Gli ultimi incrociatori

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Gli ultimi incrociatori
Gli ultimi
incrociatori
di Giovanni Panella
L
Belle e al loro tempo moderne
navi hanno navigato,
combattuto, vinto e a volte
perso, poi sono giunte alla fine
della loro vita.
Ma gli stessi che le hanno amate,
e a volte odiate, hanno voluto
che continuassero a vivere.
Per i posteri
e unità navali
che costituiscono il “patrimonio galleggiante” di un Paese, testimonianza tangibile della sua storia
sul mare, si possono
suddividere in tre categorie: da guerra, da
lavoro e da diporto.
Fino agli Anni 50 del
Novecento le iniziative di conservazione
di questo patrimonio
erano rivolte quasi
esclusivamente alle
unità militari: si trattava (e si tratta) di scafi che rappresentano dei
“monumenti dell’orgoglio nazionale”.
Non a caso, il primo esempio risale agli Anni
30 dell’Ottocento e riguarda la fregata USS
Constitution, varata nel 1797, che nei suoi
scontri con similari unità britanniche durante
la guerra del 1812-15 costituì per l’opinione
pubblica statunitense l’unico motivo di vanto
di una campagna militare che fu, per altri
versi, confusa e inconcludente. Il valore simbolico attribuito a questa nave fa sì che ancor
oggi sia mantenuta in servizio. Del medesimo
status di monumento nazionale gode l’HMS
Victory, che ricorda la battaglia di Trafalgar,
l’ammiraglio Nelson e il “Britannia rules the
waves”.
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Divenuto potenza navale di prim’ordine
nel 1905 con la battaglia di Tsushima,
anche il Giappone
conservò la nave ammiraglia di quello
scontro, la corazzata
Mikasa.
Gli Stati Uniti, dopo
aver ricordato la vittoria del 1898 sulla
Spagna con la trasformazione in museo
dell’incrociatore USS
Olympia, hanno voluto celebrare in grande stile la loro ascesa,
dopo il 1945, al rango di prima potenza navale.
Così, oltre a un buon numero d’incrociatori,
trasporti, cacciatorpediniere e sommergibili,
hanno trasformato in museo navi di notevoli
dimensioni: le portaerei USS Intrepid, Lexinton
e Hornet, e le navi da battaglia USS Texas,
Missouri, Alabama, North Carolina e Massachussets.
L’insieme del tonnellaggio delle navi museo
degli Stati Uniti costituisce oggi la terza flotta
di navi militari del mondo.
Per quanto riguarda l’Europa, le maggiori
unità militari del Novecento, sfuggite alla
fiamma ossidrica, sono rappresentate da tre
incrociatori: l’Aurora ancorato a San Pietroburgo, il Giorgios Averoff vicino al Pireo e
l’HMS Belfast a Londra.
ramuccia, la resistenza
dei difensori del Palazzo
d’Inverno fu rapidamente travolta, e i ministri arrestati: la Rivoluzione d’Ottobre era
compiuta.
Ma fu solo dieci anni
dopo, nel 1927, che la
nave entrò nella storia
come simbolo della Rivoluzione. I registi Sergei Ejzenstein e Grigorij Alexandrov realizzarono, su
commissione del Partito,
il film Oktjabr’ (Ottobre).
Nell’occasione, l’incrociatore fu di nuovo ormeggiato davanti al Palazzo d’Inverno e il suo
pezzo prodiero esplose il
L’incrociatore corazzato Aurora (in russo Avrora), fermo nel suo ormeggio sulla Neva al centro
colpo fatale. Quelle imdella città di San Pietroburgo; in apertura le bandiere di combattimento delle Marine Russa, Greca
e Britannica
magini, insieme all’assalto della marea dei riBronenosetz Kreyser Avrora
voluzionari
alla
sede
del Governo, si
L’incrociatore corazzato Aurora era entrato in
trasformarono
così
nell’emozionante
testimoservizio nel 1903, dislocava 6.630 tonnellate,
nianza
visuale
di
quanto
era
avvenuto
nella faera propulso da caldaie a triplice espansione
tidica sera del 7 novembre. Ben pochi sapevano
ed aveva un armamento principale di 8 canche la scena era stata realizzata a posteriori.
noni da 150 mm. Nel 1905 la nave, inquadrata
nella squadra dell’ammiraglio Enquist, partecipò alla battaglia di Tsushima, nella quale
cadde il comandante e quattordici uomini
d’equipaggio. La nave, pur danneggiata, riuscì
a sfuggire agli inseguitori e fu internata a Manila. Non fu davvero questo scontro, la peggior
sconfitta della storia navale russa, l’episodio
che rese famoso l’incrociatore, ma quanto accadde dodici anni dopo, il 7 novembre del
1917 (25 ottobre del calendario giuliano).
Quel giorno, il Palazzo d’Inverno di San Pietroburgo, sede del Governo provvisorio russo,
era stato circondato dai reggimenti che parteggiavano per i bolscevichi. L’Aurora, con altre
navi della flotta del Baltico, aveva risalito la
Neva e si era ancorato a poche centinaia di
metri dal palazzo. Alle 9 di sera fu un colpo (a
salve) del pezzo prodiero da 150 a dare il segnale dell’assalto alla sede del Governo.
In realtà gli storici non sono unanimi nel giuIl ponte dell’Aurora ripreso da prora; notare in primo piano il
dicare se quel colpo, che segnalava che la flotta
pezzo singolo scudato da 150 mm, una soluzione frequente a
era schierata dalla parte dei bolscevichi, fu spaquei tempi, dal quale fu sparato il colpo a salve che diede il via
rato davvero. Comunque, dopo qualche scaalla Oktiabrskaja Revoluzija, la Rivoluzione d’Ottobre
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dei simboli della tenace resistenza
dei difensori di una città sottoposta
dai tedeschi a uno degli assedi più
lunghi (e duri) della storia. Recuperato nel 1944, l’Aurora fu poi ormeggiato sulla Neva davanti all’Istituto Nakhimov, una scuola per gli
orfani dei marinai morti in guerra.
Dopo aver ospitato a bordo per un
certo numero di anni un buon numero di scolari, l’incrociatore fu riportato alle condizioni in cui si trovava nel 1917 e finalmente nel
1956 fu trasformato in museo. Da
allora l’Aurora è divenuto uno dei
principali punti di interesse della
città, tanto che il totale dei suoi visitatori ammonta a 28 milioni di
La fiancata destra dell’Aurora all’ormeggio; notare come, curiosamente, la terza
persone. Oggi l’Aurora, che dal
ancora, o ancora di speranza, sia stata posizionata vicino alle due ancore di posta
e non a poppa come usuale
2014 è stato sottoposto a importanti lavori di risistemazione che
Nel corso della Seconda Guerra Mondiale, dudovrebbero concludersi nel 2016, è la più vecrante l’assedio di Leningrado (già San Pietrochia unità della Marina Russa.
burgo), l’Aurora fu poi utilizzato come batteria
contraerei e in seguito fu affondata dai bomKatabronikò Giorgios Averoff
bardamenti aerei tedeschi: le artiglierie princiL’incrociatore Giorgios Averoff fu varato a Lipali furono allora sbarcate e utilizzate sul fronte
vorno nel 1910 dai cantieri Orlando & C, ed è
terrestre. La prova di strenua resistenza che la
oggi ormeggiato al Falero, vicino al Pireo. La
nave aveva offerto fece diventare l’Aurora uno
nave, che disloca 10.100 tonnellate, era pro-
L’incrociatore corazzato Giorgios Averoff, nel suo punto di ormeggio sulla banchina del Falero, il quartiere popolare non molto lontano
dal Pireo, ad Atene
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pulsa da caldaie a triplice espansione
e armata con 4 cannoni da 234 mm
e otto da 190. La sua costruzione fu
resa possibile da un lascito di 300.000
sterline (un terzo del costo di costruzione) del miliardario Giorgios Averoff, per il suo acquisto. La nave partecipò come nave ammiraglia alla
Guerra Balcanica del 1912-1913 contro la Turchia, un conflitto che per
Atene aveva come obiettivo di lungo
termine: “L’autodeterminazione e la restaurazione dell’Ellenismo nel mare
Egeo”.
Si trattava di un disegno politico - militare che, di fronte allo sfaldamento
dell’Impero Ottomano, prevedeva che
la Grecia riconquistasse i territori costieri dell’Asia Minore. Sotto il co- Una vecchia gloria greca ma anche italiana; una bitta con, ancora, il coperchio
mando dell’ammiraglio P. Koundou- originale in bronzo montato nei cantieri livornesi Orlando nel 1911
riotis, l’Averoff giocò un ruolo centrale
taggio ottenne un notevole successo, fu presa
negli scontri navali di Elli e di Lemnos, conla decisione di riportare l’incrociatore alsentendo ai greci l’occupazione delle isole del
l’aspetto che aveva nel 1912. I lavori di renord est dell’Egeo, di notevole valore strategico
stauro sono proceduti gradualmente e oggi saperché prossime ai Dardanelli. Questi successi,
lire a bordo dell’unità consente di fare un passo
importanti, divennero ancor più significativi
indietro nel tempo. Non c’è bisogno di agper l’opinione pubblica greca qualche anno
giungere che l’Averoff riveste un notevole sidopo, con il totale fallimento della guerra del
gnificato anche per il nostro Paese: è infatti
1919-22 contro la Turchia.
l’unica grande nave militare di costruzione itaKemal Atatürk, capo del nuovo Stato turco,
liana che si sia conservata intatta.
batté l’Esercito ellenico e 1.500.000 greci che,
Una curiosità: l’Averoff è l’unica nave da guerra
da sempre, abitavano l’Asia Minore, fu coal mondo ad avere, nel suo interno, un’intera
stretto a riparare in Grecia. Questo esodo, che
cappella (in questo caso ortodossa, con tanto
è ricordato dai greci come: “Mikrasiatikí katadi iconostasi), come volle il banchiere che la
strofí” (la catastrofe dell’Asia Minore) e che
finanziò.
suscita ancor oggi profondo dolore nell’opinione pubblica ellenica, ebbe anche pesanti
ricadute economiche: la città di Atene fu inCruiser HMS Belfast
vasa da una massa di profughi che ne accrebSul Tamigi, davanti alla Torre di Londra, è orbero di colpo la popolazione.
meggiato l’HMS Belfast un incrociatore di
Nella Seconda Guerra Mondiale, dopo la con14.000 tonnellate di dislocamento, varato nel
quista della Grecia da parte delle forze del1938 e armato di dodici cannoni da 152 mm.
l’Asse, l’Averoff riparò ad Alessandria e in seCol gemello HMS Edinburgh, rappresentava una
guito fu utilizzato nella scorta ai convogli degli
delle migliori realizzazioni prebelliche e, in
Alleati tra l’Oceano Indiano e il Mar Rosso,
quanto tale, ebbe una lunga carriera operativa.
un’attività nella quale anche una vecchia nave
Nei primi mesi della Seconda Guerra Mondiale,
da guerra poteva avere una qualche utilità.
l’incrociatore fu però gravemente danneggiato
Il 16 ottobre 1944, quando l’Averoff ritornò al
da una mina magnetica, tanto che i lavori di
suo ancoraggio del Falero, non aveva più alcun
ripristino durarono tre anni. Dopo esser rienvalore militare ed era destinato alla fiamma
trato in servizio nel novembre del 1942, l’HMS
ossidrica Nel 1983 tuttavia, dopo che il lancio
Belfast portò a termine numerose missioni di
di una raccolta di fondi destinata al suo salvascorta ai convogli diretti in Unione Sovietica.
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La sala consiglio a bordo del Giorgios Averoff; notare, come curiosità, sulla destra un radiatore di termosifone, sotto la foto di Re Giorgio
I di Grecia
Durante una di queste partecipò allo scontro
con l’incrociatore da battaglia tedesco Scharnhorst, colpito dai proiettili della corazzata HMS
Duke of York e infine affondato dai siluri del
HMS Belfast e dell’incrociatore HMS Jamaica.
La nave ebbe poi un ruolo di primo piano durante lo sbarco in Normandia e nel 1945 fu inviata nel teatro del Pacifico, dove stazionò nelle
acque della Cina fino al 1947.
Ritornato in Patria per lavori di manutenzione,
nel 1949 fu inviato nuovamente in Estremo
Oriente: fu coinvolto nelle vicende della guerra
civile cinese e in seguito partecipò attivamente
alla guerra di Corea. Posto in riserva nel 1952,
nel 1955 se ne decise un rimodernamento che
consentì all’HMS Belfast di restare in servizio
fino al 1971, quando passò in disponibilità per
essere radiato.
La ragione per cui si decise la sua trasformazione in museo non stava tanto nella celebrazione dei tanti eventi bellici ai quali l’HMS Belfast aveva partecipato, ma nel fatto che era
l’ultimo rappresentante di una specifica tipologia navale, l’incrociatore, un’unità che con
la sua presenza assidua su tutti i mari del
mondo aveva accompagnato e reso possibile
lo sviluppo dell’Impero Britannico. In quanto
“monumento” dedicato ad un passato imperiale, la sua collocazione davanti alla Torre di
Londra, sembra del tutto appropriata.
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La visita a bordo
Trasformare una nave da guerra in museo vuol
dire adattarla a un percorso di visita da proporre al pubblico, allestendo una serie di spazi
interni che siano in grado di offrire a migliaia
di visitatori un’esperienza di prima mano sulla
vita di bordo, quando quel vecchio scafo era
un’unità combattente. Oltre al ponte di comando, alle torri dell’artiglieria e alla sala macchine, i visitatori sono particolarmente incuriositi dalle sistemazioni per l’equipaggio.
Da questo punto di vista l’Averoff e l’Aurora
hanno restaurato egregiamente i loro spazi interni: dagli eleganti quadrati ufficiali, ricchi di
legni pregiati, alle camerate per l’equipaggio,
assiepate di amache pronte per la notte. Va
detto però che in questo campo l’HMS Belfast
ha realizzato qualcosa di più, perché oltre a
restaurare gli spazi più importanti della nave,
li ha resi ancor più vivaci inserendovi una serie
di manichini, realizzati con estremo realismo,
degli uomini che sull’incrociatore hanno vissuto e combattuto… così, se all’interno della
torre delle artiglierie principali i serventi dei
pezzi da 152 sono dei nerboruti marinai con
le maniche rimboccate, l’ufficiale medico che
sta cavando un dente a un marinaio in infermeria non ha nulla di militaresco. Tra le varie
scene proposte al pubblico si può ricordare
quella dell’esile gestore dello spaccio di bordo,
Lo HMS Belfast ormeggiato a Londra, sul Tamigi, vicino al Tower Bridge, dal 21 ottobre 1971 (anniversario della battaglia di Trafalgar). Le
strutture di legno visibili al suo fianco, altrettante ne esistono dall’altro lato, servono ad impedire danni causati da improvvise piene del fiume
dal fisico chiaramente inadatto a compiti più
pesanti e quella della sveglia dell’ufficiale di
guardia che, ancora disteso in cuccetta, accetta
il caffè che gli porge il marinaio di servizio.
Questi aspetti d’immersione realistica nella vita
della nave sono esplicitati dalla pubblicazione
che accompagna la visita:“Esplorate i nove ponti
del HMS Belfast per scoprire le storie che si svolgevano a bordo di questa nave durante le missioni
dei convogli artici, durante il D-Day e oltre. Immaginate di dormire in una delle amache strettamente ammassate durante le missioni nelle acque
dell’Artico, o di essere di servizio il D-Day nella
profondità delle viscere della nave quando questa
apriva il fuoco in supporto alle truppe alleate. Avventuratevi nell’interattiva “Operation Room” e
immergetevi nel mezzo della battaglia nella nostra
“Gun Turret Experience”.
La nave è gestita dall’IWM, (Imperial War Museum), una struttura che si presenta così al pubblico: “L’IWM svolge una funzione unica nella
sua copertura dei conflitti, soprattutto quelli che
riguardano la Gran Bretagna e il Commonwealth,
a partire dalla Prima Guerra Mondiale ad oggi. Ci
sforziamo di occuparci e di incoraggiare lo studio e
la comprensione della guerra moderna e delle «esperienze dei tempi di guerra». Siamo fieri di esser
considerati tra le cose essenziali che valgono una
visita a Londra, nel Cambridgeshire e nel Great
Manchester. L’IWM è una famiglia di cinque mu-
sei; IWM Nord a Trafford, Greater Manchester;
IMW Duxford vicino a Cambridge; Churchill War
Rooms a Whitheall, Londra; la nave storica HMS
Belfast ormeggiata sul Tamigi. Siamo parzialmente
finanziati da fondi pubblici ma necessitiamo di
sponsorship e di donazioni per sostenere i nostri
ambiziosi programmi. Potete fare donazioni online; tutti i contributi sono davvero benvenuti.”
I problemi di gestione
I costi di gestione sono veramente non indifferenti: non si tratta solo di garantire la vigilanza, la sicurezza e di ridipingere periodicamente scafi e sovrastrutture, ma occorre
intervenire periodicamente sulle strutture metalliche, usurate dall’opera del tempo. E’ per
questo motivo che l’opera viva dell’Aurora ha
dovuto subire un completo rifacimento, sistemando delle lamiere saldate al posto di quelle
originali, chiodate, che erano ormai in pessime
condizioni. Persino per il SS Great Britain, uno
scafo che risale al 1843 ma che da quarant’anni
è conservato in secco a Bristol, la corrosione
delle strutture metalliche rappresenta un vero
problema. Per bloccare l’avanzamento della
ruggine sull’opera viva, il bacino di carenaggio
è stato chiuso all’altezza del livello del mare
con vetri opportunamente increspati, a dare
l’impressione di una superficie acquea. Questa
soluzione consente ai visitatori di scendere sul
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ciatore era divenuto una vera attrazione turistica,
con un numero di visitatori che si mantenevano
su una media annua di 100.000, le visite si sono
rarefatte, mentre le spese di gestione crescevano
al di sopra delle possibilità dell’associazione,
che ha quindi dovuto dichiarare fallimento.
Queste difficoltà hanno avuto un immediato
ritorno sull’aspetto della nave, sul cui scafo
hanno cominciato ad apparire macchie di ruggine e segni di usura ( il costo della pitturazione
completa dello scafo si aggirava sul mezzo milione di Euro), tanto che un’associazione locale
ha lanciato una raccolta di firme perché l’incrociatore fosse spostato in una posizione
meno centrale. Nel 2007 il Colbert, che dal
La torre prodiera da 152 mm dell’incrociatore leggero Belfast
1993 era stato visitato complessivamente da
con, in basso, la campana di bordo
800.000 persone, è stato rimorchiato fino al
fondo del bacino e di osservare le linee dello
cimitero marino di Landevennec, nella rada
scafo sotto il galleggiamento, di ammirare la
di Brest e in seguito è stato demolito.
forma avveniristica dell’elica a sei pale e nello
Se l’equilibrio nella gestione dei conti delle
stesso tempo permette di mantenere costante
navi-museo è strettamente collegato al numero
la temperatura e l’umidità dell’aria. Una simile
dei visitatori, da questo punto di vista appare
soluzione presuppone, tuttavia, la disponibilità
particolarmente interessante un articolo appiena di un bacino di carenaggio, una struttura
parso su Naval History Magazine e dedicato ai
che di solito ha degli usi ben più redditizi.
problemi dell’imponente flotta delle navi-muLe difficoltà e i costi della conservazione delle
seo degli Stati Uniti. Nell’esaminare le tematiunità militari di notevoli dimensioni sono teche della complessa gestione di tali unità, l’austimoniate dalla vicenda del francese Colbert,
tore così sintetizza il primo fattore di successo:
un incrociatore antiaereo armato di sedici can“Location. Location. Location ”.
noni da 127mm, entrato in servizio nel 1959.
Sostiene infatti che la possibilità di attrarre i
Tra il 1970 e il 1972 l’artiglieria fu ridotta a due
visitatori dipende in gran parte dalla collocapezzi da 100 mentre fu installato un sistema
zione geografica della nave, rispetto ad un premissilistico antiaereo Masurca. La nave è
ciso bacino di utenti potenziali. Va notato che
ricordata per aver imbarcato nel 1967 il generale
l’HMS Belfast, come del resto l’Aurora, sono orDe Gaulle nel suo viaggio in Canada, durante
meggiati in pieno centro di metropoli come
il quale a Montreal egli pronunciò il celebre:
Londra e San Pietroburgo (come è tornata a
“Vive le Québec libre!”, in appoggio alla volontà
chiamarsi Leningrado), in una posizione che
di indipendenza di quella provincia. L’incidente
si presta a intercettare un buon
diplomatico che ne seguì
numero di visitatori, mentre
fece interrompere la visita
l’Averoff, ospitato in una base midi Stato del Presidente della
litare nelle vicinanze del Pireo,
Repubblica francese.
ha una collocazione piuttosto
Il Colbert prestò servizio nella
periferica. Naturalmente, come
Marine Nationale fino al
nel caso dei musei “terrestri”,
1991, dopo di che avrebbe
non è detto che l’importo dei bidovuto esser demolito ma
glietti venduti debba sostenere
nel 1993,un’associazione di
in toto le spese di gestione di una
volontariato di Bordeaux
targa commemorativa, visibile in basso,
nave-museo, ma numeri elevati
riuscì a farselo assegnare e Una
a sinistra, nella foto precedente, riporta
ad ormeggiarlo al quai Ba- quattro delle più memorabili campagne di visitatori sono estremamente
calan di quel porto, apren- condotte dall’unità durante la sua vita utili per ottenere ulteriori conoperativa: La scorta ai convogli dell’Artico, la
dolo al pubblico. Dopo un battaglia di Capo Nord, lo sbarco in tributi dalle amministrazioni locali e da eventuali sponsor.
periodo nel quale l’incro- Normandia e la Guerra di Corea
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