Sicurezza dei pazienti nell`assistenza a malati psichici
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Sicurezza dei pazienti nell`assistenza a malati psichici
Think Tank Sicurezza dei pazienti Svizzera ( ) NO 01 Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici Valutazione e piano d’azione – a che punto è la Svizzera? Dott.ssa Anna Mascherek Prof. dott. David Schwappach (Ed.) INDICE 1 Prefazione 04 2 2.1 2.2 2.3 2.4 Introduzione Sicurezza dei pazienti Come mai la sicurezza dei pazienti nel ambito delle affezioni psichiche? Perché questo piano d’azione? A chi si rivolge il piano d’azione? 06 06 08 09 09 3 3.1 3.2 Di che cosa si tratta? Nove settori tematici Temi Il collettivo di pazienti 10 10 17 4 4.1 4.2 4.3 4.3.1 4.3.2 4.3.3 4.3.4 4.3.5 Necessità di intervento Come ponderare i temi? Quali dimensioni distinguiamo? Definire priorità Frequenza di errori Potenziale di danno degli errori Evitabilità degli errori Attuabilità di misure Valutazione riassuntiva 19 21 23 24 24 25 26 28 29 5 Bibliografia 34 1.0 PREFAZIONE La sicurezza dei pazienti è importante. Benché a livello globale siano stati compiuti progressi, continuano a esser-ci settori in cui i processi volti a migliorarla stanno soltanto muovendo i primi passi. È il caso per esempio dell’assistenza a pazienti con affezioni psichiche: gli sforzi in quest’ambito non sono paragonabili a quanto avviene nell’assistenza ai pazienti con affezioni somatiche. Il presente piano d’azione si prefigge l’obiettivo di contribuire a colmare tale lacuna indicando i temi importanti nell’assistenza a malati psichici, le sfide più impegnative, i rischi più rilevanti e le attività più urgenti. La nostra visione è che tra cinque anni la sicurezza dei pazienti sia un tema prioritario anche nell’assistenza ai pazienti con malattie psichiche e che l’impegno comune di specialisti, persone colpite e detentori dei poteri decisionali sfoci in numerose attività che la migliorino continuamente. Il presente piano d’azione vuole essere un primo passo in questa direzione e dare l’impulso quelli successivi. Desideriamo invitarvi ad affrontare il tema della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici. Tutti – specialisti, profani, persone colpite e detentori dei poteri decisionali – possiamo contribuire al suo miglioramento. L’auspicio è che la lettura del piano d’azione fornisca lo spunto per affrontare insieme le sfide future. Cogliamo l’occasione per ringraziare gli esperti seguenti che hanno fornito un prezioso sostegno al presente progetto. PD dott. phil. Jürgen Barth Responsabile Ricerca, psicoterapista, CAS Research Management, Istituto di medicina complementare e integrativa, ospedale universitario Zurigo Dott. med. Thilo Beck Primario Psichiatria, FMH psichiatria e psicoterapia, Arud Zentren für Suchtmedizin Andreas Daurù Responsabile settore psicosociale, Fondazione Pro Mente Sana Dott.ssa phil. Anne Eschen Psicologa, psichiatria integrata Winterthur Zürcher Unterland, reparto di psicoterapia per la terza e quarta età Christina Holzer-Pruss Specialista di scienze infermieristiche DPTS, Direzione Cure, terapie e lavoro sociale, Ricerca e sviluppo, clinica psichiatrica universitaria Zurigo Dott. med. Matthias Jäger Capo clinica, responsabile supplente del centro, clinica di psichiatria, psicoterapia e psicosomatica, centro per le affezioni psichiche acute, clinica psichiatrica universitaria Zurigo 04 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» Majbritt Jensen, MScN Responsabile Sviluppo potenziale delle cure, clinica privata Meiringen AG, Meiringen, delegata della società accademica delle cure psichiatriche Dott.ssa med. Maria-Pia Mahler Specialista di medicina generale, delegata della argomed-Ärzte AG Dott. med. Thomas Maier Primario Psichiatria acuta, cura delle dipendenze e psicoterapia, servizi psichiatrici cantonali San Gallo, settore Nord, Wil SG Rolf Müller Già paziente psichiatrico, membro Peer+ Dott.ssa med. Hadmut Prün Primario, clinica di psichiatria infantile e adolescenziale e di psicoterapia, centro di psichiatria adolescenziale, clinica psichiatrica universitaria Zurigo PD Dott.ssa med. Ursula Schreiter Specialista in psichiatria e psicoterapia, Specialista in Neurologia, Ambulatorio per Psichiatria Rehalp, Zurigo Dott.ssa med. Barbara Stiffler Scherrer Capo clinica, reparto di pediatria Brüschhalde, clinica di psichiatria infantile e adolescenziale e di psicoterapia, clinica psichiatrica universitaria Zurigo Professore Armin von Gunten Responsabile servizio universitario di psichiatria della terza e quarta età, dipartimento di psichiatria, centro ospedaliero universitario vodese (CHUV), Prilly Prof. dott. phil. Birgit Watzke Cattedra di psicologia clinica con specializzazione in ricerca psicoterapica, Istituto di psicologia, Università Zurigo Ringraziamo anche la Federazione dei medici svizzeri (FMH) per il sostegno finanziario al presente progetto e le diverse associazioni specialistiche per il contributo all’elaborazione dei contenuti. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 05 2.0 INTRODUZIONE Nel presente piano d’azione, utilizziamo termini che pongono al centro dell’attenzione i pazienti, non l’istituto o lo specialista. Tale prassi è volta a evitare che la scelta terminologica contribuisca a consolidare anche linguisticamente un approccio sistemico selettivo in cui i pazienti di strutture meno centrali vengano trascurati. Ciò è importante soprattutto in considerazione del fatto che l’accesso alle cure reso difficoltoso dalla stigmatizzazione costituisce un reale problema per la sicurezza dei pazienti. 2.1 SICUREZZA DEI PAZIENTI Che cosa intendiamo esattamente con il concetto di «sicurezza dei pazienti»? Che cosa distingue la sicurezza dei pazienti dal concetto di qualità in ambito medico? Ci sono eventi indesiderati nell’ambito di una cura medica che non si possono evitare? Prima di occuparci concretamente di aspetti della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici (dal punto 3), occorre rispondere a queste domande. La sicurezza dei pazienti è considerata una parte distinta degli sforzi a favore della qualità nel settore sanitario. L’Institute of Medicine definisce la qualità nel sistema sanitario come la proporzione nella quale un sistema preposto all’assistenza medica di individui o gruppi di popolazione incrementa la probabilità che gli obiettivi sanitari mira-ti vengano raggiunti in considerazione dell’attuale stato delle conoscenze professionali (1). La qualità comprende diversi settori, uno dei quali è la sicurezza dei pazienti. Nel ambito delle affezioni psichiche, così come in quello della medicina somatica, la sicurezza dei pazienti è la prevenzione e il miglioramento di eventi indesiderati o danni derivanti dal processo di cura (2). Questa definizione, oggi molto diffusa, si compone di due concetti centrali. Evento indesiderato: è inteso un danno a un paziente riconducibile alla cura ma non alla malattia di base, per esempio la forte reazione cutanea dopo la somministrazione di penicillina. Esistono anche eventi indesiderati che non possono essere evitati. In questi casi, si parla di effetti collaterali. Gli effetti collaterali sono molto comuni nell’assistenza medica. Nell’ambito dell’assistenza a persone con affezioni psichiche, se ne verificano di violenti legati all’assunzione di psicofarmaci. Meno noti e studiati sono invece i possibili effetti collaterali conseguenti a cure non medicamentose, per esempio nel quadro di una psicoterapia. Errore: la definizione di errore medico viene dalla somatica. Con errore medico (medical error) si intende un’azione o un’omissione all’origine della quale c’è una divergenza dal piano (errore di esecuzione), un piano errato o nessun piano (errore di pianificazione). L’errore non deve necessariamente causare un danno. Un evento indesiderato evitabile è sempre frutto di un errore. Errori di esecuzione frequenti sono per esempio quelli 06 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» dovuti alla disattenzione (p. es. scambio) o a una dimenticanza (p.es. di una tappa di una procedura). Tipici errori di pianificazione riguardano per esempio l’applicazione di regole o le conoscenze, per esempio il fatto di optare per una tecnica chirurgica errata. È altresì possibile distinguere tra gli errori che si verificano direttamente nell’assistenza al paziente da quelli originati a monte, ossia nelle condizioni latenti di un’organizzazione. Le condizioni latenti sono determinate dalle decisioni riguardanti le strutture o i processi e concernono per esempio l’acquisto di materiale, le risorse personali, la logistica (3). Se per esempio al momento di prescrivere la penicillina non vengono notate le indicazioni nella cartella del paziente in merito a un’allergia, si è di fronte a un errore. (3) Evento indesiderato evitabile: è inteso un danno a un paziente riconducibile sempre a un errore, per esempio la forte reazione cutanea dopo la somministrazione di penicillina, benché nella cartella fosse chiaramente indicata l’allergia a questa sostanza. Danni evitati di poco: è inteso un errore che non provoca un danno perché viene individuato in tempo. La figura 1 illustra graficamente queste interazioni. Eventi indesiderati evitabili (EIE) Errori medici (EM) Eventi indesiderat (EI)i EM Danni potenziali, evitati di poco EIE EI Effetti collaterali Da questa definizione si deduce che in diversi settori dell’assistenza si celano rischi per la sicurezza dei pazienti. Tali rischi sono in parte rilevanti per tutti i gruppi di pazienti. Alcuni, però, sono specifici per le persone con affezioni psichiche e la relativa (mancata) assistenza. Il presente piano d’azione si concentra su questo tipo di pazienti. Gli errori e i temi qui approfonditi riguardano dunque sempre, anche se talvolta non esclusivamente, le persone con affezioni psichiche. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 07 2.0 2.2 COME MAI LA SICUREZZA DEI PAZIENTI NEL AMBITO DELLE AFFEZIONI PSICHICHE? Negli ultimi anni, il tema della sicurezza dei pazienti in quanto tale è stato vieppiù approfondito. Nell’ambito dell’assistenza a malati psichici, tuttavia, in Svizzera e all’estero manca tutt’ora un confronto sistematico con tale argomento, che pure è di importanza sempre maggiore in considerazione della prevalenza e del peso della patologia. Un rapporto dell’Osservatorio svizzero della salute rivela che ogni anno quasi il 40% della popolazione UE ampliata (incl. la Svizzera) soffre di un disturbo psichico e che, benché le possibilità di cura siano relativamente buone, circa due terzi di questi disturbi non vengono trattati (4;5). Le conseguenze delle affezioni psichiche costituiscono anche un onere economico. È vero che il numero complessivo delle nuove rendite AI è in calo dal 2003, ma il tasso delle malattie psichiche è aumentato. Nel 2013, quasi la metà delle 230 000 rendite versate in Svizzera era riconducibili ad affezioni psichiche (6). Le differenze con la medicina somatica e l’aumento delle cure necessarie esigono un approccio sistematico al tema, soprattutto in considerazione del fatto che i rischi per la sicurezza dei pazienti con affezioni psichiche tangono ambiti delicati, tra cui il suicidio, le diagnosi errate e le misure restrittive della libertà (7). Vanno altresì considerati anche i rischi legati alla sicurezza dei pazienti a livello strutturale e istituzionale. Le ripercussioni della stigmatizzazione sulle offerte concrete di cura sono per esempio una questione importante a livello strategico e politico (7). Una recente indagine condotta in Svizzera (8) e vertente sui temi centrali della gestione del rischio clinico nel ambito della salute mentale rivela che anche nel nostro paese si riscontrano i settori di rischio constatati a livello internazionale e che gli errori di cura, i comportamenti che mettono in pericolo sé stessi e terzi, e rischi specifici di persone con affezioni psichiche sono temi che urge affrontare. Alcuni aspetti della sicurezza dei pazienti sono regolarmente dibattuti, per esempio nel contesto delle misure restrittive della libertà o delle direttive del paziente. Nel manifesto svizzero per la salute mentale pubblica, il tema della sicurezza dei pazienti è toccato in modo indiretto menzionando le conseguenze drammatiche di trattamenti ritardati (p. es. suicidio e misure restrittive della libertà) (9), e anche un dibattito sulle priorità della ricerca nel settore della salute mentale nei prossimi anni rammenta singoli aspetti della sicurezza dei pazienti, come la necessità di ridurre la stigmatizzazione (10). Questa tematizzazione indiretta è sintomatica: spesso, vengono estrapolati e rappresentati singoli aspetti senza delinearne il contesto tematico complessivo. In più, gli sforzi si traducono spesso in progetti generali per il miglioramento della qualità nei quali la sicurezza dei pazienti e la prevenzione degli errori non vengono affrontate come argomenti a sé stanti. Urge quindi promuovere il confronto specifico con la sicurezza dei pazienti nella presa a carico di malati psichici, una necessità sentita ed espressa anche dagli esperti nella prassi, a dimostrazione dell’importanza di un confronto con il tema della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a persone con affezioni psichiche. 08 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 2.3 PERCHÉ QUESTO PIANO D’AZIONE? È ormai chiaro che i protagonisti del settore sanitario debbano attivarsi. Ma come? Da dove incominciare? Il piano d’azione è una buona opportunità di compiere i primi, fondamentali passi. Si tratta di un documento redatto con il sostegno di specialisti e, in quanto tale, può fungere da base per lo sviluppo di strategie e di attività concrete. Al momento attuale, ci sembra importante soprattutto presentare un documento che consenta di sondare il terreno e di pianificare attività concrete. L’argomento va affrontato nel suo insieme, focalizzando di volta in volta l’attenzione su aspetti essenziali. L’orizzonte temporale di cinque anni è stato pensato anche per sottolineare l’urgenza di agire. Il piano d’azione è inteso come strumento supportato da una vasta base per sensibilizzare gli specialisti e il pubblico in generale sull’importanza dell’argomento. Esso fornisce una panoramica dei campi di intervento e le prime idee sulla direzione che i progetti potrebbero seguire, e può (deve) essere utilizzato come punto di partenza per pianificare e svolgere progetti in contesti concreti. 2.4 A CHI SI RIVOLGE IL PIANO D’AZIONE? Il piano d’azione si rivolge in primis a specialisti di vari livelli e settori, persone che nel loro campo d’azione hanno la possibilità di promuovere e portare avanti cambiamenti. Queste persone devono poter disporre di un documento da utilizzare come base di argomentazione e di discussione per ordinare le proprie idee. Il piano d’azione dovrebbe inoltre servire anche nella quotidianità professionale, in modo da migliorare la sicurezza dei pazienti acquisendo maggiore consapevolezza e prestando attenzione ai «dettagli». Esso è quindi pure pensato per le persone che, con questa attenzione, possono fare la differenza per il singolo paziente. Infine, il piano d’azione è concepito per l’opinione pubblica. Più persone, anche se non toccate dal problema, affrontano la questione della sicurezza dei pazienti in generale e nell’assistenza ai malati psichici in particolare, più il tema otterrà l’attenzione che merita. L’obiettivo è quello di creare una corrente sociopolitica che agevoli l’impegno a favore del miglioramento della sicurezza dei pazienti nell’assistenza ai malati psichici. Il piano d’azione è un documento rilevante per la prassi e funge da base per lo sviluppo di strategie e di attività concrete. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 09 3.0 DI CHE COSA SI TRATTA? NOVE SETTORI TEMATICI Nel presente capitolo, scopriamo come si manifestano nel ambito delle affezioni psichiche gli errori così come definiti 3.1 TEMI Gli errori possono verificarsi nel corso dell’intero iter di cura, dall’accesso alla cura «corretta» alla formulazione della diagnosi, al trattamento vero e proprio, fino all’assistenza successiva. Talvolta, un errore è all’origine di quello successivo oppure un certo tipo di errore, per esempio di comunicazione, si estende ad altri settori tramite le interfacce. Non è quindi facile isolare singoli errori o le rispettive cause. Spesso, un errore è provocato da diverse cose che «vanno storto», una percezione corroborata dal fatto che gli errori sono molto raramente il risultato delle azioni di un singolo. Essi sono infatti piuttosto sovente sistemici, ossia il risultato di numerosi fattori o circostanze diversi che si accumulano e che, in assenza di una rete di sicurezza, si manifestano presso il paziente sotto forma di errore. Anche se non è facile costituire chiare categorie di errori, né in base alla loro origine né al loro manifestarsi, in collaborazione con esperti abbiamo definito nove settori tematici al fine di ridurre la complessità del presente documento. La suddivisione in questi nove settori tematici va quindi interpretata come panoramica e non come categorizzazione netta e definitiva. I settori tematici sono generici e racchiudono aspetti più specifici. Di seguito, li descriviamo più dettagliatamente, servendoci anche di esempi. Errori in ambito diagnostico Misure terapeutiche non medicamentose Errori in ambito terapeutico Errore legato alla farmacoterapia Errori nel ambito della comunicazione / dell’interazione con pazienti e familiari Misure restrittive della libertà Errori nei punti di interfaccia Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Errori nell’approccio alle tendenze suicide Errori strutturali, latenti 10 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» ERRORI IN AMBITO DIAGNOSTICO Questo tema comprende gli errori in relazione con il processo diagnostico, per esempio la formulazione di una diagnosi errata, un mancato accertamento a livello di diagnostica differenziale o il mancato approfondimento di disturbi somatici/psichici. A questa categoria appartengono anche errori legati all’utilizzo o al mancato utilizzo di strumenti standardizzati e consolidati per la diagnosi o per lo svolgimento del processo diagnostico. I danni ai pazienti nel corso di tale processo sono causati da diagnosi errate e tardive, come pure da sottodiagnosi e sovradiagnosi, e si verificano a diversi livelli. Il medico di famiglia trascura spesso, per esempio, un accurato accertamento di affezioni psichiche e, viceversa, durante un consulto psichiatrico non vengono considerati i disturbi somatici. Un’altra fonte di errori si trova nell’ambito della diagnostica differenziale. Esempio: una donna 88enne viene portata all’ospedale in ambulanza a causa di forti dolori alla schiena. La tomografia computerizzata non rileva alcuna frattura. Il pianto della paziente viene ricondotto a un disturbo dell’adattamento dettato dall’imminente ricovero in una casa anziani. Alla donna, dimessa, viene quindi prescritto il Cipralex. Nella casa anziani, però, i dolori permangono nonostante l’elevata dose di oppiacei e la donna viene riportata in ospedale, dove viene diagnosticato un sospetto di spondilodiscite, poi confermato dalla risonanza magnetica. La donna ne muore alcune settimane dopo. Esempio: il medico di famiglia prescrive a una giovane donna farmaci contro il persistente sfinimento e la mancanza di appetito. La terapia prosegue senza che i sintomi migliorino. Nell’ambito di un’altra visita, viene diagnosticata una depressione, e la paziente incomincia una psicoterapia. Dopo un adeguato trattamento psicoterapeutico, si nota un miglioramento dei sintomi depressivi. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 11 3.0 ERRORI IN AMBITO TERAPEUTICO Quello delle cure è senza dubbio il ambito più esposto agli errori, fosse solo per il fatto che costituisce la parte principale della presa a carico. Anche in questo caso, gli errori possono avere origini a più livelli. Di seguito ne menzioniamo cinque. Anche se nell’attività quotidiana è probabilmente difficile distinguere chiaramente tali categorie, che spesso si sovrappongono, in questa sede le trattiamo come se fossero sottogruppi separati. Misure terapeutiche non medicamentose Questa sottocategoria riunisce gli errori direttamente legati alle cure, per esempio l’assegnazione a un metodo terapeutico o a un istituto non adeguato, la scelta di un intervento o di un metodo errato, l’esclusione di una misura indicata. Gli errori nel processo terapeutico che comportano l’interruzione della terapia, la perdita di fiducia o un disturbo della relazione terapeutica, per esempio un abuso nell’ambito di una terapia, sono più difficili da estrapolare dal contesto. Esempio: una bambina di otto anni è in cura psicoterapeutica. La psicoterapista non coinvolge direttamente la madre come persona di riferimento. Alla ragazzina viene quindi a mancare il sostegno da parte della mamma. Errore legato alla farmacoterapia Un errore legato alla farmacoterapia è una divergenza dal processo farmacologico considerato ottimale per il paziente che comporta o potrebbe comportare un pregiudizio fondamentalmente evitabile al paziente. Questi errori possono verificarsi in qualsiasi tappa del processo farmacologico ed essere causati da chiunque partecipi a tale processo, in particolare dai professionisti della salute. Gli errori legati alla farmacoterapia sono molto frequenti anche nella medicina somatica (11) e comprendono per esempio errori di dosaggio, interazioni non considerate e l’assenza di un monitoraggio. Nell’assistenza a malati psichici, la complessità del problema è ulteriormente acuita dal fatto che, soprattutto tra i pazienti più anziani, gli eventi indesiderati sono sovente legati alla somministrazione di psicofarmaci, di cui un gran numero è considerato potenzialmente inadeguato per questo gruppo di pazienti (12;13). Una nuova fonte di errori emersa recentemente accanto a quelli «consueti» è proprio la mancata considerazione delle interazioni tra farmaci somatici e psicofarmaci. Gli errori legati alla farmacoterapia non vanno confusi con gli effetti collaterali. Questi ultimi possono infatti manifestarsi anche in caso di utilizzo corretto dei farmaci e, seppure sgradevoli per il paziente, vengono considerati il male minore a fronte dei benefici dell’assunzione. Effetti collaterali fastidiosi sono frequenti con l’assunzione di psicofarmaci. Esempio: un paziente sviluppa bradicardia e anoressia durante una cura con farmaci antidemenziali. Segue un ricovero ospedaliero, anche se sarebbe stato sufficiente sospendere la farmacoterapia. Esempio: a causa di uno scambio del flaconcino, una paziente riceve 10 mg/ml di Haldol invece dei corretti 5 mg/ml. 12 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» Misure restrittive della libertà Questa sottocategoria comprende azioni e/o provvedimenti errati direttamente o indirettamente legati all’adozione di misure restrittive della libertà. Dal punto di vista giuridico, con misure restrittive della libertà si intendono sia misure restrittive della libertà di movimento, come l’isolamento o l’immobilizzazione, sia la cura senza approvazione, per esempio la medicazione forzata. Può trattarsi di errori nella valutazione dell’appropriatezza di una misura restrittiva della libertà, nello svolgimento e/o nella rielaborazione delle misure. Il ricorso a misure restrittive della libertà è un tema specifico nel ambito dell’assistenza a malati psichici. L’ingerenza nella libertà individuale è particolarmente invasiva. In casi eccezionali e dopo accurata ponderazione, le misure restrittive della libertà possono essere interventi giustificati nell’ambito delle cure, ma devono essere costantemente soppesate, monitorate e rielaborate. Gli errori in tale contesto vengono pertanto spesso percepiti come molto gravi dai pazienti. La grande responsabilità legata all’adozione di misure restrittive della libertà esige una particolare attenzione nei confronti degli errori, come dimostrano già le direttive dell’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) in merito alle misure coercitive nella medicina (14). Esempio: una paziente viene immobilizzata durante la notte. Dato che riceve una dose elevata di Valium, non ricorda più di essere stata immobilizzata, ma l’indomani nota le tracce sui polsi. In questo caso, le misure di immobilizzazione avrebbero dovuto essere rielaborate con l’ausilio di colloqui approfonditi. Esempio: in un reparto chiuso, viene curato un paziente con disturbo bipolare. L’uomo si trova prevalentemente in uno stato di labilità emotiva. Dopo un’uscita sull’area dell’istituto, si omette di condurre un colloquio chiarificatore. Vengono invece minacciate sanzioni, che fanno infuriare il paziente, il quale viene isolato. Questa procedura si ripete più volte durante la degenza. Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Questa sottocategoria comprende azioni e/o misure errate nella gestione di comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi, per esempio l’aggressività di pazienti nei confronti di altri pazienti, di familiari, del personale o di cose. Qui occorre distinguere i comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi pur in presenza di una cura adeguata. Questo genere di comportamento è un tema importante nella presa a carico stazionaria e il personale segue sovente formazioni specifiche per imparare a gestire tali situazioni. Un errore può spesso essere la conseguenza di altri errori latenti che si manifestano soltanto con il comportamento aggressivo di un paziente. La mancanza di spazio o altri problemi nel ricovero di pazienti, per esempio, possono condurre a errori nella gestione di comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi. Esempio: una notte, un paziente psicotico aggredisce un compagno di stanza senza motivo apparente. Già durante il giorno aveva mostrato chiari impulsi aggressivi verso terzi. Esempio: come misura preventiva, a una paziente vengono tolti gli oggetti che potrebbe usare per infliggersi ferite. Ciò nonostante, la donna infrange al suolo un cellulare e si ferisce gravemente il tronco e il collo con le parti di plastica dell’apparecchio. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 13 3.0 Errori nell’approccio alle tendenze suicide Questa sottocategoria comprende azioni errate di specialisti o processi errati nell’ambito delle cure che conducono a tentativi di suicidio o a suicidi evitabili, per esempio i mancati accertamenti delle tendenze suicide di pazienti o l’insufficiente prevenzione di un suicidio. Da questo gruppo di errori occorre distinguere i tentativi di suicidio e i suicidi verificatisi nonostante le cure adeguate. I tentativi di suicidio e i suicidi sono eventi molto incisivi per i pazienti, i familiari, gli altri pazienti e gli specialisti, ragione per cui è fondamentale dare la priorità alla prevenzione di errori, tant’è vero che anche la sicurezza dei pazienti ha già affrontato il tema delle tendenze suicide. Nel sistema sanitario inglese, nell’ambito delle cure il suicidio viene già classificato come cosiddetto never event (15), ossia eventi inequivocabilmente identificabili e misurabili, gravi (p. es. decesso o danno sostanziale) e fondamentalmente evitabili (16). Il National Quality Forum statunitense considera i suicidi, i tentativi di suicidio e le ferite autoinflitte con gravi conseguenze eventi importanti legati alla sicurezza dei pazienti con obbligo di notifica (17). Esempio: una paziente depressa si strangola con il cavo di una lampada da comodino. Era da sola in camera e di notte non era sottoposta a particolare sorveglianza. ERRORI NEL AMBITO DELLA COMUNICAZIONE/DELL’INTERAZIONE CON PAZIENTI E FAMILIARI Questo tema comprende errori lungo l’intero iter di cura nella comunicazione e nell’interazione con pazienti e familiari (non tra collaboratori). Si tratta di errori che non si limitano a determinate situazioni, ma si estendono su più livelli, per esempio la mancanza di accertamenti o il mancato coinvolgimento di pazienti nella scelta di una cura o di possibili alternative oppure la comunicazione errata in relazione a misure restrittive della libertà. Il coinvolgimento attivo dei pazienti nella pianificazione della cura è un’importante risorsa per incrementare l’aderenza terapeutica (compliance), definire correttamente gli obiettivi della terapia e ottenere informazioni preziose. Occorre altresì considerare la presenza di direttive del paziente e tenerne conto nell’ambito del trattamento. La comunicazione è infatti sempre parte integrante e imprescindibile dell’intero trattamento. Questo genere di errore può dunque avvolgere come una rete l’intero decorso terapeutico. La comunicazione è un fattore aspecifico efficace in qualsiasi momento della cura. Non tutti gli errori di comunicazione comportano gravi conseguenze. Si tratta del tema in cui il ventaglio di possibili errori e rispettive conseguenze è più vasto. Molti errori vengono considerati «solo» disattenzioni, altri passano totalmente inosservati. In alcuni casi, però, le conseguenze sono gravi, per esempio quando vengono trasmesse informazioni errate in merito alle possibilità di contatto nelle situazioni di crisi. Considerata l’importanza della comunicazione nel processo di cura, gli errori in questo ambito devono essere analizzati con attenzione. Esempio: una paziente con sintomi psicotici manifestatisi per la prima volta sente il medico curante dire in corridoio al marito: «Si prepari a una cosa lunga, di sicuro non sarà facile.» Esempio: dopo una cura stazionaria, un paziente riceve l’assistenza successiva a livello ambulatoriale. Lo psicoterapeuta curante omette di parlargli per tempo dell’imminente conclusione della terapia, così da prepararlo. Quando il paziente viene a sapere all’ultimo momento che la terapia sta finendo, fatica a gestire la notizia e accusa degli scompensi. 14 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» ERRORI NEI PUNTI DI INTERFACCIA Questo tema comprende errori e/o misure errate al momento di trasferimenti, rispettivamente nei punti di interfaccia di qualsiasi tipo tra specialisti o istituti lungo l’intero processo di cura. Si tratta di errori che non si limitano a determinate situazioni, ma si estendono su più livelli, per esempio una documentazione imprecisa o la mancanza di informazioni al momento di trasferimenti interni. Anche la comunicazione (carente) in seno ai gruppi professionali può essere all’origine di errori nei punti di interfaccia. Altri casi di questo genere possono verificarsi tra istituti, per esempio al momento del trasferimento in cura ambulatoriale o tra diversi fornitori di prestazioni ambulatoriali. Le interfacce sono una fonte nota e comune di errori anche nella medicina acuta. Nell’ambito di una cura, i pazienti passano da diversi istituti, incontrano diversi specialisti e si trovano sovente addirittura in luoghi diversi. Quando cambiano la cura, il contesto o lo specialista, si crea un’interfaccia e, di conseguenza, insorge il rischio di errore. Nella maggior parte dei casi, si tratta della trasmissione carente di informazioni essenziali per il prosieguo della cura. Si capisce quindi che nel corso di un processo di cura, dalla ricerca di uno specialista alla conclusione dell’assistenza successiva, il paziente passa da una moltitudine di interfacce grandi e piccole. Considerato che la sola frequenza di queste interfacce aumenta la probabilità di un errore, è importante approfondire questo tema nell’ambito del miglioramento della sicurezza dei pazienti. Esempio: una paziente è in cura in un reparto oncologico. Durante la degenza stazionaria, vengono trattati anche sintomi depressivi, che tuttavia non vengono documentati né menzionati nella cartella e nella lettera di dimissione. La successiva fase di riabilitazione trascura la depressione e la paziente accusa degli scompensi. Esempio: un paziente è in cura stazionaria. Dopo un miglioramento, dovrebbe essere dimesso e curato a livello ambulatoriale. Si omette tuttavia di organizzare la cura ambulatoriale già dal contesto stazionario. Non essendo in grado di farlo da solo, il paziente rimane senza la necessaria assistenza successiva ambulatoriale. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 15 3.0 ERRORI STRUTTURALI, LATENTI Questo tema comprende soprattutto errori e fattori che favoriscono gli errori a livello sistemico, per esempio il ricovero di bambini e adolescenti in reparti per adulti a causa della mancanza di spazio o il ricovero nello stesso reparto di pazienti con affezioni diverse. Quest’ultima scelta, se dettata da problemi di spazio e non da motivazioni terapeutiche, può avere effetti controproducenti. Il sovraffollamento può per esempio aumentare la probabilità di comportamenti aggressivi da parte dei pazienti (18). Al di fuori del contesto stazionario, gli errori possono essere dovuti alla mancata disponibilità di posti per la terapia successiva. Tra gli errori latenti, un settore tematico degli errori strutturali, menzioniamo la mancanza di personale, che può comportare lunghi tempi d’attesa per i pazienti, l’assenza di un’offerta di cura nelle vicinanze dei pazienti o l’assunzione di personale non qualificato. La stigmatizzazione sociale dei malati psichici e delle malattie psichiche è un fattore che favorisce il ripetersi e il verificarsi di errori strutturali. Questo genere di errore ha una dimensione particolare: nell’attività quotidiana, per gli specialisti è molto difficile se non impossibile evitare che errori latenti e strutturali raggiungano i pazienti. Il trasferimento di bambini o adolescenti in un reparto per adulti nell’ambito di una cura stazionaria è sovente inevitabile per ragioni di spazio, anche se non è certo una soluzione adeguata. Anche se gli specialisti ne sono consapevoli, nella quotidianità clinica sono spesso costretti a commettere questi errori in quanto hanno le mani legate. Volenti o nolenti, dunque, questi errori ci sono e non possono essere evitati. Sta proprio qui la particolarità degli errori strutturali: pur essendo consapevoli di commettere degli errori e riconoscendone i rischi, nella situazione concreta gli specialisti non possono fare nulla per evitarli. Potrebbero tutt’al più cercare di prevenire danni al paziente. Questi errori possono essere evitati solo a livello latente, quindi molto prima che raggiungano i pazienti, per esempio creando posti a sufficienza, assumendo personale in numero sufficiente e organizzando una prevenzione e un’assistenza successiva ben funzionanti. Questo settore tematico comprende quindi soprattutto aspetti con componenti politiche e sociali, le quali esulano dunque dal contesto puramente clinico. Le soluzioni per evitare questi errori strutturali sono per lo più chiare (p. es. creazione di posti sufficienti), ma attuarle è spesso difficile, anche perché comportano oneri finanziari, opera di lobbismo e decisioni politiche a medio e lungo termine. L’approfondimento di questo tema diventa pertanto un compito sociale che va oltre la sola responsabilità dello specialista. Esempio: per ragioni di spazio, una paziente quindicenne viene ricoverata in un reparto psichiatrico per adulti per un intervento d’urgenza. Esempio: un paziente alcoldipendente è in disintossicazione in un reparto stazionario. Dopo una degenza di tre mesi, viene trasferito per altri quattro mesi in una clinica diurna per la fase di stabilizzazione. La ricerca di un posto che presti l’assistenza successiva dopo la dimissione non dà i frutti sperati e il paziente deve attendere diversi mesi, e ricomincia a bere. 16 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 3.2 IL COLLETTIVO DI PAZIENTI Esattamente come nel caso di un’affezione somatica, chiunque, nel corso della sua vita, può essere colpito da un’affezione psichica. Ci sono determinati fattori di rischio, individuali e ambientali, che favoriscono o rendono improbabile il manifestarsi di una patologia di questo tipo, ma nessuno può dirsene completamente al riparo. Le affezioni psichiche si manifestano in tutte le fasi della vita, in tutte le fasce sociali, a tutti i livelli di istruzione, in tutti i gruppi professionali, in tutte le costellazioni familiari e in tutte le etnie. I malati psichici non compongono quindi un gruppo particolare, sono persone comunissime. Anche se fattori genetici possono aumentare il rischio di sviluppare un’affezione psichica, i fattori decisivi in tal senso sono soprattutto quelli ambientali. Traumi, difficoltà familiari risalenti all’infanzia, problemi sociali come la mancanza di relazioni, l’assenza di un reddito o l’impossibilità di inserirsi nella vita regolare a causa della disoccupazione sono fattori di rischio che favoriscono l’insorgenza di un’affezione psichica. Con l’interazione di più fattori, il rischio aumenta. Questi fattori rappresentano spesso un peso a prescindere dal manifestarsi di un’affezione psichica. È quindi importante considerare particolarmente vulnerabili le persone in situazioni simili. Nel momento in cui si manifesta un’affezione psichica, le persone colpite sono per definizione un gruppo particolarmente vulnerabile. In determinate circostanze, l’affezione psichica pregiudica il paziente in quanto persona. Le questioni inerenti all’autonomia e alla minaccia per sé stessi e per altri sono inscindibili dalla persona e dalla malattia, e la decisione di curare o di non curare, l’eventuale ricorso a misure restrittive della libertà e la formulazione della diagnosi sono momenti molto delicati. Secondo le circostanze, questi punti non possono oltre tutto essere discussi con il paziente, dato che l’affezione ne mina la capacità di giudizio proprio in relazione a questi temi. Il fatto che la cura presupponga la valutazione di una persona in quanto tale, della sua integrità, del suo comportamento, delle sue emozioni, del suo vissuto, ed eventualmente l’adozione di misure che tangono questi ambiti, rende automaticamente sensibile l’aspetto della sicurezza dei pazienti. Se aggiungiamo che, secondo la gravità del pregiudizio, una persona può non essere responsabile per sé stessa, e che anche la comunicazione con l’équipe di cura potrebbe non essere possibile o esserlo solo parzialmente, si capisce quanto possa essere elevato il rischio di errori o di valutazioni sbagliate a danno del paziente. Questa particolarità rappresenta una grande sfida per la sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici. Un’altra particolarità, che distingue questo ambito dalla medicina somatica, è l’interazione diretta tra i pazienti e l’ambiente / il contesto nel quale si trovano. Ne risulta una vulnerabilità molto individuale. I sintomi di un’affezione non sono assoluti, ma dipendono talvolta dall’ambiente e dal contesto sociale della persona in questione. Si tratta pertanto di riconoscere questa variabilità e di tenerne conto nella cura, il che è particolarmente difficile al momento della formulazione della diagnosi. Benché anche le affezioni psichiche prevedano chiare definizioni per le diagnosi e la cura, il margine in cui possono verificarsi errori è più ampio. Il ventaglio della manifestazione individuale di sintomi e disturbi è più vasto e difficile da individuare tra i malati psichici che non tra i pazienti somatici. Ciò nonostante, e qui sta un’altra sfida determinata dalle Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 17 3.0 caratteristiche del collettivo di pazienti, al momento di considerare la variabilità e la vulnerabilità dei pazienti non si può derogare da procedure standardizzate e da linee guida. Dato il carattere in parte individuale dei sintomi, la diagnosi e la cura devono essere definite in modo molto accurato e nel rispetto dei criteri delle linee guida. Essa deve invece sensibilizzare e aumentare la consapevolezza di trovarsi di fronte a un gruppo di pazienti particolare, il quale pone determinate difficoltà a livello di definizione e di miglioramento della sicurezza dei pazienti. Desideriamo tuttavia chiarire che gli errori possono essere definiti inequivocabilmente ed evitati analogamente a quanto avviene tra i pazienti somatici. Semplicemente, i malati psichici costituiscono un gruppo a sé stante con caratteristiche specifiche che vanno considerate. La minimizzazione o la prevenzione di errori e di eventi indesiderati evitabili non cambia nella sua struttura e si tratta di un processo da affrontare in modo sistematico. Nonostante o forse proprio a causa della particolarità di questo collettivo di pazienti, l’impegno volto a migliorare la sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici deve essere, come detto, sistematico, mentre le misure adottate devono essere flessibili per tenere conto delle caratteristiche individuali. Nel corso della vita, chiunque può sviluppare una malattia psichica. Determinati fattori, individuali e ambientali, possono favorire il manifestarsi di una patologia di questo tipo. 18 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 4.0 NECESSITÀ DI INTERVENTO Nel 2015, la Fondazione Sicurezza dei pazienti Svizzera ha lanciato il progetto «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici», in gran parte finanziato dall’FMH. Il risultato è il presente piano d’azione. Il progetto comprendeva tre moduli, in ciascuno dei quali si trattava di acquisire da esperti di diversi settori il maggior numero possibile di informazioni su aspetti della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici. Di seguito, descriviamo più dettagliatamente i singoli moduli. 1: Definizione 2: Rilevamento sistematico 3: Concepimento Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 19 4.0 Modulo 1: definizione e delimitazione della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici In due tavole rotonde interprofessionali, venti esperti provenienti da diversi settori specialistici e da diverse regioni svizzere hanno formulato la definizione di sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici. L’obiettivo era di creare una comprensione e una consapevolezza comuni sul tema in questione. Il pool di esperti comprendeva rappresentanti dei pazienti e degli ambiti della scienza, della medicina, delle cure infermieristiche e della psicologia, attivi a livello ambulatoriale e stazionario. In questo modo, avevamo la certezza che il progetto coinvolgesse tutti i settori e i gruppi (professionali) che intervengono nell’assistenza a questo tipo di pazienti e che dunque ne rappresentasse realisticamente e completamente i diversi aspetti. Le tavole rotonde vertevano sugli interrogativi seguenti: – Che cosa significa specificamente la sicurezza dei pazienti per l’assistenza a malati psichici? – Dove si trova la principale necessità di intervento e perché? – Ci sono concentrazioni di rischi intersettoriali? Modulo 2: rilevamento sistematico di progetti/attività svolti in Svizzera In una seconda fase, abbiamo voluto rilevare i progetti attuati per il miglioramento della sicurezza dei pazienti. Agli esperti delle tavole rotonde è stato consegnato un questionario da inoltrare ad altri colleghi. L’inchiesta verteva sui progetti in corso e sulla necessità di intervento. Lo scopo era di rilevare in modo quanto più possibile sistematico e completo i progetti attivi in tutta la Svizzera sul tema della sicurezza dei pazienti nella psichiatria. Modulo 3: concepimento e redazione di un piano d’azione Le informazioni acquisite con i primi due moduli hanno funto da base per la redazione del presente piano d’azione. In un sondaggio Delphi (volto a raggiungere un consenso tra esperti), diverse dimensioni dei settori tematici definiti nei moduli 1 e 2 sono state valutate secondo la loro importanza. 20 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 4.1 COME PONDERARE I TEMI? La questione dell’importanza o dell’urgenza dei singoli temi non ha un’unica risposta. Secondo il contesto, alcuni temi e problemi sono più urgenti e di attualità di altri. Lo stesso vale per il punto di vista dei diversi attori (medici, infermieri, ricercatori, pazienti), i quali ponderano differentemente i temi. Ciò è spiegabile con il fatto che alcuni problemi e rischi si manifestano più spesso o non si presentano del tutto in un determinato contesto, senza contare il fatto che gli stessi temi possono essere valutati implicitamente o esplicitamente con criteri diversi. Secondo la situazione nella quale si trova, il valutatore pondera differentemente determinate dimensioni di un tema. Naturalmente non ci sono solo divergenze. Alcuni aspetti sono considerati essenziali in tutti i settori e da tutte le persone coinvolte. Quanto esposto nel presente piano d’azione si muove all’interno di questo ventaglio di valutazioni. Al momento, gli sforzi volti a migliorare la sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici si sono tradotti soltanto in piccole attività a livello locale. Deve insomma ancora emergere un impegno collettivo in tal senso. Uno dei primi obiettivi del presente progetto è stato quindi quello di convenire le priorità con gli esperti, così da definire un punto di partenza comune per le attività. Nessuna valutazione è assoluta. È possibile che per voi lettori alcuni aspetti sembrino più importanti di altri. Sulla scorta di un sondaggio Delphi, abbiamo definito con gli esperti i temi su cui vige maggiore accordo. Ciascuno di questi temi è poi stato valutato sulla base di quattro dimensioni allo scopo di considerare i diversi punti di vista per definire una priorità. Che cosa significa specificamente la sicurezza dei pazienti per l’assistenza a malati psichici e dove risiede la principale necessità di intervento? Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 21 4.0 Sondaggio Delphi Un sondaggio Delphi è una procedura qualitativa volta ad acquisire le opinioni di esperti su un determinato tema. Si tratta in poche parole di formulare il concetto alla base di una moltitudine di definizioni. Un sondaggio di questo tipo prevede diverse tornate di rilevamenti di dati preceduti da riscontri anonimi allo scopo di precisare progressivamente le opinioni degli esperti su un problema concreto (Häder, pag. 22). Esistono diversi tipi di sondaggio Delphi, in funzione della questione sulla quale si intende focalizzare l’attenzione. Nell’ambito del nostro progetto, abbiamo optato per il cosiddetto «metodo Delphi»: l’obiettivo dell’inchiesta era quello di ottenere il consenso più ampio possibile tra gli esperti nell’ottica della definizione delle priorità dei settori tematici. La procedura prevede di sottoporre a un gruppo selezionato di esperti un tema già fortemente operazionalizzato per una valutazione standardizzata. Lo scopo è di raggiungere un elevato livello di consenso tra i partecipanti. Il team di monitoraggio trasmette un riscontro anonimo in merito alle loro risposte. Ai nostri esperti abbiamo consegnato un modulo online chiedendo loro di valutare i nove settori tematici complessivamente e sulla scorta delle quattro dimensioni. Sono state effettuate due tornate di rilevamenti: alla prima hanno partecipato undici esperti, alla seconda quattordici. Se alla prima tornata sette o più partecipanti fornivano la stessa valutazione, il consenso era ritenuto elevato. Se le valutazioni erano ripartite in due categorie vicine oppure se sei partecipanti su undici formulavano valutazioni identiche, il consenso era ritenuto medio. Nei casi restanti, il consenso era ritenuto scarso. Alla seconda tornata, abbiamo sottoposto agli esperti il quadro emerso dalla prima. Gli esperti dovevano a quel punto dichiarare se • condividevano in tutto e per tutto, • condividevano nonostante qualche minima divergenza o • non condividevano i risultati. L’analisi della seconda tornata considerava le valutazioni degli esperti e le osservazioni in caso di divergenze. Sulla scorta dei commenti, il team di progetto ha apportato alcune correzioni alle ponderazioni. Le rappresentazioni, le valutazioni e le priorità dei settori tematici (nelle quattro dimensioni) così come riportate nel presente piano d’azione costituiscono la conclusione consensuale emersa dal sondaggio Delphi. 22 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 4.2 QUALI DIMENSIONI DISTINGUIAMO? Abbiamo definito quattro dimensioni sulla base delle quali i temi sono stati valutati nel presente piano d’azione. Dimensione 1: frequenza di un errore Questa dimensione rappresenta la frequenza con la quale pazienti subiscono un errore in uno dei settori tematici. Dimensione 2: potenziale di danno di un errore Questa dimensione rappresenta il potenziale di danno insito in un errore nel settore in questione per le persone colpite. È lecito supporre che in alcuni settori gli errori abbiano maggiori ripercussioni sui pazienti che non in altri. Dimensione 3: evitabilità di un errore Questa dimensione rappresenta la possibilità di prevenzione dell’errore adottando un comportamento professionalmente adeguato (state of the art), per esempio l’introduzione di direttive, l’impiego di strumenti ecc.). Dimensione 4: attuabilità di misure Questa dimensione rappresenta l’eventuale presenza di una consapevolezza del problema da parte di persone rilevanti e l’attuabilità di misure per ridurre gli errori. In alcuni settori tematici, esiste già una forte sensibilità sulla necessità di adottare misure. La loro attuabilità può pertanto essere considerata relativamente elevata. In altri, prima di adottare provvedimenti concreti occorre dapprima preparare il terreno, per esempio incrementando la consapevolezza del problema, mettendo a disposizione risorse o verificando la compatibilità con altre misure o altri requisiti. Le dimensioni sono interdipendenti e paritarie. Può quindi darsi che un errore venga valutato come molto frequente in un settore tematico, ma il suo potenziale di danno sia considerato basso. Come queste differenze confluiscano nella ponderazione dell’importanza dipende sempre anche dal punto di vista del valutatore e dal suo obiettivo. Nel presente piano d’azione, abbiamo cercato di raggiungere un consenso quanto più possibile ampio e di valutare complessivamente i settori tematici per quanto possibile d’intesa con gli esperti. Partendo dalla valutazione complessiva, le dimensioni possono essere utilizzate anche per ponderare i singoli temi nel proprio campo d’azione. Potete per esempio riflettere su quali siano i temi di maggiore importanza nel vostro settore di attività e come mai. A tale scopo, le dimensioni dei settori tematici menzionati andranno esaminate e ponderate nel vostro contesto professionale. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 23 4.0 4.3 DEFINIRE PRIORITÀ Come è possibile, in un ambito così complesso e poliedrico, definire delle priorità basate su una valutazione individuale e generare così valore aggiunto universale? Abbiamo deciso di riportare in modo molto trasparente nel presente piano d’azione i risultati del sondaggio Delphi e di discuterli solo in un secondo tempo. I lettori possono così seguire e capire il dibattito, e avere accesso alle informazioni a nostro parere necessarie per formarsi un’opinione. I risultati e le riflessioni qui presentati sono il frutto di un processo intenso, di un confronto con il tema e della perizia di specialisti. La rappresentazione trasparente dei risultati è volta a esporre informazioni senza mettere in discussione la fondatezza della valutazione e la correttezza delle priorità. 4.3.1 Frequenza di errori Figura 2. Valutazione della frequenza di errori nei nove settori tematici. Cura: misure terap. (non medicamentose) Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Errori strutturali latenti Cura: farmacoterapia Cura: misure restrittive della libertà Diagnosi Comunicaz./interaz. con pazienti e familiari Errori nell’approccio alle tendenze suicide Di rado Occasionalmente Interfacce Spesso Molto spesso La figura rappresenta la valutazione finale in quattro categorie dei nove settori tematici dal punto di vista della frequenza di errori. La disposizione verticale dei settori non ha significato a livello di contenuto. 24 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» La rappresentazione mostra una variabilità relativamente importante nella valutazione della frequenza di errori. Secondo il tema, la probabilità di errori è maggiore o minore. Questa dimensione da sola non basta tuttavia come criterio per la definizione delle priorità. La valutazione, inoltre, fa riferimento a frequenze assolute: in un settore in cui la probabilità di errori è bassa (approccio alle tendenze suicide) ma anche il numero assoluto di eventi lo è (suicidi), un errore può anche essere considerato piuttosto frequente in termini relativi. Occorre altresì sottolineare che questa valutazione va ponderata con il potenziale di danno. Singoli errori legati all’approccio alle tendenze suicide possono essere potenzialmente più gravi di errori in altri settori tematici. Ribadiamo pertanto che la frequenza da sola non basta a definire la priorità di un tema. Si può supporre che errori molto frequenti siano solo di rado potenzialmente gravi, da qui l’importanza di ponderare frequenza e potenziale di danno insieme. 4.3.2 Potenziale di danno degli errori Figura 3. Valutazione del potenziale di danno degli errori nei nove settori tematici. Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Cura: farmacoterapia Comunicaz./interaz. con pazienti e familiari Interfacce Errori nell’approccio alle tendenze suicide Errori strutturali latenti Cura: misure terap. (non medicamentose) Cura: misure restrittive della libertà Diagnosi Scarso Limitato Grande Molto grande La figura rappresenta la valutazione finale in quattro categorie dei nove settori tematici dal punto di vista del potenziale di danno. La disposizione verticale dei settori non ha significato a livello di contenuto. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 25 4.0 Notiamo che in tutti i settori tematici gli errori sono considerati potenzialmente gravi per i pazienti. Questa dimensione, pertanto, non è adatta a fungere da discriminante. Ciò nonostante, questa valutazione sottolinea l’importanza di adottare misure per il miglioramento della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici, dato che gli esperti sono concordi nell’affermare che tutti gli errori sono potenzialmente gravi per i pazienti. Gli sforzi volti a ridurli sono dunque fondamentali. 4.3.3 Evitabilità degli errori Figura 4. Valutazione dell’evitabilità degli errori nei nove settori tematici. Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Cura: farmacoterapia Interfacce Diagnosi Errori nell’approccio alle tendenze suicide Cura: misure terap. (non medicamentose) Cura: misure restrittive della libertà Comunicaz./interaz. con pazienti e familiari Errori strutturali latenti Inevitabile Difficilmente evitabile Evitabile Facilmente evitabile La figura rappresenta la valutazione finale in quattro categorie dei nove settori tematici dal punto di vista dell’evitabilità degli errori. La disposizione verticale dei settori non ha significato a livello di contenuto. 26 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» Anche in questo caso, constatiamo che, a conti fatti, gli esperti ritengono evitabili gli errori in tutti i settori tematici. Può essere una buona notizia: significa infatti che teoricamente è possibile prevenire tutti gli errori. Il settore tematico «Errori strutturali» è l’unico in cui gli errori sono ritenuti difficilmente evitabili, una valutazione che esige una spiegazione. Le valutazioni degli esperti si basano sulle possibilità del singolo. Gli errori strutturali, tuttavia, sono legati a scarse o errate possibilità di ricovero (p. es. posti insufficienti per la degenza stazionaria di bambini e adolesenti), alla carenza di personale o all’assenza di un’assistenza successiva qualificata. Errori, insomma, che si manifestano in modo latente a livello di struttura, ossia lontano dal paziente, e che quindi non lasciano ai collaboratori altra scelta se non quella di accettarli come inevitabili o difficilmente evitabili. La valutazione dell’evitabilità di errori strutturali si muove anche su un altro livello più astratto, quello delle misure teoricamente disponibili. Da questo punto di vista, gli errori strutturali sono facilmente evitabili: se ci fossero posti a sufficienza per bambini e adolescenti oppure se venisse assunto personale a sufficienza, gli errori potrebbero essere evitati. Questa dimensione chiarisce che gli errori strutturali non rappresentano un problema a livello di competenze, bensì di politica sociale. Lo stesso vale per la stigmatizzazione dei malati psichici, che favorisce gli errori strutturali e ostacola i cambiamenti sociopolitici. La creazione di un’infrastruttura volta a evitare questo genere di errori risulta dunque paradossalmente difficoltosa pur disponendo in teoria di valide soluzioni. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 27 4.0 4.3.4 Attuabilità di misure Figura 5. Valutazione dell’attuabilità di misure nei nove settori tematici Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Cura: farmacoterapia Interfacce Errori nell’approccio alle tendenze suicide Cura: misure terap. (non medicamentose) ura: misure restrittive della libertà Comunicaz./interaz. con pazienti e familiari Diagnosi Errori strutturali latenti Inattuabile Difficilmente attuabile Attuabile Facilmente attuabile La figura rappresenta la valutazione finale in quattro categorie dei nove settori tematici dal punto di vista dell’attuabilità di misure. La disposizione verticale dei settori non ha significato a livello di contenuto. La valutazione degli esperti dimostra chiaramente che misure volte a migliorare la sicurezza dei pazienti sono attuabili in quasi tutti i settori tematici. Ciò chiama in causa pazienti, specialisti e persone coinvolte nell’assistenza ai malati psichici, questi ultimi esortati a organizzare attività e ad adottare provvedimenti. Come già constatato nell’analisi della dimensione «Evitabilità», secondo gli esperti le misure di miglioramento sono difficilmente attuabili per far fronte a errori strutturali. Si tratta di un altro invito a impegnarsi dal punto di vista sociopolitico. Affinché sia possibile attuare misure volte a evitare errori strutturali, deve instaurarsi un clima politico che riconosca l’urgenza di questo passo. Gli esperti ritengono che questo progresso sia ancora di là da venire, ragione per cui considerano difficilmente attuabili le misure nel settore tematico degli errori strutturali. 28 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 4.3.5 Valutazione riassuntiva Come unire e ponderare dimensioni così diverse in modo da ottenere una valutazione e una ponderazione globali dei nove settori tematici? Ciò è possibile solo riunendo in una panoramica relazionale complessiva le singole dimensioni e i singoli temi. Come già menzionato, il punto di vista individuale avrà sempre un influsso sulla classificazione e la ponderazione, il che è corretto e importante, in quanto i contesti nei quali occorre migliorare la sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici sono molteplici. Chi è colpito? Si tratta di bambini e adolescenti o di adulti? Mi trovo in un contesto stazionario o ambulatoriale? Di quali affezioni mi occupo? A quale gruppo professionale o di pazienti appartengo? Queste domande hanno un influsso sulle priorità assegnate individualmente ai singoli settori tematici. La valutazione discussa in questa sede è il consenso raggiunto dagli esperti con il sondaggio Delphi. Figura 6. Valutazione della ponderazione globale dei nove settori tematici. 1 Errori in ambito diagnosticao Errori strutturali, latenti 2 Errori nel ambito terapeutico: Misure terapeutiche non medicamentose Errori nel ambito terapeutico: Errori legati alla farmacoterapia Errori nel ambito terapeutico: Misure restrittive della libertà Errori nel ambito terapeutico: Errori nell’approccio a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi Errori nel ambito terapeutico: Errori nell’approccio alle tendenze suicide 3 Errori nei punti di interfaccia Errori nel ambito della comunicazione / dell’interazione con pazienti e familiari La figura rappresenta la valutazione globale delle priorità dei nove settore tematici. I settori all’interno della stessa ellissi sono stati ponderati analogamente. I numeri da 1 a 3 mostrano la diversa importanza annessa ai gruppi. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 29 4.0 La necessità di intervento più urgente è stata identificata nel ambito degli errori strutturali e degli errori nel settore della diagnosi. Gli errori strutturali sono considerati particolarmente importanti soprattutto perché, a causa del loro manifestarsi a livello latente, singoli individui hanno poco margine per limitarne le conseguenze, anche una volta scoperti gli errori. Nasce quindi un sistema nel quale lo specialista a contatto con il paziente è costretto a gestire in modo errato o addirittura a rinunciare a cure, ricoveri o prestazioni pur essendo consapevole del potenziale di danno per il paziente. Viene così scavata una distanza tra persone e istituzioni che potrebbero evitare tali errori e gli specialisti che ne diventano loro malgrado un veicolo. La consapevolezza del verificarsi di questi errori e delle talvolta gravi conseguenze è tuttavia presente soprattutto tra le persone che devono assumersi consapevolmente dei rischi, meno tra quelle che potrebbero evitarli a livello latente. Questa discrepanza e il fatto che gli errori strutturali colpiscano sovente interi gruppi di pazienti giustificano l’urgenza della necessità di intervento e assegna un’elevata priorità a questo settore tematico. L’importanza degli errori nel settore della diagnosi è invece legata al fatto che sono frequenti, che determinano il prosieguo della cura e che riguardano soprattutto l’interazione nell’ambito dell’accertamento di affezioni somatiche e psichiche. Questo tipo di errori riguarda in primis la mancata diagnosi di affezioni. Spesso, i pazienti con problemi psichici si rivolgono dapprima al medico di famiglia, che altrettanto spesso non diagnostica tali disturbi. Una certa percentuale di pazienti viene dunque curata in modo errato o non curata del tutto. Molto frequenti tra i malati psichici sono anche le mancate diagnosi somatiche o le diagnosi somatiche sbagliate. In questi casi, sussiste il pericolo che i malati psichici con disturbi somatici non vengano presi sul serio e che i disturbi non vengano accertati adeguatamente. Tali persone non ricevono quindi le cure somatiche che sarebbero invece inequivocabilmente indicate. Questa necessità di attenzione interdisciplinare e di sensibilità al momento di formulare una diagnosi rappresenta un fattore di rischio per i pazienti. Se gli specialisti in questione non sono attivamente e continuamente consapevoli di questa fonte di errori, un errore è probabile. La necessità di pensare in modo interdisciplinare e di uscire dal proprio ambito di attività è una sfida impegnativa. È ovvio che possono verificarsi errori di diagnosi anche nel proprio settore specialistico. Spesso, questi errori sono riconducibili alla difficoltà di un accertamento a livello di diagnostica differenziale, senza contare che la diagnosi di affezioni psichiche si basa su una valutazione molto più soggettiva rispetto alla medicina somatica. La diagnosi di affezioni psichiche poggia sull’identificazione di stati, il che incrementa il rischio di errori, anche se evidentemente neppure nella diagnosi di disturbi somatici tutto è sempre bianco o nero. Un ultimo aspetto che potrebbe aver contribuito al fatto che agli sforzi volti a prevenire errori nel settore della diagnosi venisse assegnata un’elevata priorità è che la diagnosi è per così dire la porta d’ingresso verso altre fasi della cura, e di conseguenza anche verso altri potenziali errori. Se si parte sin dall’inizio con una diagnosi sbagliata o con una mancata diagnosi, si genera con una certa probabilità un effetto domino lungo tutto l’iter terapeutico. La prevenzione di errori nel settore della diagnosi deve essere prioritaria anche perché studi hanno dimostrato che le 30 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» persone con comorbilità di affezioni psichiche e somatiche sono di per sé già soggette al rischio di errori (19). Anche in questo caso, tutte le decisioni si basano sulla diagnosi e un errore viene trasmesso lungo tutta la catena di cure. Gli errori nel settore della diagnosi, infine, hanno un peso emotivo differente: mentre per esempio gli errori legati alla farmacoterapia possono essere riconosciuti (e giustificati) come tali, se il problema concerne il ambito diagnostico si instaura facilmente la sensazione che «nessuno sa che cosa mi stia capitando», che «a nessuno importa nulla di me» o che «sono diverso ma non so perché». Così come una diagnosi chiara in determinati casi può essere un sollievo perché il paziente sa di che cosa si tratta, una diagnosi errata o una mancata diagnosi alimenta l’insicurezza e lo stress. Un secondo blocco tematico è costituito dagli errori che si verificano in generale in relazione con la cura diretta e comprende attività per la prevenzione di errori legati alla farmacoterapia, a misure terapeutiche non medicamentose, a misure restrittive della libertà, a comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi, e all’approccio alle tendenze suicide. Tutti gli errori in questo settore possono avere conseguenze dirette gravi per la persona in questione. È quindi fondamentale favorire gli sforzi volti a prevenirli. L’ambito della farmacoterapia è quello con il maggior numero di sovrapposizioni con la medicina somatica acuta. Le proposte di soluzione, le attività e le misure per la riduzione degli errori legati alla farmacoterapia sono un argomento molto dibattuto e studiato nel ambito della sicurezza dei pazienti, sconcerta quindi che continui a essere in cima all’elenco delle priorità. Una volta di più appare chiaro che la prescrizione di farmaci e tutti i processi a essa legati sono a rischio di errore e necessitano di un enorme impegno preventivo. Lo stesso vale per il settore dell’assistenza a malati psichici, segnatamente nell’ambito delle misure restrittive della libertà, dei comportamenti che mettono in pericolo la persona stessa e terzi, e dell’approccio alle tendenze suicide. Negli ultimi anni, anche in questi settori sono stati compiuti grandi progressi in materia di riduzione e di prevenzione degli errori. Esistono infatti associazioni, attività, percorsi formativi e ricerche che, a livello locale ma spesso anche centralizzato, affrontano tali questioni. Gli errori in questi settori possono avere conseguenze catastrofiche: quelli nell’approccio alle tendenze suicide possono evidentemente sfociare nel caso peggiore in un suicidio, quelli legati alle misure restrittive della libertà in danni fisici o psichici per il paziente. Dato che le misure restrittive della libertà vanno a tangere per definizione la libertà personale e l’integrità del paziente, eventuali errori hanno effetti gravi e duraturi. È dunque comprensibile che a questi temi, nonostante le numerose attività e i numerosi sforzi già compiuti, venga tutt’ora annessa grande importanza. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 31 4.0 Gli errori nell’ambito delle misure terapeutiche non medicamentose sono delicati per il fatto che sono tutt’ora difficili da definire. Le risposte a domande come «che cosa sono gli errori nella psicoterapia?» «come rilevare gli errori nella psicoterapia?», «un errore deve sempre essere «visibile»?» e «quali sono gli effetti collaterali e i danni causati dalle terapie?» sono ancora meno sistematiche che nella medicina somatica. Se in quest’ultima disciplina esiste fabbisogno di ricerca, per esempio nel monitoraggio sistematico degli effetti collaterali dei farmaci, nell’assistenza a malati psichici il fabbisogno di ricerca si situa su un altro livello. È infatti difficile valutare il possibile successo di una psicoterapia per eventi come un divorzio. In una situazione del genere, gli errori sono più difficilmente definibili rispetto a quanto avviene in un contesto inequivocabile, per esempio quando si instaura un rapporto di dipendenza con il terapista. Una cosa è certa: anche nella psicoterapia si verificano errori. Il problema è riuscire a individuare la portata delle conseguenze e definire da quando è lecito parlare di errore o di danno. L’importanza di questo settore tematico sta dunque nella necessità di acquisire informazioni: per prevenire gli errori, occorre conoscerne l’origine e la natura. Nel ambito delle misure terapeutiche non medicamentose, ci troviamo ancora all’inizio di questo processo di approfondimento. L’ultimo gruppo comprende gli errori nel settore delle interfacce e quelli nel settore della comunicazione / dell’interazione con pazienti e familiari, due temi importanti anche nella medicina somatica acuta. Questo genere di errore è relativamente frequente. Lungo un processo di cura si incontra un gran numero di interfacce, segnatamente ogni volta in cui occorre fornire informazioni importanti a un’altra persona. Ancora più frequente è la comunicazione e l’interazione con i pazienti e i familiari. Oltre a essere al centro di tutti gli sforzi, il paziente è l’unico che vive l’intero processo e, tranne nel caso di disturbi gravissimi, è la fonte più affidabile di informazioni su sé stesso. Nell’assistenza a malati psichici, la comunicazione con i pazienti e i familiari assume un’importanza centrale poiché la malattia in quanto tale, la diagnosi e la cura si svolgono per lo più in un contesto sociale e comunicativo. Come mai quindi questi due settori tematici sono stati considerati meno importanti – da un punto di vista relativo! – degli altri? In entrambi, gli errori sono frequenti e regolari, molti pazienti vengono informati in misura insufficiente, ai punti di interfaccia parecchie informazioni vanno perdute e devono essere recuperate in un secondo tempo. Il motivo per il quale ciò nonostante questi errori non sono in cima all’elenco delle priorità è probabilmente legato al fatto che essi non comportano conseguenze (gravi). Effettivamente, se consideriamo solo gli errori che comportano conseguenze gravi la frequenza cala notevolmente. A ciò si aggiunge che in questo ambito è sovente difficile tracciare un legame diretto tra errore e danno concreto. Infine, in questo settore le possibilità di individuare e di eliminare gli errori sono in genere molteplici. 32 Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» Riassumendo, esiste una grande necessità di affrontare il tema della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici e di adottare misure strutturate per ridurre ed evitare gli errori. Si possono stilare elenchi delle priorità specifici secondo il contesto e il punto di vista. Nel complesso, tuttavia, gli esperti sono unanimi nell’affermare che tutti i settori tematici presentano un elevato potenziale di danno e possono comportare gravi conseguenze per i pazienti, il che, unito al fatto che gli errori sarebbero evitabili e le misure attuabili, dimostra la necessità di affrontare il tema della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici. Per compiere un primo passo in questa direzione, proponiamo idee nell’ambito della ricerca, della prassi e della formazione continua. Esiste una grande necessità di affrontare il tema della sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici e di adottare misure strutturate per ridurre ed evitare gli errori. Piano d’azione «Sicurezza dei pazienti nell’assistenza a malati psichici» 33 5.0 BIBLIOGRAFIA (1) Wachter R. Fokus Patientensicherheit. Fehler vermeiden, Risiken managen. Koppenberg J, Gausmann P, Henninger M, editors. 2010. Berlin, ABW Wissenschaftsverlag GmbH. (2) Vincent C. 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