Repubblica democratica del Congo

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Repubblica democratica del Congo
UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI PADOVA
FACOLTA’ DI AGRARIA
Agripolis - Via Romea, 16 - Legnaro PD
MASTER IN COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO NELLE AREE RURALI
AA 2002/2003
ESERCITAZIONE
INDAGINE PER PROGETTI DI
SVILUPPO
AREA DI TSHUMBE
PROVINCIA:
KASAI ORIENTALE
PAESE: REPUBBLICA
DEMOCRATICA DEL CONGO
MATERIALE PREPARATO DA LUIGI CAVESTRO
Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
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INDICE:
REPUBLICA DEMOCRATICA DEL CONGO “Zaire” ...................................................................... 3
1.1
CONTESTO STORICO....................................................................................................... 3
1.2
CONTESTO NAZIONALE E REGIONALE ..................................................................... 6
1.2.1
Caratteristiche geografiche e fisiche ............................................................................ 6
1.2.2
Condizioni climatiche .................................................................................................. 7
1.2.3
Il Kasai orientale .......................................................................................................... 8
1.2.4
Area di intervento – Diocesi di TSHUMBE ................................................................ 9
1.2.5
Assetto politico amministrativo ................................................................................... 9
1.2.6
Dati demografici, socio economici e sanitari............................................................. 10
1.2.7
Contesto macroeconomico ......................................................................................... 12
1.3
QUADRO SETTORIALE E TERRITORIALE ................................................................ 13
1.3.1
Agricoltura a Tshumbe............................................................................................... 14
1.3.2
Mercati e trasporti...................................................................................................... 15
1.4
ASPETTI SOCIOCULTURALI........................................................................................ 16
1.5
PROBLEMI DA AFFRONTARE / RISOLVERE ............................................................ 17
1.5.1
Pair-wise ranking Problems ....................................................................................... 17
1.5.2
Albero dei problemi ................................................................................................... 18
1.6
CONDIZIONI ESTERNE ................................................................................................. 23
1.7
ANNESSI........................................................................................................................... 24
1.8
Albero dei problemi ........................................................................................................... 25
1.9
Quadro logico e budget per progetto BIODIVERSITA’ ................................................... 26
1.10 Quadro logico e budget per progetto MERCATI .............................................................. 27
Universita’ di Padova – Facoltà di Agraria – Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali
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REPUBLICA
DEMOCRATI
CA DEL
CONGO “Zaire”
Abbreviazione: D.R.O.C.
Altri nomi: Congo Libero Stato,
Congo Belga,
Congo/Leopoldville,
Congo/Kinshasa,
1.1
CONTESTO STORICO
I primi abitanti della regione dell'attuale repubblica Democratica del Congo, probabilmente, furono i
Pigmei che arrivarono in piccoli gruppi e che si stabilirono nelle foreste del nord e del nordest. Alla
fine del primo millennio a.C. giunsero i primi gruppi di Bantù dal nordest (l'attuale Nigeria e
Camerun) e si stabilirono, inizialmente, nelle regioni della savana del sud, per poi espandersi verso
altre zone, grazie alla loro esperienza nell'uso del ferro e delle tecniche agricole. Intorno all'anno
1000 questi popoli Bantù si erano ormai insediati nella maggior parte del territorio, lasciando ai
Pigmei zone sempre più marginali. A partire dal secondo millennio, si formano i primi stati con una
struttura amministrativa complessa, che rappresentavano i differenti clan presenti in ogni gruppo
etnico. I regni più importanti che si formano in questo periodo, sono quello del Kongo, fondato nel
secolo XIV, che occupava il sudest del paese e il nord dell'attuale Angola, l'impero Luba, del XVI, il
regno Lunda nella regione del sudest.
Nel 1482, il navigatore portoghese Diogo Cao,fu il primo europeo a visitare il Congo,quando
raggiunse la foce del fiume Congo. Dopo questo primo sbarco,i portoghesi stabilirono dei contatti
con il re Kongo e a partire dal XVI secolo si stabilirono in alcune zone della costa dell'attuale
Angola.
Ma gli europei cominciarono ad interessarsi, in particolare, del Congo a partire dal 1840 tramite le
esplorazioni di Livingstone. Nel 1876 il re del Belgio, Leopoldo II, fondò l'Associazione
Internazionale Africana, un'organizzazione con il compito di finanziare le spedizioni del giornalista
e avventuriero Henry M. Stanley, capace di firmare in pochi anni oltre 400 trattati di commercio o
protettorato con i capi delle tribù sulle rive del fiume Congo. Nel 1908 il territorio divenne colonia
belga. Nel 1957 vennero introdotte le prime norme liberalizzatrici che permisero la nascita di partiti
politici africani. Nel 1959 la repressione di un comizio politico pacifista scatenò sanguinosi scontri
interrazziali. Il re belga Baldovino cercò di calmare gli animi promettendo una rapida indipendenza
che fu proclamata nel 1960, con Joseph Kasavubu a ricoprire la carica di primo ministro. Di lì a
poco Moises Chombe, già primo ministro del Katanga, diede inizio ad un movimento secessionista.
Scoppiò la guerra civile che durò fino al 1963 alla fine della quale Chombe divenne primo ministro.
Nel 1965, Chombe venne obbligato a rinunciare in favore di Kasavubu e quest'ultimo a sua volta
venne deposto poco dopo dal comandante dell'esercito, Joseph Desiré Mobutu.
Proclamando la dottrina della "autenticità africana" Mobutu cambiò il nome del paese in Zaire e il
suo in quello di Mobutu Sese Seko.
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In seguito alle pressioni internazionali, alla fine del 1977 furono indette elezioni parlamentari e
vennero conferiti alcuni poteri alla nuova Assemblea legislativa.
La corruzione imperante nell'amministrazione portò l'economia sull'orlo di una grave crisi, con
un'altissima disoccupazione.
L'economia del paese passò di fatto sotto il controllo diretto del Fondo Monetario, i cui esperti da
Kinshasa supervisionavano tutta la contabilità del paese.
Nelle elezioni del luglio 1984, Mobutu ottenne il 99,16% dei voti; nel febbraio del 1985 venne
firmato un patto di sicurezza con l'Angola destinato a migliorare le relazioni che si erano
deteriorate alla fine del decennio precedente.
Nell'ottobre 1990 Mobutu, cedendo alle pressioni interne ed esterne, decise una nuova apertura,
autorizzando il pluralismo politico, senza preclusioni.
Nel settembre 1991, Mobutu affrontò una nuova e imponente sollevazione popolare, provocata da
un aumento generale dei prezzi e dal fallimento di una conferenza convocata in agosto per
introdurre riforme democratiche. La rivolta provocò decine di morti e l'intervento della Francia e del
Belgio, che inviarono varie centinaia di soldati per proteggere il rientro dei connazionali residenti
nel paese.
Nel corso del 1992, ripresero vigore i conflitti interetnici e, per quanto riguarda la situazione
economica del paese, a causa della mancanza di personale, le dodici banche commerciali che
operavano nello Zaire decisero la chiusura a tempo indeterminato. Inoltre, nel dicembre dello
stesso anno, il primo ministro decretò la fine del corso legale dello zaire (la moneta ufficiale), a
causa dell’inflazione galoppante, mettendo in circolazione una nuova moneta.
All'inizio del 1993, si registrarono scontri tra una parte dell'esercito e la guardia personale di
Mobutu. Gli scontri causarono mille morti a Kinshasa; il 24 febbraio le truppe corazzate del
presidente accerchiarono l'edificio dell'Alto Consiglio della Repubblica, un organo di transizione
voluto dalla Conferenza Nazionale, costringendo gli 800 membri a dare di nuovo corso legale alla
vecchia moneta rimessa in circolazione da Mobutu.
Nel 1994 il paese era in una situazione di incertezza economica e politica. Nell'est dello Zaire si
creò un focolaio di tensione per l'afflusso massiccio di rifugiati dal Ruanda a causa del genocidio in
corso in quel paese.
A metà del 1995, una nuova ondata di proteste fece seguito all'annuncio che il governo di
transizione sarebbe rimasto in carica per due anni ancora. La tensione aumentò nel 1996 dopo
che le milizie ruandesi, appoggiate dai soldati zairesi, cominciarono un'opera di "pulizia etnica"
nella regione est del Masisi, uccidendo e deportando i tutsi che vivevano da generazioni in questa
zona dello Zaire.
Alla fine dello stesso anno, il conflitto tra i gruppi armati tutsi e i resti dell'esercito ruandese (a
maggioranza hutu), si trasformò in una vera e propria guerra civile. Lo scontro si ampliò a causa
della partecipazione delle forze governative che dovevano frenare l'avanzata dei ribelli tutsi, i quali
riuscirono a conquistare varie città nella zona orientale dello Zaire. Il regime di Mobutu fu
seriamente minacciato nel momento in cui si unirono varie fazioni dell'opposizione in un'alleanza
diretta dal leader guerrigliero Laurent Kabila.
Nei primi mesi del 1997 gli oppositori conquistarono con facilità quasi tutto il paese; iniziò una
mediazione internazionale - con in primo piano Sudafrica, Stati uniti, Francia e Belgio - alla ricerca
di una soluzione. In marzo il Parlamento destituì il primo ministro e il mese dopo, per la terza volta,
venne nominato Tshisekedi, con il consenso di Mobutu. Tshisekedi offrì a Kabila sei ministeri, tra
cui la difesa, ottenendo in cambio un rifiuto. Dopo una settimana appena, le rivalità fra i partiti di
governo determinarono la sostituzione del premier.
Il 16 maggio Mobutu fuggì verso il Marocco; il giorno dopo l'opposizione entrò a Kinshahsa e
Kabila si autoproclamò presidente. Il nuovo governo cambiò il nome del paese in Repubblica
Democratica del Congo, annunciando provvedimenti per risollevare l'economia.
In quello stesso mese si verificarono le peggiori inondazioni degli ultimi 35 anni, con decine di
migliaia di evacuati soprattutto lungo il fiume Congo. il governo decretò lo stato di emergenza.
A partire dal 2 agosto del 1998 è scoppiata una nuova guerra civile, che ha raggiunto il "record" di
conflitto armato più esteso del continente africano, coinvolgendo ben sette stati dell'Africa
Subsahariana. Le cause storico-politiche della crisi devono essere ricondotte, in parte alla
tradizionale ostilità esistente nella regione dei Grandi Laghi( RDC, Uganda, Ruanda e Burundi) tra
l'etnia Hutu e quella Tutsi, dall'altra alla situazione di profonda crisi creata dal governo di Kabila
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che, non solo non è riuscito a gestire il rapporto con la coalizione dei paesi che ne avevano
favorito l'ascesa al potere a Kinshasa, ma ha anche deteriorato i rapporti con le élites Tutsi al
potere in Ruanda e Uganda, favorendo così, la riorganizzazione di gruppi di ribelli nei due paesi.
In particolare, il Ruanda ha stretto amicizia con quei gruppi che cercavano di deporre Kabila, i
Tutsi congolesi Banyamulenge, costituendo insieme il Rassemblement congolais pour la
démoctratie (RCD). L'offensiva dei ribelli, quando ormai era sul punto di far cadere il governo
centrale, è stata, però, bloccata dalla costituzione di un ampio fronte africano pro-Kabila di cui
facevano parte l'Angola, per ragioni politiche, la Namibia, alleata del governo congolese, e lo
Zimbabwe per ragioni economiche. A questo punto la struttura geopolitica del Congo, viene a
delinearsi con la costituzione di due aree ben separate, la prima, che comprende la parte nordorientale del paese, nelle mani del blocco ruandese-ugandese, e la seconda, nella zona sudoccidentale sotto il controllo delle forze filogovernative. Le due aree vengono suddivise
amministrativamente e sottoposte al controllo dei movimenti politici congolesi. Tra il 1999 e il 2000,
nascono una serie di contrasti tra Ruanda e Uganda , che sfociarono in ripetuti scontri armati, ma
dopo vari attacchi la situazione si è progressivamente stabilizzata.
Nel luglio del 1999, sei nazioni africane, RDC, Zimbabwe, Angola, Namibia, Ruanda ed Uganda,
firmano gli accordi di Lusaka con lo scopo di porre fine alla guerra civile nella RDC.
Gli accordi di Lusaka sono rimasti inattuati per ben un anno e mezzo, dopo la loro approvazione,
fino al gennaio del 2001, data fondamentale perché segna un nuovo cambiamento rispetto alla
situazione di stallo che ormai da tempo si era creata nella RDC. Il presidente Laurent Kabila viene
assassinato, per ragioni, si pensa, legate ad un affare interno alla forze armate congolesi. L'uscita
di scena di quel leader politico che era un elemento di ostacolo all'attuazione degli accordi di
Lusaka e alla normalizzazione della situazione dell'area, viene giudicata positivamente dalla
comunità internazionale.
Il figlio Joseph Kabila prende in mano la situazione instaurando una politica di mediazione,
dinamica e pragmatica, nel tentativo di uscire dalla situazione di impasse del paese. Nell’agosto
del 2001, riprendono le discussioni preparatorie per il dialogo intercongolese, nelle quali i leader
dei movimenti ribelli e i rappresentanti dei partiti di opposizione si trovano per discutere del futuro
del paese. Nonostante l'apparente successo di questo incontro, il dialogo subisce una battuta
d'arresto nell’ottobre dello stesso anno ad Addis Abeba, dove le discussioni vengono interrotte ed
il governo congolese abbandona i lavori, per la mancata intesa tra governo e fazioni sulla sostanza
dei problemi politici in questione.
In Sud Africa a Sun City, per ben sette settimane sono andati avanti gli incontri tra le diverse parti
coinvolte nel processo di pace della RDC, prima di arrivare ad un accordo parziale, nell'Aprile del
2002, tra Jean Pierre Bemba, leader di uno dei gruppi di ribelli più grandi del paese, il movimento
per la liberazione del Congo, e il governo di Joseph Kabila. L'accordo rappresenta la fine del
dialogo intercongolese nell'ambito degli accordi di pace di Lusaka. L'accordo prevede, infatti, la
formazione di un governo che avrà come primo ministro lo stesso Bemba e in cambio, Kabila
rimarrà presidente del Congo per un periodo di transizione che si concluderà con la previsione
delle prime elezioni libere del Congo, da quando ha ottenuto l'indipendenza nel 1960.
Il processo di pace iniziato attraverso gli accordi di Lusaka, e che avrebbero dovuto portare al
dialogo intercongolese, come prima tappa verso una ripresa delle relazioni pacifiche tra le diverse
forze operanti nel paese, è risultato fallimentare, infatti, gli scontri continuano, coinvolgendo
almeno tre dei paesi vicini, Ruanda in primo luogo che occupa militarmente la parte orientale del
paese, e numerosi gruppi di ribelli e milizie appoggiate dai governi di Kinshasa, Kampala e Kigali.
Mercoledì 30 ottobre 2002, a Kinshasa, Zimbabwe, Angola e Namibia annunciano il ritiro delle
proprie truppe dal paese, che dopo 4 anni viene liberato dall'occupazione degli eserciti stranieri.
Contemporaneamente, a Pretoria si tengono i colloqui di pace tra le autorità congolesi ed i ribelli
del MLC e del RCD-Goma, miranti a dar vita alle istituzioni che dovranno portare il paese alle
prime elezioni libere della sua storia.
Mercoledì 3 aprile 2003, nella città sudafricana di Sun City, 362 delegati hanno ratificato gli
accordi di pace raggiunti qualche settimana fa a Pretoria, adottando ufficialmente la nuova
Costituzione. Assenti alla storica firma il leader del MLC Jean-Pierre Bemba e il presidente Joseph
Kabila, che entro il 6 aprile dovrà ratificare gli accordi firmati ieri dai suoi rappresentanti.
Secondo l'accordo, l'attuale presidente rimarrà in carica per la fase di transizione (che dovrebbe
durare da due a tre anni), coadiuvato da quattro vice, in rappresentanza dei due maggiori gruppi
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armati (RCD-Goma e MLC), dell'attuale governo e dell'opposizione politica. Alla fine della fase di
transizione si terranno le prime vere elezioni democratiche dal 1960 ad oggi.
1.2
CONTESTO NAZIONALE E REGIONALE
1.2.1
Caratteristiche geografiche e fisiche
La Repubblica Democratica del Congo è situata nell’Africa
Sub Sahariana in posizione centrale rispetto al resto dei
paesi della regione. Le sue coordinate sono comprese tra
5° 20' Nord e 13° 31’ Sud di latitudine e
tra 12° 11' e 31° 20’ Est di longitudine. I
confini si estendono per : 10.744 km di cui
a Nord, Repubblica CentroAfricana 1.577
km e Sudan 628 km, ad Est Uganda 765
km, Rwanda 217 km, Burundi 233 km,
Tanzania 473 km, a Sud Zambia 1.930
km, Angola 2.511 km, ad Ovest,
Repubblica del Congo 2.410 km e Coste
37 Km.
La superficie totale è di 2.345.410 kmq di
cui superficie coperta da acque: 77.810
kmq e superficie terrestre: 2.267.600 kmq;
di quest’ultima, quella arabile è il 2.51%,
le colture permanenti rappresentano il
0.52%,
il
rimanente
96.52%
è
rappresentato da foreste e savana.
I terreni irrigati si estendono per 110 Kmq.
Il punto più basso del paese è
rappresentato dall’Oceano Atlantico ed il punto più alto dal Picco Margherita sul Monte Stanley
5.110 m al confine con l’Uganda.
Il territorio è dominato dal bacino del fiume Congo (o Zaire); questa regione, che costituisce l'area
centrale del paese, si configura come una vasta depressione con vegetazione a savana, orlata su
tutti i lati da altipiani e catene montuose, tra le quali spicca quella dei Mitumba, sul confine
orientale, dove nasce il fiume Ubangi, affluente settentrionale del Congo. A sud-est il bacino è
delimitato da un'area montagnosa, detta altopiano dello Shaba (ex Katanga), che raggiunge i 1220
m sul livello del mare, ricco di giacimenti minerari. A sud-ovest si innalza invece l'altopiano
dell'Angola, dove nasce il Kasai, affluente meridionale del Congo. Il territorio del Congo-Zaire è
attraversato da numerosi fiumi, le cui valli sono coperte di fitta vegetazione; impenetrabili foreste
equatoriali occupano le regioni orientali e nordorientali, la più vasta delle quali, chiamata con vari
nomi (Ituri, Great Congo, Pygmy, Stanley) con i suoi 65.000 km2 si estende a est, dalla confluenza
dei fiumi Aruwimi e Congo fino al lago Alberto; in quest'area, sul confine con l'Uganda, si trova il
massiccio del Ruwenzori.
Il Congo è il fiume più lungo dell'Africa Centrale. Il suo corso si snoda per 4.374 km dallo Zambia
fino all'Oceano Atlantico, mentre il suo immenso bacino di drenaggio occupa una superficie di 4,14
milioni di km² circa e attraversa i territori della Repubblica Democratica del Congo, dell'Angola,
dello Zambia, del Burundi, del Ruanda, della Repubblica Centrafricana, del Congo e del Camerun.
Situato a cavallo dell'Equatore, il fiume riceve una media di precipitazioni di 1.650 mm annui ed è il
primo del continente africano per portata d'acqua. Il Congo e i suoi numerosi affluenti formano un
vasto sistema di vie navigabili.
La foresta pluviale tropicale copre il 52% del Paese. Essa costituisce la metà di tutte le foreste
umide tropicali presenti in Africa ed è la seconda più grande al mondo dopo quella del Brasile. Fino
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agli anni Ottanta la deforestazione era minima, ma è rapidamente cresciuta fino a oltre 500.000
ettari (l'1% circa) all'anno. La biodiversità in questo Paese è superiore a qualsiasi altra nazione
africana grazie all'estensione delle foreste, biologicamente ricche. Fra i principali grandi mammiferi
rari o in via d'estinzione vi sono gli elefanti, i rinoceronti, i gorilla, gli ippopotami, gli scimpanzé
pigmei e gli okapi. In tutto sono note 415 (1996) specie di mammiferi, di cui 38 (1996) in via
d'estinzione. Delle 1.096 (1996) specie di uccelli conosciute, 26 (1996) sono minacciate.
Il Paese possiede vari grandi parchi nazionali che erano stati creati dal precedente governo in
primo luogo per proteggere le specie da caccia grossa. Di questi, quattro sono stati designati WHS
(World Heritage Site, luogo patrimonio dell'umanità). Esistono anche santuari faunistici, speciali
riserve di caccia e tre riserve della biosfera che fanno parte del programma UNESCO MAB (Man
and the Biosphere, l'uomo e la biosfera). Le aree protette assommano al 4,2% (1996) circa del
territorio nazionale. Tuttavia la popolazione locale non ha mai partecipato alla gestione delle aree
protette e molte persone sono state spesso costrette a trasferirsi per fare posto a nuovi parchi. Fra
le minacce più gravi per l'ambiente vi sono il bracconaggio delle specie selvagge, l'erosione dei
suoli e, in misura sempre crescente, la deforestazione.
1.2.2
Condizioni climatiche
May
Jun
Jul
Aug
Sep
Oct
Nov
Dec
KANANGA 5 88 S, 22 41 E, 2155 feet (657 meters) above sea level.
Avg. Max
Temperature
NA
29
29
30
30
Avg. Min
Temperature
NA
19
20
20
20
Jan
Feb
Mar
Apr
31
30
28
30
29
26
30
16
18
19
19
19
20
20
KISANGANI 0 51 N, 25 18 E, 1299 feet (396 meters) above sea level.
Avg. Max
Temperature
NA
NA
33
31
29
Avg. Min
Temperature
NA
NA
21
22
20
28
28
28
28
29
NA
30
20
20
19
19
18
NA
20
MBANDAKA 0 5 N, 18 26 E, 1040 feet (317 meters) above sea level.
Avg. Max
Temperature
30
31
32
31
31
Avg. Min
Temperature
20
21
22
21
22
30
29
28
29
31
NA
28
21
20
20
21
21
NA
22
Il clima del Congo è
relativamente
stabile.
Come evidenziato nella
tabella, le variazioni in
termini di temperature
minime e massime sono
relativamente stabili al
variare della latitudine;
come pure sono stabili
al variare dei mesi
dell’anno.
Gli
scostamenti
massimi
sono dell’ordine di 3-4 gradi centigradi.
Le variazioni più consistenti si rilevano in base alla altitudine, infatti, nella tabella che segue, si
evidenzia come le temperature medie varino mediamente di un grado ogni 200 metri di altitudine
Temperature medie ° C
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
Media
GOMA 1.68°S 29.20°E. Height about 1500m
19.0
19.0
19.1
18.8
18.8
18.3
18.2
18.8
18.8
18.7
18.5
19.0
18.7
KINSHASA 4.38°S 15.40°E. Height about 309m
25.2
25.4
25.3
25.4
24.8
22.9
21.6
22.9
24.5
25.1
24.9
25.0
24.5
23.6
24.1
24.5
24.4
24.5
24.5
KISANGANI 0.52°N 25.10°E. Height about 415m
24.8
25.1
25.2
24.9
24.9
24.3
23.7
Diversa è invece la situazione delle piogge; questa, si attesta generalmente al di sopra dei 1000
mm annui, fino a 1800. Con notevoli variazioni nel corso dell’anno da zona a zona; sia in termini di
intensità che in termini di periodicità. Si passa, infatti da stagioni tipicamente bimodali dell’area di
Kinshasa, a quella unimodale di Yangambi. L’umidità è generalmente elevata tutto l’anno (80 –
90%), sotto i 1000 metri di altitudine; decresce progressivamente sopra i mille metri s.l.m.
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Piovosità media
GOMA
mm
Jan
Feb
Mar
Apr
May
Jun
Jul
Aug
Sep
Oct
Nov
Dec
Year
105.5
78.8
92.6
145.5
111.1
50.2
22.6
73.2
109.9
140.9
136.7
118.8
1182.9
KINSHASA
mm
Jan
Feb
Mar
Apr
May
Jun
Jul
Aug
Sep
Oct
Nov
Dec
Year
138.2
147.6
184.0
219.7
144.7
4.7
2.8
3.7
39.8
133.3
235.1
156.0
1405.6
KISANGANI
mm
Jan
Feb
Mar
Apr
May
Jun
Jul
Aug
Sep
Oct
Nov
Dec
Year
96.7
107.2
172.2
190.4
161.8
127.9
114.0
178.2
164.2
233.0
206.6
105.2
1841.7
1.2.3
Il Kasai orientale
Questa è una delle province del Congo e si
trova in posizione centrale rispetto al resto
della nazione.
Si estende per un’area di 170.302 Kmq. E la
sua capitale è Mbuji-Mayi.
La popolazione complessiva viene stimata
in 5.648.000 abitanti. (nel 1984 veniva
stimata in 2.403.000) 1
Altre città sono:
N° Città
03 Mbuji-Mayi
14 Mwene-Ditu
26 Gandajika
32
34
43
54
1
Lodja
Kabinda
Lusambo
Lubao
Popolazione Popolazione
Latitudine Longitudine
1984 (.000) 2003 (.000)
486.2
938.0
6.13°S
23.59°E
94.6
208.1
7.00°S
23.44°E
64.9
95.0
6.74°S
23.96°E
28.7
24.8
17.4
68.2
58.9
41.4
34.6
3.49°S
6.13°S
4.97°S
5.39°S
23.42°E
24.48°E
23.43°E
25.75°E
Non esiste un censimento degli abitanti, pertanto i dati si riferiscono esclusivamente a stime
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L’altitudine media è di 400 – 800 ms.l.m. I principali fiumi sono rappresentati da Lubefu, Lubilashi,
con il suo affluente Luembe, tutti navigabili ad eccezione del Luchenie (navigabile solo in parte).
Questi fiumi rappresentano una vera risorsa per la provincia; non esistendo strade asfaltate,
queste vie d’acqua potrebbero essere convenientemente utilizzate per i trasporti.2
Anticamente, questa provincia fece parte del Regno dei Luba.
I gruppi etnici presenti sono Tetele e Songye.
La chiesa cattolica ha diviso la provincia in diocesi che sono: Tshumbe (area di intervento)
Kabinda, Mbujimayi, Kole (parte), Luiza (parte)
1.2.4
Area di intervento – Diocesi di TSHUMBE
1.2.5
No
ve
mb
re
Di
ce
m
bre
Ot
tob
re
Se
tte
m
bre
Lu
gli
o
Ag
os
to
Gi
ug
no
M
ag
gio
Ap
rile
M
arz
o
Fe
bb
rai
o
Ge
nn
aio
mm
L’area di intervento del progetto è la diocesi di Tshumbe che ha dimensioni massime di 290 (Nord
– Sud) e di 300 Km (Est – Ovest). Quest’area è di fatto non collegata alla Capitale della provincia
(se non a mezzo aereo), in quanto, la percorribilità fluviale è bloccata a causa di guerra e
banditismo ed molti traghetti o ponti, sono stati distrutti. La sede vescovile si trova nell’omonima
città di Tshumbe – in alcune mappe chiamata anche “Lunga” (4° 00’ Sud, 24° 23 Est). Si stima che
nell’area vivano circa 1.5 milioni di abitanti.
Il territorio è caratterizzato da pianure e leggeri declivi ad una altitudine media di 400 – 600
m.s.l.m.
La stragrande maggioranza dell’area è composta da savana (graminacee di taglia media 1 - 2 m) e
da foreste sia equatoriali (con alberi anche di 40 metri) che secondarie.
Non sono presenti animali selvatici di grossa taglia, se non qualche antilope; ciò è dovuto a caccia
e bracconaggio.
La città più importante dell’area è Lodja che conta attualmente 68.000 abitanti. Questa è di fatto la
capitale dell’area, in quanto provvista di aeroporto (in terra battuta) che la collega con GOMA, dove
ha sede il governo dei ribelli RCD – Goma. Tutta la diocesi è, infatti sotto il controllo di questo
gruppo.
Inoltre, non essendovi altre vie di trasporto, se non quella aerea, per raggiungere l’area, tutte le
merci, compresi i carburanti, transitano per Lodja
e provengono da Goma.
Piovosita' media
250
La diocesi, da un punto di vista amministrativo è
divisa in tre distretti: Lodja, Katako-Kombe e
200
Lubefu.
150
La piovosità media dell’area è di 1750 mm annui,
100
con il periodo meno piovoso nei mesi di giugno e
50
luglio. Le temperature medie si attestano tra i 23
ed i 25 gradi, con variazioni nell’arco dell’anno di
0
max 3 gradi. Le temperature massime superano
abbondantemente i 30° C. L’umidità relativa è
generalmente molto alta (mediamente 80%)
Assetto politico amministrativo
Il Governo è di tipo dittatoriale, con un Consiglio esecutivo nazionale approvato dal presidente.
Il Congo è suddiviso in 11 province; Bandundu, Bas-Congo, Equateur, Kasai-Occidental, KasaiOriental, Katanga, Kinshasa*, Maniema, Nord-Kivu, Orientale, Sud-Kivu.
Ottenne l’indipendenza il 30 Giugno 1960 dal Belgio (il 30 Giugno è festa nazionale).
La prima costituzione fu approvata il 24 Giugno 1967, ammendata in Agosto 1974, rivista il 15
Febbraio 1978, ammendata in Aprile 1990; Costituzione transitoria promulgata in Aprile 1994; in
2
Attualmente, la situazione di guerra, rende impraticabili queste vie
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Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
10
Novembre 1998, una bozza di costituzione fu approvata dal presidente Laurent KABILA ma non fu
ratificata da referendum nazionale; attualmente si sta discutendo una nuova costituzione.
Il sistema legale è basato sia sulle leggi civili del Belgio che sulle leggi tribali. Allo stesso modo, il
governo dei villaggi è nominato e retto da meccanismo tribali; solo a livello di distretto,
l’amministrazione assume un ruolo eminentemente statale.
Il suffragio è teoricamente universale a partire da 18 anni, ma di fatto non è mai stato applicato.
Il capo di stato e capo di governo è Joseph KABILA (dal 26 Gennaio 2001); è diventato presidente
a seguito dell’assassinio del padre, Laurent Desire KABILA, il 16 Gennaio 2001.
Partiti politici e leaders: Partito Socialista Cristiano Democratico o PDSC [Andre BO-BOLIKO];
Forze per Rinnovamento per Unione e Solidarietà o FONUS [Joseph OLENGHANKOY];
Movimento Nazionale Congolese “Lumumbist” o MNC [Francois LUMUMBA]; Movimento Popolare
Rivoluzionario o MPR [tre fazioni: MPR-Fait Prive (Catherine NZUZI wa Mbombo);
MPR/Vunduawe (Felix VUNDUAWE); MPR/Mananga (MANANGA Dintoka Mpholo)]; Partito
Unificato “Lumumbast” o PALU [Antoine GIZENGA]; Unione per la Democrazia ed il Progresso
Sociale o UDPS [Etienne TSHISEKEDI wa Mulumba]; Unione Federalista e Indipendenza
Repubblicana o UFERI [due fazioni: UFERI (Lokambo OMOKOKO); UFERI/OR (Adolph Kishwe
MAYA)].
A questi vanno aggiunti vari gruppi di ribelli, tra cui il RCD- Goma (supportato dal Randa) e MLC.
Il primo, controlla completamente l’area che va da Goma a tutto il Kasai orientale. Questo gruppo
ha istituito un vero e proprio governo, strutture decentrate e sta esigendo tasse per mantenersi.
Sembra, comunque, che le maggiori entrate derivino da tasse imposte ai proventi per il commercio
di diamanti.
L’Italia mantiene rapporti diplomatici con il Congo attraverso:
Ambasciata d’Italia
Inc. d’Affari con Lettere: Pietro Ballero
Avenue de la Mongala, 8 - B.P. 1000 Kinshasa I/Gombe
Tel (+243) 8804302 - Fax (+243) 8844225 Telex 00982 21650 AMBITA
CGOE
[email protected]
Lo stesso dicasi per l’Europa:
Rappresentanza dell’Unione Europea nel Congo
71, Avenue Roi Baudoin, Kinshasa, Gombe
B.P. 2000 Kinshasa I, Gombe
Tel. (243-88) 41.878 GSM Fax. (243-12) 34.546 OCPT
[email protected]
1.2.6
Dati demografici, socio economici e sanitari
UNDP INDEX
Human development index rank:
Human development index: 0.429
Life expectancy at birth:
51.0
Life expectancy index:
0.43
Probability at birth of not surviving to age 40:
Adult literacy rate (%age 15 and above):
Population not using improved water sources:
GDP per capita (PPP US$): 801
GDP index:
0.35
Human poverty index:
40%
142
34.7%
60.3
55%
Universita’ di Padova – Facoltà di Agraria – Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali
Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
11
La popolazione del Congo è di 55.225.000 abitanti (lug. 2002 est.) la stima, tiene conto del tasso di
mortalità molto elevato a causa dell’AIDS, questo causa un livello di aspettativa di vita molto basso
ed alta mortalità infantile. Popolazione per età:
0-14 anni:
48.2% (maschi 13.369.493; donne 13.256.174)
15-64 anni: 49.3% (maschi 13.343.303; donne 13.860.996)
oltre 65 anni: 2.5% (maschi 581.568; donne 813.944) (2002 est.)
Tasso di crescita:
2,79%
Natalità:
45,55 nati per 1.000 abitanti
Mortalità:
14,93 morti per 1.000 abitanti
Mortalità infantile:
98,05 morti /1.000 n.v.
Aspettativa di Vita: 49,13 anni di cui donne: 51.13 anni, uomini: 47,19 anni
Fertilità:
6,77 bambini nati per donna (2002 est.)
Persone da 15 anni in su che sono in grado di leggere e scrivere una delle seguenti lingue
Francese, Lingala, Kingwana, o Tshiluba: totale popolazione 77.3% di cui maschi
86.6% donne 67.7% (1995 est.)
Presenza di HIV/AIDS negli adulti: 5.07%
Persone che vivono con HIV/AIDS: 1,1 milioni
Morti da HIV/AIDS:
95.000 (1999 est.)
Migrazioni:
-2,75 emigranti /1.000 abitanti. Un milione di rifugiati nel 1994 dal Rwanda, di
questi, a causa della Guerra civile in Zaire, 875.000 ritornarono in Rwanda nel
1996/97; negli anni seguenti, questi ritornarono al loro paese di origine.
La Guerra tra Zaire ed Uganda-Rwanda, causò circa 1,8 milioni di rifugiati, di cui
300.000 zairesi si trovano tutt’ora nei paesi vicini (2002 est.)
Gruppi etnici:
oltre 200, di cui il maggioritario è Bantu; Le quattro principali tribù sono
Mongo, Luba, Kongo (tutte Bantu), e la Mangbetu-Azande (Hamitic)
costituiscono circa il 45% della popolazione.
Religioni:
Cristiano Cattolici 50%, Protestanti 20%, Kimbanguist 10%, Mussulmani
10%, altre 10%
Lingue:
Francese (ufficiale),
POPOLAZIONE CONGO
Lingala, Kingwana (o Swahili), Kikongo,
55
Tshiluba
50
45
Milioni
40
Il
sistema
sanitario
del
Congo
è
35
estremamente fragile, già dagli anni 90, era
30
25
presente un dottore ogni 15.500 persone e
20
circa 64.000 posti letto totali.
15
Da indagini effettuate durante le missioni
10
5
nell’area oggetto di intervento, è emerso che
0
uno dei problemi più rilevanti è quello relativo
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
agli aspetti sanitari. Frequenti sono le morti
per Malaria e molta alta è la incidenza di TBC, Filaria, Malattia del Sonno, Febbre Gialla, Ameba,
etc.
Tale è la incidenza delle malattie che, durante un P.R.A. effettuato in un villaggio, il problema di
gran lunga più importante è stato dichiarato quello sanitario. Per tentare di arginare tale situazione,
alcune agenzie internazionali, tra cui USAID, Merlin e Cooperazione Belga, hanno avviato qualche
programma sanitario, basato sulla gestione di piccoli centri di sanità sparsi sul territorio, a livello di
villaggi.
A parte i tre capoluoghi di distretto (Lodja, Katako-Kombe e Lubefu), la maggior parte delle
persone vive in villaggi sparsi, per lo più in zone di foresta od ai margini della savana, comunque,
in aree vicine ai corsi d’acqua; questi constano mediamente di 500 – 3.000 individui e sono
strutturati esclusivamente di capanne in fango e paglia.
Universita’ di Padova – Facoltà di Agraria – Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali
Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
1.2.7
.
12
Contesto macroeconomico
L’economia del Congo RD è caratterizzata da un alto livello di dipendenza dalle risorse minerarie.
Lo sfruttamento del rame e del cobalto nella regione dello Shaba, insieme con lo sfruttamento dei
diamanti nel Kasai orientale ed in altre province, sono stati a lungo la forza trainante dell’economia
nazionale. Altre risorse sono costituite dallo sfruttamento del legname nelle province equatoriali,
l’immenso potenziale idroelettrico nel sud, l’oro nel nord e a Kivu ed il caffè sempre a Kivu.
Attualmente la maggior parte dell’industria mineraria è in condizioni difficili, ed ha estrema
necessità di nuovi investimenti, e molti congolesi sono stati costretti a ritornare ad attività legate
all'economia sommersa e di sussistenza.
Il paese ha vasti depositi minerali di: Rame, Cobalto, Uranio, Oro, Argento, Zinco, Manganese,
Germanio, Tungsteno, Cadmio, Stagno, Radio, Bauxite, Ferro, Carbone, Diamanti, e petrolio.
L’attività di estrazione, nel 1995, ha prodotto 9.8 milioni di barili di petrolio, 34.000 ton di Rame,
4.100 ton di Cobalto e 17.3 milioni di carati di diamanti.
Il settore manifatturiero, fino al 1990, contava su: raffinerie di petrolio, lavorazione del rame,
produzione di cemento, di acido solforico, di sigarette, birra e tessile. Purtroppo, a seguito della
guerra, tali attività sono andate sempre più diminuendo.
Le foreste pluviali rappresentano in Congo il 6% di quelle mondiali ed il 50% di quelle dell’Africa.
Inoltre, la vasta rete fluviale rappresentata dal fiume Congo e dai suo affluenti, rappresentano un
elevato potenziale idroelettrico e di trasporto. Si stima che il potenziale idroelettrico del Congo sia
pari ad un ottavo di quello mondiale.
Il prodotto interno lordo, nel 2001, viene stimato in 32 Miliardi di USD, con un tasso di crescita
negativo pari a – 4% annuo.
Questo è composto per il 54% dall’agricoltura, 9% dall’industria e 37% da servizi.
Fonti diverse da UNDP (CIA), indicano il PIL procapite in 590$.
L’inflazione, sempre nel 2001 era stimata in 358% annuo.
Gli occupati sono 14.5 milioni, di cui 65% in agricoltura, 16% industria e 19% servizi (stime 1991)
Vaste aree del bacino del Congo sono fertili, ma solo il 2.51% delle aree coltivabili sono sfruttate. I
prodotti principali sono batata, manioca, canna da zucchero, mais, miglio, banane, arachidi, riso,
caffè, semi e fibra di cotone, caucciù. Dopo la nazionalizzazione di molte imprese agricole gestite
da stranieri, la produzione si è circoscritta al fabbisogno interno.
L'allevamento, non molto esteso, di bovini, caprini, ovini, suini e pollame viene praticato nelle zone
più elevate, meno infestate dalla mosca tsè-tsè. Il patrimonio forestale, soprattutto per le essenze
pregiate, è poco sfruttato, e altrettanto modesta è la pesca, finalizzata all'autoconsumo della
popolazione.
I maggiori partner commerciali del Congo-Zaire sono Belgio, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia.
Le esportazioni sono pari a 750 Milioni di USD.
L’interscambio commerciale tra l’Italia e il Congo RD si e’ contraddistinto negli ultimi anni per un
aumento rilevante delle nostre esportazioni ed un calo delle importazioni. Il saldo negativo della
nostra bilancia commerciale e’ in progressiva riduzione.
Dal lato delle esportazioni la voce principale del nostro export sono i preparati e conserve di
ortaggi con 3,1 milioni di Euro nel 2001 ed un aumento sostanziale rispetto al 2000 (+135%);
seguono le macchine e gli apparecchi per la produzione e l'impiego di energia meccanica (1,5
milioni di euro) in notevole crescita, e gli autoveicoli (851 mila euro). I prodotti farmaceutici e
prodotti chimici e botanici per usi medicinali registrano un calo rilevante (solo 120 mila euro nel
2001, rispetto ai 2,1 milioni del 2000).
Le nostre importazioni dal Congo RD dei prodotti dell’agricoltura, orticoltura e floricoltura registrano
un calo importante negli ultimi 2 anni (11 milioni di euro nel 2001, rispetto ai 22 milioni del 2000 e
ai 29 milioni del 1999), ma rimangono la prima voce. Seguono i metalli di base preziosi e non
ferrosi; i metalli placcati o ricoperti di metalli preziosi rame e semilavorati, che registrano invece un
aumento di rilievo tra il 2000 (2,9 milioni di euro) e il 2001 (10 milioni di euro); il legno e i prodotti
della silvicoltura.
Nel lungo periodo, comunque, il Congo RD rimane uno dei paesi africani con le maggiori
prospettive di sviluppo.
L’unità monetaria è il Franco Congolese (FC), che ha sostituito il Nuovo Zaire (NZ) dal 30 giugno
1998. Il tasso di cambio al 1 dicembre 2001 era di 269,9830 FC per 1 Euro e di 306 FC per 1 US$.
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Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
13
Il cambio attuale, Aprile 2003, è di 445 Franchi Congolesi per un Euro, nell’area di Kinsasa,
nell’area del Kasai orientale il cambio è di 295 FC per un dollaro, mentre, nell’area di Goma è di
320 FC/USD.
Altra moneta utilizzata nell’area è il franco Ruandese che alla data odierna corrisponde a 551,933
per un Euro.
1.3
QUADRO SETTORIALE E TERRITORIALE
PRODUZIONI AGRICOLE R. D. CONGO
Come detto precedentemente, il settore
Resa
PRODUZIONE
COLTURA
AREA Ha
agricolo rappresenta il più importante
q.li/Ha
TOTALE Ton
sia per PIL 54% che per occupati 65%.
Cassava
1.839.980
81,14
14.929.600
Mais
1.445.010
7,99
1.154.560
Ciò nonostante, generalmente la
456.899
7,78
355.467
Arachidi
superficie è coltivata ai soli fini di
Riso
413.768
7,60
314.660
autosussistenza alimentare.
Palma da Olio
220.000
45,00
990.000
Dati FAO, indicano in 5.686.077 gli ettari
198.606
5,41
107.446
Fagioli
coltivati, pari al 2.51% della superficie
123.000
43,09
530.000
Platano
Caffè
120.000
2,67
32.077
terrestre.
Banane
83.859
37,37
313.382
La fertilità dei suoli ed il clima
81.000
6,54
53.000
Sorgo
particolarmente favorevole, consentono
Piselli
78.000
5,13
40.000
la coltivazione di innumerevoli specie,
Semi di melone
78.000
4,74
37.000
tra le principali, in ordine di importanza,
Cotone semi
68.000
4,41
30.000
sia per superficie che per quantità:
54.739
6,61
36.182
Miglio
Altri ortaggi
49.000
53,06
260.000
Cassava, Mais, Arachidi e Riso. La
Patata dolce
43.899
50,11
219.975
palma da Olio, pur essendo una coltura
Yams
40.000
65,00
260.000
importante nell’economia agricola, non
34.000
455,88
1.550.000
Canna da zucchero
viene, generalmente, coltivata, ma viene
Gomma
30.000
2,33
7.000
sfruttata la produzione di piante
Soia
29.208
4,83
14.108
Cacao
23.000
2,50
5.749
selvatiche.
19.743
46,33
91.470
Patate
L’arretratezza del settore, i problemi
Taro
16.172
40,45
65.413
legati alla guerra e la mancanza di
Arance
13.000
146,15
190.000
conoscenze, fanno si che il settore
Mango
13.000
165,38
215.000
abbia rese unitarie estremamente
13.000
165,38
215.000
Papaya
basse.
Legumi
11.000
5,45
6.000
Cipolle
9.500
55,79
53.000
Molto importante, è invece, la
9.000
4,44
4.000
Sesamo
biodiversità varietale esistente nelle
Altra frutta
8.600
69,77
60.000
colture
praticate.
Dalle
indagini
Ananas
8.000
245,00
196.000
effettuate, abbiamo riscontrato, anche
Pepe
8.000
38,75
31.000
su limitate superfici, numerose varietà
7.700
5,06
3.900
Tabacco
Radici e tuberi
7.500
73,33
55.000
per: Riso, Arachidi, Miglio, Fagioli, Soia.
Juta
7.500
7,82
5.866
Rileviamo, purtroppo che non esistono
Frumento
6.564
12,85
8.434
ne conoscenze, ne tecniche e strutture
5.500
72,73
40.000
Pomodori
per la valorizzazione di questo enorme
Avogado
4.000
70,00
28.000
valore.
Zucche e zucchini
2.600
146,15
38.000
Non sono disponibili dati sulle aziende
Te
2.500
5,55
1.388
1.100
209,09
23.000
Cavoli
agricole, sia in numero che in superficie.
Pompelmi
530
188,68
10.000
Dati FAO indicano il parco zootecnico in
Orzo
500
6,00
300
764.000 i bovini, 896.000 le pecore,
Limoni
500
150,00
7.500
4.000.000 le capre, 953.000 i maiali e
430
302,33
13.000
Lattuga
19.000.000 i polli.
Carote
100
27,00
270
Cetrioli
70
40,00
280
Questi allevamenti sono per lo più a
TOTALE
5.686.077
22.602.027
carattere familiare e raramente vengono
effettuati con tecniche razionali.
Abbiamo rilevato, nell’area di intervento, una nuova razza bovina derivante dall’incrocio di razze
locali. Questa è stata costituita alcuni anni or sono ad opera dei tecnici della Diocesi di Tshumbe e
Universita’ di Padova – Facoltà di Agraria – Cooperazione allo sviluppo nelle aree rurali
Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
Palma da Olio
Arachidi
Fagioli
Platano
Caffè
Banane
Sorgo
Piselli
Semi di melone
Cotone semi
Miglio
Mais
Cassava
Mesi
Stagioni
1
2
3
4
COLTURE
5
6
7
8
14
presenta caratteristiche molto interessanti
sia per resa in carne che per rusticità, tale
da poterla considerare una delle migliori di
quelle presenti nell’africa sub sahariana.
Purtroppo, di questa razza sono presenti
ormai solo un centinaio di individui.
Il ciclo stagionale dell’area di intervento
prevede una stagione meno piovosa nei
mesi centrali dell’anno, con la presenza di
forti nebbie che portano sul terreno una
umidità tale da consentire la germinazione
della seconda coltura annuale di riso. Le
altre colture vengono generalmente
praticate una sola volta all’anno.
Riteniamo, peraltro, che con opportune
tecniche, sia possibile effettuarne due
anche per molte altre coltivazioni.
AREA Ha
Riso
.
9
10
11
12
CICLO STAGIONALE
Riso
Miglio
Manioca
Inizio raccolta
per 2 anni
Mais
Arachidi
Legenda
1.3.1
Piogge
Piogge intense
Stagione meno piovosa
Nebbie
Agricoltura a Tshumbe
Nell’area di Tshumbe, le colture più importanti per l’alimentazione sono: Riso, Miglio, Manioca,
Arachidi, Fagioli e Palma da olio. Le più importanti, invece per il poco reddito ricavabile sono: Riso
e Palma da Olio. Altre colture sono: Mais, Pistacchio, Patate dolci, Canna da zucchero, Ananas,
Banane, Platano, Ignam, Taro, Cipolle, Caffè, Soia, Noce di cocco, Agrumi.
L’arretratezza delle tecniche produttive, la mancanza di sementi selezionate e la mancanza di
conoscenze, consentono produzioni limitate, in linea con quelle riportate nella tabella precedente.
Difficilmente, comunque, si riesce a stimare la reale produzione, in quanto la maggior parte dei
prodotti viene utilizzata per autoconsumo familiare e solo una piccola parte viene venduta
(eccezion fatta per l’olio di palma che, invece viene più venduto che autoconsumato – ogni famiglia
produce mediamente 50 litri di olio per settimana).
Le coltivazioni erbacee vengono effettuate in piccoli appezzamenti “pichè” delle dimensioni di 35 x
35 metri.
Difficilmente le coltivazioni vengono effettuate in monocoltura, spesso si tratta di consociazioni. Le
più frequenti sono: Arachidi – Mais, Miglio – Fagioli, Riso – Mais – Pomodori, Manioca – Miglio –
Fagioli.
La tecnica produttiva non prevede l’uso del traino animale ne dell’aratro a chiodo; prevede una
semplice leggera lavorazione del terreno, la semina a spaglio (raramente a postarella) con
interramento manuale delle sementi e successivamente una operazione di diserbo manuale.
La raccolta è generalmente scalare, in base alle esigenze della famiglia. I prodotti vengono fatti
essiccare, prima al sole e successivamente vengono posti in piccoli granai, con fondo in canne di
bambù situati nella parte alta delle capanne e quindi affumicati – in base alle nostre osservazioni, il
livello di conservazione delle granaglie è ottimo.
Il fattore terreno non è un fattore limitante, in considerazione della vastità del territorio e della
bassa percentuale di terreni coltivati. Questi vengono ricavati dal disboscamento e successivo
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Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
15
incendio di porzioni di foresta lungo i corsi d’acqua per la coltivazione del riso3. La coltivazione
viene effettuata per non più di 2 – 3 anni. Non abbiamo riscontrato ripristino della condizione di
foresta dopo la coltivazione; vaste sono infatti le aree a savana di origine “antropica”. Altro metodo
di coltivazione prevede la bruciatura di parte della savana e successiva coltivazione per non più di
due anni. In questo caso, velocemente si ripristinano le condizioni di savana dopo la coltivazione.
Non esiste uso di fertilizzanti e di fitofarmaci, ne l’uso di sementi selezionate. Le sementi vengono
prodotte in azienda, senza particolari tecniche di selezione. L’ambiente particolare e la mancanza
di selezione, hanno fatto si che si sviluppasse una enorme “biodiversità varietale” che non viene ne
sfruttata ne preservata.
Sono presenti micro allevamenti a livello familiare, i più importanti sono: Capre, Pecore, Maiali,
Polli, Anatre. Altri allevamenti minori sono: Piccioni, Faraone, Porcellini d’india (per uso
alimentare). Altre attività agricole sono: raccolta del miele selvatico, pesca ed allevamento di
pesce4.
E’ normale, nell’area, il consumo di prodotti ed animali selvatici, tra cui: ratti, scimmie, vermi,
antilopi, frutta.
Descrizione
Quantità
Note
L’azienda media è così composta:
Terreno
4 – 6 Pichè
0.5 – 0.8 Ha
Capre
Maiali
Polli
Anatre
Piccioni
1.3.2
2-3
2-3
20
5-6
5-6
Mercati e trasporti
La situazione dei mercati risente di due importanti fattori: il carattere prevalente di autoconsumo
delle produzioni e la difficoltà di mobilità delle merci tipica di una zona dove i trasporti, per vari
motivi, vengono effettuati quasi esclusivamente a piedi o in bicicletta.
Questo fa si che a livello di villaggi non vi sia un mercato organizzato. Solo nelle aree a maggiore
concentrazione antropica esiste un mercato, pur limitato, ma stabile.
Il centro più importante è rappresentato da Lodja, in quanto è l’unico centro che ha collegamenti,
via aerea, con altri siti, tra cui il principale è Goma.
Tutte le merci lavorate provengono, infatti, da quest’ultimo sito e l’unica possibilità di trasporto è
quella aerea 5. Questo fa si che alcuni beni abbiano prezzi molto elevati: un litro di benzina costa
2.25 USD.
Per tentare di incentivare i micro trasporti, La Diocesi, ha fornito, ad altrettante persone, un
centinaio di biciclette con cesta per i materiali. Questo sistema viene utilizzato soprattutto per il
mercato del pesce e per i prodotti agricoli. Precisiamo, peraltro, che nonostante la difficoltà delle
strade, il raggio di azione di questi mezzi, supera a volte il centinaio di chilometri.
I mezzi a motore sono molto limitati: esistono, nell’area, non più di una decina di camion e qualche
autovettura fuoristrada.
La Diocesi, nell’ottica di una ripresa del trasporto fluviale, ha costruito una chiatta con
rimorchiatore, della capacità di 300 ton. L’obbiettivo è quello di incentivare l’import-export dei beni
dall’area.
3
Generalmente vengono effettuate due stagioni produttive: la prima prevede la coltivazione del riso vicino a corsi
d’acqua, senza peraltro la costituzione di vere e proprie risaie e quindi senza la sommersione della coltura, ma
semplicemente con un maggiore apporto di acqua per infiltrazione. La seconda stagione viene effettuata con riso di tipo
“terrestre” e l’apporto idrico è rappresentato dalle sole piogge. La germinazione di questo riso avviene durante la
stagione meno piovosa e l’apporto idrico per questa fase viene dalle abbondanti nebbie che depositano una gran quantità
di acqua sul terreno.
4
L’allevamento viene effettuato in piccoli stagni vicino ai corsi d’acqua; il tutto in maniera, generalmente, empirica e
con basse rese. Il pesce più allevato è la “Tilapia”
5
Le vie terrestri sono rappresentate per lo più da piste e sentieri; i numerosi fiumi rappresentano spesso un ostacolo
invalicabile, in quanto molti ponti e/o traghetti non esistono più. Inoltre, soprattutto a causa della guerra, il trasporto
fluviale è di fatto bloccato.
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Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
16
I prezzi agricoli hanno valori decrescenti man mano che ci si allontana dal mercato di Lodja, verso
Tshumbe, fino a livello di produttore. Riportiamo a titolo di esempio alcuni prezzi in valuta locale 6
Descrizione
Riso 250 gr
Olio di palma 1 litro
Farina di Manioca 200 gr
Farina di mais 200 gr
Arachidi sgusciate 200 gr
Pomodori piccoli n° 5
Mercato di Lodja
25
35
10
30
50
20
Mercato di Tshumbe
20
30
5
20
40
10
Produttore
15
20
Le merci più pregiate quali olio, caffè, riso, vengono vendute a livello di villaggio, in quanto spesso
sono i commercianti che vengono a comperarle. Mentre, le altre vengono trasportate dai produttori
e vendute nei pochi mercati esistenti.
Il caffè, peraltro di buona qualità e dal gusto particolare, viene spesso prodotto e venduto secco,
non tostato7. Questo prodotto, risente della crisi del settore specifico e quindi, avendo un prezzo
molto basso, spesso non viene nemmeno raccolto.
Nei mercati non abbiamo trovato input agricoli (sementi, fertilizzanti, fitofarmaci), ad esclusione di
qualche attrezzo (macete). Precisiamo, peraltro, che le tecniche produttive agricole sono a
bassissimo utilizzo di input e che i pochi attrezzi necessari vengono prodotti a livello di villaggio in
rudimentali forge.
Dalle indagini effettuate, non esiste un sistema del credito ed i prodotti vengono pagati per contanti
al ritiro della merce.
Di qualche rilievo economico per le famiglie dell’area è la produzione di “vino di palma” 8 e di un
distillato di mais e manioca. Il primo viene venduto a 5 FC per tazza ed il secondo a 100 FC per
litro.
1.4
ASPETTI SOCIOCULTURALI
Gli aspetti socio culturali dell’area, sono stati valutati sia attraverso interviste dirette, sia attraverso
P.R.A. nei villaggi, che attraverso informazioni indirette.
L’area oggetto di intervento è caratterizzata da persone appartenenti ad una stessa etnia: Tetele.
Questi, come in quasi tutta l’Africa sono divisi in tribù e sotto tribù fino a livello di gruppi nell’ambito
di villaggio. L’appartenenza alla stessa etnia e l’utilizzo di uno stesso linguaggio, fa si che il livello
di conflitti tra gruppi diversi sia molto limitato. Anzi, il livello di convivenza e collaborazione tra i vari
gruppi è da considerare buono.
Ogni villaggio può essere composto da uno o più gruppi. Ognuno di questi gruppi è retto da una
“famiglia regnante” e, nell’ambito di questa, il gruppo elegge un “capovillaggio”. Vengono, inoltre,
eletti altri 4 – 5 “notabili”, che assieme al capo, formano il consiglio del gruppo che si riunisce ogni
domenica sera. Quando sono presenti più gruppi per villaggio e per questioni di interesse comune,
i diversi consigli si riuniscono assieme.
Uno degli interessi comuni di più frequente discussione è il mantenimento della pista.
La amministrazione della cosa pubblica, segue le leggi tribali per i seguenti livelli crescenti:
villaggio, raggruppamento, settore e territorio; dal livello superiore di distretto segue le leggi statali.
Il livello di associazionismo è molto alto, come pure il livello di democrazia e di pluralismo religioso.
In uno stesso villaggio di 3000 individui, abbiamo riscontrato la presenza di sette diverse chiese:
da quella Cristiano cattolica a quella animista. Ognuna di queste chiese ha creato altrettante
associazioni di produttori e di donne.
6
La valuta è rappresentata dal Franco Congolese che in aprile ’03 aveva un cambio di 295 FC/USD
La tostatura viene effettuata in pentole immediatamente prima dell’utilizzo e successivamente viene macinato a mano
sul mortaio
8
Si tratta della estrazione della linfa della pianta a seguito taglio della pianta stessa che in giornata fermenta ed arriva a
gradazioni alcoliche che abbiamo valutato attorno ai 10 – 12 gradi
7
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Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
.
17
Quasi sempre, sono presenti gruppi di agricoltori (generalmente composti da 10 individui) per la
coltivazione comune della terra; in uno stesso villaggio ne abbiamo riscontrati 20.
Il fattore terra non è limitante e non esiste il concetto di proprietà privata della stessa. La terra è
infatti di proprietà del villaggio ed il consiglio decide a chi assegnarla, in base alle esigenze delle
varie famiglie.
Altre associazioni a livello di villaggio rilevate sono: suonatori di tam tam (orchestrali a
pagamento), calciatori, fabbri, segatori di tronchi (per la produzione di assi) e varie altre a seconda
dei casi specifici.
Quasi in tutti i villaggi sono presenti le scuole elementari, rette e gestite dal villaggio stesso, con
insegnanti del posto. Ogni alunno paga mediamente una retta pari ad 1 USD per trimestre. La
costruzione e manutenzione della struttura scolastica (capanna) viene effettuata, congiuntamente
dai genitori degli alunni.
Nei villaggi di Omendjodì e di Okolo ( distanti circa 140 Km tra di loro) sono presenti due scuole di
agraria (e di veterinaria il primo), con corsi di sei anni. Queste sono gestite dalla diocesi.
Come è facile intuire, il livello di degrado di queste scuole è elevato ed i mezzi a disposizione sono
molto limitati. Gli insegnanti sono sempre ex alunni che non hanno avuto altri input esterni ne
aggiornamenti. Ognuna di queste scuole, arriva a diplomare 5 – 8 studenti annui. Questi diplomati,
salvo rare eccezioni, non riescono a trovare sbocchi nell’area.
Nonostante la carenza di mezzi, la mancanza di aggiornamenti ed il degrado delle strutture, le due
scuole preparano tecnici che potrebbero essere convenientemente utilizzati in progetti di sviluppo.
I villaggi, sono per lo più localizzati in zone di foresta secondaria, ai margini di savana e vicino ai
corsi d’acqua, sono generalmente composti da 500 – 3000 persone. Queste vivono in capanne
fatte con tetto in paglia, perimetrazioni in legname e fango e pavimento in terra battuta.
La famiglia media è composta da 10 – 50 persone ed è spesso poligamica: 2 – 5 mogli con 7 – 9
figli ciascuna.
Il ruolo della donna nell’ambito familiare è, a nostro avviso quello più importante, in quanto è
quest’ultima che è deputata, oltre alla cura dei figli, alla coltivazione della terra. Ogni donna coltiva,
assieme alle figlie, mediamente 2 pichè. Oltre a ciò cura la trasformazione dei prodotti agricoli
(macina della farina e brillatura del riso) e della relativa conservazione. La vendita al mercato dei
prodotti è generalmente deputa all’uomo, anche se, generalmente, la vendita di pochi prodotti
orticoli e di uova viene effettuata dalla donna. Peraltro, al mercato, le venditrici di derrate alimentari
sono generalmente donne.
Sempre la donna, a livello familiare, si occupa della scelta delle porzioni di prodotti da utilizzare
come sementi per la coltura successiva9.
L’uomo, generalmente, si occupa di disboscare i terreni, bruciare le stoppie, cacciare e pescare.
Sempre a livello di villaggio, abbiamo rilevato la presenza di gruppi di donne (generalmente 3 – 4)
che effettuano semplici lavorazioni artigianali ed il totale del reddito settimanale che ne deriva
viene dato a turno, ad una sola del gruppo.
1.5
PROBLEMI DA AFFRONTARE / RISOLVERE
1.5.1
Pair-wise ranking Problems
L’albero dei problemi in allegato è stato redatto, oltre che a seguito delle varie indagini di missione,
anche a seguito di P.R.A. effettuati nei villaggi dell’area di Tshumbe.
Infatti, la griglia sotto riportata è stato ottenuta con il metodo del “Pair-wise ranking”. Questo
metodo consente di ottenere risposte affidabili da un gruppo di agricoltori, relativamente alle
problematiche da loro descritte.10
9
Questa scelta si limita, generalmente alla raccolta delle spighe e dei pannicoli più grossi, senza altre considerazioni di
selezione
10
Si tratta di far scegliere, di volta in volta, il principale di due problemi e di riportare il tutto nella griglia. Es: tra
Malattie Umane e danni da Uccelli, gli agricoltori hanno scelto come più importante le Malattie Umane; tra danni da
Uccelli e carenza di sementi, hanno scelto la Carenza di Sementi.
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POSIZIONE
Sementi
PUNTI
Training
Sementi
Educazione
Training
Food Processing
Educazione
Mercati
Food Processing
Utensili
Mercati
Malattie animali
Utensili
Saccheggi
Malattie animali
Uccelli
18
Saccheggi
Insetti
.
Malattie
Malattie
Malattie
Malattie
Malattie
Malattie
Malattie
Malattie
10
1°
Insetti
Insetti
Insetti
Insetti
Insetti
Insetti
Insetti
9
2°
Utensili
Mercati
Food Proces. Educazione
Training
Sementi
1
10°
Utensili
Mercati
Food Proces. Educazione
Training
Sementi
0
11°
Utensili
Malattie
Animali
Malattie
Animali
Educazione
Training
Sementi
4
7°
Utensili
Utensili
Educazione
Training
Sementi
5
6°
Food Proces. Educazione
Training
Sementi
2
9°
Sementi
4
7°
Educazione
7
3°
Training
7
3°
6
5°
Uccelli
Malattie
Insetti
Malattie
Kasai Orientale - Repubblica Democratica del Congo
Malattie
Malattie
Insetti
Insetti
Uccelli
Malattie
Animali
Malattie
Animali
Educazione Food Proces.
Training
Le problematiche più importanti sono, nell’ordine: Malattie Umane, Danni da Insetti, Mancanza di
Training per l’agricoltura, Scarsa qualità dell’educazione, Carenza di Sementi, Mancanza di
Utensili, assenza di strutture per il Food Processing, Incidenza delle Malattie Animali, Carenza di
mercati, Danni da Uccelli e per ultimo, Saccheggi da parte di militari.
La poca considerazione posta al problema del passaggio di militari nel territorio del villaggio ci
lascia, comunque perplessi. La chiave di lettura è probabilmente il fatto che, i militari si limitano a
qualche ruberia delle poche cose che hanno gli abitanti, senza arrivare a commettere omicidi.
In tutta l’area, abbiamo trovato solo tre mercati (Lodja, Tshumbe e Lubefu). In tutti gli altri villaggi
non vi erano spazi organizzati per lo scambio delle merci. Riteniamo che la poca considerazione
data dagli abitanti sia la conseguenza di un modus vivendi basato sull’autosussistenza e quindi
con poche esigenze di altri beni diversi da quelli prodotti.
Riteniamo, comunque, che qualsiasi intervento volto al miglioramento quantitativo e qualitativo
della produzione, non debba essere scevro da un miglioramento ed un impulso alle attività di
mercato.
1.5.2
Albero dei problemi
In quest’ area non abbiamo rilevato problemi di “sicurezza alimentare”; la dieta è molto varia, con
una buona quantità di carboidrati e di proteine, anche di buon valore biologico. L’utilizzo di frutta,
consente, inoltre un buon apporto vitaminico minerale.
La macro problematica oggettivamente più importante nell’area è quella della “POVERTA’”. La
situazione congiunturale, le poche possibilità di lavoro, le basse rese produttive, la bassa
possibilità di scambiare merci ed i pochi animali allevati, non consentono alle famiglie un reddito
che le consenta di superare la soglia della autosufficienza alimentare.
Questo livello di povertà deriva soprattutto da un BASSO LIVELLO PRODUTTIVO in tutti i
comparti. Le limitate produzioni agricole, i pochi animali allevati, la difficoltà di trasformazioni di
prodotti agricoli ed il limitato accesso ai mercati dei produttori, sono a nostro avviso, tra le cause
più importanti della limitatezza delle produzioni.
Esamineremo, le varie problematiche in base ai comparti individuati.
1. MERCATI:
Generalmente, nella maggior parte dell’Africa, esistono a tutti i livelli, anche dei villaggi più piccoli,
negozi e/o mercati per lo scambio delle merci. In quest’area, invece, a livello di villaggi anche di
consistenti dimensioni, questo non accade. Gli abitanti, sono costretti a fare, spesso, parecchie
decine di chilometri (a piedi od in bicicletta) per acquistare o vendere qualsiasi materiale. Di fatto,
questo, limita la domanda ed offerta di prodotti.
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.
19
E’ importante sottolineare che le produzioni a livello familiare sono basate prevalentemente
sull’autoconsumo familiare; pertanto, qualsiasi aumento produttivo deve tenere conto del limitato
livello di domanda ed offerta di cui sopra. Ciò significa, che qualsiasi intervento per aumentare la
produzione, non deve essere scevro da un aumento della domanda ed offerta di prodotti. In sintesi
debbono essere migliorate ed aumentate le possibilità di mercato.
Le importazioni e le esportazioni sono quasi totalmente bloccate. L’unica possibilità di scambio di
merci è via aerea, con innegabili elevati costi. Questa è garantita solo a livello di Lodja in quanto è
presente un aeroporto in terra battuta funzionante 11. I voli da Lodja per Goma, sono quasi
giornalieri; pur tuttavia, la limitata capacità di carico (non superiore ai 100 q.li) e la bassa
affidabilità di mezzi con scarsa manutenzione, non riescono a sopperire alle esigenze di trasporti di
un’area così vasta. Generalmente, da Goma provengono manufatti e materiali ad elevata
tecnologia, mentre da Lodja partono prodotti agricoli a valore relativamente elevato.
Prima della guerra, per le esportazioni veniva usato il trasporto fluviale, che veniva effettuato su
chiatte trainate da rimorchiatori. In media, i tempi di trasporto erano di due settimane dall’area in
oggetto a Kinsasa e di tre settimane per il ritorno (in senso contrario alla corrente). Tshumbe
potrebbe agevolmente avere accesso, con tale mezzo, oltre alla capitale anche ai mercati di
Kananga e della capitale del Kasai Orientale, Mbuji-Mayi. Purtroppo, dall’inizio degli scontri bellici,
il trasporto fluviale è di fatto bloccato. Ciò è dovuto a diversi fattori: la maggior parte delle barche
sono state sequestrate per scopi bellici e molte di queste sono affondate negli scontri; la stessa
situazione bellica ha favorito lo sviluppo di banditismo diffuso soprattutto lungo i fiumi, rendendo
insicuro lo stesso trasporto; infine, l’elevato costo e la poca disponibilità di carburanti deprimono le
possibilità di trasporto. Il quasi totale blocco dell’import-export, ovviamente, influisce
negativamente sulla possibilità di scambio di merci e sul livello di domanda e di offerta.
Negli ultimi tempi, a seguito di varie trattative tra la diocesi di Tshumbe ed i rappresentanti dei vari
gruppi di ribelli, sembra che si aprano nuove prospettive per la ripresa, in condizioni di relativa
sicurezza del trasporto fluviale.
Per una ripresa delle esportazioni, è indispensabile, a nostro avviso, avere una maggiore
concentrazione dei prodotti, in mercati che possano garantire una certa quantità di flusso di merci.
Attualmente, invece l’area è caratterizzata da pochi e piccoli mercati. In questi esiste una bassa
circolazione delle merci, per enormi difficoltà di trasporti e, quindi un bassissimo livello di
circolazione della moneta 12.
La situazione igienica dei mercati stessi è del tutto precaria. Tutte le derrate, sia granaglie, che
carni e pesce, vengono vendute a terra o in semplici bancali di legno non lavabili. Non esistono
sistemi di pulizia ne di asportazione dei rifiuti e/o reflui. Ovviamente, la mancanza di corrente
elettrica o di altre forme di energia, non consente possibilità di refrigerazione. La maggior parte dei
punti vendita sono di limitatissima dimensione. Un addetto, per lo più donne, vende di solito uno o
due sacchi di prodotti.
I trasporti vengono effettuati a piedi od in bicicletta, quindi le quantità di merci che arrivano ai
mercati stessi sono limitate. Le difficoltà di trasporti derivano, in generale da una situazione di
guerra e banditismo che influisce a vari livelli. I pochi messi di trasporto motorizzati prima
disponibili, sono stati o saccheggiati dai militari o rubati da banditi, inoltre, il blocco del trasporto
fluviale, non consente il reperimento di nuovi mezzi. Il carburante arriva nell’area via aerea, quindi
in quantità limitata ed a prezzi enormi (più che doppi rispetto a quelli europei). Il parco macchine
totale dell’area, secondo le nostre stime, non supera i 4 – 5 camion ed una quindicina di
autovetture fuoristrada. Mezzi questi del tutto insufficienti a garantire un sufficiente movimento
delle merci; che in ogni caso sarebbe effettuato a prezzi molto alti.
11
Il trasporto aereo è effettuato con aerei tipo “Antonov” della ex Aerflot russa. Sono vecchi aerei da guerra, adattati
più al trasporto di merci che a quello di persone. Nella stessa stiva di carico vengono fatte alloggiare
contemporaneamente le merci e le persone, queste, generalmente, si accomodano tra i sacchi o tra gli animali
trasportati. Il costo del trasporto di un Kg di merce è di 0.85 USD ed il costo di una sola andata è di 110 USD per
persona
12
Ricordiamo che la moneta più usata è il Franco Congolese che ha un rapporto di cambio variabile a seconda delle
zone, con una media di 300 FC/USD. Il taglio più grande di questa moneta è 20 FC, quindi il controvalore di pochi
dollari si esprime in alti volumi di cartamoneta locale. Ciò fa capire anche quanto sia stato il livello di inflazione degli
ultimi anni. Per i commerci di beni ad elevato valore può comunque essere facilmente utilizzato il Dollaro USA.
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20
La difficoltà dei trasporti via terra è, inoltre, incentivata da una percorribilità delle strade molto
bassa. Le vie di comunicazione sono esclusivamente rappresentate da piste; la manutenzione
delle quali è affidata ai villaggi, limitrofe alle stesse. Questi purtroppo, sia per carenza di mezzi,
che per mancanza di incentivi, non procedono alla manutenzione stessa.
I numerosi fiumi, grandi e piccoli, sono spesso un ostacolo alla circolazione, in quanto i pochi ponti
rimasti sono spesso in condizioni precarie, inoltre, molti traghetti, soprattutto a fune, una volta
esistenti sono stati distrutti o sono mal funzionanti. Non è possibile raggiungere Lubefu da
Tshumbe in auto, in quanto è presente ormai solo una piroga per il trasporto delle persone e delle
biciclette.
2. FOOD PROCESSING:
Il settore del “Food Processing” potrebbe dare impulso alle attività di mercato e sicuramente
incrementare il valore aggiunto delle merci.
Pochi sono i prodotti trasformati, si tratta generalmente di olio di palma e di farine vegetali (mais,
manioca e soia) queste trasformazioni avvengono con metodi empirici e spesso in totale assenza
delle più basilari norme igieniche. Basti pensare che il processo di estrazione dell’olio di palma
prevede l’utilizzo di torchi in terra e raccolta dello stesso in buche scavate sulla terra. La
produzione di farine è effettuata con macinatura manuale con mortaio.
I prodotti che risultano dalla trasformazione sono spesso di scarsa qualità e vengono prodotti in
quantità limitate. Ciò deriva dalla mancata possibilità di utilizzare macchinari ed attrezzature per le
trasformazioni. In alcuni casi, sono state usate, nel passato alcune macchine, purtroppo, la
carenza di conoscenze nella manutenzione stessa, la mancanza di pezzi di ricambio e l’elevato
costo dell’energia, ne hanno di fatto ridotto od annullato le possibilità di utilizzo.
In molti casi, questi macchinari sono stati rubati.
I metodi empirici di trasformazione, risentono molto di atavici aspetti culturali, che non prevedono
la trasformazione di altri prodotti, quali succhi e conserve. Le trasformazioni che abbiamo rilevato
nei mercati e nei villaggi sono: Olio di palma, farine vegetali (mais, manioca, soia), arachidi bollite
produzione di miele, vino di palma, distillato di mais e di manioca, carni e pesci essiccati ed
affumicati.
L’aspetto igienico è senza dubbio, completamente trascurato: la pulizia dei recipienti è spesso
assente, i prodotti vengono venduti allo stato sfuso ed il contatto con le mani è sempre presente, i
prodotti rimangono esposti ad aria ed insolazione, i punti di vendita non vengono mai lavati e
spesso le derrate vengono tenute a terra.
In tale contesto è facile immaginare, come l’area di mercato possa rappresentare uno dei primi
veicoli di diffusione nel caso di epidemie.
I prodotti trasformati risentono spesso della bassa qualità dei prodotti agricoli e delle basse rese;
quando parliamo di qualità dei prodotti agricoli, ci riferiamo anche a frequenti casi dove gli attacchi
parassitari, sia in campo che in magazzino, hanno deperito le qualità organolettiche del prodotto
stesso. L’ambiente caldo umido, oltre a favorire un buon sviluppo delle colture, favorisce,
parimenti, anche un buon sviluppo di parassiti vegetali (insetti e crittogame), con forti danni sulle
derrate.
Come pure la carenza di adeguate tecniche produttive, fa si che, spesso, le rese in trasformazione
ne risentano. Altrettanto spesso, queste basse rese partono da una scelta non oculata delle
sementi e delle varietà più idonee alla trasformazione stessa.
In tutto questo contesto, ovviamente, grande influenza ha la parte relativa alla formazione. Questa
è totalmente assente a tutti i livelli. Non esiste nessun tipo di assistenza formativa a qualsiasi
livello.
Riteniamo che, anche con l’introduzione di semplici tecniche a basso utilizzo di input, molto possa
essere fatto per questo comparto.
3. PRODUZIONI AGRICOLE:
Dalle indagini effettuate sul posto, abbiamo rilevato che i livelli produttivi delle colture sono
generalmente molto bassi ed in linea con quelli pubblicati dalle statistiche FAO per il paese.
Le indagini sul posto, non sono state facili, soprattutto perché è risultato difficile reperire dati
attendibili.
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.
21
Questo è dovuto al fatto che difficilmente sono presenti colture separate da “reddito” e da
“autoconsumo”, quindi, spesso, gli agricoltori prelevano parte del prodotto per le esigenze della
famiglia e parte del prodotto viene venduto; quindi, stabilire la esatta produzione non è facile. In
ogni caso l’ambiente estremamente favorevole (per fertilità del terreno, temperature e piovosità)
bene si presta a facili incrementi produttivi.
La piovosità è mediamente doppia rispetto a quella italiana, tale da non consigliare alcun
intervento di irrigazione. La variazione di temperatura, inoltre, tra le stagioni, è di soli pochi gradi.
In pratica potrebbero essere fatte agevolmente più coltivazioni annue. Attualmente, invece, solo la
coltura del riso è praticata due volte in un anno.
Le basse produzioni agricole, sono dovute, prevalentemente all’utilizzo di tecniche produttive
“arcaiche” che non prevedono utilizzo di input esterni. La meccanizzazione è completamente
assente, come pure il traino animale e le pur semplici, lavorazioni con l’aratro a chiodo. Le
tecniche sono le stesse usate millenni or sono.
Non abbiamo rilevato tecniche di semina a file13. Questa viene effettuata a spaglio, con una
successiva semplice lavorazione manuale per ricoprire la semente. Rare sono le operazioni di
diserbo meccanico. Inoltre, solo in rarissimi casi, abbiamo rilevato razionalità nelle spaziature tra le
piante. Frequentissime sono le consociazioni, molte utili, altre irrazionali.
Sulle basse rese, influiscono spesso, attacchi parassitari di vario genere. Queste, a volte, sono tali
da vanificare completamente la produzione.
Ovviamente, l’ambiente favorevole per le piante, è lo stesso ambiente favorevole anche per i
parassiti. Migliore è la situazione parassitaria per le derrate tenute in magazzino: la particolare
tecnica di conservazione attuata dagli agricoltori14, consente di limitare le perdite. Ciò nonostante,
abbiamo trovato anche derrate, conservate in magazzini in muratura, senza aerazione e con
elevata umidità (ambiente estremamente favorevole all’attacco di insetti curcuglionidi), ove le
derrate erano completamente danneggiate dagli insetti, fino al punto da annullarne il potere
germinativo e fortemente deperirne i caratteri organolettici.
Non è previsto l’utilizzo di alcun metodo di lotta chimico, contro i parassiti; rarissimi sono i casi di
tentativi di lotta biologica. Questo è dovuto prevalentemente a due fattori: carenza di conoscenze
fitoiatriche e molto limitata disponibilità monetaria per l’acquisto di qualsiasi input agricolo. Siamo
convinti che l’elevato grado di biodiversità presente nell’area, potrà, comunque, essere utilissimo
per individuare essenze e materiali da usare in agricoltura.
Il livello generale del comparto agricolo è talmente arretrato, anche nei confronti di altre aree
dell’Africa, che qualsiasi intervento in tale comparto non può essere scevro da contenere una
grossa componente relativa alla formazione in tecniche produttive.
Questa è stata comunque, una esigenza direttamente espressa anche dalle interviste effettuate
con gli agricoltori.
In ogni caso, dobbiamo tenere presente che nei pochi mercati esistenti non abbiamo reperito alcun
tipo di input agricolo (ad eccezione di qualche macete). Non sono in alcun modo reperibili
fertilizzanti, prodotti chimici e sementi.
Non esiste, infatti, un vero mercato delle sementi e soprattutto di quelle con una certa “qualità”.
Questa carenza è da imputare prevalentemente, ad una non conoscenza del settore ed alla non
conoscenza del concetto di “varietà” da parte degli agricoltori.
Nei mercati locali è possibile reperire solo granaglie di migliore o peggiore qualità ed, a volte, le
prime vengono utilizzate anche come sementi, oltre che come derrate alimentari. Pochissime e
molto elementari sono le tecniche di selezione attuate; queste si limitano alla selezione delle
spighe più grosse, senza nessun altro concetto.
Sulla base di analoghe passate esperienze, siamo convinti che la valorizzazione e la selezione
delle cultivar locali porti, anche nel giro di pochi anni, a significativi incrementi produttivi.
In tale contesto, qualsiasi intervento di sviluppo, dovrà essere attento a non introdurre materiale
esotico che possa inquinare il patrimonio genetico locale. Riteniamo superfluo sottolineare che
dovranno essere banditi tutti gli ibridi di qualunque specie. Non solo per l’inquinamento genetico
che questi portano, ma anche per non creare una dipendenza dell’agricoltura locale verso mercati
esterni.
13
14
Ad eccezione di qualche appezzamento limitrofo alle due scuole di agricoltura
Conservazione nella parte alta delle capanne con tecniche di essiccazione e di affumicatura.
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La non disponibilità di input agricoli sul mercato è aggravata, inoltre, dalla mancata disponibilita’
finanziaria da parte degli agricoltori. Dobbiamo sempre tenere presente, che questa è una
agricoltura di sussistenza e non da reddito.
Dalle indagini effettuate, non abbiamo rilevato a qualunque livello, alcun sistema del credito e,
ancor meno sistema bancario. Tutte le transazioni prevedono il pagamento immediato o
l’immediato baratto.
Non abbiamo sufficienti elementi per valutare se l’area sia pronta per affrontare interventi di micro
credito. Riteniamo, peraltro, che interventi di questo tipo possano fare perno sull’elevato livello di
associazionismo presente in tutti i villaggi.
L’assenza di un sistema bancario deve comunque, essere tenuta in particolare considerazione, da
un punto di vista logistico, per qualsiasi progetto.
In pratica, questo significa che difficili saranno i necessari trasferimenti monetari per l’esecuzione
di qualsiasi progetto di sviluppo.
4. ZOOTECNIA:
Il settore zootecnico è poco sviluppato, essendo caratterizzato, soprattutto da micro allevamenti
familiari allo stato brado. Secondo i dati FAO, nel paese è presente, complessivamente un animale
(compresi polli) ogni due abitanti.
Dalle indagini effettuate, sembra che una concausa del limitato numero di animali presenti, sia la
situazione di guerra che porta inevitabilmente a saccheggi e ruberie.
Tutti gli animali che abbiamo visto, non ricevono alcun tipo di integrazione alimentare, ad
eccezione di qualche integratore vitaminico. Le tecniche di allevamento sono estremamente
semplici e non prevedono alcuna forma di stabulazione 15 ne tantomeno forme diverse di
alimentazione, se non quella del pascolo, peraltro di buona qualità. Qualche forma di stabulazione,
per i maiali, l’abbiamo trovata in qualche allevamento di maiali gestito dalla diocesi.
L’impressione generale è che il settore abbia subito un processo involutivo nell’ultimo decennio.
Questo in considerazione della presenza di vecchie e non più funzionali strutture per la
macellazione e per la stabulazione.
In generale, il livello di conoscenze degli agricoltori è estremamente basso, come negli altri settori,
anche se è presente ad Okolo, una scuola di agraria e veterinaria che diploma una decina di
tecnici all’anno. Questi tecnici potrebbero essere convenientemente utilizzati per qualche
intervento zootecnico.
La necessità di aumentare le conoscenze è molto sentita anche dagli agricoltori, come da loro
dichiarazioni, soprattutto in considerazione dell’elevata incidenza di malattie sugli animali. Una di
queste tre anni fa ha ridotto moltissimo il patrimonio suino esistente.
Ovviamente, i noti problemi finanziari e la carenza di conoscenze, non consentono agli agricoltori
di utilizzare medicinali per animali. Medicinali, questi che, peraltro non sono presenti nei mercati
locali.
Nel concetto di medicinali, inseriamo, ovviamente, anche quello di vaccini, completamente
introvabili. La non reperibilità di questi prodotti è aggravata dalla assenza di una catena del freddo,
indispensabile per la conservazione di alcuni di questi.
Anche in questo comparto, come quello agricolo, non viene effettuata selezione di alcun tipo e
quindi le rese produttive sono basse.
Abbiamo rilevato un aspetto culturale da non sottovalutare: pur essendo presenti animali che
producono latte (capre e vacche), nessuno utilizza il prodotto di origine animale, tutti preferiscono
utilizzare il latte in polvere. E’ vero anche che, non esistendo una “catena del freddo” tale prodotto
in quell’ambiente andrebbe facilmente in deperimento.
Comunque, sottolineiamo, che qualsiasi intervento di selezione animale, nel senso della
produzione lattifera dovrà tenere conto anche di questo aspetto culturale.
Rileviamo, peraltro, un generale basso livello genetico delle razze autoctone, ad eccezione di una
razza bovina sviluppata dalla Diocesi, derivante dall’incrocio ben riuscito di razze locali.
Questa ha spiccate caratteristiche da carne; si presenta spesso con un certo carattere “doppia
coscia” e da un discreto sviluppo dei tagli pregiati, ha buona rusticità alle malattie e dai dati in
15
Ad eccezione dei piccioni e dei porcellini d’india, che vengono allevati in appositi locali
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nostro possesso, un elevato livello di fertilità 16 . Il mantello è fulvo sia nei piccoli che negli adulti.
Purtroppo di questa razza esiste solo un centinaio di individui. Se ne auspica un intervento per il
suo sviluppo e la sua valorizzazione anche in aree diverse da quella in oggetto.
Ovviamente, la totale assenza di strutture governative e/o amministrative, nel settore zootecnico,
fa si che non esiste alcun tipo di intervento ne di selezione ne di prevenzione veterinaria.
I buoni pascoli ed il clima favorevole, potrebbero favorire uno sviluppo agevole degli allevamenti.
Qualsiasi intervento deve però ben tenere presente gli aspetti socio culturali dove questo si
inserisce.
1.6
CONDIZIONI ESTERNE
La condizione esterna da tenere in maggiore considerazione per la redazione di qualsiasi progetto
di sviluppo nell’area è quella relativa alle condizioni di pace e stabilità. La storia recente del Congo
ha dimostrato come sia possibile, in un unico stato avere contemporaneamente l’invasione di vari
eserciti stranieri, concomitante ad una lunga guerra civile con diversi gruppi di ribelli. Dobbiamo
peraltro considerare due fattori importanti: il primo è che nei giorni scorsi è stato siglato un accordo
di pace tra tutte le fazioni e quindi, salvo ulteriori recrudescenze, la situazione dovrebbe
normalizzarsi. Il secondo è che, durante la nostra permanenza sul posto, abbiamo notato molto
pochi militari (ad eccezione dell’aeroporto), nessun mezzo militare pesante e non abbiamo sentito
sparatorie. Tutti segnali, questi, che ci fanno ben sperare per un pacifico risolversi delle questioni
belliche.
I vari conflitti bellici, hanno di fatto creato una situazione economica non più sostenibile per il
paese e contemporaneamente, hanno incentivato il banditismo. Questo è molto attivo lungo i fiumi,
in attesa delle pochissime barche rimaste.
Nell’area oggetto di indagine, il trasporto fluviale è di fatto bloccato, anche per carenza di barche,
spesso sottratte dai vari gruppi di ribelli o affondate a seguito conflitti.
I militari coinvolti nei conflitti, si sono spesso abbandonati a saccheggi e ruberie, contribuendo a far
collassate la fragile economia di molti villaggi
La situazione di continua incertezza e la difficoltà di reperimento di qualsiasi materiale, ha fatto si
che le poche infrastrutture esistenti collassassero. In tutta l’area, manca completamente: corrente
elettrica (rarissimi sono i generatori), servizi telefonici, e servizi idrici (a Lodja funzionava un
impianto di acquedotto). La percorribilità delle piste è estremamente difficile e gli spostamenti
richiedono spesso parecchie ore. Ricordiamo, che in totale assenza di strutture governative, la
manutenzione delle piste è affidata ai vari villaggi e non sempre tale operazione viene effettuata.
Questo quadro si estrinseca in enormi difficoltà logistiche per qualsiasi progetto.
Consigliamo pertanto che per qualsiasi progetto, la base logistica venga costituita a Lodja; questo
in considerazione soprattutto della presenza di un funzionante aeroporto. In questa sede saranno
relativamente più facili sia il reperimento di merci, che la eventuale evacuazione del personale in
caso di problemi di sicurezza.
La totale assenza di governo, ha, inoltre, innegabili influenze negative anche su strutture e servizi
che dovrebbero essere pubbliche. Le scuole vengono gestite a livello di villaggio, non esiste alcun
servizio di informazione e/o divulgazione per il settore agricolo e zootecnico; soprattutto non esiste,
nell’area alcuna struttura pubblica sanitaria.
Le poche strutture presenti, per lo più a livello di villaggio, constano di piccoli ambulatori male
attrezzati, che funzionano con i pochi “tiket” che pagano i locali e con aiuti esterni che provengono
da: USAID, Cooperazione Belga e Merlin.
Tale stato di cose fa si che il problema effettivamente più grosso e più sentito dalla popolazione sia
quello delle malattie umane. A tale riguardo precisiamo che nell’area sono presenti ed hanno una
grossa incidenza: Malaria, TBC, Filaria, Malattia del sonno, Febbre Gialla ed ovviamente HIV. Gli
individui, non hanno spesso la possibilità di curarsi e questo ha innegabili ripercussioni negative
sulle attività economiche, oltre che provocare una elevata mortalità.
16
In base alle dichiarazioni dei tecnici, le vacche di questa razza producono un vitello all’anno. E’ questo un livello
generalmente impensabile nell’ambiente Africano e comparabile con quello europeo delle migliori razze selezionate.
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Un altro importante fattore esterno da considerare è quello degli aspetti colturali propri degli
individui. Ciò, sommato ad una cronica carenza di conoscenze, comporta l’utilizzo di tecniche
produttive arcaiche.
In conseguenza, inoltre, del particolare isolamento che l’area ha subito (in alcuni villaggi non
avevano mai visto l’uomo bianco), le condizioni di cui sopra potrebbero portare a grosse difficoltà
nell’introduzione di tecniche produttive diverse.
Poca è la moneta in circolazione. Esistono tagli molto bassi e la cartamoneta è molto logora
(ovviamente non sono in circolazione monete metalliche). Per contro è abbastanza diffuso l’utilizzo
del dollaro. L’Euro, invece non è per nulla conosciuto.
Le comunicazioni sono estremamente difficili. Non esiste un sistema telefonico e l’unico telefono
disponibile (satellitare) si trova a Lodja, a costi, peraltro non eccessivi. Relativamente diffuso è il
sistema di comunicazioni via radio. Gli spostamenti da un punto all’altro del paese sono
estremamente difficili; mancando quasi completamente, un parco veicoli, non esiste alcun sistema
di trasporto pubblico.
Non è da trascurare, inoltre, la “caccia al diamante”. La particolare ricchezza di questa pietra,
nell’area e la sua facilità di estrazione, ha fatto si che moltissime persone si siano dedicate a
questa attività. Si calcola che circa 100.000 persone ne siano coinvolte. Purtroppo, di queste, solo
alcune riescono a trovare qualche redditività nel settore. In ogni caso questo settore contribuisce
molto all’abbandono delle campagne.
Interessante è notare l’assenza di compagnie straniere sul territorio. Dalle indagini effettuate, ci
risulta che il diamante venga estratto solo da congolesi, come pure congolesi sono i vari mercanti
che acquistano in loco il prodotto grezzo per esportarlo. Gli acquirenti sono prevalentemente
libanesi ed il mercato estero più vicino è quello di Kampala in Uganda.
A nostro avviso, qualsiasi progetto dovrà tenere in particolare considerazione gli aspetti di cui
sopra, come influenti sulle varie attività.
Gli stessi aspetti culturali di cui sopra hanno, inoltre, pesanti effetti di degrado ambientale. Basti
pensare alla continua diminuzione delle foreste ed al continuo sviluppo della savana originata da
usi antropici.
Una condizione esterna, estremamente favorevole per qualsiasi progetto di sviluppo agricolo, è
rappresentata sia dalla presenza di un terreno fertile sia da condizioni climatiche estremamente
favorevoli allo sviluppo di tutte le colture dell’ambiente equatoriale, senza limitazioni.
Lo stesso dicasi per il settore zootecnico: la presenza di una savana rigogliosa per tutto l’arco
dell’anno consentirebbe produzioni animali di tutto rispetto.
Altra condizione estremamente favorevole per incrementi produttivi è data dalla enorme bio
diversità sia in termini di specie che di varietà, presente nell’area. Questa non è valorizzata ne
tantomeno, sfruttata. Le molteplici varietà e/o ecotipi presenti potrebbero essere facilmente
individuati e selezionati per dare, il loco, le migliori risposte produttive. E’ pensabile, inoltre, in un
secondo momento, la valorizzazione di questo patrimonio genetico anche in altre aree simili.
Nel comparto trasporti, l’elemento più favorevole è rappresentato da una buona presenza di fiumi
navigabili; questi potranno essere convenientemente sfruttati nuovamente, al ritorno di condizioni
di pace e stabilità.
1.7
1
2
3
4
4
ANNESSI
ALBERO DEI PROBLEMI
Quadro logico per progetto BIODIVERSITA’
Budget per progetto BIODIVERSITA’
Quadro logico per progetto MERCATI
Budget per progetto MERCATI
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1.8
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Albero dei problemi
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Quadro logico e budget per progetto BIODIVERSITA’
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1.10 Quadro logico e budget per progetto MERCATI
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