Se quest`anno Gesù nascesse a Coccaglio, Cologne, Trenzano

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Se quest`anno Gesù nascesse a Coccaglio, Cologne, Trenzano
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N 9
200
Anno 10 N. 4
Natale
2009
Editoriale
Accoglienza
di Francesco Aliperti Bigliardo
Una società civile ed avanzata
non dovrebbe mai temere il confronto con le altre culture e soprattutto
non dovrebbe sostituire la parola:
“accoglienza” con la parola “respingimento”. La dialettica è da sempre
il motore sano della conoscenza.
Censura, repressione, rifiuto del
dialogo sono i germi della pericolosa e sempre più conclamata fragilità
delle nostre comunità. Una fragilità
ed una chiusura che fa in fretta a
trasformarsi in odio razziale, difesa
ad oltranza del proprio perimetro.
Non è scacciando stranieri, edificando barriere, erigendo muraglie
che conserveremo la nostra identità.
I flussi migratori e le contaminazioni sono virus benefici ed incontenibili
di una pandemia che prima o poi contagerà tutte le culture e tutte le civiltà.
Liberiamo le frontiere dai gendarmi
inflessibili pronti a far scattare le tagliole di regolamenti sempre più ottusi e retrogradi. Quello di cui abbiamo
sempre più bisogno è di quel pizzico
di coraggio che ci porta ad ascoltare
le ragioni altrui, al fine di operare
quella sintesi che i meglio informati
chiamano “integrazione culturale”.
Accoglienza dunque è il filo conduttore di questo numero. Accoglienza come disposizione dell’animo,
come abito mentale. Come capacità
di ospitare e contemplare nuovi principi, nuovi equilibri. Come voglia di
crescere e guardare avanti, come bisogno di capire e metabolizzare i mille modi di stare al mondo nel rispetto
e se possibile, nel culto degli altri.
Accoglienza di tutte le forme di
umanità che questa società esprime
anche e soprattutto di quelle giudicate “irregolari”, “distorte”, “deformi” perché risulta evidente che ciò
che per paura, superficialità o miope
strategia da conservatori abbiamo
gettato dalla finestra, prima o poi
tornerà a bussare alle nostre porte.
mensile della comunità cristiana di Pontecitra
Diffusione
Gratuita
Ad Uso Interno
Se quest’anno
Gesù
nascesse
a Coccaglio,
Cologne,
Trenzano...
(Brescia)
di Don Pasquale Giannino
A Coccaglio la giunta di Centrodestra
(Lega) ha organizzato l’operazione White Christmas per identificare ed espellere i
clandestini. A Cologne la stessa tipologia
di politici ha fatto chiudere una moschea
con un’ordinanza comunale. A Trenzano
poi la situazione non cambia di molto. La
giunta comunale ha decretato, minacciando
sanzioni gravissime, che gli stranieri, per lo
più mussulmani, nei luoghi pubblici devono parlare esclusivamente in italiano. Già
da una trasmissione televisiva di qualche
giorno fa si è assistito alla messa in onda di
un pungente consiglio comunale di questa
cittadina.
Tra paroloni, arroganza e trivialità di
qualche assessore/consigliere del partito
della Lega, dinanzi alle telecamere, si è decretato anche lì la chiusura del Centro Islamico Mussulmano.
Sempre loro questi stranieri...! Sembra
essere ritornati ai tempi in cui si proclamavano le leggi razziali. Affermavo la prima
domenica d’Avvento nell’omelia che il Natale di per se è la festa di quel Dio bambino
che nasce per ogni uomo, in special modo
per gli ultimi: capita però che proprio gli
ultimi non vivano il Natale, perché troppo
“ultimi”. Ma ci pensate: Dio che nasce non
solo per i cristiani, il nostro Dio che non si
fa relegare a confini di religione/credo, né
tantomeno a una pratica o ad un’altra.
Anche se Dio ha scelto il popolo di Israele per adempiere la sua rivelazione, ad esso
non si è fermato; e noi cristiani ne siamo la
riprova! Un Dio che nasce per tutti, muore
per tutti, risorge per tutti, salva tutti. Cosa
sarebbe l’uomo senza questo Dio? Gesù è
venuto per tutti, anche perché tutti prima
o poi nella Storia emigrano, con o senza documenti. Anche i nonni della regista Francesca Comencini, che sono sepolti proprio
a Coccaglio (luogo di nascita del nonno)
dopo una lunga vita trascorsa da emigrati in
Francia, dove, come racconta la nipote in
una lettera a la Repubblica, avevano avuto la dolorosa prova di cosa vuol dire essere
stranieri.
Qualche anno fa, mentre il Congresso
degli Stati Uniti discuteva su una legge che
l’avrebbe penalizzata per l’assistenza umanitaria che offriva agli immigrati “clandestini” (sempre loro, accidenti…), il cardinale
Roger Mahony, arcivescovo di Los Angeles,
disse che se quella legge fosse stata approvata avrebbe chiesto ai suoi preti di disobbedire, perché «negare l’aiuto a un fratello in
umanità vìola una legge che ha un’autorità
superiore al Congresso: la legge di Dio».
Buon Natale!
2 Rinascita
Quelli che preparano...
Natale 2009
Una settimana senza TV
2° appuntamento 22 gennaio 2010 ore 20,00
di Francesco Aliperti Bigliardo
Cosa dire per sedurre, cosa inventare per catturare l’attenzione di tutti
quelli che continuano a rivolgere altrove i loro sguardi? Raccontare del
film che proietteremo? Della forza
predittiva di “Quinto potere”, delle
capacità veggenti di Sidney Lumet,
della sua assoluta lucidità nel mettere a nudo i meccanismi che sono alla
base del nostro “sistema informativo”?
Non servirebbe. Sono anzi convinto
che potrei scrivere di seguito una sequela di parolacce ed insulti al papa,
alla chiesa, alla comunità, al sindaco…senza ottenere di contro, nessun
tipo di reazione, protesta o denuncia
che dir si voglia.
Avessimo da mostrare un extraterrestre autentico con tanto di pedigree
e certificato di autenticità, con le sue
”mucillagini” ed i suoi incredibili poteri sovrannaturali, non riusciremmo a
riempire neppure una di quelle poltrone desolatamente vuote che accompagna ogni nostra iniziativa…ma voglio
illudermi una volta ancora. Proverò
allora a solleticare la vostra curiosità
con qualcosa di veramente televisivo,
che vi sottragga per una sera almeno,
al vostro cimento di ossequiosi missionari dello schermo piatto.
Vi racconterò quindi che nel 2° appuntamento del
nostro progetto
mangeremo
a
sbafo….sì gratis!
Ci abbufferemo
di patine, tartine
e panini ripieni
di ogni ben di
Dio. Di pietanze succulente e
rigorosamente
gratuite. Moderne, scintillanti
iperboliche nelle
loro guarnizio-
ni a base di gel rinfrescanti, colorati e
catarifrangenti. Sazi ed ubriachi poi ci
insulteremo vicendevolmente senza in
questo imporre limiti di alcun genere.
Lo scontro verbale sarà assolutamente
senza regole, truculento, osceno, blasfemo. Sarà imposto di rivolgere agli
avversari epiteti pescati nel patrimonio
“artistico” di ciascuno. Tutti dovranno dare il proprio onesto contributo
all’orrore. Tireremo in ballo i culti religiosi cari all’avversario, faremo sfoggio dei nostri più intimi contatti con
quanto di più abbietto prodotto dalla
nostra “cultura”. Non risparmieremo di
fare la lista dei rispettivi defunti, cui
attribuiremo il merito di essersi distinti nei mestieri più bassi e pruriginosi.
Faremo scempio delle buone maniere,
non disdegnando di eruttare a comando e scambiarci umori intimi come si
trattasse di finissime squisitezze della
pluridecorata tradizione cioccolatiera
eugubina.
Al culmine della esaltazione, in piena vertigine da prestazione televisiva
d’avanguardia, ci massacreremo di botte, non lesinando di colpirci in volto
con souvenir del duomo di Milano. In
mancanza di quest’ultimo, visto il contesto in cui si svolgerà la manifestazione, potranno essere utilizzati i crocefissi in marmo, gentilmente offerti dal
nostro sponsor dei buoni sentimenti.
Tra i più schifosi sarà selezionato il
peggiore (o migliore che dir si voglia)
che sarà proposto per rappresentare la
parrocchia nella prossima edizione de
“il grande fratello”. Agli altri partecipanti sarà chiesto di leggere in diretta
una lettera che celebri il suo affetto per
la povera mamma vecchia ed in stato di
eterna indigenza.
L’appuntamento, senza telecomando,
è per venerdì 22 gennaio alle 20,00. Fateci un pensiero, noi intanto piazziamo
le telecamere.
Natale 2009
Riflessioni
3 Rinascita
Giuseppe Moscati: Santo dell’accoglienza
di Mariateresa Vitelli
La parola scelta come filo conduttore di questa edizione de “La rinascita” è accoglienza, che pare particolarmente indicata in questo periodo
di festività natalizie, poiché evoca
gioia, serenità, amore, ma è anche
una parola che, proprio come capita
ai regali non troppo graditi, rischia di
essere accantonata fino al prossimo
Natale, perché non è facile mantenere nel corso dell’intero anno tale
atteggiamento verso tutti (quindi
anche i “diversi” per razza, religione,
stato sociale). Impossibile essere sempre buoni come ci vuole l’atmosfera
natalizia…
Allora vale la pena ricordare un
uomo che, nella propria vita, è stato costantemente accogliente: forse conoscete già Giuseppe Moscati,
comunemente noto come “il medico
santo”, già molto tempo prima che
venisse ufficialmente canonizzato.
Tratteggiarne la figura non è impresa facile, poiché davvero è stato
un uomo straordinario sia nel campo
lavorativo sia in quello umano senza
che vi sia mai stata divisione di ruoli
fra l’aspetto pubblico e privato.
Giuseppe Moscati nacque a Benevento da una nobile famiglia nel
1880 e durante l’adolescenza fu toccato personalmente dal dramma della
sofferenza umana, quando il fratello
Alberto subì un trauma inguaribile,
in seguito ad una caduta da cavallo;
Giuseppe gli prodigò le sue cure, sperimentando la relativa impotenza dei
rimedi umani e, di contro, l’efficacia
dei conforti religiosi.
E’ stato forse questo evento che ha
influenzato la sua decisione di diventare medico, tuttavia fino dalla più
giovane età egli manifestò una sensibilità acuta per le altrui sofferenze,
fisiche e non.
Nel 1903 Moscati conseguì la laurea
in medicina (con pieni voti e diritto
alla stampa) e da quel momento la sua
vita professionale si avvia rapidamente: supera sempre in maniera brillante
i concorsi pubblici, oltre a quelli per
esami e titoli; ben presto diventa coadiutore all’ospedale degli Incurabili
(a Napoli), poi aiuto ordinario negli
Ospedali Riuniti e via via fino a diventare primario; nel contempo dedica la sua attenzione anche alla ricerca
scientifica, partecipando con numerose relazioni a congressi scientifici
nazionali ed internazionali.
Il suo straordinario valore è riconosciuto ovunque al punto che, durante
la prima guerra mondiale la sua domanda di arruolamento venne rifiutata perché la sua presenza fu ritenuta
più necessaria all’ospedale degli Incurabili, dove egli effettivamente visitò
e curò circa 3000 militari. E davvero
straordinario è il suo “occhio clinico”
che gli permise di emettere diagnosi
precise, avvalorate o dalla guarigione o dalla autopsia ed egli lo adopera sulla totalità dell’essere umano,
arrivando al cuore dei suoi pazienti,
profondamente convinto che anima
e corpo sono tutt’uno; talvolta, nelle
sue ricette, Moscati segnalava che il
malato non si confessava da tempo:
per lui, questo aveva conseguenze sulla salute anche corporea.
Ma ciò che impressiona favorevolmente, in chi conosce Giuseppe Moscati, è la sua personalità, limpida e
coerente, impregnata di fede e di carità: in lui vi è la piena realizzazione e
continuazione dell’opera cominciata
dal divino Maestro: “Venite a me, voi
tutti che siete affaticati ed oppressi,
ed io vi ristorerò” (Mt. 11,28); egli,
tuttavia, non attende di essere cercato per alleviare le sofferenze solo nella veste professionale, ma addirittura
va cercare i malati, soprattutto quelli
più poveri ed abbandonati, per curarli
gratuitamente. In ciò è aiutato dalla
sorella Nina, alla quale Moscati ogni
sera segnala i casi più bisognosi ed urgenti di aiuto, per i quali ella provvede prontamente.
Non deve stupire la santità e la carità di Giuseppe Moscati: egli non
agisce così perché “è santo”, bensì è
divenuto santo, di giorno in giorno,
perché la prima accoglienza l’ha dimostrata verso Colui che chiedeva
di essere conosciuto ed amato da lui;
santità e carità sono, dunque, solo la
conseguenza del suo amore per la Madonna e per Gesù sacramentato, che
egli continua ad amare e servire nei
suoi pazienti.
In un’epoca dominata dal materialismo e dalla negazione di Dio, Moscati
lo annuncia non con le parole, bensì
con la carità con cui esercita la sua
professione e, mentre cresce l’attività
esterna, così si prolungano le sue ore
di preghiera.
Giuseppe Moscati morì improvvisamente nel 1927, lasciando un grande
rimpianto tra il popolo.
4 Rinascita
Sociale
Natale 2009
di Luca Ripetta
L’immigrazione:
cosa fanno gli Enti locali?
di Salvatore Sapio
Il fenomeno dell’immigrazione che da
alcuni decenni sta interessando il territorio della Regione Campania, non può
è non deve essere più considerato come
una emergenza di ordine pubblico.
Semmai deve essere considerato solo
come un’emergenza sociale che va affrontata e risolta con spirito di solidarietà e di carità cristiana specialmente se si
considera che la stragrande maggioranza
dei soggetti immigrati, da qualsiasi Paese
provengano, stanno qui per lavoro o per
cercare un lavoro che nella loro patria
non possono avere per le più svariate
ragioni.
Se si considera che il fenomeno migratorio nel territorio campano non è più di
transito, come accadeva qualche decennio fa quando i singoli extracomunitari si
fermavano nella nostra regione in attesa
di una sanatoria per andare poi al nord
per trovare lavoro, il nostro compitodovere è quello di favorire l’integrazione
nel nostro tessuto sociale, culturale ed
economico di quei poveretti costretti
ad allontanarsi dalla propria terra nella
speranza di trovare anche solo un tozzo
di pane da dividere, in molti casi con i
parenti rimasti a casa.
Oggi invece gli immigrati, una volta
arrivativi, restano stabilmente nella nostra regione, sono inseriti nel mercato
del lavoro, sono ricongiunti ai propri
familiari e, infine, hanno figli che sono
nati qui per cui sono nostri concittadini
a tutti gli effetti: ormai la presenza degli
immigrati nella nostra regione è capillare e diffusa.
L’apporto alla nostra economia dei
cittadini immigrati è notevole e per alcuni settori è diventato preponderante
e quasi indispensabile. Infatti, nel settore del lavoro domestico, nel quale tra
l’altro si registra una alta percentuale
di lavoro sommerso, le mansioni di badante e di collaboratore domestico sono
svolte quasi totalmente dagli immigrati. Parimenti dicasi del settore agricolo
nel quale l’impiego degli lavoratori immigrati ha ormai raggiunto proporzioni
rilevanti con percentuali che superano
il 60% con una prevedibile ulteriore cre-
scita in quanto gli operai agricoli locali
sono principalmente lavoratrici anziane
per cui è ipotizzabile che nel giro di alcuni anni verranno integralmente sostituite da lavoratori immigrati i quali sono
costretti, il più delle volte, a vivere e a
lavorare in condizione estremamente disagiate e disumane.
Anche nel settore edile vi è una grande percentuale di lavoratori stranieri nei
confronti dei si perpetrano abusi e soprusi di ogni genere, come il salario più
basso nei confronti dei lavoratori locali,
la non applicazione del contratto sindacale, il non riconoscimento dell’anzianità né della eventuale qualifica acquisita nel paese d’origine, la mancanza di
formazione professionale e alla sicurezza
sul lavoro e soprattutto dei dispositivi
individuali di protezione, la non
corresponsione degli assegni familiari e
dell’assegno della cassa edile.
Molti lavoratori immigrati poi, sono
costretti ad accettare un contratto anche part-time o ad aprire una partita
IVA altrimenti non possono lavorare.
Inoltre i cittadini stranieri si stanno
affermando anche nel lavoro autonomo,
Natale 2009
specialmente in quello commerciale,
anche se moltissimi sono costretti a vendere senza autorizzazione sui marciapiedi
delle grandi città la propria merce etnica praticando anche la vendita di merci
false (cd, occhiale, orologi, borse).
In questi settori, purtroppo, dobbiamo
assistere ad un forte sfruttamento con
un prolungato e massacrante orario di
lavoro, con una scarsa paga oraria o settimanale.
Inoltre si trovano lavoratori immigrati
anche in altri settori del mercato di lavoro: medici, infermieri, farmacisti, insegnanti e docenti di madre lingua che
operano all’Orientale e in altre università campane.
Per non parlare della presenza dei
bambini immigrati che solo nelle scuole
di Napoli e provincia sono stimati ufficialmente in circa 9000 alunni.
Non sono forse, questi dati, sufficienti
per affermare che i cittadini stranieri in
Campania rappresentano una realtà ed
una parte notevole del mercato del lavoro e quindi dell’economia della nostra
Regione?
Ben poche sono le iniziative del governo regionale della Campania a favore
non di tutti i cittadini stranieri presenti sul territorio ma almeno a favore di
quegli stranieri che lavorano regolarmente, pagano le tasse ed hanno figli
che frequentano scuole italiane e parlano italiano! Nel governo nazionale si
sta discutendo da qualche tempo sulla
possibilità di concedere la cittadinanza
italiana e di riconoscere i diritti elettorali agli immigrati regolari! Non si capiscono le ragioni di tanta resistenza da
parte di chi in un recentissimo passato
ha voluto la “legalizzazione” degli extracomunitari entrati in clandestinità nel
territorio nazionale.
Riconoscere certi diritti, anche limitati, a chi si è introdotto in Italia clandestinamente è ben più grave dell’estendere la cittadinanza e altri diritti a chi
lavora regolarmente partecipando alla
crescita economica del nostro paese!
E allora nascono spontanee alcune
semplicissime domande:
• La legalizzazione voluta dal governo
mirava solo a prendere soldi ben sapendo che le relative somme dovute dagli
ipotetici datori di lavoro sarebbero state
Sociale
5 Rinascita
versate dai lavoratori legalizzabili?
• Perché con le tante leggi e leggine,
anche di carattere penale, non è stata
prevista come reato la “falsa legalizzazione” per quei cittadini stranieri che
hanno beneficiato della legge Bossi-Fini
al solo scopo di poter dedicarsi, nella legalità del soggiorno(!?), ad attività illecite, e perché non è stato previsto il reato di favoreggiamento per quei cittadini
italiani che si sono prestati come fantomatici datori di lavoro per consentire la
legalizzazione?
• Forse il legislatore italiano non sa che
è non considerato reato un qualsiasi
comportamento per il quale non è prevista una correlativa pena?
• È per questo che di recente il governo
ha criminalizzato i clandestini e chi li
favorisce?
Se lo Stato Italiano non riesce, forse
perché non vuole, affrontare le problematiche relative al fenomeno dell’immigrazione è giocoforza
impossibile
che lo facciano gli Enti locali (Regione,
Provincia e Comune) che in alcune casi
possono essere considerato latitanti relativamente al problema immigratorio
ed allora ecco che nascono comitati ed
associazioni di volontariato che ormai
pullulano su tutto il territorio nazionale
nella speranza di sensibilizzare non solo
l’opinione pubblica ma anche e soprattutto gli amministratori.
A questa regola nazionale non si sottrae il comune di Marigliano in cui la
presenza di immigrati extracomunitari,
pur non raggiungendo le ragguardevoli
percentuali regionali, ha un certa consistenza. L’attuale Amministrazione così
come le precedenti non sembra essere
interessata ad affrontare le problematiche degli extracomunitari residenti nel
comune che pure partecipano alla vita
lavorativa e sociale in genere.
Esiste al comune uno sportello “CITTADINI STRANIERI”, istituito dalla
passata amministrazione, che, nonostante avesse originariamente in progetto
“l’integrazione sociale e la partecipazione attiva” alla vita cittadina degli stranieri residente nel comune, a tutt’oggi
non serve ad altro se non a fornire informazioni agli stranieri: sarebbe opportuno che l’Amministrazione comunale
si facesse carico di istituire un vero e
proprio centro sociale come luogo per
gli immigrati di accesso al diritto, come
supporto per le associazioni di solidarietà
che pure esistono sul territorio comunale, un centro che promuova lo studio, la
formazione e l’informazione sugli aspetti
giuridici legati all’immigrazione, l’asilo e
la cooperazione, che miri a promuovere:
•
attività di formazione e aggiornamento professionale degli operatori
pubblici e privati interessati al fenomeno immigratorio;
• la realizzazione di momenti di informazione rivolti agli immigrati;
• la realizzazione di un osservatorio contro le discriminazioni;
• interventi rivolti alle scuole incentrati
sulle condizioni di soggiorno dello straniero realizzando magari un giornalino
anche sotto forma di fumetto (gradito ai
giovanissimi alunni delle scuole elementari e medie) che descrive i percorsi da
seguire necessariamente per l’ingrasso
in Italia degli stranieri e quelli d seguire dai cittadini autoctoni per favorirne
l’integrazione nel tessuto sociale cittadino.
A tale proposito è opportuno ricordare
il messaggio del papa Giovanni Paolo II
per la giornata mondiale dell’emigrazione del 1985, in cui, tra l’altro si legge:
“Mi è cara l’occasione per raccomandare che si moltiplichino in tutti i modi gli
sforzi per una valutazione umana, politica, sociologica del complesso fenomeno
delle migrazioni, proprio nei suoi drammatici e preoccupanti aspetti negativi.
Uomini politici e sociologi hanno dato e
potranno dare un grande contributo per
alleviarne e, in quanto possibile, eliminarne le cause. La Chiesa, dal canto suo,
non ha mancato e non mancherà di operare con accresciuto impegno perché la
propria azione di carità si armonizzi con
quanto compie la società civile. Possa
questo mio messaggio aiutare a superare
nel campo delle migrazioni quelle barriere che si frappongono non solo a una
giusta integrazione ma alla più autentica
fraternità evangelica. Possa contribuire
ad unificare gli immigrati e gli autoctoni
dei Paesi di accoglienza, rendendo possibile a tutti di far risuonare nel proprio
accento la stessa e unica espressione di
fede e di amore in Gesù Cristo, Redentore dell’uomo!”
FALEGNAMERIA
FALCO
di Antonio Falco
Fabbricazione di mobili in legno
Corso Umberto I (Parco Paradiso)
80034 Marigliano (NA) tel 3389184822
6 Rinascita
Attualità
Tendenza sessuale
“non conforme alla norma”
di Doriana Pianese
Accogliere l’altro, nel corso degli anni, sembra essere sempre più difficile. Il Mondo fa tanti progressi, acquisisce nuove
conoscenze ma queste non fanno sì che la maggior parte degli
uomini possano sviluppare una migliore sensibilità e “apertura di mente” quando entrano a contatto con realtà nuove,
diverse da ciò che si reputa “normale”. Si scruta l’altro quel
poco che basta per crearsi un pregiudizio, che diventa poi
l’alibi di una fuga dal mettersi in relazione con chi si ha di
fronte, forse perché ci si sente minacciati dalla sua diversità.
Ed è ciò che accade, ad esempio, agli omosessuali, persone
derise, emarginate, pestate e, a volte, addirittura uccise per il
semplice fatto di avere una tendenza sessuale non conforme
alla norma.
Non è raro sentire storie di padri che accoltellano il proprio figlio gay, di adolescenti che tentano il suicidio perché
non accettati dai compagni e di transessuali assassinati. Tutto
ciò è al di fuori sia dell’etica morale, sia di quella religiosa,
dato che entrambe prevedono il rispetto dell’altro. Non c’è
differenza di razza, cultura, classe sociale, orientamento politico, religioso o sessuale che possa essere affrontata con la
violenza. Si può non condividere la tendenza omosessuale,
ma non per questo un uomo può sentirsi libero di sopprimerla, perché quando si fa del male ad un omosessuale lo si è fatto comunque ad un essere umano e non “ad uno scherzo della
natura” come qualcuno afferma. La Natura non fa scherzi,
ma dona meraviglie; poi sta agli uomini il saperle accettare
e custodire. Non sappiamo ancora con certezza se l’omosessualità negli individui è innata o è frutto di condizionamenti,
ma è certo che non è sinonimo di “gay pride”, prostituzione e
voglia di trasgredire. Infatti, se provassimo a relazionarci con
persone che possono sembrare totalmente diverse da ciò che
siamo, potremmo scoprire che anch’esse hanno come noi un
progetto di vita e di amore, che intendono perseguire non
lottando contro discriminazioni e violenze, ma vivendo in un
contesto sociale che rispetta la loro identità.
Natale 2009
Il Crocifisso…tace
di Lucia Pina Giraldi
“Questa sentenza è inaccettabile!”
“Visto che la sentenza riguarda i simboli religiosi nei luoghi
pubblici come dobbiamo comportarci con il velo, il burca , alnicab dei musulmani nelle nostre strade? Per non turbare i non
credenti dovremmo togliere le croci ,i minareti , abbattere le chiese, le sinagoghe , le moschee………. “
“Se non si può esporre il crocifisso in un’aula perché i ragazzi potrebbero risultare deviati, allora bisognerebbe cancellare dai
curricula scolastici tutti i riferimenti alla cultura cristiana. Non
resterebbe quasi nulla (Andrea Sartori - Insegnante)”
Navigando in internet ho trovato tantissime affermazioni simili a queste e mi sono chiesta dove sta la verità? Da una parte
penso all’affermazione del diritto di ognuno di professare o meno
una determinata religione, d’altra parte mi rendo conto o meglio
esplicito il mio pensiero in quell’uomo che, crocifisso per amore,
ci ha donato la supremazia sul male.
Ecco dunque cosa mi attenderei dalla ministra: non dichiarazioni infuocate come: “il crocifisso rappresenta l`Italia e difenderne la presenza nelle scuole significa difendere la nostra tradizione”,
ma inviti alla tolleranza, al dialogo, alla moderazione, alle scelte
condivise, in combutta con la democrazia, quella della libera scelta perché libera da condizionamenti.
Non a caso è stata una scrittrice ebrea, Natalia Ginzburg, a
prendere le difese del crocifisso quando – negli anni Ottanta – vi
fu un altro tentativo di cancellarlo dalle aule: “Non togliete quel
crocifisso” fu il titolo del suo articolo.
Scriveva: “il crocifisso non genera nessuna discriminazione.
Tace. Il crocifisso è il segno del dolore umano”…………………
….“Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del
nostro umano destino. Il crocifisso fa parte della storia del mondo… prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono
uguali e fratelli tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei
e non ebrei e neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto
che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà fra gli uomini… A me sembra un bene che i ragazzi, i bambini,
lo sappiano fin dai banchi della scuola”.
Con tutto il rispetto auspichiamo che pure i giudici lo apprendano. “Il crocifisso fa parte della storia del mondo”, scrive la Ginzburg.
Quindi si potrebbe affermare che il significato più profondo
della presenza del crocifisso nei luoghi pubblici non è innanzitutto
quello di propagandare una religione; non è quello di indottrinare
gli «infedeli»; non è quello di affermare il predominio di un credo
sulle istituzioni laiche. Quel pezzo di legno con la figura del Cristo
morente può essere invece guardato, rispettato e amato da tutti,
credenti o non credenti, devoti o atei, perché in esso si concentra
la misteriosa esperienza di un uomo che si è detto Dio non attraverso una manifestazione di potenza, e quindi di potere e di predominio, non con le spade e con gli eserciti, non con l’uccisione del
nemico, bensì attraverso il dono di sé, l’umiliazione, la debolezza,
attraversando fino in fondo la condizione umana, assumendo su di
sé il vertice della sofferenza, offrendo se stesso come sacrificio «per
la salvezza di molti».
I giudici europei non hanno compreso che qui non siamo di
fronte a una religione, a una dottrina, a un insieme di precetti, ma
a un fatto. Un fatto che sfida la coscienza e la libertà di ognuno
senza nulla imporre. Un fatto che, a partire dalla Gerusalemme
di 2000 anni fa, nel corso della storia - e in modo così particolare
nella storia europea - è stato capace di generare una civiltà dove la
persona è difesa, tutelata e valorizzata proprio in forza dell’evento
sorgivo della croce. Perciò il crocifisso non è la «violazione dei
diritti», ma è la fonte del rispetto che ad essi si deve, in ogni tempo
ed in ogni spazio.
Infine il crocifisso è il più grande esorcismo contro il Male. Infatti non è il crocifisso ad aver bisogno di stare sui nostri muri,
ma il contrario. Come dice un verso di una canzone di Gianna
Nannini: “Questi muri appesi ai crocifissi…”. Letteralmente crolla
tutto senza di lui, tutti noi siamo in pericolo.
Rubriche
Natale 2009
Note su Note
7 Rinascita
di Francesco Panetta
Come accogliere l’altro ? …. Abbandonarsi all’amore !!!
In pieno periodo Natalizio, in un caos fatto di corse all’ultimo acquisto utile da mettere sotto l’albero, proviamo a fermarci un attimo, e a riflettere su quello che dovrebbe essere
un perno fondamentale del nostro vivere quotidiano, l’accoglienza.
L’accogliere l’altro non è cosa da
poco, dovrebbe essere una caratteristica fondamentale con la quale riuscire a mettere da parte diversità
quali l’orientamento politico, religioso, culturale, e sessuale, ma che tante
volte nella nostra società sono un pretesto per ergere muri di indifferenza
verso il prossimo. A tal punto voglio
proporvi un paio di brani di un artista italiano Giovanni Pellino in arte
“Neffa” estratti dal suo ultimo album
“Sognando Contromano” con il quale
sta riscuotendo un forte successo.
“…C’è una strada per andare dove
l’odio non c’è senza muri ne paure
senza più bandiere su di noi. Qui non
c’è nessuno che vuole sentirti gridare più forte, qui non c’è nessuno che
vuole vederti volare nella notte…
Meglio che non dici a nessuno che infondo ancora stai sperando… c’è una sola strada per uscire da qui ed arrendersi
incondizionatamente all’amore e dire di si…”
Neffa, in questo brano dal titolo “Nessuno” esprime quella
capacità nel superare quella barriera che tende a formarsi là
dove l’uomo chiude il suo cuore verso l’altro, con la consapevolezza che l’unico modo per sconfiggere l’indifferenza,
come dice il testo : è una sola ed è
quella di abbandonarsi all’amore.
“Sono pronto per rialzarmi ancora, è il momento che aspettavo è
ora nonostante questo cielo sembri
chiuso su di me. Nessuno mi vede
nessuno mi sente ma non per questo io non rido più … Io sono qui in
un Mondo che ormai gira intorno a
vuoto lontano dal tuo sole ...”
Il brano citato dal titolo “ Lontano dal tuo sole” descrive un uomo
che nonostante tutto intorno gli
appaia poco accogliente, non si
chiude in se stesso, ma con il sorriso continua la sua strada con spirito speranzoso nel futuro, perché
anche se il Mondo sembra andare a
rotoli lui non demorde.
Sono brani di una forte intensità, fanno capire che essere indifferenti, chiudersi alle relazioni con
l’altro non aiuta a vivere bene, ma anzi che il confronto,
l’abbandonarsi pieno e sincero all’amore verso l’altro è un
valore che và coltivato e assaporato in ogni sua forma.
S O T T O S T A N T E ...dove i nostri occhi non arrivano
Nell’augurarvi un 2010 sereno, esprimo la mia
solidarietà a tutte le famiglie dove ci sono bambini che
credono che i loro papà siano una specie di spiderman,
solo perchè li hanno visti in tv camminare sul tetto di
una fabbrica. Spero che il 2010 porti tutti questi uomini
giù dai tetti, restituendoli ai loro dignitosi posti di lavoro:
sarebbe un’ottima priorità per il governo. Visto il tema
trattato su questo numero, pubblico un estratto del bellissimo intervento fatto in una puntata di “Che tempo
che fa” dallo scrittore Erri De Luca. Buona lettura.
I poteri hanno visto nelle isole dei luoghi di reclusione, hanno piantato prigioni su ogni scoglio.
Il mare nostro brulica di sbarre. Gli uccelli, invece,
vedono nell’isola un punto di appoggio dove fermare e riposare il volo prima di proseguire oltre; tra
l’immagine di un’isola come recinto chiuso - quella
dei poteri - e l’immagine degli uccelli - di un’isola
come spalla su cui poggiare il volo - hanno ragione
gli uccelli.
Nel canale di Otranto e Sicilia i contadini di
Africa e d’Oriente affogano nel cavo delle onde.
Un viaggio su dieci sprofonda; la terraferma Italia è
terra chiusa: li lasciamo annegare per negare.
Il Novecento è stato il secolo in cui milioni
di esseri umani si sono spostati da un continente
all’altro, e così hanno spostato il peso del mondo...
Nel 1900 siamo stati noi, gli italiani, gli azionisti di
maggioranza. Trenta milioni di noi si sono spostati.
Dal porto del molo Beverello si staccavano le navi
che portavano dall’altra parte dell’oceano. Era nero,
il molo, di madri con quei loro fazzolettini bianchi
che sembravano tante farfalline immobili, inchiodate verso la poppa che se andava lentamente, a
motori bassi, verso la diga foranea. È stato il nostro
di Carmine Egizio
Parole
accoglienti
1900: ha spopolato terre e paesi, molto più di due
guerre mondiali.
Lettera a casa, dall’altra parte dell’oceano, 1925.
“Mia cara matre, sta pe’ trasì Natale e a stà luntanu a
vui me sape amaro. Come vurria allummà due o tre
bengala, come vurria sentì nu zampognaro ...Mia cara
matre, che sò, che sò i denari. Per chi se chiagne a patria
nun sò niente. Mò tengo qualche dollaro e me pare che
non sò stato mai tanto pezzente. Non torno. Me ne resto fora a faticà per tutti quanti. Io ch’aggio perso patria,
casa, onore, io sò carne e maciello, so’ emigrante”.
Quelli di adesso invece partono sopra dei zatteroni e si portano dietro tutto quello che hanno
potuto salvare da un’espulsione, lasciandosi dietro
un bucato in fiamme oppure una miseria infame.
Ma quegli occhi sbarcheranno da noi e saranno
rinchiusi dentro centri di permanenza temporanea.
Chiamiamo così dei posti con con sbarre, filo spinato, guardiani: permanenza, un bel nome alberghiero, per non dire a noi stessi che facciamo i carcerieri
di viaggiatori, colpevoli di viaggio. Sbarcheranno
da noi e allora sì, si accorgeranno dello spariglio,
della disparità delle carte in tavola.
Amare, il più forte sentimento e la più potente
energia del corpo umano. Amare, che fa del bene
prima di tutto a chi ama, prima ancora di far del
bene all’altro, allo straniero. Amare: non tollerare,
non respingere alla rinfusa donne incinte. E nessuno dica: ma perché partono incinte queste benedette donne e ragazze! ... perché non partono incinte.
Vengono violate regolarmente a ogni frontiera africana.
Nasce tra i clandestini, il suo primo grido è coperto dal rumore del giro delle eliche. Gli staccano
il cordone e senza fare il nodo lo affidano alle onde. I
marinai li chiamano Gesù, questi cuccioli nati sotto
Erode e Pilato messi insieme. Niente di queste vite
è una parabola, nessun martello di falegname batterà le ore nell’infanzia e i chiodi nella carne. Nasce
tra i clandestini l’ultimo Gesù, passa da un’acqua di
placenta a quella del mare senza terra ferma, perché
vivere ha già vissuto e dire ha detto, e non può togliere una spina dai rovi che incoronano le tempie:
sta con quelli che esistono il tempo di nascere, va
con quelli che durano un’ora.
“Nessuna polizia può farci prepotenza più di
quanto già siamo stati offesi. Faremo i servi, i figli
che non fate, le nostre vite saranno i vostri libri di
avventura. Portiamo Omero e Dante, il cieco e il
pellegrino, l’odore che perdeste, l’uguaglianza che
avete sottomesso. Da qualunque distanza arriveremo a milioni di passi, noi siamo i piedi e vi reggiamo
il peso. Spaliamo neve, pettiniamo prati, battiamo
tappeti, raccogliamo il pomodoro e l’insulto. Noi
siamo i piedi e conosciamo il suolo passo a passo,
noi siamo il rosso e il nero della terra, un oltremare
di sandali sfondati, il polline e la polvere nel vento
di stasera.
Uno di noi, a nome di tutti, ha detto: Non vi
sbarazzerete di me. Va bene, muoio, ma in tre giorni
resuscito e ritorno.
8 Rinascita
Attività pastorali, iniziative e servizi
Natale 2009
AVVISI
È INDETTA UNA LOTTERIA PARROCCHIALE COL SORTEGGIO DI
UNA FIAT PANDA I CUI PROVENTI SARANNO UTILIZZATI PER LA
COSTRUZIONE DEL CAMPANILE
- Domenica 27 FESTA DELLA SANTA FAMIGLIA. Si invitano i coniugi a partecipare alla
celebrazione delle ore 12,00 per il rinnovo delle promesse matrimoniali.
Mensile della comunità
cristiana di Pontecitra
Parrocchia del Sacro Cuore
Anno 10 N. 4 Natale 2009
Direttore Responsabile:
Don Pasquale Giannino
- 3 gennaio 2010 ore 20,30: Rappresentazione del presepe vivente
La Redazione:
Francesco Aliperti Bigliardo,
Pierpaolo Ariola, Carmine Egizio,
Lucia Pina Giraldi, Francesco Panetta,
Stefano Perrone, Doriana Pianese,
Carmela Provvisiero, Daniela Rossetti,
Salvatore Sapio, Mariateresa Vitelli.
- 6 gennaio 2010 ore 20,30: Rappresentazione del presepe vivente
Grafica: Carmine Egizio
- Lunedì 28 ore 20,00 “Il viaggio della stella”, spettacolo dei fanciulli del catechismo
- Giovedì 31 ore 8,00: SS. Messa. Segue Adorazione Eucaristica
ore 17,30: Vespro Solenne e canto del TE DEUM
ore 1,00: Adorazione notturna (dopo la mezzanotte)
- 24 gennaio 2010 ore 16,00: Assemblea parrocchiale
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ed u Sereno
Rinascita vi da appuntamento a Febbraio
La redazione augura ai lettori
[email protected]
www.chiesadipontecitra.it
Compendio al Catechismo
della Chiesa Cattolica
Art. 48
Come la Chiesa esprime
la sua fede trinitaria?
La Chiesa esprime la sua fede
trinitaria confessando un solo
Dio in tre Persone: Padre e
Figlio e Spirito Santo. Le tre
Persone divine sono un solo
Dio perché ciascuna di esse è
identica alla pienezza dell’unica e indivisibile natura divina.
Esse sono realmente distinte
tra loro, per le relazioni che le
mettono in riferimento le une
alle altre: il Padre genera il
Figlio, il Figlio è generato dal
Padre, lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio.