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catalogo Circolo Proudhon Edizioni [email protected] / 339-14.67.140 anima mundi Notas è un testo sorprendente per le stesse ragioni che rendono sorprendente l’intera produzione gomezdaviliana: la vastità dei temi affrontati, la concisione puntuale e penetrante della sua scrittura, l’articolazione avvolgente del suo pensiero, la sua familiarità eccezionale con gli autori e le opere della tradizione, il suo senso storico, artistico e letterario, da cui, in cui e per cui distilla la sua opera immortale. L’opera di Gómez Dávila è una pietra miliare della riflessione filosofica di tutti i tempi, lascito eccezionale di chi nel Novecento ha intrapreso le vie dell’universale risalendo i tuguri del postmoderno; proprio per questo, una grande risorsa e un compito per tutti noi. Nicolás Gómez Dávila \\ Illustrazioni di Catriona Graciet \\ O questa vita è la soglia della nostra esistenza reale, o non ci resta che consegnarci a un orgoglio silenzioso da re deposto e solitario. Notas vol I L’intimità fra l’uomo e la donna comincia con l’amore e finisce nella complicità. Notas vol I Ogni pensiero procede per mezzo di deduzioni e di induzioni; cioè: in un mondo dove ogni oggetto è infinitamente denso, qualsiasi pensiero appoggia sulle rare conoscenze dirette una struttura di linee, linee che in verità indicano solo i nessi della nostra conoscenza ma non quelli delle cose. Notas vol II Il problema angosciante non è che alla verità si opponga l’errore, ma che alla verità si opponga un errore rigonfio di tante verità. Notas vol II Nicolás Gómez Dávila NOTAS vol I e II Collana: Anima Mundi pp. 613 € 28,00 isbn : 978-88-99488-19-2 isbn : 978-88-99488-21-5 Disponibile su www.circoloproudhon.it Nicolás Gómez Dávila (1913-1994), ignorato in vita, scoperto dopo la morte come critico della Modernità e accolto quindi nel novero dei grandi autori di aforismi – non gli spetta ora che la giusta collocazione nella storia della filosofia: un gigante tra i pensatori del Novecento, tra i più grandi di tutti i tempi. e nelle nostre librerie di fiducia Anima Mundi La teoria dell’evoluzione di Darwin è un coacervo di contraddizioni che la invalidano. Il comunismo di Marx poggia su basi teoriche che sono in realtà un’apologia del capitalismo. Incredibilmente, i presupposti teorici di queste due grandi dottrine le accomunano. Ma – quel che ancor più deve sconcertare – questi stessi contraddittori presupposti hanno plasmato il Novecento e continuano a determinare le nostre vite. Il nostro presente è un enorme errore. Gabriele Zuppa \\ Illustrazioni di Catriona Graciet \\ Il compito che questo lavoro si prefigge è di mostrare le aporie teoretiche che informano il darwinismo e il marxismo e in generale tutte le teorie e dottrine che pretendano di trovare nell’opera di Darwin e Marx un supporto scientifico. Qui è del tutto assente la pretesa di una ricostruzione storica e tanto più di una giustificazione in senso storiografico dello cenario che indirettamente si tratteggia. Ma gli snodi teoretici presi criticamente in considerazione – l’oggetto di questo lavoro – sono imprescindibili per un’adeguata comprensione del destino del Novecento, la cui destinazione essenziale è determinata da ciò che fa della teoria dell’evoluzione un fallimento i successo e la concezione del materialismo storico un’apologia el capitalismo. Introduzione La vita non è lotta per l’esistenza. Vedere la vita come una lotta per l’esistenza è frutto di un’osservazione approssimativa e grossolana. Capitolo III - Naufragio delle categorie, deriva dell’umanità Gabriele Zuppa (Padova, 1980), laureatosi in filosofia nel 2005 a Padova con una tesi sul nichilismo e la crisi dei valori (Esprimersi ed essere, Il Filo 2008), dal 2007 è docente di storia e filosofia nei licei. Dopo le specializzazioni in Studi interculturali a Padova (2008) e in Counseling a Venezia (2010) consegue il Dottorato di ricerca in filosofia teoretica a Trento (2014). È stato presidente dell’associazione culturale AttivaMente, con cui ha dato vita alla Società Internazionale per lo Studio di Gómez Dávila (2013). È ideatore della presente collana, nella quale, per i tipi della Limina Mentis, ha pubblicato: Trilogia sul fondamento (2011), Fondazione dell’anima e della democrazia (2014) e, con Antonio Lombardi, Nicolás Gómez Dávila e la Modernità (2015). Gabriele Zuppa GLI STRANI CASI DEL DR. DARWIN E DI MR. MARX Collana: Anima Mundi pp. 172 € 13,00 isbn : 978-88-99488-10-9 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Anima Mundi ............................................................................................................... classici ............................................................................................................... I popoli hanno un’anima? Cosa distingue un popolo latino da un popolo anglossasone? Cosa determina l’evoluzione di una civiltà? Su quali elementi si fondano le disuguaglianze tra le diverse regioni del mondo? Gustave Le Bon tenta di rispondere a questi interrogativi, indagando da vicino le idee ataviche, i sentimenti, le convinzioni, le istituzioni e le arti dei popoli nel corso della loro storia. Sebbene non si possa dimenticare che lo studioso francese sia intriso della mentalità positivista che permeava il mondo accademico Ottocentesco, e che vi sia spazio per la distinzione tra “razze inferiori” e “razze superiori”, le sue analisi rimangono di profonda attualità, e ci avvertono, in quest’era segnata dalla globalizzazione e dall’estendersi dei conflitti geopolitici, dell’esistenza di una “costituzione mentale” dei popoli – dovuta a fattori psicologici, anatomici, ambientali – che ne detta il destino, e perciò nota i problemi legati all’esportazione di una determinata civiltà o di un modello politico da un popolo ad un altro. Con questo saggio, che precede di un anno il suo celebre studio sulla Psicologia delle folle (1985), Le Bon anticipa le ipotesi di Spengler sul tramonto dell’Occidente, e lascia ai posteri un monito profetico. Gustave Le Bon «Le Bon descrive con vent’anni d’anticipo su Spengler il tramonto della civiltà occidentale» Marcello Veneziani «Abbiamo seminato la guerra e la discordia presso queste nazioni lontane, e abbiamo disturbato il loro riposo secolare. Adesso è il loro turno di disturbare il nostro» Gustave Le Bon «Appena scompare l’anima nazionale i popoli si disgregano». Gustave Le Bon Gustave Le Bon (1841-1931) è una delle personalità più eclettiche, controverse e poliedriche della Francia a cavallo tra Otto e Novecento. Antropologo, medico, psicologo, sociologo, questo spirito enciclopedico si interessa di fisica, chimica, biologia e archeologia, ma è celebre in particolare per gli studi condotti sul disordine comportamentale e la “psicologia delle folle”. Il suo capolavoro, dal titolo omonimo, fu annoverato da Le Monde, nel 2010, tra le 20 opere più influenti al mondo. Lo stesso Freud rimase colpito dalle sue analisi sull’ “inconscio collettivo”. Tra il 1860 e il 1880, Le Bon percorse un viaggio per l’Europa, l’Asia e l’Africa che gli ispira le successive pubblicazioni sull’antropologia dei popoli. A partire dal 1902 organizza a casa sua i “pranzi del mercoledì” in cui invita le personalità di spicco del mondo intellettuale, tra cui Paul Valéry e Henry Bergson. Pur avendo profetizzato l’era dei regimi totalitari, denunciato il leninismo e il nazismo, la seconda metà del Novecento lo ha relegato ai margini del panorama culturale, facendone un pensatore minore. Gustave Le Bon L’EVOLUZIONE DEI POPOLI Collana: Classici pp. 155 € 12,00 isbn : 978-88-99488-07-9 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Classici Settembre 1916: il funambolico Marinetti è in congedo a Udine, in convalescenza per una ferita da granata. Costretto al riposo, intuisce nel momento di fermo l’occasione per parlare di ciò che per lui più ricorda il sapore della guerra: le donne. Chiamato al rapporto l’amico Bruno Corra, commilitone e collega, detta forsennatamente dal letto dell’Ospedale Militare, sigaretta dopo sigaretta, il primo manuale futurista di ars amatoria, Come si seducono le donne. Il testo viene annunciato nel 1917 su “L’Italia Futurista”, salutato da Emilio Settimelli come lo «snello capolavoro» sul problema femminile, «clamorosamente acuto, ilare, penetrante», scritto da Marinetti, ispirato dalle sue «gloriose ferite», per il pubblico «più vivo, più giovane della giovane Italia». Filippo Tommaso Marinetti Pensi a Marinetti e le donne ed è già proiezione da lanterna magica “de destra”. al luogo comune che confonde i piani culturali piace immaginare un futurismo maschilista, mentre la donna a casa come un porto sicuro. [...] Se poi dai un’occhiata al titolo del libro ti viene davvero la tentazione di non prenderlo nemmeno in considerazione. Sarà la solita misoginia di destra. [...] E invece sono appunto stereotipi, scemenze. Questo è un libro costruito su un dosaggio inedito di vitalismo (prevedibile), sensibilità di scrittura (imprevista) e una vena di liberazione femminile, proto femminista. Ebbene sì. da «Quel femminista di Filippo Tommaso Marinetti» bruno giurato - linkiesta.it «Marinetti riesce a colpire efficacemente l’amore rivelandone la costituzione e narrando le sue molte avventure che mano a mano sono divenute coscienti e meccaniche. Egli riesce a dimostrare con la più grande evidenza che quasi tutte le donne possono cadere se il seduttore è conscio delle armi offensive che possiede ed ha, beninteso, le qualità del futurista italiano» Corra e Settimelli Filipppo Tommaso Marinetti COME SI SEDUCONO LE DONNE Collana: Classici pp. 130 € 12,00 isbn : 978-88-99488-07-9 Disponibile su Filippo Tommaso Marinetti è nato ad Alessandria d’Egitto il 22 dicembre del 1876. Scrittore, drammaturgo, poeta, pubblica su Le Figaro, nel 1909, il Manifesto del Futurismo, inaugurando uno dei movimenti d’avanguardia più influenti e poliedrici di tutto il continente, a cui parteciparono grandi nomi del primo Novecento, tra cui Boccioni, Carrà, Balla, Severini, Palazzeschi e Russolo. Conosciuto per il suo organismo elettrico, gli schiaffi futuristi e le parole in libertà, Marinetti ha animato i circoli artistici e letterari di tutta Europa. È autore di numerosi manifesti – mezzo di espressione prediletto – di politica, letteratura, costume e cucina. Si spegne a Bellagio (Como) nel 1944. www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Classici Scritto nel 1906, Il crepuscolo dei filosofi è un processo alla filosofia e alle maggiori figure del pensiero ottocentesco: Papini traccia i profili di Kant, Hegel, Schopenhauer, Comte, Spencer e Nietzsche e tratta in chiave parodistica le loro “tre o quattro idee”. Accusati di irrigidire in schemi e categorie astratte la realtà e la natura, i filosofi dell’Assoluto «sono da gettare via come carogne». Il primo libro di Papini non è solo un saggio “pragmatista” contro la Verità con la V maiuscola, la speculazione astratta, il dogmatismo, l’irrazionalità della ragione, ma un invito ad accettare la profonda contraddittorietà dell’esistente. «Licenziare la filosofia» vuol dire perciò agire, entrare spavaldamente nella vita, nella moltitudine, nel divenire, nel paradosso, mentre il mondo dell’unità assoluta, disegnato dai filosofi, non è che «il regno della calma, del riposo, dell’immobilità, della morte». Giovanni Papini «questo non è un libro di buona fede. è un libro di passione e perciò d’ingiustizia, un libro ineguale, parziale, senza scrupoli, violento, contraddittorio, insolente come tutti i libri di quelli che amano e odiano e non si vergognano né dei loro amore né dei loro odi». Giovanni Papini «La struttura dell’opera è semplice a richiamarsi: ciascun filosofo è trattato, o forse sarebbe meglio dire affrontato, in medias res. Non ne viene fornita una contestualizzazione storica dettagliata, né un elenco di opere, né si legge nelle pagine di Papini una trattazione schematica e neutrale delle sue idee. Papini va subito al nocciolo, punge immediatamente nel vivo». Da «Rileggendo Il crepuscolo dei filosofi» di Stefano Bigliardi Giovanni Papini (1881-1956), scrittore e poeta italiano, fu uno dei protagonisti dell’avanguardia letteraria fiorentina, che proponeva nei primi anni del secolo xix uno svecchiamento radicale della cultura e delle arti in Italia. Fondò in quel periodo le riviste Leonardo (1903), insieme a Giuseppe Prezzolini, L’anima, con Giovanni Amendola (1911), e dopo aver collaborato con Prezzolini per la rivista La Voce (1910), fondò Lacerba (1913) insieme ad Ardengo Soffici. Aderì al movimento pragmatista promosso negli usa da William James, che ebbe alta stima di Papini, e condivise in seguito alcune tendenze del movimento futurista. Fervente interventista nel 1915, al termine della prima guerra mondiale pubblicò la Storia di Cristo, tradotta in tutto il mondo. Giovanni Papini IL CREPUSCOLO DEI FILOSOFI Collana: Classici pp. 171 € 14,00 isbn : 978-88-99488-02-4 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Classici Una raccolta degli scritti più significativi e polemici di Pierre-Joseph Proudhon sul tema della proprietà. Queste riflessioni fanno dell’operaio auto-didatta di Besançon, cresciuto con le mani sporche di terra e d’inchiostro, uno tra i più innovativi e brillanti rivoluzionari che hanno animato il panorama culturale ottocentesco. Una personalità infaticabile, intellettualmente emancipata dalle ortodossie ideologiche e avversa alle forzature schematiche del marxismo, che ha criticato il materialismo storico e spaccato il socialismo fino a dividere la Prima Internazionale dei Lavoratori in marxisti e proudhoniani. Con queste righe riscopriamo un pensiero vivo e pluralista, in rivolta contro l’alienazione della proprietà dalla dimensione del lavoro, contro lo Stato, i partiti e ogni centralizzazione del potere; un pensiero che, oggi, ci parla ancora, mentre vediamo le autonomie locali, il commercio di prossimità e il credito cooperativo distrutti dalle grandi concentrazioni di capitale e dalla speculazione, e le libertà individuali assorbite da entità burocratiche che evadono i confini nazionali. Pierre-Joseph Proudhon «D’ispirazione liberal-socialista, Proudhon afferma che unica e legittima fonte della proprietà è il lavoro: esso è principio di ricchezza, potenza di equilibrio sociale qualora sia però ben definito e organizzato. [...] Quello di Proudhon è semplicemente socialismo umanitario, comunitario, mutualistico e libertario che pone il lavoratore responsabile al centro della comunità umana operante» Dalla prefazione di Francesco Carrillo «L’audacia provocante con la quale affronta il “santuario” economico, i paradossi spirituali con i quali si prende gioco del monotono senso comune borghese, la sua critica corrosiva, la sua amara ironia, il sentimento profondo e vero di rivolta contro le infamie dell’ordine costituito, il suo sobrio spirito rivoluzionario, ecco quello che spiega l’effetto “elettrico” e sconvolgente che provocò» karl Marx Pierre-Joseph Proudhon nasce a Besançon il 15 gennaio del 1809 da una famiglia di umili origini. Trascorre la sua giovinezza tra i campi e la bottega del padre. Ottiene una borsa di studio al collegio reale ma è costretto, a causa delle ristrettezza economiche, ad interrompere gli studi per lavorare in tipografia. Intellettuale di estrazione operaia, Proudhon è mosso dalla volontà di far luce sulle origini delle disuguaglianze. È il primo intellettuale a dare una sistemazione teorica dell’anarchia – a partire dalla sua celebre e provocatoria massima: «la proprietà è un furto» – e segue da vicino la Rivoluzione parigina del ’48 ma non ne condivide le modalità operative. Avversato sia da Marx che da Bakunin, si allontana così dal socialismo marxista di cui critica l’impostazione partitica, la vocazione centralizzatrice e statalista, per approdare verso teorie federative e mutualiste. Nel 1849 dà vita al brillante esperimento della Banca del Popolo che sarà all’origine del credito cooperativo. Giornalista instancabile, collabora e fonda numerose riviste, viene imprigionato per “delitto di stampa” dopo aver attaccato più volte Luigi Napoleone iii. Proudhon si spegne nel 1864, nella sua città natale. Pierre-Joseph Proudhon LA PROPRIETÀ È UN FURTO ANTOLOGIA DI SCRITTI SULLA PROPRIETÀ Collana: Classici pp. 196 € 13,00 isbn : 978-88-99488-17-8 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia dall’8 gennaio 2017 Classici concetti Dalle teorie sulla popolazione di Thomas Robert Malthus alla lotta per la sopravvivenza dell’evoluzionismo darwiniano. Dall’eugenetica al Brave New World di Aldous Huxley. Dalla Royal e la Fabian Society fino al ruolo delle ong nelle “rivoluzioni colorate”. Dal New Age fino allo gnosticismo dei guru della Silicon Valley. Al confine con una prosa narrativa, questo saggio va affrontato come si affronta un noir in letteratura e un thriller nel cinema. È una storia di intrighi, di scoperte, di ipotesi, di manipolazioni, ma è anche il racconto della nascita dell’ideologia progressista, a partire dai sogni e le utopie di Francis Bacon e Auguste Comte fino ai più recenti esperimenti di ingegneria sociale: il birth control e la teoria gender. Dietro questa meta-narrazione prometeica che ha fatto di tecnica e libertà un unico concetto, si manifesta la creazione di un grande dispositivo di dominio e di controllo sociale. L’obiettivo è l’invenzione di un modello antropologico del tutto nuovo. Come si costruisce un’ideologia? Il saggio di Enzo Pennetta risponde precisamente a questo interrogativo. Con una prosa in bilico tra narrativa e saggistica, L’ultimo uomo è un’inchiesta nelle retrovie storiche, filosofiche, antropologiche, scientifiche di un grande apparato ideologico di cui oggi non si ha più la cognizione, di un paradigma di pensiero, di una metastruttura che si dispiega a partire dall’opera di Malthus fino alle stramberie religiose dei guru della Silicon Valley e alle attività sovversive delle Ong. Davide Vairani - La Croce Quotidiano Enzo Pennetta Enzo Pennetta L’ULTIMO UOMO Collana: Concetti pp. 208 € 16,00 isbn : 978-88-99488-12-3 Enzo Pennetta, nasce a Roma nel 1960 e laureato in Scienze Biologiche e in Farmacia, Enzo Pennetta insegna dal 1984 Scienze naturali presso una scuola secondaria di secondo grado. Attualmente si occupa di iniziative legate alla didattica delle scienze e di formazione culturale. Nel 2004 ha pubblicato il romanzo Gli ultimi cavalieri dell’Apocalisse scritto a quattro mani con Stanislao Nievo e il saggio Inchiesta sul darwinismo. Come si costruisce una teoria (Cantagalli, 2011). Nel 2011 fonda e anima il sito Critica Scientifica, dove studia i fenomeni relativi alla scienza, all’informazione e alla geopolitica. Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Concetti New York Confidential si può intendere così come un risarcimento a un Paese nato nelle praterie e formatosi sulla dissidenza, a una terra conquistata e abitata da un popolo pragmatico e da sempre sospettoso nei confronti di ogni complicazione artistico-ideologica, storicamente e culturalmente refrattario a teorie, “ismi” e sperimentazioni, a concetti quali cultura e élite, naturalmente portato a guidare la modernità, ritrovatosi invece ad incarnare, per tutti, l’avanguardia dell’avanguardia. Luca Giannelli Il famoso passaggio da Parigi a New York come capitale dell’arte più che un tradimento ha celebrato un matrimonio in nome di quel totem chiamato “progresso”: quello tra avanguardia e modernismo. Un “pensiero unico” concepito e propagandato da storici e critici europei e americani eurofili definitosi sull’emancipazione dal realismo: il Movimento Moderno in architettura modello razionalista, l’astrattismo in pittura. Una visione “transatlantica” che ha finito per marginalizzare proprio l’America “western” e antimetropolitana, celebrata dal cinema ma liquidata come “provinciale” nei salotti di Manhattan, accusata di essere ossessivamente realista e povera, di “gusto” e di “stile”, ingredienti essenziali dell’Arte con la A maiuscola. Quel gusto che un europeo americanizzato come Marcel Duchamp non smise mai di guardare con sospetto, quello stile che l’Andy Warhol dei primi tempi, quello che non voleva nemmeno firmare le proprie opere, rifiutava. «Che ve ne sembra dell’America? È dunque una domanda mal posta, nel senso che è una domanda ambigua. Perché presuppone un’interezza che manca all’oggetto in questione. Quale America? Quella dell’Est o quella dell’Ovest, quella modernista conservatrice o quella avanguardista astratta, quella verticale dei grattacieli o quella orizzontale della prateria, quella che mima l’Europa o quella che vuole essere, semplicemente, se stessa?». Dalla prefazione di Stenio Solinas Luca Giannelli NEW YORK CONFIDENTIAL Collana: Concetti pp. 221 € 18,00 isbn : 978-88-99214-03-2 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Luca Giannelli fiorentino di nascita e di studi universitari, ha iniziato la sua carriera professionale laureandosi in storia dell’architettura e finito per fare il giornalista e il critico cinematografico. Vive a Roma ed è caporedattore al TgLa7, dove si occupa di cultura e politica. Concetti fuori collana Nell’etimologia latina, il termine persona indica la maschera teatrale indossata dagli attori per-sonare (per intensificare) la propria voce e farla ascoltare anche agli spettatori più lontani dal palcoscenico. Da qui è derivato l’uso di chiamare persona tutti gli uomini, quali attori destinatari del dovere fondamentale di recitare il loro ruolo nel mondo. Miro Renzaglia indossa 28 maschere d’autore, prima fra tutte quella di Ezra Pound, rappresentata in un drammaturgico processo alle sue parole di presunto traditore, per-sonare la messa in opera di alcuni suoi convincimenti. Miro Renzaglia «Si possono processare le parole? Sì, si può. Ogni (più o meno santa) inquisizione, in ogni epoca, ha preteso che le parole fossero giudicabili e condannabili nella persona di chi le pronuncia: da Socrate a Pound, da Galilei a Irving. Evidentemente, le parole hanno un certo peso. In qualche caso, forse, hanno più peso, addirittura, dei fatti e dei misfatti che la storia ci tramanda. Dipende da chi possiede il dono della parola e da come lo gestisce nei confronti dei dogmi imperanti nell’epoca in cui sono pronunciate». Nota dell’autore «Ma siamo sicuri che Almirante e Berlinguer fossero effettivamente nemici politici? Se sull’anticomunismo del primo non ci piove, sarebbe forse ora di indagare anche su quello dell’altro. Certo, un anticomunismo mai dichiarato quello di Berlinguer. Ma tutta la sua vicenda politica non è stata, forse, una marcia affrancatrice dai rigidi dogmi della lotta di classe, della dittatura del proletariato, dell’abolizione della proprietà privata, per l’accettazione e perfino per la propulsione del pluralismo democratico di stampo occidentale?». Capitolo Enrico Berlinguer - L’anticomunista Miro Renzaglia nasce a Roma nel 1957. Ha pubblicato Controversi (1988), I rossi e i neri (2002), A spese mie (2009), Un popolo di debitori (Safarà, 2014). Nel 1990, ha fondato la rivista di letteratura e immagini Kr 991 che ha diretto fino al 1999. Alcuni dei suoi testi poetici sono presenti in varie antologie (quella più recente: Notturni, 2016) riviste e dvd. In qualità di saggista, critico letterario e di costume, collabora a sitiweb, periodici e quotidiani. È autore e performer del concerto di musica-poesia “Radiografia di uno sfacelo” (2003). Dirige il magazine online il Fondo (www.mirorenzaglia.org). Miro Renzaglia LA PAROLA A EZRA POUND E ALTRE MASCHERE D’AUTORE Fuori Collana pp. 183 € 13,50 isbn : 978-88-99488-14-7 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Fuori Collana orwelliana «La forza di questa minoranza è irresistibile di fronte ad ogni individuo del- la maggioranza, il quale si trova solo davanti alla totalità della minoranza organizzata; e nello stesso tempo si può dire che essa è organizzata appunto perchè è minoranza. Cento, che agiscono sempre di concerto e d’intesa gli uni cogli altri, trionferanno su mille presi ad uno ad uno e che non avranno alcun accordo fra loro» Gaetano Mosca (1858-1941, Palermo), è tra i più importanti esponenti del pensiero politico élitista, e tra i primi ad elaborare una teoria sulla distribuzione del potere nella società, e a fondare una scienza politica che si muove sulla divisione governati e governanti, tralasciando la visione aristotelica che distingueve tre forme di governo (democrazia, monarchia, oligarchia), per affermare che in qualsiasi società domina prevale l’istinto oligarchico di una minoranza organizzata su una maggioranza disorganizzata. Tra le su opere più importanti citiamo Sulla teorica dei governi e sul governo parlamentare e gli Elementi di scienza politica. Gramsci - Michels Mosca - Pareto Gaetano Mosca Vilfredo Pareto (1848-1923, Parigi) è un liberista convinto. Intrattiene rapporti con gran parte dell’intellighenzia europea, tra cui Schumpeter, Sorel, Turati, Labriola, Papini ed è particolarmente legato ad un giovanissimo Benito Mussolini, che segue le sue lezioni in Svizzera da rifiugiato politico. Pareto introduce per primo il concetto di élite. «Illusione è il credere che di fronte alla classe dominante stia, al presente, il popolo; sta, ed è cosa ben diversa, una nuova e futura aristocrazia, che si appoggia sul popolo» «Il sistema democratico nel partito si riduce, in fondo, senza alcun dubbio, al diritto delle masse di scegliersi da sé, in determinati momenti, quei padro- ni, ai quali esse nel frattempo debbono assoluta obbedienza» Robert Michels (1876-1936, Colonia) è allievo di Max Weber. Nel primo dopo guerra aderisce al Fascismo e vede in Mussolini un leader carsimatico in grado di bypassare le inconludenze del parlamentarismo e della falsa democrazia e la burocratizzazione della politica. Rispetto a Pareto, Michels sostiene che non vi sia circolazione delle élite e che l’oligarchia tramite lo strumento della cooptazione (meccanismo attraverso cui i vecchi leader offrono ai nuovi delle cariche onorarie prive di effettivo potere dirigenziale), riesca a non farsi destituire dal vertice della piramide sociale dalla minoranza avversaria. Robert Michels Antonio Gramsci (1891-1937, Ales) è tra i fondatori del Partito Comunista Italiano, ideatore della rivista Ordine Nuovo e del quotidiano L’Unità. Nei Quaderni è evidente lo studio delle opere di Michels e l’impegno nell’elaborazione di una strategia politica che possa attenuare il conflitto tra governati e governanti. A differenza di Michels, Gramsci pensa il partito come il mezzo principale per esercitare l’egemonia a livello sovrastrutturale (culturale, morale, intellettuale) e poi strutturale (modificando anche i rapporti sociali di produzione) per dare vita ad un’organizzazione alternativa della società. Vilfredo Pareto «I dirigenti si allontanano sempre più dalla massa e si vede la agrante contraddizione che nei partiti avanzati esiste tra le dichiarazioni e le in- tenzioni democratiche e la realtà oligarchica» Antonio Gramsci Antonio Gramsci - Robert Michels Gaetano Mosca - Vilfredo Pareto ÉLITES LE ILLUSIONI DELLADEMOCRAZIA Collana: Orwelliana pp. 150 ca € 13,00 isbn : 978-88-99488-33-8 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Orwelliana Una lettura del xx secolo attraverso il concetto di “potere” e di quanti hanno tentato di analizzarlo. Una digressione storica su una delle nozioni più controverse della filosofia politica. Questo saggio è una radiografia sui rapporti di potere tra l’uomo e la comunità, l’uomo e lo Stato, l’uomo e l’ideologia, le élites e le masse. A partire da Max Weber per arrivare fino a Foucault, passando per gli studi di Mosca, Ferrero, De Jouvenel, Russell, Ferrarotti e la scuola pluralista americana, l’autore scava nelle profondità concettuali di questa chimera relegata ai margini della storia delle idee eppure antica quanto l’umanità stessa. Stefano Ricci «La politica non è altro che l’arte del buon governo; ma quest’arte, questo modo di agire della politica che stabilisce un rapporto di dominio all’interno della comunità, si esprime e si materializza proprio nell’uso del potere: “Fiore, folgorio del fuoco e padre d’ogni arte”». «Il potere mai si presenta come “ciò che dovrebbe essere”, giacché il potere “È”». Stefano Ricci «In ogni governo regolarmente costituito la distribuzione di fatto dei poteri politici non è sempre d’accordo con quella di diritto». IL GENIO INVISIBILE LE TEORIE DEL POTERE DEL ‘900 Collana: Orwelliana pp. 180 € 13,00 isbn : 978-88-99488-31-4 SteFano RICCI, classe 1986, nasce a Pescara. Dottore “Scienze della Politica” presso La Sapienza di Roma; nello stesso Ateneo ha conseguito un Master di II livello in “Geopolitica e sicurezza globale”, organizzato dall’Università e dal Ce.S.I. – Centro Studi Internazionali. Già collaboratore per diverse testate giornalistiche: Geopolitica (Rivista dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie), Eurasia (Rivista di Studi Geopolitici) e su Triage 2.0 (Istituto di Ricerca sui Rischi Geopolitici). Dopo aver collaborato con l’istrid e con il Centro Studi Geopolitica.info, è stato analista presso Eurispes. Collabora attualmente con la rivista d’approfondimento politico East Journal. Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Orwelliana Le parole non sono solo parole, ma modi di percepire e interpretare il mondo circostante, e se non sono gli uomini che formano la lingua, ma è la lingua che forma gli uomini, allora come dice Rosa Luxemburg, «il primo atto rivoluzionario è chiamare le cose con il proprio nome». Perché, in genere, ogni potere costituito tende a snaturare i significati dei vocaboli per modificare i fatti. A gestire questo processo nell’era in cui la digitalizzazione dell’informazione ha ridotto i tempi al minimo e dilatato gli spazi al massimo, sono i Mass Media. Creano neologismi e grazie a questi inventano nemici, alimentano il clima di tensione, danno vita allo stato di emergenza, costruiscono e affinano i “luoghi comuni”, incastrano il pensiero antagonista in “ghetti semantici”, al punto che non pensiamo più con le parole, ma sono le parole a pensare per noi. Con la stessa aspirazione della neolingua orwelliana di 1984 – il cui obiettivo era quello di sopprimere i termini per sopprimere i concetti – il pensiero unico rende ogni individuo censore di sé stesso. Andare a riscoprire il vero significato delle parole al di là del chiasso mediatico, significa ritrovare un rapporto veritiero con la realtà che ci circonda, significa esplorare i meccanismi di gestione e conservazione del potere. L’Intellettuale Dissidente L’Intellettuale Dissidente L’intellettuale Dissidente NEOLINGUA Collana: Orwelliana pp. 291 € 15,00 isbn : 978-88-99488-21-5 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Realizzato dai redattori della rubrica culturale de L’Intellettuale Dissidente e curato da Andrea Chinappi e Lorenzo Vitelli. Orwelliana pamphlet A detta delle istituzioni l’ideologia gender non esiste. Il termine “genere” è solo un sostituto meno discriminante del troppo deterministico “sesso”. Perché se il sesso non si può scegliere, il genere – maschile o femminile – dipende da una decisione personale. Eppure questa teoria sembra più influente che mai e negli asili nido gli educatori tentano di abbattere gli “stereotipi” relativi ai sessi facendo giocare i maschi con le bambole e le femmine con i soldatini. Così è successo a Saint-Ouen, sotto l’elogio dei telegiornali nazionali. Ma così sta succedendo in tutta la Francia – e nel Nord europeo – dove alle elementari gli insegnanti si armano della letteratura transgender per patrocinare i propri corsi: “Papà porta una gonna”, “Tango ha due papà”, “Jean ha due mamme”. Ecco i nuovi romanzi di formazione. Alain De Benoist In questo breve pamphlet, affiancato da un saggio che fa il punto sulla situazione italiana, Alain de Benoist ripercorre i presupposti e le vicende di un’ideologia che nel silenzio dei nostri Media sta destrutturando le meravigliose differenze tra l’uomo e la donna e così anche la famiglia come l’abbiamo sempre conosciuta. \\ Illustrazione di copertina di Alessandro Breccia \\ Traduzione dal francese a cura di Stefano Bruno «Il sesso non condiziona solo i desideri del singolo, ma anche i comportamenti e le pratiche sociali. Contrariamente a ciò che affermano alcuni oppositori dell’ideologia del genere, non è il concetto di genere a essere discutibile, bensì l’uso che ne viene fatto per negare l’importanza o la reasltà del sesso». Alain De Benoist Alain De Benoist OLTRE L’UOMO E LA DONNA. CONTRO L’IDEOLOGIA GENDER «In questo breve saggio Alain De Benoist ha smascherato con chiarezza le pretese di validità universale della teoria del gender.Annessa al femminismo, un ulteriore “ismo” che rima con fanatismo, questa dottrina ha poco ache vedere con la scienza». Collana: Pamplhet pp. 62 € 6,00 Lorenzo Vitelli www.circoloproudhon.it Disponibile su e nelle nostre librerie di fiducia Alain De Benoist (1943) è uno scrittore e filosofo francese, animatore – insieme a Guillaume Faye, Pierre Vial e Giorgio Locchi – del movimento culturale Nouvelle Driote. Autore di più di 50 libri, nel 1978 ha ricevuto il premio Grand Prix de l’Essai dall’Académie Française per il suo: Visto da destra. Pamphlet quaderni del circolo proudhon L’America ribelle e l’America conservatrice, l’America del popolo e l’America della power élite, l’America modello di democrazia e l’America violenta, l’America che guarda ad Ovest e l’America che guarda ad Est, l’America della rude frontiera e quella dei salotti alla moda di New York, l’America raccolta comunità e l’America sceriffo imperialista, l’America dei cow boy diventata luogo e simbolo della modernità. Un Paese nato sulla dissidenza e intimamente isolazionista assurto nel xx secolo non solo ad arbitro ma addirittura ad artefice dei destini mondiali. Un popolo “anti-intellettuale”, fisiologicamente allergico a ogni teorizzazione, pragmatico eppure profondamente idealista, da sempre capace di mostrare le sue facce più contraddittorie e di attirare su di sé i sentimenti più contrastanti, diventato per molti versi familiare per noi europei ma ancora – paradossalmente – sconosciuto. Un popolo estraneo a qualsiasi “eccezione culturale” che ha conquistato il mondo culturale negando di essere “cultura”. Perché è ancora così difficile guardare all’America con occhi americani? Qual è la portata del problema americano? Alain De Benoist Marcello Foa Luca Giannelli «La cosa più bella di Tokyo è McDonald’s. La cosa più bella di Stoccolma è McDonald’s. La cosa più bella di Firenze è McDonald’s. A Pechino e a Mosca non c’è ancora niente di bello». Andy Warhol, 1975 «La potenza politica, coniugata con quella economica, si è trasformata in una vera e propria egemonia culturale che ha modificato radicalmente gli stili di vita fino a reimpostare l’organizzazione della società, tanto da portare alla sovrapposizione dei concetti di americanizzazione e globalizzazione, connotati entrambi dall’egemonia linguistica d’oltreoceano: l’inglese, come lingua parlata degli Stati Uniti, diventa il linguaggio della tecnica, soprattutto dell’informatica, e dell’organizzazione sociale, la lingua del pensiero dominante». Dall’introduzione di Lorenzo Borré Alain de Benoist, saggista, direttore di Nouvelle École e Krisi, editorialista della rivista francese Éléments. Luca Giannelli, giornalista, caporedattore al TgLa7. Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino, giornalista de Il Giornale. Alain De Benoist - Marcello Foa - Luca Giannelli IL PROBLEMA AMERICANO Collana: Quaderni del Circolo Proudhon pp. 47 € 6,00 isbn : 978-88-99488-17-8 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Quaderni In questo testo vengono trascritti gli interventi dei relatori che hanno partecipato al convegno “L’era del postumano” il 14 Marzo 2015. Gli ospiti saggiano i confini di un paradigma tutt’ora vergine, ancora da scoprire e da indagare: il postumanesimo. Un modello antropologico che, sotto lo slogan dei “diritti civili”, abbatte i legami sociali, distorce concetti quali “vita”, “amore” e “famiglia”, si articola sulla manipolazione genetica, spersonalizza le figure dell’uomo e dalla donna, ingigantisce lo spazio della Tecnica e riduce quello della libertà. Barcellona – Becchi Ciprini – De Benoist Fusaro – Zemmour «Ho visto un nuovo mondo che si avvicinava a grandi passi. Più scientifico, più efficiente, certo. Più cure per le vecchie malattie. Splendido. E tuttavia un mondo duro, crudele. Ho visto una ragazzina, con gli occhi chiusi, stringere al petto il vecchio mondo gentile, quello che nel suo cuore sapeva che non sarebbe durato per sempre, e lei lo teneva fra le braccia e implorava che non la abbandonasse. Ecco ciò che ho visto». Kazuo Ishiguro - Non lasciarmi «L’ideologia del postumano si accompagna a una perdita di sovranità del popolo e del potere politico in quanto i nuovi diritti non si affermano in via politica e quindi nell’ambito di un confronto tra gli appartenenti alla comunità nazionale, ma in forza di un rapporto dialogico tra l’ individuo e il Giudice, il quale reinterpreta i precetti costituzionali non in funzione del Bene Comune, ma dei diritti assoluti dell’individuo e del principio di ragionevolezza insito, secondo tale visione, in tutto ciò che è desiderabile da parte dell’individuo e reso possibile dalla Tecnica». Dall’introduzione di Lorenzo Borré Giuseppina Barcellona, Università degli Studi di Enna “Kore”. Paolo Becchi, Università degli Studi di Genova, ha un blog su Il Fatto Quotidiano. Tiziana Ciprini, deputata Movimento 5 Stelle. Alain de Benoist, saggista, direttore di Nouvelle École e Krisi, editorialista della rivista francese Éléments. Diego Fusaro, filosofo e saggista, Università degli Studi di Milano San Raffaele. Éric Zemmour, saggista, editorialista di Le Figaro. Giuseppina Barcellona - Paolo Becchi - Tiziana Ciprini Alain De Benoist - Diego Fusaro - Éric Zemmour L’ERA DEL POSTUMANO Collana: Quaderni del Circolo Proudhon pp. 47 € 9,00 isbn : 978-02-01379-62-4 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Quaderni pretesti Pseudo Giacomo il Giusto, Aristofane, Jacopone da Todi, Cecco Angiolieri, Françoise Villon, Edgar Lee Masters, Oswald De Andrade, Olindo Guerrini, Riccardo Mannerini, Pier Paolo Pasolini, Fernanda Farias de Albuquerque, Álvaro Mutis. La formazione è di quelle sporche, cattive e perdenti. Tutt’altro dall’ungarettiana “Petrarchesca” che puntava in alto. Qui siamo in piena zona retrocessione di quel campionato a girone unico (senza ritorno) che chiamano vita. Non siamo qui per celebrare il poeta De André e nemmeno la sua poesia. O meglio, siamo qui per celebrare la poesia del genovese, attraverso i suoi poeti e le loro poesie: quelle che, in un modo o nell’altro, hanno rifornito di humus e linfa il suo linguaggio poetico. Miro Renzaglia \\ Ritratto di copertina Elisa Carbone \\ «Benedetto Croce diceva che fino all’età di diciotto anni tutti scrivono poesie. Dai diciotto anni in poi rimangono a scriverle due categorie di persone: i poeti e i cretini. Quindi io, precauzionalmente, preferirei considerarmi un cantautore» «Io sono FranÇois e ciò mi pesa Nato a Parigi presso Pontoise E dalla corda lunga e tesa Saprà il mio collo quanto il cul mi pesa» Fabrizio De André FranÇois villon «Che faremo di lei affinché non contamini il Tempio del Signore?». Ed ecco apparve un angelo che disse: «Chiamate a raccolta i vedovi del popolo d’Israele, ognuno porti con sé un bastone, il Signore indicherà colui che la prenderà in sposa» Protovangelo di Giacomo, vii-viii MIRo RenzaGLIa è nato a Roma. Ha pubblicato Controversi (E.C.D.P, 1988), I rossi e i neri (Settimo Sigillo, 2002), A spese mie (I libri de «Il Fondo» – Gruppo editoriale l’Espresso, 2009), Un popolo di debitori (Safarà, 2014). Nel 1990, ha fondato la rivista di letteratura e immagini «Kr 991» che ha diretto fino al 1999. Suoi testi poetici sono presenti in antologie (quella più recente: Notturni, Settimo Sigillo, 2016) riviste e dvd. Per il Circolo Proudhon, nel 2016, ha pubblicato il libro La parola a Ezra Pound e altre maschere d’autore. In qualità di saggista, critico letterario e di costume, collabora con sitiweb, periodici e quotidiani. È autore e performer del concerto di musica-poesia “Radiografia di uno sfacelo” (2003). Dirige il magazine online «il Fondo» (www.mirorenzaglia.org). Miro Renzaglia FABRIZIO DE ANDRÉ MALEDETTI POETI Collana: PreTesti pp. 140 € 13,00 isbn : 978-88-99488-20-8 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia PreTesti Patti Smith resta, nella Leggenda del Novecento, figura unica per la sua poliedricità artistica delineata, musicalmente, da una voce graffiante: urlo di un’energia rabbiosa, visionaria e allucinata. Cantante, poetessa, front woman, performer e ribelle. Di quella ribellione che si trasforma nell’oricalco della personalità, della creatività. Chi sono i poeti che hanno ispirato e dato linfa letteraria alla sua produzione musicale? Quali sono le sue fonti, i suoi autori di riferimento, le sue letture? Tra Rimbaud e San Francesco, ecco il ritratto poetico di una delle icone della new wave, immortalato in questo saggio che contiene una parte introduttiva e una antologica. Susanna Dolci Angelo Senzacqua \\ Ritratto di copertina Elisa Carbone \\ «Fantastici ed espressivi occhietti che, tenuti quasi perennemente socchiusi durante i trenta minuti che mi erano stati concessi, stranamente si aprirono e mi sorrisero quando le chiesi un autografo sulla mia personale copia dei Cantos di Pound» Claudio Nigri «Il silenzio fra le note» «Cantante, poetessa, front woman, performer e ribelle. Di quella ribellione che si trasforma nell’oricalco della personalità, della creatività. Una miccia lunga 175 centimetri in un corpo magro, segaligno. Un viso ieratico. Capelli – lunghi o corti, secondo le mode – comunque sempre scombinati a darle l’aria di una mitologica medusa. Rolling Stone la piazza al 47esimo posto dei 100 migliori artisti “of the rock & roll era”» Susanna Dolci - Angelo Senzacqua PATTI SMITH TRA RIMBAUD E SAN FRANCESCO Collana: PreTesti pp. 142 € 13,00 isbn : 978-88-99488-22-2 SUSanna DoLCI è nata a Frascati nel 1965. Specializzata nel giornalismo, formazione e insegnamento dell’Italiano. Ha lavorato in rai e nel settore radiofonico. Numerose pubblicazioni di poesia, narrativa e saggistica, a partire dal 1997. Varie collaborazioni ad eventi culturali di Roma e Provincia sia professionalmente che come presidente del Circolo Culturale Ezra Pound. Articoli e interviste sono uscite su molte testate cartacee e on-line. È stata co-direttrice del Magazine on-line Il Fondo (www.mirorenzaglia.org). Un suo racconto è compreso nell’antologia Notturni, Settimo Sigillo, 2016. AnGeLo SenzaCQUa è nato a Frascati nel 1987. Collabora con l’Associazione Frascati Poesia nell’organizzazione di eventi culturali tra cui il Premio Nazionale Frascati Poesia Antonio Seccareccia giunto nel 2016 alla 56esima edizione. Dal 2012 è Presidente del Premio Frascati Giovani. Appassionato di musica, partecipa e promuove serate dedicate ai grandi della musica internazionale. Ha curato rassegne dedicate a: Michael Jackson, Jim Morrison, Vasco Rossi, Black Sabbath, Beatles e Rolling Stones. Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia dall’7 marzo 2017 PreTesti tascabili A tanti anni dalla scomparsa Bettino Craxi rimane sicuramente una delle figure più interessanti e dibattute del nostro tempo. Se si vuole capire a fondo il panorama politico italiano della Prima Repubblica, nella fase calda che abbraccia il periodo 1976 (anno della sua elezione a segretario) – 1994 (anno della definitiva sconfitta, nel pieno degli scandali di Tangentopoli) non si può prescindere dalla sua figura. Craxi fu, nel bene e nel male, indiscusso protagonista di una stagione i cui postumi hanno condizionato e condizionano in maniera indelebile la politica: si pensi solamente all’ascesa di due figure come Silvio Berlusconi ed Antonio Di Pietro, le cui storie si intrecciano indissolubilmente con quella dell’ex leader del psi. Francesco Carlesi Questo saggio, ampliato in appendice dai discorsi più significativi del leader socialista, riscopre con un approccio nuovo la vita e l’operato di questo “animale politico”, esponente dannato di una classe dirigente che, con tutti i suoi errori, si dimostrò comunque capace di assicurare un ruolo industriale al Paese, nonché un primato internazionale che garantì alcuni spazi autonomi in politica estera. «Sono tanti i giudici che non cercano la verità e la giustizia. Al loro posto hanno cercato soprattutto lo spettacolo. Lo spettacolo era indispensabile, serviva innanzitutto a creare popolarità. E la popolarità è necessaria per estendere e rafforzare un potere ben al di là di quello regolato e limitato dalla legge. La giustizia è diventata una specie di giustizia-spettacolo, con i suoi divi, i suoi eroi e i suoi dannati» Bettino Craxi FRanCeSCo CaRLeSI, nato a Roma nel 1985, è laureato magistrale in Scienze Politiche – Relazioni Internazionali con lode. Ha conseguito due master in Europrogettazione e Geopolitica e sicurezza globale. Redattore dei giornali online L’Intellettuale Dissidente e Il Primato Nazionale, ha pubblicato articoli per le riviste scientifiche Nuova Rivista Storica e Rivista della Cooperazione Giuridica Internazionale. Autore del libro Rivoluzione Sociale (2015), ha scritto saggi per i volumi Corporativismo del III millennio (2013), Neolingua (2015) e Rinascita di un Impero (2015). Francesco Carlesi CRAXI L’ULTIMO STATISTA ITALIANO Collana: Tascabili | Politica pp. 138 € 13,00 isbn : 978-88-99488-16-1 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Crocevia tra Europa, Asia e Africa, civiltà millenaria, terra contesa fin dall’antichità, la Siria è tornata al centro del dibattito politico mediorientale a causa di una guerra totale che si protrae da più di cinque anni. La sicurezza internazionale passa per la stabilità del Vicino e Medio Oriente, ma in quelle zone calde dove le potenze neocoloniali, lo Stato Islamico e i miliziani di Ahrar al Sham (ex Jabhat Al Nusra, gruppo affiliato ad Al Qaeda), hanno il comune obiettivo di alimentare la tensione, vige uno stato di caos e di intrighi diplomatici, il cui snodo è la destabilizzazione del Paese. Alla volontà politica di far cadere il governo siriano, si aggiunge l’eco di una stampa internazionale che fin dall’inizio della crisi non ha fatto altro che delegittimare il Presidente della Repubblica Araba di Siria Bashar Al Assad. Ma le maschere sono cascate, una dopo l’altra, anno dopo anno. Sebastiano Caputo «C’è stato un tempo in cui Siria e Iraq erano ancora il nome di due Paesi, di due nazioni, non soltanto di guerre infinite. La Siria da cinque anni e l’Iraq da tre decenni sono il luogo di massacri indicibili e che pure abbiamo testimoniato. Siria e Iraq ormai esistono quasi soltanto con un acronimo, il Siraq, che a sua volta ne rievoca un altro, l’Af-Pak. È un’illusione che la sconfitta del Califfato porterà a soluzioni pacifiche: la guerra al terrorismo verrà sostituita da altri conflitti perché lo Stato Islamico non è la causa ma il sintomo della disgregazione di popoli». Dalla prefazione di Alberto Negri «Noi cristiani – mi ripete il vicario greco melchita di Aleppo Ignace Dick – non siamo amici del regime. Per noi rappresenta solo l’ultima diga davanti all’avanzata di quei fondamentalisti con cui voi occidentali avete stretto un patto scellerato. Pensate che la soluzione ai nostri e vostri problemi possa arrivare dagli stranieri, da quei jihadisti che prima di arrivare qui hanno combattuto e ucciso in Libia, Afghanistan o Iraq?». «Noi cristiani di Siria probabilmente moriremo tutti – mi disse – ma almeno noi sappiamo chi è il nemico. Dopo di noi toccherà a voi Europei. Ma a differenza di noi, non capirete chi vi vuole morti né, tantomeno, il perché». Dalla postfazione di Gian Micalessin Sebastiano Caputo nasce a Roma, classe 1992, giornalista autodidatta. Ad oggi collabora con Il Giornale, La Verità, Treccani e Witness Image. È ideatore del quotidiano online L’Intellettuale Dissidente, di cui è direttore. È autore dei saggi Pensiero in Rivolta (Barbera Editore) e Franciavanguardia. Cronaca di una rivoluzione culturale (Circolo Proudhon Edizioni). Sebastiano Caputo ALLE PORTE DI DAMASCO VIAGGIO NELLA SIRIA CHE RESISTE Collana: Tascabili | Politica pp. 110 ca € 11,00 isbn : 978-88-99488-08-6 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Se il passaggio di consegne tra Gorbaciov e Eltsin fu accolto con sostanziale favore dalla comunità internazionale, ben diverso fu il clima che portò all’ascesa di Vladimir Putin, considerato inizialmente come un prestanome. Accolto con diffidenza e superficialità si è rivelato invece un vero e proprio animale politico che ha saputo sviluppare una visione sovietica della democrazia. Intanto, però, i mezzi d’informazione occidentali disegnano agli occhi dell’opinione pubblica una Russia sempre più orientata verso una svolta autoritaria della Duma. Indubbiamente Putin fa breccia su una nostalgia dell’Unione Sovietica diffusa nel substrato della società russa, ed è per questo che in continuità con il suo passato, vengono rispolverati dagli armadi della storia, valori e istituzioni sovietiche, per plasmare una nuova ideologia patriottica più in linea con il terzo millennio. In questo saggio: la storia recente della Federazione russa – dalla religione alla teoria politica, dall’aspetto militare a quello energetico, fino alle crisi aperte e alla geopolitica – si intreccia con la vita e l’attività politica del suo leader, Vladimir Putin. A partire dall’inizio della sua carriera nel kgb sino ai libri che oggi tiene sul comodino si evidenziano i limiti e la grandezza di questa personalità che è riuscita, nel bene e nel male, a riportare il Paese al suo ruolo di protagonista nelle relazioni internazionali. «All’osservatore attento all’evoluzione delle relazioni internazionali non possono essere sfuggiti tre grandi eventi determinanti per capire cosa ci riserva il futuro: la rinascita della Russia guidata da Putin, la nuova guerra fredda che ormai contrappone gli Stati Uniti e i loro alleati al Cremlino, l’ascesa della Germania al rango di potenza politica. I giovani redattori de L’Intellettuale Dissidente, in questa pubblicazione, descrivono sagacemente come l’operato di Vladimir Putin abbia rimesso la Russia in carreggiata, dopo gli anni di sbornia liberista e sottomissione all’Occidente che hanno caratterizzato l’era di Boris Eltsin» dalla prefazione di alain benoist L’intellettuale Dissidente L’intellettuale Dissidente RINASCITA DI UN IMPERO LA RUSSIA DI VLADIMIR PUTIN Collana: Tascabili | Politica pp. 270 ca € 13,00 isbn : 978-88-99488-06-2 Disponibile su Realizzato dai redattori della sezione Esteri de L’Intellettuale Dissidente e curato da Alessio Caschera. Hanno partecipato alla stesura del saggio Andrea Minciaroni, Mauro Indelicato, Giovanbattista Varricchio, Federico Capnist, Alessio Mulas, Alvise Pozzi, Tancredi Sforzin, Luca Steinmann, Francesco Manta, Luca Pinasco, Francesco Carlesi, Leonardo Palma, Giovanni Giacalone, Alessandro Carocci, Alessio Pizzichini e Cristiano Puglisi. www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia a partire dal 19 settembre Tascabili «L’annessione del Sud e la violenza postunitaria avvennero sotto lo sguardo passivo ed interessato della classe dominante meridionale, che ha sempre vissuto in un rapporto di subordinazione con gli interessi economici di quell’industria settentrionale che determinò i governi nazionali: il suo benessere è stata la maledizione della moltitudine di contadini del Sud che furono condannati alla miseria e all’emigrazione. Chi conosce la storia del meridione, sa bene che il sottosviluppo di questa terra appartiene alla storia dello sviluppo del capitalismo nazionale» Dario Marino «Questo libro ricostruisce il fenomeno del brigantaggio post-unitario rifuggendo i canoni logori di chi vuole far valere una verità rispetto ad un’altra ma svolgendo un’accurata disamina della letteratura sull’argomento e della documentazione disponibile negli archivi. Non troverete, dunque, tesi aprioristiche ma la descrizione puntuale del contesto in cui si svolge la vicenda, caratterizzato da una molteplicità di conflitti: guerra di classe ma anche lotta legittimista; guerra in difesa delle tradizioni e della Chiesa, in una società intimamente intrisa dalla religiosità, ma anche resistenza contro l’occupazione piemontese» dalla prefazione di Alfonso Pascale Dario Marino L’ANNESSIONE VIOLENZA POLITICA NELL’ITALIA POSTUNITARIA Dario Marino nasce nel 1984 a Salerno. Si è laureato in Scienze Internazionali presso la Facoltà di scienze politiche dell’Università degli Studi di Siena. Animato da un amore smisurato per la storia, che suggestiona da sempre il suo percorso esistenziale esistenziale e professionale, conduce ricerche e scrive pubblicazioni sulla storia politica e sociale del Mezzogiorno, sul pensiero politico e sulla cultura delle classi subalterne. Vive in un paese del basso Cilento, dove nel 2012 è tra i fondatori della Cooperativa sociale Terra di Resilienza che si occupa di agricoltura sociale e promuove un modello di economia civile nelle zone rurali e ai margini dello sviluppo economico capitalista. Collana: Tascabili | Storia pp. 373 € 16,00 isbn : 978-88-99488-25-3 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Gli anni Duemila, anticipati dalla vittoria elettorale di Chávez in Venezuela, hanno dato inizio alla cosiddetta decade dorada, una fase di sviluppo economico e sociale senza precedenti nell’intero continente latinoamericano. La morte di Chávez, avvenuta il 5 marzo 2013, ha consentito l’inizio di una controffensiva liberale ai governi rivoluzionari che oggi mette a repentaglio le conquiste ottenute da lavoratori e minoranze etniche. Gli Stati Uniti continuano a guardare all’America Latina come al proprio cortile di casa, seguendo in pieno la dottrina Monroe e la fine dell’era Kirchner in Argentina, i problemi del duo Lula-Rousseff in Brasile e del delfino chavista Maduro si fanno sempre maggiori. All’orizzonte sembra mancare un ricambio generazionale dei vertici carismatici all’interno dei movimenti populisti del socialismo del xxi secolo che anche la Bolivia e l’Ecuador dovranno presto affrontare. Luca Lezzi Andrea Muratore Simón Bolívar, padre dell a nostra Patria e guida dell a nostra Rivoluzione, giurò di non dare riposo all e sue braccia, né dare riposo all a sua anima, fino a vedere l’America libera. Noi non daremo riposo all e nostre braccia, né riposo all a nostra anima fino a quando non sarà salva l’umanità. Hugo Chavez Lo sviluppo non può andare contro la felicità umana, deve piuttosto favorirla insieme all ’amore, all e relazioni umane, all a cura dei figli, all ’amicizia, al possssedere alm eno le cose essssenziali: questo è il tesoro più importante che si può avere. Pepe Mujica Luca Lezzi - Andrea Muratore IL SOCIALISMO DEL XXI SECOLO Bisogna pensare a modell i diversi di società rispetto al capitalismsmo. Non è accettabile che nel XXI secolo alcuni paesi e multinazionali continuino a provocare l’umanità e cerchino di conquistare l’egemonia sul pianeta. Collana: Tascabili | Politica pp. 260 ca € 15,00 isbn : 978-88-99488-23-9 Evo Morales Disponibile su Luca Lezzi nasce il 22 febbraio 1989 a Salerno. Da sempre impegnato in politica e in ambito culturale, ha conseguito la laurea in Scienze del Governo e dell’Amministrazione a Salerno. È autore del saggio Filippo Corridoni. Un sindacalista rivoluzionar. (Circolo Proudhon Edizioni). Andrea Muratore nasce il 14 luglio 1994 a Orzinuovi. È studente di Economia e Management all’Università degli Studi di Milano. Da aprile 2015 è membro della redazione esteri de L’Intellettuale Dissidente; un anno dopo entra nella redazione di Io Gioco Pulito, blog ufficiale de Il Fatto Quotidiano. www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Tra i primi scritti ad affrontare in maniera diretta l’argomento, questo saggio si divide in due parti. La lente sociologica di Fabrizio Fratus mette in luce i problemi legati alla diffusione del materiale pornografico: perversione dei rapporti uomo-donna; danni a livello socio-adattivo e comunitario; perdita di contatto con la realtà; auto-esclusione; alterazioni demografiche. Paolo Cioni Fabrizio Fratus Nella seconda parte Paolo Cioni, in modo scientifico ma al tempo stesso divulgativo, ci conduce nelle retrovie psichiatriche e neuronali della questione, sollevando la contraddizione tra natura umana e ricerca compulsiva del piacere con il merito di sottolineare i danni a livello celebrale ma anche sociale e affettivo della sessualità liberalizzata. «Sex è la parola più digitata nei motori di ricerca virtuali. L’industria pornografica incassa 57 miliardi di dollari l’anno. I contenuti porno sul web sono più di 372 milioni per oltre 4,2 milioni di siti hard consultabili. La pubblicità, la letteratura, l’intrattenimento televisivo sono saturi di immagini, video, foto e materiale a sfondo sessuale. Un mondo simulato, ideale, carnale ma spassionato, che si frantuma con la realtà del quotidiano, che esorta gli individui a rinchiudersi nell’intimità della pornografia, alla ricerca del godimento. “Godi!” è l’imperativo, la norma imposta ai cittadini del “porno-brodo globale”, la nuova ideologia gestita e coordinata da un’industria specializzata e capillare, che estende il suo dominio indiscriminatamente su giovani e adulti di entrambi i sessi. Eppure, mentre l’atto sessuale diventa una merce accessibile ovunque, il mondo perde la sua potenza erotica, il desiderio di vita, il fine riproduttivo. Quali sono le conseguenze? Quali sono i danni di questa nuova ideologia del godimento?». Paolo Cioni - Fabrizio Fratus L’IDEOLOGIA DEL GODIMENTO PORNOGRAFIA E POTERE Collana: Tascabili | Società pp. 130 € 11,00 isbn : 978-88-99488-05-5 Disponibile su Paolo Cioni, è uno psichiatra toscano che vive e lavora a Firenze, con una lunga esperienza di psichiatria territoriale, ospedaliera e universitaria. È autore di numerosi saggi, tra cui Neuroschiavi con Marco Della Luna (Macro Edizioni, 2009) e recentemente Paranoia. Tra leadership e fallimento (Amazon, 2014). Fabrizio Fratus, sociologo e saggista italiano, classe 1973, è autore del libro Dio o Darwin? (Edizioni Kappa, 2008), presidente del “Comitato Antievoluzionista” e referente culturale dell’Associazione “Il Talebano”. Animatore di contraddittori e dibattiti televisivi e radiofonici, ha partecipato a diversi convegni in Italia e all’estero. www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili In Francia i retaggi dell’ideologia illuminista hanno avuto conseguenze paradossali. Oggi, però, il Paese della Marianne è il primo che, sul piano politico e metapolitico, sta ripensando la società. Questo saggio è una cronaca giornalistica che racconta il riemergere atavico della Francia profonda attraverso un’ampia introduzione e una serie di interviste inedite. Un viaggio panoramico sul clima culturale che ha portato il Front National di Marine Le Pen a raggiungere dei risultati storici. Dietro questo esito si nasconde il fermento intellettuale di scrittori, filosofi, giornalisti e umoristi dai retroterra politici più disparati, ma uniti nel tentativo di riscoprire la France éternelle. In questa edizione aggiornata fino alle ultime vicende parigine, Sebastiano Caputo intervista una ad una le personalità che ritraggono le nuove categorie del politico nello scenario transalpino. Sebastiano Caputo «La guerra globale nel Vicino e Medio Oriente, di questo passo e con questa gestione del conflitto internazionale profondamente irresponsabile – sia sul piano giornalistico quanto geopolitico – potrebbe trasformarsi in guerra civile in molti stati europei che ospitano sul proprio territorio importanti popolazioni provenienti dal mondo islamico. Se a fare da esegeti dell’Islam in Europa sono intellettuali come Bernard Henry-Lévy o la pubblicistica derivata dalla letteratura d’ispirazione fallaciana, alla comprensione e al dialogo con la cultura oltre mediterranea prevarrà l’islamofobia. Si realizzerebbe così l’american dream dei neoconservatori coi musulmani cattivi a recitare il ruolo che già fu dei pellerossa, degli stessi “italiani gangster” o dei “musi gialli”, maschere di volta in volta evocate dalla propaganda esagitante del far-west globale». Pietrangelo Buttafuoco Sebastiano Caputo FRANCIAVANGUARDIA Collana: Tascabili | Politica pp. 156 € 11,00 isbn : 978-88-99488-11-6 Sebastiano Caputo nasce a Roma, classe 1992, autodidatta. Ha iniziato a lavorare a soli diciotto anni come giornalista, prima a Rinascita, poi alla Voce del Ribelle di Massimo Fini diventando pubblicista nel 2013. È ideatore del quotidiano online L’Intellettuale Dissidente, di cui è direttore, della casa editrice Circolo Proudhon curata da Lorenzo Vitelli e della rivista trimestrale Il Bestiario degli Italiani. È autore di Pensiero in Rivolta, e Alle Porte di Damasco. Viaggio nella Siria che resiste. Collabora con Il Giornale. Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Una lettura fuorviante della storia ha voluto celare quanto le rivoluzioni settecentesche abbiano realmente comportato: disoccupazione, inquinamento, individualismo, miseria. Si è passati da un’unione comunitaria di persone, ad un’aggregazione formale di individui in nome del “progresso” e dell’ utile. Un utile divinizzato e fattosi pensiero e religione, dal calvinismo sino all’attuale monoteismo del Mercato. Un liberismo, sia economico che antropologico, eletto a istituzione, con l’unica auspicata libertà di consumare. Mercati e istituzioni globalizzati e deregolamentati, “sorvegliati” da strutture sovranazionali guidate dalla stessa follia speculativa, distruttrice di popoli e Nazioni vittime di trattati insensati e devastanti. Una crisi dunque figlia della storia, le cui soluzioni sono poche ma chiare, prima fra tutte riconquistare la sovranità nazionale e monetaria. Vi sono poi obiettivi più coraggiosi ed “etici”, e non per questo meno essenziali, come l’abbandonare la folle corsa per la crescita infinita in un mondo finito che ci implora di decrescere. Attuare soluzioni energetiche alternative, gratuite, pulite ed infinite, quale l’energia elettromagnetica scoperta da Tesla, inventore geniale oggi ai più sconosciuto. Queste solo alcune delle possibili risposte e vie d’uscita, ma per trovarle è necessario innanzitutto ripartire dalla comunità. Guido Rossi de Vermandois «Conforta sapere che i ragazzi non hanno solo una mente digitale ma confrontano il presente al passato e al futuro e non si accontentano di quel che passa il convento tecno-finanziario. Cercano pensieri divergenti, culture irriducibili al dominio del presente, slanci comunitari per progettare un diverso futuro. Questo libro riflette esattamente questa tensione ideale e culturale, ma anche civile e morale. E l’antagonista non può che essere la Megamacchina, l’apparato tecnico-finanziario-mediatico». Marcello Veneziani Guido Rossi de Vermandois SFIDA ALLA TECNOFINANZA Collana: Tascabili | Economia pp. 210 € 14,00 isbn : 978-88-99488-04-8 Disponibile su www.circoloproudhon.it Guido Rossi de Vermandois nasce ad Arezzo nel 1990. Vive a Roma ma ha conseguito la laurea a Pescara. Da sempre è attivo nel sociale e nel volontariato. Collabora come redattore per la testata de L’Intellettuale Dissidente, in cui si occupa principalmente di economia e cultura. e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Cos’è successo in Italia esattamente un secolo fa? Perché, tra gli inizi del ‘900 ed il 1922, una parte dei giovani italiani individuò nella violenza lo strumento principale per rovesciare lo Stato liberale e tentare di trasformare radicalmente il nostro Paese? Una ricerca che parte dall’analisi della ribellione giovanile italiana d’inizio Novecento per finire al 28 ottobre 1922: l’ansia dell’attesa, le ideologie della crisi, i futuristi, i nazionalisti, i sindacalisti rivoluzionari, la guerra e l’assalto al cielo degli operai e dei contadini, le occupazioni delle fabbriche e delle terre, l’impresa di Fiume e D’Annunzio, lo squadrismo e gli Arditi del Popolo, le barricate di Parma e la marcia su Roma. Le idee, i protagonisti, gli strumenti di una ribellione generazionale divenuta guerra civile. In Fiamme ritrae il quadro di una rivolta generazionale attraverso l’analisi delle strutture ideologiche dei movimenti politici e culturali che hanno animato il primo ventennio del secolo Decimonono. Una ricerca storica in cui si intrecciano i protagonisti e le idee di quella violenza redentrice che si è riversata nelle strade durante i mesi che precedettero l’intervento italiano in guerra, patrocinato, peraltro, da un socialista, ex-direttore de L’Avanti: Benito Mussolini. Nicola Maiale «Ero giovane e non potevo ammettere altre verità che le mie, né concedere all’avversario il diritto di avere le proprie, di farle valere o di imporle. Che i partiti potessero affrontarsi senza annientarsi superava le mie capacità di comprensione. Vergogna della specie, simbolo di un’umanità esangue, senza passioni né convinzioni, inadatta all’assoluto, priva di avvenire, limitata sotto ogni aspetto. Incapace di elevarsi a quell’alta saggezza che m’insegnava che l’oggetto di una discussione era la polverizzazione del contraddittore. Così io consideravo il regime parlamentare. E, in compenso, i sistemi che lo volevano eliminare mi sembravano belli, tutti, senza eccezione, all’unisono con il movimento della vita: la mia divinità di allora». Emil Cioran. Nicola Maiale IN FIAMME Collana: Tascabili | Storia pp. 273 € 15,00 isbn : 978-88-99488-00-0 Disponibile su www.circoloproudhon.it Nicola Maiale nasce in provincia di Chiesti, a Vasto, nel 1979. Pescarese d’adozione, è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Si interessa dei fenomeni correlati alla violenza politica e alle culture conflittuali. e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Lettore di Pisacane, Mazzini, Sorel, Rensi e Marx, agitatore degli scioperi generali del 1912 e del 1913, instancabile oratore, uomo carismatico, schietto e sincero, nemico del riformismo socialista, avverso al colonialismo e soldato volontario al fronte, dove morì nell’ottobre del 1915. Filippo Corridoni fondò, insieme all’amico Alceste De Ambris, il sindacalismo rivoluzionario italiano. Il teorico marchigiano è riuscito a penetrare la storia delle idee ricollocando al centro del dibattito il ceto produttivo dei lavoratori. Luca Lezzi ripercorre la vita e l’opera di Corridoni e descrive uno dei momenti storici più controversi ed infuocati del Novecento, convinto che «la riscoperta e l’attualizzazione del pensiero di Filippo Corridoni passano anche per i motivi che lo hanno relegato all’oblio». Luca Lezzi In appendice “Sindacalismo e Repubblica” scritto da Filippo Corridoni e pubblicato postumo nel 1921. «Il popolo non crede ai cultori delle cedole bancarie. Crede all’azione, a chi gli indica le vie del destino. Crede soprattutto a chi gli aprirà le strade vere della giustizia sociale». Filippo Corridoni «Il Sindacalismo, per noi, non è che un completamento del marxismo. È, quasi diremo, la sua anima, la sua parte morale. Il Sindacalismo poggia le sue fondamenta economiche su Marx, ma ha avuto l’alito vivificatore da Proudhon. Marx ci ha insegnato la meccanica delle classi, ce le ha presentate, in forma plastica, fisica; Proudhon ci ha suggerito che non basta appartenere fisicamente ad una classe per avere una coscienza di classe. E il sindacato di mestiere è il santuario ove tale coscienza si sublima. Il Sindacalismo poi ha individuato la catastrofe marxistica nello sciopero generale espropriatore.Tale idea è il degno coronamento dell’edificio». Filippo Corridoni Luca Lezzi nasce il 22 febbraio 1989 a Salerno. Da sempre impegnato in politica e in ambito culturale, ha conseguito la laurea in Scienze del Governo e dell’Amministrazione a Salerno. È autore, insieme ad Andrea Muratore, del saggio Il socialismo del xxi secolo (CP Edizioni). Luca Lezzi FILIPPO CORRIDONI UN SINDACALISTA RIVOLUZIONARIO Collana: Tascabili | Politica pp. 130 € 11,00 isbn : 978-88-99488-09-3 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Erano gli anni Sessanta quando a Parigi l’opera di Marx fu monopolizzata negli ambienti universitari dai filosofi freudo-marxisti (Foucault, Deleuze, Guattari), convinti che la “liberazione del desiderio” fosse lo strumento rivoluzionario per ribaltare i rapporti di forza. All’occhio di un marxista attento come Michel Clouscard, però, questa commistione tra Marx e Freud ha poco a che vedere con entrambi, e rappresenta in definitiva il “lapsus ideologico” di un’intera generazione che ha varato il passaggio da un vecchio capitalismo tradizionale e conservatore, ad un capitalismo soft e permissivo, da una società del risparmio, della rarità e dell’avere, a quella dello sballo, dello spreco, del consumo. Misconosciuto in Francia e mai tradotto in Italia, Michel Clouscard viene riscoperto in questo saggio per la lucidità con cui ha riesumato le categorie marxiane al di là del post-strutturalismo e del neo-hegelismo. Le sue considerazioni sul desiderio come “mercanzia suprema del capitalismo” e sul processo di integrazione nella società dei consumi fanno del suo pensiero una delle vette filosofiche più alte raggiunte nella seconda metà del xx secolo. Lorenzo Vitelli «Il colpo di genio dell’ideologia neocapitalista è quello di proporre il fenomeno dell’integrazione, della partecipazione al disordine voluto dai mercanti delle nuove libidinalità liberatrici, come una rottura con la società dei consumi». Michel Clouscard Lorenzo Vitelli UN COMUNISTA A PARIGI NEL ‘68. METAMORFOSI DEL CAPITALISMO NEL PENSIERO «I contestatori distruggono esattamente quel che il potere neo-capitalistico vuole abbattere». Pier Paolo Pasolini DI MICHEL CLOUSCARD Collana: Tascabili | Filosofia pp. 90 € 10,00 isbn : 978-88-99488-13-0 Disponibile su www.circoloproudhon.it Lorenzo Vitelli nasce a Roma il 23 luglio del 1992. Frequenta la facoltà di Filosofia de “La Sapienza”. È ideatore e caporedattore del quotidiano online L’Intellettuale Dissidente, nonché fondatore dell’Associazione ControCultura. e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili In Sicilia la politica ha fallito. Da questa evidenza nel 2014 Pietrangelo Buttafuoco tirava fuori un successo editoriale e culturale, Buttanissima Sicilia, destinato a riaccendere la discussione intorno al tema del commissariamento della regione. Da questa stessa evidenza Valerio Musumeci riparte con Cornutissima, semmai!, una risposta ragionata allo scrittore leonfortese: dal commissariamento alla mafia dell’antimafia, dal gattopardismo come psicologia dell’uomo al ruolo degli intellettuali nella lotta al potere, questo volume traccia il percorso per uscire dal disastro. L’unica possibilità è comprendere come ci siamo finiti, denunciando le responsabilità di chi ha tradito la Sicilia. Rendendola, più che buttana, cornuta. Luca Musumeci \\ Prefazione di Vania Lucia Gaito \\ «Siamo tra due fuochi. Da un lato la malversazione, la corruzione, la mafia. Dall’altro i finti eroi della magistratura, gli spargitori di legalità, i professionisti dell’antimafia. In mezzo, chi si oppone alle lusinghe dell’abbandono di ogni regola, chi cerca di vivere serenamente nei confini dello Stato, chi avverte il bisogno di ordine. Come evitare di cadere in un estremo o nell’altro, nel giustizialismo fine a se stesso piuttosto che nel familismo amorale, nel retropensiero mafioso ormai tristemente compenetrato nella nostra cultura? Leonardo Sciascia, per aver criticato una parte, a momenti veniva iscritto d’ufficio all’altra. Possiamo pensare d’essere più capaci di Sciascia? Dalla prefazione di Vania Lucia Gaito Valerio Musumeci CORNUTISSIMA SEMMAI! CONTROCANTO DELLA SICILIA BUTTANISSMA Collana: Tascabili | Politica pp. 130 € 11,00 isbn : 978-88-99488-03-1 Disponibile su Valerio Musumeci nasce a Catania nel 1992. Iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza ha deciso di abbandonarla avendo in odio il vago e deresponsabilizzante concetto di “legislatore”. Tiene il blog di politica e cultura Cave panem. Collabora con La Croce Quotidiano e con la rivista trimestrale Il Bestiario degli italiani. Scrive inoltre per le testate online L’Intellettuale Dissidente e Freedom24. www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili La storia ufficiale e i media ci raccontano di una Grecia dissoluta che ha vissuto al di sopra delle sue possibilità; una Grecia che non sa stare ai patti, che si indebita e che di contro deve il suo “successo” alla moneta unica (Monti, 2011). Ci raccontano anche di una Germania “virtuosa”, con grandi possibilità di impiego e che ha “fatto un grande sacrificio” (Prodi, 2011). Tutto ciò per convincere la Grecia prima e l’Europa poi che gli Stati sono guidati da incapaci e corrotti, e che pertanto è d’uopo affidarne la gestione alla “saggia” guida di un ente sovranazionale, quale l’Unione Europea. Hanno indicato il debito pubblico quale principale causa della crisi, “dimenticando” di riportare il mostruoso indebitamento estero ellenico; è stata data la colpa alla corruzione sorvolando sul fatto che in ogni illecito greco vi fossero invischiati i tedeschi, che più che la “locomotiva d’Europa” sembrano esserne il freno. Abbiamo visto un giovane premier venuto per liberare e invece rimasto soggiogato, che privo di una solida strategia ha ingannato il suo popolo trascinandolo con sé nel baratro. Stiamo seguendo, da italiani, la stessa disastrosa strada, e ne stiamo già subendo le conseguenze. Fortunatamente non mancano esempi positivi, di chi in Europa è riuscito a scrollarsi dal regime liberista; la Grecia e l’Italia ne saranno all’altezza? Guido Rossi de Vermandois «Una lettura alternativa, un prezioso strumento d’analisi, che collega l’ideologia dell’Alta Finanza alle vicende di un Paese, la Grecia, paradigma del fallimentare rapporto tra Ue e sovranità, tra ideologia rigorista e scelte nazionali, tra caste internazionali e identità». Dalla prefazione di Fabio Torriero «Di tutte le eredità tramandateci sin dall’antica Grecia, forse le tragedie e dunque il teatro rappresentano la più preziosa; molto infatti si deve ai drammaturghi greci e alla loro inclinazione al tragico, una forma artistica che meglio si adatta ai tempi moderni. Non vi sono infatti commedie nel destino della Grecia, né sorrisi o risate purtroppo». Capitolo vi - La tragedia Guido Rossi de Vermandois nasce ad Arezzo il 25 settembre 1990. Si laurea nel 2013 in “Economia e Management” presso l’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara. Dal 2013 collabora come redattore per la testata de L’intellettuale Dissidente, in cui si occupa principalmente di economia e cultura. Con il Circolo Proudhon Edizioni ha pubblicato il saggio Sfida alla tecnofinanza, per riformare la comunità. Guido Rossi de Vermandois TEOREMA GRECO O DEL TRAGICO DESTINO DEI POPOLI Collana: Tascabili | Economia pp. 143 € 12,00 isbn : 978-88-99488-15-4 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili Una lettura alternativa della politica estera italiana che procede di pari passo con quelle personalità che hanno segnato gli eventi cruciali dell’Italia nel mondo, dall’attenzione di Mattei per il Mediterraneo, fino al personalismo berlusconiano e ai rapporti con Bush e Putin, dal riguardo di La Pira per il conflitto vietnamita fino all’apertura di Nenni alla Cina di Mao, passando per i guizzi di sovranità del governo Craxi e la spregiudicatezza politica di Andreotti. Il ritratto di un Paese di mediatori che si è saputo ritagliare uno spazio di sviluppo e di prosperità all’interno della Guerra Fredda, e che oggi, nella cornice atlantista, sembra perdere la bussola dell’interesse nazionale. L’intellettuale Dissidente «L’Italia vive di una schizofrenia di fondo che la esalta e la deprime allo stesso tempo. Godiamo e patiamo di una posizione geografica decisiva nel Mediterraneo, il mare dove è cominciato tutto e dove quasi tutto continua a svolgersi. Siamo esaltati e frustrati da una fantasia politica che vorrebbe mettere a frutto quel patrimonio e, quando trova il modo per farlo, deve poi rendere conto a potentati maggiori e a vincoli ineludibili». Dalla prefazione di Fulvio Scaglione «Uomo di mondo, ma non mondano, viveva in modo austero e monastico. Elargiva ai poveri parte del suo stipendio e del suo guardaroba. Dalla sua carenza cronica di fondi sono scaturiti numerosi aneddoti. Quando nel 1965 si recò ad Hanoi, in Vietnam, per trovare una soluzione di pace al conflitto, fu ricevuto personalmente da Ho Chi Minh, a cui dovette chiedere, per liberarlo della sua presenza, i soldi per il biglietto aereo di ritorno». Ritratto di La Pira L’Intellettuale Dissidente L’ITALIA NEL MONDO L’ALTRA POLITICA ESTERA ITALIANA DAL DOPOGUERRA AD OGGI Collana: Tascabili | Storia pp. 220 € 15,00 isbn : 978-88-99488-30-7 Il presente saggio, curato da Francesco Manta, è stato realizzato dai redattori della sezione Esteri de L’Intellettuale Dissidente. Hanno partecipato alla stesura Federico Capnist, Fabio Mariani, Mauro Indelicato, Giulia Corrado, Guido Dell’Omo, Alessio Caschera, Cristiano Puglisi, Andrea Muratore, Luca Pinasco, Riccardo Antonucci, Leonardo Palma, Matteo Carnieletto, Filippo Maisano, Sebastiano Caputo, Lorenzo Vita. Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Tascabili voyant «Adesso la maggiore forza della storia militare mi attacca; il mio figlio africano, Obama, vuole uccidermi, togliere la libertà al nostro Paese, prendere le nostre case gratuite, la nostra medicina gratuita, la nostra istruzione gratuita, il nostro cibo gratuito e sostituirli con il saccheggio in stile statunitense, chiamato “capitalismo”, ma tutti noi del Terzo Mondo sappiamo cosa significa: significa che le corporazioni governano i Paesi, governano il mondo, e la gente soffre, quindi non mi rimangono alternative, devo resistere». Così scriveva Gheddafi il 5 aprile del 2011, a pochi mesi da una caduta tanto conosciuta al grande pubblico quanto invece sono sconosciuti gli albori di un progetto politico che ha rivoluzionato la regione libica. Il Libro Verde è un’opportunità per riportare il lettore alle origini del pensiero e dell’operato di una delle personalità più influenti del continente africano contemporaneo; origini che hanno come data simbolica quel 1977 in cui fu fondata, dopo il colpo di Stato del 1969, la Jamahiriyya. Un’esperienza ignota ai più ma le cui linee guida sono esposte in questo testo, che ci offre l’immagine di un Gheddafi dai tratti diversi rispetto al “dittatore sanguinario” dipinto superficialmente dai media europei e statunitensi. Un uomo profondamente attaccato al popolo, che stupirà sicuramente gli infaticabili difensori della “democrazia” occidentale. Muammar Gheddafi Il volume è implementato dal testamento politico e dal testamento morale di Muammar Gheddafi «Gheddafi mostrava insofferenza nei confronti delle forze occupanti già da prima della Rivoluzione, quando ancora frequentava i corsi all’Accademia. si rifiutò di imparare l’inglese ed entrò spesso in contrasto con gli ufficiali britannici che avevano il compito di addestrare l’esercito libico. Per Gheddafi era inammissibile che l’esercito del proprio Paese venisse addestrato dai “colonizzatori imperialisti”. In nome del nazionalismo arabo decise di statalizzare le grandi imprese; fece chiudere le basi militari straniere. Il nuovo regime prese di mira anche gli italiani ancora residenti in Libia e, visti come “residui del colonialismo fascista”, vennero espulsi dal Paese e le loro proprietà confiscate». Dall’Introduzione di Giovanni Giacalone Muammar Gheddafi nasce vicino Sirte il 7 giugno 1942 da una modesta famiglia appartenente alla tribù dei Qadhadhfa. Dopo gli studi religiosi a Sirte conosce il panafricanismo di Gamal Abdel Nasser e, nel 1961, si iscrive all’Accademia Militare di Bengasi dove ottiene il grado di capitano. Il 26 agosto 1969 approfittando del viaggio in Turchia di Re Idris, tenta un colpo di Stato (noto anche come “Operazione Gerusalemme”), organizzato nei minimi dettagli e privo di violenza, tanto da essere denominato “golpe bianco”. Nel 1977 fonda la “Grande Jamahiriya Socialista Araba del Popolo Libico”. Il Colonnello Gheddafi viene ucciso il 20 Ottobre del 2011, a seguito delle operazioni militari Nato avviate da Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti e appoggiate dai cosiddetti “ribelli libici”. I retroscena della morte sono ancora oggi poco chiari. Muammar Gheddafi LIBRO VERDE Collana: Voyant pp. 130 € 10,00 Disponibile su www.circoloproudhon.it e nelle nostre librerie di fiducia Voyant