Storia di un`amicizia
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Storia di un`amicizia
Storia di un’amicizia Micio Geppi era un giovane gatto un po’ sgangherato: era tutto nero con una piccola macchia bianca sotto il naso che sembrava avesse i baffetti; aveva il pelo corto e ispido, mentre la sua coda era enorme, pelosa e bella soffice; aveva un orecchio in su ed uno in giù e quando doveva iniziare a correre faceva un ridicolo balzo all’indietro e poi… via. Era molto simpatico e affabile con tutti ed era il gatto del vicinato più ricercato per giocare perché aveva molta fantasia e inventava giochi sempre nuovi e divertenti. Un giorno, passando davanti ad un portone, Geppi vide una bellissima gatta bianca dagli occhi verde mare molto tristi acciambellata in una cesta. Il micio rimase affascinato e, fermandosi, la invitò ad andare a giocare con lui ed i suoi amici: “Ciao! – le disse – perché non vieni a giocare con noi invece di startene lì a guardare? Vieni, vedrai che ti divertirai!” La gattina, che si chiamava Bianca, rispose: “ Non posso. Io esco sempre con la mia padroncina che mi porta in braccio a prendere un po’ d’aria oppure me ne sto qui a guardarvi giocare. Sai, io non posso camminare. Qualche tempo fa, mentre attraversavo la strada senza guardare, sono stata investita da un’auto e da allora non posso più muovere le zampette di dietro. Per questo non posso venire a giocare con voi, anche se mi piacerebbe tanto!” E mentre parlava due grossi lacrimoni iniziarono a scenderle sul bel musetto. Micio Geppi fu così colpito dalle parole di Bianca che immediatamente pensò di fare qualcosa per aiutarla. Si ricordò che, nel garage della casa in cui abitava, giaceva abbandonato un carrettino di legno, di quelli usati dai cuccioli degli umani per imparare a camminare. Chiamò a raccolta i suoi amici gatti e gattine e, dopo aver spiegato loro la situazione, tutti insieme andarono nel garage a prendere il carretto. Micio Geppi mise intorno al manico una corda, anche questa trovata nel garage, e la porse a due gatti, che tenendosi allineati, tiravano un capo delle corda per ciascuno, mentre tutti gli altri spingevano il carretto. Lo trasportarono dove era Bianca, la quale rimase stupita nel vedere quel trabiccolo e tanti gatti che erano venuti lì per lei. Micio Geppi le spiegò che doveva salire sul carretto e loro l’avrebbero portata a giocare sulla collina, lontano dai pericoli. Facendosi forza sulle zampette davanti e aiutata dalle altre gattine, che le tenevano sollevate le zampette posteriori, Bianca riuscì a spostarsi e a mettersi nel carretto. Così iniziò quello strano corteo: due gatti che tiravano il carretto come fossero una pariglia di bei cavalli, due gattine ai lati, un’altra gattina nel carretto insieme a Bianca per sostenerla in caso di difficoltà, e gli quattro gatti dietro a spingere. Arrivarono così sulla collina, trovarono un bello spiazzo sotto un grosso albero, misero il carretto in sicurezza e poi si misero a sedere in cerchio, uno accanto all’altro: micio Geppi, che come sappiamo aveva molta fantasia, per coinvolgere Bianca pensò di fare il gioco della storia a più zampe: un gatto avrebbe iniziato il racconto di una storia che a turno tutti avrebbero dovuto continuare. Un altro giorno, invece, Geppi pensò di fare il gioco delle parole: un gatto diceva una parola e il vicino doveva inventare una frase in cui vi fosse quella parola. Chi inventava la frase più bella vinceva. E così via. Ogni giorno nel primo pomeriggio si poteva vedere passare il carretto spinto dai gatti verso la collina. E ogni giorno sulla collina si facevano sempre giochi nuovi e divertenti a cui poteva partecipare tranquillamente anche Bianca, che aveva ritrovato il sorriso. Se invece era brutto tempo, i gatti spingevano il carretto in un posto al coperto per poter continuare a giocare tutti insieme. E se per caso vi capita di passare lì, fermatevi e guardate: vedrete un gruppo di gatti felici che hanno scoperto il gusto di una vera amicizia! (Daniela Trinci, 2011)