TE Box N.5 - Toscana Energia
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TE Box N.5 - Toscana Energia
Toscana Energia Box n. 5 - Aprile 2014 - Rivista inviata in omaggio economia•territorio•arte 8 24 34 Gas Italia hub europeo Piombino la crisi dell’acciaio Dante geopolitica del 1300 PRIMOPIANO ENERGIETOSCANE Focus • Punti di Vista Mercato • World Report Tendenze • Novità Decisioni • Progetti 4 18 di Ezio Ferrante di Andrea Giannotti 8 1.“Più concorrenza e sicurezza energetica grazie al TAP” 2.Dall’energia all’Università, le relazioni tra Kazakhstan e Toscana Tra i ghiacci dell’Artico, il nuovo Medio Oriente dell’energia Italia, hub europeo del gas di Federico Ermoli 12 L’Italia e i parametri di Kyoto: missione possibile di Alessandro Farruggia 14 FOCUS TOSCANA E RAPPORTI INTERNAZIONALI 24 L’acciaio di Piombino e la manifattura italiana di Angela Feo Il fotovoltaico tra incentivi e risparmi di Francesco Farri TERZAPAGINA Arte • Cultura • Musica Sport • Rubriche Toscana Energia Box n. 5 - Aprile 2014 Periodico di Toscana Energia Registrazione del Tribunale di Firenze n. 5855 del 15/11/2011 Direttore responsabile: Angela Feo A cura dell’Ufficio Comunicazione e Gestione del Brand di Toscana Energia Hanno collaborato: Cristina Acidini, Lorenzo Becattini, Federico Ermoli, Rosella Fantoni, Francesco Farri, Alessandro Farruggia, Ezio Ferrante, Andrea Giannotti, Elisabetta Quattrini, Mario Sechi, Claudio Vecoli. Si ringraziano: Roberto Paglianti, Stefano Lippi, Andrea Pantani, Monica Pierulivo La rivista Toscana Energia Box, per garantire al massimo l’obiettività dell’informazione, lascia ampia libertà di trattazione ai suoi collaboratori, anche se non sempre ne può condividere le opinioni. Direzione, redazione, amministrazione: Via dei Neri 25 - 50122 Firenze Progetto grafico e impaginazione: Sesamo Comunicazione Visiva sas www.sesamo.net - [email protected] www.toscanaenergia.eu 30 Gli artisti di Toscana Energia di Cristina Acidini 34 Le città di Dante: (quasi) una geopolitica del 1300 di Lorenzo Becattini 36 8 Le metamorfosi della Versilia di Claudio Vecoli 38 Pillole di energia a cura di Rosella Fantoni e Elisabetta Quattrini 40 Consigliato da... di Mario Sechi 24 41 La Scuola Normale si apre a nuove sfide di Angela Feo 34 La primavera di questo 2014 porta novità rilevanti per Toscana Energia. terlocutore affidabile degli amministratori locali e delle realtà territoriali. Con le elezioni amministrative del 25 maggio vi sarà un avvicendamento significativo di sindaci al vertice dei comuni azionisti della società. Si stima un turnover intorno al 50%. Ancora una volta (ed è ormai una presenza consolidata) offriamo al nostro territorio questo magazine, ricco di spunti e approfondimenti, non solo sui temi energetici. Sarà dunque necessario un paziente lavoro per introdurre i nuovi amministratori nella complessa realtà di Toscana Energia, con l’obiettivo di mantenere quell’unità di intenti che ha positivamente caratterizzato l’esperienza pregressa. La copertina di questo numero di Toscana Energia Box è dedicata all’artista Giuliano Ghelli, venuto a mancare il 15 febbraio scorso. Con Giuliano, pittore e scultore, abbiamo realizzato il bellissimo calendario per il 2014 e un suo quadro è entrato a far parte della collezione aziendale. Era indiscutibilmente bravo, ma a noi piace ricordarlo anche come un uomo buono, amante del lavoro e della sua terra, la nostra Toscana. Da poco vi è stato un importante avvicendamento in Italgas, il nostro azionista industriale. L’ingegnere Paolo Mosa ha lasciato questo incarico per diventare amministratore delegato di Snam Rete Gas. A lui un ringraziamento per esserci stato accanto nei passaggi cruciali degli ultimi anni. Un augurio di buon lavoro all’ingegnere Luca Schieppati, manager del gruppo, nuovo amministratore delegato di Italgas. A fine marzo nello splendido castello in stile moresco di Sammezzano, nel Comune di Reggello, pensato e realizzato nella seconda metà del XIX secolo dal Marchese Ferdinando Panciatichi Ximenes d’Aragona, il Cda di Toscana Energia ha approvato il bilancio del 2013, ma soprattutto ha gettato le basi per la partecipazione alle gare toscane sulla distribuzione del gas, con l’approvazione delle linee guida delle future modalità operative. L’azienda continuerà così ad essere una protagonista dell’economia toscana ed un in- toscana energia box 3 Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Secondo le stime i fondali del Polo Nord nasconderebbero circa un quarto Tra i ghiacci dell’Artico, Foto: istockphoto il nuovo Medio Oriente dell’energia DI EZIO FERRANTE Si è aperta una nuova partita geopolitica tra gli attori che si affacciano nella regione, ansiosi di allargare i propri confini del mare 4 delle risorse energetiche globali inesplorate Complici gli effetti perversi del riscaldamento globale e la fame di energia del mondo globalizzato, l’Artico si appresta a diventare, negli scenari prossimo venturi, il Nuovo Medio Oriente dell’energia, ridisegnando così la mappa dei giacimenti energetici e, di conseguenza, delle rotte marittime di approvvigionamento. Infatti, secondo le stime dell’U.S. Geological Survey, le risorse che si nascondono sotto i fondali dell’Artico ammonterebbero a circa un quarto delle risorse energetiche globali inesplorate. E al riguardo si parla del 13% del petrolio, 30% di gas naturale e 20% di gas liquido, in pratica miliardi di barili di petrolio e trilioni di metri cubi di gas: un vero e proprio Eldorado dell’energia. Di qui la partita geopolitica che si è aperta tra i cinque attori della regione artica, ansiosi di allargare i propri confini del mare: Norvegia, Russia, Stati Uniti, Canada e Danimarca (via Groenlandia). Partita geopolitica che è iniziata in maniera eclatante nel 2007 a seguito di due eventi: da un lato, il minimo storico nell’estensione dei ghiacci della calotta polare (4,3 mln kmq, due milioni in meno degli standard registrati negli ultimi decenni). Dall’altro, la spedizione scientifica russa Arktika, con la bandiera al titanio piantata a 4.261 metri sotto la verticale del Polo Nord, quasi a rivendicarne, sia pur simbolicamente, il proprio possesso, invero tutto ancora da dimostare. La spartizione dei fondali dell’Artico sarà infatti determinata solo dal diritto internazionale, secondo i criteri e gli istituti previsti dalla Terza Convenzione delle Nazioni sul diritto del mare, che ha stabilito lo statuto giuridico e ontologico dei mari, ratificata da tutti gli attori artici, tranne gli Stati Uniti. Solo il rispetto del diritto internazionale impedirà che l’area diventi un terreno di scontro geopolitico toscana energia box 5 • Foto: corbisimages Col progressivo scioglimento della calotta polare comincia una “rivoluzione delle rotte marittime” tra Atlantico e L’organo deputato a valutare le rivendicazioni degli Stati costieri sull’allargamento oltre le 200 miglia della propria piattaforma continentale, cioè la prosecuzione naturale sottomarina della massa costiera terrestre (fino a 350 miglia marine dalla costa o, addirittura, sino a 100 miglia dall’isobata dei 2.500 metri) è la Commissione sui limiti della piattaforma continentale (Clpc). Al momento però l’unico Paese circumpolare ad aver definito i propri confini del mare è la Norvegia che, nel 2009, ha visto riconoscere la propria istanza dalla Clpc e che, con un accordo con Mosca del 2010, ha posto fine, dopo quarant’anni di trattative, all’annosa controversia ‘territoriale’ nel Mare di Barents. La pioneristica richiesta russa del 2001 (e si tratta di ben 1,2 mln Pacifico 6 kmq) è rimasta invece ancora al palo, dato che la documentazione supplementare richiesta non è ancora stata prodotta. E proprio il 2014 dovrebbe essere l’anno della presentazione da parte del Canada e della Danimarca delle proprie istanze, mentre gli Stati Uniti, finché non si decidono a ratificare la Convenzione, in un dibattito politico che ormai va avanti da vent’anni, non possono certo presentare domande a una Commissione che de iure non riconoscono. Solo il rispetto del diritto internazionale, come peraltro ribadito dagli stessi attori interessati nel summit di Ilulissat del maggio 2008, impedirà che l’Artico diventi un’area di scontro geopolitico, in un’ennesima pericolosa riedizione di quel- foto: • L’Artico visto le resources war, che purtroppo travagliano già varie parti del mondo. Negli scenari artici, le cui dinamiche sono dunque ancora in movimento, non v’è intanto chi non veda quali siano le straordinarie opportunità del progressivo scioglimento dei ghiacci. Innanzitutto una crescita di peso geopolitico degli Stati del Rimland artico, in inedite e impreviste joint ventures tra le major internazionali per la messa a frutto del settore oil&gas, destinato a determinare un progressivo spostamento verso il Grande Nord dell’asse della produzione energetica mondiale. Opportunità, soprattutto, per la ‘danese’ Groenlandia, che intende sfruttare i proventi delle concessioni offshore per trasformare la sua attuale wider autonomy in vera e propria indipendenza politica da Copenaghen. Eccezionali opportunità anche per i Paesi del sistema Asia-Pacifico (Cina, Corea del Sud e Giappone), sempre più affamati d’energia che, nelle risorse dell’Artico, vedono l’alternativa alla dipendenza dei propri approvvigionamenti dai più lontani mercati del Golfo Persico, accorciando così la propria filiera energetica, che ora è costretta a filtrare attraverso i ‘colli di bottiglia’ di Hormuz e Malacca. Il progressivo utilizzo per la navigazione marittima dei ‘leggendari’ passaggi a nord-est e a nord-ovest (rispettivamente lungo la costiera siberiana e l’intrico dell’arcipelago canadese), offre linee di comunicazione marittima più brevi e sicure (all’attualità, più il primo che il secondo, con 71 transiti nel 2013). toscana energia box Con il disgelo artico stiamo infatti assistendo, a livello più generale, a una vera e propria “rivoluzione delle rotte marittime” di collegamento tra Atlantico e Pacifico, rispetto a quelle più tradizionali di Suez e Panama. Per meglio intenderci, nella tratta Londra-Yokohama, via Suez-Malacca il tragitto sarà di 21.200 km, via Panama 23.300, via passaggio a nord-ovest 15.930 e, infine, via passaggio a nord-est soli 14.062. E rotte più brevi significano risparmi sostanziali in termini di costi d’esercizio della nave, senza contare che, lungo la via dello Stretto di Bering, non si pagano gli esosi pedaggi di Suez o Panama né si corre il rischio-pirateria come nel Mare Arabico e nell’Oceano Indiano, con i relativi sovrapprezzi assicurativi. Tutti gli scenari, rapidamente tratteggiati, ruotano però intorno a un unico ‘mantra’: quando si potrà disporre, almeno d’estate, di un Artico ice-free? L’andamento dei ghiacci, alle misurazioni satellitari di fine estate, continua infatti a essere anomalo: se nel 2012 si è registrato un nuovo record minimo (3,41 mln kmq), nel 2013 i ghiacci hanno ripreso ad aumentare (5,10 mln). Ma la comunità scientifica, nell’assunto condiviso che, prima o poi, “l’Artico sarà solo mare”, continua a essere ottimista, spostando semmai, nei vari modelli di simulazione adottati, sempre più avanti la fatidica data (da quel 2013, ormai superato, al 2015/16, dal 2020/25 al 2035 e… oltre). L’avvento dell’Artico come “nuovo medio oriente dell’energia” appare dunque vicino, ma non certo vicinissimo. 7 PRIMOPIANO dal satellite Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Ecco come Snam sta investendo su sicurezza degli approvvigionamenti Italia, hub europeo del gas DI FEDERICO ERMOLI (Direttore Business Development e Attività Estero di Snam) Grazie a nuove infrastrutture il nostro Paese avrà un ruolo chiave nello scenario energetico internazionale Dopo decenni di stabilità e di costante crescita sorretta dall’indiscussa connotazione del proprio prodotto come combustibile pulito, economico e ampiamente disponibile, il mercato mondiale del gas naturale sta vivendo una fase di radicale trasformazione. Essa è stata indotta principalmente dalla crisi economica in Europa che ha contratto la domanda di energia, e da uno scenario energetico globale in forte cambiamento in cui lo shale gas emerge come futuro protagonista grazie ai ridotti costi di produzione, ma dove per contro il ruolo del gas naturale è minacciato da fonti a minor impatto ambientale, come le rinnovabili, oppure più economiche, come il carbone. Tutti questi fenomeni hanno comportato forti contrazioni dei volumi di gas consumati rispetto ai livelli massimi raggiunti dopo decenni di costante crescita. A partire da questo ridimensionamento che ha caratterizzato gli anni più recenti, il gas naturale è comunque destinato nel lungo termine a crescere, guadagnando terreno sulle altri fonti fossili e fungendo 8 da combustibile di transizione verso una low carbon economy e da supporto allo sviluppo delle energie rinnovabili. Fenomeni altrettanto rilevanti, emersi con forza in tempi relativamente recenti, sono la progressiva riduzione della capacità di produzione interna europea di gas naturale, che porterà a un notevole incremento delle importazioni, e la volontà di unificare il mercato comune del gas naturale per garantire prezzi omogenei in tutta la UE. Gli investimenti nel settore gas in Europa non saranno dunque guidati come in passato dalla crescita della domanda, ma saranno piuttosto finalizzati ad accelerare il processo di integrazione delle reti di trasporto e dei sistemi di stoccaggio per garantire la sicurezza di approvvigionamento, diversificare le fonti, accrescere la liquidità del mercato e favorire gli scambi e la concorrenza a livello continentale, attraverso lo sviluppo di un sistema logistico flessibile, altamente interconnesso ed economicamente efficiente. e integrazione con la rete continentale La Penisola sarà uno snodo strategico per far arrivare il gas dal Nord Africa e dall’Asia centrale fino a Londra Foto: Snam Concretamente questo comporta la necessità di realizzare nuove infrastrutture di importazione dalle aree con le riserve più significative e, soprattutto, maggiori interconnessioni tra i sistemi nazionali dei diversi paesi che si erano finora sviluppati, anche quando largamente dipendenti (come nel caso italiano) da importazioni, in base a logiche “autarchiche”, con limitati sbocchi verso altri mercati. toscana energia box Da tempo Snam ha individuato nello sviluppo in chiave europea del mercato italiano del gas la principale leva strategica della propria crescita futura. In quest’ottica, il suo piano di investimenti da quasi 7 miliardi di euro si poggia su due pilastri strettamente correlati: da un lato, realizzare infrastrutture gas (trasporto, stoccaggio, rigassificazione) volte a garantire la sicurezza e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento del mercato italiano, dall’altro favorire l’integrazione del sistema infrastrutturale italiano con quello europeo e la realizzazione fuori dal Paese delle interconnessioni 9 10 Foto: Snam Il gas naturale sarà il combustibile di transizione verso una low carbon necessarie alla logistica del gas lungo i corridoi Sud-Nord ed Est Ovest che attraversano l’Europa centrale. Lo sviluppo di tutte queste infrastrutture garantirà la base logistica per l’emergere e l’affermarsi in Italia di un gas hub per il Sud Europa. Uno sviluppo, importante per l’economia energetica del Paese, che fa leva sulla posizione logistica chiave dell’Italia lungo il percorso per far arrivare il gas dai giacimenti del Nord Africa e dell’Asia centrale fino a Londra, passando dalla Svizzera, dalla Germania e dal Belgio. La visione della Snam è in linea con l’evoluzione del quadro normativo europeo che vede nell’internazionalizzazione delle attività degli operatori tradizionalmente nazionali la chiave di volta per la realizzazione di investimenti coordinati lungo i corridoi prioritari individuati dall’UE. In tale ampio contesto strategico Snam è già fortemente impegnata per promuovere l’integrazione del mercato europeo, in particolare attraverso la realizzazione del progetto reverse-flow (utilizzo dei gasdotti controflusso rispetto all’originale concezione) lungo il Corridoio Sud-Nord, che collegherà il PSV (punto di scambio virtuale) italiano ai principali hub del gas del Nord europeo e che è stato definito prioritario nell’ambito del Gas Regional Investment Plan (GRIP), promosso di concerto tra i vari operatori continentali del trasporto del gas. Fondamentale, in questo senso, si è rivelata l’alleanza strategica che Snam ha stretto con Fluxys: grazie all’acquisizione congiunta di quote significative di Interconnector UK che collega la Gran Bretagna al Continente - e anche al fatto che Fluxys ha presenze di rilievo nei gasdotti TENP in Germania e Transitgas in Svizzera - in un giorno non lontano si potranno scambiare con l’Europa fino a 13 miliardi di metri cubi toscana energia box in reverse flow, esportando cioè dalla frontiera italiana verso il Nord Europa. Snam sta investendo per creare le condizioni per questo contro-flusso di gas e gli investimenti pianificati per i prossimi 4 anni vanno in questa direzione. Il passo successivo sono gli accordi e le opportunità che si possono aprire all’estero in seguito, in particolare, all’implementazione del Terzo Pacchetto Energia e all’obbligo di separazione tra chi vende e chi trasporta che spinge gli operatori integrati a dismettere le proprie attività infrastrutturali per concentrarsi nella commercializzazione del gas e dell’elettricità. In questo contesto è maturata l’operazione che ha portato il consorzio internazionale che vede Snam ricoprire il ruolo di operatore industriale ad acquisire TIGF, operatore dei gasdotti e degli stoccaggi nel sud-ovest della Francia. Questa importante acquisizione all’estero dà a Snam la possibilità di iniziare a presidiare l’altra direttrice su cui si svilupperà il corridoio di trasporto SudNord: quella che prevede lo “sbottigliamento” della rete sull’asse Spagna-FranciaItalia, per rendere possibili flussi di GNL dalla Spagna verso i mercati continentali o, viceversa, l’alimentazione della penisola iberica attraverso i metanodotti francesi, operazioni fino ad ora limitate dalla mancanza delle interconnessioni necessarie tra i diversi Paesi coinvolti. Un ambizioso programma di sviluppo quindi per la Snam, ben radicato nei sentieri di evoluzione del settore individuati dalla Commissione Europea e dalla regolazione e che - oltre a consentire alla società di crescere e ad un operatore italiano di affermarsi sulla scena energetica internazionale - comporterà benefici anche e soprattutto a utenti e consumatori finali, per la semplice regola che se il mercato è più liquido e le fonti di approvvigionamento più diversificate, i prezzi del gas sono destinati naturalmente a scendere. 11 PRIMOPIANO economy Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO Smentite le previsioni di chi considerava i vincoli del Protocollo L’Italia e i parametri di Kyoto: missione possibile DI ALESSANDRO FARRUGGIA Mantenere gli impegni assunti a Kyoto sembrava una missione impossibile. Una riduzione dell’8% a livello europeo e del 6,5% in Italia rispetto ai livelli di gas serra del 1990, da verificare nella media delle emissioni equivalenti registrate nel quinquennio 2008-2012, sembrava a molti - sistema industriale in primis - una costosa chimera. E invece c’è riuscita l’Europa e c’è riuscita l’Italia. Nonostante i primi anni siano stati terribili e abbiano registrato un decennio di forte crescita delle emissioni nazionali di gas serra, che ha portato al record di 577 MtCO2eq (+11% rispetto all’anno base), dal 2005 il trend si è invertito. La contrazione delle emissioni registrata negli ultimi otto anni, per un importo complessivo di oltre 100 MtCO2eq, equivale a un taglio di quasi un quinto delle emissioni nazionali, che in questo periodo sono diminuite progressivamente ogni anno, con l’unica eccezione del 2010. Quello che fino al 2011 sembrava un obiettivo irraggiungibile - l’Agenzia europea per l’ambiente sosteneva che l’Italia, visti i dati al 2010, era ancora all’1,1% dal suo target e per farvi fronte avrebbe do- 12 siglato in Giappone una “costosa chimera” 10% sull’intero periodo. Anche se in Europa, che partiva però da valori più alti, il guadagno è stato del 25%, abbiamo saputo diventare un po’ più efficienti. Ed era quello che serviva. “Secondo il sistema di contabilità previsto dal Protocollo - osserva la Fondazione - nel periodo di verifica le emissioni di gas serra in Italia sono state sempre al di sotto del target medio annuo, 483,3 MtCO2eq, con la sola eccezione del 2008. A consuntivo le maggiori emissioni del primo dei cinque anni del periodo di verifica sono state più che compensate negli anni successivi. Le emissioni cumulate 2008-2012 sono pari, così, a 2.397-2.402MtCO2eq, corrispondente alla media annua di 479,4-480,4 MtCO2eq, che consente di rispettare con margine l’impegno contratto dall’Italia nell’ambito del Protocollo di Kyoto: a fronte del target del 6,5%, l’Italia ha ridotto le proprie emissioni di gas serra rispetto al 1990 del 7,1-7,3%”. Le emissioni nazionali di gas serra si sono ridotte di un quinto negli ultimi 8 anni Il primo problema era stimare l’ultimo anno di emissioni. “Sulla base dei dati resi disponibili dal Ministero dello Sviluppo Economico, dalle associazioni e dagli operatori del settore energetico - è scritto nel rapporto - la Fondazione stima per l’Ita- lia un consumo interno lordo al 2012 di 175/180 Mtep. Se tale dato fosse confermato, nel corso del 2012 i consumi energetici si sarebbero ridotti del 3% circa, un calo record, secondo solo a quello del 2009 e del 1975, nel pieno della grandi crisi petrolifera”. Questo equivale ad una riduzione di 20 Mtep rispetto al record del 2005 e di 35 Mtep rispetto a quanto previsto per il 2012 dallo scenario tendenziale. L’intensità energetica dell’economia, ossia la quantità di energia consumata per unità di PIL, è diminuita dai 131 Tep per milione di euro del 1990 a circa 118 tep/ M€ nel 2012, con un miglioramento del Foto: istockphoto vuto far ricorso ai meccanismi flessibili - è stato invece centrato, come indicano studi preliminari. Molto interessante quello della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile che ha verificato se le emissioni dell’Italia, nel periodo 2008-2012, fossero compatibili con il target di 2.417,5 MtCO2eq (483,3 MtCO2 all’anno per cinque anni). toscana energia box “Facendo oggi un bilancio a conclusione del periodo di verifica del Protocollo di Kyoto - ha osservato Edo Ronchi, il ministro dell’Ambiente che firmò l’impegno di riduzione - si può dire che le analisi del partito del “Protocollo, costo elevato non necessario”, erano completamente sbagliate sia dal punto dal vista economico (abbiamo raggiunto l’obiettivo senza costi insostenibili), sia ambientale. Non mi aspetto scuse, ma almeno che si riconosca che quella politica ambientale era buona e utile”. “È vero che la recessione economica - ha proseguito - riducendo produzioni e consumi, ha contribuito a ridurre anche le emissioni; ma è documentabile che quando le emissioni crescevano lo facevano più velocemente del PIL e quando hanno cominciato a diminuire, lo hanno fatto a tassi decisamente più alti del calo del PIL. Attenzione inoltre a un altro dato: senza gli investimenti per l’efficienza energetica e, soprattutto quelli, ingenti, per le fonti rinnovabili, la recessione economica sarebbe stata ben più grave”. Adesso il nuovo obiettivo è il rispetto del pacchetto europeo 20-20-20, che per quanto riguarda le emissioni (la riduzione per l’Italia è del -13%) è ampiamente raggiungibile. Bisogna anche lavorare per il nuovo target per il 2030, che dovrebbe essere fissato dall’Ue al 40% di riduzione rispetto al 1990. Trasformando il vincolo in opportunità e facendo in tal modo anche crescere l’industria verde, si può centrare l’obiettivo di una riconversione ecologica dell’economia. 13 Foto: Focus • Punti di Vista • Mercato • World Report PRIMOPIANO La recente circolare dell’Agenzie delle Entrate tenta di razionalizzare Il fotovoltaico tra incentivi e risparmi DI FRANCESCO FARRI La ricostruzione del trattamento fiscale della produzione di energia da rinnovabili spesso pone problematiche complesse. per orientarsi 14 Ecco un vademecum il trattamento fiscale delle fonti alternative Foto: Toscana Energia • Considerazioni preliminari La stratificazione e la spiccata mutevolezza sono elementi caratteristici tanto della disciplina della produzione di energia da fonti rinnovabili, quanto delle regole tributarie. Si comprende, quindi, come la ricostruzione del trattamento fiscale delle attività di produzione di energia da fonti rinnovabili spesso ponga problematiche di non semplice soluzione. A questo fine, non può che essere apprezzato il tentativo di razionalizzazione di un comparto della materia realizzato dalla recentissima circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 36/E del 19 dicembre 2013. Fermo restando che le circolari non sono “fonti del diritto”, talché il relativo contenuto non ha valenza imperativa e può essere contestato senza formalità, la circolare in parola si occupa in particolare del trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici in sé considerati, ossia intesi quali insiemi “di componenti che producono e forniscono elettricità ottenuta per mezzo dell’effetto fotovoltaico”. L’ultimo paragrafo di essa, invece, affronta la questione del trattamento fiscale delle remunerazioni e degli incentivi che il Quinto Conto Energia ha accordato alle diverse destinazioni dell’energia prodotta tramite tali tipologie di impianti. Trattamento catastale degli impianti fotovoltaici Il primo aspetto del trattamento fiscale degli impianti fotovoltaici che viene esaminato dalla circolare è quello attinente al versante catastale. Come chiarito all’inizio del paragrafo 3 della circolare, ai fini fiscali “gli impianti fotovoltaici si considerano beni immobili quando vanno dichiarati in catasto”. Pertanto, l’obbligo o meno di dichiarazione in catasto di un impianto fotovoltaico rappresenta anche il criterio discriminante per la qualificazione del medesimo, ai fini delle imposte dirette e indirette, come bene immobile o come bene mobile, con tutte le dovute conseguenze in punto di diversità di statuti regolamentari. In particolare, nel paragrafo 2.1 si ribadisce che devono essere oggetto di accatastamento autonomo “gli immobili toscana energia box 15 Imposte previste per un impianto da 15.000 euro nei casi più significativi Impianto immobiliare: cessione da parte di impresa con assoggettamento a IVA IVA REGISTRO 200 200 1.500 art. 40 d.p.R. 131/1986 e art. 26, c. 2 d.l. n. 104/2013 nota all’art. 1 della Tariffa allegata al d.lgs. n. 347/1990 1.350 Impianto immobiliare: cessione da parte di impresa con esenzione IVA ex art. 10, n. 8-bis del d.P.R. n. 633/1972 / Impianto immobiliare: cessione da parte di impresa con esenzione IVA ex art. 10, n. 8-ter del d.P.R. n. 633/1972 art. 40, c. 1, secondo periodo d.p.R. n. 131/1986 e art. 1 della Parte Prima della Tariffa IPOTECARIA 200 Impianto immobiliare: cessione da parte di privato / art. 1 della Parte Prima della Tariffa allegata al d.p.R. n. 131/1986 Impianto immobiliare: cessione da parte di impresa con assoggettamento a IVA 1.500 art. 40 del d.p.R. n.131/1986, se dovuta Impianto immobiliare: cessione da parte di privato / art. 3 della Parte Prima della Tariffa, se dovuta 1.350 ospitanti le centrali elettriche a pannelli fotovoltaici”. Invece, per gli impianti posti sugli edifici o collocati su aree di pertinenza di fabbricati sussiste obbligo di denuncia in catasto solo nella misura in cui essi incidano in modo significativo (aumento del 15%) sulla rendita dell’immobile cui accedono, a prescindere da valutazioni in ordine alla facilità dell’amovibilità degli impianti stessi: in questi casi, dunque, non è richiesto un autonomo accatastamento ma una rettifica del valore della rendita degli immobili già censiti. Trattamento degli impianti fotovoltaici ai fini delle imposte dirette Ai fini delle imposte dirette, i principali argomenti sui quali si sofferma la circolare, oltre a quello del trattamento fiscale degli 16 200 450 200 art. 10, c. 2 del d.lgs. n. 347/1990 50 50 art. 10, comma 3 del d.lgs. n. 23/2011 art. 10, comma 3 del d.lgs. n. 23/2011 450 / CATASTALE art. 1-bis della Tariffa allegata al d.lgs. n. 347/1990 50 150 art. 10, c. 1 del d.lgs. n. 347/1990 50 art. 10, comma 3 del d.lgs. n. 23/2011 art. 10, comma 3 del d.lgs. n. 23/2011, come modificato dall’art. 26 del d.l. n. 104/2013 / / / / incentivi, sono quello degli ammortamenti, quello della costruzione su beni di terzi e quello dell’applicabilità della disciplina delle società non operative. Sotto quest’ultimo profilo, considerate le rigidità del mercato e degli strumenti normativi e contrattuali che regolamentano la vendita di energia (anche in relazione alla struttura del Quinto Conto Energia), la circolare predefinisce alcune situazioni in cui la società che non superi il “test di operatività” al riguardo stabilito dall’art. 30 della L. n. 724 del 1994 può comunque ottenere la disapplicazione della gravosa normativa fiscale dettata per le società di comodo. In tali situazioni esimenti, in particolare e ferma restando la possibilità di addurre prove ulteriori, si ricade quando “la vendita dell’energia avviene sulla base di specifici contratti stipulati con il GSE, che impone al produttore i prezzi di vendita”, come nel caso di scelta di un sistema di “vendita indiretta”, ossia di pre- PRIMOPIANO Foto: istockphoto levamento dell’energia da parte del GSE a prezzi predefiniti (come avviene ad esempio per il regime del “ritiro dedicato”). Trattamento degli impianti fotovoltaici ai fini delle imposte indirette Ai fini delle imposte indirette, la circolare mira a offrire un panorama sistematico del trattamento impositivo connesso alla circolazione degli impianti fotovoltaici, sia con riferimento a operazioni di compravendita, sia con riferimento a operazioni di locazione e leasing, sia, infine, con riferimento a problematiche più specifiche (come la locazione del terreno e il diritto di superficie). Sul piano generale, la circolare ribadisce che torna applicabile anche in materia la regola dell’alternatività tra IVA e impo- sta di registro. Pertanto, laddove l’operazione traslativa sia stata posta in essere nel territorio dello Stato da un soggetto passivo IVA (impresa o professionista), si rientra nel “campo applicativo” dell’IVA e l’imposta di registro, laddove dovuta, si limita in linea di principio alla “misura fissa”. Concentrando l’attenzione sulla disciplina IVA, può essere utile precisare che quando l’impianto fotovoltaico ha carattere immobiliare possono eventualmente risultare applicabili le fattispecie di esenzione di cui all’art. 10, comma 1, numeri 8, 8-bis e 8-ter del d.p.R. n. 633 del 1972 (va tenuto conto che la sopravvenuta Legge di Stabilità per il 2014 ha modificato e complicato ulteriormente il quadro rispetto a quanto ricostruito dalla circolare, configurando una situazione i cui casi più significativi possono essere schematizzati come da tabella a pagina 16). Al di fuori delle suddette ipotesi di esenzione, alle operazioni che abbiano ad oggetto impianti toscana energia box fotovoltaici ed eolici si applica in generale l’aliquota del 10%. Anche quando oggetto di operazioni imponibili siano le singole componenti costitutive degli impianti fotovoltaici si applica la medesima aliquota del 10%, a condizione che esse siano utilizzate appunto per la installazione dei predetti impianti. A tal fine, la circolare ritiene necessaria la prova consistente nel rilascio di un’attestazione mediante la quale l’acquirente si impegni ad utilizzare le componenti per detta finalità, a meno che l’acquirente stesso non sia un installatore professionale. L’aliquota del 10% si applica anche alle prestazioni effettuate in dipendenza di contratti di appalto per l’installazione dei medesimi impianti e di contratti di leasing, noleggio e simili, mentre il paragrafo 5.2 della circolare - in forza di un’interpretazione a contrario del testo dell’art. 16 del d.p.R. n. 633 che in realtà non convince fino in fondo - ritiene che nei casi di semplice locazione si applichi l’aliquota ordinaria. 17 focus toscana e rapporti internazionali DI ANDREA GIANNOTTI Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE Foto: istockphoto L’Azerbaigian e il Kazakhstan, due repubbliche ex sovietiche affacciate sul Caspio, grazie ai loro ricchi giacimenti di petrolio e gas naturale, hanno assunto una grande importanza nella geopolitica mondiale. L’Italia, ma anche la nostra Regione, stanno stringendo relazioni importanti con le istituzioni di questi Stati. In queste pagine raccontiamo come “Più concorrenza e sicurezza energetica grazie al TAP” Intervista all’Ambasciatore dell’Azerbaigian a Roma Vaqif Sadiqov 18 Tentando di rappresentare l’essenza di un paese in poche parole, per l’Azerbaigian queste dovrebbero essere armoniosa e dinamica diversità. Pochi paesi, infatti, possono vantare su un territorio relativamente piccolo, paesaggi che vanno da superbe montagne innevate, perfettamente attrezzate con prestigiosi stabilimenti sciistici, a spiagge paradisiache sulle dolci sponde del Caspio, dalle brulle vallate del fiume Aras alla modernissima e sfavillante capitale Baku, considerata da secoli la perla del Caucaso ed il massimo centro economico della regione caspica. Va detto che questa repubblica, oltre alle ingenti risorse energetiche, ha beneficiato di una notevole stabilità politica con l’elezione a presidente nel 1993 del già segretario del Partito Comunista nella RSS Azerbaigiana e vicepresidente del Consiglio dei Ministri dell’Urss, Gejdar Aliyev (alla cui morte, nel 2003, è stato eletto il figlio Ilham). “Il gasdotto collegherà l’Europa sud-orientale e quella occidentale attraverso l’Italia” Sul versante della politica interna, Aliyev ha perseguito un recupero dell’identità tradizionale azerbaigiana, ma senza smarrire i connotati di laicità e vocazione al progresso affermatisi durante il periodo sovietico e, sul piano internazionale, è stato capace di stabilire buone relazioni sia con la Russia (anche grazie ad un ottimo rapporto personale con Putin) che con i paesi occidentali. Nonostante le difficili condizioni iniziali, a partire dal 1992 il paese ha conseguito risultati significativi verso l’economia di mercato, utilizzando abilmente le proprie risorse naturali e creando un sistema integrato e significativamente attento al sociale, ponendo le basi per una crescita che a distanza di quasi vent’anni continua ad impressionare con risultati a due cifre e che non hanno nulla da invidiare al “miracolo cinese”. L’Italia è stato uno dei primi paesi con cui l’Azerbaigian ha stabilito relazioni diplomatiche ed oggi è uno dei principali partner commerciali, con interessi economici destinati a crescere ulteriormente con il gasdotto Trans-Adriatico TAP (TransAdriatic Pipeline) che collegherà Italia e Grecia attraverso l’Albania, permettendo l’afflusso diretto di gas naturale dai bacini toscana energia box Vaqif Sadiqov , classe 1956, è stato Vice Ministro degli Affari Esteri dal 2004 al 2010, quando è stato nominato Ambasciatore della Repubblica dell¹Azerbaigian in Italia, Malta e San Marino 19 focus toscana e rapporti internazionali • Foto: Ambasciata della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia Lukoil a sfruttare congiuntamente le nostre grandi riserve d’idrocarburi. “Siamo fiduciosi che la costruzione di questo nuovo corridoio del gas porterà all’Italia investimenti e posti di lavoro” foto: del Caspio e, potenzialmente, del Medio Oriente. Quali prospettive per i rapporti italo-azerbaigiani e per la politica energetica di Baku alla luce del TAP? Questioni tanto più attuali di fronte all’instabilità che sta vivendo l’Ucraina. Lo abbiamo chiesto all’Ambasciatore della Repubblica dell’Azerbaigian in Italia, Vaqif Sadiqov. • Un’immagine del convegno che si è svolto sul Tap e sul mercato del gas organizzato dall’Ambasciata dell’Azerbaigian a Roma •• Il percorso del Tap Qual è il ruolo dell’energia nello straordinario sviluppo dell’Azerbaigian? Il ruolo del settore energetico è centrale ed ha segnato l’intera vicenda recente del paese. Già all’inizio del XX secolo, quando l’Azerbaigian faceva parte della Russia zarista, furono scoperti enormi giacimenti petroliferi che fecero di noi uno dei principali centri industriali petroliferi del mondo, in grado di soddisfare quasi la metà della domanda mondiale. Un ruolo che abbiamo pienamente riscoperto dopo la fine dell’Unione Sovietica allorché il governo azerbaigiano ha invitato le più grosse compagnie petrolifere internazionali, tra cui British Petroleum, Amoco, Total e 20 Quanto conta il settore energetico nel sistema di relazioni fra Italia e Azerbaigian? L’Azerbaigian è tra i maggiori fornitori petroliferi dell’Italia. Nel 2011 gli scambi commerciali tra i nostri due paesi hanno raggiunto un volume record, toccando i 9,7 miliardi di dollari. Nei prossimi anni saremo impegnati nella realizzazione dell’enorme gasdotto internazionale che dall’Azerbaigian arriverà direttamente sui mercati europei. La conseguenza di questa grande opera sarà che, anche per quanto riguarda il gas, l’Azerbaigian diverrà una delle maggiori fonti di approvvigionamento per l’Italia. Va detto, però, che molte aziende italiane dimostrano grande interesse anche per le opportunità in settori non petroliferi che l’Azerbaigian offre. A questo riguardo, sebbene siano stati fatti significativi passi avanti, riteniamo che vi siano ancora enormi potenzialità di cooperazione non sufficientemente sfruttate. Tanto più che, essendo la maggior parte dell’interscambio italo-azerbaigiano concentrato su greggio e altri prodotti petroliferi, sarebbe opportuna una maggiore diversificazione negli scambi. Perché il TAP? Quali sono i benefici per i partner europei e quali per Baku? Il Trans-Adriatic-Pipeline (TAP) riveste un’importanza capitale in termini di promozione della concorrenza e diversificazione dell’approvvigionamento del gas verso i mercati europei, poiché ridurrà la dipendenza dalle fonti tradizionali di approvvigionamento e pertanto aumenterà la sicurezza energetica dell’Europa. Inoltre questo gasdotto rafforzerà l’integrazione comunitaria creando un sistema di trasporto del gas che collegherà l’Europa sud-orientale e quella occidentale attraverso l’Italia. Oltretutto siamo fiduciosi che la costruzione del TAP porterà all’Italia nuovi consistenti investimenti e nuovi posti di lavoro, consolidando la nostra cooperazione e la promozione di altre iniziative e progetti, sia bilaterali che al livello regionale. Il TAP era stato inizialmente progettato solo per il trasporto e l’approvvigionamento del gas in Italia, Grecia e Albania, ma attualmente è in fase di studio un ampliamento geografico delle possibili forniture attraverso tutto il Mar Ionio. Anticipiamo che le nuove fonti di approvvigionamento avranno un raggio ancor più ampio dei Quali considerazioni hanno portato a preferire il TAP? Ritiene che il progetto Nabucco vada considerato superato? La scelta del TAP si è fondata sull’analisi esaustiva di diversi parametri individuati dallo Shah Deniz Consortium (il consorzio che controlla il giacimento Shah Deniz, che con un’estensione di quasi 900 chilometri quadrati è il maggiore del paese) all’inizio della procedura di selezione del gasdotto. La valutazione comparativa di tali criteri ha condotto a preferire decisamente l’opzione TAP che si è rivelata logisticamente più efficace ed economicamente più vantaggiosa, fattore quest’ultimo assolutamente determinante per arrivare all’apertura del corridoio meridionale. Ribadisco, noi ci aspettiamo che questo corridoio sia in grado non solo di portare nuove fonti di approvvigionamento ai mercati europei, ma di estendere tale capacità anche ai territori non immediatamente transitati dal TAP; un obiettivo che, soprattutto considerando la costante crescita dei volumi richiesti, necessiterà della futura realizzazione tanto del TAP, quanto del Nabucco. Ritiene che esistano prospettive per un corridoio energetico trans-caspico? L’Azerbaigian non esclude la possibilità di organizzare il transito di gas dal Turkmenistan e la sua distribuzione ad altri mercati attraverso il territorio azero. Tanto più che il gas turkmeno contribuirebbe alla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. “È in fase di studio un ampliamento delle possibili forniture del Tap attraverso Quale futuro vede per l’Azerbaigian, integrazione comunitaria o euroasiatica? Oggigiorno il popolo dell’Azerbaigian, che include gruppi etnici e religioni diverse, si sta impegnando nella costruzione di uno Stato moderno e democratico, con un mercato libero e un solido quadro istituzionale. Le priorità della nostra politica estera attengono all’eliminazione di ogni potenziale minaccia alla nostra indipendenza e integrità territoriale, all’approfondimento dell’integrazione europea ed euro-atlantica, alla promozione di progetti economici trans-regionali e al rafforzamento della sicurezza globale. Nel perseguimento di questi obiettivi, noi cooperiamo attivamente con altri paesi e con svariate istituzioni europee ed ogni anno Azerbaigian ed Unione Europea si trovano sempre più vicini ed entrambi s’impegnano affinché la cooperazione sia sempre più approfondita. Allo stesso tempo l’Azerbaigian mantiene, comunque, forti e stabili relazioni con molti paesi dell’ampio spazio euroasiatico. il Mar Ionio” ENERGIETOSCANE territori attraversati dal TAP, sfruttando ulteriori giacimenti ad oggi ancora in corso di valutazione. •• toscana energia box 21 focus toscana e rapporti internazionali Dall’energia all’Università, le relazioni tra Kazakhstan e Toscana La visita istituzionale dell’ambasciatore Yelemessov a Pisa, Livorno e Versilia ha evidenziato i legami con il Paese euroasiatico • centri di ricerca kazaki, nonché ulteriori prospettive per sviluppare e approfondire queste relazioni. Foto: istockphoto L’Ambasciatore ha segnalato i grandi investimenti che il Governo kazako e il Presidente Nazarbaev stanno facendo nel campo dell’istruzione e della promozione dei giovani. Tra le altre cose, si segnala l’impegno assunto dall’Esecutivo per trasferire all’Università Statale di Astana le strutture e i padiglioni realizzati nella città per ospitare l’Expo 2017. L’ambasciatore del Kazakhstan a Roma, S.E. Andrian Yelemessov, il 14 e 15 novembre dello scorso anno, è intervenuto ad una serie di iniziative culturali ed economiche di notevole interesse che si sono realizzate tra Pisa, Livorno e la Versilia. La sua visita è stata un ulteriore contributo allo sviluppo delle relazioni del Kazakhstan con l’Italia e, in particolare, con la Toscana. foto: • Palazzo alla Giornata (Pisa), Prima tappa della visita il Rettorato dell’Università di Pisa, dove si è tenuto un incontro con le autorità accademiche nel corso del quale sono state discusse le attività di cooperazione attualmente in corso tra l’ateneo pisano ed università e sede del rettorato •• Un momento della visita istituzionale dell’ambasciatore a Pisa 22 Dopo i colloqui al Rettorato, la manifestazione è proseguita nel secentesco palazzo dei Dodici in piazza dei Cavalieri. Accolto direttamente dal Presidente della Fondazione dei Cavalieri di S. Stefano, Cav. Umberto Ascani e preceduto dai saluti del Direttore del Dipartimento di Scienze Politiche, Prof. Paolo Nello, dal Presidente della Scuola di Dottorato in Scienze Politiche, Prof. Maurizio Vernassa, l’Ambasciatore Yelemessov ha svolto davanti ad oltre cento studenti una lezione sulla nascita e lo sviluppo del Kazakhstan indipendente, toccando sia gli aspetti politici e strategici, sia quelli economici e sociali. L’intervento si è concluso dando rilevo alla straordinaria occasione rappresentata dall’Expo 2017 che si svolgerà ad Astana e sarà dedicato all’energia. La scelta del tema potrebbe apparire scontata alla luce del peso che l’energia, ed in particolare gas e petrolio, giocano nell’economia kazaka. Pur tuttavia l’approccio è radicalmente diverso da quello che ci si potrebbe attendere da un grande esportatore di idrocarburi: energie rinnovabili, sviluppo sostenibile, rapporto tra energia e ambiente. Aspetti cruciali a partire dai quali si è articolato l’intervento di Lorenzo Becattini, Presidente di Toscana Energia, gruppo che ha fatto della sostenibilità e della crescita responsabile una vera e propria filosofia aziendale. Il Presidente Becattini ha evidenziato l’importanza delle relazioni con il Kazakhstan e, più in generale, con il mondo euroasiatico ed ha salutato con grande favore e vivo interesse il progetto di istituire presso l’Università di Pisa un centro studi euroasiatici, che dovrà fungere anche da elemento sinergico col tessuto produttivo e industriale toscano. Le conclusioni sono state svolte dalla Prof. ssa Elena Dundovich, che oltre a rivolgere all’Ambasciatore il sentito ringraziamento per la sua diretta partecipazione e l’attenzione che rivolge ai temi della cultura e della scienza, ha moderato le domande che gli studenti hanno voluto rivolgere. Nel pomeriggio l’Ambasciatore si è recato a Livorno, per un incontro presso la Camera di Commercio. Cordialmente accolto dal Presidente Roberto Nardi e da Segretario Generale Pierluigi Giuntoli, S.E. Andrian Yelemessov ha presentato agli oltre quaranta imprenditori convenuti lo specifico contesto economico e commerciale kazako, soffermandosi sulle peculiarità di un mercato ancora straordinariamente florido e in crescente sviluppo, da poco unifi- cato dal punto di vista doganale a quelli di Russia e Bielorussia. Moltissime le domande dei presenti, soprattutto in merito alle possibilità di internazionalizzare direttamente in Kazakhstan e alle procedure necessarie per farlo. Erano rappresentati un’ampia varietà di settori produttivi, dall’agroalimentare alla logistica, dall’industria del vetro a quella edilizia, dall’energia al design, dimostrando l’attrattività di un paese che si sta sviluppando nei campi più diversi. La visita dell’Ambasciatore è proseguita il giorno successivo in Versilia. Nella mattinata si è svolto presso il Municipio di Forte dei Marmi un incontro con i sindaci e rappresentanti dei Comuni di Forte dei Marmi, Seravezza e Pietrasanta. I primi cittadini “L’ateneo pisano progetta di istituire un centro studi euroasiatici, sinergico col tessuto produttivo e industriale toscano” hanno manifestato verso il Kazakhstan il vivo interesse dei loro territori, già ampiamente legati alla Russia per i massicci investimenti immobiliari e per il notevole flusso di turisti provenienti da quel paese. Le conversazioni e lo scambio di doni tra i sindaci e l’Ambasciatore hanno rappresentato un primo passo nello sviluppo di una specifica relazione tra Versilia e Kazakhstan. La successiva tappa nel fitto programma di S.E. lo ha portato presso gli impianti della Società Henraux, centro di eccellenza dell’industria marmifera italiana. Direttamente accompagnato dal Presidente Paolo Carli, l’Ambasciatore Yelemessov ha potuto visionare tutte le fasi della lavorazione del marmo fino alla attività di scultura nonché ammirare la straordinaria varietà di materiali presenti: marmo bianchissimo di Carrara, arabescato, marmi grigi e neri, graniti e travertini. La visita della Henraux non poteva che concludersi con una straordinaria escursione direttamente sul Monte Altissimo e su quelle cave dove il grande Michelangelo prendeva la materia prima per le sue opere immortali. Lungo la strada una sosta anche presso il Palazzo Mediceo di Seravezza, gioiello del Cinquecento da poco inserito dall’UNESCO tra i siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità. Dopo aver assistito personalmente ad alcune attività estrattive e aver contemplato il panorama mozzafiato dalle vette delle Alpi Apuane, l’Ambasciatore Yelemessov è rientrato a Roma. ENERGIETOSCANE Foto: Ambasciata della Repubblica del Kazakhstan in Italia •• toscana energia box 23 Lo spegnimento dell’altoforno è un punto di svolta. L’acciaio di Piombino Tendenze • Novità • Decisioni • Progetti ENERGIETOSCANE e la manifattura italiana DI ANGELA FEO Dietro la crisi dello storico stabilimento toscano ci sono questioni di ordine strategico che riguardano l’intero Paese e il suo modello di sviluppo. Come ci spiega il sindaco Gianni Anselmi • La speranza foto: Foto: Comune di Piombino • Gianni Anselmi, sindaco di Piombino fino al maggio 2014 •• Il Museo del Castello di Piombino 24 di un rilancio dello storico stabilimento Lucchini di Piombino, che produce acciaio da oltre 100 anni - secondo nel nostro Paese solo all’Ilva di Taranto e oggi in amministrazione straordinaria - è da mesi appesa al bando per la vendita. Tuttavia, a metà aprile scorso, con l’annuncio dello spegnimento dell’altoforno, cuore pulsante dell’enorme impianto, quella speranza è svanita. E adesso si temono i pesanti contraccolpi che questa decisione potrà avere sul territorio. La partita che riguarda un nuovo orizzonte produttivo per l’impianto toscano è estremamente complessa: in gioco ci sono salvaguardia dell’occupazione, risanamento ambientale, innovazione tecnologica, competitività del territorio e sostenibilità finanziaria. Una complessità che rende questa vicenda industriale emblematica per lo sviluppo dell’industria manifatturiera in Italia. Ne abbiamo parlato col sindaco Gianni Anselmi, che guida la città dal 2004 e che nel maggio 2014 concluderà il suo secondo mandato. La storica ferriera della Val di Cornia non sarà più la stessa Anselmi, lei è il sindaco che ha vissuto accanto alla città gli anni più critici per la Lucchini e per i suoi lavoratori. Dal 2008 ad oggi quanti operai hanno perso il lavoro? Quali sono state le conseguenze economiche della crisi dell’acciaieria sul territorio toscano, pensando anche a tutto l’indotto? Questa è una risposta difficile da dare. Dal 2008 la congiuntura si è abbattuta pesantemente sull’area di Piombino, con una perdita del 9% di PIL nel periodo 20082010. Si tratta di una caduta dovuta in grandissima parte al settore manifatturiero. Tutti i settori industriali hanno subito una diminuzione sostanziale. La crisi del settore manifatturiero si è inoltre ripercossa anche sui servizi, che nello stesso periodo mostrano prestazioni inferiori alla media toscana ed è andata ad abbattersi fortemente anche su un mercato del lavoro che già presentava segni di debolezza. Senza trascurare le ricadute sul commer- cio e l’artigianato. I dati rilevati dalle Comunicazioni Obbligatorie presso i Centri per l’Impiego e riferiti ai lavoratori subordinati e parasubordinati mostrano come l’area, dal 2008 al 2012 abbia sostanzialmente smesso di creare occupazione. È infatti evidente la progressiva erosione delle posizioni lavorative: se il saldo cumulato è lievemente positivo alla prima metà del 2012, esso è dovuto al primo semestre del 2008, che complessivamente ha consentito una crescita di quasi 300 posizioni lavorative, mentre nel 2009 si è avuta una perdita di 703 posti, nel 2010 un lieve aumento (+88), nel 2011 un’ulteriore diminuzione di quasi 500 unità. “La situazione era nota, si sarebbe dovuto anticipare la riconversione” La notizia di questi giorni è lo spegnimento dell’altoforno. Lei si è molto battuto per scongiurare questa possibilità. Cosa significa questo per la fabbrica e per la città? Quanti altri posti di lavoro si prevede che andranno persi con questa decisione? •• toscana energia box 25 • 26 foto: • Le acciaierie Lucchini “Piombino deve essere un paradigma di buon governo delle complessità I numeri sono rilevanti, oltre 2.000 addetti nel complesso. Lo spegnimento dell’altoforno può impedire che il processo di riconversione ecologica del complesso siderurgico Lucchini, così come elaborato dalle istituzioni e come descritto nel protocollo sottoscritto al MISE il 16 gennaio scorso, si possa realizzare senza pesanti ulteriori contraccolpi sociali sul territorio; ci sono poi considerazioni connesse alla potenziale perdita di quote di mercato della Lucchini come soggetto autonomo ma anche su questo non vorrei soffermarmi, trovandoci in una fase di evidenza pubblica. La situazione dell’area a caldo di Piombino era nota da tempo, per questo la riconversione avrebbe dovuto essere anticipata e non rincorsa. L’abbiamo detto più volte ai governi che si sono succeduti, di fronte ai ritardi non ci è rimasto che difendere l’area a caldo per conquistare il tempo per definire una prospettiva nuova ed evitare una fermata al buio. territoriali” toscana energia box Crede che ci siano state delle responsabilità della politica a livello nazionale o locale nel determinare questa situazione? Non è stato facile lavorare con sette governi diversi in dieci anni, affrontando una crisi locale durissima (quella della siderurgia dopo il 2008) dentro una crisi globale. E a questa discontinuità paghiamo prezzi importanti, perché è capitato di dover ripartire da zero. Come per la 398 (la strada di ingresso al porto di Piombino, il progetto per il suo prolungamento è 27 ENERGIETOSCANE Foto: Comune di Piombino Una volta spento l’altoforno cosa ne sarà dell’impianto siderurgico? Quali sono gli scenari aperti? Stiamo lavorando, con i vari livelli istituzionali, su un importante accordo di programma che delineerà un nuovo orizzonte produttivo per il territorio. Siderurgia innovativa (Corex e forno elettrico), efficientamento energetico, logistica, smantellamento e refitting delle grandi navi, bonifiche, spazi per nuovi insediamenti di piccola e media impresa. Ho proposto di riutilizzare i lavoratori e le imprese colpite dalla vicenda nelle attività di risanamento ambientale e bonifica degli impianti e delle aree che verranno dismessi. foto: • Il Palazzo comunale di Piombino ancora in attesa di approvazione da parte del Cipe, ndr), la Concordia, le bonifiche, la riconversione industriale, le mille idee che abbiamo messo in campo per ribellarci al declino del modello novecentesco. E comunque non si può non rappresentare la siderurgia piombinese dentro la più ampia questione delle politiche nazionali e comunitarie. Piombino deve essere collocata in una dimensione adeguata alle vicende che la riguardano. In questi anni non c’è questione di fondo che non sia stata affrontata: gli intrecci complessi tra industria, infrastrutture e porto, il risanamento ambientale, la creazione di presupposti per una diversificazione effettiva della nostra economia, sono stati il cuore di un lavoro che oggi ci consegna all’attenzione non solo del Governo italiano ma dell’Unione Europea come uno dei luoghi nei quali la complessa relazione tra produzione e territorio può dispiegarsi in forme innovative. Alla fine per la Lucchini sono rimaste in campo solo le offerte straniere. Perché secondo lei nessun gruppo italiano è arrivato in fondo all’acquisizione dell’acciaieria? Per dare un giudizio complessivo su questa vicenda preferirei attendere l’esito della procedura. Nel frattempo prendiamo atto di posizioni più volte pubblicamente ribadite e che evocano la fine della produzione dell’acciaio a Piombino. Noi abbiamo lavorato e lavoriamo per contrastare questa visione. Crede per il territorio di Piombino sia percorribile la strada della riconversione? L’accordo di programma punta esattamente a questo. Sulla diversificazione vera e non evocata retoricamente abbiamo puntato da anni e la grande sfida è ancora la possibilità di coniugare lo sviluppo turistico del territorio e delle piccole e medie imprese con una siderurgia moderna 28 di riferimento della città dovranno rimanere la manifattura e il lavoro” e ambientalizzata. Abbiamo scommesso sulla cantieristica, con la futura realizzazione di un polo a Poggio Batteria e alla Chiusa; su un turismo che tenda a valorizzare le risorse naturalistiche e culturali della nostra area qualificando i nostri parchi e i poli culturali; sullo sviluppo del porto e la creazione di spazi per la piccola e media impresa; su un’agricoltura di pregio. Pensiamo che Piombino possa essere, per la pluralità delle proprie vocazioni, un paradigma del buon governo delle complessità territoriali che conservi la manifattura e il lavoro come assi di riferimento. La crisi dell’acciaio non riguarda solo Piombino, ma altri siti, come ad esempio Trieste. Pensa che in Italia ci sia un futuro per l’industria dell’acciaio? Lucchini, ArcelorMittal, Tenaris Dalmine, le imprese dell’indotto mettono insieme a Piombino (che ha 35.000 abitanti) circa 5.000 addetti. Il polo energetico (ENEL, Edison, Elettra) ne annovera altri 300. Stiamo parlando di un milione di metri quadri, 1000 ettari di territorio occupato perimetrati nel sito di bonifica e affacciati su un porto di rilevanza nazionale. Il dilagare pervasivo degli scenari di crisi ha richiamato in questi mesi l’urgenza di una nuova generazione di politiche industriali che, fuori da un approccio assistenzialista e meramente difensivo, rigenerino le ragioni della produzione manifatturiera in Italia. La mia opinione è che lo si debba fare con il peso di una visione, promuovendo meccanismi selettivi e orientati all’innovazione e al trasferimento tecnologico, affermando nuovi paradigmi ambientali nella relazione fra lavoro e territori. Puntando sulle specificità competitive degli ambiti territoriali (come quelli portuali), favorendo celeri ed efficienti processi di adeguamento infrastrutturale, bonifica e riuso delle aree industriali disponibili per nuovi insediamenti, e dunque compattando i processi di sviluppo e proteggendo toscana energia box coste, colline, aree agricole da modelli di sviluppo non desiderabili. A Piombino sta andando in scena una vicenda delicatissima e simbolica. In gioco sono non solo le prospettive di un polo produttivo di rilievo internazionale (solo qui si producono in Italia le rotaie senza saldatura da 108 metri), ma questioni di ordine strategico e politico che riguardano un’idea di Paese e il suo modello di sviluppo. Piombino contava molto sulla possibilità di smaltire nel proprio porto la Costa Concordia. Ma sembra che anche questa possibilità sia ormai svanita. Quali prospettive vede per lo sviluppo industriale del porto? La partita non mi pare ancora chiusa, poiché non pare che il relitto lascerà il Giglio prima dell’autunno. Piombino è il porto più vicino e dunque il più sicuro marittimamente e ambientalmente, e sarà pronto in pochi mesi per accogliere la nave. Abbiamo fatto e continueremo a fare la nostra parte per raggiungere quest’obiettivo. Le opportunità derivanti dallo smaltimento del relitto della Costa Concordia sono un segmento del nuovo paradigma manifatturiero su cui si sta lavorando. La firma dell’accordo di programma dell’agosto scorso per il potenziamento infrastrutturale e la bonifica dell’area portuale, unitamente al riconoscimento dello stato di Area di crisi complessa ai sensi dell’art. 27 del Decreto Sviluppo con il quale abbiamo ottenuto oltre 100 milioni di euro per avviare i lavori al porto, rappresentano un grande risultato. L’arrivo della Concordia a Piombino potrebbe rappresentare un’eccellente start-up industriale per l’attivazione di una filiera dello smontaggio delle navi e del trattamento e riciclaggio del rottame funzionale alla competitività del polo siderurgico, in linea con le più recenti determinazioni in materia dell’Unione Europea. Piombino può candidarsi, prima in Italia, fra le località portuali europee che si collocano in questa prospettiva. 29 ENERGIETOSCANE Foto: Comune di Piombino • “Gli assi Dal 2009 l’azienda realizza un calendario per sostenere l’arte contemporanea toscana Gli artisti di Toscana Energia DI CRISTINA ACIDINI foto: (soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della Città di Firenze) • Thank you Leonardo (Alessandro Reggioli) •• I sei artisti con il presidente di Toscana Energia, Lorenzo Becattini ••• Il giardino (Andrea Stella) Alessandro Reggioli, Andrea Stella, Antonio Possenti, Giampaolo Talani, Paolo Staccioli, Giuliano Ghelli: un viaggio critico tra le loro creazioni • Toscana Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA arte Energia dedica i calendari che l’azienda realizza e distribuisce ogni anno per far conoscere e sostenere la produzione di artisti toscani di valore, pubblicando le immagini delle loro opere. Un’iniziativa di grande valore culturale per un’azienda fortemente radicata nel territorio e impegnata a valorizzarlo. Il primo calendario, quello del 2009, era dedicato al lavoro di Alessandro Reggioli, artista fiorentino nato nel 1971 che, dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Firenze, ha esposto in Europa, negli Stati Uniti e a Hong Kong. Dodici mesi accompagnati dalle immagini dei piccoli aerei di Reggioli che volano nello spazio dove abitano i sogni, dalle suggestioni del “non finito” delle sue architetture, dall’energia che scalda e unisce con una sequenza sorprendente di cuori-sculture che fanno pulsare di vita la resina e il metallo. Protagonista del secondo calendario è il pittore fiorentino Andrea Stella, le cui opere hanno trovato collocazione in molte collezioni private, in Italia, a Zurigo, Vienna, Atene e Lisbona. Dell’artista colpisce il senso organico della materia pittorica e 30 •• grafica, cui la comparsa dell’oro conferisce luminescenze arcaiche e trascendenti. Nelle “presenze” stanti o sedute, singole e a coppie, non possiamo non riconoscere esseri senzienti, legati da affinità profonde alla figura umana: eppure remoti, alieni, protagonisti di solitudini e di incontri che rivelano, nel grandeggiare delle sagome che immaginiamo mute e assorte, l’eredità della grande pittura metafisica italiana del Novecento. Affascinanti sono anche gli scenari, costruiti con fantastica varietà di elementi modulari evocanti il disfacimento di misteriose strutture geometriche, riaggregate in realtà nuove e sfuggenti: città intraviste in sogno, fiumi baluginanti, colonnati frammentari, templi sopravvissuti. L’archeologia immaginaria di Stella apre allo sguardo porte che conducono a mondi sconosciuti, segnati da cataclismi che non abbiamo vissuto, animati da energie di resurrezione di cui ci sfugge la sorgente. Antonio Possenti è il protagonista del calendario 2011. Il linguaggio fantastico e la perizia pittorica che riconosciamo a questo pittore affermato, noto in Italia come all’estero, hanno creato dodici immagini indimenticabili: ognuna un universo brulicante di segni, di cui il controllo compositivo mantiene una segreta armonia. Colpiscono i fondali apocalittici: le comete, i vulcani, le trombe d’aria, gli aerei che zig-zagano nel cielo, le balene che si tuffano, le navi che si assiepano simili a grattacieli fumanti. Così come colpisce l’autobiografico popolo di uomini serenamente intenti nonostante tutto alle più varie attività, in mezzo a compagnie - non si sa quanto rassicuranti formate da burattini, mostricoli, molluschi, con pesci e uccelli per commensali. La pittura madreperlacea e vibrante di Possenti, dalla ricchissima tavolozza, dà credibilità a queste visioni oniriche, dove la vita e la natura paiono innalzare un inno corale di gioia per l’esistenza e di gratitudine per la varietà del creato. •• • Nel 2012 Toscana Energia propone Giampaolo Talani e il suo mondo d’invenzioni dipinte. Arriva, pagina dopo pagina, il suo popolo riflessivo dai gesti misurati, il suo repertorio di animali, di oggetti, di situazioni. Di alcune immagini par di ascoltare i suoni: si diffonde il respiro rumoroso della risacca, soffia teso il libeccio, un pianista accenna qualche nota, i jazzisti fanno vibrare la notte, le cravatte sbattono al vento, le conchiglie esotiche racchiudono l’eco del mare, lontane sfilano navi toscana energia box 31 • (stanno suonando la sirena?), appaiono cetacei (staranno per sfiatare?), volano uomini e donne (stanno gridando?). Altrove domina il silenzio, in scene dove i giovani protagonisti non hanno più neanche la bocca, tanto la parola - o il grido - son divenuti superflui per un dialogo al quale bastano gli occhi e i gesti. Con il suo disegno deciso, con la sua tavolozza sabbiosa, ardente e notturna, con le sue pennellate franche, ora pastose ora poverissime, buttate ad accarezzare tele, tavole e legni vecchi, Talani si propone con la tenacia di una personalità artistica che continua un suo percorso di esperimenti e di avventure, non ancora - probabilmente - sicuro d’aver toccato la sponda della sua Itaca. Nel calendario 2013 le immagini delle opere di Paolo Staccioli, rendono possibile una animata convivenza col popolo di terracotta e di bronzo che esce dai forni dell’artista, generato dalla sua fantasia inesauribile e dalla sua sapienza tecnica magistrale. Delle figure di Staccioli si può dire che appartengono a una sua distintiva visione dell’umanità, coerente nella resa formale e materica ma insieme percorsa dai fremiti di variazioni continue. I guerrieri, simili a stele arcaiche fasciate di difese irte di punte, e coronate da visionari cappelli dalle larghe tese, trasmettono sensazioni di vigile attesa nell’immobilità e nella stabilità. Tra loro, una guerriera femmina bianca e azzurra mette una nota di levità robbiana nella policromia austera dei maschi. In navi di tinte ferrigne, eserciti di migranti viaggiano con silente determinazione. Instabili invece, anzi precari gli abitanti dei piccoli mondi scomodi di Staccioli. Sfere dai colori succosi e dai riflessi attraenti, abitate da gente: gente di ogni età e genere che si raggruppa alla sommità ora sedendo con relativa sicurezza, ora sdrucciolando verso il basso lungo la liscia superficie ricurva, con un effetto misterioso e inquietante. Equilibri difficili si ritrovano nei suoi “dondoli”, coppie di equilibristi legati foto: • Energia della natura (Antonio Possenti) •• •• Bagnante con il pesce (Giampaolo Talani) 32 • Per l’ultimo calendario l’azienda ha scelto i quadri di Giuliano Ghelli (purtroppo recentemente scomparso) che si presenta qui nella sua dimensione completa di artista internazionale dalle schiette radici locali, sprofondate in quella campagna toscana che - pur nella sua lunga e intensa attività di pittore e scultore che ha toccato centri prestigiosi in Italia e all’estero - resta un punto di riferimento insostituibile per il lavoro e per la vita. Nelle sue visioni pittoriche, nell’oltre indistinto e indefinibile verso il quale il varco visuale di una porta o di una finestra schiusa invita l’osservatore, in acqua e in aria s’infittiscono onde di innumerevoli tonalità d’azzurro, popolate di creature, di oggetti, di frammenti atmosferici ed onirici dai vividi colori. Gocce avvolte a virgola, ritagli d’arcobaleno, barche e biciclette fantastiche, un popolo mite e colorato costellano gli spazi immaginari di Ghelli. E quanto al popolo, passando alla terza dimensione è davvero una invenzione unica e memorabile quella del suo “esercito in terracotta” declinato al femminile, composto di busti grezzi o colorati, animati da una fantasmagorica varietà di attributi: creaturine, oggetti, fenomeni, simboli, scritte, così da dotare ogni donna acefala di una personalità propria ed affermativa. Il busto modellato e smaltato a mano con la scritta impressa “Piovono sogni lasciatemi bagnare” è già divenuto un’icona contemporanea, che arricchisce il patrimonio d’immagini identitarie dell’arte toscana ricordando la dimensione onirica cui, pur nel concreto impegno quotidiano di ognuno, occorre lasciare spazio e tributare rispetto. foto: ••• In viaggio (Paolo Staccioli) ••••• Scenografia per •• la fantasia curiosa •• (Giuliano Ghelli) toscana energia box 33 TERZAPAGINA •• da un comune destino. Oltre alle figure umane, anche i cavalli appaiono, spesso bianchi come i fantasmi in un sogno, dalle superfici variegate e lustre dei vasi di Staccioli. Emergono forse da un vasto e segreto bacino d’immagini mediterranee comuni, che partono dai vividi graffiti delle grotte preistoriche, facendo di questo maestro d’oggi un grande “antico”. Il libro I Comuni italiani nella Divina Commedia. Le mura e i versi Le città di Dante: (quasi) una geopolitica del 1300 DI LORENZO BECATTINI Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA • cultura Quando Dante compie vent’anni inizia uno dei periodi più intensi e movimentati della storia fiorentina. Un concentrato di politica estera, diplomatica e militare, caratterizza il breve arco di tempo che va dal 1285 al 1292. L’intento era promuovere un’espansione economica e territoriale del Comune di Firenze. Alla popolazione verrà richiesto, dopo anni di pace, un notevole sforzo finanziario per sostenere quel progetto. C’è motivo di pensare che nella formazione del sommo poeta questi anni cruciali, vissuti in presa diretta, abbiano contribuito al consolidamento e all’ampliamento delle sue già vaste conoscenze. Anche quelle di natura geografica e geopolitica, grazie all’intenso lavorio diplomatico che si sviluppa a Firenze in quel momento e di cui Dante ha piena consapevolezza. La pubblicazione di Toscana Energia “I Comuni italiani nella Divina Commedia, Le mura e i versi”, sul tema delle città menzionate nella Commedia, ispirata da un volume su Dante del 1921 contenente un prezioso indice analitico di nomi e cose a cura di Mario Casella, origina da una curiosità: si può rintracciare nella più importante opera dell’Alighieri un criterio ordinatore riguardo alla rete delle città rammentate? E quante, e quali, e perché? È sembrata subito una sfida strana, coniugare il passato con l’attualità, mixare le conoscenze geografiche di Dante con l’istituzione pubblica più vicina ai cittadini. Per primo un dato quantitativo: in Italia oggi esistono poco più di ottomila comuni, di queste realtà nella Commedia ne vengono menzionate ottanta, circa l’uno per cento. Un secondo aspetto riguarda le città rammentate e le regioni interessate. 34 è un’antologia dei nomi di luoghi dell’opera del grande poeta fiorentino •• In Italia oggi esistono poco più di ottomila comuni, di queste realtà Alighieri ne menziona ottanta Il contenuto del libro risponde a queste domande, tuttavia si può rilevare che solo cinque regioni, nell’accezione moderna del termine, non hanno città inserite nella Commedia: Friuli Venezia Giulia, Molise, Basilicata, Sardegna e Valle d’Aosta. È del tutto evidente che la Toscana e l’Emilia Romagna, dove il poeta nasce e muore, contengano il maggior numero di “mura” dantesche. Infine era importante rintracciare un possibile legame fra le ottanta località. Nel suo bel lavoro Paola Allegretti affronta questo tema e spiega quando la citazione assume un carattere geografico o quando invece serve per altre finalità, come introdurre un personaggio che aveva origini o legami con un determinato luogo. Oggi Dante è tornato di grande attualità, la sua riscoperta ha trovato forme di comunicazione moderne e adatte a un pubblico più vasto. Ciascuno potrà avvicinarsi come meglio crede, ma è importante che un sempre maggior numero di persone sappia apprezzare l’opera di uno dei più grandi geni dell’umanità. Perché leggere e capire Dante apre il cuore e la mente, ci rende migliori e anche più tolleranti verso gli altri. foto: • Porta Maggiore, Roma i comuni italiani nella DIVINA COMMEDIA le mura e i versi •• Cinta muraria medievale, Firenze Il senso del libro, in definitiva, è semplicemente questo: amare Dante anche per le cose minori, come un elenco di mura e di versi. Non una “compilation” però, ma il tentativo di aggiungere una nuova piccola chiave di lettura per quella straordinaria opera che è la Divina Commedia. toscana energia box 35 Le metamorfosi della Versilia DI CLAUDIO VECOLI Dal mito degli anni ruggenti all’invasione dei magnati russi. Come è Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA gira l’angolo cambiato un angolo di paradiso Vive beatamente sospesa fra un passato glorioso e leggendario e un presente fatto di mille contraddizioni ancora irrisolte. Ma quando la nomini, quasi come un riflesso incondizionato, ti tornano subito alla mente le immagini sgranate di Mina che canta alla Bussola di Focette e quelle in bianco e nero di una giovanissima Stefania Sandrelli che gioca spensierata in spiaggia. Oppure le foto coloratissime delle maschere del Carnevale di Viareggio e quelle patinate delle lussuosissime dimore dell’oligarchia russa in vacanza a Forte dei Marmi. Già, perché la Versilia non è solo e semplicemente una località turistica di grido. Per milioni di italiani è una proiezione dell’anima, un concentrato di emozioni, l’essenza stessa del concetto di vacanza. Qualunque sia il modo di declinarne il significato. sabbia dorata e ombreggiate pinete che d’estate accoglie sdraio e ombrelloni, bagnini e villeggianti, locali notturni e teatri all’aperto. Un mondo fuori dal tempo e dallo spazio fatto di passeggiate in bicicletta sui viali a mare, di canzoni stonate da cantare chitarra al collo al chiaro di luna, di bomboloni caldi da gustare all’ombra di qualche albero secolare. Immagini da cartolina mirabilmente immortalate dai fratelli Vanzina in quel “Sapore di mare” che è stato per decenni una sorta di manifesto di celluloide di una Versilia apparentemente immutata e immutabile. E che sia chi vi abita, sia chi ha eletto questa striscia di paradiso terrestre come luogo di vacanza, vorrebbe sempre così. Intanto la Versilia è una precisa entità geografica. Malgrado i mille tentativi di dilatarne - o, all’occorrenza, restringerne - i confini (il più delle volte ad esclusivi scopi turistico-commerciali), possono fregiarsi del marchio doc solo quei pochi chilometri di litorale che, da nord a sud, partono da Forte dei Marmi e arrivano fino a Viareggio. E che, nell’entroterra, si arrampicano fino alle vette delle Apuane lucchesi. Volendo darne una definizione quasi scolastica, può dirsi Versilia solo l’intera fascia costiera della provincia di Lucca. Anche se per uno strano paradosso il fiume Versilia da cui il territorio prende il nome sfocia più a nord, lungo la riviera apuana. Non esiste, insomma, una Versilia massese. E, men che meno, una Versilia pisana. Del resto a ricordare il mito della Versilia “anni ruggenti”, ad evocare quella religione del divertimento balneare che poggia sul dogma laico del “stessa spiaggia, stesso mare”, non mancano monumenti della mondanità conosciuti alla stessa stregua dei grandi capolavori d’arte di cui la Toscana abbonda. Come la Capannina di Franceschi, dove si balla fino a notte fonda sulle stesse tavole di legno di cinquant’anni fa. O come la Versiliana, sul cui palcoscenico immerso nel parco che ispirò Gabriele D’Annunzio ancora salgono ogni estate i più grandi nomi della prosa, della danza e della musica d’autore. E come ogni religione che si rispetti, non mancano i riti e le tradizioni da tramandare di generazione in generazione: dall’aperitivo da sorsare al tramonto nei caffè della Passeggiata di Viareggio fino allo shopping fra le vetrine dai prezzi inarrivabili di Forte dei Marmi. Ma nell’immaginario collettivo per Versilia si intende quasi esclusivamente quel fazzoletto fatto di Eppure, raschiando sotto la crosta della salsedine che ancora sembra proteggere come una patina la 36 Foto: Archivio Roberto Paglianti Versilia del passato, si scopre che molto di quel mondo è irrimediabilmente cambiato. Viareggio, la più popolana fra le sue figlie, ha ormai perduto la sua identità di cittadina accogliente e a misura di famiglie che aveva attratto per decenni la media borghesia dell’entroterra toscano. Oltre l’eleganza un po’ decadente della sua Passeggiata stile liberty, alle spalle dei grandi alberghi che ancora donano allo skyline dei viali a mare un aspetto piacente, la capitale italiana del Carnevale è cresciuta disordinatamente. Si è salvato dal degrado solo qualche raro angolo di città. Come la Darsena tanto cara al pennello di Lorenzo Viani e alla penna di Mario Tobino, rannicchiata fra la Pineta di Levante e il porto, che in gran parte ancora conserva l’aspetto del borgo di pescatori e calafati che era in origine e dove ancora si respira un’atmosfera autentica, genuina, fatta di sapori veri. Ma all’altra estremità della Versilia - e non solo geograficamente parlando - ha ormai profondamente cambiato i suoi connotati anche l’aristocratica Forte dei Marmi. Quello che era il buen retiro estivo delle grandi famiglie dell’imprenditoria italiana - dagli Agnelli ai Moratti - ma anche il rifugio prediletto delle grandi personalità della cultura e dell’arte, ha quasi completamente perso il proprio fascino. Concedendosi alle lusinghe del denaro facile e dell’ostentazione del lusso più estremo, il Forte è diventato sempre più terreno di conquista di magnati russi dalle grandi (e sospette) ricchezze che a colpi di rubli stanno colonizzando le ville più belle e inaccessibili di Roma Imperiale. Tanto che, passeggiando in luglio o agosto fra i tavolini dei caffè all’aperto del centro, si ha la sensazione di essere stati improvvisamente scaraventati a due passi dalla piazza Rossa o in qualche lussuosa strada di San Pietroburgo. Tanto che non c’è griffe internazionale della moda che non pretenda nel curruculum delle commesse che assume nei suoi showroom fortemarmini la capacità di parlare fluentemente la lingua russa. Da questa metamorfosi, addentrandosi pochi chilometri verso l’entroterra, sembra essersi miracolosamente salvata Pietrasanta. Un tempo laboriosa cittadina dove si respirava la polvere del marmo che svolazzava nell’aria dalle botteghe artigiane che pullulavano nel centro storico, quella che è stata ribattezzata “la piccola Atene” della Versilia è diventata un vero e proprio gioiello della cultura. Qui negli anni Novanta hanno preso casa scultori del calibro di Botero o Mitoraj, facendo da apripista ad una comunità cosmopolita di artisti che all’ombra dello splendido Duomo hanno deciso di vivere e di integrarsi appieno. Una sorta di Montmartre versiliese senza però quel retrogusto leziosamente turistico che invece si respira alle spalle della basilica parigina di Sacré Coeur. E che ne ha decretato un successo sempre più internazionale. Quale sarà allora il futuro della Versilia? La scommessa di una terra che ancora riesce a vivere sul mito del proprio passato è lanciata. Con un’unica certezza: di quel passato non si può vivere in eterno. toscana energia box 37 Pillole di energia A CURA DI ROSELLA FANTONI E ELISABETTA QUATTRINI ENTRO DUE ANNI GAS DA SOUTH STREAM Gazprom intende spingere sull’acceleratore per la realizzazione del gasdotto South Stream che punta a portare il gas russo all’Europa centrale e meridionale senza attraversare l’Ucraina. “Il progetto South Stream procede bene. Gli accordi sulla prima tappa della pipeline saranno firmati prima della fine di marzo, così come quelli sulle forniture della seconda tappa”, ha evidenziato la società in una nota. Secondo il Ceo della società, Alexei Miller, “le prime forniture di gas arriveranno in Europa in meno di due anni”. NEW YORK, L’EDIFICIO VIVENTE GRAZIE A FUNGHI E MAIS Un nuovo tipo di edificio germoglierà questa estate a New York. Si tratta di un padiglione espositivo composto di mattoni biologicamente ingegnerizzati ricavati da rifiuti vegetali e da cellule fungine. Grazie al fatto che il materiale organico può essere trasformato in fertilizzante, questa installazione sarà una tecnologia costruttiva ad impatto zero. Con questo progetto, intitolato Hy-Fi, lo studio newyorkese The Living ha vinto il MoMa Psl Young Architects Program, il concorso che invita gli architetti a proporre strutture temporanee per ospitare eventi estivi nella galleria del MoMa. L’obiettivo è quello di presentare una alternativa radicale alla costruzione delle città: un esempio di come l’arte possa lavorare al servizio dell’ecosostenibilità e della bioedilizia. Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA pillole di energia OZONO, SCOPERTI QUATTRO NUOVI GAS KILLER Scoperti quattro nuovi gas killer dell’ozono. Si tratta di composti chimici individuati in campioni atmosferici raccolti tra il 1978 e il 2012 in Tasmania e nelle carote di neve compatta in Groenlandia. La scoperta si deve al gruppo coordinato da Johannes Laube, dell’Università di East Anglia. Secondo gli esperti, le quattro sostanze sono tutte prodotte da attività umane: tre appartengono alla famiglia dei clorofluorocarburi e uno a quella degli idroclorofluorocarburi. Secondo i calcoli, l’emissione totale dei quattro gas in atmosfera prima del 2012 era di circa 74 mila tonnellate, una quantità piccola se si considera che negli anni Ottanta le emissioni di Cfc erano di un milione di tonnellate all’anno. Queste emissioni sono tuttavia in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale siglato nel 1987, che mette al bando le sostanze nocive per l’ozono. 38 ENI, A MARGHERA NASCE LA PRIMA BIORAFFINERIA Eni ha brevettato un nuovo combustibile green che da aprile 2014 sarà prodotto nella raffineria di Venezia riconfigurando quest’ultima in bioraffineria. All’interno della configurazione individuata è stata utilizzata la tecnologia proprietaria EcofiningTM sviluppata da Eni nei laboratori di San Donato Milanese in collaborazione con Honeywell-UOP. Il nuovo carburante verde verrà ricavato in un primo momento dall’olio di palma. Nella seconda fase saranno usati anche grassi animali, oli esausti, oli derivanti da alghe e varie tipologie di scarti di origine biologica. Il progetto Green Refinery è il primo esempio al mondo di riconversione di una raffineria petrolifera convenzionale in bioraffineria. Con l’avviamento di Green Refinery, Eni sarà in grado di produrre già dal 2014 circa 300.000 ton/anno di green diesel. A LONDRA IL PONTE SOLARE PIÙ GRANDE DEL MONDO Inaugurata la copertura fotovoltaica per lo storico ponte ferroviario di Blackfriars, struttura di epoca vittoriana che dal 1886 attraversa il Tamigi, nel cuore di Londra. La costruzione, curata dalla Network Rail in collaborazione con la società europea di energia solare Solarcentury, è costituita da 4.400 pannelli solari disposti a formare il rivestimento esterno del ponte: un tetto sostenibile che taglierà di 513 tonnellate le emissioni annuali di anidride carbonica della stazione sottostante. I pannelli installati genereranno infatti 900 mila kWh di energia elettrica all’anno, quanto basta per coprire la metà del fabbisogno energetico della stazione. CROAZIA, PICCOLO GIGANTE ENERGETICO DELL’ADRIATICO La Croazia sta per pubblicare i bandi di concorso sulle concessioni per lo sfruttamento delle risorse di petrolio e di gas nell’Adriatico orientale che, stando al Ministro dell’Economia Vrdoljak, sarebbero molto più ingenti di quanto stimato in passato. Lo conferma una recente esplorazione in Adriatico condotta nei mesi scorsi dalla società norvegese Spectrum, su commissione del governo di Zagabria, con il metodo dello screening sismico. Secondo il ministro, “i primi contratti dovrebbero essere firmati nei primi mesi del 2015 e non è escluso che la Croazia riesca a diventare un piccolo gigante energetico regionale e avere gas naturale ad un costo tra i più bassi in Europa”. NUOVA CRESCITA PER IL FOTOVOLTAICO Dopo due anni di recessione, gli analisti di Bloomberg si aspettano nel 2014 una crescita del 20% dell’industria solare grazie anche ai mercati emergenti. La previsione è che la potenza dei nuovi impianti fotovolataici installati nel 2014 sarà di 44,5 GW. Dopo un dominio incontrastato durato 6 anni, nel 2014 la Germania installerà solo 3,3 GW. Dall’altro lato del globo, invece, i cinesi prevedono di installare almeno 12 GW, come nel 2013, mentre il secondo più grande produttore solare al mondo, il Giappone, raggiungerà i 10,5 GW. Gli Stati Uniti installeranno invece 5-6 GW, restando saldamente al terzo posto. I Paesi emergenti segnalati dagli analisti di Bloomberg sono Brasile, Cile, Thailandia e Australia che, nel corso del 2013, hanno compiuto progressi significativi, anche se su scala minore. LE MEGA-DIGHE SONO DAVVERO UN’OPPORTUNITÀ? La Cina ha deciso di combattere la “guerra all’inquinamento” attraverso la realizzazione di mega-dighe. Al momento il Paese asiatico ha già realizzato il più grande impianto idroelettrico mondiale, la Diga delle Tre Gole, capace di sviluppare una potenza di 22,5 Gigawatt. Nei prossimi mesi dovrebbe essere completato anche il progetto di Xiluodu, che sarà il terzo al mondo. Tuttavia, secondo un rapporto dell’università di Oxford, le mega-dighe non solo comportano gravi danni socioambientali ma sono anche anti-economiche. Lo studio analizza 245 dighe realizzate in 65 Paesi dal 1934 ad oggi e mostra che i costi di realizzazione superano in media di circa il doppio la cifra preventivata inizialmente mentre le scadenze non vengono quasi mai rispettate. Quando poi il progetto riguarda paesi in via di sviluppo l’indebitamento necessario a finanziare l’opera grava pesantemente sulle già fragili economie di questi stati. UNA MICRO-HYDRO SUL LAGO DI LONDA Sarà realizzata, sfruttando le acque del lago di Londa, una turbina per la produzione di energia elettrica. Il progetto, che avrà un costo di circa 450.000 euro, prevede di collocare un impianto micro-hydro sulle sponde del lago per sfruttare il salto idraulico di 13 metri in corrispondenza della diga esistente nel tratto del Torrente Rincine che attraversa il capoluogo toscano. Le principali caratteristiche tecniche dell’impianto si possono riassumere così: portata massima prevista 800 lt/sec; potenza elettrica 70 kW; introito da energia elettrica attesa 55.000,00/65.000,00 euro anno per i primi 15 anni, emissioni di CO2 evitate circa 180.000Kg/anno. L’energia prodotta sarà venduta ad Enel e si stima che la produzione annuale della turbina, possa coprire il fabbisogno annuo dell’illuminazione pubblica di tutto il comune. toscana energia box 39 Consigliato da... DI MARIO SECHI Nel libro ci sono le esperienze di chi vede il mondo cambiare a velocità esponenziale. Non è solo un libro sull’energia, ma un viaggio nel domani GIUSEPPE RECCHI Nuove energie Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente Marsilio Editori, Venezia, 2014 Nuove energie Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA cultura Le sfide per lo sviluppo dell’Occidente Ti chiami Giuseppe, il tuo immaginario è fatto di dighe, ponti, fiumi, valli, villaggi, ferro, cemento, acqua, fatica, ingegno, è il presente in costruzione dove le lingue suonano remote. Il tuo nome di famiglia è Recchi, sei figlio di Enrico, ti piace la polvere del cantiere, il rumore delle ruspe, il getto del calcestruzzo. Conosci il dolore, sei ragazzo, perdi tuo padre in un incidente aereo. Ma lui resta. È un film a colori intitolato “fare”. In Italia e nel mondo. Diventi adulto e come lui, un padre che accompagna i suoi figli nella straordinaria rivelazione della vita. La stessa che ti ha condotto nel cuore dell’impresa di un altro visionario, l’Eni di Enrico Mattei. C’è una vita piena e una mezza vita nel libro di Giuseppe Recchi. La vita piena è quella di un ragazzo che diventa uomo e al suo fianco ha sempre la memoria del padre. La mezza vita è quella immaginata e in corso d’opera, un futuro pieno di “Nuove energie”, titolo del suo libro edito da Marsilio. L’ho letto nei giorni in cui Obama sbarcava in Italia, mentre il Presidente degli Stati Uniti dispiegava la strategia del suo risiko geopolitico. E mi sono chiesto: l’Italia ha una sua visione del domani? Nel libro di Recchi ci sono alcune risposte e soprattutto ci sono le esperienze di chi vede il mondo cambiare a velocità esponenziale. Non è solo un libro sull’energia, ma un viaggio nel domani, dal “signor Drake al signor Shale”. Recchi scrive quattro atti di un pezzo unico che conduce a un’altra domanda che anche io mi sono posto: ce la facciamo? Le buone intenzioni ci sono, ma non bastano. Scrive Recchi: “Le buone intenzioni sono lodevoli, ma è obbligatorio aggiustare la rotta tenendo conto degli effetti che producono. Le moratorie contro lo sfruttamento dello shale gas, la chiusura, senza spiragli, alle più diverse opportunità che sarebbero preziose - penso 40 alle risorse utilizzabili in Italia - la mancanza di obiettivi volti a rendere il nostro territorio il migliore al mondo in cui fare impresa, sono errori che pagheremo cari e sarà impossibile attribuire questa responsabilità ad altri se non a noi stessi, alle nostre decisioni o alle nostre emissioni”. Mentre la Russia Superpower annette la Crimea per via referendaria e l’Ucraina cerca un matrimonio con un’Europa incerta sul da farsi, gli Stati Uniti chiedono al Vecchio Continente più indipendenza dalla “politica del tubo” di Vladimir Putin. Eccola, la contemporaneità con le sue sfide. Recchi nel suo libro ricorda che “in nessun campo come nel settore dell’energia è necessario il rapporto con la politica internazionale, con i cambiamenti sulla scena geopolitica, con i governi”. L’energia è la politica che si esprime alla sua massima potenza. È la tecnologia che è capace di cambiare spartito e introdurre un veloce al posto di un andante, un prestissimo che diventa improvvisamente un maestoso. È una sinfonia che significa elettricità, produzione, lavoro, benessere e libertà. Senza energia non c’è niente di tutto questo. E la diplomazia del petrolio, da sola, non basta più. Lo sa bene l’Arabia Saudita - non a caso tappa successiva del viaggio di Obama, dopo l’Italia - e dovrebbero cominciare a immaginarlo i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Quella dello shale gas è una rivoluzione tecnologica che conduce inevitabilmente a un “sottosopra” geopolitico. Siamo pronti ad affrontarlo? È un processo di “distruzione creativa” che non è oggetto del dibattito politico, nonostante sia il vero primo punto dell’agenda globale. Per questo il libro di Recchi è un contributo prezioso. Apre una porta sul mondo e dice: misuratevi con la realtà, dentro c’è un sogno, è il futuro dei nostri figli, quello che ha alimentato il cantiere della vita dei nostri padri. La Scuola Normale si apre a nuove sfide DI ANGELA FEO Grazie alla fusione con l’ex Istituto Italiano di Scienze Umane del Con due sedi principali: Palazzo della Carovana a Pisa e Palazzo Strozzi a Firenze capoluogo toscano nasce un centro d’eccellenza unico al mondo. candidata ad essere protagonista nel mondo accademico, culturale, politico ed economico. Studiare alla Normale, dove si sono formati premi Nobel come i fisici Enrico Fermi e Carlo Rubbia e il poeta Giosuè Carducci, e capi di Stato come Giovanni Gronchi e Carlo Azeglio Ciampi, richiede prima di tutto grande impegno e sacrificio: oltre al regolare corso di studi gli allievi devono seguire corsi interni e sostenere i relativi esami. Per riuscirvi occorre mantenere sempre quella propensione all’eccellenza che la stessa Scuola non ha mai perso nel corso della sua storia. E infatti oggi, 200 anni dopo la sua fondazione, voluta nel 1810 a cultura Essere ammessi alla Normale è stato un sogno per molte generazioni di giovani “primi della classe”. Un sogno alimentato dal desiderio di far parte di una élite di talenti, passata attraverso prove di selezione molto dure e in grado di sostenere ritmi di studio serrati con profitti eccellenti. Una élite selezionata solo per merito, indipendentemente dalla provenienza sociale e dai propri mezzi economici, visto che i vincitori del concorso di ammissione possono studiare e vivere a Pisa senza spese, essendo alloggiati nelle strutture collegiali della Scuola, dove si realizza uno scambio continuo con i docenti e gli altri studenti. Una élite naturalmente foto: • Uno scorcio di piazza Cavalieri Pisa: del a sullo sfondo il Palazzo dell’Orologio che ospita una delle Foto: Scuola Normale biblioteche della • toscana energia box 41 Scuola foto: • Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore Pisa da Napoleone Bonaparte per creare una succursale dell’École Normale Supérieure di Parigi, la Normale gode di ottima salute, come evidenziano vari indicatori. Il numero delle domande di ammissione, per esempio, è molto superiore rispetto ai posti disponibili: viene selezionato un allievo ogni venti candidati. Ma, soprattutto, la valutazione ad opera di organismi esterni la colloca insieme ai più prestigiosi atenei internazionali: “Nel 2013 - spiega il direttore Fabio Beltram che ha ricoperto il ruolo nel 2010, succedendo a Salvatore Settis - nella versione normalizzata per taglia del ranking della Jiao Tong University, la Scuola Normale è risultata prima in Europa e tra i primi cinque atenei del mondo, assieme a Caltech, Harvard, Princeton, MIT”. Notevole anche la visibilità internazionale della Normale: circa il 50% delle domande di ammissione ai corsi dottorali della classe di Scienze provengono dall’estero. Arte • Cultura • Musica • Sport • Rubriche TERZAPAGINA E così, qualche mese fa, ha compiuto un passo di grande importanza, estendendo per la prima volta la propria offerta formativa ad un settore nuovo e ampliandosi al di fuori della sede storica di Pisa. Finora, infatti, la Scuola proponeva nella città della Torre corsi di laurea o PhD nelle classi di Lettere e Scienze. Dal prossimo anno accademico invece laureati particolarmente brillanti (italiani e stranieri) potranno conseguire il PhD alla Scuola Normale anche nelle scienze sociali. La decisione di allargare il proprio perimetro formativo, è stata fortemente voluta dall’attuale direttore. “Attraverso un accordo con l’ex Istituto Italiano di Scienze Umane di Firenze, il SUM - commenta Beltram - è stato possibile attuare un processo di fusione tra i due istituti universitari e far nascere la nuova Scuola Normale Superiore, che non avrà più l’appendice “di Pisa” nel proprio nome. Questo non solo perché ci saranno due sedi principali, a Pisa e Firenze appunto. Ma anche perché il confronto che ci siamo imposti è con le migliori università del mondo: rispetto a questo orizzonte ci deve essere l’eccellenza formativa dell’Italia con la Scuola Normale Superiore”. Oltre alla storica sede di Palazzo della Carovana in piazza dei Cavalieri a Pisa e agli spazi in altrettanto prestigiosi palazzi pisani, la Normale avrà quindi a Firenze, a Palazzo Strozzi, la sua scuola di dottorato in scienze umane e sociali. “La nostra caratteristica principale - continua Beltram - è ancora quella originaria: puntare ai massimi standard formativi per gli studenti di • cultura Se la Normale riesce ancora ad essere un centro di formazione e di ricerca di classe internazionale è perché non si è mai adagiata sugli allori del passato e mai ha smarrito la vocazione a rinnovarsi. maggiore talento. Quello che è cambiato di volta in volta è in quale prospettiva collocare questa caratteristica. La nuova Scuola coglierà la sfida di adeguare il profilo delle competenze degli studenti alle esigenze di un mondo che sta cambiando radicalmente sotto i nostri occhi, che vuole specializzazione ma anche capacità critiche per andare oltre lo stato dell’arte”. Cambiare e crescere facendosi forza della propria storia per restare tra i migliori. Questo è il modello di eccellenza che la Normale oggi propone al Paese, formando studenti che sin da subito sono stimolati a pensare in modo globale, anche grazie alla ricca rete di scambi che la Scuola mette loro a disposizione. Meno “eccellente” è invece “l’incapacità dell’Italia di intercettare lo straordinario patrimonio di competenze, intelligenza e capacità di innovazione dei normalisti - conclude Beltram - che troppo spesso esprimono le loro capacità all’estero”. Foto: Scuola Normale 42 Illustri protagonisti della storia italiana Unicamente sulla base delle prove di ammissione scritte e orali, la Scuola Normale offre ai giovani meritevoli in possesso di un diploma d’istruzione superiore, italiani o stranieri, la possibilità di confrontarsi con i più alti livelli di studio e di ricerca, ospitandoli gratuitamente nei collegi della scuola, fornendo un servizio di mensa e versando un contributo didattico che include il rimborso totale o parziale delle tasse universitarie. La Scuola ha formato protagonisti illustri della storia dell’Italia in molte discipline, come i tre premi Nobel Enrico Fermi, Carlo Rubbia e Giosuè Carducci. Ex-allievi sono stati i presidenti della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e Giovanni Gronchi, parlamentari e politici tra cui Giovanni Gentile, Marino Raicich, Alessandro Natta, Aldo Capitini, Massimo D’Alema, Fabio Mussi; ancora scrittori e dirigenti editoriali tra cui Giulio Bollati, Pietro Citati, Ettore Cozzani, Antonio Tabucchi e Tiziano Terzani. E poi storici come Gioacchino Volpe, Carlo Ginzburg, Armando Saitta, Adriano Prosperi, Alessandro Barbero, Sergio Luzzatto e Delio Cantimori; tra i filologi e gli italianisti si ricordano Luigi Russo, Walter Binni, Franco Montanari, Umberto Albini, Gian Biagio Conte, Guido Paduano, Francesco Orlando, Marco Santagata, Alberto Casadei e Napoleone Caix; filosofi come Claudio Cesa, Remo Bodei, Aldo Gargani e Michela Marzano; archeologi e storici dell’arte come Salvatore Settis (direttore della Scuola stessa dal 1999 al 2010); matematici quali Vito Volterra, Mauro Picone, Aldo Andreotti, Corrado De Concini e Alessandro Faedo; chimici come Pietro Bucci.