Lampadine viventi
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Lampadine viventi
fenomeni della luce Lampadine viventi La Natura ha dotato molti tra i suoi figli di punti luce incorporati. È il fenomeno della bioluminescenza, che permette a molti animali di vivere tra le tenebre, di mimetizzarsi, di sfuggire ai predatori e perfino di comunicare. Ecco chi sono, dalle lucciole ai microorganismi marini. 18 V ivono nel regno delle tenebre. Escono solo di notte o dimorano nelle profondità marine, sia pure non negli abissi più oscuri. Sono generalmente esseri indifesi: coleotteri e piccoli crostacei, pesci e molluschi (più qualche specie di fungo e alcune varietà di batteri). Ma tutti hanno ricevuto dalla natura una marcia in più: la bioluminescenza, ossia la possibilità di generare luce in maniera organica e trasformarsi in sorgenti luminose. A volte è un meccanismo difensivo, altre un espediente per comunicare: comunque sia gli animali luminescenti restano uno spettacolo affascinante, sul quale il mondo della scienza ha saputo, almeno in parte, far luce. Per amore mettono i lampeggianti ‘ Luciferina e luciferasi, una proteina e un enzima, sono le armi segrete delle lucciole ’ Fu l’entomologo francese Raphael Dubois a spiegare scientificamente, attorno al 1885, il fenomeno. Studiando la chimica delle sostanze che era riuscito ad isolare in alcune specie di lucciole e molluschi, scoprì un enzima, da lui battezzato luciferasi, che ha un comportamento particolare: in presenza della luciferina, un substrato proteinico, emette infatti radiazioni luminose. Tuttavia non si sa ancora come una lucciola possa accendere e spegnere il proprio “interruttore” interno. E lampeggiare freneticamente, come fanno alcune specie, quando sono alla ricerca di partner per l’accoppiamento. Ma, come vedremo nelle prossime pagine, non è tutto amore quello che luccica... 19 Luce mimetica Alcune varietà di piccoli cefalopodi (calamari) brillano per nascondersi ai predatori. Può sembrare un paradosso, ma funziona così: passano il giorno nascosti sotto la sabbia, e di notte riemergono verso la superficie per nutrirsi. Allora emettono una fioca luce azzurrognola, uguale ai riflessi della luna, rendendosi di fatto invisibili ai cacciatori marini. Come fanno? Vivono in simbiosi con batteri luminescenti che dalla nascita accolgono in una sorta di marsupio ventrale. Una collaborazione davvero riuscita: i microorganismi forniscono al loro ospite la “tecnologia” per sfuggire al nemico, e lui li deve nutrire, altrimenti staccano la spina... ‘ Piccoli calamari e batteri luminescenti vivono in perfetta simbiosi: gli uni nutrono gli altri, e in cambio ne sfruttano le caratteristiche ’ Chiare, fresche, salate acque Mille altre luci si celano nell’ambiente marino. Perfino alcune varietà di microalghe, se vengono disturbate, emettono forti segnali luminosi. A Mosquito Bay, insenatura dell’isolotto portoricano di Vieques, basta tuffarsi per assumere una marcata luminescenza blu. Colpa delle alghe: ma è il loro modo di difendersi dai granchietti che vogliono mangiarle... Illuminante, Watson Guardare ma non toccare: le meduse possono essere altamente tossiche e perfino letali al contatto. Come l’esemplare di Cyanea capillata ritratto a destra: una leonessa tra le meduse, dotata di 12 mila tentacoli (in un racconto di Conan Doyle, viene addirittura smascherata come assassina dal detective Sherlock Holmes...). In compenso a vedersi sono bellissime: in particolare le specie dotate di pigmenti luminosi, che anche a loro servono in funzione difensiva, per nascondere ai predatori il cibo contenuto nel loro stomaco trasparente. 20 Pesciolini in technicolor Sembra bioluminescenza, ma non lo è: molte specie di pesce tropicale “giocano” con colori scintillanti per confondere i predatori e nascondersi tra formazioni coralline: come l’angelo di mare (Pomacanthus para) ritratto a fianco. Che trae in inganno i suoi avversari anche con un altro stratagemma: due finti occhi sulla coda. Un fulgido esempio Riecco un piccolo calamaro luminescente (Euprymna scolopes): nelle parti che risplendono sono contenuti 10 miliardi di batteri per ogni millilitro di fluido. Appena usciti dalle loro cellule-uovo, i calamaretti iniziano letteralmente a fare incetta, con minuscole ciglia, di microorganismi (Vibrio fischeri), che vengono subito convogliati in sacche che, col tempo, si sono evolute per garantire un ottimale habitat ai batteri. In cambio, la presenza degli esserini luminosi garantisce ai calamari una vita migliore. Attenti a quei tre colori. Ma la bioluminescenza è distribuita con molta democrazia nella repubblica degli abissi: ne sono dotate molte altre specie di molluschi, invertebrati, crostacei e pesci. I loro organi luminosi sono detti “fotofori”, e quasi sicuramente molte specie se ne avvalgono anche per comunicare tra di loro: i loro occhi registrano solo i segnali del violetto, del rosso e del blu, gli stessi i colori emanati dai fotofori dei loro simili. ‘ Adescare o abbagliare, mimetizzarsi o farsi notare; ci sono molti modi di usare una sorgente luminosa. E qui sono tutti rappresentati ’ 21 Controluce. Molte altre specie marine vivono da “pendolari verticali”, ossia si spostano da zone più profonde e buie, dove dimorano durante il giorno, verso la superficie. Un tratto comune che vale per molte di esse è la cosiddetta “controilluminazione”: i loro fotofori sono situati sul ventre, così da trarre in inganno i predatori, che li confondono con la luce della luna, filtrata attraverso l’acqua. Ma molti predatori hanno già adottato contromisure evolvendo i loro organi visivi in modo da non farsi ingannare. ‘ Nella repubblica degli abissi la luminescenza è un bene prezioso, distribuito democraticamente tra una miriade di creature diverse tra loro E lei è elettrica. ’ Sotto, un’anguilla che vive in profondità, nel mar Rosso. Come quasi tutte le creature degli abissi, anche lei ha caratteristiche di bioluminescenza. Ma visto che Vimar Point parla di tutto quel che si muove in campo elettrico, ci piace qui ricordare anche una “cugina” di acqua dolce: l’Electrophorus electricus, un’anguilla che vive in Sudamerica, nel rio delle Amazzoni, ed è in grado di rilasciare violentissime scariche di energia sia per difendersi sia per attaccare. Non è l’unica specie animale in grado di farlo, ma è la più potente: riesce a sviluppare 600 volt di energia: abbastanza per fulminare all’istante chiunque la tocchi! Non solo arma di difesa Come abbiamo visto, una quantità di animali usa la bioluminescenza come un’arma difensiva: vuoi mimetizzandosi, vuoi abbagliando i predatori. Ma non mancano eccezioni: a volte sono gli stessi predatori a essere dotati di fotofori che usano come esche luminose. Nelle zone più profonde degli abissi, alcuni pesci sono dotati di sacche luminose sotto agli occhi che servono semplicemente da fari. Altre volte, i fotofori servono a esemplari della stessa specie per identificarsi a vicenda e accoppiarsi. 22 Perché lo fanno? Ma perché le lucciole luccicano? Perché se no non sarebbero lucciole? Troppo facile. Poiché tendono a luccicare soprattutto allo stato larvale (prima cioè di iniziare a volare) l’opinione che prevale in campo scientifico è che sia un segnale inviato ai potenziali predatori: guarda che sono velenosa, lascia- ‘ mi stare. Ma molte specie continuano a luccicare anche nella piena maturità, e anzi lampeggiano con particolari frequenze. Di qui una seconda teoria, che non esclude la prima: probabilmente le lucciole usano i segnali luminosi anche per comunicare tra di loro, e corteggiarsi. Da adulte, molte specie di lucciole perdono la capacità di lampeggiare; ma alcune la usano per il corteggiamento ’ Al servizio dell’uomo La biotecnologia ringrazia le meduse luminescenti, del cui patrimonio genetico si serve già ampiamente a scopi sperimentali; grazie a un gene della medusa Aequorea innestato nel Dna delle cavie da laboratorio, queste assumono una colorazione verdastra quando esposte a raggi ultravioletti, il che torna utile, per esempio, nello studio sull’evoluzione di cellule tumorali. Un altro esempio è l’utilizzazione di microorganismi dotati di bioluminescenza, per effettuare test sulla purezza dell’acqua: se spengono la luce, è segno che proprio non la gradiscono perché troppo inquinata. 23
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