non riescano a dirimere la ormai annosa controversia sulla concorrenzialità o meno dell'immigrazione. Così, forse per spirito di equanimità, gli italiani si
dichiarano in disaccordo sia con il ruolo sostitutivo-complementare
di una immigrazione che occupa i lavori disertati dagli italiani
(74%), sia con quello sostitutivo-concorrenziale (67%) di una forza
lavoro straniera che toglie spazio ai lavoratori locali, lasciando, né
più né meno come fanno gli esperti, la matassa ingarbugliata come la
avevano trovata.
Dall'analisi dei risultati delle nostre indagini emerge un quadro
interessante ma anche di interpretazione tutt'altro che semplice ed
univoca. In primo luogo è chiara ed evidente la domanda di intervento e di presenza delle autorità pubbliche: l'80% è infatti favorevole a
far stabilire il numero dei lavoratori stranieri da parte del governo,
una cifra che lascia pochi dubbi di interpretazione anche se è inferiore all’88% ottenuto nell'indagine precedente. In secondo luogo, appare individuabile un'area di forte ostilità verso la presenza straniera e
che trova espressione, ad esempio, in quel 22% di intervistati che si
dichiarano d'accordo con l'affermazione che l'Italia è degli italiani e
non c'è posto per gli immigrati. E se è vero che a questa cifra fa da
contrappeso un ben più consistente e rassicurante 76% che si dichiara in disaccordo, è anche vero che quel primo valore è aumentato di
quasi 5 punti percentuali rispetto all'indagine del 1987-88. Sotto questo aspetto non si può, poi, fare a meno di notare la frattura notevole
che è emersa tra le posizioni dei diversi gruppi della società, con
quelli meno favoriti ad esprimere le posizioni più ostili e meno
disponibili.
In terzo luogo, accanto a queste posizioni, che con espressione
ormai abusata potremmo definire lo zoccolo duro dell'ostilità verso
gli immigrati, è individuabile una diffusa e consistente preoccupazione verso gli effetti e i conflitti (reali o potenziali) del fenomeno. Così
le persone in disaccordo con una funzione positiva dell'immigrazione
come momento di confronto interculturale risultano ancora in netta
maggioranza, così come risultano ancora forti le preoccupazioni, i
timori e le resistenze verso la presenza degli stranieri. Questi nostri
risultati dimostrano quindi la necessità di una più estesa e capillare
opera di informazione, che sia in grado di fornire alla pubblica opinione strumenti adeguati alla comprensione della reale natura del
fenomeno migratorio e dei connessi problemi.
Ripartizione territoriale
dei lavoratori extracomunitari
dell’industria e dei servizi (%), 1995
Mezzogiorno
Centro
Nord-Est
Nord-Ovest
I figli delle coppie straniere
I figli i cui genitori sono entrambi
stranieri sono in crescita continua e
regolare ed hanno superato, nel
1996, le 10mila unità.
I figli delle coppie straniere
28
Le tendenze
Gli ideali
Per ultimo, vanno segnalate le numerose indicazioni di apertura e
disponibilità che emergono dal nostro studio: gli italiani sono sempre
più favorevoli alla presenza di immigrati sia che si tratti di favorirne
l'integrazione che di concedere loro, dopo alcuni anni di residenza, il
diritto di voto alle elezioni comunali.
In conclusione, i dati della nostra ultima indagine sembrano indicare posizioni più aperte rispetto al 1991, anche perché, con ogni probabilità, proprio in quel momento lo sconcerto e le preoccupazioni
della pubblica opinione verso un fenomeno la cui importanza sino ad
allora era stata largamente sottovalutata, e che invece mostrava tutta
la sua rilevanza e tutta la sua complessità, stavano raggiungendo il
loro apice.
Grafici e tabelle
Tabella 2.1. Opinioni sull’immigrazione straniera nelle indagini IRP
Domande
Anni
Accordo
Disaccordo
Non so
Totale
L’immigrazione è positiva
perché permette il confronto
con altre culture
1991
1997
35
42
62
55
3
3
100
100
Il loro aumento favorisce
il diffondersi della criminalità
e del terrorismo
1991
1997
51
50
47
46
2
4
100
100
L’Italia è degli italiani
e non c’è posto per gli immigrati
1997
22
76
2
100
Sono necessari per fare il lavoro
che gli italiani non vogliono fare
1991
1997
35
24
64
74
1
2
100
100
Tolgono lavoro agli italiani
1991
1997
43
30
54
67
3
3
100
100
Il governo dovrebbe stabilire
il numero di lavoratori stranieri
1991
1997
88
80
10
16
2
4
100
100
Bisognerebbe favorire
l’integrazione degli immigrati
1997
64
30
6
100
Gli immigrati dopo alcuni anni
dovrebbero tornare al loro paese
1991
1997
58
42
35
47
7
11
100
100
Dopo un certo numero di anni
dovrebbero avere il diritto di voto
nelle elezioni comunali
1991
1997
51
63
41
30
8
7
100
100
29
Grafico 2.1. Il Governo dovrebbe stabilire il numero
di lavoratori stranieri, 1997 (% di molto d’accordo)
Grafico 2.2. Bisogna favorire l’integrazione
degli immigrati. Secondo il titolo di studio,
1997 (% di molto d’accordo)
30
Grafico 2.3. L'Italia è degli italiani
e non c'è posto per gli immigrati, 1997
(% d’accordo)
Capitolo 3
LA VITA INSIEME: MATRIMONIO O CONVIVENZA?
I matrimoni
La nuzialità è costantemente diminuita negli ultimi decenni. Su una
generazione di 1000 donne 620
contraggono il primo matrimonio e
380 restano nubili; per gli uomini
questi valori sono pari a 600 e 400.
Tasso di nuzialità totale, per sesso,
vari anni
I giovani a casa
con mamma e papà
Il protrarsi della permanenza dei
giovani all'interno del nucleo familiare d'or igine è un fenomeno
ormai radicato nel nostro paese.
Sono molte le possibili spiegazioni
di questa maturità ritardata: il periodo di istruzione più lungo, le difficoltà che i giovani incontrano nel
mercato del lavoro, ma anche la
libertà di cui oggi godono i figli nella
casa dei genitori, la loro difficoltà ad
assumersi tutte le responsabilità di
una vita adulta, l'atteggiamento protettivo dei genitori.
Nessun dubbio: per gli italiani il matrimonio è di gran lunga la
forma migliore per vivere insieme. Nel corso degli ultimi 15 anni le
preferenze verso una unione non formalizzata sono andate però
aumentando, soprattutto tra le donne. Mentre nel 1983 solo l'11% era
più favorevole alla convivenza che al matrimonio, oggi oltre il 20%
delle italiane sono di questa opinione. Per gli uomini italiani il passare degli anni si è invece tradotto più in un radicamento delle loro
convinzioni che in un sostanziale cambiamento (Grafico 3.1).
Comunque, la convivenza rimane solo una tappa della vita che prelude al passo più definitivo del matrimonio. Infatti, mentre il 16% degli
italiani è in favore di un periodo di vita insieme prima del matrimonio solo 1'8% preferirebbe convivere senza pensare a sposarsi in un
futuro più o meno prossimo (Grafico 3.2).
Peraltro, i dati obiettivi mostrano una tendenza alla contrazione del
numero dei matrimoni che non è accompagnata come in altri paesi da
un aumento di coppie che vivono insieme senza essere sposate ed
anche la vita da soli in età giovanili è molto poco praticata nel nostro
Paese. I nostri single vivono con i genitori fino al momento di sposarsi, momento che viene spostato sempre più in avanti. Circa il 30%
dei giovani in età 25-34 anni vive ancora con i genitori, anche se
lavora: non è il lavoro a produrre il distacco dalla famiglia di origine
ma il matrimonio.
Ci si può chiedere anche se sono cambiati gli atteggiamenti dei giovani verso il matrimonio e la convivenza, visto il comportamento più
restio ad allontanarsi definitivamente da casa, e se sono cambiati in
misura maggiore di quelli degli adulti. In realtà si è verificata una
maggiore apertura verso forme meno istituzionalizzate di vita insieme a tutte le età e, anche se di fatto la convivenza è poco praticata nel
nostro paese, l'atteggiamento complessivo è più tollerante e meno
centrato su forme di unione istituzionalizzate. Un terzo dei giovani in
età tra i 20 e i 29 anni vorrebbe convivere o convivere e poi sposarsi,
mentre la percentuale delle preferenze scende tra i 30 e 40 anni fino
ad arrivare ad un 16% (valore minimo) tra chi ha più di 45 anni. Lo
stesso andamento decrescente secondo l'età era stato già osservato
nel 1983, ma il gradimento verso la convivenza arrivava allora ad un
valore minimo di solo il 7% degli intervistati tra 45 e 49 anni. Essersi
Le tendenze
Gli ideali
I giovani e la posizione
nella famiglia per età, 1995
sposati comporta un atteggiamento più positivo verso il matrimonio
che dunque resta un passo non solo importante ma soprattutto valido
e apprezzato. Mentre il 58% di chi non si è mai sposato vede nel
matrimonio la forma di vita migliore, la percentuale di coniugati
favorevole al matrimonio arriva all'81%. Più distaccati e quindi meno
attaccati al matrimonio invece quelli che ne hanno uno finito alle
spalle (Tabella 3.1).
Infine, va sottolineato un aspetto importante che sembra dare più
valore al matrimonio rispetto ad altri modi di vita: l'intenzione di
avere figli. Gli italiani, infatti, sono senza dubbio favorevoli all'idea
di sposarsi, ma a livello di ideali non è il matrimonio in sé la forma
di vita preferita, ma il matrimonio con figli. Mentre sposarsi è il
modo di vita preferito solo dell'8% degli italiani, sposarsi e avere
figli raggiunge il 60% delle preferenze. Ciò significa che solo il 12%
di chi vorrebbe sposarsi non ritiene importanti i figli. Questo aspetto
rappresenta un cambiamento importante rispetto a precedenti inchieste (nel 1983 il 37% degli italiani riteneva che un matrimonio senza
figli non fosse un vero matrimonio) e contribuisce a spiegare il ritardo crescente con cui i giovani italiani si sposano. Sposarsi, infatti,
vuol dire non solo una vita a due ma avere dei bambini e mettere su
famiglia, con un impegno maggiore di soldi, tempo e responsabilità.
Matrimoni e figli
La relazione fra matrimonio e figli è
ancora molto for te nel nostro
paese. Se noi limitiamo l'analisi alle
coppie in cui la donna ha meno di
49 anni, vediamo che dopo due
anni di matrimonio sono già più
della metà le coppie che hanno
avuto figli. La proporzione di coppie
con figli rallenta la sua crescita
all'aumentare della durata di matrimonio fino a raggiungere circa il
95% dopo 10 anni di convivenza,
dopo i quali la nascita di un primo
figlio è piuttosto rara.
Coppie con e senza figli
per durata del matrimonio,
1995 (%).
(valori riferiti alle coppie in cui la donna è in
età 20-49 anni)
Durata
del matrimonio
0
1
2
3
4
5
5-10 anni
11-20 anni
Più di 20 anni
TOTALE
32
Coppie
con figli
11,3
32,2
50,3
66,8
76,2
76,3
89,8
95,3
94,2
86,2
Coppie
senza figli
88,7
67,8
49,7
33,2
23,8
23,7
10,2
4,7
5,8
13,8
3.1. Le cause del calo dei matrimoni
Nonostante tutto questo favore per il matrimonio, la nuzialità in
Italia è in forte calo. Secondo gli italiani ciò è dovuto principalmente
alla difficoltà di arrivare ad avere un reddito adeguato a mettere su
famiglia ed è dunque una logica conseguenza del significato dato al
matrimonio. Con il passare degli anni, questa motivazione ha assunto
una importanza crescente ed è diventata la causa dominante rispetto a
tutte le altre (Grafico 3.3).
Le percezioni delle donne su questo tema sono cambiate più di
quelle degli uomini. Oggi le donne italiane danno una enorme importanza al livello di reddito (59% dà molta importanza al reddito come
causa del calo dei matrimoni contro il 26% del 1983) e meno importanza alla necessità di trovare casa (50% contro il 58% del 1983); gli
uomini danno anche loro molta importanza al reddito (57% di accordo contro il 28% del 1983) e meno rilievo al diminuito valore del
matrimonio che passa dal 32% di accordo del 1983 al 24% di oggi.
L'atteggiamento più cauto rispetto alla decisione di sposarsi solo
quando si hanno le basi economiche giuste per compiere questo
passo, si riflette nei dati oggettivi che in sintesi vedono un progressivo innalzamento dell'età al matrimonio e un aumento di coppie in cui
entrambi i coniugi lavorano.
Le tendenze
Gli ideali
A che età ci si sposa?
L'età media al matrimonio è in crescita. Infatti, nel 1994 le donne che
si sono sposate avevano in media
26,5 anni, gli uomini 29,3. Venticinque anni prima l’età degli sposi era
23,9 per le donne e 27,4 per gli
uomini.
La valutazione della tendenza al calo della nuzialità pur restando
negativa, volge sempre più verso l'indifferenza. Resta alto il grado di
disaccordo sull'ipotesi che il matrimonio sia una istituzione superata
(78% di non sono d'accordo).
Età media al primo matrimonio
per sesso, vari anni
Matrimoni sempre più
instabili
Se nel 1980 8 matrimoni su 100
finivano in una separazione, oggi
questo valore è di 16 su 100. Anche
i divorzi sono in aumento e abbiamo 8 divorzi ogni 100 matrimoni.
3.2. Sposarsi per amore e ritrovarsi tra diritti e doveri
Amore è la parola d'ordine alla base del matrimonio: l'aspetto
romantico della relazione di coppia prevale su tutti gli altri. Emergono però due elementi importanti da questa nuova indagine. Innanzitutto la dimensione morale del matrimonio come istituzione riconosciuta, non viene più percepita con la stessa forza del 1983. Facendo
100 il numero delle risposte, 24 italiani nel 1983 ritenevano che il
matrimonio fosse l'unica forma moralmente accettabile di vita insieme, oggi questa affermazione è condivisa solo da 14 italiani su 100.
Aumenta invece l’idea che vede nel matrimonio una forma di unione
che logora il rapporto di coppia trasformandolo in diritti e doveri:
solo 6 italiani su 100 nel 1983 erano d'accordo con questa visione del
matrimonio, oggi sono 17 su 100 (Grafico 3.4).
Ma cosa c'è nel matrimonio dal punto di vista della percezione di
valori e difficoltà, di vantaggi e di svantaggi? Amore e problemi,
rispondono gli italiani di oggi mentre amore, moralità e certezze
erano il cuore del matrimonio di 15 anni fa. Certo le coppie oggi
sono più fragili, le separazioni aumentano, l'aspetto conflittuale della
vita insieme che veniva sottovalutato all'inizio degli anni '80 e soffocato sotto la coltre del romanticismo, viene alla luce nella sua problematicità.
Soprattutto nel Mezzogiorno l'aspetto morale della unione matrimoniale viene sottolineato: mentre 1 abitante su 4 del Nord apprezza
questo aspetto del matrimonio, al Sud è 1 su 2 a farlo proprio (Grafico 3.5).
Percentuale di matrimoni che
finiscono in divorzio o in
separazione, 1980 - 1994
33
Grafici e tabelle
Grafico 3.2. Forma familiare preferita, 1997 (%)
Grafico 3.1. Forma familiare preferita
per gli uomini e le donne, vari anni (%)
Matrimonio con figli 60%
Convivenza e sposarsi solo
se si vogliono figli 16%
Matrimonio senza figli 9%
Convivenza senza sposarsi 8%
Vivere da soli 5%
Altro 2%
Grafico 3.5. L’immagine del
matrimonio per area geografica
(% di d’accordo che il matrimonio sia
l’unica forma moralmente
accettebile di vita insieme)
Tabella 3.1. Forma familiare preferita 1997 (%)
Mai sposati
Sposati
Separati, divorziati
e vedovi
Vivere soli
9
2
16
Convivenza Matrimonio Totale
33
58
100
17
81
100
39
45
100
Grafico 3.3. Le cause del calo dei matrimoni
secondo gli italiani, vari anni (% di molto importante)
, , ,,
,,, ,
,,,
,,
,
,,
,,
Grafico 3.4. Immagine del matrimonio, 1983-1997 (%)
34
Capitolo 4
I FIGLI: UNA SCELTA DI VITA
Nella società postmoderna che investe sempre più in beni immateriali il figlio è invece un fatto concreto e impegnativo. Un figlio va
curato, seguito, amato. Un figlio ha diritto ad una vita buona, ad una
istruzione prolungata, vacanze, palestre, ad una stanza sua, a genitori
che si occupino di lui in modo continuativo e per periodi di vita che
vanno allungandosi progressivamente.
4.1. Perché diventare mamma o papà
La fecondità nelle regioni
italiane
Esistono for ti differenze a livello
territoriale dal punto di vista della
fecondità, anche se nessuna regione
italiana raggiunge ormai da tempo il
livello di sostituzione di 2,1 figli per
donna. Tra tutte, la Campania presenta il tasso di fecondità più elevato e la Liguria quello più basso.
Numero medio di figli per donna,
1995
Paradossalmente si può dire che gli italiani hanno meno figli proprio perché li desiderano troppo o attribuiscono loro troppo valore:
dalle nostre indagini emerge infatti che sia uomini che donne attribuiscono un valore elevatissimo al diventare genitori.
Dal punto di vista qualitativo, i figli sono soprattutto una fonte di
grande soddisfazione se si riesce a crescerli bene e ad assolvere nel
modo migliore il compito di genitore. Inoltre, i figli sono estremamente appaganti, poiché dipendono dai genitori interamente e fanno
sentire gli adulti importanti e necessari. Tuttavia, spesso non vi sono
altre occasioni, se non in casa propria, per esercitare il potere, prendere decisioni, essere un punto di riferimento: i figli riescono a dare
anche questo tipo di affermazione ai loro genitori. Gli italiani non
trascurano certo il lato affettivo, rappresentato dal legame permanente che si stabilisce tra genitori e figli, dalla gioia portata dai bambini
con la loro freschezza e innocenza e dalla felicità realizzata nell'intimità delle pareti domestiche, completata dalla loro presenza. In
sostanza, sono tanti e molteplici gli aspetti positivi legati alla maternità e alla paternità, che dunque rappresentano un passaggio desiderato per sentirsi realizzati e soddisfatti (Tabella 4.1).
4.1.2 I figli hanno un ruolo centrale nella vita dei genitori
Abbiamo sintetizzato le diverse affermazioni sul ruolo dei figli
nella vita dei genitori con un indicatore (VOC-Value Of Children)1 ,
calcolato come somma dei punteggi ottenuti su ogni affermazione (da molto d'accordo = 5 a per niente d'accordo =
1; valore minimo 7, massimo 35)
1
Le tendenze
Gli ideali
che in Italia raggiunge uno dei valori più elevati d'Europa ed è andato
costantemente aumentando negli ultimi 10 anni (Grafico 4.1). Notiamo, dunque, che la bassa fecondità non è necessariamente associata
ad una percezione negativa del valore dei figli nella vita, come è stato
ipotizzato da alcuni studiosi.
Il significato che gli Italiani attribuiscono al ruolo di genitore contribuisce a chiarire alcuni aspetti del processo decisionale rispetto
alla procreazione. Infatti, abbiamo potuto rilevare che, quantificando
attraverso opportune domande il valore e l'importanza date al diventare genitori, la transizione dallo status di persona senza figli a quella
di madre o padre, è associata ad un aumento del valore dato ai figli
nella vita, valore che rimane elevato ma costante per il secondo o
terzo figlio. Il grande passo, il diventare adulti e responsabili di un'altra vita ha ancora un significato forte nel nostro paese, è ancora e
sempre di più un grande valore. Chi è intenzionato a rimanere senza
figli attribuisce invece valori sensibilmente più bassi dell'indicatore
VOC (Grafico 4.2 ).
In Italia i figli hanno comunque un valore positivo nella vita degli
individui, sono infatti pochissimi i casi di disconoscimento completo
del loro ruolo: meno dell'1% degli intervistati non attribuisce alcuna
importanza ai figli e al loro ruolo nella vita dei genitori.
Sembra che nelle famiglie e nella vita degli italiani modernità e
tradizione siano modelli in permanente evoluzione, alla ricerca di un
eterno compromesso. In questa fase di transizione demografica e
sociale gli atteggiamenti più moderni e nuovi sono accompagnati da
un rafforzamento di valori ritenuti tradizionali. Forse è stato un errore voler pensare che i nuovi comportamenti dovessero necessariamente cancellare vecchi modi di pensare e concepire la vita o che i
figli fossero sostituibili con la realizzazione personale in altri settori
della vita o che modernità e tradizione fossero collocati sui due estremi opposti di un'unica dimensione lungo la quale si doveva necessariamente svolgere il processo di sviluppo delle popolazioni europee.
Finora non c'è stata nessuna dimostrazione né empirica né teorica
che questo fosse vero e che sia corretto etichettare comportamenti
familiari e riproduttivi in base ad una concezione di cambiamento
che implichi un'unica direzione verso la modernizzazione ed il rifiuto
del passato. Il caso italiano di una bassa fecondità e di un quadro
complessivo di valori e aspettative in sostanza favorevoli alla presenza di figli nella vita, dovrebbe far riflettere su questa ipotesi e aprire
il dibattito verso una più matura comprensione su quanto sta avvenendo nel campo della fecondità.
36
Le tendenze
Gli ideali
I comportamenti
contraccettivi della coppia
italiana
La contraccezione in Italia è sempre
più utilizzata. La recente Indagine
sulla fecondità ci dice che oggi oltre
il 90% delle donne coniugate o
conviventi ricorre a qualche forma
di controllo della fecondità. Al
primo posto resta però il coito
interrotto, così come in passato.
Seguono il preservativo e la pillola.
4.2. Le strategie riproduttive
Coito interrotto
Preservativo
Pillola
Spirale e altri metodi
Nessun metodo
Metodi naturali
Fonte: Seconda Indagine sulla fecondità
29,2
23,0
22,8
10,1
9,0
5,9
Da quando la contraccezione ha reso possibile scegliere se avere o
non avere figli, di deciderne il numero e di determinare i tempi più
appropriati per averli, la procreazione sembra diventata oggetto di
vere e proprie strategie individuali e di coppia.
La percezione e la valutazione delle possibili alternative di vita e
delle conseguenze delle scelte fatte non è univoca; le persone a
seconda della fase di vita, della condizione lavorativa e del sesso
mostrano infatti una diversa sensibilità e vulnerabilità rispetto alla
nascita dei figli. Possiamo ipotizzare che per ogni individuo esista
un numero di figli ottimale che consente di realizzare le proprie aspirazioni nella vita. Ma quale è questo numero?
4.2.1 Tempo, soldi, realizzazione personale, lavoro:
quanti figli è bene avere?
I dati della indagine ci permettono di far luce su questo aspetto.
Abbiamo chiesto agli italiani quali fossero i loro valori nella vita e,
cosa molto importante per chi studia i problemi di popolazione, quale
fosse il numero di figli che permetteva il raggiungimento di questi
obiettivi. Diciamo subito che italiani e italiane ritengono che, in
generale, 2 figli consentono di realizzare i propri obiettivi di vita o di
perseguire i propri valori. Tuttavia, la scelta di avere dei figli è valutata più attentamente e diventa oggetto di scelte strategiche quando si
collega a particolari aspetti della vita.
Concentriamoci su quelle aspirazioni e finalità che di solito sono
considerate in conflitto con la maternità o rappresentano una penalizzazione per i genitori: il lavoro e la carriera, il tempo libero, i soldi
e la realizzazione di sé. Segnaliamo anche che oggi più di ieri si
sente molto di più la relazione che esiste tra dimensione familiare e
la realizzazione delle proprie aspirazioni nella vita. Tra le due inchieste condotte dall’IRP nel 1991 e nel 1997 la percentuale di intervistati che ritiene il numero dei figli non rilevante per il raggiungimento
degli ideali di vita è sensibilmente diminuito (Tabella 4.2).
Importanti differenze emergono tra i due sessi. Gli uomini sentono
meno delle donne la necessità di limitare il numero di figli per realizzare i propri obiettivi di vita ma queste differenze nel tempo tendono
a ridursi perché anche gli uomini stanno cominciando a sentire che
un figlio è anche un impegno: di tempo, di amore e di presenza.
Infatti, gli uomini percepiscono più che le donne i figli come una
limitazione del proprio tempo libero. E’ chiaro che tanti più figli si
hanno, tanto più complessa sarà l’organizzazione di vita dei genitori;
sembra esistere però un numero di figli ottimale che consente di rea37
Le tendenze
Figlio unico, due o tre figli?
La diminuzione della fecondità ha
interessato in misura diseguale le
nascite primogenite, secondogenite
e quelle di ordine successivo. Se
osserviamo i comportamenti di due
generazioni di donne, quelle nate
nel 1930 e nel 1960, notiamo un
aumento delle donne con nessuno,
uno o due figli e una diminuzione
accentuata di madri di tre figli.
Entrando più nello specifico e riferendoci alla generazione di donne
nate nel 1960, osserviamo che di
queste il 14,6% è rimasta senza figli,
il 25,8% si è fermata ad un solo
figlio, il 41,5% al secondo e il 18,1%
al terzo.
Donne per numero di figli avuti,
generazioni 1930 e 1960
38
Gli ideali
lizzare al meglio i propri ideali. Dal punto di vista economico, i padri
ritengono preferibile limitarsi (in media) a 1,3 figli mentre le madri
indicano un valore più alto (1,46); differenze più contenute si osservano a proposito del tempo libero (1,44 figli per i padri e 1,48 per le
madri). Sono questi gli unici due casi in cui gli uomini preferiscono
una dimensione familiare più ridotta di quella delle donne (Tabella
4.3). Certamente tra la percezione di questa esigenza e la realizzazione pratica di una maggiore collaborazione tra padri e madri c'è ancora una forte discrasia.
Emerge quindi in modo molto chiaro che i figli sia per gli uomini
che per le donne assorbono tempo, come spugne. Non sono solo i
soldi, che pure sono necessari, a venire messi in discussione per i
genitori ma anche le possibilità di impegnarsi sul lavoro. E' impressionante come sia basso il numero medio di figli ritenuto compatibile
con la carriera per le donne: al di sotto di un figlio.
4.3. Le ragioni per non volere figli
Nella nostra inchiesta il 44% degli intervistati ha dichiarato che
non voleva avere figli o che non voleva averne altri nel caso già fosse
un genitore; il 17% era indeciso sui propri progetti procreativi. Le
ragioni addotte possono aiutarci a capire meglio il percorso riproduttivo degli italiani e le decisioni per cui oggi il numero di figli si va
progressivamente riducendo e tendenzialmente concentrando sul
figlio unico.
Il 60% degli italiani che non vuole altri figli dichiara di avere già
raggiunto la dimensione familiare voluta, fatto che assume sempre
più rilevanza all'aumentare del numero di figli avuti dall'intervistato.
Seguono la preoccupazione per il futuro dei figli, le motivazioni di
ordine più strettamente economico (ad esempio abitazione insufficiente, desiderio di mantenere lo stesso tenore di vita), i cosiddetti
costi di opportunità (ad esempio avere tempo per sé e poter fare carriera) e quelli che riguardano le condizioni fisiche (il sentirsi vecchi,
problemi di salute). Per ultimo, troviamo motivazioni più strettamente legate al rapporto di coppia (Tabella 4.4).
Confrontando ancora una volta le due inchieste, 1991 e 1997,
vediamo una attenzione crescente degli intervistati su due aspetti: la
preoccupazione per il futuro dei figli e l’elevato costo economico dei
figli. Infatti, nel 1991 gli italiani ritenevano che non solo la preoccupazione per il futuro dei figli o il costo economico pesassero negativamente nella decisione di avere altri figli, ma anche tutta una serie
di altre motivazioni tra le quali non era escluso il dissenso con il proprio partner. Nel 1997 questo aspetto è invece molto ridimensionato.
Le decisioni riproduttive sembrano prese sempre insieme e di comu-
Le tendenze
A che età si fanno i figli?
I figli si hanno ad un'età sempre più
avanzata. L'età media alla maternità
è arrivata a 29,8 anni, mentre all'inizio degli anni '80 era di 27,5 anni:
oltre due anni in più quasi tutti
dovuti all'aumento dell'età della
madre alla nascita del primo figlio.
Infatti, il primo figlio nasce oggi da
donne con una età media di 28,1
anni, tre anni di più che nel 1980.
Età media della madre alla nascita
dei primogeniti e alla maternità,
1980-1995
Gli ideali
ne accordo e i contrasti tra i coniugi non sembrano pesare più come
un tempo (Grafico 4.3).
Nella decisione di avere o meno un primo figlio, chi decide di
rimanere senza figli considera una miriade di cause che tutte insieme
lo inducono a rinunciare a diventare genitore, mentre, una volta avuto
un primo figlio i genitori che non ne desiderano un secondo si concentrano sulla preoccupazione per il futuro del figlio che hanno già e
sul costo che un altro figlio comporterebbe alla famiglia. Tali riflessioni pesano molto negativamente sulla decisione di continuare nella
strada della procreazione poiché il primo figlio polarizza l'attenzione
e la cura dei genitori, assorbe molte delle loro possibilità finanziarie
e diventa un ostacolo nella decisione di avere altri figli.
Chi, invece, non ha figli prima di decidere di averne deve risolvere
altri problemi (lavoro, tempo libero, mantenimento del tenore di vita,
responsabilità aggiuntive, etc.) che non riesce ancora a mettere chiaramente su una scala di priorità, anche perché in realtà percepisce
che sarà tutta la sua organizzazione di vita a venire rivoluzionata dall'arrivo di un bambino. Va notato inoltre che il fatto di procrastinare
la decisione di avere figli si traduce in un innalzamento della età alla
maternità e fa sì che una parte consistente di intervistati si ritenga
“troppo vecchio” per avere figli e non più adeguato a sostenere l'impegno fisico di curare, seguire, allevare un figlio.
E' anche interessante notare che la decisione di non avere un secondo figlio è molto influenzata dal desiderio di preservare il proprio
tempo libero. Mentre un primo figlio mette in discussione il tempo
dedicato al lavoro o il mantenimento del tenore di vita raggiunto, un
secondo figlio comporterebbe una riduzione del tempo dedicato a sé
e ai propri interessi ed a questo non tutti sono disposti a rinunciare.
Per chi ha due o più figli e non ne desidera altri si fa sempre più
importante la motivazione dell'avere già raggiunto il numero di figli
desiderato, a cui si aggiunge la preoccupazione per il futuro dei figli
e le difficoltà esistenti con quelli che già si hanno. Sembra quindi un
accumularsi e stratificarsi di esperienze: a mano a mano che cresce la
dimensione familiare cambiano i problemi e la percezione delle difficoltà connesse alla prole. Ai problemi derivanti alla rinuncia del
tempo libero, a quelli della difficoltà di conciliare figli e carriera si
aggiungono via via le ragioni economiche e infine quelle dell'avvenire che si vede incerto e delle difficoltà di gestione di una famiglia più
numerosa.
39
Grafici e tabelle
Tabella 4.I - Il valore dei figli per gli italiani, 1997
(% di di intervistati che erano “d’accordo” con l’affermazione)
i figli hanno realmente bisogno di te
essere genitori è una delle più grandi soddisfazioni della vita
sono sempre felice di avere bambini intorno a me
il legame più stretto che puoi avere nella vita è quello con i tuoi figli
puoi essere veramente felice a casa con i tuoi figli
penso che sia un dovere verso la società avere figli
una persona senza figli non può essere veramente felice
Grafico 4.1. Il valore dei figli.
Indice V.O.C.
Grafico 4.3. Cause per non volere un
figlio in più, 1991 e 1997 (%)
40
1987
1991
1997
82
80
-88
52
45
58
92
85
82
78
63
50
44
95
87
81
78
70
36
33
Grafico 4.2. Il valore dei figli per i genitori,
i genitori potenziali e per chi non vuole figli, 1997 (%).
Indice V.O.C.
,,,
,,,,,
,,,,
,
,
,,,
,,,,,
,,,,
,
,,,
,,,,,
,,,,
,,,,
,,,,,
,,,,
,,,,
,,
,,,,
,,,,,
,,,,
,,,,,
,,
,,,,,
,,,,
,,,,,
,,
,,,,,,
,,,,,
,,,,,
,,,,,,
,,,,, ,,,
Tabella 4.2 - Intervistati che dichiarano ininfluente il numero di figli
per la realizzazione di alcune aspirazioni nella vita, 1991 e 1997(%)
Aspirazioni nella vita
vivere in accordo con la propria fede o religione
essere apprezzato e rispettato al di fuori della famiglia
una più egualitaria divisione dei lavori domestici tra uomo e donna
avere una casa bella e spaziosa
avere una vita familiare felice e armoniosa
essere capace di educare bene i figli
cercare di realizzarsi
essere soddisfatto e felice della propria vita
avere abbastanza soldi
fare carriera
non essere dimenticato nella vecchiaia
essere in grado di dare abbastanza cure e attenzioni ai propri figli
avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a pieno tempo pieno
avere abbastanza tempo per sé e per i propri interessi
1991
1997
72
71
57
52
51
51
50
49
43
44
47
34
4
24
67
63
52
48
44
43
43
39
35
35
33
27
24
18
Tabella 4.3 - Numero medio di figli compatibile con alcune aspirazioni di vita, per sesso 1991 e 1997
1991
1997
Uomini
Donne
Uomini
Donne
avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a pieno tempo pieno
cercare di realizzarsi
avere abbastanza tempo per sè per i propri interessi
avere abbastanza soldi
fare carriera
1,60
1,64
1,57
1,44
1,26
1,37
1,49
1,52
1,47
1 ,01
1,42
1,53
1,44
1,30
1,18
1,30
1,44
1,48
1,46
0,92
Tabella 4.4 - Alcune ragioni per non volere altri figli
per numero di figli avuti, 1997 (% di chi ha risposto molto importante)
0
1
2
3
totale
ho già il numero di figli che voglio
il mio lavoro non lo consente
dovrei rinunciare al mio tempo libero
non voglio rinunciare al mio tenore di vita
un figlio mi costerebbe troppo
sono preoccupato per il futuro dei figli
20
7
5
2
14
13
100
100
100
100
100
100
5
40
40
54
22
25
15
19
27
13
18
14
60
34
28
31
46
48
41
Capitolo 5
MOGLIE IDEALE, MARITO IDEALE
Coppie in cui la donna è in età
30-49 per istruzione combinata
dei partner e numero di figli,
1995 (%)
L'organizzazione della vita in comune e le scelte che avvengono
dentro la famiglia sono ampiamente condizionate dai ruoli rivestiti
dai diversi membri, ma soprattutto da quelli all’interno della coppia.
Che fa il marito ideale? Come si comporta la moglie ideale? Lo
abbiamo chiesto agli italiani nella nostra inchiesta a partire dalle piccole o grandi decisioni quotidiane: dal coinvolgimento dell'uomo nei
lavori domestici alla questione della compatibilità tra lavoro extradomestico e quello familiare di cura, assistenza e gestione. In particolare abbiamo cercato di capire quanto sia radicato il modello
asimmetrico dei ruoli (l'uomo che lavora e la moglie casalinga) e
quali siano le condizioni di lavoro auspicabili quando ci sono i figli
(lavoro a tempo pieno, tempo parziale, nessun lavoro) per uomini e
donne.
5.1. Uguali nel decidere
Le preferenze degli italiani nel campo delle decisioni familiari
sembrano nettamente indirizzate verso un modello paritario e questo
vale sia che si tratti di scegliere dove andare in vacanza o quali amici
frequentare sia nel caso di decisioni più concrete, come l'impiego dei
risparmi o gli acquisti per la casa. Oltre l'80% degli italiani crede che
queste decisioni vadano prese insieme (Grafico 5.1). Ovviamente
anche nell’ambito di un modello di parità troviamo alcuni aspetti che
si rifanno ad un visione “tradizionale” e sessuata delle competenze
familiari, come per esempio la scelta dell'automobile o quella delle
spese per la casa, dato che un intervistato su cinque crede che la
prima spetti solo all'uomo ed uno su dieci ritiene che sia la donna a
doversi occupare degli acquisti per la casa.
Le caratteristiche socio-demografiche degli intervistati (età, lavoro,
tipo di famiglia) non mettono in luce differenze importanti: giovani
o anziani, che si abbia o meno un'occupazione, che si abbiano o no
figli, il modello ideale al quale ci si riferisce è sempre quello della
partecipazione dei due coniugi alle decisioni familiari: la parità a
livello di ideali è raggiunta.
Le tendenze
Gli ideali
Gli uomini e i lavori domestici
Nelle case degli italiani il contributo
degli uomini al lavoro familiare
(spesa, cura dei figli e della casa,
cucinare, stirare, etc..) continua a
essere marginale: più del 30% degli
uomini che vivono in coppia ha
dichiarato di non parteciparvi affatto. La segregazione femminile nel
lavoro familiare diventa più forte in
presenza di figli. Infatti, all'aumentare
del numero di figli cresce la quota
di donne con più di 4 ore al giorno
di lavoro familiare e aumenta anche
la quota di uomini che non contribuisce affatto ai lavori domestici.
5.2. Gli uomini e i lavori domestici: senza alibi
Uomini e donne per numero
di ore di lavoro familiare al giorno
e numero di figli (valori per
100 uomini e donne), 1995
N. figli
Maschi
Femmine
0 ore 4 ore 0 ore 4 ore
0
1
2+
totale
24,3
29,2
35,5
31,7
1,4
2,2
2,6
1,6
1,0
1,7
1,6
2,3
40,2
66,4
77,0
67,9
Lavorare part-time
L’accesso al part-time per le donne
non varia con l’età, anche nelle
fasce d’età centrali, che sono quelle
in cui le necessità familiari sono più
pressanti e impegnative, non notiamo una maggiore presenza di lavoratrici a tempo ridotto. Gli uomini
mostrano una relazione maggiore
tra età e part-time poiché utilizzano
di più il part-time nelle fasi iniziali e
finali della vita lavorativa, cioè prima
dei 30 e dopo i 50 anni.
Anche il coinvolgimento degli uomini nei lavori domestici imbocca
la strada ideale della parità. Il 51% degli intervistati infatti dichiara
che gli uomini devono partecipare in ogni caso ai lavori domestici;
un altro gruppo subordina invece l'impegno maschile nei lavori di
casa ad altri fattori quali il lavoro della donna (18%) o più genericamente "in caso di necessità" (26%). L'idea che il lavoro per la casa
non sia un'attività maschile o che gli uomini "non siano capaci" è
molto poco diffusa (3%). L'incondizionato coinvolgimento maschile
è segnalato in maggior misura dai trentenni (56%) e dai laureati
(64%) mentre un atteggiamento più tradizionale è diffuso nel Mezzogiorno (41%) e tra le casalinghe (46%). Come era prevedibile gli
intervistati uomini si mostrano più restii delle intervistate a preferire
un modello di piena e incondizionata partecipazione maschile ai
lavori di casa mentre la loro disponibilità aumenta nel caso la moglie
lavori (Grafico 5.2). Se questo è quanto emerge a livello di atteggiamenti e preferenze, molto diverso resta ancora il comportamento
reale, poiché la donna italiana continua a trovarsi da sola a far fronte
ai lavori domestici.
I nostri risultati sembrano comunque indicare che gli uomini non
hanno più alibi alla loro scarsa collaborazione con la moglie nell'andamento della casa e che non possono più trincerarsi dietro la presunta incapacità del maschio a dedicarsi alle attività domestiche,
fatto di cui non sono più convinti nemmeno loro. Sull'atteggiamento
degli italiani verso la partecipazione dell'uomo ai lavori domestici,
non è possibile fare confronti estesi con studi precedenti. Una indicazione interessante la offre una ricerca pubblicata alla fine degli anni
'70 nella quale, alla domanda "quanto è importante che l'uomo sappia
aiutare la moglie nei lavori di casa", solo il 16% di un campione di
oltre 3mila donne lo aveva considerato "molto importante". Ci stiamo
quindi allontanando da quella visione di marito ideale che allora
aveva "caratteristiche legate agli stereotipi del comportamento
maschile: capace di avere successo nella carriera, autoritario, responsabile dell'educazione dei figli, carattere forte" 1.
5.3. Lavoro e famiglia per uomini e donne
Lavorare o avere figli? Esiste un conflitto tra questi due opportunità
o si tratta invece di un ricordo del passato? Tre italiani su quattro credono che per la donna sia importante lavorare ed essere autonoma,
ma uno su tre pensa ancora che sia sufficiente che un marito guada1
Cazora Russo G., 1978, Status sociale della donna, De Luca ed., Roma, p.57
43
Le tendenze
Gli ideali
Occupati a tempo parziale per
sesso e classe di età, 1996 (valori
per 100 uomini e donne ocupati)
gni abbastanza affinché la moglie possa restare fra le mura domestiche. L'atteggiamento più favorevole verso l'impegno lavorativo della
donna lo troviamo tra gli intervistati trentenni, gli studenti, le persone più istruite. Le donne si collocano tra chi è più favorevole a dare
un valore al lavoro femminile retribuito mentre chi vive nel Sud Italia
(45%) e ancor più le casalinghe (58%) optano più spesso per un
modello di donna che si impegna esclusivamente in casa quando i
guadagni del marito si dimostrano sufficienti: solo quando in famiglia vi è la necessità di un secondo stipendio, è giusto che la donna
contribuisca con un proprio reddito all'economia familiare.
In sintesi, sembra in via di abbandono l'idea di una “subalternità
economica” completa e incondizionata della donna nei confronti del
proprio uomo, e questo atteggiamento sembra essere in linea sia con
la crescita della istruzione femminile che con la forza - nonostante le
difficoltà incontrate - con cui le donne continuano a premere per
entrare nel mercato del lavoro.
Ci sembra particolarmente interessante che l'affermazione per l'uomo la carriera viene prima della famiglia e dei figli raccolga pochissimi consensi (13%) quando ben il 68% crede che per la donna famiglia e figli vengono prima del lavoro. L'uomo italiano, chiusa la
porta di casa, non può più astrarsi dai problemi familiari finora totalmente affidati alla moglie. Il cambiamento non va quindi nella direzione di un minor coinvolgimento delle mogli/madri nei confronti
della famiglia, ma verso una maggiore partecipazione dell'uomo.
Ci stiamo sempre più allontanando dalla visione asimmetrica
secondo la quale la donna deve stare a casa ad accudire i figli e il
marito e l'uomo deve lavorare per guadagnare i soldi e mantenere la
famiglia: l'opinione degli italiani è che la donna debba trovare una
collocazione fuori da casa, rendersi autonoma, avere un compagno
che l'aiuti nelle faccende domestiche e con cui condividere la gestione della casa e della vita quotidiana. La famiglia e i figli vengono
messi in primo piano: influenzano il lavoro della donna e cominciano
a rappresentare un impegno anche per l'uomo e il suo lavoro.
Da questa visione "media" si differenziano tuttavia segmenti peculiari: i più giovani, i più istruiti e le donne che lavorano sono le figure
più significative del cambiamento. In generale, gli uomini si sono
avvicinati a questa visione moderna dei ruoli ma l’hanno fatto in
maniera più contenuta rispetto alle donne. Chi vive nel Sud d'Italia e
le casalinghe appaiono invece i gruppi più ancorati ad una visione
tradizionale. Infine, essere genitori determina un atteggiamento
diverso verso il modello ideale femminile, in quanto i padri e, ancora
di più le madri, sembrano molto legati al primato del ruolo materno
per le donne (Grafico 5.3).
Questo quadro ideale appare quasi irreale alla luce di quanto effet-
Coppie per condizione dei partner
e classe di età della donna,
1993-1994 (per 100 coppie della
stessa classe di età della donna)
44
Le tendenze
Gli ideali
tivamente fanno uomini e donne nella vita di tutti i giorni. I dati raccolti in questi anni infatti ci dicono che pochi uomini si impegnano
nei lavori domestici e che quando lo fanno il tempo che vi dedicano è
poco. Fare carriera resta ancora prerogativa maschile.
5.4. Se ci sono i figli: addio parità!
Donne, uomini e lavoro
L'essere o meno presenti nel mercato del lavoro condiziona in modo
determinante l'organizzazione della
vita quotidiana e della famiglia nella
quale si vive. A questo proposito
uomini e donne sono molto diversi:
gli uomini lavorano in percentuali
elevate e comunque superiori a
quelle delle donne. Queste diverse
opportunità restano sia se guardiamo l'età che lo stato civile o il tipo
di famiglia in cui si è inseriti. Limitando la nostr a osser vazione alla
popolazione fra 20 e 49 anni notiamo che tra le donne che vivono in
coppia molte sono le casalinghe e
che tra quelle che non hanno figli
sono frequenti le lavoratrici. Inoltre,
tra le madri osserviamo una relazione inversa fra occupazione e
dimensione familiare nel senso che
la quota di lavoratrici cresce al diminuire del numero di figli.
I figli, come si è appena visto, modificano gli ideali di parità. Il
conciliare figli e lavoro è stato sempre un problema "di donne", e
molto spesso la soluzione era quella che la donna rimanesse a casa
ad accudire i figli, mentre al marito era delegato il ruolo di unico
breadwinner.
Abbiamo visto però che gli italiani sono favorevoli all’inserimento
delle donne nel mercato del lavoro e ne auspicano l'indipendenza
economica. Gli studi condotti in questo campo sono concordi nell'individuare un diverso atteggiamento dei giovani, per i quali sarebbe
l'indipendenza e non il contributo al bilancio familiare il motivo prevalente per cui le donne lavorano.
Ma come conciliare questo nuovo atteggiamento verso il lavoro
femminile con l'intenzione di avere figli e di volerli allevare? Le
modalità di partecipazione di uomini e donne al lavoro rimangono le
stesse o le scelte lavorative si diversificano? Alla luce delle risposte
date dal nostro campione appaiono differenze significative nei
modelli lavorativi ideali di uomini e donne: secondo gli italiani la
donna dovrebbe orientarsi verso un lavoro a tempo parziale (61%)
mentre l'uomo verso uno a tempo pieno (89%; Grafico 5.4). Inoltre,
osserviamo che se in mancanza di figli le differenze uomo-donna
sono ridottissime esse si amplificano notevolmente in presenza di
figli. D'altronde è stato spesso evidenziato come all'aumentare dei
figli mentre la madre riduce il lavoro per il mercato l'uomo aumenta
il suo impegno lavorativo.
Il modello ideale di gran lunga preferito riguardo alle donne è quello della madre che lavora part-time con 2 o più figli (46%), opzione
che raccoglie sempre i maggiori consensi e raggiunge i valori massimi fra le persone con istruzione superiore (56%), gli occupati (50%),
le donne (48%) e i trentenni (48%). Al secondo posto in ordine di
preferenza troviamo la soluzione più radicale, la rinuncia al lavoro
per la donna che ha figli: in totale il 16% degli intervistati propende
per questa opzione che, fra tutti, è più diffusa fra i coniugati (19%),
le casalinghe (32%), gli abitanti delle isole (26%), le persone con
basso livello di istruzione (28% di chi ha la licenza elementare) e i
35-39enni (20%). Riguardo all’uomo; l'ideale è lavorare ed avere più
di un figlio, mentre in secondo ordine troviamo lavoro e figlio unico.
Il confronto con l'analoga indagine condotta nel 1991 - che riguar45
Le tendenze
Donne in età 20-49 anni
per numero di figli e condizione
professionale, 1995 (%)
46
Gli ideali
dava esclusivamente la posizione lavorativa delle donne - mette in
luce alcuni cambiamenti: un aumento delle preferenze verso il tempo
parziale e un minore interesse nei riguardi del tempo pieno; in particolare l'opzione tempo parziale con 2 o più figli è significativamente
cresciuta, a svantaggio di quella del part-time con figlio unico e di
nessun lavoro quando ci sono figli. Quest’ultima rappresentava nel
passato la scelta ideale per più di due italiani su dieci. A proposito
della scelta del non lavoro ci preme sottolineare che mentre nel 1991
la differenza fra uomini e donne era particolarmente forte, oggi le
diversità si sono molto attenuate.
Notiamo infine che essere genitori modifica sensibilmente il quadro ideale appena descritto. Mentre i figli influenzano poco gli ideali
lavorativi maschili, i modelli femminili sono notevolmente diversi sia
se guardiamo il sesso dell’intervistato sia se, per le donne, distinguiamo chi non ha avuto figli da chi invece ne ha avuti. Infatti, mentre
l'esperienza di avere figli determina un netto e crescente coinvolgimento lavorativo per gli uomini, per la donna si tratta di decidere se
lavorare o no; sono proprio le madri quelle che si spostano verso il
modello casalinga, mentre i padri esprimono una maggiore preferenza, oltre che per il modello madre-casalinga, anche per un impegno
lavorativo a tempo parziale delle loro partner (Tabella 5.1). Pur ricordando che la rinuncia al lavoro risulta la scelta minoritaria rispetto
alle altre proposte, è significativo che siano le stesse madri intervistate a proporre questo modello, e questo probabilmente avviene sia
come risposta alle difficoltà da loro incontrate nel conciliare il ruolo
di madre con quello di lavoratrice, sia per il desiderio di essere attive
protagoniste della crescita dei loro figli.
Diverso e interessante è l'atteggiamento delle donne che non hanno
figli, meno concentrate sul ruolo materno e per le quali la definizione
del modello ideale lavoro-famiglia è più orientato verso il modello
maschile che privilegia la dimensione lavorativa.
Come è documentato da numerose statistiche, le donne con figli
lavorano per il mercato in percentuale minore di quanto facciano
quelle che non hanno figli: tra le nostre intervistate quelle che hanno
lasciato un lavoro indicano, tra le cause dell'abbandono, gli impegni
collegati alla gestione familiare (Tabella 5.2). Inoltre, molte di queste
donne desidererebbero al momento attuale rientrare nel mercato del
lavoro (Tabella 5.3).
Grafici e tabelle
Grafico 5.1. Chi deve prendere queste decisioni? 1997 (%)
Grafico 5.2. Gli uomini devono essere coinvolti nei lavori
domestici? Risposte degli intervistati per sesso, 1997 (%)
Grafico 5.3. Il lavoro e i ruoli all’interno della coppia. Secondo il sesso e la presenza
di figli, 1977 (% d’intervistati che si dichiarano d’accordo con le affermazioni fatte)
47
Grafico 5.4. Conciliare lavoro e figli, le differenze tra modello maschile e
femminile nelle opinioni degli italiani.
Ideale per l’uomo
Ideale per la donna
Grafico 5.5. La scelta lavorativa e familiare ideale per le donne,secondo gli
intervistati 1991 e 1997 (%)
Tabella 5.1 Ideali lavorativi per l'uomo e la donna secondo gli intervistati uomini
e donne e la presenza di figli, 1997 (%)
con figli
ideale per l'uomo
tempo pieno
tempo parziale
totale
ideale per la donna
tempo pieno
tempo parziale
nessun lavoro se figli
totale
UOMINI
senza figli
totale
con figli
DONNE
senza figli
totale
90
10
100
88
12
100
89
11
100
92
8
100
87
13
100
90
10
100
16
64
20
100
26
60
14
100
21
62
17
100
23
58
19
100
25
66
9
100
24
61
15
100
Tabella 5.2 Le casalinghe secondo il motivo per cui
hanno smesso di lavorare, 1997 (%)
%
aspettavo un figlio
per necessità domestiche
mi sono sposata
è difficile con i bambini
mio marito non voleva lavorassi
motivi di salute
sono stata licenziata
altro
totale
48
17
7
23
17
4
5
8
19
100
Tabella 5.3 L’atteggiamento
delle casalinghe verso il lavoro, 1997 (%)
%
preferirei lavorare
non desidero lavorare
forse in futuro lavorerò
non trovo un lavoro
altro
totale
29
25
25
20
1
100
Capitolo 6
SE AVESSI BISOGNO DI AIUTO ...
Aiuti forniti secondo la persona
che fornisce l’aiuto
(distribuzione % per tipo di aiuto)
Gli aiuti
Le indagini dell'ISTAT non consentono finora di avere un quadro
delle reti e delle relazioni che si stabiliscono tra i membri della famiglia,
parenti e amici. E' possibile però
misurare il tipo di aiuti prestati
secondo la persona che dà l'aiuto.
Si vede allora che le funzioni di
compagnia, cura e assistenza sono
svolte da chi ha legame di sangue
con la persona che necessita di
questa prestazione: figli e parenti
sono i principali erogatori. L'aiuto
economico è invece più differenzia-
Cosa succede quando si presenta un problema improvviso? O
quando si ha bisogno di un aiuto economico o di qualcuno che si
occupi di noi quando siamo malati? A chi si rivolgono gli italiani
quando c’è un bambino piccolo in famiglia o se si proiettano nel loro
futuro di anziani? Questo gruppo di domande individua in pratica
una sfera molto importante della nostra vita, quella delle relazioni
con l’esterno. Si chiama rete sociale e si può definire come l’insieme
di legami di parentela, di amicizia e di conoscenza di un individuo;
più specificamente quando si tratta di relazioni di assistenza e aiuto
si definisce come rete di supporto. Gli studi sull’ampiezza, le caratteristiche, il funzionamento delle reti di relazione nella nostra società
hanno ottenuto un’attenzione crescente negli anni più recenti non
solo come effetto dei cambiamenti demografici, ma anche per la
“riscoperta” delle solidarietà familiari legata alla crisi dello stato
sociale da una parte e per la nuova attenzione alle tematiche del
lavoro di cura fornito alla famiglia dalle donne, dall’altra.
Schematicamente possiamo immaginare il sistema dei legami dell’individuo in tre cerchi concentrici: la famiglia intesa come gruppo
nucleare coresidente, la parentela a “ stretto contatto” e la rete più
estesa dei legami di amicizia e conoscenza. Come è noto la progressiva e drastica riduzione delle nascite e il parallelo allungamento
della vita caratterizzano sempre più la situazione demografica del
nostro paese. Queste tendenze comportano, tra l’altro, una riduzione
delle relazioni di parentela in quanto la struttura familiare si semplifica e si restringe progressivamente ai rapporti coniugali e filiali.
Come si intersecano queste modificazioni strutturali con il modello
culturale italiano che - seppur diversificato regionalmente - è tradizionalmente centrato sulla famiglia e sulla sua capacità strategica di
accumulazione e redistribuzione delle risorse materiali e relazionali?
Abbiamo tentato di verificare - al di là della misurazione degli
scambi effettivi di aiuti e sostegno - come gli italiani percepiscono e
immaginano la rete di supporto che li circonda in diverse, ma comuni, situazioni di bisogno e necessità.
6.1. Le reti di aiuto
Le tendenze
to e viene fornito da un ampio ventaglio di persone in cui compaiono
anche amici, conoscenti oltre che i
parenti stretti.
Le donne principali
“care givers”
Le donne si confermano più assidue
prestatrici di cura rispetto agli
uomini: tra di esse il 17% ha fornito
aiuti contro il 13% degli uomini. Per
le prestazioni sanitarie e per quelle
di compagnia e accudimento si
osser va una maggiore presenza
femminile mentre gli uomini sono
più disponibili quando c’è bisogno
di un sostegno economico o per il
disbrigo di pratiche burocratiche.
Donne e uomini che hanno dato
aiuti per tipo di aiuto, 1990-1991
(valori per 100 uomini e donne)
Gli ideali
Le reti di aiuto sono complessivamente presenti ed estese : solo il
6% degli italiani non ha nessuno a cui rivolgersi in caso di emergenza, ma tale quota si abbassa ancora al 4% in presenza di problemi di
salute mentre più difficile sembra avere un sostegno in caso di necessità economiche (16%). L’ampiezza della rete varia quindi a secondo
dell’aiuto richiesto: più ristretta nel caso ci sia bisogno di denaro più
ampia per i problemi di salute e per i contrattempi improvvisi (Grafico 6.1).
Ma non tutti sono uguali quando c’è bisogno di aiuto, esistono
infatti reti di relazioni diversificate a seconda delle caratteristiche
individuali, e fortemente connotate dall’appartenenza sociale, dalle
scelte familiari, dal radicamento e dall’inserimento nel mondo del
lavoro. I giovani e gli occupati sono coloro che godono del minore
isolamento: hanno networks ampi dovuti probabilmente al fatto di
vivere quotidianamente in realtà di scambio quotidiano come i luoghi
di lavoro e le università. Al contrario sembrano soffrire un maggiore
isolamento le casalinghe ed i pensionati che fra tutti sono i gruppi
che presentano la minore potenzialità di sostegno in caso di emergenza o bisogno. Le scelte di vita meno tradizionali quale quella di interrompere un’unione coniugale così come la condizione dei vedovi,
portano anch’esse ad un diradamento delle relazioni amicali e familiari, sembrano comportare una difficoltà di relazione con l’esterno.
Al contrario vivere in una famiglia “normale”, e soprattutto avere un
partner, garantisce un sostegno importante nelle situazioni di difficoltà. L’istruzione gioca anch’essa un ruolo determinante: quanto più
è elevata quanto più assicura l’esistenza di persone in grado di fornire un aiuto (Grafici 6.2, 6.3).
6.2. A chi chiedo aiuto?
La famiglia svolge un ruolo fondamentale nella ipotetica gerarchia
delle persone a cui ci si potrebbe rivolgere in tutti i casi di necessità.
E’ soprattutto tra i membri della propria famiglia che si trovano gli
aiuti necessari a fronteggiare le diverse difficoltà più o meno gravi. A
seconda del tipo di aiuto può cambiare l’ordine, ma il baricentro
della rete resta nell’ambito dei confini parentali. Il ricorso agli amici
è infatti considerato come un fatto sostanzialmente residuale, che
assume una certa rilevanza solo nelle questioni economiche (18%).
In presenza di un legame coniugale il partner è sempre il riferimento privilegiato sia per situazioni di improvviso bisogno che per problemi di salute. Bisogna notare tuttavia che il ricorso al coniuge è
sempre più elevato per gli uomini in coppia che per le donne (76% e
64%) e che lo scarto aumenta quando si tratta di aiuti per problemi di
50
Le tendenze
La solidarietà verso gli anziani
La rete di aiuto verso gli anziani si
attiva più frequentemente per coloro che vivono da soli (il 41%) e per
gli ultr asettantacinquenni. In
entrambi i casi il sostegno è concentrato nelle attività di compagnia
e assistenza e nella gestione della
casa.
Famiglie di anziani soli che hanno
ricevuto aiuti per tipo di aiuto,
1990-91
(valori per 100 famiglie di anziani soli)
Gli ideali
salute (78% rispetto al 57%); le donne - consapevoli della suddivisione asimmetrica dei compiti di cura - individuano nella parente
donna un’importante interlocutore su cui fare affidamento sia per
improvvisi imprevisti che - in misura ancora maggiore - per le cure
in caso di malattia. In questa circostanza circa il doppio delle donne
sposate rispetto ai propri compagni, arriva ad ipotizzare la totale
assenza di aiuto.
Quando il nucleo è tronco (separati, divorziati e vedovi) la rete è in
genere più ristretta (aumenta la percentuale di chi non ha nessuno a
cui rivolgersi). Inoltre il network è per queste persone più diversificato e orientato al di fuori dei legami familiari: si può contare anche
sugli amici oltre che sui parenti. In particolare per i separati ed i
divorziati la componente esterna della rete assume una grande rilevanza (32% per gli uomini e 20% per le donne) soprattutto nei casi di
contrattempi improvvisi. La solidarietà tra amici si ritrova per queste
persone - con intensità minore - anche per i problemi economici o di
salute ed ha un preciso carattere di genere: gli uomini si rivolgono
agli amici e le donne alle amiche.
Tra i celibi e le nubili - che rappresentano in larga parte i giovani la struttura della rete ruota all’interno della famiglia, ossia alle figure
dei genitori che costituiscono, soprattutto per i problemi economici e
quelli di assistenza, il riferimento privilegiato. Per gli altri problemi
- sia per uomini che per donne - troviamo anche gli amici ed i partner, ma in misura inferiore rispetto alle altre condizioni.
Come abbiamo già notato il fatto di lavorare, studiare, e più in
generale di avere quotidianamente relazioni esterne al circuito familiare, modifica la struttura della rete di aiuto allargandola appunto ad
amici e conoscenti su cui contare nelle situazioni di difficoltà. Questo elemento emerge chiaramente quando si confrontano le persone
che come le casalinghe sono fuori dal mercato del lavoro con coloro
che invece sono occupati e studenti: l’intensità delle relazioni per i
primi si concentra all’interno della famiglia, sul partner innanzitutto,
e su altri familiari, mentre per gli altri compaiono gli amici. Certamente influisce su questa struttura il fattore dell’età che tende a far
emergere in quelle più avanzate il ricorso alle figlie, soprattutto per i
problemi di assistenza.
6.3. Da vecchi
Certamente uno dei problemi più dibattuti in questo momento nelle
nostra società è quello dell’assistenza e della cura delle persone
anziane. Abbiamo chiesto ai nostri intervistati di proiettarsi nel futuro immaginandosi anziani o vecchi e di fare un inventario delle persone a cui potrebbero fare riferimento per affrontare piccoli problemi
51
Le tendenze
Gli ideali
I soli
Le per sone che vivono da sole
sono molto connotate dal punto di
vista del genere e dell’età, essendo
soprattutto donne e persone anziane.
quotidiani o per avere assistenza sanitaria. La famiglia, come abbiamo già visto precedentemente - e come effettivamente già avviene
nella realtà - svolge un ruolo primario nell’universo di riferimento
degli italiani. Se dobbiamo rilevare che è bassa la percentuale di chi
non ha proprio nessuno a cui rivolgersi (4%), solo il 6% ricorrerebbe
ad un aiuto esterno alla famiglia, mentre la maggioranza troverebbe
già all’interno del proprio nucleo ristretto gli aiuti necessari e più di
un terzo nell’ambito di un sistema misto di cui fanno parte membri
della famiglia allargata, gli amici, i vicini e diverse combinazioni di
questi.
Questo modello centrato sulla famiglia nucleare è particolarmente
sentito da coloro che vivono con il proprio partner, dalle casalinghe,
da chi ha un basso livello di istruzione e nel Mezzogiorno. Il fatto di
non avere il partner spinge ad orientare le relazioni verso l’esterno,
sia con la rete parentale allargata che con le strutture pubbliche, ma
questo vale anche per coloro che, come i laureati, probabilmente
dispongono di un sistema di relazioni ricco ed ampio anche al di
fuori dei legami di parentela stretta. Dal punto di vista territoriale
intervengono nella definizione della struttura di riferimento fattori
diversi, che vanno dai modelli familiari più o meno allargati, alla presenza ed alla efficienza delle strutture di assistenza esistenti sul territorio. Così troviamo nel Mezzogiorno una forte presenza della famiglia nucleare, nel Nord-Ovest e nel Centro la rete allargata agli altri
parenti, mentre nel Nord-Est troviamo un maggiore ricorso ad organizzazioni pubbliche o di volontariato. Tornando all’interno del
nucleo notiamo che tra uomini e donne c’è una certa differenza
riguardo alla proiezione del ruolo di assistenza di partner e figli, più
orientato verso questi ultimi per le donne, individuato nelle loro
compagne per gli uomini. Il ruolo preminente dei figli (o meglio
delle figlie) rispetto al partner è una caratteristica che troviamo anche
per i coniugati ed i vedovi, per le casalinghe ed i pensionati, per i
titoli di studio più bassi e nel Mezzogiorno (Grafico 6.5).
Persone che vivono sole
per sesso e classe d’età, 1995
(valori assoluti in migliaia)
6.4. Quando ci sono i piccoli
Quando ci sono dei bambini piccoli e bisogna affrontare problemi
di assistenza e cura quotidiana o continuativa, il sostegno all’interno
della famiglia nucleare sembra venire meno: è circa un quarto degli
intervistati che pensa di poterli risolvere nell’ambito delle risorse del
nucleo, la maggioranza cerca di trovare soluzioni alternative attingendo alla rete delle relazioni parentali: sono infatti principalmente i
parenti, da soli o in combinazione con gli altri membri della famiglia,
ad essere individuati come gli interlocutori privilegiati in questa
occasione (Grafico 6.6). Il ruolo delle nonne è senz’altro il più diffu52
Le tendenze
La famiglia reale
Mamma, papà e figli: questo è il tipo
di famiglia più diffuso nel nostro
paese. Più limitata la presenza delle
coppie senza figli e ancora più quella dei genitori soli.
Famiglie per tipologia e ripartizioni
geografica, 1995 (%)
Gli ideali
so e noto, ma è anche importante il mix delle soluzioni indicate, che
segnala fra l’altro la funzione “manageriale” delle madri o dei genitori nella gestione dell’organizzazione familiare in presenza di bambini piccoli. Il ricorso esclusivo a risorse esterne alla famiglia riguarda soltanto una minoranza della popolazione. Su questo problema la
differenza di genere appare più sensibile di quanto non sia emerso
per l’assistenza agli anziani: per le donne emerge la esigenza di una
maggiore flessibilità in termini di soluzioni alternative al nucleo
ristretto, che si individuano soprattutto nel ricorso ai parenti, ma
anche ad amici e vicini piuttosto che a strutture pubbliche. Il modello
nucleare è più accentuato per coloro che vivono in coppia, per le
casalinghe, per i pensionati e per i meno istruiti. L’assenza del partner rende invece molto importante l’esistenza della rete di amicizie,
e rivela anche una maggiore vulnerabilità in termini di una maggiore
quota di assenza totale di persone di riferimento.
Molto differenziata appare la situazione nelle diverse aree geografiche italiane: la famiglia nucleare svolge un ruolo più importante nel
Sud, mentre nel Nord la funzione del nucleo sembra molto ridimensionata a vantaggio del sistema misto tra parentela ed amicizie, mentre nel Centro assumono una maggiore importanza i network esterni
alla famiglia.
6.5. La famiglia ideale
La parola famiglia non ha lo stesso significato per tutti. La vita e il
mondo in cui viviamo sono sempre più complessi e mutano rapidamente e ognuno di noi ha esperienze diverse secondo il sesso, la classe sociale, l'età e la situazione familiare. Cosa è la famiglia per gli
italiani? Chi fa parte della famiglia? Uomini e donne definiscono la
famiglia in modo diverso. Gli uomini sembrano volere famiglie "più
grandi" e probabilmente utilizzano criteri diversi da quelli delle
donne per includere o escludere membri nella loro famiglia ideale.
Le donne includono soprattutto le persone vicine a loro (marito e
figli) mentre gli uomini pensano anche a coloro che sono stati vicini
a loro (i genitori) lungo l’arco della vita: la catena familiare che
passa attraverso il matrimonio, la parentela, l'affinità è interiorizzata
dagli uomini molto più che dalle donne .
Il titolo di studio raggiunto divarica nettamente le percezioni in
campo di ideali familiari: concentrati sulla famiglia nucleare sono
coloro che hanno frequentato solo la scuola elementare o media,
molto più diversificati i laureati. Naturalmente avere in mente una
famiglia più ristretta implica, come abbiamo visto, anche una rete
familiare più ristretta a cui rivolgersi in caso di bisogno .
Va notato che la famiglia ideale cambia lungo il corso della vita.
53
Le tendenze
Gli ideali
Quando si è giovani la famiglia si concentra sulle figure dei genitori,
eventualmente allargando il campo ai fratelli e sorelle; man mano
che passano gli anni l’attenzione si sposta sempre più verso il marito
o moglie e i figli; infine dopo i 45 anni, l’orizzonte torna ad allargarsi
ed a comprendere di nuovo la famiglia dei genitori eventualmente
allargata al proprio partner (Grafici 6.7, 6.8, 6.9).
Grafici e tabelle
Grafico 6.1. Ampiezza della rete secondo il tipo di aiuto
0
Grafico 6.2. La rete di aiuto in caso di contrattempo
numero medio di persone a cui rivolgersi
54
Grafico 6.3. La rete di aiuto in caso di bisogno
economico numero medio di persone a cui rivolgersi
Grafico 6.4. La rete di aiuto in caso di problemi di
salute numero medio di persone a cui rivolgersi
Grafico 6.5. Sistema di riferimento per l’assistenza
secondo la ripartizione (% di intervistati che si
rivolgerebbero a ciascuna rete)
55
Grafico 6.6. Sistema di riferimento
per gli aiuti secondo il sesso (% di intervistati
che si rivolgerebbero a ciascuna rete)
Grafico 6.7. La famiglia ideale,
intervistati età 25-29 anni
Grafico 6.9. La famiglia ideale, intervistati
in età > 44 anni
Grafico 6.8. La famiglia ideale, intervistati
in età età 30 e 44 anni
Origine: genitori e fratelli
Nucleare: partner e figli
56
DALLA A ALLA ZETA.
Le parole dell’indagine
A
albanesi il 17% degli intervistati pensa ad un albanese quando si parla di stranieri.
assegni familiari la grandissima maggioranza degli italiani (90%) preferisce dare gli
assegni familiari a tutte le famiglie con figli, mentre appena il 3%
lo darebbe a partire dal terzo figlio.
B
bambini
sull’affermazione che avere bambini intorno a sé è una garanzia di felicità
è molto d’accordo il 30 % degli italiani.
carriera
per gli italiani 1 figlio è compatibile con la carriera; ma il 24%
degli intervistati ritiene che per fare carriera sia opportuno non averne
affatto.
il 29% degli intervistati ritiene che un aspetto molto importante
della propria vita sia avere una casa bella e spaziosa.
il 23% delle casalinghe del nostro campione lavorava prima di sposarsi
e ha smesso per dedicarsi alla famiglia.
C
casa
casalinghe
D
divorzio
l’aumento di separazioni e divorzi è considerato un fatto molto negativo
dal 31 % degli italiani.
E
educazione
elezioni
l’82% degli italiani pensa che sia molto importante essere capaci di
educare bene i figli.
il 63% degli italiani pensa che gli stranieri, dopo alcuni anni di residenza
in Italia, dovrebbero avere il diritto di votare alle elezioni comunali.
F
famiglia
futuro
avere una vita familiare felice ed armoniosa è molto importante per l’81%
degli italiani.
le preoccupazioni per il futuro sono, per il 31% degli italiani che non
vogliono avere dei figli un motivo molto importante che impedisce
loro di averne.
G
genitori
governo
per il 55% degli italiani essere genitori è una delle più grandi
soddisfazioni della vita.
secondo gli italiani i principali obbiettivi del governo dovrebbero essere:
57
dare lavoro ai giovani (26%); dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria
(17%) e dare a tutti la possibilità di studiare (13%).
H
humor (involontario)
hobbies
il 4% degli italiani pensa che l’Italia abbia più di 100 milioni di abitanti,
l’1,5% meno di 10 milioni, mentre il 10% pensa che gli stranieri
siano più di 5 milioni.
l’11% degli italiani ritiene che per avere tempo per sé e per i propri
interessi non bisogna avere figli.
I
intenzioni (riproduttive)
invecchiamento
il 14% degli italiani indecisi su avere o no altri figli, probabilmente
deciderebbe di avere un altro figlio se fossero introdotte nuove politiche
a favore delle famiglie con figli.
gli italiani si dividono sul giudizio riguardo l’aumento degli anziani:
il 32% lo valuta positivamente, il 35% è indifferente e il 33% lo considera
un fenomeno negativo.
L
lavoro (domestico)
il 49% degli uomini dichiara che i maschi, al pari delle donne, devono
essere coinvolti in ogni caso nel lavoro domestico;
tra le donne la percentuale sale al 55%.
M
madri
matrimonio
il 35% delle donne che ha usufruito del congedo di maternità lo ritiene
insufficiente.
l’80% degli italiani pensa che il matrimonio sia un atto d’amore, il 34%
ritiene che sia l’unica forma moralmente accettabile di vita in comune tra
uomo e donna.
N
nascite
il 24% degli italiani valuta molto negativamente il calo delle nascite.
orario di lavoro
tra le diverse possibilità di conciliare lavoro e famiglia gli italiani
individuano un preciso modello: per i papà quello di due o più figli
e un lavoro a tempo pieno (68%), per le mamme due o più bambini
ed un lavoro part-time (46%).
O
P
padri
popolazione
58
il 96% dei padri intervistati non ha usufruito del congedo di paternità.
il 49% degli italiani vorrebbe che il numero degli abitanti nel nostro paese
rimanesse più o meno lo stesso.
Q
quote
il 49% degli italiani ritiene molto importante che il governo stabilisca
il numero di stranieri che possono lavorare in Italia.
R
religione
reti (di aiuto)
il 76 % degli italiani ritiene importante vivere in accordo
con la propria religione.
in caso di un contrattempo improvviso gli italiani possono rivolgersi
a più di tre persone nel 30% dei casi, ma se hanno bisogno di soldi questa
percentuale scende al 12%.
S
servizi sociali
soli
stranieri
il 62 % degli intervistati chiede l’aumento di servizi sociali per l’infanzia
per facilitare il compito dei genitori.
il 43% degli italiani non esprime giudizi né in negativo né in positivo
sull’aumento di persone che vivono da sole e per il 5% la vita da single
è il modello familiare ideale.
il 64% degli italiani si dichiara a favore dell’integrazione degli immigrati.
T
tasse
tra le misure che il governo potrebbe introdurre per facilitare la cura
e il mantenimento dei figli, gli italiani mettono al primo posto (17%)
meno tasse per le persone con figli a carico.
U
unico (figlio)
unioni libere
per essere in grado di dedicare abbastanza cura ed attenzione ai propri figli
il 19% degli intervistati ritiene che sia bene averne uno solo.
il 37% degli intervistati vede favorevolmente l’aumento di coppie
che convivono senza essere sposate, il 27% lo giudica negativamente.
V
vacanze
il 40 % degli italiani chiede servizi per i bambini prima e dopo l’orario
scolastico e durante le vacanze per facilitare il compito dei genitori.
Z
zero (crescita)
un quarto degli intervistati immagina che la popolazione italiana rimarrà
più o meno la stessa da qui a 20 anni.
59
QUESTIONARIO
SEZIONE 1 - ARGOMENTI DI CARATTERE GENERALE
1.
Il governo può avere un ruolo più o meno importante nel risolvere i problemi della gente.
Dei seguenti argomenti, quali sono secondo lei i 3 più importanti?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
dare a tutti la possibilità di studiare ..............................................13
rendere più facile crescere i figli.....................................................6
garantire una casa decorosa a tutti ..................................................9
rendere più facile per le donne lavorare e avere figli......................6
migliorare la qualità dell’ambiente...............................................11
dare lavoro ai giovani....................................................................26
dare a tutti una adeguata assistenza sanitaria................................17
occuparsi degli anziani....................................................................6
dare più importanza alla famiglia ...................................................6
2.
L'attenzione del Governo sui temi che Le elencherò secondo lei è aumentata, diminuita
o rimasta uguale negli ultimi tre anni?
aumentata
a)
b)
c)
d)
e)
3.
-
60
diminuita
rimasta uguale
non so
sul riconoscimento del lavoro delle casalinghe .....................21 ...............14...............57 ..................8
sulle famiglie povere .............................................................12 ...............25...............55 ..................8
sui genitori che hanno figli piccoli ........................................10 ...............18...............57 ................15
sulle famiglie con un solo genitore........................................10 ...............15...............55 ................20
sul costo dei figli ...................................................................14 ...............29...............49 ................. 8
Quanti abitanti ha oggi l'Italia?
(risposta spontanea)
fino a 49 milioni ...........................................................................12
da 50 a 55 milioni .........................................................................33
56 e 57 milioni..............................................................................19
da 58 a 60 milioni .........................................................................16
oltre 60 milioni .............................................................................11
non so............................................................................................10
4.
Secondo Lei, tra vent'anni la popolazione italiana…
a) aumenterà .........................................................18
b) diminuirà ..........................................................57
c) rimarrà più o meno la stessa.............................25
5. Secondo Lei, sarebbe preferibile che in futuro la popolazione italiana aumentasse, diminuisse o
rimanesse più o meno la stessa?
a) aumentasse.......................................................37
b) diminuisse ........................................................14
c) rimanesse più o meno la stessa ........................49
6.
Siamo interessati a conoscere la sua opinione su alcuni fenomeni relativi alla popolazione
e alla vita familiare. Come giudica i seguenti fenomeni?
favorevolmente
(molto)
(abbastanza)
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
ne' a favore
ne' a sfavore
sfavorevolmente
(abbastanza) (molto)
il numero crescente di coppie che convivono
senza essere sposate .............................................13...............24 ..............36 ...............16...............11
le coppie che decidono di restare senza figli .........4...............10 ..............38 ...............30...............18
la diminuzione dei matrimoni ................................3................ 9 ..............42 ...............34...............12
la diminuzione delle nascite...................................2................ 7 ..............21 ...............46...............24
il numero crescente di bambini che vivono
in una famiglia di separati......................................1................ 3 ..............14 ...............41...............41
il numero crescente di persone che vivono sole.....4...............11 ..............43 ...............27 ..............15
il numero crescente di bambini nati
da genitori separati.................................................2.................9 ..............37 ...............29...............23
l'aumento di separazioni e divorzi..........................1................ 4 ..............25 ...............39...............31
la diminuzione del numero di giovani
sotto i 20 anni ........................................................1................ 2 ..............20 ...............48...............29
l'aumento degli anziani di più di 65 anni .............10...............22 ..............35 ...............21...............12
SEZIONE 2 - OPINIONI SUGLI STRANIERI
7.
Quanti stranieri ritiene ci siano oggi in Italia?
-
fino a 500 mila..................................................14
da 500 mila a 1 milione ....................................16
da 1a 1,2 milioni...............................................18
da 1,2 a 3 milioni..............................................11
più di 3 milioni .................................................19
non so ...............................................................22
61
8.
Le leggerò ora alcune opinioni di altre persone intervistate prima di Lei riguardo gli stranieri
provenienti dai paesi poveri. Per ciascuna di esse dovrebbe dirmi in che misura è d'accordo.
molto
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
livelli di accordo
abbastanza poco per niente
non so
la presenza degli stranieri provenienti dai paesi poveri è
positiva perché permette il confronto con altre culture ............8...........34 ..........32 ..........23...........3
l’Italia è degli italiani e non c’è posto per gli immigrati ..........6...........16 ..........25 ..........51...........2
questi stranieri sono necessari per fare il lavoro
che gli italiani non vogliono fare .............................................5...........19 ..........25 ..........49...........2
l'aumento di questi stranieri favorisce il diffondersi
del terrorismo e della criminalità............................................17...........33 ..........25 ..........21...........4
bisognerebbe favorire l’integrazione degli immigrati.............25...........39 ..........18 ..........12...........6
gli stranieri che vivono da noi dovrebbero
dopo qualche tempo tornare al loro paese ..............................16...........26 ..........21 ..........26.........11
gli stranieri tolgono lavoro agli italiani...................................14...........16 ..........30 ..........37...........3
il governo dovrebbe determinare quanti stranieri possono
lavorare in Italia ......................................................................49...........31 ............7 ............9...........4
gli stranieri che vivono da noi da un certo numero di anni
dovrebbero aver diritto a votare nelle elezioni comunali........25...........38 ..........10 ..........20...........7
la presenza degli stranieri aumenta il pericolo
di diffusione di malattie contagiose ........................................17...........24 ..........23 ..........31...........5
9.
A Suo giudizio, gli stranieri che vivono oggi in Italia sono troppi, pochi o né troppi e né pochi?
a)
b)
c)
d)
troppi ................................................................61
né troppi, né pochi ............................................32
pochi ...................................................................1
non so .................................................................6
10. Secondo Lei, negli ultimi 10 anni il numero di stranieri che vivono in Italia è aumentato,
diminuito o rimasto più o meno lo stesso?
a)
b)
c)
d)
aumentato .........................................................97
rimasto più o meno lo stesso ..............................2
diminuito ............................................................0
non so .................................................................1
11. A quale nazionalità pensa, quando si parla di stranieri?
1)
2)
3)
4)
62
Marocco ...........................................................35
Albania .............................................................17
Africa ...............................................................17
Senegal ...............................................................4
12. Avrebbe problemi se una famiglia di immigrati arabi diventasse sua vicina di casa?
1)
2)
3)
4)
molti ...................................................................4
pochi.................................................................12
nessuno.............................................................73
non so ...............................................................11
SEZIONE 3 - STILE DI VITA
13. Secondo Lei, quale è il modo ideale di vita?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
vivere solo/a .......................................................5
convivere senza sposarsi ....................................8
convivere e sposarsi se si vogliono figli...........16
sposarsi ..............................................................9
sposarsi ed avere dei figli.................................60
continuare a vivere con i propri genitori............2
14. Lei tende ad essere d'accordo o in disaccordo con le seguenti affermazioni?
d'accordo
non d'accordo
non so
a)
il matrimonio è l’unica forma moralmente accettabile
di convivenza tra uomo e donna ...........................................................34...................63...................3
b) il matrimonio è un atto d’amore
tra un uomo ed una donna ....................................................................80...................18...................2
c) il matrimonio è importante perché garantisce continuità
e stabilità al rapporto fra uomo e donna ...............................................52...................44...................4
d) il matrimonio è solo un atto formale da utilizzare
per convenienza economica e sociale...................................................16...................80...................4
e) il matrimonio trasforma il rapporto d’amore
tra i coniugi in diritti e doveri...............................................................41...................54...................5
f) il matrimonio limita eccessivamente la libertà dei coniugi ..................19...................77...................4
g) il matrimonio è una istituzione superata...............................................16...................78...................6
15. Il numero di persone che decidono di non sposarsi o di posporre il matrimonio è in aumento.
Come causa di questo fenomeno, quanta importanza dà a…?
molta
a)
b)
c)
d)
livelli di importanza
abbastanza
indifferente
poca
nessuna
difficoltà a trovare case ...........................................47...............35 .................5...............12 .............1
minore valore che si dà al matrimonio ....................27...............46 ...............10...............14 .............3
maggiore autonomia della donna ............................17...............39 ...............17...............20 .............7
reddito insufficiente per mettere su famiglia...........58...............31 .................4.................6 .............1
63
16. Quando Lei pensa alla sua famiglia, a chi pensa tra le persone seguenti?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
a me solo/a.................................................................2
al mio coniuge/convivente.........................................4
al mio partner e ai figli ............................................24
ai miei figli ................................................................5
ai miei genitori..................................................12
partner e figli ....................................................12
genitori, fratelli/sorelle .....................................14
altro...................................................................27
17. Mi sa indicare quale delle seguenti affermazioni risponde meglio alla Sua idea
delle responsabilità dei genitori verso i loro figli?
a)
e' preciso dovere dei genitori fare del proprio meglio per i figli
anche a spese del proprio benessere .................................................................................................67
b) i genitori hanno diritto ad una vita loro e non si può chiedere loro
di sacrificare il loro benessere per amore dei figli ...........................................................................11
c) nessuna delle due ..............................................................................................................................20
d) non so..................................................................................................................................................2
SEZIONE 4 - IL LAVORO DI CURA
18. Supponga di avere un improvviso contrattempo. C’è un amico o un parente
che non abita con Lei che Le dedicherebbe del tempo per aiutarla?
a)
b)
c)
d)
no ........................................................................6
si, 1 persona......................................................18
si, 2-3 persone...................................................46
si, più di tre persone .........................................30
18a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
64
mio marito/moglie, partner ..............................49
mia figlia ............................................................1
mio figlio............................................................1
amica ..................................................................5
amico..................................................................7
parente uomo....................................................13
parente donna ...................................................24
19. Supponga di avere un problema economico, per cui Le servono soldi di cui non dispone.
C’è un amico o un parente che non abita con Lei che le dedicherebbe del tempo per aiutarla?
a)
b)
c)
d)
no ......................................................................16
si, 1 persona......................................................27
si, 2-3 persone...................................................45
si, più di tre persone .........................................12
19a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
mia figlia................................2
mio figlio ...............................1
amica .....................................6
amico ...................................12
parente uomo .......................46
parente donna ......................31
partner....................................2
20. Nel caso abbia dei problemi di salute, ci sono amici o parenti
che avrebbero tempo a disposizione per aiutarla?
a)
b)
c)
d)
no...........................................4
si, una persona.....................21
si, 2-3 persone .....................50
si, più di tre persone ............25
20a. Chi è la prima persona su cui può fare affidamento?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
mio marito / mia moglie ...................................45
mia figlia.............................................................2
mio figlio ............................................................1
amica ..................................................................4
amico ..................................................................3
ad un parente uomo ............................................9
ad un parente donna..........................................36
65
21. Può capitare che da anziani si abbia bisogno continuo di una piccola assistenza sanitaria
o di assistenza per la vita quotidiana (le spese, la preparazione dei pasti, un accompagnamento,
le questioni amministrative, ecc.). Su chi farebbe affidamento per questi problemi una volta
diventato/a anziano/a?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
moglie/marito ...................................................14
figli ...................................................................18
partner e figli ....................................................22
partner, figli e amici............................................2
partner, figli e parenti ........................................1
partner, figli e vicini ...........................................1
amici e vicini ......................................................2
organizzazione pubblica o di volontariato..........4
nessuno ...............................................................4
altre combinazioni ............................................31
non so .................................................................1
22. Può capitare che Lei abbia bisogno di assistenza per un figlio piccolo (sorveglianza,
preparazione dei pasti, accompagnamento, ecc.). Su chi farebbe affidamento per questi problemi?
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
66
parenti ..............................................................26
altre combinazioni ............................................24
partner e parenti................................................17
partner...............................................................17
partner e figli ......................................................8
nessuno ...............................................................4
amici e vicini ......................................................3
organizzazione pubblica o di volontariato..........1
SEZIONE 5 - I VALORI DELLA VITA
23. Le elencherò una serie di cose che possono essere importanti o non importanti nella vita
di ognuno. Quanto sono importanti i seguenti aspetti per Lei?
molto
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
l)
m)
n)
livelli di importanza
abbastanza
poco
per niente
non so
avere abbastanza tempo per sé per i propri interessi.......41 ...........52 .............6 .............1.................0
non essere dimenticato nella vecchiaia ...........................56 ...........37 .............5 .............1.................1
essere soddisfatto e felice della propria vita ...................74 ...........25 .............1 .............0.................0
una più egualitaria divisione dei lavori domestici
tra uomo e donna.............................................................20 ...........47 ...........24 .............8.................1
essere apprezzato e rispettato al di fuori
della famiglia ..................................................................55 ...........41 .............4 .............0.................0
avere abbastanza soldi.....................................................31 ...........56 ...........11 .............2.................0
vivere in accordo con la propria fede o religione............29 ...........47 ...........17 .............5.................2
cercare di realizzarsi .......................................................54 ...........40 .............4 .............1.................1
essere in grado di dare abbastanza cure
e attenzioni ai propri figli................................................78 ...........19 .............1 .............1.................1
fare carriera .....................................................................22 ...........45 ...........25 .............7.................1
avere una vita familiare felice e armoniosa.....................81 ...........18 .............1 .............0.................0
avere abbastanza tempo per la casa,
lavorando a tempo pieno .................................................25 ...........54 ...........15 .............4.................2
avere una casa bella e spaziosa .......................................29 ...........53 ...........15 .............2.................1
essere capace di educare bene i figli ...............................82 ...........15 .............1 .............1.................1
24. Le ho appena chiesto quali sono, per Lei, le cose importanti della vita. Mi saprebbe ora dire
quanti figli è bene avere al fine di facilitare la realizzazione di queste cose?
Vorrei la Sua opinione personale.
nessuno
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
l)
m)
n)
uno
due
tre o più
non
importa
quanti
avere abbastanza tempo per sé e per i propri interessi.........11 ...........28 ...........39 ............4 ...........18
non essere dimenticato nella vecchiaia..................................1 ...........11 ...........35 ..........20 ...........33
essere soddisfatto e felice della propria vita ..........................2 ...........14 ...........37 ............9 ...........38
una più egualitaria divisione dei lavori domestici tra
uomo e donna.........................................................................3 ...........13 ...........26 ............6 ...........52
essere apprezzato e rispettato al di fuori della famiglia.........2 ...........10 ...........21 ............4 ...........63
avere abbastanza soldi..........................................................11 ...........23 ...........27 ............4 ...........35
vivere in accordo con la propria fede o religione ..................2 .............8 ...........18 ............5 ...........67
cercare di realizzarsi ..............................................................7 ...........19 ...........28 ............3 ...........43
essere in grado di dare abbastanza cure e attenzioni
ai propri figli ..........................................................................2 ...........19 ...........46 ............6 ...........27
fare carriera ..........................................................................24 ...........18 ...........20 ............3 ...........35
avere una vita familiare felice e armoniosa ...........................2 ...........12 ...........34 ............8 ...........44
avere abbastanza tempo per la casa, lavorando a
tempo pieno .........................................................................13 ...........27 ...........33 ............3 ...........24
avere una casa bella e spaziosa ..............................................4 ...........16 ...........26 ............6 ...........48
essere capace di educare bene i figli......................................2 ...........15 ...........35 ............5 ...........43
67
25. Le elencherò una serie di cose che possono essere importanti o non importanti nella vita di ognuno.
Quanto sono importanti i seguenti aspetti per Lei?
livelli di accordo
molto abbastanza poco per niente non so
a)
penso che nel nostro mondo moderno il solo posto
dove puoi essere veramente felice è a casa con i tuoi figli...........28.........42........16 .......11 ...........3
b) sono sempre felice di avere bambini intorno a me.......................30.........51........12 .........4 ...........3
c) essere genitori è una delle più grandi soddisfazioni della vita.....55.........32..........4 .........1 ...........8
d) i figli hanno realmente bisogno di te............................................67.........28..........2 .........0 ...........3
e) penso che sia un dovere verso la società avere figli .....................11.........25........21 .......40 ...........3
f) una persona senza figli non può essere veramente felice.............13.........20........23 .......33 .........11
g) il legame più stretto che puoi avere nella vita
è quello con i tuoi figli .................................................................42.........36..........8 .........9 ...........5
SEZIONE 6 - LE INTENZIONI RIPRODUTTIVE
26.
1)
2)
3)
-
Lei nei prossimi anni intende avere figli?
no......................................................................44
si .......................................................................40
non so ...............................................................16
Quanti? (Solo per chi intende avere figli)
uno....................................................................31
due....................................................................54
tre .....................................................................14
più di tre .............................................................1
27. Ci sono diverse ragioni per non volere un altro figlio. Quanto sono importanti le seguenti ragioni
per Lei personalmente per non volere (definitivamente o probabilmente) uno od un altro figlio?
(Solo per chi non intende avere figli)
livelli di importanza
molto abbastanza poco per niente
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
l)
68
non so
il mio stato di salute non lo consente ......................................10............7.........10 .........70 ..............3
la mia casa non è adatta.............................................................3..........12.........15 .........67 ..............3
ho già il numero di figli che voglio.........................................47..........17...........3 .........28 ..............5
avrei delle difficoltà con il mio (la mia) partner .......................7..........10.........10 .........66 ..............7
il mio lavoro o carriera non lo consente....................................7..........11.........15 .........64 ..............3
dovrei cessare di avere altri interessi nel tempo libero .............7..........11.........18 .........61 ..............3
io o mia moglie (marito) siamo troppo vecchi........................10..........17.........12 .........58 ..............3
voglio mantenere il mio tenore di vita ......................................8..........20.........17 .........52 ..............3
un (altro) figlio costerebbe troppo ..........................................18..........24.........14 .........39 ..............5
sono troppo preoccupato/a per il futuro dei figli.....................31..........31.........12 .........23 ..............3
ho già abbastanza difficoltà con i miei figli ............................10..........16.........16 .........53 ..............5
non sarei più in grado di curare bene la casa e la famiglia .......5..........13.........18 .........59 ..............5
28. Quali misure il governo potrebbe introdurre per facilitare la cura e il mantenimento dei figli?
livelli di importanza
molto
importante
per niente
importante
importante
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
i)
j)
k)
migliori condizioni nel periodo di maternità
per le donne che lavorano...................................................................49 ...............43 ....................8
meno tasse per le persone con figli a carico.......................................68 ...............29 ....................3
servizi per l'infanzia migliori e più diffusi .........................................62 ...............36 ....................2
un assegno familiare alle famiglie con figli
in base al loro reddito .........................................................................60 ...............35 ....................5
un assegno familiare alla nascita di ogni figlio ..................................37 ...............38 ..................25
un assegno per le madri o i padri che intendono
rimanere a casa finché i figli sono piccoli, anziché lavorare..............36 ...............39 ..................25
un aumento sostanziale degli assegni familiari attuali
di 300.000 lire al mese .......................................................................48 ...............42 ..................10
servizi di sorveglianza per i bambini prima
e dopo l'orario scolastico e durante levacanze....................................40 ...............42 ..................18
orario flessibile per i genitori di bambini piccoli ...............................53 ...............40 ....................7
facilitazioni nel trovare casa alle famiglie con figli ...........................56 ...............37 ....................7
migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli
di lavorare part-time ...........................................................................59 ...............36 ....................5
29. Se dovesse scegliere, quale delle misure prima indicate vorrebbe vedere introdotta dal governo
Preferenza (indicare le lettere di dom. 28)
a)
b)
c)
d)
e)
f)
migliori condizioni nel periodo di maternità per le donne che lavorano ............................................9
meno tasse per le persone con figli a carico .....................................................................................17
servizi per l'infanzia migliori e più diffusi........................................................................................11
un assegno familiare alle famiglie con figli in base al loro reddito ..................................................10
un assegno familiare alla nascita di ogni figlio...................................................................................4
un assegno per le madri o i padri che intendono rimanere
a casa finché i figli sono piccoli, anziché lavorare..............................................................................4
g) un aumento sostanziale degli assegni familiari attuali di 300.000 lire al mese ................................10
h) servizi di sorveglianza per i bambini prima e dopo l'orario scolastico
e durante le vacanze ............................................................................................................................5
i) orario flessibile per i genitori di bambini piccoli................................................................................8
j) facilitazioni nel trovare casa alle famiglie con figli ............................................................................9
k) migliori opportunità per i genitori di bambini piccoli di lavorare part-time....................................13
30. Se queste misure su cui Lei è d'accordo fossero veramente introdotte, Lei pensa di poter avere
delle conseguenze sulla sua vita privata?
a)
b)
c)
d)
e)
sarebbe più semplice per me avere il numero di figli che intendo avere ..........................................41
sarebbe possibile per me avere il prossimo figlio prima del previsto .................................................5
riconsidererei la possibilità di avere figli..........................................................................................14
probabilmente deciderei di avere un altro figlio .................................................................................9
non desidererei altri figli...................................................................................................................31
69
SEZIONE 7 - BENEFICI COLLEGATI ALLA NASCITA DEI FIGLI
31. Lei ha figli?
a) si..................................52
b) no ................................48 vai a dom. 35
32. In seguito alla nascita del suo ultimo figlio, Lei o la/ il sua/o partner ha goduto di
no
a)
b)
c)
d)
e)
f)
si
congedo di maternità ..................................................................................56 ............................44
congedo di paternità ...................................................................................96 ..............................4
assegno familiare..........................................................................................7 ............................93
facilitazioni o altre agevolazioni dal datore di lavoro ................................94 ..............................6
facilitazioni o altre agevolazioni dal comune in cui vive ...........................98 ..............................2
facilitazioni o altre agevolazioni da altre organizzazioni pubbliche ..........98 ..............................2
33. Cosa ne pensa delle facilitazioni ricevute?
più che sufficiente
a)
b)
c)
d)
e)
f)
sufficiente
insufficiente
congedo di maternità.............................................................13.....................52 ........................35
congedo di paternità................................................................0.....................50 ........................50
assegno familiare.....................................................................4.....................25 ........................71
facilitazioni o altre agevolazioni dal datore di lavoro ...........25.....................50 ........................25
facilitazioni o altre agevolazioni dal comune........................45.....................11 ........................44
da altre organizzazioni pubbliche .........................................37.....................50 ........................13
34. Che cosa ha fatto dopo l'ultimo congedo obbligatorio di maternità suo o della sua partner?
Intervistato/a
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
h)
Partner donna
(per gli uomini)
mi sono licenziata/o...............................................................................11 ............................14
ha scelto il part-time ................................................................................4 ............................12
ho preso un periodo di malattia ...............................................................2 ..............................1
ho preso un congedo per la malattia del bambino ...................................0 ..............................3
ho preso le ferie .......................................................................................4 ..............................5
ho preso altro congedo ............................................................................7 ..............................8
ho preso io stesso il congedo di paternità (per gli uomini) ....................1 ...............................ho continuato a lavorare come prima ....................................................71 ............................58
35. Quale sistema di assegni familiari preferirebbe tra quelli che Le elencherò?
a) assegni familiari in proporzione al reddito: più basso il reddito più alti gli assegni.........................56
b) assegni familiari solo per le famiglie bisognose ...............................................................................20
c) gli stessi assegni familiari per tutte le famiglie con lo stesso numero di figli ..................................24
70
36. E ancora, quale fra i seguenti assegni preferirebbe?
a) più grande il bambino, più alto l'assegno......................................21
b) più piccolo il bambino, più alto l'assegno .....................................12
c) lo stesso assegno familiare per ogni bambino...............................67
37. E infine, quale fra i seguenti assegni preferirebbe?
a) un assegno familiare solo per i primi due figli................................7
b) un assegno familiare solo per il terzo figlio ....................................3
c) un assegno familiare per tutti i figli ..............................................90
SEZIONE 8 - I RUOLI E IL LAVORO NON PAGATO
38. Lei pensa che gli uomini, al pari delle donne, debbano essere coinvolti nei lavori domestici?
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
si....................................................................................................51
si, se la donna lavora.....................................................................18
si, se il marito è disoccupato o ha un lavoro meno impegnativo ....1
si, se è necessario..........................................................................26
no, non sono cose per uomini .........................................................2
no, non sono capaci.........................................................................1
non so..............................................................................................1
39. Secondo Lei, quale è il modo migliore di amministrare le entrate familiari?
a)
b)
c)
d)
e)
mettere tutto in comune.................................................................75
fare una cassa per le spese comuni e ognuno tiene i soldi per sé ..14
fare amministrare tutto alla donna...................................................6
fare amministrare tutto all’uomo.....................................................1
l’uomo dà una parte dello stipendio alla donna per le spese familiari
4
40. Lei è d’accordo con le seguenti affermazioni?
si
a)
b)
c)
d)
e)
no
non so
se il marito guadagna abbastanza la donna dovrebbe stare a casa ........35 ...............58................7
per l’uomo la carriera viene prima della famiglia e dei figli .................13 ...............81................6
per la donna famiglia e figli vengono prima del lavoro ........................68 ...............25................7
per la donna è importante lavorare
ed essere autonoma economicamente....................................................75 ...............16................9
Per l’uomo è importante avere un buon posto di lavoro........................95 .................3................2
71
41. Ci sono diverse possibilità per conciliare lavoro e famiglia o di scegliere fra l'uno e l'altra.
Secondo Lei qual è la scelta ideale per l’uomo e per la donna?
uomo
a)
b)
c)
d)
e)
f)
g)
donna
un lavoro a tempo pieno, senza figli ....................4 ...........................4
un lavoro a tempo pieno e 1 figlio .....................17 ...........................7
un lavoro a tempo pieno e più figli ....................68 .........................12
un lavoro a tempo parziale senza figli................. 1 ...........................1
un lavoro a tempo parziale e 1 figlio....................2 .........................14
un lavoro a tempo parziale e più figli...................8 .........................46
nessun lavoro quando ci sono figli.......................0 .........................16
42. Secondo Lei, le seguenti decisioni e meglio che le prenda la moglie, il marito, o entrambi?
la donna
a)
b)
c)
d)
e)
72
l'uomo
insieme
spese per la casa (mobili, tappeti,ecc..) ................................................10.................1 ...............89
scelte per risparmi...................................................................................4.................5 ...............91
scelta per amici comuni ..........................................................................2.................2 ...............96
vacanza ...................................................................................................2.................2 ...............96
scelta di un'automobile ...........................................................................1...............19 ...............80