Servizi e politiche attive per il lavoro
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Servizi e politiche attive per il lavoro
SERVIZI E POLITICHE ATTIVE PER IL LAVORO 1. Introduzione Le politiche attive del lavoro riguardano un complesso di attività, misure e di interventi caratterizzati da una dimensione universalistica e una dimensione selettiva, temporanea, occasionale. Le politiche attive del lavoro non sono da confondersi con le politiche passive, caratterizzate principalmente da trattamenti per le diverse situazioni di perdita di una occupazione e pensionamenti per crisi occupazionale o altre situazioni connesse con la salute del lavoratore. Tuttavia, le riforme degli ultimi anni in materia di politiche attive del lavoro, tracciano una sorta di connessione sempre più stretta tra le politiche attive e quelle passive attraverso la gestione della “condizionalità” dello status di disoccupazione1. Questo percorso viene ulteriormente potenziato nel recente d.lgs. 150 del 14 settembre 20152. Delle diverse questioni disciplinate dal d.lgs. 150/2015, in questa sede si affronta solo la parte relativa alle implicazioni in materia di organizzazione del sistema dei servizi per il lavoro a livello regionale. Per un approfondimento generale si rimanda al contributo contenuto nel Rapporto Puglia 20153. Il riordino del sistema dei servizi per il lavoro e delle interconnessioni tra politiche attive e politiche passive del lavoro si colloca in un percorso complesso di riforma che va dalle modifiche del Titolo V della Carta Costituzionale alla riorganizzazione dei ruoli e delle funzioni delle Province trasformate in Enti di area vasta, alla costituzione delle Città metropolitane4. 2. Modello o modelli di riorganizzazione del sistema dei servizi per il lavoro a livello regionale Sotto il profilo organizzativo viene istituita una rete nazionale dei servizi per il lavoro coordinata dalla nuova Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro (ANPAL). La rete è composta da diverse strutture centrali (INPS, INAIL, ISFOL, Italia Lavoro), territoriali (Agenzie per il Lavoro, Strutture regionali per le politiche 1 La fruizione delle prestazioni di assicurazione sociale per l’impiego è condizionata da una lato dalla permanenza dello stato di disoccupazione (d.lgs. n. 181 del 2000), dall’altro dalla regolare partecipazione alle iniziative di attivazione lavorativa e ai percorsi di riqualificazione professionale proposti dai servizi competenti (servizi per l’Impiego): ricerca attiva di un'occupazione e percorsi effettivi di reinserimento nel tessuto produttivo. 2 Si vedano gli artt.21 e 22 del d.lgs. 150/2015 che riguardano il rafforzamento dei meccanismi di condizionalità e livelli essenziali delle prestazioni relative ai beneficiari di strumenti di sostegno al reddito e in costanza di rapporto di lavoro. 3 R.V. Santandrea (2015) Servizi per l’impiego e politiche attive del lavoro, in Rapporto Puglia 2015, Caucci Editore, Bari, pag.185-204. 4 In Puglia è stata istituita la Città Metropolitana di Bari. Nota tecnica n. 16 - 2016 2 attive del lavoro), altri soggetti istituzionali (Sistema delle Camere di Commercio, Enti di Formazione, Università, Istituti di scuola secondaria superiore), soggetti autorizzati all’attività di intermediazione, Fondi interprofessionali e bilaterali. Il Ministero del lavoro fissa linee di indirizzo triennali ed obiettivi annuali in materia di politiche attive e definisce i livelli minimi che le prestazioni devono avere su tutto il territorio nazionale, che saranno garantiti attraverso l’operatività delle strutture regionali e degli altri soggetti coinvolti nella rete. Viene istituito anche un Albo nazionale dei soggetti accreditati a svolgere funzioni in materia di politiche attive del lavoro e un Sistema informativo nazionale delle politiche del lavoro che dovrebbe, a regime, dialogare in tempo reale con i diversi sistemi informativi territoriali per il lavoro presenti in ciascuna delle Regioni. Per quanto riguarda la riorganizzazione a livello territoriale, in presenza di un complesso processo di riforma dei servizi per il lavoro, il d.lgs. 150/2015 ha delineato un biennio di transizione, in considerazione anche della effettiva alla entrata in vigore della riforma costituzionale in cui i rapporti in materia di politiche attive del lavoro tra Stato e Regioni vengono regolati da una apposita convenzione. Tale convenzione dovrà regolare: • continuità amministrativa dei servizi per l’Impiego; • i rispettivi rapporti per la gestione e il finanziamento dei servizi per il lavoro; • l’attuazione delle politiche attive del lavoro nel territorio regionale, in relazione agli interventi che ricadono nei livelli essenziali delle prestazioni di cui all’art.11, organizzazione dei servizi per il lavoro e delle politiche attive del lavoro a livello regionale; all’art.18 “Servizi e misure di politica attiva del lavoro”; all’art. 20 “Patto di servizio personalizzato”; all’art. 21 per la tempistica per la presa in carico e la stipula del patto di servizi con i beneficiari di sostegno al reddito in costanza di lavoro; art. 23 “Assegno di ricollocazione”, all’art. 25 “Offerta di lavoro congrua”. L’attuazione operativa si è concretizzata in un percorso in tre fasi: • accordo quadro5 del 30 luglio 2015 tra Ministero delle Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) e Regioni che consente alla successiva convenzione tra MLPS e Regioni di poter derogare, in una fase transitoria6, dall’assegnare in esclusiva ai 5 Modello che viene ribadito nella L.125/2015 (art.15), che ha convertito il Dl 78/2015 riguardante misure urgenti in materia di enti locali. 6 La fase transitoria è prevista dal d.lgs. 150/2015 attuativo del Jobs Act, in considerazione del percorso conclusivo della riforma costituzionale che modifica le competenze regionali in materia di politiche attive del lavoro, mentre attribuisce la possibilità alle Regioni di usufruire un’autonomia speciale (regionalismo differenziato). 3 Nota tecnica n. 16 - 2016 • • servizi pubblici per il lavoro le quattro funzioni fondamentali: profilazione del grado di occupabilità, contenuti e sottoscrizione del patto di servizio, verifica dei requisiti di condizionalità e rilascio dell’assegno di ricollocazione; convenzione tra MLPS e Regioni, sulla base di uno schema comune che regoli i rapporti bilaterali; l’identificazione della strategia regionale per l’occupazione, in coerenza con gli indirizzi generali definiti ai sensi dell’articolo 2 del decreto legislativo n. 150/2015; l’accreditamento degli enti nell’ambito dei criteri definiti nel d.lgs. n. 150/2015; gli interventi volti a favorire l’inserimento lavorativo delle persone con disabilità; la gestione amministrativa dei servizi per l’impiego; potenziamento delle attività dei servizi per l’erogazione di politiche attive, accedendo alle risorse nazionali, regionali e ai programmi cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE) per il biennio 2001-2017; eventuale convenzione tra Regione e Province e Città metropolitane per la gestione del personale dei servizi pubblici per l’impiego, la loro organizzazione, le modalità e le funzioni attribuite ai servizi privati nell’erogazione di politiche attive del lavoro. A seguito dello schema di convenzione approvato dalla Conferenza delle Regioni del 20 ottobre scorso, queste stanno procedendo alla stipula con il MLPS individuando il modello di partnership tra servizi pubblici per l’impiego e servizi privati accreditati per l’erogazione delle misure di politiche attive del lavoro e per le modalità di gestione del personale in capo ai servizi pubblici per l’impiego. Tab. 1 – Stato di attuazione della sottoscrizione della convenzione MLPS – Regioni – 31 marzo 2016 Regioni che hanno già sottoscritto la convenzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Regioni che hanno avviato il percorso per la sottoscrizione della convenzione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Emilia Romagna, Toscana, Piemonte, Lombardia, Veneto, Liguria, Umbria, Lazio, Marche, Molise, Campania, Calabria, Basilicata Abruzzo e Puglia Elaborazioni IPRES Per quanto riguarda la sottoscrizione della convenzione tra MLPS e Regioni, un’analisi aggiornata al 31 marzo 2016, con riferimento alle Regioni a Statuto Ordinario, evidenzia come 13 l’hanno già sottoscritta, 2 Regioni (Abruzzo7 e Puglia) 7 La Regione Abruzzo ha operato un primo riparto delle risorse per il funzionamento dei CPI per il 2016 4 Nota tecnica n. 16 - 2016 hanno avviato la fase istruttoria dello schema di convenzione da trasmettere al Ministro del Lavoro per la condivisione dei contenuti e la successiva sottoscrizione. Per quanto riguarda l’utilizzo del personale dei servizi pubblici per l’impiego in capo agli Enti di area vasta e alle Città metropolitane, lo schema di convenzione apre alla possibilità di due opzioni secondo lo schema seguente. Schema 1 - Opzioni per l’utilizzo del personale dei servizi per l’impiego delle Province Utilizzo del personale dei servizi per l’impiego in capo agli Enti di area Vasta Province e alle Città metropolitane Assegnazione temporanea alle Regioni o alle Agenzie Regionali per il lavoro del personale, oppure utilizzare l’istituto dell’avvalimento Convenzione tra Regione e Ente di area vasto o Città metropolitane a valle della convenzione tra MLPS e singola Regione Una prima opzione riguarda la possibilità, da parte della Regione, di utilizzare il personale dei servizi per l’impiego assegnandoli temporaneamente alla stessa Regione o, dove esiste, all’Agenzia Regionale del Lavoro. In questo ambito una soluzione prevista dalla normativa8, nelle more della conclusione delle procedure di mobilità del personale delle Province, è quella dell’avvalimento da parte delle Regioni attraverso apposite convenzioni con gli Enti di area vasta (ex Province) che tengano conto del riordino delle funzioni e con oneri a carico dell'Ente utilizzatore. In questo modo, vi è un utilizzo del personale ma senza inserimento nell’organico regionale. Questa opzione, attualmente, è stata applicata, ad esempio, dall’Emilia Romagna e dalla Toscana. In questo caso un aspetto cruciale riguarda la copertura del costo del personale utilizzato che passa sul bilancio regionale e con un parziale cofinanziamento nazionale, trovando ancora di difficile applicazione la possibilità di fare ricorso ai fondi del FSE. Un aspetto da considerare è l’opzione della costituzione di una specifica Agenzia Regionale del Lavoro in quelle regioni dove questa è assente, come in Puglia. Sulla base dell’esperienza nazionale di costituzione ed effettiva operatività dell’ANPAL, la realizzazione di una nuova Agenzia Regionale del Lavoro richiede tempi non certo 8 L. 190/2014, art. 1 comma 427 in materia di mobilità del personale delle Province dei servizi per l’impiego. Cfr. Lella G. (2016) che evidenzia il difficile cammino della riforma dei servizi per il lavoro sotto il profilo delle riforme costituzionali e istituzionali. Nota tecnica n. 16 - 2016 5 brevi: approvazione della normativa specifica, tempi necessari per la definizione dell’organizzazione funzionale, effettiva operatività a regime. Sembra opportuno immaginare un qualche percorso per il coordinamento e la gestione della fase di transizione verso questo nuovo modello organizzativo e di funzionamento dei servizi per il lavoro. Una seconda opzione riguarda la possibilità di stipulare una convenzione tra Regione e Enti di area vasta e Città metropolitane, utilizzando sedi e personale attualmente in capo alle ex-Province. I modelli utilizzati dalle Regioni nella gestione delle politiche attive del lavoro possono essere ricondotti sostanzialmente a tre: 1. attribuzione di tutte le funzioni previste dalle misure delle politiche attive del lavoro ai servizi pubblici per l’impiego e privati accreditati; modello applicato dalla Regione Lombardia che ha attribuito in modo esclusivo ai servizi pubblici la gestione della condizionalità e dalla regione Veneto che ha attribuito in modo esclusivo ai servizi pubblici per l’impiego oltre alla gestione della condizionalità anche il rilascio dell’assegno di ricollocazione; 2. attribuzione di tutte le funzioni previste dalle misure delle politiche attive del lavoro in modo esclusivo ai servizi pubblici per l’impiego; modello applicato dalla Regione Toscana; 3. coinvolgimento dei soggetti privati accreditati che operano in via integrativa e non sostitutiva, attribuendo ai servizi pubblici per l’impiego in esclusiva le funzioni amministrative o certificative sullo status delle persone, modello utilizzato dalla Regione Emilia Romagna. 3. Servizi e misure essenziali delle politiche attive e fabbisogni di personale Come noto, il d.lgs. 150/2015 di attuazione del Jobs Act, individua i livelli essenziali dei servizi e delle misure delle politiche attive del lavoro al Capo II. A queste funzioni, se ne stanno aggiungendo altre, individuate di volta in volta dalle singole Regioni o da provvedimenti del Governo nazionale, che assegnano nuove funzioni ai servizi pubblici per l’impiego. Si pensi, ad esempio, al programma Garanzia Giovani oppure ai nuovi provvedimenti in materia di politiche di contrasto alla povertà e di inclusione sociale attiva che in molte Regioni sono già operative o sono in via di attuazione operativa come in Puglia9. 9 La l.r. del.14 marzo 2016, n. 3 “Reddito di dignità regionale e politiche per l’inclusione sociale attiva” prevede un coinvolgimento importante dei servizi per l’impiego per la realizzazione di misure di politica attiva del lavoro. Nota tecnica n. 16 - 2016 6 L’attribuzione di nuove funzioni ed attività avviene spesso a parità di personale frontoffice dei servizi pubblici per l’impiego, in diversi casi si è in presenza anche di una loro riduzione in considerazione del fatto che una certa quota dei dipendenti ha maturato i requisiti per andare in pensione. E’ evidente che questa situazione può creare problemi per una efficace azione con riferimento sia all’erogazione dei servizi e delle misure essenziali delle politiche attive del lavoro sia alla possibilità di far fronte a nuove funzioni e misure assegnate ai servizi pubblici per l’impiego da politiche regionali e nazionali10. Un recente contributo di Italia Lavoro11 ha cercato di stimare il fabbisogno di risorse umane per poter erogare i servizi e le misure essenziali delle politiche attive del lavoro a livello di singole Regioni. Il modello di stima è in via di ulteriore affinamento, ma già emergono alcune interessanti indicazioni. Il modello di stima prende in considerazione tre servizi rivolti ai percettori di ammortizzatori sociali (NASpI, mobilità e DIS-COLL): profilazione, rafforzamento delle competenze dei disoccupati attraverso sessioni di gruppo e laboratori, rilascio dell’assegno di ricollocazione; un quarto servizio riguarda l’erogazione di misure di politiche attive per Garanzia Giovani. Pertanto, non vengono presi in considerazione tutti i servizi e le misure essenziali, ma solo una quota parte. Il modello di stima tiene conto del flusso mensile dei percettori e dei giovani iscritti al programma, delle ore medie di erogazione, delle ore di lavoro degli operatori dei servizi per l’impiego e del costo di ciascuno di questi12. Per soddisfare l’erogazione dei servizi e delle misure analizzate si stima un fabbisogno addizionale di risorse umane pari a circa 5.900 nuovi addetti rispetto ai circa 8.700 addetti attualmente collocati presso i servizi pubblici per l’impiego a livello nazionale. Per quanto riguarda la Puglia si stima un fabbisogno addizionale di addetti pari a circa 479 unità, circa l’8% del totale nazionale aggiuntivo. 10 Cicciomessere R. Il contrasto alla povertà e i limiti cronici dei servizi per l'impiego, Percorsi di secondo welfare newsletter 6/2016, 8 febbraio 2016. 11 Italia Lavoro 2015, I beneficiari di ammortizzatori sociali, la domanda di professioni delle imprese, le transizioni di chi ha perso il lavoro e le dinamiche dei giovani Neet, dicembre 12 Per ulteriori dettagli del modello di stima si rimanda al lavoro già citato. 7 Nota tecnica n. 16 - 2016 Tab. 2 – Stima del numero di operatori dei servizi per l’impiego per l’erogazione di alcuni servizi previsti dal d.lgs. 150/2015, del loro costo del lavoro annuo e del numero medio mensile dei percettori di assegno di ricollocazione. Misure Stima della media mensile degli entranti (percettori NASpI, mobilità, e DIS-COLL Puglia Nord Centro Mezzogiorno Italia 10.338 61.481 28.554 56.338 146.373 1.046 5.905 2.824 5.883 14.613 42.149 237.900 113.759 237.001 588.660. 7.526 44.755 20.786 41.012 106.553 Addetti dei servizi per l'impiego (2013) 567 2.534 1.862 4.317 8.713 Differenza tra addetti attuali e stima -479 -3.371 -962 -1.566 -5.900 Stima del numero medio di operatori (back office e front office) necessari per erogare i servizi Stima del costo del lavoro degli operatori (000. euro) Stima del numero medio mensile dei percettori di assegno di ricollocazione Fonte: Italia Lavoro, 2015 La rilevazione di Italia Lavoro riguarda gli addetti (dipendenti) dei servizi per l’impiego. Tuttavia, a livello regionale vi possono essere risorse umane aggiuntive che operano nei servizi per l’impiego in modo strutturale. E’ il caso della Puglia dove, nei servizi, al personale dipendente della Provincia si affiancano gli operatori iscritti all’ex albo regionale della formazione professionale. Il costo di questi ultimi, in generale, viene coperto con il ricorso al Fondo Sociale Europeo. Abbiamo ricalcolato il fabbisogno addizionale di addetti stimato da Italia Lavoro tenendo conto di questi operatori. La nuova stima (Ipres) fa riferimento ad una rilevazione diretta dell’Ipres dei dati strutturali dei servizi per il lavoro in Puglia nel periodo 25-29 luglio 2015. 8 Nota tecnica n. 16 - 2016 Tab. 3 – Confronto tra stima Italia Lavoro e IPRES sul fabbisogno di risorse umane per erogare alcuni servizi previsti dal d.lgs. 150/2015 Addetti nei servizi per l'impiego Operatore Addetti ex-albo formazione addizionali professionale Totale Stima Italia Lavoro (2013) 567 N.R. 479 1.046 Stima IPRES (2015) 534 326 186 1.046 414 326 306 1.046 con previsione pensionamento nel biennio 2015-2016 Elaborazioni IPRES su rilevazione diretta e Italia Lavoro, op. cit., N.R= Non Rilevato In base a questa rilevazione, a metà anno 2015 risultano 534 addetti (dipendenti) nei servizi per l’impiego (back office e front office) e 326 operatori dell’ex-albo regionale dei formatori. Considerando gli addetti addizionali rilevati nel 2013 da Italia Lavoro nel rapporto citato, il minor numero di addetti rilevati nell’ultima settimana di luglio da Ipres e l’ammontare degli operatori della formazione professionale che operano presso i servizi pubblici per l’impiego delle sei Province pugliesi (non considerati da Italia Lavoro), si può stimare un fabbisogno di addetti addizionali di circa 186 unità in Puglia, per i quattro servizi considerati nel modello di stima applicato da Italia Lavoro. La rilevazione effettuata nell’ultima settimana di luglio del 2015 ha consentito di stimare anche il numero di addetti nei servizi pubblici per l’impiego delle sei Province pugliesi che maturano i requisiti per andare in pensione nel biennio 2015-2016. A fronte di 534 addetti alle dirette dipendenze delle Province, si prevedono uscite, per conclusione dei rapporti di lavoro a causa del pensionamento o di piani di prepensionamento predisposti dalla stesse, che ammontano a circa 120 unità nel biennio 2015-2016. Includendo anche il numero di addetti che maturano i requisiti per andare in pensione nel biennio 2015-2016, si può stimare un fabbisogno addizionale di circa 306 addetti per erogare in modo sufficientemente adeguato i quattro servizi del modello di stima utilizzato da Italia Lavoro. Nota tecnica n. 16 - 2016 9 E’ da sottolineare che i servizi pubblici per l’impiego erogano un numero maggiore di servizi. E’ noto il sotto-dimensionamento degli addetti nei servizi pubblici per il lavoro in Italia in confronto con gli altri Paesi membri dell’UE di dimensioni simili: si va dai circa 8.713 addetti in Italia ai 110.033 in Germania, ai 49.159 in Francia, ai 21.309 in Spagna, ai 77.722 nel Regno Unito13. Inoltre, l’attribuzione di nuovi compiti rispetto a quelli già definiti come livelli essenziali di servizi da erogare secondo la normativa vigente aumenta le condizioni di criticità nel funzionamento e nella tempestività dell’offerta delle prestazioni. 4. Conclusioni La riforma dei servizi per l’impiego e delle politiche attive per il lavoro, con la definizione dei livelli essenziali dei servizi da erogare ai soggetti in situazione di disoccupazione, di percettori di ammortizzatori sociali, di inoccupati, di giovani Neet, sta delineando un nuovo quadro di riferimento per le politiche del lavoro nazionali e regionali. Inoltre, questo percorso di riforma si interseca con il processo di trasformazione delle ex Province in Enti di area vasta e Città metropolitane e con le importanti innovazioni di rango costituzionale (riforma del Titolo V del Costituzione Italiana) di modifica delle competenze e dei rapporti Stato-Regioni in materia di organizzazione, programmazione e gestione delle politiche del lavoro. Si pongono due questioni. La prima è quella della definizione di una strategia di lungo periodo per l’organizzazione del sistema dei servizi, attribuzioni di ruoli e funzioni dei diversi soggetti pubblici e privati con competenze nelle politiche attive del lavoro. In questo percorso si colloca l’eventuale costituzione di una specifica Agenzia Regionale del Lavoro. La seconda questione riguarda la fase di transizione dalla situazione attuale verso il nuovo modello immaginato. In questo caso ci sono importanti implicazioni in termini di decisioni da assumere da parte del Governo Regionale in materia di modelli organizzativi del sistema dei servizi del lavoro e di erogazione dei servizi tra soggetti pubblici e soggetti privati accreditati; di rapporti con il personale che opera nei servizi pubblici per l’impiego. Queste decisioni sono da assumere, in modo particolare, in atti convenzionali tra Regione e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e, a valle, tra Regione e Enti di area vasta e le Città 13 ISFOL (2014) Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Occasional paper, n. 13, marzo; Cicciomessere R. (Italia Lavoro) La capacità d’intermediazione degli operatori pubblici e privati del lavoro: criticità e proposte per superarle; Indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, Camera dei deputati - XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) Roma, 30 settembre 2014 Nota tecnica n. 16 - 2016 10 metropolitane. Per queste decisioni da assumere si sono descritti in breve almeno tre modelli in fase di implementazione da parte di alcune Regioni. E’ emersa una forte criticità in termini di dotazione di risorse umane attualmente disponibili rispetto ai servizi essenziali da erogare in base alla normativa vigente. Queste criticità sono accentuate in considerazione dei servizi aggiuntivi che vengono attribuiti ai servizi pubblici per l’impiego in attuazione di politiche regionali, come ad esempio quelle orientate al contrasto della povertà e all’inclusione sociale attiva delle persone svantaggiate. Le criticità in termini di risorse umane possono essere superate facendo ricorso ad un incremento del personale che opera attualmente nei servizi per l’impiego; oppure facendo ricorso all’acquisizione di servizi specialistici esterni da parte dei servi per l’impiego; oppure rafforzando e qualificando ruoli e funzioni dei soggetti accreditati (o da accreditare) a livello nazionale e regionale in una sorta di complementarietà dell’offerta dei servizi per le politiche attive del lavoro a livello regionale. Nota tecnica n. 16 - 2016 11 Fonti e sitografia Cicciomessere R. (2016) Il contrasto alla povertà e i limiti cronici dei servizi per l'impiego, Percorsi di secondo welfare newsletter 6/2016, 8 febbraio 2016; Cicciomessere R (2014) La capacità d’intermediazione degli operatori pubblici e privati del lavoro: criticità e proposte per superarle; Indagine conoscitiva sulla gestione dei servizi per il mercato del lavoro e sul ruolo degli operatori pubblici e privati, Camera dei deputati - XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) Roma, 30 settembre 2014; ISFOL (2014) Lo stato dei Servizi pubblici per l’impiego in Europa: tendenze, conferme e sorprese, Occasional paper, n. 13, marzo; Italia Lavoro 2015, I beneficiari di ammortizzatori sociali, la domanda di professioni delle imprese, le transizioni di chi ha perso il lavoro e le dinamiche dei giovani Neet, dicembre; Lella G., 2016, Il difficile cammino della riforma dei servizi per il lavoro. Profili costituzionali, riforme istituzionali e attribuzione delle funzioni e dei compiti amministrativi in materia di politiche attive del lavoro, Giornale di diritto del lavoro e di relazioni industriali n. 149; Santandrea R.V. (2015) Servizi per l’impiego e politiche attive del lavoro, in Rapporto Puglia 2015, Caucci Editore, Bari, pag.185-204. A cura di Rocco Vincenzo Santandrea ([email protected]) Bari, 4 aprile 2016 ____________________________________________ IPRES Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali 70122 Bari Piazza Garibaldi, 13 T + 39 080 5228411 F +39 080 5228432 [email protected] - [email protected] - www.ipres.it