Luoghicomuni

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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
Ho incontrato il gruppo di architetti di IF alcuni mesi fa, incuriosito dopo aver letto
la nota pubblicata da un noto giornale nazionale. Proprio da quell’incontro nasce
questo appuntamento, perché allora ho visto il tentativo di mettere nero su bianco
una lettura della città e delle città diversa da quella tradizionale.
Dobbiamo prendre atto che la Toscana di oggi non è più capace di mantenere la
propria eccellenza nei vari scenari sociali. L’unica eccellenza che ancora detiene con
vigore è quella che va sotto il nome di “sistema sociale complementare”, cioè la
tutela di alcune forme di bisogno che in altre regioni non trovano risposta. Ma
anche in questo campo è necessario introdurre nei prossimi anni elementi di
straordinaria innovazione. La popolazione toscana è una popolazione anziana e
questo determina tutta una serie di conseguenze che si riflettono anche nella
progettazione urbanistica e architettonica.
Dunque, quale investimento fare verso le nuove generazioni?
SALUTI DA PARTE DEL
PRESIDENTE DEL
CONSIGLIO REGIONALE
Riccardo Nencini
La Toscana ha avuto la sua ultima grande espansione architettonica importante
negli anni centrali del periodo fascista. Dunque, ha un senso riorganizzare le nostre
periferie e i nostri centri storici partendo da questa considerazione? Secondo me, sì.
L’affaire Monticchiello ha fatto emergere la questione dell’edificabilità di quella che
Braudel ha definito “la terra più emozionante del mondo”, cioè della campagna
toscana e la questione della riorganizzazione delle periferie. La necessità di una
rilettura eversiva, eretica, del progetto pubblico è, in Toscana più che altrove, una
necessità se non vogliamo continuare a confrontarci solo con il passato. Ed è
proprio questo che mi auguro possa venir fuori dalla giornata di oggi. Buon lavoro.
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Fotografie di: Giacomo Casalino
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
Buongiorno a tutti,
mi fa piacere intervenire oggi anche per potervi parlare della nostra esperienza di
Intercom. Questa esperienza nasce da una spontanea esigenza di dialogo e
aggiornamento tra i professionisti e i tecnici che lavorano nella pubblica
amministrazione. Ci siamo cioè resi conto di dover intervenire a supporto di quei
tecnici che, soprattutto nei piccoli comuni, rischiano di soffrire di solitudine, chiusi
nei propri uffici, e che operano senza la possibilità di un confronto con altri
professionisti e quindi senza la possibilità di una verifica e di una crescita.
Questa esperienza è nata come piccolo gruppo di lavoro circa dieci anni fa
all’interno della Provincia di Firenze fino a costituire un protocollo di intesa tra le
istituzioni – firmato a Scandicci nel 2001 – a cui attualmente aderiscono circa 100
comuni, cioè circa la metà dei comuni della Toscana, che costantemente ricevono i
nostri aggiornamenti su quelli che riteniamo essere le maggiori novità. Da questa
rete di contatti che è sempre in crescita scaturiscono gruppi di lavoro di
aggiornamento e autoformazione che permettono anche di uniformare le azioni
delle diverse amministrazioni.
SALUTI DA PARTE DEL
COORDINATORE DI
INTERCOM
La nostra esperienza è aperta, siamo aperti a ospitare professionisti e a discutere
con loro su temi di attualità scelti insieme in un momento di dialogo e confronto che
possa essere utile a tutti.
Lorenzo Paoli
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
La giornata dell'Open Space vuole aprire il dibattito e sviluppare il tema della
qualità dello spazio pubblico, già iniziato con la conferenza. Oggi il confronto si
apre in maniera orizzontale fra gli addetti ai lavori, ovvero gli attori della
promozione, del governo e della progettazione del territorio.
Ci auguriamo che gli spunti avuti dai relatori italiani ed esteri siano utili ad aprire
la giornata.
Il confronto di oggi serve a produrre un documento istantaneo che registri le vostre
idee e riporti le vostre proposte: le risposte alla domanda che qui ci facciamo
serviranno però anche come base per la stesura di una ricerca e di un documento
propositivo concreto, che vorremmo iniziasse a prendere forma oggi.
SALUTI DA PARTE DEL
PRESIDENTE DI IF RESEARCH
Lian Pellicanò
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Grazie per essere venuti qui oggi. Io sono Silvia Givone di Sociolab, partner di
IFresearch nell’organizzazione di questa giornata. La giornata di oggi sarà
completamente diversa da quella di ieri: non ci sono relatori, non c’è un’agenda
della giornata e, come potete vedere, non ci sono nemmeno le file di sedie che
c’erano ieri!
Un open space è un metodo per gestire incontri con molte persone inventato da un
sociologo americano che si chiama Harrison Owen. L’idea di Owen si basa sulla
banalissima osservazione che i momenti più produttivi dei convegni tradizionali
sono quelli informali e non strutturati: ovvero gli incontri più interessanti e gli
scambi più creativi avvengono durante i coffee break.
INTRODUZIONE AI
LAVORI
Silvia Givone - Sociolab
In concreto, la giornata di oggi funzionerà così: insieme cercheremo di trovare delle
risposte alla domanda “COME PROMUOVERE LA QUALITA’ NEL PROGETTO
PUBBLICO?”. Per rispondere alla domanda chi di voi lo desidera può proporre dei
temi di discussione. Chi vuole quindi, si alza in piedi, si presenta, propone – in tre
parole - l’argomento di cui vuole discutere e convoca un gruppo di lavoro su quel
tema. Chi fa la proposta si assume la responsabilità di seguire la discussione e di
scriverne il resoconto magari con l’aiuto di qualche altro membro del gruppo. In
questo modo viene stabilita l’agenda dei lavori della giornata.
Alla fine della giornata tutti i presenti potranno ricevere una copia del rapporto
istantaneo contenente i risultati del lavoro dei diversi gruppi.
Buon lavoro a tutti voi.
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SESSIONE DELLA MATTINA
Tavolo A
TRASPARENZA DEI CONCORSI
La discussione ha toccato vari punti legati alla proposta, procedura, espletazione di un
bando di concorso. In particolare legati a:
Promotore del tema:
Stefano Sasso
Partecipanti:
Simona Olivieri, Antonio Givoia, Giovanna
Teghini, Nicola Lariccia, Matteo Zetti,
Antonella Serra,Veronica Cremonese, Luca
Piantini, Barbara Ponticelli, Paolo Pecile,
Giovanni Santini, Francesco Stolzuoli.
che cosa precede la redazione di un bando/l’importanza della dimensione partecipata;
criteri della formazione delle commissioni – auterevolezza dei membri e trasparenza;
valutazione di soglie di accesso non penalizzanti per i giovani progettisti;
il problema del congruo compenso;
incapacità o disonestà nella gestione da parte delle amministrazioni /l’importanza
delle competenze;
Chiarezza da parte delle Amministrazioni degli obiettivi da raggiungere.
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PROPOSTE:
Realizzazione di modelli di Bando condivisi (superamento della disomogeneità,
imprecisioni e mancanze);
Costruire responsabilità – Costruire strategie operative. Importanza di un Osservatorio
sui Concorsi;
Sopperire alla mancanza di competenze – aggiornamento o costruzione di
professionalità;
Diffusione pubblica di criteri, modalità, risultati dei concorsi;
La costruzione/implementazione di una rete di enti pubblici per la redazione dei
bandi ed ausilio delle procedure;
INTERLOCUTORI
Regione. Il Ruolo della Regione nella promozione e nella realizzazione di esempi
virtuosi;
Ordini professionali quali possibili garanti.
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SESSIONE DELLA MATTINA
Tavolo B
QUALITÀ DELLO SPAZIO PUBBLICO COME QUALITÀ DEL
PENSIERO
Promotore del tema:
Massimo Lastrucci
Partecipanti:
Antonella Tundo, Ugo Dattilo, Alice Rosini,
Lorella Zappalorti, Tommaso Barni, Lian
Pellicanò, Giulia Berti, Anna Bartolaccio,
Cristina Matteucci, Silvia Contri, Daniela
Turazza, Alessandro Jaff, Bartali Simona.
Le due Provocazioni: trasportiamo la nostra società odierna a Frittole alla fine del
‘400: il Brunelleschi c’è, c’è il suo genio e vive in una realtà complessa. Verrebbe mai
costruita la cupola?
Esiste un pensiero forte che possa guidare le trasformazioni della città intorno ad
un’idea condivisa che travalichi il “qui e ora”?
E se questo pensiero non c’è, qual è il costo di questa rinuncia?
Oggi c’è un pensiero debole ed un pensiero forte va costruito; chi lo costruisce e
come? Non è l’architetto che deve costruire una visione della società (idea fallita da
almeno un secolo).
E’ anche necessario costruire una operatività propositiva che crea un circolo
virtuoso basato sulla realizzazione delle idee, e non solo sull’impalcato teorico.
Il nostro pensiero è debole perché legato alla contingenza della contemporaneità e
non riusciamo a proiettare la nostra progettualità oltre noi stessi: dobbiamo
smettere di discutere del presente (Novoli o TAV), perché sono temi di cui la
progettualità è già passata.
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Dobbiamo invece prefigurare e discutere per tempo i temi che riguardano il futuro.
Il buono spazio pubblico non è solo una questione di buona programmazione della
visione sociale.
Proposte:
Promuovere e stimolare il dibattito per l’istituzione dell’Urban Center come
luogo che da gli strumenti alla cittadinanza per identificarsi con la città,
comprendere le trasformazioni e farsene attore consapevole, creando un’idea
forte e condivisa degli obiettivi da perseguire. Se riusciamo a comunicare
riusciamo a condividere.
Creare un luogo temporaneo (in attesa dell’Urban Center) dove far convergere
e maturare le idee di sviluppo della città in vista della nuova formulazione del
Piano Strutturale.
Rivedere le modalità di lavoro e di formazione delle Commissioni dei vari
organi istituzionali.
Alla scala di quartiere trovare elementi di progettualità da promuovere insieme
alla cittadinanza.
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SESSIONE DELLA MATTINA
Tavolo C
Promotore del tema:
Augusto Mazzini
Partecipanti:
Nicola Giuntoli, Daniela Frullano,
Claudia Gabrielli, Maria Bonelli,
Roberta Attanasio, Pitro Giorgieri,
Giorgio Furter, Davide Gamba.
MORFOLOGIA E PROGETTUALITÀ
Riportare al centro dell’urbanistica il disegno: sia come visione di insieme, che come
comunicazione delle scelte progettuali. In questo modo si mettono in continutà la
prospettiva politico amministrativa, il progetto urbanistico, la possibilità di una
effettiva partecipazione.
Le attuali difficoltà dell’urbanistica si possono sintetizzare constatando uno scarso
livello di progettazione anche a seguito di un’incompleta consapevolezza della
committenza sugli obbiettivi da raggiungere. Occorre pertanto investire nella
formazione dei progettisti non separando l’urbanistica dalla progettazzione
architettonica, perché i due livelli coesistono a qualsiasi livello della pianificazione.
Necessità di semplificare il linguaggio e le tecniche di comunicazione del progetto,
della visione territoriale a tutte le scale, facilitando il dialogo tra i diversi livelli della
progettazione.
La committenza pubblica deve stimolare le domande della comunità e abituarsi
all’ascolto e a dare delle risposte. A questo fine le strutture tecniche delle
amministrazioni devono svolgere una funzione attiva e non burocratica.
L’esperienza in atto dei piani strutturali e dei regolamenti urbanistici come effettivi
strumenti di pianificazione del territorio, denuncia un preoccupante calo della
disciplina e della pratica urbanistica. Rientra in gioco l’importanza del disegno come
strumento per individuare, insieme ad altre discipline, la struttura morfologica su cui
appoggiare le regole della progettazione urbanistica.
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SESSIONE DELLA MATTINA
Tavolo D + E
Promotore del tema:
Fabio Barluzzi
Partecipanti:
Alessandra Martini, Maurizio
Trabucco, Elena Micheloni, Donatella
Caruso, Ippolita Zetti, Susan George,
Patrizia Toscano, Marco Parnasi, Egle
Borgia, Carlo V. Mori, Giuseppe
Pernice, Gisella Aloisio.
PENSARE IN MANIERA CREATIVA E NON
CONVENZIONALE
Lo spazio pubblico può essere esaminato in maniera non convenzionale. Anche la strada è
spazio pubblico. La nostra generazione ha vissuto la strada e per strada. Tutto ciò significa
vivere la strada come strumento di socialità. L’idea provocatoria può servire a scardinare un
sistema progettuale consueto poiché in ogni settore siamo incanalati verso la convenzionalità.
Es. per i bambini si deve favorire il processo aggregativo, vivere la fisicità dell’incontro,
ribaltare le consuetudini, introducendo elementi di gioco nello spazio pubblico. Lo spazio
pubblico dunque come momento ludico. Per strappare i bambini alla televisione.
Es. importante è osservare l’aggregazione sociale della domenica pomeriggio negli outlet, che
sono pieni, mentre i centri storici sono vuoti. Superare l’omologazione dello shopping. Ciò ha
motivazioni nelle origini culturali e nel modificarsi della cultura.
Definire le varie specificità conivolte in un progetto implica il voler percorrere una strada che
tende al ‘non convenzionale’.
Riproporre le valenze e le modalità della piazza Toscana può tendere a modificare i
comportamenti della massa?
Osservare da vicino la realtà su cui si interviene è un sistema per riuscire a comprenderla.
Progettare l’arredo urbano integrando gli elementi che derivano dalla dimensione del gioco e
della tradizione. Arredo pubblico come gioco.
Condivisione dei saperi per assolvere alle necessità manifeste degli abitanti; leggere anche le
necessità non espresse e interpretare la conflittualità per arrivare a un approccio non
convenzionale verso il progetto.
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Riqualificazione: i luoghi in disuso possono favorire l’introduzione di un’utilizzazione degli
stessi in modo non convenzionale (la Stazione Leopolda per l’evento di Fabbrica Europa, uso
non convenzionale di uno spazio non progettato per quell’uso).
Creazione di elementi di arredo urbano mobili, trasportabili nel tempo verso aree e luoghi da
riattivare.
Laboratori itineranti per condivisione dei saperi, dei piaceri, delle emozioni, degli incontri. Da
distribuire nel territorio. Es. i laboratori d’arte dentro il Giardino di Boboli per gli abitanti del
quartiere. Lasciare libertà all’interpretazione dello spazio.
Promuovere all’interno delle comunità un uso comune di certi spazi per la coltivazione (orti o
giardini autogestiti dagli abitanti), la pulizia, la manutenzione di giardini e luoghi affidata
direttamente agli abitanti.
Importante è proporre strategie; sinergie e convergenze.
Risolvere problema del vandalismo anche nell’approccio progettuale. Gli elementi vandalici si
possono, in un approccio creativo, tradurre in elementi da “vandalizzare”.
Come può l’architetto preservare una visione non convenzionale?
Contratti di quartiere e architettura partecipata hanno sempre prodotto spazi estremamente
convenzionali. E’ la partecipazione collaborativa un’elemento di per sé davvero non
convenzionale?
‘Non convenzionale’ non vuol dire ‘non funzionale’. Interpretiamo i fattori della partecipazione
per ipotizzare progettualità capaci di orientare verso il superamento dei limiti consolidati.
La sfida della non convenzionalità non deve essere mera stravaganza, ma valore aggiunto.Gli
architetti devono pensare in maniera non convenzionale nell’approccio al progetto.
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SESSIONE DELLA MATTINA
Tavolo F
AVERE UNA VISIONE
Promotore del tema:
Eva Parigi
Partecipanti:
Franco Filippini, Francesca Ricci, Andrea
Crociani, Luca Bevilacqua, Paola Ruggieri,
Alessandro Romolini, M. Antonella Morganti,
Martina Pietrelli, Andrew Scherr, Roberto Budini
Gattai, Giuseppe Moschi, Emanuela Loi, Elena
Moretti, Lorenzo Paoli, Ernesto Bartolini, Marco
Brizzi, Paola Giaconia, Davide Dell’Acqua,
Valeria Ioele, Anna Pescarolo.
Come strutturare una visione quando la COMMITTENZA è debole? Come stimolare una
visionarietà? Viene portata ad esempio un’esperienza in questo senso, svolta tramite un
workshop all’Elba, 2006, organizzato dall’ associazione culturale Image: laboratorio
residenziale per mettere a punto dei “metaprogetti” da mettere a servizio della pubblica
amministrazione, focalizzare i problemi ed avere stimoli a risolverli; ciò ha portato in primo
luogo, come risultato, di mettere bene a fuoco i problemi.
Obiezione: esperienze di questo tipo non devono risultare episodiche: è possibile ipotizzare
un meccanismo di continuità, senza che ciò diventi PROCEDURA? Forse, per fare ciò, ci si
deve sforzare di mantenere un carattere di FRESCHEZZA alle metodologia di approccio e
di studio delle problematiche da affrontare.
Parliamo ad esempio di Masterplan: quando viene a mancare un referente forte, unitario e
ci si perde nella parcellizzazione, è difficile che emerga dal masterplan una visione. In altre
parole: LA PROCEDURA PRENDE IL SOPRAVVENTO QUANDO LA VISIONE E’
DEBOLE.
Inoltre, c’è da registrare una mancanza di visione anche “politica”, o comunque di più largo
respiro, nell’operato di un’ammistrazione pubblica che spesso si limita alla GESTIONE
DELLA QUOTIDIANITA’. Come si smuove questa situazione? Probabilmente con processi
DAL BASSO, ovvero che coinvolgano la collettività.
La normativa vigente, per come è stata fin qui perfezionata, contiene (secondo alcuni) tutte
le possibilità e gli strumenti giusti per attuare scelte strategiche, il problema è che tali
strumenti non sono sufficientemente conosciuti. Ad esempio, lo strumento dell’ANALISI
DEL VALORE, in uso negli Stati Uniti da anni, è uno di questi…
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Perché allora non utilizziamo questi strumenti, potentissimi, al meglio?
Lo strumento nel quale si configura la visione strategica è il PIANO STRUTTURALE,
conformato dal Reg. Urbanistico. C’è bisogno che gli “addetti ai lavori” intervengano
proponendo le proprie visioni idee, interpretazioni a questi strumenti.
LA DEMOCRATICITA’ DI VISIONI SI COSTRUISCE ANCHE ATTRAVERSO I
CONTRIBUTI.
Un progetto sul territorio dovrebbe essere anche UN CONTENITORE DI SOGNI: c’è
l’esigenza di non farsi condizionare da limitazioni contingenti, ma di tenere la visione
strategica a un livello alto, dandole finalità di ECCELLENZA (quindi: qualità, sostenibilità,
valore, etc).
E allora: come rendere operativi tali strumenti, come coinvolgere maggiormente la
collettività?
Ad esempio attraverso la diffusione della trasparenza nelle scelte, e nella possibilità di
partecipare alle scelte finanziarie.
CHI DEVE AVERE QUESTA VISIONE? Gli amministratori devono capire che i veri
committenti sono i cittadini, devono far sì che intervengano a monte della decisione, e
ABBANDONARE LA LOGICA DEL CONSENSO, e trovare altri strumenti per coinvolgere
la collettività nelle decisioni, nel RISPETTO DELLE AUTONOMIE E DELLE
COMPETENZE.
E’ essenziale inoltre far intervenire nel processo strategico soggetti del tutto scollegati da
questioni contingenti e di convenienza, che siano in grado di trovare risposte e visioni
originali ai problemi, scevre da interessi, come ad esempio l’Università, che deve essere
vista come RISORSA INTELLETTUALE ED OPERATIVA.
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Ogni intervento puntuale sul territorio deve rispondere a una logica generale.
Dal punto di vista progettuale, la VISIONE DEVE ENTRARE A FAR PARTE DEL
PROCESSO PROGETTUALE ed essere compresa all’interno di un panorama normativo che
permetta di esprimere visioni forti, semplici, chiare.
Può comunque avvenire che, se una visione non è abbastanza condivisa, viene rifiutata
dagli utenti.
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SESSIONE DEL POMERIGGIO/1
Tavolo A
Promotore del tema:
Alessandra Martini, Andrea Crociani,
Lorenzo Paoli
Partecipanti:
Andrea Crociani, Silvia Contri, Lorenzo
Paoli, Giovanni Santini, Paolo Pecile,
Franco Filippini, Lian Pellicanò, David
Dell’Acqua, Carlo V. Mori, M. Antonella
Morganti, Martina Pietrelli, Tommaso
Barni, Barbara Ponticelli, Gisella Aloisio,
Alessandro Jaff.
COSA INTENDIAMO PER QUALITA’ – COSA INTENDONO
GLI ALTRI PER QUALITA’ – RENDERE VANTAGGIOSA LA
QUALITA’
Martini: Chi stabilisce la qualità? E’ creatitività, partecipazione? Per uno spazio
pubblico sono i desideri del pubblico? Dobbiamo trovare una soluzione anche per
altre aspirazioni? Proviamo a pensare che si possa progettare senza i limiti che ci
vengono imposti dalla progettualità.
Mori: Proviamo a separare qualità tangibili da qualità non tanginbili. Provare a
leggere i bisogni.
Pecile: Bisogna riferirsi agli standard di qualità ai sistemi di qualità. Il progetto deve
rispondere agli standard fissati dalle richieste del progetto.
Mori: Il progetto dello spazio pubblico non è un pezzo di produzione in serie, ma
deve essere adattato alle situazioni.
Pecile: Esistono posti bruttissimi che vengono però frenquentati dalle persone e
posti molto belli che al contrario non vengono frequentati. I nostri studi non sono
preparati a organizzare un processo di progettazione secondo quelli che sono i
criteri di Mori: la durabilità delle opere, la valenza simbolica. Il design crea
obsolescienza simbolica e l’industria ha scoperto questo aspetto.
Mori: La durabilità come valore simbolico in rapporto ai comportamenti delle
persone, la necessità di permanere nello spazio, il valore della sostenibilità, la
possibilità di intervenire su parti effimere. “Segni nello spazio urbano”.
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Paoli: dobbiamo rendere vantaggiosa la qualità del progetto urbano, individuando
in quali parti del processo possiamo intervenire per rendere vantaggiosa una
procedura di qualità.
Jaff: Nel proceso industriale la standardizzazione è finalizzata al raggiungimento di
determinate prestazioni. Quale è la prestazione che deve raggiungere un progetto
di uno spazio pubblico?
Mazzini: la qualità è un risultato e quindi è sempre discutibile. La qualità è una
“attenzione verso”.
Morganti: Dobbiamo trovare un codice comune anche per i nostri progetti. Quando
abbiamo fissato degli obiettivi la qualità si misurerà nella capacità di aver
conseguito questi obiettivi e i requisiti prestazionali.
Aloiso: la prima scelta viene fatta dall’amministrazione pubblica e quindi spesso il
risultato è conseguente anche alla scelta pianificatoria eventualmente errata.
Pecile: Esiste una distanza tra come vengono descritti i progetti e quello che viene
effettivamente realizzato. Se la società è individualista, gli spazi di aggregazione
non possono funzionare. Gli spazi pubblici vengono quindi disertati. Dobbiamo
alzare il livello di responsabilità e l’aspirazione etica e ridurre le nostre aspirazioni
come professionisti.
Pietrelli: La qualità è un concetto in evoluzione ma bisongerebbe cercare di capire e
distinguere tra la qualità nel “funzionamento del progetto” e la “qualità estetica”.
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Lastrucci: Si parla di qualità tecnica? Allora si può descrivere e verificare. Se invece
si parla in termini filosofici bisogna distinguere tra efficienza ed efficacia rispetto
agli obiettivi e qualità che non può che essere vantaggiosa anche per gli altri.
Paoli: Dobbiamo ottimizzare il processo che porta alla individuazione di una
soluzione di qualità senza che questo processo risulti svantaggioso per la pubblica
amministrazione. Il processo risulta estremamente faticoso per la pubblica
amministrazione senza che ci siano ulteriori elementi e meccanismi di
rallentamento. La pubblica amministrazione deve trovare un vantaggio anche di
carattere non economico per “spendere il risultato di un prodotto di qualità”.
Barni: Manca la volontà di investire per un tempo maggiore a quello di una
legislatura. Si deve allungare l’orizzonte temporale. Le opere non sono legate ai
tempi della politica ma devono essere pensate in funzione della città.
Lastrucci: Come rendere compatibile la richiesta di qualità con il complesso di
norme esistenti?
Paoli: Si devono pensare meccanismi premianti e non meccanismi costrittivi. Il
problema maggiore è quello della finanza locale. La realizzaizone di un’opera
pubblica è “spesa” e non “investimento”. E’ quindi un problema di
programmazione delle risorse. In questa situazione un’opzione così “lussuosa”
come quella del concorso, come riesco a prevederla dal punto di vista di bilancio?
Filippini: L’unica cosa che possiamo condividere è l’unificazione del processo
progettuale inteso come processo produttivo.
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Lastrucci: Esiste un conflitto quindi tra le limitate risorse e i percorsi virtuosi. Es. se
devo scegliere tra realizzare due asili non di qualità o farne uno di qualità.
Paoli: Si dovrebbero individuare delle premialità anche non economiche per
giustificare la scelta di un percorso concorsuale. I lavori pubblici adesso devono
essere progettati dall’ufficio lavori pubblici. Normalmente si imposta il progetto
preliminare all’interno dell’amministrazione e poi si individua un professionista
esterno per affidare l’incarico.
Martini: Esistono possibili alternative alla legislazione esistente?
Bellaro: Forse la questione del tempo è una giustificazione da parte
dell’amministrazione in quanto molto spesso si perdono tempo e risorse per
organizzare un concorso, si aggiudica e poi l’opera non viene realizzata.
Paoli: l’amministrazione dovrebbe scegliere il miglior progetto e non il miglior
progettista. Ma spesso questo non è possibile. La soluzione del concorso spesso non
è praticabile per i tempi tecnici e per le risorse che assorbe. E quindi si è scelto di
valorizzare le strutture di progettazione interne alle amministrazioni. La regione
potrebbe farsi carico dell’aspetto premiale nei confronti delle amministrazioni che
scelgono percorsi virtuosi come quelli della procedura concorsuale.
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SESSIONE DEL POMERIGGIO/1
Tavolo B
STRATEGIE
PER
L’INSERIMENTO
DEI
PROFESSIONISTI NEI PROCESSI PROGETTUALI
Promotore del tema:
Ugo Dattilo
Partecipanti:
Antonella Tundo, Veronica Cremonese,
Stefano Sasso, Giacomo Casalino, Ugo
Dattilo.
GIOVANI
Antefatto:
1. Viviamo in una società assolutamente gerontocratica in cui per avere voce in
capitolo bisogna aver compiuto almeno 65 anni, o avere 35 anni lavorativi alle
spalle: in sostanza devi essere pensionato.
2. Nel mondo dell’architettura avvengono cose strane, come ad esempio le
pubblicazioni dal titolo “Giovani architetti under 50”. L’ossimoro è preoccupante!
3. Un giorno durante una conferenza Franco Purini disse: “ragazzi, appuntatevi tutte
le idee, perché le migliori vengono tra i 20 e i 30 anni, ma in Italia si comincia a
lavorare a 50 anni”. Aveva ragione.
Tesi:
La qualità del progetto pubblico può migliorare anche grazie al concreto coinvolgimento
delle idee dei giovani professionisti nei processi progettuali. L’unico rischio che tali idee
farebberero correre è quello di uno svecchiamento degli ambiti decisionali e di conseguenza
dell’architettura.
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Proposte:
1. Affidare ai giovani professionisti la ricerca e la progettazione di nuove spazialità
pubbliche dove possa avere luogo un’utenza giovanile
2. Prevedere l’obbligatorietà per le amministrazioni pubbliche di bandire concorsi di
progettazione con conseguente affidamente dell’incarico per progettisti under 30
e\o under 40 nella misura del 30% dei concorsi banditi dall’amministrazione stessa
3. Trovare forme di tutela del lavoro (spesso sottopagato) che i giovani progettisti
svolgono in qualità di disegnatori presso gli studi professionali. Tali lavori, oltre ad
essere svilenti e sfiancanti, esauriscono energie preziose che potrebbero essere
impiegate in forme più creative. Sostituire alle false partite iva un “sindacato” dei
disegnatori
4. Promuovere e sostenere, anche attraverso contributi economici e agevolazioni
fiscali, forme di associazionismo tra giovani professionisti che, unendo competenze
anche diverse, possono così trovare opportune risorse per iniziare processi di libera
professione reale
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SESSIONE DEL POMERIGGIO/1
Tavolo D
Promotore del tema:
Giuseppe Moschi
Partecipanti:
Giuseppe Moschi
APPLICAZIONE CORRETTA DELLA LEGGE SUI LAVORI
PUBBLICI PER OTTENERE PROGETTI DI QUALITA’ E
NUMEROSE OPPORTUNITA’ PER LA LIBERA PROFESSIONE.
La legge quadro sui Lavori Pubblici 109/1994, aveva introdotto i principi del Trattato
Europeo sulla libera circolazione delle merci, delle persone, dei servizi e del capitale - che
vennero accolti con molta diffidenza perché particolarmente innovativi per il nostro paese.
Dopo un lungo e faticoso percorso non ancora concluso siamo giunti al Codice dei Contratti
Pubblici - Dlgs n.163/2006. La materia è ancora poco conosciuta dagli operatori. E’
naturale che si siano affermate modalità di applicazione, anche se formalmente corrette,
che rispondono più agli interessi di semplificazione della gestione interna della Pubblica
Amministrazione che a quelli degli operatori economici interessati: imprese e studi di
progettazione. Di fatto si stanno consolidando consuetudini che oltre ad essere penalizzanti
per la crescita degli studi professionali, sono a mio avviso, incongruenti con i principi
fondanti del Trattato Europeo a difesa della concorrenza, della libera circolazione e del
libero mercato dei servizi stabiliti nell’art. 2 – Principi- del Dlgs. 163/2006.
A eseguito di un monitoraggio di tutti i Piani Triennali e l’Elenco annuale dei lavori, dei
Comuni della Provincia di Firenze a fronte di un programma di investimenti di
500.000.000,00 euro, abbiamo constatato che un solo Comune ha previsto un appalto di
progettazione. La sproporzione esistente fra la dimensione del programma di
investimenti per opere pubbliche programmate nel territorio della nostra Provincia e
l’assenza di appalti di progettazione, fa nascere oltre che forti preoccupazioni anche
legittime perplessità.
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
Una ulteriore consuetudine che si sta consolidando (è una fenomeno diffuso in tutto il
Paese) riguarda l’uso sistematico e non eccezionale, come a mio avviso dovrebbe essere,
del cottimo fiduciario (art. 125 del decreto 163) per l’affidamento degli incarichi di
progettazione sulla base di elenchi di fornitori di fiducia.
Tali consuetudini sono ancora meno comprensibili se pensiamo che esiste la Legge 28
dicembre 1995, n. 549
che ha istituito un fondo rotativo per la progettazione che la
Circolare Cassa Depositi e Prestiti n. 1250 del 25/02/2003 ha reso più agevole utilizzare.
Con il fondo di rotazione per la progettazione sono finanziate le seguenti attività:
•
Studi per la definizione del quadro dei bisogni e delle esigenze;
•
Studi di fattibilità;
•
Progetti preliminari, definitivi ed esecutivi;
•
Documenti preparatori dei concorsi di idee o di progettazione.
Alla luce di quanto sopra per una radicale inversione di tendenza che ha tolto dignità alla
libera professione relegandola ad una mera attività di cottimo intellettuale, per una
radicale inversione di tendenza che rimetta al centro la qualità del progetto, l’utilità di
investire sulle competenze e sulla creatività dei giovani per fare crescere il nostro Paese, è
opportuno che:
Il Comune di Firenze promuova una nuova stagione di rinascita culturale della città,
particolarmente attesa da moltissimi giovani professionisti, mettendo in atto i
seguenti comportamenti:
• Promuova i Concorsi di Progettazione per l’affidamento degli incarichi di
progettazione;
• Esegua la Programmazione dei Piani Triennali sulla base di veri studi di
fattibilità e progetti preliminari così come prevede il Codice degli Appalti,
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
attingendo se necessario, al fondo di rotazione per la progettazione previsto
dalla Legge 549/95;
• Inserisca gli appalti di progettazione e dei concorsi di progettazione nei piani
triennali.
un
La Provincia di Firenze In analogia alla Provincia di Roma, istituisca
OSSERVATORIO PROVINCIALE per monitorare le caratteristiche degli appalti, i
prezzi applicati nei LAVORI e negli INCARICHI DI PROGETTAZIONE.
La Regione Toscana in forza della Legge Regionale n. 69/2007 promossa per alimentare
la promozione della partecipazione alla elaborazione delle politiche regionali e locali,
costituisca un UFFICIO REGIONALE PER BANDIRE CONCORSI DI IDEE e di
PROGETTAZIONE i quali se venissero concentrati in unico periodo dell’anno, sarebbe
evitato il problema della eccessiva partecipazione che condiziona il successo di questa
modalità di affidamento degli incarichi di progettazione.
Promuova, inoltre la conoscenza dello strumento dei PIANI TRIENNALI, per il fatto che
favorisce un corretto modo di partecipazione della cittadinanza alla spesa pubblica ed è
un oggettivo strumento di verifica della capacità Amministrativa.
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
SESSIONE DEL POMERIGGIO/1
Tavolo E
Promotore del tema:
Simona Olivieri
Partecipanti:
Anna Bartolaccio, GiuliaBerti, Cristina
Matteucci, Elena Moretti, Emanuela
Loi,Antonella Serra, Guido Incerti, Eva
Parigi, Alice Rosini, Fabio Barluzzi.
INTERDISCIPLINARIETÀ DELL’APPROCCIO PROGETTUALE
La discussione ha rilevato poca chiarezza nelle modalità di interazione tra le diverse
competenze disciplinari nei processi di progettazione. Si riconosce che un approccio
interdisciplinare, pur condiviso sul piano teorico, non è affatto scontato nella pratica
professionale, sia per la mancanza di formazione dei progettisti (autoreferenzialità), sia per
la mancanza di sensibilizzazione della committenza pubblica e privata , sia per la difficoltà
di individuare una figura di sintesi dei contributi disciplinari. Uno degli aspetti centrali
della discussione è la questione di come far capire che un approccio interdisciplinare, a
fronte di maggior costi, possa essere vantaggioso sul piano della qualità e della creazione di
benessere (dando per acquisito che la città in quanto organismo complesso e composito
necessita di processi articolati e altrettanto complessi). Le azioni riconosciute come
prioritarie sono:
- diffondere la conoscenza del ritorno economico di interventi così concepiti anche
attraverso incentivi; ovvero monetizzare il vantaggio che deriva dalla creazione di
benessere e qualità urbana che passa anche attraverso la pratica della interdisciplinarietà;
- promuovere la diffusione dell’approccio interdisciplinare nel progetto, ora limitato ad
episodi sporadici o ad interventi a macchia di leopardo, facendolo entrare nella pratica
comune come base per una strategia di lungo termine;
- collocare l’integrazione disciplinare a monte del processo progettuale e non a posteriori
(riconoscendolo quale requisito nelle procedure di affidamento degli incarichi).
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
SESSIONE DEL POMERIGGIO/1
Tavolo F
FINANZA LOCALE
Promotore del tema:
Alessandro Romolini
Partecipanti:
Lorella Zappalorti, Matteo Zetti, Francesca
Ricci, Nicola Lariccia, Eugenio Pandolfini,
Francesco Stolzuoli, Antonio Givoia,
Giuseppe Moschi.
Uno dei problemi che gravano sulla progettazione dell’opera pubblica è la scarsa
disponibilità economica degli enti coinvolti nel processo e soprattutto dei piccoli
comuni. Il patto di stabilità considera gli stessi come centri di spesa e non come
centri di investimento, privandoli di fatto della possibilità di visioni strategiche:
l’evidenza mostra come la gestione della quotidianità assorba quasi completamente
i bilanci di tali comuni. Da qui l’esigenza di individuare forme diverse di finanza
locale: se da una parte si può programmare la gestione della “quotidianità” con i
finanziamenti correnti, dall’altra, per interventi strategici e di ampio respiro, sarà
necessario intercettare fonti di finanziamento straordinari derivanti dai vari gradi di
erogazione (livello europeo, statale, regionale, provinciale).
Esistono di fatto finanziamenti di vario tipo che non vengono sfruttati dalle
amministrazioni per la complessità delle procedure concorsuali, per l’assenza di una
progettazione preventiva che permetta di partecipare ai bandi di gara, in definitiva per la
scarsa capacità (soprattutto delle piccole realtà) ad affrontare procudure così complesse.
Evidentemente questo tipo di organizzazione, che per i comuni di una certa dimensione
non costituisce un problema, per le piccoli amministrazioni costituisce uno scogli
organizzativo notevole: il consorzio di più comuni o una struttura sovracomunale cui
appoggiarsi potrebbero offrire la soluzione a tale empasse.
Si rileva in definitiva l’esigenza di una visione strategica degli interventi comunali a livello
di pianificazione degli interventi pubblici associata alla capacità di produrre progetti
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
definitivi, in modo da poter intervenire tempestivamente nella richiesta di un qualche
finanziamento che possa rispondere a tali esigenze programmatiche.
Ad oggi il libero professionista è spesso chiamato a partecipare a questo processo senza un
incarico ben preciso e di conseguenza senza una giusta retribuzione: il progetto viene
redatto a titolo gratuito quale consulenza, assistenza, “scommessa”, nella speranza che il
progetto venga finanziato e il processo inizi con i fondi necessari. Questa deriva crea
problemi a vari livelli: per quanto riguarda il progetto, la qualità passa spesso in secondo
piano, compressa da tempistiche strette, scarsa retribuzione del professionista, minima
concertazione; a livello del singolo professionista crea una situazione lavorativa
squalificante e insoddisfacente.
La legge 28 dicembre 1995 n.549 individua un fondo di rotazione CIPE per la progettazione,
meglio definita dalla circolare della Cassa depositi e prestiti n.1250 del 25 febbraio 2003: tale
fondo, che permette alle amministrazione di accedere a delle risorse che devono essere
restituite nel tempo, potrebbe essere gestito a livello sovracomunale (regionale, provinciale,
territoriale) in modo da permettere alle amministrazioni, anche di limitate dimensioni,
risorse e possibilità di avviare processi virtuosi di progettazione e di conseguenza la
possibilità di affidare incarichi precisi ai professionisti che partecipano al processo.
Per quanto esposto durante la discussione, emerge la necessità di approfondire il discorso
con referenti istituzionali adeguati al fine di individuare le criticità e mettere a punto
meccanismi organizzativi per avviare un processo virtuoso che coinvolga a cascata tutti gli
attori che partecipano al processo di creazione dello spazio pubblico.
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
SESSIONE DEL POMERIGGIO/2
Plenaria
A COSA E’ SERVITO L’OST
Il successo dell’iniziativa ha fatto emergere una grande necessità di comunicare. I vari
dibattiti aperti svelano il bisogno di aprire una discussione sull’architettura e sarà quindi
opportuno divulgare i risultati e le proposte che sono venute fuori. E’ stato interessante
verificare come si può essere prolifici in occasioni di questo tipo, dovremmo cercare di
crearne con continuità.
Gli amministratori hanno risposto solo parzialmente all’invito di partecipare all’OST, ma la
città si deve sforzare di comunicare con le amministrazioni, e forse noi architetti dobbiamo
trovare un modo creativo di comunicare con loro.
Si deve creare consenso in modo tale da farsi cercare da chi governa il territorio, creando
un’aspettativa, perché solo così potremmo essere ascoltati dalle amministrazioni.
Il primo passo è rielaborare le cose dette e gli spunti mossi in quest’occasione e creare
l’occasione di aprire un nuovo confronto, e potremmo rimandare il documento a chi non ha
partecipato all’OST.
I politici ci danno retta se si diventa utili o pericolosi e si può diventare utili alla città
diventando pericolosi per i politici.
Abbiamo anche bisogno di visioni diverse dalla nostra, perché quello di oggi è stato la base
per un ottimo canovaccio, per richiedere degli impegni e poter contaminare i cittadini.
Dobbiamo trovare degli interlocutori con le amministrazioni, perché è il mondo della
professione che si deve interrogare su cosa vuole proporre.
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Come promuovere la qualità nel progetto pubblico
La massa critica che possiamo creare deve usare la leva dei mass media, uscire fuori come
ha fatto firmiamolalettera ma non più in termini generici ma circostanziati, temi digeriti
sulle questioni elaborate, come ad esempio quella della TAV.
Dovremmo aiutare l’opinione pubblica a fare delle domande, è questa che deve sollecitare i
politici, ci vorrebbe un avvocato della città.
La domanda sulla qualità era quella giusta? Si riesce a superare l’individualismo della
nostra professione? I possibili interlocutori possono essere le varie associazioni dei
cittadini che possono essere dei fattori di sinergia.
Proposte politiche o proposte non politiche? Dobbiamo essere apartitici. Dobbiamo fare
delle proposte da cittadini e non da architetti, e per questo dobbiamo capire quali possono
essere gli strumenti per comprendere meglio il territorio. Potremmo cominciare con
lanciare 10 concorsi da contrattare con la cittadinanza fiorentina, ma tutto questo deve
avvenire in un contesto in cui l’amministrazione sia garante di una visione e di una
strategia.
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I PARTECIPANTI
Rodolfo Albisani - Gisella Aloisio - Fabio Barluzzi - Tommaso Barni - Simona Bartali Anna Bartolaccio - Chiara Belli - Davide Benedetti - Giulia Berti - Giovanni Bertolozzi Luca Bevilacqua - Angelo Bianchi - Maria Bonelli - Egle Borgia - Marco Brizzi - Roberto
Budini Gattai - Silvia Contri - Andrea Crociani - Ugo Dattilo - Roberta Destrero - Franco
Filippini - Daniela Frullano - Massimo Ghiloni - Giacomo Giachi - Pietro Basilio Giorgieri
- Valeria Ioele - Massimo Lastrucci - Emanuela Loi - Alessandra Martini - Cristina
Matteucci - Augusto Mazzini - Elena Micheloni - Elena Moretti - Maria Antonella
Morganti - Carlo V.Mori - Giuseppe Moschi - Massimo Muhlbauer - Lorenzo Paoli - Eva
Parigi - Luca Piantini - Martina Pietrelli - Francesca Ricci - Franco Rocchi - Alessandro
Romolini - Paola Ruggeri - Andrew Scherr - Antonella Serra - Sasso Stefano - Patrizia
Toscano - Antonella Tundo - Vincenzo Vaccaro - Lorella Zappalorti - Roberta Attanasio Ernesto Bartolini - Francesco Bertelloni - Donatella Caruso - Giacomo Casalino - Filippo
Casini - Leonardo Chiesi - Paolo Costa - Veronica Cremonese - Davide Dell'Acqua - Pier
Francesco Duranti - Giorgio Furter - Claudia Gabbrielli - Davide Gamba - Susan George Paola Giaconia - Nicola Giuntoli - Antonio Givoia - Guido Incerti - Alessandro Jaff - Nicola
Lariccia - Simona Olivieri - Eugenio Pandolfini - Marco Parnasi - Paolo Pecile - Lian
Pellicanò - Giuseppe Pernice - Camilla Perrone - Anna Pescarolo - Barbara Ponticelli - Alice
Rosini - Giovanni Santini - Francesco Stolzuoli - Giovanna Teghini - Aldo Teotini Maurizio Trabucco - Daniela Turazza - Ippolita Zetti - Matteo Zetti
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Si ringrazia: