3-Lettere 1848-1850 - eymard.curiasss.net

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CO 1021
MARGUERITE GUILLOT
(II, 8, 8)
Domenica, gennaio 1848.
Tutti i crocifissi hanno annesso l’indulgenza alle condizioni specificate nel foglio. Ho letto la
lettera della signorina L.; questa brava figliola mi confonde con ciò che pensa di me; in realtà è
molto umiliante essere considerati come si dovrebbe essere prima di esserlo, e non provare come
reazione che l’umiliazione interiore. Mi pare che non è necessario organizzare un’associazione per
l’opera dei paramenti; preferisco le collette individuali. Ne ho parlato con la signorina de Revel e le
farò avere del denaro per il suo tramite. Parto alle 11,30 con mons. d’Amata; preghi per noi.
Rimanete ben strette a Gesù, a Maria e a Giuseppe. Lei soprattutto; lasci che i venti e le tempeste le
si scatenino dentro; turbinando su se stesso il fuoco si purifica, libera l’oro dalle scorie e lo fonde.
Faccia senza esitare la comunione a dispetto di tutti i furori del diavolo....La benedico. Eymard.
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CO 97
MARIANNE EYMARD
(III, 59, 48)
Lione, 4 gennaio 1848.
Carissime sorelle, è più che giusto che indirizzi a voi la prima lettera dell’anno. Vi volevo
scrivere il primo dell’anno, ma non mi è stato possibile. Il Buon Anno ve l’ho augurato all’altare. Vi
ho infatti offerte a Nostro Signore, e ho esposto a lui i vostri bisogni e i vostri desideri; in quei
momenti ho pregato nella veste di vostro figlioccio, fratello, sacerdote e religioso. E con queste
credenziali ho chiesto per voi quattro grazie:
1. che ricompensi lui tutto il bene che mi avete fatto;
2. che rimaniamo sempre uniti nell’amore di Nostro Signore, nostro padre;
3. che siate sempre degne spose di Gesù, consacrate al suo amore e alla sua croce, che è la prova
dell’amore;
4. che diventiate delle ferventi terziarie di Maria, amando la sua vita semplice e nascosta, servendo
Dio nella semplicità e nella modestia della pietà, applicandovi soprattutto all’esercizio della
santa conformità alla volontà di Dio, in tutto e al di sopra di tutto; chiedendo ogni giorno per
l’intercessione di san Giuseppe il dono dell’orazione, un dono che racchiude in sé ogni grazia.
Questi, mie buone sorelle, sono stati i miei auguri. Belli, no? Quanto agli auguri temporali, vi
affido alla divina Provvidenza; essa è vostra madre e vostra protettrice; e vi assicuro che il nostro
divin Maestro non vi abbandonerà. Vi esorto ad avere cura della vostra malferma salute, non
facendo se non ciò che vi è possibile fare, pur continuando a servire fedelmente il buon Dio.
Qui non c’è alcuna novità, a parte la gran miseria che comincia a farsi sentire, perché il
commercio non va bene. Non c’è da stupirsene; gli uomini sono tanto cattivi e tanto perfidi! Perciò,
mie care sorelle, rimanete nel vostro cantuccio a meritarvi il paradiso, perché le grandi città sono
davvero delle Babilonie di perdizione.
Ho visto molte volte la signora Robert che mi ha raccomandato il signor Faure. Guardatevi
dall’accogliere questa sciocca e malefica persona e la sua disgraziata figliola. Esse a Lione si sono
fatte sbarrare tutte le porte in faccia con i loro pettegolezzi ... Il buon signor Faure non dovrebbe
raccomandare gente del genere. Io penso che la madre sia pazza e la figlia ipocrita, anche se non ne
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Per facilitare una ricerca negli originali, è stato inserito a destra di ogni lettera il rispettivo codice di riferimento
dell’edizione francese: Œuvres Complètes, Centro Eucaristico / Nouvelle Cité, 2008, 17 vol.
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sono sicuro; comunque ella mi dà l’impressione di una ben misera creatura.
Dimenticavo di dirvi che ho celebrato per voi la messa di mezzanotte; potete facilmente
indovinare che vi ho poste vicino alla culla divina. Continuate a pregare per me; io prego più per
voi che per me stesso. Sto bene. Vostro aff.mo Eymard, p.s.m.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure (Isère).
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CO 98
MARIANNE EYMARD
(III, 60, 49)
Lione, 27 gennaio 1848.
Buone sorelle, la vostra lettera mi ha addolorato, perché vi ho viste in pena. Capisco che
nessuno ha il diritto di immischiarsi nelle vostre faccende di famiglia e che non dovete rendere
conto a nessuno di ciò che avete e di ciò che fate. Perciò siate tranquille pur agendo come avete
fatto, perché come ha ben detto san Francesco di Sales: «Bisogna far sempre il bene e lasciar dire».
Non vi sarà mai possibile chiudere la bocca alle persone devote, soprattutto se una parvenza di
ragione sembri legittimare le loro parole di zelo. Come comportarsi? Come Nostro Signore.
Statevene in silenzio, ma in un silenzio di pace e di carità, perché penso che queste povere persone
che vi causano pena, che si preoccupano solo delle miserie degli altri e che non prestano orecchio
che ai loro sentimenti, non soppesano le loro parole taglienti. Non angustiatevi troppo neppure di
ciò che vi dice il parroco, perché in fondo anch’egli è un uomo, impressionabile come tutti. Se gli è
stato riferito che siete molto ricche ..., capisco; ma, ahimè!, il povero parroco non è a conoscenza di
tutto. Vedete, care sorelle, questo è il mio consiglio di sempre: confessatevi con semplicità: se il
confessore vi fa domande di direzione, rispondete con animo gradito; se invece si accontenta di
ascoltare i peccati, ebbene! il buon Dio vi illuminerà lui stesso a tempo debito, ma non desolatevi.
Voi siete dopo tutto quali apparite davanti a Dio, e Dio è un tenero padre. Abbiatevi un maggior
riguardo, perché lavorate troppo. Fate le cose con calma. Pregate per me e io pregherò per voi.
Vostro fratello Eymard.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure (Isère).
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CO 99
SIGNORA GOURD
(V, 1, 1)
Lione, 28 gennaio 1848.
Signora, già cominciavo a lagnarmi con Nostro Signore ed ero molto in ansia, ma la sua lettera
è venuta a consolarmi. Io la lodo perché mi avvedo che mette in pratica ciò che mi aveva detto
essere la sua regola: la santa volontà di Dio prima di tutto, sopra tutto, in tutto e in tutti. Come si è
felici in ogni circostanza seguendo questo criterio divino dell’amabile Provvidenza! ci si sente come
un bambino tra le braccia della sua mamma. Consideriamoci come dei bimbi nelle mani di Dio. A
volte la grazia ci porta, e allora si procede con gioia; altre volte si accontenta di darci la mano, e
allora bisogna camminare con le proprie gambe, ma la fatica non è nulla in compagnia di Gesù.
Spesso ci lascia avanzare da soli nel fango e in mezzo al deserto. È il momento di rivolgerci al buon
Maestro, perché lui lo fa proprio per insegnarci che da soli siamo assolutamente impotenti. Ho
l’impressione che questo buon padre le lasci a volte fare la prova della sua debolezza e toccare con
mano la sua miseria. Lo benedica anche di questa grazia che mette in maggior luce il suo amore per
lei. Ne sia ben convinta, figlia mia, Dio la ama molto e in modo assolutamente gratuito. Su questo
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deve poggiare la sua fiducia. Egli soprattutto vuole che lei riconosca che tutto quello che viene
facendo non ha valore ai suoi occhi se non perché lei sa preferire la sua volontà alla propria.
Io sono grato al buon Maestro perché si prende cura paterna della sua anima e della sua vita.
Perciò mi dia retta: nessuna angoscia per il suo avvenire, nessuna nostalgia di una vita più libera,
fosse anche per praticare nella solitudine il silenzio, il raccoglimento esteriore e anche la stessa
orazione. Mia cara figliola, lasci a Nostro Signore la cura di scegliere il genere di vita secondo il
suo beneplacito, e consideri tutto quello che le accade come se provenisse dal suo cuore di padre,
ricordando che l’amore perfetto ama Dio in Dio e va a Dio per la strada più breve, e cioè la via
dell’abbandono alla santa volontà del momento. Certo, costa morire a se stessi per vivere
unicamente di Dio.
Per aiutarci a morire Dio mette a soqquadro il cielo e la terra, e ci circonda di ogni miseria
umana - distrazioni, aridità, desolazioni, esasperazioni interiori - per distaccarci da noi stessi. Ci
mette a contatto delle creature con i loro difetti, le loro passioni, esigenze e seccature per esercitarci
alla dolcezza e alla pazienza, e per farci capire che il centro della pace si trova soltanto in Dio. Si
ricordi che Dio spesso ci contrasta : quando vorremmo pregare ci occupa in cose che non sono di
nostro gradimento, e quando vorremmo stare soli ci costringe a vivere in una società disgustosa e
mondana. Diciamogli: «O Dio, mio amabile padre, la tua volontà per me sostituisce tutto e io ti sarò
sempre riconoscente».
Certo, se non ci preoccupassimo di nutrire e di alimentare la vita interiore, ci troveremmo ben
presto esausti, deboli e barcollanti. La notte è indispensabile alla vegetazione della terra e il sonno è
indispensabile per l’uomo; si riposi dunque spesso sul cuore del buon Gesù come san Giovanni.
Quante cose si imparano durante quel dolce sonno del silenzio interiore dell’anima in Gesù! E come
ci si risveglia pieni di coraggio! Lei però mi obietta: sono molto dissipata, non riesco a raccogliermi
e sono sempre io a prendere l’iniziativa. - Sia pure; che cosa fare? Nulla. Freni pian piano la sua
immaginazione, la vivacità dell’intelligenza e l’impulsività del cuore, e una dopo l’altra le consegni
al Signore, imprigionandole nella rete della sua santa volontà. Tutto però deve essere fatto senza
violenza, senza rumore e senza agitazione, come si fa quando si va a pescare; e allora si ripeterà la
pesca miracolosa. Mia buona figliola, nei suoi rapporti con il prossimo cerchi di imitare l’angelo
Raffaele. Egli lascia il cielo e il suo posto privilegiato davanti al trono di Dio, e viene su questa
terra di miseria; assume un genere di vita povera, umile e servile a fianco del giovane Tobia; si
mette al suo servizio come se fosse il suo padrone. Non mostra di avere fretta, fa ogni cosa con
calma e libertà di spirito. Perché? perché Dio lo vuole, perché Dio lo ha mandato per questo scopo.
E lui è più felice nella sua missione di messaggero di quanto non lo sarebbe in cielo facendo la
propria volontà, se fosse possibile. Noti però che, pur vivendo come un uomo, egli si nutre sempre
del cibo invisibile e divino, cioè della visione di Dio e dell’adempimento della sua santa volontà;
ciò gli fa trovare il cielo sulla terra. Lascio a lei l’applicazione.
Questo per quanto riguarda l’anima, ma permetta che le raccomandi di prendersi cura anche del
corpo. Temo che non se ne preoccupi troppo; eppure bisogna che la prudenza si accompagni a tutte
le virtù. Quanto a me la ringrazio. Io sto bene per quanto richiedono le mie mansioni, ma anch’io
avrei bisogno di attenermi a ciò che le scrivo: anche la mia anima soffre a causa di una vita troppo
affaccendata ed attiva. Preghi molto per le mie necessità; lei sa che i fornitori spesso non riservano
nulla per sé e sono costretti a ricorrere ad altri.
Penso che abbia saputo della malattia della sua povera mamma; la notizia mi ha molto
addolorato, soprattutto perché lei si trova lontana. Ho subito fatto pregare per lei e per il suo marito.
Martedì e mercoledì, giorni di riunione, vi ho raccomandati al Terz’Ordine. Tutte le socie si sono
impegnate a fare una novena per le necessità dell’anima e del corpo; ed io, interpretando i suoi
desideri, ho cominciato una novena di messe in onore della Vergine e di san Giuseppe. O benedetta
malattia, se la conseguenza fosse la conversione! Quanto lo desidero! Non perdiamoci d’animo,
perché Gesù ha fatto di tutto per salvare un’anima.
La signora Nicod è sempre molto grave e sfinita. È in pericolo di morte, perché da circa
quaranta giorni non prende quasi nulla. Si tratta di febbre tifoidea, ma la signora è molto rassegnata,
soltanto i figli le fanno pena. Che cos’è mai la vita! quando potremo finalmente essere in paradiso?
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Adesso la lascio. La mia lettera è stata certamente lunga, ma volevo dimostrarle quanto ci tengo a
renderle la pariglia e a infonderle coraggio. Sono nel Cuore divino di Gesù, dove la lascio e la
ritrovo, suo dev.mo. Eymard.
P.S. Abbiamo appena ricevuto notizie dall’Oceania. Abbiamo avuto un altro martire, è il fratel Blaise.
Prima di morire cercavano di confortarlo, ma lui diceva: «Perché addolorarvi? in fondo non facciamo
che cambiare questa vita con una migliore». Un protestante, vedendo la calma e la gioia dipinte sul
volto del morente, esclamò: «Questa è la vera religione!», e si è fatto cattolico. Tutti i missionari della
Nuova Caledonia hanno corso il rischio di essere martirizzati insieme con un vescovo; è un miracolo se
sono ancora vivi, ma sono stati costretti ad abbandonare l’isola. Preghi.
Sig.ra Gourd - Nizza.
Raccomandata alla Superiora della Visitazione; da consegnare nelle sue proprie mani.
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CO 100
SIGNORA PERROUD
(II-S, 78, 2)
Lione, 28 gennaio 1848.
Signora, mi scusi il ritardo con cui rispondo alla sua lettera, che ho ricevuto con tanto piacere.
Se siamo già al 28 è perché ho atteso un momento libero per scriverle a mente riposata. Se è ormai
tardi per farle gli auguri di buon anno, glieli formulo almeno per la festa di san Francesco di Sales,
questo caro santo di cui porta il nome e di cui desidera condividere lo spirito, spirito così soave, così
lineare e così tenero nell’amore. Prego molto questo santo perché la renda buona come lui, come la
buona e tenera Maria, come Gesù. So che Nostro Signore la ama molto e che trova le sue delizie
nella sua casa di Nazareth. Si consideri al suo servizio, e questo pensiero le infonderà fiducia e
coraggio.
Lasci che le dica con schiettezza il mio pensiero e, con altrettanta schiettezza, lei mi dica che
cosa pensa del Terz’Ordine. Riflettendo un giorno sullo scopo del Terz’Ordine, e cioè sulla
santificazione personale dei suoi membri uniti tra di loro solo da vincoli spirituali certo preziosi ma
incompleti, mi sono convinto che esso è troppo limitato e, soprattutto, troppo subordinato al centro
del Terz’Ordine, vale a dire alle riunioni e alle conferenze; occorre qualcosa di più libero e di più
legato al quotidiano. Proprio perché il Terz’Ordine finisce col fare dei suoi membri dei veri
religiosi, bisogna trovare un mezzo più efficace ... Questa è la mia opinione.
Il Terz’Ordine deve procedere di pari passo con la chiesa. Nella chiesa vi sono i fedeli comuni,
altri più devoti e infine i perfetti. Questi ultimi sono i religiosi sottomessi ad una regola che mira
alla perfezione. Dunque anche nel Terz’Ordine possiamo avere dei terziari ordinari e dei terziari
regolari, che vivano cioè secondo una regola adatta alla loro vocazione e collegata per quanto
possibile alla perfezione religiosa. A lungo ho ruminato questa idea davanti a Dio, e poi mi sono
messo all’opera. Ho preparato una piccola regola per una casa terziaria. Ogni membro ha i suoi
compiti ..., sotto la disciplina di una regola. E parlo di disciplina di una regola e non di
subordinazione a delle persone, proprio per evitare l’inconveniente dell’arbitrio. Una prova è stata
fatta in una casa particolare, che è una vera casa di Nazareth. Magari il buon Dio le concedesse
questa attrattiva! Egli gliene offre l’occasione, ma prima ho bisogno di fare esperienze con le
famiglie. Come conciliare tra loro gli obblighi del marito e della moglie, del padre e della madre?
Sarebbe opportuno mettere il padre a capo o come superiore della casa terziaria, ma ne potrebbe
derivare per la madre un aggravio di soggezione. A mettere come superiora la madre, ci vedo degli
inconvenienti. Che cosa ne pensa? Io voglio rispettare i diritti di ognuno, e vorrei basare il principio
vitale dell’obbedienza più sui doveri stabiliti dalla regola che sulle persone. E, siccome un capo
famiglia ci vuole, questo potrebbe essere il padre, tuttavia stabilirei la madre come responsabile
all’interno della casa al fine di attuare dentro di essa la regola. Anche su questo chiedo la sua
opinione e le sue preghiere.
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Vengo ora alla sua lettera.
1. Sulla mortificazione. Ce ne vuole una interiore e una esteriore, perché questa è come il sale che
preserva. La mortificazione interiore consiste nel rinunciare alla propria volontà egoista. Quella
esteriore consiste nel vigilare sul carattere e sui sensi, e questo per alimentare il raccoglimento
interiore. Ma bisogna che sia una vigilanza spontanea, facile, dolce come la carità e non aspra e
stizzosa come l’amor proprio umiliato. Il proposito di mortificarsi deve limitarsi alle azioni del
presente e non a quelle dei giorni e dei mesi futuri, perché i sensi non ne comprenderebbero il
motivo. Questi si comportano come dei fantolini di un giorno. Nei giorni di digiuno, una Via
crucis ci starebbe bene.
2. Abbia un’anima tutta impregnata dell’amore di Gesù, cara sorella. Quando si deve molto si ama
molto. E Gesù perdona tutto, con un amore che si fa misericordia verso il prossimo,
misericordia di indulgenza verso gli estranei e misericordia da medico verso i membri della
famiglia.
3. Quando va alla messa fa bene a riservare le sue preghiere per la chiesa e, mentre ci va, ella si
procura un momento in più per stare vicina al nostro amatissimo Gesù eucaristico.
4. Se avesse lo spirito di san Francesco di Sales, lo rileggerebbe con frutto. Legga il Rodriguez sul
valore della perfezione (volume primo). Il suo trattato sulle azioni ordinarie sarebbe anche più
utile. Ma è bene variare.
5. Ah, sarei tentato di rimproverarla per avere tralasciato il ritiro mensile. Coraggio, lo faccia nel
primo giorno libero.
In settimana ho ricevuto notizie della signora G. Ella sta bene, ma il marito si è ammalato. Ora
pare che sia tutta presa dalle cure del suo caro malato, che tuttavia non ha perso l’appetito. Ma la
buona signora non sa che sua madre è molto grave. Martedì e mercoledì farò iniziare a tutte le
sorelle una novena per sua madre. Ah, quanto sarei contento se la fede e il ritorno a Dio ne fossero
il frutto! Io mi unirò alla novena. Anche il suo buon cuore si assocerà in anticipo. La signora Aline
da due giorni sta meglio, a quanto mi dicono. Io l’ho vista domenica. Povera mamma! I figli hanno
troppo bisogno di lei ... Ci vorrebbe proprio un miracolo.
Mi meraviglio, cara sorella, di essere stato così lungo contro il mio solito, ma mi sembra di
essere a Bramefaim, e lì si dimenticano l’ora e il tempo. I miei cordiali ossequi al buon signor
Perroud. Se viene, lo ammetteremo il primo sabato di febbraio. Suo dev.mo in Gesù e Maria
Eymard.
P.S. Il padre [Mayet] sta bene.
Sig.ra Perroud - Bramefaim-Pommiers par Villefranche (Rhône).
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CO 101
STÉPHANIE GOURD
(V, 80, 1)
Lione, 29 gennaio 1848.
Signorina, la ringrazio delle sue due lettere; la prima mi ha consolato, ma la seconda mi ha
molto rattristato. Mi scriva e mi mandi buone notizie della sua cara mamma, che io stimo quanto la
mia. Spero che il buon Gesù esaudirà le preghiere che facciamo per la sua salute. Associo anche lei
alla novena che stiamo facendo per la sua mamma e per il suo papà.
Rispondo ora alla sua prima lettera. Ringrazio il Signore perché la tratta come sua figlia
prediletta, non prodigandole tenerezze e consolazioni, ma spronandola ad esercizi di generosità con
la lotta contro la povera natura. Perciò, figlia mia, sia fedele, sempre fedele ai suoi esercizi di pietà.
Quando il corpo segue un regime ben regolato e costante, esso sta bene. Lo stesso avviene per
l’anima: la fedeltà è la prova dell’amore di Dio. La esorto anche ad addestrarsi a fare bene ogni
azione secondo la perfezione propria e, quindi, a studiare i mezzi particolari di ogni cosa; a fare
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ogni tanto la meditazione, l’esame di coscienza e la lettura spirituale su un argomento già oggetto
della meditazione, sull’esame, la messa, la comunione, la purezza d’intenzione ..., per la
semplicissima ragione che bisogna incominciare traendo profitto dalle cose presenti, che sono
l’alimento quotidiano della vita spirituale. Vada poi, figlia mia, al buon Dio sempre con semplicità e
completo abbandono come una tenera bimba. Nelle meditazioni impari a conversare con Gesù e con
Maria, così come fa nell’intimità con la sua buona mamma; e impari a rendere un rendiconto
dettagliato a Nostro Signore sulla sua anima e sulla sua vita. Sappia esprimere al buon Dio ciò che
pensa, ciò che desidera e ciò che l’addolora. Oh, quando si è scoperta questa conversazione interiore
con il Signore, quanto si è felici! Si porta da per tutto il proprio tesoro con sé; egli diventa il centro
del nostro cuore e della nostra vita. Non c’è felicità sulla terra senza Gesù; perciò non ci resta altra
possibilità che vivere con Gesù sposo, padre e vita dell’anima nostra.
La ringrazio molto, mia cara figlia, perché prega per me; è una vera carità, sono infatti molto
povero. Se a Nizza la spaventano con lo spauracchio dei repubblicani di Francia o dei complotti dei
radicali, non ci presti fede. La Francia è tranquilla, e poi Maria veglia su di essa e san Michele ne è
l’angelo protettore. Qui ce la ridiamo di questi paurosi fantasmi che tendono a suscitare il panico.
Sono, figlia mia, suo aff.mo in Nostro Signore Eymard.
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CO 103
STÉPHANIE GOURD
(V, 81, 2)
3 febbraio 1948.
Ho ricevuto questa mattina, cara figlia, la sua triste lettera. Desidero esprimerle la mia
partecipazione al suo dolore e alla sua amarezza. Anche la mia tristezza è molto grande, e non posso
trattenere le lacrime per questa buona mamma. Sembra che anch’io la sto perdendo ... Non sono più
qui, ma accanto al suo letto, insieme con lei. Si è tentati di dire al buon Dio di lasciarci ancora per
un po’ di tempo questa cara mamma. A questo scopo faccio pregare tutti quelli che posso e io stesso
prego incessantemente. Le nostre preghiere congiunte hanno salvato la sua mamma; eccola guarita.
Non è possibile che la nostra madre celeste non esaudisca ancora una volta le nostre preghiere. So
bene che la sua mamma se ne andrebbe in cielo; e il cielo la desidera, perché è tanto buona! Povera
figlia, si ritenga fortunata di avere una tale mamma, e sia doppiamente sua figlia. Ha avuto la
ventura di averla vicina e di apprezzare il suo spirito di carità, di abnegazione, di generosità, di
conformità totale alla volontà di Dio; lei ha sotto gli occhi una santa. Ma perché parlarle della
mamma come se dovesse perderla? Potrebbe essere una malattia passeggera; speriamo nel buon
Dio! Mi farà una carità se vorrà mandarmi le sue notizie, e io dirò insieme con lei: Oh mio Dio,
dacci la grazia di accettare la tua santa volontà! Prometta a Dio per la guarigione della mamma, in
onore di san Giuseppe, di recitare per sei mesi le sue litanie, fare ogni settimana una elemosina ai
poveri e comunicarsi una volta al mese per le anime del purgatorio, o cose simili.
Ho saputo proprio adesso che la signora Nicod sta morendo e che non passerà la notte; essa
muore da santa, calma e serena. Ah, il suo calvario è stato lungo, ma la sua bell’anima spiccherà il
volo per il cielo, per il quale è vissuta. Si risparmi un poco, figlia mia. Se lo giudica conveniente
dica alla signora quanto qui noi preghiamo. Le ho scritto otto giorni fa. Voglia ritirare lei la lettera,
e la legga pure. Sono suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
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CO 104
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 65, 1)
Saint-Etienne, 20 febbraio 1848.
Monsignore, ho appena accompagnato qui mons. d’Amata che parte per Clermont dove si reca
per gli ultimi saluti. Salperà da Tolone il 20 marzo con l’Egérie, una corvetta di stato, insieme con
13 missionari. Non ho ricevuto né lettere né pacchi per lei. Appena avrò qualcosa gliela spedirò con
le modalità concordate.
Sabato ho avuto un lungo colloquio con un signore, che nel passato ha ricoperto un posto molto
importante in Svizzera. Ecco l’essenziale della conversazione. In Svizzera bisogna schierarsi
esclusivamente sul campo cattolico, prendendo le difese della libertà cattolica, facendo però di essa
una questione generale e non particolare. Non bisogna fare concessioni di principio, perché una
concessione ne tira un’altra. Nessuno può pensare di limitare una questione di libertà cattolica.
Quanto agli istituti religiosi, egli ne ammette alcuni, ma ritiene che si tratti di una questione
conseguente da regolare con prudenza. Ma per i gesuiti il terreno scotta ancora troppo.
Quell’eccellente uomo di stato, benché protestante, mi ha fornito i nomi di alcune persone da
consultare. Li inserisco nella lettera.
La vettura parte. I miei ossequi più deferenti. Eymard.
P.S. L’interlocutore preferirebbe domande precise. Egli può essere utile. Il p. Colin, partendo, mi ha
incaricato di presentarle i suoi devoti ossequi e di dirle che si arrabbierà con lei se a Lione farà solo
una capatina. I membri della PP. hanno ricevuto la nota con gratitudine. Scusi la mia lettera, sto
partendo per un viaggio di 15 giorni.
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CO 105
MARIANNE EYMARD
(III, 61, 50)
Saint-Etienne, 28 febbraio 1848.
Care sorelle, vi scrivo due righe per dissipare i vostri timori. Mi trovo per qualche giorno a
Saint-Etienne in visita alle nostre case. La mia salute va bene. La città è calma e ci lascia tranquilli.
Questa mattina abbiamo ricevuto da Lione una lettera del p. Generale, che ci informa che anche
Lione è tranquilla e che il buon ordine vi regna. La cosa ci è stata confermata da molte persone.
Sono giunte notizie anche da Parigi: anche là tutto è rientrato nell’ordine dopo tanto sconquasso.
Riponiamo decisamente la nostra fiducia in Dio solo e ci capiterà soltanto ciò che la sua bontà
disporrà. Ci assicurano che non se la prendono con la religione né con i preti. Vi abbraccio in
Nostro Signore, carissime sorelle. Vostro fratello Eymard.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère (Isère).
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CO 109
MARGUERITE GUILLOT
(II, 8, 9)
Marzo 1848.
Lei mi sgrida mentre io sono ancora malato, molto malato da venerdì. Dio ne sia benedetto!
Sarò più comprensivo con gli ammalati.
Mi pare però che anche la sua ragione sia un po’ debilitata, mentre io mi consolavo pensandola
serena, caritatevole, umile e rassegnata a tutte le piccole prove che Dio le manda! Vuole proprio
diventare il trastullo di queste passioncelle infantili? Andiamo, bando a tanta suscettibilità dell’amor
proprio. Lei ben sa che se è prima per il desiderio che ho che ami Dio, bisogna che sia ultima ai suoi
propri occhi e agli occhi degli altri. Che cosa possono importarle i pareri degli altri se ha il mio, o
meglio quello dell’obbedienza? Oh! muoia dunque un poco, in lei difatti è ancora troppo radicata la
volontà propria. Chiederò a Nostro Signore che possa diventare la sua bambina, soprattutto che la
liberi da queste piccole furberie che mi affliggono molto, perché non sono abbastanza pure.
Non potrò vederla che giovedì, perché non posso ancora ricevere ...Ho perduto la voce, ma
come vede la mia penna è il mio bisturi, diciamo il piccolo bisturi di un padre. Continui a
comunicarsi.
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CO 106
MARIANNE EYMARD
(III, 62, 51)
Lione, 7 marzo 1848.
Mie buone sorelle, ho ricevuto la vostra bella lettera e desidero esprimervi tutta la mia
riconoscenza. So che ambedue avete sempre avuto per me, nel momento del bisogno, un cuore di
madre.
Non ci è accaduto nulla a Lione; da per tutto si è avuto rispetto per la religione e per i preti. La
domenica successiva a Lione si sono tenute come al solito tutte le funzioni, si è notata anzi una
maggiore affluenza. È vero, bande di operai hanno appiccato il fuoco ai telai, che hanno trovato
nelle comunità religiose, ma non hanno molestato le religiose. È un rancore che cova da vecchia
data, perché sono convinti che vi si lavora a più buon mercato. È un crimine da parte loro, perché
hanno violato ogni diritto, perciò l’autorità sta prendendo provvedimenti. Tutti hanno la speranza
che la nuova repubblica non sarà come la prima. Essa ha esordito bene, perché la divina
Provvidenza è intervenuta; tutti lo riconoscono. Ora bisogna pregare molto, perché il buon Dio
conduca tutto a buon esito. Oggi ho ricevuto notizie da Parigi: vi è una calma perfetta e ci scrivono
che non si è mai vista una rivoluzione tanto cortese e amabile, si direbbe una famiglia di fratelli. A
Parigi non sono comparse le bandiere rosse, né vi si sentono circolare le parole “cittadino,
cittadina”, che invece ostenta la povera gente della nostra provincia. Tutto è rientrato nell’ordine e
nella normalità.
Ci troviamo in quaresima; abbiate riguardo per voi stesse, pur amando e servendo con fervore il
buon Dio. Lasciar dire e fare il bene, sia questo il vostro motto. Vi abbraccio in Gesù e Maria.
Vostro fratello Eymard.
P.S. Fatemi il favore di chiedere al reverendo Girolet se ha celebrato le sei messe di cui gli avevo parlato e
presentategli i miei ossequi, come anche al reverendo Pillon, a cui ho l’intenzione di scrivere tra breve.
Sig.na Eymard - rue du Breuil - La Mure (Isère).
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CO 107
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 119, 1)
Lione, 7 marzo 1848.
Signora, sono di ritorno da un viaggio piuttosto lungo e il mio primo pensiero è stato di
rispondere alla sua lettera fin troppo fiduciosa. Mi spiace che il reverendo Cariet le abbia instillato
tanta fiducia in me. Il buon Dio, cara signora, mi umilia quando mi sceglie per un’opera che
appartiene soltanto a lui, e mi fa incontrare i suoi figli prediletti. Ripeto sempre a questo buon padre
che, giacché mi occupo dei suoi figli, abbia un giorno pietà del povero servo che li guida.
Ebbene, lei vuole che le dica qualcosa. Innanzitutto sono contento, grazie ai vincoli spirituali
che ci tengono uniti, di condividere i suoi meriti e le sue sofferenze. Gli uomini commiserano quelli
che soffrono e anch’io desidero per lei una salute migliore, anzi la chiedo. Ma la grazia apprezza la
sofferenza e l’amore la fa ambire e desiderare, perché l’essenza dell’amore in questa vita sta
nell’immolazione e nella sofferenza. Oh, sorella, lo so, questa è anche la sua convinzione. In cielo
la croce di Gesù forma lo scettro e il trono della sua gloria.
Ma di solito nello stato di malattia l’anima sembra risentire delle disposizioni del corpo. Non se
ne preoccupi: è una pena, non una defezione. Pertanto le sue aridità e pene interiori sono anch’esse
l’effetto dell’infinita bontà di Dio. Egli vuole che si affezioni a lui solo e che lo ami più dei suoi
doni di consolazione. A me pare che la cosa migliore è mettere al centro la volontà di Dio in ciò che
la riguarda, fare di essa la sua vita, la sua gioia e la sua speranza. Un’anima è in buona salute
quando veglia e dorme sotto lo sguardo di questa provvidenza particolare. Comunque, ispirandoci a
san Francesco di Sales, cerchiamo di evitare di agire con tensione e impulsività, e seguiamo
l’attrattiva e il movimento della grazia in noi. Questo è il criterio fondamentale. Quindi occorre che
lei mi dica qual è la sua attrattiva. Mi raccomando alle sue preghiere e sono, signora, nell’umiltà di
Nostro Signore il suo umilissimo servitore Eymard, p.m.
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CO 108
ANTONIA BOST
(IV, 171, 1)
Lione, 7 marzo 1848.
Signorina, rispondo alla sua lettera. Essa mi ha rallegrato in Nostro Signore, perché sono
propenso a credere che lei è o almeno sarà un giorno una figlia secondo il suo cuore e secondo il
cuore della sua santa madre. Ho ringraziato Gesù e Maria di avere scelto tutt’e due voi sorelle,
come terziarie e in maniera tanto provvidenziale. Che cosa è mai l’amore di Dio che va
raccogliendo qua e là qualche esiliato sulla terra per dire loro: Voi costituirete la mia famiglia, il
mio cenacolo e la mia Nazareth in mezzo al mondo!
Peccato, cara sorella, che si trovi tanto lontana dal centro, ma la volontà del divin Maestro,
adorabile e amabile al di sopra di tutto, la vuole là dove si trova; comunque uno stesso spirito deve
riunirci da ogni parte nel cuore di Gesù attraverso Maria. Questo spirito è semplice come Maria e
come lo spirito del bambino del vangelo, è modesto come la modestia di Maria, modestia che la
confonde con la folla e che la ricopre come di un manto, così che il mondo vedendola pregare,
lavorare, passare, dica: È una semplice donna di Nazareth. Questo spirito è compiacente con il
prossimo e fa sì che la pietà esteriore sia subordinata ai doveri di stato e che le virtù siano più
amabili che severe. Maria, immolando la sua volontà, si rendeva disponibile alla carità nel
sacrificio, era molto amorevole verso il prossimo, paziente nelle prove, gentile e preveniente nella
sua casa di Nazareth. Lo spirito del Terz’Ordine è più interiore che esteriore e perciò esso porta
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all’orazione e al raccoglimento. Ma l’attività, la luce e il calore sono effetti naturali del fuoco e
quando un’anima è unita a Nostro Signore sa ben riconoscere e adempiere la sua volontà.
Cerchi di diventare, o mia cara figliola, una buona figlia di Maria ed una degna emula delle sue
sorelle, perché ne ha di molto care a Nostro Signore. Ma mi chiede come potrà correggersi
dall’amor proprio, dall’instabilità di carattere, dagli atteggiamenti di freddezza verso la sua M. ...
Ebbene, bisogna che le dica: ci riuscirà sopportando se stessa così com’è, andando a Nostro Signore
povera e coperta di stracci e dicendogli: «Vedi quanto sono miserabile! Tu invece sei ricco e sei
mio padre! ...» Oh, quanto ama Gesù i poveri! egli si dichiara loro re. Quindi se ama molto il re
divino amerà non le sue imperfezioni e i suoi peccati, ma l’umiliazione che ne deriva e di
conseguenza un trattamento da poveri. Continui le sue corrispondenze e Gesù ne sia sempre
l’anima. Vada alla comunione come una bimba, ma la fiducia le infonda coraggio; la semplicità
dell’amore si accompagni alle sue parole e un desiderio immenso di amore sia la sua preparazione.
La lascio e la benedico. Preghi per me, affinché Gesù viva in me. Nella sua carità tutta divina sono
suo dev.mo Eymard.
Sig.na Antonia Bost - Tarare (Rhône).
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CO 110
MARGUERITE GUILLOT
(II, 9, 10)
1° aprile 1848.
La ringrazio, cara figlia, per tanto suo interessamento. Che cosa vuole? quando il buon Maestro
decide che si resti a casa e a letto, bisogna farlo, perché è per il nostro maggior bene. Ne sia egli
benedetto!
La malattia di cui soffro da otto giorni consiste in mancamenti a cui vado soggetto. Corro il
rischio di cadere, e di conseguenza non oso espormi al pericolo. La mia sfortuna è di avere troppi
medici, ma il grande medico è Nostro Signore, e le sue preghiere. Gli chieda che io faccia ciò che il
buon Dio vuole.
Quanto al rinvio delle sue figlie, per non prendere su di sé questa responsabilità qualora ci fosse
qualcosa di penoso, le lasci libere di restare o di andarsene fino alla Pasqua. Secondo prudenza
sembra ragionevole consigliare loro di ritirarsi, ma sarebbe bene che la decisione venisse da loro
stesse. Questo è il mio parere; ma condivido appieno la sua decisione di tenerne una.
Il buon Dio vi benedica tutte e vi tenga sempre sotto la sua santa protezione. Vivete nella pace,
mie buone figlie. Maria vi custodisca e vi ricopra del suo manto di madre, io ne rispondo per voi.
Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite.
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CO 111
MARIANNE EYMARD
(III, 63, 52)
Lione, 4 aprile 1848.
Carissime sorelle, le vostre affettuose lettere mi hanno arrecato un vivissimo piacere. Non ho
mai dubitato del vostro buon cuore verso di me, vorrei anzi rimproverarvi di essere troppo buone
con me. Questo grande affetto è all’origine delle vostre gravi preoccupazioni; ma - lo devo pur dire
-, io le ho condivise tutte da fratello, e il buon Dio sa che non amo che due persone sole al mondo
con amore naturale cristiano, e siete voi due.
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Continuo la mia lettera oggi, domenica 9, perché non la potei portare a termine. Non mi
accorgo di come il tempo passa, e quasi sempre arrivo alla sera senza avere un momento per
guardarmi attorno. Anche l’emicrania si è rifatta viva nei giorni scorsi: era da tanto tempo che mi
lasciava tranquillo! E voi sapete che con l’emicrania non si può combinare nulla.
Mi avvedo che vi hanno spaventate su Lione e su di noi, ma vi posso assicurare che ci hanno
lasciato assolutamente tranquilli. Non abbiamo subito il più piccolo oltraggio, anzi ci hanno messo
un picchetto di guardia alla porta. Usciamo in città con la talare con tutta naturalezza, si direbbe
anzi che la talare è più rispettata. Due giorni fa mi sono recato con un confratello a visitare un
cantiere, dove lavorano 800 operai, ed avevamo la talare. Ci hanno bene accolto e ci hanno
dimostrato rispetto; eravamo infatti andati a ringraziarli, perché ci avevano portato una bandiera.
Perciò, care sorelle, non allarmatevi eccessivamente e soprattutto non prestate fede a tutte le notizie
esagerate che si fanno circolare. Lione è calma e gli operai hanno ripreso il lavoro; si spera adesso
che il buon Dio sistemi tutto. È meraviglioso vedere l’ardore e la pietà dei lionesi verso la NotreDame de Fourvière e all’interno di ogni chiesa. È vero, il commercio va molto male, e se ciò
dovesse durare sarebbe un disastro. Mi stupisce che il comunismo sia conosciuto a La Mure! Esso è
un sistema contrario alla ragione e al buon senso e perciò si comincia a farne giustizia. Non penso
che si arriverà al saccheggio, perché in tale evenienza tutti gli onesti e coloro che sono amanti
dell’ordine si coalizzerebbero contro un principio tanto ripugnante. D’altra parte il buon Dio ci
protegge; e io ho fiducia che dal male verrà il bene.
I miei cordiali ossequi alla signora Fayolle e a tutta la sua famiglia. Sempre vostro aff.mo in
Nostro Signore fratello Eymard, p.s.m.
P.S. Vi mando l’autentica delle reliquia che vi ho dato; con essa la si può esporre in chiesa.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil, La Mure (Isère).
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CO 112
MARIANNE EYMARD
(III, 64, 53)
Lione, 25 aprile 1848.
Carissime sorelle, vengo per darvi le mie notizie. Io sto bene. Lione è tranquilla; la settimana
santa e il giorno di Pasqua sono trascorsi senza alcun disordine. Le elezioni si sono svolte nella
calma. Vi sono andato anch’io come tutti, perché è un dovere di ogni buon cittadino, e talvolta un
voto in più decide di un buon deputato. Si farà del chiasso? Beh, se ne fa tutti i giorni, ma non si
potrà impedire che il cittadino esprima il proprio assenso o il proprio dissenso. Ma si verrà alle
mani? Penso di no, perché si è stufi dell’anarchia e si desidera ordine e sicurezza; se ci sarà qualche
disordine non sarà che limitato. D’altronde, care sorelle, Dio e Maria ci proteggono e su questa
certezza poggia tutta la nostra fiducia. Non spaventatevi, Dio si prenderà cura dei suoi. Vi assicuro
che in città si è più sicuri che in campagna. I miei rispetti alla famiglia Reymond. Ho visto la
signorina Berthilde, che si è rifugiata in campagna. Non stiano in pena, perché si trova bene. Vi
abbraccio in Nostro Signore. Vostro fratello Eymard.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère (Isère).
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CO 113
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 66, 2)
Lione, 30 aprile 1848.
Monsignore, non avendo ricevuto sue notizie eravamo in ansia per lei. La ringraziamo per
averci scritto. Lo avrei fatto prima io, ma non sapevo dove indirizzare la lettera.
Quanti rivolgimenti dopo il suo passaggio a Lione! Solo Dio è stabile ed eterno. In mezzo a
questo turbinio di tutte le passioni c’è ancora un filo di speranza, perché da questo scossone
deriverà un bene per la religione, che sarà più libera sul campo di battaglia: essa conoscerà meglio i
suoi nemici ed apprezzerà meglio i veri amici. La fede addormentata si risveglia; ci si meraviglia di
trovare ancora tanti combattenti cattolici e cuori così generosi. Buchez, Bastide ... rimpiazzeranno i
vecchi utopisti corrotti, che sembravano non avere religione e autorità politica che per ostacolare il
cammino e il progresso della fede.
Le elezioni hanno dato buoni risultati: vanno nel senso dell’ordine, della proprietà e della
libertà. Si è tanto pregato, soprattutto a Lione; un solo editore ha stampato e venduto 30.000 copie
di una quarantena di preghiere, di digiuni, di elemosine ... I nemici dell’ordine cominciano a
tremare. Il nostro commissario Arago se n’è andato furtivamente venerdì. Il pubblico vuole
intentargli un processo, perché è accusato di avere sottratto grandi somme, di avere stornato o mal
impiegato 500.000 fr. e il resto ... Ed ora eccolo abbattuto, rovinato, abbandonato anche dagli
operai. Così scompaiono i fanatici.
Lione è tranquilla nonostante i tanti clamori; s’è alzata la mano di Dio di fronte al torrente
rivoluzionario. Per quanto ci riguarda, noi siamo stati indisturbati anche se, per prudenza, abbiamo
ridotto il personale delle nostre case.
Quanto ai suoi affari, non ho ricevuto la catena di cui mi parla; penso l’abbiano trattenuta a
Parigi come anche la sua lettera. Ho fatto delle ricerche a Lione ma nessuno ne è informato. La
signora Marteau, come tutti, è in grandi difficoltà e si teme persino che possa soccombere alla crisi.
Per non perdere tutto le consigliamo, monsignore, a compenso di quanto ella le deve, di ritirare dei
paramenti. È la soluzione più sicura; attendo il suo parere in merito. Se il signor Favier, orefice, non
può attendere, il p. Poupinel potrà anticipargli qualcosa, se lo ritiene opportuno.
Ho spedito tutti i brevi ai loro destinatari. Come devo impiegare i soldi che mi sono pervenuti?
Si dice che ognuno tira l’acqua al proprio mulino. Appena ricevuto il pacchetto, mi sono affrettato
ad aprirlo per vedere se c’era anche quanto le avevo richiesto ... Resto in attesa ...; la prego,
monsignore, di ottenermi questo privilegio, che è già stato accordato ad alcuni nostri missionari con
la clausola: «alla condizione che facciano il consueto esercizio della Via crucis o recitino, davanti a
questi crocifissi indulgenziati, alcune preghiere vocali fissate da colui che li benedice».
Il fatto è che ci sono tanti malati che non sono in grado di recitare i venti Pater, Ave e Gloria; e
conosco un parroco che ha ricevuto questa facoltà senza restrizioni. È vero che egli aveva a Roma
un amico, ma un marista dedito alle missioni della santa Sede può vantare un diritto filiale a suo
favore. Io penso piuttosto che è meglio farne richiesta tramite Propaganda. Mi scuso, monsignore,
di tutti questi impicci, ma ella ne avrà tutto il merito: io farò fare migliaia di Via crucis per lei. Io mi
chiamo Pierre Julien ... missionario.
Gradisca i sentimenti rispettosi e devoti dei pp. Colin, Lagniet e Poupinel. Insieme con loro oso
dirmi di Sua Eccellenza umilissimo e devotissimo servo Eymard, assist. s.m.
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CO 114
CARDINAL DE BONALD
(I-S, 64, 1)
Lione, 7 maggio 1848.
Eminenza,
Una stimata e devota famiglia, la famiglia Perroud di Pommiers, ha messo a disposizione la sua
casa ospitale della Società di Maria, che ha accettato con riconoscenza. Vi risiede già un sacerdote
marista. Nella casa esiste una cappella domestica molto decorosa. Sua Eminenza si è già degnato di
autorizzarvi la celebrazione e la conservazione dell’Eucaristia, qualora vi risieda un sacerdote
approvato. Tale autorizzazione essendo ormai scaduta, osiamo sollecitare il rinnovo dalla sua
paterna bontà, a favore di quella santa famiglia e della Società di Maria. Imploriamo questo
privilegio con il consenso e il desiderio del parroco della parrocchia.
Oso dirmi con il più profondo rispetto di Sua Eminenza, monsignore, umilissimo e
obbedientissimo servitore Eymard, assistente della Società di Maria.
Lione, 7 maggio 1848.
ACCORDATO
+ L.C.M. DE BONALD, arciv. di Lione.
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CO 115
SIGNOR PERROUD
(II-S, 76, 2)
Lione, 7 maggio 1848.
Caro signore, torno da Sua Eminenza, che ha rinnovato molto volentieri l’autorizzazione senza oneri - per la celebrazione della messa e per la custodia dell’Eucaristia nella sua cappella. Gli
ho detto che il vescovo di Amiens viene ogni anno da lei, come Nostro Signore andava a Betania da
Lazzaro e dalle sue sorelle. Ho anche aggiunto che Sua Eminenza, in caso di pericolo, vi troverebbe
un asilo sicuro e familiare, e che la sua casa è come un convento. Il cardinale mi ha ascoltato con
benevolenza tutta paterna. La facoltà accordata è, come ben vedrà, generale, e perciò lei non sarà
obbligato ad attenersi alle condizioni che apparivano nella mia supplica. Ecco la sua casa religiosa
terziaria. Ora mi occuperò del piccolo regolamento della famiglia terziaria e glielo porterò, a Dio
piacendo. Mi scusi, perché mi fanno premura. Io sono e sarò sempre, caro signore, suo aff.mo e
dev.mo p. Eymard, a. s. m.
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MARGUERITE GUILLOT
(II, 10, 11)
Sabato, 12 maggio 1848.
Le mando, mia cara figliola, il verbale per martedì e sono contento di dirle che non ha bisogno
di perdono: non saprei proprio di che cosa, se non della sua grande dedizione al Terz’Ordine.
Ho riflettuto sulla commissione che mi ha pregato di fare presso il p. Lagniet. Forse pensa che
avevo dimenticato la sua seconda lettera del confessionale e che avevo creduto che non si trattasse
che della prima. E quando la vidi sconcertata, non ci capivo ancora nulla. Che vuole? è una delle
mie tante distrazioni.
Ho un vivo desiderio di ricevere notizie della signorina Claudine, di lei stessa e di tutta la
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famiglia: mi scriva all’ospedale di Saint-Etienne. Prego sempre per lei, perché il Signore sia sempre
la sua via, la sua verità e la sua vita, e possa trovare in lui la pace. Suo dev.mo in Nostro Signore
Eymard.
P.S. Dimenticavo di dirle che la mia salute sopporta bene la fatica.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
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CO 117
MARIANNE EYMARD
(III, 65, 54)
Lione, 27 maggio 1848.
Carissime sorelle, la signorina Monavon, che avete visto a La Salette, mi dice che ben volentieri
vi porterà la mia lettera e che passerà a salutarvi. Ringrazio delle vostre gradite missive; non potete
immaginare il piacere che mi fanno. Anche molte persone mi hanno portato le vostre notizie, ma
penso che anche voi ne avete ricevute indirettamente su di me. Per questo motivo non ho risposto
subito.
Lione è calma.. Come già vi ho detto, non prestate fede a tutte le notizie esagerate o terribili che
vi pervengono; il nostro è il tempo delle menzogne per quanto concerne le notizie di attualità. Certo,
i tempi sono procellosi, perché siamo in presenza e quasi in balia di tutte le passioni; e quindi
sembrerebbe delinearsi un avvenire oscuro, se non avessimo la divina Provvidenza come
salvaguardia e Maria come regina della Francia. È il motivo su cui poggia la mia fiducia. Gli empi
si comporteranno alla maniera dei demoni: lanceranno minacce e parrà che vogliano mandare tutto
alla malora, ma alla fine Dio porrà un termine alla loro malvagità.
Quanto alle ipoteche di cui mi parlate, vi consiglio di lasciare le cose come stanno, perché sono
egualmente garantite. La figlia del signor Moutin è suora marista a Meximieux, dipartimento
dell’Ain. Penso che stia bene, certo è che si trova là ed è molto contenta. Mi dite che sentite il
bisogno di ritemprarvi un poco nell’amore di Dio. Tutti ne abbiamo bisogno, e adesso più che mai.
Approvo senz’altro l’idea di fare a casa vostra un breve ritiro di raccoglimento di tre giornate. Lo
consiglio spesso qui, ed ecco come. Il primo giorno ci si occupa della compunzione, meditando al
mattino sul peccato e alla sera sulla morte, per passare poi ad espiarli immediatamente. Il secondo
giorno è dedicato alla conoscenza dei propri peccati. La prima meditazione verte sugli ostacoli che
sono preponderanti dentro di noi contro il compimento della santa volontà di Dio. Spesso sono la
negligenza e l’amor proprio. La seconda meditazione si fa su ciò che Dio vuole da noi, nel nostro
stato attuale. Il terzo giorno è dedicato all’amore di Dio. La prima meditazione è sull’amore di Gesù
Cristo nel SS. Sacramento; la seconda sul paradiso, oggetto della nostra speranza. Durante ognuna
delle tre giornate si fa la Via crucis e si osservano un po’ di più il silenzio e il raccoglimento.
Queste sono solo alcune tracce per aiutarvi; lo scopo non è la confessione, ma il raccoglimento in
Dio.
Scriverò al reverendo Pillon; ho già cominciato. Su, fatevi coraggio! lasciate il mondo ed esso
lascerà voi. Sì, sono un repubblicano cristiano, voglio dire che desidero essere indipendente dalle
creature e amare e servire il buon Dio senza di esse ..., e non servirmene che nella misura in cui Dio
lo vuole. Fate altrettanto e vi sentirete libere e serene. Vostro aff.mo in Gesù Cristo fratello Eymard.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure (Isère).
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CO 118
MARGUERITE GUILLOT
(II, 10, 12)
Notre-Dame du Laus, sabato 10 giugno 1848.
Le scrivo, mia cara figlia, per darle un segno di vita dal mio caro ritiro del Laus. Sono felice di
avere finalmente rivisto questa santa cappella, che risveglia in me tanti ricordi e dove mi attendo
tante grazie. Fate bene a pensare che vi ricordo tutte: lei la povera malata, le sue sorelle, i suoi cari e
tutte le consorelle del Terz’Ordine. Qui si sta vicino a Maria e le si può chiedere tutto. Bisogna che
le dica che la buona madre mi lascia in questi giorni in molta sofferenza, soprattutto alla testa e alle
orecchie. Giudichi lei come si sente la natura, ma io me ne rallegro, perché per me è il preludio
delle grazie di Nostro Signore.
Le mando il verbale per la riunione delle signorine; subito dopo la prego di passarlo alla signora
Champin, rue Saint-Jean 5, affinché lo legga anche alla riunione delle signore. Con piacere le invio
della carta che ho appena benedetta io stesso con l’olio santo della lampada che arde davanti alla
cappella miracolosa della Vergine SS. Grazie a quest’olio sono avvenuti e avvengono molti
autentici miracoli, di cui ho potuto leggere i resoconti ufficiali. Io e la mia sorella che è qui con me,
insieme con i missionari del Laus, abbiamo iniziato una novena per lei, recitando ogni giorno il
Veni creator e le litanie della Vergine. Lei si unirà a noi e applicherà sulla parte malata la carta
benedetta, che le invio. Benedico lei, figlia mia, e le sue sorelle. Pregate per me. Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône 9 - Lione.
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CO 119
SIGNORA GOURD
(V, 4, 2)
Notre-Dame du Laus, près Gap, 15 giugno 1848.
Signora, le scrivo dal santuario della mia infanzia, dove per la prima volta ho conosciuto e
amato Maria. Da tempo desideravo venire a raccogliermi ai piedi di questa buona Madre, come il
popolo usa chiamarla. Mi trovo qui da nove giorni, ma non voglio ripartire senza scriverle, perché
mi sembra che una lettera scritta ai piedi di Maria sia più efficace.
Che cosa dirle, cara sorella? Non posso ringraziare abbastanza la Vergine perché mi ha
esaudito, dal momento che mi ero lamentato con lei di saperla tanto malata, e io per adesso non
desidero che vada in paradiso. Ho pregato molto ogni giorno la Vergine per tutti voi, in modo
particolare per la signorina Stéphanie, per il suo marito e per la sua povera mamma. Se le mie
preghiere sono efficaci come i miei desideri, sarà esaudita, ne ho la dolce e consolante certezza. Se
tornando a Lione, passasse da Gap e di là venisse a visitare Notre-Dame du Laus, che dista solo due
leghe, figlia mia, ne avrebbe grande gioia e sicuramente riceverebbe grandi grazie. Io gliele auguro.
Il buon Maestro l’ha molto provata. È il primo rintocco della campana dell’eternità: prepariamoci
alla partenza. Ho compreso qui più che mai che nel frattempo il Signore la vuole in una vita di
abnegazione e di povertà spirituale, ma anche di abbandono completo nelle sue mani come fa una
bambina; che le piccole prove di ogni giorno sono altrettante ali che lui le procura per aiutarla a
spogliarsi del vecchio uomo e ad abbandonarsi come una nullità nelle mani di Gesù. Si lasci ben
bene spogliare e togliere tutto, per poter essere tutta di Dio.
Addio, cara figliola, preghi per me. Le mando della carta intrisa dell’olio della lampada che
arde davanti all’altare di Notre-Dame du Laus. La Vergine ha promesso alla veggente Benoîte che
quest’olio avrebbe operato ogni specie di guarigione a favore di chi ne avesse fatto uso con fede. Se
ne serva per i suoi ammalati, e allo scopo faccia una novena a Notre-Dame du Laus. La benedico in
15
Gesù e in Maria. Eymard.
Sig.ra Gourd - Nizza.
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CO 120
STEPHANIE GOURD
(V, 82, 3)
Notre-Dame du Laus, 15 giugno 1848.
La ringrazio, cara figlia, delle sue gradite lettere. Mi hanno confortato con le notizie della sua
mamma; e non sono rimaste infruttuose, perché ho fatto pregare un po’ da per tutto per essa. Adesso
però sono preoccupato per lei; mi hanno infatti riferito che è stata molto malata e che lo è tuttora. È
proprio vero, cara figlia, il Signore viene di tanto in tanto a visitare i suoi figli per convincerli che
questa vita non è che un esilio e un calvario, e per stimolarci a desiderare il paradiso, la nostra
magnifica eterna patria.
Voleva andarsene già a vedere a faccia a faccia il buon Dio e Maria, la cara Madre? Ma forse
dovrà rassegnarsi a portare ancora la croce qui sulla terra e a dare la prova con i suoi sacrifici che
vuole amare Gesù sopra ogni cosa, come merita. Lo ami molto questo buon Maestro, figlia cara, e
per suo amore soffra per lui. Si eserciti nella rinuncia tanto difficile alla propria volontà, convinta
che ciò che fa con soave abnegazione è infinitamente più accetto a Dio di ogni altra azione
all’apparenza più perfetta. Io l’ho raccomandata alla cara Madre e ho chiesto per lei di amarla e di
guidarla come sua figlia prediletta. Preghi per me, figlia mia, come io faccio per lei. Eymard.
Sig.na Gourd Stéphanie - Nizza.
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CO 122
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 69, 3)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 26 giugno 1848.
Monsignore, vengo per informarla degli affari di cui mi ha voluto incaricare. Tutto è a buon
punto. La signora Marteau, che le è debitrice di 707,50 fr. comprese le spese del protesto, spedirà al
signor Charrier, procuratore delle missioni estere, 17 casule del valore di 600 fr. Il signor Charrier
verserà questi 600 fr. al signor Favier, orefice, a copertura del debito che lei ha presso di lui. Il p.
Poupinel ha già dato al signor Favier un acconto di 107,50 fr. E un affare è chiuso.
Non ho ancora ricevuto tutto l’importo delle spese per i brevi; inoltrerò una seconda richiesta ai
signori Lespinasse e Robert. Ho ricevuto la sua catena d’oro. La tengo a sua disposizione, ovvero se
ella è sempre dello stesso parere, pregherò il signor Favier di riprenderla. Ma sarebbe un peccato,
poiché potrebbe farle comodo in qualche circostanza.
Lione è calma. Si spera che la Vergine SS. continuerà a proteggere in modo così visibilmente
manifesto e universalmente riconosciuto la nostra città. Anche Fourvière non si svuota mai. Non le
parlo di Parigi, poiché non ne conosciamo che gli orrori; ma non si parla molto di violenze
perpetrate contro il clero, anche se non ne conosciamo ancora tutti i particolari.
Adesso che si trova a Roma, mi prendo ancora la libertà di ricordarle che desidero avere la
facoltà di indulgenziare i crocifissi della Via crucis come è stata accordata ai nostri missionari
apostolici, e con la stessa clausola: «alla condizione che facciano il consueto esercizio della Via
crucis o recitino, davanti a questi crocifissi indulgenziati, alcune preghiere vocali fissate da colui
che li benedice». Noi ottenemmo queste facoltà, e anche con facilità, per il tramite di Propaganda.
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Mi vergogno di arrecarle tanto disturbo per una cosa che so essere stata accordata ad alcuni
sacerdoti diocesani. Se insisto su questa richiesta è perché nelle mie visite vengo spesso richiesto di
questi crocifissi indulgenziati e, poi, perché è una delle mie devozioni preferite; sarei contento di
diffonderla. Sia dunque il mio avvocato, visto che lei è autorevole. La prego anche, monsignore, di
ottenere un altare privilegiato per i reverendi Cat Laurent e Pillon Eugène, sacerdoti della diocesi di
Grenoble. Il reverendo Pillon desidererebbe anche un breve per indulgenziare le corone e le
medaglie.
Ci mandi sue notizie, sa quanto piacere ci fanno. Disponga di noi come dei suoi figli. Il
reverendo Colin sta bene, noi siamo stati indisturbati. Anche la nostra casa di teologia è rimasta
aperta. Oso dirmi con il più profondo rispetto, monsignore, di Sua Eccellenza umilissimo e
devotissimo servo (Pierre) Eymard, assist. s. Mariae.
P.S. Mons. de Amatha si trova a Clermont, in attesa che salpi una nave della società dell’Oceania per
partire. Abbiamo avuto quattro nuovi martiri in Melanesia: tre sacerdoti e un fratello catechista. È
triste e consolante.
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CO 123
MARGUERITE GUILLOT
(II, 11, 13)
[Luglio], 1848.
Signorina, se ha della biancheria pronta abbia la bontà di consegnarla al nostro fratello. Non so
dove abbiamo lasciato le stole; se fossero rimaste da lei favorisca consegnarle al latore della
presente lettera; gli dia anche le sue notizie per me. Spero che la santa Vergine abbia portato a
termine la sua opera. Io sto abbastanza bene. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône 9 - Lione.
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CO 124
MARGUERITE GUILLOT
(II, 12, 14)
[Luglio], 1848.
1. Non posso mandarle le federe dei candelabri, perché non so dove le abbiamo messe.
2. Né io né il p. Poupinel faremo parola della giornata di sabato, quindi per quanto ci riguarda
terremo la bocca chiusa.
3. La signorina Césarine è autorizzata ad ammettere altre 53 persone. La dispenso dal secondo
rosario, uno basta.
4. Faccia il favore di mandarci un po’ di biancheria: amitti, purificatoi, qualche cotta, due o tre
camici e il calice.
Questa sera apriremo al pubblico la cappella, che resterà aperta, ma domani e doman l’altro
andrò a Saint-Paul. Sia benedetto il Signore per la sua preziosa visita, per le sue benefiche
conseguenze e per il suo amore verso di lei. Riceverà la stessa grazia presto.
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124
CO 125
MARIANNE EYMARD
(III, 67, 55)
Lione, 12 luglio 1848.
Care sorelle, una persona mia conoscente ha indirizzato a me la buona suora, che vi porta
questa mia lettera. Ella è diretta a La Salette e viene da molto lontano proprio per questo; perciò
vogliate offrirle ospitalità. Lione è molto calma e tutto sta tornando nell’ordine; perciò state
tranquille. Il mio orecchio va un po’ meglio. Vostro aff.mo fratello Eymard, p.s.m.
Sig.na Marianne Eymard.
125
CO 126
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 71, 4)
Lione, 15 agosto 1848.
Monsignore, vengo per ringraziarla del prezioso rescritto che ha avuto la bontà di ottenermi e di
spedirmi. Lei avrà un gran posto nelle preghiere che esso permetterà di fare.
Ho visto il proprietario della vettura. La partita è stata regolata e liquidata con la somma di
1000 fr., come egli aveva stabilito. Anche l’affare Marteau è concluso. Il p. Poupinel, che le
presenta i suoi rispettosi saluti, ha trovato la maniera di recuperare i 107,50 fr., e così la sua catena è
stata interamente pagata. Ora ho in mano il resto, i 49,20 fr. dei brevi che ha ottenuto. Avevo
dimenticato, quando le chiesi i brevi di indulgenza per un altare privilegiato dei reverendi Cat e
Pillon, sacerdoti della diocesi di Grenoble, che costoro avrebbero coperto con gratitudine le spese
necessarie.
Saremmo contenti di rivederla, monsignore, perché siamo felici di amarla come un padre.
Mons. d’Amata ha dovuto rimandare ancora la sua partenza. Il governo lo aveva promesso per il
mese di agosto, ma tutto è stato rinviato ad ottobre. Povero vescovo! quante delusioni e quanti
sacrifici! Qui, niente di nuovo. Si è tranquilli, ma disgustati. Non c’è stata più alcuna sommossa, ma
si attende con indifferenza l’avvenire. I buoni pregano molto: Notre-Dame de Fourvière è assediata
dai pellegrini. Il commercio continua a languire.
Gradisca i sentimenti rispettosi e molto cordiali di chi ama dirsi di Sua Eccellenza, monsignore,
um.mo e obb.mo servitore Eymard, ass. s. m.
126
CO 127
MARGUERITE GUILLOT
(II, 12, 15)
Settembre 1848.
Signorina, abbia la bontà di consegnare domani alla sua sorella quattro quaderni, insieme con la
pagellina stampata della professione. Dunque è sempre sulla croce; ci stia in compagnia di Gesù e
come Gesù. La benedico.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône 9 - Lione.
18
127
CO 128
MARGUERITE GUILLOT
(II, 12, 16)
Venerdì, 8 settembre 1848.
Le mando un breve saluto da malato. Ho fatto la sua commissione questa mattina; spero che la
buona Madre ci esaudirà. Sulla croce l’amore è imporporato di sangue, incoronato di spine,
dimenticato da Dio e dagli uomini, ma anche là vi regna sovrano ...: è l’amore trionfante di Dio e
degli uomini. Ed ecco lo scopo della mia commissione: favorisca consegnare al latore della presente
lettera una ventina di regolamenti stampati con la scatola dei timbri e due registri litografati. Suo
dev.mo in Nostro Signore.
Sig.na Guillot - Place Bellecour, Façade du Rhône 9, al 2º - Lione.
128
CO 129
MARIANNE EYMARD
(III, 67, 56)
Lione, 12 settembre 1848.
Carissime sorelle, vengo per ringraziarvi della vostra bella lettera e delle notizie che mi avete
mandate. Ma l’unica notizia che mi interessa è sapere che state bene e che, nonostante le
contrarietà, non vi inquietate eccessivamente. Sono tante le contraddizioni e le miserie della vita
che, per meglio approfittarne, bisogna per così dire abituarvisi e fare come dice san Paolo:
considerarle croci leggere e momentanee, dirette verso il paradiso per intrecciare la nostra corona
eterna.
Quanto alla salute, mi difendo: il buon Dio mi concede in ogni occasione le forze di cui ho
bisogno. Sia egli benedetto. Vi scrivo un po’ in fretta, perché tra due ore cominciamo gli esercizi
spirituali e sarò io a predicarli. La signorina Moutin di Prunière è sempre religiosa marista a
Meximieux (Ain). Ella si trova bene. Penso abbia scritto ai genitori, perché gliel’ho fatto sapere. La
religiosa del signor Fayolle è a Belley (Ain). Mi è stato riferito che è un po’ ammalata e che un
viaggio a Voreppe le potrebbe essere di grande giovamento. Una visita della signorina Marchand a
Belley potrebbe combinare tutto.
Non ho ancora la reliquia del reverendo Girolet, ma non l’ho dimenticata. Vogliate presentargli
i miei saluti. A questo buon sacerdote voglio bene più che ad altri. Ho ricevuto il mio libro grazie
all’intrepida religiosa; ve ne ringrazio. Non ho ancora finito il piccolo regolamento, ma ci potete
contare. Quanto al mio ritratto non ho ancora preso nessuna decisione; intanto mi avete con voi. La
signorina Guillot, di cui vi ho parlato, che stimo profondamente e la cui casa io amo quanto la
vostra, sta meglio ..., grazie a una novena a Notre-Dame de la Salette. Le ho fatto promettere che
sarebbe venuta a La Salette in caso di guarigione e quindi avrebbe passato due o tre giorni in vostra
compagnia. Sarete contente di fare la sua conoscenza: è semplice e buona, direi quasi quanto voi.
Mi incarica di porgervi i suoi saluti e quelli delle sue tre sorelle. I miei ossequi alla famiglia tanto
degna del signor Lesbros e della buona mamma Fayolle. Vostro aff.mo in Cristo Eymard.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 131
MARGUERITE GUILLOT
(II, 13, 17)
Lione, 7 ottobre 1848.
Approvo con entusiasmo il viaggio che avete l’intenzione di fare; il buon Dio, Maria e gli
angeli vi accompagnino e vi riconducano felicemente, santamente e incolumi ... Non ho bisogno di
darvi le mie commissioni presso la buona Madre. Scriverò alla mia sorella, perché venga a
prendervi alla vettura delle 6 di sera; andrete tutte e tre ad alloggiare da lei, come se foste a casa
vostra, in tutta semplicità e povertà; vi troverete un’accoglienza cordiale.
Questo sarà il vostro itinerario: arriverete a Grenoble in place Grenette alle 6 di sera e andrete
ad alloggiare lì vicino dal signor Jarrillot, in rue Boissieu. Non è un albergo, ma una semplice
pensione, ma si può ordinare dal rosticciere lì vicino ciò che si desidera; vi troverete bene.
Prenderete poi, sempre nelle immediate vicinanze, la diligenza per La Mure, quella di Pelloux
oppure quella che prendete a Lione. Essa parte a mezzogiorno, ma abbiate l’avvertenza di prenotare
i posti fin dal mattino. Alle fermate lungo il viaggio non lasci scendere troppo spesso dalla vettura
la sua sorella, perché non prenda il caldo; l’aria della montagna è pungente.
Portatevi da mangiare da qui a Grenoble; vi do ogni permesso. Se a Grenoble ha bisogno di
informazioni, si rivolga a nome mio alla signorina Marsallat fabbricante di paramenti per chiesa, in
place Notre-Dame. I vostri ex voto li potrete mandare successivamente, ma se avrete sottomano
qualcosa, bene. Vada con l’obbedienza e ritorni felice. Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Lione.
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CO 132
MARIANNE EYMARD
(III, 68, 57)
Lione, 8 ottobre 1848.
Care sorelle, vi scrivo due righe per informarvi del viaggio a La Salette della signorina Guillot
Marguerite, che sarà accompagnata dalla sorella e da un’amica. Esse giungeranno a La Mure
martedì sera con la vettura di Pelloux oppure con quella della signora Seymat. La signorina Guillot
voleva lasciare l’amica alla pensione per non scomodarvi; ve lo dico per non dividere la “trinità”.
Spero che le buone signorine vorranno volentieri trascorrere qualche giorno in vostra compagnia;
accoglietele con semplicità e alla buona, altrimenti le fareste scappare. La signorina Guillot non
sopporta le uova, il brodo grasso, i cavoli; gradisce invece le paste, qualche latticino, il vitello e
l’agnello. Non ho bisogno di darvi mie notizie; sto bene. Vi abbraccio fraternamente in Nostro
Signore. Vostro fratello Eymard.
P.S. Ho visto ultimamente la suora Moutin: fa bene, è brava e sono molto contenti di essa. Spero che la sua
sorella potrà condividere un poco la sua felicità.
Sig.na Eymard-Julien - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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131
CO 133
MARIANNE EYMARD
(III, 69, 58)
Lione, 24 ottobre 1848.
Care sorelle, vengo per ringraziarvi delle lettere e per assicurarvi che sto bene. Sono in partenza
e starò via per qualche giorno; vado a visitare una delle nostre case. Le signorine Guillot sono state
felicissime del viaggio, ed anch’io lo sono perché avete fatto la loro conoscenza; sono tanto buone!
Lione è tornata al lavoro, il commercio sta riprendendosi e regna molta calma; speriamo in Dio e in
Maria. Siamo ormai in inverno, abbiate riguardi per voi stesse; è la “mia bella stagione”. Vi lascio,
perché parto tra qualche istante. Pregate per me, io lo faccio continuamente per voi. Vostro fratello
Eymard.
Sig.na Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère (Isère).
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CO 134
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 72, 5)
Lione, 15 novembre 1848.
Monsignore, l’affare della vettura è stato saldato ieri: ho versato i 1000 fr. che mi erano stati
prestati allo scopo. Ho ringraziato a suo nome i signori Garel-Forax per le cortesie che le hanno
usate.
Non ho ancora ricevuto dalla Svizzera la cassa di cui mi ha avvisato; appena l’avremo ricevuta,
spediremo i libri e i reliquari al recapito del signor Chargé a Marsiglia. Per quanto riguarda il calice,
la catena d’oro e la croce, il padre procuratore delle nostre missioni ha appena fatto una spedizione;
d’altronde i nostri vicari apostolici non sono disposti a fare questa spesa. Ecco una soluzione
migliore: il signor Favier, orefice, riprenderà il calice con poca perdita; la catena e la croce d’oro
invece cercherà di venderle alla prima occasione. Intanto, ci ha detto, non ne farà altre. Ci ha fatto
notare che a venderle a peso ci si rimetterebbe troppo e che, nell’attesa di venderle, sarebbe disposto
ad anticiparle 400 fr. se ella fosse a corto di denaro. Ha comunque aggiunto che, se dovesse
trattenere i suoi oggetti per un anno o più, esigerà gli interessi. Su questa proposta attendo la sua
risposta. Non ho ancora consegnato la sua piccola somma a Langres, ma ne avrò presto l’occasione.
Le avevo chiesto un favore per il mio parroco, il reverendo Cat Laurent (diocesi di Grenoble): il
privilegio di un altare portatile per il suo vice parroco, il reverendo Pillon Eugène, con un breve per
le indulgenze di santa Brigida. Se la cosa non la scomoda, li farà felici ed essi copriranno tutte le
spese.
Mi raccomando molto umilmente alle sue messe e la prego di gradire i sentimenti del più
profondo rispetto e di completa dedizione di chi osa dirsi, monsignore, di Sua Eccellenza um.mo e
obb.mo servitore Eymard, a. p. m.
P.S. Il p. Lagniet le presenta i suoi profondi rispetti e la supplica di ottenere al suo parroco Jean-Marie
Joannet, di Apinac, diocesi di Lione, la facoltà di imporre lo scapolare del Monte Carmelo.
21
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CO 135
MARGUERITE GUILLOT
(II, 14, 18)
Saint-Maurice, 26 novembre 1848.
Signorina, il buon Dio mi trattiene qui ancora per otto giorni; sia fatta la sua volontà. Ciò
contraria un po’ la natura, perché avrei preferito ritrovarmi in mezzo al caro Terz’Ordine. Tutto era
già stato fissato, ma il cardinale ci ha fatto sapere che non può venire domani a cresimare i nostri
ragazzi e rimanda l’amministrazione del sacramento di otto giorni. Dio ha i suoi disegni e io li
adoro e li amo. Passerò questi giorni nel raccoglimento e nello scrivere il direttorio delle terziarie
nubili. Preghi a questo scopo, perché lavorerò per voi. Il buon Dio ha benedetto questo ritiro, lo
ringrazi per me. Lei deve attenersi al solito programma di ogni giorno. Prego Nostro Signore di
essere per lei tutto in tutto e di sostituire tutto. La ricordo spesso a Nostro Signore e alla sua santa
Madre; sia sempre figlia della volontà divina. Sono in Nostro Signore suo umilissimo servo
Eymard.
P.S. Avrà cura di preparare la tunica, il paramento appropriato. I miei ossequi ai suoi cari. Sono stanco,
ecco tutto.
(Urgente).
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
134
CO 136
MARGUERITE GUILLOT
(II, 15, 19)
Domenica, dicembre 1848.
Signorina, se le è possibile cerchi di vedere la signorina David per sollevarla di quel cruccio o
almeno per darle spiegazioni; farà penso un’opera di carità. Soffro al pensiero che quella bell’anima
sia in pena a causa mia, perché le ho detto quanto la stimo e quanto sono alieno da ciò che ella
pensa. Ringrazio comunque il buon Dio di tutto: è una lezione, una grazia e un legame in più con
Dio solo. La ringrazio molto di avermi informato di tutto ciò, perché io non l’avrei mai sospettato
né mi sarebbe mai passato per la mente. Suo dev.mo in Gesù Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
135
REVERENDO MELIN
(I-S, 153, 1 - estratti)
Lione, 8 dicembre 1848.
«Lei dovrà imputare il mio ritardo non all’indifferenza ma alla prudenza, ed io confesso che
essa è stata forse troppo umana. Non è che io abbia dubitato, signor parroco, dell’apparizione della
Vergine a La Salette, no. Ma ho esaminato, ho visto e ho creduto. E quanti faranno lo stesso
crederanno perché la logica dei fatti si impone con evidenza; si tratta di aprire gli occhi e di vedere.
La guarigione della signorina Guillot è uno di quei fatti che possono ben convincere anche i più
severi esaminatori ...».
22
A questo punto riporta la relazione della guarigione e aggiunge:
«Ma bisogna riconoscere che qualcosa mancava a questo miracolo irrecusabile. Che cosa?
Quanto doveva farlo apparire straordinario, e cioè un cambiamento esterno così subitaneo quanto
quello interiore. È vero, questo è sembrato mancare. Ma per la gloria di Dio bisogna dire che quella
era la condizione posta dalla malata. Ella non voleva essere guarita troppo istantaneamente per
evitare la celebrità e il concorso che seguono una guarigione straordinariamente miracolosa. Io ho
assecondato il suo desiderio. Ma Dio rivelò subito il suo intervento, sicché le precauzioni divennero
presto inutili. Ella giunse alla guarigione senza conoscere i languori della convalescenza e subito
l’evento venne risaputo ...».
NOTA: Questa lettera accompagnava la relazione, scritta da Marguerite Guillot il 21 novembre 1848, della sua
miracolosa guarigione da parte di Notre-Dame de la Salette (cf.: N.D. de La Salette et le B. Pierre-Julien
Eymard, par Louis Bassette, in «Bulletin des Missionnaires de La Salette», n. 563 [1956], p. 222). - Vedere
alla lettera n°. 144 il resoconto ufficiale di questa guarigione firmato dal p. Eymard e da alcuni medici ..., del
24 marzo 1849 e inviato al reverendo Rousselot, vicario generale e rettore del Seminario maggiore di
Grenoble. Tale lettera era accompagnata da un’attestazione rilasciata dal medico Berlioz il 7 novembre 1848.
136
CO 138
MARIANNE EYMARD
(III, 69, 59)
Lione, 18 dicembre 1848.
Carissime sorelle, scusatemi se ho tardato tanto a scrivervi. Sono stato molto occupato e ho
fatto qualche viaggio; così le settimane e i mesi mi sono sembrati dei brevi istanti che son volati via.
Sono stato bene, a parte qualche emicrania; un giorno ero molto indisposto e il giorno dopo correvo
e predicavo, sentendomi in piene forze. Lione è molto calma e il commercio della seta dà segni di
ripresa; penso che tutto migliorerà. Diffidate sempre delle false notizie terribili. C’è gente che ne fa
un passatempo e spesso una politica. Scrivete alle buone signorine Guillot; esse vi vogliono bene
come a sorelle. Vi spedisco un piccolo biglietto, che avevo con me da qualche tempo. Parto questa
sera per Belley, dove resterò fino a domenica; vado a visitare una delle nostre case. La signorina
Guillot vi farà avere le immagini. Pregate per me, io lo faccio tutti i giorni per voi. Vostro fratello
Eymard.
P.S. Sono molto contento che prendiate in casa Mélanie: vi sarà assai utile, perché è una ragazza molto
brava.
Sig.na Eymard-Julien - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
137
CO 139
MARIANNE EYMARD
(III, 70, 60)
Moulins, 13 gennaio 1849.
Carissime sorelle, arrivo molto in ritardo per augurarvi Buon Anno, ma ve l’ho augurato molto
cordialmente a Natale, celebrando la messa per voi e offrendovi all’adorabile Gesù bambino come
due sue devote ancelle. E a Capodanno sono salito di buon mattino a Notre-Dame de Fourvière per
celebrarvi la messa e pregare per voi. Se poi non vi ho scritto prima è perché sono stato assorbito da
tante cose che non ho avuto il tempo né la mente libera. Vi scrivo da Moulins, dove mi trovo da
sette giorni in visita alle due case che vi abbiamo, una per i missionari e una per il seminario
teologico. Lunedì prossimo parto per Parigi, dove abbiamo una residenza che dovrò pure visitare. A
23
Parigi andrò a celebrare la messa per voi a Notre-Dame des Victoires. Non preoccupatevi della mia
salute; i viaggi non mi affaticano troppo e mi uso ogni riguardo. A Parigi scrivetemi a questo
indirizzo: Reverendo Eymard, rue Montparnasse 5, Parigi. Richiedete alla signora Faure l’indirizzo
di suo figlio e alla signorina Dastarac quello di suo fratello, perché desidero andare a trovarli.
Resterò a Parigi circa otto giorni.
Pregate molto per me, mie buone sorelle, perché diventi santo e corrisponda fedelmente alle
grazie di Dio e ai grandi doveri del mio stato. Quanto bene potrei fare con la grazia di Dio, se fossi
molto interiore e molto unito a Nostro Signore e ben ricolmo del suo spirito d’amore! Su, mie care
sorelle, dobbiamo affrontare ancora un nuovo anno, un anno in più, ma poi forse verrà la morte e
alla fine il paradiso. Ah, il bel paradiso, che durerà per sempre! Lavoriamo alacremente con Nostro
Signore e lasciamo che il mondo si trastulli, si agiti e si dimentichi di noi; Dio solo ci basta. Sempre
aff.mo vostro fratello Eymard, p.s.m.
P.S. Non ho il tempo di scrivere al parroco, a cui vi prego di presentare i miei deferenti e cordiali ossequi,
come anche al reverendo Pillon e al reverendo Ripert. Chiedete loro se hanno qualche commissione per
Parigi e io volentieri le farò.
Sig.na Marianne Eymard - rue due Breuil - La Mure d’Isère.
138
CO 140
MARGUERITE GUILLOT
(II, 15, 20)
Parigi, 18 gennaio 1849.
Le mando, figlia mia, le mie notizie e la ringrazio delle sue, che mi hanno fatto un gran piacere,
perché ero in pena per tutte voi, soprattutto per lei.
La mia salute si mantiene buona, come a Lione. Il buon Dio ha benedetto la mia visita a
Moulins. Lo supplico di benedire anche quella di Parigi; preghi anche lei per questo. Probabilmente
non sarò a Lione all’inizio della settimana prossima, ma arriverò soltanto verso la fine e la mia
prima visita sarà per lei. Nell’attesa, si tenga unita a Nostro Signore e se ne stia piccola piccola e
semplice semplice sul suo cuore divino; se qualcosa la turba potrà rivolgersi al p. Colin. Sabato alle
7,30 celebrerò a Notre-Dame des Victoires: lo sapete bene che sarete tutte con me sulla patena.
Parigi è molto calma e non mi spiego il perché nei dipartimenti facciano circolare tante voci
inquietanti. Le porterò san Giovanni della Croce. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecourt, Façade du Rhône 9 - Lione.
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ANONIMO [MARISTA]
(I-S, 54, 1)
Arrivo da Meximieux, dove ho predicato un ritiro ai professori, e il buon p. Lagniet mi lascia un
angolino per mandarle i miei saluti, per dirle che penso sempre a Verdelais e che la amo sempre
come un buon fratello. E lei pensi sempre a noi e ai nostri guai, dato che ci troviamo nella capitale.
Cortesie a tutti i padri. Eymard.
NOTA: Questo saluto amichevole figura in una lettera del rev. p. Lagniet, che non porta la data; il testo dice che è
stata scritta da Parigi.
24
140
CO 141
MARGUERITE GUILLOT
(II, 16, 21)
Moulins, 31 gennaio 1849.
Signorina, eccomi finalmente a Moulins. Lunedì ho lasciato Parigi e l’ho lasciata tranquilla,
nonostante le voci preoccupanti che circolavano per le strade il giorno prima. Spero proprio che non
accadrà nulla, perché un disastro previsto è già scongiurato. E poi vi è presente il buon Dio e nella
città ci sono tante anime sante, tutte dedite alla causa di Dio.
Parto questa sera per Lione e spero di arrivarci domani con il battello dell’una. Forse mi
domanderà come sto; oggi come sempre, ieri non bene, perché il viaggio e l’emicrania mi avevano
un po’ affaticato. La lascio in Nostro Signore per andare a pregarlo per lei e per la sua famiglia,
vado infatti a celebrare. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecourt, Façade du Rhône, 9 - Lione.
141
CO 142
MARIANNE EYMARD
(III, 71, 61)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 5 febbraio 1849.
Care sorelle, sono tornato a Lione e mi sono ormai rimesso dalle fatiche del lungo viaggio.
Come vi avevo promesso, ho pregato molto per voi ogni giorno al santuario di Notre-Dame des
Victoires.
Che dirvi di questo viaggio? Sarebbero troppe le cose da raccontare, non posso tuttavia
dimenticare l’impressione provata il 21 gennaio, giorno della morte del santo re Luigi XVI, sulla
stessa piazza in cui venne ghigliottinato dai suoi cittadini. In quel giorno, a Parigi soprattutto, tutto è
ancora lugubre. Ho visitato a Versailles anche gli appartamenti di Luigi XVI e della regina Maria
Antonietta. Ahimè, che tristi ricordi! Sono andato a venerare anche il famoso convento dei
carmelitani, dove tanti vescovi e santi sacerdoti furono uccisi durante la rivoluzione. Sono ancora
visibili le tracce di sangue di quell’orribile massacro. Le ho baciate con venerazione e ho chiesto al
buon Dio la loro fede, il loro coraggio e il loro amore. Ma ciò che mi ha colmato di gioia è l’avere
potuto visitare e venerare la Ste-Chapelle, fatta costruire da san Luigi e dove fino alla rivoluzione
erano custodite le preziose reliquie della corona di spine e un grande frammento della croce. In
quella magnifica chiesa mi andavo dicendo: Qui son venuti a pregare tanti santi; questo è il luogo
più sacro della Francia, dove tutti i grandi e i re sono venuti a pregare. E tuttavia, care sorelle,
quando si sono visti tutti quei bei palazzi reali e tutto ciò che vi è di più fastoso sulla terra, si torna a
ripetere a se stessi: tutto non è che vanità e tutto passa, il paradiso è molto più bello.
Parigi annovera delle anime belle. Vi si prega molto: ogni giorno, in una delle chiese della città
vi è l’adorazione perpetua con l’esposizione del SS. Sacramento giorno e notte. Le donne sono le
adoratrici del giorno e gli uomini gli adoratori della notte. Spero che tante preghiere finiranno col
toccare il cuore di Dio. Quanti interventi divini sono già avvenuti! Lo sapete, credo, che la
Provvidenza ha smascherato tutti i progetti sanguinari e malvagi dei repubblicani rossi.
Lione è molto calma. Non prestate orecchio ai rumori spaventosi che possono diffondersi; tutto
ciò non è che il prodotto della paura e il grido di debolezza della disperazione.
Ho visto con il più grande piacere il mio vecchio amico signor Faure, non ho potuto vedere
invece il signor Cros. Ci troviamo nella quaresima; vi esorto a pregare molto e a santificarvi, ma
anche ad aver riguardi per la vostra salute. Potete tenere Mélanie con voi. Pregate per me. Saluti in
25
Nostro Signore. Vostro fratello Eymard.
P.S. Non dimentico che oggi è sant’Agata, anniversario del mio battesimo, giorno nel quale tu mi hai portato
alla chiesa. Te ne voglio ricompensare con la celebrazione della messa.
Sig.na Eymard-Julien - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
142
CO 143
SIGNOR BETHFORT
(II-S, 100, 1)
Lione, 24 febbraio 1849.
Caro signore, un mio confratello viene a predicare la quaresima a Chalon, ed io l’ho pregato di
venire a presentarle i miei cordiali ossequi. Egli è contento di fare la sua conoscenza.
Sono rammaricato, caro signore, di non essere potuto venire a Lione per incontrare lei e la sua
ottima signora in occasione delle disgrazie che ho condiviso e che avrei desiderato addolcire. Mi
consenta di presentare, per il tramite suo, i miei deferenti ossequi tanto alla signora Bethfort che alla
sua buona mamma. Mi creda sempre, caro signore, suo dev.mo e aff.mo p. Eymard.
Sig. Bethfort, procuratore - Chalon-s/S.
143
CO 144
MARGUERITE GUILLOT
(II, 17, 22)
Lione, venerdì 9 marzo 1849.
Ho appena ricevuto, figlia mia, la sua lettera. Non avendo potuto incontrare il signor Gaudioz,
le scrivo due righe. Avremmo piuttosto bisogno di un ostensorio . Da lunedì cerco un momento
libero per venire a vederla, ma il buon Dio finora non l’ha voluto. In compenso ho pregato molto
per lei, ma soprattutto ho sofferto un poco. E così come vede, s’è avverato ciò che mi dice, non
forse nella stessa misura, ma comunque altrettanto vantaggioso. Vedendola, contrariamente a quello
che volevo e pensavo, in così profonda sofferenza dell’anima e in mezzo a spiacevoli circostanze, io
capisco il suo stato e credo anche di averne individuato il rimedio. Prego perché il suo povero cuore
sia consolato e rimanga unito a Dio. Eccole una notizia che le farà piacere: il medico signor
Champin ha sottoscritto il processo verbale di La Salette. Non pensi di avermi recato dispiacere, no.
Una mamma, sentendo che il proprio figlio soffre e piange, lo ama ancor di più.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecourt, 9, al 2º - Lione.
144
CO 145
REVERENDO ROUSSELOT
(I-S, 154, 1)
VERBALE DELLA GUARIGIONE DELLA SIGNORINA MARGUERITE GUILLOT
Il sottoscritto, assistente della società di Maria a Lione, attesta in coscienza davanti a Dio e in
qualità di testimone oculare, che la signorina Guillot (Marguerite) di Lione, Place Bellecour n. 9, è
26
stata guarita miracolosamente per l’intercessione di Notre-Dame de La Salette.
Malata da dieci anni, la signorina Guillot soffriva continuamente e non poteva lavorare né
camminare senza esporsi a violenti dolori. Questi dolori aumentarono con grande intensità il 30
maggio 1848, ed ella fu obbligata a starsene continuamente a letto. Ben presto la malattia divenne
grave. Il signor Berlioz, suo medico, giudicò prudente farle amministrare gli ultimi sacramenti. Io
preparai l’ammalata alla morte. Non ebbi bisogno di lunghe esortazioni, perché era la bella notizia
che aspettava da tempo.
Ma Dio voleva guarirla per la gloria di La Salette. Avendo il medico dichiarato che i rimedi
dell’arte erano ormai inefficaci, ci rivolgemmo alla Vergine. Tutta la famiglia fece una novena a
Notre-Dame de La Salette. La malata vi si unì. Si recitò ogni giorno il rosario, si partecipò alla
messa e si fece la comunione per questa intenzione. La malata beveva la sera e la mattina dell’acqua
della fontana miracolosa e, ogni volta che ne prendeva, si sentiva un po’ meglio. Si era fiduciosi
ma, l’ottavo giorno della novena, la malata dopo una terribile crisi durata dodici ore, giunse in fin di
vita.
Ma il giorno dopo, festa della Natività della Vergine SS., doveva essere il giorno del miracolo.
Erano le 7 del mattino e tutta la famiglia era alla messa. Si pregò con fervore ma anche con
rassegnazione. E quale non fu la sorpresa delle sorelle della malata e la mia quando di ritorno la
trovammo alzata da letto, vestita, che camminava e si muoveva come se mai fosse stata malata. Era
stata guarita istantaneamente durante il santo sacrificio. Quante lagrime di gioia sgorgarono dai
nostri occhi e quanta gratitudine riempì il nostro cuore verso la buona Signora di La Salette!
La guarigione è stata ed è tuttora durevole. La miracolata non è mai stata così bene. Qualche
tempo dopo ella è andata personalmente a sciogliere il suo voto a La Salette. Ella è una prova
vivente della verità del miracolo dell’apparizione della Vergine. Io non sono l’unico testimone del
fatto della potenza di Maria, e sono felice di esserne stato il fragile ma anche il riconoscente
strumento, e sono pronto a confermarlo con tutta l’autorità della mia fede.
Lione, 24 marzo 1849. L.+S.
Eymard, assistente della società di Maria.
VISTO, PER L’AUTENTICAZIONE DELLA FIRMA DEL REV. P. EYMARD, ASSISTENTE DELLA SOCIETÀ DI
MARIA.
Lione, 24 marzo 1849.
Grange, vicario generale.
ATTESTO IL MIRACOLO COME TESTIMONE.
FIRMATO: Marcel, sacerdote; Champin, medico; J-E. Berlioz, medico; Gaudier; Barillot; L. Vachon;
Gaudioz (Claude).
NOTA: Estratto dal libro: Pierre Rousselot, Nouveaux documents sur l’Apparition de La Salette, pag. 192.
145
CO 147
MARIANNE EYMARD
(II, 17, [23])
Pasqua, 8 aprile 1849.
Saluti, care sorelle, siate le benvenute! Che bella Pasqua! Mi è impossibile vedervi in mattinata,
ma verrò all’ 1,30 del pomeriggio. Vostro aff.mo Eymard.
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146
CO 148
SIGNORA GOURD
(V, 5, 3)
Viva Gesù.
[Lione], Pasqua, 8 aprile 1849.
Signora, ho un momento libero e ne approfitto per augurarle la grazia della Pasqua del Signore
e dirle che oggi lei e la sua famiglia mi siete particolarmente presenti, perché ciò che la riguarda mi
è caro, e ciò che lei desidera io lo voglio e lo chiedo al buon Maestro. Spero che tutti i suoi desideri
si avverino. Su, coraggio! il buon Maestro si fa pregare a lungo perché vuole dare generosamente.
Saluti, mia cara sorella, sono le dieci di sera. Mi sento stanco, perché oggi ho tenuto la
penultima predica della quaresima alla Charité. Ho parlato dell’amore di Nostro Signore che ci fa
santi e generosi. Ah, potessi amarlo io per primo! A domani, lei sarà il mio primo pensiero della
giornata.
Mi accingo a terminare la lettera, perché non arrivi troppo tardi. Spesso ho chiesto le sue
notizie, sono infatti molto preoccupato. Dopo la sua partenza non mi sono fermato mai; ho fatto un
viaggio a Parigi e un altro a Belley, e infine mi ritrovo alla Charité dall’inizio della quaresima. Il
buon Dio è stato generoso, perché ha benedetto la sua parola sulle labbra del suo servo. I
quaresimali sono stati molto seguiti a Lione; si è notato un ritorno alla fede, anche se non
eccezionale per quanto riguarda i sacramenti; comunque la gente ha frequentato le chiese. C’è però
ancora tanto male nel popolo e nelle classi abbienti! queste soprattutto sono le più refrattarie.
Ahimè, questi disgraziati, che avrebbero dovuto aprire gli occhi di fronte alla collera del cielo, oggi
sono disposti a mettersi in ginocchio davanti ad un uomo che promette loro di difenderli in caso di
pericolo.
La signorina Guillot sta abbastanza bene; è stata un po’ indisposta, ma non è stata costretta a
stare a letto. Il buon Dio la vuole a fianco della sua croce. Ma il Signore non si dimentica neanche
di lei, mia buona signora! Sia molto generosa, e accolga di buon grado il buon Maestro senza
badare alle forme o alle grazie con le quali le si presenta: egli è sempre Gesù salvatore e padre. Ha
estremo bisogno di considerare in ogni occasione la santa volontà di Dio come il bene assoluto, da
anteporsi a tutti gli altri mezzi di salvezza. Si sforzi di rimanere in questo centro divino e di vivere
della sua divina volontà; cammini alla sua luce che sempre risplende. Si convinca che la
provvidenza di amore di Nostro Signore la protegge e l’accompagna, come avveniva agli ebrei con
la nube nel deserto. Presto sarà a Lione; ne sono grato a Dio e desidero trovarmici anch’io e essere
libero per poterla rivedere. I miei ringraziamenti e un ricordo pieno di Dio e di riconoscenza alla
signorina Stéphanie. Mi creda, signora, suo dev.mo Eymard.
P.S. Finisco la quaresima domenica; la mia salute è un po’ fragile, ma il Signore è stato la mia forza, poiché
quando ho iniziato ero sofferente.
Sig.ra Gourd - Nizza (Italia).
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CO 152
MARGUERITE GUILLOT
(II, 18, 24)
Vaulx, giugno 1849.
La ringrazio, mia cara figliola, di avermi fatto la cortesia di recapitarmi la sua lettera a mezzo di
Nanette. La volontà di Dio sia fatta, ma sarebbe un grande sacrificio. Sarò a Lione venerdì mattina;
ora mi trovo a Vaulx-en-Velin par Villeurbanne, presso il parroco. Non si tormenti. Coraggio, abbia
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fiducia. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
148
CO 150
MARGUERITE GUILLOT
(II, 21, 28)
Lione, lunedì alle 6, giugno 1849.
Signorina, ora sto meglio; un po’ di affaticamento mi ha costretto a non abbandonare la camera.
Desideravo venire a trovarla, ma l’ora tarda mi costringe a rimandare la visita a domani, prima di
mezzogiorno, perché penso che non salirà a Saint Régis che di sera. Non si turbi, perché tutto andrà
bene. Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
149
CO 151
MARIANNE EYMARD
(III, 73, 62)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 3 giugno 1849.
Carissime sorelle, vengo per ringraziarvi delle vostre gradite lettere e per dirvi quanto mi fanno
piacere, soprattutto perché mi informano che state bene. Fui molto addolorato quando seppi delle
ustioni di Nanette. Mio Dio, è mai possibile che un tale incidente abbia rischiato di renderla storpia?
State molto attente!
Sono contento che siete state soddisfatte del vostro viaggio; ne ho benedetto il buon Dio. Mi
chiedete se verrò presto a La Mure. Non lo so, perché sono sempre molto occupato; e poi è un
viaggio dispendioso. Ma se il buon Dio me ne offrirà l’occasione gliene sarò grato e verrò a vedervi
con piacere. Non state in ansia per noi a Lione; vi ho promesso di scrivervi se mai succedesse
qualcosa di grave. La città è molto calma. Non giudicate in base ai “si dice” o alle notizie dei
giornali; qui ce la ridiamo di tutto questo chiasso.
Le buone signorine Guillot stanno meglio. Sono molto provate, ma anche molto prudenti;
hanno gradito assai le vostre proposte. Sono sempre stato in viaggio da Pasqua in qua, ma sto bene.
Pregate per me, mie buone sorelle, e credetemi sempre in Gesù e Maria vostro aff.mo fratello
Eymard.
P.S. Questa sera il fratello del reverendo Pillon parte per Chatte. Ora sta meglio, perché l’hanno curato
bene, ma ci vorrà ancora del tempo per ristabilirsi completamente. I miei ossequi al reverendo.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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150
CO 153
MARIANNE EYMARD
(III, 74, 63)
Lione, 9 giugno 1849.
Cara sorella, la notizia della tua malattia mi ha molto addolorato. Stavo partendo in tutta fretta e
ho letto la lettera di Nanette solo in vettura. Che fare? raccomandarti al buon Dio e alla Vergine
santa. Spero che ti rimetterai prontamente. Il mio primo pensiero fu di venire a trovarti e a
confortarti. Fammi scrivere spesso. Le buone signorine Guillot sono molto grate delle notizie della
cara Nanette. Sembra proprio che tutte le croci vi inseguano, con Nanette ustionata; mio Dio, quante
disgrazie! Non state in ansia per Lione né per le tante false notizie: tutto è calmo. Ma il colera fa
strage a Parigi; il superiore di quella casa ci scrive che in un solo giorno ci sono stati 1400 decessi.
Il buon Dio ci preservi da questo flagello. Saluti, mie buone sorelle, fiducia e prudenza. Vostro
aff.mo in Cristo Eymard.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 154
MARGUERITE GUILLOT
(II, 18, 25)
La Mure, 16 giugno 1849.
Signorine, come vi avevo promesso, vi mando le mie notizie. Sono arrivato felicemente, sia
pure con le ossa rotte a causa della diligenza. Un po’ di riposo mi permetterà di recuperare le forze.
Ho trovato la mia sorella sfinita dai continui attacchi di febbre. Ero atteso con impazienza. Il
mio arrivo ha causato dell’agitazione, ma poi c’è stato un miglioramento; oggi il medico è stato
soddisfatto dell’ammalata. Sembra tuttavia che quattro giorni fa abbia corso un pericolo serio: Dio
sia benedetto! Spero che si rimetta presto. Vorrei, signorine, ricevere altrettanto buone notizie su di
voi, perché vi ho lasciato con la tristezza nel cuore, vedendovi sofferenti e tuttora sulla croce ... Ma
se le mie preghiere saranno esaudite, sarete ben presto guarite, e, se mi recherò a Notre-Dame du
Laus, là esse saranno più efficaci. Non ho ancora fissato nulla per questo pellegrinaggio, ma se ci
andrò, mi fermerò solo un giorno o due. Quando sarò tornato vi scriverò la data del mio rientro a
Lione.
Coraggio, signorine, comportatevi come la Vergine ai piedi della croce, e rimanete sulla croce
amorosamente con Nostro Signore, facendo atti di amore su tutto, anche sui vostri peccati. La mia
sorella mi incarica di esprimervi la sua pena nel sapervi ammalate, il suo grazie per la vostra
amicizia e le vostre preghiere e la sua gratitudine per tutto. Nanette vi dice le stesse cose. Vostro
dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
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152
CO 155
MARGUERITE GUILLOT
(II, 19, 26)
La Mure d’Isère, 17 giugno 1849.
Signorina, vengo a darle nostre notizie. Le mie sono quelle di sempre, abbastanza buone,
migliori che a Lione, a parte un raffreddore. Le condizioni di mia sorella sono stazionarie. Il piccolo
miglioramento perdura, e anche se non è ancora fuori pericolo, il medico ha fiducia. A complicare
le cose sono le due malattie che si sovrappongono: quella antica, che è un malanno cronico che già
conosce, e la congestione polmonare, di cui comincia a guarire. La mia sorella ha molto apprezzato
il vostro buon ricordo e offre a Dio per voi le sue sofferenze. Ciò sia detto per voi altre sole. Questa
sera partirò per Notre-Dame du Laus, dove mi fermerò due giorni soltanto. Ne sono felicissimo al
solo pensarci. Mi occuperò del caro Terz’Ordine e spero di completare il mio lavoro in quel
santuario di grazie.
Può facilmente immaginare quanto pregherò la buona Madre per lei e per le sue buone sorelle.
Per lei, affinché sia sempre la buona piccola figlia della Vergine SS., semplice, serena e docile, che
ama Nostro Signore in ogni tempo, in ogni luogo, in ogni stato, in ogni tipo di sofferenza, perché
tutto è accolto con la volontà di amore e la grazia di Dio.
Vi benedico tutte in Nostro Signore e sono nel suo amore vostro dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
153
CO 156
MARIANNE EYMARD
(III, 74, 64)
Notre-Dame du Laus, 19 giugno 1849.
Care sorelle, eccomi felicemente giunto a Notre-Dame du Laus. Già questa mattina ho celebrato
la messa per voi alle ore 7, come vi avevo promesso. Ho la ferma fiducia che la buona Madre del
Laus vi guarirà e che già state molto meglio. Se non sarò arrivato giovedì non preoccupatevene,
arriverò venerdì. Si sta così bene qui! Vostro fratello Eymard.
154
CO 157
MARGUERITE GUILLOT
(II, 20, 27)
La Mure d’Isère, 23 giugno 1849.
Signorina, sono tornato dal mio caro e piacevole pellegrinaggio. Non ho bisogno di dirle che
voi tutte vi avete avuto una gran parte. Martedì ho celebrato per voi, perché la buona Madre consoli
e mitighi le vostre numerose sofferenze.
Sono stato felice a Notre-Dame du Laus. Ci si trova così bene! Lasci tuttavia che, nel caso ella
vi si rechi un giorno, la informi di una cosa. Trovo che alcuni di quei missionari sono invadenti:
stanno troppo alle costole dei pellegrini. Io non gradirei questo eccessivo interessamento: là ci si va
per la Vergine. Certo, da parte loro non si tratta che di bontà, ma io ho ben saputo liberarmene. Ho
lavorato molto per il Terz’Ordine e spero proprio che questa volta la buona Madre abbia benedetto
la sua opera.
Quando sono tornato ho trovato la mia sorella sfinita; il giorno prima infatti aveva avuto un
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forte accesso di febbre, tanto che si temé fosse sul punto di morte. Oggi ho celebrato per lei in onore
della Vergine e sembra che sia migliorata. Il buon Dio ne sia benedetto! La mia sorella vi esprime
tutto ciò che l’affetto fraterno può suggerire e ci tiene a farvi sapere quanto gradisca il vostro
affettuoso ricordo. Nanette è ammirevole per la dedizione.
Chiedo alla Vergine SS. di voler guarire presto mia sorella, perché desidero tornare a Lione. Ma
per le prossime riunioni non ci sarò. Andate pure in campagna e siate felici, serene e fiduciose.
Quanto a lei, io la perdono, ma cercherà di essere più prudente in futuro. Obbedisca alle prescrizioni
del medico, perché questa è la volontà del buon Dio. Quando lo riterrà prudente, vada alla
comunione: gliene do il permesso molto volentieri. Sappia vedere in lei, attorno a lei e dentro di lei
la volontà di amore del buon Dio, che si occupa di lei come se non avesse altri al mondo. Cerchi di
andare a Nostro Signore senza corpo e senza spirito, lasci tutto alla porta come fossero dei
domestici e stia sempre unita al suo amore con la volontà. Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
155
MARGUERITE GUILLOT
(II, 21, 29)
Sabato, 24 giugno 1849.
Signorina, spero di venire domani a benedire il magazzino del signor Gaudioz, all’una e mezzo;
partirò da qui subito dopo il pranzo. Faccia il favore di consegnare al nostro fratello uno dei tappeti
d’altare, che voi avete, perché noi non ne abbiamo alcuno. Io sto come sa ..., come sempre. Questa
settimana è stata buona, almeno lo spero, davanti a Dio. Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot - Lione.
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CO 158
MARIANNE EYMARD
(III, 75, 65)
Lione, 1° luglio 1849.
Carissime sorelle, sono arrivato felicemente a Lione. Ho trovato le signorine Guillot desolate.
Ci siamo dimenticati di scrivere loro ed esse temevano sventure più gravi; scrivete a loro o a me.
Prego la Vergine che ti ha dato sollievo, cara sorella, di guarirti completamente, perché serva ancora
meglio il buon Dio e procuri la sua santa gloria. Vi abbraccio nel sacro cuore di Gesù e mi affretto a
finire per non fare tardi alla posta. Il vostro aff.mo in Gesù Cristo fratello Eymard.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 159
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 120, 2)
Lione, 6 luglio 1849.
Signora, finalmente vengo per rimediare un poco a tanta negligenza - no, non l’ho dimenticata , e a un silenzio troppo lungo. Mi permetto di confidarle che ho portato con me a Parigi, a Moulins e
in tutti i miei viaggi la bella lettera della sua sorella per risponderle distesamente. E questa lettera in
pergamena è tornata con me senza che potessi ricambiare il piacere che mi aveva procurato. Mi ero
anche ripromesso passando da Tarare di venire a farle visita, ma Dio non l’ha voluto. Quindi, come
vede, ho sempre avuto l’intenzione di rispondere. Successivamente lei capita a Lione e io l’attendo
per il giorno fissato, annullo anche la partenza. Alla fine ho dovuto concludere: Dio non lo vuole.
Avrei avuto molto piacere di incontrare il reverendo Cuvier ma dovetti rinunciarvi. Sia fatta la
volontà di Dio. Tutto ciò che esigo è che egli non sia di ostacolo a dei propositi tanto generosi nel
bene.
Mi sono unito, signora, a tutti i suoi amici nel ringraziare il buon Dio della salute che le ha
restituito; si degni ora di mantenerla e di consolidarla. Passo alla richiesta dei verbali delle
conferenze del Terz’Ordine. Sono lieto di poterle dire che ne ho incaricata la signora Franchet, quai
St-Vincent 63, Lione. Ella le farà avere i verbali dopo la conferenza e, nell’intento di compiacerla,
in seguito le potrà procurare anche i vecchi verbali. Spero con ciò di meritare il perdono dalla sua
indulgenza.
Le farò avere in seguito la regola del Terz’Ordine, perché possa mostrarla al signor vicario, se
lo riterrà opportuno. Dobbiamo però procedere con discrezione e prudenza, perché il nemico di ogni
bene, in particolar modo della vita interiore, non susciti fin dall’inizio mille ostacoli. Il segreto è
l’anima delle grandi imprese e mette in difficoltà lo stesso demonio. Quanto sarei felice, signora, se
potessi sperare che lei un giorno si riconoscesse debitrice al Terz’Ordine di un po’ della sua corona!
Comunque faccio affidamento in anticipo sulla carità della sua preghiera come su quella della sua
sorella, che mi vorrà permettere di unire in un medesimo sentimento con lei. Quando vorrà
scrivermi desidero che avvenga per il tramite di un intermediario, il signor Carrel o il signor
Franchet. Il motivo è che sono spesso assente e non voglio che in mia assenza degli estranei
possano leggere ciò che riguarda cose di coscienza. Sono, signora, il suo umilissimo servo in Nostro
Signore Eymard, p.m.
Sig.ra Tholin-Bost - Tarare (Rhône).
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CO 160
SIGNORINA JARICOT
(IV, 287, 1)
Lione, 6 luglio 1849.
Signorina, ho saputo che si trova a Parigi nell’interesse dell’opera che ha progettato da tanto
tempo e che Dio ha fatto passare per il crogiolo della prova. Nostro Signore sia sempre la sua forza
e la sua ricompensa, come è stato l’unico scopo dei suoi generosi sacrifici. Le grandi opere,
signorina, affondano sempre le loro radici sul calvario, e lei, che ha bevuto già tanto volte il calice
del monte degli ulivi, lo sa bene. Si direbbe che l’opera che lei destina al bene della chiesa ne segue
le tappe dolorose. Ma abbia fiducia, tante preghiere, tante sofferenze, tanto amore non possono
rimanere sterili. Sarei ben contento di testimoniarle, oltre che con le mie preghiere e i miei voti,
quanto mi sento coinvolto nella sua vicenda, ma sono persuaso che a Parigi - la città delle grandi
opere -, ha trovato quella simpatia cordiale e operosa che si riprometteva nella sua fede e nella sua
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generosità. Maria, che lei ha tanto amato e tanto fa amare, sia la sua guida e il pegno della sua
buona riuscita. E a noi dia la consolazione di vederla tornare felice e benedetta. Voglia gradire,
signorina, i sentimenti rispettosi e cordiali del suo umilissimo servo. Eymard, p.s.m.
P.S. I nostri padri risiedono in rue Montparnasse 5.
Sig.na Jaricot - Parigi.
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CO 161
MARIANNE EYMARD
(III, 75, 66)
Lione, 12 luglio 1849.
Carissime sorelle, vengo per ringraziare il buon Dio insieme con voi del miglioramento di cui ci
hanno informato le vostre lettere. Quanto piacere ne abbiamo avuto! Speriamo che le notizie siano
sempre più buone e che ci sia concesso presto di ringraziare il cielo della salute perfettamente
recuperata.
Lunedì sono salito a Notre-Dame de Fourvière e vi ho celebrato la messa. Ho pregato la
Vergine per te; spero che mi esaudirà. Anche tutto il Terz’Ordine ha pregato per te; quante
comunioni sono state fatte per la tua guarigione! Perciò ho ringraziato le signorine e le signore
dell’interesse che hanno dimostrato. Quanto a te, mia cara sorella, cerca sempre di ricavare profitto
da uno stato tanto penoso per la natura. Quando si è malati non è possibile meditare né pregare a
lungo, neppure il buon Dio lo esige. Ma ogni tanto è buona cosa offrire a Dio le proprie sofferenze,
le pene, l’inazione, ... È un’offerta molto gradita a Dio e ti attirerà grandi grazie.
Le signorine Guillot stanno un po’ meglio; la notizia del tuo miglioramento ha fatto loro tanto
piacere. Io sto come al solito, grazie a Dio. Lione è calma.
Mi spiace molto che la mia partenza vi abbia causato dolore; sapete con quanta facilità cedo in
tutto ciò che mi è possibile, ma era tempo di venire via perché potessi salutare i nostri missionari in
procinto di salpare per l’Oceania. Alcuni sono partiti il giorno dopo il mio ritorno. Vi abbraccio nel
Signore. Vostro fratello Eymard.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 162
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 73, 6)
Lione, 27 luglio 1849.
Monsignore, ho appena letto il suo nome nel giornale. Finalmente! Ringraziamo Dio che l’ha
custodito e protetto da tutte queste tempeste. Quante preghiere abbiamo fatto per lei, monsignore,
perché, dandoci il diritto di chiamarla buon amico della nostra Società, potessimo evitare di essere
oppressi dalla tristezza costatando, soprattutto, che neppure le nostre lettere le giungevano. Spero
che la presente abbia una sorte migliore; essa le dirà la nostra gioia per averla ritrovata.
Avevo avuto, monsignore, l’onore di scriverle:
1. che abbiamo ricevuto le sue masserizie (libri, ecc.) dalla Svizzera;
2. che l’orefice signor Favier spera di vendere la sua croce pettorale d’oro, e che ha già venduto il
suo calice piccolo;
3. che se le occorre del denaro, può prelevare dal p. Poupinel, nostro procuratore delle missioni, o
dal signor Guérin, suo banchiere, la somma di 400,50 fr. del calice e i 17 fr. dei brevi che ella ha
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avuto la bontà di farmi avere e di cui le sono molto riconoscente.
Non freni, monsignore, il mio desiderio di servirla: sarò molto felice di poterle essere utile.
Attendiamo le sue notizie e quelle del buon p. Theiner di cui siamo molto in pensiero. I nostri padri
la pregano di gradire rispettosi ossequi. Il p. Colin è assente, ma i suoi sentimenti le sono noti. Ho
l’onore di essere, con il più profondo rispetto, monsignore, di Sua Eccellenza um.mo e dev.mo
servitore Eymard, assist. soc. mar.
P.S. Il p. Lagniet, provinciale, osa chiederle di ottenergli per il tramite di Propaganda un breve per
indulgenziare i crocifissi per la Via crucis con la clausola: «purché si faccia il consueto pio esercizio o
si recitino alcune preghiere vocali fissate da chi benedice i crocifissi».
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CO 164
MARIANNE EYMARD
(III, 76, 67)
Lione, 20 agosto 1849.
Care sorelle, penso che avrete ricevuto la cassa con le arance, le corone e i libri, che vi abbiamo
spedito accompagnandoli con una breve lettera. Spero che vi sia pervenuto tutto; favorite
informarmi nella vostra prossima lettera che attendo con ansia. Ringrazio il buon Dio del piccolo
miglioramento della sorella e gli chiedo con fiducia di poterla vedere presto completamente
ristabilita. Questo infortunio mi addolora molto, e temo assai, cara Nanette, che tu abbia a prendere
il suo posto. Perciò risparmiati un poco, dal momento che le buone persone di La Mure sono tanto
caritatevoli nell’offrirsi a darti una mano. Vi prego di presentare i miei deferenti e riconoscenti
ossequi al signor Telmat; gli sono molto grato e il mio debito sarà doppio. Io sto bene e sono
sempre molto occupato, tanto da non avere neppure il tempo per scrivere. Sono in Nostro Signore
vostro fratello Eymard.
P.S. Il 10 agosto ho celebrato la messa per la sorella nella cappella di santa Filomena; spero che la cara
santa la guarirà.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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MARGUERITE GUILLOT
(II, 22, 30)
Mercoledì, settembre 1849.
Signorina, abbiamo appena terminato gli esercizi spirituali e domattina mi troverò ancora qui.
Se desiderate vedermi, lei e le sue sorelle, venite verso le 7 o le 8 del mattino. Vostro dev.mo nel
Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
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CO 165
MARIANNE EYMARD
(III, 77, 68)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 10 settembre 1849.
Care sorelle, domani cominciano gli esercizi spirituali di otto giorni; pregate perché faccia un
buon ritiro, ne ho infatti un grande bisogno.
11 settembre.
Essi saranno per me un tempo di riposo. E pregherò molto per voi. Il signor Reymondmi ha
portato le vostre notizie, anche molte persone di ritorno da La Salette hanno fatto lo stesso. Il buon
Dio ne sia benedetto e ringraziato. Sono contento del miglioramento; ma quando mi sarà annunciata
la perfetta guarigione? Io sto bene, grazie a Dio. Non so ancora quando andrò al sud; sarà forse in
autunno. Saluti, buone sorelle, la campana del ritiro è suonata e sono costretto a lasciarvi. Vostro
aff.mo fratello Eymard.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 169
MARGUERITE GUILLOT
(II, 22, 31)
La Mure, ottobre 1849.
Signorina, ho ricevuto ieri la sua lettera e la ringrazio. Sono partito giovedì mattina con la
diligenza di Saint-Dominique. Perciò bisognerà che recuperi il suo pacco di arance, di cui
comunque le sono grato.
Quanto alle reliquie, si è avuto il torto di non farle avere un biglietto perché si era convinti che
avrebbe riconosciuto il fratello. La pena che ha provato mi ha molto addolorato; ma si tranquillizzi:
è tutta colpa del fratello che ha un carattere focoso.
Mia sorella e Nanette vanno ammirando le belle cose che sono arrivate tutte in buono stato. Il
buon Dio ve ne renda merito. Sono contente, ma hanno espresso subito il desiderio di ospitarvi nella
prossima primavera e per la durata di un mese. Da La mure si andrà poi a Notre-Dame du Laus.
Nostro Signore la conservi e la diriga sempre nella pace e nella dedizione al suo amore. Saluti nel
nostro buon Maestro. Fra qualche ora parto, e sono in buona salute. Eymard.
P.S. Desideravo consegnarle due biglietti in deposito, uno di 1.000 fr. per il quadro del signor Jamôt, rue
Ste-Hélène, e l’altro di 200 fr. destinato a lei ..., come deposito per il Terz’Ordine. Dei 200 fr., 100 me
li ha dati la signora [una parola cancellata] per un’opera di beneficenza di cui ella è informata (una
povera signora, a cui ho dato per ora solo 50 fr.). In caso di morte ..., si informerà delle sue intenzioni.
I miei ossequi rispettosi e devoti alle sue buone sorelle.
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CO 166
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 75, 7)
Lione, 14 ottobre 1849.
Monsignore, vengo a informarla che spedisco la cassa dei libri ai signori Dromet & C., rue de
Rome, Marsiglia, perché le sia inviata a Roma. Questi signori le faranno sapere il giorno dell’arrivo.
Troverà tre opere in più. La prima è il libro del signor Pinart destinato a mons. Buratti: siamo
contenti di inviarglielo a titolo gratuito. La seconda opera, sono i viaggi del signor Fulchiron che lei
desiderava avere. Il signor Mulsant, che ho avuto l’onore di presentarle, la prega di gradirli in
omaggio ed ha faticato non poco per procurarli. La terza opera è dello stesso signor Mulsant che
desidera farne omaggio a Sua Santità per il tramite suo, come gli ha promesso a Lione. Il signor
Mulsant è un autore molto devoto. In ogni occasione prende le difese della causa cattolica nelle
numerose società culturali di cui è membro. In cambio sarebbe contento di ricevere l’autografo del
santo Padre. Se poi la munificenza di Sua Santità gli conferisse una decorazione, essa sarebbe ben
meritata. Ma capisco che si tratta di una questione delicata.
Oso ancora presentare alla sua bontà le suppliche di un buon sacerdote della diocesi di Lione, il
reverendo Poulat, parroco di Saint-Jean La Buissière:
1. l’indulto dell’altare privilegiato per i defunti;
2. la facoltà di imporre lo scapolare del Monte Carmelo;
3. la facoltà di indulgenziare e di accordare i privilegi di santa Brigida alle corone, ... Egli salderà
tutte le spese occorrenti.
I padri stanno tutti bene. Il p. Superiore, il p. Lagniet e il p. Poupinel mi incaricano di
esprimerle i loro sentimenti di venerazione e di rispetto. Con gli stessi sentimenti sono contento di
essere di Sua Eccellenza, monsignore, um.mo e dev.mo servitore Eymard, ass. s. m.
P.S. Ci farà piacere ricevere sue notizie.
166
CO 167
MARIANNE EYMARD
(III, 77, 69)
Lione, 15 ottobre 1849.
Cara sorella, mi è impossibile partire da Lione prima di giovedì. Arriverò spero, giovedì sera a
La Mure. Mi trattiene a Lione l’assenza del p. Generale, perché devo sostituirlo. Non potrò
concederti molto tempo, ma tutto quello che potrò lo farò con grande piacere. Sono contento di
sapere che stai meglio. Ne sia benedetto il buon Dio, ed anche la sua santa madre! Nell’attesa sono
tuo aff.mo nel Signore Eymard.
P.S. Ti porterò le tue commissioni.
37
167
CO 168
SIGNORA GALLE
(II-S, 144, 1)
Lione, 15 ottobre 1849.
Signora, sperando di vederla arrivare a Lione di giorno in giorno, ho sempre rimandato il
momento di scriverle. Avevo persino cominciato. Ma ora cedo ai rimorsi, anche perché ho
l’impressione che lei stia meditando un rimprovero ben meritato. E tuttavia spesso sono venuto a
farle una visita spirituale. Pare che sia tanto affezionata alla sua solitudine, ai suoi boschi e ai
piccoli sentieri, a questo silenzio e a questa calma della natura al punto da dimenticare il mondo. Si
sta così bene con Dio solo e in Dio solo! E così tornerà così tra noi ricolma di vita interiore e, lo
spero, in perfetta salute.
Non avrò il piacere di incontrarla al suo arrivo perché dopodomani parto per il Sud. Vado
incontro al colera. Beh!, lei dirà, forse il colera sorprenderà il p. Eymard mentre passa e lo spedirà
in paradiso. Che bel viaggio, con tale meta! Sarei tentato di invitarla a raggiungermi. Ma no, non
sono degno del cielo, purtroppo! Se Dio, nella sua divina misericordia, mi accorda il purgatorio,
sarà sempre un grande favore per un povero sventurato. Là almeno, amerò il buon Dio soffrendo,
desiderando, sospirando più ardentemente di possederlo nell’avvenire.
Ella intanto pregherà per me, ed io mi consolo perché lei avrà un po’ di quella carità che io le
auguro. Addio, cara sorella. Nostro Signore la conservi sempre nel santo amore dell’infanzia
cristiana. Eymard, s.
P.S. I miei ossequi e cordiali saluti alla sua buona mamma. E cordialità anche al signor Paul.
Sig.ra Galle - c/o sig.ra de Villedieu - à la Tour de Salvagny près l’Arbresle (Rhône).
168
CO 172
MARGUERITE GUILLOT
(II, 24, 33)
Lione, novembre 1849.
Signorina, ho appena saputo che una persona parte lunedì per La Mure. Se vuole approfittare
per mandare le immagini, il recapito è il seguente: signor Buisson, falegname, o signora Borel, rue
Plat d’Argent, 18. Favorisca includere un registro del Terz’Ordine per le accettazioni da consegnare
al reverendo Faure, parroco a Saint-Laurent. Sono in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, 9 - Lione.
169
CO 170
MARGUERITE GUILLOT
(II, 23, 32)
La Seyne par Toulon, 5 novembre 1849.
Signorina, le mando le notizie del viandante: egli sta come al solito. Il buon Dio non lo ha
ancora voluto; che cosa farebbe di un servo pigro e inetto? Nella sua bontà gli concede ancora un
po’ di tempo. Grazie delle sue preghiere, prometto di ricambiarle. Starò qui ancora fino a domenica
prossima, giorno di chiusura del ritiro dei ragazzi; ne tengo infatti tre. Spero quindi di arrivare a
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Lione nei primi giorni della prossima settimana. Così avrà il tempo di mandarmi notizie sue e di
tutta la famiglia, esse mi faranno piacere. Spedisca a questo indirizzo: reverendo Eymard,
Pensionnat de La Seyne, par Toulon (Var).
Come sta? Se qualche pena o grave angustia le impedisse di continuare a fare la comunione,
vada a confessarsi dal p. Colin piuttosto che privarsene. Oppure attenda me.
Ho lasciato la mia sorella in buona salute. Devo anche confidarle che mi sono recato a NotreDame du Laus e che ho avuto la fortuna di trascorrervi una delle mie giornate più belle. In quel
luogo la Vergine si mostra tanto buona con me! Vi benedico tutte. Suo dev.mo nel Signore Eymard.
P.S. Spero che avrà ricevuto la mia lettera da La Mure con i due biglietti che vi erano acclusi.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
170
CO 171
MARIANNE EYMARD
(III, 78, 70)
La Seyne, 5 novembre 1849.
Care sorelle, vengo a darvi le mie notizie. Io sto bene. A Tolone il colera non c’è più e a
Marsiglia è quasi scomparso. Passando da Gap mi sono preso una giornata per Notre-Dame du
Laus: vi ho passato da otto a nove ore. Potete ben indovinare che non siete state dimenticate; ho
celebrato la messa per voi. Il vescovo di Gap mi ha chiesto vostre notizie e prega per voi. Ho
trovato la buona signorina Haas, che conoscete, un po’ sofferente, ma spero che ora stia meglio; la
sua è una famiglia meravigliosa. Anche il p. Denis mi ha chiesto vostre notizie e prega molto per
voi. Starò qui fino a domenica prossima. Scrivetemi come state e se la signorina Berthier è partita
insieme con la nipote. Per la verità temo che la Superiora generale sia assente, può comunque essere
sicura di essere accettata. Forse non potrò ripassare da La Mure, perché desiderano che passi da
Viviers per visitare il seminario maggiore; ma lo sapete bene, se mi sarà possibile lo farò con
piacere. Su, coraggio e sempre fiducia in Nostro Signore e nella sua santa madre. Il tempo è breve e
il cielo eterno; amiamo e serviamo sempre il buon Dio come lui vuole. Sono in Nostro Signore, care
sorelle, vostro fratello Eymard.
P.S. Questo è il mio indirizzo: sac. Eymard, Pensionnat, La Seyne par Toulon (Var). Ho scritto a Lione per
Artaud figlio e mi hanno promesso di raccomandarlo ben bene.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
171
CO 173
MARIANNE EYMARD
(III, 79, 71)
Lione, 2 dicembre 1849.
Carissime sorelle, vi faccio attendere sempre troppo le mie risposte, ma sono tanto occupato che
mi manca il tempo, soprattutto da quando il superiore è assente e devo farne le veci.
Ho fatto un viaggio molto buono. Ciò che mi è mancato è non essere potuto passare da La Mure
per salutarvi; ma il buon Dio non l’ha voluto, perché l’obbedienza mi mandava altrove. Così è la
vita: si passa e non ci si fermerà che nell’eternità beata. Lassù, care sorelle, devono tendere tutti i
nostri desideri e tutto il nostro affetto, verso l’amore eterno di Dio. Nell’attesa bisogna soffrire,
essere provati, seguire Gesù crocifisso e fare tutti i giorni dei sacrifici, perché il cielo lo si guadagna
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a questo prezzo e perché l’amore di Dio lo esige. Voi siete state molto provate, ma consolatevi,
questa è la sorte delle spose di Gesù.
Tutto bene a Lione. Forse vi parlano e vi spaventano col colera, che serpeggerebbe in città e vi
farebbe grandi stragi. Non è vero, perché non è un colera maligno. Evidentemente c’è della gente
che si diverte a incutere paura. Il grande colera da temere è l’inferno, il resto non è nulla. Sono
vostro aff.mo in Nostro Signore fratello Eymard.
P.S. I figli di Reymond e di Gras fanno bene; si è molto contenti di essi. Io mi assenterò per un mese, perché
vado a tenere una missione a Dionay vicino a Roybon (Isère); parto venerdì sera 7 dicembre. Pregate
molto a questo scopo. Potete scrivermi là.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
172
CO 174
MARGUERITE GUILLOT
(II, 24, 34)
Dionay, 22 dicembre 1849.
Rispondo in fretta, mia cara figlia, alla sua gradita lettera. Per prima cosa essa mi ha fatto
piacere. Sono contento di sapere che la prima casa di Nazareth va meglio: il buon Dio la benedica
sempre! Essa è stata fondata sulla croce; come non potrebbe amarla Nostro Signore? Le croci erano
necessarie all’edificio: non sono eventi naturali, ma delle prove.
1. Io sto meglio che al momento della mia partenza da Lione. Ha indovinato il motivo del mio
silenzio: è una prova di Dio per me.
2. Non ci saranno riunioni né per le signore né per alcun altro fino al primo sabato di gennaio,
perché solo a quella data io sarò di ritorno. La missione infatti terminerà il 2 gennaio e io
arriverò a Lione venerdì in mattinata.
3. Vada dal giudice di pace, è più che giusto. San Giuseppe l’assista negli affari della sua casa.
4. Mi attenda per la confessione, se le è possibile, comunque ciò che mi ha detto non costituisce un
impedimento. Conservi uno stato di calma interiore verso coloro che sono l’oggetto delle sue
antipatie. Non faccia nulla, né pro né contro: si tratta di una pena, perché non ci vede molto
chiaro. Si comporti come una cieca per un motivo di carità.
5. Le do il permesso per l’acquisto delle strenne e delle scarpe (La prego, prelevi i soldi dalla cassa
del Terz’Ordine, da ciò che è avanzato del dono di quelle signorine. La autorizzo e la scongiuro:
il Terz’Ordine non la potrà mai ricompensare abbastanza della sua grande dedizione).
6. La autorizzo anche a scrivere a chi ritiene opportuno. Abbia la bontà di far sapere alla mia
sorella che io sto bene.
7. Non dico nulla del dono. Ahimè! Le sue sorelle sono troppo buone e mi credono più utile di
quanto in realtà sia.
Il Terz’Ordine mi impegna, mi riempie di gioia e mi consola. Vorrei fare molto di più per la
perfezione di queste buone anime, ma la mia regola è: fare tutto per obbedienza, lasciare tutto per
obbedienza, non desiderare nulla fuori dell’obbedienza, partire domani per non rivedere mai più
Lione e le persone a cui sono molto affezionato in Dio, vivere e morire nel cantuccio di una stalla o
sul ciglio di una strada, non voler che neppure si parli di me dopo la morte, ma essere confuso con i
poveri. Questo è ciò a cui aspiro e che prego di chiedere per me.
Sono nel Signore suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite, stiratrice - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9, al 2º - Lione.
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173
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 151, 1)
2 agosto.
Signora, mi voglia scusare se non le mando i verbali: la signora Chaupin non si trova qui e poi
porterò a termine l’ultimo solo domani mattina; almeno spero di poterlo finire. Sia benedetto il buon
Dio! Egli le ha dato una prova evidente di quanto le dissi, e gliel’ha data subito; io l’attendevo
soprattutto per lei. Sì, non lo dimentichi, mia cara figliola: il buon Dio non accorda grazie simili a
quelli che non ama di un amore particolare. È una prova del suo amore per lei. Se le riserva un
posto sul calvario, egli rimane là insieme con lei, perché la sua grazia e il suo amore la elevino fino
al suo cuore. Suo dev.mo nel Signore Eymard.
174
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 151, 2)
3 marzo.
Signora, lo stato dell’anima sua mi fa molta pena. Capisco un po’ la sua sofferenza: chi la potrà
liberare? La bontà divina, che non abbandona i suoi figli poveri, umili e pazienti. Lei, signora, sa
fare dei grandi sacrifici di tanto in tanto. Quanto desidero vederla più paziente sulla croce di Nostro
Signore! Da dove provengono in sostanza tutte queste pene? in parte da noi stessi, ci avverte
l’Imitazione. A che cosa mira Nostro Signore? che impariamo a soffrire dentro di noi con dolcezza
e generosità.
La mia pena nei suoi riguardi è pure ben giustificata, perché il mio stato attuale non mi permette
di riservare alla sua anima tutte le attenzioni di cui ha bisogno. È un segno che ci dà la divina
Provvidenza, a me perché non la lasci soffrire senza porgerle un aiuto, a lei perché si cerchi un altro
direttore.
Nuove difficoltà sono poi sopravvenute. Io non potrò più venire a confessarla a St-Régis. La
cosa mi è divenuta impossibile; lei conosce la mia buona volontà, ma devo sottomettermi, e anche
lei appartiene a Dio prima di essere alle dipendenze di un direttore. Il tempo del direttore è un
tempo limitato, ma all’anima rimane sempre Dio.
Se avessi conservato qualche penitente avrebbe ragione di lamentarsi di me; ma lei sa che non
l’ho fatto. Adoro i disegni di Dio e lo pregherò per lei, ma questa decisione non viene da me; di
conseguenza non posso trascurarla. Il più gran piacere che mi può fare è che affronti tutto ciò da
buona cristiana e riprenda a servire Dio e a compiere gli esercizi abituali. L’affido perciò alle mani
di Nostro Signore e della sua santa Madre, e sono contento che la grazia ha voluto farle un po’ di
bene per mezzo mio.
Sono nella sua divina carità, signora, il suo um.mo Eymard.
Sig.ra Franchet - Quai St-Vincent 75 - Lione.
41
175
CO 175
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 153, 3)
Signora, la sua richiesta mi mette in imbarazzo, ma se la cosa è richiesta dalla convenienza del
suo stato, va bene ..., perché sono sicuro della sua pietà. Cerchi di rimanere a galla al disopra di
tutte queste tempeste ... Nostro Signore è con lei. Scusi la mia brevità, sono atteso da ogni parte.
Eymard.
176
CO 176
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 153, 4)
La prego di scusarmi, ma il verbale non l’ho ancora fatto. Oh, mi sono ben accorto ieri che lei
era sulla croce! Ma ami Nostro Signore sino alla fine, gli resti fedele; la sua grazia le verrà in aiuto.
Eymard.
177
CO 177
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 154, 5)
Domenica.
Signora, il direttore del pensionato di Valbenoîte signor Delaumay sta qui fin verso le cinque. Il
signor Franchet aveva espresso il desiderio di presentargli il vostro figlio. Se vi è possibile, sarete
bene accolti ed io sarò lieto di avere le sue notizie. Sono, buona signora, il suo um.mo servitore in
Nostro Signore Eymard.
Sig.ra Franchet - Quai St-Vincent 62 - Lione.
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COMANDANTE MARCEAU
(II-S, 99, 1, estratti)
1850.
«Le dirò che amo La Favorite come fosse una Nazareth. Lì, lontano dal mondo, vivo attorno a
Nostro Signore nell’Eucaristia come un figlio a fianco del padre e sono contento. Nella mia felicità
ci sono pure, di tanto in tanto, le tentazioni di sant’Antonio. Una vita senza lotta non è possibile
sulla terra.
«Devo farmi una certa violenza per rivolgermi verso il mondo. Effetto della grazia o della
natura? Forse l’uno e l’altro. Mi raccomandi alle preghiere di N., non tanto perché io conosca la
volontà di Dio ma piuttosto ciò che è di ostacolo ai disegni di Dio su di me. Desidero tanto servirlo,
ma sento il vecchio uomo che mi rende terrestre».
NOTA: La Favorite era la« casa di noviziato della Società di Maria, al 22 di Saint-Irénée, Lione.
42
179
CO 178
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 76, 8)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 14 gennaio 1850.
Monsignore, vengo per ringraziarla dei brevi che ha avuto la bontà di spedirmi per il reverendo
Poulat, parroco di St-Jean. Questo buon parroco non sa come esprimerle la sua gioiosa e viva
gratitudine.
Sono contento di sapere che è guarito; saperla ammalato mi aveva molto afflitto. Oh! si riguardi
un po’, monsignore, perché non è qui?
Sembra che non le sia pervenuta la lettera che le ho scritto quasi due mesi fa. L’avevo affidata a
un signore in partenza per Roma, che diceva di conoscerla bene. Questo incidente mi ha
rammaricato. Arrivavo allora da Marsiglia, dove avevo visto il signor Marius Olive. Mi disse che
sperava di ritirare il suo denaro, perché la persona a cui lei lo aveva affidato aveva promesso di
consegnarlo di lì a poco. Avevo pregato il signor Olive di scrivermi su questo affare, ma da lui non
ho ricevuto più nulla. Sembra che tutto proceda bene, ma per assicurarmene gli scriverò oggi stesso.
Se le serve, può sempre prelevare, previo avviso, 300 fr. dal signor André Favier, orefice. La catena
e la croce pettorale non sono ancora state vendute. Il signor Favier spera sempre di trovare
l’occasione buona.
La ringrazio in anticipo per l’opera che ha avuto la bontà di inviarmi; essa sarà per me un
dolcissimo ricordo. Il p. Generale mi incarica di presentarle i suoi cordiali e deferenti ossequi. Io la
prego di accogliere i miei e di ritenermi sempre di Sua Eccellenza, monsignore, um.mo e dev.mo
servitore Eymard, p.s.mar.
180
CO 179
MARIANNE EYMARD
(III, 80, 72)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 31 gennaio 1850.
Carissime sorelle, davvero non capisco come sono potuto restare così a lungo senza scrivervi, io
che mi ero proposto di farlo il primo giorno dell’anno! Per trovare un momento molto calmo e
intrattenermi con voi, lascio passare settimane e mesi. Ma non ho bisogno di dirvi che il mio cuore è
a La Mure e che non passa giorno senza che venga a farvi visita più di una volta con il mio angelo
custode.
Vi ho augurato il Buon Anno a La Mure e vi ho offerte tutt’e due a Nostro Signore, perché lo
possiate amare molto e perché quest’anno sia un grande anno di virtù e di meriti per voi. Non vi
auguro, mie buone sorelle, il cielo per il momento, ma piuttosto di potere fare grandi cose per il
cielo, per l’amore di Dio e per la gloria di Gesù e di Maria. E voi farete grandi cose trovando nel
vostro stato di pena e di sofferenza le occasioni delle grandi virtù di Gesù. Il buon Dio vi ha dato
una vita sofferente, perché possiate essere degne spose di Gesù crocifisso. Il Calvario è il Tabor
delle anime grandi. L’amore divino renda dolci le vostre sofferenze e il desiderio di glorificarlo
maggiormente ve le faccia apprezzare al di sopra di tutto.
Quanto a me, io sto bene e lavoro molto per la gloria di Dio e sono contento che le mie giornate
siano troppo corte per il bene che devo fare. Tra quindici giorni partirò per Chalon-sur-Saône per
predicarvi la quaresima nella chiesa di san Pietro; vi scriverò di là. Sì, buona quaresima, ma servite
molto soavemente il buon Dio. Vostro fratello Eymard.
43
P.S. Ho l’intenzione di scrivere alla signorina Berthier; ella mi ha scritto ed è contenta.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
181
CO 180
ANTONIA BOST
(IV, 172, 2)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 7 febbraio 1850.
Signorina, ho abusato della libertà che mi ha lasciato la sua gradita lettera. L’avevo portata con
me durante il viaggio nel sud della Francia sperando di trovare il momento buono per risponderle,
ma eccomi al mese di febbraio senza averlo ancora fatto. Mi perdoni per l’ennesima volta. Spero
che continuerà a scrivermi con la stessa semplicità, convinta di trovare sempre in me un padre tutto
premure.
E vengo alla sua lettera.
1. Volentieri l’autorizzo a passare i verbali alla sua amica. Sarò contento se vi potrà spigolare
qualche briciola spirituale, ma lei è troppo buona a considerarli così importanti. Via, signorina,
chieda per me l’amore del Signore, perché tutto proviene da questa sorgente infinita e tutto vi
deve far ritorno.
2. Quanto alla vocazione sono sempre dello stesso parere: piuttosto che scompigliare tutto e tutto
spezzare all’interno della sua famiglia, attenda. Del resto lei è libera per quanto concerne gli
esercizi di pietà e davanti a Dio può considerarsi una vera religiosa, perché lui solo custodisce il
segreto del suo cuore e riceve l’omaggio della sua vita. E poi ha al suo fianco una sorella tanto
buona che percorre la stessa via spirituale, anche se sotto un vessillo diverso. Oh no, resti ancora
un po’, ma preghi molto e faccia tutti i piccoli sacrifici richiesti dal suo stato conformemente
alla volontà di Dio.
Lei desidera amare molto il buon Dio. Alimenti spesso questo piccolo fuoco perché diventi un
rogo e un incendio divoratore; questo alimento è l’abnegazione di ogni istante. Saluti, mie care
figlie in Nostro Signore, vi benedico cordialmente. Eymard.
P.S. Parto sabato 16 per Chalon-sur-Saône per predicare la quaresima nella chiesa di san Pietro. Là mi
farà piacere ricevere le vostre notizie.
Sig.ra Tholin-Bost - Tarare (Rhône). - Sig.na Bost.
182
CO 181
MARGUERITE GUILLOT
(II, 25, 35)
Chalon-sur-Saône, 28 febbraio 1850.
Signorina, ho ricevuto le sue due lettere; una mi ha fatto piacere, quella che attendevo da Lione
per prima; l’altra mi ha rattristato e mi rattrista per le dolorose conseguenze che sembra prospettare.
Non rivedrò dunque più la sua buona mamma? Non mi aspettavo certo una notizia tanto triste, io
che desidero tanto alleviare il suo dolore e affidare la sua bell’anima a Dio. Preferisco pensare che
la sua lettera non è che il frutto di una forte apprensione. Unisco comunque volentieri le mie
preghiere e il mio memento nella santa messa a ciò che lei fa per la sua mamma, alla quale prego di
presentare le mie espressioni di dispiacere e di attaccamento affettuoso.
Ed ora a lei.
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1. Per quanto riguarda la mia salute né bene né male, comunque essa è sufficiente per compiere le
mie incombenze. Non mi sento tuttavia stanco come la prima settimana.
2. L’indirizzo della signora Regnier è il seguente: rue Puy-Guillot, 17, al 3º piano, (là dove vi è
una curva all’inizio del viale).
3. La regola del Terz’Ordine per i sacerdoti non è stata ancora approvata; attendo quindi
pazientemente, perché l’ora di Dio non è ancora venuta.
4. Non intendo assolutamente permetterle nuove penitenze oltre le solite, sulle quali ci siamo
messi d’accordo. Mortifichi il corpo, ma non lo debiliti, e ciò per un principio di povertà, per
non essere costretta poi a curarsi con gran dispendio.
5. Un’ora durante la notte, se non ha febbre alta o prostrazione fisica o mal di testa.
6. Per la spesa di 5 fr. d’accordo; quanto alle immagini va bene.
7. Bisogna fare lo stesso la comunione, soprattutto animata da sentimenti di una grande povertà e
di una grande umiltà. Si accosti al Signore come la Maddalena la prima volta che andò a gettarsi
ai suoi piedi. Non dia peso ai turbamenti, alle tentazioni, alle paure e, dirò di più, ai suoi peccati;
vada verso il buon Gesù con i suoi stracci. Nostro Signore esige da lei solo questa disposizione
o almeno questa obbedienza.
8. Mi permetta di farle l’abbuono di venti centesimi per le sue lettere e di riceverle senza che le
debba affrancare. Mi scriva quando ne sente il bisogno, diciamo ogni otto giorni. Vorrei
davvero essere per la sua anima in pena, mia povera figliola, lo strumento delle grazie di Dio.
Ma che cosa può fare un povero nulla?
Benedico tutte in Nostro Signore, lei in modo particolare. Mi scusi, dovrebbe ricevere la mia
precedente lettera.
183
CO 182
MARIANNE EYMARD
(III, 81, 73)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Chalon-sur-Saône, 9 marzo 1850.
Mie buone sorelle, lascio tutto per mandarvi un fraterno saluto; non vedevo l’ora di
intrattenermi con voi. Ho saputo che il miglioramento della vostra salute si mantiene, secondo
quanto ho chiesto al buon Dio. Ne sia benedetto! Prendetevi ogni riguardo per questo piccolo
miglioramento, perché anche un soffio leggero può spegnere una fiammella. Se in primavera vi
sentite affaticate, fatevi visitare dal signor Telmat, che è una persona molto esperta. Vogliate
presentargli i miei ossequi.
Io sto bene; non sono sovraccarico di lavoro, anche se sono molto occupato. Il buon Dio
benedice le povere parole del suo misero prete. Pregate per lui, perché è il vostro fratello e perché
noi lavoriamo insieme per il cielo.
I tempi sembrano tranquilli; riponete perciò la vostra fiducia in Dio e nella Vergine. Durante
questo tempo santo concentrate il vostro amore su Gesù crocifisso e sui misteri della sua passione ...
È la grazia del momento. Vi abbraccio in Nostro Signore. Aff.mo Eymard, p.s.m.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure (Isère).
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184
CO 183
SIGNOR BLANC DE ST-BONNET
(II-S, 32, 1)
Chalon-sur-Saône, 10 marzo 1850.
Signore, ella ha avuto la bontà di spedirmi il suo prezioso libro che insegna a soffrire; la
ringrazio. Già avevo avuto l’occasione di apprezzarlo insieme con il suo schivo autore, e mi era
piaciuto, e speravo di avere un giorno il piacere di conoscerla personalmente. Mi alletta un autore
che ha il coraggio di pensare e di scrivere le proprie convinzioni intime e apostoliche. E mi interessa
un libro originale, e deve esserlo per appartenere all’autore e rivelarmi qualcosa di me stesso. Ma,
signore, quando ci si muove dal suo punto di partenza, quando cioè si intende mettere alla portata
dell’uomo un principio così bello e così importante com’è la religione, bisogna attendersi la
contrarietà cieca di chi non è disposto a valutare le argomentazioni di merito, l’opposizione
sistematica di chi non vuole credere ad una ricerca inedita, e la viltà di una cricca di individui
schiavi.
Se avessi qualche credito in questo mondo, le direi: ella ha una miniera da sfruttare, una bella
missione cristiana da compiere e quindi non si fermi a metà strada. Il cristiano raggiunge il suo
trionfo solo nella tomba o, meglio, quando combatte per la verità e la dimostrazione lampante della
divinità. Quando tornerò a Lione, mi prenderò la libertà di venire a ringraziarla personalmente. La
prego di scusare il mio ritardo, che non è dipeso da me. Con i più devoti sentimenti sono, signore,
suo um.mo servitore Eymard, o.s.m.
185
CO 184
SIGNORA GALLE
(II-S, 145, 2)
Chalon-sur-Saône, 10 marzo 1850.
Signora, la ringrazio per la sua bella lettera che mi ha fatto un gran piacere. A volte si ha
bisogno di parole di consolazione, ed io mi consolo quando penso a lei, e alle sue preghiere. E mi
piace dirlo a Nostro Signore e formulare nuovi auspici affinché lo ami sempre di più e sia forte nelle
sofferenze della vita e del cuore. Veda, buona signora, bisogna che lei abbia un legame permanente
con Gesù sofferente perché altrimenti il suo amore si raffredderebbe. Quando invece si ama, la
sofferenza è allo stesso tempo penosa e dolce. Mi fa piacere che il mio ultimo lavoro a Lione abbia
indovinato i suoi bisogni. Volevo portarglielo, ma Nostro Signore non ha voluto darmi questa
soddisfazione. Coraggio! tra Chalon e Lione c’è un cuore divino le cui parti estreme ci raggiungono
e ci uniscono. Addio in Nostro Signore. Suo dev.mo Eymard.
P.S. Lei desidera le mie notizie. Nei primi giorni pensavo che non sarei giunto sino alla fine, ma ora sto
bene. Ah, il cielo non è ancora per me.
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CO 185
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 154, 6)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Chalon, 11 marzo 1850.
Signora, non riesco a capire come sia potuto arrivare sino ad oggi senza scriverle, come invece
le avevo promesso. È quel benedetto verbale, non ancora finito, che ne è la prima e l’unica causa
poiché non riuscivo mai a terminarlo. Finalmente glielo invio quasi come a mia discolpa. Ma
quanto a ricordarmi di lei all’altare davanti a Dio, non sono in ritardo. La ho infatti spesso offerta al
Signore affinché egli la sostenga e la conservi nel suo santo servizio e nel suo amore crocifiggente.
Amo ripetere a me stesso: è ben generosa questa buona figlia, essa che conosce dove si trova la
forza e l’amore divino del cuore, e non si lascia spaventare da niente. Il buon Maestro non può
abbandonare un cuore che desidera appartenere interamente a lui. Ho poi saputo che lei a Lione
aveva dei predicatori eccellenti e ne ringrazio il Signore. Vorrei che il mondo fosse pieno di questi
zelanti apostoli per scuoterlo dal suo torpore e dalla sua indolenza.
Che cosa faccio a Chalon? faccio un po’ di rumore e quanto ai frutti mi aspetto che le mie
buone figlie di Lione ottengano le conversioni. Gli uomini sono pochi. Sventurata città, gli uomini
non valgono i ragazzi! Mi auguro che la collera di Dio non scoppi su di loro, perché la giustizia
divina avrebbe troppo da colpire. C’è tuttavia un bel nucleo di persone devote, e ciò è consolante.
Quando ho da 40 a 50 uomini la chiesa è piena, e c’è da essere contenti!
È tardi e sono stanco. Ho appena finito di predicare. Domani, se ne avrò l’opportunità,
aggiungerò qualche altra riga.
Ho ricevuto e ho letto la sua lettera, ma quanto sconsolata! Spero che mi abbia detto e abbia
sfogato tutto il suo sconforto. Immagino che siano tre tristezze in una: tristezza fisica, tristezza
sentimentale e tristezza spirituale. Ma ella saprà farne materia generosa di virtù, continuando lo
stesso ad amare il buon Dio. Si tratta di quelle pene dell’anima che non si devono discutere né
analizzare, ma solo offrire in tutta semplicità a Dio e, quindi, dimenticare.
Vorrei poterla liberare da questa pesante croce, ma il buon Dio vuole che la porti e che il suo
amore la renda leggera. La affido alla custodia e alla grazia di Nostro Signore, e mi raccomando al
suo ricordo davanti a Dio. Eymard.
187
CO 186
MARGUERITE GUILLOT
(II, 27, 36)
Chalon, 16 marzo 1850.
Signorina, la ringrazio del suo buon ricordo. Sono stato molto occupato e lo sarò ancora di più
la prossima settimana, perché sarà la settimana del grande ritiro, che raccomando alle sue preghiere.
Le raccomando anche una povera anima, che si trova press’a poco nel suo medesimo stato. Sono
molto contento che la sua mamma stia meglio. Mi fa molto piacere la saggezza di cui han dato
prova le sue sorelle: Dio ne sia benedetto e glorificato. Ed ora due parole per lei.
1. Si accosti alla comunione come una povera lebbrosa, piena di confusione. Offra a Gesù le
tentazioni e tutte queste brutture come fossero gli stracci della sua miseria. Non si soffermi né
stia a ragionarci su queste pene, basta il sentimento della propria povertà.
2. Le permetto la novena e chiedo a Nostro Signore di fortificarla con lui nel giardino degli ulivi.
3. Permesso accordato per la cuffia.
4. Non darà più niente al fratello; è una proibizione tassativa.
47
5. Io sto abbastanza bene, dicono anzi decisamente bene. Ora infatti la mia voce si è rinforzata,
anche se è vero che il buon Dio mi sostiene come per miracolo.
Saluti, figlia mia, sia molto umile, molto povera, molto paziente e molto soave nei confronti del
suo povero cuore; lo rianimi invece di torturarlo tanto. Nostro Signore abbia compassione di lei ...,
sì, egli ne avrà pietà. Eymard.
P.S. Ho scritto alla mia sorella stando sulle generali, perché non ho il tempo ora ... Mi scusi se debbo finire
in fretta, sono infatti atteso per ogni dove. Celebrerò per lei nella festa di san Giuseppe. Mi mandi le
sue notizie.
188
CO 187
ANTONIA BOST
(IV, 174, 3)
Chalon-sur-Saône, 24 marzo 1850.
Signorina, ho un momento libero e sono contento di riservarlo a lei e di provarle così il mio
desiderio di esserle utile e di dimostrarle la mia premura. La ringrazio molto della sua lettera;
l’aspettavo e l’aspettavo proprio tale e quale.
Pasqua, 31 marzo.
Ahimè, signorina, mi sono visto costretto dal lavoro assorbente del santo ministero a lasciare la
lettera incompiuta fino ad oggi perché non ho avuto un momento libero; ma la sua bontà mi scuserà.
Le consacro il primo momento disponibile che ho subito dopo la celebrazione della messa.
Oggi più che mai ho benedetto lei e la sua sorella; vi ho presentate a Gesù risorto perché vi
comunichi la sua vita divina, la sua gloria, la sua beatitudine e il suo amore. Che bel giorno oggi! ci
si sente felici di essere figli di Gesù Cristo.
Lei mi ha aperto il cuore come una bimba ed io ho ringraziato Dio per avervi potuto leggere il
suo amore e un gran desiderio di servire lui solo. Il suo povero cuore ha sofferto molto e continuerà
a soffrire, perché l’amore divino è un torchio che ci comprime ad ogni istante per spremere dal
nostro io quanto vi è di umano e di troppo naturale e fare posto all’amore divino. A questo modo
Dio conduce le sue anime grandi.
Cerchi, signorina, di tenere sempre di mira il centro e vada da Gesù alle creature e sarà sempre
felice. Per una disposizione del suo amore egli ha permesso il venir meno di tutti i sostegni a cui
aveva diritto. Nostro Signore voleva essere il suo unico bastone da viaggio. E tuttavia continui a
chiedere. Sì, resti in famiglia e ci viva da religiosa con semplicità davanti a Dio. La sua buona
sorella le terrà le veci della maestra delle novizie. Il buon Dio le vuole molto bene. La notizia che
mi dà della sua malattia mi ha molto rattristato; non le auguro per il momento il cielo, ma un amore
di Dio attivo grande immenso; è il tempo dell’amore infatti che glorifica Dio. Dica alla sua buona
sorella che prego molto per essa; quanto a lei, sa bene di averne doppiamente diritto. Su, nella
povertà si rivolga a Gesù e a Maria, nella desolazione si getti sui loro cuori, nella gioia faccia il
rifornimento di forza. Addio, signorina; ho diritto alla mia grazia e alle sue preghiere. Eymard, p.m.
P.S. Sono contento di sapere che il reverendo Tisseur le ha fatto del bene. Ora egli sta predicando un
quaresimale, io però lo conosco solo di fama.
48
189
CO 188
SIGNORA JORDAN
(IV, 218, 1)
Chalon-sur-Saône, 24 marzo 1850.
Signora, sempre in ritardo e sempre in debito, questi è il p. Eymard. Ma per quanto riguarda il
ricordo davanti a Dio, oh no, sono convinto di avere pensato più a lei che a me. E poi ogni giorno
mi dicevo: su, oggi scrivo, ma poi mille cose me lo hanno impedito. È da quindici giorni che non ho
un momento libero, sempre sul pulpito o nel confessionale.
Oggi ho terminato il grande ritiro e vengo a lei, ma da dove cominciare? Col ringraziarla della
sua lettera e soprattutto della notizia che il tempo si è rimesso al bello ed è tornato calmo e sereno.
Spero proprio che non sia tornato a peggiorare, tanto più che io ho scritto al signor Marceau che egli
l’aveva risanata! E poi tutti questi bravi predicatori sicuramente le avranno fatto del bene e io me la
ritroverò tutta fervorosa. Ne sia ringraziato il Signore.
La mia predicazione a Chalon è stata molto fruttuosa per quanto riguarda le donne. Quanto agli
uomini, ahimè! quando se ne contano una sessantina qui si è soddisfatti. Poveri uomini, degni della
loro fama! Quando la giustizia di Dio calerà su Chalon non so cosa accadrà di questa borghesia
miscredente; ma ahimè ...
Spero di essere a Lione martedì sera e potere incontrarla mercoledì mattina. Nell’attesa continui
a pregare per il suo fratello del Delfinato, perché ne ha bisogno. Suo dev.mo in Nostro Signore
Eymard.
190
CO 189
MARGUERITE GUILLOT
(II, 28, 37)
Chalon, Pasqua, 31 marzo 1850.
Signorina, già stamattina le ho augurato una santa Pasqua nel Signore. Ho chiesto per lei la sua
grazia, la sua forza, la sua gioia e il suo amore; spero che il buon Maestro mi esaudirà, perché sa
quanto desideri che sia sua, interamente sua. Il suo stato mi addolora e mi conforta; la vedo sulla
croce, ma spero che la croce sarà vantaggiosa per la gloria di Dio e per la sua santificazione. Mia
povera figliola, perché non mi è possibile toglierle dalle spalle questo pesante fardello! Lo porti
almeno insieme con Nostro Signore ...
I miei auguri e l’espressione dei miei sentimenti paterni a tutta la sua famiglia; Nostro Signore
ne faccia, come della sua tomba, un santuario di grazia e di santità. Partirò da qui martedì o
mercoledì. Sto abbastanza bene. Grazie della sua lettera. La lascio per correre alla messa solenne.
Suo dev.mo in Nostro Signore Eymard.
Sig.na Guillot.
49
191
CO 190
SIGNORA GOURD
(V, 7, 4)
Chalon-sur-Saône, Pasqua, 31 marzo 1850.
Signora, avrei voluto rispondere subito alla sua lettera, ma non ho potuto. E quando ho deciso
di farlo, un passo della sua lettera che mi diceva che sarebbe rimasta solo quella settimana a Lione,
mi ha trattenuto. Invio questa lettera affidandola alla Provvidenza.
Io l’ho benedetta questa paterna Provvidenza che, in occasione di quel viaggio, mi ha permesso
di dedicarle qualche momento in più. Desidero tanto vederla progredire nel suo amore con una
serena abnegazione della vita e con una abituale dipendenza dalla sua tanto amabile volontà . Ho
chiesto per lei proprio poco fa nella messa la grazia della risurrezione spirituale di Gesù nella sua
anima, perché vi cresca quella vita divina per la quale è morto e risuscitato. Né ho dimenticato la
signorina Stéphanie; durante la messa io soddisfo a tutti i miei debiti. Approvo le preghiere vocali
di cui mi parla, soprattutto se le recita quanto prima, andando e tornando dalla chiesa. Riservi la sua
libertà d’amore per quando ha la felicità di trovarsi alla presenza del SS. Sacramento.
Che cosa dirle della mia predicazione quaresimale? Il buon Dio l’ha benedetta con il centuplo!
Ci sono delle anime belle a Chalon; Dio conta qui i suoi prediletti e saranno essi a salvare la città.
Non so se ho visto la signora di cui mi parla; mi sono informato, ma nessuno la conosceva. Addio,
figlia mia; attendo le sue notizie anche se frazionate in piccole dosi. Partirò da qui martedì o al più
tardi mercoledì prossimo. Suo dev.mo nel Signore Eymard.
192
CO 191
STÉPHANIE GOURD
(V, 83, 4)
Chalon, Pasqua, 31 marzo 1850.
Signorina, in questo bel giorno voglio augurarle una buona e santa Pasqua nel Signore, dirle che
ho letto la sua lettera con piacere ed esprimerle i miei voti augurali, perché sia sempre una degna
figlia di Gesù e di Maria. E quali sono i miei voti? Eccoli:
1. Scriva sempre come pensa, senza preoccuparsi di essere prolissa o di non esprimersi con
sufficiente chiarezza. Va sempre bene per un padre che non desidera che il bene della sua figlia
in Dio.
2. Continui ad essere fedele alla meditazione; quando meno se l’aspetta, il Signore le darà il
grande premio per tutte le sue fedeltà parziali.
3. Si eserciti molto nell’umiltà - essa è la regina delle virtù -, ma in una umiltà fatta di verità; vale
a dire scopra l’umiltà dentro di se stessa, e l’alimenti con le sue miserie, la rivesta dei suoi
difetti. Conviva pazientemente e in pace con la sua debole e povera natura. Tenda ad una umiltà
semplice come quella di una bambina, senza rivangare il passato e senza conservarne il
rimpianto.
4. Quando si accorge che la sua mente si perde in progetti fantasiosi, in castelli in aria, come lei
dice, faccia finta di non essersene accorta e la distolga dolcemente. Per evitare che ciò accada è
bene coltivare un centro di interesse fuori di sé, come ad esempio la lettura abituale di un buon
libro con la quale occupare la mente.
5. Si ricordi sempre che le più grandi grazie che il Signore fa per santificare un’anima si trovano
nelle occasioni di rinuncia alla nostra volontà a favore di quella di Dio o di quella degli altri.
Quando lei potrà dire: ho rinunciato a me stessa, il Signore le dirà: hai fatto, figlia mia, un atto
di amore perfetto.
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6. Ringrazi Dio quando le fa scoprire un suo difetto, come si ricompensa un medico che ci rivela
una malattia.
Addio, figlia mia, le ho scritto in fretta, ma con il cuore in mano. Sono contento che la medaglia
che le ho favorita le abbia dato un diritto che da tempo le auspicavo. Addio nel nostro buon
Maestro. Eymard.
193
FRATEL GABRIEL
(III-S, 60, 1)
[dopo la Pasqua del 1850].
Signor superiore, mi sono molto rammaricato per essere partito da Belley senza salutarla e,
soprattutto, di avere tanto aspettato a scriverle. La sua carità vorrà scusare questo ritardo causato da
mille cose e, soprattutto, da un quaresimale che per più di due mesi non mi ha lasciato il tempo di
respirare.
Da più parti ho ricevuto sue notizie, e lei sa, signor superiore, quanta stima e affetto nutro e
nutrirò sempre per l’ammirevole e imperitura opera della santa Famiglia. Ringrazio molto il buon
Dio per tutte le grazie che le elargisce, e perché so che il suo noviziato si accresce e progredisce. In
realtà è la sorgente ad alimentare il fiume che deve fecondare tanti giovani. [molte parole
indecifrabili]. Sempre ... spero che la Francia sia generosa almeno quanto i principi ed i primi re
cattolici, e che il re della Sardegna ... [qualche parola indecifrabile].
Signor superiore, che bene immenso il suo istituto può fare nella chiesa di Dio! Quanti buoni
parroci sospirano di potere ottenere celermente alcuni dei suoi fratelli! Anche il vicario generale di
Grenoble mi ha scritto, ma io preferisco trasmetterle la sua lettera. Lo accontenti, se può, perché
egli le vuole un grande bene, ed è anche in grado di fargliene. Un altro parroco ne ha chiesto uno,
diplomato, per il prossimo anno. Si troverebbe bene da lui, perché è un ... Gliene avevo già parlato.
Che cosa devo rispondergli? Voglia inviarmi, per favore, uno dei suoi volantini, perché vengo
spesso richiesto di informazioni e ci tengo a fornirle in modo preciso. Voglia scusare, signor
superiore, le mie insistenze; lei me ne ha dato il diritto. Mi creda sempre, signor superiore, suo
um.mo e obb.mo servitore Eymard.
194
CO 192
MARGUERITE GUILLOT
(II, 28, 38)
La Favorite, lunedì 23 aprile 1850.
Non mi è stato possibile, figlia mia, scendere a Puylata in questi giorni. Ho una lieve
congestione alla testa ... e i denti ne risentono; perciò non venga. Non posso prevedere il giorno in
cui scenderò; lei prosegua come al solito. Sentivo il bisogno di un piccolo ritiro di sofferenze ... Le
chiedo di pregare particolarmente per la guarigione di una madre di famiglia iscritta al Terz’Ordine.
Se torno in sede durante la settimana glielo farò sapere. Sono in Nostro Signore suo dev.mo
Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 Lione.
51
195
CO 193
MARGUERITE GUILLOT
(II, 29, 39)
Martedì, 24 aprile 1850.
Ora sto meglio. Stasera scenderò a Lione e vi resterò fino a giovedì pomeriggio; perciò potrà
venire domani o giovedì in mattinata. Mi spiace di avvertirla tanto in ritardo, ma soltanto ora ho
deciso di scendere. Sono in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
196
CO194
MARGUERITE GUILLOT
(II, 29, 40)
Lione, giovedì 26 aprile 1850.
Me ne ritorno a La Favorite e mi rincresce di non potere venire a trovarla. Ora sono meno
sofferente. Ho l’intenzione di scrivere a mia sorella, ma sono molto negligente. Finalmente ho
trovato la tenda rossa, l’avevo messa nell’armadio a muro. Ho trovato anche i pizzi, glieli
porteranno; sono in deposito presso il portiere. La benedico. Eymard.
P.S. Tornerò lunedì. Ho molto fretta, mi scusi.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
197
CO 195
MARIANNE EYMARD
(III, 81, 74)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 26 aprile 1850.
Care sorelle, mi rincresce di avervi fatto attendere tanto a lungo la mia lettera, ma sono stato
così sovraccarico di lavoro che non ho avuto un momento libero. Mi consolavo d’altra parte delle
buone notizie che ricevevo da voi.
Quanto a me io sto bene, a parte un po’ di mal di denti. Mi ritrovo nel nostro noviziato cinque
giorni la settimana. È una grande felicità per me, perché qui sono più tranquillo e un po’ in
solitudine; ne ringrazio molto il buon Dio.
Avrete avuto, penso, notizie delle signorine Guillot: esse sono tutte indisposte. Queste buone
figliole sono molto provate e la croce è la loro sorte, soprattutto la signorina Marguerite, ma ella è
tanto generosa! Le buone signorine desiderano molto vedervi a Lione; vorrebbero anzi avervi con sé
per fare vita in comune. In ciò ammiro il loro buon cuore, perché mai ho trovato persone così
affezionate, così discrete e così virtuose. E penso anche che questa comunanza di vita sarebbe
benefica per tutte. Hanno pregato e fatto pregare molto per questo e me lo chiedono come un
favore. Ma io sono molto perplesso. Da un lato vedo che avete anche voi le vostre pene a La Mure,
le molte difficoltà con i contadini e le piccole gelosie della gente devota; qui ne sareste liberate e
potreste avere maggiori aiuti spirituali. Certo, il desiderio che ho di vedervi felici e perfette mi
farebbe auspicare un miglioramento del vostro stato; ma il soggiorno a Lione, con un clima tanto
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diverso da quello di La Mure, sarà propizio alla vostra salute? Qui molte persone non riescono ad
acclimatarsi, anche a me è costato molto. Bisogna poi mettere nel conto il ritmo turbolento della
città e il nuovo genere di vita. E se accadesse qualche sconquasso politico come si teme, Lione
certamente non se ne starebbe quieta. Noi, avendo diverse case, potremmo allontanarci; ma voi
dove potreste rifugiarvi in tali circostanze?
Per quanto mi riguarda non vi consiglio di entrare nella vita religiosa, a motivo dell’età e delle
vostre infermità. I conventi sono spesso dei calvari molto duri, lo costato tutti i giorni nelle case
religiose femminili. Mi direte: ma a Lione almeno saremo vicine a te. È vero, e se posso esservi
utile lo faccio con piacere, ma sono tanto spesso assente e occupato! Non importa, sarò sempre il
vostro fratello. Se fossi certo che un viaggio vi facesse bene, pregherei il Signore di darvene
l’opportunità.
Vengo ora alle vostre difficoltà con la signorina Fribourg. La cosa mi ha fatto molto dispiacere,
non mi aspettavo proprio questa scenata, dirò di più, questa ingratitudine. Ho consultato persone
esperte ed ecco ciò che tutti mi hanno detto:
1. Voi avete il diritto di far fare la scala nella cucina, lo voglia essa o no, perché è una riparazione
essenziale.
2. Se prima ne avete parlato con lei e lei vi ha acconsentito anche solo verbalmente, non ha alcun
diritto a compensi. Anche se non avete ottenuto il suo consenso, la potete fare salvo il suo diritto
di esigere un compenso per via legale. Comunque l’indennizzo non potrà che essere poca cosa,
tenuto conto del vantaggio che ricavereste da un nuovo contratto di affitto.
Ora, siccome tutto è stato approntato, vi consiglio e vi esorto vivamente a porre un termine alla
questione, dicendole che sono io che lo desidero e che lo voglio, e se è necessario, chiedendo una
ispezione sul posto del giudice di pace, che certamente vi darà ragione. Ma voi non volete spingervi
fin là, a causa del broncio che la signorina Fribourg vi terrà e del clamore che la cosa potrà
suscitare. E invece procedete: la giustizia è per i deboli e per gli oppressi; non bisogna rinunciare al
proprio diritto. Noi qui ricorriamo con facilità ai tribunali. Si scandalizzi chi vuole, si fa quello che
si ritiene giusto e si lascia dire.
Ed ecco un’altra questione:
1. Se il contratto di affitto è scaduto e non vi è che una prosecuzione amichevole di esso, potete
intimare loro lo sfratto per il tramite dell’usciere. Nel termine di tre mesi saranno obbligati ad
andarsene.
2. Se i Fribourg non avessero pagato l’affitto arretrato, anche in questo caso avete il diritto di
intimare loro lo sfratto. Capisco che questi sono provvedimenti drastici, ma sono anche equi.
198
CO 197
SIGNORA FRANCHET
(II-S, 156, 7)
[Favorite], 12 maggio 1850.
Signora, ho dimenticato di dirle di avvertire la signora Lambert che è stata ammessa al
Terz’Ordine e di condurla alla prossima riunione, se essa è d’accordo. Vengo a chiederglielo oggi,
dal fondo della mia solitudine, in cui mi trovo oltremodo felice di potere conversare con Dio solo,
senza peraltro dimenticare i miei figli e, soprattutto, la sua anima che desidero vedere infiammata
dell’amore divino. Sono, signora, suo um.mo servitore in Nostro Signore Eymard.
Sig.ra Franchet - Quai St-Vincent 62 - Lione.
53
199
CO 198
MARGUERITE GUILLOT
(II, 29, 41)
La Favorite, 18 maggio 1850.
Signorina, i nostri paramenti hanno molto bisogno della sua carità; potrà rendersene conto da
quelli che le mando. Oh, non si avrebbe il coraggio nel mondo di servirsi di cose tanto luride.
Domani spero di vedere il signor Gaudioz e di avere sue notizie. Io non sono potuto scendere a
Lione; spero però di venire a trovarla nei primi giorni della settimana. Se qualche volta avesse
bisogno di venire fin quassù, sappia che gli omnibus di Point du Jour transitano nei pressi
dell’arcivescovado alle ore 8, 10, 12, 14 e 16. Sono in Nostro Signore suo dev.mo Eymard.
P.S. Io sto come al solito. I miei cordiali ossequi alle sue sorelle.
200
CO199
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 121, 3)
Lione, La Favorite, St-Irénée 22, 23 maggio 1850.
Signora, un nostro giovane padre viene a Tarare suo paese natale; a lui consegno la presente
lettera sperando che mi riporti notizie di lei e della signorina Claudia.
Dirle il mio disappunto per avere saputo troppo tardi del suo arrivo a Lione in compagnia della
sua sorella, è inutile; quando ricevetti la sua lettera mi mancava il tempo per trasferirmi da qui a
Lione per l’ora fissata. Non potei fare altro che dire: «Dio non lo vuole. Dio mio, accorda loro tutto
il bene che loro auguro». Avrei avuto tanto piacere di vedere il signor Tholin! Ma insomma si tratta
di quei sacrifici che Dio ci impone, a comprova che solo Dio è sempre accessibile, sempre buono,
sempre compiacente e solo necessario.
Ho saputo con grande dispiacere che è stata di nuovo ammalata; è davvero una figlia della
croce. Il Signore le ha fatto tante grazie e per ripagarsi e renderle pienamente efficaci, le fa seguire
da qualche piccola croce. Comunque io gli chiedo di renderle dolci e meno gravose e di conservarla
alla sua ottima famiglia. Non è mia abitudine bussare alla porta del cielo per le mie figlie in Maria.
Il cielo è eterno, ma la via del merito, della santificazione, della gloria di Dio, dell’amore e dello
zelo verso Nostro Signore è breve e di conseguenza molto preziosa; è meglio vivere e soffrire un
po’ più a lungo per Dio. E che cosa fa la sua buona sorella? Ella certo ama molto Nostro Signore,
perché è una buona figlia di Maria e vive nella sua cella interiore. Siate come due fiamme unite
dall’amore di Dio. Mi raccomando molto alle vostre preghiere e sono, signora, suo dev.mo nel
Signore Eymard, p.s.m.
Sig.ra Tholin-Bost - Tarare (Rhône).
201
CO 200
MARIANNE EYMARD
(III, 83, 75)
Lione, 2 giugno 1850.
Carissime sorelle, approfitto di un momento di calma per mandarvi le mie notizie. Sto come al
solito. In questo momento mi trovo in campagna nel nostro noviziato, dove sono molto felice
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perché vedo meno il mondo ed ho meno occupazioni esterne. Il buon Dio è buono con me! Egli mi
accorda sempre quello che è più utile e più proficuo; perciò io non chiedo che la sua santa volontà e
la grazia di compierla.
Non so quando potrò venire a La Mure per vedervi; in questo momento non posso assentarmi,
perché il superiore è seriamente ammalato. Certo, sarei molto contento di potere venire a
incoraggiarvi, ma il buon Dio non lo vuole per ora. Penso che tutte le piccole difficoltà di cui mi
avete parlato siano risolte. Se la signorina Fribourg se ne va tanto meglio; la potrete sostituire con
un maggior profitto.
Non so se farete una bella processione oggi. Questa mattina ce n’è stata una magnifica in
cattedrale. Lione è molto tranquilla; non lasciatevi spaventare né dai giornali - sono bugiardi - né
dalle notizie spaventose; vi è della gente che vede tutto nero, sommosse e massacri. Dio veglia su di
noi e Maria salverà la Francia. I malvagi sono ormai debellati e i loro iniqui progetti ricadono sul
loro capo.
Siate sempre contente di tutto quali figlie del vostro buon padre che sta nei cieli. Tenete fisso lo
sguardo più sulla sua bontà e sulle sue grazie che sui vostri difetti e sulle vostre miserie. Sono, care
sorelle, il vostro aff.mo in Nostro Signore fratello Eymard.
P.S. Le signorine Guillot sono sempre un po’ malaticce, soprattutto la signorina Marguerite. Esse mi hanno
chiesto che vi permetta di fare un viaggio fino a Lione. Ho risposto loro che lo desidero vivamente
anch’io, ma voi, mie care sorelle, fate un po’ il conto con le vostre forze. Certamente fareste loro un
grande piacere, sono tanto buone!
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
202
CO 201
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 122, 4)
[Lione], 2 giugno 1850.
Signora, la sua breve lettera mi ha riempito di gioia nel Signore. Io chiedo al buon Maestro di
completare con il suo amore ciò che ha cominciato in lei con la sua divina bontà. Certo, signora, si
unisca sempre più strettamente al suo amore imitandone la vita e faccia tutt’uno con lui, ma vada a
Gesù per mezzo di Maria, perché questo è il più bello e il più prezioso dei suoi diritti, essendo lei la
sua figlia prediletta. Sono stato molto contento di essermi incontrato con il signor Tholin e di averlo
potuto accogliere come novizio: fratel Marie-Jean-Joseph, che bei nomi! Mi ricordi un po’ a Nostro
Signore; io non cesso di farlo per lei. Quando mi vuole scrivere indirizzi a La Favorite. Nel suo
amore sono, signora, suo dev.mo servitore Eymard, p.s.m.
203
CO 202
MARGUERITE GUILLOT
(II, 30, 42)
La Favorite, lunedì 17 giugno 1850.
Signorina, le faccio sapere che non scenderò questa settimana per le confessioni ..., perché sono
sordo da un’orecchio e sto facendo delle cure ...: Dio ne sia benedetto! Non è colpa mia, e quindi il
buon Maestro vuole che me ne resti tranquillo qui. Continui anche lei ad essere interiormente serena
con Nostro Signore nel giardino degli ulivi; si sforzi solo di essere intimamente unita a lui. Gli
oggetti li tenga presso di sé finché sarà necessario, noi non ne abbiamo bisogno.
1. Quanto alla pezza di seta blu, credo che non sia necessario orlarla con qualche guarnizione, è
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più conveniente lasciarla libera.
2. Signorina David, presso il reverendo Rochard, parroco di Jouzieux, par St-Etienne (Loire).
3. Riceveremo il suo piccolo crocifisso con gratitudine. Non ho ancora potuto esaminare le altre
cose.
4. Abbiamo tre altari della larghezza e della lunghezza del tappeto che le mando.
Non ho ancora potuto scrivere alla mia sorella; quanto son negligente, vero? Ma ho molto da
fare qui, e poi vi è anche posto per delle piccole miserie. Quanto è buono Iddio nel tenerci occupati!
Suo dev.mo Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite- Place Bellecour - Façade du Rhône, 9 - Lione.
204
CO 203
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 77, 9)
Lione, 20 giugno 1850.
Monsignore, ho ricevuto ieri sera il pacco che ha avuto la bontà di inviarmi il 5 del corrente
mese, e non so come ringraziarla per tanta bontà. Tutto ciò che viene da lei mi è molto caro. La
biografia di questa santa giovane che mi ha inviata, ha tanto edificato e rallegrato me quanto coloro
ai quali l’ho fatta conoscere.
Sembra che due mie lettere di quest’anno siano andate perdute, oppure due delle sue, visto che
non ho ricevuto alcuna risposta alle mie. Cominciavo a stare in pensiero temendo che fosse malato
o assente. Non le darò notizie dei nostri padri; gliele darà il p. Bernin di Lione, uno dei nostri padri
che è arrivato dall’Oceania e che sta partendo per Roma.
I nostri padri stanno bene, ad eccezione del maestro dei novizi, il p. Maîtrepierre, il primo
provinciale della nostra Società, che è gravemente ammalato perché affetto da un male di petto
pressoché senza scampo. Le chiedo, monsignore, di pregare per lui e per noi, perché sarebbe una
gran perdita per la Società.
All’inizio del mese di luglio la Provincia ecclesiastica di Lione celebrerà il suo concilio. Tutti i
fedeli si danno da fare e pregano: questi concili provinciali ravvivano la fede. La fede trionfa ancora
in Francia. Quest’anno da per tutto sono avvenute numerose conversioni in occasione della Pasqua,
soprattutto tra la classe colta. La sventura fa riflettere. E le rovinose conseguenze dei falsi principi
in auge fino ad ora hanno spaventato quanti li avevano proclamati o promossi.
Io dirigo a Lione il Terz’Ordine di Maria che conta già più di 300 membri molto devoti tra i
quali figura un certo numero di ecclesiastici e particolarmente di uomini. Desidero assai ottenere
alcune indulgenze per questa associazione.
Sono stato ancora una volta dal signor Favier, orefice, per la croce pettorale; non è ancora
riuscito a collocarla. È stata messa in vendita, ma sarebbe un peccato non ricavarne che il valore del
peso dell’oro. Scriveremo a Parigi per cercare una occasione migliore. Sono contento, monsignore,
della sua fiducia. Non mi risparmi. Le saremo d’altronde sempre tanto debitori.
Ho l’onore di essere, con i sensi del più profondo rispetto, di Sua Eccellenza um.mo e obb.mo
servitore Eymard.
P.S. Il pacco di sua madre partirà domani.
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205
CO 204
MARGUERITE GUILLOT
(II, 31, 43)
La Favorite, martedì 2 luglio 1850.
Signorina, scendo immediatamente a Puylata e vi resterò oggi e forse anche domani. Cerchi di
venire oggi, all’ora che preferisce. Le mando il fratello per le nostre faccende ... Abbiamo
soprattutto bisogno di amitti; utilizzi l’intera pezza di stoffa per confezionare questi e una
quarantina di purificatoi. Suo dev.mo nel Signore Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône 9, al 3º - Lione.
206
CO 206
MONSIGNOR LUQUET
(I-S, 79, 10)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 15 luglio 1850.
Monsignore, sono lieto di informarla che la sua croce pettorale d’oro è stata venduta per 340 fr.
che aggiunti ai 60 del calice fanno un totale di 400 fr. che potrà prelevare dal conto del signor
André Favier, orefice a Lione. Se ha bisogno di me per l’utilizzo di quel denaro, sono a sua
disposizione.
Suppongo, monsignore, che non ha ancora potuto presentare al santo Padre i libri di cui il
signor Mulsant fa omaggio a Sua Santità. Questo eccellente cristiano, il colto naturalista della nostra
città, sarebbe davvero felice di avere in cambio l’autografo di Pio IX. Egli rende dei grandi servigi
alla religione facendone l’apologia in tutte le sedute scientifiche a cui partecipa.
Oso raccomandarmi alle sue preghiere e la prego di gradire i sentimenti devoti con cui ho
l’onore di essere di Sua Eccellenza um.mo e obb.mo servitore Eymard, p. s. m.
207
CO 207
MARGUERITE GUILLOT
(II, 31, 44)
Gesù, Maria, Giuseppe.
La Favorite, 30 luglio 1950.
Signorina, lei può senz’altro procedere e suggerire la sartoria di M. C. Ciò che lei desidera e che
desidero anch’io non impedisce che quella sia tuttora una delle migliori in quel genere di lavori, e
perciò può agire senza problemi.
Quanto alla nota del p. Lagniet, ne sono contento, e se ciò le potesse ... lo sarei ancora di più.
Avevo parlato al p. Lagniet di ... egli è stato molto ... Gli ho detto della sua preoccupazione in
proposito, ma egli ne ha riso. Non pensa affatto alle suore mariste per la nostra biancheria, perché è
molto soddisfatto dello stato attuale. Quanto a ciò che lei spenderà di più per conto nostro, stia
tranquilla, aggiusterò tutto io. Sabato, se viene a Puylata come spero, io ...
Nell’attesa, pregherò il Signore di infonderle forza e coraggio, ma soprattutto l’amore della
santa croce. Se le riuscisse di non dare troppo peso a questo subbuglio interiore e a queste
impressioni ... e di vivere in pace nel mezzo della guerra, sarebbe molto bello. Ricordi che è il
Signore che la vuole in questo stato, e che lei gli procura maggior gloria che in qualsiasi altro, e che
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persino le sue miserie e le sue infedeltà possono diventare un ottimo motivo per abbandonarsi al suo
amore. Del resto lei sa che le ho dato un permesso generale per venire qui quando ha bisogno di me
e che sono riconoscente a Nostro Signore di potere essere utile alla sua anima. Suo dev.mo nel
Signore Eymard, s.d.m.
P.S. Scenderò soltanto sabato ... e ripartirò prima di pranzo; sarò libero alle 8,30.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
208
CO 208
MARIANNE EYMARD
(III, 85, 76)
Lione St-Irénée, La Favorite 22, 31 luglio 1850.
Carissime sorelle, vi scrivo poche righe. In questo momento non posso venire a trovarvi come
desiderate e come desidero anch’io. Sono trattenuto al noviziato, perché il superiore è sempre
ammalato. È però un po’ migliorato e noi speriamo che il buon Dio ce lo voglia restituire;
l’abbiamo mandato alle acque di Allevard. Quanto a me mi trovo sempre molto contento al
noviziato; ho meno lavoro e mi ci trovo bene. Veramente il buon Dio mi vizia con le sue grazie
privilegiate. Qui posso pregare e lavorare un po’ di più che a Lione, di modo che i giorni mi paiono
troppo corti.
Ho ricevuto a più riprese vostre notizie da occasioni indirette e ringrazio il Signore di avervi
concesso un po’ di salute e lo prego di conservarvela. Per le riparazioni della casa e la scelta degli
inquilini lascio tutto alla vostra discrezione; l’importante è consegnare alla signorina Fribourg
l’intimazione dello sfratto. Mi ricordo che uno dei suoi locatori dovette sudare sette camicie per
sloggiarla e bisognò fare ricorso all’ingiunzione dell’usciere. A me pare che non dovete temerla
troppo; se vengo a La Mure vi eviterò questa noia. Se potete senza troppe spese riordinare
decorosamente la casa, la rendita sarà più consistente di quanto ne ricavate ora pur con il frantoio,
ma soprattutto sarete più tranquille.
Sforzatevi sempre di diventare sante e sfruttate queste miserie per l’amore di Dio. In questa vita
bisogna soffrire: è la nota caratteristica dei discepoli prediletti di Nostro Signore. Voi avete già
molto sofferto; ciò vi assicura una bella parte della gloria di Gesù crocifisso. Riponete decisamente
la vostra pace in Dio e non nelle creature, lasciate dire e giudicare come vogliono, e seguite
liberamente e santamente la via che Dio vi ha tracciata. Sono di tutto cuore in Nostro Signore, care
sorelle, vostro fratello Eymard, p.s.m.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure.
209
CO 209
MARGUERITE GUILLOT
(II, 32, 45)
La Favorite, agosto 1850.
Signorina, uno dei nostri religiosi desidera far lavare un camice e completarne un altro, che è
solo metà; glieli mando tutti e due. Sono in tulle ricamato; e lei potrà acquistare tutto ciò che è
necessario o conveniente, perché le rifonderà le spese. Vorrebbe anche che ci mettesse una
guarnizione sopra le maniche. Vi sono anche altri due camici ordinari, di cui uno è troppo corto e
l’altro strappato. I primi due sono urgenti, perché il religioso deve partire fra otto giorni. Le
manderò presto una lettera per la signorina Jenny. Sia sempre generosa e affezionata alla santa
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obbedienza e Dio la benedirà. Eymard.
P.S. Scusi la mia misera lettera, ma non ho il tempo di rifarla.
Sig.na Guillot - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
210
CO 210
SIGNORA THOLIN-BOST
(IV, 123, 5)
Lione, La Favorite, quartier St-Irénée 22, 5 agosto 1850.
Signora, la ringrazio del suo prezioso ricordo davanti a Dio e le assicuro che sono solito
ricambiarla e chiedere per lei un amore di Dio sempre in crescita e sempre teso nel desiderio.
L’amore infatti non ha né limiti né confini; esso è infinito come Dio suo centro e suo fine. L’amore
è un fuoco divorante: tutto lo deve alimentare, soprattutto ciò che ci circonda, che ci crocifigge e
che riempie la nostra vita. Dobbiamo offrire a Dio tutto ciò che ci dona facendolo passare attraverso
il fuoco dell’amore. Come sa, l’amore è attivo e intraprendente e nel medesimo tempo calmo e
tranquillo; vuole abbracciare tutto e tutto fare e nello stesso tempo lasciare tutto e tutto
abbandonare. Esso desidera piuttosto soffrire che gioire, piuttosto il calvario che il Tabor; vuole
gridare a tutto il mondo di amare Dio e nello stesso tempo sottrarsi al mondo, ai suoi sguardi, ai
suoi sorrisi, ai suoi affetti. L’amore è il mistero della grazia di Dio; bisogna lasciarsi bruciare e
consumare.
L’altare dell’amore di Dio è la croce. E la nostra croce siamo noi stessi: questo povero corpo
che soffre, questo cuore gonfio di desideri e questa volontà fasciata di paura. Oh, è una croce ben
pesante, ma la grazia del Signore la rende leggera. Suvvia, si lasci guidare dal buon Maestro come
una bimba senza volontà e senza altro amore che il suo, che rende dolce ogni cosa.
Ben volentieri ammetto come novizia la signorina Maria Collongette. Le fissi un giorno e, dopo
di esservi tutte riunite insieme con la sua sorella, le faccia recitare la formula di consacrazione delle
novizie. Non mi dimentico del signor Tholin - soprattutto ora che un dolce legame ci unisce in
Maria -, dei suoi figli e della sua sorella. Il Signore vi benedica e vi conservi tutti nella sua santa
grazia e nel suo amore divino. Suo dev.mo in Gesù e Maria Eymard, p.s.m.
Sig.ra Tholin-Bost - Tarare (Rhône).
211
CO 211
ANTONIA BOST
(IV, 175, 4)
La Favorite, 5 agosto 1850.
Signorina, sono molto contento che abbia avuto una copia della Regola delle vergini terziarie e
lo sarò ancora di più se essa potrà farle un po’ di bene e aiutarla a santificarsi sempre maggiormente
nelle condizioni che le sono proprie. Sappia trovare Dio nello stato provvidenziale in cui si trova.
Dio la vuole lì e lì ha posto le grazie, le virtù e l’amore delle vocazioni anche la più sublimi. Ami il
buon Dio con tutte le forze; lei è fatta per amarlo. Sia egli benedetto per averla introdotta nel regno
del suo amore.
Ami molto la sua buona sorella senza farsi scrupolo e senza lasciarsi turbare, perché Dio lo
vuole. Amarla infatti significa amare le grazie che il buon Dio le ha fatto e quelle che accorda a lei
per il tramite di essa. L’ami con trasporto e cordialità assecondando il sentimento che prova, perché
io so che Dio unisce i vostri cuori; ed ami i suoi di casa in Dio. Condivido la sua convinzione che
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Dio le ha dato un cuore ben grande; è verissimo e se fosse ancor più santa esso sarebbe ancor più
grande e più ricolmo di amore. Mi ricordi sempre al buon Maestro perché non sia infedele alle
grazie che mi ha dato. La benedico nel suo amore. Suo aff.mo in Gesù Eymard, p.m.
Sig.na Bost Antonia - Tarare.
212
CO 212
MARGUERITE GUILLOT
(II, 33, 46)
La Favorite, 12 agosto 1850.
Signorina, temo proprio di essere stato io a spiegarmi male riguardo ai camici; quello che ha la
federa nera e quello che è da completare perché ha solo la parte bassa, appartengono ad un novizio
in partenza per l’Inghilterra, dove va ad aprire una casa della congregazione. Gli altri tre sono della
casa di noviziato, e per questi non occorre applicare le guarnizioni alle maniche. Non so quel che
c’è da fare; forse hanno degli strappi, uno è troppo corto, quello che ha il risvolto alto, basterà
pertanto scucirlo. Quanto ai primi due, se crede sia sufficiente stirarli per non sgualcirli troppo, veda
lei, lascio tutto alla sua esperienza, che in questo è perfetta. Ma non abbia eccessiva fretta, perché
non credo che il novizio parta prima di otto giorni.
Prego molto santa Filomena di ottenerle tutto ciò che desidera e tutto ciò ch’io desidero per lei.
Solo attraverso molte tribolazioni, dice san Paolo, si entra nel regno dei cieli. E le tribolazioni a lei
non mancano; ma in cielo, al momento della morte e del giudizio, sarà dolce aver sofferto qualcosa
per amore di Gesù. Sia forte nella debolezza, generosa nella fedeltà alle piccole cose, pronta
nell’obbedienza positiva, amante dell’abnegazione della volontà più che attaccata alla sua libertà,
glorificando Dio nella maniera che lui vuole e con ciò che egli vuole, vale a dire mediante la sua
miseria, la sua povertà, le sue tentazioni, oso dire persino i suoi peccati, umiliandosi e gettandosi
con maggior confidenza tra le braccia della misericordia paterna di Nostro Signore. Si alleni però a
sopportare la solitudine del cuore, la privazione e l’incapacità delle creature a consolarla. Il Cristo
crocifisso le basti per farla rimanere ai piedi della croce insieme con Maria, la sua divina madre.
Dio solo! che scienza sublime, che forza divina, che tesoro inesauribile, che consolazione sicura!
Egli gliela conceda nella sua divina e infinita bontà. Eymard.
P.S. Ho invitato la sua sorella alla festa patronale del 25 di agosto.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9, al 3º - Lione.
213
CO 213
MARGUERITE GUILLOT
(II, 34, 47)
La Favorite, 21 agosto 1850.
Le mando, mia cara figlia, la lettera della signorina Jenny. La legga. Mi è spiaciuto di averle
riservato ieri così poco tempo, ma l’ho fatto molto a malincuore; se ha bisogno di me, sono
completamente a sua disposizione. Il momento migliore sarebbe dall’una alle quattro; c’è una
partenza a mezzogiorno, alle due, che passa dal ponte dell’arcivescovado.
Mi ha fatto compassione ieri. Si abbia un po’ più di riguardo; è mai possibile che quella
benedetta cappella l’abbia tanto affaticata? La sofferenza vale di più della preghiera; si accontenti
perciò di soffrire unita al Signore. Coraggio! il tempo se ne va, e il cielo con Dio e il suo eterno
amore si avvicinano. Eymard.
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Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
214
CO 214
MARIANNE EYMARD
(III, 86, 77)
Lione, 12 settembre 1850.
Care sorelle, prima di iniziare gli esercizi spirituali vi mando un breve saluto; oggi infatti
comincia il nostro ritiro di otto giorni. Ne abbiamo molto bisogno, perché a forza di frequentare il
mondo e di essere sempre occupati degli altri, si finisce con l’esaurirsi. Perciò vedo con grande
piacere l’approssimarsi di questo ritiro. Vi supplico di pregare molto il buon Dio perché lo faccia
bene. Ho tanto desiderato di venire a farvi visita, ma il p. Generale ha avuto bisogno di me e quindi
non mi sono potuto assentare da Lione. Supplisco il superiore del noviziato, che da molti giorni è
malato, anche se ora sta meglio. Alla fine di ottobre devo andare a predicare gli esercizi spirituali al
seminario maggiore di Grenoble, e di là avrò il piacere di venire a vedervi al principio di novembre.
Ho avuto spesso vostre notizie da diversi nostri padri e da altre persone, che sono state tanto gentili
da venire a trovarvi. Sono loro molto riconoscente. Vi lascio, sorelle, nell’amore del Signore e lo
prego di custodirvi e di santificarvi sempre più. Vostro fratello Eymard, p.s.m.
Sig.na Marianne Eymard - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 216
MARGUERITE GUILLOT
(II, 35, 48)
La Favorite, sabato 28 settembre 1850.
Signorina, venga domani o lunedì mattina, se le è possibile; cercherò di tenere tutto pronto per
il suo ritiro, che benedico e de quale sono molto contento. Ho tutti i suoi voti, perciò stia tranquilla.
Non ho il tempo di rispondere alla signorina Jenny. Le dica intanto di stare tranquilla, perché mi
incarico di tutto. Più tardi le farò avere la mia risposta. Saluti in Gesù e in Maria. Eymard.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione.
216
CO 217
SIGNORA JORDAN
(IV, 219, 2)
Lione, St-Irénée, Chemin de La Favorite 22, 7 ottobre 1850.
Signora, grazie del suo ricordo, glielo contraccambio davanti a Dio chiedendogli di mantenerla
sempre fedele al suo amabile servizio e quindi di farla felice, perché è lui la sorgente di ogni vera
felicità. Me l’immagino tutta giuliva e contenta nella sua cara campagna, penso anche che la gioia
del cuore e il sollievo dello spirito le rendono la virtù più facile e più soave. Ma ricordi, signora, lei
non sarà pienamente felice che in Dio, perché il suo cuore è troppo grande per tutto il resto. Se ne
potrà svagare di passaggio, ma saziarsene giammai. Lei del resto ne è consapevole e io ne sono
grato al buon Dio.
Dal 26 ottobre al 1° novembre vado a predicare gli esercizi al seminario maggiore di Grenoble.
Penso di partire da qui verso il 16; potrò benedirla solo da lontano, quando scorgerò la bella piana
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di Tullins.
Quest’anno mi fermo a La Favorite, l’ex superiore sta comunque meglio. Dalla mia piccola
fortezza scendo sempre con piacere per recarmi dalle care sorelle del Terz’Ordine, ma sarà una
bella camminata per la signora Jordan venire a trovare l’eremita.
Su, signora, sia sempre generosa, fedele, ilare, coraggiosa ..., e preghi un po’ per me. Io lo
faccio abitualmente per lei, per la sua famiglia e soprattutto per la mia piccola figlia di Maria, a cui
chiedo di ricordarmi al Signore. Suo dev.mo Eymard, s.p.m.
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CO 218
MARGUERITE GUILLOT
(II, 35, 49)
La Favorite, 16 ottobre 1850.
Parto domani giovedì alle 7,30 del mattino con le Méssageries Nationales, place des Terreaux.
Favorisca quindi far portare al mio recapito la sua cassa alle sette meno un quarto al più tardi. Le
scriverò in giornata ciò che deve fare.
218
CO 219
MARGUERITE GUILLOT
(II, 35, 50)
La Favorite, 16 ottobre 1850.
Signorina, sul punto di partire le scrivo due righe, spiacente di non essere potuto passare da lei.
Il buon Dio non me ne ha dato il tempo.
1. La signorina David può dire alle signore Marcel che ho deciso di rinviare l’ammissione della
signorina ...
2. Ho pensato di aggregare la rettrice nell’esame dei sei mesi di assenza.
Non si inquieti per quanto ha potuto dire o fare la signorina ... di me e del Terz’Ordine; ella è
molto stimata dal p. Generale e tutto è stato bene interpretato. In genere si è data troppa importanza
alle parole del padre Superiore; alla fin fine è il buon Dio che tutto fa e dispone. Non si lasci perciò
turbare da questo. Deve ricordare che è figlia della volontà di Dio di ogni istante, e quello che il
buon Dio vuole da lei è che sia una piccola bambina ai suoi piedi. Lei abbisogna di una intima
unione con il buon Maestro crocifisso, di una unione divina alla sua adorabile volontà di amore:
tutta la sua forza sta qui. Non si allontani perciò mai dal buon Gesù del suo cuore; qualunque tempo
faccia sia sempre interamente sua, e per chi vive sotto i raggi dell’amore divino è sempre bel tempo.
La sua grazia è di fresca data, non la consumi rapidamente; si conservi raccolta placidamente in
Nostro Signore e non si allontani dal suo buon padre. Quanto all’argomento della preghiera, come
le ho detto si tenga umile, povera e piccola ai piedi del Signore come la Maddalena, e sia contenta
che egli ve la lasci. Benedette le tentazioni che la purificano e la fanno soffrire con gemiti interiori.
È il tempo più prezioso per lei.
Saluti. Sono le 9 di sera. Nostro Signore la custodisca e la conservi nel suo santo amore insieme
con le sue buone sorelle. Continui a fare la comunione fino al mio ritorno.
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CO 220
MARGUERITE GUILLOT
(II, 36, 51)
La Mure d’Isère, 25 ottobre 1850.
Signorine, vi scrivo per mandarvi le nostre notizie. Il buon Dio ha benedetto il mio viaggio: ho
avuto la gioia di recarmi al Laus e di fermarmi là due giornate. Non sto a dirvi quante volte vi ho
presentate tutte quante alla buona Madre, soprattutto la nostra cara malata. Ho chiesto per ognuna di
voi le grazie che ritengo indispensabili per diventare degne spose di Gesù crocifisso e degne figlie
del suo cuore.
Il progetto di soggiorno al Laus è rinviato: così vuole Dio e così anch’io ben volentieri voglio.
Le vostre statue sono arrivate a destinazione; non mi è possibile descrivervi il piacere e la sorpresa
delle mie sorelle. Esse stanno bene e mi incaricano di esprimervi i loro sentimenti affettuosi e
riconoscenti.
Partirò domani per Grenoble e vi resterò fino ai Santi. Se volete scrivermi al Seminario
maggiore mi farete piacere. La vostra lettera inviata alle mie sorelle con le notizie della signorina
Claudine mi ha addolorato; intensificheremo le nostre preghiere per la sua guarigione.
Vi lascio nei santi cuori di Gesù, di Maria e di Giuseppe, e vi benedico nel loro amore. Vostro
dev.mo Eymard, s.d.m.
Sig.na Guillot Marguerite - Place Bellecour, Façade du Rhône, 9 - Lione (Rhône).
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CO 221
MARIANNE EYMARD
(III, 87, 78)
Grenoble, 31 ottobre 1850.
Carissime sorelle, non è volontà di Dio che venga a farvi una seconda visita. Il papà di chi mi
sostituisce al noviziato si trova in fin di vita, perciò devo rientrare subito sabato per permettergli di
accorrere a portargli l’ultimo saluto. Per me per lo meno è un dovere di carità. Ma se l’affare di Gap
andrà in porto, spero di avere l’occasione di rivedervi in primavera. Sia però sempre fatta la volontà
di Dio.
Io sto bene. Il buon Dio mi ha dato un aiuto efficace, ha fatto tutto lui. Ho parlato per il
reverendo Faure; per il resto non aggiungo altro. Abbiatevi dei riguardi durante la stagione
invernale, evitate soprattutto di passare bruscamente dal caldo al freddo. Sono, care sorelle, vostro
nel Signore aff.mo fratello Eymard.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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CO 222
FRATEL GABRIEL
(III-S, 61, 2)
[novembre 1850?].
Signor superiore, ho visto i suoi bravi fratelli al Seminario minore di Grenoble, e mi è parso che
sono contenti. Hanno, è vero, molte difficoltà, e i domestici li hanno a volte guardati con gelosia e
... Essi però si sono comportati molto bene, e tutti ne sono soddisfatti. Il rettore, allo scopo di
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lasciarli più liberi, mi ha confidato i suoi progetti. A mezzo mio le chiede di mandargli qualche
soggetto in più, ne vorrebbe altri cinque. I fratelli potrebbero così vivere in comunità tra loro e, di
conseguenza, essere più indipendenti. Siccome lei mi aveva detto di disporne, io glielo ho
comunicato, ed egli spera dalla sua cortesia che voglia rafforzare il suo istituto. D’altronde, in
occasione della mia venuta a Belley, avrò l’onore di incontrarla. Gradisca, signor superiore,
l’assicurazione della mia completa dedizione. Eymard.
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CO 223
MARGUERITE GUILLOT
(II, 37, 52)
La Favorite, 13 novembre 1850.
Mia cara figlia in Nostro Signore, rispondo alla sua lettera del 10.
1. Mi scriva o venga quando ne sentirà il bisogno. Se il buon Maestro mi concede qualche cosa da
comunicarle, lo farò con la dolcezza paterna del suo amore.
2. Faccia pure la novena di cui mi parla, se non è troppo stanca. Per l’Ora santa, la Via Crucis, la
comunione a Fourvière (e là è vicina a dove sto io), i 5 Pater durante la notte: basta una o due
volte. Povero Terz’Ordine! sono molto felice che la Vergine SS. mi abbia affidato un’opera
tanto bella in suo onore. Come ci si può lamentare delle piccole croci, quando si vedono i bei
frutti di salvezza che ne derivano per le anime? Capisco che le croci che ci vengono dagli
estranei sono poca cosa in confronto a quelle che ci vengono dai nostri; ma se amiamo Nostro
Signore dobbiamo esserne contenti, perché esse immolano in modo più completo la povera
natura. No no, io non mi aspetto dagli uomini quali essi siano se non spine e chiodi. Tutto ciò
che chiedo al buon Gesù è di essere disposto a lasciarmi crocifiggere sul suo esempio, come un
agnello muto e pieno di dolcezza. Ho bisogno della croce per arrivare direttamente a Nostro
Signore.
3. Si applichi all’orazione di silenzio alla presenza di Dio, annientandosi dinanzi a lui così buono
per quanto le sarà possibile. Assecondi la grazia del momento e quindi la volontà misteriosa o
manifesta di Dio su di lei. Non si affezioni a nessun mezzo, ma se ne serva soltanto; le resterà
sempre Dio.
4. Continui a redigere i verbali come per il passato, l’obbedienza lo richiede. Il resto le deve essere
estraneo, non se ne occupi nemmeno.
5. Quanto alla signorina C., l’ascolti con carità, ma non si assuma l’incarico di alcuna delle sue
commissioni, e non dia peso a ciò che potrà dire, senza disprezzare ciò che dice, ma ritenendo
buona l’intenzione. Quanto alla esecuzione, non faccia nulla senza sottometterlo alla grazia
dell’obbedienza. Colei sbaglia più con la testa che con il cuore, bisogna frenarla più che
incoraggiarla.
6. Richiederò alla signorina C. i verbali; quanto agli altri, lo decida nella sua prudenza. Li può
prestare alla signora Gal alla condizione che glieli restituisca; ricordo che me ne aveva fatto
richiesta. Io le parlerò ...
7. Conservi la sua libertà nei confronti della signorina Camus: non tocca a lei andare a trovarla; e
poi preferisco che non si leghi con queste visite. Quelle che non l’accettano così com’è ... Lasci
il tutto al buon Dio e adduca come scusa la sua salute malferma e quella delle sue sorelle.
8. Si eserciti nella soave carità di Nostro Signore nei rapporti con i suoi apostoli rozzi e terra terra;
è il prezioso vantaggio che possiamo ricavare dalle relazioni con il nostro prossimo.
9. Il velo di mia sorella è da tingere in rosso.
Su, figlia mia, viva di Nostro Signore, in Nostro Signore e per Nostro Signore. Si abbandoni
interamente alla spada del suo amore. Non si può in nessun caso vivere meglio e più pienamente
che nella morte per amore. Eymard.
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CO 224
PADRE CHIRON
(I-S, 179, 1)
Lione, 13 novembre 1850.
Carissimo padre, la sua carità mi scuserà del ritardo nel risponderle. Sono stato assente per
molte settimane e non mi è stato possibile darle la prova dell’affetto che nutro per lei. Se il buon
Maestro vuole servirsi di me per esserle utile, anche io lo voglio molto volentieri. Ma chieda a lui le
molte grazie e i molti lumi di cui io non posso essere che un povero e miserabile strumento.
Ho pregato molto prima di risponderle, ed ecco cosa ho pensato di dirle:
1. Beati i poveri di spirito: sono gli amici, i fratelli, i favoriti da Nostro Signore. Abbia perciò a
cuore questa santa e divina povertà come amerebbe una buona e tenera madre. Essa sarà la
sorgente di tutte le sue ricchezze.
2. Il tempo del riposo e della preghiera è sufficiente. Consacri il tempo che le è possibile agli studi
sacri; trascuri invece le scienze profane.
3. Riguardo al crocifisso e alla stola, mi pare secondo lo spirito di Dio chiedere l’autorizzazione ai
vescovi dei luoghi in cui passa e si ferma, e di astenersene qualora essi non vedono la cosa di
buon occhio.
4. Noi preghiamo molto per l’ossesso, ma occorre non fidarsi affatto dello spirito maligno, ma
tenerlo nell’umiltà del silenzio e non dargli occasione di inorgoglirsi.
5. I Gloria Patri non sono richiesti per i crocifissi. Tutti i crocifissi da me benedetti hanno annessa
l’indulgenza personale in caso di morte di chi li possiede.
Preghi per me, carissimo padre, affinché sappia lasciarmi crocifiggere insieme con il buon
Maestro e tragga molto profitto dalla sua croce. Nella sua divina dilezione sono suo dev.mo p.
Eymard.
224
CO 225
PADRE BERTHOLON
(I-S, 55, 1)
Lione-La Favorite, St-Irénée 22, 16 novembre 1850.
Carissimo confratello, ho una buona e consolante notizia da comunicare a lei e a suor Thérèse
de Jésus (signorina Dubouché). Sua Eminenza mi ha convocato per chiedermi informazioni su
questa nuova opera dell’adorazione perpetua e riparatrice della signorina Dubouché. Egli mi ha
detto che è suo vivo desiderio istituire a Lione le Quarantore, come si fanno a Roma, nella comunità
delle religiose dell’adorazione. Il cardinale ha aggiunto: accoglierò con gran piacere le buone
religiose di Parigi, ma vorrei prima avere informazioni precise sul loro fine, e sul loro modo di
vivere e di organizzarsi. Noi saremmo volentieri disposti ad affidare loro l’esposizione delle
Quarantore perpetue a Lione, ...
Quindi, carissimo padre, ne parli con la Madre e mi risponda subito con una lettera che possa
presentare al cardinale, che è molto interessato a questo progetto e attende una sollecita risposta. Se
lo giudica opportuno, mi invii un esposto sull’opera. Quanto alla sede dove stabilirsi io penso che
bisogna iniziare con Betlemme per finire con il Cenacolo; che non sia però la casa della signorina
Perrin, perché il cardinale non ne vuole sapere. Attendo a stretto giro di posta la sua risposta
all’indirizzo che compare sopra.
Chieda per favore alle sue care figlie una novena secondo le mie intenzioni, per un affare molto
importante. In noviziato tutto bene. Addio, buon padre. Suo dev.mo Eymard.
Rev.do Bertholon, sacerdote marista - rue Montparnasse 31 - Parigi.
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CO 226
SIGNORI GAUDIOZ
(S-III, 103, 1)
Lione, 24 novembre 1850.
REGOLAMENTO
1. Ci si accorderà per occupare i commessi e per mandarli a fare le commissioni in città. Quando
un caporeparto ha bisogno di un commesso informerà l’altro caporeparto per accertarsi se il
commesso non ha già avuto un altro incarico.
2. Non si esprimerà mai in pubblico il dissenso sugli ordini emanati da uno dei capireparto; le
proprie osservazioni si faranno soltanto in privato.
3. Le questioni sorte tra i due capireparto saranno portate ogni mese esclusivamente davanti al
giudice di pace.
4. I due capireparto, soprattutto in pubblico, si controlleranno per rispettarsi nelle discussioni e nel
modo di comportarsi reciproco.
5. Quando uno dei capireparto sarà occupato in una vendita o nella trattazione di un affare, l’altro
non si intrometterà a meno che non sia richiesto del suo consiglio.
6. Non si andrà a dormire con la collera nel cuore, dice lo Spirito Santo; il più generoso alla sera
prenderà l’iniziativa per dissipare i malintesi.
7. Di un equivoco risolto al termine della giornata non si parlerà più se non davanti al giudice di
pace.
8. Solo i due capireparto sono autorizzati a incassare il denaro.
9. Un caporeparto non si assenterà dalla sede senza avvertire l’altro.
10. Si tratteranno i commessi con equità, riprendendoli solo per motivi obiettivi.
11. In inverno i due capireparto andranno alla messa separatamente; quando gli affari non saranno
troppo urgenti, a quella delle 6 del mattino.
Lione, 24 novembre 1850.
FIRMATO: Eymard - Gaudioz - f. Gaudioz.
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CO 227
STÉPHANIE GOURD
(V, 84, 5)
Gesù, Maria, Giuseppe.
25 novembre 1850.
Signorina, la sua lettera mi ha fatto piacere, soprattutto perché mi dice che è fedele alla sua
meditazione ed agli altri esercizi di pietà.
Il metodo adottato nella meditazione è buono. Si applichi a questo esercizio solo per obbedire
alla volontà di Dio, per consacrarsi al suo servizio ed umiliarsi davanti a lui, per esporgli le sue
necessità come una miserabile e per manifestargli la sua riconoscenza e il suo amore. L’amore è il
fine di tutto; perciò consideri le riflessioni, gli affetti e i propositi della meditazione come mezzi per
condurla all’unione con l’amore divino.
L’amore sia perciò il centro e l’anima di tutto. Quando questo sentimento prevale in lei, trascuri
tutto il resto; una volta raggiunto lo scopo i mezzi diventano inutili. Ma non dimentichi che l’amore
di Dio è insaziabile come il fuoco, esso chiede sempre di più e fa soffrire, perché brucia tutto ciò
che gli è estraneo. Si conservi nella pace, per essere attenta e disponibile ai movimenti interiori
dello Spirito. Lei riuscirà a conservare la pace se continuamente sarà pronta a tutto soffrire e a tutto
lasciare, a contrariare in una parola la sua volontà quando il Signore le chiede qualcosa di diverso.
Ad irritarci, a contrariarci è la nostra miserabile volontà che avanza pretese intolleranti, oppure un
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sentimento di indipendenza, che ha una eccessiva paura della santa schiavitù della croce. Resti
sempre unita al cuore divino del Signore, affinché il suo amore diventi la vita, il principio delle sue
azioni e il centro del suo riposo.
Addio, mia cara figlia. Quando Dio lo vuole vada da per tutto con gioia; da per tutto troverà il
tabernacolo, il cielo, Dio, il nostro amore. Eymard.
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CO 228
PADRE CHIRON
(I-S, 180, 2)
Lione, 26 novembre 1850.
Reverendo padre, sì, adoriamo la santa volontà di Dio in tutto ciò che accade. Dalle opposizioni
che le hanno fatto, può costatare quanto lo spirito di Dio si è ritirato da quelli che dovrebbero
esserne ripieni, e fino a che punto il materialismo è giunto nelle sue devastazioni. È ora che Dio
venga in aiuto alla sua chiesa; egli non si farà attendere molto. La scongiuro di non pensare al
viaggio a Roma. Gli avvenimenti sono più prossimi di quanto pensi, e la sorprenderebbero per la
strada. Dopo questi eventi tutto cambierà lentamente aspetto ed ella otterrà facilmente quanto le è
stato rifiutato fino ad ora.
Preghi sempre, preghi molto per me, per tutti. Nei cuori di Gesù e di Maria sono con affetto il
suo dev.mo servitore Eymard.
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CO 229
PADRE BERTHOLON
(I-S, 56, 2)
Lione-La Favorite, quartier St-Irénée, 30 novembre 1850.
Carissimo confratello, ieri sera ho visto il cardinale e gli ho presentato la sua lettera con il
relativo esposto. Il cardinale è ben disposto verso questa fondazione. Lei sa che la devozione al SS.
Sacramento è la devozione preferita da Sua Eminenza, e perciò desidera vederla diffondersi in
Lione e nella diocesi.
In merito alla venuta di suor Thérèse a Lione, il cardinale ha così risposto: la superiora ha
ragione, ci si intende meglio a viva voce; perciò la riceverò con piacere.
L’arcivescovo poi mi ha pregato di cercare una sede, una casa, da indicare a suor Thérèse
quando sarà qui. Me ne occuperò fin da oggi. Preghi e faccia pregare perché ci riesca a Dio
piacendo; soprattutto faccia delle novene per le anime del purgatorio.
Io per la nuova fondazione consiglierei:
1. di non insediarsi fuori città o in luoghi di difficile accesso, perché la gente possa recarsi con
facilità ad adorare il SS. Sacramento;
2. di scegliere uno stabile suscettibile di ampliamento, e così iniziare a poco a poco. Con il
cardinale occorre trattare schiettamente e con fiducia, e fondare l’opera senza aspettarsi niente
da lui, anche se l’aiuto verrà perché egli è tanto buono. E poi le anime devote di Lione sono
generose.
3. Quanto ai ritiri da organizzare nella casa per le persone estranee, sarà bene non insistervi troppo
poiché la cosa maturerà in seguito in modo del tutto naturale.
Confermi alla buona suor Thérèse la mia completa dedizione e mi creda, caro padre, sempre
suo aff.mo confratello Eymard, p.m.
Rev.do Bertholon, sacerdote marista - rue Montparnasse 9 o 35 - Parigi.
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CO 230
PADRE COLIN
(I-S, 38, 3)
Lione, dicembre 1850.
Rimetto nelle sue mani il Breve del santo Padre per il Terz’Ordine insieme con il documento
che il cardinale arcivescovo di Lione mi ha fatto recapitare e che egli indica come istituzione
canonica. Sembra che il cardinale sia stato lusingato dalla fiducia del Papa in lui e dall’autorità di
cui lo ha investito poiché, appena letto il Breve e la lettera del p. Theiner che lo spiega, ha
esclamato rivolgendosi a me: «Ebbene, daremo attuazione a questo Breve con piacere; ci sentiamo
in obbligo di redigere un documento con gli “ATTENTIS” e di emanare un decreto in piena regola.
Più tardi provvederò». Al che io risposi: «Sua Eminenza faccia quanto ritiene necessario».
Ed ecco che ho ricevuto questa istituzione canonica ufficiale e, nell’accoglierla, un sentimento
di gioia e insieme di tristezza mi ha riempito il cuore soprattutto quando lessi il no 4 dove compare
il mio nome. Tengo a dire a sua paternità che ne sono del tutto incolpevole e che, se avessi potuto
prevederlo, mi sarei decisamente opposto. Ma il rimedio c’è: avocare in modo esclusivo alla sua
autorità i pochi articoli fondamentali del Terz’Ordine.
Sinceramente, caro padre, non posso che meravigliarmi e adorare Dio quando penso al
cammino seguito dal Terz’Ordine, alle sue prove (e confesso che sono state grandi e della stessa
natura di quelle della Società), a questa approvazione del santo Padre e, favore tanto singolare, al
cardinale che, prima piuttosto freddo, ora si mostra molto interessato, proprio quando io ritenevo il
Terz’Ordine ormai in agonia.
Lo confesso, io stesso - contrariato e attristato - ne desideravo la fine, soprattutto dopo avere
conosciuta la sua pena, reverendissimo Padre, che l’indiscrezione di taluni padri aveva divulgata. La
cosa mi aveva addolorato al punto che avevo ripristinato la cadenza di due o tre mesi per le mie
direzioni spirituali. Non ammettevo nuovi membri, non osavo incoraggiarli, lasciavo fare alla
Provvidenza ... Ed ecco che la benedizione della chiesa viene a consolidare ciò che vacillava e
lascia tutto il tempo e la libertà di perfezionarlo. A tal vista non posso trattenermi dal dire: «Qui c’è
il dito di Dio!»
Lei mi ha espresso il suo pensiero sul Terz’Ordine. Le assicuro, reverendissimo Padre, che non
me ne allontanerò e che sarò sempre un suo figlio affezionato e obbediente. J. Eymard.
Lione, dicembre 1850.
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CO 231
SIGNORA GOURD
(V, 8, 5)
Lione St-Irénée, La Favorite 22, 4 dicembre 1850.
Signora, mi avrebbe fatto molto piacere vederla prima della sua partenza per Parigi; ma poiché
il Signore non l’ha voluto, ne sia benedetto. Non le ho potuto rispondere prima perché in questi
giorni mi sono capitate mille cose.
Quanto al giovane, sarebbe stato auspicabile che egli si fosse allontanato di sua spontanea
volontà; un’assenza prolungata rimedia alla stravaganza di questa malattia. Ha fatto bene a cercare
di farlo ragionare. E ora, che cosa fare? Mi sembra che il suo dovere di carità lei lo ha adempiuto e
che non le resti che mantenere un silenzio di deplorazione, tanto più che non può contare sul padre
per essere sostenuta. Al suo posto lascerei andare le cose come vanno, limitandomi a suggerire
qualche consiglio di prudenza. Quando dico “lasciare andare le cose” intendo: rimanere passiva,
lasciandoli discutere tra loro. Come vede, sono un po’ imbarazzato, perché, non conoscendo le
persone né le loro difficoltà di rapporto, non so cosa dire. Se dovesse fermarsi ai Thorins, un
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determinato modo coerente di condursi potrebbe rimediare a tutto, ma dovendo partire, non vedo
altra soluzione di quella che le suggerisco.
I nuovi particolari che mi dà sul signor B., mi confermano nella convinzione che le ho espressa
nella mia prima lettera, e cioè il signor B. deve fare il bene secondo la grazia del momento. Non
dobbiamo mai affrettarsi a dare il via ad una fondazione, ma bisogna che in qualche modo il buon
Dio ci spinga e ci solleciti; in ogni caso non si devono anticipare i tempi da lui stabiliti. Restiamo
ancora in attesa a motivo delle difficoltà per il locale, ma ciò non è nulla quando si tratta di aprire
una scuola, soprattutto una scuola gratuita.
Viva del buon Dio, signora, di Nostro Signore nell’Eucaristia, perché altrimenti non potrà
diventare una vittima di amore abituale. Tenga l’occhio vigile sul modo di procedere della divina
Provvidenza nei suoi riguardi. È Dio che fa tutto, che tutto organizza e tutto prevede per portarla a
sé. Sia perciò senza passato e senza futuro, ma sempre presente alla volontà del buon Maestro. Egli
la condurrà per mano attraverso tutte le difficoltà fino alla grazia della perfezione del suo amore.
Addio, signora; Nostro Signore sia per lei la via, la verità e la vita. Porga i miei rispetti alla
signorina e le dica di ricordarmi nelle sue preghiere; sono contento delle buone notizie che mi da su
di lei. Per la signorina l’amore consiste in un’abnegazione gioiosa e amorosa della sua volontà a
quella di Dio. Suo dev.mo Eymard.
Sig.ra Gourd.
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CO 232
PADRE THEINER
(I-S, 183, 1)
Gesù, Maria, Giuseppe.
Lione, 16 dicembre 1850.
Reverendissimo padre, ho ricevuto dai due scolastici che mi ha inviati, il prezioso breve di
approvazione del Terz’Ordine di Maria che ella ci ha ottenuto da Sua Santità. Non mi è possibile
esprimerle tutta la gioia e la felicità che ho provato. Ma come dimostrarle la nostra riconoscenza?
La considererò come il padre del Terz’Ordine e il suo primo promotore nella chiesa. La Vergine le
renda tutto il bene che ci ha fatto e che ci vorrà fare ancora ... Tutto il Terz’Ordine prega e pregherà
a lungo per lei.
Il cardinal de Bonald ha apprezzato molto il suo ricordo e l’opera di cui gli ha fatto omaggio.
Egli mi incarica di esprimerle il suo affetto e la sua particolare riconoscenza. Sua Eminenza, in virtù
delle facoltà ricevute, ha proceduto formalmente all’istituzione canonica del Terz’Ordine in qualità
di delegato della santa Sede, e lo ha arricchito delle indulgenze richieste nella supplica. Eccoci
dunque in perfetta regola, ed io spero che la benedizione della chiesa sarà una fonte di vita e di
grazie per tutti i terziari.
Mi spiace dovere informarla che oggi i suoi due protetti, i signori Mangold Desmas e il fratello
Xavier Valdogl, sono dovuti partire per la Baviera. Ieri sera hanno ricevuto dalle loro famiglie una
lettera urgente e piena di minacce che ordinava loro di rientrare immediatamente nel loro paese. Già
molte volte avevano ricevuto lettere simili a motivo dei debiti che per loro erano stati fatti. Ho fatto
quanto potevo per trattenerli, ma è stato impossibile. Essi sono partiti, e noi li piangiamo, poiché ci
hanno tutti molto edificato. Sono dei giovani dotti e santi. Ci hanno promesso di tornare. Non
potendo dimostrare a lei la mia riconoscenza, reverendissimo padre, ho cercato di darne prova nei
loro riguardi. Siccome erano sotto la mia diretta responsabilità, ho fornito loro i mezzi per il
viaggio.
Se un giorno avrò la fortuna di incontrarla, mi piacerebbe di chiederle alcune delucidazioni sui
privilegi che ci ha ottenuto dal santo Padre in favore del Terz’Ordine.
Gradisca, con la mia più viva gratitudine, i sentimenti del profondo rispetto, con i quali sono,
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reverendissimo padre, suo um.mo e obb.mo servitore in Nostro Signore. Eymard, p. mar.
P.S. Il mio indirizzo è il seguente: La Favorite, quartier St-Irénée 22, Lione. - La prego di scusare il mio
ritardo nell’inviarle questa lettera di ringraziamento; attendevo un’occasione buona. Se può cerchi di
dare una mano a monsignor Luquet in favore di uno studioso che ha appena fatto omaggio a Sua
Santità Pio IX di tutte le sue opere, 4 volumi in 4º. Mi creda sempre, reverendissimo padre, suo obbl.mo
Eymard.
Rev.mo p. Theiner Augustin, prete dell’Oratorio - Chiesa Nuova - Roma par Marseille.
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CO 233
SIGNOR DE LEUDEVILLE
(V, 213, 1)
Lione, La Favorite, quartier St-Irénée, 19 dicembre 1850.
Caro signore, ho ricevuto la sua lettera con immenso piacere. Più volte ho ringraziato la divina
Provvidenza di avermi offerto la felice occasione di fare la sua conoscenza. Quando due persone
estranee tra di loro si ritrovano nello stesso spirito, il rapporto è presto stabilito; e se il legame è
Dio, esso diventa molto dolce e forte. Perciò con gioia l’accolgo come novizio nel Terz’Ordine di
Maria e, in forza delle facoltà a me concesse, delego il suo ottimo direttore a ricevere la sua prima
consacrazione, la cui formula allego alla presente lettera. Lo delego anche a ricevere la sua
professione, con la possibilità di lucrare tutte le indulgenze che abbiamo appena ottenute dal santo
Padre per i terziari, vale a dire: l’indulgenza plenaria nel giorno della professione, due volte al mese
nei giorni prescelti dall’interessato, nelle feste di Natale, Epifania, Pasqua, Pentecoste, SS. Nome di
Gesù, SS. Cuore di Gesù; e nelle feste dell’Immacolata Concezione, della Natività, del Santo Nome
di Maria, della Presentazione, dell’Annunciazione, della Visitazione, dell’Assunzione,
dell’Addolorata (venerdì di Passione), della Madonna dei Sette Dolori (terza domenica di
settembre), del Purissimo Cuore di Maria, della Madonna della Mercede; nelle feste di Tutti i Santi,
di san Giuseppe, del Patrocinio di san Giuseppe, di san Michele Arcangelo, di san Gabriele, di san
Raffaele, dei santi Angeli Custodi. Tutte queste indulgenze sono applicabili alle anime del
purgatorio, ma si possono lucrare solo dopo la professione.
Le consiglio di fare la consacrazione come novizio a Natale e la professione a Pasqua, perché la
dispenso dal resto del tempo. E se i tempi diventeranno burrascosi, potrà farsi ammettere quando
vorrà. Desidero, caro signore, che questo privilegio resti segreto, perché non vogliamo per il
momento rendere il Terz’Ordine di pubblico dominio. E se O ... volesse farne parte, ben volentieri
accordo una seconda delega al suo direttore. La ringrazio delle preziose notizie che mi dà su di lui:
ogni giorno prego nella messa per lui.
Ho fatto la sua commissione dalla signorina Chauda e dall’ottima signora d’Apohier, che stimo
assai. Le manderò in seguito ciò che mi sarà possibile sul Terz’Ordine. Ho aggregato il bambino,
che mi ha raccomandato. Le condizioni sono le seguenti: al bambino verrà imposto al fonte
battesimale il nome di Maria, e ogni giorno fino al momento del battesimo si reciterà un’Ave Maria
o un Memorare con l’invocazione: «O Maria, madre della santa speranza, prega per noi».
Lei è in buone mani, caro signore, e la sua anima è ben diretta. Spero che il nuovo legame che
sta per contrarre con la santa Vergine sia per lei una fonte di grazie e di meriti, e soprattutto uno
scudo potente in mezzo ai pericoli. Non posso che esortarla a fare l’orazione mentale con semplicità
e abbandono alla divina bontà. La meditazione è faticosa, è vero, ma dà sempre i suoi frutti. Le pene
che l’accompagnano diventano motivo di più grandi virtù e fonte di grazie preziose; e quando si ha
lo spirito di orazione si ha tutto; esso è il rimedio ad ogni male. Vada all’orazione come un povero
bambino e si troverà sempre bene; l’orazione non è e non deve essere che l’esercizio umile e
confidente della nostra povertà spirituale. Più si è poveri, più si ha diritto alla carità divina; questo
pensiero è stato il tesoro nascosto per molte anime sofferenti. Gradisca, quale fratello, i sentimenti
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cordiali e devoti di chi è felice di essere suo dev.mo in Cristo Eymard.
P.S. Il mio indirizzo è: La Favorite, quartier St-Irénée 22, Lione. In seguito le manderò la formula della
professione. Scusi la fretta, ma desidero imbucare oggi la mia lettera.
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CO 234
SIGNORINA DAVID
(II-S, 137, 1)
La Favorite, 19 dicembre 1850.
Mentre, durante il mio ringraziamento, pregavo in modo particolare per il nostro Terz’Ordine,
mi sono sentito fortemente sollecitato a scriverle quello che penso della riparazione mediante
l’adorazione.
Da tempo desideravo un centro regolare per il Terz’Ordine, perché avevo capito che era
impossibile che la casa madre della Società potesse continuare a fungere da centro per il
Terz’Ordine. Presto o tardi saremo costretti ad andarcene, visto che il numero dei terziari aumenta.
Era necessario che il Terz’Ordine trascorresse la sua tempestosa infanzia a fianco di sua madre,
sotto lo stesso tetto, per vivere del suo spirito e crescere alla sua ombra. Questa vicinanza ci voleva
perché si prestasse attenzione ad esso e perché, vedendolo benedetto da Dio, si finisse pure col
benedirlo. Ma adesso il Terz’Ordine è diventato figlio della chiesa e deve potersi radicare più
profondamente, ha bisogno di un centro permanente di promozione e di assistenza. Io sognavo
questo centro, lo chiedevo a Dio, ma tutto ciò che mi era stato proposto non lo trovavo
soddisfacente. Avevo persino suggerita l’idea alle suore mariste, ma invano. Si preferì un bel nome,
è vero, ma esso è rimasto nella culla. La loro infanzia non ha avuto e non ha abbastanza nutrimento
ed esercizio. Ed ecco che il buon Dio si serve di me per condurre queste Dame da Parigi a Lione,
che il cardinale le chiama nella sua città come se fossero del Terz’Ordine di Maria, che il p.
Generale mi incarica di cercare per loro una sede, le accetta come terziarie e vuole farne il centro
regolare del Terz’Ordine. Di fronte a questi grandi segni e a così forti prove della divina
Provvidenza, non ho saputo trattenermi dal piangere di gioia, poiché già da tre anni accarezzavo
questa idea e chiedevo a Dio di attuarla se gliene fosse derivata una gloria maggiore.
Il carattere dell’opera delle suore della Riparazione è molto adatto per servire da mantello
esteriore, per coprire e nascondere, se ce ne fosse bisogno, il Terz’Ordine. Io desidererei che queste
Dame ne portassero il nome divenendo in realtà delle terziarie regolari. La riparazione mediante
l’adorazione sarebbe il mezzo, l’alimento e l’esercizio della vita interiore delle terziarie nel mondo,
ma queste non assumerebbero né il nome né la vocazione né il legame religioso tra di loro nel
Terz’Ordine secolare, perché la Riparazione con l’adorazione del SS. Sacramento non potrà essere
stabilita se non là dove i terziari regolari avranno delle case. Il grande pensiero che mi ha colpito in
questo progetto è che il Terz’Ordine regolare, costituitosi in vero e proprio istituto religioso, dovrà
essere come il cenacolo eucaristico del Terz’Ordine secolare.
La Vergine dopo la Pentecoste visse sempre nella semplicità e nel nascondimento davanti al
tabernacolo del Dio dell’Eucaristia; e proprio questo è il posto d’onore di una figlia di Maria a
fianco della sua buona e tenera madre. E il Terz’Ordine conserverebbe la sua caratteristica, che l’ha
fatto e lo fa così prezioso: di essere il Terz’Ordine della vita interiore, perché è tutto questo e
nient’altro che questo. Quali saranno i rapporti tra le terziarie secolari e le terziarie religiose? I più
intimi e i più fraterni, dal momento che tutte hanno lo stesso spirito, formano una sola famiglia e
perseguono lo stesso fine.
Qualcuno forse dirà: ma allora i padri ci abbandonano! No, mai. Si dedicheranno anzi ancora di
più al bene spirituale delle terziarie. Ne ho la profonda convinzione, ma anche l’assicurazione del p.
Generale. Di conseguenza, signorina, non tema di stringere uno stretto rapporto con quelle Dame.
Fate causa comune e fraterna; le consideri come sorelle, anzi come madri. La Vergine SS. si servirà
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di loro per farvi del bene, e di lei per sostenerle e incrementarle. Se non fossero terziarie di Maria,
io le avrei detto di aiutarle e di favorire la loro opera. Ma, siccome sono sue sorelle, io le dico di
amarle da sorelle e addirittura da tenere figlie, dal momento che proprio esse dovranno raccogliere i
suoi ultimi anni e il suo ultimo respiro.
All’improvviso mi balena un pensiero; glielo voglio dire con semplicità per affidarlo alla sua
saggezza e prudenza. Non vorrei che la generosità delle sorelle facesse quello che hanno fatto per la
Società l’anno scorso. La nostra grande ricompensa è quella di farvi paternamente del bene e di
vedervi tutte crescere nelle virtù di Maria e nell’amore di Nostro Signore. Io preferirei - e la cosa
sarebbe certamente ben vista, se volete dimostrare la vostra riconoscenza (e lo fate fin troppo nei
nostri riguardi, facciamo così poco per voi!) -, che veniste in aiuto alla nuova fondazione invece che
a noi. Sarà innalzato a Gesù un tabernacolo di amore e ciò vale infinitamente di più. Oh, vi prego,
non fate nulla per noi; penso che la cosa non sarebbe gradita al superiore e che anzi gli
dispiacerebbe. Non è che io abbia intuito qualcosa, no, ma conoscendo la prodigalità delle sorelle,
temo che il loro buon cuore voglia essere troppo generoso.
È una lettera lunga; gliela invio e prego Nostro Signore di essere sempre la sua vita, il suo
centro e la sua felicità.
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CO 235
MARGUERITE GUILLOT
(II, 39, 53)
La Favorite, 26 dicembre 1850.
Signorina, ho appena visto la signorina Jenny, che ho trovata alzata da letto. Accusa un po’ di
più il suo male, ma le signore mi hanno detto che l’hanno trovata meglio. Le ho tracciato una regola
di condotta; in particolare le ho ordinato di attenersi scrupolosamente alle prescrizioni del medico
ed ella me lo ha promesso. Io l’ho tranquillizzata su tutta la famiglia, perché era inquieta e
particolarmente addolorata di avere lasciata la signorina Claudine e lei tanto spossate. Mi ha
confidato che avrebbe commesso una grande imprudenza se si fosse recata da sola a Chasselay. Io
le ho mostrato che la sua malattia è una prova della Provvidenza.
Come sta? va meglio, e soprattutto ha riacquistato un po’ di forze? E poi mi dica, che cosa c’è
tra di noi due? Non ci capisco nulla. Io la faccio soffrire senza volerlo e senza saperlo. Da che cosa
dipende? Non me lo so immaginare, preferisco pensare che è il buon Dio a permetterlo, perché mi
pare di non volere altro che il suo bene e di volerla aiutare lungo il sentiero spinoso e crocifiggente
della vita di ogni giorno.
Che cosa fare in mezzo a tutte queste prove? Portar pazienza, tenersi sempre più uniti a Dio e
alla sua santa croce e attendere con amore il momento di Dio. So bene che quando si è sulla croce e
in mezzo ai tormenti della crocifissione, si ha un solo pensiero e un solo sentimento, quello del
proprio sacrificio. In tali circostanze tutto è immerso nella sofferenza e tutto diviene una pena e
rende più pesanti le prove. Coraggio, mia povera figliola, bisogna amare Gesù sulla croce fino alla
morte, al sepolcro, alla risurrezione ed alla ascensione gloriosa. Prego molto per lei, perché il buon
Dio le accordi tanto bene in cambio della croce che le ho procurato. Eymard.
27 dicembre.
Stavo andando a spedirle la lettera quando ho ricevuto la sua. L’ho letta e riletta. La ringrazio
molto, perché vi ho intravisto il suo amore per il Terz’Ordine e la sua carità per me. Le cose che mi
dice sono giuste e le ho molto apprezzate. Ero già corso ai ripari e avevo avuto delle spiegazioni
vivaci con la superiora sulle cose che l’avevano colpita in quest’opera dell’adorazione. Sarebbe
troppo lungo esporgliele in questo momento. Esse lasciano al Terz’Ordine tutta intera la sua natura
e il suo spirito di vita interiore nascosta. Solo fra un anno, quando queste Dame saranno ben
consolidate, potremo giudicarle all’opera e prendere in serio esame la questione della fusione. Noi
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siamo approvati, esse invece non lo sono; non hanno ancora nulla in mano, mentre Dio ha benedetto
il granellino di senape del Terz’Ordine. Durante un anno si ha il tempo di soppesare molte cose e la
possibilità di sottoporle ad esame. Come ho già detto, considero per il momento l’opera della
Riparazione come un’opera estranea al Terz’Ordine, anche se sono molto contento di vedervi
entrare liberamente le terziarie. Ma si potrà essere del Terz’Ordine senza far parte di quest’opera.
Le sono perciò grato per la sincerità e l’apertura di cuore nei miei confronti: è quanto stimo di
più in lei. Preghi il buon Maestro affinché io non sia troppo impaziente e smanioso, anche se è vero
che la povera natura vorrebbe liberarsi delle difficoltà e delle pene alla prima occasione che si
presenta. Preghi soprattutto la Vergine perché sia un poco più generoso, o piuttosto non indietreggi
di fronte ai sacrifici, dato che a volte la natura è ricalcitrante.
Quanto alla risposta positiva che mi domanda, io non ho che da dirle che l’approvo e che
domandi a Nostro Signore che si lasci immolare volentieri dalla spada a doppio taglio del suo
amore: la natura non distrugga ciò che la grazia ha operato in lei. E che? si meraviglia che io la
crocifigga? Ma lo devo fare, perché il buon Dio lo vuole e lo fa mio malgrado. Si lamenti con
questo buon padre, non con me, che soffro già abbastanza nel vederla in tale stato di sofferenza e di
miseria. Coraggio! a lei il paradiso, a me una totale solitudine e una vita di morte; e così saremo
entrambi felici.
P.S. È in imbarazzo perché non sa cosa scrivere? Beh, scriva ciò che vorrà e ciò che le sarà possibile, quello
che pensa e quello che soffre. A volte ha degli atteggiamenti infantili.
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CO 236
MARIANNE EYMARD
(III, 87, 79)
Lione, Quartier St-Irénée, La Favorite 22, 31 dicembre 1850.
Care sorelle, vi ringrazio del vostro affettuoso ricordo e vi prego di perdonare i miei ritardi nel
rispondervi. Non mi accorgo di come passano i giorni, le settimane, i mesi; la mia vita è tanto
occupata che attendo invano un momento libero per scrivervi a mio agio. Ciò che mi consola un po’
si è che la signorina Guillot vi scrive più spesso. Non credo che potrò venire a predicare il giubileo
a La Mure, - e neppure i nostri padri potranno venire -, perché io non posso lasciare il noviziato,
non essendosi il superiore ancora completamente rimesso. Mi sono offerto ai superiori per ben due
volte per La Mure, consapevole delle loro difficoltà, ma per il momento è impossibile. Mi spiace
molto per il parroco. Il motivo è: il giubileo di Grenoble è stato indetto più tardi di quello di Lione e
perciò i parroci di Lione sono arrivati prima. Il parroco di La Mure mi ha scritto la sua delusione.
Lo capisco, perché ha le sue buone ragioni, ma contro l’impossibile non c’è scampo.
Sono sempre molto contento qui al noviziato; mi trovo anche meglio che a Lione. La signorina
Guillot mi ha informato che il numero delle terziarie di La Mure è in aumento. Oh, vi prego, si usi
molta prudenza, perché la cosa potrebbe procurarmi delle ostilità. Desidero anzi che si sospenda
l’ammissione di nuove socie, perché è necessario rinnovare le deleghe a partire dal momento in cui
il Terz’Ordine è stato approvato. Non tenete nessuna adunanza del Terz’Ordine né presso di voi né
altrove. Le pietre parlano e voi conoscete le permalosità del paese. Se ve ne parlano, dite che la
vostra non è che un’affiliazione privata, e di fatto non è che questo.
Che cosa augurarvi, mie care sorelle, per il nuovo anno? Nient’altro che un aumento dell’amore
di Dio e una grande fedeltà alle sue grazie; con tutto ciò sarete perfette. Distacchiamoci ogni giorno
da qualche cosa di questo miserabile mondo; abbandoniamolo ogni giorno, ritiriamoci in Dio,
viviamo nella pace di Nostro Signore e saremo felici. Come passa presto il mondo! È come il fumo,
e la vita come un giorno; per quanto ci riguarda poi, noi siamo ormai vicini al traguardo. Ah, care
sorelle, viviamo per il cielo e nel cielo: ciò vale più di ogni altra cosa.
Secondo il mio solito ho celebrato la messa di Natale per voi; mi piace molto presentarvi a
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Gesù bambino. Egli vi benedica come io vi amo. Sono nella sua divina carità, care sorelle, vostro
fratello Eymard, p.s.m.
Sig.na Eymard Marianne - rue du Breuil - La Mure d’Isère.
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