Leggi il primo capitolo
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P. D. James morte a pemberley Traduzione di Grazia Maria Griffini PemberleyIMP.indd 3 04/12/12 16.11 Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autrice e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale. ISBN 978-88-04-62328-1 Copyright © 2011 by P. D. James © 2013 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano Titolo dell’opera originale Death Comes to Pemberley I edizione gennaio 2013 PemberleyIMP.indd 4 04/12/12 16.11 morte a pemberley A Joyce McLennan, amica e assistente personale che ha battuto a macchina i miei romanzi per trentacinque anni, con affetto e gratitudine PemberleyIMP.indd 5 04/12/12 16.11 PemberleyIMP.indd 6 04/12/12 16.11 Nota dell’autrice Devo le mie scuse allo spirito di Jane Austen per aver coinvolto la sua beneamata Elizabeth nell’esperienza traumatica dell’indagine su un delitto, soprattutto perché, nell’ultimo capitolo di Mansfield Park, Miss Austen spiega chiaramente la sua opinione: “Che altre penne si soffermino su colpe e miserie. Io abbandono questi odiosi argomenti non appena mi è possibile, impaziente di restituire a tutti quelli non troppo colpevoli un livello di benessere accettabile, e di farla finita con tutto il resto”. Indubbiamente avrebbe replicato alle mie scuse dicendo che, se avesse desiderato soffermarsi più a lungo su argomenti tanto odiosi, avrebbe scritto lei stessa questa storia, e lo avrebbe fatto meglio. P. D. James, 2011 7 PemberleyIMP.indd 7 04/12/12 16.11 PemberleyIMP.indd 8 04/12/12 16.11 PROLOGO I Bennet di Longbourn Era opinione comune delle donne di Meryton che Mr e Mrs Bennet di Longbourn fossero stati fortunati riguardo alla sistemazione di quattro delle loro cinque figlie. Meryton, una cittadina dell’Hertfordshire, non si trova negli itinerari dei viaggi di piacere in quanto non ha nessuna bellezza paesaggistica e non è neppure famosa per motivi storici. La sua unica grande dimora, Netherfield Park, per quanto imponente, non viene menzionata nei libri che trattano dell’architettura più prestigiosa della contea. La cittadina ha una sala pubblica dove si tengono regolarmente le feste da ballo ma nessun teatro, e le occasioni di svago più importanti hanno luogo nelle case private dove la noia delle cene e dei tavoli di whist, sempre con la stessa compagnia, è alleviata dal pettegolezzo. Una famiglia di cinque figlie non sposate non può che attirare la comprensione affettuosa e amichevole di tutti i vicini, in modo particolare quando i diversivi sono pochi e la situazione dei Bennet è particolarmente sfortunata. In assenza di un erede di sesso maschile tutti i beni di Mr Bennet, poiché erano vincolati e non ne era permesso il trasferimento a persone estranee alla famiglia, sarebbero stati ereditati da suo cugino, il reverendo William Collins. E lui, come Mrs Bennet aveva il vizio di lagnarsi apertamente, avrebbe potuto buttare fuori di casa lei e le sue figlie, prima ancora che il marito fosse freddo nella tomba. 9 PemberleyIMP.indd 9 04/12/12 16.11 A dire la verità, Mr Collins aveva tentato di riparare a questo fatto con tutti i mezzi di cui disponeva. Sia pure con qualche scomodità e disagio personale, ma con l’approvazione di una straordinaria protettrice, quale era Lady Catherine de Bourgh, aveva lasciato la sua parrocchia di Hunsford nel Kent per andare in visita dai Bennet con la caritatevole e benevola intenzione di scegliersi una moglie fra le loro cinque figlie. Mrs Bennet aveva accolto con entusiasmo il suo proposito ma lo aveva avvertito che Miss Jane Bennet, la primogenita, con ogni probabilità si sarebbe fidanzata di lì a poco. Mr Collins aveva scelto Elizabeth, la seconda per età e bellezza, ma per tutta risposta aveva ricevuto un deciso rifiuto e si era visto obbligato a cercare maggiore comprensione dall’amica di Elizabeth, Miss Charlotte Lucas. Quest’ultima aveva accettato la sua proposta con una prontezza gratificante, e così il futuro di Mrs Bennet e delle sue figlie era scritto, e senza che ciò destasse il generale rammarico dei vicini. Alla morte di Mr Bennet, Mr Collins le avrebbe sistemate in uno dei cottage più grandi che si trovavano sulla sua proprietà. Lì avrebbero ricevuto il conforto dei suoi servizi spirituali e il sostentamento materiale dagli avanzi della cucina di Mrs Collins, sua consorte, accresciuti da qualche occasionale dono di cacciagione o di un quarto di bacon. Ma fortunatamente la famiglia Bennet poté sfuggire a questi vantaggi. Alla fine del 1799, Mrs Bennet poteva congratularsi con se stessa per essere la madre di quattro figlie coniugate. D’accordo, l’unione di Lydia, la più giovane, di soli sedici anni, non era stata delle più fauste, visto che era fuggita con il tenente George Wickham, un ufficiale della milizia di stanza a Meryton. Era stata una sbandata commessa per imprudenza giovanile che ci si aspettava fiduciosamente di veder finire, come meritano tutte le avventure di questo genere, con l’abbandono della ragazza da parte di Wickham, la famiglia che la scacciava, la buona società che si rifiutava di riceverla e quella degradazione finale che la decenza impediva alle signore di menzionare. Invece il matrimonio aveva avuto luogo, e la notizia era stata data 10 PemberleyIMP.indd 10 04/12/12 16.11 da un vicino, William Goulding. Gli era capitato di passare con il suo calesse di fianco alla diligenza di Longbourn, e Mrs Wickham, fresca sposina, aveva appoggiato la mano al finestrino aperto di modo che lui potesse vedere l’anello. Mrs Philips, sorella di Mrs Bennet, aveva premurosamente provveduto a far circolare la sua versione della fuga, cioè che la coppia, in viaggio verso Gretna Green, aveva fatto una breve tappa a Londra per consentire a Wickham di informare una madrina delle sue prossime nozze. Poi, all’arrivo di Mr Bennet in cerca di sua figlia, la coppia aveva accettato la proposta della famiglia che il previsto matrimonio potesse essere celebrato molto più comodamente a Londra. Nessuno aveva creduto a questa interpretazione della vicenda, ma si era dovuto ammettere che l’ingegnosità di Mrs Philips nell’inventarla meritava, come minimo, che si fingesse di crederci. A George Wickham, naturalmente, non sarebbe stato più permesso di recarsi a Meryton per sottrarre la virtù alle domestiche e i guadagni ai negozianti, però si era convenuto che nel caso in cui Mrs Wickham, la sua consorte, si fosse presentata in pubblico, le sarebbe stata concessa l’indulgente tolleranza precedentemente accordata a Miss Lydia Bennet. Erano state fatte molte ipotesi su come si fosse ottenuto quel matrimonio tardivo. La posizione patrimoniale di Mr Bennet gli consentiva a malapena di godere di una rendita di duemila sterline l’anno e, secondo l’opinione generale, Mr Wickham si doveva essere battuto strenuamente per ottenerne almeno cinquecento, oltre a vedersi saldare tutti i conti che aveva in sospeso a Meryton e anche altrove, prima di acconsentire alle nozze. A tirare fuori i soldi doveva essere stato il fratello di Mrs Bennet, Mr Gardiner. Tutti lo conoscevano come un uomo affettuoso e cordiale, ma aveva famiglia e si sarebbe sicuramente aspettato che Mr Bennet gli restituisse quella somma. C’era stata un’ansia considerevole, a Lucas Lodge, al pensiero che l’eredità del genero potesse venire molto ridotta in seguito a questa esigenza. Ma quando non erano stati tagliati alberi né venduti terreni, nessun domestico pareva essere stato licenziato e il ma11 PemberleyIMP.indd 11 04/12/12 16.11 cellaio non aveva rivelato la minima incertezza a provvedere alla consegna della solita ordinazione settimanale a Mrs Bennet, si era dedotto che Mr Collins e la cara Charlotte non avessero niente da temere. Non appena Mr Bennet fosse stato sepolto decorosamente, Mr Collins sarebbe potuto entrare in possesso di beni, diritti e possedimenti terrieri di Longbourn con la sicurezza che fossero rimasti intatti. Ma il fidanzamento che aveva seguito di poco il matrimonio di Lydia, quello tra Miss Jane Bennet e Mr Bingley di Netherfield Park, aveva ricevuto la più totale approvazione. Del resto, non si poteva certo dire che nessuno se lo aspettasse. Che Mr Bingley ammirasse Jane era stato evidente fin dal loro primo incontro a un ballo. La bellezza di Miss Bennet, la sua gentilezza e la sua genuina fiducia nei confronti della natura umana, che la portava a non parlare mai male di nessuno, ne facevano la preferita di tutti. Ma nel giro di pochi giorni dall’annuncio del fidanzamento della figlia primogenita con Mr Bingley, si era diffusa la notizia, da principio accolta con incredulità, di un trionfo ancora maggiore per Mrs Bennet. Miss Elizabeth Bennet, la secondogenita, si sarebbe sposata con Mr Darcy, proprietario di Pemberley, una delle dimore più celebri e grandiose del Derbyshire, che si diceva avere un reddito annuo di diecimila sterline. A Meryton tutti sapevano che Miss Lizzy detestava Mr Darcy, e questo era un sentimento condiviso in generale dalle signore e dai gentiluomini che avevano partecipato al primo ballo al quale Mr Darcy era intervenuto in compagnia di Mr Bingley e delle due sorelle di quest’ultimo. In tale occasione lui aveva dato una chiara prova del suo orgoglio e del suo arrogante disprezzo per tutta la compagnia, perché aveva fatto capire – e in modo molto esplicito, a dispetto delle sollecitazioni dell’amico – come non ci fosse una sola delle donne presenti che potesse considerare degna di essere invitata a ballare. Anzi, quando Sir William Lucas gli aveva presentato Elizabeth, Mr Darcy aveva addirittura declinato l’offerta di danzare con lei, dicendo poi a Mr Bingley che non la trovava abbastanza carina da 12 PemberleyIMP.indd 12 04/12/12 16.11 invogliarlo. Di conseguenza si era dato per assodato che nessuna donna avrebbe potuto essere felice, se fosse diventata Mrs Darcy, perché, come Maria Lucas aveva fatto notare, “chi potrebbe avere voglia di trovarsi davanti una faccia così antipatica la mattina a colazione per tutto il resto della vita?”. Non c’era però nessun motivo di criticare Miss Elizabeth Bennet se aveva pensato di adottare una prospettiva più prudente e ottimistica. Non si può avere tutto dalla vita, e qualsiasi fanciulla di Meryton sarebbe stata disposta a sopportare ben più di una faccia antipatica, la mattina a colazione, pur di sposare diecimila sterline all’anno ed essere la padrona di Pemberley. Le signore di Meryton, com’era doveroso da parte loro, furono felici di simpatizzare con le sfortunate e congratularsi con la fortunata, ma in tutte le cose ci dovrebbe essere una certa moderazione, e invece il trionfo di Miss Elizabeth si rivelò un po’ troppo su larga scala. Per quanto fossero pronte ad ammettere che era abbastanza carina e aveva dei begli occhi, non possedeva nient’altro per renderla ben accetta a un uomo con diecimila sterline l’anno. Un gruppetto delle pettegole più influenti non ci mise molto a improvvisare una spiegazione: Miss Lizzy si era decisa a catturare Mr Darcy fin dal primo momento in cui lo aveva conosciuto. E quando tale strategia si era rivelata in tutta la sua efficacia, avevano concordato che doveva aver giocato le sue carte molto abilmente fin dal principio. Anche se Mr Darcy si era rifiutato di invitarla a ballare a quella festa, i suoi occhi si erano soffermati spesso su di lei e sulla sua amica Charlotte. Quest’ultima, dopo anni dedicati alla ricerca di un marito, era diventata abilissima a identificare qualsiasi segno di un eventuale sentimento amoroso e aveva messo Elizabeth in guardia: doveva stare attenta a non lasciare che la sua evidente simpatia per l’affascinante e fin troppo popolare tenente George Wickham la portasse a trascurare e offendere un uomo che valeva dieci volte di più. Poi c’era stato l’episodio dell’invito a pranzo a Netherfield quando, per colpa dell’insistenza di sua madre che ci 13 PemberleyIMP.indd 13 04/12/12 16.11 andasse a cavallo invece di servirsi della carrozza di famiglia, Jane aveva preso un raffreddore che più opportuno di così non avrebbe potuto essere e, come aveva previsto Mrs Bennet nei suoi piani, era stata costretta a rimanere parecchie notti a Netherfield. Elizabeth, naturalmente, si era messa in cammino per andare a trovarla, e la buona educazione aveva costretto Miss Bingley a offrire ospitalità a una visitatrice tutt’altro che ben accetta fino a quando Jane non fosse guarita. Quasi un’intera settimana trascorsa in compagnia di Mr Darcy doveva aver aumentato le speranze di successo di Elizabeth, ed era logico pensare che avesse approfittato nel modo migliore di quella forzata intimità. In seguito, dietro insistenza delle più giovani signorine Bennet, Mr Bingley aveva dato anche lui un ballo a Netherfield e, in questa occasione, Mr Darcy aveva effettivamente ballato con Elizabeth. Le anziane accompagnatrici, schierate sulle loro seggiole lungo le pareti, avevano sollevato le lorgnette osservando attentamente, come il resto dei presenti, la coppia che sfilava davanti a loro. Non dovevano di sicuro aver avuto una gran conversazione, ma il solo fatto che Mr Darcy avesse addirittura invitato Miss Elizabeth a ballare e non avesse ricevuto un rifiuto era diventato motivo di interesse e di ipotesi di vario genere. La fase successiva della campagna di Elizabeth era consistita nel recarsi in visita da Mr e Mrs Collins alla canonica di Hunsford in compagnia di Sir William Lucas e di sua figlia Maria. Di norma, un invito del genere sarebbe stato senz’altro rifiutato da Miss Lizzy. Che piacere poteva trovare una donna fornita di un minimo di cervello in sei settimane in compagnia di Mr Collins? Nessuno ignorava che, prima che Miss Charlotte Lucas accettasse di sposarlo, Miss Lizzy era stata la sua scelta iniziale come possibile consorte. Un certo senso di delicatezza, a parte qualsiasi altra considerazione, avrebbe dovuto tenerla lontana da Hunsford. Invece lei sapeva benissimo che Lady Catherine de Bourgh era la vicina di casa nonché la protettrice di Mr Collins, e che suo nipote, Mr Darcy, sarebbe stato quasi sicuramente a Rosings nella stessa epoca del soggiorno dei visitato14 PemberleyIMP.indd 14 04/12/12 16.11 ri in canonica. Charlotte, che teneva la madre informata di ogni minimo particolare della sua vita coniugale, inclusa la salute delle mucche, dei polli e del marito, aveva scritto successivamente per raccontare che Mr Darcy e suo cugino, il colonnello Fitzwilliam, anche loro ospiti a Rosings, erano stati a trovarli molto spesso durante il soggiorno di Elizabeth. In un’occasione, quando Elizabeth si trovava in casa da sola, Mr Darcy ci era andato senza il cugino. Mrs Collins era convinta che questo fatto dovesse essere una conferma che lui si stava innamorando e che, secondo lei, l’amica avrebbe accettato con sollecitudine l’uno o l’altro dei due gentiluomini se mai avesse ricevuto una proposta di matrimonio. Comunque, Miss Lizzy era tornata a casa senza che niente fosse stato deciso. Ma finalmente la faccenda aveva imboccato la strada giusta quando, quell’estate, Mrs Gardiner e suo marito, il fratello di Mrs Bennet, avevano invitato Elizabeth ad accompagnarli in un viaggio di vacanze. La regione dei Laghi avrebbe dovuto essere la meta finale ma, a quanto pareva, le responsabilità connesse agli affari di Mr Gardiner avevano imposto un progetto più ridotto, quindi non si sarebbero spinti più a nord del Derbyshire. Era stata Kitty, la quarta figlia dei Bennet, a diffondere la notizia, ma nessuno a Meryton aveva creduto a una scusa del genere. Una famiglia facoltosa che poteva permettersi di viaggiare da Londra al Derbyshire era sicuramente in grado di prolungare il viaggio fino ai Laghi, se ne aveva voglia. Era chiaro che Mrs Gardiner, al corrente del progetto matrimoniale della nipote preferita, aveva scelto il Derbyshire perché Mr Darcy sarebbe stato a Pemberley. Infatti, dopo aver sicuramente chiesto alla locanda se e quando il padrone di Pemberley fosse a casa, la fanciulla e gli zii si erano trovati a visitare la proprietà proprio quando Mr Darcy vi era tornato. Naturalmente per ragioni di cortesia i Gardiner erano stati presentati, e la comitiva invitata a cena a Pemberley. E se Miss Elizabeth aveva nutrito qualche dubbio sulla saggezza del suo progetto di assicurarsi Mr Darcy, dopo aver visto Pemberley aveva avuto 15 PemberleyIMP.indd 15 04/12/12 16.11 la conferma della sua risoluzione di innamorarsi di lui al primo momento conveniente. In seguito, lui e il suo amico Mr Bingley erano tornati a Netherfield Park e non avevano perso tempo a presentarsi a Longbourn, dove la felicità di Miss Jane e di Miss Elizabeth era stata finalmente, e trionfalmente, assicurata. Il fidanzamento, per quanto splendido, aveva dato meno soddisfazione di quello di Jane. Elizabeth non era mai stata popolare, anzi le più sagaci delle signore di Meryton sospettavano di tanto in tanto che Miss Lizzy, in privato, le prendesse allegramente in giro. La accusavano anche di essere beffarda, e per quanto ci fosse qualche incertezza sul significato di quella parola, sapevano che non era una qualità desiderabile in una donna perché era proprio una di quelle che i gentiluomini avevano particolarmente in antipatia. I vicini, l’invidia dei quali per un trionfo del genere superava qualsiasi compiacimento alla prospettiva di una simile unione, riuscirono ugualmente a consolarsi. Infatti, secondo loro, la superbia e l’arroganza di Mr Darcy e lo spirito caustico di sua moglie avrebbero provveduto a farli vivere insieme nella più profonda infelicità. E, per quella, nemmeno Pemberley con le sue diecimila sterline l’anno poteva offrire qualche consolazione. Pur tenendo conto delle formalità senza le quali anche le cerimonie nuziali più fastose difficilmente potevano risultare accettabili, le affinità della situazione, il daffare degli avvocati e l’acquisto di nuove carrozze e abiti da sposa, i matrimoni di Miss Jane con Mr Bingley e di Miss Elizabeth con Mr Darcy erano stati celebrati lo stesso giorno nella chiesa di Longbourn in tempi sorprendentemente rapidi. Sarebbe stato il giorno più felice della vita di Mrs Bennet se durante la funzione religiosa non fosse stata colta dalle palpitazioni al pensiero che la straordinaria zia di Mr Darcy, Lady Catherine de Bourgh, si presentasse alla porta della chiesa per proibire il matrimonio, e soltanto dopo la benedizione finale si era sentita sicura del suo trionfo. Non si sa bene se Mrs Bennet soffrisse per la mancanza della compagnia della secondogenita, ma per suo marito fu 16 PemberleyIMP.indd 16 04/12/12 16.11 senz’altro così. Elizabeth era sempre stata la sua figlia preferita. Aveva ereditato la sua intelligenza, un po’ del suo spirito arguto e la sua stessa capacità di ridere delle manie e della pochezza dei loro vicini. Longbourn House, adesso, era un luogo più solitario e meno piacevole senza la sua compagnia. Mr Bennet era un uomo intelligente, amava la lettura e la biblioteca costituiva non soltanto un rifugio ma anche la fonte delle sue ore più felici. Lui e Darcy erano arrivati presto alla conclusione di trovarsi simpatici e, di conseguenza, come capita di solito fra amici, accettavano le rispettive stranezze come una prova dell’intelletto superiore dell’altro. Quando Mr Bennet andava a Pemberley, spesso senza essere affatto atteso, trascorreva il tempo soprattutto nella biblioteca, una delle migliori e più raffinate di proprietà privata, dalla quale era difficile strapparlo perfino per i pasti. Mr Bennet andava meno spesso in visita a Highmarten, dai Bingley, dal momento che – all’infuori della preoccupazione eccessiva di Jane per il benessere del marito e dei figli, che di tanto in tanto Mr Bennet trovava irritante – c’erano meno libri nuovi e riviste ad attirarlo. La ricchezza di Mr Bingley proveniva dal commercio, lui non aveva ereditato nessuna biblioteca di famiglia e si era preoccupato di farsene una soltanto dopo aver acquistato Highmarten House. In questo progetto non soltanto Darcy, ma anche Mr Bennet si erano mostrati prontissimi ad aiutarlo. Poche attività sono piacevoli come spendere i soldi di un amico per la propria soddisfazione e al tempo stesso a suo vantaggio. E se gli acquirenti si ritrovavano periodicamente tentati da qualche eccesso, si consolavano pensando che Bingley poteva permetterselo. Anche se gli scaffali, realizzati secondo le indicazioni particolareggiate di Darcy, nonché con l’approvazione di Mr Bennet, erano ancora tutt’altro che pieni, Bingley poteva inorgoglirsi per l’elegante disposizione dei volumi e il cuoio lucido delle legature. Inoltre, di tanto in tanto poteva addirittura aprire un libro ed essere visto mentre lo leggeva, quando la stagione o il tempo non erano favorevoli per andare a pesca oppure a sparare nella riserva di caccia. 17 PemberleyIMP.indd 17 04/12/12 16.11 Mrs Bennet aveva accompagnato suo marito a Pemberley soltanto in due occasioni. Era stata accolta da Mr Darcy con gentilezza e indulgenza, ma si sentiva troppo in soggezione di fronte a quel figlio acquisito per desiderare che l’esperienza si ripetesse. Anzi, Elizabeth sospettava che sua madre provasse più piacere a deliziare i vicini descrivendo le meraviglie di Pemberley, la vastità e la bellezza dei giardini, la grandiosità della casa, il numero dei domestici e le raffinatezze della tavola, piuttosto che sperimentarli direttamente. Mr Bennet e sua moglie non andavano nemmeno a trovare spesso i nipotini. Cinque figlie nate in rapida successione li avevano lasciati con un ricordo troppo vivido di notti interrotte, neonate che strillavano, una capo bambinaia che si lamentava in continuazione e le bambinaie ai suoi ordini che si mostravano una più recalcitrante dell’altra a fare il loro dovere. Un’ispezione preliminare, poco dopo la nascita di ciascun nipotino, aveva confermato il convincimento dei genitori che le creature fossero belle in un modo incredibile e dimostrassero già un’intelligenza formidabile. Dopo di che i nonni si accontentavano di ricevere regolarmente un rapporto sui loro progressi. Con grande imbarazzo delle due figlie maggiori, Mrs Bennet aveva proclamato a gran voce al ballo di Netherfield di aspettarsi che il matrimonio di Jane con Mr Bingley favorisse l’incontro delle sue figlie più giovani con altri uomini danarosi. Fra la sorpresa generale, era stata proprio Mary a esaudire doverosamente questa più che naturale profezia materna. Nessuno si aspettava che Mary si sposasse. Provava una passione incontrollabile ma indiscriminata per la lettura, suonava assiduamente il pianoforte senza però il minimo talento, era abituata a fare spesso commenti banali che non rivelavano né saggezza né presenza di spirito e non aveva mai mostrato un qualsiasi interesse per il sesso maschile. Un ballo veniva da lei considerato come una penitenza. La sopportava soltanto perché le offriva l’occasione di trovarsi al centro dell’interesse generale suonando il pianoforte e perché, con un uso giudizioso del pedale di sostegno che prolungava il suono, poteva assordare il 18 PemberleyIMP.indd 18 04/12/12 16.11 pubblico fino a renderlo docile e sottomesso. Ma, nel giro di due anni dal matrimonio di Jane, Mary divenne la moglie del reverendo Theodore Hopkins, rettore della parrocchia adiacente a Highmarten. Il vicario di Highmarten si era ammalato e Mr Hopkins si era accollato le funzioni religiose per tre domeniche. Era uno scapolo trentacinquenne magro e malinconico, con la tendenza a fare prediche di una lunghezza spropositata e molto complesse dal punto di vista teologico, e si era logicamente acquistato la fama di essere un uomo molto intelligente. Inoltre, per quanto non potesse certo definirsi ricco, godeva di un reddito personale più che adeguato in aggiunta allo stipendio. Mary, ospite a Highmarten una delle domeniche in cui lui aveva officiato la messa, gli era stata presentata da Jane sulla porta della chiesa dopo la funzione. La terzogenita dei Bennet aveva subito colpito Mr Hopkins per i complimenti sulla sua predica, l’incondizionata approvazione per il modo in cui aveva interpretato il testo e i numerosi riferimenti all’importanza dei sermoni di Fordyce. Jane, che aveva una gran voglia di potersene andare con il marito perché li aspettava il pranzo domenicale a base di carni fredde e insalata, si era affrettata a invitare a cena il sacerdote per il giorno successivo. Erano seguiti altri inviti e, nel giro di tre mesi, Mary era diventata Mrs Hopkins, con un interesse della gente per il matrimonio tanto scarso quanto lo sfoggio di ostentazione alla cerimonia. Un vantaggio per la parrocchia era stato il notevole miglioramento di quello che si mangiava in canonica. Mrs Bennet aveva allevato le figlie in modo che apprezzassero l’importanza della buona tavola per favorire l’armonia domestica e attirare gli ospiti di sesso maschile. Quanto ai fedeli, la loro speranza era stata che il desiderio del vicario di tornare presto alla felicità coniugale potesse abbreviare le funzioni. Ma se anche il suo girovita aumentava, la lunghezza delle sue prediche era rimasta identica. La coppia si era sistemata benissimo, salvo agli inizi, quando Mary aveva chiesto una stanza tutta sua dove poter tenere i libri 19 PemberleyIMP.indd 19 04/12/12 16.11 e leggere in pace. Per ricavarla, l’unica camera da letto che avessero in più era stata destinata a suo solo uso e consumo. In questo modo si erano ritrovati col vantaggio di favorire la pace domestica, mentre diventava impossibile invitare i parenti a fermarsi da loro. Quando si arrivò all’autunno del 1803, anno nel quale Mrs Bingley e Mrs Darcy celebravano sei anni di un matrimonio felice, Mrs Bennet aveva una sola figlia, Kitty, per la quale non era stato ancora trovato un marito. Né Mrs Bennet né Kitty si mostravano molto preoccupate di questo insuccesso in campo matrimoniale. Kitty si godeva il prestigio e l’indulgenza riservati all’unica figlia rimasta in casa e, con le visite regolari a casa di Jane, dove era la preferita dei bambini, anche una vita che non era mai stata tanto soddisfacente. Del resto, le visite di Wickham e Lydia non si potevano certo considerare una gran pubblicità per il matrimonio. Arrivavano di buon umore, allegri e chiassosi, per essere accolti con grandi effusioni da Mrs Bennet, sempre felice di vedere la figlia preferita. Questa buona volontà iniziale, però, degenerava presto in bisticci, recriminazioni e stizzose lamentele da parte degli ospiti per la povertà in cui vivevano e la spilorceria che rivelavano Elizabeth e Jane con il loro aiuto finanziario. Così, Mrs Bennet era tanto felice di vederli partire come di dare loro il benvenuto alla visita successiva. Ma aveva bisogno di una figlia in casa e Kitty, molto migliorata quanto ad amabilità e utilità dal giorno della partenza di Lydia, occupava benissimo quel posto. Quindi, nel 1803 Mrs Bennet poteva essere giudicata una donna felice, almeno per quel che consentiva il suo carattere, e si era saputo che aveva partecipato a una cena di quattro portate alla presenza di Sir William e Lady Lucas senza alludere neanche una volta all’ingiustizia dell’eredità vincolata. 20 PemberleyIMP.indd 20 04/12/12 16.11 LIBRO UNO Il giorno prima del ballo PemberleyIMP.indd 21 04/12/12 16.11 PemberleyIMP.indd 22 04/12/12 16.11 1 Alle undici del mattino di venerdì 14 ottobre 1803 Elizabeth Darcy sedeva al tavolo del suo salotto al primo piano di Pemberley House. Non si trattava di un ambiente particolarmente vasto, ma aveva delle proporzioni molto gradevoli e le due finestre offrivano il panorama del fiume. Elizabeth l’aveva scelto per sé e aveva voluto che fosse interamente arredato secondo il suo gusto. Mobili, tendaggi, tappeti e quadri facevano parte dei ricchi arredi di Pemberley ed erano stati collocati come lei desiderava. Darcy aveva diretto personalmente i lavori. L’espressione compiaciuta di suo marito quando lei ne aveva preso possesso e la premura dimostrata da tutti nell’assecondare i suoi desideri le avevano consentito di realizzare, perfino più di quanto non avessero fatto lo sfarzo e la magnificenza della casa, quali fossero i privilegi riservati a Mrs Darcy di Pemberley. La stanza che le dava quasi lo stesso piacere del salotto era la splendida biblioteca di Pemberley. Era frutto dell’opera di diverse generazioni, e adesso suo marito aveva l’interesse e la gioia di accrescerne il ricco patrimonio. A Longbourn la biblioteca era dominio di Mr Bennet e perfino Elizabeth, la sua figlia preferita, ci entrava soltanto se veniva invitata a farlo. A Pemberley, invece, aveva accesso alla biblioteca quando e come voleva, esattamente come Darcy, ed era merito del suo incoraggiamento affettuoso e pieno di tat23 PemberleyIMP.indd 23 04/12/12 16.11 to se Elizabeth aveva letto di più e con maggior soddisfazione in quegli ultimi sei anni rispetto a tutti i quindici precedenti. In questo modo aveva approfondito un’istruzione che, adesso lo capiva, non era stata che elementare. Le cene a Pemberley non avrebbero potuto essere più differenti da quelle alle quali aveva partecipato a Meryton, in cui lo stesso gruppo di persone ripeteva sempre gli stessi pettegolezzi e le stesse opinioni e l’unico momento di animazione si aveva quando Sir William Lucas si metteva a rievocare esaurientemente per l’ennesima volta un affascinante dettaglio della sua investitura a corte. Adesso era sempre con un po’ di dispiacere che incrociava lo sguardo delle altre signore e lasciava i gentiluomini ai loro affari maschili. Per lei era stata una rivelazione che ci fossero uomini capaci di apprezzare l’intelligenza in una donna. Era il giorno precedente al ballo di Lady Anne. Durante quell’ultima ora con la governante, Mrs Reynolds, non aveva fatto altro che controllare tutti i preparativi in modo che ogni cosa fosse in ordine e andasse liscia. Adesso era sola. La prima volta che avevano dato quel ballo era stato quando Darcy aveva solo un anno, e lo avevano organizzato per festeggiare il compleanno di sua madre. Poi, all’infuori del periodo di lutto dopo la morte del marito, il ballo aveva sempre avuto luogo, fino alla morte di Lady Anne stessa. Si teneva il primo sabato dopo la luna piena di ottobre, e di solito cadeva a pochi giorni di distanza dall’anniversario delle nozze di Darcy e di Elizabeth. Ma cercavano sempre di passarlo tranquillamente con i Bingley, che si erano sposati anche loro quello stesso giorno, perché si trattava di un’occasione che giudicavano troppo intima e cara per essere celebrata con un festeggiamento pubblico. Adesso, per desiderio di Elizabeth, il ballo d’autunno portava sempre il nome di Lady Anne e nella contea veniva considerato il più importante evento sociale dell’anno. Mr Darcy aveva manifestato la preoccupazione che quello non fosse un anno particolarmente opportuno in cui organizzarlo, con la guerra con la Francia ormai dichiarata e la paura crescente nel Sud del paese, dove un’invasione di 24 PemberleyIMP.indd 24 04/12/12 16.11 Bonaparte era attesa di giorno in giorno. Anche il raccolto era stato scarso, con tutto quello che poteva significare per la vita di campagna. Parecchi gentiluomini, alzando gli sguardi preoccupati dai loro libri contabili, si erano mostrati più o meno d’accordo che quell’anno non ci dovesse essere nessun ballo. Ma avevano incontrato una tale indignazione da parte delle loro mogli, accompagnata dalla certezza di dover affrontare, come minimo, due mesi di fastidi domestici che, alla fine, si erano trovati d’accordo nel dichiarare che niente come un piccolo divertimento innocente avrebbe potuto contribuire a tenere su il morale. E a Parigi, città arretrata e incivile, si sarebbero enormemente rallegrati e rincuorati se si fosse venuto a sapere che il ballo di Pemberley era stato annullato. I divertimenti e gli svaghi stagionali della vita di campagna non sono così numerosi e allettanti da rendere gli obblighi mondani di una grande famiglia nobile una questione priva di importanza per i vicini che abbiano l’opportunità di goderne. Il matrimonio di Mr Darcy, una volta che lo stupore per la sua scelta si era esaurito, prometteva come minimo che sarebbe rimasto lì, nella sua tenuta, più a lungo rispetto al passato, e contribuiva a far crescere la speranza che la sua fresca sposa avrebbe riconosciuto le proprie responsabilità. Al ritorno di Elizabeth e Darcy dal viaggio di nozze, che li aveva portati fin nella lontana Italia, c’erano state le abituali visite ufficiali da affrontare e le solite congratulazioni e chiacchiere insulse da sopportare con quanto più garbo possibile. Darcy, che sapeva fin troppo bene, e dall’infanzia, come Pemberley potesse sempre concedere più vantaggi e benefici di quanti non ne ricevesse, sopportava questi incontri con una serenità encomiabile. Quanto a Elizabeth, li trovava una fonte segreta di divertimento poiché i suoi vicini si ingegnavano a soddisfare la propria curiosità pur facendo, nello stesso tempo, tutto il possibile per conservare la reputazione di persone beneducate. I visitatori provavano un piacere doppio: prima godersi la mezz’ora prescritta a loro destinata nell’elegante e accogliente salotto di 25 PemberleyIMP.indd 25 04/12/12 16.11 Mrs Darcy e poi di impegnarsi con i vicini a pronunciare un verdetto sia sull’abito, sia su quanto fosse simpatica e all’altezza delle aspettative la sposa, nonché sull’eventuale felicità domestica della coppia. Nel giro di un mese era stato raggiunto il consenso: i gentiluomini erano rimasti colpiti dalla bellezza e dallo spirito di Elizabeth, le loro consorti dalla sua eleganza e amabilità e dalla qualità dei rinfreschi. L’accordo era stato unanime sul fatto che Pemberley, malgrado gli sfortunati precedenti della sua nuova padrona, adesso promettesse di prendere in ogni senso il posto che meritava nella vita mondana della contea, né più né meno di com’era stato ai tempi di Lady Anne Darcy. Elizabeth era troppo realista per non rendersi conto che questi precedenti non potevano essere dimenticati e nessuna nuova famiglia si sarebbe trasferita nei dintorni senza venire piacevolmente intrattenuta con la storia sorprendente della scelta della sposa che Mr Darcy aveva fatto. Lo conoscevano come un uomo orgoglioso e superbo, per il quale la tradizione e il nome della famiglia erano di primaria importanza e il cui padre ne aveva reso la posizione in società ancora più elevata sposando la figlia di un conte. L’impressione generale era sempre stata quella che nessuna donna fosse all’altezza di diventare la consorte di Fitzwilliam Darcy. Eppure lui aveva scelto la secondogenita di un gentiluomo i cui beni e possedimenti terrieri erano inalienabili, e quindi non ne era permesso il trasferimento ereditario ad altri che non fossero i discendenti maschi della casata. Inoltre queste proprietà erano poco più grandi del parco di Pemberley, e riguardo al patrimonio personale della prescelta si diceva che fosse costituito solamente da cinquecento sterline. Inoltre aveva due sorelle nubili e una madre tanto chiacchierona, indelicata e di cattivo gusto da non essere degna di frequentare la gente rispettabile. Peggio ancora, una delle sorelle più giovani aveva sposato George Wickham, figlio degenere del vecchio amministratore di Mr Darcy, in circostanze delle quali la decenza esigeva che si parlasse soltanto sottovoce. In questo modo, era stato imposto a Mr Darcy e alla sua famiglia un uomo 26 PemberleyIMP.indd 26 04/12/12 16.11 che lui disprezzava a tal punto da non permettere che il suo nome venisse pronunciato a Pemberley, e la coppia non vi era mai stata ricevuta. Certo, bisognava riconoscere che Elizabeth era una persona rispettabile, tanto che alla fine persino gli scettici avevano ammesso che era abbastanza graziosa e aveva dei begli occhi, ma il matrimonio continuava ancora a essere considerato come qualcosa di stupefacente. Inoltre, aveva suscitato il risentimento di un certo numero di gentili signorine che, seguendo il consiglio delle loro madri, avevano rifiutato parecchie altre offerte convenienti pur di tenersi disponibili per una preda così allettante, e adesso per loro si stava avvicinando l’età pericolosa della trentina senza nessuna prospettiva in vista. Malgrado tutto questo, Elizabeth poteva consolarsi ricordando la risposta data a Lady Catherine de Bourgh, quando la sorella di Lady Anne, indignata, le aveva elencato i danni che sarebbero potuti derivarle se fosse stata tanto presuntuosa da diventare Mrs Darcy. “Queste sono disgrazie terribili, ma la consorte di Mr Darcy avrà una tale, straordinaria fonte di felicità, naturalmente connessa con il suo stato, che nel complesso non potrà avere nessun motivo di lamentarsi.” Il primo ballo al quale Elizabeth aveva partecipato come padrona di casa e, in cima al grande scalone al fianco di suo marito, aveva accolto gli ospiti, visto sotto questa prospettiva avrebbe potuto essere considerato una dura prova, ma lei l’aveva superata in modo trionfale. Le piaceva ballare, e adesso poteva dire che il ballo le dava lo stesso piacere che dava ai suoi ospiti. Lady Anne, con la sua scrittura elegante, aveva indicato meticolosamente come organizzare tale occasione nel suo taccuino con la copertina di cuoio morbido sul quale era impresso lo stemma dei Darcy. Il taccuino veniva usato tuttora, e quella mattina si trovava, aperto, davanti a Elizabeth e a Mrs Reynolds. L’elenco degli invitati era sostanzialmente sempre identico, ma vi erano stati aggiunti i nomi degli amici di Darcy e di Elizabeth, oltre a quelli degli zii Gardiner e di Bingley e Jane, che per l’occasione sarebbero stati accompagnati da Henry Alveston, loro ospite in quei giorni. Si trattava di un giovane avvoca27 PemberleyIMP.indd 27 04/12/12 16.11 to bello, intelligente e brillante, che era il benvenuto a Pemberley come a Highmarten. Elizabeth non aveva preoccupazioni per quello che riguardava il successo del ballo. Tutti i preparativi, come ben sapeva, erano stati fatti. Ciocchi di legna in quantità sufficiente assicuravano che i fuochi nei camini, in particolare quelli della sala da ballo, fossero alimentati a dovere. Il cuoco avrebbe aspettato fino alla mattina per preparare le raffinate torte e i pasticcini e salatini tanto apprezzati dalle signore, mentre selvaggina e carni di vario genere, macellate e appese a frollare, sarebbero state destinate alle pietanze più sostanziose che gli uomini si aspettavano. Il vino era stato portato su dalle cantine e le mandorle – uno degli ingredienti per la white soup, molto popolare tra gli invitati – erano già state grattugiate in quantità sufficiente. Il negus, quella specie di vin brûlé che veniva diluito con acqua bollente e poi speziato e zuccherato per renderlo più forte e gustoso, e in tal modo contribuire all’allegria generale, sarebbe stato aggiunto all’ultimo momento. Fiori e piante erano già stati scelti dalle serre e adesso erano pronti per essere disposti nel giardino d’inverno, in modo che il pomeriggio seguente Elizabeth e Georgiana, la sorella di Darcy, avrebbero potuto controllare la preparazione delle composizioni floreali. Thomas Bidwell, arrivato dal suo cottage nel bosco, se ne stava già seduto in dispensa a lucidare le dozzine di candelieri necessari per la sala da ballo, il giardino d’inverno e il salottino riservato alle signore ospiti. Bidwell era stato capo cocchiere del defunto Mr Darcy, come suo padre per altri Darcy prima di lui. Adesso i reumatismi alle ginocchia e alla schiena gli rendevano impossibile lavorare con i cavalli, ma le mani erano ancora forti, e dedicava ogni sera della settimana che precedeva il ballo a lucidare l’argenteria, ad aiutare a spolverare le sedie in più che occorrevano per le anziane chaperon delle ragazze da sposare, e a rendersi in genere utile come meglio poteva. L’indomani, le carrozze dei proprietari terrieri e i calessi a noleggio degli ospiti di rango meno elevato avrebbero percorso rapida28 PemberleyIMP.indd 28 04/12/12 16.11 mente il viale d’accesso per scaricare i loro ciarlieri passeggeri con gli abiti di mussola e le elaborate acconciature, coperti dai mantelli per difendersi dal primo brivido di gelo dell’autunno, impazienti di provare di nuovo i piaceri del ballo di Lady Anne che ben ricordavano. In tutti i preparativi Mrs Reynolds era stata la fidata aiutante di Elizabeth, che l’aveva conosciuta all’epoca in cui, con la zia e lo zio, era andata a visitare Pemberley. Era stata proprio la governante a riceverla e ad accompagnarla a fare un giro della casa. Mrs Reynolds conosceva Darcy fin da quando era bambino e si era profusa in tali elogi sul suo conto, sia come padrone sia come uomo, che Elizabeth, per la prima volta, non aveva potuto fare a meno di domandarsi se il pregiudizio che aveva nei suoi confronti non fosse errato. Con Mrs Reynolds non aveva mai parlato del passato, ma erano diventate amiche, e la governante, con il suo appoggio e il suo tatto, era stata una presenza di inestimabile valore per lei. Del resto, ancora prima di arrivare a Pemberley come moglie di Darcy, si era resa conto che essere la padrona di una dimora simile, responsabile del benessere e della soddisfazione di talmente tanti dipendenti, sarebbe stato molto diverso dall’impegno di sua madre nel sovrintendere all’andamento della casa a Longbourn. Ma la sua gentilezza e l’interesse che mostrava per la vita dei domestici li aveva resi fiduciosi che questa nuova padrona avrebbe avuto a cuore il loro benessere e, di conseguenza, tutto era risultato più facile di quanto non si fosse aspettata. Anzi, lo aveva trovato addirittura meno faticoso in confronto a Longbourn, in quanto i domestici di Pemberley, lavorando perlopiù lì da molto tempo, erano stati istruiti da Mrs Reynolds e da Stoughton, il maggiordomo, a non infastidire mai la famiglia e a garantire sempre un servizio impeccabile. Elizabeth sentiva poco la mancanza della sua vita precedente, ma era ai domestici di Longbourn che i suoi pensieri tornavano più spesso. La governante Hill era sempre stata al corrente di tutti i loro segreti, inclusa la scandalosa fuga d’amore di Lydia, la cuoca Wright non si era mai la29 PemberleyIMP.indd 29 04/12/12 16.11 gnata di quelle che, in qualche caso, erano state le richieste irragionevoli di Mrs Bennet e le due domestiche, oltre ad accollarsi i soliti doveri, avevano saputo anche trasformarsi in cameriere personali per Jane e per lei e occuparsi delle loro acconciature quando avevano partecipato alle feste da ballo locali. Sembravano essere diventate parte della famiglia in un modo in cui i domestici di Pemberley non avrebbero mai potuto esserlo, ma lei aveva capito che erano la dimora avita e i Darcy stessi a creare un legame comune di lealtà fra la famiglia, il personale di servizio e gli affittuari dei terreni. Molti di loro erano i figli e i nipoti dei domestici dei tempi passati, e avevano nel sangue la casa e la sua storia. Elizabeth sapeva anche come fosse stata la nascita dei due bambini belli e sani che adesso si trovavano di sopra nella loro camera – Fitzwilliam, di quasi cinque anni, e Charles che ne aveva appena compiuti due – a rappresentare il suo trionfo finale, perché davano la sicurezza che la famiglia avrebbe continuato, con i suoi discendenti, a mantenere in vita Pemberley e ad assicurare lavoro ai domestici e ai loro figli e nipoti. Quasi sei anni prima Mrs Reynolds, consultandosi con Elizabeth riguardo all’elenco degli invitati, al menu e ai fiori per il primo pranzo che lei doveva organizzare, aveva detto: “È stato un giorno felice per noi tutti, signora, quello in cui Mr Darcy ha portato a casa la sua sposa. Il desiderio più grande della mia padrona era di vivere fino a vedere sposato suo figlio. Purtroppo non è andata così, ma sapevo quanto fosse ansiosa, non soltanto per amor suo ma anche per Pemberley, che trovasse da sistemarsi felicemente”. La discrezione, in Elizabeth, era stata sopraffatta dalla curiosità. Dando l’impressione di essere impegnatissima a spostare certe carte sulla sua scrivania, senza alzare gli occhi aveva risposto in tono di voce leggero: “Ma non con questa moglie, forse. Lady Anne Darcy e sua sorella non avevano deciso che si combinasse un matrimonio fra Mr Darcy e Miss de Bourgh?”. “Io non sto dicendo, signora, che Lady Catherine non possa aver avuto in mente qualcosa del genere. Portava Miss de 30 PemberleyIMP.indd 30 04/12/12 16.11 Bourgh a Pemberley fin troppo spesso quando sapeva che Mr Darcy era qui, ma non sarebbe stato mai possibile. Miss de Bourgh, poverina, era sempre malaticcia, e Lady Anne dava grande importanza alla buona salute in una sposa. Si diceva anche che Lady Catherine si augurasse che l’altro cugino di Miss de Bourgh, il colonnello Fitzwilliam, facesse la sua proposta di matrimonio, ma invece non ne è mai venuto fuori niente.” Costringendosi a riportare il pensiero al presente, Elizabeth fece scivolare il taccuino di Lady Anne in un cassetto e, un po’ contrariata all’idea di dover abbandonare la pace e la solitudine che non avrebbe più potuto sperare di godersi fino a quando il ballo non si fosse concluso felicemente, si avvicinò a una delle due finestre. Queste offrivano la vista del viale d’accesso alla casa, con la sua ampia curva, e del fiume lungo il quale crescevano i famosi alberi del bosco di Pemberley. Erano stati piantati seguendo le direttive di un celebre architetto di giardini di parecchie generazioni precedenti. Ciascuno degli alberi alle due estremità di quella lunga fila aveva una forma perfetta e il fogliame dell’autunno, dal caldo colore dorato e ancora folto, si trovava un po’ distante dagli altri, quasi come per mettere in risalto la sua singolare bellezza. Poi la piantatura diventava meno fitta perché gli occhi venivano attirati, secondo un calcolo molto astuto, verso la solitudine della parte più interna, concimata con terra grassa. C’era un secondo bosco più vasto a nord-ovest, nel quale alberi e cespugli potevano crescere liberamente, ed era stato il campo di giochi e il rifugio segreto di Darcy fin dall’epoca in cui occupava ancora la camera dei bambini. Il suo bisnonno, che, una volta ereditata la proprietà, era diventato una specie di eremita e amava vivere in solitudine, ci aveva costruito un cottage nel quale si era ucciso con un colpo di fucile. Da allora in poi il bosco – che era stato chiamato così per distinguerlo dall’arboreto – aveva fatto nascere un terrore superstizioso nei domestici e negli affittuari di Pemberley, e capitava di rado che qualcuno lo frequentasse. Uno stretto sentiero lo attraversava fino a raggiun31 PemberleyIMP.indd 31 04/12/12 16.11 gere un secondo ingresso di Pemberley, ma veniva usato soprattutto dai bottegai e dagli artigiani. Gli invitati al ballo, invece, avrebbero percorso il viale d’accesso principale e le loro vetture e i cavalli avrebbero trovato accoglienza nelle scuderie. Quanto ai cocchieri, sarebbero stati ospitati nelle cucine. Soffermandosi un momento davanti alla finestra e cercando di accantonare le preoccupazioni della giornata, Elizabeth lasciò che i suoi occhi si posassero su quella bellezza familiare, ma sempre mutevole, che aveva il potere di calmarla. Il sole splendeva nel cielo di un azzurro luminoso, nel quale soltanto poche, fragili nuvole si dissolvevano lentamente come fili di fumo. Nella breve passeggiata che faceva sempre con suo marito all’inizio della giornata, Elizabeth aveva scoperto che quel sole autunnale era ingannevole. Infatti un venticello fresco, al quale non si sentiva ancora preparata, li aveva costretti a rientrare rapidamente in casa. Adesso si accorse che il vento era aumentato. La superficie del fiume appariva increspata da piccole onde che andavano a infrangersi fra i ciuffi d’erba e gli arbusti che lo costeggiavano, e le loro ombre irregolari tremolavano sull’acqua mossa. Vide che due persone stavano affrontando coraggiosamente il freddo di quella mattinata. Georgiana e il colonnello Fitzwilliam erano andati a passeggiare lungo il fiume e adesso stavano tornando indietro verso il tappeto erboso e i gradini di pietra che conducevano alla casa. Il colonnello Fitzwilliam era in uniforme, e il rosso vivo della sua giubba spiccava contro l’azzurro delicato del mantello bordato di pelliccia che Georgiana indossava. Camminavano un po’ distanti ma, almeno così le parve, in armonia. Di tanto in tanto si fermavano un momento mentre Georgiana si sistemava meglio il cappello, che sembrava sempre sul punto di essere spazzato via dal vento. Mentre si avvicinavano, Elizabeth indietreggiò premurosamente dalla finestra perché non avessero l’impressione di essere spiati, e tornò alla sua scrivania. C’erano lettere da scrivere, inviti ai quali rispondere e decisioni da prendere riguardo ad alcuni dei 32 PemberleyIMP.indd 32 04/12/12 16.11 contadini che abitavano nelle case della tenuta, che si trovavano in condizioni disagiate o avevano qualche problema. Sapeva che avrebbero gradito una visita in cui lei avrebbe offerto loro la sua solidarietà, oppure un aiuto pratico. Aveva appena preso la penna in mano quando sentì che qualcuno bussava delicatamente alla porta. Era di nuovo Mrs Reynolds. «Mi spiace disturbarvi, signora, ma il colonnello Fitzwilliam è appena rientrato da una passeggiata e ha chiesto se gli potete dedicare qualche minuto, se non è un momento inopportuno.» «Adesso sono libera, se vuole salire» rispose Elizabeth. Pensò che forse sapeva già quello che lui intendeva comunicarle e che si sarebbe trattato di un motivo di ansietà del quale avrebbe fatto volentieri a meno. Darcy aveva pochi parenti stretti e, fin dall’infanzia, il colonnello Fitzwilliam era sempre venuto di frequente in visita a Pemberley. All’epoca degli inizi della sua carriera militare si era fatto vedere di rado, però durante quegli ultimi diciotto mesi le sue visite erano state più brevi, ma più frequenti. Elizabeth aveva notato che il suo modo di comportarsi con Georgiana era mutato in modo lieve ma inequivocabile. Sorrideva più spesso quando lei era presente e rispetto a prima era più pronto a sederlesi accanto, quando era possibile, per intrattenerla con la sua conversazione. Dalla visita dell’anno precedente per il ballo di Lady Anne, c’era stato un cambiamento sostanziale nella sua vita. Suo fratello maggiore, l’erede della contea, era morto all’estero, e lui aveva ereditato il titolo di visconte Hartlep e ne era stato riconosciuto come il diretto successore. Preferiva però non usare il suo titolo attuale, in modo particolare quando si trovava fra amici, e aveva deciso di aspettare fino a quando la successione non fosse stata formalizzata prima di assumere il nuovo nome e accollarsi le molte responsabilità che ne sarebbero conseguite. Quindi era ancora conosciuto da tutti come colonnello Fitzwilliam. Naturalmente si sarebbe guardato in giro alla ricerca di una moglie, specialmente adesso che l’Inghilterra era in guerra con la Francia e lui avrebbe potuto rimanere ucciso 33 PemberleyIMP.indd 33 04/12/12 16.11 in combattimento senza lasciare un erede. Per quanto Elizabeth non si fosse mai particolarmente interessata dell’albero genealogico della famiglia, sapeva che il colonnello non aveva parenti stretti di sesso maschile e, se fosse morto senza avere figli maschi, la contea si sarebbe estinta per mancanza di discendenti. Si domandò, e non per la prima volta, se avesse intenzione di trovare moglie a Pemberley e, in questo caso, come avrebbe reagito Darcy. Per lui doveva essere sicuramente un piacere che la propria sorella un giorno diventasse contessa e suo marito entrasse a far parte della Camera dei Lord, come uno dei legislatori del paese. Tutto questo poteva essere motivo di un orgoglio giustificabile per la famiglia, ma Georgiana lo avrebbe condiviso? Ormai era una donna fatta, non più sottoposta a nessuna tutela, ma Elizabeth sapeva che per lei sarebbe stato un grande dolore pensare a un matrimonio con un uomo che non ricevesse l’approvazione del fratello. E in più c’era la complicazione di Henry Alveston. Elizabeth aveva visto quando bastava per avere la certezza che lui fosse innamorato, o sul punto di innamorarsi. Ma cosa pensare di Georgiana? Elizabeth era sicura che Georgiana Darcy non si sarebbe mai sposata senza amore o senza quella forte attrazione, quell’affetto e quel rispetto che una donna poteva essere sicura di vedere trasformarsi in amore. Tutto questo non sarebbe stato sufficiente neanche per lei stessa, Elizabeth, se il colonnello Fitzwilliam le avesse chiesto di sposarlo mentre era in visita da sua zia, Lady Catherine de Bourgh, a Rosings? Il pensiero che avrebbe potuto perdere Darcy e la sua attuale felicità per non lasciarsi sfuggire un’offerta di matrimonio da parte di suo cugino le pareva addirittura più umiliante del ricordo dell’attrazione provata nei confronti di quello sciagurato di George Wickham, e lo accantonò con risolutezza. Il colonnello era arrivato a Pemberley la sera prima, in tempo per la cena, ma all’infuori dei saluti e dei soliti convenevoli mentre gli dava il benvenuto avevano passato pochissimo tempo insieme. Adesso, quando bussò lievemen34 PemberleyIMP.indd 34 04/12/12 16.11 te, entrò e si accomodò davanti al fuoco nella poltrona che lei gli aveva indicato, a Elizabeth sembrò di vederlo davvero bene per la prima volta. Aveva cinque anni più di Darcy, ma quando si erano conosciuti nel salotto di Rosings il suo umore gioviale, come la vitalità non priva di fascino, avevano fatto sembrare il cugino ancora più taciturno del solito e il più giovane dei due era sembrato lui. Ma adesso tutto questo non esisteva più. Possedeva una maturità e dimostrava una serietà che lo facevano apparire più vecchio dei suoi anni. Qualcosa di tutto questo, rifletté Elizabeth, era sicuramente dovuto al servizio nell’esercito e alle grandi responsabilità che doveva accollarsi come comandante dei suoi uomini. Il cambiamento nel suo stato sociale, però, aveva portato con sé non soltanto una maggiore gravità, ma anche un orgoglio di famiglia più accentuato e perfino una certa arroganza, che erano meno attraenti. Fitzwilliam rimase in silenzio ed Elizabeth decise che, dal momento che era stato lui a chiederle un incontro, avrebbe dovuto essere il primo a parlare. Sembrava preoccupato su come procedere nel modo migliore, ma non dava l’impressione di essere né imbarazzato né a disagio. Finalmente, sporgendosi un po’ verso di lei, cominciò. «Ho la piena fiducia, mia cara cugina, che con il vostro occhio attento e l’interesse che rivelate per la vita e le vicende delle altre persone, non sarete totalmente all’oscuro di quanto sto per dirvi. Come sapete, in seguito alla morte della zia, Lady Anne Darcy, ho avuto il privilegio di trovarmi associato a Darcy nella posizione di tutore di sua sorella, e credo di poter dire che ho eseguito i miei doveri con grande senso di responsabilità e un affetto fraterno per la mia pupilla che non ha mai avuto un attimo di incertezza. Adesso si è trasformato in qualcosa di più profondo, nell’amore che un uomo dovrebbe provare per la donna che ha la speranza di sposare, e il mio desiderio più grande è che Georgiana accetti di diventare mia moglie. Non ho fatto nessuna richiesta formale in tal senso a Darcy, ma lui non manca di intuito e ho qualche speranza che la mia proposta ottenga la sua approvazione e il suo consenso.» 35 PemberleyIMP.indd 35 04/12/12 16.11