Se quest`anno Gesù nascesse a Coccaglio, Cologne, Trenzano
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Se quest`anno Gesù nascesse a Coccaglio, Cologne, Trenzano
iale Spec ale t a N 9 200 Anno 10 N. 4 Natale 2009 Editoriale Accoglienza di Francesco Aliperti Bigliardo Una società civile ed avanzata non dovrebbe mai temere il confronto con le altre culture e soprattutto non dovrebbe sostituire la parola: “accoglienza” con la parola “respingimento”. La dialettica è da sempre il motore sano della conoscenza. Censura, repressione, rifiuto del dialogo sono i germi della pericolosa e sempre più conclamata fragilità delle nostre comunità. Una fragilità ed una chiusura che fa in fretta a trasformarsi in odio razziale, difesa ad oltranza del proprio perimetro. Non è scacciando stranieri, edificando barriere, erigendo muraglie che conserveremo la nostra identità. I flussi migratori e le contaminazioni sono virus benefici ed incontenibili di una pandemia che prima o poi contagerà tutte le culture e tutte le civiltà. Liberiamo le frontiere dai gendarmi inflessibili pronti a far scattare le tagliole di regolamenti sempre più ottusi e retrogradi. Quello di cui abbiamo sempre più bisogno è di quel pizzico di coraggio che ci porta ad ascoltare le ragioni altrui, al fine di operare quella sintesi che i meglio informati chiamano “integrazione culturale”. Accoglienza dunque è il filo conduttore di questo numero. Accoglienza come disposizione dell’animo, come abito mentale. Come capacità di ospitare e contemplare nuovi principi, nuovi equilibri. Come voglia di crescere e guardare avanti, come bisogno di capire e metabolizzare i mille modi di stare al mondo nel rispetto e se possibile, nel culto degli altri. Accoglienza di tutte le forme di umanità che questa società esprime anche e soprattutto di quelle giudicate “irregolari”, “distorte”, “deformi” perché risulta evidente che ciò che per paura, superficialità o miope strategia da conservatori abbiamo gettato dalla finestra, prima o poi tornerà a bussare alle nostre porte. mensile della comunità cristiana di Pontecitra Diffusione Gratuita Ad Uso Interno Se quest’anno Gesù nascesse a Coccaglio, Cologne, Trenzano... (Brescia) di Don Pasquale Giannino A Coccaglio la giunta di Centrodestra (Lega) ha organizzato l’operazione White Christmas per identificare ed espellere i clandestini. A Cologne la stessa tipologia di politici ha fatto chiudere una moschea con un’ordinanza comunale. A Trenzano poi la situazione non cambia di molto. La giunta comunale ha decretato, minacciando sanzioni gravissime, che gli stranieri, per lo più mussulmani, nei luoghi pubblici devono parlare esclusivamente in italiano. Già da una trasmissione televisiva di qualche giorno fa si è assistito alla messa in onda di un pungente consiglio comunale di questa cittadina. Tra paroloni, arroganza e trivialità di qualche assessore/consigliere del partito della Lega, dinanzi alle telecamere, si è decretato anche lì la chiusura del Centro Islamico Mussulmano. Sempre loro questi stranieri...! Sembra essere ritornati ai tempi in cui si proclamavano le leggi razziali. Affermavo la prima domenica d’Avvento nell’omelia che il Natale di per se è la festa di quel Dio bambino che nasce per ogni uomo, in special modo per gli ultimi: capita però che proprio gli ultimi non vivano il Natale, perché troppo “ultimi”. Ma ci pensate: Dio che nasce non solo per i cristiani, il nostro Dio che non si fa relegare a confini di religione/credo, né tantomeno a una pratica o ad un’altra. Anche se Dio ha scelto il popolo di Israele per adempiere la sua rivelazione, ad esso non si è fermato; e noi cristiani ne siamo la riprova! Un Dio che nasce per tutti, muore per tutti, risorge per tutti, salva tutti. Cosa sarebbe l’uomo senza questo Dio? Gesù è venuto per tutti, anche perché tutti prima o poi nella Storia emigrano, con o senza documenti. Anche i nonni della regista Francesca Comencini, che sono sepolti proprio a Coccaglio (luogo di nascita del nonno) dopo una lunga vita trascorsa da emigrati in Francia, dove, come racconta la nipote in una lettera a la Repubblica, avevano avuto la dolorosa prova di cosa vuol dire essere stranieri. Qualche anno fa, mentre il Congresso degli Stati Uniti discuteva su una legge che l’avrebbe penalizzata per l’assistenza umanitaria che offriva agli immigrati “clandestini” (sempre loro, accidenti…), il cardinale Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles, disse che se quella legge fosse stata approvata avrebbe chiesto ai suoi preti di disobbedire, perché «negare l’aiuto a un fratello in umanità vìola una legge che ha un’autorità superiore al Congresso: la legge di Dio». Buon Natale! 2 Rinascita Quelli che preparano... Natale 2009 Una settimana senza TV 2° appuntamento 22 gennaio 2010 ore 20,00 di Francesco Aliperti Bigliardo Cosa dire per sedurre, cosa inventare per catturare l’attenzione di tutti quelli che continuano a rivolgere altrove i loro sguardi? Raccontare del film che proietteremo? Della forza predittiva di “Quinto potere”, delle capacità veggenti di Sidney Lumet, della sua assoluta lucidità nel mettere a nudo i meccanismi che sono alla base del nostro “sistema informativo”? Non servirebbe. Sono anzi convinto che potrei scrivere di seguito una sequela di parolacce ed insulti al papa, alla chiesa, alla comunità, al sindaco…senza ottenere di contro, nessun tipo di reazione, protesta o denuncia che dir si voglia. Avessimo da mostrare un extraterrestre autentico con tanto di pedigree e certificato di autenticità, con le sue ”mucillagini” ed i suoi incredibili poteri sovrannaturali, non riusciremmo a riempire neppure una di quelle poltrone desolatamente vuote che accompagna ogni nostra iniziativa…ma voglio illudermi una volta ancora. Proverò allora a solleticare la vostra curiosità con qualcosa di veramente televisivo, che vi sottragga per una sera almeno, al vostro cimento di ossequiosi missionari dello schermo piatto. Vi racconterò quindi che nel 2° appuntamento del nostro progetto mangeremo a sbafo….sì gratis! Ci abbufferemo di patine, tartine e panini ripieni di ogni ben di Dio. Di pietanze succulente e rigorosamente gratuite. Moderne, scintillanti iperboliche nelle loro guarnizio- ni a base di gel rinfrescanti, colorati e catarifrangenti. Sazi ed ubriachi poi ci insulteremo vicendevolmente senza in questo imporre limiti di alcun genere. Lo scontro verbale sarà assolutamente senza regole, truculento, osceno, blasfemo. Sarà imposto di rivolgere agli avversari epiteti pescati nel patrimonio “artistico” di ciascuno. Tutti dovranno dare il proprio onesto contributo all’orrore. Tireremo in ballo i culti religiosi cari all’avversario, faremo sfoggio dei nostri più intimi contatti con quanto di più abbietto prodotto dalla nostra “cultura”. Non risparmieremo di fare la lista dei rispettivi defunti, cui attribuiremo il merito di essersi distinti nei mestieri più bassi e pruriginosi. Faremo scempio delle buone maniere, non disdegnando di eruttare a comando e scambiarci umori intimi come si trattasse di finissime squisitezze della pluridecorata tradizione cioccolatiera eugubina. Al culmine della esaltazione, in piena vertigine da prestazione televisiva d’avanguardia, ci massacreremo di botte, non lesinando di colpirci in volto con souvenir del duomo di Milano. In mancanza di quest’ultimo, visto il contesto in cui si svolgerà la manifestazione, potranno essere utilizzati i crocefissi in marmo, gentilmente offerti dal nostro sponsor dei buoni sentimenti. Tra i più schifosi sarà selezionato il peggiore (o migliore che dir si voglia) che sarà proposto per rappresentare la parrocchia nella prossima edizione de “il grande fratello”. Agli altri partecipanti sarà chiesto di leggere in diretta una lettera che celebri il suo affetto per la povera mamma vecchia ed in stato di eterna indigenza. L’appuntamento, senza telecomando, è per venerdì 22 gennaio alle 20,00. Fateci un pensiero, noi intanto piazziamo le telecamere. Natale 2009 Riflessioni 3 Rinascita Giuseppe Moscati: Santo dell’accoglienza di Mariateresa Vitelli La parola scelta come filo conduttore di questa edizione de “La rinascita” è accoglienza, che pare particolarmente indicata in questo periodo di festività natalizie, poiché evoca gioia, serenità, amore, ma è anche una parola che, proprio come capita ai regali non troppo graditi, rischia di essere accantonata fino al prossimo Natale, perché non è facile mantenere nel corso dell’intero anno tale atteggiamento verso tutti (quindi anche i “diversi” per razza, religione, stato sociale). Impossibile essere sempre buoni come ci vuole l’atmosfera natalizia… Allora vale la pena ricordare un uomo che, nella propria vita, è stato costantemente accogliente: forse conoscete già Giuseppe Moscati, comunemente noto come “il medico santo”, già molto tempo prima che venisse ufficialmente canonizzato. Tratteggiarne la figura non è impresa facile, poiché davvero è stato un uomo straordinario sia nel campo lavorativo sia in quello umano senza che vi sia mai stata divisione di ruoli fra l’aspetto pubblico e privato. Giuseppe Moscati nacque a Benevento da una nobile famiglia nel 1880 e durante l’adolescenza fu toccato personalmente dal dramma della sofferenza umana, quando il fratello Alberto subì un trauma inguaribile, in seguito ad una caduta da cavallo; Giuseppe gli prodigò le sue cure, sperimentando la relativa impotenza dei rimedi umani e, di contro, l’efficacia dei conforti religiosi. E’ stato forse questo evento che ha influenzato la sua decisione di diventare medico, tuttavia fino dalla più giovane età egli manifestò una sensibilità acuta per le altrui sofferenze, fisiche e non. Nel 1903 Moscati conseguì la laurea in medicina (con pieni voti e diritto alla stampa) e da quel momento la sua vita professionale si avvia rapidamente: supera sempre in maniera brillante i concorsi pubblici, oltre a quelli per esami e titoli; ben presto diventa coadiutore all’ospedale degli Incurabili (a Napoli), poi aiuto ordinario negli Ospedali Riuniti e via via fino a diventare primario; nel contempo dedica la sua attenzione anche alla ricerca scientifica, partecipando con numerose relazioni a congressi scientifici nazionali ed internazionali. Il suo straordinario valore è riconosciuto ovunque al punto che, durante la prima guerra mondiale la sua domanda di arruolamento venne rifiutata perché la sua presenza fu ritenuta più necessaria all’ospedale degli Incurabili, dove egli effettivamente visitò e curò circa 3000 militari. E davvero straordinario è il suo “occhio clinico” che gli permise di emettere diagnosi precise, avvalorate o dalla guarigione o dalla autopsia ed egli lo adopera sulla totalità dell’essere umano, arrivando al cuore dei suoi pazienti, profondamente convinto che anima e corpo sono tutt’uno; talvolta, nelle sue ricette, Moscati segnalava che il malato non si confessava da tempo: per lui, questo aveva conseguenze sulla salute anche corporea. Ma ciò che impressiona favorevolmente, in chi conosce Giuseppe Moscati, è la sua personalità, limpida e coerente, impregnata di fede e di carità: in lui vi è la piena realizzazione e continuazione dell’opera cominciata dal divino Maestro: “Venite a me, voi tutti che siete affaticati ed oppressi, ed io vi ristorerò” (Mt. 11,28); egli, tuttavia, non attende di essere cercato per alleviare le sofferenze solo nella veste professionale, ma addirittura va cercare i malati, soprattutto quelli più poveri ed abbandonati, per curarli gratuitamente. In ciò è aiutato dalla sorella Nina, alla quale Moscati ogni sera segnala i casi più bisognosi ed urgenti di aiuto, per i quali ella provvede prontamente. Non deve stupire la santità e la carità di Giuseppe Moscati: egli non agisce così perché “è santo”, bensì è divenuto santo, di giorno in giorno, perché la prima accoglienza l’ha dimostrata verso Colui che chiedeva di essere conosciuto ed amato da lui; santità e carità sono, dunque, solo la conseguenza del suo amore per la Madonna e per Gesù sacramentato, che egli continua ad amare e servire nei suoi pazienti. In un’epoca dominata dal materialismo e dalla negazione di Dio, Moscati lo annuncia non con le parole, bensì con la carità con cui esercita la sua professione e, mentre cresce l’attività esterna, così si prolungano le sue ore di preghiera. Giuseppe Moscati morì improvvisamente nel 1927, lasciando un grande rimpianto tra il popolo. 4 Rinascita Sociale Natale 2009 di Luca Ripetta L’immigrazione: cosa fanno gli Enti locali? di Salvatore Sapio Il fenomeno dell’immigrazione che da alcuni decenni sta interessando il territorio della Regione Campania, non può è non deve essere più considerato come una emergenza di ordine pubblico. Semmai deve essere considerato solo come un’emergenza sociale che va affrontata e risolta con spirito di solidarietà e di carità cristiana specialmente se si considera che la stragrande maggioranza dei soggetti immigrati, da qualsiasi Paese provengano, stanno qui per lavoro o per cercare un lavoro che nella loro patria non possono avere per le più svariate ragioni. Se si considera che il fenomeno migratorio nel territorio campano non è più di transito, come accadeva qualche decennio fa quando i singoli extracomunitari si fermavano nella nostra regione in attesa di una sanatoria per andare poi al nord per trovare lavoro, il nostro compitodovere è quello di favorire l’integrazione nel nostro tessuto sociale, culturale ed economico di quei poveretti costretti ad allontanarsi dalla propria terra nella speranza di trovare anche solo un tozzo di pane da dividere, in molti casi con i parenti rimasti a casa. Oggi invece gli immigrati, una volta arrivativi, restano stabilmente nella nostra regione, sono inseriti nel mercato del lavoro, sono ricongiunti ai propri familiari e, infine, hanno figli che sono nati qui per cui sono nostri concittadini a tutti gli effetti: ormai la presenza degli immigrati nella nostra regione è capillare e diffusa. L’apporto alla nostra economia dei cittadini immigrati è notevole e per alcuni settori è diventato preponderante e quasi indispensabile. Infatti, nel settore del lavoro domestico, nel quale tra l’altro si registra una alta percentuale di lavoro sommerso, le mansioni di badante e di collaboratore domestico sono svolte quasi totalmente dagli immigrati. Parimenti dicasi del settore agricolo nel quale l’impiego degli lavoratori immigrati ha ormai raggiunto proporzioni rilevanti con percentuali che superano il 60% con una prevedibile ulteriore cre- scita in quanto gli operai agricoli locali sono principalmente lavoratrici anziane per cui è ipotizzabile che nel giro di alcuni anni verranno integralmente sostituite da lavoratori immigrati i quali sono costretti, il più delle volte, a vivere e a lavorare in condizione estremamente disagiate e disumane. Anche nel settore edile vi è una grande percentuale di lavoratori stranieri nei confronti dei si perpetrano abusi e soprusi di ogni genere, come il salario più basso nei confronti dei lavoratori locali, la non applicazione del contratto sindacale, il non riconoscimento dell’anzianità né della eventuale qualifica acquisita nel paese d’origine, la mancanza di formazione professionale e alla sicurezza sul lavoro e soprattutto dei dispositivi individuali di protezione, la non corresponsione degli assegni familiari e dell’assegno della cassa edile. Molti lavoratori immigrati poi, sono costretti ad accettare un contratto anche part-time o ad aprire una partita IVA altrimenti non possono lavorare. Inoltre i cittadini stranieri si stanno affermando anche nel lavoro autonomo, Natale 2009 specialmente in quello commerciale, anche se moltissimi sono costretti a vendere senza autorizzazione sui marciapiedi delle grandi città la propria merce etnica praticando anche la vendita di merci false (cd, occhiale, orologi, borse). In questi settori, purtroppo, dobbiamo assistere ad un forte sfruttamento con un prolungato e massacrante orario di lavoro, con una scarsa paga oraria o settimanale. Inoltre si trovano lavoratori immigrati anche in altri settori del mercato di lavoro: medici, infermieri, farmacisti, insegnanti e docenti di madre lingua che operano all’Orientale e in altre università campane. Per non parlare della presenza dei bambini immigrati che solo nelle scuole di Napoli e provincia sono stimati ufficialmente in circa 9000 alunni. Non sono forse, questi dati, sufficienti per affermare che i cittadini stranieri in Campania rappresentano una realtà ed una parte notevole del mercato del lavoro e quindi dell’economia della nostra Regione? Ben poche sono le iniziative del governo regionale della Campania a favore non di tutti i cittadini stranieri presenti sul territorio ma almeno a favore di quegli stranieri che lavorano regolarmente, pagano le tasse ed hanno figli che frequentano scuole italiane e parlano italiano! Nel governo nazionale si sta discutendo da qualche tempo sulla possibilità di concedere la cittadinanza italiana e di riconoscere i diritti elettorali agli immigrati regolari! Non si capiscono le ragioni di tanta resistenza da parte di chi in un recentissimo passato ha voluto la “legalizzazione” degli extracomunitari entrati in clandestinità nel territorio nazionale. Riconoscere certi diritti, anche limitati, a chi si è introdotto in Italia clandestinamente è ben più grave dell’estendere la cittadinanza e altri diritti a chi lavora regolarmente partecipando alla crescita economica del nostro paese! E allora nascono spontanee alcune semplicissime domande: • La legalizzazione voluta dal governo mirava solo a prendere soldi ben sapendo che le relative somme dovute dagli ipotetici datori di lavoro sarebbero state Sociale 5 Rinascita versate dai lavoratori legalizzabili? • Perché con le tante leggi e leggine, anche di carattere penale, non è stata prevista come reato la “falsa legalizzazione” per quei cittadini stranieri che hanno beneficiato della legge Bossi-Fini al solo scopo di poter dedicarsi, nella legalità del soggiorno(!?), ad attività illecite, e perché non è stato previsto il reato di favoreggiamento per quei cittadini italiani che si sono prestati come fantomatici datori di lavoro per consentire la legalizzazione? • Forse il legislatore italiano non sa che è non considerato reato un qualsiasi comportamento per il quale non è prevista una correlativa pena? • È per questo che di recente il governo ha criminalizzato i clandestini e chi li favorisce? Se lo Stato Italiano non riesce, forse perché non vuole, affrontare le problematiche relative al fenomeno dell’immigrazione è giocoforza impossibile che lo facciano gli Enti locali (Regione, Provincia e Comune) che in alcune casi possono essere considerato latitanti relativamente al problema immigratorio ed allora ecco che nascono comitati ed associazioni di volontariato che ormai pullulano su tutto il territorio nazionale nella speranza di sensibilizzare non solo l’opinione pubblica ma anche e soprattutto gli amministratori. A questa regola nazionale non si sottrae il comune di Marigliano in cui la presenza di immigrati extracomunitari, pur non raggiungendo le ragguardevoli percentuali regionali, ha un certa consistenza. L’attuale Amministrazione così come le precedenti non sembra essere interessata ad affrontare le problematiche degli extracomunitari residenti nel comune che pure partecipano alla vita lavorativa e sociale in genere. Esiste al comune uno sportello “CITTADINI STRANIERI”, istituito dalla passata amministrazione, che, nonostante avesse originariamente in progetto “l’integrazione sociale e la partecipazione attiva” alla vita cittadina degli stranieri residente nel comune, a tutt’oggi non serve ad altro se non a fornire informazioni agli stranieri: sarebbe opportuno che l’Amministrazione comunale si facesse carico di istituire un vero e proprio centro sociale come luogo per gli immigrati di accesso al diritto, come supporto per le associazioni di solidarietà che pure esistono sul territorio comunale, un centro che promuova lo studio, la formazione e l’informazione sugli aspetti giuridici legati all’immigrazione, l’asilo e la cooperazione, che miri a promuovere: • attività di formazione e aggiornamento professionale degli operatori pubblici e privati interessati al fenomeno immigratorio; • la realizzazione di momenti di informazione rivolti agli immigrati; • la realizzazione di un osservatorio contro le discriminazioni; • interventi rivolti alle scuole incentrati sulle condizioni di soggiorno dello straniero realizzando magari un giornalino anche sotto forma di fumetto (gradito ai giovanissimi alunni delle scuole elementari e medie) che descrive i percorsi da seguire necessariamente per l’ingrasso in Italia degli stranieri e quelli d seguire dai cittadini autoctoni per favorirne l’integrazione nel tessuto sociale cittadino. A tale proposito è opportuno ricordare il messaggio del papa Giovanni Paolo II per la giornata mondiale dell’emigrazione del 1985, in cui, tra l’altro si legge: “Mi è cara l’occasione per raccomandare che si moltiplichino in tutti i modi gli sforzi per una valutazione umana, politica, sociologica del complesso fenomeno delle migrazioni, proprio nei suoi drammatici e preoccupanti aspetti negativi. Uomini politici e sociologi hanno dato e potranno dare un grande contributo per alleviarne e, in quanto possibile, eliminarne le cause. La Chiesa, dal canto suo, non ha mancato e non mancherà di operare con accresciuto impegno perché la propria azione di carità si armonizzi con quanto compie la società civile. Possa questo mio messaggio aiutare a superare nel campo delle migrazioni quelle barriere che si frappongono non solo a una giusta integrazione ma alla più autentica fraternità evangelica. Possa contribuire ad unificare gli immigrati e gli autoctoni dei Paesi di accoglienza, rendendo possibile a tutti di far risuonare nel proprio accento la stessa e unica espressione di fede e di amore in Gesù Cristo, Redentore dell’uomo!” FALEGNAMERIA FALCO di Antonio Falco Fabbricazione di mobili in legno Corso Umberto I (Parco Paradiso) 80034 Marigliano (NA) tel 3389184822 6 Rinascita Attualità Tendenza sessuale “non conforme alla norma” di Doriana Pianese Accogliere l’altro, nel corso degli anni, sembra essere sempre più difficile. Il Mondo fa tanti progressi, acquisisce nuove conoscenze ma queste non fanno sì che la maggior parte degli uomini possano sviluppare una migliore sensibilità e “apertura di mente” quando entrano a contatto con realtà nuove, diverse da ciò che si reputa “normale”. Si scruta l’altro quel poco che basta per crearsi un pregiudizio, che diventa poi l’alibi di una fuga dal mettersi in relazione con chi si ha di fronte, forse perché ci si sente minacciati dalla sua diversità. Ed è ciò che accade, ad esempio, agli omosessuali, persone derise, emarginate, pestate e, a volte, addirittura uccise per il semplice fatto di avere una tendenza sessuale non conforme alla norma. Non è raro sentire storie di padri che accoltellano il proprio figlio gay, di adolescenti che tentano il suicidio perché non accettati dai compagni e di transessuali assassinati. Tutto ciò è al di fuori sia dell’etica morale, sia di quella religiosa, dato che entrambe prevedono il rispetto dell’altro. Non c’è differenza di razza, cultura, classe sociale, orientamento politico, religioso o sessuale che possa essere affrontata con la violenza. Si può non condividere la tendenza omosessuale, ma non per questo un uomo può sentirsi libero di sopprimerla, perché quando si fa del male ad un omosessuale lo si è fatto comunque ad un essere umano e non “ad uno scherzo della natura” come qualcuno afferma. La Natura non fa scherzi, ma dona meraviglie; poi sta agli uomini il saperle accettare e custodire. Non sappiamo ancora con certezza se l’omosessualità negli individui è innata o è frutto di condizionamenti, ma è certo che non è sinonimo di “gay pride”, prostituzione e voglia di trasgredire. Infatti, se provassimo a relazionarci con persone che possono sembrare totalmente diverse da ciò che siamo, potremmo scoprire che anch’esse hanno come noi un progetto di vita e di amore, che intendono perseguire non lottando contro discriminazioni e violenze, ma vivendo in un contesto sociale che rispetta la loro identità. Natale 2009 Il Crocifisso…tace di Lucia Pina Giraldi “Questa sentenza è inaccettabile!” “Visto che la sentenza riguarda i simboli religiosi nei luoghi pubblici come dobbiamo comportarci con il velo, il burca , alnicab dei musulmani nelle nostre strade? Per non turbare i non credenti dovremmo togliere le croci ,i minareti , abbattere le chiese, le sinagoghe , le moschee………. “ “Se non si può esporre il crocifisso in un’aula perché i ragazzi potrebbero risultare deviati, allora bisognerebbe cancellare dai curricula scolastici tutti i riferimenti alla cultura cristiana. Non resterebbe quasi nulla (Andrea Sartori - Insegnante)” Navigando in internet ho trovato tantissime affermazioni simili a queste e mi sono chiesta dove sta la verità? Da una parte penso all’affermazione del diritto di ognuno di professare o meno una determinata religione, d’altra parte mi rendo conto o meglio esplicito il mio pensiero in quell’uomo che, crocifisso per amore, ci ha donato la supremazia sul male. Ecco dunque cosa mi attenderei dalla ministra: non dichiarazioni infuocate come: “il crocifisso rappresenta l`Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione”, ma inviti alla tolleranza, al dialogo, alla moderazione, alle scelte condivise, in combutta con la democrazia, quella della libera scelta perché libera da condizionamenti. Non a caso è stata una scrittrice ebrea, Natalia Ginzburg, a prendere le difese del crocifisso quando – negli anni Ottanta – vi fu un altro tentativo di cancellarlo dalle aule: “Non togliete quel crocifisso” fu il titolo del suo articolo. Scriveva: “il crocifisso non genera nessuna discriminazione. Tace. Il crocifisso è il segno del dolore umano”………………… ….“Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo… prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini… A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini, lo sappiano fin dai banchi della scuola”. Con tutto il rispetto auspichiamo che pure i giudici lo apprendano. “Il crocifisso fa parte della storia del mondo”, scrive la Ginzburg. Quindi si potrebbe affermare che il significato più profondo della presenza del crocifisso nei luoghi pubblici non è innanzitutto quello di propagandare una religione; non è quello di indottrinare gli «infedeli»; non è quello di affermare il predominio di un credo sulle istituzioni laiche. Quel pezzo di legno con la figura del Cristo morente può essere invece guardato, rispettato e amato da tutti, credenti o non credenti, devoti o atei, perché in esso si concentra la misteriosa esperienza di un uomo che si è detto Dio non attraverso una manifestazione di potenza, e quindi di potere e di predominio, non con le spade e con gli eserciti, non con l’uccisione del nemico, bensì attraverso il dono di sé, l’umiliazione, la debolezza, attraversando fino in fondo la condizione umana, assumendo su di sé il vertice della sofferenza, offrendo se stesso come sacrificio «per la salvezza di molti». I giudici europei non hanno compreso che qui non siamo di fronte a una religione, a una dottrina, a un insieme di precetti, ma a un fatto. Un fatto che sfida la coscienza e la libertà di ognuno senza nulla imporre. Un fatto che, a partire dalla Gerusalemme di 2000 anni fa, nel corso della storia - e in modo così particolare nella storia europea - è stato capace di generare una civiltà dove la persona è difesa, tutelata e valorizzata proprio in forza dell’evento sorgivo della croce. Perciò il crocifisso non è la «violazione dei diritti», ma è la fonte del rispetto che ad essi si deve, in ogni tempo ed in ogni spazio. Infine il crocifisso è il più grande esorcismo contro il Male. Infatti non è il crocifisso ad aver bisogno di stare sui nostri muri, ma il contrario. Come dice un verso di una canzone di Gianna Nannini: “Questi muri appesi ai crocifissi…”. Letteralmente crolla tutto senza di lui, tutti noi siamo in pericolo. Rubriche Natale 2009 Note su Note 7 Rinascita di Francesco Panetta Come accogliere l’altro ? …. Abbandonarsi all’amore !!! In pieno periodo Natalizio, in un caos fatto di corse all’ultimo acquisto utile da mettere sotto l’albero, proviamo a fermarci un attimo, e a riflettere su quello che dovrebbe essere un perno fondamentale del nostro vivere quotidiano, l’accoglienza. L’accogliere l’altro non è cosa da poco, dovrebbe essere una caratteristica fondamentale con la quale riuscire a mettere da parte diversità quali l’orientamento politico, religioso, culturale, e sessuale, ma che tante volte nella nostra società sono un pretesto per ergere muri di indifferenza verso il prossimo. A tal punto voglio proporvi un paio di brani di un artista italiano Giovanni Pellino in arte “Neffa” estratti dal suo ultimo album “Sognando Contromano” con il quale sta riscuotendo un forte successo. “…C’è una strada per andare dove l’odio non c’è senza muri ne paure senza più bandiere su di noi. Qui non c’è nessuno che vuole sentirti gridare più forte, qui non c’è nessuno che vuole vederti volare nella notte… Meglio che non dici a nessuno che infondo ancora stai sperando… c’è una sola strada per uscire da qui ed arrendersi incondizionatamente all’amore e dire di si…” Neffa, in questo brano dal titolo “Nessuno” esprime quella capacità nel superare quella barriera che tende a formarsi là dove l’uomo chiude il suo cuore verso l’altro, con la consapevolezza che l’unico modo per sconfiggere l’indifferenza, come dice il testo : è una sola ed è quella di abbandonarsi all’amore. “Sono pronto per rialzarmi ancora, è il momento che aspettavo è ora nonostante questo cielo sembri chiuso su di me. Nessuno mi vede nessuno mi sente ma non per questo io non rido più … Io sono qui in un Mondo che ormai gira intorno a vuoto lontano dal tuo sole ...” Il brano citato dal titolo “ Lontano dal tuo sole” descrive un uomo che nonostante tutto intorno gli appaia poco accogliente, non si chiude in se stesso, ma con il sorriso continua la sua strada con spirito speranzoso nel futuro, perché anche se il Mondo sembra andare a rotoli lui non demorde. Sono brani di una forte intensità, fanno capire che essere indifferenti, chiudersi alle relazioni con l’altro non aiuta a vivere bene, ma anzi che il confronto, l’abbandonarsi pieno e sincero all’amore verso l’altro è un valore che và coltivato e assaporato in ogni sua forma. S O T T O S T A N T E ...dove i nostri occhi non arrivano Nell’augurarvi un 2010 sereno, esprimo la mia solidarietà a tutte le famiglie dove ci sono bambini che credono che i loro papà siano una specie di spiderman, solo perchè li hanno visti in tv camminare sul tetto di una fabbrica. Spero che il 2010 porti tutti questi uomini giù dai tetti, restituendoli ai loro dignitosi posti di lavoro: sarebbe un’ottima priorità per il governo. Visto il tema trattato su questo numero, pubblico un estratto del bellissimo intervento fatto in una puntata di “Che tempo che fa” dallo scrittore Erri De Luca. Buona lettura. I poteri hanno visto nelle isole dei luoghi di reclusione, hanno piantato prigioni su ogni scoglio. Il mare nostro brulica di sbarre. Gli uccelli, invece, vedono nell’isola un punto di appoggio dove fermare e riposare il volo prima di proseguire oltre; tra l’immagine di un’isola come recinto chiuso - quella dei poteri - e l’immagine degli uccelli - di un’isola come spalla su cui poggiare il volo - hanno ragione gli uccelli. Nel canale di Otranto e Sicilia i contadini di Africa e d’Oriente affogano nel cavo delle onde. Un viaggio su dieci sprofonda; la terraferma Italia è terra chiusa: li lasciamo annegare per negare. Il Novecento è stato il secolo in cui milioni di esseri umani si sono spostati da un continente all’altro, e così hanno spostato il peso del mondo... Nel 1900 siamo stati noi, gli italiani, gli azionisti di maggioranza. Trenta milioni di noi si sono spostati. Dal porto del molo Beverello si staccavano le navi che portavano dall’altra parte dell’oceano. Era nero, il molo, di madri con quei loro fazzolettini bianchi che sembravano tante farfalline immobili, inchiodate verso la poppa che se andava lentamente, a motori bassi, verso la diga foranea. È stato il nostro di Carmine Egizio Parole accoglienti 1900: ha spopolato terre e paesi, molto più di due guerre mondiali. Lettera a casa, dall’altra parte dell’oceano, 1925. “Mia cara matre, sta pe’ trasì Natale e a stà luntanu a vui me sape amaro. Come vurria allummà due o tre bengala, come vurria sentì nu zampognaro ...Mia cara matre, che sò, che sò i denari. Per chi se chiagne a patria nun sò niente. Mò tengo qualche dollaro e me pare che non sò stato mai tanto pezzente. Non torno. Me ne resto fora a faticà per tutti quanti. Io ch’aggio perso patria, casa, onore, io sò carne e maciello, so’ emigrante”. Quelli di adesso invece partono sopra dei zatteroni e si portano dietro tutto quello che hanno potuto salvare da un’espulsione, lasciandosi dietro un bucato in fiamme oppure una miseria infame. Ma quegli occhi sbarcheranno da noi e saranno rinchiusi dentro centri di permanenza temporanea. Chiamiamo così dei posti con con sbarre, filo spinato, guardiani: permanenza, un bel nome alberghiero, per non dire a noi stessi che facciamo i carcerieri di viaggiatori, colpevoli di viaggio. Sbarcheranno da noi e allora sì, si accorgeranno dello spariglio, della disparità delle carte in tavola. Amare, il più forte sentimento e la più potente energia del corpo umano. Amare, che fa del bene prima di tutto a chi ama, prima ancora di far del bene all’altro, allo straniero. Amare: non tollerare, non respingere alla rinfusa donne incinte. E nessuno dica: ma perché partono incinte queste benedette donne e ragazze! ... perché non partono incinte. Vengono violate regolarmente a ogni frontiera africana. Nasce tra i clandestini, il suo primo grido è coperto dal rumore del giro delle eliche. Gli staccano il cordone e senza fare il nodo lo affidano alle onde. I marinai li chiamano Gesù, questi cuccioli nati sotto Erode e Pilato messi insieme. Niente di queste vite è una parabola, nessun martello di falegname batterà le ore nell’infanzia e i chiodi nella carne. Nasce tra i clandestini l’ultimo Gesù, passa da un’acqua di placenta a quella del mare senza terra ferma, perché vivere ha già vissuto e dire ha detto, e non può togliere una spina dai rovi che incoronano le tempie: sta con quelli che esistono il tempo di nascere, va con quelli che durano un’ora. “Nessuna polizia può farci prepotenza più di quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli che non fate, le nostre vite saranno i vostri libri di avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il pellegrino, l’odore che perdeste, l’uguaglianza che avete sottomesso. Da qualunque distanza arriveremo a milioni di passi, noi siamo i piedi e vi reggiamo il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo, noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento di stasera. Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: Non vi sbarazzerete di me. Va bene, muoio, ma in tre giorni resuscito e ritorno. 8 Rinascita Attività pastorali, iniziative e servizi Natale 2009 AVVISI È INDETTA UNA LOTTERIA PARROCCHIALE COL SORTEGGIO DI UNA FIAT PANDA I CUI PROVENTI SARANNO UTILIZZATI PER LA COSTRUZIONE DEL CAMPANILE - Domenica 27 FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA. Si invitano i coniugi a partecipare alla celebrazione delle ore 12,00 per il rinnovo delle promesse matrimoniali. Mensile della comunità cristiana di Pontecitra Parrocchia del Sacro Cuore Anno 10 N. 4 Natale 2009 Direttore Responsabile: Don Pasquale Giannino - 3 gennaio 2010 ore 20,30: Rappresentazione del presepe vivente La Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo, Pierpaolo Ariola, Carmine Egizio, Lucia Pina Giraldi, Francesco Panetta, Stefano Perrone, Doriana Pianese, Carmela Provvisiero, Daniela Rossetti, Salvatore Sapio, Mariateresa Vitelli. - 6 gennaio 2010 ore 20,30: Rappresentazione del presepe vivente Grafica: Carmine Egizio - Lunedì 28 ore 20,00 “Il viaggio della stella”, spettacolo dei fanciulli del catechismo - Giovedì 31 ore 8,00: SS. Messa. Segue Adorazione Eucaristica ore 17,30: Vespro Solenne e canto del TE DEUM ore 1,00: Adorazione notturna (dopo la mezzanotte) - 24 gennaio 2010 ore 16,00: Assemblea parrocchiale e l a t a N Buon 0 1 0 2 n ed u Sereno Rinascita vi da appuntamento a Febbraio La redazione augura ai lettori [email protected] www.chiesadipontecitra.it Compendio al Catechismo della Chiesa Cattolica Art. 48 Come la Chiesa esprime la sua fede trinitaria? La Chiesa esprime la sua fede trinitaria confessando un solo Dio in tre Persone: Padre e Figlio e Spirito Santo. Le tre Persone divine sono un solo Dio perché ciascuna di esse è identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina. Esse sono realmente distinte tra loro, per le relazioni che le mettono in riferimento le une alle altre: il Padre genera il Figlio, il Figlio è generato dal Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.