TE Box N.5 - Toscana Energia

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TE Box N.5 - Toscana Energia
Toscana Energia Box n. 5 - Aprile 2014 - Rivista inviata in omaggio
economia•territorio•arte
8 24 34
Gas
Italia hub
europeo
Piombino
la crisi
dell’acciaio
Dante
geopolitica
del 1300
PRIMOPIANO
ENERGIETOSCANE
Focus • Punti di Vista
Mercato • World Report
Tendenze • Novità
Decisioni • Progetti
4
18
di Ezio Ferrante
di Andrea Giannotti
8
1.“Più concorrenza e sicurezza
energetica grazie al TAP”
2.Dall’energia all’Università,
le relazioni tra Kazakhstan
e Toscana
Tra i ghiacci dell’Artico,
il nuovo Medio Oriente dell’energia
Italia, hub europeo del gas
di Federico Ermoli
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L’Italia e i parametri di Kyoto:
missione possibile
di Alessandro Farruggia
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FOCUS TOSCANA
E RAPPORTI INTERNAZIONALI
24
L’acciaio di Piombino
e la manifattura italiana
di Angela Feo
Il fotovoltaico tra incentivi
e risparmi
di Francesco Farri
TERZAPAGINA
Arte • Cultura • Musica
Sport • Rubriche
Toscana Energia Box n. 5 - Aprile 2014
Periodico di Toscana Energia
Registrazione del Tribunale di Firenze
n. 5855 del 15/11/2011
Direttore responsabile: Angela Feo
A cura dell’Ufficio Comunicazione
e Gestione del Brand di Toscana Energia
Hanno collaborato:
Cristina Acidini, Lorenzo Becattini,
Federico Ermoli, Rosella Fantoni, Francesco
Farri, Alessandro Farruggia, Ezio Ferrante,
Andrea Giannotti, Elisabetta Quattrini,
Mario Sechi, Claudio Vecoli.
Si ringraziano:
Roberto Paglianti, Stefano Lippi,
Andrea Pantani, Monica Pierulivo
La rivista Toscana Energia Box, per garantire
al massimo l’obiettività dell’informazione,
lascia ampia libertà di trattazione
ai suoi collaboratori, anche se non sempre
ne può condividere le opinioni.
Direzione, redazione, amministrazione:
Via dei Neri 25 - 50122 Firenze
Progetto grafico e impaginazione:
Sesamo Comunicazione Visiva sas
www.sesamo.net - [email protected]
www.toscanaenergia.eu
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Gli artisti di Toscana Energia
di Cristina Acidini
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Le città di Dante: (quasi)
una geopolitica del 1300
di Lorenzo Becattini
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Le metamorfosi della Versilia
di Claudio Vecoli
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Pillole di energia
a cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini
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Consigliato da...
di Mario Sechi
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La Scuola Normale
si apre a nuove sfide
di Angela Feo
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La primavera di questo 2014 porta novità
rilevanti per Toscana Energia.
terlocutore affidabile degli amministratori locali e delle realtà territoriali.
Con le elezioni amministrative del 25 maggio vi sarà un avvicendamento significativo di
sindaci al vertice dei comuni azionisti della società. Si stima un turnover intorno al 50%.
Ancora una volta (ed è ormai una presenza
consolidata) offriamo al nostro territorio questo magazine, ricco di spunti e approfondimenti, non solo sui temi energetici.
Sarà dunque necessario un paziente lavoro per introdurre i nuovi amministratori nella
complessa realtà di Toscana Energia, con l’obiettivo di mantenere quell’unità di intenti che
ha positivamente caratterizzato l’esperienza
pregressa.
La copertina di questo numero di Toscana Energia Box è dedicata all’artista Giuliano
Ghelli, venuto a mancare il 15 febbraio scorso.
Con Giuliano, pittore e scultore, abbiamo realizzato il bellissimo calendario per il 2014 e un
suo quadro è entrato a far parte della collezione aziendale. Era indiscutibilmente bravo, ma
a noi piace ricordarlo anche come un uomo
buono, amante del lavoro e della sua terra, la
nostra Toscana.
Da poco vi è stato un importante avvicendamento in Italgas, il nostro azionista industriale. L’ingegnere Paolo Mosa ha lasciato questo
incarico per diventare amministratore delegato
di Snam Rete Gas. A lui un ringraziamento per
esserci stato accanto nei passaggi cruciali degli
ultimi anni. Un augurio di buon lavoro all’ingegnere Luca Schieppati, manager del gruppo,
nuovo amministratore delegato di Italgas.
A fine marzo nello splendido castello in stile
moresco di Sammezzano, nel Comune di Reggello, pensato e realizzato nella seconda metà
del XIX secolo dal Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, il Cda di Toscana
Energia ha approvato il bilancio del 2013, ma
soprattutto ha gettato le basi per la partecipazione alle gare toscane sulla distribuzione del
gas, con l’approvazione delle linee guida delle
future modalità operative.
L’azienda continuerà così ad essere una
protagonista dell’economia toscana ed un in-
toscana energia box
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Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Secondo le stime i fondali del Polo Nord nasconderebbero circa un quarto
Tra i ghiacci
dell’Artico,
Foto: istockphoto
il nuovo Medio
Oriente dell’energia
DI EZIO FERRANTE
Si è aperta una nuova partita geopolitica tra gli attori che si affacciano
nella regione, ansiosi di allargare i propri confini del mare
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delle risorse energetiche globali inesplorate
Complici
gli effetti
perversi del riscaldamento globale e la
fame di energia del mondo globalizzato, l’Artico si appresta a diventare, negli
scenari prossimo venturi, il Nuovo Medio
Oriente dell’energia, ridisegnando così la
mappa dei giacimenti energetici e, di conseguenza, delle rotte marittime di approvvigionamento. Infatti, secondo le stime
dell’U.S. Geological Survey, le risorse che
si nascondono sotto i fondali dell’Artico
ammonterebbero a circa un quarto delle
risorse energetiche globali inesplorate.
E al riguardo si parla del 13% del petrolio, 30% di gas naturale e 20% di gas
liquido, in pratica miliardi di barili di petrolio e trilioni di metri cubi di gas: un vero
e proprio Eldorado dell’energia. Di qui la
partita geopolitica che si è aperta tra i cinque attori della regione artica, ansiosi di allargare i propri confini del mare: Norvegia,
Russia, Stati Uniti, Canada e Danimarca
(via Groenlandia). Partita geopolitica che
è iniziata in maniera eclatante nel 2007 a
seguito di due eventi: da un lato, il minimo storico nell’estensione dei ghiacci della
calotta polare (4,3 mln kmq, due milioni in
meno degli standard registrati negli ultimi
decenni). Dall’altro, la spedizione scientifica russa Arktika, con la bandiera al titanio
piantata a 4.261 metri sotto la verticale
del Polo Nord, quasi a rivendicarne, sia
pur simbolicamente, il proprio possesso,
invero tutto ancora da dimostare. La spartizione dei fondali dell’Artico sarà infatti
determinata solo dal diritto internazionale,
secondo i criteri e gli istituti previsti dalla
Terza Convenzione delle Nazioni sul diritto
del mare, che ha stabilito lo statuto giuridico e ontologico dei mari, ratificata da tutti
gli attori artici, tranne gli Stati Uniti.
Solo
il rispetto del diritto internazionale
impedirà che l’area diventi un terreno
di scontro
geopolitico
toscana energia box
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•
Foto: corbisimages
Col progressivo
scioglimento della calotta
polare comincia
una “rivoluzione
delle rotte marittime”
tra Atlantico
e
L’organo deputato a valutare le rivendicazioni degli Stati costieri sull’allargamento oltre le 200 miglia della propria
piattaforma continentale, cioè la prosecuzione naturale sottomarina della massa
costiera terrestre (fino a 350 miglia marine
dalla costa o, addirittura, sino a 100 miglia
dall’isobata dei 2.500 metri) è la Commissione sui limiti della piattaforma continentale (Clpc).
Al momento però l’unico Paese circumpolare ad aver definito i propri confini del
mare è la Norvegia che, nel 2009, ha visto
riconoscere la propria istanza dalla Clpc e
che, con un accordo con Mosca del 2010,
ha posto fine, dopo quarant’anni di trattative, all’annosa controversia ‘territoriale’
nel Mare di Barents. La pioneristica richiesta russa del 2001 (e si tratta di ben 1,2 mln
Pacifico
6
kmq) è rimasta invece ancora al palo, dato
che la documentazione supplementare richiesta non è ancora stata prodotta.
E proprio il 2014 dovrebbe essere l’anno della presentazione da parte del Canada e della Danimarca delle proprie istanze,
mentre gli Stati Uniti, finché non si decidono a ratificare la Convenzione, in un
dibattito politico che ormai va avanti da
vent’anni, non possono certo presentare
domande a una Commissione che de iure
non riconoscono.
Solo il rispetto del diritto internazionale, come peraltro ribadito dagli stessi
attori interessati nel summit di Ilulissat
del maggio 2008, impedirà che l’Artico
diventi un’area di scontro geopolitico, in
un’ennesima pericolosa riedizione di quel-
foto:
•
L’Artico
visto
le resources war, che purtroppo travagliano già varie parti del mondo.
Negli scenari artici, le cui dinamiche
sono dunque ancora in movimento, non
v’è intanto chi non veda quali siano le
straordinarie opportunità del progressivo
scioglimento dei ghiacci. Innanzitutto una
crescita di peso geopolitico degli Stati del
Rimland artico, in inedite e impreviste joint
ventures tra le major internazionali per la
messa a frutto del settore oil&gas, destinato a determinare un progressivo spostamento verso il Grande Nord dell’asse della
produzione energetica mondiale.
Opportunità, soprattutto, per la ‘danese’ Groenlandia, che intende sfruttare i
proventi delle concessioni offshore per trasformare la sua attuale wider autonomy
in vera e propria indipendenza politica
da Copenaghen. Eccezionali opportunità
anche per i Paesi del sistema Asia-Pacifico
(Cina, Corea del Sud e Giappone), sempre
più affamati d’energia che, nelle risorse
dell’Artico, vedono l’alternativa alla dipendenza dei propri approvvigionamenti
dai più lontani mercati del Golfo Persico,
accorciando così la propria filiera energetica, che ora è costretta a filtrare attraverso
i ‘colli di bottiglia’ di Hormuz e Malacca.
Il progressivo utilizzo per la navigazione marittima dei ‘leggendari’ passaggi a
nord-est e a nord-ovest (rispettivamente lungo la costiera siberiana e l’intrico
dell’arcipelago canadese), offre linee di
comunicazione marittima più brevi e sicure (all’attualità, più il primo che il secondo,
con 71 transiti nel 2013).
toscana energia box
Con il disgelo artico stiamo infatti assistendo, a livello più generale, a una vera e
propria “rivoluzione delle rotte marittime”
di collegamento tra Atlantico e Pacifico, rispetto a quelle più tradizionali di Suez e
Panama. Per meglio intenderci, nella tratta Londra-Yokohama, via Suez-Malacca
il tragitto sarà di 21.200 km, via Panama 23.300, via passaggio a nord-ovest
15.930 e, infine, via passaggio a nord-est
soli 14.062. E rotte più brevi significano
risparmi sostanziali in termini di costi d’esercizio della nave, senza contare che,
lungo la via dello Stretto di Bering, non si
pagano gli esosi pedaggi di Suez o Panama né si corre il rischio-pirateria come nel
Mare Arabico e nell’Oceano Indiano, con i
relativi sovrapprezzi assicurativi.
Tutti gli scenari, rapidamente tratteggiati, ruotano però intorno a un unico
‘mantra’: quando si potrà disporre, almeno
d’estate, di un Artico ice-free? L’andamento dei ghiacci, alle misurazioni satellitari di
fine estate, continua infatti a essere anomalo: se nel 2012 si è registrato un nuovo
record minimo (3,41 mln kmq), nel 2013 i
ghiacci hanno ripreso ad aumentare (5,10
mln). Ma la comunità scientifica, nell’assunto condiviso che, prima o poi, “l’Artico
sarà solo mare”, continua a essere ottimista, spostando semmai, nei vari modelli di
simulazione adottati, sempre più avanti la
fatidica data (da quel 2013, ormai superato, al 2015/16, dal 2020/25 al 2035 e…
oltre). L’avvento dell’Artico come “nuovo
medio oriente dell’energia” appare dunque vicino, ma non certo vicinissimo.
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PRIMOPIANO
dal satellite
Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Ecco come Snam sta investendo su sicurezza degli approvvigionamenti
Italia,
hub europeo
del gas
DI FEDERICO ERMOLI
(Direttore Business Development e Attività Estero di Snam)
Grazie
a nuove infrastrutture il nostro
Paese
avrà un ruolo chiave
nello scenario energetico internazionale
Dopo
decenni di stabilità e di
costante crescita sorretta dall’indiscussa
connotazione del proprio prodotto come
combustibile pulito, economico e ampiamente disponibile, il mercato mondiale del
gas naturale sta vivendo una fase di radicale
trasformazione. Essa è stata indotta principalmente dalla crisi economica in Europa
che ha contratto la domanda di energia, e
da uno scenario energetico globale in forte cambiamento in cui lo shale gas emerge
come futuro protagonista grazie ai ridotti costi di produzione, ma dove per contro il ruolo
del gas naturale è minacciato da fonti a minor impatto ambientale, come le rinnovabili,
oppure più economiche, come il carbone.
Tutti questi fenomeni hanno comportato forti contrazioni dei volumi di gas
consumati rispetto ai livelli massimi raggiunti dopo decenni di costante crescita.
A partire da questo ridimensionamento
che ha caratterizzato gli anni più recenti,
il gas naturale è comunque destinato nel
lungo termine a crescere, guadagnando
terreno sulle altri fonti fossili e fungendo
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da combustibile di transizione verso una
low carbon economy e da supporto allo
sviluppo delle energie rinnovabili.
Fenomeni altrettanto rilevanti, emersi
con forza in tempi relativamente recenti,
sono la progressiva riduzione della capacità
di produzione interna europea di gas naturale, che porterà a un notevole incremento
delle importazioni, e la volontà di unificare
il mercato comune del gas naturale per garantire prezzi omogenei in tutta la UE.
Gli investimenti nel settore gas in Europa non saranno dunque guidati come in
passato dalla crescita della domanda, ma
saranno piuttosto finalizzati ad accelerare il processo di integrazione delle reti di
trasporto e dei sistemi di stoccaggio per
garantire la sicurezza di approvvigionamento, diversificare le fonti, accrescere la
liquidità del mercato e favorire gli scambi
e la concorrenza a livello continentale, attraverso lo sviluppo di un sistema logistico
flessibile, altamente interconnesso ed economicamente efficiente.
e integrazione con la rete continentale
La Penisola
sarà uno snodo strategico
per far arrivare
il gas dal Nord Africa
e dall’Asia centrale
fino a
Londra
Foto: Snam
Concretamente questo comporta la
necessità di realizzare nuove infrastrutture
di importazione dalle aree con le riserve
più significative e, soprattutto, maggiori
interconnessioni tra i sistemi nazionali dei
diversi paesi che si erano finora sviluppati, anche quando largamente dipendenti
(come nel caso italiano) da importazioni,
in base a logiche “autarchiche”, con limitati sbocchi verso altri mercati.
toscana energia box
Da tempo Snam ha individuato nello
sviluppo in chiave europea del mercato
italiano del gas la principale leva strategica della propria crescita futura. In
quest’ottica, il suo piano di investimenti
da quasi 7 miliardi di euro si poggia su
due pilastri strettamente correlati: da un
lato, realizzare infrastrutture gas (trasporto, stoccaggio, rigassificazione) volte a
garantire la sicurezza e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del
mercato italiano, dall’altro favorire l’integrazione del sistema infrastrutturale italiano con quello europeo e la realizzazione fuori dal Paese delle interconnessioni
9
10
Foto: Snam
Il gas naturale
sarà il combustibile di transizione
verso una low carbon
necessarie alla logistica del gas lungo i
corridoi Sud-Nord ed Est Ovest che attraversano l’Europa centrale.
Lo sviluppo di tutte queste infrastrutture garantirà la base logistica per l’emergere e l’affermarsi in Italia di un gas hub
per il Sud Europa. Uno sviluppo, importante per l’economia energetica del Paese,
che fa leva sulla posizione logistica chiave
dell’Italia lungo il percorso per far arrivare il gas dai giacimenti del Nord Africa e
dell’Asia centrale fino a Londra, passando
dalla Svizzera, dalla Germania e dal Belgio.
La visione della Snam è in linea con l’evoluzione del quadro normativo europeo
che vede nell’internazionalizzazione delle
attività degli operatori tradizionalmente
nazionali la chiave di volta per la realizzazione di investimenti coordinati lungo i
corridoi prioritari individuati dall’UE. In tale
ampio contesto strategico Snam è già fortemente impegnata per promuovere l’integrazione del mercato europeo, in particolare attraverso la realizzazione del progetto
reverse-flow (utilizzo dei gasdotti controflusso rispetto all’originale concezione)
lungo il Corridoio Sud-Nord, che collegherà il PSV (punto di scambio virtuale) italiano
ai principali hub del gas del Nord europeo
e che è stato definito prioritario nell’ambito del Gas Regional Investment Plan (GRIP),
promosso di concerto tra i vari operatori
continentali del trasporto del gas.
Fondamentale, in questo senso, si è
rivelata l’alleanza strategica che Snam ha
stretto con Fluxys: grazie all’acquisizione
congiunta di quote significative di Interconnector UK che collega la Gran Bretagna
al Continente - e anche al fatto che Fluxys
ha presenze di rilievo nei gasdotti TENP in
Germania e Transitgas in Svizzera - in un
giorno non lontano si potranno scambiare
con l’Europa fino a 13 miliardi di metri cubi
toscana energia box
in reverse flow, esportando cioè dalla frontiera italiana verso il Nord Europa. Snam sta
investendo per creare le condizioni per questo contro-flusso di gas e gli investimenti
pianificati per i prossimi 4 anni vanno in
questa direzione. Il passo successivo sono
gli accordi e le opportunità che si possono
aprire all’estero in seguito, in particolare,
all’implementazione del Terzo Pacchetto
Energia e all’obbligo di separazione tra chi
vende e chi trasporta che spinge gli operatori integrati a dismettere le proprie attività
infrastrutturali per concentrarsi nella commercializzazione del gas e dell’elettricità. In
questo contesto è maturata l’operazione
che ha portato il consorzio internazionale
che vede Snam ricoprire il ruolo di operatore industriale ad acquisire TIGF, operatore
dei gasdotti e degli stoccaggi nel sud-ovest
della Francia. Questa importante acquisizione all’estero dà a Snam la possibilità di
iniziare a presidiare l’altra direttrice su cui
si svilupperà il corridoio di trasporto SudNord: quella che prevede lo “sbottigliamento” della rete sull’asse Spagna-FranciaItalia, per rendere possibili flussi di GNL
dalla Spagna verso i mercati continentali
o, viceversa, l’alimentazione della penisola
iberica attraverso i metanodotti francesi,
operazioni fino ad ora limitate dalla mancanza delle interconnessioni necessarie tra i
diversi Paesi coinvolti.
Un ambizioso programma di sviluppo
quindi per la Snam, ben radicato nei sentieri di evoluzione del settore individuati
dalla Commissione Europea e dalla regolazione e che - oltre a consentire alla società di crescere e ad un operatore italiano
di affermarsi sulla scena energetica internazionale - comporterà benefici anche e
soprattutto a utenti e consumatori finali,
per la semplice regola che se il mercato è
più liquido e le fonti di approvvigionamento più diversificate, i prezzi del gas sono
destinati naturalmente a scendere.
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PRIMOPIANO
economy
Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
Smentite le previsioni di chi considerava i vincoli del Protocollo
L’Italia e i
parametri
di Kyoto:
missione possibile
DI ALESSANDRO FARRUGGIA
Mantenere
gli
impegni assunti a Kyoto sembrava una missione impossibile. Una riduzione dell’8% a
livello europeo e del 6,5% in Italia rispetto
ai livelli di gas serra del 1990, da verificare
nella media delle emissioni equivalenti registrate nel quinquennio 2008-2012, sembrava a molti - sistema industriale in primis
- una costosa chimera. E invece c’è riuscita
l’Europa e c’è riuscita l’Italia. Nonostante i
primi anni siano stati terribili e abbiano registrato un decennio di forte crescita delle emissioni nazionali di gas serra, che ha
portato al record di 577 MtCO2eq (+11%
rispetto all’anno base), dal 2005 il trend si
è invertito.
La contrazione delle emissioni registrata negli ultimi otto anni, per un importo
complessivo di oltre 100 MtCO2eq, equivale a un taglio di quasi un quinto delle
emissioni nazionali, che in questo periodo
sono diminuite progressivamente ogni
anno, con l’unica eccezione del 2010.
Quello che fino al 2011 sembrava un
obiettivo irraggiungibile - l’Agenzia europea per l’ambiente sosteneva che l’Italia,
visti i dati al 2010, era ancora all’1,1% dal
suo target e per farvi fronte avrebbe do-
12
siglato in Giappone una “costosa chimera”
10% sull’intero periodo. Anche se in Europa, che partiva però da valori più alti,
il guadagno è stato del 25%, abbiamo
saputo diventare un po’ più efficienti. Ed
era quello che serviva. “Secondo il sistema di contabilità previsto dal Protocollo
- osserva la Fondazione - nel periodo di
verifica le emissioni di gas serra in Italia
sono state sempre al di sotto del target
medio annuo, 483,3 MtCO2eq, con la
sola eccezione del 2008. A consuntivo le
maggiori emissioni del primo dei cinque
anni del periodo di verifica sono state più
che compensate negli anni successivi. Le
emissioni cumulate 2008-2012 sono pari,
così, a 2.397-2.402MtCO2eq, corrispondente alla media annua di 479,4-480,4
MtCO2eq, che consente di rispettare con
margine l’impegno contratto dall’Italia
nell’ambito del Protocollo di Kyoto: a fronte del target del 6,5%, l’Italia ha ridotto
le proprie emissioni di gas serra rispetto al
1990 del 7,1-7,3%”.
Le emissioni
nazionali di gas serra
si sono ridotte di un quinto
negli ultimi
8 anni
Il primo problema era stimare l’ultimo
anno di emissioni. “Sulla base dei dati resi
disponibili dal Ministero dello Sviluppo
Economico, dalle associazioni e dagli operatori del settore energetico - è scritto nel
rapporto - la Fondazione stima per l’Ita-
lia un consumo interno lordo al 2012 di
175/180 Mtep. Se tale dato fosse confermato, nel corso del 2012 i consumi energetici si sarebbero ridotti del 3% circa,
un calo record, secondo solo a quello del
2009 e del 1975, nel pieno della grandi
crisi petrolifera”. Questo equivale ad una
riduzione di 20 Mtep rispetto al record
del 2005 e di 35 Mtep rispetto a quanto
previsto per il 2012 dallo scenario tendenziale. L’intensità energetica dell’economia,
ossia la quantità di energia consumata per
unità di PIL, è diminuita dai 131 Tep per
milione di euro del 1990 a circa 118 tep/
M€ nel 2012, con un miglioramento del
Foto: istockphoto
vuto far ricorso ai meccanismi flessibili - è
stato invece centrato, come indicano studi
preliminari. Molto interessante quello della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile
che ha verificato se le emissioni dell’Italia,
nel periodo 2008-2012, fossero compatibili con il target di 2.417,5 MtCO2eq
(483,3 MtCO2 all’anno per cinque anni).
toscana energia box
“Facendo oggi un bilancio a conclusione del periodo di verifica del Protocollo
di Kyoto - ha osservato Edo Ronchi, il ministro dell’Ambiente che firmò l’impegno
di riduzione - si può dire che le analisi del
partito del “Protocollo, costo elevato non
necessario”, erano completamente sbagliate sia dal punto dal vista economico
(abbiamo raggiunto l’obiettivo senza costi insostenibili), sia ambientale. Non mi
aspetto scuse, ma almeno che si riconosca
che quella politica ambientale era buona
e utile”. “È vero che la recessione economica - ha proseguito - riducendo produzioni e consumi, ha contribuito a ridurre
anche le emissioni; ma è documentabile
che quando le emissioni crescevano lo facevano più velocemente del PIL e quando
hanno cominciato a diminuire, lo hanno
fatto a tassi decisamente più alti del calo
del PIL. Attenzione inoltre a un altro dato:
senza gli investimenti per l’efficienza energetica e, soprattutto quelli, ingenti, per le
fonti rinnovabili, la recessione economica
sarebbe stata ben più grave”. Adesso il
nuovo obiettivo è il rispetto del pacchetto
europeo 20-20-20, che per quanto riguarda le emissioni (la riduzione per l’Italia è
del -13%) è ampiamente raggiungibile.
Bisogna anche lavorare per il nuovo target per il 2030, che dovrebbe essere fissato dall’Ue al 40% di riduzione rispetto
al 1990. Trasformando il vincolo in opportunità e facendo in tal modo anche
crescere l’industria verde, si può centrare
l’obiettivo di una riconversione ecologica
dell’economia.
13
Foto:
Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO
La recente circolare dell’Agenzie delle Entrate tenta di razionalizzare
Il fotovoltaico
tra incentivi
e risparmi
DI FRANCESCO FARRI
La
ricostruzione del trattamento fiscale della produzione di energia
da rinnovabili spesso pone problematiche complesse.
per orientarsi
14
Ecco
un vademecum
il trattamento fiscale delle fonti alternative
Foto: Toscana Energia
•
Considerazioni preliminari
La stratificazione e la spiccata mutevolezza sono elementi caratteristici tanto
della disciplina della produzione di energia
da fonti rinnovabili, quanto delle regole
tributarie. Si comprende, quindi, come la
ricostruzione del trattamento fiscale delle
attività di produzione di energia da fonti
rinnovabili spesso ponga problematiche
di non semplice soluzione. A questo fine,
non può che essere apprezzato il tentativo
di razionalizzazione di un comparto della
materia realizzato dalla recentissima circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 36/E del
19 dicembre 2013.
Fermo restando che le circolari non
sono “fonti del diritto”, talché il relativo
contenuto non ha valenza imperativa e
può essere contestato senza formalità, la
circolare in parola si occupa in particolare
del trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici in sé considerati, ossia intesi quali
insiemi “di componenti che producono e
forniscono elettricità ottenuta per mezzo
dell’effetto fotovoltaico”. L’ultimo paragrafo di essa, invece, affronta la questione
del trattamento fiscale delle remunerazioni
e degli incentivi che il Quinto Conto Energia ha accordato alle diverse destinazioni
dell’energia prodotta tramite tali tipologie
di impianti.
Trattamento catastale degli
impianti fotovoltaici
Il primo aspetto del trattamento fiscale
degli impianti fotovoltaici che viene esaminato dalla circolare è quello attinente al
versante catastale.
Come chiarito all’inizio del paragrafo
3 della circolare, ai fini fiscali “gli impianti
fotovoltaici si considerano beni immobili
quando vanno dichiarati in catasto”. Pertanto, l’obbligo o meno di dichiarazione
in catasto di un impianto fotovoltaico rappresenta anche il criterio discriminante per
la qualificazione del medesimo, ai fini delle
imposte dirette e indirette, come bene immobile o come bene mobile, con tutte le
dovute conseguenze in punto di diversità
di statuti regolamentari.
In particolare, nel paragrafo 2.1 si ribadisce che devono essere oggetto di
accatastamento autonomo “gli immobili
toscana energia box
15
Imposte previste per un impianto da 15.000 euro nei casi più significativi
Impianto immobiliare:
cessione da parte di impresa
con assoggettamento
a IVA
IVA
REGISTRO
200
200
1.500
art. 40 d.p.R. 131/1986
e art. 26, c. 2
d.l. n. 104/2013
nota all’art. 1
della Tariffa allegata
al d.lgs. n. 347/1990
1.350
Impianto immobiliare:
cessione da parte di impresa
con esenzione IVA
ex art. 10, n. 8-bis
del d.P.R. n. 633/1972
/
Impianto immobiliare:
cessione da parte di impresa
con esenzione IVA
ex art. 10, n. 8-ter
del d.P.R. n. 633/1972
art. 40, c. 1, secondo
periodo d.p.R. n. 131/1986
e art. 1 della Parte Prima
della Tariffa
IPOTECARIA
200
Impianto immobiliare:
cessione da parte di privato
/
art. 1 della Parte Prima
della Tariffa allegata
al d.p.R. n. 131/1986
Impianto immobiliare:
cessione da parte di impresa
con assoggettamento
a IVA
1.500
art. 40 del d.p.R.
n.131/1986, se dovuta
Impianto immobiliare:
cessione da parte di privato
/
art. 3 della Parte Prima
della Tariffa, se dovuta
1.350
ospitanti le centrali elettriche a pannelli
fotovoltaici”. Invece, per gli impianti posti
sugli edifici o collocati su aree di pertinenza di fabbricati sussiste obbligo di denuncia in catasto solo nella misura in cui essi
incidano in modo significativo (aumento
del 15%) sulla rendita dell’immobile cui
accedono, a prescindere da valutazioni
in ordine alla facilità dell’amovibilità degli
impianti stessi: in questi casi, dunque, non
è richiesto un autonomo accatastamento
ma una rettifica del valore della rendita
degli immobili già censiti.
Trattamento degli impianti
fotovoltaici ai fini
delle imposte dirette
Ai fini delle imposte dirette, i principali
argomenti sui quali si sofferma la circolare,
oltre a quello del trattamento fiscale degli
16
200
450
200
art. 10, c. 2 del
d.lgs. n. 347/1990
50
50
art. 10, comma 3
del d.lgs. n. 23/2011
art. 10, comma 3
del d.lgs. n. 23/2011
450
/
CATASTALE
art. 1-bis della Tariffa
allegata al d.lgs.
n. 347/1990
50
150
art. 10, c. 1 del
d.lgs. n. 347/1990
50
art. 10, comma 3
del d.lgs. n. 23/2011
art. 10, comma 3
del d.lgs. n. 23/2011,
come modificato dall’art.
26 del d.l. n. 104/2013
/
/
/
/
incentivi, sono quello degli ammortamenti, quello della costruzione su beni di terzi
e quello dell’applicabilità della disciplina
delle società non operative.
Sotto quest’ultimo profilo, considerate le rigidità del mercato e degli strumenti
normativi e contrattuali che regolamentano la vendita di energia (anche in relazione
alla struttura del Quinto Conto Energia),
la circolare predefinisce alcune situazioni
in cui la società che non superi il “test di
operatività” al riguardo stabilito dall’art.
30 della L. n. 724 del 1994 può comunque ottenere la disapplicazione della gravosa normativa fiscale dettata per le società di comodo. In tali situazioni esimenti, in
particolare e ferma restando la possibilità
di addurre prove ulteriori, si ricade quando “la vendita dell’energia avviene sulla base di specifici contratti stipulati con
il GSE, che impone al produttore i prezzi
di vendita”, come nel caso di scelta di un
sistema di “vendita indiretta”, ossia di pre-
PRIMOPIANO
Foto: istockphoto
levamento dell’energia da parte del GSE a
prezzi predefiniti (come avviene ad esempio per il regime del “ritiro dedicato”).
Trattamento degli impianti
fotovoltaici ai fini delle
imposte indirette
Ai fini delle imposte indirette, la circolare mira a offrire un panorama sistematico del trattamento impositivo connesso
alla circolazione degli impianti fotovoltaici,
sia con riferimento a operazioni di compravendita, sia con riferimento a operazioni di locazione e leasing, sia, infine, con
riferimento a problematiche più specifiche
(come la locazione del terreno e il diritto
di superficie).
Sul piano generale, la circolare ribadisce che torna applicabile anche in materia
la regola dell’alternatività tra IVA e impo-
sta di registro. Pertanto, laddove l’operazione traslativa sia stata posta in essere nel
territorio dello Stato da un soggetto passivo IVA (impresa o professionista), si rientra
nel “campo applicativo” dell’IVA e l’imposta di registro, laddove dovuta, si limita in
linea di principio alla “misura fissa”.
Concentrando l’attenzione sulla disciplina IVA, può essere utile precisare che
quando l’impianto fotovoltaico ha carattere immobiliare possono eventualmente
risultare applicabili le fattispecie di esenzione di cui all’art. 10, comma 1, numeri
8, 8-bis e 8-ter del d.p.R. n. 633 del 1972
(va tenuto conto che la sopravvenuta Legge di Stabilità per il 2014 ha modificato e
complicato ulteriormente il quadro rispetto
a quanto ricostruito dalla circolare, configurando una situazione i cui casi più significativi possono essere schematizzati come
da tabella a pagina 16). Al di fuori delle
suddette ipotesi di esenzione, alle operazioni che abbiano ad oggetto impianti
toscana energia box
fotovoltaici ed eolici si applica in generale
l’aliquota del 10%. Anche quando oggetto di operazioni imponibili siano le singole
componenti costitutive degli impianti fotovoltaici si applica la medesima aliquota del
10%, a condizione che esse siano utilizzate appunto per la installazione dei predetti
impianti. A tal fine, la circolare ritiene necessaria la prova consistente nel rilascio di
un’attestazione mediante la quale l’acquirente si impegni ad utilizzare le componenti
per detta finalità, a meno che l’acquirente
stesso non sia un installatore professionale. L’aliquota del 10% si applica anche
alle prestazioni effettuate in dipendenza di
contratti di appalto per l’installazione dei
medesimi impianti e di contratti di leasing,
noleggio e simili, mentre il paragrafo 5.2
della circolare - in forza di un’interpretazione a contrario del testo dell’art. 16 del
d.p.R. n. 633 che in realtà non convince
fino in fondo - ritiene che nei casi di semplice locazione si applichi l’aliquota ordinaria.
17
focus toscana e rapporti internazionali
DI ANDREA GIANNOTTI
Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE
Foto: istockphoto
L’Azerbaigian e il Kazakhstan, due repubbliche ex sovietiche affacciate sul Caspio, grazie
ai loro ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale, hanno assunto una grande importanza
nella geopolitica mondiale. L’Italia, ma anche la nostra Regione, stanno stringendo
relazioni importanti con le istituzioni di questi Stati. In queste pagine raccontiamo come
“Più concorrenza
e sicurezza energetica
grazie al TAP”
Intervista all’Ambasciatore dell’Azerbaigian a Roma Vaqif Sadiqov
18
Tentando
di rappresentare l’essenza di un paese in poche parole, per l’Azerbaigian queste dovrebbero
essere armoniosa e dinamica diversità. Pochi paesi, infatti, possono vantare su un
territorio relativamente piccolo, paesaggi
che vanno da superbe montagne innevate, perfettamente attrezzate con prestigiosi
stabilimenti sciistici, a spiagge paradisiache
sulle dolci sponde del Caspio, dalle brulle
vallate del fiume Aras alla modernissima
e sfavillante capitale Baku, considerata da
secoli la perla del Caucaso ed il massimo
centro economico della regione caspica. Va
detto che questa repubblica, oltre alle ingenti risorse energetiche, ha beneficiato di
una notevole stabilità politica con l’elezione
a presidente nel 1993 del già segretario del
Partito Comunista nella RSS Azerbaigiana
e vicepresidente del Consiglio dei Ministri
dell’Urss, Gejdar Aliyev (alla cui morte, nel
2003, è stato eletto il figlio Ilham).
“Il gasdotto
collegherà
l’Europa sud-orientale
e quella occidentale
attraverso l’Italia”
Sul versante della politica interna,
Aliyev ha perseguito un recupero dell’identità tradizionale azerbaigiana, ma senza
smarrire i connotati di laicità e vocazione
al progresso affermatisi durante il periodo sovietico e, sul piano internazionale, è
stato capace di stabilire buone relazioni sia
con la Russia (anche grazie ad un ottimo
rapporto personale con Putin) che con i
paesi occidentali. Nonostante le difficili
condizioni iniziali, a partire dal 1992 il paese ha conseguito risultati significativi verso
l’economia di mercato, utilizzando abilmente le proprie risorse naturali e creando
un sistema integrato e significativamente
attento al sociale, ponendo le basi per una
crescita che a distanza di quasi vent’anni
continua ad impressionare con risultati a
due cifre e che non hanno nulla da invidiare al “miracolo cinese”.
L’Italia è stato uno dei primi paesi con
cui l’Azerbaigian ha stabilito relazioni diplomatiche ed oggi è uno dei principali
partner commerciali, con interessi economici destinati a crescere ulteriormente
con il gasdotto Trans-Adriatico TAP (TransAdriatic Pipeline) che collegherà Italia e
Grecia attraverso l’Albania, permettendo
l’afflusso diretto di gas naturale dai bacini
toscana energia box
Vaqif Sadiqov
, classe 1956,
è stato Vice Ministro degli Affari Esteri dal 2004 al 2010, quando è stato
nominato Ambasciatore della Repubblica dell¹Azerbaigian in Italia, Malta
e San Marino
19
focus toscana e rapporti internazionali
•
Foto: Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia
Lukoil a sfruttare congiuntamente le nostre grandi riserve d’idrocarburi.
“Siamo fiduciosi che la costruzione
di questo nuovo corridoio del gas porterà all’Italia
investimenti e
posti di lavoro”
foto:
del Caspio e, potenzialmente, del Medio
Oriente. Quali prospettive per i rapporti
italo-azerbaigiani e per la politica energetica di Baku alla luce del TAP? Questioni
tanto più attuali di fronte all’instabilità che
sta vivendo l’Ucraina. Lo abbiamo chiesto
all’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Vaqif Sadiqov.
•
Un’immagine del convegno
che si è svolto sul Tap
e sul mercato del gas
organizzato dall’Ambasciata
dell’Azerbaigian a
Roma
••
Il percorso del Tap
Qual è il ruolo dell’energia nello straordinario sviluppo dell’Azerbaigian?
Il ruolo del settore energetico è centrale ed ha segnato l’intera vicenda recente del paese. Già all’inizio del XX secolo,
quando l’Azerbaigian faceva parte della
Russia zarista, furono scoperti enormi giacimenti petroliferi che fecero di noi uno
dei principali centri industriali petroliferi
del mondo, in grado di soddisfare quasi la
metà della domanda mondiale. Un ruolo
che abbiamo pienamente riscoperto dopo
la fine dell’Unione Sovietica allorché il governo azerbaigiano ha invitato le più grosse compagnie petrolifere internazionali,
tra cui British Petroleum, Amoco, Total e
20
Quanto conta il settore energetico nel sistema di relazioni fra Italia e
Azerbaigian?
L’Azerbaigian è tra i maggiori fornitori
petroliferi dell’Italia. Nel 2011 gli scambi
commerciali tra i nostri due paesi hanno
raggiunto un volume record, toccando i 9,7
miliardi di dollari. Nei prossimi anni saremo
impegnati nella realizzazione dell’enorme
gasdotto internazionale che dall’Azerbaigian arriverà direttamente sui mercati europei. La conseguenza di questa grande
opera sarà che, anche per quanto riguarda il gas, l’Azerbaigian diverrà una delle
maggiori fonti di approvvigionamento per
l’Italia. Va detto, però, che molte aziende
italiane dimostrano grande interesse anche
per le opportunità in settori non petroliferi
che l’Azerbaigian offre. A questo riguardo, sebbene siano stati fatti significativi
passi avanti, riteniamo che vi siano ancora
enormi potenzialità di cooperazione non
sufficientemente sfruttate. Tanto più che,
essendo la maggior parte dell’interscambio
italo-azerbaigiano concentrato su greggio
e altri prodotti petroliferi, sarebbe opportuna una maggiore diversificazione negli
scambi.
Perché il TAP? Quali sono i benefici
per i partner europei e quali per Baku?
Il Trans-Adriatic-Pipeline (TAP) riveste
un’importanza capitale in termini di promozione della concorrenza e diversificazione dell’approvvigionamento del gas
verso i mercati europei, poiché ridurrà la
dipendenza dalle fonti tradizionali di approvvigionamento e pertanto aumenterà
la sicurezza energetica dell’Europa. Inoltre questo gasdotto rafforzerà l’integrazione comunitaria creando un sistema di
trasporto del gas che collegherà l’Europa
sud-orientale e quella occidentale attraverso l’Italia. Oltretutto siamo fiduciosi che la
costruzione del TAP porterà all’Italia nuovi
consistenti investimenti e nuovi posti di lavoro, consolidando la nostra cooperazione
e la promozione di altre iniziative e progetti, sia bilaterali che al livello regionale.
Il TAP era stato inizialmente progettato
solo per il trasporto e l’approvvigionamento del gas in Italia, Grecia e Albania, ma
attualmente è in fase di studio un ampliamento geografico delle possibili forniture
attraverso tutto il Mar Ionio. Anticipiamo
che le nuove fonti di approvvigionamento avranno un raggio ancor più ampio dei
Quali considerazioni hanno portato a preferire il TAP? Ritiene che il
progetto Nabucco vada considerato
superato?
La scelta del TAP si è fondata sull’analisi esaustiva di diversi parametri individuati
dallo Shah Deniz Consortium (il consorzio
che controlla il giacimento Shah Deniz, che
con un’estensione di quasi 900 chilometri
quadrati è il maggiore del paese) all’inizio
della procedura di selezione del gasdotto.
La valutazione comparativa di tali criteri ha
condotto a preferire decisamente l’opzione TAP che si è rivelata logisticamente più
efficace ed economicamente più vantaggiosa, fattore quest’ultimo assolutamente
determinante per arrivare all’apertura del
corridoio meridionale. Ribadisco, noi ci
aspettiamo che questo corridoio sia in grado non solo di portare nuove fonti di approvvigionamento ai mercati europei, ma
di estendere tale capacità anche ai territori
non immediatamente transitati dal TAP;
un obiettivo che, soprattutto considerando la costante crescita dei volumi richiesti,
necessiterà della futura realizzazione tanto del TAP, quanto del Nabucco.
Ritiene che esistano prospettive per
un corridoio energetico trans-caspico?
L’Azerbaigian non esclude la possibilità di organizzare il transito di gas dal
Turkmenistan e la sua distribuzione ad altri
mercati attraverso il territorio azero. Tanto più che il gas turkmeno contribuirebbe
alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento.
“È in fase di studio
un ampliamento
delle possibili forniture
del Tap attraverso
Quale futuro vede per l’Azerbaigian, integrazione comunitaria o euroasiatica?
Oggigiorno il popolo dell’Azerbaigian,
che include gruppi etnici e religioni diverse, si sta impegnando nella costruzione
di uno Stato moderno e democratico,
con un mercato libero e un solido quadro istituzionale. Le priorità della nostra
politica estera attengono all’eliminazione di ogni potenziale minaccia alla nostra indipendenza e integrità territoriale,
all’approfondimento dell’integrazione europea ed euro-atlantica, alla promozione
di progetti economici trans-regionali e al
rafforzamento della sicurezza globale. Nel
perseguimento di questi obiettivi, noi cooperiamo attivamente con altri paesi e con
svariate istituzioni europee ed ogni anno
Azerbaigian ed Unione Europea si trovano
sempre più vicini ed entrambi s’impegnano affinché la cooperazione sia sempre
più approfondita. Allo stesso tempo l’Azerbaigian mantiene, comunque, forti e
stabili relazioni con molti paesi dell’ampio
spazio euroasiatico.
il
Mar Ionio”
ENERGIETOSCANE
territori attraversati dal TAP, sfruttando ulteriori giacimenti ad oggi ancora in corso
di valutazione.
••
toscana energia box
21
focus toscana e rapporti internazionali
Dall’energia
all’Università,
le relazioni tra
Kazakhstan e Toscana
La visita istituzionale dell’ambasciatore Yelemessov a Pisa, Livorno e
Versilia ha evidenziato i legami con il Paese euroasiatico
•
centri di ricerca kazaki, nonché ulteriori
prospettive per sviluppare e approfondire
queste relazioni.
Foto: istockphoto
L’Ambasciatore ha segnalato i grandi
investimenti che il Governo kazako e il
Presidente Nazarbaev stanno facendo nel
campo dell’istruzione e della promozione
dei giovani. Tra le altre cose, si segnala
l’impegno assunto dall’Esecutivo per trasferire all’Università Statale di Astana le
strutture e i padiglioni realizzati nella città
per ospitare l’Expo 2017.
L’ambasciatore
del Kazakhstan a Roma, S.E. Andrian Yelemessov, il 14 e 15 novembre dello scorso
anno, è intervenuto ad una serie di iniziative culturali ed economiche di notevole
interesse che si sono realizzate tra Pisa,
Livorno e la Versilia. La sua visita è stata
un ulteriore contributo allo sviluppo delle
relazioni del Kazakhstan con l’Italia e, in
particolare, con la Toscana.
foto:
•
Palazzo alla Giornata (Pisa),
Prima tappa della visita il Rettorato
dell’Università di Pisa, dove si è tenuto
un incontro con le autorità accademiche
nel corso del quale sono state discusse le
attività di cooperazione attualmente in
corso tra l’ateneo pisano ed università e
sede del rettorato
••
Un momento della visita
istituzionale
dell’ambasciatore a
Pisa
22
Dopo i colloqui al Rettorato, la manifestazione è proseguita nel secentesco
palazzo dei Dodici in piazza dei Cavalieri.
Accolto direttamente dal Presidente della Fondazione dei Cavalieri di S. Stefano,
Cav. Umberto Ascani e preceduto dai saluti del Direttore del Dipartimento di Scienze
Politiche, Prof. Paolo Nello, dal Presidente
della Scuola di Dottorato in Scienze Politiche, Prof. Maurizio Vernassa, l’Ambasciatore Yelemessov ha svolto davanti ad oltre
cento studenti una lezione sulla nascita e
lo sviluppo del Kazakhstan indipendente,
toccando sia gli aspetti politici e strategici,
sia quelli economici e sociali. L’intervento
si è concluso dando rilevo alla straordinaria
occasione rappresentata dall’Expo 2017
che si svolgerà ad Astana e sarà dedicato
all’energia. La scelta del tema potrebbe
apparire scontata alla luce del peso che
l’energia, ed in particolare gas e petrolio,
giocano nell’economia kazaka. Pur tuttavia l’approccio è radicalmente diverso da
quello che ci si potrebbe attendere da un
grande esportatore di idrocarburi: energie
rinnovabili, sviluppo sostenibile, rapporto
tra energia e ambiente. Aspetti cruciali a
partire dai quali si è articolato l’intervento
di Lorenzo Becattini, Presidente di Toscana
Energia, gruppo che ha fatto della sostenibilità e della crescita responsabile una vera
e propria filosofia aziendale. Il Presidente
Becattini ha evidenziato l’importanza delle
relazioni con il Kazakhstan e, più in generale, con il mondo euroasiatico ed ha salutato con grande favore e vivo interesse il
progetto di istituire presso l’Università di
Pisa un centro studi euroasiatici, che dovrà
fungere anche da elemento sinergico col
tessuto produttivo e industriale toscano.
Le conclusioni sono state svolte dalla Prof.
ssa Elena Dundovich, che oltre a rivolgere
all’Ambasciatore il sentito ringraziamento
per la sua diretta partecipazione e l’attenzione che rivolge ai temi della cultura
e della scienza, ha moderato le domande
che gli studenti hanno voluto rivolgere.
Nel pomeriggio l’Ambasciatore si è
recato a Livorno, per un incontro presso
la Camera di Commercio. Cordialmente
accolto dal Presidente Roberto Nardi e da
Segretario Generale Pierluigi Giuntoli, S.E.
Andrian Yelemessov ha presentato agli oltre quaranta imprenditori convenuti lo specifico contesto economico e commerciale
kazako, soffermandosi sulle peculiarità di
un mercato ancora straordinariamente florido e in crescente sviluppo, da poco unifi-
cato dal punto di vista doganale a quelli di
Russia e Bielorussia. Moltissime le domande
dei presenti, soprattutto in merito alle possibilità di internazionalizzare direttamente
in Kazakhstan e alle procedure necessarie
per farlo. Erano rappresentati un’ampia varietà di settori produttivi, dall’agroalimentare alla logistica, dall’industria del vetro a
quella edilizia, dall’energia al design, dimostrando l’attrattività di un paese che si sta
sviluppando nei campi più diversi.
La visita dell’Ambasciatore è proseguita
il giorno successivo in Versilia. Nella mattinata si è svolto presso il Municipio di Forte
dei Marmi un incontro con i sindaci e rappresentanti dei Comuni di Forte dei Marmi,
Seravezza e Pietrasanta. I primi cittadini
“L’ateneo
pisano progetta di istituire
un centro studi euroasiatici,
sinergico col tessuto
produttivo e industriale
toscano”
hanno manifestato verso il Kazakhstan il
vivo interesse dei loro territori, già ampiamente legati alla Russia per i massicci investimenti immobiliari e per il notevole flusso
di turisti provenienti da quel paese. Le conversazioni e lo scambio di doni tra i sindaci
e l’Ambasciatore hanno rappresentato un
primo passo nello sviluppo di una specifica
relazione tra Versilia e Kazakhstan.
La successiva tappa nel fitto programma di S.E. lo ha portato presso gli impianti
della Società Henraux, centro di eccellenza
dell’industria marmifera italiana. Direttamente accompagnato dal Presidente Paolo Carli, l’Ambasciatore Yelemessov ha potuto visionare tutte le fasi della lavorazione
del marmo fino alla attività di scultura
nonché ammirare la straordinaria varietà
di materiali presenti: marmo bianchissimo
di Carrara, arabescato, marmi grigi e neri,
graniti e travertini. La visita della Henraux
non poteva che concludersi con una straordinaria escursione direttamente sul
Monte Altissimo e su quelle cave dove il
grande Michelangelo prendeva la materia
prima per le sue opere immortali. Lungo
la strada una sosta anche presso il Palazzo
Mediceo di Seravezza, gioiello del Cinquecento da poco inserito dall’UNESCO tra
i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità.
Dopo aver assistito personalmente ad alcune attività estrattive e aver contemplato
il panorama mozzafiato dalle vette delle
Alpi Apuane, l’Ambasciatore Yelemessov
è rientrato a Roma.
ENERGIETOSCANE
Foto: Ambasciata della Repubblica del Kazakhstan in Italia
••
toscana energia box
23
Lo spegnimento dell’altoforno è un punto di svolta.
L’acciaio
di Piombino
Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE
e la manifattura
italiana
DI ANGELA FEO
Dietro
la crisi dello storico stabilimento toscano ci sono questioni di
ordine strategico che riguardano l’intero Paese e il suo modello di sviluppo.
Come ci spiega il sindaco Gianni Anselmi
•
La speranza
foto:
Foto: Comune di Piombino
•
Gianni Anselmi,
sindaco di Piombino
fino al maggio 2014
••
Il Museo del Castello
di Piombino
24
di un
rilancio dello storico stabilimento Lucchini
di Piombino, che produce acciaio da oltre 100 anni - secondo nel nostro Paese
solo all’Ilva di Taranto e oggi in amministrazione straordinaria - è da mesi appesa
al bando per la vendita. Tuttavia, a metà
aprile scorso, con l’annuncio dello spegnimento dell’altoforno, cuore pulsante
dell’enorme impianto, quella speranza è
svanita. E adesso si temono i pesanti contraccolpi che questa decisione potrà avere
sul territorio. La partita che riguarda un
nuovo orizzonte produttivo per l’impianto toscano è estremamente complessa: in
gioco ci sono salvaguardia dell’occupazione, risanamento ambientale, innovazione
tecnologica, competitività del territorio e
sostenibilità finanziaria. Una complessità che rende questa vicenda industriale
emblematica per lo sviluppo dell’industria
manifatturiera in Italia. Ne abbiamo parlato col sindaco Gianni Anselmi, che guida
la città dal 2004 e che nel maggio 2014
concluderà il suo secondo mandato.
La storica ferriera della Val di Cornia non sarà più la stessa
Anselmi, lei è il sindaco che ha
vissuto accanto alla città gli anni
più critici per la Lucchini e per i suoi
lavoratori. Dal 2008 ad oggi quanti
operai hanno perso il lavoro? Quali
sono state le conseguenze economiche della crisi dell’acciaieria sul
territorio toscano, pensando anche
a tutto l’indotto?
Questa è una risposta difficile da dare.
Dal 2008 la congiuntura si è abbattuta pesantemente sull’area di Piombino, con una
perdita del 9% di PIL nel periodo 20082010. Si tratta di una caduta dovuta in
grandissima parte al settore manifatturiero. Tutti i settori industriali hanno subito
una diminuzione sostanziale. La crisi del
settore manifatturiero si è inoltre ripercossa anche sui servizi, che nello stesso
periodo mostrano prestazioni inferiori alla
media toscana ed è andata ad abbattersi
fortemente anche su un mercato del lavoro che già presentava segni di debolezza.
Senza trascurare le ricadute sul commer-
cio e l’artigianato. I dati rilevati dalle Comunicazioni Obbligatorie presso i Centri
per l’Impiego e riferiti ai lavoratori subordinati e parasubordinati mostrano come
l’area, dal 2008 al 2012 abbia sostanzialmente smesso di creare occupazione.
È infatti evidente la progressiva erosione
delle posizioni lavorative: se il saldo cumulato è lievemente positivo alla prima metà
del 2012, esso è dovuto al primo semestre
del 2008, che complessivamente ha consentito una crescita di quasi 300 posizioni
lavorative, mentre nel 2009 si è avuta una
perdita di 703 posti, nel 2010 un lieve aumento (+88), nel 2011 un’ulteriore diminuzione di quasi 500 unità.
“La situazione
era nota,
si sarebbe dovuto
anticipare la
riconversione”
La notizia di questi giorni è lo spegnimento dell’altoforno. Lei si è molto
battuto per scongiurare questa possibilità. Cosa significa questo per la fabbrica e per la città? Quanti altri posti
di lavoro si prevede che andranno persi con questa decisione?
••
toscana energia box
25
•
26
foto:
•
Le acciaierie
Lucchini
“Piombino
deve essere un paradigma
di buon governo
delle complessità
I numeri sono rilevanti, oltre 2.000
addetti nel complesso. Lo spegnimento
dell’altoforno può impedire che il processo
di riconversione ecologica del complesso
siderurgico Lucchini, così come elaborato
dalle istituzioni e come descritto nel protocollo sottoscritto al MISE il 16 gennaio
scorso, si possa realizzare senza pesanti ulteriori contraccolpi sociali sul territorio; ci
sono poi considerazioni connesse alla potenziale perdita di quote di mercato della
Lucchini come soggetto autonomo ma anche su questo non vorrei soffermarmi, trovandoci in una fase di evidenza pubblica.
La situazione dell’area a caldo di Piombino
era nota da tempo, per questo la riconversione avrebbe dovuto essere anticipata
e non rincorsa. L’abbiamo detto più volte
ai governi che si sono succeduti, di fronte
ai ritardi non ci è rimasto che difendere
l’area a caldo per conquistare il tempo per
definire una prospettiva nuova ed evitare
una fermata al buio.
territoriali”
toscana energia box
Crede che ci siano state delle responsabilità della politica a livello nazionale o locale nel determinare questa situazione?
Non è stato facile lavorare con sette
governi diversi in dieci anni, affrontando
una crisi locale durissima (quella della siderurgia dopo il 2008) dentro una crisi
globale. E a questa discontinuità paghiamo prezzi importanti, perché è capitato di
dover ripartire da zero. Come per la 398
(la strada di ingresso al porto di Piombino, il progetto per il suo prolungamento è
27
ENERGIETOSCANE
Foto: Comune di Piombino
Una volta spento l’altoforno cosa
ne sarà dell’impianto siderurgico?
Quali sono gli scenari aperti?
Stiamo lavorando, con i vari livelli istituzionali, su un importante accordo di programma che delineerà un nuovo orizzonte
produttivo per il territorio. Siderurgia innovativa (Corex e forno elettrico), efficientamento energetico, logistica, smantellamento e refitting delle grandi navi,
bonifiche, spazi per nuovi insediamenti di
piccola e media impresa. Ho proposto di
riutilizzare i lavoratori e le imprese colpite
dalla vicenda nelle attività di risanamento
ambientale e bonifica degli impianti e delle aree che verranno dismessi.
foto:
•
Il Palazzo comunale
di Piombino
ancora in attesa di approvazione da parte
del Cipe, ndr), la Concordia, le bonifiche,
la riconversione industriale, le mille idee
che abbiamo messo in campo per ribellarci
al declino del modello novecentesco. E comunque non si può non rappresentare la
siderurgia piombinese dentro la più ampia
questione delle politiche nazionali e comunitarie. Piombino deve essere collocata in
una dimensione adeguata alle vicende che
la riguardano. In questi anni non c’è questione di fondo che non sia stata affrontata: gli intrecci complessi tra industria,
infrastrutture e porto, il risanamento ambientale, la creazione di presupposti per
una diversificazione effettiva della nostra
economia, sono stati il cuore di un lavoro
che oggi ci consegna all’attenzione non
solo del Governo italiano ma dell’Unione
Europea come uno dei luoghi nei quali la
complessa relazione tra produzione e territorio può dispiegarsi in forme innovative.
Alla fine per la Lucchini sono rimaste in campo solo le offerte straniere.
Perché secondo lei nessun gruppo italiano è arrivato in fondo all’acquisizione dell’acciaieria?
Per dare un giudizio complessivo su
questa vicenda preferirei attendere l’esito
della procedura. Nel frattempo prendiamo
atto di posizioni più volte pubblicamente
ribadite e che evocano la fine della produzione dell’acciaio a Piombino. Noi abbiamo lavorato e lavoriamo per contrastare
questa visione.
Crede per il territorio di Piombino
sia percorribile la strada della riconversione?
L’accordo di programma punta esattamente a questo. Sulla diversificazione vera
e non evocata retoricamente abbiamo
puntato da anni e la grande sfida è ancora la possibilità di coniugare lo sviluppo
turistico del territorio e delle piccole e medie imprese con una siderurgia moderna
28
di riferimento della città dovranno
rimanere la manifattura
e il
lavoro”
e ambientalizzata. Abbiamo scommesso
sulla cantieristica, con la futura realizzazione di un polo a Poggio Batteria e alla
Chiusa; su un turismo che tenda a valorizzare le risorse naturalistiche e culturali della nostra area qualificando i nostri parchi
e i poli culturali; sullo sviluppo del porto e
la creazione di spazi per la piccola e media
impresa; su un’agricoltura di pregio. Pensiamo che Piombino possa essere, per la
pluralità delle proprie vocazioni, un paradigma del buon governo delle complessità
territoriali che conservi la manifattura e il
lavoro come assi di riferimento.
La crisi dell’acciaio non riguarda
solo Piombino, ma altri siti, come ad
esempio Trieste. Pensa che in Italia ci sia
un futuro per l’industria dell’acciaio?
Lucchini, ArcelorMittal, Tenaris Dalmine, le imprese dell’indotto mettono insieme a Piombino (che ha 35.000 abitanti)
circa 5.000 addetti. Il polo energetico
(ENEL, Edison, Elettra) ne annovera altri
300. Stiamo parlando di un milione di metri quadri, 1000 ettari di territorio occupato perimetrati nel sito di bonifica e affacciati su un porto di rilevanza nazionale. Il
dilagare pervasivo degli scenari di crisi ha
richiamato in questi mesi l’urgenza di una
nuova generazione di politiche industriali
che, fuori da un approccio assistenzialista
e meramente difensivo, rigenerino le ragioni della produzione manifatturiera in
Italia. La mia opinione è che lo si debba
fare con il peso di una visione, promuovendo meccanismi selettivi e orientati all’innovazione e al trasferimento tecnologico,
affermando nuovi paradigmi ambientali
nella relazione fra lavoro e territori. Puntando sulle specificità competitive degli
ambiti territoriali (come quelli portuali),
favorendo celeri ed efficienti processi di
adeguamento infrastrutturale, bonifica e
riuso delle aree industriali disponibili per
nuovi insediamenti, e dunque compattando i processi di sviluppo e proteggendo
toscana energia box
coste, colline, aree agricole da modelli di
sviluppo non desiderabili. A Piombino sta
andando in scena una vicenda delicatissima e simbolica. In gioco sono non solo le
prospettive di un polo produttivo di rilievo internazionale (solo qui si producono
in Italia le rotaie senza saldatura da 108
metri), ma questioni di ordine strategico e
politico che riguardano un’idea di Paese e
il suo modello di sviluppo.
Piombino contava molto sulla possibilità di smaltire nel proprio porto la
Costa Concordia. Ma sembra che anche
questa possibilità sia ormai svanita.
Quali prospettive vede per lo sviluppo
industriale del porto?
La partita non mi pare ancora chiusa,
poiché non pare che il relitto lascerà il Giglio prima dell’autunno. Piombino è il porto
più vicino e dunque il più sicuro marittimamente e ambientalmente, e sarà pronto in
pochi mesi per accogliere la nave. Abbiamo fatto e continueremo a fare la nostra
parte per raggiungere quest’obiettivo. Le
opportunità derivanti dallo smaltimento del
relitto della Costa Concordia sono un segmento del nuovo paradigma manifatturiero
su cui si sta lavorando. La firma dell’accordo di programma dell’agosto scorso per il
potenziamento infrastrutturale e la bonifica
dell’area portuale, unitamente al riconoscimento dello stato di Area di crisi complessa
ai sensi dell’art. 27 del Decreto Sviluppo con
il quale abbiamo ottenuto oltre 100 milioni
di euro per avviare i lavori al porto, rappresentano un grande risultato. L’arrivo della
Concordia a Piombino potrebbe rappresentare un’eccellente start-up industriale per
l’attivazione di una filiera dello smontaggio
delle navi e del trattamento e riciclaggio del
rottame funzionale alla competitività del
polo siderurgico, in linea con le più recenti
determinazioni in materia dell’Unione Europea. Piombino può candidarsi, prima in
Italia, fra le località portuali europee che si
collocano in questa prospettiva.
29
ENERGIETOSCANE
Foto: Comune di Piombino
•
“Gli assi
Dal 2009 l’azienda realizza un calendario per sostenere l’arte contemporanea toscana
Gli artisti di
Toscana Energia
DI CRISTINA ACIDINI
foto:
(soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico
e per il Polo Museale della Città di Firenze)
•
Thank you Leonardo
(Alessandro Reggioli)
••
I sei artisti
con il presidente
di Toscana Energia,
Lorenzo Becattini
•••
Il giardino
(Andrea Stella)
Alessandro Reggioli, Andrea Stella, Antonio Possenti, Giampaolo Talani,
Paolo Staccioli, Giuliano Ghelli: un viaggio critico tra le loro creazioni
•
Toscana
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
arte
Energia dedica
i calendari che l’azienda realizza e distribuisce ogni anno per far conoscere e sostenere la produzione di artisti toscani di
valore, pubblicando le immagini delle loro
opere. Un’iniziativa di grande valore culturale per un’azienda fortemente radicata
nel territorio e impegnata a valorizzarlo.
Il primo calendario, quello del 2009,
era dedicato al lavoro di Alessandro Reggioli, artista fiorentino nato nel 1971 che,
dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti
di Firenze, ha esposto in Europa, negli Stati
Uniti e a Hong Kong. Dodici mesi accompagnati dalle immagini dei piccoli aerei di
Reggioli che volano nello spazio dove abitano i sogni, dalle suggestioni del “non
finito” delle sue architetture, dall’energia
che scalda e unisce con una sequenza sorprendente di cuori-sculture che fanno pulsare di vita la resina e il metallo.
Protagonista del secondo calendario è
il pittore fiorentino Andrea Stella, le cui
opere hanno trovato collocazione in molte
collezioni private, in Italia, a Zurigo, Vienna, Atene e Lisbona. Dell’artista colpisce
il senso organico della materia pittorica e
30
••
grafica, cui la comparsa dell’oro conferisce luminescenze arcaiche e trascendenti.
Nelle “presenze” stanti o sedute, singole
e a coppie, non possiamo non riconoscere
esseri senzienti, legati da affinità profonde
alla figura umana: eppure remoti, alieni,
protagonisti di solitudini e di incontri che
rivelano, nel grandeggiare delle sagome
che immaginiamo mute e assorte, l’eredità della grande pittura metafisica italiana
del Novecento. Affascinanti sono anche gli
scenari, costruiti con fantastica varietà di
elementi modulari evocanti il disfacimento
di misteriose strutture geometriche, riaggregate in realtà nuove e sfuggenti: città
intraviste in sogno, fiumi baluginanti, colonnati frammentari, templi sopravvissuti.
L’archeologia immaginaria di Stella apre
allo sguardo porte che conducono a mondi sconosciuti, segnati da cataclismi che
non abbiamo vissuto, animati da energie
di resurrezione di cui ci sfugge la sorgente.
Antonio Possenti è il protagonista del
calendario 2011. Il linguaggio fantastico e
la perizia pittorica che riconosciamo a questo pittore affermato, noto in Italia come
all’estero, hanno creato dodici immagini indimenticabili: ognuna un universo brulicante di segni, di cui il controllo compositivo
mantiene una segreta armonia. Colpiscono
i fondali apocalittici: le comete, i vulcani,
le trombe d’aria, gli aerei che zig-zagano
nel cielo, le balene che si tuffano, le navi
che si assiepano simili a grattacieli fumanti.
Così come colpisce l’autobiografico popolo
di uomini serenamente intenti nonostante tutto alle più varie attività, in mezzo a
compagnie - non si sa quanto rassicuranti formate da burattini, mostricoli, molluschi,
con pesci e uccelli per commensali. La pittura madreperlacea e vibrante di Possenti,
dalla ricchissima tavolozza, dà credibilità
a queste visioni oniriche, dove la vita e la
natura paiono innalzare un inno corale di
gioia per l’esistenza e di gratitudine per la
varietà del creato.
••
•
Nel 2012 Toscana Energia propone
Giampaolo Talani e il suo mondo d’invenzioni dipinte. Arriva, pagina dopo pagina, il suo popolo riflessivo dai gesti misurati, il suo repertorio di animali, di oggetti,
di situazioni. Di alcune immagini par di
ascoltare i suoni: si diffonde il respiro rumoroso della risacca, soffia teso il libeccio,
un pianista accenna qualche nota, i jazzisti
fanno vibrare la notte, le cravatte sbattono al vento, le conchiglie esotiche racchiudono l’eco del mare, lontane sfilano navi
toscana energia box
31
•
(stanno suonando la sirena?), appaiono
cetacei (staranno per sfiatare?), volano
uomini e donne (stanno gridando?). Altrove domina il silenzio, in scene dove i giovani protagonisti non hanno più neanche
la bocca, tanto la parola - o il grido - son
divenuti superflui per un dialogo al quale
bastano gli occhi e i gesti. Con il suo disegno deciso, con la sua tavolozza sabbiosa,
ardente e notturna, con le sue pennellate franche, ora pastose ora poverissime,
buttate ad accarezzare tele, tavole e legni
vecchi, Talani si propone con la tenacia di
una personalità artistica che continua un
suo percorso di esperimenti e di avventure, non ancora - probabilmente - sicuro
d’aver toccato la sponda della sua Itaca.
Nel calendario 2013 le immagini delle
opere di Paolo Staccioli, rendono possibile una animata convivenza col popolo di terracotta e di bronzo che esce
dai forni dell’artista, generato dalla sua
fantasia inesauribile e dalla sua sapienza
tecnica magistrale. Delle figure di Staccioli si può dire che appartengono a una
sua distintiva visione dell’umanità, coerente nella resa formale e materica ma
insieme percorsa dai fremiti di variazioni
continue. I guerrieri, simili a stele arcaiche
fasciate di difese irte di punte, e coronate da visionari cappelli dalle larghe tese,
trasmettono sensazioni di vigile attesa
nell’immobilità e nella stabilità. Tra loro,
una guerriera femmina bianca e azzurra
mette una nota di levità robbiana nella
policromia austera dei maschi. In navi di
tinte ferrigne, eserciti di migranti viaggiano con silente determinazione. Instabili
invece, anzi precari gli abitanti dei piccoli
mondi scomodi di Staccioli. Sfere dai colori succosi e dai riflessi attraenti, abitate
da gente: gente di ogni età e genere che
si raggruppa alla sommità ora sedendo
con relativa sicurezza, ora sdrucciolando
verso il basso lungo la liscia superficie ricurva, con un effetto misterioso e inquietante. Equilibri difficili si ritrovano nei suoi
“dondoli”, coppie di equilibristi legati
foto:
•
Energia della natura
(Antonio Possenti)
••
••
Bagnante con il pesce
(Giampaolo Talani)
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•
Per l’ultimo calendario l’azienda ha
scelto i quadri di Giuliano Ghelli (purtroppo recentemente scomparso) che si presenta qui nella sua dimensione completa
di artista internazionale dalle schiette radici locali, sprofondate in quella campagna
toscana che - pur nella sua lunga e intensa
attività di pittore e scultore che ha toccato
centri prestigiosi in Italia e all’estero - resta
un punto di riferimento insostituibile per
il lavoro e per la vita. Nelle sue visioni pittoriche, nell’oltre indistinto e indefinibile
verso il quale il varco visuale di una porta
o di una finestra schiusa invita l’osservatore, in acqua e in aria s’infittiscono onde di
innumerevoli tonalità d’azzurro, popolate
di creature, di oggetti, di frammenti atmosferici ed onirici dai vividi colori. Gocce avvolte a virgola, ritagli d’arcobaleno, barche
e biciclette fantastiche, un popolo mite e
colorato costellano gli spazi immaginari di
Ghelli. E quanto al popolo, passando alla
terza dimensione è davvero una invenzione unica e memorabile quella del suo
“esercito in terracotta” declinato al femminile, composto di busti grezzi o colorati,
animati da una fantasmagorica varietà di
attributi: creaturine, oggetti, fenomeni,
simboli, scritte, così da dotare ogni donna
acefala di una personalità propria ed affermativa. Il busto modellato e smaltato
a mano con la scritta impressa “Piovono
sogni lasciatemi bagnare” è già divenuto
un’icona contemporanea, che arricchisce il patrimonio d’immagini identitarie
dell’arte toscana ricordando la dimensione
onirica cui, pur nel concreto impegno quotidiano di ognuno, occorre lasciare spazio
e tributare rispetto.
foto:
•••
In viaggio
(Paolo Staccioli)
•••••
Scenografia per
••
la fantasia curiosa
••
(Giuliano Ghelli)
toscana energia box
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TERZAPAGINA
••
da un comune destino. Oltre alle figure
umane, anche i cavalli appaiono, spesso
bianchi come i fantasmi in un sogno, dalle superfici variegate e lustre dei vasi di
Staccioli. Emergono forse da un vasto e
segreto bacino d’immagini mediterranee
comuni, che partono dai vividi graffiti delle grotte preistoriche, facendo di questo
maestro d’oggi un grande “antico”.
Il libro I Comuni italiani nella Divina Commedia. Le mura e i versi
Le città di Dante:
(quasi) una
geopolitica del 1300
DI LORENZO BECATTINI
Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA
•
cultura
Quando
Dante
compie vent’anni inizia uno dei periodi
più intensi e movimentati della storia fiorentina. Un concentrato di politica estera,
diplomatica e militare, caratterizza il breve
arco di tempo che va dal 1285 al 1292.
L’intento era promuovere un’espansione
economica e territoriale del Comune di
Firenze. Alla popolazione verrà richiesto,
dopo anni di pace, un notevole sforzo finanziario per sostenere quel progetto.
C’è motivo di pensare che nella formazione del sommo poeta questi anni
cruciali, vissuti in presa diretta, abbiano
contribuito al consolidamento e all’ampliamento delle sue già vaste conoscenze.
Anche quelle di natura geografica e geopolitica, grazie all’intenso lavorio diplomatico che si sviluppa a Firenze in quel
momento e di cui Dante ha piena consapevolezza.
La pubblicazione di Toscana Energia
“I Comuni italiani nella Divina Commedia, Le mura e i versi”, sul tema delle città
menzionate nella Commedia, ispirata da
un volume su Dante del 1921 contenente un prezioso indice analitico di nomi e
cose a cura di Mario Casella, origina da
una curiosità: si può rintracciare nella più
importante opera dell’Alighieri un criterio
ordinatore riguardo alla rete delle città
rammentate? E quante, e quali, e perché?
È sembrata subito una sfida strana,
coniugare il passato con l’attualità, mixare
le conoscenze geografiche di Dante con
l’istituzione pubblica più vicina ai cittadini. Per primo un dato quantitativo: in Italia
oggi esistono poco più di ottomila comuni, di queste realtà nella Commedia ne
vengono menzionate ottanta, circa l’uno
per cento.
Un secondo aspetto riguarda le città rammentate e le regioni interessate.
34
è un’antologia dei nomi di luoghi dell’opera del grande poeta fiorentino
••
In Italia
oggi esistono poco più
di ottomila comuni,
di queste realtà Alighieri
ne menziona
ottanta
Il contenuto del libro risponde a queste
domande, tuttavia si può rilevare che solo
cinque regioni, nell’accezione moderna
del termine, non hanno città inserite nella
Commedia: Friuli Venezia Giulia, Molise,
Basilicata, Sardegna e Valle d’Aosta. È del
tutto evidente che la Toscana e l’Emilia
Romagna, dove il poeta nasce e muore,
contengano il maggior numero di “mura”
dantesche.
Infine era importante rintracciare un
possibile legame fra le ottanta località.
Nel suo bel lavoro Paola Allegretti affronta
questo tema e spiega quando la citazione
assume un carattere geografico o quando
invece serve per altre finalità, come introdurre un personaggio che aveva origini o
legami con un determinato luogo.
Oggi Dante è tornato di grande attualità, la sua riscoperta ha trovato forme
di comunicazione moderne e adatte a un
pubblico più vasto. Ciascuno potrà avvicinarsi come meglio crede, ma è importante che un sempre maggior numero di
persone sappia apprezzare l’opera di uno
dei più grandi geni dell’umanità. Perché
leggere e capire Dante apre il cuore e la
mente, ci rende migliori e anche più tolleranti verso gli altri.
foto:
•
Porta Maggiore,
Roma
i comuni italiani
nella
DIVINA COMMEDIA
le mura e i versi
••
Cinta muraria medievale,
Firenze
Il senso del libro, in definitiva, è semplicemente questo: amare Dante anche per
le cose minori, come un elenco di mura
e di versi. Non una “compilation” però,
ma il tentativo di aggiungere una nuova
piccola chiave di lettura per quella straordinaria opera che è la Divina Commedia.
toscana energia box
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Le metamorfosi
della Versilia
DI CLAUDIO VECOLI
Dal
mito degli anni ruggenti all’invasione dei magnati russi.
Come
è
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gira l’angolo
cambiato un angolo di paradiso
Vive beatamente sospesa fra un passato glorioso
e leggendario e un presente fatto di mille contraddizioni ancora irrisolte. Ma quando la nomini, quasi
come un riflesso incondizionato, ti tornano subito
alla mente le immagini sgranate di Mina che canta
alla Bussola di Focette e quelle in bianco e nero di
una giovanissima Stefania Sandrelli che gioca spensierata in spiaggia. Oppure le foto coloratissime delle
maschere del Carnevale di Viareggio e quelle patinate delle lussuosissime dimore dell’oligarchia russa
in vacanza a Forte dei Marmi. Già, perché la Versilia
non è solo e semplicemente una località turistica di
grido. Per milioni di italiani è una proiezione dell’anima, un concentrato di emozioni, l’essenza stessa
del concetto di vacanza. Qualunque sia il modo di
declinarne il significato.
sabbia dorata e ombreggiate pinete che d’estate
accoglie sdraio e ombrelloni, bagnini e villeggianti,
locali notturni e teatri all’aperto. Un mondo fuori dal
tempo e dallo spazio fatto di passeggiate in bicicletta
sui viali a mare, di canzoni stonate da cantare chitarra
al collo al chiaro di luna, di bomboloni caldi da gustare all’ombra di qualche albero secolare. Immagini da
cartolina mirabilmente immortalate dai fratelli Vanzina in quel “Sapore di mare” che è stato per decenni
una sorta di manifesto di celluloide di una Versilia apparentemente immutata e immutabile. E che sia chi vi
abita, sia chi ha eletto questa striscia di paradiso terrestre come luogo di vacanza, vorrebbe sempre così.
Intanto la Versilia è una precisa entità geografica.
Malgrado i mille tentativi di dilatarne - o, all’occorrenza, restringerne - i confini (il più delle volte ad esclusivi scopi turistico-commerciali), possono fregiarsi del
marchio doc solo quei pochi chilometri di litorale che,
da nord a sud, partono da Forte dei Marmi e arrivano
fino a Viareggio. E che, nell’entroterra, si arrampicano
fino alle vette delle Apuane lucchesi. Volendo darne
una definizione quasi scolastica, può dirsi Versilia solo
l’intera fascia costiera della provincia di Lucca. Anche
se per uno strano paradosso il fiume Versilia da cui
il territorio prende il nome sfocia più a nord, lungo
la riviera apuana. Non esiste, insomma, una Versilia
massese. E, men che meno, una Versilia pisana.
Del resto a ricordare il mito della Versilia “anni
ruggenti”, ad evocare quella religione del divertimento balneare che poggia sul dogma laico del
“stessa spiaggia, stesso mare”, non mancano monumenti della mondanità conosciuti alla stessa stregua dei grandi capolavori d’arte di cui la Toscana
abbonda. Come la Capannina di Franceschi, dove si
balla fino a notte fonda sulle stesse tavole di legno di
cinquant’anni fa. O come la Versiliana, sul cui palcoscenico immerso nel parco che ispirò Gabriele D’Annunzio ancora salgono ogni estate i più grandi nomi
della prosa, della danza e della musica d’autore. E
come ogni religione che si rispetti, non mancano i riti
e le tradizioni da tramandare di generazione in generazione: dall’aperitivo da sorsare al tramonto nei caffè della Passeggiata di Viareggio fino allo shopping
fra le vetrine dai prezzi inarrivabili di Forte dei Marmi.
Ma nell’immaginario collettivo per Versilia si intende quasi esclusivamente quel fazzoletto fatto di
Eppure, raschiando sotto la crosta della salsedine
che ancora sembra proteggere come una patina la
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Foto: Archivio Roberto Paglianti
Versilia del passato, si scopre che molto di quel mondo è irrimediabilmente cambiato. Viareggio, la più
popolana fra le sue figlie, ha ormai perduto la sua
identità di cittadina accogliente e a misura di famiglie
che aveva attratto per decenni la media borghesia
dell’entroterra toscano. Oltre l’eleganza un po’ decadente della sua Passeggiata stile liberty, alle spalle
dei grandi alberghi che ancora donano allo skyline
dei viali a mare un aspetto piacente, la capitale italiana del Carnevale è cresciuta disordinatamente. Si è
salvato dal degrado solo qualche raro angolo di città.
Come la Darsena tanto cara al pennello di Lorenzo
Viani e alla penna di Mario Tobino, rannicchiata fra la
Pineta di Levante e il porto, che in gran parte ancora
conserva l’aspetto del borgo di pescatori e calafati
che era in origine e dove ancora si respira un’atmosfera autentica, genuina, fatta di sapori veri.
Ma all’altra estremità della Versilia - e non solo
geograficamente parlando - ha ormai profondamente cambiato i suoi connotati anche l’aristocratica
Forte dei Marmi. Quello che era il buen retiro estivo
delle grandi famiglie dell’imprenditoria italiana - dagli Agnelli ai Moratti - ma anche il rifugio prediletto
delle grandi personalità della cultura e dell’arte, ha
quasi completamente perso il proprio fascino. Concedendosi alle lusinghe del denaro facile e dell’ostentazione del lusso più estremo, il Forte è diventato sempre più terreno di conquista di magnati russi
dalle grandi (e sospette) ricchezze che a colpi di rubli
stanno colonizzando le ville più belle e inaccessibili di
Roma Imperiale. Tanto che, passeggiando in luglio o
agosto fra i tavolini dei caffè all’aperto del centro, si
ha la sensazione di essere stati improvvisamente scaraventati a due passi dalla piazza Rossa o in qualche
lussuosa strada di San Pietroburgo. Tanto che non c’è
griffe internazionale della moda che non pretenda
nel curruculum delle commesse che assume nei suoi
showroom fortemarmini la capacità di parlare fluentemente la lingua russa.
Da questa metamorfosi, addentrandosi pochi
chilometri verso l’entroterra, sembra essersi miracolosamente salvata Pietrasanta. Un tempo laboriosa
cittadina dove si respirava la polvere del marmo che
svolazzava nell’aria dalle botteghe artigiane che pullulavano nel centro storico, quella che è stata ribattezzata “la piccola Atene” della Versilia è diventata un
vero e proprio gioiello della cultura. Qui negli anni Novanta hanno preso casa scultori del calibro di Botero
o Mitoraj, facendo da apripista ad una comunità cosmopolita di artisti che all’ombra dello splendido Duomo hanno deciso di vivere e di integrarsi appieno. Una
sorta di Montmartre versiliese senza però quel retrogusto leziosamente turistico che invece si respira alle
spalle della basilica parigina di Sacré Coeur. E che ne
ha decretato un successo sempre più internazionale.
Quale sarà allora il futuro della Versilia? La scommessa di una terra che ancora riesce a vivere sul mito
del proprio passato è lanciata. Con un’unica certezza: di quel passato non si può vivere in eterno.
toscana energia box
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Pillole di energia
A CURA DI ROSELLA FANTONI E ELISABETTA QUATTRINI
ENTRO DUE ANNI GAS DA SOUTH STREAM
Gazprom intende spingere sull’acceleratore per la realizzazione del gasdotto South Stream che punta
a portare il gas russo all’Europa centrale e meridionale senza attraversare l’Ucraina. “Il progetto South
Stream procede bene. Gli accordi sulla prima tappa della pipeline saranno firmati prima della fine di marzo, così come quelli sulle forniture della seconda tappa”, ha evidenziato la società in una nota. Secondo
il Ceo della società, Alexei Miller, “le prime forniture di gas arriveranno in Europa in meno di due anni”.
NEW YORK, L’EDIFICIO VIVENTE
GRAZIE A FUNGHI E MAIS
Un nuovo tipo di edificio germoglierà questa estate a New
York. Si tratta di un padiglione espositivo composto di mattoni
biologicamente ingegnerizzati ricavati da rifiuti vegetali e da cellule fungine. Grazie al fatto che il materiale organico può essere
trasformato in fertilizzante, questa installazione sarà una tecnologia costruttiva ad impatto zero. Con questo progetto, intitolato Hy-Fi, lo studio newyorkese The Living ha vinto il MoMa Psl
Young Architects Program, il concorso che invita gli architetti a
proporre strutture temporanee per ospitare eventi estivi nella galleria del MoMa. L’obiettivo è quello di presentare una alternativa
radicale alla costruzione delle città: un esempio di come l’arte
possa lavorare al servizio dell’ecosostenibilità e della bioedilizia.
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pillole di energia
OZONO, SCOPERTI QUATTRO
NUOVI GAS KILLER
Scoperti quattro nuovi gas killer dell’ozono. Si
tratta di composti chimici individuati in campioni
atmosferici raccolti tra il 1978 e il 2012 in Tasmania e nelle carote di neve compatta in Groenlandia. La scoperta si deve al gruppo coordinato da
Johannes Laube, dell’Università di East Anglia.
Secondo gli esperti, le quattro sostanze sono tutte prodotte da attività umane: tre appartengono
alla famiglia dei clorofluorocarburi e uno a quella degli idroclorofluorocarburi. Secondo i calcoli,
l’emissione totale dei quattro gas in atmosfera
prima del 2012 era di circa 74 mila tonnellate,
una quantità piccola se si considera che negli anni
Ottanta le emissioni di Cfc erano di un milione di
tonnellate all’anno. Queste emissioni sono tuttavia in contrasto con il Protocollo di Montreal, il
trattato internazionale siglato nel 1987, che mette al bando le sostanze nocive per l’ozono.
38
ENI, A MARGHERA NASCE
LA PRIMA BIORAFFINERIA
Eni ha brevettato un nuovo combustibile green che
da aprile 2014 sarà prodotto nella raffineria di Venezia
riconfigurando quest’ultima in bioraffineria. All’interno della configurazione individuata è stata utilizzata
la tecnologia proprietaria EcofiningTM sviluppata da
Eni nei laboratori di San Donato Milanese in collaborazione con Honeywell-UOP. Il nuovo carburante verde
verrà ricavato in un primo momento dall’olio di palma.
Nella seconda fase saranno usati anche grassi animali,
oli esausti, oli derivanti da alghe e varie tipologie di
scarti di origine biologica. Il progetto Green Refinery
è il primo esempio al mondo di riconversione di una
raffineria petrolifera convenzionale in bioraffineria.
Con l’avviamento di Green Refinery, Eni sarà in grado
di produrre già dal 2014 circa 300.000 ton/anno di
green diesel.
A LONDRA IL PONTE SOLARE
PIÙ GRANDE DEL MONDO
Inaugurata la copertura fotovoltaica per lo storico ponte ferroviario di Blackfriars, struttura di epoca vittoriana
che dal 1886 attraversa il Tamigi, nel cuore di Londra. La
costruzione, curata dalla Network Rail in collaborazione
con la società europea di energia solare Solarcentury,
è costituita da 4.400 pannelli solari disposti a formare
il rivestimento esterno del ponte: un tetto sostenibile
che taglierà di 513 tonnellate le emissioni annuali di
anidride carbonica della stazione sottostante. I pannelli
installati genereranno infatti 900 mila kWh di energia
elettrica all’anno, quanto basta per coprire la metà del
fabbisogno energetico della stazione.
CROAZIA, PICCOLO GIGANTE ENERGETICO
DELL’ADRIATICO
La Croazia sta per pubblicare i bandi di concorso
sulle concessioni per lo sfruttamento delle risorse di
petrolio e di gas nell’Adriatico orientale che, stando al
Ministro dell’Economia Vrdoljak, sarebbero molto più
ingenti di quanto stimato in passato. Lo conferma una
recente esplorazione in Adriatico condotta nei mesi
scorsi dalla società norvegese Spectrum, su commissione del governo di Zagabria, con il metodo dello screening sismico. Secondo il ministro, “i primi contratti dovrebbero essere firmati nei primi mesi del 2015 e non
è escluso che la Croazia riesca a diventare un piccolo
gigante energetico regionale e avere gas naturale ad un
costo tra i più bassi in Europa”.
NUOVA CRESCITA
PER IL FOTOVOLTAICO
Dopo due anni di recessione, gli analisti di Bloomberg si aspettano nel 2014 una crescita del 20%
dell’industria solare grazie anche ai mercati emergenti. La previsione è che la potenza dei nuovi impianti
fotovolataici installati nel 2014 sarà di 44,5 GW. Dopo
un dominio incontrastato durato 6 anni, nel 2014 la
Germania installerà solo 3,3 GW. Dall’altro lato del
globo, invece, i cinesi prevedono di installare almeno
12 GW, come nel 2013, mentre il secondo più grande
produttore solare al mondo, il Giappone, raggiungerà
i 10,5 GW. Gli Stati Uniti installeranno invece 5-6 GW,
restando saldamente al terzo posto. I Paesi emergenti segnalati dagli analisti di Bloomberg sono Brasile,
Cile, Thailandia e Australia che, nel corso del 2013,
hanno compiuto progressi significativi, anche se su
scala minore.
LE MEGA-DIGHE SONO
DAVVERO UN’OPPORTUNITÀ?
La Cina ha deciso di combattere la
“guerra all’inquinamento” attraverso la
realizzazione di mega-dighe. Al momento il Paese asiatico ha già realizzato il più
grande impianto idroelettrico mondiale, la
Diga delle Tre Gole, capace di sviluppare
una potenza di 22,5 Gigawatt. Nei prossimi mesi dovrebbe essere completato anche il progetto di Xiluodu, che sarà il terzo
al mondo. Tuttavia, secondo un rapporto
dell’università di Oxford, le mega-dighe
non solo comportano gravi danni socioambientali ma sono anche anti-economiche. Lo studio analizza 245 dighe realizzate in 65 Paesi dal 1934 ad oggi e mostra
che i costi di realizzazione superano in
media di circa il doppio la cifra preventivata inizialmente mentre le scadenze non
vengono quasi mai rispettate. Quando poi
il progetto riguarda paesi in via di sviluppo l’indebitamento necessario a finanziare
l’opera grava pesantemente sulle già fragili
economie di questi stati.
UNA MICRO-HYDRO SUL LAGO DI LONDA
Sarà realizzata, sfruttando le acque del lago di Londa, una
turbina per la produzione di energia elettrica. Il progetto, che
avrà un costo di circa 450.000 euro, prevede di collocare un impianto micro-hydro sulle sponde del lago per sfruttare il salto
idraulico di 13 metri in corrispondenza della diga esistente nel
tratto del Torrente Rincine che attraversa il capoluogo toscano. Le
principali caratteristiche tecniche dell’impianto si possono riassumere così: portata massima prevista 800 lt/sec; potenza elettrica
70 kW; introito da energia elettrica attesa 55.000,00/65.000,00
euro anno per i primi 15 anni, emissioni di CO2 evitate circa
180.000Kg/anno. L’energia prodotta sarà venduta ad Enel e si
stima che la produzione annuale della turbina, possa coprire il
fabbisogno annuo dell’illuminazione pubblica di tutto il comune.
toscana energia box
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Consigliato
da...
DI MARIO SECHI
Nel libro ci sono le esperienze di chi vede il mondo
cambiare a velocità esponenziale. Non è solo un libro
sull’energia, ma un viaggio nel domani
GIUSEPPE RECCHI
Nuove energie
Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente
Marsilio Editori, Venezia, 2014
Nuove energie
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cultura
Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente
Ti chiami Giuseppe, il tuo immaginario è fatto di dighe,
ponti, fiumi, valli, villaggi, ferro, cemento, acqua, fatica,
ingegno, è il presente in costruzione dove le lingue suonano remote. Il tuo nome di famiglia è Recchi, sei figlio
di Enrico, ti piace la polvere del cantiere, il rumore delle
ruspe, il getto del calcestruzzo. Conosci il dolore, sei ragazzo, perdi tuo padre in un incidente aereo. Ma lui resta.
È un film a colori intitolato “fare”. In Italia e nel mondo.
Diventi adulto e come lui, un padre che accompagna i suoi
figli nella straordinaria rivelazione della vita. La stessa che
ti ha condotto nel cuore dell’impresa di un altro visionario,
l’Eni di Enrico Mattei.
C’è una vita piena e una mezza vita nel libro di Giuseppe Recchi. La vita piena è quella di un ragazzo che diventa
uomo e al suo fianco ha sempre la memoria del padre. La
mezza vita è quella immaginata e in corso d’opera, un futuro pieno di “Nuove energie”, titolo del suo libro edito da
Marsilio. L’ho letto nei giorni in cui Obama sbarcava in Italia, mentre il Presidente degli Stati Uniti dispiegava la strategia del suo risiko geopolitico. E mi sono chiesto: l’Italia
ha una sua visione del domani? Nel libro di Recchi ci sono
alcune risposte e soprattutto ci sono le esperienze di chi
vede il mondo cambiare a velocità esponenziale. Non è solo
un libro sull’energia, ma un viaggio nel domani, dal “signor Drake al signor Shale”. Recchi scrive quattro atti di un
pezzo unico che conduce a un’altra domanda che anche
io mi sono posto: ce la facciamo? Le buone intenzioni ci
sono, ma non bastano. Scrive Recchi: “Le buone intenzioni
sono lodevoli, ma è obbligatorio aggiustare la rotta tenendo conto degli effetti che producono. Le moratorie contro
lo sfruttamento dello shale gas, la chiusura, senza spiragli,
alle più diverse opportunità che sarebbero preziose - penso
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alle risorse utilizzabili in Italia - la mancanza di obiettivi volti
a rendere il nostro territorio il migliore al mondo in cui fare
impresa, sono errori che pagheremo cari e sarà impossibile
attribuire questa responsabilità ad altri se non a noi stessi,
alle nostre decisioni o alle nostre emissioni”.
Mentre la Russia Superpower annette la Crimea per via
referendaria e l’Ucraina cerca un matrimonio con un’Europa incerta sul da farsi, gli Stati Uniti chiedono al Vecchio
Continente più indipendenza dalla “politica del tubo” di
Vladimir Putin. Eccola, la contemporaneità con le sue sfide.
Recchi nel suo libro ricorda che “in nessun campo come nel
settore dell’energia è necessario il rapporto con la politica
internazionale, con i cambiamenti sulla scena geopolitica,
con i governi”. L’energia è la politica che si esprime alla sua
massima potenza. È la tecnologia che è capace di cambiare
spartito e introdurre un veloce al posto di un andante, un
prestissimo che diventa improvvisamente un maestoso. È
una sinfonia che significa elettricità, produzione, lavoro,
benessere e libertà. Senza energia non c’è niente di tutto
questo. E la diplomazia del petrolio, da sola, non basta più.
Lo sa bene l’Arabia Saudita - non a caso tappa successiva
del viaggio di Obama, dopo l’Italia - e dovrebbero cominciare a immaginarlo i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quella dello shale gas è una rivoluzione tecnologica
che conduce inevitabilmente a un “sottosopra” geopolitico. Siamo pronti ad affrontarlo? È un processo di “distruzione creativa” che non è oggetto del dibattito politico,
nonostante sia il vero primo punto dell’agenda globale. Per
questo il libro di Recchi è un contributo prezioso. Apre una
porta sul mondo e dice: misuratevi con la realtà, dentro c’è
un sogno, è il futuro dei nostri figli, quello che ha alimentato il cantiere della vita dei nostri padri.
La Scuola Normale
si apre a nuove sfide
DI ANGELA FEO
Grazie
alla fusione con l’ex Istituto Italiano di
Scienze Umane del
Con
due sedi principali: Palazzo della Carovana a Pisa e Palazzo Strozzi a Firenze
capoluogo toscano nasce un centro d’eccellenza unico al mondo.
candidata ad essere protagonista nel mondo accademico, culturale, politico ed economico.
Studiare alla Normale, dove si sono formati premi Nobel come i fisici Enrico Fermi e Carlo
Rubbia e il poeta Giosuè Carducci, e capi di Stato
come Giovanni Gronchi e Carlo Azeglio Ciampi,
richiede prima di tutto grande impegno e sacrificio: oltre al regolare corso di studi gli allievi devono
seguire corsi interni e sostenere i relativi esami. Per
riuscirvi occorre mantenere sempre quella propensione all’eccellenza che la stessa Scuola non ha mai
perso nel corso della sua storia. E infatti oggi, 200
anni dopo la sua fondazione, voluta nel 1810 a
cultura
Essere ammessi alla Normale è stato un sogno
per molte generazioni di giovani “primi della classe”. Un sogno alimentato dal desiderio di far parte
di una élite di talenti, passata attraverso prove di
selezione molto dure e in grado di sostenere ritmi di studio serrati con profitti eccellenti. Una élite
selezionata solo per merito, indipendentemente
dalla provenienza sociale e dai propri mezzi economici, visto che i vincitori del concorso di ammissione possono studiare e vivere a Pisa senza spese,
essendo alloggiati nelle strutture collegiali della
Scuola, dove si realizza uno scambio continuo con
i docenti e gli altri studenti. Una élite naturalmente
foto:
•
Uno scorcio
di piazza
Cavalieri
Pisa:
del
a
sullo sfondo
il
Palazzo
dell’Orologio
che ospita
una delle
Foto: Scuola Normale
biblioteche
della
•
toscana energia box
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Scuola
foto:
•
Fabio Beltram,
direttore della
Scuola Normale
Superiore
Pisa da Napoleone Bonaparte per creare una succursale dell’École Normale Supérieure di Parigi, la
Normale gode di ottima salute, come evidenziano
vari indicatori. Il numero delle domande di ammissione, per esempio, è molto superiore rispetto ai
posti disponibili: viene selezionato un allievo ogni
venti candidati. Ma, soprattutto, la valutazione ad
opera di organismi esterni la colloca insieme ai più
prestigiosi atenei internazionali: “Nel 2013 - spiega
il direttore Fabio Beltram che ha ricoperto il ruolo
nel 2010, succedendo a Salvatore Settis - nella versione normalizzata per taglia del ranking della Jiao
Tong University, la Scuola Normale è risultata prima
in Europa e tra i primi cinque atenei del mondo,
assieme a Caltech, Harvard, Princeton, MIT”. Notevole anche la visibilità internazionale della Normale: circa il 50% delle domande di ammissione ai
corsi dottorali della classe di Scienze provengono
dall’estero.
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E così, qualche mese fa, ha compiuto un passo di grande importanza, estendendo per la prima volta la propria offerta formativa ad un settore
nuovo e ampliandosi al di fuori della sede storica
di Pisa. Finora, infatti, la Scuola proponeva nella
città della Torre corsi di laurea o PhD nelle classi
di Lettere e Scienze. Dal prossimo anno accademico invece laureati particolarmente brillanti (italiani
e stranieri) potranno conseguire il PhD alla Scuola
Normale anche nelle scienze sociali.
La decisione di allargare il proprio perimetro
formativo, è stata fortemente voluta dall’attuale
direttore. “Attraverso un accordo con l’ex Istituto
Italiano di Scienze Umane di Firenze, il SUM - commenta Beltram - è stato possibile attuare un processo di fusione tra i due istituti universitari e far nascere la nuova Scuola Normale Superiore, che non
avrà più l’appendice “di Pisa” nel proprio nome.
Questo non solo perché ci saranno due sedi principali, a Pisa e Firenze appunto. Ma anche perché
il confronto che ci siamo imposti è con le migliori
università del mondo: rispetto a questo orizzonte
ci deve essere l’eccellenza formativa dell’Italia con
la Scuola Normale Superiore”.
Oltre alla storica sede di Palazzo della Carovana in piazza dei Cavalieri a Pisa e agli spazi in altrettanto prestigiosi palazzi pisani, la Normale avrà
quindi a Firenze, a Palazzo Strozzi, la sua scuola di
dottorato in scienze umane e sociali.
“La nostra caratteristica principale - continua Beltram - è ancora quella originaria: puntare
ai massimi standard formativi per gli studenti di
•
cultura
Se la Normale riesce ancora ad essere un centro
di formazione e di ricerca di classe internazionale è
perché non si è mai adagiata sugli allori del passato
e mai ha smarrito la vocazione a rinnovarsi.
maggiore talento. Quello che è cambiato di volta in volta è in quale prospettiva collocare questa
caratteristica. La nuova Scuola coglierà la sfida di
adeguare il profilo delle competenze degli studenti
alle esigenze di un mondo che sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi, che vuole specializzazione ma anche capacità critiche per andare oltre
lo stato dell’arte”.
Cambiare e crescere facendosi forza della propria storia per restare tra i migliori. Questo è il
modello di eccellenza che la Normale oggi propone al Paese, formando studenti che sin da subito
sono stimolati a pensare in modo globale, anche
grazie alla ricca rete di scambi che la Scuola mette
loro a disposizione. Meno “eccellente” è invece
“l’incapacità dell’Italia di intercettare lo straordinario patrimonio di competenze, intelligenza e
capacità di innovazione dei normalisti - conclude
Beltram - che troppo spesso esprimono le loro capacità all’estero”.
Foto: Scuola Normale
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Illustri
protagonisti
della storia italiana
Unicamente sulla base delle prove di
ammissione scritte e orali, la Scuola
Normale offre ai giovani meritevoli
in possesso di un diploma d’istruzione superiore, italiani o stranieri,
la possibilità di confrontarsi con i
più alti livelli di studio e di ricerca,
ospitandoli gratuitamente nei collegi
della scuola, fornendo un servizio di
mensa e versando un contributo didattico che include il rimborso totale
o parziale delle tasse universitarie.
La Scuola ha formato protagonisti
illustri della storia dell’Italia in molte
discipline, come i tre premi Nobel
Enrico Fermi, Carlo Rubbia e Giosuè
Carducci. Ex-allievi sono stati i presidenti della Repubblica Carlo Azeglio
Ciampi e Giovanni Gronchi, parlamentari e politici tra cui Giovanni
Gentile, Marino Raicich, Alessandro
Natta, Aldo Capitini, Massimo D’Alema, Fabio Mussi; ancora scrittori
e dirigenti editoriali tra cui Giulio
Bollati, Pietro Citati, Ettore Cozzani,
Antonio Tabucchi e Tiziano Terzani.
E poi storici come Gioacchino Volpe,
Carlo Ginzburg, Armando Saitta,
Adriano Prosperi, Alessandro Barbero, Sergio Luzzatto e Delio Cantimori; tra i filologi e gli italianisti si
ricordano Luigi Russo, Walter Binni,
Franco Montanari, Umberto Albini,
Gian Biagio Conte, Guido Paduano,
Francesco Orlando, Marco Santagata, Alberto Casadei e Napoleone
Caix; filosofi come Claudio Cesa,
Remo Bodei, Aldo Gargani e Michela
Marzano; archeologi e storici dell’arte come Salvatore Settis (direttore
della Scuola stessa dal 1999 al
2010); matematici quali Vito Volterra, Mauro Picone, Aldo Andreotti,
Corrado De Concini e Alessandro
Faedo; chimici come Pietro Bucci.