Mille splendidi soli_prova2

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Spunti per l’approfondimento e la scrittura
Parte prima
CAPITOLI 1-4
1. Basandoti sul racconto che Nana fa della sua vita (dall’ingresso nella
casa di Jalil al suo “confino” nella kolba) scrivi sul tuo quaderno un testo
sulla condizione della donna nella società afghana descritta da Hosseini,
analizzando in particolare:
• l’importanza che viene attribuita alle differenze sociali tra uomo e
donna (pensa, per esempio, ai motivi per cui Jalil non sposa Nana);
• quando viene riconosciuto il ruolo sociale di una donna (rifletti sul
fatto che Nana “non esiste” per la società di Herat);
• la possibilità da parte di una donna di decidere il suo futuro (Jalil chiede il parere di Nana sulle decisioni che egli prende e che riguardano la
donna e la loro bambina?);
• i diritti e i doveri di una “ragazza madre” come Nana.
2. Come viene sottolineato nell’incipit del romanzo, Mariam è una harami, cioè una figlia illegittima. Pensi che la sua vita sia influenzata da questa condizione di illegittimità? Motiva la tua risposta, prendendo in esame:
• il luogo dove vive Mariam e il luogo dove vivono i suoi fratelli legittimi;
• il rapporto tra Mariam e il padre;
• le relazioni affettive e le amicizie di Mariam;
• le “libertà” di cui gode Mariam e le “libertà” di cui godono gli altri;
• la possibilità di crescita culturale della ragazza;
• il tipo di vita sociale che la ragazza può condurre.
3. Ti sembra che nella società afghana, così come viene descritta nel
romanzo, esistano delle differenze tra condizione maschile e condizione
femminile? Prendi in esame, per esempio, i comportamenti, la considerazione sociale, le relazioni di Jalil confrontandole con quelle di Nana.
CAPITOLI 5-8
Il Corano ammette che l’uomo sposi fino a quattro donne, ma – come dice il
testo sacro – tutte le mogli devono essere trattate nello stesso modo (una sura
afferma: «se temete di non essere giusti, sposatene una sola»). Oggi la poli349
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gamia (cioè la possibilità per un uomo di sposarsi con più donne) non è una
pratica consentita dalle leggi in vigore nella maggior parte dei paesi del
mondo.
Qual era la consuetudine nel passato? Fai una ricerca, per scoprire che cosa
succedeva, per esempio, nella civiltà egiziana antica e in quella cinese, nella
civiltà ebraica e in quelle romana e greca.
CAPITOLI 9-12
Nel Corano si richiede alle donne convertite di coprirsi o di velarsi per
distinguersi dalle “infedeli”. Per obbedire a questa richiesta, le soluzioni
adottate dalle donne nei vari Paesi islamici sono diverse: si va dall’uso di
un semplice velo o sciarpa (hijab) da appoggiare sui capelli, all’utilizzo di
un mantello che copre testa e spalle (chador) ma lascia il viso scoperto,
all’impiego di un abito (burqa) che nasconde completamente testa e corpo
e permette a chi lo indossa di vedere solo attraverso una griglia ritagliata
all’altezza degli occhi.
Quali sono le tue opinioni riguardo all’osservanza di questo precetto religioso? Confrontale con quelle dei tuoi compagni durante una discussione
in classe e poi riporta sul quaderno le conclusioni a cui siete pervenuti.
CAPITOLI 13-15
Le complesse vicende storiche e politiche dell’Afghanistan sono state
caratterizzate da un passato coloniale, una sofferta lotta per l’indipendenza, un periodo monarchico, numerosi colpi di stato...
Fai una ricerca (anche in Internet i siti dedicati alla storia dell’Afghanistan sono numerosi) e ricostruisci, in breve, gli avvenimenti che riguardano la vita politica del paese durante il Novecento. Di seguito ti vengono fornite alcune date cruciali e i nomi dei personaggi implicati nelle vicende storiche dell’Afghanistan: a te il compito di indicare gli avvenimenti che si sono
verificati in quelle date e il ruolo rivestito dai personaggi citati
Quando...
Che cosa...
1919
1933
1965
1973
1978
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Chi...
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Che cosa...
Amanullah
Nadir Shah
Zahir Shah
Daud
Taraki
Parte seconda
CAPITOLI 16, 17
1. Come possono testimoniare alcuni avvenimenti narrati da Hosseini (le
decisioni di Jalil riguardanti il futuro della figlia, i maltrattamenti cui è
sottoposta Mariam da parte di Rashid, i progetti relativi al matrimonio di
Hasina fatti da suo padre), in Afghanistan la parità di diritti tra popolazione maschile e femminile è ancora un obiettivo da raggiungere.
Ma davvero le donne hanno raggiunto la piena parità di diritti nel resto del
mondo? Il World Economic Forum (un’organizzazione internazionale
indipendente con sede a Ginevra) alla fine del 2007 ha pubblicato i risultati della ricerca annuale sul Gender Gap Index (Indice del divario tra
uomo e donna). La ricerca si basava su quattro fattori di valutazione:
1. Partecipazione e opportunità economiche (con attenzione agli stipendi, ai
livelli di partecipazione e all’accesso a professioni altamente qualificate);
2. Livello di istruzione (cioè le differenze relative all’accesso all’istruzione di base e a quella superiore);
3. Responsabilizzazione politica (che misura il divario tra la presenza
delle donne e quella degli uomini nell’ambito delle strutture decisionali a
livello locale e nazionale);
4. Sanità e sopravvivenza (cioè le differenze tra uomo e donna in termini
di salute e di aspettative di vita alla nascita).
Il Rapporto 2007 riguardava 128 Paesi del mondo (gli Stati dell’Unione
Europea, compresi i candidati a prossima adesione, 23 paesi latinoamericani e caraibici, 23 paesi dell’Africa Subsahariana, 20 paesi asiatici e 15
mediorientali e nordafricani), coinvolgendo quindi oltre il 90% della
popolazione mondiale. Scorrendo i dati del rapporto si scopre che l’Italia
si classifica solo all’84° posto, preceduta, per esempio, da Kenia (all’83°),
Bolivia (80°), Tajikistan (79°) e Ghana (63°). I civilissimi Usa ottengono
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solo la trentunesima posizione: non eccelsa, verrebbe da dire, ma sempre
meglio di quella svizzera (40° posto) e francese (51°).
Discuti in classe con i tuoi compagni sui risultati di questa ricerca e riporta poi sul tuo quaderno le conclusioni a cui siete pervenuti.
2. Le notizie che arrivano a Kabul dai fratelli di Laila e che riguardano la
guerra sono quelle di un conflitto crudele e insensato, le cui vittime sono
spesso bambini e in cui si ricorre all’uso anche di armi non convenzionali, come le mine antiuomo. Che cosa conosci di questi ordigni? Per farti
un’idea del loro “potenziale” potresti cercare maggiori informazioni in
Internet, oltre a leggere qualche pagina del libro Pappagalli verdi
(Feltrinelli), in cui Gino Strada racconta la propria esperienza di medico
nei paesi più colpiti da questi vergognosi strumenti di guerra.
CAPITOLI 18, 19, 20
Le riflessioni e le argomentazioni di Babi fanno capire al lettore quanto
sia “illuminato” il padre di Laila e quanto, invece, sia arretrata la società
nella quale padre e figlia sono costretti a vivere. Ritrova nel testo il punto
in cui Babi esprime le sue considerazioni sulle etnie presenti in
Afghanistan e spiegane il significato. È possibile, secondo te, estendere le
riflessioni di Babi anche a realtà non afghane? Discutine in classe con i
tuoi compagni e scrivi a quali risultati siete pervenuti.
CAPITOLI 21, 22
Le statue dei Buddha di Bamiyan sono state scavate in una grande parete di
roccia tra il III e l’VIII secolo d.C. da monaci buddhisti provenienti da tutta
l’Asia. Gli storici dell’arte ritengono che nessun monumento abbia testimoniato, meglio di queste sculture, la straordinaria storia artistica
dell’Afghanistan, contrassegnata dalle molteplici influenze greche e persiane, indù e buddiste. Per questa ragione i Buddha sono stati inseriti nella
Lista dei Monumenti Patrimonio dell’Umanità stilata dall’UNESCO. Sei a
conoscenza della sorte di queste statue? Fai una ricerca in internet (oltre al
sito di Peace Report, potresti consultare anche quello di Rai Educational) e
scrivi una breve relazione sul loro stato di conservazione.
CAPITOLI 23-25
Nella conversazione tra Laila e sua madre si parla di «reputazione». Scrivi
un testo in cui definisci e analizzi questo concetto soffermandoti su quanto esso sia sentito, oggi, nella nostra società.
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CAPITOLO 26
Prova anche tu a fare il “gioco” di Babi, indeciso su quali libri portare con
sé, come se partisse per un’isola deserta. Componi, quindi, una lista dei
cinque libri dai quali non vorresti staccarti, dei cinque film che non ti stancheresti mai di rivedere, delle cinque raccolte di cantanti (o gruppi musicali) che hanno saputo comunicarti delle forti emozioni.
Parte terza
CAPITOLI 27-29
1. Rashid vuol fare capire a Mariam che il matrimonio con Laila costituisce
l’unica soluzione praticabile e ragionevole. Secondo l’uomo, infatti, Laila,
sola com’è, non ha scampo: se anche riuscisse a raggiungere un campo profughi in Pakistan non avrebbe grandi possibilità di sopravvivere e forse l’unica soluzione per lei sarebbe quella di prostituirsi. Ma Rashid forse non sa
(o forse preferisce sorvolare su questo argomento) che Laila potrebbe essere anche più fortunata e incontrare, all’interno di un campo, i volontari della
Rawa (Revolutionary Association of Women of Afghanistan): un’organizzazione socio-politica indipendente di donne, fondata nel 1977 a Kabul, che
lotta per i diritti umani e la giustizia sociale. Quella che segue è un’intervista a una volontaria di Rawa pubblicata sul quotidiano “la Repubblica” nell’ottobre 2001 ma ancora di scottante attualità.
La mia guerra ai Taliban
In una intervista telefonica da Islamabad, una 26enne della
Rawa, che si fa chiamare “Fatima”, parla del lavoro dell’organizzazione delle donne afghane in Pakistan.
Qual è la storia della tua vita e cosa fai per la Rawa?
Sono di Kabul. Ho cominciato a lavorare per la Rawa quando
avevo 19 anni. La guerra nel mio paese continuava da 23 anni, la
mia generazione è nata con la guerra, abbiamo fatto esperienza
solo di crimini, di oscurità, di dolore nel nostro paese. Non
abbiamo mai visto la felicità né la democrazia. Ho vissuto nello
shock perché ogni giorno c’erano storie tragiche vicino casa mia.
Quando sono cresciuta ho deciso di fare qualcosa contro tutto
questo. Ragazze giovanissime si suicidavano perché senza aiuto
e senza speranza. Ma alcune, come me, hanno scelto di combat353
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tere. Accettiamo di servire la nostra gente: questa è la via migliore per portare giustizia nel nostro paese. A vent’anni ho lasciato
l’Afghanistan. Il mio contributo per la Rawa è stato di venire qui
in Pakistan e lavorare nei campi profughi. Ho attraversato spesso
i confini con l’Afghanistan per organizzare le donne a manifestare o per portare le pubblicazioni del gruppo. Possiamo andare
senza documenti, nessuno te li chiede se sei una donna. Metto il
burqa, perché è l’unica carta di credito richiesta alle donne per
andare in Afghanistan. Quando attraverso la frontiera nessuno
può sapere che sono nella Rawa.
Perché usi lo pseudonimo di “Fatima”?
Tutte usiamo nomi diversi perché abbiamo molti problemi di
sicurezza. La nostra leader Meena e la sua guardia del corpo
sono state uccise in Pakistan nel 1987 dai fondamentalisti islamici e dal Kgb*. Le nostre associate sono spesso minacciate e
offese – riceviamo minacce di morte per telefono, via e-mail e
lettera – ci chiedono di smettere di fare quello che facciamo altrimenti ci uccidono. Per questo lavoriamo clandestinamente in
Afghanistan e in semi clandestinità in Pakistan.
Qual è stata l’attività più importante della Rawa in
Afghanistan?
Insegniamo a centinaia di donne e bambini. A questi ultimi,
matematica, fisica, chimica, persiano, scienze, studi sociali, storia e geografia. Alle donne, soprattutto matematica e persiano.
Quando le nostre donne vanno in un negozio non sanno come
pagare e cambiare i soldi perché nessuno glielo ha mai insegnato. Ci portiamo addosso delle telecamere per documentare i crimini dei Taliban. Abbiamo girato anche a Kabul e in molte altre
città, prendendo le immagini di afghani cui sono state tagliate le
mani per aver rubato, o decapitati. […] Facciamo un buco nel
burqa e filmiamo attraverso quello. È questa la ragione per la
quale la qualità delle immagini è piuttosto cattiva; è molto difficile. Nessuna è stata mai scoperta mentre lo faceva: l’unica punizione sarebbe l’esecuzione se ci prendessero, specialmente se i
Taliban sapessero che siamo della Rawa.
Che cosa fate nei campi profughi in Pakistan?
Abbiamo delle scuole per le ragazze dei campi profughi, ma in
alcune abbiamo problemi a causa dell’influenza dei fondamentalisti. Facciamo corsi di artigianato, alleviamo polli e tessiamo tappeti. Abbiamo anche una struttura medica mobile che va nei campi
* Kgb: i servizi segreti russi.
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a portare una o due volte la settimane le medicine. Abbiamo un
ospedale che si chiama Malalai, ma ora è chiuso per i nostri problemi finanziari. Uno dei nostri progetti più urgenti è di riaprirlo.
Di che cosa ha bisogna la Rawa ora?
Siamo in pessime condizioni finanziarie. Abbiamo bisogno di
tutto quello che possiamo ottenere per il nostro team medico,
medicine, per la scuola. Forse un dollaro non vale niente per gli
altri, ma per noi significa molto. Continuare la nostra battaglia a
mani vuote è impossibile.
Per renderti conto dell’attualità di questa testimonianza leggi le relazioni
dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati che trovi sul sito
dell’UNHCR.
Scrivi poi una relazione sulla situazione dei rifugiati in una delle seguenti zone:
• Iraq
• Darfur
• Grandi laghi africani
• Libano
• Balcani
CAPITOLI 30-32
1. Laila è una ragazza colta e moderna, eppure riesce a trovare alcuni vantaggi nell’indossare un burqa (considerato da molti osservatori occidentali
uno dei simboli dell’oppressione della donna nei Paesi islamici). Come
giudichi la valutazione della ragazza? Sei d’accordo con la sua opinione?
Motiva adeguatamente la tua risposta.
2. «Quando aveva dato a Rashid la notizia del bambino […] lui era saltato
sulla bicicletta, era corso alla moschea e aveva pregato che fosse un maschio».
Il comportamento di Rashid non è da ritenere strano o insolito. Sul sito di
Amnesty International troverai interventi e testimonianze con i quali potrai
documentarti sulla “fortuna” di nascere maschio in alcuni Paesi del mondo.
Leggi, per esempio, la relazione del gennaio 2008 del Coordinamento
Bambini/Minori (dal titolo Nascere Bambine) e poi rispondi alle seguenti
domande.
• Perché in alcuni paesi del mondo la nascita di una figlia femmina viene
considerata una disgrazia?
• Che cosa si intende per aborto selettivo? Su quali feti viene praticato
con maggiore frequenza?
• Che cosa si intende per infanticidio?
• La mortalità infantile in alcuni paesi del mondo è più alta tra la popolazione maschile o tra quella femminile? Quali possono essere i motivi di questa maggiore mortalità?
• Perché un matrimonio precoce può rappresentare un pericolo per la
salute della donna?
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CAPITOLI 33, 35
«Costringono i ragazzini ad entrare nella milizia» dice Rashid raccontando a Laila e Mariam quanto sta succedendo nel loro paese.
Il fenomeno dei “bambini soldato” è una vergogna dell’umanità, presente in
Afghanistan ma anche in molti altri paesi: sono, infatti, una cinquantina i
conflitti armati attualmente in corso nel mondo e si stima che oltre mezzo
milione di bambini, in più di 87 paesi, siano reclutati nelle forze armate
governative o in gruppi armati paramilitari e non governativi, e non è da
escludere che molti bambini siano anche coinvolti nell’esecuzione di atrocità belliche.
In rete sono reperibili molte informazioni su questo argomento, soprattutto nei siti delle associazioni che si battono per combattere questo terribile
fenomeno (per esempio quelli di “Save the children” e di “War child”,
dove è pubblicata la versione integrale del Rapporto Globale sui bambini
soldato del 2008). Cerca quindi di raccogliere il maggior numero di notizie sulla diffusione del fenomeno in zone quali l’Africa, l’America Latina
e l’Asia. Elenca quindi i dati raccolti in una tabella, indicando gli stati
coinvolti, le cifre dei bambini-soldato arruolati, la loro età, i conflitti in cui
sono impiegati e così via.
CAPITOLI 36, 38
«Quanto alle donne, l’Islam offre un arsenale completo di tradizioni a sostegno della superiorità maschile e, dunque, della segregazione femminile.
Una delle ragioni per cui l’integralismo islamico piace è che gli uomini, che
si vedono minacciati nei loro privilegi tradizionali dalle ideologie moderniste, sanno che la società musulmana fornisce loro argomenti sacrosanti a
sostegno della superiorità maschile. È uno dei motivi – spesso misconosciuto, ma profondamente radicato e a volte inconsapevole – per cui l’integralismo islamico è così popolare: le esperienze modernizzanti vanno nella
direzione del riconoscimento di maggiori diritti alle donne, e ciò non è gradito al sesso maschile».
Spiega e commenta questa affermazione di Maxime Rodinson (uno dei più
celebri studiosi arabisti e islamisti del nostro tempo). Secondo te è possibile metterla in relazione alle iniziative prese dal governo talebano dopo la
conquista del potere a Kabul?
CAPITOLI 39, 42
1. «In Afghanistan solo la metà dei bambini fra i 7 e i 13 anni va a scuola
(la percentuale si riduce a un terzo per le bambine) e il tasso si riduce ulte356
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riormente nelle aree rurali. Le bambine e i bambini non vanno a scuola a
causa delle strutture scolastiche inadeguate, del lungo cammino che deve
essere fatto per raggiungere gli edifici scolastici, della povertà diffusa e del
numero molto limitato di insegnanti donne, che sono solo il 27%, concentrate quasi tutte nei centri urbani. La maggior parte delle persone che lavoravano nelle scuole sono scappate a causa dei vari conflitti che hanno insanguinato il paese e ora solo il 15% degli insegnanti ha le qualifiche necessarie per svolgere il proprio lavoro. Inoltre mancano i materiali scolastici, la
disciplina a scuola è molto dura e spesso le bambine e i bambini sono sottoposti a punizioni corporali. Come se non bastasse, il 50% dei corsi si svolge in tende o sotto gli alberi perché non esistono strutture scolastiche».
Ritrovi in questa breve relazione – pubblicata sul sito di “Save the children” – alcune situazioni descritte nel romanzo? Quali?
2. Aziza, «bambina calma riflessiva che si comporta con una maturità precoce per i suoi sei anni», diventa la coprotagonista in questo gruppo di
capitoli. In quali occasioni la bambina dimostra la sua maturità, la sua sensibilità e la sua capacità di affrontare prove più grandi di lei?
CAPITOLI 43, 45
1. Ancora una volta, Hosseini si dimostra un narratore tutt’altro che
imparziale e distaccato dalla vicenda che sta raccontando. Quali sono,
secondo te, i sentimenti che egli nutre nei confronti di Rashid, Laila e
Mariam? Esprimi le tue considerazioni facendo precisi riferimenti al testo.
2. Il racconto di Tariq sulla sua condanna per spaccio di droga può far
riflettere sulle norme che regolano, in diversi paesi, il consumo di sostanze stupefacenti. Negli Stati dell’Unione Europea, per esempio, le situazioni sono molto differenti: in Olanda, la vendita di droghe leggere può
sempre essere punita; tuttavia, la priorità viene data alla lotta alle droghe
pesanti. Non viene attivamente indagata la vendita di una quantità massima di 5 grammi in negozi autorizzati, mentre la vendita di quantità superiori (spesso legata all’esportazione) viene colpita duramente. In Spagna e
Portogallo, la detenzione di qualsiasi stupefacente per uso personale non
è soggetta a sanzioni penali; la sanzione tende piuttosto ad essere di tipo
amministrativo (diffida o ammenda). In Belgio, Danimarca, Germania e
Austria le leggi e le linee guida prevedono la non punibilità dei soggetti
che per la prima volta vengono trovati in possesso illecito di stupefacenti,
i quali vengono “invitati” ad astenersi dall’assumere droga nel futuro.
L’invito è spesso corredato da una diffida e da un periodo di prova. In
Francia una direttiva del 1999 raccomanda espressamente che i reati con357
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nessi all’uso di droga siano sanzionati solo da una diffida. In Grecia,
Norvegia, Finlandia e Svezia un’applicazione “alla lettera” delle leggi
vieta in maniera rigorosa l’uso di droghe.
Fai una ricerca per scoprire come sono considerati, dalle normative vigenti,
la detenzione, l’acquisto e l’uso di sostanze stupefacenti in altri paesi del
mondo, come, per esempio, Stati Uniti, Marocco, Turchia, India, Thailandia.
1. La parola “processo” indica il procedimento che deve essere seguito
perché si giunga ad una sentenza. Questo procedimento deve essere,
ovviamente, regolare, equilibrato, in modo da giungere alla conclusione
dopo che le parti hanno potuto esporre le loro ragioni e dopo che tutte le
prove sono state regolarmente acquisite. Il processo, insomma, deve essere “giusto”: in passato si sono svolti molti processi che non avevano caratteristiche tali da potersi definire “giusti” (pensa, per esempio, ai processi
per stregoneria, a quelli contro gli eretici, ai processi celebrati in periodo
di dittatura) ma in molte società moderne il “giusto processo” è ormai una
conquista consolidata (nel nostro Paese è previsto dall’articolo 111 della
Costituzione che recita: “la giurisdizione si attua mediante il giusto processo regolato dalla legge”).
Il giusto processo penale ha la finalità di garantire che la persona, accusata e privata in via cautelativa della libertà personale, possa compiutamente difendersi. Si deve anche tenere conto che nel nostro sistema giuridico
è stabilita la cosiddetta “presunzione di innocenza”: la persona accusata di
un reato deve essere considerata innocente, sino a quando non vi sarà una
sentenza definitiva (e cioè non più appellabile). La prima caratteristica che
ogni processo deve avere è che le due “parti” del processo siano ascoltate
dal giudice ed espongano le loro ragioni in contraddittorio fra di loro ed
in condizioni di parità. Anche se una delle parti è costituita da un ente pubblico, o da un organo della pubblica amministrazione, deve esservi una
posizione di parità: i due soggetti devono avere eguali possibilità di esporre le proprie ragioni davanti al giudice e di fornire le prove che ritengono
più persuasive per sostenere le proprie tesi. Un processo è, poi, considerato “giusto” quando è rispettato il diritto di difesa, e l’imputato può
esporre le proprie ragioni, sottoponendole all’attenzione del giudice. In
passato vi sono stati dei processi politici nei quali gli imputati non potevano parlare, e bastava soltanto la loro identificazione per mandarli alla
ghigliottina o davanti al plotone di esecuzione. Vi sono stati anche dei processi nei quali gli imputati, torturati o seviziati, confessavano dei reati che
non avevano mai commesso.
Alla luce di quanto hai letto, il processo di Mariam non può essere consi358
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derato “giusto”, quali caratteristiche mancano, infatti? In che modo avrebbe dovuto svolgersi il dibattimento? Ti sembra che i tre membri del
Collegio giudicante siano imparziali?
2. La decisione di Mariam di non fuggire con Laila, Tariq e i bambini ha
delle profonde motivazioni morali. Esponile in un testo di tipo argomentativo. (Come ricorderai, un testo è considerato “argomentativo” quando il
suo autore vuole persuadere il lettore della validità della tesi che egli
sostiene. Per essere del tutto convincente, quindi, l’autore non si limita ad
esporre l’argomento, lo sostiene con ragionamenti e prove, previene, o
confuta, eventuali obiezioni per dimostrare che la sua tesi è inattaccabile).
CAPITOLI 46, 47
1. La parola “processo” indica il procedimento che deve essere seguito
perché, dopo che le parti hanno potuto esporre le loro ragioni e dopo che
tutte le prove sono state regolarmente acquisite, si giunga a una sentenza.
Il processo, insomma, deve essere “giusto”: in passato si sono svolti molti
processi che non avevano caratteristiche tali da potersi definire “giusti”
(per esempio, i processi per stregoneria, quelli contro gli eretici, o quelli
celebrati in periodo di dittatura), ma in molte società moderne il “giusto
processo” è ormai una conquista consolidata (nel nostro Paese è previsto
dall’articolo 111 della Costituzione). Il nostro sistema giuridico stabilisce
anche la cosiddetta “presunzione di innocenza”: la persona accusata di un
reato è considerata innocente sino a quando non vi sarà una sentenza definitiva (e cioè non più appellabile). Un processo è infine considerato “giusto” quando è rispettato il diritto di difesa, e l’imputato può esporre le proprie ragioni, sottoponendole all’attenzione del giudice.
Alla luce di quanto hai letto, il processo di Mariam non può essere considerato “giusto”. Quali caratteristiche mancano, infatti? In che modo
avrebbe dovuto svolgersi il dibattimento? Ti sembra che i tre membri del
Collegio giudicante siano imparziali?
2. La decisione di Mariam di non fuggire con Laila, Tariq e i bambini ha
profonde motivazioni morali. Esponile in un testo di tipo argomentativo.
(Come ricorderai, un testo è considerato “argomentativo” quando il suo
autore vuole persuadere il lettore della validità della tesi che egli sostiene.
Per essere del tutto convincente, quindi, l’autore non si limita ad esporre
l’argomento ma lo sostiene con ragionamenti e prove, previene o confuta
eventuali obiezioni per dimostrare che la sua tesi è inattaccabile).
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