Relazione “ Programma interregional
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Relazione “ Programma interregional
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Elaborazione di linee guida per la produzione di prodotti sementieri Area tematica 1 3 "NO-OGM" e per la determinazione delle aree di moltiplicazione Elaborazione di disciplinari per la produzione di prodotti sementieri Area tematica 2 39 "NO-OGM" per mais, soia, pomodoro, patata e barbabietola da zucchero - Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM" 42 per mais - Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM" 51 per soia - Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM" 60 per pomodoro - Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM" 70 per patata - Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM" 78 per barbabietola da zucchero - Allegato 1: Definizione di protocolli e metodi di analisi per 91 verificare l’assenza di sementi OGM in mais e soia - Allegato 2: Definizione di protocolli e metodi di analisi per verificare l’assenza di sementi OGM in pomodoro, 151 patata, barbabietola da zucchero Area tematica 3 Messa a punto di linee guida per la individuazione degli elementi di 199 rintracciabilità per la valorizzazione dei prodotti sementieri Area tematica 4 Definizione di linee guida nazionali per il rilascio delle licenze sementiere aree-tematiche-19-6-07-1 2 213 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Programma Interregionale "Sviluppo rurale" INNOVAZIONE E RICERCA Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano sementiero - Interventi a carattere generale Area tematica 1 "ELABORAZIONE DI LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" E PER LA DETERMINAZIONE DELLE AREE DI MOLTIPLICAZIONE" aree-tematiche-19-6-07-1 3 ELABORAZIONE DI LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" E PER LA DETERMINAZIONE DELLE AREE DI MOLTIPLICAZIONE INDICE 1 INTRODUZIONE 6 1.1 Premessa 6 1.2 Finalità 6 SEZIONE 1 - Linee guida per la produzione di prodotti sementieri no OGM 7 2 NORME DISCIPLINARI 7 3 ASPETTI CRITICI 8 3.1 Azienda agricola 8 3.1.1 Terreno e successione colturale 9 3.1.2 Preparazione del terreno 10 3.1.3 Seme impiegato 10 3.1.4 Operazioni di semina 10 3.1.5 Isolamento 11 3.1.6 Operazioni sulle colture in atto 11 3.1.7 Operazioni alla raccolta 11 3.1.8 Operazioni di trasporto dall'azienda alla ditta selezionatrice 12 3.2 4 Ditta sementiera 12 3.2.1 13 Operazioni presso la ditta sementiera CONTROLLI 15 4.1 Azienda agricola 15 4.1.1 Controllo interno 15 4.1.2 Controllo esterno 15 4.2 Ditta sementiera 16 4.2.1 Controllo interno 16 4.2.2 Controllo esterno 16 5 IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO 16 6 MISURE CORRETTIVE E SANZIONI 16 SEZIONE 2 - Linee guida per la definizione di aree di moltiplicazione 17 7 CONDIZIONI AGRO-PEDOLOGICHE 18 8 MODALITÀ' ORGANIZZATIVE DELLA PRODUZIONE 20 8.1 Autorità territoriale 20 8.2 Delimitazione geografica e amministrativa 21 8.3 Misure correttive e sanzioni 21 aree-tematiche-19-6-07-1 4 Valutazione dell'incremento dei costi derivante dall'applicazione delle linee guida 21 Allegato 1 Disposizioni comunitarie e nazionali in materia di coesistenza 23 Allegato 2 Bibliografia 28 Allegato 3 Elenco specie 31 Allegato 4 - 32 - aree-tematiche-19-6-07-1 Consuntivo statistico delle ispezioni ufficiali in campo delle colture da seme sottoposte a controllo nel 2005 - Ripartizione per specie, regione e provincia (ettari) Distribuzione geografica delle superfici ufficialmente controllate per la produzione di sementi nel 2005 5 38 1 INTRODUZIONE 1.1 Premessa L’introduzione delle biotecnologie nel settore agricolo, con la costituzione di varietà geneticamente modificate, ha creato nuovi scenari e introdotto problematiche in precedenza sconosciute al mondo agricolo. La raccomandazione della commissione UE del 23 luglio 2003 afferma che “ nell’Unione Europea non deve essere esclusa alcuna forma di agricoltura, convenzionale, biologica o che si avvale di OGM” e che “la capacità di mantenere filiere di produzione agricola separate costituisce un presupposto indispensabile per poter offrire un’ampia scelta ai consumatori. Alla luce delle affermazioni citate appare indispensabile individuare e definire linee di riferimento alle quali attenersi per assicurare che le diverse produzioni rispondano alle attese dell’utilizzatore. La produzione di sementi "NO-OGM" comporta la definizione di linee guida su cui basare i disciplinari di produzione delle singole specie. Tali linee guida non pregiudicano quanto previsto dalle disposizioni comunitarie e nazionali sulla produzione e commercializzazione delle sementi e sulla coesistenza fra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (allegato 1). I fattori di rischio da tenere presente nella predisposizione di linee guida interessano tutte le fasi di produzione delle sementi, infatti la presenza di impurezze di natura varietale può determinarsi nel corso della moltiplicazione in campo, durante la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio e nella fase di selezione e confezionamento. Per quanto riguarda la prima fase, le impurità varietali possono derivare dalle sementi impiegate, da inquinamenti meccanici durante la semina, da piante nate da semi residui di colture precedenti, da impollinazione indesiderata. Durante le operazioni di raccolta, trasporto e stoccaggio, le attrezzature, i mezzi di trasporto e i magazzini possono causare inquinamenti meccanici. Analoghi inquinamenti possono avvenire in fase di selezione e confezionamento. 1.2 Finalità Scopo delle linee guida sarà identificare, alla luce del quadro normativo esistente, le condizioni che rendano possibile la produzione di sementi NO-OGM. Le linee guida prevedono due Sezioni: la prima riguarda le condizioni tecniche per la produzione aree-tematiche-19-6-07-1 6 di sementi NO-OGM, la seconda è relativa alla definizione di aree di moltiplicazione. Infine vengono riportate considerazioni riguardanti la valutazione dell'incremento dei costi derivante dell'applicazione delle linee guida. Nella prima Sezione, in base a quanto indicato nelle premesse, vengono richiamati i principi generali che devono essere seguiti per ciascuna delle fasi produttive, pertanto le linee guida considerano i seguenti aspetti. Le linee guida riguardano le specie elencate nell’allegato 3 e per alcune di esse saranno integrate con disciplinari che riporteranno gli accorgimenti pratici da adottare per la produzione di sementi NO-OGM, in funzione delle peculiarità di ciascuna specie. Saranno pertanto specificati i requisiti che deve possedere una azienda agricola, le caratteristiche del terreno e le modalità della sua preparazione, i criteri da adottare per le successioni colturali. Saranno inoltre considerati i requisiti delle sementi impiegate per la coltura e le operazioni di semina. Particolare attenzione sarà riservata alle condizioni di isolamento e alle operazioni sulle colture in atto. Altrettanto importanti sono le operazioni di raccolta e quelle di trasporto alla ditta selezionatrice. Una fase delicata è rappresentata dalla lavorazione delle sementi presso la ditta sementiera. Nella seconda Sezione vengono identificate le modalità organizzative per la definizione e la gestione delle aree di moltiplicazione. SEZIONE 1 - LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI NO OGM In questa sezione vengono identificati gli aspetti critici per la produzione di sementi, i controlli, le modalità con le quali identificare il prodotto ottenuto e le eventuali misure correttive e sanzioni. 2 NORME DISCIPLINARI Le sementi prodotte in conformità al presente disciplinare e rispondenti ai requisiti indicati, saranno identificate come sementi NO-OGM, con specifica etichettatura allo scopo di promuovere la valorizzazione delle sementi stesse e delle produzioni ottenute. Le sementi dovranno essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge 1096/71 ed in aggiunta risultare aree-tematiche-19-6-07-1 7 esenti da OGM a seguito di accertamenti analitici eseguiti in conformità al metodo allegato al presente disciplinare. L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare l’istituzione della coltura agli organismi di controllo indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo del seme impiegato per l’istituzione della coltura. 3 ASPETTI CRITICI Di seguito vengono pertanto presi in esame i punti critici della produzione e identificate le linee da adottare per ottenere produzioni sementiere conformi al requisito di assenza di OGM. 3.1 Azienda agricola Vengono qui esaminate ed esplicitate le caratteristiche strutturali delle attrezzature dell’azienda agricola; questa infatti deve disporre di appezzamenti che per dimensioni e collocazione consentano il rispetto delle condizioni di isolamento stabilite. Deve essere inoltre ubicata in modo che le vie di comunicazione permettano il passaggio agevole delle attrezzature senza che si creino condizioni di contaminazione. Le attrezzature a disposizione per la semina, la raccolta e il trasporto saranno in uso esclusivo; potranno essere condivise solamente con altre aziende che si dedicano a produzione di sementi NO-OGM. Si può prevedere una deroga alla esclusiva produzione di sementi NO-OGM per aziende con corpi separati. Qualora sia prevista la conservazione delle sementi dopo la raccolta, l’azienda deve essere dotata di strutture idonee a garantire la separazione fisica dei diversi lotti e categorie di seme; in particolare disporrà di silos e magazzini separati ed identificabili. Le attrezzature e le strutture devono possedere caratteristiche che agevolino l’ispezione e la pulizia delle parti a contatto col seme. Il responsabile aziendale deve avere una adeguata preparazione riguardo alle tecniche di produzione delle sementi con particolare riferimento a quelle ” NO-OGM”, anche conseguita attraverso appositi corsi di formazione e aggiornamento che attestino l’idoneità operativa. Il personale deve essere adeguatamente informato che l’azienda produce in regime “NO-OGM”. Tutte le operazioni relative ad acquisti, scambi, trasferimenti, nonché quelle colturali, devono essere adeguatamente documentate. Tutte le operazioni saranno quindi annotate, in ordine cronologico, su apposito registro che conterrà in allegato la relativa documentazione necessaria. aree-tematiche-19-6-07-1 8 3.1.1. Terreno e successione colturale Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture OGM. Qualora non sia oggettivamente riscontrabile la situazione sopra descritta o esista un dubbio che l’appezzamento abbia ospitato colture OGM, per evitare la presenza di piante derivanti da colture precedenti della stessa specie o appartenenti a specie geneticamente compatibili, si deve assicurare una adeguata successione colturale, considerato che taluni semi restano vitali nel terreno per diversi anni (colza, patata, bietola, ecc.) altri (soia, mais, ecc.) non si ritrovano più, in genere, già nell'anno successivo. A tale scopo l'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti gli appezzamenti ed eventuali frazionamenti in modo dettagliato, rendendo identificabile ogni frazione attraverso precisi punti di riferimento posti sul terreno. Sarà inoltre tenuta una registrazione storica, puntuale ed aggiornata delle colture realizzate su ciascun appezzamento o frazione. La longevità dei semi nel terreno è stata valutata sulla base del documento prodotto dal comitato scientifico della commissione europea che si è espresso in argomento. La bibliografia è riportata al termine di questo documento. La valutazione dei rischi relativi alla coltivazione di OGM è stata effettuata considerando non solo gli effetti al di sopra del livello del terreno, ma tenendo presente che il suolo svolge una funzione prioritaria nella determinazione degli equilibri dell’ecosistema. La letteratura scientifica sugli effetti a livello del suolo della coltivazione di piante OGM si è sviluppata solo negli ultimi anni, poiché finora non erano disponibili biotecnologie affidabili. Studi condotti su mais Bt-transgenico hanno dimostrato che le proteine Bt sono in grado di fissarsi alla struttura del terreno, mantenendo la loro vitalità (Saxena e Stotzky, 2003). Inoltre, pur essendo ancora necessario un affinamento delle tecniche di diagnosi, si può ipotizzare che, a seguito dell’occasionale passaggio di transgeni dalla pianta OGM a batteri presenti nel terreno, potrebbero crearsi le premesse per un ulteriore trasferimento dei geni ingegnerizzati verso nuovi ospiti (Sequi, Benedetti, Mocali “Gli organismi transgenici ed il suolo”). Pur essendo in bibliografia ancora assenti risultati di sperimentazione in pieno campo, a livello di laboratorio batteri esposti al DNA proveniente da una pianta transgenica hanno dimostrato omologia nelle sequenze di DNA (Nielsen, 2003). Si ritiene che i microrganismi del terreno possano entrare in contatto con il DNA delle piante OGM attraverso varie fonti: aree-tematiche-19-6-07-1 9 - contatto diretto con l’apparato radicale di una pianta OGM; - attraverso gli essudati delle piante OGM; - attraverso i residui vegetali delle piante OGM. Lo stato della ricerca ad oggi denota la necessità di continuare gli studi sperimentali sulla microbiologia del terreno, al fine di poter definire le modalità ed i tempi della persistenza degli OGM o dei loro geni potenzialmente ricombinanti dopo la coltivazione di una varietà OGM. Pertanto l’attuale stato di conoscenza ancora indefinito della materia ha indotto ad adottare un criterio prudenziale nella determinazione nei singoli disciplinari delle frequenze temporali relative alla successione colturale. 3.1.2 Preparazione del terreno Pratiche agronomiche idonee contribuiscono a ridurre il rischio di nascite indesiderate di piante avventizie o di ricacci (maggese nudo – falsa semina del riso per il controllo del crodo). 3.1.3 Seme impiegato Le sementi impiegate per l'istituzione delle colture da seme devono risultare esenti da OGM e pertanto essere prodotte secondo metodi appropriati e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio effettuate con metodi riconosciuti ufficialmente per accertare l'assenza di OGM. Devono essere contenute in imballaggi chiusi, contrassegnati in modo che sia possibile identificare inequivocabilmente il prodotto contenuto e non danneggiati per evitare dispersioni nel trasporto. Le etichette ufficiali dovranno inoltre essere conservate per almeno 3 anni, con l'altra documentazione richiesta. Le fatture di acquisto del seme riporteranno gli estremi della ditta produttrice, specie, varietà, categoria, peso, numero di lotto e numero di confezioni. Il certificato di analisi attestante l'assenza di OGM nel lotto sarà conservato così come eventuali documenti di trasporto. 3.1.4 Operazioni di semina Devono essere effettuate con attrezzature pulite prima dell’utilizzazione, evitare usi promiscui, evitare fuoriuscite accidentali di sementi. aree-tematiche-19-6-07-1 10 3.1.5 Isolamento La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, per evitare inquinamenti provenienti da altre colture della stessa specie o specie geneticamente compatibili. I requisiti di isolamento dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione della specie considerata. Le distanze devono essere maggiori per le specie allogame (es. mais, colza, ecc.) rispetto alle specie autogame (es. soia, frumento, ecc.). Distanze adeguate consentono anche di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale. Nella individuazione delle distanze di isolamento si è tenuto conto degli studi effettuati sul flusso genico e pollinico, considerando la possibilità di coesistenza di colture convenzionali e OGM, tenendo in considerazione che sia le linee guida proposte che i disciplinari per le singole specie prevedono l’analisi per la verifica dell’assenza di DNA geneticamente modificato su ciascun lotto di sementi prodotte. Per quanto concerne le possibilità di impollinazione anemofila ed entomofila si è fatto riferimento al parere del comitato scientifico della Commissione Europea (vedi bibliografia). Inoltre, tra le pratiche colturali consigliate si segnala, per gli ibridi, la realizzazione di file di protezione marginale con lo stesso genitore maschile. 3.1.6 Operazioni sulle colture in atto Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi. Emasculazione: per le specie per le quali è richiesta, in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi. Isolamento: conferma dell’effettiva esistenza riguardo a situazioni insorte successivamente alla semina e prima dell’antesi (es. piante spontanee, ricacci, nuove coltivazioni) 3.1.7 Operazioni alla raccolta Le attrezzature devono possedere caratteristiche costruttive che evitino l’accumulo di seme al aree-tematiche-19-6-07-1 11 proprio interno e consentano la verifica della pulizia e la rimozione di materiale indesiderato. Le parti a contatto col seme non devono quindi presentare spigolosità, restrizioni e tubature ad angolo retto; il materiale dovrà essere liscio e facilitare lo scorrimento del seme. Le macchine impiegate per la raccolta ed il trasporto all’interno dell’azienda non devono essere state utilizzate per colture OGM. Le attrezzature sopraddette devono essere state accuratamente pulite prima dell’uso. Le stesse condizioni si applicano anche agli essiccatoi e alle attrezzature di movimentazione del seme (nastri trasportatori, coclee, etc.) I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la separazione fisica per tipo di prodotto (per specie, per varietà etc.) Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo metodi appropriati per accertare l'assenza di OGM, per il conferimento alla ditta sementiera. 3.1.8 Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice Le attrezzature per la movimentazione, i contenitori e i mezzi utilizzati per il trasporto dovranno essere scrupolosamente puliti e non essere stati impiegati per la movimentazione di prodotti OGM. Per ogni movimentazione, allo scopo di identificare e tenere distinto il prodotto devono essere utilizzati contenitori (cassoni, sacconi, etc) evitando il trasporto di prodotto sfuso. 3.2 Ditta sementiera La ditta deve essere in possesso della licenza per l’esercizio dell’attività sementiera rilasciata ai sensi dell’articolo 2 della legge 1096/71. La ditta dovrà disporre di strutture adeguate alle specie ed ai quantitativi che intende selezionare sia in riferimento alle strutture edilizie sia agli impianti di lavorazione; in particolare è consigliabile che la capacità lavorativa degli impianti e la possibilità di stoccaggio siano dimensionati per offrire un margine aggiuntivo del 15% rispetto all’attività programmata, per consentire lo svolgimento di tutte le operazioni in maniera ordinata ed in condizioni operative ottimali. Gli impianti devono possedere caratteristiche costruttive che ne agevolino l’ispezione e la pulizia. Le attrezzature devono possedere caratteristiche che evitino l’accumulo di seme al proprio interno e consentano la rimozione di materiale indesiderato. Le parti a contatto col seme aree-tematiche-19-6-07-1 12 non devono quindi presentare spigolosità, restrizioni e tubature ad angolo retto; il materiale dovrà essere liscio e facilitare lo scorrimento del seme. Nel caso di produzioni miste (sementi convenzionali, sementi NO-OGM, sementi biologiche e sementi OGM) necessiterà avvalersi di linee di lavorazione ben distinte a partire dalla fase di ricevimento del prodotto fino alla fase conclusiva di insacco e di magazzini separati. La ditta deve predisporre ed applicare procedure operative standard. Il responsabile dello stabilimento, cui è demandata anche la corretta applicazione delle procedure operative standard, deve avere una adeguata preparazione riguardo alle tecniche di produzione e lavorazione delle sementi con particolare riferimento a quelle ”NO-OGM”, conseguita attraverso appositi corsi di formazione e aggiornamento che attestino l’idoneità operativa. Il personale deve essere informato che l’azienda produce sementi “NO-OGM” ed aver preso parte ad un corso di formazione specifico. I corsi sono organizzati dall’Ente Nazionale delle Sementi Elette. 3.2.1 Operazioni presso la ditta sementiera Il seme raccolto dal campo non risulta idoneo per la commercializzazione e richiede una serie di interventi che allontanino impurità fisiche e semi estranei. La selezione e la lavorazione del seme indirettamente migliorano anche la germinazione eliminando semi rotti, lesionati o con maturazione incompleta. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi sementi provenienti da diverse aziende agricole e da altre ditte sementiere; in questa fase il rischio di contaminazione accidentale risulta più elevato, è quindi necessario che i materiali in lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili. Le fasi di lavorazione sono legate alla tipologia del seme e alle modalità di produzione in campo; per alcune specie sono previste lavorazioni particolari ma, in linea generale, passano attraverso i seguenti stadi: ritiro del prodotto: prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos, tramogge e magazzini; pre-pulitura: è l’operazione che consente di allontanare i residui, vegetali e non, di maggiori dimensioni prima di procedere alle successive lavorazioni o al temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del processo di selezione; selezione: aree-tematiche-19-6-07-1 consiste nel passaggio del seme attraverso una serie di macchine che con 13 accorgimenti che sfruttando la dimensione, la forma, il peso specifico del seme che si intende selezionare permettono la separazione del materiale indesiderato. Si citano a titolo di esempio la tarara, lo svecciatoio, vagli, cilindri alveolati, tavole densimetriche, i calibratori che costituiscono gli elementi di base di un impianto di selezione. concia e confettatura: trattamento del seme con principi attivi volti a proteggere la plantula nelle prime fasi e favorire lo sviluppo proteggendola da patogeni di natura prevalentemente fungina. Un trattamento particolare consiste nella confettatura che rende idonei alla semina di precisione semi di forma irregolare o di dimensioni molto ridotte e quindi difficilmente manipolabili. Con la confettatura si ricopre il seme con materiale inerte, eventualmente addizionato con principi attivi utilizzati per la concia conferendogli una forma regolare ed un calibro uniforme; In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e macchine per la movimentazione del seme. confezionamento: operazione conclusiva della lavorazione delle sementi. Le tipologie di confezioni utilizzate sono notevolmente diversificate in quanto vengono utilizzati sia barattoli che sacchi. I primi sono prevalentemente utilizzati per le sementi ortive di piccole dimensioni e di elevato pregio. I sacchi possono essere di dimensioni variabili da pochi kg fino a sacconi di 500 - 1.000 kg. Anche il materiale impiegato per i sacchi può essere di diversa natura potendosi ricorrere a carta, juta, materiale sintetico. Oltre ai sacchi vengono utilizzate anche scatole e confezioni in cartone. Le sementi possono essere vendute a peso o per unità. Per le specie prevalentemente soggette alla semina di precisione le confezioni contengono un numero predeterminato di unità in rapporto alla superficie da investire. La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione. Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente, ove prescritto. aree-tematiche-19-6-07-1 14 I contenitori vengono di norma disposti su "palletts" e sempre più spesso avvolti in film plastici per il trasporto. Sulle sementi selezionate e confezionate saranno eseguite analisi secondo metodi appropriati per accertare l'assenza di OGM. Il campionamento avverrà a cura del produttore in conformità ai metodi ufficiali di analisi e riguarderà l'intera produzione. 4 CONTROLLI Sono previsti controlli presso l'azienda agricola e presso la ditta sementiera operati a livello interno dal responsabile dell'azienda e dal responsabile dello stabilimento e, a livello esterno, da parte di un organismo designato dalla Regione, tra istituzioni pubbliche operanti nel settore sementiero che assicurino la necessaria terzietà nei controlli. Le verifiche da parte degli organismi competenti potranno avvenire in qualunque fase della produzione. Il mancato rispetto delle prescrizioni comporta l’esclusione della produzione ottenuta dal titolo riconosciuto dal disciplinare. L'organismo di controllo esterno deve inoltre procedere al monitoraggio dell'attività di analisi realizzata dall'azienda agricola e dalla ditta sementiera. 4.1 Azienda agricola 4.1.1. Controllo interno Il responsabile aziendale, o un suo delegato, verificheranno la corretta esecuzione delle operazioni e la regolare annotazione delle informazioni necessarie. Tutta la documentazione dovrà essere conservata ordinatamente presso l’azienda agricola e tenuta a disposizione per le ispezioni da parte degli organi di controllo. 4.1.2. Controllo esterno Gli organismi di controllo dovranno effettuare almeno una ispezione annuale volta alla verifica dell’esistenza della documentazione prevista, alla sua regolare tenuta e alla corretta esecuzione delle operazioni che presentano maggiori rischi agli effetti della possibile presenza di OGM. aree-tematiche-19-6-07-1 15 L’esecutore dei controlli disporrà di un documento comprendente l’elenco delle verifiche da effettuarsi all’atto del sopralluogo, tale documento dovrà essere compilato in ogni sua parte e costituirà il verbale ufficiale dell’ispezione. 4.2 Ditta sementiera 4.2.1 Controllo interno Il responsabile dello stabilimento, o un suo delegato, verificheranno la corretta esecuzione delle procedure operative standard (POS). Tutta la documentazione prevista dalle POS dovrà essere conservata ordinatamente presso la ditta e tenuta a disposizione per le ispezioni da parte degli organi di controllo. 4.2.2 Controllo esterno Gli organismi di controllo dovranno effettuare almeno una ispezione annuale volta alla verifica dell’esistenza della documentazione prevista dalle POS, alla sua regolare tenuta e alla corretta esecuzione delle operazioni che presentano maggiori rischi agli effetti della possibile presenza di OGM. L’esecutore dei controlli disporrà di un documento comprendente l’elenco delle verifiche da effettuarsi all’atto del sopralluogo, tale documento dovrà essere compilato in ogni sua parte e costituirà il verbale ufficiale dell’ispezione. 5 IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO Le confezioni di seme derivanti da lotti prodotti seguendo i disciplinari predisposti in conformità alle presenti linee guida e rispondenti ai requisiti previsti dai disciplinari stessi, saranno identificate con metodi appropriati. 6 MISURE CORRETTIVE E SANZIONI In presenza di situazioni che possono pregiudicare il rispetto delle condizioni previste dai disciplinari devono prevedersi adeguate misure correttive per il ripristino di idonee modalità di produzione. Nel caso di emergenza dovuta a fonti di inquinamento, queste dovranno essere aree-tematiche-19-6-07-1 16 rimosse mediante distruzione delle colture e saranno poste in atto verifiche per accertare le conseguenze dell’inquinamento mediante monitoraggio analitico delle produzioni di seme. Le verifiche analitiche riguarderanno anche le altre colture presenti all’interno delle distanze massime previste per l’isolamento. Qualora le misure correttive risultino inefficaci per tutelare la produzione in atto, sarà necessario escludere tale produzione dal riconoscimento della qualifica no- OGM. Nel caso in cui le condizioni possano pregiudicare le produzioni dovrà essere prevista l'eliminazione della fonte di rischio. Qualora le misure correttive non vengano messe in atto, potranno essere previste sanzioni amministrative (riconoscimento dei danni provocati, esclusione temporanea o definitiva dai benefici del disciplinare). SEZIONE 2 LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DI AREE DI MOLTIPLICAZIONE Questa sezione è finalizzata alla determinazione di aree di moltiplicazione delle sementi “NOOGM”, cioè sementi esenti da OGM, prodotte secondo le linee guida illustrate nella precedente sezione, rispettando disciplinari specifici da adottarsi in funzione delle peculiarità di ciascuna specie. Tali linee guida devono prendere in considerazione innanzitutto le caratteristiche agropedologiche e climatiche del territorio. Al fine di facilitare la produzione di sementi “NO-OGM” sia in termini tecnici ed organizzativi che economici è auspicabile l’aggregazione su base volontaria di agricoltori specializzati che operino in un territorio omogeneo. Inoltre devono essere determinate le modalità organizzative della produzione sia di natura tecnica sia di natura amministrativa. La Regione interessata provvederà a legiferare in materia, conformemente alla normativa europea. Per le specie interessate (Allegato 3), è stata riportata la distribuzione geografica per Regione e Provincia delle colture controllate dall’ENSE nel 2005 (Allegato 4). La distribuzione geografica del 2005 riflette, in ogni caso, una situazione sostanzialmente stabile nel tempo della localizzazione delle colture, a prescindere dalle variazioni della superficie che si possono registrare di anno in anno. Gli elementi statistici confermano la vocazione di alcune zone alla produzione di sementi rispetto aree-tematiche-19-6-07-1 17 ai parametri di natura agropedologica e climatica considerati. Va inoltre sottolineato l’apporto determinante della consolidata professionalità degli agricoltori moltiplicatori e delle infrastrutture presenti sul territorio. Si può quindi sostenere che l’identificazione concreta di aree NO-OGM vada in primo luogo ricercata nell’ambito delle tradizionali zone di produzione. L’individuazione di nuove aree di produzione pur idonee dal punto di vista agro-climatico, non può prescindere dalla disponibilità in loco di adeguate professionalità e infrastrutture. Alla luce delle considerazioni esposte, prescindendo dalle zone di coltivazioni tradizionali desumibili dalle sottoriportate tabelle con la distribuzione geografica delle colture da seme, si può ritenere che in funzione delle condizioni climatiche ed agro-pedologiche esistano possibilità di sviluppo nelle seguenti regioni per le specie indicate: Abruzzo: favino, pisello da foraggio Calabria: patata Campania: lupino Lazio: avena, pisello da foraggio Molise: avena Piemonte: soia, girasole, mais Sardegna: avena, orzo Sicilia: avena, pisello da foraggio Toscana: girasole Umbria: mais, colza Le possibilità di sviluppo di avena, favino, pisello da foraggio, lupino, colza sono anche in relazione alla crescente domanda di sementi biologiche. 7. CONDIZIONI AGRO-PEDOLOGICHE Il primo elemento da prendere in considerazione è rappresentato dall'identificazione di un'area idonea dal punto di vista agro-pedologico e climatico alla coltivazione della specie e in particolare alla produzione di seme. Per quest’ultima dovranno essere presi in considerazione i seguenti fattori: altitudine, precipitazioni, temperatura, umidità relativa, fotoperiodo, possibilità di irrigazione, grado di ventilazione. Altitudine L’altitudine non è in generale un fattore determinante per la produzione di seme, se non per aree-tematiche-19-6-07-1 18 l'influenza che esercita sulla singola specie. Tuttavia nel caso particolare della patata ambiente fresco, accentuate escursioni termiche fra il giorno e la notte e buona distribuzione delle precipitazioni, rappresentano condizioni ideali per la produzione di tuberi seme. Queste caratteristiche si ritrovano alle nostre latitudini principalmente in alta collina o nelle vallate montane, dove si creano condizioni che riducono le problematiche fitosanitarie legate alla diffusione di virosi. Precipitazioni Le colture da seme si avvantaggiano di precipitazioni regolari e moderate per tutto il periodo vegetativo e fino all'antesi, anche allo scopo di costituire nel terreno una adeguata riserva idrica. Successivamente i migliori risultati qualitativi e quantitativi si attengono con ridotte precipitazioni, fatta salva la possibilità di poter intervenire, in caso di necessità, con irrigazioni di soccorso. Temperatura Per la produzione di seme si richiedono condizioni di apporto termico regolare in rapporto alla stagione. Temperature troppo basse o molto elevate soprattutto in fase di fioritura e maturazione possono danneggiare la produzione da seme. Umidità relativa Sono da evitare areali in cui si registrano condizioni di elevata umidità relativa che favoriscono lo sviluppo e la diffusione di fitopatie, in particolare trasmissibili per seme. Peraltro un elevato grado di umidità relativa ostacola anche la maturazione e la fisiologica per dita di umidità Fotoperiodo Ciascuna specie manifesta esigenze peculiari per quanto concerne il fotoperiodo in relazione all'antesi. Nel caso delle specie fotosensibili occorre pertanto programmare le semine ed il periodo di sviluppo delle colture affinché il ciclo produttivo coincida con le condizioni fotoperiodiche ottimali. Irrigazione Le colture da seme devono essere preferibilmente collocate in areali dotati di una buona rete idrica che permetta di intervenire in maniera programmata o in caso di necessità. Grado di ventilazione Le aree con ventilazione moderata sono tra le più idonee per le colture da seme perché in queste condizioni viene contenuto l'eccesso di umidità relativa a vantaggio dello stato fitosanitario delle colture. aree-tematiche-19-6-07-1 19 Inoltre, nel caso di specie a fecondazione anemofila viene favorita la fecondazione. Per contro una ventilazione eccessiva determina squilibri idrici per la pianta e disturba la fecondazione entomofila. La ventilazione eccessiva con trasporto di polline a notevole distanze, può compromettere l'isolamento e richiedere distanze supplementari, prevalentemente per le specie allogame. Terreno Fermo restando che ciascuna coltura abbia una propria tipologia di terreno di elezione sono di norma da evitare terreni eccessivamente fertili perché favoriscono lo sviluppo vegetativo a scapito della riproduzione. 8. MODALITÀ ORGANIZZATIVE DELLA PRODUZIONE 8.1 Autorità territoriale E' necessario, in primo luogo, che la Regione individui l'Autorità territoriale competente per la gestione del territorio ai fini della produzione sementiera. Considerate le dimensioni ordinarie delle aziende agricole nazionali nelle quali avviene la moltiplicazione di seme, per conseguire un adeguato isolamento è necessaria una pianificazione dell'utilizzo del territorio che non può essere limitato al livello aziendale. L'Autorità territoriale individuata dovrebbe avvalersi di un Comitato tecnico in rappresentanza dei soggetti interessati alla produzione di sementi e composto da: un rappresentante dell’Organismo regionale competente, che la presiede due funzionari regionali un rappresentante dell’Ufficio competente per territorio dell’Ente Nazionale Sementi Elette un rappresentante delle ditte sementiere un rappresentante degli agricoltori - moltiplicatori un rappresentante di Istituzioni scientifiche o tecniche ad indirizzo vegetale operanti nella Regione. L’Organismo regionale competente assicura la funzione di segreteria di Comitato. Per ogni componente di Comitato deve essere designato anche un supplente, che parteciperà alle riunioni in caso di assenza del titolare. Il Comitato dura in carica quattro anni ed è rinnovabile. Le riunioni del Comitato sono validamente costituite alla presenza della maggioranza dei sui componenti; le decisioni del Comitato vengono assunte a maggioranza assoluta dei presenti alla aree-tematiche-19-6-07-1 20 riunione. In caso di parità nella votazione prevale il voto manifestato dal Presidente. Compito del Comitato tecnico è di: regolamentare le modalità di costituzione di tali aree in modo compatibile con le norme comunitarie; individuare e delimitare geograficamente e amministrativamente le aree destinate alla moltiplicazione delle sementi; valutare i piani di coltivazione e il consuntivo delle coltivazioni realizzate; esprimere pareri, su richiesta della Regione, sulle problematiche inerenti la gestione delle aree di moltiplicazione rispondenti alle linee guida. 8.2 Delimitazione geografica e amministrativa E’ necessario procedere alla delimitazione geografica e amministrativa dell’area destinata alla moltiplicazione di sementi NO-OGM. Si devono prevedere condizioni particolari nelle zone di confine volte a salvaguardare le "zone NO-OGM" da fattori inquinanti provenienti dall'esterno, realizzando una fascia di rispetto corrispondente almeno alle distanze di isolamento richieste per ogni specie o gruppo di specie. 8.3 Misure correttive e sanzioni Qualora nell’ambito delle zone identificate si verificassero situazioni che possano compromettere la produzione di sementi NO-OGM la Regione dispone idonee misure correttive. Qualora le misure correttive non vengano messe in atto, potranno essere previste sanzioni amministrative. VALUTAZIONE DELL'INCREMENTO DEI COSTI DERIVANTE DALL'APPLICAZIONE DELLE LINEE GUIDA La valutazione dei costi incrementali per la produzione di sementi NO-OGM rispetto a sementi convenzionali può dipendere da molti fattori che determinano una deviazione molto ampia rispetto al valore medio. Devono essere considerati in primo luogo la specie e le sue caratteristiche riproduttive. In linea generale, l'incremento dei costi deriva prevalentemente, almeno per le specie allogame, dalla fase di moltiplicazione in campo, per le maggiori distanze di isolamento che occorre adottare, per la segregazione della produzione, la maggiore accuratezza della pulizia delle aree-tematiche-19-6-07-1 21 attrezzature e delle strutture, per gli accertamenti analitici sul seme impiegato e sul seme raccolto e gli eventuali scarti di prodotto che ne possono derivare. L'incremento dei costi risulterebbe più contenuto, qualora in una determinata area di moltiplicazione non fossero presenti coltivazioni OGM. Nella fase di selezione meccanica del seme, l'incremento dei costi è determinato essenzialmente dagli accertamenti analitici e dagli eventuali scarti. Inoltre, vanno considerati i costi per la gestione amministrativa del sistema di produzione. A titolo esemplificativo, da studi realizzati negli Stati Uniti (dove la presenza di colture OGM è elevata) 1 nel caso del mais, fino a una soglia di tolleranza per la presenza di sementi gm in sementi convenzionali pari al 2%, non si registrerebbero incrementi di costo tra le diverse modalità di produzione. Al di sotto di questa soglia di tolleranza, l'aumento dei costi è più che proporzionale alla riduzione della soglia di tolleranza. Per esempio con una soglia pari a 1%, l'incremento dei costi si collocherebbe tra 15 e 20%; con una pari a 0,3%, l'aumento dei costi si collocherebbe tra 42 e 52%. I costi incrementali risultano accettabili laddove esista una corretta gestione del territorio riguardo alla programmazione delle coltivazioni, come avviene attualmente nel caso delle “zone chiuse” adottate per la produzione di sementi di specie allogame quali le barbabietole da zucchero e da foraggio. 1 Nicholas Kalaitzanonakes - Università del Missouri - Colombia - "Costi per analisi e segrazione per la produzione di sementi non gm" - Parigi, 27-28 settembre 2005 - Workshop OECD sulla certificazione delle sementi e moderne biotecnologie aree-tematiche-19-6-07-1 22 ALLEGATO 1 DISPOSIZIONI COMUNITARIE E NAZIONALI IN MATERIA DI COLTIVAZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI GENETICAMENTE MODIFICATI E DI COESISTENZA Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n° 212: attuazione delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE concernenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole e relativi controlli (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 8/6/01 n° 131) Raccomandazione della Commissione del 23 luglio 2003 recante orientamenti per lo sviluppo di strategie nazionali e migliori pratiche per garantire la coesistenza tra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea del 29/7/03 n° L 189) Legge 28 gennaio 2005 n° 5: conversione in legge, con modificazioni, del decreto - legge 22 novembre 2004 n° 279 recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 28/1/05 n° 22) Sentenza della Corte Costituzionale n° 116 dell’anno 2006 Circolare n° 0269 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – Dipartimento delle Filiere Agricole ed Agroalimentari del 31/3/06: “Decreto legge 279/2004, convertito con modificazioni in legge 5/2005 – Sentenza Corte Costituzionale n° 116/2006 – Coesistenza – Moratoria semina OGM” Decreto 19 gennaio 2005: prescrizioni per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversità, i sistemi agrari e la filiera agroalimentare, relativamente alle attività di rilascio deliberato nell'ambiente di OGM per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29/3/05 n° 72) Ai sensi del decreto legislativo 4 aprile 2001 n ° 212 la messa in coltura dei prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate e' soggetta ad autorizzazione con provvedimento del Ministro delle politiche agricole e forestali, di concerto con il Ministro dell'ambiente e del aree-tematiche-19-6-07-1 23 Ministro della sanità, emanato previo parere della Commissione per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate istituita presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il provvedimento stabilisce misure idonee a garantire che le colture derivanti da prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con le colture derivanti da prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all'ambiente circostante, tenuto conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche. In assenza di specifiche norme applicative che regolino la coesistenza il decreto sancisce quindi l’esigenza di una autorizzazione alla coltivazione a salvaguardia delle colture convenzionali e dell’ambiente. Il medesimo decreto prescrive che vengano stabilite norme di applicazione delle disposizioni relative ai prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate, con riguardo alle modalità e criteri per la messa a punto di protocolli tecnici di analisi e controllo e all'individuazione e messa a punto di piani di monitoraggio e sorveglianza sull'uso corretto di tali prodotti, sugli effetti prodotti dalla coltivazione degli stessi e sulla loro messa in commercio. In tema di commercializzazione di prodotti sementieri il D.L. 212 precisa le indicazioni che devono essere riportate su cartellini, etichette e documenti accompagnatori in merito alla presenza di materiale geneticamente modificato. Anche riguardo all’iscrizione di varietà geneticamente modificate si prescrive che queste possano essere iscritte nel registro nazionale solo se sono state adottate tutte le misure appropriate atte ad evitare effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente, previste dal medesimo decreto legislativo, nonché dal principio di precauzione, dalla Convenzione sulla diversità biologica e dal protocollo sulla biosicurezza di Carthagena. Prescrizioni analoghe sono previste anche per consentire la commercializzazione di piccoli quantitativi di sementi per scopi scientifici e sperimentali. Inoltre la Commissione Sementi, nell'esprimere il parere sull'iscrizione di varietà geneticamente modificate si deve attenere al parere della Commissione per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate. Il D.L. stabilisce che anche i prodotti ottenuti da una varietà geneticamente modificata, destinati ad essere utilizzati come alimenti o ingredienti alimentari non presentino rischi per il consumatore, non inducano in errore il consumatore e non differiscano dagli altri prodotti o ingredienti alimentari alla cui sostituzione essi sono destinati, al punto che il loro consumo normale possa comportare svantaggi per il consumatore sotto il profilo nutrizionale. I provvedimenti che saranno assunti in materia di coesistenza dovranno quindi tener conto delle disposizioni contenute nel D.L. 212/2001. aree-tematiche-19-6-07-1 24 Per quanto riguarda la normativa nazionale in materia di coltivazione, occorre richiamare la legge 28 gennaio 2005 n° 5, che converte, con modifiche, il DL 279/04 recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura: transgenica, convenzionale e biologica. Va però sottolineato che la Corte Costituzionale con sentenza n° 116 dell’anno 2006 ha dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 3, 4, 5 (commi 3 e 4), 6 (commi 1 e 2), 7 e 8. La legge citata recepisce la raccomandazione della Commissione 2003/556/CE e delinea il quadro normativo ai fini della coesistenza tra le coltivazioni transgeniche, eccetto per scopi di ricerca e sperimentazione e quelle convenzionali biologiche, rispettando la biodiversità ambientale e salvaguardando la libertà di orientamento dell’indirizzo economico da parte dei produttori agricoli e di scelta da parte dei consumatori. In particolare l’articolo 2 comma 1 prevede che le coltivazioni devono essere istituite “senza che l’esercizio di una di esse possa compromettere lo svolgimento delle altre.” Pertanto l’introduzione di coltivazioni OGM non dovrà comportare la necessità di introdurre nuovi accorgimenti nell’ambito delle tradizionali tecniche colturali. Le disposizioni tecniche per la realizzazione e la gestione della coesistenza che dovrà essere caratterizzata da una matrice paritaria, saranno definite dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e Bolzano – come stabilito dall’art. 4 (di cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale) – attraverso la diffusione di un piano di coesistenza. Tale atto legislativo dovrà trovare basamento nelle linee guida di un prossimo decreto del Ministro delle Politiche Agricole che dovrà anche determinare la normativa di riferimento per la coesistenza. Successivamente per coltivare piante OGM sarà necessario, sulla base del piano di coesistenza, costruire un piano di gestione aziendale con relativa documentazione da tenersi in appositi registri. Va rilevato che la normativa non stabilisce un limite temporale per la determinazione di tale piano. Inoltre l’articolo 8 (di cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale) stabilisce che nell’attuale periodo di transizione continua a vigere il divieto di istituire colture transgeniche, eccetto quelle espressamente autorizzate ai fini di ricerca e sperimentazione. Interessante appare evidenziare (art. 5 – comma 2) che l’agricoltore viene espressamente sollevato da responsabilità legali qualora sia in grado di dimostrare di aver utilizzato sementi certificate ufficialmente e munite di dichiarazione della ditta sementiera relativamente all’assenza di OGM. Infatti in questa situazione la responsabilità è addebitata alla ditta produttrice delle sementi. Attualmente esistono già alcune varietà geneticamente modificate della specie mais iscritte al aree-tematiche-19-6-07-1 25 Catalogo comune della varietà di specie agricole. Al riguardo si riporta nella seguente tabella l’elenco completo, aggiornato alla venticinquesima edizione integrale (G.U. Comunità Europea 25/2/07 n° C 39/A) per 36 varietà, e successivi complementi fino al IV (G.U. Comunità Europea 22/5/07 n° 112/A) per 11 varietà. aree-tematiche-19-6-07-1 26 SPECIE IBRIDO PAESE ISCRIZIONE CLASSE MATURAZIONE TIPO DI IBRIDO 500 700 200 500 700 600 600 600 600 300 270 260 250 700 700 700 600 S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S S 600 600 700 300 700 600 600 700 600 700 700 S S S S S S S S S S S 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. ALIACAN BT ARISTIS BT BACILA BOLSA CAMPERO BT CUARTAL BT DK513 DKC3421YG DKC4442YG DKC5784YG DKC6041YG DKC6550 DKC6575 ELGINA FOGGIA GAMBIER BT HELEN BT JARAL KURATUS LEVINA NOVELIS OLIMPICA PROTECT PR32P76 PR32R43 PR32W04 PR33P67 PR34N44 PR36R11 PR38F71 PR39F56 PR39V17 RIGLOS BT SF1035T SF1036T SF1112T ES ES ES FR ES ES FR DE ES ES ES ES ES FR ES ES ES ES DE FR FR FR ES ES ES ES ES ES ES DE DE DE ES ES ES ES 37 38 39 40 41 42 43 44 45 46 47 Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. Zea mays L. ASTURIAL BT AZEMA YG BELES SUR DKC5018 YG DKC653 YG EVOLIA YG LUSON BT PR31N28 PR33B51 SF4701T VIRIATO BT ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES ES 500 250 300 600 600 700 600 700 500 700 260 PL = esclusa commercializzazione in Polonia (dec. 8/5/06/CE) aree-tematiche-19-6-07-1 27 NOTE ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL ex PL ex PL ex PL (8/5/06) (8/5/06) (8/5/06) (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ex PL (8/5/06) ALLEGATO 2 BIBLIOGRAFIA Burris, J.S. 2001. Adventitious pollen intrusion into hybrid maize seed production fields. Proc. of 56th Ann. Corn and Sorghum Res. Conf. 2001. Am. Seed Trade Assoc., Washington, DC. Della Porta G., Ederle D., Bucchini L., Prandi M., Pozzi C., Verderio A, 2006. Gene flow between neighboring maize fields in the Po Valley. Devos Y, Reheul D E De Schrijver A. 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Triticum durum Desf Triticum spp x Secale cereale L.(varietà autogame) Triticum monococcum L. Triticum dicoccum Schubler avena orzo frumento tenero frumento duro triticale farro farro I.b cereali allogami Secale cereale L. Triticum spp x Secale cereale L.(varietà allogame) Sorghum bicolor (L.) Moench Zea mays L. (partim) Fagopyron esculentum Moench segale triticale sorgo mais grano saraceno II. SEMI OLEOSI Brassica napus L. (partim) Brassica rapa L. var silvestris (Lam.) Briggs Glicine max (L.) Merr. Helianthus annuus L. colza ravizzone soia girasole III. PROTEICHE Lupinus albus L. Lupinus angustifolius L. Lupinus luteus L. Pisum sativum (partim) Vicia faba L. (partim) IV. lupino bianco lupino azzurro lupino giallo pisello fava, favino, favetta LINO Linum usitatissimum L. (partim) V. lino CANAPA Cannabis sativa L. VI. canapa PATATA Solanum tuberosum L. patata VII. BARBABIETOLA DA ZUCCHERO Beta vulgaris L. var.saccarifera Alef barbabietola da zucchero VIII. ORTIVE Lycopersicon lycopersicum (L.) Karsten ex Farw. aree-tematiche-19-6-07-1 31 pomodoro ALLEGATO 4 CONSUNTIVO STATISTICO delle ispezioni ufficiali in campo delle colture da seme sottoposte a controllo nel 2005 delle specie oggetto delle linee guida Ripartizione per specie, regione e provincia (ettari) regione ABRUZZO SPECIE Aquila AVENA FAVINO FRUMENTO DURO ORZO PISELLO DA FORAGGIO Totale complessivo regione PROVINCIA Chieti Pescara 14,78 121 110,15 30,5 6,85 252,78 BASILICATA PROVINCIA Matera Potenza SPECIE AVENA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO ORZO TRITICALE Totale complessivo Regione 3 114,55 114,55 55,1 3105,7 22,2 153,54 19,4 3355,94 33,5 FRUMENTO DURO PATATA Totale complessivo aree-tematiche-19-6-07-1 136,1 136,1 Totale complessivo 14,78 124 64,43 174,58 145,05 6,85 64,43 465,26 Totale complessivo 381,44 289,58 4948,59 120,23 231,58 381,44 344,68 8054,29 142,43 385,12 19,4 9327,36 5971,42 CALABRIA PROVINCIA Cosenza Catanzaro SPECIE Teramo 53 1,5 54,5 Crotone Totale complessivo 253,56 306,56 137,6 253,56 444,16 32 regione CAMPANIA PROVINCIA Avellino Benevento SPECIE AVENA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO LUPINO BIANCO ORZO TRITICALE Totale complessivo regione 12 54,33 463,05 30,46 50,02 35,21 753,62 74,74 559,84 17,99 16,5 948,08 Napoli 25,46 25,46 Salerno Totale complessivo 62,02 1,5 91,04 1242,13 105,2 1,1 1,1 17,99 16,5 2,6 1535,98 EMILIA ROMAGNA SPECIE Bologna AVENA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO COLZA FAVINO GIRASOLE IBRIDO MAIS PATATA PISELLO DA FORAGGIO SOIA SORGO IBRIDO Totale complessivo regione SPECIE Ferrara 23,76 566,94 19,03 344,06 100,43 237,79 265,52 27,5 46,77 423,21 10,6 1702,52 7 198,5 355,35 aree-tematiche-19-6-07-1 22,52 183,83 144 171 Ravenna ReggioEmilia Rimini 1518,86 3 27,5 101,11 21 1591,65 69,5 102,81 71,3 2536,59 29 1,08 368,04 Udine 8,27 27 Parma 32,5 513,66 54 22 4,52 101,35 80,2 13,5 13,6 FRIULI VENEZIA G. PROVINCIA Gorizia Pordenone FAVINO FRUMENTO TENERO ORZO SEGALE SOIA Totale complessivo PROVINCIA Modena Piacenza Forli 24,47 190,17 214,64 66,61 3,05 149,72 227,65 49,53 63 63,13 235,31 Totale complessivo 8,27 51,47 256,78 3,05 293,72 613,29 33 71,3 2300,57 0 5,7 45,72 Totale complessivo 65,31 2613,69 3 189,43 1125,08 848,98 41,1 211,62 2207,59 17,38 7323,18 regione LAZIO SPECIE Frosinone AVENA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO LUPINO BIANCO ORZO PISELLO DA FORAGGIO TRITICALE Totale complessivo regione PROVINCIA Latina Rieti 118,28 71,52 64,15 95,4 11,9 323 11,9 512,8 159,55 FRUMENTO TENERO ORZO Totale complessivo LIGURIA PROVINCIA Savona Totale complessivo 3,9 3,9 0,61 0,61 4,51 4,51 regione LOMBARDIA SPECIE SPECIE Bergamo AVENA FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO GIRASOLE IBRIDO MAIS ORZO PATATA PISELLO DA FORAGGIO SEGALE SOIA TRITICALE Totale complessivo Roma Brescia Como Viterbo 31,81 61,64 1132,15 7,65 521,3 24,33 91,09 1869,97 Cremona 34,46 166,25 2881,01 36 530,96 18,3 3666,98 PROVINCIA Lodi Milano 0,45 137,8 91,88 104,45 378,79 53,8 Totale complessivo 66,27 227,89 4195,59 202,92 19,55 1375,26 42,63 91,09 6221,2 20,85 188,37 16,65 2254,44 133,79 Mantova 87,42 171,12 117,06 292,48 121,62 63,48 32,11 585,67 56,04 14,58 125,25 495,94 5,44 1107,39 44 47,53 181,6 Pavia Varese 0,1 152,05 989,77 16,97 344,28 19,95 1,6 8,09 1,75 252,09 aree-tematiche-19-6-07-1 4,18 47,86 14 105,12 695,63 34,81 0,5 71,27 1,6 2720,68 34 58,59 60,34 51,69 70,68 1508,33 5,54 1567,3 11,85 92,14 Totale complessivo 87,97 178,34 2803,39 60,65 3053,69 991,6 1,6 97,58 172,83 151,54 320,19 7919,38 regione MARCHE SPECIE AVENA BARBABIETOLA DA FORAGGIO COLZA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO GIRASOLE IBRIDO ORZO PISELLO DA FORAGGIO RAVIZZONE SORGO IBRIDO TRITICALE Totale complessivo regione Ancona 117,95 23,65 3 225,06 2824,77 220,53 85,6 343,9 139,26 1,5 PROVINCIA Ascoli Macerata Piceno 22,19 21,46 885,61 250,31 402,53 3056,41 271,23 67,4 415,88 111,31 250,16 30,78 4377,73 1407,54 AVENA FRUMENTO DURO ORZO Totale complessivo regione PIEMONTE SPECIE Alessandria AVENA CANAPA FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO GIRASOLE IBRIDO ORZO PISELLO DA FORAGGIO SOIA TRITICALE Totale complessivo Totale complessivo 27,21 167,35 70,04 93,69 92,26 1102,95 114,88 24,2 201,65 95,7 23,2 10,6 3995,82 MOLISE PROVINCIA Campobasso Totale complessivo 3 3 841,8 841,8 165,67 165,67 1010,47 1010,47 SPECIE Pesaro Asti Biella 1752,09 PROVINCIA Cuneo Novara 6,35 132,77 3096,97 13,79 664,46 24,01 18 20,07 3976,42 aree-tematiche-19-6-07-1 3 741,31 7869,74 856,95 177,2 1211,59 346,27 1,5 23,2 41,38 11533,18 Torino Vercelli 18,8 3,72 28,78 380,79 51,66 101,73 224,1 23,28 45,03 107,02 73,8 6,93 104,9 164,46 470,62 53,83 10,82 458,32 8,79 0 158,68 35 9,11 55,74 342,46 43,21 Totale complessivo 25,15 12,51 161,55 3878,53 13,79 954,96 30,94 132,01 240,27 5449,71 regione PUGLIA SPECIE AVENA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO ORZO Totale complessivo regione PROVINCIA Brindisi Foggia Bari 104,5 24,38 4083,97 357,68 332,32 4902,85 Lecce 470,96 24,26 213,4 24182,37 362,05 445,16 213,4 25484,8 Taranto 150,54 150,54 Totale complessivo 575,46 48,64 308 28938,28 30 749,73 777,48 338 31089,59 SARDEGNA SPECIE AVENA FRUMENTO DURO ORZO Totale complessivo regione PROVINCIA Nuoro Oristano Cagliari 7 3016,95 9 3032,95 77 6,8 83,8 Sassari 502,71 3,3 506,01 Totale complessivo 7 955,68 4552,34 20 39,1 975,68 4598,44 SICILIA PROVINCIA SPECIE Agrigento AVENA FAVA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO ORZO PISELLO DA FORAGGIO Totale complessivo regione Caltanisetta 18 2,6 Catania 3,4 1053,5 95,23 3546,23 1074,1 58,64 20,67 3724,17 Enna Messina 105,06 10 2705,94 2715,94 Palermo Ragusa 32,84 14,9 4947,38 32,38 152,82 12 5252,54 12 104,25 7298,17 5 78,62 8 7526,88 Siracusa 119,49 1138,16 62,02 1565,84 1138,16 53,75 10 1811,1 TOSCANA SPECIE Arezzo AVENA BARBABIETOLA DA FORAGGIO COLZA FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO GIRASOLE IBRIDO ORZO PISELLO DA FORAGGIO SOIA Totale complessivo Firenze PROVINCIA Grosseto Livorno Pisa 142,95 9,68 279,37 22 233,5 162,34 1390,53 118,08 0,02 20,3 32,4 Prato 1,43 24,19 330,73 78,4 37,81 153,59 388,51 43,65 313,57 2635,06 187,5 44,5 79,95 264,75 479,25 703,51 13 3556,83 aree-tematiche-19-6-07-1 265,18 36 2003,04 Siena Totale complessivo 156,48 588,48 1,43 70,62 28,62 2027,34 146,33 8,59 125,9 79,21 2484,67 Totale complessivo 278,79 2,6 286,4 1094,3 23361,52 37,38 343,83 38,67 1094,3 24349,19 Trapani 37,81 704,31 7076,29 573,96 0,02 543,99 32,4 13 9571,69 regione SPECIE PATATA Totale complessivo regione SPECIE AVENA BARBABIETOLA DA FORAGGIO BARBABIETOLA DA ZUCCHERO FAVINO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO MAIS ORZO TRITICALE Totale complessivo regione TRENTINO A.A. PROVINCIA Trento Totale complessivo 30,53 30,53 30,53 30,53 UMBRIA PROVINCIA Perugia Terni 61,6 1,55 Totale complessivo 6,12 67,72 1,55 11,1 11,1 66,97 1044,57 1019,32 36,66 509,94 12 2763,71 294,53 55,4 372,52 728,57 66,97 1339,1 1074,72 36,66 882,46 12 3492,28 VENETO SPECIE Padova AVENA BARBABIETOLA DA ZUCCHERO FRUMENTO DURO FRUMENTO TENERO GIRASOLE IBRIDO MAIS ORZO PATATA SEGALE SOIA TRITICALE Totale complessivo Rovigo PROVINCIA Treviso Venezia Vicenza Verona 13,25 1,03 357,36 251 81,24 2,5 1,21 129,95 5,2 829,49 aree-tematiche-19-6-07-1 63,54 842,15 10,4 6 282,02 65,5 6,5 5,85 1201,96 106,47 2,5 388,01 83,9 831,2 443,84 1450,91 166,3 843,05 2036,79 33,8 110,16 37 3 2557,65 1 99,01 719,29 7,5 153,61 85,68 3626,74 Totale complessivo 13,25 1,03 66,54 4055,58 1 1585,77 1088,51 19 1,21 2030,51 90,88 8953,28 65,31 87,97 167,35 3,00 25,15 575,46 7,00 Totale complessivo VENETO UMBRIA 67,72 13,25 2.403,99 11,10 1,03 2.625,82 3,00 12,51 3,00 37,81 FAVA 43,81 2,60 FAVINO 124,00 FRUMENTO DURO 174,58 FRUMENTO TENERO 344,68 8.054,29 306,56 142,43 91,04 189,43 1.242,13 3.113,51 105,20 9.600,39 GIRASOLE IBRIDO 8,27 227,89 741,31 4.195,59 51,47 202,92 3,90 1.125,08 LUPINO BIANCO 1,10 MAIS 145,05 385,12 PATATA 17,99 137,60 DA 2.614,35 256,78 RAVIZZONE 4,50 SEGALE 0,20 SORGO IBRIDO 2.776,61 60,65 1.375,26 0,61 953,51 19,40 465,26 0,31 aree-tematiche-19-6-07-1 16,50 9.327,36 444,16 6,26 0,30 1.535,98 1,03 161,55 28.938,28 856,95 3.832,75 749,73 177,20 13,79 4.552,34 66,97 23.361,52 7.076,29 1.339,10 66,54 91.472,16 37,38 573,96 1.074,72 4.055,58 24.063,99 1,00 1.377,74 0,02 42,63 97,58 2.832,94 165,67 954,96 777,48 39,10 343,83 543,99 36,66 1.585,77 5.525,10 868,33 1.088,51 11.742,13 19,00 229,83 30,53 346,27 30,94 38,67 32,40 806,96 1,50 3,05 172,83 2.207,59 293,72 151,54 6,00 132,01 13,00 1,21 177,29 2.030,51 4.828,37 23,20 36,06 91,09 22.692,19 613,29 15,22 1.211,59 1,60 17,38 TRITICALE 841,80 704,31 3.053,69 211,62 SOIA 7.869,74 286,40 20,65 41,10 6,85 178,34 48,64 2,60 19,55 848,98 ORZO % 588,48 12,51 COLZA Totale complessivo 278,79 2.613,69 CANAPA PISELLO FORAGGIO TRENTINO A.A. SARDEGNA PUGLIA PIEMONTE MOLISE MARCHE LOMBARDIA LIGURIA LAZIO 66,27 TOSCANA 62,02 FRIULI VENEZIA G. EMILIA ROMAGNA CAMPANIA 381,44 CALABRIA 14,78 BARBABIETOLA DA ZUCCHERO SICILIA AVENA BASILICATA SPECIE ABRUZZO ITALIA - Distribuzione geografica delle superfici ufficialmente controllate per la produzione di sementi nel 2005 per le specie oggetto delle linee guida 0,41 40,58 320,19 41,38 4,51 7.854,51 11.439,49 1.010,47 5.403,93 31.089,59 4.598,44 24.349,19 9.570,26 4,17 0,003 5,27 7,67 0,68 3,62 20,85 3,08 16,33 6,42 6.221,20 38 240,27 12,00 90,88 867,77 30,53 3.476,60 8.953,28 149.080,24 0,02 2,33 6,01 100 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Programma Interregionale "Sviluppo rurale" INNOVAZIONE E RICERCA Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano sementiero - Interventi a carattere generale Area tematica 2 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARI PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" aree-tematiche-19-6-07-1 39 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARI PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER MAIS, SOIA, POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO INDICE 1 INTRODUZIONE 41 2 DISCIPLINARE MAIS 42 3 DISCIPLINARE SOIA 51 4 DISCIPLINARE POMODORO 60 5 DISCIPLINARE PATATA 70 6 DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 78 Allegato 1 DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN MAIS E SOIA Allegato 2 91 DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO aree-tematiche-19-6-07-1 40 151 1 INTRODUZIONE Le attività sviluppate in questa area tematica costituiscono lo sviluppo delle linee guida, per la produzione di prodotti sementieri NO-OGM e per la determinazione delle aree di moltiplicazione, predisposte nell’ambito della tematica 1 del programma di ricerca. Pertanto per ciascun punto critico della produzione si identificano le modalità peculiari di applicazione delle linee guida alle specie interessate. Il presente documento riporta le specifiche disposizioni per la produzione di sementi NO-OGM per le specie mais, soia, pomodoro, patata, barbabietola da zucchero. Per ogni specie vengono riprese le caratteristiche botaniche con particolare riferimento alle modalità riproduttive, la diffusione della specie sul territorio nazionale e la caratterizzazione della produzione con particolare riferimento alla tipologia di azienda agricola e di impresa sementiera nonché alla destinazione del prodotto. Si considera anche l’approvvigionamento di sementi. Gli elementi richiamati contribuiscono a delineare il livello di rischio rispetto ad una presenza accidentale di materiale geneticamente modificato. Il livello di rischio determina l’adozione in maggiore o minor misura di accorgimenti rispetto alle modalità ordinarie di produzione delle sementi. Questa area tematica comprende nella predisposizione del disciplinare anche gli aspetti metodologici legati agli accertamenti analitici. aree-tematiche-19-6-07-1 41 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER MAIS aree-tematiche-19-6-07-1 42 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER MAIS INDICE 2 DISCIPLINARE MAIS 44 2.1 La situazione del comparto 44 2.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi 44 2.3 Il valore economico del comparto 45 2.4 Gli ibridi commercializzati 45 2.5 Caratteristiche botaniche della specie 46 2.6 Aspetti critici 46 2.6.1 Terreno e successione colturale 46 2.6.2 Seme impiegato 47 2.6.3 Operazioni di semina 47 2.6.4 Isolamento 47 2.6.5 Operazioni sulle colture in atto 48 2.6.6 Operazioni alla raccolta 48 2.6.7 Operazioni di trasporto dall'azienda agricola alla ditta 49 selezionatrice 2.6.8 aree-tematiche-19-6-07-1 Operazioni presso la ditta sementiera 43 49 2 2.1 DISCIPLINARE MAIS La situazione del comparto La coltivazione del mais in Italia ha interessato nel 2005 circa 1.117.856 ettari (Fonte ISTAT), facendo segnare un incremento del 7% rispetto all’anno precedente. La produzione di granella nel 2005 dovrebbe essere di poco superiore a 10,660 milioni di tonnellate (- 7,5% circa rispetto al 2004). Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione del mais interessa tutte le 20 Regioni, con prevalenza in Lombardia (29,1%), Veneto (28,2%), Piemonte (16,3%), Emilia Romagna (9,7%), Friuli Venezia Giulia (7,6%). La destinazione principale del mais è rappresentata dall’alimentazione animale ed il bilancio nazionale di approvvigionamento è da alcuni anni sostanzialmente in pareggio. 2.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi Il fabbisogno di sementi nel 2004 è stato di circa 4.000.000 di dosi pari a circa 28.000 tonnellate (sulla base di 20 kg/ha corrispondente a circa 3 dosi da 25.000 semi per ettaro). Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origine diversa. Per una parte delle sementi, l’intero processo di produzione avviene in Italia, essendo moltiplicate, selezionate, confezionate e certificate sul territorio nazionale. Il resto delle sementi provengono dall’Unione europea o da Paesi terzi, cui l’Unione ha riconosciuto l’equivalenza. Tali sementi sono selezionate, confezionate e certificate definitivamente in Italia o, se già selezionate, riconfezionate sotto il controllo dell’ENSE. Infine, talune sementi provengono già confezionate per la vendita finale da altri Paesi dell’Unione europea o da Paesi terzi equivalenti. I quantitativi complessivamente certificati nella campagna 2004/2005 sono stati pari a 45.000 tonnellate, di cui 35.000 tonnellate, come prima certificazione e 10.000 tonnellate, come ricartellinatura di sementi prodotte nella medesima campagna o in campagne precedenti. Poco più del 40% del totale (18.200 t) è risultato di provenienza nazionale mentre la parte restante proviene dai seguenti 15 paesi: aree-tematiche-19-6-07-1 44 Turchia (14,2%), Francia (16,5%), USA (10,2%), Ungheria(8,6) e in percentuale più ridotta da Argentina, Austria, Canada, Cile, Croazia, Germania, Romania, Serbia, Spagna, Sud Africa, Uruguay. Nel 2005 la superficie nazionale a mais da seme si è realizzata su 5.502 ettari, con una stima di produzione potenziale compresa fra 16.500 e 18.000 tonnellate (con una produzione media stimata fra 3 e 3,3 t/ha). Oltre il 99% della superficie da seme viene realizzate in tre Regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna). La produzione ha interessato 16 province, tra cui quella di Cremona che ha coperto il 41 % della superficie; le altre province principali sono Vicenza (21,8%), Brescia (6,9%), Ferrara (6,5%), Lodi (5,3%); le rimanenti sono: Bologna, Padova, Verona, Piacenza, Parma, Milano, Ravenna, Mantova, Perugia, Rovigo, Pavia. Alla moltiplicazione del seme sono interessati 123 comuni ed avviene in 450 aziende agricole. La selezione delle sementi è concentrata su 18 ditte sementiere a livello nazionale, di cui cinque certificano oltre il 95% del prodotto. Nello specifico settore dell’agricoltura biologica, da quanto si può evincere dall’apposita banca dati ENSE, il fabbisogno di sementi di mais sarebbe pari a 100 tonnellate (almeno a valutare dalle richieste di deroga per l’uso di sementi convenzionali), dall’altro lato la produzione stimata ammonterebbe a 60 tonnellate (campagna 2001/2202). Si tratta tuttavia di un dato certamente sotto stimato e in crescita. 2.3 Il valore economico del comparto Si stima che il prezzo di acquisto da parte degli agricoltori delle sementi utilizzate in Italia sia di 800 milioni di EURO; il comparto del mais contribuisce per circa 200 milioni di EURO. (stima 2003) 2.4 Gli ibridi commercializzati Gli ibridi commercializzati sono circa 200 e rispondono alle diverse esigenze di coltivazione legate alla precocità e alla tipologia di granella. Per quanto riguarda la selezione conservatrice di tali varietà, nel 95% dei casi questa si realizza in altri paesi comunitari o terzi. Analoga percentuale riguarda la produzione delle linee utilizzate per la produzione degli ibridi commerciali. Per quanto l’attività di miglioramento genetico del mais, a livello nazionale, sia esercitata da pochi, il numero di varietà presentate per l’iscrizione al registro nazionale è, per contro, molto elevato. aree-tematiche-19-6-07-1 45 Ogni anno vengono, infatti, sottoposti alle prescritte prove descrittive e agronomiche più di 300 ibridi al primo anno e più di 150 al secondo anno e il tasso di scarto è pari a circa il 15 % di quelle che arrivano al secondo anno; il carente valore agronomico è il motivo prevalente di non ammissione. Nel corso del 2004 sono state iscritte al catalogo comunitario 17 cultivar di mais geneticamente modificate cui, nel gennaio 2006 se ne sono aggiunte altre 14. Tali varietà sono attualmente in libera circolazione in tutti i paesi dell'Unione europea inclusa l'Italia. Tuttavia in base all'art. 1 del Decreto legislativo 24/4/2001 n° 212, comma 2, l'uso è subordinato a specifica autorizzazione ministeriale. 2.5 Caratteristiche botaniche della specie Il mais è una pianta annuale, allogama monoica ad impollinazione anemofila. L’infiorescenza maschile, pannocchia, è situata all’apice dello stelo; ciascuna delle spighe che lo compongono è formata da un numero variabile di spighette; queste sono provviste di glume e portano ognuna 2 fiori. L’infiorescenza femminile è una spiga, composta da un asse centrale, tutolo, sul quale si inseriscono un numero variabile di spighette. La spiga è protetta da brattee. Il fiore femminile è costituito da un solo ovulo e da uno stigma filiforme che fuoriesce all’estremità della spiga. Ad ogni fiore fertile corrisponde uno stigma, e alla fioritura gli stigmi fuoriescono all'apice della spiga. Il fiore maschile matura con un anticipo di una settimana rispetto al fiore femminile. Il seme è costituito da una cariosside. La pianta di mais può produrre 25 milioni di granuli di polline. Il granulo pollinico ha la dimensione di 90-100 micron. In condizioni di campo il polline rimane vitale per 10 – 30 minuti, in condizioni di basse temperature può rimanere vitale più a lungo. Il granulo di polline che cade sulle “sete” germina ed emette un tubo pollinico che penetra all’interno dello stigma e lo percorre in tutta la sua lunghezza fino a raggiungere l’ovulo; avvenuta la fecondazione le “sete” si seccano. 2.6 Aspetti critici 2.6.1 Terreno e successione colturale L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella zona per la coltivazione del mais. Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo. aree-tematiche-19-6-07-1 46 Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture OGM. L’accertamento di questo requisito potrà essere effettuato mediante verifica delle colture realizzate nell’arco dei precedenti cinque anni. Nel caso del mais è ammessa la monosuccessione, salvo il caso in cui non esista sufficiente documentazione che consenta di escludere che vi sia stata coltivazione di mais OGM nei 5 anni precedenti. 2.6.2 Seme impiegato Le sementi dei parentali maschili e femminili impiegate per l'istituzione delle colture da seme devono essere certificate secondo le prescrizioni della Legge 1096/71 e risultare esenti da OGM. Pertanto saranno prodotte secondo metodi appropriati e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio effettuate con il metodo descritto nell'allegato 1. 2.6.3 Operazioni di semina Indipendentemente dalle condizioni di isolamento e dal rapporto di semina fra parentale maschile e femminile, saranno previste almeno 5 file di impollinante maschile ai bordi della coltura. Devono essere registrate le date di semina di ciascun appezzamento o frazione. 2.6.4 Isolamento Nel caso del mais per la produzione di sementi la distanza minima da altre colture non da seme, dovrà essere di almeno 500 metri. Le distanze da altre colture da seme devono essere almeno le seguenti: coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base da altra coltura con impollinante diverso o non conosciuto; distanza 400 coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata da altre colture con impollinante diverso o non conosciuto: distanza 300 Tale distanza potrà essere ridotta fino a 200 metri, aggiungendo una fila di bordo di impollinante in ragione di 10 metri di riduzione. aree-tematiche-19-6-07-1 47 Le distanze di isolamento da altre colture da seme non sono richieste nel caso di produzione di sementi della categoria di base o sementi certificate, quando l'impollinante sia il medesimo. Non è ritenuta contaminante la coltura di mais a diverso ciclo di maturità se si differenzia dal campo di produzione del seme, per una fioritura che avvenga a distanza di almeno 20 giorni. I suddetti 20 giorni devono decorrere fra l'inizio della fioritura della coltura da seme e la fine della fioritura della coltura potenzialmente contaminante o viceversa. La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale contaminante prima dell'emissione del polline. A parità di ciclo di maturità, non vengono considerate potenzialmente contaminanti le colture la cui emergenza si differenzia di almeno 60 gg. 2.6.5 Operazioni sulle colture in atto La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali seguite nell'area per il mais. Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti: Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le piante che manifestano aberrazioni devono risultare eliminate prima dell'antesi Emasculazione: le infiorescenze maschili delle piante porta seme che possono emettere polline devono risultare eliminate prima dell'antesi Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a situazioni insorte successivamente alla semina e prima dell’antesi. Nella fase vicina alla fioritura, epurazione ed 'emasculazione saranno oggetto di verifica giornaliera per prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati o non emasculati. 2.6.6 Operazioni alla raccolta Le macchine impiegate per la raccolta ed il trasporto all’interno dell’azienda devono essere state accuratamente pulite prima dell’uso. Le stesse condizioni si applicano anche agli essiccatoi e alle attrezzature di movimentazione delle spighe o del seme (nastri trasportatori, coclee, etc.) I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la separazione fisica per varietà e lotto. aree-tematiche-19-6-07-1 48 Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo il metodo descritto nell'allegato 1 per accertare l'assenza di OGM, prima del conferimento alla ditta sementiera. 2.6.7 Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice Occorre rispettare le condizioni stabilite nelle linee guida dell’area tematica 1. 2.6.8 Operazioni presso la ditta sementiera Le fasi di lavorazione del mais passano attraverso i seguenti stadi: ritiro del prodotto: prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos, tramogge e magazzini; essiccazione: l'essiccazione delle spighe che ha lo scopo di ridurre l'umidità del prodotto in natura a valori idonei alla lavorazione e conservazione (non superiori a 13%); sgranatura: questa operazione, che consente di separare le cariossidi del tutolo, è peculiarmente per la specie mais; I motivi che portano a questa pratica sono prevalentemente la cernita e l'eliminazione delle spighe fuori tipo, malformate, danneggiate e la possibilità di effettuare la sgranatura in condizioni che salvaguardino la facoltà germinativa del seme; pulitura: è l’operazione che consente di allontanare i residui, vegetali e non, di maggiori dimensioni prima di procedere alle successive lavorazioni o al temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del processo di selezione; selezione: consiste nel passaggio del seme attraverso una serie di macchine che sfruttando la dimensione, la forma, il peso specifico del seme che si intende selezionare permettono la separazione del materiale indesiderato; calibratura: forma e dimensioni delle cariossidi variano in relazione alla posizione sulla spiga; la calibratura ha il compito di separare le diverse frazioni di seme (piatto, tondo, ecc.) in lotti omogenei in funzione del loro impiego con seminatrice di precisione; concia: trattamento del seme con principi attivi volti a proteggere la plantula nelle prime fasi e favorire lo sviluppo proteggendole da patogeni di natura aree-tematiche-19-6-07-1 49 prevalentemente fungina oppure con repellenti per rendere il seme inappetibile. In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e macchine per la movimentazione del seme. confezionamento: operazione conclusiva della lavorazione delle sementi. Vengono di norma utilizzati sacchi in carta contenenti ciascuno 25.000 semi e di peso variabile da 6 e 10 kg. La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione. Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente. I contenitori vengono di norma disposti su "palletts" e sempre più spesso avvolti in film plastici per il trasporto. Sulle sementi selezionate e confezionate saranno eseguite analisi secondo il metodo riportato nell'allegato 1 per accertare l'assenza di OGM. Il campionamento avverrà a cura del produttore in conformità ai metodi ufficiali di analisi e riguarderà l'intera produzione. aree-tematiche-19-6-07-1 50 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER SOIA aree-tematiche-19-6-07-1 51 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER SOIA INDICE 3 DISCIPLINARE SOIA 53 3.1 La situazione del comparto 53 3.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi 53 3.3 Il valore economico del comparto 54 3.4 Varietà commercializzate 55 3.5 Caratteristiche botaniche della specie 55 3.6 Aspetti critici 56 3.6.1 Azienda agricola 56 3.6.2 Terreno e successione colturale 56 3.6.3 Operazioni di semina 57 3.6.4 Isolamento 57 3.6.5 Operazioni sulle colture in atto 57 3.6.6 Raccolta e trasporto 58 3.6.7 Operazioni presso la ditta sementiera 58 aree-tematiche-19-6-07-1 52 3 3.1 DISCIPLINARE SOIA La situazione del comparto La coltivazione della soia ha subito negli ultimi anni in Italia un progressivo decremento causato principalmente dalle modifiche apportate alla politica degli aiuti in agricoltura dall’Unione Europea, ma dovrebbe consolidarsi in futuro, in seguito al disaccoppiamento di tali aiuti che saranno elargiti indipendentemente dalla coltura effettivamente realizzata. Nel 2005 sono stati coltivati in Italia 152.331 ettari di soia, con un leggero incremento (1,3%) rispetto all’anno precedente (fonte ISTA). La produzione di granella nell’ultima campagna si è attestata a 555.664 t. La soia risulta coltivata in quasi tutte le regioni italiane, ma con una netta prevalenza nell’area settentrionale: in primo luogo nel Veneto (75.715 ettari coltivati nel 2005), seguito dal Friuli Venezia Giulia (27.220 ha), dalla Lombardia (19.596 ha) e dall’Emilia Romagna (18.722 ha). La destinazione principale è rappresentata dall’industria mangimistica per la produzione di farine e pannelli di soia, tuttavia risulta significativo anche l’utilizzo umano (olio di soia, lecitina). 3.2 Fabbisogno ed approvvigionamento di sementi Secondo le stime ISMEA la produzione nazionale non riesce a coprire nemmeno un terzo del fabbisogno interno, mentre solo cinque anni fa superava la metà. Di conseguenza le importazioni, attualmente pari a circa 1,5 milioni di t, sono cresciute del 37%. Ipotizzando per la campagna 2006 una superficie nazionale coltivata a soia costante (150.000 ettari circa) e considerando un quantitativo medio di seme impiegato per ettaro pari a circa 70 Kg, ne deriva un fabbisogno di 10.500 t di seme, rispetto al quale la disponibilità potenziale di sementi certificate di provenienza nazionale (11.000 t) risulta eccedente. Tale fenomeno consolida la tendenza emersa nell’annata precedente, mentre fino al 2003 la produzione italiana di semente copriva solamente il 75% del fabbisogno. La selezione del seme è stata effettuata in 12 stabilimenti sementieri, dei quali 5 hanno realizzato circa il 95% della produzione totale. L’importazione di sementi nel 2004 è stata di oltre 9.500 t, in particolare da Stati Uniti e Canada, mentre le esportazioni hanno superato le 6.100 t . aree-tematiche-19-6-07-1 53 Per quanto concerne la produzione nazionale di sementi di soia occorre evidenziare una complessità di fattori che influenzano direttamente la riuscita delle coltivazioni, condizionando quindi la disponibilità di seme: - innanzitutto le condizioni climatiche assumono fondamentale importanza per quanto attiene il risultato finale delle coltivazioni, sia in termini quantitativi che qualitativi, condizionando l’insorgenza e lo sviluppo di particolari fisiopatie e fitopatie. - le modalità di trebbiatura ed in particolare una non corretta registrazione degli organi meccanici di battitura della mietitrebbia possono causare danni irreversibili alla facoltà germinativa, in seguito al verificarsi di rotture o microfratture del seme. - infine una non corretta manipolazione in fase di selezione meccanica può provocare pericolose microfessurazioni del seme, fonte di inoculo per agenti patogeni. Tutti questi inconvenienti necessitano di soluzioni tecniche adeguate, poiché possono influenzare negativamente le caratteristiche qualitative del seme. Si segnala inoltre, seppure in termini modesti, il ricorso a seme di provenienza aziendale, non certificato, specie in annate particolari, in cui si sono manifestate difficoltà nell’approvvigionamento. Nel 2005 la superficie nazionale di soia da seme ha interessato 4.828 ettari, concentrati per quasi la metà in Emilia Romagna (48%). La seconda regione in ordine di importanza è il Veneto (21,6%), seguito dal Friuli Venezia Giulia (13,5%) e dalla Lombardia (10,4%). La coltivazione è avvenuta presso circa 400 aziende agricole, interessando 20 province e 130 comuni italiani. Nell’ambito del settore biologico la moltiplicazione del seme di soia nelle ultime annate ha interessato una superficie di poco superiore al 3% del totale (156 ha su 4.826 nel 2005); nell’ultima campagna di certificazione (2004-05) sono stati ufficialmente certificati 181.000 Kg di seme biologico. Inoltre nello stesso periodo sono state richieste all’ENSE deroghe per l’impiego di 460.252 Kg di seme. Complessivamente quindi si può ipotizzare un consumo di 641 t di seme di soia biologico, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 8.000 ettari. 3.3 Il valore economico del comparto A fronte di un volume di spesa di circa 800 milioni di euro da parte degli agricoltori per l’acquisto delle sementi complessivamente utilizzate in Italia, il settore della soia contribuisce solo in minima parte: infatti stimando una superficie investita di circa 150.000 ettari e l’impiego di 3,2 dosi di seme ad ettaro ( pari a 80 Kg), ai prezzi medi attuali di mercato (28 euro/dose ) si ottiene un valore di poco inferiore ai 13,5 milioni di euro. aree-tematiche-19-6-07-1 54 3.4 Varietà commercializzate Non esiste alcuna tradizione storica a livello varietale per la soia in Italia; infatti dopo la sua introduzione all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, fu per lungo tempo coltivata soprattutto in funzione del contributo comunitario e addirittura certificata solamente nella categoria “commerciale” (cartellino bruno), che prevede solo l’appartenenza alla specie, senza la determinazione della varietà. Solamente fino a pochi anni fa le aziende agricole medio-piccole si rifornivano sul mercato senza adottare alcun criterio selettivo a livello varietale; di conseguenza non erano infrequenti casi di incompatibilità del ciclo prescelto in funzione delle nostre condizioni pedoclimatiche. In particolare venivano coltivate anche varietà appartenenti al gruppo di maturazione 2, la cui eccessiva lunghezza del ciclo comportava un notevole sviluppo vegetativo, a discapito della produzione. Attualmente le varietà disponibili presentano caratteristiche più confacenti al nostro ambiente, in genere hanno cicli più brevi, magari non evidenziano picchi produttivi, peraltro possibili solo in particolari condizioni, ma in compenso offrono la sicurezza di poter raccogliere il prodotto tempestivamente. Potrà essere utile comunque, a livello di miglioramento varietale, accorciare ulteriormente la fase biologica di maturazione, allungando invece quella di riempimento dei semi. Nel corso dell’ultima campagna sono state riprodotte in Italia 34 varietà di soia, su 244 iscritte al registro nazionale , pari ad appena il 14%. Di queste solamente 16 varietà sono state moltiplicate su una superficie superiore a 100 Ha. Attualmente le varietà più diffuse sono Dekabig (650 ha), Lory (455 ha), Ales (301 ha). 3.5 Caratteristiche botaniche della specie La soia è una pianta annuale con ciclo primaverile-estivo, appartenente alla famiglia delle Leguminose; il portamento è cespuglioso, eretto; l’apparato radicale è fittonante piuttosto profondo, dotato di capacità di fissazione dell’azoto atmosferico grazie al rapporto di simbiosi con il batterio Bradyrhizobium japonicum. In presenza di tale fenomeno la coltura diviene indipendente rispetto alla dotazione di azoto del terreno. Le infiorescenze sono racemi con fiori ermafroditi: le antere rilasciano il polline all’interno del fiore e lo depositano direttamente sullo stimma che è ricettivo da 24 ore prima a 48 ore dopo l’antesi. La aree-tematiche-19-6-07-1 55 soia, pur essendo una pianta autogama, può presentare anche dei casi di fecondazione incrociata con una percentuale di allogamia inferiore all’1%. Il periodo di fioritura dipende dalla varietà e dall’epoca di semina e può durare da 3 a 5 settimane. Il frutto è un baccello ed il seme privo di endosperma ovale o ellittico, può essere di un colore variabile dal verde al bruno. Per quanto riguarda le esigenze climatiche, la soglia di temperatura minima è di 4 – 10° C con una temperatura ottimale di 24 – 25° C. La soia è una pianta brevidiurna, molto sensibile al fotoperiodo e raggiunge la maturazione in circa 5 mesi. Si distinguono varietà determinate in linea generale più tardive poiché maggiormente sensibili al fotoperiodo e varietà indeterminate che terminano l’accrescimento nel momento in cui le condizioni climatiche divengono sfavorevoli. Nelle varietà indeterminate lo stelo continua a crescere divenendo sempre più alto e sottile e con un minor numero di baccelli nella parte terminale. 3.6 Aspetti critici 3.6.1 Azienda Agricola L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare la coltura agli organismi di controllo specificando: ubicazione (dati catastali), superficie, varietà, lotto, categoria e quantitativo del seme impiegato. L’azienda agricola deve essere caratterizzata da dimensioni e ubicazione tali da permettere la coltivazione di appezzamenti di dimensioni sufficienti (min. 2 ha) e tali da soddisfare i requisiti stabiliti per l’isolamento. 3.6.2 Terreno e successione colturale Le tecniche di coltivazione, concimazione e diserbo devono essere in linea con le direttive “usuale buona pratica agronomica” (UBPA) emanate dalla regione. L’appezzamento oggetto della coltura “NO OGM” non deve aver ospitato in precedenza colture OGM. A tale scopo per ogni particella di terreno dell’azienda verrà registrata la successione colturale. La precessione storica dell’appezzamento in esame dovrà consentire di escludere la presenza di colture di soia OGM nei 5 anni precedenti. L’accertamento del requisito sarà effettuato mediante verifica delle colture realizzate nell’arco dei precedenti cinque anni. aree-tematiche-19-6-07-1 56 3.6.3 Operazioni di semina E’ necessario l’inoculazione del seme con il batterio azotofissatore specifico. L’operazione può avvenire a secco o ad umido. L’investimento ottimale è di 40 piante / m2. Nel registro aziendale dovrà essere annotata la data di semina per ciascun appezzamento. 3.6.4 Isolamento Per assicurare una produzione di sementi di soia “NO OGM” è di fondamentale importanza che vengano rispettate particolari condizioni di isolamento, in grado di evitare inquinamenti indesiderati. La soia è specie autogama, pur tuttavia statisticamente è stato evidenziato un 1% di allogamia con impollinazione entomofila ed a questa considerazione bisogna aggiungere che il periodo di fioritura è mediamente molto lungo (a seconda delle cultivar la durata può variare dalle 3 alle 5 settimane). Analogamente ad altre specie, in particolare cereali, con simili caratteristiche biologiche, dovranno essere rispettate le seguenti distanze di isolamento da altre colture della stessa specie: - per la produzione di sementi della categoria pre-base e base 50 metri - per la produzione di sementi della categoria certificata I e II ripr.: 20 metri 3.6.5 Operazioni sulle colture in atto La coltura dovrà essere mantenuta in buone condizioni agronomiche secondo le prescrizioni tecniche regionali relative alla “usuale buona pratica agronomica” (U.B.P.A.). Oltre a ciò l’agricoltore dovrà porre particolare attenzione alle condizioni fitosanitarie delle colture in quanto devono risultare esenti da pericolosi parassiti (fitopatie) trasmissibili per seme. Particolari determinazioni analitiche saranno eseguite: a) per Pseudomonas syringae pv. Glycinea: il numero massimo di sottocampioni, nell'ambito di un campione di almeno 5000 semi per lotto, suddiviso in cinque sottocampioni, che risultano contaminati dal suddetto organismo non deve superare 4; qualora vengano identificate colonie sospette in tutti i cinque sottocampioni, per confermare il rispetto delle norme o condizioni di cui sopra possono essere eseguiti appropriati test biochimici sulle colonie sospette isolate su un terreno preferenziale prelevato da ogni sottocampione; b) per Diaporthe phaseolorum: il numero massimo di sementi contaminate non deve superare 15 %; aree-tematiche-19-6-07-1 57 3.6.6 Raccolta e trasporto Per quanto concerne la soia sono raccomandate mietitrebbiatrici del tipo “FOLOW” caratterizzate da organi di battitura e controbattitura con azione più attenuata, in modo da evitare il danneggiamento dei semi. Questo sistema è molto importante per garantire un buon livello qualitativo della semente perché limita notevolmente la proliferazione di organismi patogeni che s’insediano sulle parti lesionate della semente causando un deterioramento del prodotto. Particolare attenzione poi bisogna prestare all’epoca di raccolta, specialmente negli areali umidi in considerazione delle particolari caratteristiche idroscopiche della soia che consigliano una raccolta tempestiva, quando sopraggiunge la fase di maturità della granella. Devono essere accuratamente puliti anche tutti i mezzi utilizzati per il trasporto della semente, eventualmente anche i contenitori ed i magazzini di stoccaggio. Si ribadisce che le varie partite di sementi devono essere tenute separate. Sulle sementi in natura verranno eseguite analisi allo scopo di accertare l'assenza di organismi OGM. 3.6.7 Operazioni presso la ditta sementiera Presso la ditta sementiera si svolgono tutte le operazioni di selezione e condizionamento che rendono la semente in natura idonea alla commercializzazione. La lavorazione della semente permette l’eliminazione dei residui vegetali e delle impurità dovute alla trebbiatura nonché dei semi lesionati e rotti che costituiscono materiale di scarto. Durante le varie fasi di lavorazione si verifica il maggior rischio di contaminazione proprio perché le varie partite di seme vengono spostate e quindi risulta indispensabile che queste siano sempre mantenute ben distinte e identificabili ed inoltre che i macchinari e magazzini siano sempre puliti. Le varie fasi di lavorazione della soia sono così riassumibili: ritiro del prodotto che dovrà rimanere d’ora in avanti ben distinto e separato da altre partite; essicazione che ha lo scopo di mantenere il prodotto ad una umidità idonea alla conservazione e tale da non inibire la germinabiltà della semente stessa; pulitura e selezione che consentono l’allontanamento delle impurità fisiche e vegetali mediante il passaggio della semente attraverso appositi macchinari; calibratura che permette l’ottenimento di lotti omogenei finalizzati all’uso delle seminatrici di precisione; aree-tematiche-19-6-07-1 58 concia necessaria se sussistono timori relativi a particolari fitopatogeni trasmissibili per seme; confezionamento tale operazione permette l’immissione in commercio del prodotto finale. Vengono di norma utilizzati sacchi di carta del peso di 25 Kg circa. Le confezioni devono essere chiuse e cartellinate secondo la normativa vigente in modo che non possano essere aperte senza lasciare traccia della manomissione. Devono essere provviste di un cartellino ufficiale e di uno del produttore con le diciture specificate a norma di legge. aree-tematiche-19-6-07-1 59 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER POMODORO aree-tematiche-19-6-07-1 60 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER POMODORO INDICE 4 DISCIPLINARE POMODORO 62 4.1 La situazione del comparto 62 4.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi 62 4.3 Il valore economico del comparto 63 4.4 Le varietà commercializzate 63 4.5 Caratteristiche botaniche della specie 64 4.6 Aspetti critici 65 4.6.1.a) Azienda agricola 65 4.6.1.b) Azienda vivaistica 65 4.6.2 Terreno e successione colturale 66 4.6.3 Seme impiegato 66 4.6.4 Operazioni di semina e trapianto 66 4.6.5 Isolamento 66 4.6.6 Operazioni sulle colture in atto 67 4.6.7 Operazioni alla raccolta 68 4.6.8 Operazioni di trasporto 68 4.6.9 Operazioni presso la ditta sementiera 68 aree-tematiche-19-6-07-1 61 4 DISCIPLINARE POMODORO 4.1 La situazione del comparto L’Italia è il principale paese produttore di pomodoro in Europa e, a livello mondiale, è tra i principali paesi trasformatori del prodotto insieme a USA, Spagna e Turchia. La coltivazione del pomodoro in Italia ha interessato nel 2005 una superficie di 138.756 ettari, facendo segnare una diminuzione del 5% rispetto all’anno precedente (Fonte ISTAT) . Le produzioni ottenute nelle colture di pomodoro in pieno campo si sono attestate sui 6.639.972 t per una superficie complessiva di 130.809 ettari, mentre il prodotto raccolto nelle colture sotto serra, destinate al consumo fresco, si è attestato a 547.043 t per una superficie di 7.947 ettari Le coltivazioni di pomodoro da industria con 107.163 ettari rappresentano più del 70% della produzione totale. Il prodotto raccolto è stato di 5.875.311 t con una resa media di 579,7 q/ha (Fonte ISTAT). La distribuzione geografica della produzione del pomodoro interessa quasi tutte le Regioni, con una localizzazione nel Sud del 62,9%, del 29,% nel Nord e del 7,9 % nel Centro. Le regioni maggiormente coltivate a pomodoro risultano la Puglia (27,6%), l’Emilia Romagna (20,8%), la Sicilia (16,9%), la Campania ( 6,2 %) e la Calabria (8,1 %). Il pomodoro da mensa in coltura protetta viene coltivato principalmente in Sicilia, Campania e Lazio, Sardegna e Veneto. Su base nazionale, la destinazione principale del pomodoro da industria è rappresentata dalla trasformazione industriale in passata, salse e succhi ( 40%), concentrato (35%) e pelati (25%). 4.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi Le sementi di pomodoro distribuite in Italia, nel 2004, sono state stimate dall’ISTAT in 233,1 q per il pomodoro da industria e 108,8 q per il pomodoro da mensa. In base ai consuntivi statistici pervenuti all'ENSE, nel 2001, sulle sementi di pomodoro della categoria "standard", i quantitativi prodotti risultano 1236,9 q ,dei quali 353,7q riguardano l'attività di riconfezionamento e 883,2 q l'attività di primo confezionamento. L’utilizzo di seme varia dai 0,3 a 1Kg/ha per gli investimenti consigliati nella semina del pomodoro in pieno campo, dalle 20.000 alle 40.000 piante/ha per il trapianto del pomodoro da mensa e da 25.000 a 50.000 piante/ha per il trapianto del pomodoro in pieno campo da industria. Le sementi utilizzate in Italia hanno, per la quasi totalità, provenienze e origini estere in quanto l’intero processo di moltiplicazione del seme avviene in diverse zone del mondo dove il costo della mano d’opera è molto basso. La parte finale della produzione relativa alla selezione, confettatura e confezionamento finale avviene in Italia. A causa dell’elevato impiego di mano d’opera richiesta per le operazioni manuali d’incrocio nella produzione degli ibridi, le aziende sementiere hanno aree-tematiche-19-6-07-1 62 ormai da molti anni dislocato l’attività di moltiplicazione delle varietà ibride di pomodoro nei paesi asiatici quali India, Cina, Tailandia e Turchia e nei paesi del Centro e Sud-America quali Costa Rica, Brasile e Cile. Le superfici coltivate in Italia per la produzione di sementi di pomodoro sono state stimate, nel 2004, a 317 ettari ( fonte AIS), e riguardano soltanto varietà a libera impollinazione prevalentemente destinate ai mercati del Nord Africa e del Est Europa. La produzione media di seme è di 100-150 Kg/ha per il pomodoro da industria e 150-200 Kg/ha per il pomodoro da mensa. Le superfici a seme sono localizzate in prevalenza in Emilia Romagna con 302 ettari, dove risiedono molte industrie di trasformazione; seguono la Lombardia con 8 ettari, le Marche con 5 ettari e la Puglia con 2 ettari. La produzione e l’estrazione del seme dal frutto è connessa al processo di lavorazione industriale del pomodoro che rende possibile l’utilizzazione industriale della polpa del frutto. Le sementi di pomodoro distribuite in Italia appartengono alla categoria “standard “per la quale non è previsto il controllo della successione genealogica dei materiali in riproduzione. Le sementi prodotte sono destinate per l’80% al mercato professionale e per il 20% al settore hobbistico. Le ditte che commercializzano sementi di pomodoro risultano circa 70, mentre, quelle che effettuano le moltiplicazioni del seme sono in numero molto limitato (6-7) . Le ditte sementiere selezionano, confezionano o riconfezionano le sementi riprodotte in Italia e all’estero direttamente o, tramite la lavorazione in conto terzi, presso altre aziende produttrici. Essendo ormai sempre meno diffusa la pratica della semina diretta, l’impianto della coltura avviene prevalentemente tramite il trapianto di piantine di pomodoro, pertanto le sementi sono prevalentemente acquistate dalle aziende vivaistiche specializzate nella produzione commerciale di piantine richieste dalle aziende agricole per il trapianto. Per il settore dell’agricoltura biologica il fabbisogno di sementi è stato nella campagna 2004/2005 di 5546,7 Kg (almeno a valutare dalle richieste di deroga per l’uso di sementi convenzionali) mentre la disponibilità è stata di Kg 27,38 ( banca dati ENSE). Si tratta tuttavia di un dato sottostimato e in crescita. 4.3 Il valore economico del comparto Si stima che il valore economico del comparto delle sementi di pomodoro sia di 26 milioni di Euro di cui circa il 20% è rappresentato dalle sementi destinate al settore hobbistico. 4.4 Le varietà commercializzate Le varietà commercializzate sono caratterizzate, dalla loro destinazione, in due categorie: per il aree-tematiche-19-6-07-1 63 consumo fresco e per la trasformazione industriale con eventuale utilizzo anche allo stato fresco. Nell’ambito di tali tipologie, le varietà destinate all’industria sono costituite per il 50% da ibridi e per il 50% da varietà a libera impollinazione mentre, per le varietà destinate al consumo fresco, oltre il 85% è costituito da ibridi e il 15% da varietà a libera impollinazione. Le varietà sono, inoltre, caratterizzate dal tipo di accrescimento (determinato, semideterminato, indeterminato), dalla forma e colore del frutto (tonda, allungata, quadrata, ovale, cherry, a grappolo, collettate ecc.). Attualmente risultano iscritte al Registro Nazionale delle Specie Orticole 350 varietà di pomodoro delle quali, circa il 70%, è costituito da ibridi, mentre, ben 65 varietà tradizionali cosiddette “ante 70” risultano iscritte nella sezione “b” del Registro Varietale. Quest’ultima tipologia di varietà prevede che le sementi possano essere controllate soltanto nella categoria “standard” e come tali non sono controllate nella successione genealogica. Tali varietà continuano ad essere coltivate soprattutto per i mercati hobbistici e semi-professionali. Per quanto riguarda la selezione conservatrice delle varietà iscritte al Registro, il mantenimento in purezza per le varietà tradizionali (cosiddette ante ’70) avviene in Italia, così come il mantenimento delle linee parentali delle ditte costitutrici italiane mentre, per le varietà ibride delle ditte estere e multinazionali, nella maggior parte dei casi, questa si realizza in altri paesi comunitari o terzi. Nonostante l’attività di miglioramento genetico del pomodoro, a livello nazionale, sia esercitata da pochissime aziende costitutrici, il numero di varietà presentate per l’iscrizione al registro nazionale è, per contro, abbastanza elevato. Ogni anno vengono, infatti, iscritte al Registro nazionale mediamente 25 nuove varietà di pomodoro. Nel Catalogo Comunitario delle specie ortive risultano iscritte oltre 2500 varietà di pomodoro. 4.5 Caratteristiche botaniche della specie Il pomodoro è considerato, in coltura, pianta annuale anche se è tendenzialmente perennante nelle zone di origine. L’accrescimento ed il portamento della pianta viene classificato come determinato o indeterminato a seconda del tipo di crescita: nano, eretto, cespuglioso, con brevi internodi, asse principale e rami laterali che terminano dopo pochi internodi con un fiore o una infiorescenza, assenza di germogli laterali. La fioritura è scalare con progressiva formazione delle infiorescenze in tempi diversi e successivi internodi lungo il fusto principale e secondario. L’infiorescenza è un racemo ascellare o terminale contenente 4-12 fiori, penduli, che si aprono scalarmene. Il fiore è ermafrodita, autofertile, proterogino : la recettività dello stigma (4-8 giorni) inizia alla schiusura della corolla mentre la deiscenza delle antere, che si verifica all’interno del tubo anterico, inizia 1-2 giorni dopo l’antesi. La struttura delle antere, con le teche saldate lateralmente e appese a sottili aree-tematiche-19-6-07-1 64 filamenti, fa si che esse vibrino al minimo scuotimento facendo cadere il polline sullo stigma e sul tubo anterico. L’autoimpollinazione è favorita dal lungo periodo di recettività dello stigma e dalla posizione dello stigma nei fiori brevistili. Nel caso di fiori longistili lo stilo si trova esposto all’esterno con elevata probabilità di impollinazione incrociata. La specie è prevalentemente autogama, data la struttura del fiore, con possibilità di alloincrocio che può variare dallo 0,5% al 10% a seconda della varietà e dell’ambiente di coltivazione. L’impollinazione incrociata è essenzialmente di tipo entomofilo. Le varietà di L. pimpinellifolium a stilo protundente e le varietà a “foglia di patata” di L . aesculentum danno fecondazione incrociata così come anche i primi fiori doppi delle varietà di pomodoro tipo “beefsteak”. Il frutto del pomodoro è una bacca di grandezza, colore e dimensioni molto variabili. L’endocarpo è suddiviso in due o più logge, delimitate da setti radiali, contenenti tessuto placentare nel quale si trovano avvolti i semi. Il rapporto percentuale tra le diverse sostanze che compongono il frutto varia notevolmente a seconda del genotipo e delle condizioni colturali e climatiche. Mediamente, la polpa e il succo costituiscono il 96%-97%, la buccia il 1,5%-2,5% e i semi 1%-1,5%. Il peso di mille semi è di 2,5-3,5 g . 4.6 Aspetti critici L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare l’istituzione della coltura o del semenzaio agli organismi di controllo indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo delle sementi o piantine impiegate per l’istituzione della coltura. L’azienda vivaistica dovrà segnalare l’istituzione del semenzaio agli organismi di controllo indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo delle sementi impiegate e il numero di piantine in allevamento. 4.6.1.a) Azienda agricola Qualora siano previste presso l’azienda le operazioni di estrazione del seme, l’azienda deve essere dotata di strutture idonee a garantire la separazione fisica delle diverse produzioni. Le attrezzature e le strutture devono possedere caratteristiche che agevolino l’ispezione e la pulizia delle parti a contatto col seme. 4.6.1.b) Azienda vivaistica L’azienda vivaistica deve garantire la separazione fisica delle diverse produzioni e possedere strutture e attrezzature idonee per evitare inquinamenti varietali e consentire l’ispezione e la pulizia delle parti a contatto con il seme e le plantule. aree-tematiche-19-6-07-1 65 Tutte le operazioni saranno quindi annotate, in ordine cronologico, su apposito registro che conterrà in allegato, la necessaria relativa documentazione 4.6.2 Terreno e successione colturale L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella zona per la coltivazione del pomodoro in pieno campo o in ambiente protetto. Analogamente si procederà per la concimazione, per le pratiche di diserbo e per i trattamenti fitosanitari. L'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti gli appezzamenti ed eventuali frazionamenti, in modo dettagliato rendendo identificabili ogni frazione attraverso precisi punti di riferimento posti sul terreno. Sarà inoltre tenuta una registrazione storica, puntuale ed aggiornata delle colture realizzate su ciascun appezzamento o frazione. Nel caso del pomodoro è prevista una successione colturale almeno triennale con destinazione dell’appezzamento a specie diverse da Solanaceae per almeno tre anni. 4.6.3 Seme impiegato Potranno essere utilizzate soltanto sementi certificate appartenenti alla categoria di base. Le sementi di base delle varietà a libera impollinazione e, nel caso di varietà ibride, dei parentali maschili e femminili impiegati per l'istituzione delle colture da seme, devono essere certificate secondo le prescrizioni della Legge n. 195/76 e la Legge n. 1096/71 e risultare esenti da OGM. Pertanto saranno prodotte secondo metodi idonei e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio effettuate con metodi appropriati. 4.6.4 Operazioni di semina e trapianto Devono essere registrate le date di semina o di trapianto di ciascun appezzamento o frazione. 4.6.5 Isolamento La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, per evitare inquinamenti provenienti da altre colture della stessa specie o specie geneticamente compatibili. I aree-tematiche-19-6-07-1 66 requisiti di isolamento dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione autogama del pomodoro con possibilità d’incrocio per impollinazione entomofila. Distanze adeguate consentono anche di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale. Nel caso della coltivazione di pomodoro per la produzione di sementi appartenenti alla categoria di base e certificata, la distanza minima da altre colture di pomodoro, dovrà essere di almeno 1000 metri. La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale contaminante prima dell'emissione del polline. 4.6.6 Operazioni sulle colture in atto La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali seguite nell'area per il pomodoro Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti: Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le piante fuori tipo, le piante affette da virosi e le piante che manifestano aberrazioni devono risultare eliminate prima dell'antesi Emasculazione: nella produzione di ibridi, per evitare l’auto fecondazione dei fiori autofertili, devono essere rimossi, manualmente, gli stami dei fiori delle piante porta-seme prima dell’emissione del polline. Tutti i fiori delle piante porta-seme devono essere emasculati o staccati per evitare qualsiasi rischio di autofecondazione . Raccolta del polline: nella produzione di ibridi, viene raccolto il polline dai fiori, con corolle appena aperte, delle piante che servono da genitore maschile dell’incrocio. Il polline viene raccolto a mano con adeguati strumenti e , se è richiesta un’elevata quantità di polline, viene posto in contenitori a tenuta di umidità. Impollinazione: nella produzione di ibridi, l’impollinazione dei fiori castrati viene effettuata accuratamente a mano, secondo diverse tecniche, e entro 24-48 ore dalla emasculazione. Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a situazioni insorte successivamente alla semina e prima dell’antesi. aree-tematiche-19-6-07-1 67 Nella fase vicina alla fioritura, epurazione ed emasculazione saranno oggetto di verifica giornaliera per prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati o non emasculati. Dopo l’impollinazione, successivi controlli verranno effettuati per verificare l’avvenuta fecondazione. 4.6.7 Operazioni alla raccolta Le attrezzature sopraddette devono essere state accuratamente pulite prima dell’uso. Le stesse condizioni si applicano anche alle attrezzature aziendali per l’estrazione del seme (separasemi, pigiatrici, contenitori, setacci ecc.) I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la separazione fisica per varietà e lotto. Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo il metodo descritto nell'allegato 1 per accertare l'assenza di OGM, prima del conferimento alla ditta sementiera. 4.6.8 Operazioni di trasporto Dovranno essere rispettate le condizioni presentate nelle linee guida dell’area tematica 1. 4.6.9 Operazioni presso la ditta sementiera Il pomodori raccolti dal campo richiedono una serie di interventi che consentano l’estrazione del seme e che allontanino impurità fisiche e semi estranei. La selezione e la lavorazione del seme indirettamente migliorano anche la germinazione eliminando semi rotti, lesionati o con maturazione incompleta. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi sementi provenienti da diverse aziende agricole, da aziende conserviere e da altre ditte sementiere; in questa fase il rischio di contaminazione accidentale risulta più elevato, è quindi necessario che i materiali in lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili. Le fasi di lavorazione del pomodoro passano attraverso i seguenti stadi: ritiro del prodotto: prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti precedenti siano stati accuratamente eliminati dagli impianti di lavorazione, contenitori, tramogge e magazzini; estrazione del seme: l’estrazione del seme ha lo scopo di separare il seme dalle parti più voluminose del frutto aree-tematiche-19-6-07-1 68 fermentazione o trattamento chimico: questa operazione consente di separare il seme dalle mucillagini placentari e agisce come trattamento disinfettante. lavaggio: ripetute operazioni di lavaggio consentono di eliminare i residui vegetali flottanti (polpa, buccia, mucillagini ecc.) e l’eccessiva presenza delle sostanze chimiche utilizzate nei precedenti trattamenti essiccazione: questa operazione consente di portare l’umidità del seme fino al 6%-8% e quindi garantire la conservabilità del seme. selezione: è l’operazione di pulitura, tramite ventilazione e setacciatura, che consente di allontanare i residui, vegetali e non, prima di procedere alle successive lavorazioni o al temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del processo di selezione; rasatura: operazione necessaria per la semina meccanizzata e la confettatura e consiste nella eliminazione dei peli esterni del seme tramite abrasione. calibratura: le dimensioni del seme variano in relazione alla dimensione della bacca e alle condizioni ambientali di crescita; la calibratura ha il compito di separare le diverse frazioni in lotti omogenei in funzione del loro impiego con seminatrici di precisione e favorire una migliore uniformità nella germinazione; confettatura: per la semina meccanizzata, il seme viene ricoperto di un impasto di sostanze inerti, contenenti anche fitofarmaci, per far conferire la forma sferica e dimensioni uniformi In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e macchine per la movimentazione del seme. confezionamento: operazione conclusiva della lavorazione delle sementi. Vengono di norma utilizzate le seguenti tipologie di imballaggio: barattoli metallici, buste termosaldate, bustine di carta o plastificate. Il peso di ciascuna confezione varia, dai pochi grammi delle confezioni destinate al mercato dell’hobbistica ai 5000 - 25.000 - 100.000 semi (peso variabile da 15 g a 0,5 Kg) per il mercato professionale. La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione. Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente. aree-tematiche-19-6-07-1 69 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER PATATA aree-tematiche-19-6-07-1 70 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER PATATA INDICE 5 DISCIPLINARE PATATA 72 5.1 La situazione del comparto 72 5.2 Fabbisogno e approvvigionamento di tuberi-seme 72 5.3 Il valore economico del comparto 73 5.4 Le varietà disponibili 73 5.5 Caratteristiche botaniche della specie 73 5.6 Aspetti critici 74 5.6.1 Azienda agricola 74 5.6.2 Terreno e successione colturale 74 5.6.3 Tuberi seme impiegati 74 5.6.4 Operazioni di semina 75 5.6.5 Isolamento 75 5.6.6 Operazioni sulle colture in atto 75 5.6.7 Operazioni alla raccolta 76 5.6.8 Operazioni di trasporto dall'azienda agricola alla ditta 76 selezionatrice 5.6.9 Ditta sementiera 76 5.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera aree-tematiche-19-6-07-1 71 76 5 5.1 DISCIPLINARE PATATA La situazione del comparto La coltivazione della patata in Italia ha interessato nel 2005 circa 72.156 ettari (Fonte FAO), attestandosi sulle medesime superfici degli anni immediatamente precedenti (2004 – 2003) ma registrando un leggero decremento rispetto al 2002 (76.985 ha). La produzione nazionale del 2005 risulta di circa 1.810.000 tonnellate, in linea con le ultime quattro campagne di produzione che hanno visto solo il 2003 in flessione di circa 200.000 tonnellate (fonte FAO). Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione della patata interessa la totalità delle regioni italiane. La variabilità della latitudine del nostro paese, e di conseguenza, i tempi di raccolta molto diversificati assicurano un prodotto fresco per il consumo nazionale e per l’esportazione durante tutto l’arco dell’anno. 5.2 Fabbisogno e approvvigionamento di tuberi-seme Il fabbisogno di tuberi seme non è facilmente calcolabile, in quanto la possibilità di seminare tuberi con calibri diversi e di conseguenza pesi diversi, la possibilità di tagliare il singolo tubero in più parti, da 2 a 6, in relazione al numero delle gemme presenti, e l’utilizzo ancora presente in molte zone di coltivazione del cosiddetto uso seme, non consente un calcolo esatto del fabbisogno nazionale. Riportiamo però i dati statistici rilevati dall’Istat che indicano come 486.460 q i tuberi seme distribuiti a livello nazionale per il 2004. Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origine diversa. La produzione nazionale di tuberi seme è molto limitata e localizzata nelle seguenti regioni: Calabria, Trentino A.A., Emilia R. e Veneto, che nella campagna di certificazione 2004/2005 hanno certificato globalmente circa 3.738 tonnellate di tuberi seme (fonte ENSE). La quasi totalità del seme utilizzato a livello nazionale proviene da paesi dell’unione europea ed in particolare: Olanda, Francia, Germania, Belgio; l’Istat rileva che nel 2004 circa 448.449 q di tuberi seme distribuiti a livello nazionale siano di provenienza estera. La gran parte di questo seme viene importato già in confezioni definitive, mentre una parte viene importata in sacconi (big bag di circa 1 t ) e riconfezionata sul territorio nazionale sotto il controllo dell’ENSE. aree-tematiche-19-6-07-1 72 5.3 Il valore economico del comparto Si stima che il prezzo di acquisto da parte degli agricoltori delle sementi utilizzate in Italia sia di circa 30 - 50 milioni di EURO, con un costo alla tonnellata molto variabile a seconda del calibro e della varietà utilizzata. 5.4 Le varietà disponibili Le varietà iscritte al registro nazionale delle specie agrarie risultano 94, mentre i costitutori sono 29 di cui 6 italiani ed i rimanenti del Centro e Nord Europa, soprattutto olandesi e tedeschi. Sul registro comunitario risultano iscritte circa 1000 varietà di patata, e come per il registro nazionale, la maggior parte dei costitutori è del Centro, Nord ed Est Europa. Per quanto riguarda l’attività di miglioramento genetico della patata, a livello nazionale, è esercitata quasi esclusivamente da enti pubblici di ricerca. 5.5 Caratteristiche botaniche della specie Solanum tuberosum L. è specie polipoide (2n = 48) appartenente alla sezione Tuberarium del genere Solanum. Pianta annuale provvista di radici fascicolate dotate di numerose diramazioni capillari. Dalla parte ipogea del fusto, si dipartono gli stoloni i quali, ingrossando all’apice, danno luogo al tubero. I tuberi possono differenziarsi per dimensioni, forma, numero, colore, colore della polpa, profondità e numero delle gemme presenti, tutti caratteri modificabili in funzione dell’ambiente di coltivazione e della varietà coltivata. La parte aerea della pianta è in genere costituita da due o più fusti, angolosi, fistolosi, ingrossati ai nodi, di varia altezza e colore (dal verde al bruno viola). Il loro portamento può essere eretto o più o meno decombente. L’apparato fogliare della pianta adulta è costituito da foglie composte di 5, 7, 9 foglioline di varia dimensione e colore (dal verde chiaro al verde scuro) più o meno bollose, a lamina più o meno aperta e spesso morfologicamente diverse in relazione alla posizione sulla pianta e all’epoca di formazione. L’infiorescenza è a corimbo. Il fiore è ermafrodita, campanulato. La luce, la temperatura e l’umidità influenzano sensibilmente la fase di antesi e la successiva fase di allegagione. Alcune varietà di patata, indipendentemente dall’ambiente, non fioriscono, altre invece giungono ad aree-tematiche-19-6-07-1 73 emettere i bottoni fiorali, altre invece fioriscono regolarmente e portano a maturazione i loro frutti. Tutto questo in relazione a caratteristiche intrinseche (varietali) ed estrinseche (ambientali). Il frutto è una bacca carnosa più o meno tondeggiante, di colore verde-bruno, verde-violaceo o giallastro; contiene da 150 a 300 semi reniformi, appiattiti. 5.6 5.6.1 Aspetti critici Azienda agricola La dimensione minima degli appezzamenti è di 1 ettaro ad altitudine inferiore a 600 metri e di 0,2 ettari ad altitudine superiore. Qualora sia prevista la conservazione dei tuberi seme dopo la raccolta, l’azienda deve essere dotata di strutture idonee a garantire la separazione fisica delle diverse produzioni. 5.6.2 Terreno e successione colturale L'aratura e tutte le successive operazioni colturali saranno in linea con le buone pratiche agricole seguite nella zona per la coltivazione della patata. Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo. Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture OGM. Qualora non sia oggettivamente riscontrabile la situazione sopra descritta o esista un dubbio che l’appezzamento abbia ospitato colture OGM, per evitare la presenza di piante derivanti da colture precedenti della stessa specie o appartenenti a specie geneticamente compatibili, si deve assicurare una adeguata successione colturale, in ogni caso devono essere rispettate le prescrizioni di carattere tecnico applicativo relative alla patata da seme, che prevedono un intervallo di almeno 5 anni. A tale scopo l'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti gli appezzamenti ed eventuali frazionamenti, in modo dettagliato rendendo identificabile ogni frazione attraverso precisi punti di riferimento posti sul terreno, mantenendo inoltre un archivio storico che evidenzi tutte le precessioni colturali di ogni singolo appezzamento o frazione. 5.6.3 Tuberi seme impiegati I tuberi seme impiegati per l'istituzione delle colture da seme devono essere certificati secondo le aree-tematiche-19-6-07-1 74 prescrizioni della Legge 1096/71 e D.P.R. 1065/73 e successive modifiche, e risultare esenti da OGM. 5.6.4 Operazioni di semina Devono essere registrate le date di semina di ciascun appezzamento o frazione. 5.6.5 Isolamento La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, che dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione della specie considerata. La produzione dei tuberi seme avviene tramite riproduzione agamica; di conseguenza senza scambio di polline. Questo comporta che i possibili inquinamenti con seme OGM possono avvenire solo tramite un’accidentale mescolanza tra tuberi geneticamente modificati e convenzionali. Distanze adeguate, fra più appezzamenti di produzione, consentono di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale. Nel caso della patata l’isolamento rispetto a colture non controllate ed a colture di altra varietà anche se da seme è: per la produzione di seme base: distanza 200 m per la produzione di seme certificato: distanza 20 m 5.6.6 Operazioni sulle colture in atto Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti: Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di tuberi-seme, le piante che manifestano caratteri morfologici diversi dalla coltura devono essere eliminate. Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a situazioni insorte successivamente alla semina. aree-tematiche-19-6-07-1 75 5.6.7 Operazioni alla raccolta Valgono le indicazioni generali riportate al punto 2.1.7 dell’area tematica 1. 5.6.8 Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice Per ogni movimentazione, allo scopo di identificare e tenere distinto il prodotto devono essere utilizzati contenitori precedentemente ispezionati e puliti (cassoni, sacconi, etc) facilmente identificabili fra loro utilizzando un contrassegno definito, da applicare sul singolo contenitore, che riporti le seguenti indicazioni: • Varietà • Azienda produttrice o codice identificativo del produttore • Categoria • Data di consegna • N° di contenitori consegnati 5.6.9 Ditta sementiera Gli impianti devono possedere caratteristiche costruttive che ne agevolino l’ispezione e la pulizia, le celle frigo di conservazione dei tuberi seme dovranno essere distinte per tipologia di prodotto o in caso di impossibilità, il prodotto deve essere identificato tramite cartelli e ispezionabile tramite corridoi di divisione. All’esterno della cella di conservazione, deve essere presente una pianta della cella stessa che indichi con esattezza il posizionamento delle varie tipologie di prodotto, per evitare errori durante le operazioni di movimentazione. 5.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera Il seme raccolto dal campo non risulta idoneo per la commercializzazione immediata e richiede una serie di interventi che allontanino impurità fisiche e tuberi non idonei alla semina, migliorando la qualità del prodotto. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi sementi provenienti da diverse aziende agricole e da altre ditte sementiere; in questa fase il rischio di contaminazione accidentale risulta più elevato ed è quindi necessario che i materiali in lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili. A questo scopo, il contrassegno identificativo previsto per il prodotto in natura proveniente dall’azienda agricola, deve continuare aree-tematiche-19-6-07-1 76 ad accompagnare il seme anche quando questo ha già subito delle parziali lavorazioni in attesa del definitivo confezionamento. E’ necessario che il seme rimanga in contenitori singoli che ne facilitano il riconoscimento e la tracciabilità. I tuberi seme di patata passano attraverso i seguenti stadi: ritiro del prodotto: prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, tramogge e magazzini; selezione: i contenitori, cassoni, vengono svuotati in una tramoggia che è il punto di partenza della linea di lavorazione. La prima tappa è la selezione, dove sono presenti operatori che eliminano manualmente i tuberi non idonei al confezionamento (marci, verdi, tagliati) ed eventuali materie inerti presenti nel prodotto in natura (sassi, terra, culmi). calibratura: consiste nel passaggio del seme attraverso una calibratrice che sfruttando la distanza, regolabile, tra due cilindri, divide i tuberi per dimensioni (28-35, 35-45,45-60, 60 oltre). In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e macchine per la movimentazione del seme. confezionamento: operazione conclusiva della lavorazione delle sementi. Vengono di norma utilizzati sacchi in iuta (per confezioni da 25 kg) o in rete (per confezioni da 10, 5 o 3 kg) . La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione. Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente. I contenitori vengono di norma disposti su "palletts". aree-tematiche-19-6-07-1 77 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER BARBABIETOLA DA ZUCCHERO aree-tematiche-19-6-07-1 78 ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" PER BARBABIETOLA DA ZUCCHERO INDICE 6 DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 80 6.1 La situazione del comparto 80 6.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi 80 6.3 Il valore economico del comparto 82 6.4 Gli ibridi commercializzati 82 6.5 Caratteristiche botaniche della specie 82 6.6 Aspetti critici 83 6.6.1 Azienda agricola 83 6.6.2 Tecnica colturale 84 a) produzione dei fittoni (vivaio) 85 b) coltura portaseme 85 6.6.3 Terreno e successione colturale 85 6.6.4 Seme impiegato 85 6.6.5 Operazioni di semina 86 6.6.6 Isolamento 86 6.6.7 Operazioni sulle colture in atto 88 6.6.8 Operazioni alla raccolta 88 6.6.9 Operazioni di trasporto dall'azienda agricola alla ditta 88 selezionatrice 6.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera aree-tematiche-19-6-07-1 79 88 6 DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 6.1 La situazione del comparto La coltivazione della barbabietola da zucchero in Italia ha interessato nel 2005 circa 235.000 ettari (fonte AIS), facendo segnare un sensibile incremento rispetto all’annata precedente (+30% circa). L’avvio della nuova riforma PAC ha favorito la destinazione bieticola sui terreni a premio unico senza alcuna penalizzazione. Anche le produzioni sono state elevate, con polarizzazioni e rese in saccarosio che hanno raggiunto le 7-8 tonnellate per ettaro in particolare nel Nord-Italia, ciò ha determinato un forte eccesso produttivo rispetto alla quota nazionale assegnata. Le ripetute piogge in concomitanza con il periodo della raccolta hanno considerevolmente dilatato i tempi della campagna saccarifera, tanto che gli zuccherifici hanno dovuto concludere la lavorazione industriale senza che tutte le bietole fossero state consegnate. Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione della barbabietola da zucchero ha interessato 9 Regioni, con prevalenza significativa in Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Marche; anche Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Molise, Puglia e Lazio sono state coinvolte nella coltivazione seppur più marginalmente. La produzione è destinata, al momento, nella sua totalità, all’industria saccarifera. I positivi risultati della campagna 2005, purtroppo, non potranno più ripetersi alla luce della riforma dell’OCM zucchero che ha sancito un drastico ridimensionamento del settore nel nostro Paese. Anzi, terminato il periodo transitorio di 4 anni, è lecito porsi il dubbio se la coltivazione della barbabietola da zucchero possa continuare a trovare spazio e convenienza economica nel nostro Paese. La nuova campagna 2006 presenta un quadro estremamente negativo con un quota nazionale zucchero che viene dimezzata ed numero di zuccherifici in attività che scenderà dagli attuali 16 a 6. In quest’annata la superficie nazionale coltivata, considerando sia la semina autunnale sia quella primaverile, non supererà i 70-80 mila ettari. Al contrario per quanto concerne la produzione di sementi le previsioni sono molto più ottimistiche. L’ottima qualità delle sementi prodotte nel nostro Paese e i positivi scambi commerciali con i principali Paesi del Bacino saccarifero Europeo fanno ritenere che gli attuali livelli di moltiplicazione possano essere mantenuti anche nel medio periodo. 6.2 Fabbisogno e approvvigionamento di sementi Il fabbisogno di sementi nel 2006 è stato di circa 380.000 unità, (dose media impiegata 1,5 aree-tematiche-19-6-07-1 80 unità/ettaro). Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origini diverse. In Europa la produzione di sementi di varietà ibride di barbabietola è realizzata esclusivamente in Italia e in Francia. La produzione italiana e francese soddisfa interamente il fabbisogno del bacino saccarifero europeo con esportazioni anche verso i Paesi dell’Est, Russia e Ucraina compresi. La lavorazione industriale del seme di barbabietola da zucchero richiede diversi cicli di selezione che necessitano di impianti complessi e costosi. Una modesta quota di sementi prodotte in Italia viene selezionata, confettata e certificata nel nostro Paese, e destinata al mercato interno. Il resto delle sementi prodotte in Italia viene spedito parzialmente lavorato a ditte di altri Paesi Europei per le operazioni di confettatura. Soltanto una modesta quota, viene reimmessa nel circuito commerciale del nostro Paese. La maggior parte delle sementi prodotte nel nostro Paese vengono quindi impiegate, prevalentemente, in altri Paesi dell’Unione europea o in Paesi terzi equivalenti. I quantitativi complessivamente certificati nella campagna 2004/2005 sono stati pari a circa 10.000 tonnellate di sementi non definitivamente certificate, esportate in Paesi dell’Unione Europea per la lavorazione definitiva. Sono state inoltre certificate circa 220.000 unità destinate in prevalenza al mercato polacco ed extra europeo e solo in minima parte è stata utilizzate per le semine italiane. Nel 2005 la superficie nazionale destinata alla produzione di sementi di barbabietola da zucchero è stata realizzata su 2626 ettari, con una produzione potenziale compresa fra 5 e 6 tonnellate (produzione media stimata fra 2,5 e 3,5 t/ha). Oltre il 99% della superficie da seme viene realizzata nella Regione Emilia Romagna, in una fascia litoranea che dal mare Adriatico si spinge all’interno del territorio. Le altre Regioni coinvolte sono il Veneto e occasionalmente l’Umbria. La moltiplicazione si effettua nel territorio di 6 province, tra cui quella di Ravenna rappresenta il 58% della superficie; le altre province principali sono Bologna (21%), Ferrara (13%), Forlì-Cesena (7%); marginalmente sono interessate anche Padova e Perugia. La moltiplicazione del seme viene interessa il territorio di 40 comuni e coinvolge circa 900 aziende agricole. La semente moltiplicata in Italia è di ottima qualità in quanto dotata di elevata germinabilità ed ottima energia germinativa; queste caratteristiche dipendono sia da favorevoli condizioni pedoclimatiche sia dalle riconosciute capacità professionali degli agricoltorimoltiplicatori e delle aziende sementiere operanti sul territorio. La produzione delle sementi si concentra su un numero ristretto di ditte sementiere di livello internazionale operanti in Italia con proprie società, oltre che da imprese e cooperative italiane che istituiscono coltivazioni da seme su commissione e a seguito di contratti di coltivazione stipulati con imprese straniere. Nello specifico settore dell’agricoltura biologica, da quanto si può evincere dall’apposita banca dati ENSE, il fabbisogno di sementi di barbabietola da zucchero sarebbe pari a aree-tematiche-19-6-07-1 81 144 unità per una superficie stimata di 80-90 ettari (almeno a valutare dalle 20 richieste di deroga accolte per l’uso di sementi convenzionali). 6.3 Il valore economico del comparto Si stima che l’onere sostenuto dagli agricoltori italiani per l’acquisto delle sementi di barbabietola da zucchero si aggiri sui 40 milioni di euro (dati riferiti a stime campagna 2005). Al contrario il fatturato medio annuo della produzione nazionale si aggira sui 18,5 milioni di euro. 6.4 Gli ibridi commercializzati Le varietà ibride monogermi maggiormente commercializzate in Italia sono circa 30 e rispondono alle diverse esigenze di coltivazione legate alla precocità, alla polarizzazione, e alla tolleranza nei confronti delle principali fitopatie. Per quanto riguarda la selezione conservatrice delle linee parentali, nel 100% dei casi questa si realizza in altri paesi comunitari, presso i centri di ricerca delle società sementiere. L’attività di miglioramento genetico è poco sviluppata nel nostro Paese, soprattutto perché negli ultimi anni l’attività è stata concentrata in pochi Centri Sperimentali europei. Le varietà iscritte al registro nazionale e a quello comunitario sono in numero molto elevato. La moltiplicazione delle sementi nel nostro Paese interessa anche varietà iscritte al Catalogo OECD in quanto destinate alla successiva esportazione: Al momento, nei Cataloghi, non risultano iscritte varietà OGM. 6.5 Caratteristiche botaniche della specie La barbabietola da zucchero (Beta vulgaris var. saccharifera L.) è una specie ad habitus biennale. Il seme è costituito da un glomerulo. L’apparato radicale è costituito da un fittone tuberizzato di forma conica allungata, di colore grigio-giallastro con all’interno una polpa bianca. Nelle colture industriali, in condizioni favorevoli, la parte tuberizzata della radice può raggiungere un diametro di 90-100 mm ed un peso intorno ai 500 grammi. Nelle colture da seme il fittone non raggiunge queste dimensioni perché viene estirpato dal vivaio quando ha un diametro al colletto di 30-40 mm ed un peso variabile da 70 a 160 grammi. Successivamente, dopo il trapianto per costituire la coltura da seme, la pianta non ha il tempo di accrescersi ed accumulare riserve perché i prodotti dell’attività fotosintetica sono utilizzati per costituire l’apparato riproduttore. Dopo la stasi invernale (nel 2° anno) la pianta, attingendo inizialmente alle riserve del fittone, emette una nuova rosetta di foglie aree-tematiche-19-6-07-1 82 nella quale le prime sono simili a quelle dell’anno precedente, mentre le successive diventano sempre più piccole, man mano che vengono emesse. Dal centro della rosetta si origina un robusto stelo angoloso che si allunga rapidamente fino a 1,5-2 metri di altezza, emettendo numerose ramificazioni sulle quali sono inserite le infiorescenze. Le foglie dello scapo fiorale sono rade, piccole e sessili. Le ramificazioni dello scapo portano lunghe infiorescenze a spiga sulle quali i fiori, posti all’ascella di due piccole brattee, sono riuniti in gruppi di 2-5 (tipi plurigerme o inseriti singolarmente tipi monogerme). Il carattere della monogermia è stato introdotto attraverso il reperimento in natura di un mutante con fiori isolati dai quali si ottengono acheni singoli. Il carattere è stato trasferito sulle varietà coltivate per ottenere il seme monogerme. I fiori, sessili, piccoli, poco vistosi sono costituiti da un perigonio di cinque tepali giallo-verdognoli ad ognuno dei quali è saldato uno stame. L’ovario è uniloculare, monosperma, semi-infero, terminante con uno stilo trifido. Tra l’impollinazione e la fecondazione trascorrono circa 2 ore. La barbabietola è una specie prevalentemente allogama, sebbene sia possibile una piccola quota di autogamia. L’impollinazione è anemofila, ma gli insetti possono dare un fattivo contributo, infatti i fiori sono provvisti di nettari che secernono un liquido zuccherino ricco di trimetilammina (attrattiva per gli insetti) che dà luogo al caratteristico odore avvertibile nelle colture in fioritura. Lo stimma trattiene il polline mediante sostanze vischiose zuccherine che svolgono funzione trofica verso il granulo pollinico. Il granulo pollinico della bietola è molto leggero (circa 200 volte più leggero di quello del mais). A maturità il seme pesa circa 2-3 mg, a forma lenticolare con diametro di 2,5-3 mm e uno spessore di 1,5 mm circa. L’embrione è ricurvo e circonda le sostanze di riserva del perisperma. I tegumenti sono di colore marrone e molto lucidi. A fecondazione avvenuta, mentre si accresce l’embrione, il perigonio non cade, ma lignifica; nei tipi plurigerme concresce saldandosi con quelli vicini a formare un’infruttescenza a glomerulo (poliachenio) con 2-5 semi, nel caso del monogerme significa e forma un’infruttescenza a glomerulo con un unico seme. L’involucro legnoso del glomerulo svolge un’importante azione di idroregolazione nella fase di germinazione assorbendo acqua e cedendola lentamente al seme che, in questo modo, risulta protetto da eventuali stress per carenza idrica. Alla maturazione fisiologica il seme ha un contenuto di acqua intorno al 36%. Subito dopo la raccolta la germinabilità può essere molto bassa per la presenza di sostanze inibitrici che scompaiono però nel corso della post-maturazione. 6.6 Aspetti critici 6.6.1 Azienda agricola L’azienda agricola deve disporre di appezzamenti che per dimensioni e collocazione consentano il aree-tematiche-19-6-07-1 83 rispetto delle condizioni di isolamento stabilite. La dimensione minima degli appezzamenti è di 0,5 ettari. 6.6.2 Tecnica colturale La produzione di sementi di barbabietola può essere ottenuta attraverso due modalità: metodo diretto e metodo indiretto. Nel primo caso, scarsamente apprezzato, la coltura rimane sullo stesso terreno per tutto il suo ciclo, dalla semina al raccolto. Inoltre con la semina diretta non vi è la possibilità di distinguere piante originate da semi di colture precedenti rispetto a quelle impiantate . Per questo motivo questa tecnica non è ammessa in questo disciplinare. Nel metodo indiretto invece è prevista prima la costituzione di un vivaio per ottenere i piantoni che saranno utilizzati, dopo l’inverno, per realizzare la coltura da seme. La costituzione del vivaio e il trapianto incidono notevolmente sul costo della coltura ma le produzioni ottenibili sono superiori a quelle conseguibili con il metodo diretto. La quasi totalità delle varietà presenti sul mercato è di tipo monogerme diploide o triploide. L’assetto cromosomico diploide è ottenuto incrociando una linea portaseme maschiosterile, monogerme, diploide con una linea impollinante plurigerme diploide (2n x 2n). Quello triploide è ottenuto incrociando una linea impollinante plurigerme tetraploide con una linea portaseme maschiosterile, monogerme, diploide (4n x 2n). In entrambi i casi si ottengono ibridi sterili, ma ciò non è importante, perché l’obiettivo della coltura ordinaria è la produzione di radici e non di sementi. La barbabietola, perché avvenga l’induzione a fiore, necessita di basse temperature durante l’inverno. In questo periodo il gelo può danneggiare anche fortemente l’apparato fogliare, ma non il fittone. Se si hanno almeno 5-6 settimane con temperature al di sotto dei 6-7° C, si ha l’induzione a fiore delle piante. Successivamente, appena raggiunto il fotoperiodo necessario la pianta incomincia ad evolvere verso la fase riproduttiva che si manifesta con l’emissione dello scapo fiorale. La fioritura inizia alla fine di maggio e si protrae per 30-40 giorni; i fiori cominciano ad aprirsi al mattino e le antere deiscono nella mattinata. L’antesi è fortemente condizionata dalla temperatura: valori sotto i 12° la rallentano in modo notevole, mentre alte temperature possono causare fenomeni di stretta con problemi nella fase di fecondazione che possono determinare la comparsa di acheni apparentemente normali, ma privi di seme (“semi vuoti”). Di seguito viene descritta la tecnica comunemente seguita per la moltiplicazione di sementi che comprende due fasi: aree-tematiche-19-6-07-1 84 a) produzione dei fittoni (vivaio) Utilizzando una razionale tecnica colturale è possibile ottenere circa 350.000 fittoni per ettaro. Conoscendo il rapporto tra le due linee parentali e la superficie da investire con la coltura da seme è possibile calcolare la superficie di vivaio per ciascuna linea. Tutte le operazioni colturali: preparazione del terreno, concimazione, semina, controllo della flora infestante, controllo fitosanitario, devono essere eseguite secondo i criteri della miglior tecnica colturale. Dovranno essere particolarmente curati gli aspetti relativi all’isolamento e alla raccolta dei fittoni. Nella fase di raccolta le operazioni eseguite con apposite macchine che effettuano il taglio delle foglie e l’estirpazione dei fittoni, devono prevedere la perfetta pulizia di tutte le parti interessate. Dovranno essere usate tutte le cautele al fine di prevenire ogni possibile accidentale contaminazione anche nella fase di lavaggio e di selezione dei fittoni prima del trapianto. La distanza di isolamento tra linee parentali diverse NO-OGM deve essere minimo 1 metro. Non è ammessa, all’interno della stessa azienda , l’istituzione di vivai di linee parentali OGM. b) coltura portaseme La tecnica colturale comunemente utilizzata è quella indiretta che prevede il trapianto dei fittoni nei mesi di febbraio-marzo. I sesti di impianto utilizzati di norma prevedono un rapporto tra il parentale maschiosterile e il parentale impollinante di 3:1. Tutte le operazioni colturali: preparazione del terreno, concimazione, semina, controllo della flora infestante, controllo fitosanitario, devono essere eseguite secondo i criteri della miglior tecnica colturale. Le operazioni particolari previste per la coltura portaseme sono: trapianto, epurazione, cimatura, isolamento e raccolta. Molte di queste operazioni sono effettuate con l’ausilio di attrezzature meccaniche, dovranno pertanto essere usate tutte le cautele allo scopo di prevenire ogni possibile contaminazione accidentale. 6.6.3 Terreno e successione colturale L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella zona per la coltivazione della barbabietola da zucchero. Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo. 6.6.4 Seme impiegato Le sementi dei parentali maschili e femminili impiegate per l'istituzione delle colture da seme devono essere certificate secondo le prescrizioni della Legge 1096/71 e risultare esenti da OGM; aree-tematiche-19-6-07-1 85 pertanto saranno prodotte secondo metodi idonei e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio effettuate con metodi appropriati. 6.6.5 Operazioni di semina Devono essere effettuate con attrezzature pulite prima dell’utilizzazione. Devono essere evitati usi promiscui delle attrezzature e fuoriuscite accidentali di sementi. Indipendentemente dalle condizioni di isolamento e dal rapporto di semina fra parentale maschile e femminile, saranno previste almeno 2 file di impollinante maschile ai bordi della coltura. Devono essere registrate le date di semina e di trapianto di ciascun appezzamento o frazione di esso. 6.6.6 Isolamento La produzione di seme di qualità di una specie allogama ad impollinazione anemofila richiede condizioni particolari di isolamento, per evitare inquinamenti indesiderati causati da piante prefiorite eventualmente presenti in colture della stessa specie con destinazione industriale, da piante spontanee di specie geneticamente compatibili e da piante salite a seme di sottospecie appartenenti al genere Beta. Distanze adeguate consentono anche di evitare inquinamenti meccanici in fase di semina e di raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale per le quali sono previste le distanze indicate nella seguente tabella: Coltura 1. 2. a) b) - Distanza minima Per la produzione di sementi di base: da qualsiasi fonte di polline del genere Beta ………………………………………………………………. Per la produzione di sementi certificate di barbabietola da zucchero: da qualsiasi fonte di polline del genere Beta non compresa sotto …………………………………………. se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero tetraploide ………………………………………………………………………………………... se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero diploide …………………………………………………………………………………………………….. da fonti di polline di barbabietola da zucchero la cui ploidia sia sconosciuta …………………………….. se l’impollinazione o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero diploide …………………………………………………………………………………………... se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero tetraploide ………………………………………………………………………………………………….. tra due campi destinati alla produzione di sementi di barbabietola da zucchero in cui non si fa ricorso alla maschiosterilitá ………………………………………………………………………………………... di barbabietola da foraggio: da qualsiasi fonte di polline del genere Beta non compresa sotto ………………………………………… se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio tetraploide ………………………………………………………………………………………... aree-tematiche-19-6-07-1 86 1.000 m 1.000 m 600 m 600 m 600 m 300 m 300 m 300 m 1.000 m 600 m - se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio diploide ……………………………………………………………………………………………………. da fonti di polline di barbabietola da foraggio la cui ploidia sia sconosciuta ……………………………... se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsto è diploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio diploide …………………………………………………………………………………………... se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio tetraploide ………………………………………………………………………………………………….. tra due campi destinati alla produzione di sementi di barbabietola da foraggio in cui si fa ricorso alla maschiosterilitá …………………………………………………………………………………………….. - 600 m 600 m 300 m 300 m 300 m Qualora l’area interessata non contempli la presenza di varietà OGM dovranno essere rispettate le seguenti distanze minime, nei confronti di piante presenti in colture non da seme e di piante spontanee appartenenti ad una sottospecie diversa e prefiorenti contemporaneamente all’antesi delle colture da seme. coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base distanza 1500 m coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata distanza 1000 m Dovranno essere previste le seguenti distanze di isolamento nei confronti di altre colture da seme di barbabietola da zucchero, appartenenti ad altre varietà non OGM. coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base distanza 1200 m coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata distanza 700 m Le distanze di isolamento non sono richieste quando viene utilizzato il medesimo parentaleimpollinante. La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale contaminante prima dell'emissione del polline. Le distanze possono essere ridotte anche del 20% qualora sussistano protezioni naturali che contribuiscano a limitare le impollinazioni estranee indesiderabili. La distanza di isolamento nei confronti di colture da seme di varietà di barbabietola da zucchero che facciano utilizzo di parentali maschili OGM deve essere, tenuto conto della particolare tipologia di impollinazione (anemofila) e dell’estrema volatilità del polline, di almeno 5000 m. La distanza di isolamento nei confronti di colture da seme di varietà di barbabietola da zucchero OGM che facciano utilizzo di parentali femminili OGM deve essere in ogni caso non inferiore ai 1000 m. Nel caso specifico dovrà essere posta particolare attenzione, attraverso ripetuti sopralluoghi, effettuati nel periodo della fioritura all’eventuale presenza di piante maschiofertili nella linea femminile che dovranno essere eliminate il più rapidamente possibile. aree-tematiche-19-6-07-1 87 6.6.7 Operazioni sulle colture in atto La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali e dai disciplinari di produzione prescritti nell'area di moltiplicazione. Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti: Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le piante che manifestano aberrazioni devono risultare eliminate prima devono risultare eliminate prima dell'antesi. Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a situazioni insorte successivamente alla semina, prima e durante l’antesi. Nella fase prossima alla fioritura, le coltivazioni saranno oggetto di verifica giornaliera per prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati . 6.6.8 Operazioni alla raccolta 6.6.9 Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice Si farà riferimento a quanto stabilito nelle linee guida dell’area tematica 1. 6.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera Le fasi di lavorazione del seme di barbabietola da zucchero passa attraverso i seguenti stadi: ritiro del prodotto: prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos, tramogge e magazzini; essiccazione: al momento del ritiro del seme in natura, l’azienda sementiera deve controllare il contenuto di umidità del seme stesso. Valori di umidità superiori al 12,5% determinano la necessità di procedere alla fase di essiccazione che ha lo scopo di ridurre l'umidità dei glomeruli in natura portandola a valori idonei alla lavorazione e alla conservazione; prepulitura: dopo la raccolta è opportuno effettuare una prima prepulitura con la tarara per eliminare le parti di pianta mescolata alla semente, in particolare quelle che potrebbero cedere umidità e arieggiare il prodotto. aree-tematiche-19-6-07-1 88 Il materiale è sottoposto successivamente a una seconda prepulitura allo scopo di eliminare le materie inerti piccole e molto grandi. La macchina seleziona gli acheni con calibro compreso fra 3 e 6 mm (solitamente questo è il quantitativo di semente che viene pagato all’agricoltore- moltiplicatore). selezione: successivamente la semente viene selezionata utilizzando i cilindri alveolati: la parte idonea è stoccata, mentre gli scarti vengono passati ai tappeti inclinati per recuperare eventuale semente valida. A questo punto il seme idoneo è sottoposto a diverse prove per controllarne la qualità (purezza genetica, facoltà germinativa, vigore, percentuale di glomeruli di diverso calibro, ecc). Questi accertamenti richiedono, di norma, 2 a 3 mesi. In questo periodo la semente è stoccata in sacconi di polipropilene contenenti circa 500 Kg di prodotto. I lotti che hanno superato con esito positivo le prove sono sottoposti alla lavorazione vera e propria che comprende diverse fasi: calibratura: la semente è sottoposta a una separazione per calibri con l’obiettivo di ottenere due frazioni di seme, una con glomeruli di diametro 3-4,35 mm e l’altra con diametro 4,36-6 mm. In questa fase si provvede anche all’eliminazione degli eventuali glomeruli plurigerme. levigatura: entrambe le frazioni sono sottoposte separatamente a levigazione avente lo scopo di eliminare le asperità dell’achenio conferendogli una forma rotondeggiante. Il seme levigato passa successivamente attraverso una tarara per eliminare la polvere e i frammenti di achenio. Gli acheni idonei vengono sottoposti ad una nuova calibratura di controllo. Quelli di calibro superiore sono sottoposti ad ulteriore levigatura allo scopo di ottenere la dimensione desiderata. Un ultimo passaggio alla tavola densimetrica elimina i semi vuoti e i semi striminziti. La resa alla lavorazione del seme di barbabietola è piuttosto bassa infatti da 100 Kg di semente in natura si ottengono 25-35 Kg di materiale pronto per la confettatura. confettatura: e’ la fase conclusiva del ciclo di lavorazione con la quale l’achenio viene inglobato in un confetto, all’interno del quale sono inclusi prodotti antiparassitari (insetticidi e anticrittogamici) che hanno lo scopo di proteggere la plantula nelle prime fasi e favorirne lo sviluppo difendendola da patogeni fungini e da insetti. I confetti vengono quindi essiccati e calibrati: aree-tematiche-19-6-07-1 89 quelli con calibro inferiore a 3,75 sono sottoposti ad ulteriore confettatura, quelli con diametro superiore a 4,75 sono invece levigati. In ciascuna fase di lavorazione è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e macchine per la lavorazione e la movimentazione del seme. confezionamento: e’ l’operazione finale prima dell’immissione in commercio delle sementi. Vengono di norma utilizzate scatole da 1 unità contenenti ciascuna 100.000 glomeruli di peso variabile da 1,5 e 2,5 kg a seconda del tipo di confettatura. Ogni singola confezione (unità) deve essere etichettata ufficialmente ed è generalmente collocata in contenitori di cartone che raggruppano 8-12 unità elementari. aree-tematiche-19-6-07-1 90 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Allegato 1 DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN MAIS E SOIA aree-tematiche-19-6-07-1 91 DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN MAIS E SOIA INDICE 1 2 3 4 5 6 INTRODUZIONE 94 1.1 Premessa 94 1.2 Finalità 95 CAMPIONAMENTO 96 2.1 Scopo 96 2.2 Documenti di riferimento 96 2.3 Caratteristiche del lotto 97 2.4 Metodi di campionamento 97 2.4.1. Strumenti di campionamento 97 2.4.2. Modalità di campionamento 98 2.4.3. Intensità di campionamento 99 2.5 Dimensione del campione 100 2.6 Numero di aliquote 100 2.7 Protocollo di campionamento 100 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI 102 3.1 Scopo 102 3.2 Dimensione del campione 102 3.3 Macinazione 103 3.4 Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi 104 ESTRAZIONE DEL DNA 105 4.1 Scopo 105 4.2 Metodo 105 4.3 Protocollo di estrazione del DNA 105 QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO 107 5.1 Scopo 107 5.2 Metodi e strumenti 107 5.3 Diluizioni 108 5.4 Protocolli di quantificazione del DNA estratto 108 ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA 109 6.1 109 Generalità e scopi aree-tematiche-19-6-07-1 92 6.2 Metodi 109 6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine 109 6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA 111 6.2.3 La reazione a catena della polimerasi 111 6.3 Analisi OGM: strategie 113 6.4 Protocolli di analisi 115 6.4.1 Protocolli di PCR in mais e soia 116 Allegato 1 Protocollo di campionamento di lotti di sementi per le analisi OGM 117 Allegato 2 Protocollo di preparazione del campione di lavoro per le analisi OGM 118 Allegato 3 Protocollo di estrazione del DNA da farine di mais e soia 121 Allegato 4 4.A Protocollo di quantificazione del DNA estratto su gel di agarosio 123 4.B Protocollo di quantificazione del DNA estratto con lettura 124 spettrofotometrica Allegato 5 Eventi OGM di mais e soia 125 Allegato 6 Protocollo di PCR Real Time in mais e soia 130 Allegato 7 Protocollo di PCR qualitativa per lo screening del terminatore nos in mais 140 Allegato 8 Elenco delle varietà GM iscritte al “Catalogo comune delle varietà delle 143 specie di piante agricole”; elenco degli eventi autorizzati ma non ancora iscritti al Catalogo ed elenco degli eventi in attesa di autorizzazione alla coltivazione presso l’EFSA aree-tematiche-19-6-07-1 93 1 INTRODUZIONE 1.1 Premessa Il rispetto delle indicazioni fornite da apposite linee guida nelle diverse fasi di produzione di prodotti sementieri “NO-OGM” diminuisce fortemente il rischio di “contaminazioni” indesiderate da parte di sementi transgeniche in lotti appartenenti a varietà di tipo convenzionale. In questo contesto, le caratteristiche del seme impiegato nelle coltivazioni rappresentano un fattore fondamentale: la presenza di sementi OGM all’interno del lotto di seme utilizzato per l'istituzione della coltura, anche se solo in tracce, con ogni probabilità porta all’ottenimento di un prodotto che a sua volta contiene le impurità indesiderate. Quando poi il prodotto ottenuto è rappresentato da sementi riproducibili, in condizioni normali di coltivazione si realizza una moltiplicazione di generazione in generazione di tutte le componenti presenti nel lotto utilizzato in origine. Accanto ad altri accorgimenti, quindi, le analisi di laboratorio effettuate sul seme destinato alle semine rappresentano un elemento di grande importanza e forniscono uno strumento immediatamente utile perché portano all’esclusione dalla filiera dei lotti in cui è riscontrata la presenza di OGM. Per verificare l’efficacia degli accorgimenti messi in atto in tutte le fasi di produzione, è opportuno predisporre analoghi controlli anche sulla semente prodotta che dovrà risultare esente da OGM. In caso contrario, sarà necessario individuare la possibile origine della “contaminazione” per predisporre adeguate azioni correttive, oltre che destinare ad altro uso la partita di seme. Le metodiche di analisi utilizzate per verificare l’assenza di OGM nelle sementi possono trovare applicazione anche nei controlli su altre matrici e in particolare quando il prodotto della coltivazione è rappresentato dallo stesso organo vegetale (es. la cariosside di mais o il seme di soia), pur destinato ad altro uso (es. consumo alimentare, industria mangimistica). In quest’ultimo caso, tuttavia, il prelievo dei campioni dovrà essere affrontato in modo adeguato; non potendo adottare nella loro interezza le metodiche di campionamento previste per le sementi, sarà ad esempio necessario adottare un sistema di identificazione certa della partita campionata. Le analisi di detection OGM sono attualmente oggetto di grande interesse a livello internazionale e le specie vegetali particolarmente interessate dalla problematica sono proprio mais e soia. Esse assumono grande rilevanza in diversi ambiti. Ricordiamo ad esempio il meccanismo previsto dalle norme comunitarie per il rilascio delle autorizzazioni per prodotti OGM su richiesta dei notificanti (validazione dei metodi di detection) e i piani di controllo a livello dei singoli stati membri dell’UE (in Italia regolamentati dal DM 23/11/2003). Su un fronte diverso, quando ci si interessa al aree-tematiche-19-6-07-1 94 comparto sementiero è utile ricordare il lavoro in corso di realizzazione in ambito ISTA (International Seed Testing Association; questa associazione, che raggruppa circa 150 laboratori appartenenti ad una settantina di paesi, pubblica metodi di campionamento e analisi riconosciuti a livello internazionale e utilizzati in particolar modo per il rilascio di certificati internazionali per lotti di sementi destinati all’esportazione. L’ISTA è anche organismo di accreditamento ed ha recentemente approvato l’inserimento nelle proprie norme e negli standard di accreditamento riferimenti specifici alle analisi OGM. Queste ed altre realtà hanno comportato e comportano continui ed approfonditi studi, ricerche, prove di verifica, cicli di validazione, test di proficiency che, di fatto, comportano un continuo aggiornamento di questa materia, in continua evoluzione. 1.2 Finalità Scopo di questo documento è definire metodi e protocolli di campionamento e analisi da utilizzare per verificare l'assenza di OGM in varietà convenzionali delle specie Zea mays (mais) e Glycine max (soia), con particolare riferimento alla produzione di sementi. aree-tematiche-19-6-07-1 95 2. CAMPIONAMENTO 2.1 Scopo L’attendibilità del risultato di qualsiasi analisi è prima di tutto condizionata dalle caratteristiche del campione sul quale viene realizzata. Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere un campione nel quale la probabilità di riscontrare un componente (in questo caso sementi OGM eventualmente presenti) è determinata unicamente dalla frequenza con il quale lo stesso è distribuito nel lotto di seme. Il campione deve cioè essere rappresentativo del lotto da cui è stato prelevato; il lotto, a sua volta, deve rispondere a requisiti sufficienti di omogeneità: la distribuzione disomogenea del componente impedisce infatti la possibilità di ottenere campioni affidabili. Il campione prelevato dal lotto e inviato al laboratorio deve inoltre avere dimensioni adeguate per le analisi. 2.2 Documenti di riferimento In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM in lotti di sementi NO-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di altri fuori-tipo. In tutti i casi, infatti, i “contaminanti” possono derivare da uno dei seguenti fattori: - inquinamenti “banali” (mancata pulizia della mietitrebbia, dei mezzi utilizzati per i trasporti, delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino) - inquinamenti dovuti ad impollinazioni indesiderate da parte di piante estranee alla varietà cui appartiene la coltura portaseme. Con questa premessa, anche ai fini delle analisi OGM, il campionamento delle sementi richiede l’adozione dei metodi cui si ricorre per il prelievo dei campioni da destinare ad altre tipologie di analisi, quali germinabilità, purezza fisica, ricerca dei semi estranei. Questa impostazione è ad esempio seguita dalla Raccomandazione della Commissione del 4 ottobre 2004. La specificità che caratterizza il prodotto semente rispetto ad altri è riconosciuta innanzitutto proprio in riferimento alle modalità di campionamento. Infatti, nel caso di questi prodotti, si può far riferimento a metodi internazionali quali quelli emanati dall’ISTA (International Seed Testing Association). Con riferimento alle diverse situazioni pratiche nelle quali ci si può trovare ad operare (specie, dimensione dei lotti, stato delle sementi, tipologia delle confezioni), le norme ISTA fissano i requisiti cui il lotto deve corrispondere (omogeneità, peso massimo) e le modalità con cui devono essere effettuati i prelievi (strumenti, intensità di campionamento, peso dei campioni). aree-tematiche-19-6-07-1 96 A livello nazionale, il DM 22 dicembre 1992 stabilisce i metodi ufficiali di analisi per le sementi, comprendendo anche la componente campionamento. Norme ISTA e metodi nazionali si ispirano agli stessi principi e sono pertanto allineati fra loro, anche se alcuni dettagli li differenziano. È anche necessario ricordare le norme comunitarie che disciplinano il settore e che regolamentano la commercializzazione delle sementi. Queste infatti, accanto ad altri aspetti, stabiliscono l’obbligo di identificare i lotti, a garanzia della perfetta tracciabilità. Norme ISTA – Vengono aggiornate annualmente. Possono essere ordinate presso il Segretariato (vedi sito Internet www.seedtest.org) “Metodi ufficiali di analisi per le sementi” – D.M. 22 dicembre 1992 – supplemento ordinario all G.U. N° 2 del 4 gennaio 1993. 2.3 Caratteristiche del lotto Condizione preliminare è innanzitutto l’omogeneità del lotto che deve essere identificato. A questo fine, massima garanzia è data dalla presenza di un cartellino ufficiale di certificazione; in questo caso, l’identificazione è rappresentata dal numero di partita. Qualora il lotto da campionare non fosse definitivamente certificato, è comunque necessario provvedere alla sua sigillatura e alla sua identificazione (anche con numero di riferimento provvisorio). Inoltre, per il rilascio dei certificati ISTA le dimensioni del lotto non devono superare il peso massimo sotto indicato, con una tolleranza del 5%. - Mais: 40 t - Soia: 25 t Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente identificabile. 2.4 Metodi di campionamento 2.4.1 Strumenti di campionamento Gli strumenti utilizzati per il prelievo di campioni possono essere di diverso tipo. Sonda lunga per sacchi. È costituita da due tubi cilindrici ruotanti l’uno internamente all’altro; il tipo da utilizzare per mais e soia è diviso in 6 compartimenti rettangolari. Sonda lunga per silos, cassoni, ecc. E’ costituita da due tubi cilindrici ruotanti uno nell’altro e divisi in 11 compartimenti rettangolari. aree-tematiche-19-6-07-1 97 Sonda corta. E’ formata da due tubi cilindrici, senza divisioni, ruotanti uno nell’altro, provvisti di un’unica apertura rettangolare, con una punta conica; ne esistono modelli con dimensioni diverse, in riferimento al tipo di semi da campionare. Sonda tipo Nobbe. E’ costituita da un tubo singolo con apertura ovale ed ha dimensioni diverse, in relazione ai diversi tipi di seme da prelevare. Campionatore automatico. Può essere impiegato nel caso di sementi in flusso e deve garantire le condizioni previste al seguente punto 2.3.2. c). 2.4.2 Modalità di campionamento Al momento del prelievo, il lotto di seme deve essere accessibile in ogni sua parte al tecnico. Qualora risultino evidenti fenomeni di eterogeneità del lotto, il tecnico deve rifiutarsi di eseguire l’intervento. Il metodo di campionamento da prescegliere dipende dal tipo di confezione o comunque dallo stato in cui si trova la semente da campionare. Prima del campionamento, è necessario verificare l’identificazione del lotto. L’intervento di campionamento viene di norma effettuato sulle confezioni definitive o al momento del confezionamento. In quest’ultimo caso, l’operazione di preparazione delle confezioni definitive deve essere eseguita sotto controllo. È possibile effettuare il campionamento su confezioni provvisorie, adottando idonee procedure di garanzia del mantenimento dell’identità del lotto (sigillatura provvisoria e supervisione all’apertura e confezionamento finale) a) Sacchi aperti Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda lunga, introducendola in posizione chiusa e in senso diagonale fino a toccare il fondo. La sonda viene quindi aperta, agitata leggermente per facilitare l’ingresso del seme, richiusa ed estratta. La sonda va poi vuotata su una superficie pulita e piana per verificare l’uniformità del seme fra i singoli compartimenti. b) Sacchi chiusi Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda corta o la sonda Nobbe; queste si introducono nel sacco in direzione ascendente con un angolo di circa 30° con l’orizzontale. La sonda corta si introduce in posizione chiusa, poi si apre, si lascia entrare il seme, si richiude e si estrae dal sacco. La sonda Nobbe si introduce con l’apertura ovale rivolta verso il basso, si gira di 180° riportando il foro verso l’alto e si ritrae lentamente in modo da ottenere un prelevamento uniforme per tutta la sezione esplorata. L’introduzione della sonda nei sacchi prescelti per il campionamento deve avvenire alternativamente in alto, in mezzo, in basso. c) Sementi in flusso aree-tematiche-19-6-07-1 98 I prelievi devono essere eseguiti con un recipiente di sezione tale da comprendere quella del flusso. La periodicità del prelevamento e il quantitativo di ogni prelievo saranno regolati in base alla dimensione del seme, in modo da risultare costanti nel corso dell’operazione. Qualunque metodo si usi, i campioni elementari devono essere di dimensioni simili tra loro e confrontati per giudicare l’uniformità del lotto. 2.4.3 Intensità di campionamento L’intensità o frequenza di campionamento è rappresentata dal numero minimo di singoli prelievi, ciascuno definito come campione elementare, da destinare alla formazione del campione globale, costituito, appunto, dall’unione e dalla miscelazione di tutti i campioni elementari. Con opportune procedure, dal campione globale si ricava il campione medio di prelevamento che viene inviato al laboratorio. L’intensità minima di campionamento è regolata sulla base del peso unitario delle confezioni, del numero di confezioni che compongono il lotto o del peso totale del lotto. In applicazione ai metodi ufficiali nazionali, l’intensità minima di campionamento viene stabilita secondo quanto segue. a) confezioni di peso unitario da 100 kg o confezioni similari e di dimensioni uniformi: N° di confezioni: da 1 a 5 → N° 1 campioni elementari da ogni confezione, non meno di 5 N° di confezioni: da 6 a 30 → N° 1 campioni elementari ogni 3 confezioni, non meno di 5 N° di confezioni: > 30 N° 1 campioni elementari ogni 5 confezioni, non meno di 10 → b) confezioni di peso inferiore ai 100 kg: Le confezioni vengono idealmente raggruppate per raggiungere unità di campionamento ciascuna prossima a 100 Kg (es. 4 confezioni da 25 kg, 2 confezioni da 40 kg, 20 confezioni da 5 kg). Alle unità di campionamento così costituite si applicano le indicazioni elencate al punto a). c) seme in flusso continuo: Peso totale del lotto: fino a 500 Kg → N° 5 campioni elementari (N° 3 campioni elementari se il peso totale del lotto è inferiore a 50 kg) Peso totale del lotto: da 501 a 3.000 Kg → N° 1 campione elementare ogni 300 Kg, non meno di 5 Peso totale del lotto: da 3.001 a 40.000 Kg → N° 1 campione elementare ogni 500 Kg, non meno di 10 aree-tematiche-19-6-07-1 99 Regola generale Da ciascuna confezione si devono prelevare campioni elementari di peso simile; le confezioni da campionare devono essere selezionate a caso all’interno del lotto e i campioni elementari devono essere tratti dalla cima, dal mezzo e dal fondo delle confezioni. 2.5 Dimensione del campione La dimensione minima del campione di analisi stabilita dal protocollo cui si riferirà nelle pagine seguenti è di 3.000 semi, quantità statisticamente calcolata sulla base dei criteri adottati per la valutazione delle metodiche di laboratorio e in particolare del livello di qualità che si richiede sia raggiunto dalle analisi. Poiché le sementi di una stessa specie possono avere peso differente a seconda della varietà o del calibro, il peso minimo del campione è fissato come segue. - Mais: 1.500 g - Soia: 800 g È importante sottolineare che anche il frazionamento del campione d’analisi a partire dal quantitativo che giunge al laboratorio, quando necessario, deve essere effettuato ricorrendo a procedure idonee, tali da mantenere le caratteristiche di rappresentatività. A tal fine, il laboratorio deve disporre degli strumenti necessari (divisori). 2.6 Numero di aliquote Il numero ottimale di aliquote nelle quali deve essere suddiviso il campione finale di prelevamento è cinque, ciascuna delle dimensioni minime previste al punto precedente; queste sono così destinate: - disponibile per il laboratorio: analisi - disponibile per il laboratorio: eventuale rianalisi - disponibile per altro laboratorio: eventuale analisi di revisione - disponibile per future necessità: da conservare per un anno dalla data di analisi - disponibile per la ditta presso la quale viene effettuato il campionamento. 2.7 Protocollo di campionamento Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le seguenti finalità: aree-tematiche-19-6-07-1 100 - consentire il campionamento e quindi l’analisi di un numero elevato di lotti di sementi - garantire il rispetto di quanto previsto dai metodi ufficiali in vigore nel nostro Paese per il campionamento delle sementi - garantire la disponibilità di un numero sufficiente di aliquote, tali da soddisfare le diverse esigenze (analisi, eventuale rianalisi, analisi di revisione, conservazione, disponibilità di un’aliquota per l’operatore sementiero) - garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti. Il protocollo è riportato nell’allegato 1. aree-tematiche-19-6-07-1 101 3 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI 3.1 Scopo Scopo della fase di preparazione è ottenere un campione di lavoro sul quale effettuare l’analisi OGM; questo viene ottenuto tramite macinazione. Il campione di analisi deve garantire le seguenti condizioni: - dimensioni adeguate e determinate sulla base del protocollo di analisi che si intende applicare - sufficiente grado di finezza della farina - sufficiente grado di omogeneizzazione della farina - assenza di “contaminazioni” da laboratorio 3.2 Dimensione del campione di analisi A livello internazionale e sulla base di quanto riportato in bibliografia, la dimensione del campione di analisi per la determinazione della presenza accidentale di OGM nelle sementi è fissata in 3.000 semi. In alcuni casi, sulla base dei protocolli che si intende applicare, è necessario provvedere ad una suddivisione del campione di analisi in subcampioni da analizzare separatamente. Tale suddivisione può essere effettuata allo scopo di garantire il reperimento dei semi transgenici eventualmente presenti anche in numero ridotto: se si considera che la sensibilità del metodo di PCR qualitativa universalmente accettata è pari a 0,1%, il calcolo teorico preliminare porta a fissare a 1.000 semi la dimensione massima del campione di analisi, qualora si intenda individuare anche un singolo seme OGM. Per non superare tale dimensione, il campione di 3.000 semi deve pertanto essere suddiviso in un minimo di 4 subcampioni da 750 semi ciascuno. In altri casi, il protocollo da applicare può adottare la strategia del sub-campionamento (subsampling): il campione di analisi viene suddiviso in diversi subcampioni e ciascuno di questi è sottoposto ad analisi qualitativa. Tramite utilizzo di un apposito software di tipo statistico, il numero di subcampioni positivi rispetto al totale fornisce un risultato di tipo quantitativo (per maggiori informazioni, vedi le informazioni sul programma “seedcalc7” nel sito Internet ISTA (http://www.seedtest.org/en/content---1--1143.html). La maggior parte dei laboratori, tuttavia, ricorre ad analisi di tipo quantitativo, effettuate con tecnologia Real Time. Questo approccio è preferito ad altri per diversi motivi, ma principalmente aree-tematiche-19-6-07-1 102 perché consente di raggiungere risultati affidabili, in tempi relativamente contenuti, anche con un elevato numero di campioni. L’ottenimento di campioni/subcampioni di analisi comprendenti il numero prefissato di semi viene effettuata su base ponderale: - calcolo del peso dei 1.000 semi dello specifico campione - calcolo del peso corrispondente al numero di semi prefissato (3.000, 750 o altro, a seconda del protocollo) - suddivisione del campione pervenuto e ottenimento del campione/subcampione di analisi con l’utilizzo di idonei strumenti (divisori) 3.3 Macinazione La macinazione del campione di seme su cui si intende verificare l’eventuale presenza di OGM rappresenta un punto cruciale dell’intero processo analitico. L’omogeneità della farina prodotta dalla macinazione è infatti un fattore essenziale per assicurare un risultato attendibile dell’analisi. A tal riguardo, si sottolinea che la necessità di lavorare su campioni di grandi dimensioni (si ricorda ad esempio che 3.000 semi di mais possono arrivare a pesare 1.500 g) suggerisce di scegliere strumenti di macinazione di adeguata capacità, per evitare di dover miscelare il prodotto di diverse “macinate” prima di procedere all’analisi, con perdita di tempo, rischio di errori e di contaminazioni (cattiva omogeneizzazione, perdita di prodotto, inquinamenti ambientali). Inoltre, nel caso di analisi su grandi numeri, la necessità di macinare in successione diversi campioni costituisce un passaggio delicato perché può portare a risultati falso positivi, dovuti a contaminazioni (residui di farina contenente OGM all’interno del mulino possono inquinare campioni in origine negativi). La procedura da adottare deve essere pertanto stabilita con adeguata attenzione, prima della sua applicazione pratica. Una semplice modalità di verifica può essere realizzata macinando campioni di specie diverse gli uni alternati agli altri. Nel caso ad esempio di mais e soia, questi campioni devono essere poi sottoposti ad analisi per verificare l’eventuale presenza di zeina (gene endogeno di Zea mays) in soia e di lectina (gene endogeno di Glycine max) in mais che indicherebbe la presenza nei campioni di analisi di residui di farina derivanti dal campione precedentemente macinato. Questa eventualità dovrà tassativamente condurre a rivedere la procedura, verificando innanzitutto l’opportunità di sostituire lo strumento utilizzato per la macinazione. aree-tematiche-19-6-07-1 103 3.4 Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi Un protocollo per la preparazione dei campioni di lavoro da destinare alle analisi OGM è riportato nell’allegato 2. Il protocollo proposto è particolarmente riferito all’utilizzo del mulino da laboratorio ZM 200 – Retsch. L’utilizzo di altri strumenti può pertanto imporre alcuni aggiustamenti, anche se nel principio il protocollo qui proposto può rimanere valido. aree-tematiche-19-6-07-1 104 4 4.1 ESTRAZIONE DEL DNA Scopo Scopo di questo passaggio è l’estrazione di DNA genomico, con un grado di purezza e qualità ottimali, per l’impiego come templato in reazioni di PCR volte alla determinazione della presenza di DNA transgenico. 4.2 Metodo La metodica proposta è basata sul metodo CTAB (cetyltrimethilammoniumbromide). Il metodo è riportato in diverse fonti bibliografiche, fra le quali si ricorda in particolare il seguente documento: “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids extraction CEN ”. Al fine di ottenere DNA di alta qualità, il protocollo proposto per le finalità del piano di azione cui si riferisce la presente relazione è stato modificato rispetto al metodo descritto nel documento sopra citato. 4.3 Protocollo di estrazione del DNA L’allegato 3 riporta il protocollo messo a punto per le due specie mais (Zea mays) e soia (Glycine max) allo scopo di estrarre e purificare il DNA da farine ottenute tramite macinazione di sementi di mais e soia. Tramite i diversi passaggi, le cellule vengono prima lisate da un detergente ionico, CTAB, che forma un complesso insolubile con gli acidi nucleici. Il complesso di DNA viene quindi stabilizzato dalla presenza di sali e precipitato con etanolo o isopropanolo. Il protocollo è infatti basato su tre fasi: − LISI: per lisare la membrana cellulare, la farina viene trattata con un buffer d’estrazione costituito da CTAB, EDTA, Tris HCl. Questo buffer d’estrazione ha anche la funzione di catturare i lipidi e le proteine che costituiscono la membrana cellulare e nucleare. Con NaCl, contenuto sempre nel buffer, si forma un complesso insolubile con il DNA. L’EDTA chela i metalli come il magnesio, importante perché è cofattore della DNasi: quindi, legandosi Mg ed EDTA, l’attività della DNasi viene a diminuire. aree-tematiche-19-6-07-1 105 Il Tris-HCl serve a mantenere un corretto valore di pH (basso o alto pH danneggiano il DNA). − ESTRAZIONE: in questa fase sono eliminati i polisaccaridi, le proteine ed altri lisati cellulari disciolti in soluzione. Ulteriori residui vengono lavati con cloroformio: tale composto è in grado di denaturare le proteine e facilitare la separazione tra fase acquosa e fase organica. − PRECIPITAZIONE: in questa fase il DNA viene lavato con detergenti. Il DNA viene poi risospeso in TE. A causa dell’elevato contenuto in lipidi, la farina di soia rappresenta una matrice più “difficile” rispetto a quella ottenuta da mais. Nel caso di questa specie, il protocollo proposto può pertanto essere integrato con un passaggio di purificazione. In commercio, sono reperibili kit che contribuiscono alla purificazione del DNA, anche in condizioni analitiche complesse. aree-tematiche-19-6-07-1 106 5 5.1 QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO Scopo Scopo della quantificazione del DNA estratto è ottenere le informazioni necessarie per effettuare apposite diluizioni degli estratti a concentrazioni ottimali per l’analisi di PCR e uniformi fra i diversi campioni. 5.2 Metodi e strumenti I metodi e gli strumenti per la quantificazione del DNA estratto da un campione di farina possono essere diversi. Un approccio tradizionale è quello che utilizza la spettrofotometria. Lo spettrofotometro è uno strumento che misura la densità ottica di una sostanza ad una definita lunghezza d'onda, determinando in questo modo la quantità di quella stessa sostanza all’interno di un campione liquido. La quantificazione è resa possibile dal rapporto lineare che lega assorbanza e concentrazione. Per la quantificazione del DNA, il laboratorio ENSE di Tavazzano (LO) ricorre all’utilizzo di uno spettrofotometro (Beckman DU 640). L’apparecchio utilizzato permette innanzitutto di quantificare la quantità estratta di DNA, impostando le diluizioni eventualmente necessarie; lo spettrofotometro consente anche una stima qualitativa dell’estratto. La purezza del DNA è normalmente determinata sulla base del rapporto (A260 / A280) tra letture effettuate a due lunghezze d’onda diversa (260 nm per il DNA e 280 nm per le proteine), contro la lettura del bianco. 260 nm è approssimativamente la media delle assorbanze delle quattro basi del DNA. Il DNA puro è caratterizzato dall’assenza di contaminazioni, quali possono essere le proteine o i reagenti usati in fase d’estrazione. Un DNA puro mostra un rapporto A260 / A280 di circa 1,8. Più il rapporto si avvicina a 2 – 2,2 maggiore è la contaminazione con RNA; valori inferiori a 1,8 mostrano invece contaminazione da proteine. Presso altri laboratori, si ricorre invece a metodi fluorimetrici. In questo caso, il dosaggio della sostanza da quantificare si basa sulla misurazione della luce da questo emessa per fluorescenza in seguito a una radiazione. Il dosaggio del DNA genomico estratto può essere ottenuto anche in modo diretto, attraverso elettroforesi su gel di agarosio. Il gel contiene Bromuro di Etidio, una molecola che si intercala tra le basi del DNA, legandosi ad esso; tale molecola corre in direzione opposta al DNA ed essendo carica positivamente, migra verso il polo negativo (anodo). Il DNA è carico negativamente e migra verso il polo positivo (catodo). Questa migrazione è proporzionale alle dimensioni del DNA, in aree-tematiche-19-6-07-1 107 quanto tutti i frammenti hanno la stessa densità di carica; la separazione è quindi determinata dal rallentamento che le molecole subiscono attraverso le maglie del gel. Se esposta ai raggi UV (312 nm), la molecola emette fluorescenza, permettendo la visualizzazione del DNA sotto forma di banda luminosa, la cui intensità è direttamente proporzionale alla sua concentrazione nel campione. 5.3 Diluizioni Dopo aver ottenuto i valori delle concentrazioni del DNA, si può procedere con le diluizioni dei campioni in TE. L’operazione consente di ottenere uniformità delle concentrazioni. Nell’analisi PCR, la concentrazione ottimale di DNA ammonta a 50 ng/µl. 5.4 Protocollo per la quantificazione del DNA estratto L’allegato 4 A riporta un protocollo di quantificazione del DNA tramite elettroforesi su gel di agarosio. La sua applicazione non richiede la disponibilità di attrezzature particolari, se non quelle comunemente presenti in laboratorio, perché utilizzate anche nelle successive fasi dell’analisi (apparecchiature per elettroforesi, sistema di lettura del gel). L’allegato 4 B riporta invece un protocollo generico di quantificazione del DNA tramite spettrofotometro, tratto dal documento “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids extraction CEN (draft)”. Naturalmente, a seconda del modello utilizzato, si presenterà l’esigenza di integrare e dettagliare la procedura con i necessari passaggi e accorgimenti. aree-tematiche-19-6-07-1 108 6 6.1 ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA Generalità e scopi Da un punto di vista prettamente analitico, l’analisi effettuata sulle farine ottenute dalla macinazione di sementi viene realizzata con le stesse metodiche applicate su altre matrici. Tuttavia, alcune peculiarità caratterizzano il prodotto seme rispetto ad altri. Oltre a quanto già riferito sulle problematiche che riguardano le fasi precedenti di campionamento e preparazione dei campioni, si può anche ricordare che il laboratorio chiamato ad effettuare i controlli su sementi ha, rispetto ad altri, la facilitazione di lavorare su campioni costituiti da un’unica matrice, attribuibile con certezza ad una determinata specie. D’altra parte, l’analisi su sementi implica la manipolazione di campioni di grandi dimensioni, all’interno dei quali l’eventuale verosimilmente molto limitata. presenza di OGM, se accertata, è Questa situazione rende necessario verificare il grado di omogeneità del campione macinato, ad esempio attraverso il raffronto dei risultati ottenuti su diverse estrazioni indipendenti a partire dallo stesso bulk di farina. Per il laboratorio investito del ruolo di controllo, scopo principale dell’analisi è quello di evidenziare l’eventuale presenza di OGM in un campione di sementi e/o di quantificare questa presenza, ove accertata. Le analisi di detection OGM possono realizzare anche altre finalità, ad esempio l’identificazione dell’evento o degli eventi transgenici rilevati nel campione analizzato. 6.2 Metodi Sebbene altri approcci siano stati proposti, i metodi utilizzati più diffusamente per la verifica di contaminazioni OGM sono basati sull’analisi del DNA attraverso PCR (Polymerase Chain Reaction) o sul ricorso a test immunoenzimatici e in particolare alla tecnica ELISA (EnzymeLinked Immuno-Assay). Nel primo caso si evidenzia direttamente la presenza del materiale trasformato, nel secondo quella dei suoi prodotti, le proteine. Di norma, anche nel caso delle sementi, le analisi OGM si realizzano ricorrendo all’analisi del DNA. Tuttavia, prima di affrontare l’analisi PCR, bisogna almeno ricordare la possibilità di ricorrere all’analisi delle proteine. 6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine La rilevazione di sementi OGM all’interno di un campione NO-OGM può realizzarsi attraverso aree-tematiche-19-6-07-1 109 l’individuazione e quantificazione delle proteine espresse in modo specifico negli OGM. Il principio di base è quello dei saggi immunoenzimatici. L’uso di anticorpi con elevate specificità ed affinità per la molecola target consente la realizzazione di test che richiedono preparazioni così semplici da poter essere, in alcuni casi, realizzati anche in campo. Gli anticorpi possono essere monoclonali e policlonali e, in ogni caso, la loro specificità deve essere attentamente controllata, per evitare reazioni con sostanze simili e quindi risultati falso-positivi. I saggi di questo tipo possono fornire risultati qualitativi o semi-quantitativi. Nel saggio ELISA la reazione antigene–anticorpo ha luogo su una fase solida. Antigene e anticorpo reagiscono producendo un complesso stabile che può essere individuato mediante l’addizione del secondo anticorpo legato all’enzima. L’aggiunta del substrato per quell’enzima provoca una reazione colorimetrica misurata fotometricamente e quindi quantificabile. Basati sul concetto del saggio immunoenzimatico, esistono inoltre kit che usano strip di carta come sito di reazione che funge da supporto per la cattura dell’anticorpo. Uno sviluppo di questo tipo di saggio è costituito dalla tecnica “lateral flow” dove i reagenti sono trasportati dalla forza capillare attraverso i canali di una membrana. Il risultato ottenuto può essere qualitativo o semi-quantitativo. Esistono in commercio kit in grado di rilevare la presenza della proteina Cry9C presente nel mais geneticamente modificato “Starlink”, e delle proteine Cry 1Ab (Bt176, Bt11,MON 801, MON 802,MON 809 e MON 810) e Cry1Ac (BTXtra) I metodi basati sull’analisi delle proteine presentano alcuni vantaggi nei confronto di quelli basati sull’uso degli acidi nucleici: • sono economici • sono rapidi • sono semplici • alcuni tipi di strip possono essere impiegati anche in pieno campo o comunque fuori dal laboratorio (es. nei magazzini di stoccaggio). Tuttavia essi presentano anche importanti limiti che ne hanno limitato l’utilizzo, a favore delle tecniche basate sul DNA: • i metodi basati sulle proteine possono essere applicati solo se la nuova proteina è espressa nell’organismo modificato • le nuove proteine spesso variano nei livelli di espressione nei differenti tessuti vegetali • la sensibilità è inferiore a quella delle tecniche PCR • eventi di trasformazione differenti (es. Bt 176, Bt 11, MON 810) che codificano per la stessa proteina non sono identificabili. aree-tematiche-19-6-07-1 110 6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA Nel caso della detection di OGM, le analisi basate sul DNA mirano ad evidenziare in modo diretto la presenza di sequenze geniche riferibili ad eventi transgenici. Le analisi possono essere di tipo qualitativo o quantitativo: le prime forniscono una risposta del tipo SI/NO (presente/assente), con le seconde si ottiene un dato che, in caso di positività, indica anche l’entità della contaminazione riscontrata. In realtà, anche attraverso l’utilizzo di metodiche qualitative si può arrivare ad un risultato quantitativo. Un primo esempio è quello dell’analisi di singoli semi. In questo caso, il risultato dell’analisi fornisce una percentuale in numero di semi, quindi di individui. È facilmente intuibile che, nella pratica, il fattore limitante diventa il numero di semi che è necessario analizzare per avere una risposta statisticamente attendibile, in particolare quando il numero di campioni è elevato. Anche la strategia del sub-campionamento (sub-sampling) si basa su analisi qualitative. In questo caso, il campione viene suddiviso in diversi sub-campioni, sottoposti poi ad analisi qualitativa, come già riferito al punto 3.2. Anche in questo caso la mole di lavoro è notevole e diventa il fattore limitante con numeri elevati di campioni o, comunque, quando è necessario fornire risultati in tempi brevi. Una notevole semplificazione si può ottenere adottando piani sequenziali di lavoro, che evitano l’analisi di tutti i sub-campioni. Con questo approccio, si sottopone ad analisi un certo numero di sub-campioni, a seconda dello schema utilizzato, dei risultati che via via si ottengono e della soglia di riferimento. In questo caso, infatti, l’esito finale non è rappresentato da un valore percentuale, ma è riferito al valore soglia (presenta di OGM superiore o inferiore a questo valore). Al momento, l’assenza di soglie di legge per le sementi ha limitato fortemente l’interesse nei confronti della procedura che utilizza i piani sequenziali. Maggior interesse ha suscitato il ricorso alle analisi di tipo quantitativo. Le metodologie disponibili sono diverse, anche se una ha avuto un successo decisamente superiore ad altre, la tecnologia di analisi PCR in tempo reale (Real-Time PCR). La reazione a catena della polimerasi (PCR) è alla base di tutte le tipologie di analisi cui si è accennato, sia di tipo qualitativo che quantitativo. Appare pertanto interessante ricordarne i principi, almeno in termini sintetici. 6.2.3 La reazione a catena della polimerasi (PCR) La reazione a catena della polimerasi (PCR) è un efficiente metodo per generare milioni di copie aree-tematiche-19-6-07-1 111 identiche di una singola sequenza di DNA in pochi minuti o ore. La tecnica PCR consiste nell’amplificazione di specifici frammenti di DNA. Il DNA da analizzare viene aggiunto ad una miscela di reazione che riproduce le condizioni ottimali in cui l’enzima (Taq polimerasi) catalizza la reazione. L’amplificazione avviene quando la miscela di reazione viene posta all’interno di uno strumento in grado di effettuare cicli termici (termociclatore). All’interno di questo strumento, tre distinte fasi, costituenti un ciclo di amplificazione, vengono ripetute un certo numero di volte fino a produrre un incremento esponenziale del numero di copie del frammento amplificato. Per esempio 32 cicli producono un miliardo di copie di DNA. Le tre fasi possono essere descritte come segue. - Denaturazione: il DNA genomico viene denaturato, con separazione delle due eliche; - Annealing: i primers, corte sequenze nucleotidiche, si legano a specifiche sequenze poste sulle eliche del DNA denaturato. La temperatura e il tempo di annealing dipendono dalla composizione in basi, dalla lunghezza e dalla concentrazione dei primer. È questo il passaggio più delicato per l’efficacia della PCR, perché il suo andamento determina la specificità dell’appaiamento. La temperatura gioca un ruolo fondamentale: più ci si avvicina alla temperatura di melting, temperatura alla quale la metà dei primer è dissociata dal templato, più l’amplificazione è specifica. Temperature troppo elevate diminuiscono l’efficienza di reazione, perché i primer si legano poco al templato. Temperature troppo basse permettono ai primer di legarsi in modo aspecifico, con conseguente amplificazione di frammenti con interesse nullo. Una formula utile per ricavare la temperatura di melting (Tm) è: Tm = n° (A +T) * 2°C + n° (G+C) * 4°C Mentre la temperatura di annealing (Ta) è: Ta = Tm – 5°C - Extension: polimerizzazione del frammento di DNA compreso tra i due primers fino ad avere un numero molto elevato di molecole. La DNA polimerasi si lega al complesso primertemplato e, utilizzando i dNTP presenti nella miscela di reazione, allunga i primer seguendo come stampo il templato. Tempi e temperature dipendono dalla lunghezza del templato e dal tipo di polimerasi. In una fase di extension finale, i frammenti non terminati vengono completati. Nel caso della PCR qualitativa, i prodotti amplificati vengono controllati mediante elettroforesi su gel di agarosio e caratterizzati per quanto riguarda il loro peso molecolare mediante il confronto con uno standard. aree-tematiche-19-6-07-1 112 Nel caso invece della PCR in tempo reale, l’amplificazione del DNA viene monitorata mediante l’utilizzo di una strumentazione sofisticata durante l’intera reazione. La quantificazione è eseguita durante la fase esponenziale della sintesi di DNA a doppio filamento. Il sistema “ Real Time” può includere l’utilizzo di coloranti intercalanti nel DNA in grado di emettere fluorescenza quando opportunamente eccitati, oppure sonde ad ibridazione di varie tipologie, legate a molecole fluorescenti “reporter“ e “quencher” per un approccio sequenza-specifico. Il vantaggio delle sonde ad ibridazione, rispetto all’uso dei coloranti intercalanti, risiede nel fatto che solo l’ibridazione specifica tra il DNA target e la sonda genera il segnale fluorescente, mentre le amplificazioni non specifiche, come il “mis-priming” o la dimerizzazione dei primer, non generano segnale. Viene pertanto ridotto il rischio di falsi positivi. Nel rilevamento di OGM, la quantificazione che si ottiene non è assoluta, ma è di tipo relativo. Infatti, la procedura analitica richiede la presenza di un controllo interno che, amplificato, darà la possibilità di normalizzare i dati ottenuti mediante un confronto di tipo relativo. Ad esempio, la percentuale di DNA transgenico può essere quantificata usando una curva di calibrazione generata con 5 punti standard di DNA transgenico da 0,1 a 5%; basando il metodo di calcolo sul rapporto tra DNA transgenico e quantità di DNA totale è possibile stimare la percentuale OGM all’interno del campione da testare. 6.3 Analisi OGM: strategie Le strategie da adottare nella diagnostica OGM devono rispettare diverse esigenze. Innanzitutto, bisogna considerare a che scopo viene effettuata l’analisi: quando la finalità perseguita è esclusivamente la verifica dell’assenza di OGM nel campione, si può ricorrere ad un approccio di tipo qualitativo. Quando invece ci si prefigge di verificare i risultati che si ottengono in riferimento ad un valore soglia, è necessario realizzare analisi quantitative. Queste ultime vengono di norma preferite alle prime anche in assenza di prefissati valori soglia, per le maggiori garanzie che offrono. Infatti, l’analisi di PCR Real Time permette di ottenere risultati più certi, per la maggio sensibilità e specificità che le chimiche impiegate in questo tipo di analisi assicurano rispetto a quelle utilizzate nella PCR qualitativa. Inoltre, rispetto a quest’ultima, l’analisi quantitativa consente di ottenere una maggior quantità di informazioni sul campione analizzato. Qualsiasi sia l’approccio cui si ricorre per le analisi, nel caso delle sementi occorre tenere in considerazione che il campione da analizzare ha caratteristiche ignote. Scopo della verifica è proprio quello di evidenziare e/o quantificare l’eventuale presenza accidentale di OGM in un campione NO-OGM. Questa presenza, se accertata, è limitata con ogni probabilità entro livelli molto contenuti, motivo che conferisce al livello di sensibilità del metodo prescelto una notevole aree-tematiche-19-6-07-1 113 importanza. Ulteriore finalità dell’analisi può essere rappresentata dall’identificazione del transgene, o dei transgeni presenti. Altre esigenze debbono essere tenute in debita considerazione, a partire da quelle di tipo organizzativo. Le strategie prescelte, infatti, devono poter garantire l’analisi di un numero adeguato di campioni, nel rispetto di tempi tecnici compatibili con la realtà produttiva all’interno della quale si opera. È chiaro, ad esempio, che i controlli preventivi su sementi destinate alle semine devono concludersi in tempo utile a garantire la distribuzione commerciale del prodotto ed il suo utilizzo da parte degli agricoltori. Poiché, come abbiamo visto, la PCR consente di amplificare in modo specifico una determinata sequenza target di DNA, per stabilire una corretta strategia analitica è essenziale innanzitutto la scelta di questo target per il disegno di primer appropriati. Tra le diverse scelte che possono essere effettuate, quella qui suggerita si basa su un controllo iniziale di screening. I protocolli di analisi proposti, pertanto, prevedono la ricerca di elementi genetici comunemente usati negli OGM, come il promotore 35S CaMV (Cauliflower Mosaic Virus) e il terminatore NOS dell’Agrobacterium tumefaciens. La presenza di questi elementi, nel caso di risultato positivo, non dà alcuna informazione sull’identità dell’evento inserito. Per il p35S, inoltre, la metodica non consente di discriminare tra elementi presenti naturalmente in piante infette dal virus e in costrutti genici di OGM. Tuttavia, questo rischio riguarda solo alcuni casi, quale quello delle sementi appartenenti alla famiglia delle Brassicacee, sensibili al CaMV. Per queste specie, la dimostrata positività al p35S potrebbe non essere dovuta alla presenza di OGM, ma all’infezione virale (falso positivo). Più precisamente, l’approccio individuato è stato definito per rispondere alle specifiche finalità del progetto e cioè per garantire i controlli sulle sementi destinate alle semine e su quelle prodotte per le successive riproduzioni, nell’ambito di un sistema di tracciabilità di filiera. La strategia prescelta consiste nella realizzazione di uno screening iniziale grazie al quale differenti OGM possono essere individuati in una unica analisi. Per mais e soia, la scelta suggerita coincide con la ricerca di sequenze del promotore 35S. L’esito negativo non garantisce un’assoluta certezza, perché questo promotore non è presente nella totalità degli eventi OGM. Pertanto, per ulteriore sicurezza i campioni risultati negativi per la presenza del promotore 35S, nel caso del mais, possono essere testati per verificare l’eventuale presenza del terminatore NOS. Ad oggi, non sono noti eventi OGM delle specie mais e soia nei quali i due target sopra ricordati siano entrambi assenti. Un doppio risultato negativo garantisce pertanto l’assenza di OGM, o per lo meno di tutti quegli OGM per i quali sono disponibili informazioni e materiali di riferimento. Un elenco di eventi OGM di mais e soia noti e individuabili in laboratorio è riportato nell’allegato 5. Come si può vedere da quell’elenco, di fatto tutti gli eventi OGM di mais la cui identificazione è aree-tematiche-19-6-07-1 114 realizzabile nei laboratori di controllo contengono il p35S, ad eccezione di uno, il GA21. Esperienze condotte dal laboratorio ENSE di Tavazzano hanno dimostrato che questo evento OGM, quale contaminante di lotti convenzionali, è del tutto raro. In particolare, un’apposita sperimentazione realizzata su diverse centinaia di campioni risultati negativi per il p35S ha dimostrato che questi erano negativi anche per il tNOS, e quindi per il GA21. Nel caso della soia, alcuni campioni, peraltro in numero estremamente ridotto, sono risultati positivi per p35S, ma non per il tNOS, né per il saggio specifico RR. Si tratta di campioni dove con ogni probabilità è presente l’evento A2704-12 della Bayer, al momento l’unico evento, oltre a RR, sul quale sono disponibili alcune informazioni. Tuttavia, la mancanza di campioni standard di riferimento per questo evento rende impossibile un approfondimento analitico di verifica. Come detto, un ulteriore step dell’analisi può essere rappresentato dall’identificazione dell’evento OGM presente nei campioni risultati positivi. Questo ulteriore risultato rappresenta un dato informativo comunque interessante, costituisce una conferma importante dell’esito dello screening e in qualche caso può essere richiesto, ad esempio per verificare l’appartenenza o meno al gruppo degli eventi autorizzati nell’UE (vedi allegato 8 che riporta un quadro completo delle autorizzazioni UE all’aprile 2007). Inoltre, a seconda dell’evento individuato, al fine di migliorare l’attendibilità del risultato quantitativo si potrà procedere con una PCR quantitativa evento-specifica. 6.4 Protocolli di analisi Come già accennato, la PCR quantitativa è basata sull’emissione di fluorescenza e sulla raccolta del segnale emesso dal campione analizzato. La lettura fluorimetrica della reazione è dovuta all’attività esonucleasica della polimerasi e alla sonda (probe) che ibridizza specificatamente la regione del DNA compresa tra i due primer. La sonda utilizzata attualmente dal Laboratorio ENSE di Tavazzano è di tipo TaqMan; si tratta di un oligonucleotide sintetico al quale sono legate due molecole di fluorocromi, al 5’ è legato il reporter (R), al 3’ il quencher (Q). Nella sonda intatta, la vicinanza tra R e Q è tale per cui la fluorescenza del primo viene “soppressa” dal secondo. Durante le fasi di amplificazione dell’eventuale sequenza target presente, la sonda “ibrida” un tratto di DNA compreso tra i primer e, al passaggio della polimerasi, viene staccata dalla stessa, ad opera dell’attività esonucleasica dell’enzima. aree-tematiche-19-6-07-1 115 R viene allontanato da Q e si verifica così emissione di fluorescenza in quantità proporzionale al numero di copie del gene ricercato; in tal modo si ottiene la stima quantitativa della sequenza in esame. Il segnale è normalizzato su un controllo interno (ROX), che serve per correggere fluttuazioni di fluorescenza dovuta a piccole variazioni di concentrazione o volume durante la reazione di PCR. I meccanismi di base grazie ai quali l’analisi produce i propri risultati come si vede sono piuttosto complessi e il loro buon funzionamento rappresenta il punto di partenza essenziale per ottenere risultati affidabili. Ogni laboratorio è tenuto pertanto a mettere a punto procedure e protocolli adeguati, sulla base delle specifiche condizioni in cui opera e della strumentazione di cui dispone. 6.4.1 Protocolli di PCR in mais e soia Come appena accennato, è difficile stabilire protocolli dettagliati applicabili in qualsiasi laboratorio; è comunque possibile fissare alcuni aspetti di utilità comune, segnalando argomenti di carattere generale, informazioni, problematiche e punti critici che ogni laboratorio deve affrontare. Queste generalità sono descritte nell’allegato 6 che propone anche protocolli di analisi di PCR Real Time per mais e soia applicabili dai laboratori che dispongono della strumentazione indicata. L’allegato 7 riporta un protocollo di analisi di PCR qualitativa in mais per la rilevazione del terminatore nos. aree-tematiche-19-6-07-1 116 ALLEGATO 1 CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI SEMENTI PER LE ANALISI OGM - PROTOCOLLO 1. Verificare le seguenti condizioni: a) Il lotto deve essere identificato da un cartellino ufficiale di certificazione; per lotti non definitivamente certificati, è possibile effettuare il campionamento solo se si provvede ad effettuare una sigillatura provvisoria, con attribuzione di un numero di riferimento identificativo; b) il peso del lotto non deve superare quello massimo ammesso (N.B. ricordare che è consentita una tolleranza del 5%); c) il lotto deve essere accessibile in ogni sua parte; d) il lotto deve risultare omogeneo, almeno per le caratteristiche macroscopiche. 2. Procedere al campionamento, utilizzando lo strumento e le modalità di campionamento indicate adatte al tipo di confezione e allo stato in cui si trova la semente (vedi 2.3.1 e 2.3.2). 3. Effettuare un numero di campioni elementari almeno pari al minimo stabilito in base al peso unitario delle confezioni, al numero di confezioni che compongono il lotto o al peso totale del lotto (vedi 2.3.3). 4. Miscelare i campioni elementari prelevati per ottenere il campione globale di peso minimo pari a 5 volte il peso minimo del campione di analisi per la specie interessata (mais: 1.500 g, soia: 800 g). 5. Suddividere il campione globale in cinque aliquote, ciascuna in una busta di carta robusta e completata con le indicazioni relative al lotto campionato (specie, varietà, lotto, categoria, ditta, data). 6. Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato. 7. Consegnare un’aliquota e una copia del verbale al rappresentante della ditta presso la quale si effettua il campionamento. 8. Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali. 9. Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco incustodito o di delegare la spedizione ad altri. 10. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido. aree-tematiche-19-6-07-1 117 ALLEGATO 2 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI LAVORO PER LE ANALISI OGM - PROTOCOLLO - A. Ottenimento dei campioni/subcampioni di lavoro 1. Verificare il protocollo analitico previsto: - verificare la necessità di suddividere il campione in subcampioni o meno; - nel caso di suddivisione, definire il numero e la dimensioni dei subcampioni - altrimenti, definire la dimensione dell’unico campione di analisi. 2. Determinare il peso dei 1.000 semi del campione. 3. Calcolare di conseguenza il peso corrispondente alla dimensione stabilita (vedi punto 1), pari a 3.000 semi nel caso di macinazione in un unico bulk o ad un numero inferiore di semi, ad esempio nel caso di divisione del campione in subcampioni. 4. Preparare i sacchetti di plastica a chiusura ermetica necessari, riportando su ciascuno il nome della specie, il numero di registrazione del campione (es. 01/06 – 02/06) e, se necessario, del subcampione (es. 01/06/a – 01/06/b). 5. Ottenere il campione o i subcampioni del peso calcolato, ricorrendo all’utilizzo degli strumenti in uso per la preparazione dei campioni analisi (divisori). Eliminare l’eventuale residuo. 6. Inserire il campione o ciascun sottocampione ottenuto nel sacchetto di plastica a chiusura ermetica appositamente predisposto. 7. Consegnare il sacchetto di plastica al reparto macinazione. B. Macinazione con mulino da laboratorio 1. Verificare lo stato di pulizia del mulino in tutte le sue parti. aree-tematiche-19-6-07-1 118 2. Provvedere alla pulizia con alcool etilico 96% del tavolo di appoggio, del tavolo di supporto del mulino, degli attrezzi da utilizzare (es. colino per azoto liquido). 3. Predisporre il bidone contenente l’azoto liquido e il colino. 4. Azionare il mulino, accendendo sia il motore che l’alimentatore vibrante. 5. Predisporsi alla macinazione di un intero campione/subcampione in un’unica soluzione o, nel caso di campioni di lavoro di grandi dimensioni (es. 3.000 semi), predisporsi a frazionare la macinazione in due volte. 6. Travasare il seme nel colino; per raffreddare il seme e renderlo più “fragile”, versare l’azoto. 7. Introdurre il seme nella tramoggia di alimentazione, evitando che i semi cadano nel mulino prima dell’azionamento dell’alimentazione a vibrazione. 8. Conservare con cura la busta vuota o contenente la porzione di campione ancora da macinare. 9. Azionare il mulino e regolare la velocità di vibrazione dell’alimentatore in modo da garantire un flusso continuo di seme nel mulino, evitando però di intasarlo. 10. Proseguire la macinazione sino ad esaurimento del campione, facendo attenzione a non superare il livello di massimo riempimento della cassetta. 11. Spegnere il mulino, estrarre la cassetta con delicatezza e sollevare con attenzione il coperchio. 12. Qualora rimanga da macinare una seconda porzione dello stesso campione, inserire nell’apparecchio una nuova cassetta, un nuovo setaccio e un nuovo coperchio; ripetere i passaggi da 6. a 11. 13. Riporre la farina ottenuta dalla macinazione nella busta conservata, riportante il numero di registrazione del campione, utilizzando un cucchiaio pulito. 14. Consegnare i campioni macinati al laboratorio. aree-tematiche-19-6-07-1 119 15. Prima di iniziare una nuova macinazione, o comunque a fine giornata, provvedere alla pulizia della postazione di lavoro e dell’apparecchiatura: - smontare completamente le parti del mulino che vengono a contatto con il seme e con la farina; - provvedere all’accurata pulizia delle parti smontate, utilizzando acqua calda e alcool etilico 96%; - asciugare con cura; - con l’apposito aspiratore, provvedere alla pulizia di tutta la zona di lavoro e delle parti fisse del mulino; - rimontare con attenzione le parti smontate. aree-tematiche-19-6-07-1 120 ALLEGATO 3 ESTRAZIONE DEL DNA DA FARINE DI MAIS E SOIA - PROTOCOLLO - A. Indicazioni di ordine generale 1. E’ necessario l’utilizzo di guanti monouso senza polvere, in tutte le fasi di lavoro. 2. E’ bene preparare tubi di reazione in numero congruo al numero di estrazioni previste, scrivendo su ogni tubo di reazione, nome o numero del campione, data di estrazione ed, eventualmente, concentrazione. 3. Per ogni campione da analizzare è necessario effettuare due estrazioni indipendenti. 4. Prima di procedere con il protocollo, accertarsi che vi siano soluzioni sufficienti; in caso contrario è necessario prepararle. B. Estrazione in tubi di reazione a. Estrazione 1. con l’ausilio di una spatola, preventivamente pulita con alcool 96%, pesare 200 mg di farina 2. aggiungere alla farina 300 µl di H2O sterile, in modo tale che tutta la farina entri in contatto con l’H2O 3. aggiungere 700 µl di CTAB-buffer preriscaldato a 65°C, miscelare aiutandosi con una spatola, fino a che tutta la farina ne risulti imbibita 4. aggiungere 10 µl di RNasiA (10 mg/ml) 5. incubare a 65°C per 30 minuti 6. aggiungere 10 µl di Proteinasi K (20 mg/ml) 7. incubare a 65°C per 30 minuti 8. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm 9. trasferire il surnatante, evitando di aspirare farina e l’eventuale strato di grasso presente in superficie, in un nuovo tubo contenente 500 µl di cloroformio e miscelare per 30 secondi, 10. centrifugare per 15 minuti a 14.000 rpm 11. trasferire la fase superiore, evitando di aspirare l’interfaccia, in un nuovo tubo contenente 500 µl di cloroformio e miscelare per 30 secondi, 12. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm aree-tematiche-19-6-07-1 121 b. Precipitazione con CTAB 1. prelevare il surnatante ponendo attenzione a non toccare con il puntale la parte sottostante e a non aspirare la fase intermedia e aggiungere 2 volumi di CTABprecipitation 2. incubare a temperatura ambiente per 60 minuti 3. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm 4. dissolvere il precipitato in 350 µl NaCl 1,2 M, miscelando con il puntale 5. aggiungere 350 µl di cloroformio e miscelare per 30 secondi 6. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm fino ad arrivare alla separazione delle fasi 7. trasferire la fase superiore (300 µl) in un nuovo tubo c. Precipitazione del DNA 1. aggiungere 0,6 volumi (180 µl) di isopropanolo e incubare a temperatura ambiente per 20 minuti 2. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm e scartare il surnatante 3. aggiungere 500 µl di etanolo 70%, miscelare piano, facendo attenzione a non perdere il pellet 4. centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm e scartare il surnatante. Agire velocemente perché l’etanolo secca il pellet staccandolo 5. in caso di eccessiva presenza di etanolo, è consigliabile centrifugare per pochi secondi i tubi e raccogliere il liquido con un puntale, facendo attenzione a non toccare il pellet (posizionarsi con il puntale nella parete del tubo opposta al pellet) 6. asciugare il pellet 7. risospendere in 100 µl di TE 8. conservare l’estratto a 4 °C solo se ne è previsti l’uso entro 2 settimane, per periodi più lunghi congelare a –20°C. aree-tematiche-19-6-07-1 122 ALLEGATO 4 A. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO SU GEL DI AGAROSIO - PROTOCOLLO – a. Preparazione del gel 1. Preparare il gel di agarosio allo 0,8%. 2. Ultimata l’estrazione del DNA, colorare un’aliquota con 1/10 v/V di loading buffer. 3. Caricare negli appositi pozzetti del gel di agarosio il DNA estratto, accanto ad un campione standard di riferimento. 4. Applicare il voltaggio desiderato, per il tempo necessario. b. Lettura dei risultati con transilluminatore 1. Completata la corsa elettroforetica, estrarre il gel e posizionarlo nel transilluminatore, preventivamente acceso. 2. Tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore di cui si dispone, effettuare la lettura del gel, comparando il campione di DNA oggetto di analisi con il campione di DNA di riferimento. Il confronto e quindi la stima della concentrazione di DNA dovrà basarsi sull’intensità della banda visualizzata per esposizione ai raggi UV. aree-tematiche-19-6-07-1 123 B. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO CON LETTURA SPETTROFOTOMETRICA - PROTOCOLLO – a Calibrazione dello spettrofotometro (lettura della soluzione di DNA di riferimento) 1. Riempire una cuvette con la sola soluzione tampone per la lettura del “bianco”. 2. Riempire la cuvette di lettura con la soluzione di DNA di riferimento (es. Calf Thimus, Herring Testes DNA, Lambda DNA). 3. Effettuare la lettura dell’assorbanza del “bianco” e della soluzione di riferimento dei DNA a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. b Lettura di una soluzione di DNA a concentrazione ignota 1. Lettura del “bianco”: miscelare una soluzione tampone con una soluzione 2M di idrossido di sodio alla concentrazione finale 0,2M di NaOH. 2. Miscelare la soluzione di DNA con una soluzione 2M di idrossido di sodio, diluendo se necessario con buffer, alla concentrazione finale 0,2M di NaOH. 3. Leggere l’assorbanza sia del “bianco” che della soluzione di DNA dopo un minuto di incubazione a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. La lettura rimane stabile per circa un’ora. c Calcolo e valutazione del risultato Per ottenere i1 dato corretto dell’assorbanza a 260 nm (OD), è necessario sottrarre dal dato ottenuto con la lettura a 260 nm quello ottenuto a 320 nm (background). Un valore di OD a 260 nm pari a 1 indica una concentrazione di 38 µg/ml di DNA a singolo filamento (NaOH ha effetto denaturante). Solo per valori di OD a 260 maggiori di 0,05 si possono avere risultati ripetibili. La concentrazione di DNA a doppio filamento si calcola sulla base del fattore di denaturazione e di diluizione applicato. aree-tematiche-19-6-07-1 124 ALLEGATO 5 EVENTI OGM DI MAIS E SOIA 1. Generalità Un organismo geneticamente modificato è un organismo nel quale il materiale genetico è stato alterato in modo diverso da quanto avviene con le tecniche di miglioramento genetico tradizionali. Le modificazioni genetiche sono ottenute nel genoma dell’organismo da modificare mediante l’inserzione di un tratto sintetico di DNA, costituito da diversi frammenti provenienti da varie fonti. Questo processo è chiamato trasformazione. Un inserto tipico è composto da tre elementi: 1) il promotore, che funziona come un interruttore per la trascrizione del gene modificato e inserito (es. p35S); 2) il gene o i geni modificati che codificano per i caratteri specificamente selezionati (es. Cry1Ab); 3) il terminatore che funziona come segnale di stop nella trascrizione del gene (es. NOS). Inoltre, in un costrutto genico possono essere presenti altri elementi il cui scopo è quello di controllare e stabilizzare la funzione del gene, di dimostrare la presenza del costrutto nell’OGM o di facilitare la combinazione dei vari elementi nel costrutto. 2. Eventi di mais MAIS Bt11 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens), - gene Cry1Ab (da Bacillus thuringensis), che conferisce resistenza agli insetti, - gene pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi, da Streptomices higroscopicus), che conferisce tolleranza agli erbicidi, - Adh1, sequenza accessoria, intronica 6, dal gene dell’alcool deidrogenasi 1 di mais. Caratteristica: resistenza a insetti Proprietà: Syngenta aree-tematiche-19-6-07-1 125 Autorizzazione UE: 19-05-2004 Codice (identificatore unico UE): SYN-BT Ø11-1 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/) ************ MAIS Mon810 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens), - gene Cry1Ab (da Bacillus thuringensis), che conferisce resistenza agli insetti, - HSP70, sequenza accessoria, heat shock protein. Caratteristica: resistenza a insetti Proprietà: Monsanto Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003 Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ81Ø-6 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143) Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso ************ MAIS Bt176 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - terminatore 35S (da CaMV), - promotore PEPC (espresso nei tessuti verdi) - promotore CDPK (espresso nel polline) - gene Cry1Ab (dalla tossina cry del Bacillus thuringensis subsp. Kurstaky), - gene bar, che codifica per l’enzima pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi) Caratteristica: resistenza a insetti (Ostrinia nubilalis), tolleranza a erbicidi (glufosinate ammonio) Proprietà: Syngenta Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003 aree-tematiche-19-6-07-1 126 Codice (identificatore unico UE): SYN-EV176-9 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143) Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso ************ MAIS T25 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - terminatore 35S (da CaMV), - gene pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi, da Streptomices higroscopicus), che conferisce tolleranza agli erbicidi. Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glufosinate ammonio) Proprietà: Bayer Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003 Codice (identificatore unico UE): ACS-ZMØØ3-2 Materiali di riferimento: campioni standard certificati non disponibili (per informazioni rivolgersi a Molecular & Biochemical Analytical Services, Bayer BioScience N.V.) Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143) Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso ************ MAIS GA21 Costrutto genico: - promotore r-act, gene dall’actina di riso, - terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens), - gene m-EPSPS, da mais, che conferisce tolleranza agli erbicidi. Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate) Proprietà: Monsanto Autorizzazione UE 13-01-2006 aree-tematiche-19-6-07-1 127 Codice (identificatore unico UE): MON-ØØØ21-9 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/) ************ MAIS NK603 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - promotore del gene actina di riso - terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens), - gene CP4-EPSPS, da Agrobacterium tumefaciens, che conferisce tolleranza agli erbicidi. Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate) Proprietà: Monsanto Autorizzazione UE: 26-10-2004 Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ6Ø3-6 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/) ************ MAIS MON 863 Costrutto genico: - promotore 35S (da CaMV), - terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens), - gene Cry3Bb1 (dalla tossina cry del Bacillus thuringensis subsp. Kumamotoensis) Caratteristica: resistenza agli insetti (Diabrotica spp) Proprietà: Monsanto Autorizzazione UE: 13-01-2006 Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ863-5 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/) ************ 3. Eventi di soia aree-tematiche-19-6-07-1 128 SOIA Round up Ready (MON 40-3-2) Costrutto genico: - una sequenza promotrice CaMV 35S, - una sequenza segnale CTP, - il gene d’interesse CP4-EPSPS, - una sequenza terminatore NOS. Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate) Proprietà: Monsanto Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003 Codice (identificatore unico UE): MON-Ø4Ø32-6 Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili Metodo di detection: pubblicato sul sito JRC (http://gmotraining.jrc.it/manual.htm) Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso ************ aree-tematiche-19-6-07-1 129 ALLEGATO 6 PCR REAL TIME IN MAIS E SOIA -PROTOCOLLO- 1. Considerazioni generali Le modalità con cui è organizzata e gestita l’analisi PCR dipendono dal modello di strumento utilizzato. Tuttavia, alcune indicazioni hanno carattere generale. Nell’impostazione della procedura con cui effettuare le analisi di PCR Real Time, il primo passaggio consiste nell’impostazione di due protocolli: 1. protocollo “termico”, indicante le temperature in grado di attivare la DNA polimerasi e di emissione della fluorescenza, 2. protocollo “di piastra”, in cui si imposteranno le posizioni, i tipi di campione e i fluorofori utilizzati. Il protocollo analitico prescelto, se non già validato, deve essere sottoposto a validazione interna. A garanzia del risultato, è opportuno l’utilizzo di almeno due sub-campioni per ogni campione (due estrazioni indipendenti) e di tre repliche per ogni estratto. Per la costruzione della curva di calibrazione e per l’allestimento dei necessari controlli positivi e negativi è opportuno utilizzare campioni standard certificati. Qualora questi non fossero disponibili in commercio, è necessario predisporre campioni di riferimento interni, la cui validità deve essere opportunamente verificata. La piastra (o i tubi) vengono posizionati nel vano portacampioni dello strumento, il quale è costituito da un termociclatore su cui è posizionato un modulo ottico avente il duplice scopo di eccitare e raccogliere la fluorescenza. Il segnale va poi ad un computer ove viene gestito da un software dedicato. Questo sistema di lettura ha il vantaggio di ridurre al minimo il rischio di contaminare il prodotto della PCR, evitando di manipolare le piastre (o i tubi) al termine dell’analisi. aree-tematiche-19-6-07-1 130 Nella PCR Real Time i campioni vengono irradiati da una sorgente luminosa e la fluorescenza emessa dai campioni viene rilevata da una CCD camera, il tutto sotto il controllo di un computer. A video, il campione analizzato presenta una curva con una prima parte piatta, non detectabile dal sistema, seguita da una fase esponenziale di crescita che sale con andamento sigmoide per poi raggiungere una fase di plateau (i reagenti sono stati consumati, l’attività dell’enzima diminuisce). La misura della fluorescenza deve avvenire nella fase esponenziale. Lo strumento misura i seguenti parametri. a) Baseline: fluorescenza basale del campione visualizzata come una linea retta. b) Soglia: parallela alla linea di base, interseca la linea dei campioni nella fase esponenziale. c) Ciclo soglia: il momento più precoce dove il campione è diventato fluorescente, rispetto alla linea di base, cioè il Threshold Cycle (CT) è il ciclo in cui la fluorescenza del campione interseca il valore soglia. Il campione più concentrato avrà CT più basso e sarà rilevato per primo dal sistema. d) La curva del campione. Graficamente, i diversi parametri possono essere rappresentati come segue. efficienza Linea di base Campione Ct n° cicli L’analisi quantitativa che si ottiene è di tipo relativo. Occorre pertanto considerare sia il gene di riferimento (ad esempio lectina in soia, zeina in mais) che la sequenza OGM (ad esempio p35S). Per potere estrapolare i valori percentuali di OGM, eventualmente presenti nel campione, è necessaria la costruzione di una curva, utilizzando DNA a concentrazione nota di transgene (campioni standard certificati, ove esistenti, standard interni). Le variabili della curva di riferimento da considerare per giudicare l’attendibilità dei risultati sono due: aree-tematiche-19-6-07-1 131 3. il coefficiente di correlazione, che indica quanto l’interpolazione con i punti standard è buona; valori prossimi a 1 indicano che i punti si trovano su una linea retta e la linearità è la migliore possibile, 4. la pendenza (slope) della curva standard, correlata all’efficienza della PCR, raggiunge il valore ideale quando è pari a –3.3; infatti, ogni 3.3 cicli per ogni molecola di DNA se ne ottengono 10. Terminata la corsa, è necessario posizionare la Threshold nella fase esponenziale, appena le curve cominciano a salire. Conseguentemente, occorre correggere il valore di stop cycle (tre cicli prima dell’intersezione tra threshold ed amplificazione). Questa operazione va eseguita sia per il gene endogeno che per il transgene. A questo punto, è possibile esportare i dati ottenuti, inserirli in appositi fogli di calcolo, atti a calcolare la percentuale di OGM, sulla base della curva degli standard della corsa. 2 Analisi PCR Real-Time Le reazioni di seguito riportate sono delle multiplex che permettono la contemporanea amplificazione del gene endogeno di riferimento e del segmento target ricercato in uno stesso tubo di reazione. Per questo motivo occorre che le due sonde utilizzate in reazione abbiano fluorofori differenti per poter essere entrambe monitorate. Nel protocollo indicato sono stati scelti i due fluorofori FAM e VIC. Per ogni corsa eseguita occorre costruire una curva di calibrazione ottenuta impiegando 5 punti standard a concentrazione nota. Nel caso in esame possono essere impiegati i 5 materiali di riferimento certificati (IRMM) dell’evento MON 810 per il mais e dell’evento RR per la soia. Per ottenere dati più rappresentativi dovranno essere eseguiti in triplicato sia gli standard che i campioni da testare. Dovrà essere inoltre inserito un campione di controllo (NTC), anch’esso in triplicato, per verificare l’assenza di contaminazioni nella fase di assemblaggio della reazione. La curva di calibrazione è prodotta mettendo a confronto i valori dei delta CT con il logaritmo della concentrazione. L’assemblaggio della reazione proposto è stato ottimizzato sullo strumento ABI PRISM 7000 SDS che può monitorare la fluorescenza di entrambi i fluorofori FAM e VIC nel corso dell’analisi PCR. 2a PCR Real time in mais La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente: aree-tematiche-19-6-07-1 132 − scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato. − aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in tabella secondo l’ordine indicato eccetto il DNA: Reagente Concentrazione finale µl a reazione Mastermix 2x 1x 25 Zeina F 30 nM -- Zeina R 30 nM -- Sonda Zeina 100 nM -- p35S F 300 nM -- p35S R 300 nM -- Sonda p35S 100 nM -- H2O per PCR sterile DNA Fino a 50 500 ng 10 Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione, ogni punto standard e l’NTC sono eseguiti in triplicato e che andrà considerata una quantità addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento. − miscelare gentilmente e centrifugare − preparare un tubo da 1,5 ml per ogni campione che deve essere testato − aggiungere a ciascun tubo la quantità di miscela di reazione necessaria per le tre amplificazioni: 120 µl − aggiungere a ciascun tubo la necessaria quantità di DNA: 30 µl − miscelare accuratamente e centrifugare brevemente ogni tubo − aliquotare 50 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra in accordo al disegno della piastra stessa − chiudere la piastra con l’apposito adesivo ottico − spinnare la piastra − posizionare la piastra nel vano dello strumento, coprirla con l’apposito tappetino e iniziare la corsa secondo il seguente profilo termico: aree-tematiche-19-6-07-1 133 Temperatura (°C) Tempo (min) N° Cicli Attivazione UNG 50 2:00 1 Denaturazione 95 10:00 Denaturazione iniziale 95 0:15 Annealing ed extension 60 1:00 45 Terminata la corsa è necessario analizzarla seguendo la procedura descritta: − posizionare la threshold nella fase esponenziale delle curve − posizionare la baseline sottraendo 3 cicli dalla prima curva di amplificazione che interseca la threshold; queste operazioni devono essere eseguite sia per l’endogeno che per il transgene. − esportare i dati ottenuti in file di excel per calcolare la percentuale di OGM, sulla base della curva di calibrazione ottenuta dagli standard. La percentuale di OGM del campione è ottenuta dal rapporto tra la quantità di transgene presente e la quantità del gene di riferimento, moltiplicato per 100. La percentuale ottenuta per ogni campione è attendibile quando il valore del coefficiente di variazione (CV) delle sei repliche ottenute (3 repliche per ogni DNA estratto) è inferiore a 30%. 2. PCR Real time in soia La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente: − scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato. − aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in tabella secondo l’ordine indicato eccetto il DNA: Reagente Concentrazione finale µl a reazione Mastermix 2x 1x 25 Lectina F 40 nM -- Lectina R 40 nM -- aree-tematiche-19-6-07-1 134 Sonda Lectina 100 nM -- p35S F 100 nM -- p35S R 100 nM -- Sonda p35S 100 nM -- H2O per PCR sterile DNA Fino a 50 200 ng 4 Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione, ogni punto standard e l’NTC sono eseguiti in triplicato e che andrà considerata una quantità addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento. − miscelare gentilmente e centrifugare − preparare un tubo da 1,5ml per ogni campione che deve essere testato − aggiungere a ciascun tubo la quantità di miscela di reazione necessaria per le tre amplificazioni: 138 µl − aggiungere a ciascun tubo la necessaria quantità di DNA: 12 µl − miscelare accuratamente e centrifugare brevemente ogni tubo − aliquotare 50 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra in accordo al disegno della piastra stessa − chiudere la piastra con l’apposito adesivo ottico − spinnare la piastra − posizionare la piastra nel vano dello strumento, coprirla con l’apposito tappetino e iniziare la corsa secondo il seguente profilo termico: Temperatura (°C) Tempo (min) N° Cicli Attivazione UNG 50 2:00 1 Denaturazione 95 10:00 Denaturazione iniziale 95 0:15 Annealing ed extension 60 1:00 45 Terminata la corsa è necessario analizzarla seguendo la procedura descritta: − posizionare la threshold nella fase esponenziale delle curve − posizionare la baseline sottraendo 3 cicli dalla prima curva di amplificazione che interseca la threshold; queste operazioni devono essere eseguite sia per l’endogeno che per il transgene. aree-tematiche-19-6-07-1 135 − esportare i dati ottenuti in file di excel per calcolare la percentuale di OGM, sulla base della curva di calibrazione ottenuta dagli standard. La percentuale di OGM del campione è ottenuta dal rapporto tra la quantità di transgene presente e la quantità del gene di riferimento, moltiplicato per 100. La percentuale ottenuta per ogni campione è attendibile quando il valore del coefficiente di variazione (CV) delle sei repliche ottenute (3 repliche per ogni DNA estratto) è inferiore a 30%. 3. Primer e probes Nome Sequenza di DNA da 5’ a 3’ Zeina F CGTGTCCGTCCCTGATGC Zeina R AGGCGTCATCATCTGTGGC Sonda Zeina VIC-CAACTGTTGGCCTTACCGCTTCAGACG-Tamra Lectina F TCCACCCCCATCCACATTT Lectina R GGCATAGAAGGTGAAGTTGAAGGA Sonda Lectina VIC-AACCGGTAGCGTTGCCAGCTTCG-Tamra P35S F GACATTGCGATAAAGGAAAGGC P35S R GGGTCCATCTTTGGGACCA P35S probe FAM-ATCGTTGAAGATGCCTCTGCCGACA-Tamra Riferimenti bibliografici: − Hıhne M., et al. Real-Time multiplex PCR: an accurate method for the detection and quantification of 35S-CaMV promoter in genetically modified maize-containing food. Eur. Food Res. Technol. (2002) 215:59-64. − http://gmotraining.jrc.it/docs/Session11.pdf 4. Punti critici Il campione deve contenere DNA rilevabile ed amplificabile. Le modalità con cui è stata realizzata l’estrazione devono pertanto essere ottimali. aree-tematiche-19-6-07-1 136 La contaminazione tra campioni rappresenta un grave rischio che può inficiare il significato dell’analisi. Anche le più piccole tracce di DNA positivo possono causare contaminazioni e quindi risultati falso-positivi. Questo tipo di errore può verificarsi in diverse fasi della procedura, sia durante l’estrazione, sia mediante aerosol durante l’amplificazione, sia da amplificati precedenti presenti nell’ambiente di lavoro. Importante è quindi la dislocazione delle varie aree in cui si eseguono le operazioni: estrazione, reazioni di PCR in fase di allestimento e prodotti di PCR in fase di verifica. Grande attenzione deve essere prestata anche nella preparazione dei campioni di controllo. È infatti buona norma preparare il controllo negativo per primo ed il campione con il DNA di controllo positivo sempre per ultimo In sintesi, alcune raccomandazioni utili a prevenire le contaminazioni possono essere così riassunte: - avere aree per estrazione, pre-post PCR, elettroforesi, separate - aliquotare i reagenti, - usare puntali con filtro, - usare guanti senza polvere; i guanti dovrebbero coprire completamente il polso dell’operatore, - usare camice sterile abbottonato completamente, - pulire costantemente l’area di lavoro con alcool etilico 96%. Rischio opposto, ma non meno grave, è rappresentato da risultati falso-negativi. Questi possono essere determinati dall’azione inibente di alcuni metaboliti della pianta, come i polisaccaridi oppure dalla presenza di impurità negli acidi nucleici estratti, quali residui di reagenti chimici impiegati (CTAB, etanolo…). Tra le buone pratiche di laboratorio, utili per un’ottimizzazione della procedura, si può ricordare anche il buon uso della cappa a flusso laminare: - preparare i materiali necessari per l’attività e disporre gli oggetti necessari nella cappa per minimizzare il numero dei movimenti attraverso il flusso; - evitare altre attività del personale nella stanza, per esempio, movimento, apertura e chiusura di porte, che possono perturbare la cortina d’aria frontale di protezione della cappa; - chiudere porte e finestre del laboratorio, evitando che entrino persone fino al termine del lavoro; - sedersi il più possibile vicino al bordo della cappa cercando di svolgere le operazioni verso il fondo del piano di lavoro; aree-tematiche-19-6-07-1 137 - cominciare la manipolazione dei materiali circa un minuto dopo la disposizione delle braccia all’interno della cappa per permettere alla cappa di stabilizzarsi; in questo modo, inoltre, il flusso “lava” le mani e le braccia e rimuove gli agenti inquinanti microbici di superficie; - muovere le braccia lentamente e dolcemente per evitare turbolenze; - ridurre al minimo l’entrata e l’uscita delle braccia; - non ostruire la griglia anteriore con fogli, pipette o altri materiali e realizzare tutte le operazioni sotto cappa ad almeno 10-15 cm dalla griglia anteriore di lavoro; - disporre all’interno della cappa soltanto i materiali e le attrezzature richieste, posizionandoli verso il bordo posteriore della superficie, lontano dalla griglia anteriore della cappa; - non introdurre mai oggetti di lavoro inutili (carta, penne…); - accendere la cappa almeno tre-cinque minuti prima di cominciare il lavoro, per permettere che i ventilatori vadano a regime e che il flusso dell’aria raggiunga la giusta velocità; - pulire prima e dopo ogni reazione di PCR le pareti e la superficie con etanolo al 96%; analogamente, le superfici di tutti i materiali ed i dispositivi disposti sotto cappa devono essere puliti con etanolo al 96%; - lasciare accesa la cappa per qualche minuto prima di spegnerla; - mettere subito il pannello di chiusura ed accendere la lampada a raggi U.V., assicurandosi che non sia presente DNA sui piani di lavoro del laboratorio, anche se il vetro scherma quasi completamente i raggi U.V.. Da ultimo, si riporta uno schema che mette in relazione diversi risultati falsati con le possibili fonti di errore e con le azioni correttive da mettere in atto. Verifica dei passaggi operativi Risultato Nessun amplificato, nè dal Possibile fonte di errore Taq polimerasi inattiva o DNA di controllo ne’ dal DNA assente dalla mix di campione reazione Programma di PCR errato aree-tematiche-19-6-07-1 138 Azione correttiva Usare nuova polimerasi. Controllare il programma. Nessun amplificato dalla Nessun o insufficiente Usare più o meno DNA per la reazione di controllo del DNA DNA estratto. PCR. campione, solo dal DNA Inibizione della PCR per Rifare l’estrazione. controllo. sostanze inibitorie. Rifare la PCR. Inibizione da troppo DNA. Controllo dell'NTC positivo Contaminazione con DNA Controllare il sistema di durante la preparazione o precauzioni. Controllare le dei reagenti per la PCR o soluzioni. Irradiare con UV le della mix. pipette e le plastiche utilizzate. Ripetere la PCR. Controllo di estrazione positivo Contaminazione con DNA Controllare le soluzioni. per l'amplificato transgenico. o del materiale o del campione durante l'estrazione del DNA. aree-tematiche-19-6-07-1 139 Ripetere l'estrazione e la PCR. ALLEGATO 7 PCR QUALITATIVA PER LO SCREENING DEL TERMINATORE NOS IN MAIS -PROTOCOLLO- 1. Premessa Nel caso di campioni di mais risultati negativi alla presenza del promotore 35S, occorre eseguire un’ulteriore analisi per verificare l’assenza dell’evento GA21 che non ha tale promotore. L’analisi può essere condotta impiegando la tecnica di PCR qualitativa per la ricerca del terminatore nos e, in caso di positività riscontrata, si può procedere alla quantificazione evento-specifica secondo le indicazioni fornite nell’allegato 5. 2. PCR qualitativa: procedura La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente: − scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato − aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in tabella secondo l’ordine indicato, eccetto il DNA: Concentrazione finale µl a reazione 1x 12.5 MgCl2 1.5 mM -- dNTPs 160 µM -- HA-nos 118-F 0.6 µM -- HA-nos 118-R 0.6 µM -- 0.8 U -- Reagente Tampone 10x TaqDNA polimerasi H2O per PCR sterile DNA Fino a 25 50 ng 1 Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione, ogni controllo positivo e negativo sono eseguiti in duplicato e che andrà considerata una quantità addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento. aree-tematiche-19-6-07-1 140 − miscelare gentilmente e centrifugare − aliquotare 24 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra o in appositi tubi da PCR − aggiungere a ogni pozzetto 1 µl di DNA per campione di analisi, 1 µl di DNA di uno standard di riferimento 0% per il controllo negativo, 1 µl di DNA di standard a concentrazione nota per il controllo positivo e 1 µl di H2O per il controllo di reazione − chiudere la piastra con l’apposito adesivo o i tubi con il relativo tappo − spinnare la piastra o i tubi − posizionare la piastra o i tubi nel vano dello strumento e iniziare la corsa secondo il seguente profilo termico: Temperatura Tempo (min) N° Cicli 1 (°C) Denaturazione iniziale 95 10:00 Denaturazione 95 0:25 Annealing 62 0:30 Extension 72 0:45 Extention finale 72 7:00 50 1 Primer impiegati Nome Sequenza di DNA da 5’ a 3’ HA-nos 118-F GCATGACGTTATTTATGAGATGGG HA-nos 118-R GACACCGCGCGCGATAATTTATCC Riferimenti bibliografici: − Lipp M., et al. Validation of a method based on polymerase chain reaction for the detection of genetically modified organisms in various processed foodstuffs. Eur. Food Res. Technol. (2001) 212:497-504. Terminata la reazione di PCR qualitativa è necessario analizzare i prodotti amplificati allo scopo di verificarne l’effettiva positività. A tal fine, deve essere effettuata la procedura di seguito descritta: - preparazione di un gel di agarosio al 1.5% - colorazione di un’aliquota del prodotto di PCR, pari a 12 µl, con 1/10 v/V di loading buffer aree-tematiche-19-6-07-1 141 - caricamento negli appositi pozzetti del gel di agarosio del DNA amplificato, dei relativi controlli di reazione positivi e negativi, accanto ad un campione standard di peso molecolare appropriato - applicazione del voltaggio desiderato, per il tempo necessario alla separazione delle bande Completata la corsa elettroforetica il gel deve essere estratto dalla vaschetta, posizionato nel transilluminatore e letto tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore. La lettura viene effettuata comparando il campione di DNA oggetto di analisi con il DNA marcatore di peso molecolare e con il relativo controllo positivo di reazione. Nel caso in cui il controllo positivo presenti una banda delle dimensioni attese (118 bp) e vi sia assenza di amplificazione nei controlli negativi l’analisi sarà ritenuta valida. Il campione analizzato presenterà il terminatore nos se verrà amplificata una banda di dimensioni pari a quella del controllo positivo. In caso contrario, il campione sarà ritenuto negativo. Se nel campione oggetto di analisi si osserverà una sola banda amplificata rispetto alle due repliche eseguite, l’analisi dovrà essere ripetuta. aree-tematiche-19-6-07-1 142 ALLEGATO 8 ELENCO DELLE VARIETÀ GM ISCRITTE AL “CATALOGO COMUNE DELLE VARIETÀ DELLE SPECIE DI PIANTE AGRICOLE”; ELENCO DEGLI EVENTI AUTORIZZATI MA NON ANCORA ISCRITTI AL CATALOGO ED ELENCO DEGLI EVENTI IN ATTESA DI AUTORIZZAZIONE ALLA COLTIVAZIONE PRESSO L’AUTORITA’ EUROPEA PER LA SICUREZZA ALIMENTARE (EFSA). 1. Elenco delle varietà geneticamente modificate, la cui commercializzazione è autorizzata alle condizioni previste dalla decisione 98/294/CE della Commissione L’elenco sotto riportato è aggiornato alla venticinquesima edizione integrale (febbraio 2007) del Catalogo Comune delle varietà di specie agricole (G.U. U.E. 1/3/07 C47 A1) I mais sono stati autorizzati secondo la decisione (98/294/CE) concernente l’immissione in commercio di granturco geneticamente modificato (Zea mays L. Linea MON 810) a norma della direttiva 90/220/CEE del Consiglio: PAESE ISCRIZIONE CLASSE MATURAZIONE TIPO DI IBRIDO Zea mays L. ALIACAN BT ES 500 S ex PL (8/5/06) Limagrain Zea mays L. ARISTIS BT ES 700 S ex PL (8/5/06) Nickerson Sur (Limagrain) MON810 Zea mays L. BACILA ES 200 S MON810 Zea mays L. BOLSA FR Zea mays L. CAMPERO BT ES Zea mays L. CUARTAL BT ES Zea mays L. DK513 FR Zea mays L. DKC3421YG DE 250 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC4442YG ES 300 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC5784YG ES 600 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC6041YG ES 600 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC6550 ES 700 S ex PL (8/5/06) Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC6575 ES 600 S ex PL (8/5/06) Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. ELGINA FR S ex PL (8/5/06) MON810 Zea mays L. FOGGIA ES 700 S MON810 Zea mays L. GAMBIER BT ES 500 S ex PL (8/5/06) Nickerson Sur (Limagrain) MON810 Zea mays L. HELEN BT ES 700 S MON810 Zea mays L. JARAL ES Zea mays L. KURATUS DE Zea mays L. LEVINA FR SPECIE IBRIDO 500 DITTA EVENTO MON810 S ex PL (8/5/06) MON810 S ex PL (8/5/06) Advanta MON810 S ex PL (8/5/06) Arlesa MON810 S ex PL (8/5/06) MON810 S 260 NOTE ex PL (8/5/06) Semillas Fitò S S MON810 MON810 ex PL (8/5/06) MON810 Zea mays L. NOVELIS FR S Zea mays L. OLIMPICA FR S ex PL (8/5/06) MON810 Zea mays L. PROTECT ES S ex PL (8/5/06) Koipesol MON810 aree-tematiche-19-6-07-1 500 143 MON810 PAESE ISCRIZIONE CLASSE MATURAZIONE TIPO DI IBRIDO Zea mays L. PR32P76 ES 700 S Zea mays L. PR32R43 ES 600 S MON810 Zea mays L. PR32W04 ES 600 S MON810 Zea mays L. PR33P67 ES 600 S SPECIE IBRIDO NOTE DITTA ex PL (8/5/06) Pioneer (DuPont) ex PL (8/5/06) Pioneer (DuPont) EVENTO MON810 MON810 Zea mays L. PR34N44 ES 600 S Pioneer (DuPont) MON810 Zea mays L. PR36R11 ES 300 S Pioneer (DuPont) MON810 Zea mays L. PR38F71 DE 270 S Pioneer (DuPont) MON810 Zea mays L. PR39F56 DE 260 S Pioneer (DuPont) MON810 Zea mays L. PR39V17 DE 250 S Pioneer (DuPont) MON810 Zea mays L. RIGLOS BT ES 700 S MON810 Zea mays L. SF1035T ES 700 S MON810 Zea mays L. SF1036T ES 700 S MON810 Zea mays L. SF1112T ES 600 S MON810 Zea mays L. ASTURIAL BT ES 600 S MON810 Zea mays L. AZEMA YG ES 600 S MON810 Zea mays L. BELES SUR ES 700 S MON810 Zea mays L. DKC5018 YG ES 300 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. DKC653 YG ES 700 S Dekalb (Monsanto) MON810 Zea mays L. EVOLIA YG ES 600 S MON810 Zea mays L. LUSON BT ES 600 S MON810 Zea mays L. PR31N28 ES 700 S MON810 Zea mays L. PR33B51 ES 600 S MON810 Zea mays L. SF4701T ES 700 S MON810 Zea mays L. VIRIATO BT ES 700 S MON810 Legenda: S= ibrido semplice ex PL = commercializzazione non concessa in Polonia (DEC. 8/5/06/CE) Elementi genetici introdotti in mais MON810 Nome Descrizione Funzioni 5'FRund Sequenza non desiderata nella regione 5' fiancheggiante l'inserto Non nota P-e35S promotore costituivo del gene 35S di CaMV Promotore costitutivo Cry1Ab 3'FRund Sequenza codificante per un'endotossina Bt di Bacillus Resistenza agli insetti, Resistenza ai thuringiensis var. kurstaki lepidotteri, Sequenza non desiderata nella regione 3' fiancheggiante l'inserto Non nota aree-tematiche-19-6-07-1 144 2. Eventi per i quali è stata richiesta l’autorizzazione che non sono iscritti al Catalogo Comune delle varietà di specie agricole Nome Prodotto Colza MS1/RF1 Colza MS1/RF2 Mais Bt176 Mais T25 Caratteri Inseriti • Gene bar (tolleranza agli erbicidi glufosinato) • gene Barnase (sterilità maschile) • Gene Barstar (ripristino fertilità) • Gene nptII (resistenza agli antibiotici: kanamicina) • Gene bar (tolleranza agli erbicidi glufosinato) • gene Barnase (sterilità maschile) • Gene Barstar (ripristino fertilità) • Gene nptII (resistenza agli antibiotici: kanamicina) • Gene bar (tolleranza agli erbicidi: glufosinato) • Gene barnase (sterilità maschile) • Gene barstar (ripristino fertilità) • Gene nptII (resistenza agli antibiotici kanamicina) • Gene pat (tolleranza agli erbicidi) • Gene bla troncato (resistenza agli antibiotici: kanamicina) Tabacco varietà ITB • 1000 OX 3. Gene bxn (tolleranza agli erbicidi) Scopo Coltivazione Importazione Processamento Alimentazione animale Status Notificante Autorizzato 90/220/CEE Bayer Cropscience con decisione 97/392/CE Iscritta al registro degli alimenti Coltivazione Importazione Processamento Alimentazione animale Autorizzato 90/220/CEE Agrevo con decisione 97/393/CE Iscritta al registro degli alimenti Coltivazione Importazione Processamento Alimentazione animale Autorizzato 90/220/CEE Ciba-Geigy con decisione 97/98/CE Iscritta al registro degli alimenti Coltivazione Importazione Processamento Alimentazione animale Coltivazione Autorizzato 90/220/CEE Agrevo con decisione 98/293/CE Iscritta al registro degli alimenti Autorizzato 90/220/CEE Seita con decisione 94/385/CE Iscritta al registro degli alimenti Eventi in via di autorizzazione per la coltivazione presso l’EFSA Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione aree-tematiche-19-6-07-1 1507 X NK603 Zea mays 1507 X NK603 Pioneer Hi-Bred Regno Unito 29/06/2005 10/03/2006 Resistente agli insetti e tollerante agli erbicidi DAS- Ø15Ø7-1 X MON-ØØ6Ø3-6 Impiegato come Ingrediente Food/Food secondo il regolamento 1829/2003 Materiale Feed/Feed secondo il regolamento 1829/2003 Per importazione e lavorazioni Per coltivazione 145 Elementi genetici introdotti in mais 1507 X NK603 Sigla EPSPS Nome 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) at Tipo Promotore, altro HT P-ract1/ract1 introne contenente al promotore actina 1 del riso, sito di inizio trascrizione, peptide di transito del cloroplasto dal gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana HT Promotore 35S enhanced da CaMV, introne HSP70 da mais, peptide di transito del cloroplasto dal gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana phosphinothricin Ncetyltransferase (S.viridochromogenes) cry1Fa2 cry1F delta-endotoxin (Bacillus thuringiensis var. aizawai) Terminatore Nopaline synthase da A. tumefaciens (nos) 3'-segnale di poliadenilazione Copie 1 Nopaline synthase da A. tumefaciens (nos) 3'-segnale di poliadenilazione 1 Forma CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante HT CaMV 35S CaMV 35S segnale di poliadenilazione al 3’ 1 funzionante IR Promotore ZM (Zea mays) per Ubiquitina con il primo esone ed introne segnale di poliadenilazione al 3’ della ORF25 da Agrobacterium tumefaciens 1 funzionante Sequenza 1-2 parziali modificata con i codoni ridondanti in piante Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione NK603 Zea mays NK603 Monsanto Paesi Bassi 04/08/2005 12/05/2006 Tollerante agli erbicidi MON-ØØ6Ø3-6 Impiegato come Ingrediente Food/Food Materiale Feed/Feed Per importazione e lavorazioni Coltivazione Elementi genetici introdotti in mais NK603 Sigla EPSPS Nome 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) aree-tematiche-19-6-07-1 Tipo Promotore, altro Terminatore HT P-ract1/ract1 introne contenente il nopaline synthase (nos) 3' da A. promotore actina 1 del riso, tumefaciens -segnale di sito di inizio trascrizione, poliadenilazione peptide di transito del cloroplasto dal gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana HT Promotore 35S enhanced da CaMV nopaline synthase(nos) 3' da A. , tumefaciens -segnale di introne HSP70 da mais, poliadenilazione peptide di transito del cloroplasto dal gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana 146 Copie Origine 1 CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante 1 CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione 59122 Zea mays 59122 Pioneer Hibred / Mycogen Paesi Bassi 21/10/2005 09/03/2007 Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi DAS-59122-7 Impiegato come Ingrediente Food/Food Materiale Feed/Feed Per importazione e lavorazioni Coltivazione Elementi genetici introdotti in mais DAS59122 Sigla Nome Tipo Promotore, altro Cry34Ab1 delta-endotoxin IR Promotore per il gene (Bacillus thuringiensis dell’ubiquitina di Zea mays, cry34Ab1 strain PS149B1) Introne al 5' UTR Terminatore Copie inibitore della proteinasi II 1 funzionante (PINII) da Solanum tuberosum Cry35Ab1 delta-endotoxin (Bacillus thuringiensis cry35Ab1 strain PS149B1) pat phosphinothricin Nacetyltransferase (S. viridochromogenes) Forma Sequenza modificata per garantire un’espressione ottimale in mais IR Promotore costituivo del gene della perossidasi di Triticum aestivum inibitore della proteinasi II 1 funzionante Sequenza modificata per (PINII) da Solanum garantire un’espressione tuberosum ottimale in mais SM 35S (CaMV) 35S (CaMV) Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione 1 funzionante Soia 40-3-2 Glycine max 40-3-2 Monsanto Paesi Bassi 04/11/2005 29/09/2006 Tollerante agli erbicidi MON-Ø4 Ø32-6 Per coltivazione Elementi genetici introdotti in soia GTS 40-3-2 Sigla Nome Tipo Promotore, altro EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3- HT Promotore CaMV 35S enhanced, phosphate synthase Sequenza leader codificante un (Agrobacterium peptide di transito per i cloroplasti tumefaciens CP4) di Petunia hybrida aree-tematiche-19-6-07-1 147 Terminatore Copie Forma Segnale di poliadenilazione 1 Nativa; anche due di nopaline synthase (nos) 3'sequenze del gene da A. tumefaciens parziali (250 bp; 72 bp) Colza T45 Brassica napus T45 Bayer CropScience Regno Unito 04/11/2005 13/04/07 Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione Tollerante agli erbicidi ACS-BNØØ8-2 Impiegato come Ingrediente Food/Food Materiale Feed/Feed Per importazione e lavorazioni Coltivazione Elementi genetici introdotti T45 Sigla pat Nome Tipo Promotore, altro phosphinothricin N-acetyltransferase (S. HT CaMV 35S viridochromogenes) Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione Terminatore Copie Forma 1 Nativa NK603 X MON810 Zea mays NK603 x MON810 Monsanto Paesi Bassi 08/11/2005 10/01/2007 Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi MON-ØØ6Ø3-6 x MON-ØØ81Ø-6 Per coltivazione Elementi genetici introdotti in mais NK603 X MON810 Sigla Nome Tipo Promotore, altro EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3HT Sequenza del promotore costitutivo del phosphate synthase gene dell'actina di Oryza sativa, (Agrobacterium tumefaciens CP4) Sequenza del primo introne del gene dell'actina di Oryza sativa, sito di inizio trascrizione, sequenza leader codificante un peptide di transito per i cloroplasti di Arabidopsis thaliana EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3HT Promotore 35S enhanced da CaMV , phosphate synthase introne HSP70 da mais, (Agrobacterium tumefaciens CP4) sequenza leader codificante un peptide di transito per i cloroplasti di Arabidopsis thaliana cry1Ab Cry1Ab delta-endotoxin (Btk HD- IR Promotore 35S enhanced da CaMV, 1) (Bacillus thuringiensis subsp. introne HSP70 da mais kurstaki (Btk)) aree-tematiche-19-6-07-1 148 Terminatore Copie Origine nopaline synthase (nos) 3' da 1 CP4 EPSPS gene A. tumefaciens -segnale di modificato con i poliadenilazione codoni ridondanti in piante nopaline synthase(nos) 3' da A. tumefaciens -segnale di poliadenilazione 1 CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante Nessuno. Perso al 3’ durante l’integrazione 1 Troncata 1507 X 59122 Zea mays 1507 X 59122 Mycogen Seeds, c/o Dow AgroSciences Paesi Bassi 20/12/2005 Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi DAS-Ø15Ø7-1xDAS-59122-7 Impiegato come Ingrediente Food/Food Materiale Feed/Feed Per importazione e lavorazioni Coltivazione Elementi genetici introdotti in mais 1507 X 59122 Sigla pat Nome Tipo Promotore, altro phosphinothricin NHT CaMV 35S acetyltransferase (S.viridochrom ogenes) cry1F delta-endotoxin (Bacillus IR Promotore dell’ubiquitina thuringiensis var. aizawai) (ubi) di Zea mays e i primi esone e introne cry1Fa2 cry34Ab1 Cry34Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis strain PS149B1) IR cry35Ab1 Cry35Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis strain PS149B1) IR pat phosphinothricin Nacetyltransferase (S. viridochromogenes) SM Specie Evento Applicante Stato richiedente l’applicazione Data di ricevimento presso EFSA Data in cui l’applicazione è ritenuta valida Opinione scientifica dell’EFSA adottata Caratteristiche Codice identificatore unico Scopo dell’applicazione aree-tematiche-19-6-07-1 Terminatore CaMV 35S 3' segnale di poliadenilazione Copie 1 Forma funzionante 3’segnale di 1 funzionante Sequenza di poliadenilazione da 1-2 parziali; codificazione alterata ORF25 (Agrobacterium per un’ottimale tumefaciens) espressione in cellule di pianta. Promotore dell’ubiquitina Inibitore II della 1 funzionante Sequenza di codificazione alterata (ubi) di Zea mays, introne e proteinasi (PINII) da per un’ottimale 5' UTR Solanum tuberosum espressione in mais. Promotore espresso in radice Inibitore della proteinasi 1 funzionante Sequenza di codificazione alterata per il gene della perossidasi II(PINII) da Solanum per un’ottimale da Triticum aestivum tuberosum espressione in mais. 59122 x 1507 x NK603 Zea mays 59122 X 1507 X NK603 Pioneer Hi-Bred Regno Unito 03/01/2006 Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi DAS-59122-7xDAS-Ø15Ø7-1xMON-ØØ6Ø3-6 Impiegato come Ingrediente Food/Food Materiale Feed/Feed Per importazione e lavorazioni Coltivazione 149 Elementi genetici introdotti 1507 X 59122 X NK603 Sigla pat cry1Fa2 Nome phosphinothricin Nacetyltransferase (S. viridochromogenes) cry1F delta-endotoxin (Bacillus thuringiensis var. aizawai) cry34Ab1 Cry34Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis strain PS149B1) cry35Ab1 Cry35Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis strain PS149B1) pat EPSPS EPSPS phosphinothricin Nacetyltransferase (S. viridochromogenes) 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) 5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase (Agrobacterium tumefaciens CP4) aree-tematiche-19-6-07-1 Tipo Promotore, altro HT CaMV 35S IR IR Terminatore CaMV 35S 3' segnale di poliadenilazione Promotore dell’ubiquitina (ubi) di Zea mays e i primi esone e introne 3’segnale di poliadenilazione da ORF25 (Agrobacterium tumefaciens) Promotore dell’ubiquitina Inibitore II della (ubi) di Zea mays, introne e proteinasi (PINII) da 5' UTR Solanum tuberosum Copie 1 Forma funzionante 1 funzionante Sequenza di 1-2 parziali codificazione alterata per un’ottimale espressione in cellule di pianta. 1 funzionante Sequenza di codificazione alterata per un’ottimale espressione in mais. IR Promotore espresso in radice Inibitore della 1 funzionante Sequenza di codificazione alterata per per il gene della perossidasi proteinasi II(PINII) da da Triticum aestivum Solanum tuberosum un’ottimale espressione in mais. SM 35S (CaMV) 35S (CaMV) 1 funzionante HT Sequenza del promotore costitutivo del gene dell'actina di Oryza sativa, Sequenza del primo introne del gene dell'actina di Oryza sativa, sito di inizio trascrizione, Sequenza leader codificante un peptide di transito per i cloroplasti di Arabidopsis thaliana HT Promotore 35S enhanced da CaMV, introne HSP70 da mais; sequenza del peptide di transito del cloroplasto dal gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana 150 nopaline synthase (nos) 3' da A. tumefaciens -segnale di poliadenilazione 1 CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante nopaline synthase(nos) 3' da A. tumefaciens segnale di poliadenilazione 1 CP4 EPSPS gene modificato con i codoni ridondanti in piante ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Allegato 2 "DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO” aree-tematiche-19-6-07-1 151 DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO 1 2 3 4 INDICE Pag. INTRODUZIONE 154 1.1 Premessa 154 1.2 Finalità 155 PRELEVAMENTO DEI CAMPIONI 156 2.A Lycopersicon esculentum, Beta vulgaris 156 2.A.1 Scopo 156 2.A.2 Aspetti generali e documenti di riferimento 156 2.A.3 Caratteristiche del lotto 157 2.A.4 Metodi di campionamento 158 2.A.4.1. Strumenti di campionamento 158 2.A.4.2. Modalità di campionamento 158 2.A.4.3. Intensità di campionamento 159 2.A.5 Dimensione del campione 160 2.A.6 Numero di aliquote 161 2.A.7 Protocollo di campionamento 161 2.B Solanum tuberosum 161 2.B.1 Scopo 161 2.B.2 Aspetti generali e documenti di riferimento 162 2.B.3 Caratteristiche del lotto 163 2.B.4 Dimensione del campione 163 2.B.5 Numero di aliquote 163 2.B.6 Protocollo di campionamento 163 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI 164 3.1 Scopo 164 3.2 Dimensione del campione 164 3.3 Macinazione 165 3.4 Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi 166 ESTRAZIONE DEL DNA 167 4.1 167 Scopo aree-tematiche-19-6-07-1 152 5 6 4.2 Metodo 167 4.3 Protocollo di estrazione del DNA 167 QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO 169 5.1 Scopo 169 5.2 Metodi e strumenti 169 5.3 Diluizioni 170 5.4 Protocolli di quantificazione del DNA estratto 170 ANALISI OGM 171 6.1 Generalità e scopi 171 6.2 Metodi 172 6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine 172 6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA 173 6.2.3 La reazione a catena della polimerasi 174 6.3 Analisi OGM: strategie 175 6.4 Protocolli di analisi 177 6.4.1 Verifica dell’amplificabilità del DNA 178 Allegato 2 Protocollo di campionamento di lotti di sementi di pomodoro e 179 barbabietola da zucchero ai fini delle analisi OGM Protocollo di campionamento di lotti di tuberi-seme di patata ai fini delle 181 analisi OGM Preparazione del campione di lavoro per le analisi OGM 182 Allegato 3 Protocollo di estrazione del DNA 184 Allegato 4 4.A Protocollo di quantificazione del DNA estratto su gel di agarosio 186 Allegato 5 4.B Protocollo di quantificazione del DNA estratto con lettura 187 spettrofotometrica Eventi OGM di pomodoro, barbabietola da zucchero, patata 188 Allegato 6 Protocollo di PCR qualitativa - pomodoro, barbabietola da zucchero, patata 191 Allegato 1a Allegato 1b 198 BIBLIOGRAFIA aree-tematiche-19-6-07-1 153 1 INTRODUZIONE 1.1 Premessa Il rispetto delle indicazioni fornite da apposite linee guida nelle diverse fasi di produzione di prodotti sementieri “NO-OGM” diminuisce fortemente il rischio di “contaminazioni” indesiderate da parte di sementi transgeniche in lotti appartenenti a varietà di tipo convenzionale. In questo contesto, le caratteristiche del seme impiegato nelle coltivazioni rappresentano un fattore fondamentale: la presenza di sementi OGM all’interno del lotto di seme utilizzato per l'istituzione della coltura, anche se solo in tracce, porta con ogni probabilità all’ottenimento di un prodotto che a sua volta contiene le impurità indesiderate. Quando poi il prodotto ottenuto è rappresentato da sementi riproducibili, in condizioni normali di coltivazione si realizza una moltiplicazione di generazione in generazione di tutte le componenti presenti nel lotto utilizzato in origine. Accanto ad altri accorgimenti, quindi, le analisi di laboratorio effettuate sul seme destinato alle semine rappresentano un elemento di grande importanza e forniscono uno strumento immediatamente utile perché portano all’esclusione dalla filiera dei lotti in cui è riscontrata la presenza di OGM. Per verificare l’efficacia degli accorgimenti messi in atto in tutte le fasi di produzione, è opportuno predisporre analoghi controlli anche sulla semente prodotta che dovrà risultare esente da OGM. In caso contrario, sarà necessario individuare la possibile origine della “contaminazione” per predisporre adeguate azioni correttive, oltre che destinare ad altro uso la partita di seme. Le metodiche di analisi utilizzate per verificare l’assenza di OGM nelle sementi possono trovare applicazione anche nei controlli su altre matrici e in particolare quando il prodotto della coltivazione è rappresentato dallo stesso organo vegetale (semi o frutti), pur destinato ad altro uso (es. consumo alimentare, industria mangimistica). In quest’ultimo caso, tuttavia, il prelievo dei campioni dovrà essere affrontato in modo adeguato; non potendo adottare nella loro interezza le metodiche di campionamento previste per le sementi, sarà ad esempio necessario adottare un sistema di identificazione certa della partita campionata. Le analisi di detection OGM sono attualmente oggetto di grande interesse a livello internazionale. Esse assumono grande rilevanza in diversi ambiti. Ricordiamo ad esempio il meccanismo previsto dalle norme comunitarie per il rilascio delle autorizzazioni per prodotti OGM su richiesta dei notificanti (validazione dei metodi di detection) e i piani di controllo a livello dei singoli stati membri dell’UE (in Italia regolamentati dal DM 23/11/2003). Su un fronte diverso, quando ci si interessa al comparto sementiero è utile ricordare il lavoro in corso in ambito ISTA (International aree-tematiche-19-6-07-1 154 Seed Testing Association); questa associazione, che raggruppa circa 150 laboratori appartenenti ad una settantina di paesi, pubblica metodi di campionamento e analisi riconosciuti a livello internazionale e utilizzati in particolar modo per il rilascio di certificati internazionali per lotti di sementi destinati all’esportazione. L’ISTA è anche organismo di accreditamento ed ha recentemente approvato l’inserimento nelle proprie norme e negli standard di accreditamento riferimenti specifici alle analisi OGM. Nel 2006, un primo piccolo gruppo di laboratori di alcuni Paesi (tra i quali il Laboratorio ENSE di Tavazzano, LO) sono stati accreditati per le analisi mirate al rilevamento e alla quantificazione di “specified traits” (sequenze specifiche di DNA) nelle sementi, tra le quali si inquadrano anche le analisi OGM. Queste ed altre realtà comportano continui ed approfonditi studi, ricerche, prove di verifica, cicli di validazione, test di proficiency che, di fatto, comportano un costante aggiornamento di questa materia, in continua evoluzione. Tra gli aspetti che al momento in cui si scrive stanno emergendo come prioritari, appare l’allargamento del “campo di interesse” delle determinazioni analitiche mirate alla detection OGM. Infatti, sino ad oggi la ricerca applicata alla definizione di protocolli di controllo si è concentrata su poche specie vegetali e in particolare su mais, soia, colza e cotone. Per altre specie, quali pomodoro, patata e barbabietola da zucchero, lo stato della ricerca e soprattutto della messa a punto di metodi e materiali da utilizzare per le analisi è tuttora ad uno stadio iniziale. Peraltro, l’importazione di sementi e di tuberi-seme di queste tre specie da paesi esterni all’Unione Europea è senz’altro di importanza minore rispetto ad altre (quali mais e soia) con minori rischi di “contaminazione”. 1.2 Finalità Scopo di questo documento è definire metodi e protocolli di campionamento e analisi da utilizzare per verificare l'assenza di OGM in varietà convenzionali delle specie Solanum tuberosum (patata), Lycopersicon esculentum (pomodoro), Beta vulgaris subsp. vulgaris (barbabietola da zucchero) con particolare riferimento alla produzione di sementi. In considerazione della tipologia e della provenienza di materiali di riproduzione o moltiplicazione utilizzati per le tre specie, questi protocolli potranno essere impiegati per impostare un sistema di controllo “a sondaggio”. aree-tematiche-19-6-07-1 155 2. CAMPIONAMENTO Come noto, la patata è una specie che, in campo sementiero, presenta aspetti assolutamente peculiari. Per questa specie, infatti, il materiale utilizzato come semente è il tubero, quindi un organo vegetativo ottenuto attraverso moltiplicazione vegetativa che pone problematiche assai diverse da quelle tipiche dei materiali ottenuti attraverso un meccanismo riproduttivo, quali il seme di pomodoro o il glomerulo di barbabietola. Anche per quanto attiene al campionamento, è necessario pertanto trattare in modo distinto le specie oggetto della ricerca che qui si relaziona. 2.A Lycopersicon esculentum, Beta vulgaris 2.A.1 Scopo L’attendibilità del risultato di qualsiasi analisi è prima di tutto condizionata dalle caratteristiche del campione sul quale viene realizzata. Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere un campione nel quale la probabilità di riscontrare un componente (in questo caso sementi OGM eventualmente presenti) è determinata unicamente dalla frequenza con il quale lo stesso è distribuito nel lotto di seme. Il campione deve cioè essere rappresentativo del lotto da cui è stato prelevato; il lotto, a sua volta, deve rispondere a requisiti sufficienti di omogeneità: la distribuzione disomogenea del componente impedisce infatti la possibilità di ottenere campioni affidabili. Il campione prelevato dal lotto e inviato al laboratorio deve inoltre avere dimensioni adeguate per le analisi. 2.A.2 Aspetti generali e documenti di riferimento In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM in lotti di sementi non-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di altri fuori-tipo. In tutti i casi, infatti, i “contaminanti” possono derivare da uno dei seguenti fattori: - inquinamenti “banali” (mancata pulizia delle macchine agricole utilizzate per la raccolta, dei mezzi utilizzati per i trasporti, delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino) - inquinamenti dovuti ad impollinazioni indesiderate da parte di piante estranee alla varietà cui appartiene la coltura portaseme. Con questa premessa, anche ai fini delle analisi OGM, il campionamento delle sementi richiede l’adozione dei metodi cui si ricorre per il prelievo dei campioni da destinare ad altre tipologie di analisi, quali germinabilità, purezza fisica, ricerca dei semi estranei. Questa impostazione è ad aree-tematiche-19-6-07-1 156 esempio seguita dalla Raccomandazione della Commissione del 4 ottobre 2004. La specificità che caratterizza il prodotto semente rispetto ad altri è riconosciuta innanzitutto proprio in riferimento alle modalità di campionamento. Infatti, nel caso di questi prodotti, si può far riferimento a metodi internazionali quali quelli emanati dall’ISTA (International Seed Testing Association) (1) . Con riferimento alle diverse situazioni pratiche nelle quali ci si può trovare ad operare (specie, dimensione dei lotti, stato delle sementi, tipologia delle confezioni), le norme ISTA fissano i requisiti cui il lotto deve corrispondere (omogeneità, peso massimo) e le modalità con cui devono essere effettuati i prelievi (strumenti, intensità di campionamento, peso dei campioni). A livello nazionale, il DM 22 dicembre 1992(2) stabilisce i metodi ufficiali di analisi per le sementi, comprendendo anche la componente campionamento. Norme ISTA e metodi nazionali si ispirano agli stessi principi e sono pertanto allineati fra loro, anche se alcuni dettagli li differenziano. È anche necessario ricordare le norme comunitarie che disciplinano il settore e che regolamentano la commercializzazione delle sementi. Queste infatti, accanto ad altri aspetti, stabiliscono l’obbligo di identificare i lotti, a garanzia della perfetta tracciabilità. 2.A.3 Caratteristiche del lotto Condizione preliminare è innanzitutto l’omogeneità del lotto che deve essere identificato. A questo fine, massima garanzia è data dalla presenza di un cartellino ufficiale di certificazione; in questo caso, l’identificazione è rappresentata dal numero di partita. Qualora il lotto da campionare non fosse definitivamente certificato, è comunque necessario provvedere alla sua sigillatura e alla sua identificazione (anche con numero di riferimento provvisorio). Le dimensioni del lotto non devono superare il peso massimo sotto indicato, con una tolleranza del 5%. - Pomodoro: 10 t - Barbabietola: 20 t Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente identificabile. Nel caso di seme confettato, il peso massimo del lotto previsto dal D.M. 22 dicembre 1992 rimane quello sopra indicato (con la tolleranza del 5%); esso può contenere un massimo di 1.000 milioni (es. 10.000 unità di 1000.000 semi ciascuna) di semi confettati e raggiungere un peso totale (al lordo del materiale ricoprente) di 42 t (più 5%). Anche in questo caso, le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente identificabile. aree-tematiche-19-6-07-1 157 2.A.4 Metodi di campionamento 2.A.4.1 Strumenti di campionamento Gli strumenti utilizzati per il prelievo di campioni possono essere di diverso tipo. Sonda lunga per sacchi. È costituita da due tubi cilindrici ruotanti l’uno internamente all’altro; il tipo da utilizzare per i semi di piccole dimensioni è diviso in 9 compartimenti rettangolari. Sonda lunga per silos, cassoni, ecc. E’ costituita da due tubi cilindrici ruotanti uno nell’altro e divisi in diversi compartimenti rettangolari. Sonda corta. E’ formata da due tubi cilindrici, senza divisioni, ruotanti uno nell’altro, provvisti di un’unica apertura rettangolare, con una punta conica; ne esistono modelli con dimensioni diverse, in riferimento al tipo di semi da campionare. Sonda tipo Nobbe. E’ costituita da un tubo singolo con apertura ovale ed ha dimensioni diverse, in relazione ai diversi tipi di seme da prelevare. Campionatore automatico. Può essere impiegato nel caso di sementi in flusso e deve garantire le condizioni previste al seguente punto 2.A.4.2. c). 2.A.4.2 Modalità di campionamento Al momento del prelievo, il lotto di seme deve essere accessibile in ogni sua parte al tecnico. Qualora risultino evidenti fenomeni di eterogeneità del lotto, il tecnico deve rifiutarsi di eseguire l’intervento. Il metodo di campionamento da prescegliere dipende dal tipo di confezione o comunque dallo stato in cui si trova la semente da campionare. Prima del campionamento, è necessario verificare l’identificazione del lotto. L’intervento di campionamento viene di norma effettuato sulle confezioni definitive o al momento del confezionamento. In quest’ultimo caso, l’operazione di preparazione delle confezioni definitive deve essere eseguita sotto controllo. È possibile effettuare il campionamento su confezioni provvisorie, adottando idonee procedure di garanzia del mantenimento dell’identità del lotto (sigillatura provvisoria e supervisione all’apertura e confezionamento finale) a) Sacchi aperti Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda lunga, introducendola in posizione chiusa e in senso diagonale fino a toccare il fondo. La sonda viene quindi aperta, agitata leggermente per facilitare l’ingresso del seme, richiusa ed estratta. La sonda va poi vuotata su una superficie pulita e piana per verificare l’uniformità del seme fra i singoli compartimenti. aree-tematiche-19-6-07-1 158 b) Sacchi chiusi Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda corta o la sonda Nobbe; queste si introducono nel sacco in direzione ascendente con un angolo di circa 30° con l’orizzontale. La sonda corta si introduce in posizione chiusa, poi si apre, si lascia entrare il seme, si richiude e si estrae dal sacco. La sonda Nobbe si introduce con l’apertura ovale rivolta verso il basso, si gira di 180° riportando il foro verso l’alto e si ritrae lentamente in modo da ottenere un prelevamento uniforme per tutta la sezione esplorata. L’introduzione della sonda nei sacchi prescelti per il campionamento deve avvenire alternativamente in alto, in mezzo, in basso. c) Sementi in flusso I prelievi devono essere eseguiti con un recipiente di sezione tale da comprendere quella del flusso. La periodicità del prelevamento e il quantitativo di ogni prelievo saranno regolati in base alla dimensione del seme, in modo da risultare costanti nel corso dell’operazione. Qualunque metodo si usi, i campioni elementari devono essere di dimensioni simili tra loro e confrontati per giudicare l’uniformità del lotto. 2.A.4.3 Intensità di campionamento L’intensità o frequenza di campionamento è rappresentata dal numero minimo di singoli prelievi, ciascuno definito come campione elementare, da destinare alla formazione del campione globale, costituito, appunto, dall’unione e dalla miscelazione di tutti i campioni elementari. Con opportune procedure, dal campione globale si ricava il campione medio di prelevamento che viene inviato al laboratorio. L’intensità minima di campionamento è regolata sulla base del peso unitario delle confezioni, del numero di confezioni che compongono il lotto o del peso totale del lotto. In applicazione ai metodi ufficiali nazionali, l’intensità minima di campionamento viene stabilita secondo quanto segue. a) confezioni di peso unitario da 100 kg o confezioni similari e di dimensioni uniformi: N° di confezioni: da 1 a 5 → N° 1 campioni elementari da ogni confezione, non meno di 5 N° di confezioni: da 6 a 30 → N° 1 campioni elementari ogni 3 confezioni, non meno di 5 N° di confezioni: > 30 → N° 1 campioni elementari ogni 5 confezioni, non meno di 10 b) confezioni di peso inferiore ai 100 kg: Le confezioni vengono idealmente raggruppate per raggiungere unità di campionamento ciascuna prossima a 100 Kg (es. 4 confezioni da 25 kg, 2 confezioni da 40 kg, 20 confezioni da 5 kg). Alle unità di campionamento così costituite si applicano le indicazioni elencate al punto a). aree-tematiche-19-6-07-1 159 c) seme in flusso continuo: Peso totale del lotto: fino a 500 Kg → N° 5 campioni elementari (N° 3 campioni elementari se il peso totale del lotto è inferiore a 50 kg) Peso totale del lotto: da 501 a 3.000 Kg → N° 1 campione elementare ogni 300 Kg, non meno di 5 Peso totale del lotto: da 3.001 a 40.000 Kg → N° 1 campione elementare ogni 500 Kg, non meno di 10 d) semi confettati: L’intensità di campionamento è quella sopra indicata. Tuttavia, poiché il campione di seme confettato contiene un minor numero di semi rispetto al corrispondente campione di seme non confettato, occorre prestare particolare cura nel prelievo, al fine di garantire la rappresentatività del campione, di evitare danni o modificazioni ai confetti e di assicurare l’ottenimento di un campioni di dimensioni adeguate in relazione alle analisi da eseguire (vedi successivo punto 2.A.5). Regola generale Da ciascuna confezione si devono prelevare campioni elementari di peso simile; le confezioni da campionare devono essere selezionate a caso all’interno del lotto e i campioni elementari devono essere tratti dalla cima, dal mezzo e dal fondo delle confezioni. 2.A.5 Dimensione del campione La dimensione minima del campione di analisi, quando questo è costituito da semi, è stabilita in 3.000 individui, quantità statisticamente calcolata sulla base dei criteri adottati per la valutazione delle metodiche di laboratorio e in particolare del livello di qualità che si richiede sia raggiunto dalle analisi. Poiché le sementi di una stessa specie possono avere peso differente a seconda della varietà o del calibro, il peso minimo del campione è fissato come segue. - Pomodoro: 10 g - Barbabietola: 80 g Nel caso di seme confettato, il peso minimo del campione deve essere stabilito in relazione alle dimensioni dei confetti al fine di ottenere un minimo di 3.000 semi; qualora la valutazione venga effettuata in base al peso, è bene calcolare un incremento del 10% a scopo di garanzia. È importante sottolineare che anche il frazionamento del campione d’analisi a partire dal quantitativo che giunge al laboratorio, quando necessario, deve essere effettuato ricorrendo a aree-tematiche-19-6-07-1 160 procedure idonee, tali da mantenere le caratteristiche di rappresentatività. A tal fine, il laboratorio deve disporre degli strumenti necessari (divisori). 2.A.6. Numero di aliquote Il numero ottimale di aliquote nelle quali deve essere suddiviso il campione finale di prelevamento è cinque, ciascuna delle dimensioni minime previste al punto precedente; queste sono così destinate: - disponibile per il laboratorio: analisi - disponibile per il laboratorio: eventuale rianalisi - disponibile per altro laboratorio: eventuale analisi di revisione - disponibile per future necessità: da conservare per un anno dalla data di analisi - disponibile per la ditta presso la quale viene effettuato il campionamento. 2.A.7. Protocollo di campionamento Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le seguenti finalità: - garantire il rispetto di quanto previsto dai metodi ufficiali in vigore nel nostro Paese per il campionamento delle sementi - garantire la disponibilità di un numero sufficiente di aliquote, tali da soddisfare le diverse esigenze (analisi, eventuale rianalisi, analisi di revisione, conservazione, disponibilità di un’aliquota per l’operatore sementiero) - garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti. Il protocollo di campionamento di sementi di pomodoro e barbabietola da zucchero è riportato nell’allegato 1a. 2.B Solanum tuberosum 2.B.1 Scopo Nel principio, lo scopo del campionamento non si differenzia rispetto a quello descritto per specie diverse dalla patata e materiali diversi dai tuberi-seme. Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere un campione rappresentativo del lotto da cui è stato prelevato e di dimensioni adeguate per le analisi che devono essere realizzate. aree-tematiche-19-6-07-1 161 2.B.2 Aspetti generali e documenti di riferimento In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM in lotti di sementi non-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di altri fuori-tipo. Nel caso della patata, pertanto, i “contaminanti” possono derivare soltanto dagli inquinamenti definiti “banali” (mancata pulizia delle macchine agricole utilizzate per la raccolta, dei mezzi utilizzati per i trasporti, delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino), mentre sono escluse le problematiche derivanti da eventuali impollinazioni indesiderate (contaminazioni biologiche), ininfluenti nel caso di produzioni derivanti da moltiplicazione vegetativa. Il campionamento dei tuberi-seme di patata presenta notevoli difficoltà, dovute innanzitutto all’assenza di metodi ufficiali di campionamento. A livello internazione, la Commissione ECEONU (Commissione Economica per l’Europa della Nazioni Unite), che ha come scopo principale quello di incoraggiare la cooperazione economica fra i 56 paesi che vi aderiscono, ha messo a punto Standard di Commercializzazione per i Tuberi-Seme di Patata(3). Nell’ambito di questi standard, si prevede che le operazioni di campionamento vengano effettuate ufficialmente, o sotto controllo ufficiale senza peraltro fissare le metodiche da applicare. L’argomento è comunque allo studio della Commissione che ha espresso l’intenzione di giungere alla definizione di metodi di campionamento armonizzati. Il primo passo, tuttora in corso, è rappresentato dalla raccolta di informazioni sulle modalità di campionamento adottate dai diversi paesi. Poiché lo scopo principale dei controlli previsti dal protocollo ECE-ONU è di tipo sanitario, sarà comunque necessario verificare l’applicabilità della procedura di campionamento che verrà proposta per le finalità specifiche delle verifiche OGM. Le dimensioni dei tuberi rendono difficile ottenere campioni realmente rappresentativi e la loro deperibilità, dovuta all’elevato contenuto idrico, pone ulteriori problemi di trasporto e conservazione. Ne consegue, la difficoltà di definire metodi standardizzati, applicabili a livello nazionale e internazionale. L’approccio sul quale concordano gli esperti è quello di mirare al miglior compromesso fra “praticabilità” e “rischio”. Il campionamento dei tuberi-seme di patata può essere effettuato sia in campo che in magazzino. Studi e approfondimenti condotti nel passato dall’ENSE, hanno portato a stabilire che la prima ipotesi è preferibile alla seconda perché consente una migliore rappresentatività, pur comportando maggiori oneri. Nel caso specifico della problematica OGM, poiché il rischio delle “contaminazioni” biologiche è inesistente e le importazioni da Paesi extra-UE molto limitate, si ritiene che il sistema di controllo aree-tematiche-19-6-07-1 162 possa prevedere solo interventi mirati, qualora sussista il sospetto che un lotto sia stato “contaminato”, o a sondaggio. Il protocollo proposto prevede il campionamento in campo. 2.B.3 Caratteristiche del lotto A scopo informativo, si ricorda che le dimensioni del lotto di tuberi-seme di patata non devono superare il peso massimo di 100 t, con una tolleranza del 5%, così come prescritto dal D.P.R 1065 del 8-10-73(4). Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente identificabile. 2.B.4 Dimensione del campione La dimensione minima del campione di analisi di 3.000 individui stabilita per la generalità dei casi non è praticabile nel caso della patata. Anche a questo proposito, valgono le considerazioni già espresse al punto 2.B.2 e si rende necessaria una sorta di compromesso fra ciò che sarebbe ottimale da un punto di vista statistico e ciò che risulta applicabile nella pratica. Pur a livello informale, un gruppo di esperti dei diversi stati membri dell’UE ha proposto di fissare in 400 tuberi-seme la dimensione minima del campione da sottoporre ad analisi ai fini dei controlli OGM. 2.B.5. Numero di aliquote Ancora una volta, le peculiarità della specie impongono scelte diverse rispetto a quelle praticate in altri casi. Infatti, nel caso della patata, la suddivisione in cinque aliquote, ciascuna delle dimensioni minime previste, appare assai problematica. Si ritiene perciò sufficiente il prelievo di una singola aliquota. Nel contempo, il detentore del lotto dovrà garantire la custodia dello stesso sino al completamento delle analisi al fine di consentire un eventuale ricampionamento. 2.B.6. Protocollo di campionamento Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le seguenti finalità: - il campionamento deve essere effettuato nel momento ottimale (10 giorni dopo la distruzione dei cespi) - garantire la possibilità di un ricampionamento - garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti. aree-tematiche-19-6-07-1 163 Il protocollo di campionamento di tuberi-seme di patata è riportato nell’allegato 1b. 3 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI 3.1 Scopo Scopo della fase di preparazione è ottenere un campione di lavoro sul quale effettuare l’analisi OGM; questo viene ottenuto tramite macinazione. Il campione di analisi deve garantire le seguenti condizioni: - dimensioni adeguate e determinate sulla base del protocollo di analisi che si intende applicare - sufficiente grado di finezza del macinato - sufficiente grado di omogeneizzazione del macinato - assenza di “contaminazioni” da laboratorio 3.2 Dimensione del campione di analisi A livello internazionale e sulla base di quanto riportato in bibliografia, la dimensione del campione di analisi per la determinazione della presenza accidentale di OGM nelle sementi è fissata in 3.000 semi, ad eccezione che per la patata, per la quale si propone l’analisi di 400 tuberi-seme. L’ottenimento di campioni di analisi comprendenti il numero prefissato di semi viene effettuata su base ponderale: - calcolo del peso dei 1.000 semi dello specifico campione - calcolo del peso corrispondente al numero di semi prefissato - suddivisione del campione pervenuto e ottenimento del campione di analisi con l’utilizzo di idonei strumenti (divisori), quando necessari. Le osservazioni compiute dal nostro laboratorio sono state effettuate a partire da campioni di 3000 semi per le specie barbabietola e pomodoro. Per la specie patata, date le difficoltà operative più volte trattate, gli studi sono stati realizzati a partire da campioni sperimentali rappresentati da pochi tuberi. Poiché questi occupano molto spazio, preliminarmente sono state eseguite carotature dai singoli tuberi e solo il macinato derivato dalle carotature è stato posto in conservazione. L’esperienza suggerisce di mantenere i campioni liofilizzati per evitare il loro deperimento. In mancanza di liofilizzatore, il campione di analisi deve essere conservato a -20°C. Questo pone comunque notevoli problemi di stoccaggio, se il laboratorio non è appositamente attrezzato. aree-tematiche-19-6-07-1 164 3.3 Macinazione La macinazione del campione di seme su cui si intende verificare l’eventuale presenza di OGM rappresenta un punto cruciale dell’intero processo analitico. L’omogeneità della farina prodotta dalla macinazione è infatti un fattore essenziale per assicurare un risultato attendibile dell’analisi. Nel caso delle specie pomodoro e barbabietola non si sono incontrate difficoltà nella macinazione dei campioni di seme nudo in un’unica soluzione. Il volume dei 3000 semi dal quale si è partiti è infatti molto ridotto ed è possibile impiegare gli strumenti già in uso nel laboratorio per altre specie (ZM 200 – Retsch, Sterilmixer). Per la macinazione di aliquote più piccole, è invece necessario utilizzare strumenti con camere di macinazione di capacità inferiore. La macinazione del campione di analisi appartenente a pomodoro e barbabietola può avvenire in un’unica soluzione in un mulino a setacci con riduttore oppure in un apparecchio tipo Sterilmixer. Il primo è preferibile perché garantisce un macinato di granulometria uniforme; il secondo d’altra parte appare più adatto, perché consente di macinare campioni di specie con seme di piccole dimensioni senza perdite di macinato. Nel caso delle sementi confettate si è riscontrata una difficoltà di macinazione del seme e una ridotta resa in estrazione del DNA per l’elevata presenza del materiale di confettatura. È pertanto stata valutata l’opportunità di deconfettare il seme. La confettatura può essere sciolta lasciando il campione di analisi una notte in acqua in stufa a 40°C. Successivamente con l’aiuto di acqua tiepida e di un pestello viene sciolta la confettatura mantenendo il seme in un setaccio e facendo passare l’acqua attraverso le maglie del setaccio. In alternativa si può rompere la confettatura con una bottiglia di vetro e scioglierla in acqua tiepida ricorrendo alla procedura sopra descritta. Il campione confettato viene lasciato un’altra notte in stufa per l’asciugatura e quindi macinato. Per la macinazione di campioni di volumi ridotti si è impiegato l’apparecchio Sterilmixer, dotato di vasi in vetro con tappo a vite. Come detto, nel caso della patata è consigliabile effettuare un carotaggio per il prelievo di una parte dei tessuti; dalle prove eseguite, si ottengono risultati migliori escludendo la buccia. Data la natura del materiale ottenuto, la macinazione effettuata con un mulino a coltelli del tipo SterilMixer si è dimostrata efficace per campioni non troppo voluminosi: 200 g di patata sono stati macinati producendo una granulometria sufficientemente omogenea. aree-tematiche-19-6-07-1 165 3.4 Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi Il protocollo per la preparazione dei campioni di lavoro da destinare alle analisi OGM è riportato nell’allegato 2. Il protocollo proposto è particolarmente riferito all’utilizzo del mulino da laboratorio Sterilmixer. L’utilizzo di altri strumenti può imporre alcuni aggiustamenti, anche se nel principio il protocollo qui proposto può rimanere valido. aree-tematiche-19-6-07-1 166 4 ESTRAZIONE DEL DNA 4.1 Scopo Scopo di questo passaggio è l’estrazione di DNA genomico, con un grado di purezza e qualità ottimali, per l’impiego come templato in reazioni di PCR volte alla determinazione della presenza di DNA transgenico. 4.2 Metodo La metodica proposta è basata sul metodo CTAB (cetyltrimethilammoniumbromide). Il metodo è riportato in diverse fonti bibliografiche, fra le quali si ricorda in particolare il seguente documento: “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids extraction CEN “. Al fine di ottenere DNA di alta qualità, il protocollo proposto per le finalità del piano di azione cui si riferisce la presente relazione è stato ottimizzato, a partire dal metodo descritto nel documento sopra citato. 4.3 Protocollo di estrazione del DNA Il laboratorio ha messo a punto un protocollo di estrazione e purificazione da farine di semi e da omogeneizzati di patata. Il protocollo è riportato nell’allegato 3. Tramite i diversi passaggi, le cellule vengono prima lisate da un detergente ionico, CTAB, che forma un complesso insolubile con gli acidi nucleici. Il complesso di DNA viene quindi stabilizzato dalla presenza di sali e precipitato con etanolo o isopropanolo. Il protocollo è infatti basato su tre fasi: LISI: per lisare la membrana cellulare, la farina viene trattata con un buffer d’estrazione costituito da CTAB, EDTA, Tris HCl. Questo buffer d’estrazione ha anche la funzione di catturare i lipidi e le proteine che costituiscono la membrana cellulare e nucleare. Con NaCl, contenuto sempre nel buffer, si forma un complesso insolubile con il DNA. L’EDTA chela i metalli come il magnesio, importante perché è cofattore della DNasi: quindi, legandosi Mg ed EDTA, l’attività della DNasi viene a diminuire. Il Tris-HCl serve a mantenere un corretto valore di pH (basso o alto pH danneggiano il DNA). aree-tematiche-19-6-07-1 167 ESTRAZIONE: in questa fase sono eliminati i polisaccaridi, le proteine ed altri lisati cellulari disciolti in soluzione. Ulteriori residui vengono lavati con cloroformio: tale composto è in grado di denaturare le proteine e facilitare la separazione tra fase acquosa e fase organica. PRECIPITAZIONE: in questa fase il DNA viene lavato con detergenti. Il DNA viene poi risospeso in TE. aree-tematiche-19-6-07-1 168 5 QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO 5.1 Scopo Scopo della quantificazione del DNA estratto è ottenere le informazioni necessarie per effettuare apposite diluizioni degli estratti a concentrazioni ottimali per l’analisi di PCR e uniformi fra i diversi campioni. 5.2 Metodi e strumenti I metodi e gli strumenti per la quantificazione del DNA estratto da un campione di farina possono essere diversi. Un approccio tradizionale è quello che utilizza la spettrofotometria. Lo spettrofotometro è uno strumento che misura la densità ottica di una sostanza ad una definita lunghezza d'onda, determinando in questo modo la quantità di quella stessa sostanza all’interno di un campione liquido. La quantificazione è resa possibile dal rapporto lineare che lega assorbanza e concentrazione. Per la quantificazione del DNA, il laboratorio ENSE di Tavazzano (LO) ricorre all’utilizzo di uno spettrofotometro (Beckman DU 640). L’apparecchio utilizzato permette innanzitutto di quantificare la quantità estratta di DNA, impostando le diluizioni eventualmente necessarie; lo spettrofotometro consente anche una stima qualitativa dell’estratto. La purezza del DNA è normalmente determinata sulla base del rapporto (A260 / A280) tra letture effettuate a due lunghezze d’onda diversa (260 nm per il DNA e 280 nm per le proteine), contro la lettura del bianco. 260 nm è approssimativamente la media delle assorbanze delle quattro basi del DNA. Il DNA puro è caratterizzato dall’assenza di contaminazioni, quali possono essere le proteine o i reagenti usati in fase d’estrazione. Un DNA puro mostra un rapporto A260 / A280 di circa 1,8. Più il rapporto si avvicina a 2 – 2,2 maggiore è la contaminazione con RNA; valori inferiori a 1,8 mostrano invece contaminazione da proteine. Presso altri laboratori, si ricorre invece a metodi fluorimetrici. In questo caso, il dosaggio della sostanza da quantificare si basa sulla misurazione della luce da questo emessa per fluorescenza in seguito a una radiazione. Il dosaggio del DNA genomico estratto può essere ottenuto anche in modo diretto, attraverso elettroforesi su gel di agarosio. Il gel contiene Bromuro di Etidio, una molecola che si intercala tra le basi del DNA, legandosi ad esso; tale molecola corre in direzione opposta al DNA ed essendo carica positivamente, migra verso il polo negativo (anodo). Il DNA è carico negativamente e migra aree-tematiche-19-6-07-1 169 verso il polo positivo (catodo). Questa migrazione è proporzionale alle dimensioni del DNA, in quanto tutti i frammenti hanno la stessa densità di carica; la separazione è quindi determinata dal rallentamento che le molecole subiscono attraverso le maglie del gel. Se esposta ai raggi UV (312 nm), la molecola emette fluorescenza, permettendo la visualizzazione del DNA sotto forma di banda luminosa, la cui intensità è direttamente proporzionale alla sua concentrazione nel campione. 5.3 Diluizioni Dopo aver ottenuto i valori delle concentrazioni del DNA, si può procedere con le diluizioni dei campioni in TE. L’operazione consente di ottenere uniformità delle concentrazioni. Nell’analisi PCR, la concentrazione di DNA ritenuta ottimale ammonta a 50 ng/µl. 5.4 Protocollo per la quantificazione del DNA estratto L’allegato 4 A riporta un protocollo di quantificazione del DNA tramite elettroforesi su gel di agarosio. La sua applicazione non richiede la disponibilità di attrezzature particolari, se non quelle comunemente presenti in laboratorio, perché utilizzate anche nelle successive fasi dell’analisi (apparecchiature per elettroforesi, sistema di lettura del gel). L’allegato 4 B riporta invece un protocollo generico di quantificazione del DNA tramite spettrofotometro, tratto dal documento “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids extraction CEN”. Naturalmente, a seconda del modello utilizzato, si presenterà l’esigenza di integrare e dettagliare la procedura con i necessari passaggi e accorgimenti. aree-tematiche-19-6-07-1 170 6 ANALISI OGM 6.1 Generalità e scopi Da un punto di vista prettamente analitico, l’analisi effettuata per verificare l’eventuale presenza di OGM nelle sementi viene realizzata con le stesse metodiche applicate per altre matrici. Tuttavia, alcune peculiarità caratterizzano il prodotto seme rispetto ad altri. Oltre a quanto già riferito sulle problematiche che riguardano le fasi precedenti di campionamento e preparazione dei campioni, si può anche ricordare che il laboratorio chiamato ad effettuare i controlli su sementi ha, rispetto ad altri, la facilitazione di lavorare su campioni costituiti da un’unica matrice, attribuibile con certezza ad una determinata specie. D’altra parte, l’analisi su sementi implica, per alcune specie, la manipolazione di campioni di grandi dimensioni, all’interno dei quali, comunque, la presenza di OGM, se accertata, è verosimilmente molto limitata. Questa situazione rende necessario verificare il grado di omogeneità del campione macinato, ad esempio attraverso il raffronto dei risultati ottenuti su diverse estrazioni indipendenti a partire dallo stesso bulk di farina. Per il laboratorio investito del ruolo di controllo, scopo principale dell’analisi è quello di evidenziare l’eventuale presenza di OGM in un campione di semi o tuberi-seme e/o di quantificare questa presenza, ove accertata. In linea generale, la quantificazione è realizzata con il ricorso alla tecnologia PCR Real-Time, che però risulta applicabile solo per alcune specie. Infatti, la determinazione viene ottenuta per estrapolazione: la percentuale di DNA transgenico viene quantificata usando una curva di calibrazione generata con punti standard di DNA transgenico a concentrazione nota. Per alcune specie e per alcuni eventi, questi standard vengono prodotti da parte di istituti in grado di fornire prodotti sicuri e certificati (CRM, materiali di riferimento certificati), in assenza dei quali è possibile utilizzare “standard interni”, prodotti dal laboratorio. Tuttavia, anche la produzione in laboratorio di standard di riferimento non è sempre possibile perché richiede la disponibilità di materiali di partenza sicuri e in quantità adeguata (semi sicuramente non OGM e semi, appartenenti alla stessa specie, sicuramente appartenenti ad un particolare OGM). Da ultimo, è interessante ricordare che le analisi di detection OGM possono avere altre finalità, quali l’identificazione dell’evento o degli eventi transgenici rilevati nel campione analizzato. Nelle pagine che seguono, vengono accennate alcune problematiche di ordine generale che riguardano le analisi OGM. aree-tematiche-19-6-07-1 171 6.2 Metodi Sebbene altri approcci siano stati proposti, i metodi utilizzati più diffusamente per la verifica di contaminazioni OGM sono basati sull’analisi del DNA attraverso PCR (Polymerase Chain Reaction) o sul ricorso a test immunoenzimatici e in particolare alla tecnica ELISA (EnzymeLinked Immuno-Assay). Nel primo caso si evidenzia direttamente la presenza del materiale trasformato, nel secondo quella dei suoi prodotti, le proteine. Di norma, anche nel caso delle sementi, le analisi OGM si realizzano ricorrendo all’analisi del DNA. Tuttavia, prima di affrontare l’analisi PCR, bisogna almeno ricordare la possibilità di ricorrere all’analisi delle proteine. 6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine La rilevazione di sementi OGM all’interno di un campione non-OGM può realizzarsi attraverso l’individuazione e quantificazione delle proteine espresse in modo specifico negli OGM. Il principio di base è quello dei saggi immunoenzimatici. L’uso di anticorpi con elevate specificità ed affinità per la molecola target consente la realizzazione di test che richiedono preparazioni così semplici da poter essere, in alcuni casi, realizzati anche in campo. Gli anticorpi possono essere monoclonali e policlonali e, in ogni caso, la loro specificità deve essere attentamente controllata, per evitare reazioni con sostanze simili e quindi risultati falso-positivi. I saggi di questo tipo possono fornire risultati qualitativi o semi-quantitativi. Nel saggio ELISA la reazione antigene–anticorpo ha luogo su una fase solida. Antigene e anticorpo reagiscono producendo un complesso stabile che può essere individuato mediante l’addizione del secondo anticorpo legato all’enzima. L’aggiunta del substrato per quell’enzima provoca una reazione colorimetrica misurata fotometricamente e quindi quantificabile. Basati sul concetto del saggio immunoenzimatico, esistono inoltre kit che usano strip di carta come sito di reazione che funge da supporto per la cattura dell’anticorpo. Uno sviluppo di questo tipo di saggio è costituito dalla tecnica “lateral flow” dove i reagenti sono trasportati dalla forza capillare attraverso i canali di una membrana. Il risultato ottenuto può essere qualitativo o semi-quantitativo. Esistono in commercio kit in grado di rilevare la presenza di alcune proteine codificate dai geni oggetto di trasformazione, quali ad esempio quello che identifica le varietà di barbabietola tolleranti all’erbicida glifosate(5) . I metodi basati sull’analisi delle proteine presentano alcuni vantaggi nei confronto di quelli basati sull’uso degli acidi nucleici: • sono economici aree-tematiche-19-6-07-1 172 • sono rapidi • sono semplici • alcuni tipi di strip possono essere impiegati anche in pieno campo o comunque fuori dal laboratorio (es. nei magazzini di stoccaggio). Tuttavia essi presentano anche importanti limiti che ne hanno limitato l’utilizzo, a favore delle tecniche basate sul DNA: • i metodi basati sulle proteine possono essere applicati solo se la nuova proteina è espressa nell’organismo modificato • le nuove proteine spesso variano nei livelli di espressione nei differenti tessuti vegetali • la sensibilità è inferiore a quella delle tecniche PCR • eventi di trasformazione differenti che codificano per la stessa proteina non sono identificabili. 6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA Nel caso della detection di OGM, le analisi basate sul DNA mirano ad evidenziare in modo diretto la presenza di sequenze geniche riferibili ad eventi transgenici. Le analisi possono essere di tipo qualitativo o quantitativo: le prime forniscono una risposta del tipo SI/NO (presente/assente), con le seconde si ottiene un dato che, in caso di positività, indica anche l’entità della contaminazione riscontrata. In realtà, anche attraverso l’utilizzo di metodiche qualitative si può arrivare ad un risultato quantitativo. Un primo esempio è quello dell’analisi di singoli semi. In questo caso, il risultato dell’analisi fornisce una percentuale in numero di semi, quindi di individui. È facilmente intuibile che, nella pratica, il fattore limitante diventa il numero di semi che è necessario analizzare per avere una risposta statisticamente attendibile, in particolare quando il numero di campioni è elevato. Anche la strategia del sub-campionamento (sub-sampling) si basa su analisi qualitative. In questo caso, il campione viene suddiviso in diversi sub-campioni, sottoposti poi ad analisi qualitativa. Tramite utilizzo di un apposito software di tipo statistico, il numero di subcampioni positivi rispetto al totale fornisce un risultato di tipo quantitativo (per maggiori informazioni, vedi le informazioni sul programma “seedcalc7” nel sito Internet ISTA (http://www.seedtest.org/en/content---1-- 1143.html). Anche in questo caso la mole di lavoro è notevole e diventa il fattore limitante con numeri elevati di campioni o, comunque, quando è necessario fornire risultati in tempi brevi. Una notevole semplificazione si può ottenere adottando piani sequenziali di lavoro, che evitano l’analisi di tutti i sub-campioni. Con questo approccio, si sottopone ad analisi un certo numero di sub-campioni, a aree-tematiche-19-6-07-1 173 seconda dello schema utilizzato, dei risultati che via via si ottengono e della soglia di riferimento. In questo caso, infatti, l’esito finale non è rappresentato da un valore percentuale, ma è riferito al valore soglia (presenza di OGM superiore o inferiore a questo valore). Al momento, l’assenza di soglie di legge per le sementi ha limitato fortemente l’interesse nei confronti della procedura che utilizza i piani sequenziali. Maggior interesse ha suscitato il ricorso alle analisi di tipo quantitativo. Le metodologie disponibili sono diverse e, per le specie interessate dalla problematica OGM, una ha avuto un successo decisamente superiore ad altre: la tecnologia di analisi PCR in tempo reale o Real-Time PCR. La reazione a catena della polimerasi (PCR) è alla base di tutte le tipologie di analisi cui si è accennato, sia di tipo qualitativo che quantitativo. Appare pertanto interessante ricordarne i principi, almeno in termini sintetici. 6.2.3 La reazione a catena della polimerasi (PCR) La reazione a catena della polimerasi (PCR) è un efficiente metodo per generare milioni di copie identiche di una singola sequenza di DNA in pochi minuti o ore. La tecnica PCR consiste nell’amplificazione di specifici frammenti di DNA. Il DNA da analizzare viene aggiunto ad una miscela di reazione che riproduce le condizioni ottimali in cui l’enzima (Taq polimerasi) catalizza la reazione. L’amplificazione avviene quando la miscela di reazione viene posta all’interno di uno strumento in grado di effettuare cicli termici (termociclatore). All’interno di questo strumento, tre distinte fasi, costituenti un ciclo di amplificazione, vengono ripetute un certo numero di volte fino a produrre un incremento esponenziale del numero di copie del frammento amplificato. Per esempio 32 cicli producono un miliardo di copie di DNA. Le tre fasi possono essere descritte come segue. - Denaturazione: il DNA genomico viene denaturato, con separazione delle due eliche; - Annealing: i primers, corte sequenze nucleotidiche, si legano a specifiche sequenze poste sulle eliche del DNA denaturato. La temperatura e il tempo di annealing dipendono dalla composizione in basi, dalla lunghezza e dalla concentrazione dei primer. È questo il passaggio più delicato per l’efficacia della PCR, perché il suo andamento determina la specificità dell’appaiamento. La temperatura gioca un ruolo fondamentale: più ci si avvicina alla temperatura di melting, temperatura alla quale la metà dei primer è dissociata dal templato, più l’amplificazione è specifica. Temperature troppo elevate diminuiscono l’efficienza di reazione, perché i primer si legano poco al templato. aree-tematiche-19-6-07-1 174 Temperature troppo basse permettono ai primer di legarsi in modo aspecifico, con conseguente amplificazione di frammenti con interesse nullo. Una formula utile per ricavare la temperatura di melting (Tm) è: Tm = n° (A +T) * 2°C + n° (G+C) * 4°C Mentre la temperatura di annealing (Ta) è: Ta = Tm – 5°C - Extension: polimerizzazione del frammento di DNA compreso tra i due primers fino ad avere un numero molto elevato di molecole. La DNA polimerasi si lega al complesso primer-templato e, utilizzando i dNTP presenti nella miscela di reazione, allunga i primer seguendo come stampo il templato. Tempi e temperature dipendono dalla lunghezza del templato e dal tipo di polimerasi. In una fase di extension finale, i frammenti non terminati vengono completati. Nel caso della PCR qualitativa, i prodotti amplificati vengono controllati mediante elettroforesi su gel di agarosio e caratterizzati per quanto riguarda il loro peso molecolare mediante il confronto con uno standard. Nel caso invece della PCR in tempo reale, l’amplificazione del DNA viene monitorata mediante l’utilizzo di una strumentazione sofisticata durante l’intera reazione. La quantificazione è eseguita durante la fase esponenziale della sintesi di DNA a doppio filamento. Il sistema “ Real Time” può includere l’utilizzo di coloranti intercalanti nel DNA in grado di emettere fluorescenza quando opportunamente eccitati, oppure sonde ad ibridazione di varie tipologie, legate a molecole fluorescenti “reporter“ e “quencher” per un approccio sequenza-specifico. Il vantaggio delle sonde ad ibridazione, rispetto all’uso dei coloranti intercalanti, risiede nel fatto che solo l’ibridazione specifica tra il DNA target e la sonda genera il segnale fluorescente, mentre le amplificazioni non specifiche, come il “mis-priming” o la dimerizzazione dei primer, non generano segnale. Viene pertanto ridotto il rischio di falsi positivi. Nel rilevamento di OGM, la quantificazione che si ottiene non è assoluta, ma è di tipo relativo. Infatti, la procedura analitica richiede la presenza di un controllo interno che, amplificato, darà la possibilità di normalizzare i dati ottenuti mediante un confronto di tipo relativo. Ad esempio, la percentuale di DNA transgenico può essere quantificata usando una curva di calibrazione generata con punti standard di DNA transgenico a percentuale nota; basando il metodo di calcolo sul rapporto tra DNA transgenico e quantità di DNA totale è possibile stimare la percentuale OGM all’interno del campione da testare. 6.3 Analisi OGM: strategie Le strategie da adottare nella diagnostica OGM devono rispettare diverse esigenze. aree-tematiche-19-6-07-1 175 Innanzitutto, bisogna considerare a che scopo viene effettuata l’analisi: quando la finalità perseguita è esclusivamente la verifica dell’assenza di OGM nel campione, si può ricorrere ad un approccio di tipo qualitativo. Quando invece ci si prefigge di verificare i risultati che si ottengono in riferimento ad un valore soglia, è necessario realizzare analisi quantitative. Qualsiasi sia l’approccio cui si ricorre per le analisi, nel caso delle sementi occorre tenere in considerazione che il campione da analizzare ha caratteristiche ignote. Scopo della verifica è proprio quello di rilevare l’eventuale presenza accidentale di OGM in un campione non-OGM. Questa presenza, se accertata, è limitata con ogni probabilità entro livelli molto contenuti, motivo che conferisce al livello di sensibilità del metodo prescelto una notevole importanza. Ulteriore finalità dell’analisi può essere rappresentata dall’identificazione del transgene, o dei transgeni presenti. Altre esigenze debbono essere tenute in debita considerazione, a partire da quelle di tipo organizzativo. Le strategie prescelte, infatti, devono poter garantire l’analisi di un numero adeguato di campioni, nel rispetto di tempi tecnici compatibili con la realtà produttiva all’interno della quale si opera. È chiaro, ad esempio, che i controlli preventivi su sementi destinate alle semine devono concludersi in tempo utile a garantire la distribuzione commerciale del prodotto ed il suo utilizzo da parte degli agricoltori. Poiché, come abbiamo visto, la PCR consente di amplificare in modo specifico una determinata sequenza target di DNA, per stabilire una corretta strategia analitica è essenziale innanzitutto la scelta di questo target per il disegno di primer appropriati. Tra le diverse scelte che possono essere effettuate, quella qui suggerita si basa su un controllo iniziale di screening. I protocolli di analisi proposti, pertanto, prevedono la ricerca di elementi genetici comunemente usati negli OGM, come il promotore 35S CaMV (Cauliflower Mosaic Virus) e il terminatore NOS dell’Agrobacterium tumefaciens. La presenza di questi elementi, nel caso di risultato positivo, non dà alcuna informazione sull’identità dell’evento inserito. Per il p35S, inoltre, la metodica non consente di discriminare tra elementi presenti naturalmente in piante infette dal virus e in costrutti genici di OGM. Tuttavia, questo rischio riguarda solo alcuni casi, quale quello delle sementi appartenenti alla famiglia delle Brassicacee, sensibili al CaMV. Per queste specie, la dimostrata positività al p35S potrebbe non essere dovuta alla presenza di OGM, ma all’infezione virale (falso positivo). Più precisamente, l’approccio individuato è stato definito per rispondere alle specifiche finalità del progetto e cioè per garantire i controlli sulle sementi destinate alle semine e su quelle prodotte per le successive riproduzioni, nell’ambito di un sistema di tracciabilità di filiera. Naturalmente, a seconda della specie interessata, questi controlli potranno riguardare il 100% del seme utilizzato e di quello prodotto, oppure essere realizzati a sondaggio. aree-tematiche-19-6-07-1 176 In ogni caso, la strategia prescelta consiste nella realizzazione di uno screening iniziale grazie al quale differenti OGM possono essere individuati in una unica analisi. Per tutte le specie interessate, la scelta suggerita coincide con la ricerca di sequenze del promotore 35S. L’esito negativo non garantisce un’assoluta certezza, perché questo promotore non è presente nella totalità degli eventi OGM. Pertanto, per ulteriore sicurezza i campioni risultati negativi per la presenza del promotore 35S, possono essere testati per verificare l’eventuale presenza del terminatore NOS. L’allegato 5 riporta gli elenchi degli eventi OGM noti per le specie pomodoro, barbabietola da zucchero e patata. Le informazioni sono principalmente quelle reperite nel sito Agbios(6), database canadese, reperibile sulla rete Internet, che riporta un elenco degli eventi OGM autorizzati nei diversi Paesi, anche quando questi non sono stati inseriti in varietà commerciali. Come si può notare dalle tabelle, per tutti gli eventi tranne che per il pomodoro 351N e per la barbabietola H7-1 è possibile fare uno screening del promotore 35S e/o del terminatore NOS, come avviene per mais e soia. Pertanto, tranne che negli eventi 351N in pomodoro e H7-1 in barbabietola, un doppio risultato negativo garantisce l’assenza di OGM, o per lo meno di tutti gli OGM noti. Per quanto riguarda l’evento di pomodoro 351N, si potrebbe ipotizzare il disegno di saggi mirati, utilizzando sequenze specifiche dello stesso e, punto cruciale di difficile soluzione, disponendo di campioni di controllo positivi, sicuramente attribuibili all’evento. Tuttavia, il mancato inserimento dell’evento in varietà commerciali ne riduce notevolmente la diffusione, rendendo non necessaria la realizzazione di saggi specifici. Differente è la situazione che riguarda l’evento di barbabietola H7-1, che risulta in corso di esame da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Pertanto, un controllo specifico potrà essere valutato come necessario o meno e sarà in ogni caso realizzabile, vista la disponibilità di materiali di riferimento certificati e di un protocollo di estrazione ed analisi, come meglio specificato in seguito. 6.4 PROTOCOLLI DI ANALISI Da quanto sopra detto, i protocolli proposti per la verifica in laboratorio di eventuali contaminazioni OGM in sementi di pomodoro e barbabietola da zucchero e in tuberi-seme di patata contemplano il ricorso ad analisi qualitative. La carenza di metodi validati, l’indisponibilità di materiali di riferimento certificati, la limitatezza di esperienza, a livello generalizzato, rendono difficile proporre protocolli consolidati, differentemente da quanto fatto per le specie mais e soia, incluse nel primo anno di realizzazione del progetto, da aree-tematiche-19-6-07-1 177 tempo oggetto di analisi di routine. Per le altre specie, incluse quelle oggetto di questa relazione, la messa a punto dei metodi di rilevazione e quantificazione di OGM è in corso di evoluzione. Come già accennato, per la barbabietola da zucchero il CRL (Laboratorio di Riferimento Comunitario) ha recentemente validato e pubblicato il protocollo di estrazione e di RT-PCR dell’evento H7-1 (7) (8) ; analogo risultato è stato raggiunto per l’evento di patata EH92-527-1 (9) (10). In attesa di ulteriori progressi, si ritiene comunque utile suggerire i protocolli analitici scaturiti dagli studi e dalle sperimentazioni realizzate, sebbene in scala ridotta, quali punti di partenza per un’applicazione più ampia (allegato 6). 6.4.1. Verifica dell’amplificabilità del DNA Al fine di verificare l’amplificabilità del DNA estratto, è necessario utilizzare geni endogeni, sicuramente presenti nel campione d’analisi. Nel caso di barbabietola da zucchero e patata, si sono scelti primer universali per il cloroplasto, mentre per il pomodoro il gene endogeno amplificato è quello che codifica per la tomatina. I protocolli testati hanno dimostrato la loro validità (vedi Figura 1 e 2). Verificata l’amplificabilità del DNA estratto, è possibile procedere con gli screening p35S e TNOS. Figura 1: Gel 1,5% risultato dell’amplificazione con primer trnLc-trnLd in pomodoro (lane 2-3-4), barbabietola (lane 5-6-7), patata (lane 8), mais (lane 9), soia (lane 10); controllo negativo di amplificazione (lane 11); marcatori di peso molecolare (lane 1, 12) Figura 2: amplificazione di campioni di DNA da pomodoro con primer ToF-ToR. Lane 1-2-4 DNA: estratto da pomodoro. Lane 3: DNA estratto da mais. Lane 5: controllo negativo di amplificazione aree-tematiche-19-6-07-1 178 ALLEGATO 1a CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI SEMENTI DI POMODORO E BARBABIETOLA DA ZUCCHERO AI FINI DELLE ANALISI OGM - PROTOCOLLO - 1. Verificare le seguenti condizioni: a) Il lotto deve essere identificato da un cartellino di certificazione; per lotti non definitivamente certificati, è possibile effettuare il campionamento solo se si provvede ad effettuare una sigillatura provvisoria, con attribuzione di un numero di riferimento identificativo; b) il peso del lotto non deve superare quello massimo ammesso (N.B. ricordare che è consentita una tolleranza del 5%); 2 c) il lotto deve essere accessibile in ogni sua parte; d) il lotto deve risultare omogeneo, almeno per le caratteristiche macroscopiche. .Procedere al campionamento, utilizzando lo strumento e le modalità di campionamento indicate adatte al tipo di confezione e allo stato in cui si trova la semente. 3. Effettuare un numero di campioni elementari almeno pari al minimo stabilito in base al peso unitario delle confezioni, al numero di confezioni che compongono il lotto o al peso totale del lotto. 4. Miscelare i campioni elementari prelevati per ottenere il campione globale di peso minimo pari a 5 volte il peso minimo del campione di analisi per la specie interessata (pomodoro: 10 g, barbabietola: 80 g). Nel caso di sementi confettate, calcolare la dimensione del campione in base alle dimensioni dei confetti e stimare il peso minimo del campione in modo da garantire il prelievo di 3000 semi; incrementare il valore ottenuto del 10% a scopo di garanzia. 5. Suddividere il campione globale in cinque aliquote, ciascuna in una busta di carta robusta e completata con le indicazioni relative al lotto campionato (specie, varietà, lotto, categoria, ditta, data). 6. Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato. aree-tematiche-19-6-07-1 179 7. Consegnare un’aliquota e una copia del verbale al rappresentante della ditta presso la quale si effettua il campionamento. 8. Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali. 9. Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco incustodito o di delegare la spedizione ad altri. 10. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido. aree-tematiche-19-6-07-1 180 ALLEGATO 1b CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI TUBERI-SEME DI PATATA AI FINI DELLE ANALISI OGM - PROTOCOLLO - 1. Eseguire il prelievo in campo, almeno 10 giorni dopo la distruzione dei cespi. 2. Per appezzamenti di dimensioni sino a 4 ha: prelevare un numero di tuberi almeno pari a 400. 3. Per appezzamenti di dimensioni superiori a 4 ha e sino a 9,9 ha: prelevare un numero di tuberi almeno pari a 550. 4. Per appezzamenti di dimensioni pari a 10 ha o superiori: 110 tuberi in più ogni 5 ha. 5. Suddividere idealmente la superficie da campionare con un reticolo di dimensioni opportune, in modo da avere un numero di celle pari al numero di prelievi elementari. 6. Prelevare un tubero da ogni cella. 7. Scegliere tuberi di medio calibro. 8. Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato e che riporti tutte le informazioni relative alla partita e al coltivatore. 9. Acquisire una dichiarazione relativa alla destinazione della merce, al fine di consentire un eventuale ricampionamento. 10. Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali. 11. Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco incustodito o di delegare la spedizione ad altri. 12. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido. aree-tematiche-19-6-07-1 181 ALLEGATO 2 PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI LAVORO PER LE ANALISI OGM - PROTOCOLLO - A. Ottenimento dei campioni di lavoro 1. Per pomodoro e barbabietola: determinare il peso dei 1.000 semi del campione e calcolare il peso corrispondente a 3.000 semi. 2. Per patata: contare 400 tuberi ed effettuare un carotaggio per ciascun tubero, escludendo la buccia ed utilizzando uno strumento che consenta il prelievo della stessa quantità da ogni tubero (circa 1g). 3. Preparare i sacchetti di plastica o i contenitori a chiusura ermetica necessari, riportando su ciascuno il numero di registrazione del campione (es. 01/07 – 02/07). 4. Ottenere il campione del peso calcolato, ricorrendo, per pomodoro e barbabietola, all’utilizzo del divisore (se necessario). Nel caso della patata, se il campione pervenuto contiene un numero di tuberi superiore a 400, effettuare la riduzione con criteri di casualità. Eliminare l’eventuale residuo. 5. Inserire il campione nel sacchetto di plastica o nel contenitore a chiusura ermetica appositamente predisposto. 6. Consegnare il sacchetto di plastica o il contenitore al reparto macinazione. B. Macinazione con mulino da laboratorio tipo “Sterilmixer” 1. Verificare lo stato di pulizia del mulino in tutte le sue parti. aree-tematiche-19-6-07-1 182 2. Provvedere alla pulizia con alcool etilico 96% del tavolo di appoggio, del tavolo di supporto del mulino, della base dello strumento. 3. Introdurre il campione in un vaso di vetro con tappo a vite, evitando la caduta dei semi o dei pezzetti di patata. Impiegare vasi da 500 g per le sementi di barbabietola e per la patata e vasi da 250 g per le sementi di pomodoro. 4. Conservare con cura la busta vuota o contenente la porzione di campione ancora da macinare. 5. Avvitare sul vaso in vetro il portalama, contenente la lama e la guarnizione. Inserire il vaso chiuso a rovescio facendolo aderire al supporto 6. Premere il tasto “Start” e regolare la velocità di rotazione delle lame in modo da non produrre un riscaldamento eccessivo del campione. 7. Di tanto in tanto fermare lo sterilmixer con il tasto “Stop” e rovesciare il vaso in vetro per garantire la produzione di una granulometria omogenea del campione 8. A macinazione terminata fermare l’apparecchio e svitare il portavaso rimuovendo le lame. 9. Trasferire il campione nel sacchetto e chiuderlo ermeticamente 10. Consegnare il campione al laboratorio. 11. Prima di iniziare una nuova macinazione - e comunque a fine giornata - provvedere alla pulizia della postazione di lavoro e dell’apparecchiatura. Smontare completamente le parti del mulino che vengono a contatto con il seme e con la farina e provvedere all’accurata pulizia delle parti smontate, utilizzando acqua calda e alcool etilico 96%; 12. Con l’apposito aspiratore, provvedere alla pulizia di tutta la zona di lavoro e delle parti fisse del mulino. Fare asciugare molto bene i vasi prima di riutilizzarli. aree-tematiche-19-6-07-1 183 ALLEGATO 3 ESTRAZIONE DEL DNA - PROTOCOLLO - A. Indicazioni di ordine generale 1. E’ necessario l’utilizzo di guanti monouso senza polvere, in tutte le fasi di lavoro. 2. E’ bene preparare tubi di reazione in numero congruo al numero di estrazioni previste, scrivendo su ogni tubo di reazione, nome o numero del campione, data di estrazione ed, eventualmente, concentrazione. 3. Per ogni campione da analizzare è necessario effettuare due estrazioni indipendenti. 4. Prima di procedere con il protocollo, accertarsi che vi siano soluzioni sufficienti; in caso contrario è necessario prepararle. B. Preparazione del campione in tubo 1. Omogeneizzare il campione macinato e preparato secondo la procedura precedentemente descritta. 2. Pesare 200-300 mg di macinato in un tubo sterile da 2,0 ml (sul quale è stato registrato il campione con un pennarello indelebile) impiegando una spatola accuratamente pulita con alcool. 3. Richiudere il contenitore e ripulire accuratamente il piano di lavoro, i guanti e la spatola di prelievo prima di pesare il campione successivo. C. Procedura di estrazione 1. Aggiungere al campione 1500 µl di CTAB buffer preriscaldato a 65°C e lasciato successivamente raffreddare a temperatura ambiente. 2. Aggiungere 10 µl di RNAsi A. 3. Agitare il campione fino alla completa omogeneizzazione delle fasi. 4. Incubare il campione a 65°C per 30 minuti. 5. Aggiungere 10 µl di proteinasi K. 6. Agitare di nuovo il campione fino alla sua completa omogeneizzazione. 7. Incubare il campione a 65°C per 30 minuti. 8. Centrifugare a 14000 rpm per 15 minuti. 9. Trasferire 1000 µl di surnatante in un nuovo tubo sterile da 2.0 ml contenente 1000 µl di cloroformio. Agitare il campione fino a che non si siano mescolate le due fasi. aree-tematiche-19-6-07-1 184 10. Centrifugare a 14000 rpm per 15 minuti. 11. Trasferire 600 µl di surnatante in un nuovo tubo sterile da 2.0 ml contenente 1200 µl di CTAB precipitation. 12. Invertire lentamente i tubi ed attendere che il DNA precipiti per un’ora a temperatura ambiente. 13. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti. 14. Eliminare il surnatante e aggiungere 350 µl di NaCl 1,2M. 15. Aggiungere 350 µl di cloroformio e agitare il tubo fino alla completa miscelazione delle due fasi. 16. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti. 17. Trasferire 300 µl di surnatante in un nuovo tubo. 18. Aggiungere 0,6 volumi di isopropanolo. 19. Invertire il tubo ed incubare a temperatura ambiente per 20 minuti. 20. Centrifugare a14000 rpm per 10 minuti. 21. Eliminare il surnatante e aggiungere 500 µl di etanolo 70%. 22. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti. 23. Eliminare il surnatante, centrifugare a 14000 rpm per 30 secondi e recuperare il surnatante rimanente con un puntale ed una pipetta. 24. Lasciare asciugare il campione e risospendere in 100 µl di TE buffer pH 8,0. 25. Lasciare il campione in agitazione a 1400 rpm a 4°C per almeno una notte. D. Conservazione del DNA estratto Dopo la procedura di estrazione, il DNA dovrà essere conservato a +4°C per brevi periodi di tempo oppure a –20°C per tempi più lunghi. È necessario ricordare che il DNA si degrada se viene scongelato e ricongelato più volte. aree-tematiche-19-6-07-1 185 ALLEGATO 4 A QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO SU GEL DI AGAROSIO - PROTOCOLLO – a. Preparazione del gel 1) Preparare il gel di agarosio allo 0,8%. 2) Ultimata l’estrazione del DNA, colorare un’aliquota con 1/10 v/V di loading buffer. 3) Caricare negli appositi pozzetti del gel di agarosio il DNA estratto, accanto ad un campione standard di riferimento. 4) Applicare il voltaggio desiderato, per il tempo necessario. b. Lettura dei risultati con transilluminatore 1) Completata la corsa elettroforetica, estrarre il gel e posizionarlo nel transilluminatore, preventivamente acceso. 2) Tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore di cui si dispone, effettuare la lettura del gel, comparando il campione di DNA oggetto di analisi con il campione di DNA di riferimento. Il confronto e quindi la stima della concentrazione di DNA dovrà basarsi sull’intensità della banda visualizzata per esposizione ai raggi UV. aree-tematiche-19-6-07-1 186 B. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO CON LETTURA SPETTROFOTOMETRICA - PROTOCOLLO – a Calibrazione dello spettrofotometro (lettura della soluzione di DNA di riferimento) 1. Riempire una cuvette con la sola soluzione tampone per la lettura del “bianco”. 2. Riempire la cuvette di lettura con la soluzione di DNA di riferimento (es. Calf Thimus, Herring Testes DNA, Lambda DNA). 3. Effettuare la lettura dell’assorbanza del “bianco” e della soluzione di riferimento dei DNA a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. b Lettura di una soluzione di DNA a concentrazione ignota 1. Lettura del “bianco”: miscelare una soluzione tampone con una soluzione 2M di idrossido di sodio alla concentrazione finale 0,2M di NaOH. 2. Miscelare la soluzione di DNA con una soluzione 2M di idrossido di sodio, diluendo se necessario con buffer, alla concentrazione finale 0,2M di NaOH. 3. Leggere l’assorbanza sia del “bianco” che della soluzione di DNA dopo un minuto di incubazione a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. La lettura rimane stabile per circa un’ora. c Calcolo e valutazione del risultato Per ottenere i1 dato corretto dell’assorbanza a 260 nm (OD), è necessario sottrarre dal dato ottenuto con la lettura a 260 nm quello ottenuto a 320 nm (background). Un valore di OD a 260 nm pari a 1 indica una concentrazione di 38 µg/ml di DNA a singolo filamento (NaOH ha effetto denaturante). Solo per valori di OD a 260 maggiori di 0,05 si possono avere risultati ripetibili. La concentrazione di DNA a doppio filamento si calcola sulla base del fattore di denaturazione e di diluizione applicato. aree-tematiche-19-6-07-1 187 ALLEGATO 5 EVENTI OGM DI POMODORO, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO, PATATA 1 Generalità Un organismo geneticamente modificato è un organismo nel quale il materiale genetico è stato alterato in modo diverso da quanto avviene con le tecniche di miglioramento genetico tradizionali. Le modificazioni genetiche sono ottenute nel genoma dell’organismo da modificare mediante l’inserzione di un tratto sintetico di DNA, costituito da diversi frammenti provenienti da varie fonti. Questo processo è chiamato trasformazione. Un inserto tipico è composto da tre elementi: 1) il promotore, che funziona come un interruttore per la trascrizione del gene modificato e inserito (es. p35S); 2) il gene o i geni modificati che codificano per i caratteri specificamente selezionati (es. Cry3a); 3) il terminatore che funziona come segnale di stop nella trascrizione del gene (es. TNOS). Inoltre, in un costrutto genico possono essere presenti altri elementi il cui scopo è quello di controllare e stabilizzare la funzione del gene, di dimostrare la presenza del costrutto nell’OGM o di facilitare la combinazione dei vari elementi nel costrutto. Di seguito, per ciascuna delle tre specie viene riportato un elenco di eventi OGM(6). aree-tematiche-19-6-07-1 188 2 Evento 1345-4 35 1 N 5345 CGN-89322-3 (8338) p35S + - + + Eventi OGM di pomodoro tNOS + - + - Varietà commerciale Produttore - DNA Plant Tecnology corporation Ritardo nella maturazione (riduzione dell'accumulo di etilene) mediante l'inserimento del gene troncato ACC sintasi Canada, Messico, USA - Agritope Inc. Ritardo nella maturazione (degradazione di un precursore dell'etilene) mediante l'introduzione di un gene che codifica per l'enzima S-adenosilmetionina idrolasi. USA - Monsanto Company - Caratteristiche Resistenza ai lepidotteri mediante l'inserimento del gene cry1Ac dal Bacillus thuringiensis subsp. kurstaki. Ritardo nella maturazione (degradazione di un precursore dell'etilene) mediante l'introduzione di un gene che codifica per l'enzima ACC deaminasi. Monsanto Company B, Da, F + + - Zeneca Seed CGN-89564-2 (FLAVR SAVR) + - Flavr Savr Calgene Inc. Ritardo della degradazione pectinica (riduzione dell'espressione della poligalatturonasi endogena) mediante l'inserimento di un gene (senso o antisenso) troncato che codifica per la PG. Ritardo della degradazione pectinica (riduzione dell'espressione della poligalatturonasi endogena) mediante l'inserimento di un'altra copia del gene antisenso che codifica per la PG. Paesi Canada, USA USA Canada, Messico, USA Canada, Giappone, Messico, USA LEGENDA: AAC sintasi: 1-aminociclopropano-1-acido carbossilico sintasi; PG: poligalatturonasi. 3. Eventi OGM di barbabietola da zucchero Evento GTSB77 p35S + tNOS - Varietà commerciale InVigor™ H7-1 - - - T120-7 + - - Produttore Caratteristiche Tollerante al glifosate, mediante Novartis Seed l'inserimento di un gene che codifica per Monsanto l'enzima EPSPS isolato dal ceppo CP4 di Company Agrobacterium tumefaciens. Tollerante al glifosate, mediante l'inserimento di un gene che codifica per Monsanto l'enzima EPSPS isolato dal ceppo CP4 di Company Agrobacterium tumefaciens. Campioni standard certificati IRMM disponibili. Tollerante all'erbicida fosfinotricina (PPT) Bayer CropScience mediante l'inserimento di un gene, isolato da fungo Streptomyces viridochromogenes, che (Aventis CropScience(A codifica per l'enzima PAT detossificando l'erbicida. grEvo)) LEGENDA: EPSPS: 5-enolypiruvilscichimate-3-fosfato sintasi; PAT: fosfinotricin-N-acetiltrasferasi aree-tematiche-19-6-07-1 189 Paese Australia, Giappone, Filippine, Usa Australia, Canada, Giappone, Corea, Filippine, Usa Canada, Giappone, USA. 4 Eventi OGM di patata Evento p35S tNOS Varietà commerciale Produttore Caratteristche Paese ATBT04-6, ATBT04-27, ATBT04-30, ATBT04-31, ATBT04-36, SPBT02-5, SPBT02-7 + + Atlantic and Superior NewLeaf® Monsanto Company Resistente alla dorifora mediante inserimento del gene cry3a da Bacillus thuringensis subsp. tenebrionis Australia, Canada, Giappone, Corea, Filippine, Usa BT6, BT10, BT12, BT16, BT17, BT18, BT23 + + Russet Burbank NewLeaf® Monsanto Company Resistente alla dorifora mediante inserimento del gene cry3a da Bacillus thuringensis subsp. tenebrionis Canada, Giappone, Corea, Filippine, Messico, Usa Monsanto Company Resistente alla dorifora mediante inserimento del gene cry3a da Bacillus thuringensis subsp. tenebrionis. Resistente a PVY (virus Y della patata) mediante inserzione del DNA codificante la proteina del capsidio Australia, Canada, Giappone, Corea, Filippine, Usa Monsanto Company Resistente alla dorifora mediante inserimento del gene cry3a da Bacillus thuringensis. Resistente a PLRV (RNA virus dell'accartocciamento fogliare della patata) mediante inserzione del DNA codificante la replicasi virale Australia, Canada, Giappone, Corea, Filippine, Messico, Usa BASF Amylogene Contenuto di amilopectina superiore al 98%, mediante l'introduzione del gene antisenso gbss che inibisce la produzione di amilosio. Campioni standard certificati IRMM disponibili. UK RBMT15-101, SEMT15-02, SEMT15-15 RBMT21-129, RBMT21-350, RBMT22-082 EH92-527-1 - - - + + + NewLeaf® Y Russet Burbank NewLeaf® Plus - LEGENDA: gbss gene: granule bound starch synthase aree-tematiche-19-6-07-1 190 ALLEGATO 6 PCR QUALITATIVA POMODORO, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO, PATATA 1 Considerazioni generali Le modalità con cui è organizzata e gestita l’analisi PCR dipendono dal modello di strumento utilizzato. Tuttavia, alcune indicazioni hanno carattere generale. Nell’impostazione della procedura con cui effettuare le analisi di PCR, il primo passaggio consiste nell’impostazione di due protocolli: protocollo “termico”, indicante le temperature in grado di attivare la DNA polimerasi 1) protocollo “di piastra”, in cui si imposteranno le posizioni e i tipi di campione. 2) Il protocollo analitico prescelto, se non già validato, deve essere sottoposto a validazione interna. A garanzia del risultato, è opportuno l’utilizzo di almeno due sub-campioni per ogni campione (due estrazioni indipendenti) e di due repliche per ogni estratto. Per l’allestimento dell’analisi, sono necessari controlli positivi e negativi. Ove disponibili, è opportuno utilizzare campioni standard di riferimento certificati. Qualora questi non fossero disponibili in commercio, è necessario predisporre campioni di riferimento interni, la cui validità deve essere opportunamente verificata. 2. Allestimento della reazione Sono di seguito riportati i passaggi comuni a tutti i protocolli descritti nei punti successivi. La procedura per la preparazione della mix di reazione, da effettuare in ambiente sterile, è la seguente: − scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato; − aggiungere nel tubo di preparazione della mix, mantenuto in ghiaccio, tutti i reagenti ad eccezione del DNA; − per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione, ogni controllo positivo e negativo sono eseguiti in duplicato e che andrà considerata una quantità addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento; aree-tematiche-19-6-07-1 191 − miscelare gentilmente e centrifugare; − aliquotare la mix di reazione in ciascun pozzetto della piastra o in appositi tubi da PCR; − aggiungere a ogni pozzetto il DNA del campione di analisi o il DNA di uno standard di riferimento 0% per il controllo negativo o il DNA di standard a concentrazione nota per il controllo positivo o H2O per il controllo di reazione; − chiudere la piastra con l’apposito adesivo o i tubi con il relativo tappo; − spinnare la piastra o i tubi; − posizionare la piastra o i tubi nel vano dello strumento e iniziare la corsa secondo il seguente profilo termico previsto dal protocollo. Terminata la reazione di PCR qualitativa è necessario analizzare i prodotti amplificati. A tal fine, deve essere effettuata la procedura di seguito descritta: - preparazione di un gel di agarosio; - colorazione di un’aliquota del prodotto di PCR con loading buffer; - caricamento negli appositi pozzetti del gel di agarosio del DNA amplificato, dei relativi controlli di reazione positivi e negativi, accanto ad un campione standard di peso molecolare appropriato; - applicazione del voltaggio desiderato, per il tempo necessario alla separazione delle bande. Completata la corsa elettroforetica il gel deve essere estratto dalla vaschetta, posizionato nel transilluminatore e letto tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore. La lettura viene effettuata comparando il campione di DNA oggetto di analisi con il DNA marcatore di peso molecolare e con il relativo controllo positivo di reazione. Nel caso in cui il controllo positivo presenti una banda delle dimensioni attese e vi sia assenza di amplificazione nei controlli negativi l’analisi sarà ritenuta valida. Il campione analizzato è valutato“positivo” se presenta una banda di amplificazione di dimensioni attese, pari a quelle del controllo positivo. In caso contrario, il campione sarà ritenuto “negativo”. Se nel campione oggetto di analisi si osserverà una sola banda amplificata rispetto alle due repliche eseguite, l’analisi dovrà essere ripetuta. 3. Punti critici Il campione deve contenere DNA rilevabile ed amplificabile. Le modalità con cui è stata realizzata l’estrazione devono pertanto essere ottimali. La contaminazione tra campioni rappresenta un grave rischio che può inficiare il significato dell’analisi. Anche le più piccole tracce di DNA positivo possono causare contaminazioni e quindi aree-tematiche-19-6-07-1 192 risultati falso-positivi. Questo tipo di errore può verificarsi in diverse fasi della procedura, sia durante l’estrazione, sia mediante aerosol durante l’amplificazione, sia da amplificati precedenti presenti nell’ambiente di lavoro. Importante è quindi la dislocazione delle varie aree in cui si eseguono le operazioni: estrazione, reazioni di PCR in fase di allestimento e prodotti di PCR in fase di verifica. Grande attenzione deve essere prestata anche nella preparazione dei campioni di controllo. È infatti buona norma preparare il controllo negativo per primo ed il campione con il DNA di controllo positivo sempre per ultimo In sintesi, alcune raccomandazioni utili a prevenire le contaminazioni possono essere così riassunte: - avere aree separate per estrazione, pre-post PCR, elettroforesi, - aliquotare i reagenti sotto cappa, - usare puntali con filtro, - usare guanti senza polvere; i guanti dovrebbero coprire completamente il polso dell’operatore, - indossare camice pulito, - pulire costantemente l’area di lavoro con alcool etilico 96%. Rischio opposto, ma non meno grave, è rappresentato da risultati falso-negativi. Questi possono essere determinati dall’azione inibente di alcuni metaboliti della pianta, come i polisaccaridi oppure dalla presenza di impurità negli acidi nucleici estratti, quali residui di reagenti chimici impiegati (CTAB, etanolo…). Tra le buone pratiche di laboratorio, utili per un’ottimizzazione della procedura, si può ricordare anche il buon uso della cappa a flusso laminare: - accendere la cappa almeno tre-cinque minuti prima di cominciare il lavoro, per permettere che i ventilatori vadano a regime e che il flusso dell’aria raggiunga la giusta velocità; - preparare i materiali necessari per l’attività e disporre gli oggetti necessari nella cappa per minimizzare il numero dei movimenti attraverso il flusso; - evitare altre attività del personale nella stanza, per esempio, movimento, apertura e chiusura di porte, che possono perturbare la cortina d’aria frontale di protezione della cappa; - sedersi il più possibile vicino al bordo della cappa cercando di svolgere le operazioni verso il fondo del piano di lavoro; aree-tematiche-19-6-07-1 193 - cominciare la manipolazione dei materiali circa un minuto dopo la disposizione delle braccia all’interno della cappa per permettere alla cappa di stabilizzarsi; in questo modo, inoltre, il flusso “lava” le mani e le braccia e rimuove eventuali agenti inquinanti; - muovere le braccia lentamente e dolcemente per evitare turbolenze; - ridurre al minimo l’entrata e l’uscita delle braccia; - non ostruire la griglia anteriore con fogli, pipette o altri materiali e realizzare tutte le operazioni sotto cappa ad almeno 10-15 cm dalla griglia anteriore di lavoro; - disporre all’interno della cappa soltanto i materiali e le attrezzature richieste, posizionandoli verso il bordo posteriore della superficie, lontano dalla griglia anteriore della cappa; - non introdurre mai oggetti di lavoro non strettamente necessari (carta, penne…); - pulire prima e dopo ogni reazione di PCR le pareti e la superficie con etanolo al 96%; analogamente, le superfici di tutti i materiali sotto cappa devono essere puliti con etanolo al 96%; - dopo l’uso, attendere qualche minuto prima di spegnere la cappa; - mettere subito il pannello di chiusura ed accendere la lampada a raggi U.V., assicurandosi che non sia presente DNA sui piani di lavoro del laboratorio, anche se il vetro scherma i raggi U.V. Da ultimo, si riporta uno schema che mette in relazione diversi risultati falsati con le possibili fonti di errore e con le azioni correttive da mettere in atto. Verifica dei passaggi operativi Risultato Possibile fonte di errore Nessun amplificato, ne’ dal DNA di controllo ne’ dal DNA campione Taq polimerasi inattiva o assente dalla mix di reazione Programma di PCR errato Gene endogeno non amplificato nella Nessun o insufficiente DNA reazione di controllo del DNA estratto. campione, DNA del campione di Inibizione della PCR per controllo amplificato sostanze inibitorie. Inibizione da troppo DNA. Controllo dell'NTC positivo Controllo di estrazione positivo per l'amplificato transgenico. aree-tematiche-19-6-07-1 Azione correttiva Usare nuova polimerasi. Controllare il programma. Usare una quantità maggiore o minore di DNA. Rifare l’estrazione. Rifare la PCR. Contaminazione con DNA Controllare le soluzioni. Irradiare durante la preparazione o dei con UV le pipette e le plastiche reagenti per la PCR o della mix. utilizzate. Ripetere la PCR. Se il problema si ripete è necessario rivedere l’intera procedura. Contaminazione con DNA o del Controllare le soluzioni. materiale o del campione Ripetere l'estrazione e la PCR. durante l'estrazione del DNA. 194 4. Pomodoro: verifica dell’amplificabilità del DNA Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si propone l’impiego di primer disegnati sulla sequenza del gene endogeno tomatina, come descritto in H. Broll et. al(11). L’esperienza condotta consente di confermare la validità del protocollo. Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue. Reagenti Concentrazione finale a pozzetto PCR Buffer MgCl2 Solution BSA Primer trnLc Primer trnLd dNTPs DNA Polymerase Acqua DNA Templato (50ng/l ) • Primers: • • Amplificato: Ciclo PCR: Denaturazione iniziale Denaturazione Annealing Extension Final Extension Stoccaggio 1X 2.5 mM 2 µg/µl 0.25µM 0.25 µM 0.2 mM 1U/25 µl A volume finale 25 µl 50 ng/reazione ToF 5’-GTG AGG TTC GCG TGC TGC CTG-3’ ToR 5’-CGC ACC CGA CAT CCC GAA AAC-3’ 236 bp Temperatura (°C) 95 95 64 72 72 4 Tempo (min.) 7:00 00:30 00:30 01:00 3:00 ∞ Numero Cicli 1 50 1 5. Patata: verifica dell’amplificabilità del DNA Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si propone l’impiego di primer universali per sequenze specifiche del cloroplasto, come descritto in Tarbelet et. al(12). L’esperienza condotta consente di confermare la validità del protocollo. Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue. aree-tematiche-19-6-07-1 195 Reagenti PCR Buffer MgCl2 Solution BSA Primer trnLc Primer trnLd dNTPs DNA Polymerase Acqua DNA Templato (50ng/l ) • Primers: • • Amplificato: Ciclo PCR: Concentrazione finale a pozzetto 1X 2.5 mM 2 µg/µl 0.25µM 0.25 µM 0.2 mM 1U/25 µl A volume finale 25 µl 50 ng/reazione trnLc: 5’-GCA AAT CGG TAG ACG CTA CG-3’ trnLd: 5’-GGG GAT AGA GGG ACT TGA AC-3’ 298-653 bp Temperatura (°C) 94 94 53 72 72 4 Denaturazione iniziale Denaturazione Annealing Extension Final Extension Stoccaggio Tempo (min.) 5:00 01:00 01:00 02:00 7:00 ∞ Numero Cicli 1 35 1 6. Barbabietola da zucchero: verifica dell’amplificabilità del DNA Amplificazione del DNA estratto Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si sono impiegati primer universali per il cloroplasto. Per le sequenze, si è utilizzato il lavoro Tarbelet et al.(12). L’esperienza condotta consente di confermare la validità del protocollo. Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue. Reagenti Concentrazione finale a pozzetto PCR Buffer 1X MgCl2 Solution 2.5 mM BSA 2 µg/µl Primer trnLc 0.25µM Primer trnLd 0.25 µM dNTPs 0.2 mM DNA Polymerase 1U/25 µl A volume finale 25 µl Acqua DNA Templato (50ng/l ) aree-tematiche-19-6-07-1 50 ng/reazione 196 • Primers: • • Amplificato: Ciclo PCR: Denaturazione iniziale Denaturazione Annealing Extension Final Extension Stoccaggio aree-tematiche-19-6-07-1 trnLc: 5’-GCA AAT CGG TAG ACG CTA CG-3’ trnLd: 5’-GGG GAT AGA GGG ACT TGA AC-3’ 298-653 bp Temperatura (°C) 94 94 53 72 72 4 Tempo (min.) 5:00 01:00 01:00 02:00 7:00 ∞ 197 Numero Cicli 1 35 1 BIBLIOGRAFIA (1) Norme ISTA – Vengono aggiornate annualmente. Possono essere ordinate presso il Segretariato (www.seedtest.org/en/home.html) (2) “Metodi ufficiali di analisi per le sementi” – D.M. 22 dicembre 1992 – Supplemento ordinario alla G.U. N° 2 del 4 gennaio 1993 (3) UNECE Standard S-1 concerning the marketing and commercial qualità of Seed Potatoes, 2006 Edition (4) D.P.R. 8 ottobre 1973, n. 1065 – G.U. 10 aprile 1974, n. 95 (5) www.envirologix.com/library/as010sbinsert.pdf (6) www.agbios.com/dbase.php (7) “Sampling and DNA extraction of sugar beet H7-1 - Report from the Validation of the “CTAB Precipitatio/Genomic-tip” method for DNA extraction from ground sugar beet seeds”. Approvato dal CRL (http://gmo-crl.jrc.it/summaries/H7-1-DNAExtr_sampl.pdf) (2006) (8) “Event-specific method for the quantitation of sugar beet line H7-1 using real-time PCR – Protocol. Approvato dal CRL (http://gmo-crl.jrc.it/summaries/H7-1-Protocol%20Validated.pdf) (2006) (9) “Sampling And DNA extraction of Potato – Report From the Validation of a “CTAB/Microspin” Method for DNA extraction from Freeze-dried Potato Tubers”. Approvato dal CRL (http://gmocrl.jrc.it/doc/EH92-527-1_DNAExtr_sampl.pdf ) (2006) (10) “Event-specific Method for the Quantification of Amylopectin Potato Event EH92-527-1 usin Real-time PCR – Protocol. Approvato dal CRL (http://gmo-crl.jrc.it/doc/EH92-527-Validated_method.pdf) (2006) (11) Broll H., Jansen B., Spiegelberg A., Leffke A., Zagon J., Schauzu M.: “DNA-analytisches Nachweisverfahren füf gentechnisch veränderte Tomaten in Tomatenprodukten” – Deutsche Lebensmittel-Rundschau I 95. Jahrgang, Heft 2 (1999) (12) Taberlet P., Gielly L., Patou G., Bouvet J.: “Universal primers for amplification of three non-coding regions of chloroplast DNA” – Plant Molecular Biology 17: 1105-1109 (1991) aree-tematiche-19-6-07-1 198 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Programma Interregionale "Sviluppo rurale" INNOVAZIONE E RICERCA Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano sementiero - Interventi a carattere generale Area tematica 3 "MESSA A PUNTO DI LINEE GUIDA PER LA INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI RINTRACCIABILITA' PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI SEMENTIERI" aree-tematiche-19-6-07-1 199 MESSA A PUNTO DI LINEE GUIDA PER LA INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI RINTRACCIABILITA' PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI SEMENTIERI INDICE 1 2 INTRODUZIONE 201 1.1 Premessa 201 1.2 Finalità 202 RINTRACCIABILITA' DELLA PRODUZIONE 202 2.1 Seme impiegato 203 2.2 Azienda di moltiplicazione 203 2.3 Richiedente la certificazione 203 2.4 Caratteristiche della coltura 204 2.5 Trasferimento prodotto 204 2.6 Stabilimento sementiero 204 2.7 Campione da sottoporre ad analisi 206 2.8 Risultati di analisi 206 2.9 Trasferimento all’utilizzatore 207 2.10 Utilizzatore 208 MODALITA’ ORGANIZZATIVE 208 3.1 Autorità di vigilanza 208 3.2 Centro di coordinamento 208 3.3 Partecipazione al sistema di rintracciabilità 209 3.4 Documentazione degli elementi di tracciabilità 209 3.5 Identificazione del prodotto 210 3.6 Sorveglianza sul sistema 211 3.7 Azioni correttive e Sanzioni 211 3 aree-tematiche-19-6-07-1 200 1 1.1 INTRODUZIONE Premessa L'esigenza di disporre di un sistema completo di rintracciabilità della "semente" si va affermando come elemento qualificante di un'agricoltura moderna. Come noto infatti le sementi sono alla base dei processi produttivi agroalimentari. Le scelte varietali e le caratteristiche tecnologiche delle sementi, pertanto, si proiettano oltre le esigenze dell'agricoltore e investono, in un processo continuo, la trasformazione della materia prima e l'utilizzazione del prodotto finale da parte del consumatore. Quest'ultimo esprime esigenze di qualità e sicurezza alimentare, che si sono ormai ampiamente affermate e sono state riconosciute e tradotte in provvedimenti normativi. Sebbene le sementi, in quanto mezzo di produzione, non siano considerate all'interno della normativa comunitaria che regola la rintracciabilità agroalimentare (Reg. CE 178/2002), questi principi si riflettono anche sul mondo delle sementi, parte integrante del sistema produttivo. Un sistema di rintracciabilità consente, nel caso delle sementi, di ricostruire e seguire il percorso che esse seguono attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione, della distribuzione e dell’utilizzazione. I benefici introdotti dalla rintracciabilità nel sistema vanno a vantaggio sia dell'impresa produttrice, sia dell'utilizzatore sia del consumatore. Per le imprese la rintracciabilità è uno strumento per disporre di informazioni sistematiche per qualificare la produzione attraverso la conoscenza della sua origine e garantire la veridicità delle informazioni sulle caratteristiche del prodotto. Fra le maggiori opportunità per l'impresa, si evidenzia la possibilità di differenziare le proprie produzioni sul mercato. La rintracciabilità rappresenta un beneficio per l'intera filiera riducendo la necessità di registrazione delle informazioni da parte della singola impresa perché già presenti nel sistema. Ciò comporta anche un contenimento dei costi complessivi evitando duplicazioni e/o sovrapposizioni di operazioni di registrazione. Inoltre nel caso in cui fosse necessario recuperare produzioni già poste in vendita, l'operazione risulterebbe più agevole e rapida consentendo di salvaguardare l'immagine aziendale. Dal punto di vista dell'utilizzatore e del consumatore finale i benefici sono rappresentati dalla possibilità di scelta del prodotto in funzione della zona di provenienza e delle modalità di aree-tematiche-19-6-07-1 201 produzione, anche in funzione delle maggiori garanzie sull'origine e sull'identificazione dei diversi ingredienti dei prodotti alimentari. La trasparenza del processo limita di fatto l'eventuale possibilità di comportamenti fraudolenti o dichiarazioni improprie e offre maggiori garanzie all'utilizzatore sull'efficacia dei controlli che risultano semplificati. Per ottenere questo risultato occorre iniziare dalla messa a punto di linee guida su cui basare il sistema di rintracciabilità che permetta di documentare la storia della semente e di individuare i responsabili di ciascuna fase produttiva. 1.2 Finalità Scopo delle linee guida è di identificare gli elementi che dovranno essere oggetto di registrazione e verifica, integrandoli con quelli già previsti dalle disposizioni e dalle procedure che presiedono alla certificazione ufficiale delle sementi. In primo luogo tali elementi dovranno permettere l'identificazione certa del prodotto e l'individuazione del responsabile di ciascuna fase produttiva. Dovranno inoltre consentire di disporre di tutte le informazioni concernenti l'origine e le caratteristiche intrinseche del prodotto. Finalità importante è anche l'identificazione di un modello organizzativo che comprende un centro di coordinamento in grado di fornire un servizio innovativo alla filiera mediante raccolta dati, costituzione di una banca dati di agevole consultazione per le figure interessate. Le linee guida, allo scopo di valorizzare le produzioni, identificheranno modalità per il riconoscimento delle produzioni tracciate. 2 RINTRACCIABILITA' DELLA PRODUZIONE Con riferimento alle sementi, per "rintracciabilità" si intende la possibilità di ricostruire e seguire il percorso di una semente, attraverso tutte le fasi della produzione della lavorazione e della distribuzione. Per le diverse fasi della produzione di sementi vengono qui identificate le informazioni (tracce) che è necessario acquisire per creare il percorso informativo che a ritroso consente di assicurare la rintracciabilità. aree-tematiche-19-6-07-1 202 2.1 Seme impiegato Il seme utilizzato per l'istituzione delle colture dovrà essere identificato attraverso i seguenti elementi: 1) specie 2) varietà 3) categoria 4) lotto 5) anno di produzione 6) estremi dei cartellini di certificazione (n° progressivo dell'etichetta) 7) quantità di seme impiegato 8) ditta produttrice 9) fornitore 10) caratteristiche del lotto (purezza fisica, germinabilità, semi estranei, stato fitosanitario e determinazione OGM ove il caso lo richieda) 2.2 Azienda di moltiplicazione Per l'azienda agricola in cui avviene la moltiplicazione del seme devono essere acquisiti i seguenti dati: 2.3 1) denominazione 2) indirizzo 3) conduttore dell'azienda CF o partita IVA o CUA 4) appezzamento - identificazione (dati catastali) - superficie coltivata a seme - lotto di seme e quantità impiegati su ciascun appezzamento Richiedente la certificazione Per il richiedente la certificazione saranno acquisiti i seguenti dati: 1) denominazione 2) indirizzo 3) partita IVA o CUA 4) estremi della licenza sementiera (qualora si tratti di titolare di licenza) aree-tematiche-19-6-07-1 203 2.4 Caratteristiche della coltura Caratteristiche della coltura ed esito dei controlli ai fini della certificazione: dati da acquisire 1) coltivazioni precedenti 2) isolamento 3) purezza varietale 4) impurità varietali 5) impurità specifiche 6) malattie 7) avversità 8) altre varietà coltivate 9) giudizio (ettari approvati/disapprovati - produzione prevista) 10) tecnico che effettua i controlli ai fini della certificazione 11) caratteristiche del lotto (purezza fisica, germinabilità, semi estranei, stato fitosanitario e determinazione OGM ove il caso lo richieda) 2.5 Trasferimento prodotto Le informazioni che devono essere acquisite nella fase di trasferimento del prodotto dall'azienda agricola alla ditta sementiera sono: 2.6 1) estremi identificativi del trasportatore 2) estremi identificativi del lotto 3) data trasferimento 4) quantitativo trasferito 5) stato del prodotto e contenitori utilizzati 6) modalità di identificazione del prodotto Stabilimento sementiero Le informazioni che devono essere acquisite all'atto del conferimento sono: 1) dati del prodotto in natura: • specie • varietà aree-tematiche-19-6-07-1 204 2) • categoria • numero di lotto • quantità • estremi identificativi dell’azienda moltiplicatrice • indirizzo dell’azienda moltiplicatrice lavorazione del prodotto in natura • estremi della ditta selezionatrice • indirizzo dello stabilimento • modalità di stoccaggio, ubicazione e identificazione del prodotto (se il lotto non viene immagazzinato singolarmente occorre registrare anche gli estremi identificativi degli altri lotti con cui viene coacervato) • data di inizio lavorazione • identificazione della linea di lavorazione (se presso lo stabilimento ne esiste più di una) e, se del caso, delle macchine utilizzate • quantità sottoposta a lavorazione • quantità ottenuta dalla lavorazione • quantità scartata • trattamento chimico (all’occorrenza, principio attivo, prodotto commerciale dosaggio) • peso delle confezioni • numero di confezioni • tipologia di confezione • numerazione dei cartellini ufficiali di certificazione impiegati • categoria di certificazione attribuita al seme selezionato • data di termine lavorazione • destinazione del prodotto Qualora le operazioni di lavorazione comportassero il trasferimento del prodotto presso stabilimenti terzi, lo stesso deve essere dichiarato e documentato attraverso l’acquisizione di tutti gli elementi sopra riportati riferiti alle specifiche fasi di lavorazione. Tutte le confezioni, al termine della lavorazione, devono riportare un codice a barre che può essere incluso sull’etichetta ufficiale di certificazione e che permetta la lettura ottica delle informazioni su di esse riportate. aree-tematiche-19-6-07-1 205 E’ rilevante sottolineare che dal momento dell’applicazione delle etichette ufficiali alle confezioni, la semente prodotta risulta sempre identificabile con certezza e può essere assicurata sia una completa rintracciabilità sia la reperibilità di tutte le informazioni relative alle caratteristiche qualitative e tecnologiche connesse, considerato che ogni etichetta e quindi ogni singola confezione è numerata progressivamente. 2.7 Campione da sottoporre ad analisi Il campione deve essere identificato dai seguenti elementi: 1) data del prelievo 2) tecnico che ha effettuato il prelievo 3) peso del campione 4) Ditta che ha effettuato la lavorazione 5) Azienda moltiplicatrice 6) Comune dell’azienda moltiplicatrice 7) Specie 8) Varietà 9) Categoria 10) Lotto 11) Peso del lotto 12) Tipo di trattamento chimico 13) Numerazione dei cartellini utilizzati Tutte i campioni devono riportare un codice a barre, che permetta la lettura ottica delle informazioni su di esso riportate. 2.8 Risultati di analisi I certificati di analisi devono riportare i seguenti elementi: 1) Estremi identificativi del Laboratorio di analisi 2) data di ricevimento del campione 3) estremi identificativi del campione a. Ditta che ha effettuato la lavorazione del lotto b. Azienda moltiplicatrice c. Specie aree-tematiche-19-6-07-1 206 d. Varietà e. Categoria f. Lotto g. Peso del lotto h. Tipo di trattamento chimico 4) Risultati di analisi a. Purezza fisica b. Germinabilità c. Determinazione della presenza di semi estranei d. Altre determinazioni (secondo il caso) i. Impurità varietali ii. Peso dei mille semi iii. Germia iv. Stato fitosanitario v. Umidità vi. Analisi OGM vii. Altre analisi 2.9 5) Riferimento al metodo di analisi 6) Data di emissione del certificato di analisi 7) Responsabile del Laboratorio Trasferimento all’utilizzatore Nel trasferimento delle sementi dallo stabilimento di produzione alla rete di vendita deve essere documentato ogni passaggio. Le confezioni di sementi, già etichettate con cartellini di certificazione ufficiali, devono essere accompagnate da fattura o altro documento di trasporto riportante i seguenti elementi: 1) estremi identificativi del trasportatore 2) data trasferimento 3) quantitativo trasferito 4) numero di colli 5) tipologia di confezione 6) specie 7) varietà aree-tematiche-19-6-07-1 207 8) lotto 9) categoria 10) numerazione riportata sulle etichette ufficiali di certificazione 2.10 Utilizzatore L’utilizzatore delle sementi è tenuto a registrare i seguenti elementi: 1) specie 2) varietà 3) lotto 4) categoria 5) numerazione riportata sulle etichette ufficiali di certificazione 6) quantitativo 7) numero di confezioni unitarie 8) peso unitario delle confezioni Queste informazioni vengono integrate con gli elementi che consentano di collegare con certezza le sementi con gli appezzamenti in cui verranno utilizzate. A questo stadio, il processo di rintracciabilità delle sementi viene trasferito al sistema di rintracciabilità previsto per le produzioni agroalimentari dal Regolamento CE 178/2002. 3 3.1 MODALITA’ ORGANIZZATIVE Autorità di vigilanza Il sistema richiede l’istituzione di un’Autorità di vigilanza che potrà anche essere individuata nell’ambito dell’Amministrazione regionale, il cui compito è quello di controllare l’attività del Centro di coordinamento e irrogare sanzioni, ove previsto. L’Autorità di vigilanza autorizza l’adesione al sistema dei soggetti interessati. 3.2 Centro di coordinamento Il modello organizzativo che assicuri la rintracciabilità delle sementi deve essere basato su una banca dati nella quale confluisca il flusso di elementi progressivamente acquisiti nelle diverse fasi della produzione, della trasformazione, della distribuzione e dell’utilizzazione. aree-tematiche-19-6-07-1 208 Il programma di gestione della banca dati deve effettuare la verifica della congruità dei dati in entrata con quelli precedentemente acquisiti e riferiti allo stesso lotto, prima del loro consolidamento. Occorre prevedere un “Centro di coordinamento”, cui affidare la gestione della banca dati e la verifica della regolarità del flusso di informazioni. Modalità e tempi per il trasferimento delle informazioni al Centro di coordinamento devono essere definiti. La consultazione delle informazioni contenute nella banca dati sarà regolamentata attraverso un sistema di codici di accesso che consenta ad ogni figura partecipante al sistema di rintracciabilità di ottenere quelle di propria competenza. A ogni tipologia di figura (azienda moltiplicatrice, trasportatore, ditta sementiera, utilizzatore ecc.) corrisponderà un codice di accesso che renderà automaticamente disponibile il set di informazioni consentite. Per la realizzazione del sistema occorre disporre di un adeguato supporto informatico che renda possibile il collegamento di tutte le figure interessate con il Centro di coordinamento. 3.3 Partecipazione al sistema di rintracciabilità I soggetti che intendono partecipare al sistema devono presentare richiesta al Centro di coordinamento che provvederà a esperire l’istruttoria e, nel caso di esito favorevole, a trasmettere la documentazione all’Autorità di vigilanza che ne autorizzerà l’adesione. La documentazione presentata dovrà includere: 3.4 • domanda di adesione • una dichiarazione di impegno a rispettare le norme che regolano il sistema di rintracciabilità • un manuale di procedure da adottare presso il richiedente Documentazione degli elementi di tracciabilità Sulle base di direttive comunitarie, la commercializzazione dei prodotti sementieri è soggetta a certificazione ufficiale o controlli sotto sorveglianza da parte di un Organismo ufficiale (in Italia l’Ente Nazionale Sementi Elette). Gli accertamenti eseguiti ai fini della certificazione delle sementi permettono di acquisire buona parte degli elementi necessari alla realizzazione di un efficace sistema di rintracciabilità e, allo aree-tematiche-19-6-07-1 209 stesso tempo, garantiscono il controllo, da parte di un Organismo indipendente, della qualità della produzione e la verifica degli elementi informativi acquisiti. Tra le fasi di produzione delle sementi precedentemente identificate, i controlli ai fini della certificazione permettono di acquisire e controllare le informazioni relative a: • Seme impiegato • Azienda di moltiplicazione • Richiedente la certificazione • Caratteristiche della coltura • Stabilimento sementiero • Campione da sottoporre ad analisi • Risultati di analisi E’ necessario pertanto integrare nel sistema di rintracciabilità le informazioni relative a: • Trasferimento del prodotto dall’azienda agricola alla ditta sementiera • Conferimento del seme in natura alla ditta sementiera • Eventuali trasferimenti fra ditte sementiere per lavorazioni intermedie • Trasferimento all’utilizzatore tramite la rete di distribuzione • Utilizzatore e impiego delle sementi La documentazione relativa alle diverse fasi di produzione deve essere conservata per almeno cinque anni presso l’azienda agricola o la ditta sementiera, il distributore, l’utilizzatore, ognuno per la rispettiva competenza. 3.5 Identificazione del prodotto Il sistema descritto permette di identificare la produzione attraverso il codice a barre o la numerazione progressiva delle etichette ufficiali di certificazione apposte sulle confezioni. Questi elementi rappresentano il punto di partenza per attivare la rintracciabilità della produzione e l’acquisizione di tutte le informazioni connesse. Va sottolineato che, in ogni caso, a partire da ciascuno degli elementi registrati è possibile realizzare una completa rintracciabilità sia verticale sia orizzontale. aree-tematiche-19-6-07-1 210 Nel primo caso, tra l’altro, è possibile risalire al lotto originario attraverso tutte le successioni genealogiche realizzate; nel secondo, è possibile rintracciare la destinazione di tutte le confezioni dello stesso lotto e tutti i lotti correlati. Per rendere facilmente riconoscibili le sementi ottenute nell’ambito del sistema di rintracciabilità è necessario che un apposito logo sia riprodotto su tutte le confezioni. Il logo, oltre a dare evidenza dell’applicazione concreta del sistema, consente, allo stesso tempo, l’impostazione di strategie commerciali di promozione delle sementi prodotte. 3.6 Sorveglianza sul sistema La sorveglianza sul corretto funzionamento del sistema può essere assicurata dal Centro di coordinamento che, oltre a essere un Organismo indipendente, dispone delle informazioni necessarie. La sorveglianza comporta visite ispettive periodiche (almeno una ogni anno) presso le figure aderenti al sistema per accertare: • che siano rispettate le prescrizioni di partecipazione al sistema • che la documentazione sia tenuta regolarmente agli atti per il tempo prescritto • la congruità della documentazione con le informazioni fornite al Centro di coordinamento e con l’attività svolta 3.7 Azioni correttive e Sanzioni Qualora nel corso dell’attività di sorveglianza, il Centro di coordinamento riscontri difformità nell’applicazione delle norme previste, segnala le non conformità all’interessato e prescrive le azioni correttive da adottare e il periodo di tempo concesso per la soluzione del problema. Dei rilievi formulati viene data contestualmente comunicazione all’Autorità di vigilanza. Nel caso in cui i le azioni correttive prescritte non vengano messe in atto nei tempi previsti, o in caso di recidiva, il Centro di coordinamento segnalerà la situazione all’Autorità di vigilanza per i provvedimenti di competenza. Qualora nel corso dell’attività di sorveglianza, venissero rilevate irregolarità, il Centro di coordinamento provvederà a darne comunicazione all’Autorità di vigilanza per i provvedimenti di competenza. aree-tematiche-19-6-07-1 211 L’Autorità di vigilanza provvederà, a comminare sanzioni effettive proporzionate e dissuasive, che potranno comprendere l’esclusione dal sistema di rintracciabilità, sempre che il fatto non costituisca più grave reato. aree-tematiche-19-6-07-1 212 ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE MILANO Programma Interregionale "Sviluppo rurale" INNOVAZIONE E RICERCA Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano sementiero - Interventi a carattere generale Area tematica 4 "DEFINIZIONE DI LINEE GUIDA NAZIONALI PER IL RILASCIO DELLE LICENZE SEMENTIERE" aree-tematiche-19-6-07-1 213 DEFINIZIONE DI LINEE GUIDA NAZIONALI PER IL RILASCIO DELLE LICENZE SEMENTIERE INDICE 1 2 INTRODUZIONE 215 1.1 Premessa 215 1.2 Stato dell’arte 215 1.3 Finalità 216 ASPETTI CRITICI 217 2.1 Attività soggetta al rilascio della licenza sementiera 217 2.2 Requisiti necessari per ottenere la licenza 217 2.3 Facsimile della domanda di rilascio 218 2.4 Classificazione dei gruppi di specie e della tipologia di attività 219 2.5 Organismo competente per il rilascio della licenza 219 2.6 Commissione regionale 219 2.7 Criteri per il rilascio della licenza 220 2.8 Rilascio della licenza 220 2.9 Notifica dei provvedimenti 220 2.10 Revoca o sospensione della licenza 220 2.11 Pagamento 221 Elenco delle ditte sementiere operanti in Italia nella campagna 2004/2005 222 Tabella 1 e indicazione delle specie prodotte (specie agricole) Tabella 2 Elenco delle ditte operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e 235 indicazione delle specie prodotte (specie ortive) Tabella 3 Distribuzione geografica per tipologia di attività delle Ditte sementiere 241 operanti in Italia Allegato 1 Elenco analitico delle macchine ed attrezzature necessarie per la selezione 242 delle sementi Allegato 2 Richiesta di autorizzazione per l’esercizio di attività’ sementiera 243 Allegato 3 Specie o gruppi di specie 247 Allegato 4 Fac-simile dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività 248 aree-tematiche-19-6-07-1 214 1 INTRODUZIONE 1.1 Premessa L’esercizio della produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri è subordinato al rilascio di una apposita licenza. L’articolo 2 della legge n. 1096 del 25 novembre 1971 prevede che una apposita Commissione Regionale esprima un parere di idoneità. La normativa sementiera nazionale attribuisce la qualifica di “produttore di sementi” alle imprese che lavorano le sementi e gli altri materiali di moltiplicazione selezionandoli, depurandoli dalle scorie e confezionandoli per il commercio (allegato 3 alla legge 25-11-1976). La licenza deve essere richiesta al Presidente della Camera di Commercio, Industria Artigianato e Agricoltura della Provincia in cui ha sede lo stabilimento di produzione delle sementi, salvo in quelle Regioni e Province Autonome come l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia e la Provincia di Bolzano che hanno individuato nell’ambito delle proprie strutture i servizi competenti al rilascio della licenza. Attualmente le licenze sono rilasciate dai servizi fitosanitari in Emilia Romagna, Lombardia e Provincia di Bolzano, mentre in Piemonte è il Presidente della giunta che autorizza l’esercizio dell’attività sementiera. La licenza non è richiesta per la produzione del materiale sementiero da parte dell’agricoltore moltiplicatore e per il e per la cessione dai produttori agricoli a ditte titolari di licenza. La licenza non è altresì richiesta agli Istituti pubblici di ricerca e sperimentazione per la produzione di sementi di base o generazioni precedenti, appartenenti a varietà di propria costituzione. Limitatamente alle sementi ortive della categoria standard è possibile effettuare operazioni di riconfezionamento anche alle imprese in possesso della ex licenza prefettizia di cui alla legge 18 giugno 1931 n° 987. 1.2 Stato dell’arte Le ditte sementiere operanti in Italia (tabella 1 e 2), al dicembre 2005, per la produzione e commercializzazione di piante agrarie sono 335, mentre le ditte sementiere operanti nel settore delle ortive sono 97. La ripartizione geografica e la tipologia di attività sono riportate nella tabella n° 3: L’attività di lavorazione delle sementi è diffusa in tutte le regioni ad esclusione della Valle d'Aosta e della Liguria. aree-tematiche-19-6-07-1 215 La maggior concentrazione di operatori sementieri si registra nelle seguenti regioni: Emilia Romagna ( 14,4%) Puglia (14,1%) Sicilia (12,1%) Veneto (11,6%), Lombardia ( 9%), Piemonte ( 8,2%). In Emilia Romagna operano ditte che selezionano sementi appartenenti a tutte le filiere produttive, nel caso della Puglia invece l’attività prevalente riguarda i cereali. A livello nazionale il settore maggiormente rappresentato è quello cerealicolo con 205 imprese di cui 134 operano esclusivamente su cereali; per le foraggere quelle specializzate sono 65 ditte e altre 67 affiancano altre specie, così come 5 operano in esclusiva sulla barbabietola mentre altre 8 lavorano anche altre sementi. Si deve sottolineare che per la patata l’attività è interamente specializzata. Le licenze sementiere rilasciate dalle C.C.I.A.A. provinciali e dai Servizi Fitosanitari Regionali, mostrano una situazione piuttosto disomogenea anche all’interno di una stessa Regione. Si possono trovare, infatti, licenze rilasciate senza indicazione delle specie (ad esempio con la dicitura generica “per le specie previste dall’all. 2 della Legge 1096/71) e licenze rilasciate non solo per singole specie e per determinati quantitativi massimi consentiti, ma anche con l’indicazione delle varietà per le quali è permessa la produzione e la commercializzazione. Inoltre, in alcuni casi sono regolamentate chiaramente anche lavorazioni particolari, quali il solo riconfezionamento di prodotto o la sola concia delle sementi, con l’indicazione dei macchinari utilizzati. Anche a questo proposito non tutte le Commissioni Regionali preposte al parere sull’idoneità tecnica della Ditta sementiera richiedente la licenza utilizzano, nell’ambito delle loro procedure, un elenco di macchinari specifici obbligatori o consigliati per la produzione delle diverse specie di sementi. 1.3 Finalità Il presente documento, partendo dall’attuale situazione nazionale relativa alle licenze in possesso delle ditte sementiere, si propone di fornire una modalità armonizzata per il rilascio dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sementiera. A tale scopo richiamati gli aspetti normativi a cui ci si deve attenere, il documento si propone di mettere a punto le modalità e procedure con cui operare. In particolare prenderà in considerazione le attività soggette a licenza, i requisiti necessari per ottenerla, i criteri di scelta dell’organismo regionale competente e la composizione della commissione tecnica. Proporrà i criteri per il rilascio e le procedure per la notifica e la revoca, nonché la possibilità di introdurre un compenso a favore dell’amministrazione interessata, i fac-simili della modulistica da utilizzare e i necessari allegati tecnici. aree-tematiche-19-6-07-1 216 2 ASPETTI CRITICI 2.1 Attività soggetta al rilascio della licenza sementiera Devono presentare la domanda i soggetti che intendono produrre le sementi a scopo di vendita. Come già precisato si intende produzione di sementi quella effettuata da imprese che lavorano le sementi e gli altri materiali di moltiplicazione selezionandoli, depurandoli dalle scorie e condizionandoli per il commercio, qualunque ne sia l’entità e la cui attività sia indirizzata, anche saltuariamente, ai fini industriali o commerciali. E’ altresì considerata produzione a scopo di vendita quella effettuata da cooperative, consorzi, associazioni, aziende agrarie ed altri enti, anche se al solo scopo della distribuzione ai propri associali, compartecipanti, coloni, mezzadri e dipendenti. E’ inoltre considerata produzione a scopo di vendita la lavorazione dei prodotti sementieri effettuata per conto terzi o comunque per la distribuzione. Non è considerata produzione a scopo di vendita la fornitura di sementi a organismi ufficiali di valutazione e ispezione nonché la fornitura di sementi a prestatori di servizi per lavorazione o imballaggio, purché essi non acquisiscano titoli sulle sementi fornite. La domanda deve essere presentata dagli interessati prima di iniziare l’attività, questa non può essere esercitata fino al rilascio dell’autorizzazione. 2.2 Requisiti necessari per ottenere la licenza Le ditte sementiere che intendono chiedere l’autorizzazione per produrre sementi debbono essere iscritte al Registro delle imprese presso la competente Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura (CCIAA), a norma dell’art. 8 della Legge 29 dicembre 1993, n. 580. La ditta deve disporre di locali e di attrezzature tecniche idonee e sufficienti per svolgere razionalmente l’attività di produzione di sementi descritta nella domanda di autorizzazione. Per ciascun gruppo di specie devono essere almeno disponibili le attrezzature elencate nell’allegato n° 1. Nel caso di ditte sementiere che siano anche titolari di licenza mangimistica, le linee di produzione e i locali di servizio dovranno essere fisicamente separate. aree-tematiche-19-6-07-1 217 Il richiedente, per ottenere l’autorizzazione a produrre, deve dimostrare di possedere sufficienti conoscenze professionali, direttamente o tramite una figura tecnica appositamente designata, sulle tecniche di produzione/selezione nonché sulle normative sementiere e fitosanitarie riguardanti le categorie delle sementi per le quali chiede l’autorizzazione a produrre. Nel caso la figura tecnica sia diversa dal legale rappresentante alle dirette dipendenze della ditta, deve essere in possesso di apposito incarico e di relativa accettazione. Tali conoscenze professionali devono essere descritte in un sintetico curriculum e si intendono acquisite previo superamento, con esito favorevole, di un corso di formazione con colloquio finale organizzato dall’Ufficio dell’Ente Nazionale Sementi Elette, competente per territorio. 2.3 Facsimile della domanda di rilascio La domanda di rilascio della licenza sementiera deve essere presentata su apposito modulo, il cui facsimile è riportato in allegato (allegato 2) La domanda dovrà essere corredata dai seguenti documenti: 1) Certificato di attribuzione del numero di partita IVA; 2) Certificato di iscrizione al Registro ditte della C.C.I.A.A.; 3) Attestazione della disponibilità dei locali destinati all’esercizio dell’attività. 4) Planimetria evidenziante gli spazi destinati all’attività sementiera; 5) Descrizione sintetica dell’attività che si intende esercitare, con puntuale riferimento agli impianti ed all’attrezzatura disponibile elencata nella richiesta di autorizzazione; 6) Documentazione relativa ai requisiti posseduti dal titolare o dalla figura tecnica (il titolo di studio o professionale se posseduto, sintetico curriculum, etc.). 7) Qualora la responsabilità tecnica sia stata affidata a persona diversa dal legale rappresentante, allegare la lettera di incarico con la relativa accettazione dell’interessato. 8) Attestato di partecipazione con esito favorevole al corso di formazione ENSE. 9) Una marca da bollo del valore legale in corso che verrà applicata dall’Organo competente sulla licenza sementiera che verrà rilasciata. I documenti di cui ai punti 1), 2) e 3) possono essere trasmessi in originale, in copia autenticata o, in alternativa, mediante una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà. aree-tematiche-19-6-07-1 218 2.4 Classificazione dei gruppi di specie e della tipologia di attività La licenza sementiera viene rilasciata per una specie o per uno o più gruppi di specie elencati nell’allegato 3 e una e più delle tipologie di attività sotto elencate: o Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri o Sconfezionamento / confezionamento o Concia / confettatura o altri trattamenti al seme 2.5 Organismo competente per il rilascio della licenza L’Organismo competente per il rilascio della licenza sementiera deve essere individuato dalla Regione in cui ha sede lo stabilimento, nell’ambito delle strutture delegate alle attività agricole. E’ raccomandato l’affidamento ai Servizi fitosanitari regionali, attualmente istituiti presso tutte le Regioni e operanti in settori affini a quello sementiero e in parte ad esso sovrapposto. 2.6 Commissione regionale Presso l’Organismo competente a livello regionale viene istituita una apposita Commissione, il cui compito sarà quello di vagliare le domande di rilascio della licenza ed esprimere un parere vincolante per il rilascio da parte dell’Organismo regionale. La Commissione dovrebbe comprendere: • Un rappresentante dell’Organismo regionale competente, che la presiede • Due funzionari regionali • Un rappresentante dell’Ufficio competente per territorio dell’Ente Nazionale Sementi Elette • Un rappresentante delle ditte sementiere • Un rappresentante degli agricoltori • Un rappresentante di Istituzioni scientifiche o tecniche ad indirizzo vegetale operanti nella Regione. L’Organismo regionale competente assicura la funzione di segreteria della Commissione Per ogni componente della Commissione deve essere designato anche un supplente, che parteciperà alle riunioni in caso di assenza del titolare. La Commissione dura in carica quattro anni ed è rinnovabile aree-tematiche-19-6-07-1 219 La riunioni della Commissione sono validamente costituite alla presenza della maggioranza dei sui componenti; Le decisione della Commissione vengono assunte a maggioranza. assoluta dei presenti alla riunione. In caso di parità nella votazione prevale il voto manifestato dal Presidente. La Commissione decide sul rilascio della licenza sulla base di una relazione di uno o più componenti appositamente designati relativa a un sopralluogo delle strutture della ditta sementiera candidata. 2.7 Criteri per il rilascio della licenza La Commissione regionale acquisisce la documentazione relativa alla richiesta, il verbale di sopralluogo presso lo stabilimento esteso dai Componenti incaricati e verifica la sussistenza di tutti i requisiti necessari per il rilascio della licenza. Nel caso in cui, dalla relazione, emergessero carenze che impedissero il rilascio della licenza, la Commissione potrà accordare un periodo di tempo definito per eliminare tali carenze. 2.8 Rilascio della licenza L’organo competente rilascerà la licenza sementiera utilizzando il modello riportato nell’allegato 4. Ogni licenza dovrà essere numerata progressivamente e riportare l’anno di rilascio e l’identificativo della Regione. La Segreteria della Commissione deve provvedere alla tenuta di un archivio cartaceo e informatico dei fascicoli esaminati dalla Commissione e tenere una lista aggiornata delle licenze sementiere in vigore. 2.9 Notifica dei provvedimenti Copia conforme delle licenze rilasciate, nonché di ogni provvedimento successivo di eventuale sospensione o revoca dovrà essere inviato agli Organismi incaricati della certificazione delle Sementi, al Servizio fitosanitario Regionale, al servizio Repressione delle Frodi competenti per territorio. 2.10 Revoca o sospensione della licenza La validità dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sementiera è subordinata al mantenimento, aree-tematiche-19-6-07-1 220 nel tempo, dei requisiti soggettivi e oggettivi posseduti al momento del rilascio. A tal fine la Commissione dispone controlli presso gli stabilimenti con periodicità almeno triennale o, su segnalazione degli Organismi di controllo del materiale sementiero. Nei casi in cui la Commissione riscontri la non conformità ai requisiti che ne hanno determinato il rilascio, può disporre la sospensione, per un periodo di tempo limitato o, se del caso, la revoca della licenza. 2.11 Pagamento Le Regioni possono prendere in considerazione la possibilità di introdurre una modalità di pagamento per il rilascio della licenza aree-tematiche-19-6-07-1 221 TABELLA 1 Elenco delle ditte sementiere operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e indicazione delle specie autorizzate (specie agricole) PROV. STAB. REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA ABRUZZO ABRUZZO CEREALSEMI S.N.C. di Codagnone G. COZZI F.LLI DI COZZI GIUSEPPE & C. ATESSA TERAMO - ROCCIANO ABRUZZO D' EUGENIO SEMENTI SRL SANT'OMERO ATESSA CH PIANO GRANDE DI TORRICELLA TE SICURA SANT'OMERO TE ABRUZZO ABRUZZO MEDITERRANEA SEMENTI S.R.L. STILAGRO S.R.L. MONTORIO AL VOMANO COLLECORVINO TERAMO - Loc. Piane S. Atto COLLECORVINO ABRUZZO VALSANGRO S.R.L. FOSSACESIA BASILICATA BASILICATA BASILICATA AGROALIMENTARE SUD S.p.A. CEREALI TACCONE SAS CONS. AGR. REG. LUCANIA TARANTO 4 21 C.C.I.A.A./CH C.C.I.A.A./TE 25/05/1994 11/05/1982 sulla, lupinella e trifoglio squarroso semi da prato All. 3 L. n° 1096/71 809/AG C.C.I.A.A./TE 29/11/1976 TE PE gen-97 1050 C.C.I.A.A./TE C.C.I.A.A./PE 22/09/1997 29/04/1991 FOSSACESIA CH 6 C.C.I.A.A./CH 04/12/2002 MELFI IRSINA POTENZA MELFI IRSINA GAUDIANO DI LAVELLO PZ MT PZ 1 1 Prot. 508/1 C.C.I.A.A./PZ C.C.I.A.A./MT C.C.I.A.A./PZ 20/12/2005 29/02/2000 09/01/1973 COOP.AGR.LA GENERALE a RL LA VISCIGLIOLA s.r.l. LOIUDICE CEREALCOMMERCIO s.r.l. MARTINO MICHELE SCARAIA GIUSEPPE UNITA' CONTADINA arl CON.AL SRL COOP. AGR. COPRAS COOP. AGR. DEL SAVUTO COOP. AGR. SILANA COOP. CECITA s.r.l. ESPOSITO SALVATORE SRL GERMINAL s.n.c. GENZANO DI LUCANIA GENZANO DI LUCANIA TRICARICO VENOSA IRSINA LAVELLO ROCCA DI NETO SPEZZANO DELLA SILA PARENTI SPEZZANO DELLA SILA CELICO CROTONE REGGIO CALABRIA GENZANO DI LUCANIA GENZANO DI LUCANIA TRICARICO VENOSA IRSINA LAVELLO ROCCA DI NETO SPEZZANO DELLA SILA PARENTI SPEZZANO DELLA SILA CELICO CROTONE REGGIO CALABRIA PZ PZ MT PZ MT PZ KR CS CS CS CS KR RC 1 1 4 2 3 1 3 21 6 11 15 gen-90 1 C.C.I.A.A./PZ C.C.I.A.A./PZ C.C.I.A.A./MT C.C.I.A.A./PZ C.C.I.A.A./MT C.C.I.A.A./PZ C.C.I.A.A./KR C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CZ C.C.I.A.A./RC 09/06/2003 21/04/2005 29/09/2003 28/03/2006 02/05/1997 04/10/2001 25/08/2000 29/11/1996 12/10/1999 06/05/1980 16/01/1990 31/01/2000 29/03/1995 GRANIERI SALVATORE PAESE MARIO SOC. COOP. AGR. FALLISTRO TORNELLO SALVATORE AGRISEMENTI LEBBIOLI s.n.c. di Ciro e U. Lebbioli AGRISEMI MINICOZZI s.r.l. CELICO CELICO SPEZZANO DELLA SILA CELICO SAN TAMMARO CELICO CELICO SPEZZANO DELLA SILA CELICO SAN TAMMARO CS CS CS CS CE 9 27 17 26 6 C.C.I.A.A./CZ C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CS C.C.I.A.A./CE 19/10/1979 07/09/2000 04/01/1993 07/09/2000 12/07/1989 sementi da prato, cereali, semi oleosi, granaglie e affini (sementi da orto), All.3 L. n° 1096/71 graminacee, leguminose, crucifere. colture erbacee da pieno campo, (cereali, graminacee, foraggere, piante oleaginose e da fibra), colture erbacee ortive-ornamentali e da fiore erba medica, lupinella , trifoglio alessandrino, pratense, incarnato e squarroso, sulla, orzo, veccia, favino, piselli, mais, avena e sorgo frumento duro, orzo, cereali minori frumento duro sementi per colture erbacce da pieno campo, comprese le colture ortive, ornamentali e da fiore, sementi di piante agrarie arboree, arbustive e miscugli frumento duro e tenero, cereali minori frumento duro, orzo frumento duro frumento duro e tenero , cereali minori e leguminose frumento duro, favino, orzo, avena frumento duro (varietà diverse) produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri patata patata patata patata produzioni sementiere sementi ortive, ornamentali da fiore, aromatiche, barbabietola e da foraggio patata patata patata patata produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri BASILICATA BASILICATA BASILICATA BASILICATA BASILICATA BASILICATA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CALABRIA CAMPANIA BENEVENTO BENEVENTO BN 4 C.C.I.A.A./BN 18/12/2000 LACEDONIA TORRE DEL GRECO LACEDONIA TORRE DEL GRECO AV NA 15 C.C.I.A.A./ AV C.C.I.A.A./NA 25/10/2005 24/06/1992 CAMPANIA AGRISERVICE SEMENTI s.r.l. FARAONE MENNELLA MARIO & C. s.a.s. FEDELSEME di Fedele D'Urso S.BARTOLOMEO IN GALDO S.BARTOLOMEO IN GALDO BN 2 C.C.I.A.A./BN 18/03/1993 CAMPANIA CAMPANIA CAMPANIA IMI SNC IRPINIA SEM.DI VENUTA G. REINO GIUSEPPE ARIANO IRPINO GESUALDO SAN BARTOLOMEO ARIANO IRPINO GESUALDO SAN BARTOLOMEO IN GALDO AV AV BN 3 2 3 C.C.I.A.A./AV C.C.I.A.A./AV C.C.I.A.A./BN 04/10/1991 22/03/1996 27/02/1997 CAMPANIA CAMPANIA CAMPANIA aree-tematiche-19-6-07-1 E IN 222 SPECIE AUTORIZZATE frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino, veccia, trifoglio, medica, foraggere pratensi frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, fave, trifoglio sementi per colture erbacce, ortive, ornamentali da fiore e miscugli produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri (frumento, avena, orzo) frumento duro e tenero, cereali in genere, erbe foraggere semi da prato e miscugli di semi da prato Frumento, avena, orzo CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA SAN BARTOLOMEO IN GALDO BN 5 C.C.I.A.A./BN 19/09/2002 produzioni sementiere FINALE EMILIA MO 24 C.C.I.A.A./MO 08/02/1988 cereali a paglia, oleaginose, ortive S. GIOVANNI IN PERSICETO S. GIOVANNI IN PERSICETO BO C.C.I.A.A./BO CESENA CESENA FC C.C.I.A.A./FC 08/01/1987 08/02/1988 08/04/1997 cereali a paglia, oleaginose ortive AGRIFRUT ROMAGNA S.C.R.L. 47 24 52 ANCARANI DR. PASQUALE RAVENNA LONGASTRINO FE 12 C.C.I.A.A./RA 20/03/1973 ANSEME SRL CESENA CESENA FC 318 Reg. EMILIA ROMAGNA 13/09/2004 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA AZ. AGR. "LE QUATTRO CASCINE" S. GIORGIO PIACENTINO S. GIORGIO PIACENTINO PC 2 C.C.I.A.A./PC 16/05/1973 Condizionamento di sementi ortive di : sementi standard Produz. Sementiera di: barbabietole, foraggere crucifere, foraggere graminacee, mais, materiali di moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili), miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi, oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore, ortive. foraggere AZ. AGR. LA SALAMANDRIA di Gorra Giorgio, Umberto e Massimo BERGAMASCHI PIETRO S.A.S. ALSENO ALSENO PC 20 C.C.I.A.A./PC 24/07/1989 cereali a paglia PIACENZA PIACENZA PC 1 C.C.I.A.A./PC 16/05/1973 foraggere, ortive BLUMEN s.r.l. PIACENZA LOC. LE MOSE PC 9 C.C.I.A.A./PC 19/12/2001 CAI BOLOGNA-MODENA BOLOGNA S. GIORGIO DI PIANO BO 32 C.C.I.A.A. /BO EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA CAI BOLOGNA-MODENA BOLOGNA S. FELICE SUL PANARO MO 28 C.C.I.A.A. /MO 27/06/1978 12/02/1979 09/02/1990 21/07/2000 05/09/2000 foraggere graminacee e miscugli per tappeti erbosi ortive e ornamentali da fiore cereali foraggere I ampliamento oleaginose II ampliamento VILLANOVA DI CASTENASO BO 21 C.C.I.A.A./BO FERRARA FE 4 C.C.I.A.A./FE 30/05/1973 08/08/1988 29/06/1982 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA CAP PARMA SRL (Stab. Cornocchio) PARMA CORNOCCHIO PR 25 C.C.I.A.A./PR 27/10/1975 frumento tenero e duro, risone, orzo, avena, segale, granoturco, saggina, sorgo, barbabietole, leguminose e graminacee, foraggere, colza, girasole, lino fagioli, piselli, cipolla cereali, orticole, foraggere, patate CAP RAVENNA RAVENNA RAVENNA RA 3 C.C.I.A.A./RA 06/03/1973 colture erbacee da pieno campo CAP REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA CASTEL NUOVO SOTTO RE 15 C.C.I.A.A./RE 01/07/1975 CECOP SRL TOMBOLO FILO DI ALFONSINE RA 2114 08/11/1999 CITTANTI GIAN PAOLO MEDELANA-OSTELLATO MEDELANA-OSTELLATO FE 288 CO.NA.SE. CONSELICE CONSELICE RA 71 Reg. EMILIA ROMAGNA Reg. EMILIA ROMAGNA Reg. EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA CO.NA.SE. CONSELICE S. ZACCARIA RA 71 CO.P.A.P. (COOPERATIVA PRODUTTORI AGLIO PIACENTINO) CONTINENTAL SEM.GUARNIERI C.& MONTICELLI D'ONGINA MONTICELLI D'ONGINA PC TRAVERSETOLO TRAVERSETOLO PR REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CAMPANIA REINO GIUSEPPE & FIGLI EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA AGRI-CENTER di Bellodi e Poppi S.n.c. GALDO SAN BARTOLOMEO GALDO FINALE EMILIA AGRICENTER PERSICETO SRL CANE' ARMANDO E FIGLI S.N.C. di VILLANOVA Paolo e Giuliano Canè CASTENASO CAP FERRARA FERRARA aree-tematiche-19-6-07-1 IN DI FORLI' 223 SPECIE AUTORIZZATE ortive, leguminose foraggere, barbabietola da taglio, da costa e da orto. sementi per colture erbacee da pieno campo (foraggere) ortive, barbabietola, oleaginose, cereali a paglia, miscugli, foraggere leguminose, mais. oleaginose 07/07/2005 18 Reg. EMILIA ROMAGNA C.C.I.A.A./PC cereali, foraggere, bietole da zucchero, piante oleaginose e da fibra produzione sementiera di cerealicole - importazione di materiale da riproduzione. commercio all'ingrosso di: patate da seme - Produzione sementiera di foraggere leguminose a semi minuti. produzione sementiera di: cereali a paglia, foraggere graminacee, foraggere leguminose a seme grosso, foraggere leguminose a semi minuti, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi, oleaginose e da fibra. cereali a paglia, oleaginose e da fibra. 16/07/1981 aglio 2377 Reg. EMILIA 13/01/2005 Importazione di materiale da riproduzione - produzione 04/07/2005 07/07/2005 CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. REGIONE DITTA N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA ROMAGNA C. EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA COOP. AGR. "TRE SPIGHE" CASTEL GUELFO CASTEL GUELFO BO 29 C.C.I.A.A./BO 05/08/1977 COOP. AGR. CESENATE CESENA - MARTORANO CESENA FC 22 C.C.I.A.A./FC 06/07/1973 31/05/1979 13/08/1987 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA COOP. AGRICOLA BERLETA S.R.L. MONTE S. PIETRO ZOLA PREDOSA BO 20 C.C.I.A.A. / BO CREMONINI F.LLI DI G.R. SNC FINALE EMILIA FINALE EMILIA MO 12 C.C.I.A.A./MO 30/05/1973 rinn. 1986 25/08/1975 DANISCO SEED ITALIA S.P.A. GRANAROLO DELL'EMILIA MARTORANO-CESENA FC 374 21/04/2005 barbabietola FANFONI s.r.l. PARMA PARMA PR 01/07/1986 cereali a paglia foraggere, oleaginose e da fibra FERRI LUIGI SEMENTI S.R.L. VIGNOLA VIGNOLA MO 8 35 2036 Reg. EMILIA ROMAGNA C.C.I.A.A./PR Reg. EMILIA ROMAGNA 10/01/2005 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA FLORSILVA ANSALONI SRL BOLOGNA IDICE di S. LAZZARO BO 4 C.C.I.A.A./BO 30/05/1973 importazione di: materiali da riproduzione - Produzione sementiera di: foraggere graminacee, foraggere leguminose a seme grosso, foraggere leguminose a semi minuti, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi ortive, ornamentali e da fiore, piante agrarie arbustive ed arboree KWS ITALIA SPA BOLOGNA BOLOGNA FO 107 15/11/2004 LIMAGRAIN ITALIA SPA BUSSETO BUSSETO PR 1605 Reg. EMILIA ROMAGNA Reg. EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA LION SEEDS ITALIA S.R.L. FERRARA FINALE EMILIA MO 2895 11/01/2005 MARALDI SEMENTI DI DANIELE MARALDI MARTELLI FOSCO CESENA CESENA FC 53 Reg. EMILIA ROMAGNA C.C.I.A.A./FC 02/01/1993 importazione di materiale da riproduzione - Prod. Sementiera di colture industriali importazione di : materiali da riproduzione - Produzione sementiera di: cereali a paglia, oleaginose e da fibra, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi. Confezionamento/riconfezionamento sementi di: mais, sorghi, foraggere leguminose a semi minuti, foraggere graminacee, foraggere leguminose a seme grosso sconfezionamento/confezionamento sementi di: barbabietole Confettatura ed altri trattamenti al seme di: barbabietole barbabietola, ortive, oleaginose FAENZA FAENZA RA 10 C.C.I.A.A./RA 06/03/1973 foraggere MARTINI F.LLI S.P.A. BUDRIO DI LONGIANO BUDRIO DI LONGIANO FC 2 C.C.I.A.A./FC 06/07/1973 EMILIA ROMAGNA PASINI FRANCO RIVALTA RIVALTA RE 30 Reg. EMILIA ROMAGNA 07/07/2005 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA PATFRUT SOC. COOP. ARL BUDRIO MOLINELLA BO 56 C.C.I.A.A./BO 20/09/1999 erbacee da pieno campo, escluse quelle di cui al n. 2, erbacee ortive ornamentali e da fiore, sementi piante agrarie arboree ed arbustive, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli importazione di: materiali da riproduzione - Produzione sementiera di: miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi, foraggere leguminose a semi minuti, foraggere graminacee, foraggere leguminose a seme grosso, sorghi. materiale da moltiplicazione, tuberi, bulbi, rizomi e simili. PIONEER HI-BRED ITALIA SPA SISSA SISSA PR 27 C.C.I.A.A./PR 05/12/1991 PIZZOLI SPA BUDRIO BUDRIO BO 23 C.C.I.A.A./BO PRIMO SEED REGGIO EMILIA REGGIO EMILIA RE 2 EMILIA ROMAGNA RAGGI VIVAI SAS CESENA CESENA FC 63 C.C.I.A.A./RE Prov. Reggio Emilia C.C.I.A.A./FC 15/10/1980 07/03/1986 28/05/1973 24/11/1986 20/01/1988 18/11/1996 ROMAGNA SAPORE E SALUTE aree-tematiche-19-6-07-1 224 22/09/2005 SPECIE AUTORIZZATE sementiera di foraggere, ortive, cereali a paglia, oleaginose e da fibra, sorghi frumento tenero e duro bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore cereali (ampliamento) bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore, mais, oleaginose cereali cereali mais ibridi, oleaginose, foraggere leguminose, cereali a paglia, ortive, sorgo patata da seme miscugli per tappeti erbosi cereali e foraggere (ampliamento) tuberi, bulbi, rizomi, e simili (patata) REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA SPECIE AUTORIZZATE EMILIA ROMAGNA ROMAGNOLI F.LLI SPA BOLOGNA MOLINELLA BO 19 C.C.I.A.A./BO Prov. Bologna EMILIA ROMAGNA S.A.I.S. SOCIETA' AGRICOLA CESENA CESENA FC 12 C.C.I.A.A./FC 30/05/1973 21/08/1986 23/01/1989 06/07/1973 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA S.I.S. SOCIETA' ITALIANA SEMENTI SPA SBRULENBIO di Ceccaroli Cleto IDICE DI S. LAZZARO IDICE DI S. LAZZARO BO 50 C.C.I.A.A./BO 12/06/1995 GEMMANO GEMMANO RN 2964 04/07/2005 SE.FO.BI. SNC di Bizzotto G. e A. TOMBOLO MIGLIARO FE 2535 Reg. EMILIA ROMAGNA Reg. EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA SEMENTI BOLOGNESI SAS BOLOGNA BOLOGNA BO 3 C.C.I.A.A./BO 09/01/1986 SEMENTI SAMOGGIA S.R.L. BOLOGNA CREVALCORE BO 2 C.C.I.A.A./BO 13/03/2003 ortive, materiale di moltiplicazione tuberi, bulbi, rizomi, e simili patata erbacee da pieno campo (escluse quelle di cui al n. 2), erbacee ortive ornamentali e da fiore, sementi piante agrarie arboree ed arbustive, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli cereali, foraggere, ortive, barbabietole da foraggio e da zucchero, oleaginose e da fibre, ornamentali e da fiore, altre Cereali a paglia, foraggere leguminose a seme grosso, foraggere leguminose a semi minuti. importazione di : materiali da riproduzione - Produzione sementiera di: foraggere graminacee, foraggere leguminose a semi minuti. foraggere necessarie alla preparaz. di miscugli foraggeri e di tappeti erbosi cereali, pomodoro, oleaginose e da fibra, foraggere a seme grosso SES VAN DER HAVE CESENA CESENA FC 47 C.C.I.A.A./FC 31/08/1999 BOLOGNA ARGELATO BO 91 Reg. EMILIA ROMAGNA 22/09/2005 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA STRUBE - DIECKMANN S.R.L. CESENA CESENA FC 2823 28/07/2004 SUBA SRL LONGIANO LONGIANO FC 31 Reg. EMILIA ROMAGNA C.C.I.A.A./FC EMILIA ROMAGNA VENTUROLI SEMENTI Srl PIANORO PIANORO BO 346 Reg. EMILIA ROMAGNA 22/09/2005 EMILIA ROMAGNA ZAVATTA CARLO GAMBETTOLA GATTEO FC 2767 Reg. EMILIA ROMAGNA 09/07/2004 FRIULI V. G. BOTTOS SEMENTI SRL SAN VITO TAGLIAMENTO SAN VITO AL TAGLIAMENTO PN 3 C.C.I.A.A./PN 06/08/1990 FRIULI V. G. DOTTO SEMENTI SPA MORTEGLIANO MORTEGLIANO UD 6 C.C.I.A.A./UD 10/06/1974 FRIULI V. G. SEMAR srl MUGGIA MUGGIA TS 2 C.C.I.A.A./TS 31/10/1983 FRIULI V. G. TERRA DEL PARADISO SRL MORTEGLIANO MORTEGLIANO UD 13 C.C.I.A.A./UD 14/07/1987 LAZIO A.R.S. SPA CITTADUCALE Fraz. S.RUFINA RI 4 C.C.I.A.A./RI 14/10/1976 LAZIO AGRITALIA SRL CITTADUCALE S.RUFINA TUSCANIA TUSCANIA VT 16 C.C.I.A.A./VT 19/08/2005 LAZIO ARTIGIANSEMENTI F.LLI M. C.A.P.LATINA CAMPANA s.r.l. PIANSANO PIANSANO VT 11 C.C.I.A.A./VT 14/03/1991 frumento duro, frumento tenero, orzo, triticale, avena, favino, lupino produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri LATINA POMEZIA LATINA POMEZIA LT RM 1 11 C.C.I.A.A./LT C.C.I.A.A./RM 04/06/1991 28/02/2002 produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri LAZIO LAZIO SOC.PROD. SEMENTI BOLOGNA (Argelato) SNC aree-tematiche-19-6-07-1 SPA -SONNO AL Fraz. 225 07/07/2005 29/07/1993 (ampliamento) 16/04/1986 barbabietole, mais, oleaginose, ortive, cereali a paglia, foraggere graminacee, miscugli per tappeti erbosi produzione sementiera di: barbabietole, cereali a paglia, foraggere leguminose a semi minuti, mais, ortive, oleaginose e da fibra. barbabietole, ortive. ortive, ornamentali e da fiore, bietole - Cereali a paglia, mais, foraggere leguminose, foraggere graminacee, foraggere crucifere, sulla e lupinella, sorghi, oleaginose e da fibra, materiali di moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi. importazione di: materiali da produzione. Produzione sementiera di: cereali a paglia, sorghi, mais, foraggere leguminose a seme grosso, oleaginose e da fibra. condizionamento di sementi ortive di: sementi standard Produzione sementiera di: oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore, ortive colture foraggere (selezione e confezionamento), miscugli (selezione e confezionamento), cereali (frumento, orzo, e cereali minori, selezione e confezionamento), mais confezionamento colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi e rizomi, miscugli, mais ibrido da seme da riconfezionare, mais ibrido da seme da produzione cereali, foraggere oleaginose e da fibra, sementi per colture ortive, ornamentali e da fiore, tuberi (patate d'importazione), bulbi di ortive, bulbi e rizomi ornamentali e da fiore ortive diverse, graminacee foraggere, leguminose foraggere, miscugli per prati, fiori sementi per colture erbacee da pieno campo REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA LAZIO LAZIO LAZIO LAZIO CONSMAREMMA SRL EUROMALTO s.r.l. HYBRID CORN PRODUCTION IST. SPERIM. CEREALICOLTURA RM ROMA ACQUAPENDENTE LIMITI DI GRECCIO ROMA TARQUINIA ACQUAPENDENTE LIMITI DI GRECCIO FOGGIA VT VT RI FG 1 8 1 Aut. 41496 C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./RI M.I.R.A.A.F./RM 08/02/1974 25/01/2001 11/10/2002 14/04/1972 LAZIO LAZIO MA.DE.CO. S.r.l. S.A.P.L.O. SPA GROTTE DI CASTRO POMEZIA GROTTE DI CASTRO POMEZIA VT RM 14 7 C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./RM LAZIO LAZIO LAZIO LOMBARDIA SCIATTELLA LUIGI & FIGLI SRL SEMETRURIA SNC DI BIAGIOLA M. SONNO AGRICOLTURA SRL AGRESTIS di Cesare Galelli VITERBO TARQUINIA PIANSANO SAN MARTINO DELL'ARGINE VT VT VT MN 9 11 12 prot. n. 5986/6 C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./VT C.C.I.A.A./MN LOMBARDIA AGRISEME S.R.L. VITERBO TARQUINIA PIANSANO SAN MARTINO DELL'ARGINE SENNA LODIGIANA 03/01/1995 18/12/1991 17/05/1995 06/03/2001 24/06/2002 03/09/1991 07/06/1974 SENNA LODIGIANA LO 3 C.C.I.A.A./MI 11/11/1997 LOMBARDIA LOMBARDIA AL.MO S.P.A. di Alessandro Molina APSOVSEMENTI S.p.A. PAVIA VOGHERA MORTARA VOGHERA PV PV 9 32 C.C.I.A.A./PV C.C.I.A.A./PV 24/05/1974 03/04/1997 LOMBARDIA LOMBARDIA AZ. AGR. MELZI D'ERIL BRUNI AGOSTINO E FIGLI BELGIOIOSO CORBETTA BELGIOIOSO CORBETTA PV MI 33 1/101319/72 C.C.I.A.A/PV. C.C.I.A.A./MI 09/07/2003 21/05/1974 LOMBARDIA CARRARA F.lli Agostino e C. SAN GENESIO ED UNITI SAN GENESIO ED UNITI PV 12 27 C.I.A.A./PV 14/03/1988 07/06/1979 12/06/1987 LOMBARDIA LOMBARDIA LOMBARDIA COMAGRICOLA SRL CONSORZIO AGRARIO PAVIA CONSORZIO AGRARIO BERGAMO BREMBATE DI SOPRA PAVIA BERGAMO BREMBATE DI SOPRA PAVIA CALCINATE BG PV BG C.C.I.A.A./BG C.C.I.A.A./PV C.I.A.A./BG LOMBARDIA MARTIGNANA PO MARTIGNANA PO CR C.C.I.A.A./CR 19/04/1974 16/06/1995 30/07/1996 11/04/1974 LOMBARDIA LOMBARDIA DONDI DINO S.A.S. di Dondi Giovanna Marisa ENTE NAZIONALE RISI F.lli INGEGNOLI SPA 13 16 7 2 15 17 MILANO MILANO CASTELLO D'AGOGNA MILANO PV MI 20 3 C.C.I.A.A./PV C.C.I.A.A./MI 12/09/1979 16/01/1975 LOMBARDIA FRANCHI SEMENTI SPA BERGAMO BERGAMO BG 1 C.C.I.A.A./BG 10/09/1990 LOMBARDIA LENA SRL BASSANO BASSANO CR 5 C.C.I.A.A./CR 21/03/1996 LOMBARDIA MONSANTO AGRICOLTURA ITALIA S.P.A. LODI LODI LO 11/031938 C.C.I.A.A./LO 15/01/2001 LOMBARDIA OMBRIANELLO SNC CREMA CREMA CR 28 C.C.I.A.A./CR 08/11/1984 LOMBARDIA OROBICA SEMENTI AZZANO S. PAOLO AZZANO S. PAOLO BG 16 C.C.I.A.A./BG 30/07/2001 LOMBARDIA RODERI SEMENTI SRL S. ANGELO LODIGIANO MI 27 C.C.I.A.A./MI 14/03/1988 LOMBARDIA S.I.S. SPA CALCINATE S. ANGELO GRAFFIGNANA CALCINATE sementi di risone colture erbacee da pieno campo, piante arboree e arbustive escl. forestali tuberi, bulbi, rizomi, e simili sementi da orto, sementi da fiore, bulbi, miscugli per prato, barbabietole da foraggio, cicerchia, cicerchiella, pimpinella, tuberi, rizomi, foraggere di piante oleaginose e da fibra gruppo 1 sementi per colture erbacee da pieno campo escl. ortive, ornamentali e da fiore, gruppo 5 miscugli medica e colza (solo confezionamento), soia, girasole, sorgo, mais, piselli, pomodori, bietole, sementi per colt. erbacee e oritve (lavoraz., trattam., confez.), orticole a seme grande (lavoraz., trattam., confez.) colture erbacee da pieno campo, cereali (gruppo 1), mais, soia, frumento duro, frumento tenero, orzo sementi da orto, fiore, bietola da for., miscugli per prato, bulbi, foraggere, oleaginose, cicerchia, pimpinella e rizomi frumento, orzo , avena, segale, riso, miscugli x semi di erbai BG 15 C.C.I.A.A./BG 30/07/1996 colture erbacee da pieno campo (mais) s.n.c. di Carrara SOC. ITALIANA SEMENTI aree-tematiche-19-6-07-1 LODIGIANO 226 06/12/1988 SPECIE AUTORIZZATE produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri cereali e leguminose mais, soia e girasole autorizzazione MAF a commercializzare, sementi di base appartenenti a varietà di cereali, altre piante erbacee di propria costituzione (AUT.MIRAAF n° 41496) confezionamento tuberi di patata orzo distico di varietà costituite per la produzione di malto produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri colture erbacee, da pieno campo e miscugli cereali (frumento, orzo, segale, avena, riso), foraggere (veccia, piselli, vigna, sorgo, soia ), miscugli per erbai frumento, risone, avena frumento, medica, orzo, risone, cereali a paglia, graminacee, leguminose, mais risone, orzo, frumento, altri cereali sementi da orto, bulbi, rizomi foraggere: trifoglio violetto, ladino, medica, loietto, cereali: frumento, orzo, segale, triticale (ampliamento) sementi da orto miscugli di semi per tappeti erbosi, tuberi o patate, bulbilli e cipolle per colture ortive, ornamentali e da fiore miscugli tappeti erbosi (tuberi, bulbi, rizomi e simili) semi da prato, erbai, cereali sementi colture cerealicole (frumento) sementi da orto - miscugli da prato (foraggere), frumento, orzo, avena, segale, mais foraggere singole, foraggere in miscugli, triticale e girasole, mais gruppi 2 - 3 - 4 - 5 REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA SPECIE AUTORIZZATE LOMBARDIA S.I.V.A.M. SPA MILANO CASALPUSTERLENGO LO 13 C.C.I.A.A./MI 19/08/1985 LOMBARDIA MONTANASO LOMBARDO MONTANASO LOMBARDO MI 9 C.C.I.A.A./MI LOMBARDIA SEGALINI SEMENTI di Arnaldo Segalini e C. SNC SPINA SEMENTI di Spina Federico MONCALIERI MONCALIERI TO Reg. Piemonte 14/03/1988 21/05/1074 29/02/2000 LOMBARDIA SYNGENTA SEEDS S.P.A CASALMORANO CASALMORANO CR 1 C.C.I.A.A./CR 11/04/1974 LOMBARDIA MARCHE VOLONTE' MOSE' SNC AGROCHIMICA di Palazzi Brunella VOLONTE' MONTECALVO IN FOGLIA VENIANO MONTECALVO IN FOGLIA CO PU 2 6 C.C.I.A.A./CO C.C.I.A.A./PU 23/04/1993 29/06/2004 MARCHE AGROSERVICE SPA MACERATA SAN SEVERINO MARCHE MC 13 C.C.I.A.A./MC 13/12/1994 MARCHE ARTIGIANSEMENTI SNC di Migliozzi TOLENTINO Giuseppe e C. TOLENTINO MC 10 C.C.I.A.A./MC 07/07/1987 miscugli foraggeri, cereali, legumi, foraggere, sementi da orto, mais frumento, segale, orzo, avena, riso, foraggere leguminose da erbaio, miscugli da erbaio, mais sementi bietola (solo riconfezionamento), sementi gruppo 2, sementi gruppo 4 (escluse patate) solo riconfezionamento sementi per colture erbacee da pieno campo, escluse ortive, ornamentali e da fiore (gruppo 1) miscugli (gruppo 5) patata Colture erbacee e da seme, cereali, foraggere, leguminose da granella, oleaginose colture erbacee e orticole da pieno campo, sementi piante agrarie ed arbustive escl. forestali, tuberi rizomi e simili cereali, graminacee, foraggere, piante oleaginose, colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore. colture erbacee da pieno campo, colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore, piante arboree e arbustive escluse forestali,, tuberi, bulbi e rizomi MARCHE CAP ANCONA JESI JESI AN 10/B 3 C.C.I.A.A./AN 30/07/1996 04/07/1974 MARCHE MARCHE CAP ASCOLI PICENO CAP PESARO-URBINO ASCOLI PICENO PESARO C.DA MARINO DEL TRONTO FANO AP PS 5 5 C.C.I.A.A/AP C.C.I.A.A./PS 19/06/1974 06/09/1988 MARCHE CERMIS TOLENTINO TOLENTINO MC 11 C.C.I.A.A./MC 15/12/1988 MARCHE MARCHE PIANELLO DI OSTRA PIEDIRIPA DI MACERATA PIANELLO DI OSTRA PIEDIRIPA DI MACERATA AN MC 23 2/A C.C.I.A.A./AN C.C.I.A.A./MC 09/02/1989 18/06/1987 MARCHE MARCHE MARCHE MARCHE MARCHE MARCHE CONTI ALESSANDRO GIUSTOZZI FRANCO DI Giustozzi ISEA s.r.l. MALIANI GENETICA SAS MIGLIOZZI ERCOLE MULINO DEL PORTO SRL RIMINUCCI MASSIMO SEMECO S.C.R.L. CORRIDONIA RECANATI TREIA MACERATA SASSOCORVARO BRUGNETTO di RIPE FALCONARA MARITTIMA RECANATI TREIA TREIA SASSOCORVARO BRUGNETTO di RIPE AN MC MC MC PU AN 29/AN 12 15 17 7 20 C.C.I.A.A./AN C.C.I.A.A./MC C.C.I.A.A./MC C.C.I.A.A./MC C.C.I.A.A./PU C.C.I.A.A./AN 02/02/2006 15/07/1993 28/06/1999 25/05/2004 06/06/2001 23/06/1986 MARCHE U.P.A.A. COOP. AGR. S.c.r.l. MERGO JESI AN 28 C.C.I.A.A./AN 17/09/1998 MOLISE MOLISE MOLISE PIEMONTE C.A.I.CB/IS CLITERNIA SEMI S.R.L. MOLISE GRANI s.r.l. ADAGLIO SEMENTI s.r.l. CAMPOBASSO CAMPOMARINO SAN MARTINO IN PENSILIS OVIGLIO CAMPOBASSO CAMPOMARINO SAN MARTINO IN PENSILIS OVIGLIO CB CB CB AL 4 7 6 1/184/2003 C.C.I.A.A./CB C.C.I.A.A./CB C.C.I.A.A./CB Reg. Piemonte 13/08/1985 20/08/2002 1710/2003 19/09/2003 aree-tematiche-19-6-07-1 Paolo 227 colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli colture erbacee da pieno campo, miscugli vari colture erbacee da pieno campo; oleaginose: girasole; cereali: frumento tenero e duro, orzo, avena, sorgo; foraggere: ginestrino, sulla, erba medica, lupinella, trifoglio e favino. cereali, foraggere, piante oleaginose e da fibra corrispondenti alla categoria di "base" (élite) o "Certificata": cereali, foraggere (escluso seme di medica), piante oleaginose e da fibra, piante ortive, ornamentali e da fiore, materiale di moltiplicazione costituito da tuberi, bulbi, rizomi e simili, piante agrarie arbustive e arboree, escluse quelle forestali. sementi per colture foraggere da pieno campo esclusi cereali colture erbacee da pieno campo e miscugli, esclusi cereali e ortive ornamentali e da fiore colture erbacee (pieno campo, ortive), colture erbacee da pieno campo limitatamente cereali leguminose foraggere e da granella frumento duro, frumento tenero, orzo e avena cereali a paglia legumi cereali da foraggio da granella, barbabietola da foraggio e da zucchero, oleaginose industriali, sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali, officinali, da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli cereali: grano tenero, grano duro, orzo distico, avena, segale, mais, scagliola. Graminacee: festuca ovina, fienarola dei prati, avena bionda. Oleaginose e da fibra: girasole, colza, ravizzone, canapa, lino tessile. Foraggere: festuca arundinacea, festuca dei prati, festuca rossa, loietti, fleolo, favino, vecce. cereali, semi da prato, cereali e leguminose sementi di cereali produzione sementi grano sementi colture erbacee da pieno campo - Gruppo 1 escluse ortive, ornamentali e da fiore REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. PIEMONTE S. GIULIANO VECCHIO S. GIULIANO VECCHIO AL PIEMONTE PIEMONTE PIEMONTE AGRICOLA "LA FRASCHETTA" di Parpinel & C. s.n.c. ASSOCANAPA S.R.L. BALLADORE CARLO E FIGLIO SNC BERTONE SEMENTI S.p.A. CARMAGNOLA GUAZZORA TERRUGGIA MONFERRATO CARMAGNOLA GUAZZORA TERRUGGIA MONFERRATO TO AL AL PIEMONTE BOCCIARELLI ANTONIO NOVARA NOVARA NO PIEMONTE CAMALIA SEMENTI s.r.l. LIGNANA LIGNANA VC PIEMONTE CAVANNA UGO SPA BOSCO MARENGO BOSCO MARENGO AL PIEMONTE COGO MARIO ROCCHETTA LIGURE ROCCHETTA LIGURE PIEMONTE CONSORZIO AGRARIO VERCELLI VERCELLI PIEMONTE ESSEGI SEMENTI di Marilena e C. s.a.s. F.G.S. Agricola Sementi s.r.l. PIEMONTE PIEMONTE PIEMONTE PIEMONTE PIEMONTE Accastello N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA decr. n. 5080/96 1/26/2003 29 decr. n. 3602/93 2 Reg. Piemonte 24/12/1996 sementi di grano e orzo C.C.I.A.A./TO C.C.I.A.A./AL Reg. Piemonte 18/06/2003 28/10/1974 23/09/1993 C.C.I.A.A./NO 04/07/1973 Reg. Piemonte 24/12/1996 Reg. Piemonte 24/12/1996 sementi per colture di cereali di cui al Gruppo 1 AL decr. n. 5082/1996 decr. n. 4964/1996 prot.n.17680 canapa patata (gruppo 4) colture erbacee da pieno campo, escluse le sementi foraggere, di cui al gruppo 1 sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo 1) escluse le sementi per colture erbacee ortive ornamentali e da fiore cereali Reg. Piemonte 13/08/1981 VERCELLI VC 4 C.C.I.A.A./VC 22/05/1974 ASTI ASTI AT 1/51/2003 Reg. Piemonte 15/04/2003 SANTHIA' SANTHIA' VC Prot. 7250 Reg. Piemonte 12/04/1984 NOVARA NO C.C.I.A.A./NO 20/10/1993 CASTELNUOVO SCRIVIA AL Decr. 5025/1993 10 C.C.I.A.A./AL 05/09/1973 ALESSANDRIA AL 3 C.C.I.A.A./AL 05/09/1973 colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore (gruppi 1 e 5), leguminose e tappeti erbosi (gruppo 2) colture erbacee da pieno campo, miscugli (gruppi 1 e 5) escluse leguminose da prato sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore (gruppo 2) sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore (gruppo 2) sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore e miscugli per tappeti erbosi di cui al gruppo 2 e 5 produzione e commercio di materiale di moltiplicazione limitatamente alle patate sementi per colture erbacee da pieno campo escluse le leguminose da prato (gruppo 1) e miscugli non comprensivi di leguminose da prato, sono pure escluse le sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore (gruppo2) sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo 1) FRATELLI CAVANNA S.N.C. di NOVARA Giuseppe e Domenico G.M. SOTTOTETTI di M. Sottotetti & C. CASTELNUOVO SCRIVIA s.a.s. L'AGRICOLA ALESSANDRINA S.A.S. ALESSANDRIA TORTONA TORTONA AL 30 C.C.I.A.A./AL 09/06/1976 PIEMONTE LUGANO LEONARDO EMILIANA VENETA FRUMENTI s.r.l. M. GARAVELLI & Figli VERCELLI VERCELLI VC 1 C.C.I.A.A./VC 22/05/1974 PIEMONTE PIEMONTE PIEMONTE PROVINI GIOVANNI S.E.C.A. SPA SA.P.I.SE. COOP. NOVI LIGURE CUNEO VERCELLI NOVI LIGURE CUNEO FONTANETTO PO AL CN VC 26 prot. n. 5083 6 C.C.I.A.A./AL Reg. Piemonte C.C.I.A.A./VC 30/09/1974 24/12/1996 23/10/1978 PIEMONTE PIEMONTE SECA S.p.A. SEM.EL.BO. di Bocciarelli Andrea e Giuseppe S.R.L. CUNEO NOVARA CUNEO NOVARA CN NO Reg. Piemonte C.C.I.A.A./NO 24/12/1996 24/12/1996 04/08/1975 PIEMONTE PIEMONTE SEPO s.a.s. di MOINE Faustino e C. SOCIETA' OLTER SEMENTI s.n.c. REVELLO ASTI REVELLO ASTI CN AT n. Decr. 5083 (n. Decr. 5088) 6 prot. n. 17681 3 Reg. Piemonte C.C.I.A.A./AT 31/08/1981 06/05/1974 PIEMONTE UNIVERSAL MANURE COMPANY CERANO CERANO NO 1/86/2002 C.C.I.A.A./NO 20/06/2002 PIEMONTE CERRINA MONFERRATO CERRINA MONFERRATO AL PROT. 17339 Reg. Piemonte 31/10/1986 S.AGATA DI PUGLIA S.AGATA DI PUGLIA FG 43 C.C.I.A.A./FG 22/07/1993 PUGLIA VALLE AGRICOLA SRL di Tarditi e Ferrando AGRI EFFE S.A.S. DI FABIANO LEONARDO AGRI VIESTI SRL ALTAMURA ALTAMURA BA 36 C.C.I.A.A./BA 04/11/1996 PUGLIA AGRICER s.r.l. GRAVINA IN PUGLIA GRAVINA IN PUGLIA BA 39 C.C.I.A.A./BA 03/09/1997 PUGLIA aree-tematiche-19-6-07-1 SPECIE AUTORIZZATE 228 colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore, miscugli Gruppi 1 - 2 - 5 art. 6 colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore Gruppo 2 patata (riconfezionamento) colture erbacee pieno campo, escl. leguminose da prato gruppo 1 art.6), ortive ornamentali e da fiore patata (riconfezionamento) colture erbacee da pieno campo (gruppo 1) escl. sem. colture erbacee, ortive, ornam. e da fiore, miscugli (gruppo 5) patata sementi per colture erbacee da pieno campo escluse le leguminose da prato e le sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore miscugli di tappeti erbosi e prati polifiti previsti per il gruppo 5 art. 6 Legge sementi per le colture erbacee da pieno campo, escluse le foraggere frumento duro, orzo, avena frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino e semi leguminose, trifoglio veccia frumento duro, legumi vari, orzo, avena REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA PUGLIA PUGLIA AMORUSO VITO C.A.P.FOGGIA CERIGNOLA FOGGIA STORNARA FOGGIA FG FG 55 11 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG 15/06/2004 22/07/1993 PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA CASOLI NICOLINO E FRATELLI CEREAL MANGIMI SRL CEREAL PUGLIE DI BALLETTA SRL CEREALFER SNC TROIA ALTAMURA LUCERA SPINAZZOLA TROIA ALTAMURA LUCERA SPINAZZOLA FG BA FG BA 9 31 40 7 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA 25/07/2000 28/09/1993 11/06/1992 27/09/2005 PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA CEREALI GIANNETTA SAS CEREALSEMENTI SRL CEREALSUD SRL CI.SEME DI CICCONE G. O. E M. CIRULLI VINCENZO COOP. AGR. NORD GARGANO APRICENA COOP. AGR. PETILIA SRL COOP. AGR. ROCCHETTANA CASTELLUCCIO DEI SAURI ALTAMURA ALTAMURA STORNARELLA CERIGNOLA APRICENA CASTELLUCCIO DEI SAURI ALTAMURA ALTAMURA STORNARELLA CERIGNOLA APRICENA FG BA BA FG FG FG 49 35 29 38 12 50 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG 31/03/1995 02/10/1995 07/11/1991 16/03/1992 13/11/1996 05/10/2001 frumento duro (5 varietà) frumento, avena, orzo, leguminose da granella, trifoglio ed erba medica frumento duro e tenero frumento , avena, orzo, veccia, trifoglio, favino, mais frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, trifoglio, favino frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, favino e sementi leguminose frumento duro cereali, foraggere leguminose frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino frumento duro, frumento tenero, avena, orzo frumento duro e tenero, n° 4 varietà frumento duro ALTAMURA ROCCHETTA SANT'ANTONIO GRAVINA IN PUGLIA ALTAMURA ROCCHETTA SANT'ANTONIO BA FG 48 57 C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG 26/09/2001 14/09/2001 frumento duro, tenero, orzo e foraggere frumento duro, orzo, avena GRAVINA IN PUGLIA BA 46 C.C.I.A.A./BA 19/10/2000 frumento duro, cereali minori CERIGNOLA CERIGNOLA FG 22 C.C.I.A.A./FG 21/09/1989 frumento duro, orzo, avena SPINAZZOLA SPINAZZOLA BA 47 C.C.I.A.A./BA 19/09/2002 frumento duro APRICENA APRICENA FG 23 C.C.I.A.A./FG 27/04/2004 frumento duro FOGGIA GRAVINA IN PUGLIA SANT'ANGELO LOMBARDI FOGGIA GRAVINA IN PUGLIA CANDELA FG BA FG 10 42 34 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG cereali (grani-orzo-avena), foraggere e leguminose frumento duro frumento duro frumento tenero avena, orzo frumento duro frumento duro frumento duro (4 varietà) frumento duro, altri cereali frumento tenero e duro, veccia e leguminose frumento, orzo, avena, mais, fava, favino, pisello, veccia, trifoglio, sorgo, colza, lino, girasole, favetta, ceci, triticale frumento duro (6 varietà) frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, fava, favino, pisello, veccia frumento duro frumento duro frumento duro, orzo, legumi, semi di lino frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, foraggere leguminose frumento duro e tenero frumento duro, avena frumento duro, frumento tenero, orzo, avena frumento duro: simeto, ofanto,appulo, duilio, appio, balsamo, adamello, colosseo PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA COOP. AGR. SILVIUM GIOVANNI XXIII SRL COOP. DI SERV. COLL.VI "BORGO LIBERTÀ'" COOP.AGR.COLDIRETTI DELLA MURGIA COOP.FRA COLTIVATORI DI APRICENA COSEME s.r.l. DE BENEDICTIS MICHELE DE VITTO GIUSEPPE E FIGLI SAS CERIGNOLA LUCERA CERIGNOLA LUCERA FG FG 24 48 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA DI.MO. SRL EREDI DI BALLETTA FRANCESCO SRL EUROGIO' CEREALI GEMANCO s.r.l. GRANISTAR SRL ITALSEMI di Nicola Colonna s.r.l. 27/07/2004 25/02/2000 23/09/1996 31/10/1996 22/07/1998 20/06/1990 28/06/2000 TROIA GRAVINA IN PUGLIA ASCOLI SATRIANO ALTAMURA TROIA GRAVINA IN PUGLIA ASCOLI SATRIANO ALTAMURA FG BA FG BA 54 2 26 44 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA 10/03/1999 14/04/2005 12/09/1998 11/09/1998 PUGLIA PUGLIA LA ROTONDA & C. s.r.l. LATELLA CEREALI s.r.l. BORGO CERVARO CASALVECCHIO DI PUGLIA BORGO CERVARO CASALVECCHIO DI PUGLIA FG FG 61 56 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG 04/08/2005 04/08/2005 PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA LOMAGRI S.R.L. LOMBARDI SEMENTI s.r.l. MARTIMUCCI FRANCESCO MDF s.n.c. di Monaco Roberto & C. MELFI BOVINO ALTAMURA CASALVECCHIO DI PUGLIA ASCOLI SATRIANO BOVINO ALTAMURA CASALVECCHIO DI PUGLIA FG FG BA FG 47 58 28 62 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG 15/10/1999 14/09/2001 13/11/1991 04/08/2005 PUGLIA MERAFINA GERARDO SEMENTI CERIGNOLA CERIGNOLA FG C.C.I.A.A./FG PUGLIA PUGLIA PADALINO SETTIMIO PAOLO SAS PAN-COMMERCIO S.N.C. CANDELA SPINAZZOLA CANDELA SPINAZZOLA FG BA 15 51 39 33 21/11/1986 27/07/2004 25/03/1992 07/02/1996 PUGLIA PUGLIA aree-tematiche-19-6-07-1 DEI 229 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./BA SPECIE AUTORIZZATE REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PELLEGRINO MICHELE PL. 84 SOC. COOP. AG. ARL SANTACROCE GIOVANNI ALTAMURA GRAVINA IN PUGLIA DELICETO ALTAMURA SPINAZZOLA DELICETO BA BA FG del. 286 34 42 C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./FG 10/09/1997 28/10/1999 04/08/2005 PUGLIA SECOFIN AGRICOLTURA srl GRAVINA IN PUGLIA GRAVINA IN PUGLIA BA 49 C.C.I.A.A./BA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA SARDEGNA SARDEGNA SARDEGNA SEMENTI DUEC srl SEMIDAUNIA snc SOC. COOP. LA QUERCIA STASULLI GIOVANNI ANTONIO TRIVENTI BRUNO ACCALAI SANTINO AGRI SARDEGNA S.P.A. ARTIGIANSERVIZI di Piga Antonello FOGGIA CERIGNOLA FOGGIA TROIA CANDELA TUILI PORTO TORRES SAMATZAI FOGGIA CERIGNOLA FOGGIA TROIA CANDELA TUILI PORTO TORRES SAMATZAI FG FG FG FG FG CA SS CA 37 13 41 53 35 3 5 6 C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./FG C.C.I.A.A./CA C.C.I.A.A./SS C.C.I.A.A./CA 12/07/2002 definitiva 15/06/2004 11/12/1998 19/11/1996 22/11/2004 18/08/1997 16/10/2001 13/05/1992 22/07/1998 14/04/1999 SARDEGNA C.R.A.S. USSANA USSANA CA 2 C.C.I.A.A./CA 12/07/1974 SARDEGNA CONSORZIO AGRARIO Interprovinciale di Cagliari e Oristano CONSORZIO SARDO CEREALI SA.P.I.SE. COOP. SARDA SEMENTI di Antonio Chessa & C. S.N.C. SOCIETA' COOPERATIVA RISICOLTORI SARDI - CO.RI.SA. a r.l. ASSOCIAZIONE AGRICOLA RANDAZZO CAGLIARI CAGLIARI CA 1 C.C.I.A.A./CA 26/06/1974 SANLURI VERCELLI TULA SANLURI ORISTANO TULA CA OR SS 4 1 gen-04 C.C.I.A.A./CA C.C.I.A.A./OR C.C.I.A.A./SS 17/07/1996 28/10/2005 28/09/2004 frumento duro (4 varietà) frumento duro e tenero, orzo, avena, favino frumento duro, cece, avena, favino frumento duro (6 varietà) frumento duro frumento duro, avena, orzo, veccia, semi minuti foraggere frumento duro e tenero, orzo, avena, favino, soia, colza, risone frumento duro, orzo, avena, colza, fave, pisello proteico, veccia, soia, ceci, lenti frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, favino, veccia, erba medica, trifoglio, sulla, pomodoro frumento duro, frumento tenero, veccia, avena, orzo, semi minuti foraggere, orticole frumento duro, avena, orzo, veccia, semi minuti foraggere colture erbacee pieno campo (art.6 - gruppo 1) foraggere, cereali e ogni altra specie di cui all'all.3 del reg. SANTA GIUSTA SANTA GIUSTA OR 4 C.C.I.A.A./OR 10/01/2003 tutti i cereali a paglia BAUCINA BAUCINA PA 34 C.C.I.A.A./PA 16/11/2005 27/07/1999 11/11/2003 27/10/1994 rinnovata il 5/06/02 frumento duro, frumento tenero, orzo, avena , triticale, veccia, sulla, favetta, fava, favino, cece, trifoglio, piselli, lenticchie, lino, sorgo frumento duro, avena, orzo, triticale, fava, veccia, favino grano duro, veccia, favino frumento duro, sulla, avena, orzo, favino, veccia SARDEGNA SARDEGNA SARDEGNA SARDEGNA SICILIA SICILIA SICILIA SICILIA AZ.AGR. MANDREDONNE BIO ALIMENTI C.A.S. STAR S.R.L. PALAZZOLO ACREIDE SAN CATALDO VICARI PALAZZOLO ACREIDE SAN CATALDO VICARI SR CL PA 2 20 21 C.C.I.A.A./SR C.C.I.A.A./AG C.C.I.A.A./PA SICILIA SICILIA SICILIA SICILIA CALANNI FRACCONO GIUSEPPE CASTRIANNI PIETRO E C. SRL CEREAL FRUIT SRL CEREAL RIGGI SRL RAMACCA RESUTTANO SAN CONO VILLALBA RAMACCA PETRALIA SOTTANA MAZZARINO VILLALBA CT PA CL CL 15 32 22 1 C.C.I.A.A./CT C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./CL SICILIA SICILIA VILLALBA MUSSOMELI VILLALBA MUSSOMELI CL CL 17 9 CORLEONE CORLEONE PA SICILIA SICILIA SICILIA CEREAL SEME SRL CEREAL SUD SRL (atto di affitto da parte di TRINAKRIA SEMENTI il 12/3/2003 e atto di affitto da parte di C.A.S.S.I.A. S.R.L. il 27/2/2004) CEREALICOLA GIOVANILE PONTE ARANCI CONSORZIO "L'AURELIA" SCARL CONSORZIO CIPAS COOP. AGR. MARGHERITA SRL SOMMATINO MUSSOMELI PACECO SERRADIFALCO MUSSOMELI PACECO SICILIA COOP. AGR. MEC. IND. S. AGATA CAMMARATA CAMMARATA SICILIA aree-tematiche-19-6-07-1 SPECIE AUTORIZZATE frumento duro n. 4 varietà, orzo, avena frumento duro, orzo frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, leguminose foraggere frumento duro foraggere, orzo, avena grano duro grano duro, veccia, favino frumento duro, veccia, foraggere frumento duro veccia C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./CL 16/11/2005 05/08/2005 11/10/1994 18/12/2001 (ampliamento) 13/11/2001 27/09/1995 frumento duro, veccia, favetta frumento duro, favino, erba medica, trifoglio, veccia, trigonella 24 C.C.I.A.A./PA 07/01/1997 frumento duro CL CL TP 10 8 3 C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./TP 29/08/1996 27/09/1995 25/05/1982 AG 2/bis C.C.I.A.A./AG 22/07/1991 frumento duro frumento duro, favino, erba medica, trifoglio, veccia, trigonella frumento duro, avena, orzo, favino, semi di lino, veccia, scagliola, meloni frumento duro 230 REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA SRL IN DATA SICILIA SICILIA SICILIA COOP. AGR. SICILGRANO COOP.AGR."QUADRIFOGLIO" COOP.AGR.LA CEREALICOLA CASTEL DI JUDICA FULGATORE VITA CASTEL DI JUDICA FULGATORE SALEMI CT TP TP 14 4 5 C.C.I.A.A./CT C.C.I.A.A./TP C.C.I.A.A./TP SICILIA COOP.NUOVO ORIZZONTE A.R.L. VALLEDOLMO VALLELUNGA PRATAMENO CL 151 C.C.I.A.A./CL SICILIA SICILIA ALIMENA RAMACCA ALIMENA RAMACCA PA CT 16 9 C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./CT SICILIA SICILIA SICILIA SICILIA SICILIA COOP.S. CROCIFISSO COOPERATIVA VIOLETTO RAMACCHESE A.R.L. COSTA ALESSANDRO DAMANTI GABRIELLA DE GREGORIO GIOVANNI EUROSEME F.LLI MENZO S.A.S. 23/03/1992 15/04/1993 16/03/1994 29/04/1995 12/11/1999 01/12/1995 01/12/1995 03/03/04 (ampliamento) 19/12/1990 07/09/98 (ampliamento) 29/11/1995 13/12/1994 GIBELLINA CAMPOREALE PALERMO RAMACCA ENNA BUSECCHIO CAMPOREALE MONREALE RAMACCA PIAZZA ARMERINA TP PA PA CT EN 6 26 9 13 14 C.C.I.A.A./TP C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./CT C.C.I.A.A./EN 06/10/2004 08/07/1999 05/03/1996 27/05/1999 06/07/2001 SICILIA SICILIA SICILIA GAGLIO ANTONINA & C. S.N.C. GATTUSO E C. SAS GIANGRAVE' MICHELA MONREALE CASTRONOVO DI SICILIA CANICATTINI BAGNI PARTINICO CASTRONOVO DI SICILIA CANICATTINI BAGNI PA PA SR 27 33 3 C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./SR 29/10/2001 16/11/2005 17/03/2004 SICILIA SICILIA GIUSTI SALVATORE IMMOCEREALI S.R.L. S.CATERINA VILLARMOSA. VILLALBA S.CATERINA VILLARMOSA. VILLALBA CL CL mar-94 14 C.C.I.A.A./CT C.C.I.A.A./CL SICILIA SICILIA LA CAGNINA GIOVANNI LO PORTO SALVATORE & C.SNC RIESI ALIMENA RIESI ALIMENA CL PA 6 18 C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./PA 11/10/1994 12/10/1999 16/05/2002 (ampliamento) 12/09/1995 29/11/1995 SICILIA NOTARO GIUSEPPE VALLELUNGA PRATAMENO CL 16 C.C.I.A.A./CL 21/12/2000 SICILIA NOTARO GIUSEPPINA (STEFANO) VALLELUNGA PRATAMENO VALLELUNGA PRATAMENO VALLELUNGA PRATAMENO CL 14 C.C.I.A.A./CL SICILIA SICILIA SICILIA SICILIA PINNISI SANTA PROD.SEM. MEDITERRANEI SRL RAIMONDI CEREALI REGALSEMENTI GRAMMICHELE ENNA VICARI REGALBUTO GRAMMICHELE PIAZZA ARMERINA VICARI REGALBUTO CT EN PA EN 12 set-94 29 11 C.C.I.A.A./CT C.C.I.A.A./EN C.C.I.A.A./PA C.C.I.A.A./EN SICILIA RICCA MICHELE MODICA MODICA RG 1 C.C.I.A.A./RG SICILIA SANTORO GAETANO CAMPOREALE CAMPOREALE PA 8 C.C.I.A.A./PA SICILIA SICILIA SEMEDORATO di Indorato Cristofaro SOC. COMMERCIALE FRATELLI LO PORTO S. e G./S.A.S. SOC. COOP. ARL "AGRO ZOO SAMMATINO ALIMENA CALTANISSETTA RESUTTANO CL CL 21 19 C.C.I.A.A./CL C.C.I.A.A./CL 29/12/1989 11/09/2003 (ampliamento) 09/10/1997 08/09/1994 25/03/2004 07/11/1997 02/12/1999 (ampliamento) 07/09/1996 13/10/2003 (ampliamento) 26/09/1994 4/09/2000 (ampliamento) 12/05/2004 11/11/2003 GANGI GANGI PA 25 C.C.I.A.A./PA 27/01/1999 SICILIA aree-tematiche-19-6-07-1 231 SPECIE AUTORIZZATE leguminose da granella leguminose da foraggio rinnovi licenza frumento duro frumento duro, favino, veccia, trigonella frumento duro orzo avena, ceci, fave frumento duro veccia fava e favetta, trifoglio, trigonella, erba medica frumento duro, orzo, triticale, favino, veccia, trifoglio cereali, leguminose frumento duro sulla in guscio, sulla sgusciata frumento duro, lino frumento duro, veccia frumento duro, avena, favetta o favino, trifoglio, sulla in guscio, orzo, veccia frumento duro, orzo, frumento tenero, avena, favino, cece frumento duro, orzo, avena, veccia frumento duro, avena, orzo, mais, segale, sorgo, veccia, fava e favino, soia frumento duro frumento duro lenticchie favetta, ceci, fave, veccia frumento duro, favino, veccia frumento duro, orzo, favino, trifoglio, cece, veccia, lino sulla, pisello proteico, avena, fava, lenticchia frumento duro, veccia frumento duro veccia frumento duro cereali, foraggere, oleaginose e da fibra, ortive frumento duro, veccia frumento duro favino e favette veccia, trifoglio, sulla frumento duro orzo avena, triticale, veccia frumento duro sulla in guscio, ceci, fava, veccia frumento duro frumento duro, orzo, avena, veccia, fava, ceci, pisello proteico, sulla in guscio frumento duro, favino , veccia REGIONE DITTA CEREALICOLA SOC. F.LLI GENOVESE CROCIFISSO E LUIGI SOC. RIESI SERVICE AGRICOLTURA S.R.L. SICILIA SICILIA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA GELA GELA CL 11 C.C.I.A.A./CL 27/09/1998 frumento duro RIESI RIESI CL 15 C.C.I.A.A./CL frumento duro SPECIE AUTORIZZATE SICILIA SOC.AZIENDA AGR. INVEST SRL CALTANISSETTA CALTANISSETTA CL 12 C.C.I.A.A./CL TOSCANA TOSCANA TOSCANA TOSCANA TOSCANA TOSCANA BARTALINI SPA CAP GROSSETO CAP PISA CAP SIENA CAPPAGLI LUIGI - SEMENTI CAPPAGLI LUIGI - SEMENTI SAN VINCENZO GROSSETO PISA SIENA NAVACCHIO NAVACCHIO SAN VINCENZO GROSSETO PONTEDERA SINALUNGA - Loc. La Cappella VICARELLO COLLESALVETTI LI GR PI SI PI LI 16 1 1 6 2 20 C.C.I.A.A. / LI C.C.I.A.A./GR C.C.I.A.A./PI C.C.I.A.A./SI C.C.I.A.A./PI C.C.I.A.A./LI 30/10/2000 11/09/2003 (ampliamento) 23/11/1998 30/08/2000 (ampliamento) 19/04/1995 03/06/1974 12/06/1974 01/07/1978 15/06/1974 22/07/1999 TOSCANA CERRI SRL PISTOIA PISTOIA PT 3 C.C.I.A.A./PT 07/10/1975 TOSCANA COOP. "LE RENE" ARL COLTANO COLTANO PI 9 C.C.I.A.A./PI 03/11/1983 TOSCANA TOSCANA COOP. PROD. AGR." S. VITTORE" SRL MAROVELLI SEMENTI SNC POMARANCE COLLESALVETTI VICARELLO POMARANCE COLLESALVETTI - VICARELLO PI LI 11 10 3 147 TOSCANA MORETTI F.LLI CEREALI S.P.A. SIGNA SIGNA FI 16 TOSCANA N. SGARAVATTI & C. SPA PERGINE VALDARNO PERGINE VALDARNO AR 1 TOSCANA NIGI AGRICOLTURA SRL CHIUSI STAZIONE CHIUSI STAZIONE SI 7 C.C.I.A.A./AR C.C.I.A.A./AR C.C.I.A.A./AR C.C.I.A.A./SI TOSCANA TOSCANA PESCI GIANCARLO SASSETTI AGRICOLTURA S.R.L. COLLESALVETTI CASTELLARE DI PESCIA COLLESALVETTI CASTELLARE DI PESCIA LI PT 15 12 C.C.I.A.A./LI C.C.I.A.A./PI TOSCANA SEMENTI MAREMMA S.R.L. ROMA GROSSETO GR 2 C.C.I.A.A./GR TOSCANA TOSCANA TRENTINO A.A. TOSCO AGRIGARDEN di Pesci TRIUMPH ITALIA S.P.A. BIASION J. Snc - OHG COLLESALVETTI FUCECCHIO BOLZANO COLLESALVETTI LIVORNO BOLZANO LI LI BZ 16 22 8/BZ C.C.I.A.A./LI C.C.I.A.A./LI C.C.I.A.A./BZ 09/03/1993 21/12/2005 06/02/1987 TRENTINO A.A. TRENTINO A.A. UMBRIA COOP.PROD.AGR.GIUDICARIESI S.C. PONTE ARCHE LOMASO TN 640 C.C.I.A.A./TN 22/02/1985 colza, cereali a paglia, girasole ibrido, mais ibrido, cartamo, ricino, colture ortive, colture erbacee da pieno campo Foraggere cereali e altre colture da orto (ampliamento solo quantitativi) cereali oleaginose e da fibra graminacee, leguminose, cereali Cereali: grano tenero, grano duro, orzo, avena, segale, mais, sorgo. Oleaginose: girasole, colza, soia. foraggere: favino, veccia, lupino. cereali piante oleaginose (girasole), cereali foraggere (semi minuti) piante oleaginose (girasole) e riso foraggere e cerealicole oleaginose e da fibra sementi orticole e floricole, miscugli per prati e tappeti erbosi, leguminose da foraggio, graminacee da foraggio, barbabietole da foraggio, oleaginose da foraggio prodotti sementieri - art. 6 del 25/11/71 n° 1096 GARDEN CENTER MERLER snc GARDOLO DI TRENTO GARDOLO DI TRENTO TN 36 C.C.I.A.A./TN 22/02/1985 produzioni sementiere AGRI VALIGI SNC MARSCIANO MARSCIANO PG 26 C.C.I.A.A. / PG 19/03/1986 frumento tenero e duro aree-tematiche-19-6-07-1 - 232 C.C.I.A.A./PI C.C.I.A.A./LI Provincia di Livorno C.C.I.A.A./FI 25/11/1991 18/12/1990 30/11/1985 09/07/1996 19/07/1988 21/05/1974 30/11/1976 11/03/1997 27/08/1980 24/04/1991 28/02/1992 23/08/1999 11/04/2003 (Voltura) 03/06/1974 08/04/1986 Frumento duro, veccia favino frumento duro e tenero, favette cereali, foraggere, piante oleaginose e da fibra cereali e foraggere cereali, foraggere, miscugli di foraggere cereali e foraggere colture erbacee da pieno campo quali cereali, grano duro, grano tenero, orzo, avena - foraggere - erba medica, trifoglio alessandrino, violetto, sulla, trifoglio squarroso, lupinella e miscugli. sementi da orto, sementi da prato, sementi da giardino, sementi per tappeto erboso cereali tab 1 (B) L. n° 1096/71, foraggere (fava e veccia) tab.1 (C) L. n° 1096/71 erba medica, sulla, trifoglio alessandrino, trifoglio squarroso, trifoglio pratense, girasole cereali tab 1 (B) L.n° 1096/71 colture erbacee da pieno campo, prodotti sementieri tab 1 REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA UMBRIA UMBRIA BAVICCHI DARIO E FIGLIO SPA C.G.S. Compagnia Generale Servizi PONTE S. GOVANNI RECANATI PONTE S. GOVANNI ACQUASPARTA PG TR 1 gen-02 C.C.I.A.A. /PG C.C.I.A.A./TR 09/12/1972 31/07/2002 UMBRIA UMBRIA CAP PERUGIA S.C.R.L. MANGANELLI SPA PONTE S. GIOVANNI PONTE S. GIOVANNI PONTE S. GIOVANNI PONTE S. GIOVANNI PG PG 2 33 C.C.I.A.A./PG C.C.I.A.A./PG 21/12/1972 27/05/2003 VENETO VILLAFRANCA DI VERONA VR 28 9 C.C.I.A.A./VR 29/11/1996 28/05/1973 VENETO ARDUINI ZEFFIRINO SNC di Arduini VILLAFRANCA DI VERONA G. F. e M. ARTUSI SEMENTI snc di G. Artusi & C. DOLO FIESSO D'ARTICO VE 2 C.C.I.A.A./VE 24/02/1988 VENETO AURORA SPA ROVIGO ADRIA - BOTTRIGHE RO 17 C.C.I.A.A./RO 11/02/1985 VENETO BALLANI DOMENICO SAS ROVEREDO DI GUA' ROVEREDO DI GUA' VR 5 C.C.I.A.A./VR 28/05/1973 VENETO BIZZOTTO DISTRIBUZIONE Bizzotto Loris Giovanni di TOMBOLO TOMBOLO PD 39 C.C.I.A.A./PD 03/08/2000 VENETO CECCATO SEMENTI SNC TOMBOLO TOMBOLO PD 5 C.C.I.A.A./PD 27/03/2003 VENETO CI-ESSE SEMENTI SRL CASTELFRANCO V.TO CASTELFRANCO V.TO TV 21432/94 C.C.I.A.A./TV 18/04/1994 12/05/1997 VENETO VENETO CITTERIO DOMENICO & F. SAS COOPSEMENTI S.C.A.R.L. ALBESE CON CASSANO SOSSANO S.MARTINO BUON ALBERGO SOSSANO VR VI 25 1 C.C.I.A.A./VR C.C.I.A.A./VI 24/05/1976 17/12/1979 VENETO COPROSEMEL SNC TOMBOLO TOMBOLO PD 21 C.C.I.A.A./PD 06/10/1987 VENETO VENETO DALLA GRANA DR. ENRICO SPA FRIGO SERGIO LONIGO TOMBOLO ALONTE TOMBOLO VI PD 10 8 C.C.I.A.A./VI C.C.I.A.A./PD 01/08/1973 18/07/1973 21/08/1987 VENETO GUERRESI SEMENTI srl MONZAMBANO SOMMACAMPAGNA VR 18 C.C.I.A.A./VR 26/08/2004 VENETO VENETO VENETO KWS ITALIA S.P.A. MANARA SEMENTI srl PADANA SEMENTI ELETTE SNC BOLOGNA OPEANO - CA' DEGLI OPPI TOMBOLO MONSELICE OPEANO - CA' DEGLI OPPI TOMBOLO PD VR PD 31 34 17 C.C.I.A.A./PD C.C.I.A.A./VR C.C.I.A.A./PD 15/09/1989 23/03/2006 08/01/1988 VENETO VENETO PATADOR S.C.A.R.L. PETRIN F.LLI ALONTE S.MARTINO DI LUPARI ALONTE S.MARTINO DI LUPARI VI PD 19 18 C.C.I.A.A./VI C.C.I.A.A./PD 12/01/2006 21/08/1987 aree-tematiche-19-6-07-1 233 SPECIE AUTORIZZATE colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore cereali, foraggere leguminose, foraggere graminacee, colzaravizzone-soia-canapa, lino-senape indiana-nera e bianca gramigna e altre cereali e foraggere graminacee e leguminose da granella, favino, pisello cece, pisello proteico, lenticchia, cicerchia, cereali a paglia cereali (frumento, orzo, avena) leguminose e graminacee da prato e giardino, sementi per fiori, miscugli vari, orzo, avena e cereali minori, mais e sorghi, frumento, semi di piante oleaginose e da fibra, leguminose da orto, orticole varie, bulbi da orto e da fiore, barbabietole da orto e foraggio barbabietola, sementi orticole, sementi da fiore in genere, bulbi da fiore, sementi da prato e giardino, trifoglio bianco, erba medica frumento tenero, frumento duro, orzo, avena, triticale, segale, mais, soia, girasole, colza, erba medica, loietti, piselli miscugli per prato stabile, da erbai, da tappeto erbosi, leguminose, graminacee da foraggi, graminacee per tappeti erbosi leguminose da foraggio (veccia, erba medica, trifoglio, ecc), miscugli per prati stabili, orzo, miscugli per prati polifiti, miscugli per tappeti erbosi, frumento, avena, segale, graminacee foraggere (dactylis, festuche, loietti, fleolo) mais mais (ampliamento) girasole, soia tuberi di patate, bulbi tulipani, gladioli, cipolle frumento, medica, cereali minori (orzo, avena, segale), trifogli, soia, mais orzo, avena, segale, leguminose da foraggio, colza, miscugli per prati stabili, miscugli per erbai, miscugli per prati erbosi, graminacee e foraggere, sementi da fiore in genere, sementi orticole , bulbi, rizomi da orto e da fiore, bietole frumento, cereali minori fagioli frumento, graminacee e leguminose da prato e giardino, mais e sorghi, miscugli vari, orzo, avena e cereali minori segale, orzo, avena, frumento, erba medica, trifogli, soia, veccia, colza, lino, girasole, mais frumento, barbabietole, orzi, girasole, soia, mais frumento, orzo, avena, segale, mais, triticale, soia, girasole trifogli, erba med., ginestrino, lupulina, lupinella, sulla, orzi, avena, triticale, segale, mais, sorghi, vecce, lupino, soia, barb. da foraggio, pisello da foraggio, vigna cinese, pisello proteico, misc. erbai, prato polifita, tappeti erbosi, foraggere gram., colza patata miscuglio per erbario, leguminose da prato e giardino, graminacee da prato e giardino, miscugli vari da prato e giardino, bulbi, leguminose da foraggio, miscugli graminacee per prati stabili, fagioli e piselli in tutto CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA SPECIE AUTORIZZATE GENOVA COLOGNOLA AI COLLI VR 1 C.C.I.A.A./VR 10/09/1997 SE.FO.BI. SNC - Sementi foraggere Bizzotto TOMBOLO TOMBOLO PD 11 C.C.I.A.A./PD 10/04/1987 VENETO SEMENTI BEGGIATO SNC di Beggiato I. e V. & C. VO' EUGANEO VO' EUGANEO PD 4 C.C.I.A.A./PD 10/04/1987 VENETO VENETO SEMENTI BOVO S.P.A. SEMFOR SRL ISOLA DELLA SCALA VERONA ISOLA DELLA SCALA CASALEONE VR VR 7 27 C.C.I.A.A./VR C.C.I.A.A./VR 16/04/2003 19/01/1977 09/06/2000 VENETO SEMINART SNC di Tombolan Giuseppe & C. CITTADELLA TOMBOLO PD 35 C.C.I.A.A./PD 11/06/1991 VENETO SUMERAN HANDELS srl SAN MARTINO DI LUPARI SAN MARTINO DI LUPARI PD 40 C.C.I.A.A./PD 23/08/2004 VENETO TOMBOLAN SNC di Tombolan C. TOMBOLO TOMBOLO PD 6 C.C.I.A.A./PD 17/12/1993 VENETO ZANANDREA SEMENTI Zanandrea Piergiorgio VICENZA VI 16 C.C.I.A.A./VI 28/04/2004 frumento tenero, frumento duro, orzo, soia, erba medica, erba da foraggio, prati stabili, miscugli per frutteto e vigneto, miscugli da giardino, ortive varie leguminose da foraggio (medica, trifoglio, veccia, pisello, ginestrino), miscuglio per erbai, graminacee foraggere, miscuglio per tappeto erboso, miscuglio prato polifita, cereali (orzo, frumento, triticale, avena, segale), soia frumento, orzo, leguminose da prato e da foraggio, graminacee foraggere, miscuglio per tappeto erboso, prato polifita, miscuglio per erbai frumento tenero e duro, orzo, riso graminacee foraggere leguminose da foraggio, erbai, prati polifiti, tappeti erbosi, mais, girasole, colza, soia, frumento duro e tenero, orzo, avena, segale, triticale e spelta leguminose e graminacee da foraggio, piante oleaginose e da fibra, miscugli prati polifiti, miscugli per erbai, miscugli per tappeti erbosi, selezione, confezione, riconfezione sem. ortive (legumi, cicorie, lattughe, ecc.), riconfezionamento sementi da fiore in genere, riconfezione parti di piante (bulbi, tuberi, rizomi, ecc) foraggere graminacee, foraggere leguminose, leguminose da prato e da giardino, miscugli di sementi, sementi da fiore, avena, orzo, segale, sorgo, triticale, frumento tenero e duro, mais, girasole, soia, altre oleaginose e da fibra e semi da orto cereali (orzo, avena e segale), leguminose da foraggio, miscugli per prati stabili, miscugli per tappeti erbosi da giardino, foraggere graminacee frumento, avena, orzo, segale, ginestrino, erba med., sorgo zucch., trif. pratense e ladino, veccia, colza, misc. per prato stabile e erbai , misc. per tappeto erboso da giardino, loietto italico e peren., festuca arund., dactylis, glom. REGIONE DITTA VENETO PRODUTTORI SRL VENETO SEMENTI aree-tematiche-19-6-07-1 VERONA S.A.S. di VICENZA 234 TABELLA 2 Elenco delle ditte operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e indicazione delle specie autorizzate (specie ortive) REGIONE DITTA RILASCIATA DA CALABRIA CAMPANIA CAMPANIA GERMINAL s.n.c. FARMEN s.n.c. IMPROTA GIOVANNI CITTÀ' CITTÀ' SEDE LEGALE STABILIMENTO REGGIO CALABRIA REGGIO CALABRIA TORRE DEL GRECO TORRE DEL GRECO NAPOLI NAPOLI PROV. STAB. RC NA NA N. LICENZA 1 9 12 IN DATA C.C.I.A.A./RC C.C.I.A.A./NA C.C.I.A.A./NA 29/03/1995 09/07/1975 11/10/1982 CAMPANIA IMPROTA LUIGI di Alfonso NAPOLI NA 14 C.C.I.A.A./NA 30/09/1987 CAMPANIA IMPROTA LUIGI di Salvatore NAPOLI NA 13 C.C.I.A.A./NA 10/05/1985 CAMPANIA CAMPANIA SA NA 10 15 C.C.I.A.A./SA C.C.I.A.A./NA 24/06/1992 CAMPANIA LA SEMIORTO SEMENTI s.r.l. SARNO SARNO MARIO FARAONE MENNELLA TORRE DEL GRECO TORRE DEL GRECO & C. PAGANO COSTANTINO & F.lli SCAFATI SCAFATI SA 1/99 C.C.I.A.A./SA 05/11/1999 CAMPANIA CAMPANIA PAGANO DOMENICO & F. VELIA s.r.l. SA SA prot. n° 10311 1/05 C.C.I.A.A./SA C.C.I.A.A./SA 04/07/1974 10/01/2005 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA AGRIFRUT ROMAGNA AGR. COOP. ANSEME S.p.A. FC 52 C.C.I.A.A./FC 08/04/1997 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA CONSORZIO AGRARIO PARMA COOP. AGR. CESENATE EMILIA ROMAGNA EMILIA EURO-SEED s.r.l. F.lli Armuzzi CESENA FLORSILVA ANSALONI IDICE SPECIE AUTORIZZATE CESENA CESENA FC 318 Regione Emilia 13/09/2004 Romagna ARCOIRIS MODENA MODENA MO 28 C.C.I.A.A./MO 13/10/2003 ortive e ornamentali e da fiore, aromatiche sementi da orto sementi erbacee ortive, ornamentali e da fiore, arboree e arbustive sementi erbacee ortive, ornamentali e da fiore, arboree e arbustive sementi ortive, tuberi bulbi e rizomi di sementi ortive semi da orto, tuberi e bulbi sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore e miscugli sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi e rizomi tuberi, bulbi e rizomi e simili semi di orticole, floricole, ornamentali ed aromatiche ortive, leguminose foraggere, barbabietole da taglio, da coste e da orto Condizionamento di sementi ortive di: sementi standard - Produz. Sementiera di: barbabietole, foraggere crucifere, foraggere graminacee, mais, materiali di moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili), miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi, oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore, ortive. specie ortive, ornamentali, da fiore, officinali BERGAMASCHI PIETRO s.a.s. PIACENZA PIACENZA PC 1 C.C.I.A.A./PC 16/05/1973 produzione di sementi foraggere e ortive BLUMEN s.r.l. MILANO LE MOSE PC Aut. Reg. 2203 PARMA PR 25 C.C.I.A.A./PR 27/10/1975 - CESENA FC 22 C.C.I.A.A./FC 6/07/73 31/5/79 13/08/87 CESENA FC 50 C.C.I.A.A./FC 12/05/1992 BO 4 C.C.I.A.A./BO 30/03/1987 aree-tematiche-19-6-07-1 SAN GIOVANNI TEDUCCIO NAPOLI A SCAFATI SCAFATI SAN VALENTINO SAN VALENTINO TORIO TORIO SOC. CESENA GAMBETTOLA DI PARMA CESENA MARTORANO DI SAN IDICE DI SAN LAZZARO 235 Regione Emilia 16/11/2004 Romagna produzione sementiera di foraggere, graminacee, miscugli per tappeti erbosi, ornamentali e da fiore, ortive cereali, orticole, foraggere, patate bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore , cereali (ampliamento) bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore, mais, oleaginose ortive, barbabietola, foraggere leguminose e graminacee ortive, ornamentali e da fiore, piante agrarie REGIONE CITTÀ' SEDE LEGALE LAZZARO FURIA SEMENTI di Guidetti MONTICELLI Giampaolo e Guidetti Roberto s.n.c. TERME GALASSI SEMENTI s.n.c. di GAMBETTOLA Daltri Pierluigi & C. HORTUS SEMENTI LONGIANO EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA ISI SEMENTI S.p.A. LAMBOSEEDS ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA DITTA CITTÀ' STABILIMENTO RILASCIATA DA PROV. STAB. N. LICENZA IN DATA MONTICELLI TERME PR 9 C.C.I.A.A./PR 11/06/2002 GAMBETTOLA FC 18 C.C.I.A.A./FC 29/04/1988 LONGIANO FC 56 C.C.I.A.A./FC 03/12/1993 FIDENZA FIDENZA PR 39 C.C.I.A.A./PR 09/05/1994 CALCARA CALCARA BO 2549 MARALDI SEMENTI di Daniele CASE CASTAGNOLI Maraldi DI CESENA OLIVIERI GRAZIANO AZ. AGR. SAVIGNANO SUL RUBICONE PEOTEC s.r.l. PARMA CASE CASTAGNOLI DI CESENA SAVIGNANO SUL RUBICONE SISSA FC RACI SEMENTI s.r.l. SPECIE AUTORIZZATE arbustive ed arboree ortive, ornamentali e da fiore, barbabietole ortive, miscugli per tappeti erbosi, foraggere graminacee, barbabietole sementi di barbabietole, mais, foraggere leguminose, foraggere graminacee, sulla, lupinella, ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli foraggeri e miscugli per tappeti erbosi ortive 53 Regione Emilia 01/03/2002 Romagna C.C.I.A.A./FC 02/01/1993 barbabietola, ortive, oleaginose FC 38 C.C.I.A.A./FC 20/07/1984 ortive, foraggere leguminose PR 40 C.C.I.A.A./PR 22/07/1999 ortive FONTANINI PR 16 C.C.I.A.A./PR 25/02/1998 ortive, ornamentali e da fiore ROYAL SLUIS - Divisione di MIRANDOLA Seminis Vegetable Seeds Italia s.r.l. MIRANDOLA MO 20 C.C.I.A.A./MO 20/12/2001 EMILIA ROMAGNA S.A.I.S. SOCIETA' AGRICOLA CESENA CESENA FC 12 C.C.I.A.A./FC 06/07/1973 EMILIA ROMAGNA S.I.P.A.S. LONGIANO LONGIANO FC 57 C.C.I.A.A./FC 20/12/1993 EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA SATIVA Soc. Coop. Agr. FC 518 28/03/2001 COLORNO PR 1115 23/06/1999 orticole RAVADESE PR Aut. Reg. 53 08/08/2002 orticole, leguminose, graminacee LONGIANO FC 31 Regione Emilia Romagna Regione Emilia Romagna Regione Emilia Romagna C.C.I.A.A./FC sementi ortive, ornamentali e da fiore, miscugli per tappeti erbosi, miscugli per prati polifiti, leguminose da prato e da giardino, graminacee da prato e da giardino erbacee da pieno campo (escluse quelle di cui al n. 2), erbacee ortive ornamentali e da fiore, sementi piante agrarie arboree ed arbustive, tuberi, bulbi, rizomi e simili , miscugli sementi di barbabietole, mais, foraggere leguminose, foraggere graminacee, sulla, lupinella, ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli foraggeri e miscugli per tappeti erbosi sementi ortive standard 29/07/93 (ampliamento) 16/04/86 EMILIA UNITED PR Aut. Reg. 1487 ortive, ornamentali e da fiore, bietole - Cereali a paglia, mais, foraggere leguminose, foraggere graminacee, foraggere crucifere, sulla e lupinella, sorghi, oleaginose e da fibra, materiali di moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi. sementi ortive FONTANINI CESENA MARTORANO SEMENTI SOMMI di Sommi E. & COLORNO C. s.n.c. SEMINIS VEGETABLE SEEDS RAVADESE ITALIA s.r.l. SUBA SRL LONGIANO aree-tematiche-19-6-07-1 GENETICS United PILASTRELLO - CESENA - MARTORANO DI PILASTRELLO DI MARANO 236 Regione Emilia 31/06/1999 sementi ortive standard REGIONE ROMAGNA EMILIA ROMAGNA EMILIA ROMAGNA FRIULI V. G. Genetics Italia S.p.A. ZANANTONI SILVANO & C. ZAVATTA CARLO GAMBETTOLA GATTEO FC Autorizz. Art. 1 - Legge 987 Aut. Reg. 1487 DOTTO SEMENTI SPA MORTEGLIANO MORTEGLIANO UD 6 Romagna Regione Emilia 18/07/2003 Romagna Regione Emilia 09/07/2004 Romagna C.C.I.A.A./UD 10/06/1974 FRIULI V. G. SEMAR srl MUGGIA MUGGIA TS 2 C.C.I.A.A./TS 31/10/1983 FRIULI V. G. TERRA DEL PARADISO SRL MORTEGLIANO MORTEGLIANO UD 13 C.C.I.A.A./UD 14/07/1987 LAZIO ROMA RM 17/11/1988 LATINA LT Regione Lazio 28/11/1981 piante, parti di piante, semi e bulbi LAZIO SCARPONE SEMENTI ROMA RM Regione Lazio 17/11/1988 piante, parti di piante, semi e bulbi LAZIO LOMBARDIA SEMENTI RUDI s.r.l. SEZZE SCALO ANGELO SALA SEMENTI s.n.c. RANICA di Allegrini L. & C. BRUNI AGOSTINO E FIGLI CORBETTA SEZZE SCALO RANICA LT BG Autorizz. Art. 1 - Legge 987 Autorizz. Art. 1 - Legge 987 Autorizz. Art. 1 - Legge 987 12 10 Regione Lazio LAZIO DE NADAI SEMENTI di De Nadai ROMA Firmino e C. snc SCARPARO ROMANO LATINA confezionamento di materiale da riproduzione (sementi) sementi ortive standard, oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi e rizomi, miscugli, mais ibrido da seme da riconfezionare, mais ibrido da seme da produzione cereali, foraggere oleaginose e da fibra, sementi per colture ortive, ornamentali e da fiore, tuberi (patate d'importazione), bulbi di ortive, bulbi e rizomi ornamentali e da fiore ortive diverse, graminacee foraggere, leguminose foraggere, miscugli per prati fiori piante, parti di piante, semi e bulbi C.C.I.A.A./LT C.C.I.A.A./BG 12/04/2002 19/04/1974 prodotti sementieri sementi da orto CORBETTA MI 1/101319/72 C.C.I.A.A./MI 14/03/1988 MARTIGNANA PO CR 17 C.C.I.A.A./CR 10/09/2002 sementi da orto, bulbi, rizomi. Integrazione con: foraggere, cereali gruppo 2: sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore; gruppi 3, 4 e 5 sementi da orto LOMBARDIA ROMA PROV. STAB. N. LICENZA VIGNOLA MO IN DATA SPECIE AUTORIZZATE SAN GENESIO ED SAN GENESIO ED UNITI UNITI BERGAMO BERGAMO PV 12 C.C.I.A.A./PV 07/06/1979 LOMBARDIA DONDI DINO s.a.s. di Dondi Giovanna Marisa & C. F.LLI CARRARA s.n.c. di Carrara Agostino & C. FRANCHI SEMENTI s.p.a. BG 1/51497 C.C.I.A.A./BG 10/09/1990 LOMBARDIA FRATELLI INGEGNOLI S.p.A. MILANO MILANO MI 3 C.C.I.A.A./MI 21/05/1974 LOMBARDIA MAGNANI SEMENTI S.p.A. VIMERCATE VIMERCATE MI 20 C.C.I.A.A./MI gennaio 1975 LOMBARDIA MAZZOCCHI SEMENTI s.r.l. LO 2/028030/72 C.C.I.A.A./MI 21/05/1974 LOMBARDIA OROSEM s.r.l. CASALPUSTERLEN CASALPUSTERLENGO GO AZZANO SAN AZZANO SAN PAOLO PAOLO BG 16/30488 C.C.I.A.A./BG 30/07/2001 LOMBARDIA SEMENTI BAMBIN di Mazza MONZA Luigi e Giovanni s.n.c. SEMECO Consorzio Produttori BRUGNETTO MI 6/68259/72 C.C.I.A.A./MI 16/06/1977 sementi da orto, sementi da fiore, sementi di bietola da foraggio, miscugli per prato, bulbi, sementi di foraggere, di piante oleaginose da fibra, cicerchia e cicerchiella, pimpinella e rizomi sementi da orto, sementi da fiore, bulbi e rizomi AN 20 C.C.I.A.A./AN 23/06/1986 legumi cereali da foraggio da granella, barbabietola LOMBARDIA MARCHE aree-tematiche-19-6-07-1 MARTIGNANA PO CITTÀ' STABILIMENTO RILASCIATA DA CITTÀ' SEDE LEGALE MARANO VIGNOLA LOMBARDIA DITTA MONZA DI BRUGNETTO DI RIPE 237 sementi da orto, sementi da fiore, sementi di bietola da foraggio, miscugli per prato, bulbi, sementi di cereali, di piante foraggere, di piante oleaginose e da fibra, cicerchia e cicerchiella, pimpinella, tuberi e rizomi sementi da orto, sementi foraggere e sementi da fiore colture erbacee e ortive, ornamentale da fiori, rizomi, bulbi e simili sementi di ortaggi e sementi di fiori REGIONE DITTA Sementi - Soc. Coopè. Agr. CITTÀ' SEDE LEGALE RIPE PIEMONTE CLAUSE TEZIER ITALIA S.p.A. VENARIA REALE PIEMONTE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA VENARIA REALE TO Aut. Reg. 5081 F.G.S. AGRICOLA SEMENTI s.r.l. SANTHIA' SANTHIA' VC Prot. N. 7250 PIEMONTE F.LLI CAVANNA Giuseppe e Domenico NOVARA NO PIEMONTE FLORAGARDEN s.n.c. di Folletti CHIVASSO Luigi e Marco CHIVASSO TO Delib. Reg.11833305 Reg PIEMONTE 12/01/1990 PIEMONTE LEBEN s.r.l. MILANO MONCALIERI TO 76/2005 Reg. PIEMONTE 13/03/2005 PIEMONTE OLTER SEMENTI s.n.c. ASTI ASTI AT 3 PIEMONTE PROVINI F.LLI ANTONIO E NOVI LIGURE GIUSEPPE s.n.c. STOMBOLI Antonio & Carlo s.n.c. BOLLENGO TARABRA SEMENTI ASTI NOVI LIGURE AL BOLLENGO ASTI PIEMONTE PIEMONTE PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA PUGLIA SICILIA TOSCANA TOSCANA TOSCANA TOSCANA s.n.c. di NOVARA DE CORATO ANTONIO ANDRIA SEMENTI F.LLI ZAGARIA di Zagaria Savino ANDRIA FUSCELLO GIANFRANCO ANDRIA FUSCELLO TESORO SEMENTI ANDRIA s.n.c. LAROSA EMANUELE ANDRIA COIS 94 s.r.l. CATANIA GARGINI SEMENTI s.n.c. di A. LUCCA Gargini & G. Godi ITALSEMENTI s.n.c. di Innocenti RASSINA Patrizio & C. MAZZONI MARCO SEMENTI CASTELFIORENTIN O N. SGARAVATTI & C. SPA PERGINE VALDARNO aree-tematiche-19-6-07-1 Reg. PIEMONTE 24/12/1996 Erg PIEMONTE 12/04/1984 Decr. N. 5025/1993 Erg PIEMONTE 20/12/1993 SPECIE AUTORIZZATE da foraggio e da zucchero, oleaginose industriali, sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali, officinali, da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli sementi da orto e da fiore (licenza limitata al riconfezionamento) sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore, tutte le specie del gruppo II (art. 6) sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore e dei miscugli per tappeti erbosi, di cui al gruppo 2 e 5 (art. 6) sementi orto-floricole pratensi - bulbi - tuberi rizomi - cipolle - patate da seme confezionate a norma di legge - piante ornamentali - da frutto piccoli frutti riconfezionamento e commercializzazione di sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore e di materiali di moltiplicazione (gruppo 4 art. 6 L. 25/11/1971) escluse le patate da seme sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo 1/art. 6), escluse le leguminose da prato, e per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore (gruppo 2/art. 6), nonché dei materiali di moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi, e simili (gruppo 4/art. 6) sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore sementi orto-floro-pratensi e piante ornamentali sementi per colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore (gruppi 1° e 2° /art. 6) escluse le leguminose da prato prodotti sementieri da orto, da fiori e da cereali C.C.I.A.A./AT 06/05/1974 Prot. N. 1535 Erg PIEMONTE 02/02/1987 TO AT Aut. Reg. 421 2 Erg PIEMONTE C.C.I.A.A./AT 11/01/1982 06/051974 ANDRIA BA 1 C.C.I.A.A./BA 10/03/2005 ANDRIA ANDRIA BA BA 27 prot. n° 21752 C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./BA 13/11/1991 13/11/1991 ANDRIA BA prot. n° 6125 C.C.I.A.A./BA 26/03/1993 ANDRIA CATANIA BA CT 31 10 C.C.I.A.A./BA C.C.I.A.A./CT 13/11/1991 25/08/1995 LUCCA LU 6 C.C.I.A.A./LU 01/09/1985 RASSINA AR 18 C.C.I.A.A./AR 04/11/1994 CASTELFIORENTINO FI 19 C.C.I.A.A./FI 08/03/2002 sementi ortive, sementi da foraggio, sementi da prato, ornamentali, da fiore, tuberi, bulbi e rizomi prodotti sementieri ortivi di categoria standard PERGINE VALDARNO AR 1 C.C.I.A.A./AR C.C.I.A.A./AR 21/05/74 30/11/76 Foraggere cereali e altre 238 prodotti sementieri da orto e da fiore sementi da sementi da fiori sementi da orto e da fiori orto semi da orto oleaginose e da fibra, ortive, ornamentali e da fiore , tuberi, bulbi, rizomi e simili semi da orto REGIONE DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA RILASCIATA DA IN DATA C.C.I.A.A./AR 11/03/97 Provincia di AR 13/08/1996 Assessorato agricoltura e foreste C.C.I.A.A./AR 21/05/1974 SPECIE AUTORIZZATE colture da orto (ampliamento solo quantitativi) piante ornamentali da interno e da esterno, frutticole, floricole, di olivo - materiale di propagazione (sementi e parti di piante) TOSCANA SEMENTI CAMAITI di Camaiti ANGHIARI Giorgio ANGHIARI AR Aut. 1576 AR TOSCANA SEMENTI E PIANTE ELETTE di MONTEVARCHI Badii G. & C. s.n.c. MONTEVARCHI AR 3/AR TOSCANA TECNOCOOP SOC. COOP. POPULONIA LI 13 C.C.I.A.A./LI 15/02/0991 DI GARDOLO DI TRENTO TN 36 C.C.I.A.A./TN 22/02/1985 sementi di foraggere da prato di varie specie, sementi varie da orto, seme di barbabietole da foraggio anguria, basilico, cicoria, cipolla, fagioli, fava, finocchio, lattuga, melanzana, peperone, pomodoro, prezzemolo, ravanello, sedano, zucchino produzioni sementiere SAN PONTE SAN GIOVANNI PG 1 C.C.I.A.A. /PG 09/12/1972 colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore PERUGIA TERNI FIESSO D'ARTICO PG TR VE 29 prot. 6191 2 C.C.I.A.A./PG C.C.I.A.A./TR C.C.I.A.A./VE 10/06/1999 19/05/1987 24/02/1988 sementi da orto sementi per colture erbacee ortive leguminose e graminacee da prato e giardino, sementi per fiori, miscugli vari, orzo, avena e cereali minori, mais e sorghi, frumento, semi di piante oleaginose e da fibra, leguminose da orto, orticole varie, bulbi da orto e da fiore, barbabietole da orto e foraggio frumento tenero, frumento duro, orzo, avena, triticale, segale, mais, soia, girasole, colza, erba medica, loietti, piselli orzo, avena, segale, leguminose da foraggio, colza, miscugli per prati stabili, miscugli per erbai, miscugli per prati erbosi, graminacee e foraggere, sementi da fiore in genere, sementi orticole , bulbi, rizomi da orto e da fiore, bietole anguria, asparago, basilico, bieta, carota, cavolo broccolo, cavolo cappuccio, cavolfiore, cavolo verza, cetriolo, cicoria, fagiolo, fava, finocchio, indivia, scarola, lattuga, melanzana, melone, peperone, pisello, pomodoro, porro, prezzemolo, ravanello solanacee, cucurbitacee, composite sementi di orticole segale, orzo, avena, frumento, erba medica, trifogli, soia, veccia, colza, lino, girasole, mais ortive ortive, da fiore radicchio (rosso di Chioggia, rosso di Treviso e bianco di Chioggia) leguminose da orto (riconfezione), cicorie e lattughe (riconfezione), rape e ravanelli (riconfezione) frumento tenero, frumento duro, orzo, soia, erba medica, erba da foraggio, prati stabili, miscugli per POPULONIA TRENTINO A.A. GARDEN CENTER MERLER snc GARDOLO TRENTO UMBRIA BAVICCHI S.p.A. PONTE GIOVANNI UMBRIA SEMENTI ROSI s.r.l. PERUGIA UMBRIA SEMITALIA s.n.c. TERNI VENETO ARTUSI SEMENTI snc di G. DOLO Artusi & C. VENETO BALLANI LEONIDA ROVEREDO DI GUA' ROVEREDO DI GUA' VR 5 C.C.I.A.A./VR 28/05/1973 VENETO COPROSEMEL SNC TOMBOLO TOMBOLO PD 21 C.C.I.A.A./PD 06/10/1987 VENETO ESASEM S.p.A. CASALEONE CASALEONE VR 31 C.C.I.A.A./VR 20/12/1988 VENETO VENETO VENETO EUGEN SEED srl FILIPPI MARIA GUERRESI SEMENTI srl CASALEONE CA' DI DAVID MONZAMBANO CASALEONE CA' DI DAVID SOMMACAMPAGNA VR VR VR 33 22 18 C.C.I.A.A./VR C.C.I.A.A./VR C.C.I.A.A./VR 17/12/1990 11/11/1974 26/08/2004 VENETO VENETO INCAO di Incao S. & C. s.a.s. LA PALMA AZ. AGR. Di Boscolo Paolo MAISTRELLO CAV. FRANCESCO PRODUTTORI SEMENTI VERONA SRL LUSIA CHIOGGIA LUSIA CHIOGGIA RO VE 22 8 C.C.I.A.A./RO C.C.I.A.A./VE 10/07/2001 13/12/1999 VICENZA MONTEVIALE VI 5 C.C.I.A.A./VI 12/06/1973 GENOVA COLOGNOLA AI COLLI VR 1 C.C.I.A.A./VR 10/09/1997 VENETO VENETO aree-tematiche-19-6-07-1 239 REGIONE VENETO VENETO VENETO VENETO DITTA CITTÀ' SEDE LEGALE SEMENTI CIBIN di Minardi Ivano OSPEDALETTO EUGANEO T & T VEGETABLE SEEDS srl MESTRE TIOZZO CAENAZZO FABRIZIO CHIOGGIA AZ.AGR. TIOZZO CAENAZZO TIZIANO CHIOGGIA aree-tematiche-19-6-07-1 RILASCIATA DA CITTÀ' STABILIMENTO PROV. STAB. N. LICENZA OSPEDALETTO EUGANEO PD Aut. Reg. 7943 Reg. VENETO 15/05/1995 CHIOGGIA VE 10 C.C.I.A.A./VE 27/03/2003 CHIOGGIA VE 7 C.C.I.A.A./VE 02/11/1998 radicchio cicoria, indivia e scarola, porro, cipolla, aneto, asparago, bieta da coste, cavolo laciniato, cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio bianco, cavolo cappuccio rosso, peperone, anguria, cocomero, melone, cetriolo, zucca, zucchino, carota, rucola finocchio, lattuga, pomodoro, basilico, prezzemolo, cicoria intibus CHIOGGIA VE 9 C.C.I.A.A./VE 23/02/2001 cicoria intibus, cipolle, sedano 240 IN DATA SPECIE AUTORIZZATE frutteto e vigneto, miscugli da giardino, ortive varie piante o parti di piante - semi o tuberi Tab. 3: Distribuzione geografica per tipologia di attività delle Ditte sementiere operanti in Italia tutte le specie Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia Romagna Friuli Venezia Giulia Lazio Lombardia Marche Molise Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Trentino Alto Adige Umbria Veneto Totale 1 2 3 7 1 8 1 6 tutte le specie agrarie(escluse le ortive) 6 4 3 1 9 1 1 1 2 1 42 aree-tematiche-19-6-07-1 cereali e oleaginose 1 2 Cereali, foraggere, oleaginose foraggere 2 3 foraggere e ortive bietola bietola, oleaginose e da fibra oleaginose e da fibra 1 6 1 2 cereali cereali e foraggere 19 2 5 3 5 4 2 2 32 1 10 1 3 4 2 3 2 5 7 4 2 1 12 3 1 4 2 patata Totale ditte produttrici di sementi di piante agrarie 8 6 9 11 9 55 0 0 1 9 28 6 9 12 18 83 4 3 7 14 25 16 3 26 48 9 47 18 4 10 1 0 9 5 0 1 7 18 35 17 3 35 53 9 48 25 3 1 4 2 5 27 3 15 8 42 21 335 97 432 4 1 1 1 3 5 1 2 1 1 1 1 1 15 2 34 7 1 1 4 2 5 5 1 1 3 2 4 3 10 2 1 77 84 7 37 24 15 241 1 4 1 4 Ditte Produttrici/ TOTALE Riconfezionatrici GENERALE di sementi di piante ortive ALLEGATO 1 ELENCO ANALITICO DELLE MACCHINE ED ATTREZZATURE NECESSARIE PER LA SELEZIONE DELLE SEMENTI Specie o Gruppi di specie Foraggere graminacee Macchine e attrezzature Gruppo prepulitore (tarara + cilindri), tappeto cernitore, levigatrice, calibratrice. Tarara, cilindri alveolati, gravimetrica e/o densimetrica. Tarara, cilindri alveolati, calibratrice, tavola gravimetrica. Sbarbatore (elimina ariste e rachille), tarara, cilindri calibratori, cilindri alveolari, densimetrica e/o gravimetrica. Tappeto vellutato a rulli (di tipo americano), tarara cilindri alveolati, decuscutatrice elettromagnetica. Tarara, cilindri alveolati, spuntatrice. Foraggere Leguminose a seme grosso Tarara, cilindri alveolati. Sorghi Tarara, cilindri alveolati. Oleaginose e da fibra Tarara, cilindri alveolati. Tarara, cilindri alveolati, tavola densimetrica, macchine appropriate alla specie. Tarara, cilindri alveolati, tavola densimetrica, macchine appropriate alla specie. Macchine appropriate alla specie. Barbabietole Cereali a paglia Mais Riso Foraggere Leguminose a semi minuti Ortive Ornamentali e da fiore Piante agrarie arboree ed arbustive Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili) Miscugli foraggeri Miscugli per tappeti erbosi Specie non comprese nei gruppi precedenti, ma comprese nell’allegato 3) D.P.R. 1065/71 Cernitrice, calibratrice. Miscelatore. Miscelatore. Macchine appropriate alla specie. ATTREZZATURE MINIME NECESSARIE PER LE RICHIESTE DI LICENZE SEMENTIERE RELATIVE AD ATTIVITA’ DI SCONFEZIONAMENTO / CONFEZIONAMENTO – CONCIA/CONFETTATURA O ALTRI TRATTAMENTI AL SEME In funzione dell’attività svolta: Macchine appropriate alla specie. aree-tematiche-19-6-07-1 242 ALLEGATO 2 RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE PER L’ESERCIZIO DI ATTIVITA’ SEMENTIERA Al Servizio Spazio riservato all’Ufficio competente Prot. n. ................. del .............................. Il sottoscritto (cognome e nome) .................................................................................... nato a ....................................................... prov. ....................... il ............................. residente a ...............................................................................................prov. ............ in Via ........................................................................................................... n. ............ tel. abit. ................................ cell. ....................................... fax ............................... Codice fiscale e-mail ........................................................... in qualità di Titolare/Legale Rappresentante della Azienda individuale Società Cooperativa Altro (specificare) Cognome e nome o Ragione Sociale e sigla eventuale: ....................................................................................................................................... Partita IVA ................................Con sede nel Comune di ........................................... Fraz./loc. .................................................. Via ............................................. n. ......... C.A.P. ................................ Prov. ..................... CHIEDE Per lo stabilimento sito nel comune di: ... .................................................................. Fraz./loc. .................................................. Via ............................................. n. ......... aree-tematiche-19-6-07-1 243 1. Il rilascio di nuova licenza sementiera per: Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri Sconfezionamento / confezionamento Concia / confettatura o altri trattamenti al seme Trasferimento dell’attività sementiera Da Via ...................................................... .................................................................. a Via ......................................................... .................................................................. 2. L’integrazione della licenza sementiera già operante A tal fine dichiara: a) I gruppi di sementi che si intende produrre e/o commercializzare di seguito indicati (indicare anche la quantità prevista per ciascun gruppo): N° Gruppo Quantità prevista (kg) 1 Barbabietole 2 Cereali a paglia 3 Mais 4 Foraggere Leguminose a semi minuti 5 Foraggere graminacee 6 Foraggere Leguminose a seme grosso 7 Sorghi 8 Oleaginose e da fibra 9 Ortive 10 Ornamentali e da fiore 11 Piante agrarie arboree ed arbustive 12 Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili) 13 Miscugli foraggeri 14 Miscugli per tappeti erbosi 15 Specie non comprese nei gruppi precedenti (*) (*) indicare la specie aree-tematiche-19-6-07-1 244 b) L’elenco dei macchinari e delle attrezzature disponibili di seguito riportati: .................................................................. .................................................................. .................................................................. c) Caratteristiche degli impianti per la lavorazione delle sementi Tipo Capacità oraria di Marca lavorazione d) Magazzini ed attrezzature per la conservazione del seme N° Superficie (m2) Capienza (t) Magazzini Tettoie Silos - verticali - orizzontali - altro Altro e) Il titolo di possesso dello stabilimento e dei macchinari ed attrezzature: Stabilimento: proprietà affitto altro Macchinari ed attrezzature: proprietà affitto altro Si allega, inoltre, la planimetria dello stabilimento. aree-tematiche-19-6-07-1 245 3. La voltura della/e licenza/e di esercizio di attività sementiera per lo/gli stabilimento/i di seguito indicato/i per: Modifica della Ragione sociale ... Cessione d’Azienda con contratto di compravendita Donazione d’Azienda Successione ereditaria denominazione Ditta precedente .................................................................. ...................................................................... denominazione Ditta attuale .................................................................. ...................................................................... Stabilimento/i interessato/i alla voltura (riportare l’ubicazione): .................................................................. ...................................................................... .................................................................. ...................................................................... .................................................................. ...................................................................... .................................................................. ...................................................................... Luogo …………. Data …………………… Firma RESPONSABILE TECNICO COGNOME NOME CODICE FISCALE COMUNE DI NASCITA DATA DI NASCITA PROVINCIA TELEFONO FAX CELLULARE DOMICILIO (Via o Località) COMUNE aree-tematiche-19-6-07-1 N. CIVICO PROVINCIA 246 CAP ALLEGATO 3 Numero 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Specie o Gruppi di specie Barbabietole Cereali a paglia Mais Foraggere Leguminose a semi minuti Foraggere graminacee Foraggere Leguminose a seme grosso Sorghi Oleaginose e da fibra Ortive Ornamentali e da fiore Piante agrarie arboree ed arbustive Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili) Miscugli foraggeri Miscugli per tappeti erbosi Specie non comprese nei gruppi precedenti (*) (*) specificare aree-tematiche-19-6-07-1 247 ALLEGATO 4 Fac-simile AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITÀ SPAZIO RISERVATO ALL’INTESTAZIONE DELL’ENTE PREPOSTO AL RILASCIO DELLA LICENZA Autorizzazione ai sensi …………………………… La Ditta: ………………………………………………………………………….. Con sede in……………………………………………………………………….. Centri Aziendali …………………………………………………………………. E’ AUTORIZZATA Ad esercitare le seguenti attività: o Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri o Sconfezionamento / confezionamento o Concia / confettatura o altri trattamenti al seme per le seguenti specie (o gruppi di specie) e per i quantitativi indicati ………….. ………………………………………………………………………….………… …………………………………………………………………………….……… Autorizzazione regionale n°………………… Luogo, lì……………………….. Timbro e firma del Responsabile del procedimento aree-tematiche-19-6-07-1 248