diagnosi di epoca della morte
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DIAGNOSI DI EPOCA DELLA MORTE a.argo La tanatologia costituisce quella parte della medicina legale volta allo studio dei fenomeni ed alla individuazione dei segni che consentono di accertare la realtà e l’epoca della morte nonché la rapidità o meno del decesso. Oggetto dello studio tanatologico: Le modificazioni che si verificano nell’organismo umano nel passaggio tra la vita e la morte e che consentono di accertare la realtà del decesso (TANATODIAGNOSI) Le alterazioni chimico-fisiche e, quindi, morfologiche del cadavere, con specifico riferimento ai diversi fattori in grado di influenzarne l’evoluzione e soprattutto ai relativi tempi di estrinsecazione e di apprezzabilità (TANATOCRONODIAGNOSI) Le alterazioni morfologiche anatomo ed istopatologiche, unitamente alle variazioni biochimiche-ormonali e di tutte le componenti bio-umorali che si verificano durante il periodo agonico (DOCIMASIE DELL’AGONIA) FENOMENI TANATOLOGICI (Borri, 1914) Fenomeni Abiotici (o Negativi): Immediati: Arresto della funzionalità del sistema nervoso centrale Arresto dell’attività cardio-circolatoria Arresto della respirazione La loro assenza indica il cessare della vita, essi hanno solo utilità tanatodiagnostica e non certo tanatocronologica. Consecutivi: Disidratazione con essiccamento cutaneo e mucoso Acidificazione Perdita della eccitabilità neuromuscolare Raffreddamento corporeo Ipostasi Rigidità cadaverica Fenomeni Trasformativi del cadavere (Positivi): Autolisi Putrefazione Macerazione Saponificazione Mummificazione Corificazione TANATOLOGIA FORENSE TANATOLOGIA FORENSE Diagnosi di morte (REALTÀ DELLA MORTE) Diagnosi di epoca della morte (TANATOCRONOLOGIA) Diagnosi di rapidità o meno della morte (DOCIMASIE DELL’AGONIA) I PRINCIPALI SEGNI ABIOTICI CONSECUTIVI La “Triade classica”: Algor Mortis Livor Mortis Rigor Mortis L’osservazione del raffreddamento del cadavere, dell’ insorgenza delle lividure ipostatiche e della rigidità cadaverica, se correttamente eseguita, permette la formulazione di una accettabile diagnosi tanatocronologica entro un breve lasso di tempo dal decesso, tanto più attendibile quanto più precoce è stato il rilievo dei tre segni post mortali. Tuttavia, si tratta di un’insieme di variabili, quasi sempre tra di loro indipendenti, non circoscrivibili in rigidi schemi interpretativi, che non di rado determinano sostanziali variazioni nell’andamento dei principali fenomeni tanatologici, fino a sovvertirne il classico decorso, rendendo pertanto la stima tanatocronologica estremamente approssimativa se non addirittura fallace. ALGOR MORTIS Il decremento post mortale della temperatura corporea è senza dubbio tra i fenomeni tanatologici più noti, tanto da essere volgarmente equiparato alla stessa realtà della morte. ALGOR MORTIS ALGOR MORTIS La temperatura corporea interna, nel vivente, a livello rettale è mediamente pari a 37°C. L’arresto delle funzioni vitali ed il conseguente venir meno dei processi metabolici fanno sì che il cadavere – esposto, come di consueto, ad una temperatura ambientale inferiore ai 37°C – raggiunga gradualmente la temperatura dell’ambiente circostante disperdendo progressivamente il proprio calore per conduzione, convezione, irraggiamento ed avaporazione. Il decremento termico di un corpo è regolato dalla legge di Newton in base alla quale, la velocità della perdita di calore da parte di un oggetto caldo che si raffredda all’aria, a temperatura costante e in assenza di variabili quali la ventilazione e l’umidità, è in rapporto di proporzionalità diretta con la differenza tra la temperatura dell’oggetto stesso e quella ambientale ed è in relazione con la propria conduttività termica, cioè con la capacità di condurre calore, specifica di ogni sostanza. Nella realtà clinica, tuttavia, il raffreddamento del corpo umano, a causa della eterogeneità dei tessuti e degli organi da cui è costituito, non segue tale legge, ma si raffredda secondo un andamento sigmoide decrescente con variazioni di temperatura meno rapide (plateau) nelle prime ore che seguono il decesso e nelle ore più prossime all’allineamento della temperatura corporea con la temperatura ambientale. CURVE DI RAFFREDDAMENTO DEL CADAVERE: EFFETTIVA E TEORICA Il peculiare andamento della curva di dispersione termica del corpo umano è determinato, per quanto attiene il primo plateau, dai fenomeni di vita residua che, in quanto metabolicamente attivi, producono piccole quantità di calore, rendendo quindi disomogeneo il progressivo raffreddamento corporeo (in alcuni casi determinando addirittura un lieve quanto transitorio iniziale innalzamento della temperatura cadaverica). Il secondo plateau, invece, è da porre in relazione con la produzione di calore che si verifica a causa degli ormai incipienti fenomeni putrefattivi. EVOLUZIONE DEL DECREMENTO TERMICO POST-MORTALE PRIMO PERIODO: SECONDO PERIODO: Durata: circa 3 ore Decremento termico: circa 0,5°C/1h Durata: 6 - 8 ore Decremento termico: circa 1°C/1h TERZO PERIODO: Durata: minimo 11 ore, massimo 30 ore Decremento termico: ¾ di grado all’ora ½ grado all’ora Decremento termico post mortale FATTORI INFLUENTI SUL DECREMENTO DELLA TEMPERATURA CADAVERICA Fattori intrinseci: Costituzione corporea (pannicolo adiposo) Rapporto tra massa e superficie corporea Temperatura del corpo al momento della morte (ipotermia / ipertermia) Estese aree di perdita di sostanza cutanea post-traumatica (escoriazioni, ustioni,…) Sottigliezza della cute Fattori estrinseci: Temperatura ambientale Umidità e ventilazione Indumenti Natura del mezzo ambiente Approccio metodologico-operativo Toccare la superficie cadaverica è solo una manovra preliminare che, unitamente all’apprezzamento del fenomeno ipostatico e della rigidità cadaverica, consente di farsi un’idea circa l’epoca del decesso (recente o remota): se la superficie cutanea non ricoperta da indumenti risulta fredda al termotatto, saranno passate in via del tutto approssimativa 2-4 ore da decesso se ci si trova in luogo aperto, ovvero 6-8 ore se in ambiente chiuso. Imprescrittibile, in ogni caso, il ricorso ad un’esatta rilevazione termometrica mediante termometro tanatologico. Termometri tanatologici Termometro a mercurio: costituito da un’asta di vetro appositamente graduata e conformata al “L”, dotati di una branca terminante con il bulbo sufficientemente lunga da poter essere inserita nel canale ano-rettale per circa 10 cm. • Pregi: non devono essere continuamente tarati. • Difetti: fragilità. Termometri tanatologici Termometro Digitale: in genere dotato di due sonde rispettivamente per la rilevazione della temperatura ambientale e di quella rettale. Pregi: -Possono fornire la temperatura differenziale (Δt ambiente/cadavere) e memorizzare i risconti termometrici effettuati. -Alcuni modelli più moderni possono essere collegati ad un personal computer portatile che, se fornito di apposito software, può rappresentare automaticamente il diagramma della curva di dispersione termica. • Comunque vogliano essere effettuate le misurazioni, si sottolinea che: La temperatura ambientale deve essere misurata in modo da non esporre la sonda od il termometro a fonti dirette di calore, vento o umidità ed usando l’accortezza di effettuare il rilievo in stretta prossimità del cadavere. La temperatura cadaverica va rilevata a livello del canale ano-rettale ad una profondità di circa 10 centimetri o, in alternativa, nei soggetti di sesso femminile, a livello del canale vulvo–vaginale. (ATTENZIONE: purchè il caso non presenti problematiche relative a violenza sessuale, al fine di non inficiare l’esame della eventuale lesività e/o il rilievo di materiale biologico quale possibile fonte di prova) Nota: la misurazione nel canale vaginale può essere preferita esclusivamente per maggiore pulizia, infatti è stato dimostrato che le misurazioni termometriche non sono alterate in modo significativo dalla presenza di abbondante materiale fecale anche quando le feci siano in evidente e precoce fase putrefattiva metabolicamente attiva e quindi in grado di produrre minime quantità di calore. I rilievi termometrici devono essere effettuati in maniera non occasionale, bensì sistematica, mediante plurime misurazioni che consentano una ragionata ricostruzione della curva di dispersione termica cadaverica. Sarebbe utile tracciare sullo stesso quadrante di un diagramma cartesiano (dove in ascissa sono riportati i tempi della misurazione ed in ordinata le temperature accertate) sia la temperatura ambientale che quella del cadavere. In tal modo si otterranno due curve di cui: Quella relativa al cadavere rappresenta l’indice di decremento termico del corpo nel periodo di osservazione; Quella relativa alla temperatura ambientale indica le eventuali variazioni della stessa durante il medesimo periodo di osservazione. Sovrapponendo e confrontando le curve così ottenute con il diagramma standard di riferimento si può risalire con una certa approssimazione all’ora della morte. Le operazioni di inserimento e di rimozione del termometro rettale possono indurre una dilatazione dell’orifizio anale con conseguente aspetto beante dello stesso, da non interpretare in alcun caso come segno di avvenuto rapporto sessuale. La misurazione della temperatura cadaverica, in certi casi, può essere controindicata o complessa È CONTROINDICATA: Quando si sospetta una violenza sessuale o comunque un rapporto sessuale precedente il decesso. È COMPLESSA: In ambienti poco illuminati e/o angusti Nei casi di depezzamento del cadavere Lesioni estese del perineo Occlusioni intestinali basse …. Cosa fare allora? È POSSIBILE FARE RIFERIMENTO ALLA TEMPERATURA CUTANEA ASCELLARE O OMBELICALE. ALGORITMI PER LA DETERMINAZIONE DELL’INTERVALLO POST MORTEM (PMI) A PARTIRE DAL RAFFREDDAMENTO DEL CADAVERE 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Rule of Thumbs (Moritz) De Saram et Al Fiddes e Patten Marshall e Hoare Green e Wright Al – Alousi e Anderson Henssge NORMOGRAMMA di HENSGGE Tra i vari modelli matematici proposti al fine di effettuare datazione della morte quanto più possibile corretta, Hensgge è quello che ha fornito una metodica che si contraddistingue per la notevole applicabilità nella pratica forense, in virtù della relativa semplicità metodologica. Tale metodica si distingue per la notevole applicabilità nella pratica forense in virtù della relativa semplicità metodologica ma anche e soprattutto per la possibilità di impiego nelle fattispecie più differenti, in rapporto alle diverse condizioni ambientali, dal momento che vengono presi in considerazione la quasi totalità dei fattori in grado di modificare l’andamento del raffreddamento cadaverico. Si basa sui principi enunciati nel 1962 da Marshall e Hoare secondo i quali per poter effettuare il calcolo dell’ora della morte, mediante un’equazione matematica, si devono comprendere valori costanti legati non solo alla temperatura rettale, a quella ambientale e al tempo trascorso dal decesso, ma anche altre costanti legate alla massa ed al peso corporeo, dal momento che l’andamento del plateau della curva di raffreddamento varia a seconda del peso corporeo ed è tanto più pronunciato quanto più quest’ultimo è elevato. Henssge ha integrato tale sistema di calcolo introducendo un nuovo concetto secondo il quale la costante data dal rapporto superficie corporea/massa può essere sostituta dal solo peso corporeo. Apportando ulteriori modifiche al modello matematico di Marshall ed Hoare, Henssge lo semplificò creando un normogramma caratterizzato da una più semplice applicazione. Il normogramma difatti consente in tempo reale la lettura del dato tanatocronologico purché si conoscano: TEMPERATURA RETTALE TEMPERATURA RETTALE TEMPERATURA AMBIENTALE TEMPERATURA RETTALE TEMPERATURA AMBIENTALE PESO DEL CADAVERE In base alla temperatura ambientale vengono utilizzati due differenti normogrammi: Per temperatura compresa tra -10°C e 23°C Per temperatura compresa tra 23°C e 35°C Ciò proprio in relazione all’estrema importanza della temperatura ambientale che, ricordiamo, deve essere quantificata in sede prossima al cadavere. Quindi si deve poi procedere a: 1) Valutare i FATTORI DI CORREZIONE quando il cadavere non è stato ritrovato nelle “condizioni standard di raffreddamento” (corpo nudo, giacente in posizione supina, con normale temperatura al momento del decesso, in assenza di ventilazione, in microclima privo di significative fonti di calore). I fattori di correzione includono tutte quelle variabili intrinseche ed estrinseche capaci di alterare il normale raffreddamento del cadavere. 2) Valutare se per il caso in questione non può essere applicato il metodo di Henssge. Esistono infatti delle controindicazioni assolute. Controindicazioni assolute: Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o con sistemi di condizionamento artificiale Controindicazioni assolute: Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o con sistemi di condizionamento artificiale Nel sospetto di una ipotermia cadaverica Controindicazioni assolute: Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o con sistemi di condizionamento artificiale Nel sospetto di una ipotermia cadaverica Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo stesso nel quale è avvenuto il decesso Controindicazioni assolute: Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o con sistemi di condizionamento artificiale Nel sospetto di una ipotermia cadaverica Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo stesso nel quale è avvenuto il decesso Qualora le informazioni circostanziali depongano per una variabilità della temperatura durante il periodo compreso tra il momento del decesso e l’osservazione da parte del medico legale Controindicazioni assolute: Corpo rinvenuto in ambiente particolarmente assolato o con sistemi di condizionamento artificiale Nel sospetto di una ipotermia cadaverica Qualora il luogo dove viene rinvenuto il cadavere non sia lo stesso nel quale è avvenuto il decesso Qualora le informazioni circostanziali depongano per una variabilità della temperatura durante il periodo compreso tra il momento del decesso e l’osservazione da parte del medico legale In condizioni climatiche inusuali 3) Effettuare una doppia applicazione del normogramma, nel caso in cui non vi sia certezza dei parametri di base, che tenga conto di un range della temperatura ambientale e di un range del peso corporeo, così da ottenere non un solo dato tanatocronologico ma due dati, all’interno dei quali far cadere la diagnosi di epoca della morte. Giorgetti et al. hanno portato a termine un lavoro che, integrando il normogramma di Hensgge, consente il calcolo dell’epoca della morte mediante il rilievo della temperatura cutanea (e non quella rettale) per mezzo di termometro digitale a contatto. Si è difatti riusciti a giungere ad una correlazione lineare tra la temperatura rettale e quella cutanea ascellare ed ombelicale. Tale metodo è di utile impiego qualora il rilievo della temperatura rettale sia controindicato ovvero di complessa esecuzione. La relazione lineare tra Temperatura rettale e Temperatura ascellare è risultata essere: La relazione lineare tra Temperatura rettale e Temperatura ascellare è risultata essere: Per temperature ambientali inferiori a 15°C: T. rettale = -1,6881 + (1,2138 × T. Ascellare) La relazione lineare tra Temperatura rettale e Temperatura ascellare è risultata essere: Per temperature ambientali inferiori a 15°C: T. rettale = -1,6881 + (1,2138 × T. Ascellare) Per temperature ambientali uguali o superiori a 15°C: T. rettale = 2,0060 + (1,0453 × T. Ascellare) La relazione lineare tra Temperatura rettale e Temperatura ombelicale (non influenzata dalla temperatura ambientale) è risultata essere: T. rettale = -2,3993 + (1,2429 × T. Ombelicale) Regolo Ottenuta la temperatura rettale si può quindi passare all’applicazione del normogramma di Hensgge e dei relativi fattori di correzione. Con tale metodo, l’errore nella stima dell’epoca della morte è di ± 1 ora per la sede ombelicale e di ± 1,8 ore per quella ascellare. LIVOR MORTIS La formazione delle ipostasi è da porre in relazione a: La formazione delle ipostasi è da porre in relazione a: L’accumulo di sangue nelle zone più declivi del sistema vascolare dovuto alla forza di gravità La formazione delle ipostasi è da porre in relazione a: L’accumulo di sangue nelle zone più declivi del sistema vascolare dovuto alla forza di gravità Lo svuotamento dei vasi arteriosi e la spinta della massa ematica verso la periferia ed il sistema venoso, per azione combinata della persistente attività contrattile arteriosa e della rigidità della muscolatura liscia delle arterie Tempo di comparsa delle ipostasi E’ variabile. In genere iniziano a comparire circa ½ ora dopo la morte, ma sono ancora tenui, scarse e di colore rosa pallido. Confluiscono rendendosi più evidenti dopo 4-6 ore. Raggiungono la massima estensione ed intensità tra la 12 a e la 18a ora. Cronologia del fenomeno ipostatico Cronologia del fenomeno ipostatico Fase di migrazione totale (ipostasi mobili): 1. Si protrae sino a 6 ore dalla morte. Cronologia del fenomeno ipostatico Fase di migrazione totale (ipostasi mobili): 1. Si protrae sino a 6 ore dalla morte. Fase di migrazione parziale (ipostasi semifisse): 2. Si riscontra fino a 6-12 ore. Cronologia del fenomeno ipostatico Fase di migrazione totale (ipostasi mobili): 1. Si protrae sino a 6 ore dalla morte. Fase di migrazione parziale (ipostasi semifisse): 2. Si riscontra fino a 6-12 ore e talora anche 48 ore dal decesso. Fase di fissità assoluta (ipostasi fisse): 3. Oltre 12 ore dal decesso. Colore delle ipostasi ROSSO VINOSO ↓ ROSSO VERDASTRO (per il sopraggiungere della putrefazione - solfometaemoglobina) ↓ BRUNO (fase putrefattiva più avanzata – ematina) Tale fenomeno cadaverico, a causa della variabilità della sua insorgenza e della sua successiva evoluzione, è scarsamente utilizzabile per una attendibile stima dell’epoca della morte, a meno che non venga inserito in una valutazione complessiva congiuntamente ad altri parametri di valutazione (soprattutto il decremento termico post mortale). RIGOR MORTIS Processo Biochimico di Base È stata accreditata la teoria che nella formazione ed evoluzione di tale fenomeno svolga un ruolo fondamentale la adenosintrifosfato (ATP). Il progressivo decremento fino alla scomparsa dell’ATP nel muscolo, a causa della mancata sintesi post mortale, causerebbe la gelificazione dei filamenti di actina e di miosina, con formazione di un’acto-miosina insolubile che manterrebbe le fibre muscolari in uno stato di accorciamento e di rigidità. La risoluzione spontanea della rigidità si realizza quando l’autolisi post mortale e l’iniziale putrefazione provocano la lisi dei miofilamenti ed il distacco dell’actina dalla miosina, con il risultato di un completo e definitivo rilasciamento della rigidità post mortale. Fattori influenzanti il rigor mortis: Fattori estrinseci: Temperatura: La Bassa temperatura ne ritarda la comparsa e la diffusione, ma ne favorisce l’intensità e la durata; L’Alta temperatura ne anticipa la comparsa ma ne accelera la risoluzione (poiché vengono favorite le reazioni enzimatiche che portano alla formazione e poi alla risoluzione dei ponti acto-miosinici). Fattori intrinseci: Il grado di sviluppo muscolare L’età Il tipo di morte: Nell’avvelenamento da stricnina o da composti organofosforici sono anticipate l’insorgenza e l’evoluzione; In tutti gli stati di iperattività muscolare di poco precedenti l’exitus (epilessia, tetano, eclampsia, asfissia acuta, elettrocuzione), la rigidità è intensa e precoce, ma di rapida scomparsa. Comparsa, evoluzione e cronologia della rigidità cadaverica: Compare dopo 3 – 4 h dalla morte Si diffonde completamente a tutte le articolazioni tra la 7a e la 12a ora Raggiunge la massima intensità verso la 36a -48a ora La risoluzione si completa entro la 72a ora Legge di Nysten Fase di insorgenza Fase di stabilizzazione Fase di risoluzione Fase di insorgenza: Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima della articolazione temporo-mandibolare e poi estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori, del tronco ed infine degli arti inferiori. Fase di insorgenza: Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima della articolazione temporo-mandibolare e poi estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori, del tronco ed infine degli arti inferiori. Fase di stabilizzazione: L’irrigidimento totale del corpo si mantiene stazionario per circa 36-48 ore dalla morte. Fase di insorgenza: Fase di stabilizzazione: Si manifesta primariamente ai muscoli masseteri ed ai muscoli nucali, con coinvolgimento dapprima della articolazione temporo-mandibolare e poi estendendosi ai muscoli del collo, degli arti superiori, del tronco ed infine degli arti inferiori. L’irrigidimento totale del corpo si mantiene stazionario per circa 36-48 ore dalla morte. Fase di risoluzione: La rigidità si dissolve gradualmente secondo un andamento cranio-caudale, scomparendo dopo 72-84 ore. ATTENZIONE: nonostante il rigor mortis si manifesti clinicamente seguendo un andamento cranio-caudale, si è accertato che esso inizia simultaneamente a livello di tutti i distretti muscolari, rendendosi però manifesto prima a carico dei muscoli più piccoli (quali quelli del volto e del collo) e successivamente a carico dei muscoli più voluminosi. Il rigor mortis è un parametro tanatologico certamente più affidabile rispetto alle ipostasi ma, in ogni caso, è caratterizzato da una limitata attendibilità in relazione all’estrema variabilità sia dell’insorgenza che della risoluzione. Pertanto i vari AA. non lo considerano un parametro valido ai fini della tanatocronodiagnosi, poiché mancano parametri standard di riferimento da applicare al singolo caso. POTENZIALITA’ TANATOCRONODIAGNOSTICHE DEI SEGNI ABIOTICI CONSECUTIVI NON APPARTENENTI ALLA “TRIADE CLASSICA” Il fenomeno tanatocronologico può essere ulteriormente ristretto mediante altri parametri non correlati alla temperatura corporea del cadavere o agli altri fenomeni della “Triade classica”. OFTALMOTANATOCRONOLOGIA Parte della tanatocronologia che si basa sui segni post mortali oculari conseguenti alla disidratazione e ed alla eccitabilità neuromuscolare residua REAZIONE PUPILLARE ALLA STIMOLAZIONE FARMACOLOGICA OPACITA’ CORNEALE SEGMENTAZIONE DEI VASI DELLA RETINA MODIFICAZIONI DEL COLORE DELLA RETINA PRESSIONE INTRAOCULARE Dagli studi sulla stimolazione farmacologica dell’iride nel cadavere, condotti da Klein A. e Klein S. è emerso che: Il fenomeno diviene macroscopicamente visibile in un intervallo post mortem compreso tra i 5 ed i 30 minuti; la reazione permane per un tempo massimo pari ad un’ora. La quantità di farmaco non influenza né la durata della reazione, né l’intensità della stessa. Maggiore è l’intervallo post mortale (PMI), maggiore è il tempo di inizio della contrazione muscolare dal momento in cui si instilla il farmaco. L’intensità della reazione è muscolare è inversamente proporzionale all’intervallo post mortem. Modificazioni del bulbo oculare conseguenti alla disidratazione (evidenziabili tra le 12 e le 24 ore dalla morte) Riduzione della tensione endo-oculare con conseguente riduzione della consistenza del bulbo oculare (digitopressione) Opacamento della cornea (specie se le palpebre sono rimaste aperte): perdita di lucentezza, formazione di piccole ripiegature, infossamento (dopo circa 24 ore) Macchie triangolari, di colore bruno-nerastro (macchie sclerocorticali di Sommer-Larcher) ai lati dell’iride; secondarie alla visualizzazione per trasparenza del pigmento scuro della coroide per disseccamento della sclera. Sono tutti segni riscontrabili generalmente tra le 12 e le 24 ore dopo la morte ma è opinione comune che siano poco utili ai fini della stima tanatocronologica poiché eccessivamente influenzati dai fattori estrinseci (temperatura ambiente ed umidità), quanto di quelli intrinseci (apertura della rima palpebrale). Divisero il periodo post mortale in 4 fasi: 1) 2) 3) 4) Primo giorno dopo la morte: acqua e MPS sono ancora fermi ai valori iniziali; Dal 1° al 3° giorno p.m.: MPS ancora normali; l’acqua aumenta notevolmente; Dal 3° al 6° giorno: i MPS decrescono gradualmente mentre l’acqua mantiene sempre valori elevati; Dal 6° giorno in poi: MPS ed acqua notevolmente diminuiti. Limiti: Non vi sono dubbi che l’opacamento della cornea è fortemente influenzato da vari fattori tra cui: • la posizione delle palpebre (chiuse o aperte); • la temperatura esterna; • la ventilazione ambientale; • la eventuale immersione del cadavere in acqua; • il seppellimento. Fattori che possono falsare il dato tanatocronologico: Età Patologie oculari primitive o secondarie Modalità e causa del decesso Fattori estrinseci RIGIDITÀ MUSCOLARE Atteggiamento: mandibola serrata, collo rigido, testa fissa e iperestesa, mani chiuse a pugno, arti sup. semiflessi, arti inf. iperestesi. Palpazione: muscoli induriti e accorciati. Movimenti artico/ari: impossibili per fissità di tutte le articolazioni. Risoluzione artificiale: flessione forzata del braccio: la rigidità viene vinta, ma si riforma se recente. Ordine di comparsa: cranico - caudale (prima la mandibola, infine gli arti inf.), risoluzione nello stesso ordine. Tempo di comparsa: inizio 2-3 h, completamento 12-24 h, risoluzione dopo 72-84 ore. IPOSTASI Ispezione: a cadavere supino compaiono le macchie rosso-vinose nelle regioni dorsali. Tempo di comparsa: inizio 1/2 - 1 h, estensione completa 12-18 h. Ipostasi mobili: scompaiono con la digitopressione o cambiando posizione al cadavere fino a 6-8 h. Ipostasi fisse: dopo 12-15 h. Ipostasi viscerali: polmoni, cervelletto, stomaco, reni. Caratteri particolari: per la sede (impiccati, annegati), per il colore (avvelenamenti, morte da freddo). Significato: l'ipostasi è segno sicuro di morte. Diagnosi differenziale: con le ecchimosi. RAFFREDDAMENTO Temperatura: al termotatto cutaneo il cadavere si sente ancora caldo o già freddo. Prendere la temperatura rettale e quella ambientale. Curva termica post-mortale: temperatura rettale di ora in ora; sulle ordinate i valori della temperatura, sulle ascisse il tempo. Caduta non graduale della temperatura e raffreddamento completo in 18-24 ore. Significato: la temperatura corporea a 24°-22° è segno di morte. DISIDRATAZIONE Segni cutanei: aspetto pergamenaceo in zone di cute sottile (labbra, pinne nasali, scroto): comparsa dopo alcune ore. Segni oculari: bulbi flaccidi, cornea opacata, cristallino torbido, macchia scleroticale. Tempo di comparsa: 12-24 ore. Diagnosi differenziale: con escoriazioni, abrasioni, unghiature, solchi cutanei da compressione. PUTREFAZIONE Periodo cromatico: macchia verde, da solfometaemoglobina, sulla parete addominale destra: Tempo di comparsa: dopo 18-24 h d'estate, 3-8 gg. d'inverno. Significato: la macchia verde è segno sicuro di morte. Stadi successivi: enfisematoso dopo 3-6 giorni, colliquativo dopo 2-4 mesi, scheletrizzazione dopo 3-5 anni. Il meccanismo putrefattivo consiste nella degradazione e decomposizione dei tessuti ad opera di germi anaerobi e aerobi, i cui enzimi provocano la fermentazione putrida dei tessuti stessi con formazione di gas e di sostanze provenienti dalla scissione dei componenti organici, già attaccati dalla autolisi. Per azione dei germi vengono scisse le proteine, già attaccate dall'autolisi, che sono degradate a peptidi, aminoacidi, amine libere e gas vari (idrogeno solforato, ammoniaca, azoto e altri gas putrifici). I carboidrati, già degradati ad acido lattico dall'autolisi, sono scissi ulteriormente ad acqua e anidride carbonica, che sono i prodotti terminali della glicolisi cadaverica. Anche i lipidi vengono demoliti a glicerina e ad acidi grassi che sono ulteriormente degradati ad acidi grassi inferiori e a sostanze volatili. Dalla decomposizione putrefattiva delle sostanze organiche si formano, ed è noto, composti basici azotati, le ptomaine, che in parte si comportano come alcaloidi dal punto di vista chimico, alcune inerti, altre tossiche. L'andamento della putrefazione è influenzato da vari fattori di diversa natura, inerenti al cadavere o all'ambiente esterno, cioè intrinseci o estrinseci. Età Costituzione fisica Cause e modalità del decesso Integrità del cadavere •temperatura ambiente: quella compresa tra i 25° e i 35°C. è ottimale •umidità dell'aria •Indumenti •1 h in estate = 1 giorno in inverno •Regola di Casper: x = 1,2,8 Periodo cromatico: macchia verde, da solfometaemoglobina, sulla parete addominale destra: tra le 18 e le 36 ore dalla morte Tempo di comparsa: dopo 18-24 h d'estate, 3-8 gg. d'inverno. Significato: la macchia verde è segno sicuro di morte. Stadi successivi: enfisematoso dopo 3-6 giorni (gas putrefattivi per opera dei germi anaerobi (azoto, ammoniaca, metano, idrogeno libero e solforato, anidride carbonica, ecc.): forma batraciana, faccia negroide, aspetto gigantesco Colliquativo: malacia cadaverica dopo 2-3 settimane dalla morte in estate e dopo alcuni mesi (2-4) in inverno; colore da verdastro diviene bruno nerastro per trasformazione del pigmento ematico in ematina Scheletrizzazione dopo 3-5 anni. ALTRE FORME DI DISTRUZIONE DEL CADAVERE Alla distruzione del cadavere, oltre i processi ordinari della putrefazione, possono partecipare la fauna, rappresentata da animali di varia specie (larve di insetti, insetti, pesci, crostacei, uccelli, mammiferi roditori e carnivori) e la flora (miceti) che attaccano le parti molli dei cadaveri abbandonati all'aperto, immersi nell'acqua o inumati a poca profondità. La fauna cadaverica è costituita soprattutto da insetti i quali, nei cadaveri esposti all'aria, si avvicendano a "squadre", attratti dai prodotti organici della decomposizione post-mortale. 1. 2. 3. 4. 5. Già nel periodo cromatico compare la prima squadra, formata da ditteri, cioè la comune mosca domestica, la calliphora e la curtoneura, che depongono sul cadavere le uova, da cui nascono miriadi di larve così voraci da ridurre d'estate un cadavere in scheletro entro poche settimane. Quando inizia l'enfisema putrefattivo, compare la seconda squadra di mosche, del genere lucilia, sarcophaga e cynomya, che depongono anch'esse larve molto voraci nella distruzione delle parti molli. Dopo 3-6 mesi, allorché il cadavere comincia a irrancidire con liberazione di acidi grassi volatili (fermentazione butirrica), interviene la terza squadra, composta da coleotteri e lepidotteri, i quali continuano l'opera di demolizione organica. In seguito, attratta dai liquami putridi in fermentazione caseosa, interviene la quarta squadra, costituita da altre specie di mosche (pyophila casei, cioè la mosca del formaggio e del salame) e da alcuni coleotteri del genere corynetes, che invade il cadavere dopo circa un anno dalla morte. Superata la fase della fermentazione butirrica e caseosa e iniziata la colliquazione putrida con fermentazione ammoniacale, si presentano altre specie di ditteri e di coleotteri, formanti la quinta squadra, quali le specie tyreophora, ophyra, lonchea, necrophorus, sylpha e saprinus. 6. Quando è stata distrutta gran parte della materia organica, entra in campo la sesta squadra, formata da acari prosciugatori (genere uropoda, trachynotus, glyciphagus, serrator, ecc.) che assorbono la maggior parte dei liquami cadaverici e provocano, a distanza di oltre 1 anno dalla morte, il disseccamento dei tessuti. 7. Le parti molli così disseccate nonché i tessuti più resistenti, quali i tendinei, i legamenti e le cartilagini, vengono attaccati dalla settima squadra, composta da alcuni coleotteri e lepidotteri, cioè farfalle e scarafaggi del genere aglossa, tinolea, attagenus e anthrenus, che provvedono alla riduzione scheletrica operando a distanza di circa 1-3 anni dalla morte. 8. Gli ultimi resti di sostanza organica ancora presenti vengono eliminati dalla ottava squadra, formata da piccoli coleotteri del genere tenebrio e ptinus, che dal quarto al quinto anno completano la scheletrizzazione.
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