Relazione “ Programma interregional

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Relazione “ Programma interregional
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Elaborazione di linee guida per la produzione di prodotti sementieri
Area tematica 1
3
"NO-OGM" e per la determinazione delle aree di moltiplicazione
Elaborazione di disciplinari per la produzione di prodotti sementieri
Area tematica 2
39
"NO-OGM" per mais, soia, pomodoro, patata e barbabietola da
zucchero
-
Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM"
42
per mais
-
Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM"
51
per soia
-
Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM"
60
per pomodoro
-
Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM"
70
per patata
-
Disciplinare per la produzione di prodotti sementieri "NO-OGM"
78
per barbabietola da zucchero
-
Allegato 1: Definizione di protocolli e metodi di analisi per
91
verificare l’assenza di sementi OGM in mais e soia
-
Allegato 2: Definizione di protocolli e metodi di analisi per
verificare
l’assenza
di
sementi
OGM
in
pomodoro,
151
patata,
barbabietola da zucchero
Area tematica 3
Messa a punto di linee guida per la individuazione degli elementi di
199
rintracciabilità per la valorizzazione dei prodotti sementieri
Area tematica 4
Definizione di linee guida nazionali per il rilascio delle licenze
sementiere
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2
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ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Programma Interregionale "Sviluppo rurale"
INNOVAZIONE E RICERCA
Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano
sementiero - Interventi a carattere generale
Area tematica 1
"ELABORAZIONE DI LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE
DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM" E PER LA
DETERMINAZIONE DELLE AREE DI MOLTIPLICAZIONE"
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ELABORAZIONE DI LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" E PER LA DETERMINAZIONE DELLE AREE DI
MOLTIPLICAZIONE
INDICE
1
INTRODUZIONE
6
1.1
Premessa
6
1.2
Finalità
6
SEZIONE 1 - Linee guida per la produzione di prodotti sementieri no OGM
7
2
NORME DISCIPLINARI
7
3
ASPETTI CRITICI
8
3.1
Azienda agricola
8
3.1.1
Terreno e successione colturale
9
3.1.2
Preparazione del terreno
10
3.1.3
Seme impiegato
10
3.1.4
Operazioni di semina
10
3.1.5
Isolamento
11
3.1.6
Operazioni sulle colture in atto
11
3.1.7
Operazioni alla raccolta
11
3.1.8
Operazioni di trasporto dall'azienda alla ditta selezionatrice
12
3.2
4
Ditta sementiera
12
3.2.1
13
Operazioni presso la ditta sementiera
CONTROLLI
15
4.1
Azienda agricola
15
4.1.1
Controllo interno
15
4.1.2
Controllo esterno
15
4.2
Ditta sementiera
16
4.2.1
Controllo interno
16
4.2.2
Controllo esterno
16
5
IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO
16
6
MISURE CORRETTIVE E SANZIONI
16
SEZIONE 2 - Linee guida per la definizione di aree di moltiplicazione
17
7
CONDIZIONI AGRO-PEDOLOGICHE
18
8
MODALITÀ' ORGANIZZATIVE DELLA PRODUZIONE
20
8.1
Autorità territoriale
20
8.2
Delimitazione geografica e amministrativa
21
8.3
Misure correttive e sanzioni
21
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4
Valutazione dell'incremento dei costi derivante dall'applicazione delle linee guida
21
Allegato 1
Disposizioni comunitarie e nazionali in materia di coesistenza
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Allegato 2
Bibliografia
28
Allegato 3
Elenco specie
31
Allegato 4
-
32
-
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Consuntivo statistico delle ispezioni ufficiali in campo delle colture da seme
sottoposte a controllo nel 2005 - Ripartizione per specie, regione e provincia
(ettari)
Distribuzione geografica delle superfici ufficialmente controllate per la
produzione di sementi nel 2005
5
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1
INTRODUZIONE
1.1
Premessa
L’introduzione delle biotecnologie nel settore agricolo, con la costituzione di varietà
geneticamente modificate, ha creato nuovi scenari e introdotto problematiche in precedenza
sconosciute al mondo agricolo. La raccomandazione della commissione UE del 23 luglio 2003
afferma che “ nell’Unione Europea non deve essere esclusa alcuna forma di agricoltura,
convenzionale, biologica o che si avvale di OGM” e che “la capacità di mantenere filiere di
produzione agricola separate costituisce un presupposto indispensabile per poter offrire un’ampia
scelta ai consumatori.
Alla luce delle affermazioni citate appare indispensabile individuare e definire linee di
riferimento alle quali attenersi per assicurare che le diverse produzioni rispondano alle attese
dell’utilizzatore.
La produzione di sementi "NO-OGM" comporta la definizione di linee guida su cui basare i
disciplinari di produzione delle singole specie. Tali linee guida non pregiudicano quanto previsto
dalle disposizioni comunitarie e nazionali sulla produzione e commercializzazione delle sementi
e sulla coesistenza fra colture transgeniche, convenzionali e biologiche (allegato 1).
I fattori di rischio da tenere presente nella predisposizione di linee guida interessano tutte le fasi
di produzione delle sementi, infatti la presenza di impurezze di natura varietale può determinarsi
nel corso della moltiplicazione in campo, durante la raccolta, il trasporto e lo stoccaggio e nella
fase di selezione e confezionamento.
Per quanto riguarda la prima fase, le impurità varietali possono derivare dalle sementi impiegate,
da inquinamenti meccanici durante la semina, da piante nate da semi residui di colture
precedenti, da impollinazione indesiderata.
Durante le operazioni di raccolta, trasporto e stoccaggio, le attrezzature, i mezzi di trasporto e i
magazzini possono causare inquinamenti meccanici.
Analoghi inquinamenti possono avvenire in fase di selezione e confezionamento.
1.2
Finalità
Scopo delle linee guida sarà identificare, alla luce del quadro normativo esistente, le condizioni
che rendano possibile la produzione di sementi NO-OGM.
Le linee guida prevedono due Sezioni: la prima riguarda le condizioni tecniche per la produzione
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di sementi NO-OGM, la seconda è relativa alla definizione di aree di moltiplicazione.
Infine vengono riportate considerazioni riguardanti la valutazione dell'incremento dei costi
derivante dell'applicazione delle linee guida.
Nella prima Sezione, in base a quanto indicato nelle premesse, vengono richiamati i principi
generali che devono essere seguiti per ciascuna delle fasi produttive, pertanto le linee guida
considerano i seguenti aspetti.
Le linee guida riguardano le specie elencate nell’allegato 3 e per alcune di esse saranno integrate
con disciplinari che riporteranno gli accorgimenti pratici da adottare per la produzione di sementi
NO-OGM, in funzione delle peculiarità di ciascuna specie.
Saranno pertanto specificati i requisiti che deve possedere una azienda agricola, le caratteristiche
del terreno e le modalità della sua preparazione, i criteri da adottare per le successioni colturali.
Saranno inoltre considerati i requisiti delle sementi impiegate per la coltura e le operazioni di
semina.
Particolare attenzione sarà riservata alle condizioni di isolamento e alle operazioni sulle colture
in atto. Altrettanto importanti sono le operazioni di raccolta e quelle di trasporto alla ditta
selezionatrice. Una fase delicata è rappresentata dalla lavorazione delle sementi presso la ditta
sementiera.
Nella seconda Sezione vengono identificate le modalità organizzative per la definizione e la
gestione delle aree di moltiplicazione.
SEZIONE 1
-
LINEE GUIDA PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI NO OGM
In questa sezione vengono identificati gli aspetti critici per la produzione di sementi, i controlli,
le modalità con le quali identificare il prodotto ottenuto e le eventuali misure correttive e
sanzioni.
2
NORME DISCIPLINARI
Le sementi prodotte in conformità al presente disciplinare e rispondenti ai requisiti indicati,
saranno identificate come sementi NO-OGM, con specifica etichettatura allo scopo di
promuovere la valorizzazione delle sementi stesse e delle produzioni ottenute. Le sementi
dovranno essere in possesso dei requisiti previsti dalla legge 1096/71 ed in aggiunta risultare
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esenti da OGM a seguito di accertamenti analitici eseguiti in conformità al metodo allegato al
presente disciplinare.
L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare l’istituzione della coltura agli organismi di controllo
indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo del seme impiegato per
l’istituzione della coltura.
3
ASPETTI CRITICI
Di seguito vengono pertanto presi in esame i punti critici della produzione e identificate le linee
da adottare per ottenere produzioni sementiere conformi al requisito di assenza di OGM.
3.1
Azienda agricola
Vengono qui esaminate ed esplicitate le caratteristiche strutturali delle attrezzature
dell’azienda agricola; questa infatti deve disporre di appezzamenti che per dimensioni e
collocazione consentano il rispetto delle condizioni di isolamento stabilite. Deve essere inoltre
ubicata in modo che le vie di comunicazione permettano il passaggio agevole delle
attrezzature senza che si creino condizioni di contaminazione.
Le attrezzature a disposizione per la semina, la raccolta e il trasporto saranno in uso esclusivo;
potranno essere condivise solamente con altre aziende che si dedicano a produzione di sementi
NO-OGM.
Si può prevedere una deroga alla esclusiva produzione di sementi NO-OGM per
aziende con corpi separati.
Qualora sia prevista la conservazione delle sementi dopo la raccolta, l’azienda deve essere dotata
di strutture idonee a garantire la separazione fisica dei diversi lotti e categorie di seme; in
particolare disporrà di silos e magazzini separati ed identificabili.
Le attrezzature e le strutture devono possedere caratteristiche che agevolino l’ispezione e la
pulizia delle parti a contatto col seme.
Il responsabile aziendale deve avere una adeguata preparazione riguardo alle tecniche di
produzione delle sementi con particolare riferimento a quelle ” NO-OGM”, anche conseguita
attraverso appositi corsi di formazione e aggiornamento che attestino l’idoneità operativa.
Il personale deve essere adeguatamente informato che l’azienda produce in regime “NO-OGM”.
Tutte le operazioni relative ad acquisti, scambi, trasferimenti, nonché quelle colturali, devono
essere adeguatamente documentate.
Tutte le operazioni saranno quindi annotate, in ordine
cronologico, su apposito registro che conterrà in allegato la relativa documentazione necessaria.
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3.1.1. Terreno e successione colturale
Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture
OGM.
Qualora non sia oggettivamente riscontrabile la situazione sopra descritta o esista un dubbio che
l’appezzamento abbia ospitato colture OGM, per evitare la presenza di piante derivanti da
colture precedenti della stessa specie o appartenenti a specie geneticamente compatibili, si deve
assicurare una adeguata successione colturale, considerato che taluni semi restano vitali nel
terreno per diversi anni (colza, patata, bietola, ecc.) altri (soia, mais, ecc.) non si ritrovano più, in
genere, già nell'anno successivo. A tale scopo l'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti
gli appezzamenti ed eventuali frazionamenti in modo dettagliato, rendendo identificabile ogni
frazione attraverso precisi punti di riferimento posti sul terreno.
Sarà inoltre tenuta una registrazione storica, puntuale ed aggiornata delle colture realizzate su
ciascun appezzamento o frazione.
La longevità dei semi nel terreno è stata valutata sulla base del documento prodotto dal comitato
scientifico della commissione europea che si è espresso in argomento.
La bibliografia è
riportata al termine di questo documento.
La valutazione dei rischi relativi alla coltivazione di OGM è stata effettuata considerando non
solo gli effetti al di sopra del livello del terreno, ma tenendo presente che il suolo svolge una
funzione prioritaria nella determinazione degli equilibri dell’ecosistema.
La letteratura scientifica sugli effetti a livello del suolo della coltivazione di piante OGM si è
sviluppata solo negli ultimi anni, poiché finora non erano disponibili biotecnologie affidabili.
Studi condotti su mais Bt-transgenico hanno dimostrato che le proteine Bt sono in grado di
fissarsi alla struttura del terreno, mantenendo la loro vitalità (Saxena e Stotzky, 2003).
Inoltre,
pur essendo ancora necessario un affinamento delle tecniche di diagnosi, si può ipotizzare che, a
seguito dell’occasionale passaggio di transgeni dalla pianta OGM a batteri presenti nel terreno,
potrebbero crearsi le premesse per un ulteriore trasferimento dei geni ingegnerizzati verso nuovi
ospiti (Sequi, Benedetti, Mocali “Gli organismi transgenici ed il suolo”).
Pur essendo in bibliografia ancora assenti risultati di sperimentazione in pieno campo, a livello di
laboratorio batteri esposti al DNA proveniente da una pianta transgenica hanno dimostrato
omologia nelle sequenze di DNA (Nielsen, 2003).
Si ritiene che i microrganismi del terreno possano entrare in contatto con il DNA delle piante
OGM attraverso varie fonti:
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-
contatto diretto con l’apparato radicale di una pianta OGM;
-
attraverso gli essudati delle piante OGM;
-
attraverso i residui vegetali delle piante OGM.
Lo stato della ricerca ad oggi denota la necessità di continuare gli studi sperimentali sulla
microbiologia del terreno, al fine di poter definire le modalità ed i tempi della persistenza degli
OGM o dei loro geni potenzialmente ricombinanti dopo la coltivazione di una varietà OGM.
Pertanto l’attuale stato di conoscenza ancora indefinito della materia ha indotto ad adottare un
criterio prudenziale nella determinazione nei singoli disciplinari delle frequenze temporali
relative alla successione colturale.
3.1.2 Preparazione del terreno
Pratiche agronomiche idonee contribuiscono a ridurre il rischio di nascite indesiderate di piante
avventizie o di ricacci (maggese nudo – falsa semina del riso per il controllo del crodo).
3.1.3 Seme impiegato
Le sementi impiegate per l'istituzione delle colture da seme devono risultare esenti da OGM e
pertanto essere prodotte secondo metodi appropriati e verificate, per mezzo di analisi di
laboratorio effettuate con metodi riconosciuti ufficialmente per accertare l'assenza di OGM.
Devono essere contenute in imballaggi chiusi, contrassegnati in modo che sia possibile
identificare inequivocabilmente il prodotto contenuto e non danneggiati per evitare dispersioni
nel trasporto.
Le etichette ufficiali dovranno inoltre essere conservate per almeno 3 anni, con
l'altra documentazione richiesta.
Le fatture di acquisto del seme riporteranno gli estremi della ditta produttrice, specie, varietà,
categoria, peso, numero di lotto e numero di confezioni.
Il certificato di analisi attestante l'assenza di OGM nel lotto sarà conservato così come eventuali
documenti di trasporto.
3.1.4 Operazioni di semina
Devono essere effettuate con attrezzature pulite prima dell’utilizzazione, evitare usi promiscui,
evitare fuoriuscite accidentali di sementi.
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10
3.1.5 Isolamento
La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, per
evitare inquinamenti provenienti da altre colture della stessa specie o specie geneticamente
compatibili.
I requisiti di isolamento dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione della specie
considerata.
Le distanze devono essere maggiori per le specie allogame (es. mais, colza, ecc.) rispetto alle
specie autogame (es. soia, frumento, ecc.).
Distanze adeguate consentono anche di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e
raccolta.
Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi
rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale. Nella individuazione delle
distanze di isolamento si è tenuto conto degli studi effettuati sul flusso genico e pollinico,
considerando la possibilità di coesistenza di colture convenzionali e OGM, tenendo in
considerazione che sia le linee guida proposte che i disciplinari per le singole specie prevedono
l’analisi per la verifica dell’assenza di DNA geneticamente modificato su ciascun lotto di
sementi prodotte.
Per quanto concerne le possibilità di impollinazione anemofila ed entomofila si è fatto
riferimento al parere del comitato scientifico della Commissione Europea (vedi bibliografia).
Inoltre, tra le pratiche colturali consigliate si segnala, per gli ibridi, la realizzazione di file di
protezione marginale con lo stesso genitore maschile.
3.1.6 Operazioni sulle colture in atto
Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi.
Emasculazione: per le specie per le quali è richiesta, in linea con le pratiche seguite normalmente
per la produzione di sementi.
Isolamento: conferma dell’effettiva esistenza riguardo a situazioni insorte successivamente alla
semina e prima dell’antesi (es. piante spontanee, ricacci, nuove coltivazioni)
3.1.7 Operazioni alla raccolta
Le attrezzature devono possedere caratteristiche costruttive che evitino l’accumulo di seme al
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proprio interno e consentano la verifica della pulizia e la rimozione di materiale indesiderato.
Le parti a contatto col seme non devono quindi presentare spigolosità, restrizioni e tubature ad
angolo retto; il materiale dovrà essere liscio e facilitare lo scorrimento del seme.
Le macchine impiegate per la raccolta ed il trasporto all’interno dell’azienda non devono essere
state utilizzate per colture OGM.
Le attrezzature sopraddette devono essere state accuratamente pulite prima dell’uso.
Le stesse condizioni si applicano anche agli essiccatoi e alle attrezzature di movimentazione del
seme (nastri trasportatori, coclee, etc.)
I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire
la separazione fisica per tipo di prodotto (per specie, per varietà etc.)
Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo metodi appropriati per accertare
l'assenza di OGM, per il conferimento alla ditta sementiera.
3.1.8 Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice
Le attrezzature per la movimentazione, i contenitori e i mezzi utilizzati per il trasporto dovranno
essere scrupolosamente puliti e non essere stati impiegati per la movimentazione di prodotti
OGM.
Per ogni movimentazione, allo scopo di identificare e tenere distinto il prodotto devono essere
utilizzati contenitori (cassoni, sacconi, etc) evitando il trasporto di prodotto sfuso.
3.2
Ditta sementiera
La ditta deve essere in possesso della licenza per l’esercizio dell’attività sementiera rilasciata ai
sensi dell’articolo 2 della legge 1096/71.
La ditta dovrà disporre di strutture adeguate alle specie ed ai quantitativi che intende selezionare
sia in riferimento alle strutture edilizie sia agli impianti di lavorazione; in particolare è
consigliabile che la capacità lavorativa degli impianti e la possibilità di stoccaggio siano
dimensionati per offrire un margine aggiuntivo del 15% rispetto all’attività programmata, per
consentire lo svolgimento di tutte le operazioni in maniera ordinata ed in condizioni operative
ottimali. Gli impianti devono possedere caratteristiche costruttive che ne agevolino l’ispezione e
la pulizia. Le attrezzature devono possedere caratteristiche che evitino l’accumulo di seme al
proprio interno e consentano la rimozione di materiale indesiderato. Le parti a contatto col seme
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non devono quindi presentare spigolosità, restrizioni e tubature ad angolo retto; il materiale
dovrà essere liscio e facilitare lo scorrimento del seme.
Nel caso di produzioni miste (sementi convenzionali, sementi NO-OGM, sementi biologiche e
sementi OGM) necessiterà avvalersi di linee di lavorazione ben distinte a partire dalla fase di
ricevimento del prodotto fino alla fase conclusiva di insacco e di magazzini separati.
La ditta deve predisporre ed applicare procedure operative standard.
Il responsabile dello stabilimento, cui è demandata anche la corretta applicazione delle procedure
operative standard, deve avere una adeguata preparazione riguardo alle tecniche di produzione e
lavorazione delle sementi con particolare riferimento a quelle ”NO-OGM”, conseguita attraverso
appositi corsi di formazione e aggiornamento che attestino l’idoneità operativa.
Il personale deve essere informato che l’azienda produce sementi “NO-OGM” ed aver preso
parte ad un corso di formazione specifico.
I corsi sono organizzati dall’Ente Nazionale delle Sementi Elette.
3.2.1 Operazioni presso la ditta sementiera
Il seme raccolto dal campo non risulta idoneo per la commercializzazione e richiede una serie di
interventi che allontanino impurità fisiche e semi estranei. La selezione e la lavorazione del seme
indirettamente migliorano anche la germinazione eliminando semi rotti, lesionati o con
maturazione incompleta. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi
sementi provenienti da diverse aziende agricole e da altre ditte sementiere; in questa fase il
rischio di contaminazione accidentale risulta più elevato, è quindi necessario che i materiali in
lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili.
Le fasi di lavorazione sono legate alla tipologia del seme e alle modalità di produzione in campo;
per alcune specie sono previste lavorazioni particolari ma, in linea generale, passano attraverso i
seguenti stadi:
ritiro del prodotto:
prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti
precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos,
tramogge e magazzini;
pre-pulitura:
è l’operazione che consente di allontanare i residui, vegetali e non, di
maggiori dimensioni prima di procedere alle successive lavorazioni o al
temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del processo di
selezione;
selezione:
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consiste nel passaggio del seme attraverso una serie di macchine che con
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accorgimenti che sfruttando la dimensione, la forma, il peso specifico del
seme che si intende selezionare permettono la separazione del materiale
indesiderato. Si citano a titolo di esempio la tarara, lo svecciatoio, vagli,
cilindri alveolati, tavole densimetriche, i calibratori che costituiscono gli
elementi di base di un impianto di selezione.
concia e confettatura: trattamento del seme con principi attivi volti a proteggere la plantula nelle
prime fasi e favorire lo sviluppo proteggendola da patogeni di natura
prevalentemente fungina.
Un trattamento particolare consiste nella confettatura che rende idonei alla
semina di precisione semi di forma irregolare o di dimensioni molto
ridotte e quindi difficilmente manipolabili.
Con la confettatura si ricopre il seme con materiale inerte, eventualmente
addizionato con principi attivi utilizzati per la concia conferendogli una
forma regolare ed un calibro uniforme;
In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature
e macchine per la movimentazione del seme.
confezionamento:
operazione conclusiva della lavorazione delle sementi.
Le tipologie di confezioni utilizzate sono notevolmente diversificate in
quanto vengono utilizzati sia barattoli che sacchi.
I primi sono
prevalentemente utilizzati per le sementi ortive di piccole dimensioni e di
elevato pregio.
I sacchi possono essere di dimensioni variabili da pochi kg fino a sacconi
di 500 - 1.000 kg.
Anche il materiale impiegato per i sacchi può essere di diversa natura
potendosi ricorrere a carta, juta, materiale sintetico.
Oltre ai sacchi vengono utilizzate anche scatole e confezioni in cartone.
Le sementi possono essere vendute a peso o per unità.
Per le specie prevalentemente soggette alla semina di precisione le
confezioni contengono un numero predeterminato di unità in rapporto alla
superficie da investire.
La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano
essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione.
Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente, ove
prescritto.
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I contenitori vengono di norma disposti su "palletts" e sempre più spesso
avvolti in film plastici per il trasporto.
Sulle sementi selezionate e confezionate saranno eseguite analisi secondo metodi appropriati per
accertare l'assenza di OGM.
Il campionamento avverrà a cura del produttore in conformità ai metodi ufficiali di analisi e
riguarderà l'intera produzione.
4
CONTROLLI
Sono previsti controlli presso l'azienda agricola e presso la ditta sementiera operati a livello
interno dal responsabile dell'azienda e dal responsabile dello stabilimento e, a livello esterno, da
parte di un organismo designato dalla Regione, tra istituzioni pubbliche operanti nel settore
sementiero che assicurino la necessaria terzietà nei controlli.
Le verifiche da parte degli organismi competenti potranno avvenire in qualunque fase della
produzione.
Il mancato rispetto delle prescrizioni comporta l’esclusione della produzione ottenuta dal titolo
riconosciuto dal disciplinare.
L'organismo di controllo esterno deve inoltre procedere al monitoraggio dell'attività di analisi
realizzata dall'azienda agricola e dalla ditta sementiera.
4.1
Azienda agricola
4.1.1. Controllo interno
Il responsabile aziendale, o un suo delegato, verificheranno la corretta esecuzione delle
operazioni e la regolare annotazione delle informazioni necessarie.
Tutta la documentazione dovrà essere conservata ordinatamente presso l’azienda agricola e
tenuta a disposizione per le ispezioni da parte degli organi di controllo.
4.1.2. Controllo esterno
Gli organismi di controllo dovranno effettuare almeno una ispezione annuale volta alla verifica
dell’esistenza della documentazione prevista, alla sua regolare tenuta e alla corretta esecuzione
delle operazioni che presentano maggiori rischi agli effetti della possibile presenza di OGM.
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L’esecutore dei controlli disporrà di un documento comprendente l’elenco delle verifiche da
effettuarsi all’atto del sopralluogo, tale documento dovrà essere compilato in ogni sua parte e
costituirà il verbale ufficiale dell’ispezione.
4.2
Ditta sementiera
4.2.1 Controllo interno
Il responsabile dello stabilimento, o un suo delegato, verificheranno la corretta esecuzione delle
procedure operative standard (POS).
Tutta la documentazione prevista dalle POS dovrà essere conservata ordinatamente presso la
ditta e tenuta a disposizione per le ispezioni da parte degli organi di controllo.
4.2.2 Controllo esterno
Gli organismi di controllo dovranno effettuare almeno una ispezione annuale volta alla verifica
dell’esistenza della documentazione prevista dalle POS, alla sua regolare tenuta e alla corretta
esecuzione delle operazioni che presentano maggiori rischi agli effetti della possibile presenza di
OGM.
L’esecutore dei controlli disporrà di un documento comprendente l’elenco delle verifiche da
effettuarsi all’atto del sopralluogo, tale documento dovrà essere compilato in ogni sua parte e
costituirà il verbale ufficiale dell’ispezione.
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IDENTIFICAZIONE DEL PRODOTTO
Le confezioni di seme derivanti da lotti prodotti seguendo i disciplinari predisposti in conformità
alle presenti linee guida e rispondenti ai requisiti previsti dai disciplinari stessi, saranno
identificate con metodi appropriati.
6
MISURE CORRETTIVE E SANZIONI
In presenza di situazioni che possono pregiudicare il rispetto delle condizioni previste dai
disciplinari devono prevedersi adeguate misure correttive per il ripristino di idonee modalità di
produzione.
Nel caso di emergenza dovuta a fonti di inquinamento, queste dovranno essere
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rimosse mediante distruzione delle colture e saranno poste in atto verifiche per accertare le
conseguenze dell’inquinamento mediante monitoraggio analitico delle produzioni di seme.
Le verifiche analitiche riguarderanno anche le altre colture presenti all’interno delle distanze
massime previste per l’isolamento.
Qualora le misure correttive risultino inefficaci per tutelare la produzione in atto, sarà necessario
escludere tale produzione dal riconoscimento della qualifica no- OGM.
Nel caso in cui le condizioni possano pregiudicare le produzioni dovrà essere prevista
l'eliminazione della fonte di rischio.
Qualora le misure correttive non vengano messe in atto, potranno essere previste sanzioni
amministrative (riconoscimento dei danni provocati, esclusione temporanea o definitiva dai
benefici del disciplinare).
SEZIONE 2
LINEE GUIDA PER LA DEFINIZIONE DI AREE DI MOLTIPLICAZIONE
Questa sezione è finalizzata alla determinazione di aree di moltiplicazione delle sementi “NOOGM”, cioè sementi esenti da OGM, prodotte secondo le linee guida illustrate nella precedente
sezione, rispettando disciplinari specifici da adottarsi in funzione delle peculiarità di ciascuna
specie.
Tali linee guida devono prendere in considerazione innanzitutto le caratteristiche agropedologiche e climatiche del territorio.
Al fine di facilitare la produzione di sementi “NO-OGM” sia in termini tecnici ed organizzativi
che economici è auspicabile l’aggregazione su base volontaria di agricoltori specializzati che
operino in un territorio omogeneo.
Inoltre devono essere determinate le modalità organizzative della produzione sia di natura
tecnica sia di natura amministrativa. La Regione interessata provvederà a legiferare in materia,
conformemente alla normativa europea.
Per le specie interessate (Allegato 3), è stata riportata la distribuzione geografica per Regione e
Provincia delle colture controllate dall’ENSE nel 2005 (Allegato 4).
La distribuzione geografica del 2005 riflette, in ogni caso, una situazione sostanzialmente stabile
nel tempo della localizzazione delle colture, a prescindere dalle variazioni della superficie che si
possono registrare di anno in anno.
Gli elementi statistici confermano la vocazione di alcune zone alla produzione di sementi rispetto
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17
ai parametri di natura agropedologica e climatica considerati.
Va inoltre sottolineato l’apporto determinante della consolidata professionalità degli agricoltori
moltiplicatori e delle infrastrutture presenti sul territorio.
Si può quindi sostenere che l’identificazione concreta di aree NO-OGM vada in primo luogo
ricercata nell’ambito delle tradizionali zone di produzione.
L’individuazione di nuove aree di produzione pur idonee dal punto di vista agro-climatico, non
può prescindere dalla disponibilità in loco di adeguate professionalità e infrastrutture.
Alla luce delle considerazioni esposte, prescindendo dalle zone di coltivazioni tradizionali
desumibili dalle sottoriportate tabelle con la distribuzione geografica delle colture da seme, si
può ritenere che in funzione delle condizioni climatiche ed agro-pedologiche esistano possibilità
di sviluppo nelle seguenti regioni per le specie indicate:
Abruzzo:
favino, pisello da foraggio
Calabria:
patata
Campania:
lupino
Lazio:
avena, pisello da foraggio
Molise:
avena
Piemonte:
soia, girasole, mais
Sardegna:
avena, orzo
Sicilia:
avena, pisello da foraggio
Toscana:
girasole
Umbria:
mais, colza
Le possibilità di sviluppo di avena, favino, pisello da foraggio, lupino, colza sono anche in
relazione alla crescente domanda di sementi biologiche.
7.
CONDIZIONI AGRO-PEDOLOGICHE
Il primo elemento da prendere in considerazione è rappresentato dall'identificazione di un'area
idonea dal punto di vista agro-pedologico e climatico alla coltivazione della specie e in
particolare alla produzione di seme. Per quest’ultima dovranno essere presi in considerazione i
seguenti fattori: altitudine, precipitazioni, temperatura, umidità relativa, fotoperiodo, possibilità
di irrigazione, grado di ventilazione.
Altitudine
L’altitudine non è in generale un fattore determinante per la produzione di seme, se non per
aree-tematiche-19-6-07-1
18
l'influenza che esercita sulla singola specie. Tuttavia nel caso particolare della patata ambiente
fresco, accentuate escursioni termiche fra il giorno e la notte e buona distribuzione delle
precipitazioni, rappresentano condizioni ideali per la produzione di tuberi seme.
Queste caratteristiche si ritrovano alle nostre latitudini principalmente in alta collina o nelle
vallate montane, dove si creano condizioni che riducono le problematiche fitosanitarie legate alla
diffusione di virosi.
Precipitazioni
Le colture da seme si avvantaggiano di precipitazioni regolari e moderate per tutto il periodo
vegetativo e fino all'antesi, anche allo scopo di costituire nel terreno una adeguata riserva idrica.
Successivamente i migliori risultati qualitativi e quantitativi si attengono con ridotte
precipitazioni, fatta salva la possibilità di poter intervenire, in caso di necessità, con irrigazioni di
soccorso.
Temperatura
Per la produzione di seme si richiedono condizioni di apporto termico regolare in rapporto alla
stagione.
Temperature troppo basse o molto elevate soprattutto in fase di fioritura e
maturazione possono danneggiare la produzione da seme.
Umidità relativa
Sono da evitare areali in cui si registrano condizioni di elevata umidità relativa che favoriscono
lo sviluppo e la diffusione di fitopatie, in particolare trasmissibili per seme.
Peraltro un elevato grado di umidità relativa ostacola anche la maturazione e la fisiologica per
dita di umidità
Fotoperiodo
Ciascuna specie manifesta esigenze peculiari per quanto concerne il fotoperiodo in relazione
all'antesi.
Nel caso delle specie fotosensibili occorre pertanto programmare le semine ed il periodo di
sviluppo delle colture affinché il ciclo produttivo coincida con le condizioni fotoperiodiche
ottimali.
Irrigazione
Le colture da seme devono essere preferibilmente collocate in areali dotati di una buona rete
idrica che permetta di intervenire in maniera programmata o in caso di necessità.
Grado di ventilazione
Le aree con ventilazione moderata sono tra le più idonee per le colture da seme perché in queste
condizioni viene contenuto l'eccesso di umidità relativa a vantaggio dello stato fitosanitario delle
colture.
aree-tematiche-19-6-07-1
19
Inoltre, nel caso di specie a fecondazione anemofila viene favorita la fecondazione.
Per contro una ventilazione eccessiva determina squilibri idrici per la pianta e disturba la
fecondazione entomofila.
La ventilazione eccessiva con trasporto di polline a notevole distanze, può compromettere
l'isolamento e richiedere distanze supplementari, prevalentemente per le specie allogame.
Terreno
Fermo restando che ciascuna coltura abbia una propria tipologia di terreno di elezione sono di
norma da evitare terreni eccessivamente fertili perché favoriscono lo sviluppo vegetativo a
scapito della riproduzione.
8.
MODALITÀ ORGANIZZATIVE DELLA PRODUZIONE
8.1
Autorità territoriale
E' necessario, in primo luogo, che la Regione individui l'Autorità territoriale competente per la
gestione del territorio ai fini della produzione sementiera.
Considerate le dimensioni ordinarie delle aziende agricole nazionali nelle quali avviene la
moltiplicazione di seme, per conseguire un adeguato isolamento è necessaria una pianificazione
dell'utilizzo del territorio che non può essere limitato al livello aziendale.
L'Autorità territoriale individuata dovrebbe avvalersi di un Comitato tecnico in rappresentanza
dei soggetti interessati alla produzione di sementi e composto da:
un rappresentante dell’Organismo regionale competente, che la presiede
due funzionari regionali
un rappresentante dell’Ufficio competente per territorio dell’Ente Nazionale Sementi Elette
un rappresentante delle ditte sementiere
un rappresentante degli agricoltori - moltiplicatori
un rappresentante di Istituzioni scientifiche o tecniche ad indirizzo vegetale operanti nella
Regione.
L’Organismo regionale competente assicura la funzione di segreteria di Comitato.
Per ogni
componente di Comitato deve essere designato anche un supplente, che parteciperà alle riunioni
in caso di assenza del titolare.
Il Comitato dura in carica quattro anni ed è rinnovabile.
Le riunioni del Comitato sono validamente costituite alla presenza della maggioranza dei sui
componenti; le decisioni del Comitato vengono assunte a maggioranza assoluta dei presenti alla
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20
riunione. In caso di parità nella votazione prevale il voto manifestato dal Presidente.
Compito del Comitato tecnico è di:
regolamentare le modalità di costituzione di tali aree in modo compatibile con le norme
comunitarie;
individuare e delimitare geograficamente e amministrativamente le aree destinate alla
moltiplicazione delle sementi;
valutare i piani di coltivazione e il consuntivo delle coltivazioni realizzate;
esprimere pareri, su richiesta della Regione, sulle problematiche inerenti la gestione delle
aree di moltiplicazione rispondenti alle linee guida.
8.2
Delimitazione geografica e amministrativa
E’ necessario procedere alla delimitazione geografica e amministrativa dell’area destinata alla
moltiplicazione di sementi NO-OGM.
Si devono prevedere condizioni particolari nelle zone di confine volte a salvaguardare le "zone
NO-OGM" da fattori inquinanti provenienti dall'esterno, realizzando una fascia di rispetto
corrispondente almeno alle distanze di isolamento richieste per ogni specie o gruppo di specie.
8.3
Misure correttive e sanzioni
Qualora nell’ambito delle zone identificate si verificassero situazioni che possano
compromettere la produzione di sementi NO-OGM la Regione dispone idonee misure correttive.
Qualora le misure correttive non vengano messe in atto, potranno essere previste sanzioni
amministrative.
VALUTAZIONE DELL'INCREMENTO DEI COSTI DERIVANTE DALL'APPLICAZIONE
DELLE LINEE GUIDA
La valutazione dei costi incrementali per la produzione di sementi NO-OGM rispetto a sementi
convenzionali può dipendere da molti fattori che determinano una deviazione molto ampia
rispetto al valore medio.
Devono essere considerati in primo luogo la specie e le sue caratteristiche riproduttive.
In linea generale, l'incremento dei costi deriva prevalentemente, almeno per le specie allogame,
dalla fase di moltiplicazione in campo, per le maggiori distanze di isolamento che occorre
adottare, per la segregazione della produzione, la maggiore accuratezza della pulizia delle
aree-tematiche-19-6-07-1
21
attrezzature e delle strutture, per gli accertamenti analitici sul seme impiegato e sul seme raccolto
e gli eventuali scarti di prodotto che ne possono derivare.
L'incremento dei costi risulterebbe più contenuto, qualora in una determinata area di
moltiplicazione non fossero presenti coltivazioni OGM.
Nella fase di selezione meccanica del seme, l'incremento dei costi è determinato essenzialmente
dagli accertamenti analitici e dagli eventuali scarti.
Inoltre, vanno considerati i costi per la gestione amministrativa del sistema di produzione.
A titolo esemplificativo, da studi realizzati negli Stati Uniti (dove la presenza di colture OGM è
elevata)
1
nel caso del mais, fino a una soglia di tolleranza per la presenza di sementi gm in
sementi convenzionali pari al 2%, non si registrerebbero incrementi di costo tra le diverse
modalità di produzione.
Al di sotto di questa soglia di tolleranza, l'aumento dei costi è più che proporzionale alla
riduzione della soglia di tolleranza.
Per esempio con una soglia pari a 1%, l'incremento dei costi si collocherebbe tra 15 e 20%; con
una pari a 0,3%, l'aumento dei costi si collocherebbe tra 42 e 52%.
I costi incrementali risultano accettabili laddove esista una corretta gestione del territorio
riguardo alla programmazione delle coltivazioni, come avviene attualmente nel caso delle “zone
chiuse” adottate per la produzione di sementi di specie allogame quali le barbabietole da
zucchero e da foraggio.
1
Nicholas Kalaitzanonakes - Università del Missouri - Colombia - "Costi per analisi e segrazione per la produzione
di sementi non gm" - Parigi, 27-28 settembre 2005 - Workshop OECD sulla certificazione delle sementi e moderne
biotecnologie
aree-tematiche-19-6-07-1
22
ALLEGATO 1
DISPOSIZIONI COMUNITARIE E NAZIONALI IN MATERIA DI COLTIVAZIONE DI
PRODOTTI SEMENTIERI GENETICAMENTE MODIFICATI E DI COESISTENZA
Decreto Legislativo 24 aprile 2001, n° 212: attuazione delle direttive 98/95/CE e 98/96/CE
concernenti la commercializzazione dei prodotti sementieri, il catalogo comune delle varietà
delle specie di piante agricole e relativi controlli (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della
Repubblica Italiana del 8/6/01 n° 131)
Raccomandazione della Commissione del 23 luglio 2003 recante orientamenti per lo
sviluppo di strategie nazionali e migliori pratiche per garantire la coesistenza tra colture
transgeniche, convenzionali e biologiche (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione
europea del 29/7/03 n° L 189)
Legge 28 gennaio 2005 n° 5: conversione in legge, con modificazioni, del decreto - legge 22
novembre 2004 n° 279 recante disposizioni urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme
di agricoltura transgenica, convenzionale e biologica (pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale
della Repubblica Italiana del 28/1/05 n° 22)
Sentenza della Corte Costituzionale n° 116 dell’anno 2006
Circolare n° 0269 del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali – Dipartimento delle
Filiere Agricole ed Agroalimentari del 31/3/06: “Decreto legge 279/2004, convertito con
modificazioni in legge 5/2005 – Sentenza Corte Costituzionale n° 116/2006 – Coesistenza –
Moratoria semina OGM”
Decreto 19 gennaio 2005: prescrizioni per la valutazione del rischio per l'agrobiodiversità, i
sistemi agrari e la filiera agroalimentare, relativamente alle attività di rilascio deliberato
nell'ambiente di OGM per qualsiasi fine diverso dall'immissione sul mercato (pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29/3/05 n° 72)
Ai sensi del decreto legislativo 4 aprile 2001 n ° 212 la messa in coltura dei prodotti sementieri
di varietà geneticamente modificate
e' soggetta ad autorizzazione con provvedimento del
Ministro delle politiche agricole e forestali, di concerto con il Ministro dell'ambiente e del
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23
Ministro della sanità, emanato previo parere della Commissione per i prodotti sementieri di
varietà geneticamente modificate istituita presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e
forestali.
Il provvedimento stabilisce misure idonee a garantire che le colture derivanti da prodotti
sementieri di varietà geneticamente modificate non entrino in contatto con le colture derivanti da
prodotti sementieri tradizionali e non arrechino danno biologico all'ambiente circostante, tenuto
conto delle peculiarità agro-ecologiche, ambientali e pedoclimatiche.
In assenza di specifiche norme applicative che regolino la coesistenza il decreto sancisce quindi
l’esigenza di una autorizzazione alla coltivazione a salvaguardia delle colture convenzionali e
dell’ambiente.
Il medesimo decreto prescrive che vengano stabilite norme di applicazione delle disposizioni
relative ai prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate, con riguardo alle modalità e
criteri per la messa a punto di protocolli tecnici di analisi e controllo e all'individuazione e messa
a punto di piani di monitoraggio e sorveglianza sull'uso corretto di tali prodotti, sugli effetti
prodotti dalla coltivazione degli stessi e sulla loro messa in commercio.
In tema di commercializzazione di prodotti sementieri il D.L. 212 precisa le indicazioni che
devono essere riportate su cartellini, etichette e documenti accompagnatori in merito alla
presenza di materiale geneticamente modificato.
Anche riguardo all’iscrizione di varietà geneticamente modificate si prescrive che queste
possano
essere iscritte nel registro nazionale solo se sono state adottate tutte le misure
appropriate atte ad evitare effetti nocivi sulla salute umana e sull'ambiente, previste dal
medesimo decreto legislativo, nonché dal principio di precauzione, dalla Convenzione sulla
diversità biologica e dal protocollo sulla biosicurezza di Carthagena. Prescrizioni analoghe sono
previste anche per consentire la commercializzazione di piccoli quantitativi di sementi per scopi
scientifici e sperimentali.
Inoltre la Commissione Sementi,
nell'esprimere il parere
sull'iscrizione di varietà geneticamente modificate si deve attenere al parere della Commissione
per i prodotti sementieri di varietà geneticamente modificate.
Il D.L. stabilisce che anche i prodotti ottenuti da una varietà geneticamente modificata, destinati
ad essere utilizzati come alimenti o ingredienti alimentari non presentino rischi per il
consumatore, non inducano in errore il consumatore e non differiscano dagli altri prodotti o
ingredienti alimentari alla cui sostituzione essi sono destinati, al punto che il loro consumo
normale possa comportare svantaggi per il consumatore sotto il profilo nutrizionale.
I provvedimenti che saranno assunti in materia di coesistenza dovranno quindi tener conto delle
disposizioni contenute nel D.L. 212/2001.
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24
Per quanto riguarda la normativa nazionale in materia di coltivazione, occorre richiamare la
legge 28 gennaio 2005 n° 5, che converte, con modifiche, il DL 279/04 recante disposizioni
urgenti per assicurare la coesistenza tra le forme di agricoltura: transgenica, convenzionale e
biologica.
Va però sottolineato che la Corte Costituzionale con sentenza n°
116 dell’anno 2006 ha
dichiarato l’illegittimità costituzionale degli articoli 3, 4, 5 (commi 3 e 4), 6 (commi 1 e 2), 7 e 8.
La legge citata recepisce la raccomandazione della Commissione 2003/556/CE e delinea il
quadro normativo ai fini della coesistenza tra le coltivazioni transgeniche, eccetto per scopi di
ricerca e sperimentazione e quelle convenzionali biologiche, rispettando la biodiversità
ambientale e salvaguardando la libertà di orientamento dell’indirizzo economico da parte dei
produttori agricoli e di scelta da parte dei consumatori.
In particolare l’articolo 2 comma 1 prevede che le coltivazioni devono essere istituite “senza che
l’esercizio di una di esse possa compromettere lo svolgimento delle altre.”
Pertanto
l’introduzione di coltivazioni OGM non dovrà comportare la necessità di introdurre nuovi
accorgimenti nell’ambito delle tradizionali tecniche colturali.
Le disposizioni tecniche per la realizzazione e la gestione della coesistenza che dovrà essere
caratterizzata da una matrice paritaria, saranno definite dalle Regioni e dalle Province autonome
di Trento e Bolzano – come stabilito dall’art. 4 (di cui è stata dichiarata l’illegittimità
costituzionale) – attraverso la diffusione di un piano di coesistenza. Tale atto legislativo dovrà
trovare basamento nelle linee guida di un prossimo decreto del Ministro delle Politiche Agricole
che dovrà anche determinare la normativa di riferimento per la coesistenza.
Successivamente per coltivare piante OGM sarà necessario, sulla base del piano di coesistenza,
costruire un piano di gestione aziendale con relativa documentazione da tenersi in appositi
registri.
Va rilevato che la normativa non stabilisce un limite temporale per la determinazione di tale
piano.
Inoltre l’articolo 8 (di cui è stata dichiarata l’illegittimità costituzionale) stabilisce che
nell’attuale periodo di transizione continua a vigere il divieto di istituire colture transgeniche,
eccetto quelle espressamente autorizzate ai fini di ricerca e sperimentazione.
Interessante appare evidenziare (art. 5 – comma 2) che l’agricoltore viene espressamente
sollevato da responsabilità legali qualora sia in grado di dimostrare di aver utilizzato sementi
certificate ufficialmente e munite di dichiarazione della ditta sementiera relativamente
all’assenza di OGM.
Infatti in questa situazione la responsabilità è addebitata alla ditta
produttrice delle sementi.
Attualmente esistono già alcune varietà geneticamente modificate della specie mais iscritte al
aree-tematiche-19-6-07-1
25
Catalogo comune della varietà di specie agricole.
Al riguardo si riporta nella seguente tabella
l’elenco completo, aggiornato alla venticinquesima edizione integrale (G.U. Comunità Europea
25/2/07 n° C 39/A) per 36 varietà, e successivi complementi fino al IV (G.U. Comunità Europea
22/5/07 n° 112/A) per 11 varietà.
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26
SPECIE
IBRIDO
PAESE ISCRIZIONE
CLASSE MATURAZIONE
TIPO DI IBRIDO
500
700
200
500
700
600
600
600
600
300
270
260
250
700
700
700
600
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
600
600
700
300
700
600
600
700
600
700
700
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
S
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
Zea mays L.
Zea mays L.
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Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
ALIACAN BT
ARISTIS BT
BACILA
BOLSA
CAMPERO BT
CUARTAL BT
DK513
DKC3421YG
DKC4442YG
DKC5784YG
DKC6041YG
DKC6550
DKC6575
ELGINA
FOGGIA
GAMBIER BT
HELEN BT
JARAL
KURATUS
LEVINA
NOVELIS
OLIMPICA
PROTECT
PR32P76
PR32R43
PR32W04
PR33P67
PR34N44
PR36R11
PR38F71
PR39F56
PR39V17
RIGLOS BT
SF1035T
SF1036T
SF1112T
ES
ES
ES
FR
ES
ES
FR
DE
ES
ES
ES
ES
ES
FR
ES
ES
ES
ES
DE
FR
FR
FR
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
DE
DE
DE
ES
ES
ES
ES
37
38
39
40
41
42
43
44
45
46
47
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
Zea mays L.
ASTURIAL BT
AZEMA YG
BELES SUR
DKC5018 YG
DKC653 YG
EVOLIA YG
LUSON BT
PR31N28
PR33B51
SF4701T
VIRIATO BT
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
ES
500
250
300
600
600
700
600
700
500
700
260
PL = esclusa commercializzazione in Polonia (dec. 8/5/06/CE)
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27
NOTE
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL
ex PL
ex PL
ex PL
(8/5/06)
(8/5/06)
(8/5/06)
(8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ex PL (8/5/06)
ALLEGATO 2
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ESTO study (unpublished data): Coexistence of GM, Conventional and Organic crops: Agronomic and
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production, contamination routes and probabilities, submitted by IPTS/ESTO (J. Sweet), 21 December
2000 (Document SCP/GMO-SEEDCONT/ 004).
ESTO study (unpublished data): Coexistence of GM, Conventional and Organic crops: Agronomic and
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aree-tematiche-19-6-07-1
30
ALLEGATO 3
ELENCO SPECIE
I.
CEREALI
I.a cereali autogami
Avena sativa L.
Hordeum vulgare L.
Triticum aestivum L. emend. Fiori et Paol.
Triticum durum Desf
Triticum spp x Secale cereale L.(varietà autogame)
Triticum monococcum L.
Triticum dicoccum Schubler
avena
orzo
frumento tenero
frumento duro
triticale
farro
farro
I.b cereali allogami
Secale cereale L.
Triticum spp x Secale cereale L.(varietà allogame)
Sorghum bicolor (L.) Moench
Zea mays L. (partim)
Fagopyron esculentum Moench
segale
triticale
sorgo
mais
grano saraceno
II.
SEMI OLEOSI
Brassica napus L. (partim)
Brassica rapa L. var silvestris (Lam.) Briggs
Glicine max (L.) Merr.
Helianthus annuus L.
colza
ravizzone
soia
girasole
III. PROTEICHE
Lupinus albus L.
Lupinus angustifolius L.
Lupinus luteus L.
Pisum sativum (partim)
Vicia faba L. (partim)
IV.
lupino bianco
lupino azzurro
lupino giallo
pisello
fava, favino, favetta
LINO
Linum usitatissimum L. (partim)
V.
lino
CANAPA
Cannabis sativa L.
VI.
canapa
PATATA
Solanum tuberosum L.
patata
VII. BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
Beta vulgaris L. var.saccarifera Alef
barbabietola da zucchero
VIII. ORTIVE
Lycopersicon lycopersicum (L.) Karsten ex Farw.
aree-tematiche-19-6-07-1
31
pomodoro
ALLEGATO 4
CONSUNTIVO STATISTICO delle ispezioni ufficiali in campo delle colture da seme sottoposte a
controllo nel 2005 delle specie oggetto delle linee guida
Ripartizione per specie, regione e provincia (ettari)
regione
ABRUZZO
SPECIE
Aquila
AVENA
FAVINO
FRUMENTO DURO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
Totale complessivo
regione
PROVINCIA
Chieti
Pescara
14,78
121
110,15
30,5
6,85
252,78
BASILICATA
PROVINCIA
Matera
Potenza
SPECIE
AVENA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
ORZO
TRITICALE
Totale complessivo
Regione
3
114,55
114,55
55,1
3105,7
22,2
153,54
19,4
3355,94
33,5
FRUMENTO DURO
PATATA
Totale complessivo
aree-tematiche-19-6-07-1
136,1
136,1
Totale
complessivo
14,78
124
64,43
174,58
145,05
6,85
64,43
465,26
Totale
complessivo
381,44
289,58
4948,59
120,23
231,58
381,44
344,68
8054,29
142,43
385,12
19,4
9327,36
5971,42
CALABRIA
PROVINCIA
Cosenza
Catanzaro
SPECIE
Teramo
53
1,5
54,5
Crotone
Totale
complessivo
253,56
306,56
137,6
253,56
444,16
32
regione
CAMPANIA
PROVINCIA
Avellino Benevento
SPECIE
AVENA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
LUPINO BIANCO
ORZO
TRITICALE
Totale complessivo
regione
12
54,33
463,05
30,46
50,02
35,21
753,62
74,74
559,84
17,99
16,5
948,08
Napoli
25,46
25,46
Salerno
Totale
complessivo
62,02
1,5
91,04
1242,13
105,2
1,1
1,1
17,99
16,5
2,6
1535,98
EMILIA ROMAGNA
SPECIE
Bologna
AVENA
BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO
COLZA
FAVINO
GIRASOLE IBRIDO
MAIS
PATATA
PISELLO DA FORAGGIO
SOIA
SORGO IBRIDO
Totale complessivo
regione
SPECIE
Ferrara
23,76
566,94
19,03
344,06
100,43
237,79
265,52
27,5
46,77
423,21
10,6
1702,52
7
198,5
355,35
aree-tematiche-19-6-07-1
22,52
183,83
144
171
Ravenna
ReggioEmilia
Rimini
1518,86
3
27,5
101,11
21
1591,65
69,5
102,81
71,3
2536,59
29
1,08
368,04
Udine
8,27
27
Parma
32,5
513,66
54
22
4,52
101,35
80,2
13,5
13,6
FRIULI VENEZIA G.
PROVINCIA
Gorizia
Pordenone
FAVINO
FRUMENTO TENERO
ORZO
SEGALE
SOIA
Totale complessivo
PROVINCIA
Modena Piacenza
Forli
24,47
190,17
214,64
66,61
3,05
149,72
227,65
49,53
63
63,13
235,31
Totale
complessivo
8,27
51,47
256,78
3,05
293,72
613,29
33
71,3
2300,57
0
5,7
45,72
Totale
complessivo
65,31
2613,69
3
189,43
1125,08
848,98
41,1
211,62
2207,59
17,38
7323,18
regione
LAZIO
SPECIE
Frosinone
AVENA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
LUPINO BIANCO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
TRITICALE
Totale complessivo
regione
PROVINCIA
Latina
Rieti
118,28
71,52
64,15
95,4
11,9
323
11,9
512,8
159,55
FRUMENTO TENERO
ORZO
Totale complessivo
LIGURIA
PROVINCIA
Savona
Totale
complessivo
3,9
3,9
0,61
0,61
4,51
4,51
regione
LOMBARDIA
SPECIE
SPECIE
Bergamo
AVENA
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
GIRASOLE IBRIDO
MAIS
ORZO
PATATA
PISELLO DA FORAGGIO
SEGALE
SOIA
TRITICALE
Totale complessivo
Roma
Brescia
Como
Viterbo
31,81
61,64
1132,15
7,65
521,3
24,33
91,09
1869,97
Cremona
34,46
166,25
2881,01
36
530,96
18,3
3666,98
PROVINCIA
Lodi
Milano
0,45
137,8
91,88
104,45
378,79
53,8
Totale
complessivo
66,27
227,89
4195,59
202,92
19,55
1375,26
42,63
91,09
6221,2
20,85
188,37
16,65
2254,44
133,79
Mantova
87,42
171,12
117,06
292,48
121,62
63,48
32,11
585,67
56,04
14,58
125,25
495,94
5,44
1107,39
44
47,53
181,6
Pavia
Varese
0,1
152,05
989,77
16,97
344,28
19,95
1,6
8,09
1,75
252,09
aree-tematiche-19-6-07-1
4,18
47,86
14
105,12
695,63
34,81
0,5
71,27
1,6
2720,68
34
58,59
60,34
51,69
70,68
1508,33
5,54
1567,3
11,85
92,14
Totale
complessivo
87,97
178,34
2803,39
60,65
3053,69
991,6
1,6
97,58
172,83
151,54
320,19
7919,38
regione
MARCHE
SPECIE
AVENA
BARBABIETOLA DA
FORAGGIO
COLZA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
GIRASOLE IBRIDO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
RAVIZZONE
SORGO IBRIDO
TRITICALE
Totale complessivo
regione
Ancona
117,95
23,65
3
225,06
2824,77
220,53
85,6
343,9
139,26
1,5
PROVINCIA
Ascoli
Macerata
Piceno
22,19
21,46
885,61
250,31
402,53
3056,41
271,23
67,4
415,88
111,31
250,16
30,78
4377,73
1407,54
AVENA
FRUMENTO DURO
ORZO
Totale complessivo
regione
PIEMONTE
SPECIE
Alessandria
AVENA
CANAPA
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
GIRASOLE IBRIDO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
SOIA
TRITICALE
Totale complessivo
Totale
complessivo
27,21
167,35
70,04
93,69
92,26
1102,95
114,88
24,2
201,65
95,7
23,2
10,6
3995,82
MOLISE
PROVINCIA
Campobasso
Totale
complessivo
3
3
841,8
841,8
165,67
165,67
1010,47
1010,47
SPECIE
Pesaro
Asti
Biella
1752,09
PROVINCIA
Cuneo
Novara
6,35
132,77
3096,97
13,79
664,46
24,01
18
20,07
3976,42
aree-tematiche-19-6-07-1
3
741,31
7869,74
856,95
177,2
1211,59
346,27
1,5
23,2
41,38
11533,18
Torino
Vercelli
18,8
3,72
28,78
380,79
51,66
101,73
224,1
23,28
45,03
107,02
73,8
6,93
104,9
164,46
470,62
53,83
10,82
458,32
8,79
0
158,68
35
9,11
55,74
342,46
43,21
Totale
complessivo
25,15
12,51
161,55
3878,53
13,79
954,96
30,94
132,01
240,27
5449,71
regione
PUGLIA
SPECIE
AVENA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
ORZO
Totale complessivo
regione
PROVINCIA
Brindisi
Foggia
Bari
104,5
24,38
4083,97
357,68
332,32
4902,85
Lecce
470,96
24,26
213,4 24182,37
362,05
445,16
213,4 25484,8
Taranto
150,54
150,54
Totale
complessivo
575,46
48,64
308
28938,28
30
749,73
777,48
338
31089,59
SARDEGNA
SPECIE
AVENA
FRUMENTO DURO
ORZO
Totale complessivo
regione
PROVINCIA
Nuoro
Oristano
Cagliari
7
3016,95
9
3032,95
77
6,8
83,8
Sassari
502,71
3,3
506,01
Totale
complessivo
7
955,68
4552,34
20
39,1
975,68
4598,44
SICILIA
PROVINCIA
SPECIE
Agrigento
AVENA
FAVA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
Totale complessivo
regione
Caltanisetta
18
2,6
Catania
3,4
1053,5
95,23
3546,23
1074,1
58,64
20,67
3724,17
Enna
Messina
105,06
10
2705,94
2715,94
Palermo
Ragusa
32,84
14,9
4947,38
32,38
152,82
12
5252,54
12
104,25
7298,17
5
78,62
8
7526,88
Siracusa
119,49
1138,16
62,02
1565,84
1138,16
53,75
10
1811,1
TOSCANA
SPECIE
Arezzo
AVENA
BARBABIETOLA DA
FORAGGIO
COLZA
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
GIRASOLE IBRIDO
ORZO
PISELLO DA FORAGGIO
SOIA
Totale complessivo
Firenze
PROVINCIA
Grosseto Livorno
Pisa
142,95
9,68
279,37
22
233,5
162,34
1390,53
118,08
0,02
20,3
32,4
Prato
1,43
24,19
330,73
78,4
37,81
153,59
388,51
43,65
313,57
2635,06
187,5
44,5
79,95
264,75
479,25
703,51
13
3556,83
aree-tematiche-19-6-07-1
265,18
36
2003,04
Siena
Totale
complessivo
156,48
588,48
1,43
70,62
28,62
2027,34
146,33
8,59
125,9
79,21
2484,67
Totale
complessivo
278,79
2,6
286,4
1094,3
23361,52
37,38
343,83
38,67
1094,3
24349,19
Trapani
37,81
704,31
7076,29
573,96
0,02
543,99
32,4
13
9571,69
regione
SPECIE
PATATA
Totale complessivo
regione
SPECIE
AVENA
BARBABIETOLA DA
FORAGGIO
BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO
FAVINO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
MAIS
ORZO
TRITICALE
Totale complessivo
regione
TRENTINO A.A.
PROVINCIA
Trento
Totale
complessivo
30,53
30,53
30,53
30,53
UMBRIA
PROVINCIA
Perugia
Terni
61,6
1,55
Totale
complessivo
6,12
67,72
1,55
11,1
11,1
66,97
1044,57
1019,32
36,66
509,94
12
2763,71
294,53
55,4
372,52
728,57
66,97
1339,1
1074,72
36,66
882,46
12
3492,28
VENETO
SPECIE
Padova
AVENA
BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO
FRUMENTO DURO
FRUMENTO TENERO
GIRASOLE IBRIDO
MAIS
ORZO
PATATA
SEGALE
SOIA
TRITICALE
Totale complessivo
Rovigo
PROVINCIA
Treviso
Venezia
Vicenza
Verona
13,25
1,03
357,36
251
81,24
2,5
1,21
129,95
5,2
829,49
aree-tematiche-19-6-07-1
63,54
842,15
10,4
6
282,02
65,5
6,5
5,85
1201,96
106,47
2,5
388,01
83,9
831,2
443,84
1450,91
166,3
843,05
2036,79
33,8
110,16
37
3
2557,65
1
99,01
719,29
7,5
153,61
85,68
3626,74
Totale
complessivo
13,25
1,03
66,54
4055,58
1
1585,77
1088,51
19
1,21
2030,51
90,88
8953,28
65,31
87,97
167,35
3,00
25,15
575,46
7,00
Totale
complessivo
VENETO
UMBRIA
67,72
13,25
2.403,99
11,10
1,03
2.625,82
3,00
12,51
3,00
37,81
FAVA
43,81
2,60
FAVINO
124,00
FRUMENTO DURO
174,58
FRUMENTO TENERO
344,68
8.054,29 306,56
142,43
91,04
189,43
1.242,13
3.113,51
105,20
9.600,39
GIRASOLE IBRIDO
8,27
227,89
741,31
4.195,59
51,47
202,92
3,90
1.125,08
LUPINO BIANCO
1,10
MAIS
145,05
385,12
PATATA
17,99
137,60
DA
2.614,35 256,78
RAVIZZONE
4,50
SEGALE
0,20
SORGO IBRIDO
2.776,61
60,65
1.375,26
0,61
953,51
19,40
465,26
0,31
aree-tematiche-19-6-07-1
16,50
9.327,36 444,16
6,26
0,30
1.535,98
1,03
161,55
28.938,28
856,95
3.832,75
749,73
177,20
13,79
4.552,34
66,97
23.361,52
7.076,29
1.339,10
66,54
91.472,16
37,38
573,96
1.074,72
4.055,58
24.063,99
1,00
1.377,74
0,02
42,63
97,58
2.832,94
165,67
954,96
777,48
39,10
343,83
543,99
36,66
1.585,77
5.525,10
868,33
1.088,51
11.742,13
19,00
229,83
30,53
346,27
30,94
38,67
32,40
806,96
1,50
3,05
172,83
2.207,59 293,72
151,54
6,00
132,01
13,00
1,21
177,29
2.030,51
4.828,37
23,20
36,06
91,09
22.692,19 613,29
15,22
1.211,59
1,60
17,38
TRITICALE
841,80
704,31
3.053,69
211,62
SOIA
7.869,74
286,40
20,65
41,10
6,85
178,34
48,64
2,60
19,55
848,98
ORZO
%
588,48
12,51
COLZA
Totale complessivo
278,79
2.613,69
CANAPA
PISELLO
FORAGGIO
TRENTINO A.A.
SARDEGNA
PUGLIA
PIEMONTE
MOLISE
MARCHE
LOMBARDIA
LIGURIA
LAZIO
66,27
TOSCANA
62,02
FRIULI
VENEZIA G.
EMILIA
ROMAGNA
CAMPANIA
381,44
CALABRIA
14,78
BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO
SICILIA
AVENA
BASILICATA
SPECIE
ABRUZZO
ITALIA - Distribuzione geografica delle superfici ufficialmente controllate per la produzione di sementi nel 2005 per le specie oggetto delle linee guida
0,41
40,58
320,19
41,38
4,51
7.854,51
11.439,49
1.010,47
5.403,93
31.089,59
4.598,44
24.349,19
9.570,26
4,17 0,003
5,27
7,67
0,68
3,62
20,85
3,08
16,33
6,42
6.221,20
38
240,27
12,00
90,88
867,77
30,53
3.476,60
8.953,28
149.080,24
0,02
2,33
6,01
100
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Programma Interregionale "Sviluppo rurale"
INNOVAZIONE E RICERCA
Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano
sementiero - Interventi a carattere generale
Area tematica 2
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARI PER LA PRODUZIONE DI
PRODOTTI SEMENTIERI "NO OGM"
aree-tematiche-19-6-07-1
39
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARI PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER MAIS, SOIA, POMODORO, PATATA,
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
INDICE
1
INTRODUZIONE
41
2
DISCIPLINARE MAIS
42
3
DISCIPLINARE SOIA
51
4
DISCIPLINARE POMODORO
60
5
DISCIPLINARE PATATA
70
6
DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
78
Allegato 1
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER
VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN MAIS E SOIA
Allegato 2
91
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER
VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN POMODORO,
PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
aree-tematiche-19-6-07-1
40
151
1
INTRODUZIONE
Le attività sviluppate in questa area tematica costituiscono lo sviluppo delle linee guida, per la
produzione di prodotti sementieri NO-OGM e per la determinazione delle aree di moltiplicazione,
predisposte nell’ambito della tematica 1 del programma di ricerca. Pertanto per ciascun punto
critico della produzione si identificano le modalità peculiari di applicazione delle linee guida alle
specie interessate. Il presente documento riporta le specifiche disposizioni per la produzione di
sementi NO-OGM per le specie mais, soia, pomodoro, patata, barbabietola da zucchero. Per ogni
specie vengono riprese le caratteristiche botaniche con particolare riferimento alle modalità
riproduttive, la diffusione della specie sul territorio nazionale e la caratterizzazione della produzione
con particolare riferimento alla tipologia di azienda agricola e di impresa sementiera nonché alla
destinazione del prodotto. Si considera anche l’approvvigionamento di sementi. Gli elementi
richiamati contribuiscono a delineare il livello di rischio rispetto ad una presenza accidentale di
materiale geneticamente modificato. Il livello di rischio determina l’adozione in maggiore o minor
misura di accorgimenti rispetto alle modalità ordinarie di produzione delle sementi.
Questa area tematica comprende nella predisposizione del disciplinare anche gli aspetti
metodologici legati agli accertamenti analitici.
aree-tematiche-19-6-07-1
41
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER MAIS
aree-tematiche-19-6-07-1
42
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO
OGM" PER MAIS
INDICE
2
DISCIPLINARE MAIS
44
2.1
La situazione del comparto
44
2.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
44
2.3
Il valore economico del comparto
45
2.4
Gli ibridi commercializzati
45
2.5
Caratteristiche botaniche della specie
46
2.6
Aspetti critici
46
2.6.1
Terreno e successione colturale
46
2.6.2
Seme impiegato
47
2.6.3
Operazioni di semina
47
2.6.4
Isolamento
47
2.6.5
Operazioni sulle colture in atto
48
2.6.6
Operazioni alla raccolta
48
2.6.7
Operazioni
di
trasporto
dall'azienda
agricola alla ditta
49
selezionatrice
2.6.8
aree-tematiche-19-6-07-1
Operazioni presso la ditta sementiera
43
49
2
2.1
DISCIPLINARE MAIS
La situazione del comparto
La coltivazione del mais in Italia ha interessato nel 2005 circa 1.117.856 ettari (Fonte ISTAT),
facendo segnare un incremento del 7% rispetto all’anno precedente.
La produzione di granella nel
2005 dovrebbe essere di poco superiore a 10,660 milioni di
tonnellate (- 7,5% circa rispetto al 2004).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione del mais interessa
tutte le 20 Regioni, con prevalenza in Lombardia (29,1%), Veneto (28,2%), Piemonte (16,3%),
Emilia Romagna (9,7%), Friuli Venezia Giulia (7,6%).
La destinazione principale del mais è rappresentata dall’alimentazione animale ed il bilancio
nazionale di approvvigionamento è da alcuni anni sostanzialmente in pareggio.
2.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
Il fabbisogno di sementi nel 2004 è stato di circa 4.000.000 di dosi pari a circa 28.000 tonnellate
(sulla base di 20 kg/ha corrispondente a circa 3 dosi da 25.000 semi per ettaro).
Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origine diversa.
Per una parte delle sementi, l’intero processo di produzione avviene in Italia, essendo moltiplicate,
selezionate, confezionate e certificate sul territorio nazionale.
Il resto delle sementi provengono dall’Unione europea o da Paesi terzi, cui l’Unione ha riconosciuto
l’equivalenza. Tali sementi sono selezionate, confezionate e certificate definitivamente in Italia o,
se già selezionate, riconfezionate sotto il controllo dell’ENSE.
Infine, talune sementi provengono già confezionate per la vendita finale da altri Paesi dell’Unione
europea o da Paesi terzi equivalenti.
I quantitativi complessivamente certificati nella campagna 2004/2005 sono stati pari a 45.000
tonnellate, di cui 35.000 tonnellate, come prima certificazione e 10.000 tonnellate, come
ricartellinatura di sementi prodotte nella medesima campagna o in campagne precedenti. Poco più
del 40% del totale (18.200 t) è risultato di provenienza nazionale mentre la parte restante proviene
dai seguenti 15 paesi:
aree-tematiche-19-6-07-1
44
Turchia (14,2%), Francia (16,5%), USA (10,2%), Ungheria(8,6) e in percentuale più ridotta da
Argentina, Austria, Canada, Cile, Croazia, Germania, Romania, Serbia, Spagna, Sud Africa,
Uruguay.
Nel 2005 la superficie nazionale a mais da seme si è realizzata su 5.502 ettari, con una stima di
produzione potenziale compresa fra 16.500 e 18.000 tonnellate (con una produzione media stimata
fra 3 e 3,3 t/ha).
Oltre il 99% della superficie da seme viene realizzate in tre Regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia
Romagna). La produzione ha interessato 16 province, tra cui quella di Cremona che ha coperto il 41
% della superficie; le altre province principali sono Vicenza (21,8%), Brescia (6,9%), Ferrara
(6,5%), Lodi (5,3%); le rimanenti sono: Bologna, Padova, Verona, Piacenza, Parma, Milano,
Ravenna, Mantova, Perugia, Rovigo, Pavia.
Alla moltiplicazione del seme sono interessati 123 comuni ed avviene in 450 aziende agricole.
La selezione delle sementi è concentrata su 18 ditte sementiere a livello nazionale, di cui cinque
certificano oltre il 95% del prodotto.
Nello specifico settore dell’agricoltura biologica, da quanto si può evincere dall’apposita banca dati
ENSE, il fabbisogno di sementi di mais sarebbe pari a 100 tonnellate (almeno a valutare dalle
richieste di deroga per l’uso di sementi convenzionali), dall’altro lato la produzione stimata
ammonterebbe a 60 tonnellate (campagna 2001/2202). Si tratta tuttavia di un dato certamente sotto
stimato e in crescita.
2.3
Il valore economico del comparto
Si stima che il prezzo di acquisto da parte degli agricoltori delle sementi utilizzate in Italia sia di
800 milioni di EURO; il comparto del mais contribuisce per circa 200 milioni di EURO. (stima
2003)
2.4
Gli ibridi commercializzati
Gli ibridi commercializzati sono circa 200 e rispondono alle diverse esigenze di coltivazione legate
alla precocità e alla tipologia di granella. Per quanto riguarda la selezione conservatrice di tali
varietà, nel 95% dei casi questa si realizza in altri paesi comunitari o terzi. Analoga percentuale
riguarda la produzione delle linee utilizzate per la produzione degli ibridi commerciali.
Per quanto l’attività di miglioramento genetico del mais, a livello nazionale, sia esercitata da pochi,
il numero di varietà presentate per l’iscrizione al registro nazionale è, per contro, molto elevato.
aree-tematiche-19-6-07-1
45
Ogni anno vengono, infatti, sottoposti alle prescritte prove descrittive e agronomiche più di 300
ibridi al primo anno e più di 150 al secondo anno e il tasso di scarto è pari a circa il 15 % di quelle
che arrivano al secondo anno; il carente valore agronomico è il motivo prevalente di non
ammissione.
Nel corso del 2004 sono state iscritte al catalogo comunitario 17 cultivar di mais geneticamente
modificate cui, nel gennaio 2006 se ne sono aggiunte altre 14.
Tali varietà sono attualmente in libera circolazione in tutti i paesi dell'Unione europea inclusa
l'Italia.
Tuttavia in base all'art. 1 del Decreto legislativo 24/4/2001 n° 212, comma 2, l'uso è
subordinato a specifica autorizzazione ministeriale.
2.5
Caratteristiche botaniche della specie
Il mais è una pianta annuale, allogama monoica ad impollinazione anemofila.
L’infiorescenza maschile, pannocchia, è situata all’apice dello stelo; ciascuna delle spighe che lo
compongono è formata da un numero variabile di spighette; queste sono provviste di glume e
portano ognuna 2 fiori.
L’infiorescenza femminile è una spiga, composta da un asse centrale,
tutolo, sul quale si inseriscono un numero variabile di spighette. La spiga è protetta da brattee. Il
fiore femminile è costituito da un solo ovulo e da uno stigma filiforme che fuoriesce all’estremità
della spiga.
Ad ogni fiore fertile corrisponde uno stigma, e alla fioritura gli stigmi fuoriescono
all'apice della spiga.
Il fiore maschile matura con un anticipo di una settimana rispetto al fiore
femminile. Il seme è costituito da una cariosside.
La pianta di mais può produrre 25 milioni di granuli di polline. Il granulo pollinico ha la dimensione
di 90-100 micron. In condizioni di campo il polline rimane vitale per 10 – 30 minuti, in condizioni
di basse temperature può rimanere vitale più a lungo.
Il granulo di polline che cade sulle “sete”
germina ed emette un tubo pollinico che penetra all’interno dello stigma e lo percorre in tutta la sua
lunghezza fino a raggiungere l’ovulo; avvenuta la fecondazione le “sete” si seccano.
2.6
Aspetti critici
2.6.1 Terreno e successione colturale
L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella
zona per la coltivazione del mais.
Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo.
aree-tematiche-19-6-07-1
46
Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture OGM.
L’accertamento di questo requisito potrà essere effettuato mediante verifica delle colture realizzate
nell’arco dei precedenti cinque anni.
Nel caso del mais è ammessa la monosuccessione, salvo il caso in cui non esista sufficiente
documentazione che consenta di escludere che vi sia stata coltivazione di mais OGM nei 5 anni
precedenti.
2.6.2
Seme impiegato
Le sementi dei parentali maschili e femminili impiegate per l'istituzione delle colture da seme
devono essere certificate secondo le prescrizioni della Legge 1096/71 e risultare esenti da OGM.
Pertanto saranno prodotte secondo metodi appropriati e verificate, per mezzo di analisi di
laboratorio effettuate con il metodo descritto nell'allegato 1.
2.6.3
Operazioni di semina
Indipendentemente dalle condizioni di isolamento e dal rapporto di semina fra parentale maschile e
femminile, saranno previste almeno 5 file di impollinante maschile ai bordi della coltura.
Devono essere registrate le date di semina di ciascun appezzamento o frazione.
2.6.4
Isolamento
Nel caso del mais per la produzione di sementi la distanza minima da altre colture non da seme,
dovrà essere di almeno 500 metri.
Le distanze da altre colture da seme devono essere almeno le seguenti:
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base da altra coltura con
impollinante diverso o non conosciuto;
distanza 400
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata da altre colture con
impollinante diverso o non conosciuto:
distanza 300
Tale distanza potrà essere ridotta fino a 200 metri, aggiungendo una fila di bordo di
impollinante in ragione di 10 metri di riduzione.
aree-tematiche-19-6-07-1
47
Le distanze di isolamento da altre colture da seme non sono richieste nel caso di produzione di
sementi della categoria di base o sementi certificate, quando l'impollinante sia il medesimo.
Non è ritenuta contaminante la coltura di mais a diverso ciclo di maturità se si differenzia dal
campo di produzione del seme, per una fioritura che avvenga a distanza di almeno 20 giorni.
I
suddetti 20 giorni devono decorrere fra l'inizio della fioritura della coltura da seme e la fine della
fioritura della coltura potenzialmente contaminante o viceversa.
La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale contaminante prima
dell'emissione del polline.
A parità di ciclo di maturità, non vengono considerate potenzialmente contaminanti le colture la cui
emergenza si differenzia di almeno 60 gg.
2.6.5
Operazioni sulle colture in atto
La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali
seguite nell'area per il mais.
Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura
geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti:
Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le piante
che manifestano aberrazioni devono risultare eliminate prima dell'antesi
Emasculazione: le infiorescenze maschili delle piante porta seme che possono emettere polline
devono risultare eliminate prima dell'antesi
Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a
situazioni insorte successivamente alla semina e prima dell’antesi.
Nella fase vicina alla fioritura, epurazione ed 'emasculazione saranno oggetto di verifica
giornaliera per prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati o non emasculati.
2.6.6
Operazioni alla raccolta
Le macchine impiegate per la raccolta ed il trasporto all’interno dell’azienda devono essere state
accuratamente pulite prima dell’uso.
Le stesse condizioni si applicano anche agli essiccatoi e alle attrezzature di movimentazione delle
spighe o del seme (nastri trasportatori, coclee, etc.)
I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la
separazione fisica per varietà e lotto.
aree-tematiche-19-6-07-1
48
Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo il metodo descritto nell'allegato 1 per
accertare l'assenza di OGM, prima del conferimento alla ditta sementiera.
2.6.7
Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice
Occorre rispettare le condizioni stabilite nelle linee guida dell’area tematica 1.
2.6.8
Operazioni presso la ditta sementiera
Le fasi di lavorazione del mais passano attraverso i seguenti stadi:
ritiro del prodotto:
prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti
precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos, tramogge
e magazzini;
essiccazione:
l'essiccazione delle spighe che ha lo scopo di ridurre l'umidità del prodotto in
natura a valori idonei alla lavorazione e conservazione (non superiori a 13%);
sgranatura:
questa operazione, che consente di separare le cariossidi del tutolo, è
peculiarmente per la specie mais;
I motivi che portano a questa pratica sono prevalentemente la cernita e
l'eliminazione delle spighe fuori tipo, malformate, danneggiate e la possibilità
di effettuare la sgranatura in condizioni che salvaguardino la facoltà
germinativa del seme;
pulitura:
è l’operazione che consente di allontanare i residui, vegetali e non, di
maggiori dimensioni prima di procedere alle successive lavorazioni o al
temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del processo di selezione;
selezione:
consiste nel passaggio del seme attraverso una serie di macchine che
sfruttando la dimensione, la forma, il peso specifico del seme che si intende
selezionare permettono la separazione del materiale indesiderato;
calibratura:
forma e dimensioni delle cariossidi variano in relazione alla posizione sulla
spiga; la calibratura ha il compito di separare le diverse frazioni di seme
(piatto, tondo, ecc.) in lotti omogenei in funzione del loro impiego con
seminatrice di precisione;
concia:
trattamento del seme con principi attivi volti a proteggere la plantula nelle
prime fasi e favorire lo sviluppo proteggendole da patogeni di natura
aree-tematiche-19-6-07-1
49
prevalentemente fungina oppure con repellenti per rendere il seme
inappetibile.
In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e
macchine per la movimentazione del seme.
confezionamento:
operazione conclusiva della lavorazione delle sementi.
Vengono di norma
utilizzati sacchi in carta contenenti ciascuno 25.000 semi e di peso variabile
da 6 e 10 kg.
La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano
essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione.
Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente.
I contenitori vengono di norma disposti su "palletts" e sempre più spesso
avvolti in film plastici per il trasporto.
Sulle sementi selezionate e confezionate saranno eseguite analisi secondo il metodo riportato
nell'allegato 1 per accertare l'assenza di OGM.
Il campionamento avverrà a cura del produttore in conformità ai metodi ufficiali di analisi e
riguarderà l'intera produzione.
aree-tematiche-19-6-07-1
50
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER
SOIA
aree-tematiche-19-6-07-1
51
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI
"NO OGM" PER SOIA
INDICE
3
DISCIPLINARE SOIA
53
3.1
La situazione del comparto
53
3.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
53
3.3
Il valore economico del comparto
54
3.4
Varietà commercializzate
55
3.5
Caratteristiche botaniche della specie
55
3.6
Aspetti critici
56
3.6.1
Azienda agricola
56
3.6.2
Terreno e successione colturale
56
3.6.3
Operazioni di semina
57
3.6.4
Isolamento
57
3.6.5
Operazioni sulle colture in atto
57
3.6.6
Raccolta e trasporto
58
3.6.7
Operazioni presso la ditta sementiera
58
aree-tematiche-19-6-07-1
52
3
3.1
DISCIPLINARE SOIA
La situazione del comparto
La coltivazione della soia ha subito negli ultimi anni in Italia un progressivo decremento causato
principalmente dalle modifiche apportate alla politica degli aiuti in agricoltura dall’Unione Europea,
ma dovrebbe consolidarsi in futuro, in seguito al disaccoppiamento di tali aiuti che saranno elargiti
indipendentemente dalla coltura effettivamente realizzata.
Nel 2005 sono stati coltivati in Italia 152.331 ettari di soia, con un leggero incremento (1,3%)
rispetto all’anno precedente (fonte ISTA).
La produzione di granella nell’ultima campagna si è attestata a 555.664 t. La soia risulta coltivata
in quasi tutte le regioni italiane, ma con una netta prevalenza nell’area settentrionale: in primo luogo
nel Veneto (75.715 ettari coltivati nel 2005), seguito dal Friuli Venezia Giulia (27.220 ha), dalla
Lombardia (19.596 ha) e dall’Emilia Romagna (18.722 ha).
La destinazione principale è rappresentata dall’industria mangimistica per la produzione di farine e
pannelli di soia, tuttavia risulta significativo anche l’utilizzo umano (olio di soia, lecitina).
3.2
Fabbisogno ed approvvigionamento di sementi
Secondo le stime ISMEA la produzione nazionale non riesce a coprire nemmeno un terzo del
fabbisogno interno, mentre solo cinque anni fa superava la metà. Di conseguenza le importazioni,
attualmente pari a circa 1,5 milioni di t, sono cresciute del 37%.
Ipotizzando per la campagna 2006 una superficie nazionale coltivata a soia costante (150.000 ettari
circa) e considerando un quantitativo medio di seme impiegato per ettaro pari a circa 70 Kg, ne
deriva un fabbisogno di 10.500 t di seme, rispetto al quale la disponibilità potenziale di sementi
certificate di provenienza nazionale (11.000 t) risulta eccedente. Tale fenomeno consolida la
tendenza emersa nell’annata precedente, mentre fino al 2003 la produzione italiana di semente
copriva solamente il 75% del fabbisogno.
La selezione del seme è stata effettuata in 12 stabilimenti sementieri, dei quali 5 hanno realizzato
circa il 95% della produzione totale.
L’importazione di sementi nel 2004 è stata di oltre 9.500 t, in particolare da Stati Uniti e Canada,
mentre le esportazioni hanno superato le 6.100 t .
aree-tematiche-19-6-07-1
53
Per quanto concerne la produzione nazionale di sementi di soia occorre evidenziare una complessità
di fattori che influenzano direttamente la riuscita delle coltivazioni, condizionando quindi la
disponibilità di seme:
-
innanzitutto le condizioni climatiche assumono fondamentale importanza per quanto attiene il
risultato finale delle
coltivazioni, sia in termini quantitativi che qualitativi, condizionando
l’insorgenza e lo sviluppo di particolari fisiopatie e fitopatie.
-
le modalità di trebbiatura ed in particolare una non corretta registrazione degli organi
meccanici di battitura della mietitrebbia possono causare danni irreversibili alla facoltà
germinativa, in seguito al verificarsi di rotture o microfratture del seme.
-
infine una non corretta manipolazione in fase di selezione meccanica può provocare
pericolose microfessurazioni del seme, fonte di inoculo per agenti patogeni.
Tutti questi inconvenienti necessitano di soluzioni tecniche adeguate, poiché possono influenzare
negativamente le caratteristiche qualitative del seme.
Si segnala inoltre, seppure in termini modesti, il ricorso a seme di provenienza aziendale, non
certificato,
specie
in
annate
particolari,
in
cui
si
sono
manifestate
difficoltà
nell’approvvigionamento.
Nel 2005 la superficie nazionale di soia da seme ha interessato 4.828 ettari, concentrati per quasi la
metà in Emilia Romagna (48%). La seconda regione in ordine di importanza è il Veneto (21,6%),
seguito dal Friuli Venezia Giulia (13,5%) e dalla Lombardia (10,4%). La coltivazione è avvenuta
presso circa 400 aziende agricole, interessando 20 province e 130 comuni italiani.
Nell’ambito del settore biologico la moltiplicazione del seme di soia nelle ultime annate ha
interessato una superficie di poco superiore al 3% del totale (156 ha su 4.826 nel 2005); nell’ultima
campagna di certificazione (2004-05) sono stati ufficialmente certificati 181.000 Kg di seme
biologico. Inoltre nello stesso periodo sono state richieste all’ENSE deroghe per l’impiego di
460.252 Kg di seme. Complessivamente quindi si può ipotizzare un consumo di 641 t di seme di
soia biologico, in grado di soddisfare il fabbisogno di oltre 8.000 ettari.
3.3
Il valore economico del comparto
A fronte di un volume di spesa di circa 800 milioni di euro da parte degli agricoltori per l’acquisto
delle sementi complessivamente utilizzate in Italia, il settore della soia contribuisce solo in minima
parte: infatti stimando una superficie investita di circa 150.000 ettari e l’impiego di 3,2 dosi di seme
ad ettaro ( pari a 80 Kg), ai prezzi medi attuali di mercato (28 euro/dose ) si ottiene un valore di
poco inferiore ai 13,5 milioni di euro.
aree-tematiche-19-6-07-1
54
3.4
Varietà commercializzate
Non esiste alcuna tradizione storica a livello varietale per la soia in Italia; infatti dopo la sua
introduzione all’inizio degli anni ’80 del secolo scorso, fu per lungo tempo coltivata soprattutto in
funzione del contributo comunitario e addirittura certificata solamente nella categoria
“commerciale” (cartellino bruno), che prevede solo l’appartenenza alla specie, senza la
determinazione della varietà.
Solamente fino a pochi anni fa le aziende agricole medio-piccole si rifornivano sul mercato senza
adottare alcun criterio selettivo a livello varietale; di conseguenza non erano infrequenti casi di
incompatibilità del ciclo prescelto in funzione delle nostre condizioni pedoclimatiche. In particolare
venivano coltivate anche varietà appartenenti al gruppo di maturazione 2, la cui eccessiva lunghezza
del ciclo comportava un notevole sviluppo vegetativo, a discapito della produzione.
Attualmente le varietà disponibili presentano caratteristiche più confacenti al nostro ambiente, in
genere hanno cicli più brevi, magari non evidenziano picchi produttivi, peraltro possibili solo in
particolari condizioni, ma in compenso offrono la sicurezza di poter raccogliere il prodotto
tempestivamente. Potrà essere utile comunque, a livello di miglioramento varietale, accorciare
ulteriormente la fase biologica di maturazione, allungando invece quella di riempimento dei semi.
Nel corso dell’ultima campagna sono state riprodotte in Italia 34 varietà di soia, su 244 iscritte al
registro nazionale , pari ad appena il 14%. Di queste solamente 16 varietà sono state moltiplicate su
una superficie superiore a 100 Ha. Attualmente le varietà più diffuse sono Dekabig (650 ha), Lory
(455 ha), Ales (301 ha).
3.5
Caratteristiche botaniche della specie
La soia è una pianta annuale con ciclo primaverile-estivo, appartenente alla famiglia delle
Leguminose; il portamento è cespuglioso, eretto; l’apparato radicale è fittonante piuttosto profondo,
dotato di capacità di fissazione dell’azoto atmosferico grazie al rapporto di simbiosi con il batterio
Bradyrhizobium japonicum.
In presenza di tale fenomeno la coltura diviene indipendente rispetto alla dotazione di azoto del
terreno.
Le infiorescenze sono racemi con fiori ermafroditi: le antere rilasciano il polline all’interno del fiore
e lo depositano direttamente sullo stimma che è ricettivo da 24 ore prima a 48 ore dopo l’antesi. La
aree-tematiche-19-6-07-1
55
soia, pur essendo una pianta autogama, può presentare anche dei casi di fecondazione incrociata con
una percentuale di allogamia inferiore all’1%.
Il periodo di fioritura dipende dalla varietà e dall’epoca di semina e può durare da 3 a 5 settimane.
Il frutto è un baccello ed il seme privo di endosperma ovale o ellittico, può essere di un colore
variabile dal verde al bruno.
Per quanto riguarda le esigenze climatiche, la soglia di temperatura minima è di 4 – 10° C con una
temperatura ottimale di 24 – 25° C. La soia è una pianta brevidiurna, molto sensibile al fotoperiodo
e raggiunge la maturazione in circa 5 mesi.
Si distinguono varietà determinate in linea generale più tardive poiché maggiormente sensibili al
fotoperiodo e varietà indeterminate che terminano l’accrescimento nel momento in cui le condizioni
climatiche divengono sfavorevoli.
Nelle varietà indeterminate lo stelo continua a crescere
divenendo sempre più alto e sottile e con un minor numero di baccelli nella parte terminale.
3.6
Aspetti critici
3.6.1 Azienda Agricola
L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare la coltura agli organismi di controllo specificando:
ubicazione (dati catastali), superficie, varietà, lotto, categoria e quantitativo del seme impiegato.
L’azienda agricola deve essere caratterizzata da dimensioni e ubicazione tali da permettere la
coltivazione di appezzamenti di dimensioni sufficienti (min. 2 ha) e tali da soddisfare i requisiti
stabiliti per l’isolamento.
3.6.2 Terreno e successione colturale
Le tecniche di coltivazione, concimazione e diserbo devono essere in linea con le direttive “usuale
buona pratica agronomica” (UBPA) emanate dalla regione.
L’appezzamento oggetto della coltura “NO OGM” non deve aver ospitato in precedenza colture
OGM.
A tale scopo per ogni particella di terreno dell’azienda verrà registrata la successione colturale.
La precessione storica dell’appezzamento in esame dovrà consentire di escludere la presenza di
colture di soia OGM nei 5 anni precedenti. L’accertamento del requisito sarà effettuato mediante
verifica delle colture realizzate nell’arco dei precedenti cinque anni.
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56
3.6.3 Operazioni di semina
E’ necessario l’inoculazione del seme con il batterio azotofissatore specifico. L’operazione può
avvenire a secco o ad umido.
L’investimento ottimale è di 40 piante / m2.
Nel registro aziendale dovrà essere annotata la data di semina per ciascun appezzamento.
3.6.4 Isolamento
Per assicurare una produzione di sementi di soia “NO OGM” è di fondamentale importanza che
vengano rispettate particolari condizioni di isolamento, in grado di evitare inquinamenti
indesiderati.
La soia è specie autogama, pur tuttavia statisticamente è stato evidenziato un 1% di allogamia con
impollinazione entomofila ed a questa considerazione bisogna aggiungere che il periodo di fioritura
è mediamente molto lungo (a seconda delle cultivar la durata può variare dalle 3 alle 5 settimane).
Analogamente ad altre specie, in particolare cereali, con simili caratteristiche biologiche, dovranno
essere rispettate le seguenti distanze di isolamento da altre colture della stessa specie:
- per la produzione di sementi della categoria pre-base e base
50 metri
- per la produzione di sementi della categoria certificata I e II ripr.:
20 metri
3.6.5 Operazioni sulle colture in atto
La coltura dovrà essere mantenuta in buone condizioni agronomiche secondo le prescrizioni
tecniche regionali relative alla “usuale buona pratica agronomica” (U.B.P.A.). Oltre a ciò
l’agricoltore dovrà porre particolare attenzione alle condizioni fitosanitarie delle colture in quanto
devono risultare esenti da pericolosi parassiti (fitopatie) trasmissibili per seme. Particolari
determinazioni analitiche saranno eseguite:
a)
per Pseudomonas syringae pv. Glycinea: il numero massimo di sottocampioni, nell'ambito di
un campione di almeno 5000 semi per lotto, suddiviso in cinque sottocampioni, che
risultano contaminati dal suddetto organismo non deve superare 4; qualora vengano
identificate colonie sospette in tutti i cinque sottocampioni, per confermare il rispetto delle
norme o condizioni di cui sopra possono essere eseguiti appropriati test biochimici sulle
colonie sospette isolate su un terreno preferenziale prelevato da ogni sottocampione;
b)
per Diaporthe phaseolorum: il numero massimo di sementi contaminate non deve superare
15 %;
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57
3.6.6 Raccolta e trasporto
Per quanto concerne la soia sono raccomandate mietitrebbiatrici del tipo “FOLOW” caratterizzate
da organi di battitura e controbattitura con azione più attenuata, in modo da evitare il
danneggiamento dei semi. Questo sistema è molto importante per garantire un buon livello
qualitativo della semente perché limita notevolmente la proliferazione di organismi patogeni che
s’insediano sulle parti lesionate della semente causando un deterioramento del prodotto. Particolare
attenzione poi bisogna prestare all’epoca di raccolta, specialmente negli areali umidi in
considerazione delle particolari caratteristiche idroscopiche della soia che consigliano una raccolta
tempestiva, quando sopraggiunge la fase di maturità della granella.
Devono essere accuratamente puliti anche tutti i mezzi utilizzati per il trasporto della semente,
eventualmente anche i contenitori ed i magazzini di stoccaggio.
Si ribadisce che le varie partite di sementi devono essere tenute separate. Sulle sementi in natura
verranno eseguite analisi allo scopo di accertare l'assenza di organismi OGM.
3.6.7 Operazioni presso la ditta sementiera
Presso la ditta sementiera si svolgono tutte le operazioni di selezione e condizionamento che
rendono la semente in natura idonea alla commercializzazione. La lavorazione della semente
permette l’eliminazione dei residui vegetali e delle impurità dovute alla trebbiatura nonché dei semi
lesionati e rotti che costituiscono materiale di scarto.
Durante le varie fasi di lavorazione si verifica il maggior rischio di contaminazione proprio perché
le varie partite di seme vengono spostate e quindi risulta indispensabile che queste siano sempre
mantenute ben distinte e identificabili ed inoltre che i macchinari e magazzini siano sempre puliti.
Le varie fasi di lavorazione della soia sono così riassumibili:
ritiro del prodotto
che dovrà rimanere d’ora in avanti ben distinto e separato da altre partite;
essicazione
che ha lo scopo di mantenere il prodotto ad una umidità idonea alla
conservazione e tale da non inibire la germinabiltà della semente stessa;
pulitura e selezione
che consentono l’allontanamento delle impurità fisiche e vegetali mediante il
passaggio della semente attraverso appositi macchinari;
calibratura
che permette l’ottenimento di lotti omogenei finalizzati all’uso delle
seminatrici di precisione;
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58
concia
necessaria se sussistono timori relativi a particolari fitopatogeni trasmissibili
per seme;
confezionamento
tale operazione permette l’immissione in commercio del prodotto finale.
Vengono di norma utilizzati sacchi di carta del peso di 25 Kg circa.
Le confezioni devono essere chiuse e cartellinate secondo la normativa
vigente in modo che non possano essere aperte senza lasciare traccia della
manomissione. Devono essere provviste di un cartellino ufficiale e di uno del
produttore con le diciture specificate a norma di legge.
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59
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER
POMODORO
aree-tematiche-19-6-07-1
60
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI
"NO OGM" PER POMODORO
INDICE
4
DISCIPLINARE POMODORO
62
4.1
La situazione del comparto
62
4.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
62
4.3
Il valore economico del comparto
63
4.4
Le varietà commercializzate
63
4.5
Caratteristiche botaniche della specie
64
4.6
Aspetti critici
65
4.6.1.a) Azienda agricola
65
4.6.1.b) Azienda vivaistica
65
4.6.2
Terreno e successione colturale
66
4.6.3
Seme impiegato
66
4.6.4
Operazioni di semina e trapianto
66
4.6.5
Isolamento
66
4.6.6
Operazioni sulle colture in atto
67
4.6.7
Operazioni alla raccolta
68
4.6.8
Operazioni di trasporto
68
4.6.9
Operazioni presso la ditta sementiera
68
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61
4
DISCIPLINARE POMODORO
4.1
La situazione del comparto
L’Italia è il principale paese produttore di pomodoro in Europa e, a livello mondiale, è tra i
principali paesi trasformatori del prodotto insieme a USA, Spagna e Turchia.
La coltivazione del pomodoro in Italia ha interessato nel 2005 una superficie di 138.756 ettari,
facendo segnare una diminuzione del 5% rispetto all’anno precedente (Fonte ISTAT) .
Le produzioni ottenute nelle colture di pomodoro in pieno campo si sono attestate sui 6.639.972 t
per una superficie complessiva di 130.809 ettari, mentre il prodotto raccolto nelle colture sotto
serra, destinate al consumo fresco, si è attestato a 547.043 t per una superficie di 7.947 ettari Le
coltivazioni di pomodoro da industria con 107.163 ettari rappresentano più del 70% della
produzione totale. Il prodotto raccolto è stato di 5.875.311 t con una resa media di 579,7 q/ha
(Fonte ISTAT). La distribuzione geografica della produzione del pomodoro interessa quasi tutte le
Regioni, con una localizzazione nel Sud del 62,9%, del 29,% nel Nord e del 7,9 % nel Centro.
Le regioni maggiormente coltivate a pomodoro risultano la Puglia (27,6%), l’Emilia Romagna
(20,8%), la Sicilia (16,9%), la Campania ( 6,2 %) e la Calabria (8,1 %). Il pomodoro da mensa in
coltura protetta viene coltivato principalmente in Sicilia, Campania e Lazio, Sardegna e Veneto.
Su base nazionale, la destinazione principale del pomodoro da industria è rappresentata dalla
trasformazione industriale in passata, salse e succhi ( 40%), concentrato (35%) e pelati (25%).
4.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
Le sementi di pomodoro distribuite in Italia, nel 2004, sono state stimate dall’ISTAT in 233,1 q per
il pomodoro da industria e 108,8 q per il pomodoro da mensa. In base ai consuntivi statistici
pervenuti all'ENSE, nel 2001, sulle sementi di pomodoro della categoria "standard", i quantitativi
prodotti risultano 1236,9 q ,dei quali 353,7q riguardano l'attività di riconfezionamento e 883,2 q
l'attività di primo confezionamento.
L’utilizzo di seme varia dai 0,3 a 1Kg/ha per gli investimenti consigliati nella semina del pomodoro
in pieno campo, dalle 20.000 alle 40.000 piante/ha per il trapianto del pomodoro da mensa e da
25.000 a 50.000 piante/ha per il trapianto del pomodoro in pieno campo da industria.
Le sementi utilizzate in Italia hanno, per la quasi totalità, provenienze e origini estere in quanto
l’intero processo di moltiplicazione del seme avviene in diverse zone del mondo dove il costo della
mano d’opera è molto basso. La parte finale della produzione relativa alla selezione, confettatura e
confezionamento finale avviene in Italia. A causa dell’elevato impiego di mano d’opera richiesta
per le operazioni manuali d’incrocio nella produzione degli ibridi, le aziende sementiere hanno
aree-tematiche-19-6-07-1
62
ormai da molti anni dislocato l’attività di moltiplicazione delle varietà ibride di pomodoro nei paesi
asiatici quali India, Cina, Tailandia e Turchia e nei paesi del Centro e Sud-America quali Costa
Rica, Brasile e Cile. Le superfici coltivate in Italia per la produzione di sementi di pomodoro sono
state stimate, nel 2004, a 317 ettari ( fonte AIS), e riguardano soltanto varietà a libera
impollinazione prevalentemente destinate ai mercati del Nord Africa e del Est Europa. La
produzione media di seme è di 100-150 Kg/ha per il pomodoro da industria e 150-200 Kg/ha per il
pomodoro da mensa. Le superfici a seme sono localizzate in prevalenza in Emilia Romagna con
302 ettari, dove risiedono molte industrie di trasformazione; seguono la Lombardia con 8 ettari, le
Marche con 5 ettari e la Puglia con 2 ettari. La produzione e l’estrazione del seme dal frutto è
connessa al processo di lavorazione industriale del pomodoro che rende possibile l’utilizzazione
industriale della polpa del frutto. Le sementi di pomodoro distribuite in Italia appartengono alla
categoria “standard “per la quale non è previsto il controllo della successione genealogica dei
materiali in riproduzione. Le sementi prodotte sono destinate per l’80% al mercato professionale e
per il 20% al settore hobbistico. Le ditte che commercializzano sementi di pomodoro risultano
circa 70, mentre, quelle che effettuano le moltiplicazioni del seme sono in numero molto limitato
(6-7) . Le ditte sementiere selezionano, confezionano o riconfezionano le sementi riprodotte in
Italia e all’estero direttamente o, tramite la lavorazione in conto terzi, presso altre aziende
produttrici. Essendo ormai sempre meno diffusa la pratica della semina diretta, l’impianto della
coltura avviene prevalentemente tramite il trapianto di piantine di pomodoro, pertanto le sementi
sono prevalentemente acquistate dalle aziende vivaistiche specializzate nella produzione
commerciale di piantine richieste dalle aziende agricole per il trapianto.
Per il settore dell’agricoltura biologica il fabbisogno di sementi è stato nella campagna 2004/2005
di 5546,7 Kg (almeno a valutare dalle richieste di deroga per l’uso di sementi convenzionali)
mentre la disponibilità è stata di Kg 27,38 ( banca dati ENSE). Si tratta tuttavia di un dato
sottostimato e in crescita.
4.3
Il valore economico del comparto
Si stima che il valore economico del comparto delle sementi di pomodoro sia di 26 milioni di Euro
di cui circa il 20% è rappresentato dalle sementi destinate al settore hobbistico.
4.4
Le varietà commercializzate
Le varietà commercializzate sono caratterizzate, dalla loro destinazione, in due categorie: per il
aree-tematiche-19-6-07-1
63
consumo fresco e per la trasformazione industriale con eventuale utilizzo anche allo stato fresco.
Nell’ambito di tali tipologie, le varietà destinate all’industria sono costituite per il 50% da ibridi e
per il 50% da varietà a libera impollinazione mentre, per le varietà destinate al consumo fresco,
oltre il 85% è costituito da ibridi e il 15% da varietà a libera impollinazione. Le varietà sono,
inoltre, caratterizzate dal tipo di accrescimento (determinato, semideterminato, indeterminato), dalla
forma e colore del frutto (tonda, allungata, quadrata, ovale, cherry, a grappolo, collettate ecc.).
Attualmente risultano iscritte al Registro Nazionale delle Specie Orticole 350 varietà di pomodoro
delle quali, circa il 70%, è costituito da ibridi, mentre, ben 65 varietà tradizionali cosiddette “ante
70” risultano iscritte nella sezione “b” del Registro Varietale. Quest’ultima tipologia di varietà
prevede che le sementi possano essere controllate soltanto nella categoria “standard” e come tali
non sono controllate nella successione genealogica. Tali varietà continuano ad essere coltivate
soprattutto per i mercati hobbistici e semi-professionali. Per quanto riguarda la selezione
conservatrice delle varietà iscritte al Registro, il mantenimento in purezza per le varietà tradizionali
(cosiddette ante ’70) avviene in Italia, così come il mantenimento delle linee parentali delle ditte
costitutrici italiane mentre, per le varietà ibride delle ditte estere e multinazionali, nella maggior
parte dei casi, questa si realizza in altri paesi comunitari o terzi.
Nonostante l’attività di miglioramento genetico del pomodoro, a livello nazionale, sia esercitata da
pochissime aziende costitutrici, il numero di varietà presentate per l’iscrizione al registro nazionale
è, per contro, abbastanza
elevato. Ogni anno vengono, infatti, iscritte al Registro nazionale
mediamente 25 nuove varietà di pomodoro. Nel Catalogo Comunitario delle specie ortive risultano
iscritte oltre 2500 varietà di pomodoro.
4.5
Caratteristiche botaniche della specie
Il pomodoro è considerato, in coltura, pianta annuale anche se è tendenzialmente perennante nelle
zone di origine. L’accrescimento ed il portamento della pianta viene classificato come determinato
o indeterminato a seconda del tipo di crescita: nano, eretto, cespuglioso, con brevi internodi, asse
principale e rami laterali che terminano dopo pochi internodi con un fiore o una infiorescenza,
assenza di germogli laterali. La fioritura è scalare con progressiva formazione delle infiorescenze
in tempi diversi e successivi internodi lungo il fusto principale e secondario. L’infiorescenza è un
racemo ascellare o terminale contenente 4-12 fiori, penduli, che si aprono scalarmene. Il fiore è
ermafrodita, autofertile, proterogino : la recettività dello stigma (4-8 giorni) inizia alla schiusura
della corolla mentre la deiscenza delle antere, che si verifica all’interno del tubo anterico, inizia 1-2
giorni dopo l’antesi. La struttura delle antere, con le teche saldate lateralmente e appese a sottili
aree-tematiche-19-6-07-1
64
filamenti, fa si che esse vibrino al minimo scuotimento facendo cadere il polline sullo stigma e sul
tubo anterico. L’autoimpollinazione è favorita dal lungo periodo di recettività dello stigma e dalla
posizione dello stigma nei fiori brevistili. Nel caso di fiori longistili lo stilo si trova esposto
all’esterno con elevata probabilità di impollinazione incrociata. La specie è prevalentemente
autogama, data la struttura del fiore, con possibilità di alloincrocio che può variare dallo 0,5% al
10% a seconda della varietà e dell’ambiente di
coltivazione. L’impollinazione incrociata
è
essenzialmente di tipo entomofilo. Le varietà di L. pimpinellifolium a stilo protundente e le varietà
a “foglia di patata” di L . aesculentum danno fecondazione incrociata così come anche i primi fiori
doppi delle varietà di pomodoro tipo “beefsteak”. Il frutto del pomodoro è una bacca di grandezza,
colore e dimensioni molto variabili. L’endocarpo è suddiviso in due o più logge, delimitate da setti
radiali, contenenti tessuto placentare nel quale si trovano avvolti i semi. Il rapporto percentuale tra
le diverse sostanze che compongono il frutto varia notevolmente a seconda del genotipo e delle
condizioni colturali e climatiche. Mediamente, la polpa e il succo costituiscono il 96%-97%, la
buccia il 1,5%-2,5% e i semi 1%-1,5%. Il peso di mille semi è di 2,5-3,5 g .
4.6
Aspetti critici
L’agricoltore moltiplicatore dovrà segnalare l’istituzione della coltura o del semenzaio agli
organismi di controllo indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo delle sementi o
piantine impiegate per l’istituzione della coltura.
L’azienda vivaistica dovrà segnalare l’istituzione del semenzaio agli organismi di controllo
indicando: ubicazione, superficie, varietà, lotto e quantitativo delle sementi impiegate e il numero di
piantine in allevamento.
4.6.1.a) Azienda agricola
Qualora siano previste presso l’azienda le operazioni di estrazione del seme, l’azienda deve essere
dotata di strutture idonee a garantire la separazione fisica delle diverse produzioni.
Le attrezzature e le strutture devono possedere caratteristiche che agevolino l’ispezione e la pulizia
delle parti a contatto col seme.
4.6.1.b) Azienda vivaistica
L’azienda vivaistica deve garantire la separazione fisica delle diverse produzioni e possedere
strutture e attrezzature idonee per evitare inquinamenti varietali e consentire l’ispezione e la pulizia
delle parti a contatto con il seme e le plantule.
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65
Tutte le operazioni saranno quindi annotate, in ordine cronologico, su apposito registro che conterrà
in allegato, la necessaria relativa documentazione
4.6.2
Terreno e successione colturale
L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella
zona per la coltivazione del pomodoro in pieno campo o in ambiente protetto.
Analogamente si procederà per la concimazione, per le pratiche di diserbo e per i trattamenti
fitosanitari.
L'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti gli appezzamenti ed eventuali frazionamenti, in
modo dettagliato rendendo identificabili ogni frazione attraverso precisi punti di riferimento posti
sul terreno.
Sarà inoltre tenuta una registrazione storica, puntuale ed aggiornata delle colture realizzate su
ciascun appezzamento o frazione.
Nel caso del pomodoro è prevista una successione colturale almeno triennale con destinazione
dell’appezzamento a specie diverse da Solanaceae per almeno tre anni.
4.6.3
Seme impiegato
Potranno essere utilizzate soltanto sementi certificate appartenenti alla categoria di base.
Le sementi di base delle varietà a libera impollinazione e, nel caso di varietà ibride, dei parentali
maschili e femminili impiegati per l'istituzione delle colture da seme, devono essere certificate
secondo le prescrizioni della Legge n. 195/76 e la Legge n. 1096/71 e risultare esenti da OGM.
Pertanto saranno prodotte secondo metodi idonei e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio
effettuate con metodi appropriati.
4.6.4
Operazioni di semina e trapianto
Devono essere registrate le date di semina o di trapianto di ciascun appezzamento o frazione.
4.6.5
Isolamento
La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, per evitare
inquinamenti provenienti da altre colture della stessa specie o specie geneticamente compatibili. I
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66
requisiti di isolamento dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione autogama del
pomodoro con possibilità d’incrocio per impollinazione entomofila. Distanze adeguate consentono
anche di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e raccolta. Per assicurare la produzione
di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la
produzione di seme convenzionale.
Nel caso della coltivazione di pomodoro per la produzione di sementi appartenenti alla categoria di
base e certificata, la distanza minima da altre colture di pomodoro, dovrà essere di almeno 1000
metri.
La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale contaminante prima
dell'emissione del polline.
4.6.6
Operazioni sulle colture in atto
La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali
seguite nell'area per il pomodoro
Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura
geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti:
Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le piante
fuori tipo, le piante affette da virosi e le piante che manifestano aberrazioni devono risultare
eliminate prima dell'antesi
Emasculazione: nella produzione di ibridi, per evitare l’auto fecondazione dei fiori autofertili,
devono essere rimossi, manualmente, gli stami dei fiori delle piante porta-seme prima
dell’emissione del polline. Tutti i fiori delle piante porta-seme devono essere emasculati o
staccati per evitare qualsiasi rischio di autofecondazione .
Raccolta del polline: nella produzione di ibridi, viene raccolto il polline dai fiori, con corolle
appena aperte, delle piante che servono da genitore maschile dell’incrocio. Il polline viene
raccolto a mano con adeguati strumenti e , se è richiesta un’elevata quantità di polline, viene
posto in contenitori a tenuta di umidità.
Impollinazione: nella produzione di ibridi, l’impollinazione dei fiori castrati viene effettuata
accuratamente a mano, secondo diverse tecniche, e entro 24-48 ore dalla emasculazione.
Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a
situazioni insorte successivamente alla semina e prima dell’antesi.
aree-tematiche-19-6-07-1
67
Nella fase vicina alla fioritura, epurazione ed emasculazione saranno oggetto di verifica
giornaliera per prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati o non emasculati.
Dopo l’impollinazione, successivi controlli verranno effettuati per
verificare l’avvenuta
fecondazione.
4.6.7
Operazioni alla raccolta
Le attrezzature sopraddette devono essere state accuratamente pulite prima dell’uso.
Le stesse condizioni si applicano anche alle attrezzature aziendali per l’estrazione del seme
(separasemi, pigiatrici, contenitori, setacci ecc.)
I magazzini per la conservazione post-raccolta devono essere accuratamente puliti e consentire la
separazione fisica per varietà e lotto.
Sulle sementi in natura saranno eseguite analisi secondo il metodo descritto nell'allegato 1 per
accertare l'assenza di OGM, prima del conferimento alla ditta sementiera.
4.6.8
Operazioni di trasporto
Dovranno essere rispettate le condizioni presentate nelle linee guida dell’area tematica 1.
4.6.9
Operazioni presso la ditta sementiera
Il pomodori raccolti dal campo richiedono una serie di interventi che consentano l’estrazione del
seme e che allontanino impurità fisiche e semi estranei. La selezione e la lavorazione del seme
indirettamente migliorano anche la germinazione eliminando semi rotti, lesionati o con maturazione
incompleta. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi sementi
provenienti da diverse aziende agricole, da aziende conserviere e da altre ditte sementiere; in questa
fase il rischio di contaminazione accidentale risulta più elevato, è quindi necessario che i materiali
in lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili.
Le fasi di lavorazione del pomodoro passano attraverso i seguenti stadi:
ritiro del prodotto:
prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti
precedenti siano stati accuratamente eliminati dagli impianti di lavorazione,
contenitori, tramogge e magazzini;
estrazione del seme: l’estrazione del seme ha lo scopo di separare il seme dalle parti più
voluminose del frutto
aree-tematiche-19-6-07-1
68
fermentazione o trattamento chimico:
questa operazione consente di separare il seme dalle
mucillagini placentari e agisce come trattamento disinfettante.
lavaggio:
ripetute operazioni di lavaggio consentono di eliminare i residui vegetali
flottanti (polpa, buccia, mucillagini ecc.) e l’eccessiva presenza delle
sostanze chimiche utilizzate nei precedenti trattamenti
essiccazione:
questa operazione consente di portare l’umidità del seme fino al 6%-8% e
quindi garantire la conservabilità del seme.
selezione:
è l’operazione di pulitura, tramite ventilazione e setacciatura, che consente di
allontanare i residui, vegetali e non, prima di procedere alle successive
lavorazioni o al temporaneo stoccaggio in attesa del proseguimento del
processo di selezione;
rasatura:
operazione necessaria per la semina meccanizzata e la confettatura e consiste
nella eliminazione dei peli esterni del seme tramite abrasione.
calibratura:
le dimensioni del seme variano in relazione alla dimensione della bacca e alle
condizioni ambientali di crescita; la calibratura ha il compito di separare le
diverse frazioni in lotti omogenei in funzione del loro impiego con
seminatrici di precisione e favorire una migliore uniformità nella
germinazione;
confettatura:
per la semina meccanizzata, il seme viene ricoperto
di un impasto di
sostanze inerti, contenenti anche fitofarmaci, per far conferire la forma
sferica e dimensioni uniformi
In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e
macchine per la movimentazione del seme.
confezionamento:
operazione conclusiva della lavorazione delle sementi. Vengono di norma
utilizzate le seguenti tipologie di imballaggio: barattoli metallici, buste
termosaldate, bustine di carta o plastificate. Il peso di ciascuna confezione
varia, dai pochi grammi delle confezioni destinate al mercato dell’hobbistica
ai 5000 - 25.000 - 100.000 semi (peso variabile da 15 g a 0,5 Kg) per il
mercato professionale.
La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano
essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione.
Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente.
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69
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER
PATATA
aree-tematiche-19-6-07-1
70
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI
"NO OGM" PER PATATA
INDICE
5
DISCIPLINARE PATATA
72
5.1
La situazione del comparto
72
5.2
Fabbisogno e approvvigionamento di tuberi-seme
72
5.3
Il valore economico del comparto
73
5.4
Le varietà disponibili
73
5.5
Caratteristiche botaniche della specie
73
5.6
Aspetti critici
74
5.6.1
Azienda agricola
74
5.6.2
Terreno e successione colturale
74
5.6.3
Tuberi seme impiegati
74
5.6.4
Operazioni di semina
75
5.6.5
Isolamento
75
5.6.6
Operazioni sulle colture in atto
75
5.6.7
Operazioni alla raccolta
76
5.6.8
Operazioni
di
trasporto
dall'azienda
agricola alla ditta
76
selezionatrice
5.6.9
Ditta sementiera
76
5.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera
aree-tematiche-19-6-07-1
71
76
5
5.1
DISCIPLINARE PATATA
La situazione del comparto
La coltivazione della patata in Italia ha interessato nel 2005 circa 72.156 ettari (Fonte FAO),
attestandosi sulle medesime superfici degli anni immediatamente precedenti (2004 – 2003) ma
registrando un leggero decremento rispetto al 2002 (76.985 ha).
La produzione nazionale del 2005 risulta di circa 1.810.000 tonnellate, in linea con le ultime quattro
campagne di produzione che hanno visto solo il 2003 in flessione di circa 200.000 tonnellate (fonte
FAO).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione della patata
interessa la totalità delle regioni italiane. La variabilità della latitudine del nostro paese, e di
conseguenza, i tempi di raccolta molto diversificati assicurano un prodotto fresco per il consumo
nazionale e per l’esportazione durante tutto l’arco dell’anno.
5.2
Fabbisogno e approvvigionamento di tuberi-seme
Il fabbisogno di tuberi seme non è facilmente calcolabile, in quanto la possibilità di seminare tuberi
con calibri diversi e di conseguenza pesi diversi, la possibilità di tagliare il singolo tubero in più
parti, da 2 a 6, in relazione al numero delle gemme presenti, e l’utilizzo ancora presente in molte
zone di coltivazione del cosiddetto uso seme, non consente un calcolo esatto del fabbisogno
nazionale. Riportiamo però i dati statistici rilevati dall’Istat che indicano come 486.460 q i tuberi
seme distribuiti a livello nazionale per il 2004.
Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origine diversa.
La produzione nazionale di tuberi seme è molto limitata e localizzata nelle seguenti regioni:
Calabria, Trentino A.A., Emilia R. e Veneto, che nella campagna di certificazione 2004/2005 hanno
certificato globalmente circa 3.738 tonnellate di tuberi seme (fonte ENSE).
La quasi totalità del seme utilizzato a livello nazionale proviene da paesi dell’unione europea ed in
particolare: Olanda, Francia, Germania, Belgio; l’Istat rileva che nel 2004 circa 448.449 q di tuberi
seme distribuiti a livello nazionale siano di provenienza estera.
La gran parte di questo seme viene importato già in confezioni definitive, mentre una parte viene
importata in sacconi (big bag di circa 1 t ) e riconfezionata sul territorio nazionale sotto il controllo
dell’ENSE.
aree-tematiche-19-6-07-1
72
5.3
Il valore economico del comparto
Si stima che il prezzo di acquisto da parte degli agricoltori delle sementi utilizzate in Italia sia di
circa 30 - 50 milioni di EURO, con un costo alla tonnellata molto variabile a seconda del calibro e
della varietà utilizzata.
5.4
Le varietà disponibili
Le varietà iscritte al registro nazionale delle specie agrarie risultano 94, mentre i costitutori sono 29
di cui 6 italiani ed i rimanenti del Centro e Nord Europa, soprattutto olandesi e tedeschi. Sul registro
comunitario risultano iscritte circa 1000 varietà di patata, e come per il registro nazionale, la
maggior parte dei costitutori è del Centro, Nord ed Est Europa. Per quanto riguarda l’attività di
miglioramento genetico della patata, a livello nazionale, è esercitata quasi esclusivamente da enti
pubblici di ricerca.
5.5
Caratteristiche botaniche della specie
Solanum tuberosum L. è specie polipoide (2n = 48) appartenente alla sezione Tuberarium del
genere Solanum.
Pianta annuale provvista di radici fascicolate dotate di numerose diramazioni capillari. Dalla parte
ipogea del fusto, si dipartono gli stoloni i quali, ingrossando all’apice, danno luogo al tubero. I
tuberi possono differenziarsi per dimensioni, forma, numero, colore, colore della polpa, profondità e
numero delle gemme presenti, tutti caratteri modificabili in funzione dell’ambiente di coltivazione e
della varietà coltivata.
La parte aerea della pianta è in genere costituita da due o più fusti, angolosi, fistolosi, ingrossati ai
nodi, di varia altezza e colore (dal verde al bruno viola). Il loro portamento può essere eretto o più o
meno decombente. L’apparato fogliare della pianta adulta è costituito da foglie composte di 5, 7, 9
foglioline di varia dimensione e colore (dal verde chiaro al verde scuro) più o meno bollose, a
lamina più o meno aperta e spesso morfologicamente diverse in relazione alla posizione sulla pianta
e all’epoca di formazione.
L’infiorescenza è a corimbo. Il fiore è ermafrodita, campanulato. La luce, la temperatura e
l’umidità influenzano sensibilmente la fase di antesi e la successiva fase di allegagione. Alcune
varietà di patata, indipendentemente dall’ambiente, non fioriscono, altre invece giungono ad
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73
emettere i bottoni fiorali, altre invece fioriscono regolarmente e portano a maturazione i loro frutti.
Tutto questo in relazione a caratteristiche intrinseche (varietali) ed estrinseche (ambientali).
Il frutto è una bacca carnosa più o meno tondeggiante, di colore verde-bruno, verde-violaceo o
giallastro; contiene da 150 a 300 semi reniformi, appiattiti.
5.6
5.6.1
Aspetti critici
Azienda agricola
La dimensione minima degli appezzamenti è di 1 ettaro ad altitudine inferiore a 600 metri e di 0,2
ettari ad altitudine superiore.
Qualora sia prevista la conservazione dei tuberi seme dopo la raccolta, l’azienda deve essere dotata
di strutture idonee a garantire la separazione fisica delle diverse produzioni.
5.6.2
Terreno e successione colturale
L'aratura e tutte le successive operazioni colturali saranno in linea con le buone pratiche agricole
seguite nella zona per la coltivazione della patata.
Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo.
Il terreno deve essere definito e identificato e non deve aver ospitato in precedenza colture OGM.
Qualora non sia oggettivamente riscontrabile la situazione sopra descritta o esista un dubbio che
l’appezzamento abbia ospitato colture OGM, per evitare la presenza di piante derivanti da colture
precedenti della stessa specie o appartenenti a specie geneticamente compatibili, si deve assicurare
una adeguata successione colturale, in ogni caso devono essere rispettate le prescrizioni di carattere
tecnico applicativo relative alla patata da seme, che prevedono un intervallo di almeno 5 anni.
A tale scopo l'azienda disporrà di una mappa che riporti tutti gli appezzamenti ed eventuali
frazionamenti, in modo dettagliato rendendo identificabile ogni frazione attraverso precisi punti di
riferimento posti sul terreno, mantenendo inoltre un archivio storico che evidenzi tutte le
precessioni colturali di ogni singolo appezzamento o frazione.
5.6.3
Tuberi seme impiegati
I tuberi seme impiegati per l'istituzione delle colture da seme devono essere certificati secondo le
aree-tematiche-19-6-07-1
74
prescrizioni della Legge 1096/71 e D.P.R. 1065/73 e successive modifiche, e risultare esenti da
OGM.
5.6.4
Operazioni di semina
Devono essere registrate le date di semina di ciascun appezzamento o frazione.
5.6.5
Isolamento
La produzione di seme di qualità richiede condizioni particolari in termini di isolamento, che
dipendono strettamente dalle modalità di riproduzione della specie considerata. La produzione dei
tuberi seme avviene tramite riproduzione agamica; di conseguenza senza scambio di polline. Questo
comporta che i possibili inquinamenti con seme OGM possono avvenire solo tramite un’accidentale
mescolanza tra tuberi geneticamente modificati e convenzionali.
Distanze adeguate, fra più
appezzamenti di produzione, consentono di evitare inquinamenti meccanici in sede di semina e
raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più
restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale.
Nel caso della patata l’isolamento rispetto a colture non controllate ed a colture di altra varietà
anche se da seme è:
per la produzione di seme base:
distanza 200 m
per la produzione di seme certificato:
distanza 20 m
5.6.6
Operazioni sulle colture in atto
Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura
geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti:
Epurazione: in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di tuberi-seme, le
piante che manifestano caratteri morfologici diversi dalla coltura devono essere eliminate.
Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo a
situazioni insorte successivamente alla semina.
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75
5.6.7
Operazioni alla raccolta
Valgono le indicazioni generali riportate al punto 2.1.7 dell’area tematica 1.
5.6.8
Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice
Per ogni movimentazione, allo scopo di identificare e tenere distinto il prodotto devono essere
utilizzati contenitori precedentemente ispezionati e puliti (cassoni, sacconi, etc) facilmente
identificabili fra loro utilizzando un contrassegno definito, da applicare sul singolo contenitore, che
riporti le seguenti indicazioni:
•
Varietà
•
Azienda produttrice o codice identificativo del produttore
•
Categoria
•
Data di consegna
•
N° di contenitori consegnati
5.6.9
Ditta sementiera
Gli impianti devono possedere caratteristiche costruttive che ne agevolino l’ispezione e la pulizia, le
celle frigo di conservazione dei tuberi seme dovranno essere distinte per tipologia di prodotto o in
caso di impossibilità, il prodotto deve essere identificato tramite cartelli e ispezionabile tramite
corridoi di divisione. All’esterno della cella di conservazione, deve essere presente una pianta della
cella stessa che indichi con esattezza il posizionamento delle varie tipologie di prodotto, per evitare
errori durante le operazioni di movimentazione.
5.6.10
Operazioni presso la ditta sementiera
Il seme raccolto dal campo non risulta idoneo per la commercializzazione immediata e richiede una
serie di interventi che allontanino impurità fisiche e tuberi non idonei alla semina, migliorando la
qualità del prodotto. Queste fasi si svolgono presso la ditta sementiera dove possono trovarsi
sementi provenienti da diverse aziende agricole e da altre ditte sementiere; in questa fase il rischio
di contaminazione accidentale risulta più elevato ed è quindi necessario che i materiali in
lavorazione siano sempre chiaramente identificati e identificabili. A questo scopo, il contrassegno
identificativo previsto per il prodotto in natura proveniente dall’azienda agricola, deve continuare
aree-tematiche-19-6-07-1
76
ad accompagnare il seme anche quando questo ha già subito delle parziali lavorazioni in attesa del
definitivo confezionamento. E’ necessario che il seme rimanga in contenitori singoli che ne
facilitano il riconoscimento e la tracciabilità.
I tuberi seme di patata passano attraverso i seguenti stadi:
ritiro del prodotto:
prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti
precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, tramogge e
magazzini;
selezione:
i contenitori, cassoni, vengono svuotati in una tramoggia che è il punto di
partenza della linea di lavorazione. La prima tappa è la selezione, dove sono
presenti operatori che eliminano manualmente i tuberi non idonei al
confezionamento (marci, verdi, tagliati) ed eventuali materie inerti presenti
nel prodotto in natura (sassi, terra, culmi).
calibratura:
consiste nel passaggio del seme attraverso una calibratrice che sfruttando la
distanza, regolabile, tra due cilindri, divide i tuberi per dimensioni (28-35,
35-45,45-60, 60 oltre).
In ciascun passaggio è necessario che siano garantite condizioni di estrema pulizia di attrezzature e
macchine per la movimentazione del seme.
confezionamento:
operazione conclusiva della lavorazione delle sementi.
Vengono di norma
utilizzati sacchi in iuta (per confezioni da 25 kg) o in rete (per confezioni da
10, 5 o 3 kg) .
La norma prevede che le confezioni siano chiuse in modo che non possano
essere aperte e riutilizzate senza lasciare traccia della manomissione.
Ogni singola confezione deve essere etichettata ufficialmente.
I contenitori vengono di norma disposti su "palletts".
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77
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI
SEMENTIERI "NO OGM" PER
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
aree-tematiche-19-6-07-1
78
ELABORAZIONE DI DISCIPLINARE PER LA PRODUZIONE DI PRODOTTI SEMENTIERI "NO
OGM" PER BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
INDICE
6
DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
80
6.1
La situazione del comparto
80
6.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
80
6.3
Il valore economico del comparto
82
6.4
Gli ibridi commercializzati
82
6.5
Caratteristiche botaniche della specie
82
6.6
Aspetti critici
83
6.6.1
Azienda agricola
83
6.6.2
Tecnica colturale
84
a) produzione dei fittoni (vivaio)
85
b) coltura portaseme
85
6.6.3
Terreno e successione colturale
85
6.6.4
Seme impiegato
85
6.6.5
Operazioni di semina
86
6.6.6
Isolamento
86
6.6.7
Operazioni sulle colture in atto
88
6.6.8
Operazioni alla raccolta
88
6.6.9
Operazioni di trasporto dall'azienda agricola alla ditta
88
selezionatrice
6.6.10 Operazioni presso la ditta sementiera
aree-tematiche-19-6-07-1
79
88
6
DISCIPLINARE BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
6.1
La situazione del comparto
La coltivazione della barbabietola da zucchero in Italia ha interessato nel 2005 circa 235.000 ettari
(fonte AIS), facendo segnare un sensibile incremento rispetto all’annata precedente (+30% circa).
L’avvio della nuova riforma PAC ha favorito la destinazione bieticola sui terreni a premio unico
senza alcuna penalizzazione. Anche le produzioni sono state elevate, con polarizzazioni e rese in
saccarosio che hanno raggiunto le 7-8 tonnellate per ettaro in particolare nel Nord-Italia, ciò ha
determinato un forte eccesso produttivo rispetto alla quota nazionale assegnata. Le ripetute piogge
in concomitanza con il periodo della raccolta hanno considerevolmente dilatato i tempi della
campagna saccarifera, tanto che gli zuccherifici hanno dovuto concludere la lavorazione industriale
senza che tutte le bietole fossero state consegnate.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione, la coltivazione della barbabietola
da zucchero ha interessato 9 Regioni, con prevalenza significativa in Emilia Romagna, Lombardia,
Veneto e Marche; anche Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Molise, Puglia e Lazio sono state
coinvolte nella coltivazione seppur più marginalmente. La produzione è destinata, al momento,
nella sua totalità, all’industria saccarifera.
I positivi risultati della campagna 2005, purtroppo, non potranno più ripetersi alla luce della riforma
dell’OCM zucchero che ha sancito un drastico ridimensionamento del settore nel nostro Paese.
Anzi, terminato il periodo transitorio di 4 anni, è lecito porsi il dubbio se la coltivazione della
barbabietola da zucchero possa continuare a trovare spazio e convenienza economica nel nostro
Paese. La nuova campagna 2006 presenta un quadro estremamente negativo con un quota nazionale
zucchero che viene dimezzata ed numero di zuccherifici in attività che scenderà dagli attuali 16 a 6.
In quest’annata la superficie nazionale coltivata, considerando sia la semina autunnale sia quella
primaverile, non supererà i 70-80 mila ettari.
Al contrario per quanto concerne la produzione di sementi le previsioni sono molto più ottimistiche.
L’ottima qualità delle sementi prodotte nel nostro Paese e i positivi scambi commerciali con i
principali Paesi del Bacino saccarifero Europeo fanno ritenere che gli attuali livelli di
moltiplicazione possano essere mantenuti anche nel medio periodo.
6.2
Fabbisogno e approvvigionamento di sementi
Il fabbisogno di sementi nel 2006 è stato di circa 380.000 unità, (dose media impiegata 1,5
aree-tematiche-19-6-07-1
80
unità/ettaro). Le sementi utilizzate in Italia hanno provenienze e origini diverse. In Europa la
produzione di sementi di varietà ibride di barbabietola è realizzata esclusivamente in Italia e in
Francia. La produzione italiana e francese soddisfa interamente il fabbisogno del bacino saccarifero
europeo con esportazioni anche verso i Paesi dell’Est, Russia e Ucraina compresi. La lavorazione
industriale del seme di barbabietola da zucchero richiede diversi cicli di selezione che necessitano
di impianti complessi e costosi. Una modesta quota di sementi prodotte in Italia viene selezionata,
confettata e certificata nel nostro Paese, e destinata al mercato interno.
Il resto delle sementi prodotte in Italia viene spedito parzialmente lavorato a ditte di altri Paesi
Europei per le operazioni di confettatura. Soltanto una modesta quota, viene reimmessa nel circuito
commerciale del nostro Paese. La maggior parte delle sementi prodotte nel nostro Paese vengono
quindi impiegate, prevalentemente, in altri Paesi dell’Unione europea o in Paesi terzi equivalenti.
I quantitativi complessivamente certificati nella campagna 2004/2005 sono stati pari a circa 10.000
tonnellate di sementi non definitivamente certificate, esportate in Paesi dell’Unione Europea per la
lavorazione definitiva. Sono state inoltre certificate circa 220.000 unità destinate in prevalenza al
mercato polacco ed extra europeo e solo in minima parte è stata utilizzate per le semine italiane. Nel
2005 la superficie nazionale destinata alla produzione di sementi di barbabietola da zucchero è stata
realizzata su 2626 ettari, con una produzione potenziale compresa fra 5 e 6 tonnellate (produzione
media stimata fra 2,5 e 3,5 t/ha).
Oltre il 99% della superficie da seme viene realizzata nella Regione Emilia Romagna, in una fascia
litoranea che dal mare Adriatico si spinge all’interno del territorio. Le altre Regioni coinvolte sono
il Veneto e occasionalmente l’Umbria. La moltiplicazione si effettua nel territorio di 6 province, tra
cui quella di Ravenna rappresenta il 58% della superficie; le altre province principali sono Bologna
(21%), Ferrara (13%), Forlì-Cesena (7%); marginalmente sono interessate anche Padova e Perugia.
La moltiplicazione del seme viene interessa il territorio di 40 comuni e coinvolge circa 900 aziende
agricole. La semente moltiplicata in Italia è di ottima qualità in quanto dotata di elevata
germinabilità ed ottima energia germinativa; queste caratteristiche dipendono sia da favorevoli
condizioni pedoclimatiche sia dalle riconosciute capacità professionali degli agricoltorimoltiplicatori e delle aziende sementiere operanti sul territorio.
La produzione delle sementi si concentra su un numero ristretto di ditte sementiere di livello
internazionale operanti in Italia con proprie società, oltre che da imprese e cooperative italiane che
istituiscono coltivazioni da seme su commissione e a seguito di contratti di coltivazione stipulati
con imprese straniere. Nello specifico settore dell’agricoltura biologica, da quanto si può evincere
dall’apposita banca dati ENSE, il fabbisogno di sementi di barbabietola da zucchero sarebbe pari a
aree-tematiche-19-6-07-1
81
144 unità per una superficie stimata di 80-90 ettari (almeno a valutare dalle 20 richieste di deroga
accolte per l’uso di sementi convenzionali).
6.3
Il valore economico del comparto
Si stima che l’onere sostenuto dagli agricoltori italiani per l’acquisto delle sementi di barbabietola
da zucchero si aggiri sui 40 milioni di euro (dati riferiti a stime campagna 2005). Al contrario il
fatturato medio annuo della produzione nazionale si aggira sui 18,5 milioni di euro.
6.4
Gli ibridi commercializzati
Le varietà ibride monogermi maggiormente commercializzate in Italia sono circa 30 e rispondono
alle diverse esigenze di coltivazione legate alla precocità, alla polarizzazione, e alla tolleranza nei
confronti delle principali fitopatie. Per quanto riguarda la selezione conservatrice delle linee
parentali, nel 100% dei casi questa si realizza in altri paesi comunitari, presso i centri di ricerca
delle società sementiere. L’attività di miglioramento genetico è poco sviluppata nel nostro Paese,
soprattutto perché negli ultimi anni l’attività è stata concentrata in pochi Centri Sperimentali
europei. Le varietà iscritte al registro nazionale e a quello comunitario sono in numero molto
elevato. La moltiplicazione delle sementi nel nostro Paese interessa anche varietà iscritte al
Catalogo OECD in quanto destinate alla successiva esportazione: Al momento, nei Cataloghi, non
risultano iscritte varietà OGM.
6.5
Caratteristiche botaniche della specie
La barbabietola da zucchero (Beta vulgaris var. saccharifera L.) è una specie ad habitus biennale. Il
seme è costituito da un glomerulo. L’apparato radicale è costituito da un fittone tuberizzato di forma
conica allungata, di colore grigio-giallastro con all’interno una polpa bianca. Nelle colture
industriali, in condizioni favorevoli, la parte tuberizzata della radice può raggiungere un diametro di
90-100 mm ed un peso intorno ai 500 grammi. Nelle colture da seme il fittone non raggiunge queste
dimensioni perché viene estirpato dal vivaio quando ha un diametro al colletto di 30-40 mm ed un
peso variabile da 70 a 160 grammi. Successivamente, dopo il trapianto per costituire la coltura da
seme, la pianta non ha il tempo di accrescersi ed accumulare riserve perché i prodotti dell’attività
fotosintetica sono utilizzati per costituire l’apparato riproduttore. Dopo la stasi invernale (nel 2°
anno) la pianta, attingendo inizialmente alle riserve del fittone, emette una nuova rosetta di foglie
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82
nella quale le prime sono simili a quelle dell’anno precedente, mentre le successive diventano
sempre più piccole, man mano che vengono emesse. Dal centro della rosetta si origina un robusto
stelo angoloso che si allunga rapidamente fino a 1,5-2 metri di altezza, emettendo numerose
ramificazioni sulle quali sono inserite le infiorescenze. Le foglie dello scapo fiorale sono rade,
piccole e sessili. Le ramificazioni dello scapo portano lunghe infiorescenze a spiga sulle quali i
fiori, posti all’ascella di due piccole brattee, sono riuniti in gruppi di 2-5 (tipi plurigerme o inseriti
singolarmente tipi monogerme). Il carattere della monogermia è stato introdotto attraverso il
reperimento in natura di un mutante con fiori isolati dai quali si ottengono acheni singoli. Il
carattere è stato trasferito sulle varietà coltivate per ottenere il seme monogerme.
I fiori, sessili, piccoli, poco vistosi sono costituiti da un perigonio di cinque tepali giallo-verdognoli
ad ognuno dei quali è saldato uno stame. L’ovario è uniloculare, monosperma, semi-infero,
terminante con uno stilo trifido. Tra l’impollinazione e la fecondazione trascorrono circa 2 ore. La
barbabietola è una specie prevalentemente allogama, sebbene sia possibile una piccola quota di
autogamia. L’impollinazione è anemofila, ma gli insetti possono dare un fattivo contributo, infatti i
fiori sono provvisti di nettari che secernono un liquido zuccherino ricco di trimetilammina
(attrattiva per gli insetti) che dà luogo al caratteristico odore avvertibile nelle colture in fioritura. Lo
stimma trattiene il polline mediante sostanze vischiose zuccherine che svolgono funzione trofica
verso il granulo pollinico. Il granulo pollinico della bietola è molto leggero (circa 200 volte più
leggero di quello del mais). A maturità il seme pesa circa 2-3 mg, a forma lenticolare con diametro
di 2,5-3 mm e uno spessore di 1,5 mm circa. L’embrione è ricurvo e circonda le sostanze di riserva
del perisperma. I tegumenti sono di colore marrone e molto lucidi. A fecondazione avvenuta,
mentre si accresce l’embrione, il perigonio non cade, ma lignifica; nei tipi plurigerme concresce
saldandosi con quelli vicini a formare un’infruttescenza a glomerulo (poliachenio) con 2-5 semi, nel
caso del monogerme significa e forma un’infruttescenza a glomerulo con un unico seme.
L’involucro legnoso del glomerulo svolge un’importante azione di idroregolazione nella fase di
germinazione assorbendo acqua e cedendola lentamente al seme che, in questo modo, risulta
protetto da eventuali stress per carenza idrica. Alla maturazione fisiologica il seme ha un contenuto
di acqua intorno al 36%. Subito dopo la raccolta la germinabilità può essere molto bassa per la
presenza di sostanze inibitrici che scompaiono però nel corso della post-maturazione.
6.6
Aspetti critici
6.6.1
Azienda agricola
L’azienda agricola deve disporre di appezzamenti che per dimensioni e collocazione consentano il
aree-tematiche-19-6-07-1
83
rispetto delle condizioni di isolamento stabilite. La dimensione minima degli appezzamenti è di 0,5
ettari.
6.6.2
Tecnica colturale
La produzione di sementi di barbabietola può essere ottenuta attraverso due modalità: metodo
diretto e metodo indiretto. Nel primo caso, scarsamente apprezzato, la coltura rimane sullo stesso
terreno per tutto il suo ciclo, dalla semina al raccolto. Inoltre con la semina diretta non vi è la
possibilità di distinguere piante originate da semi di colture precedenti rispetto a quelle impiantate .
Per questo motivo questa tecnica non è ammessa in questo disciplinare.
Nel metodo indiretto invece è prevista prima la costituzione di un vivaio per ottenere i piantoni che
saranno utilizzati, dopo l’inverno, per realizzare la coltura da seme. La costituzione del vivaio e il
trapianto incidono notevolmente sul costo della coltura ma le produzioni ottenibili sono superiori a
quelle conseguibili con il metodo diretto.
La quasi totalità delle varietà presenti sul mercato è di tipo monogerme diploide o triploide.
L’assetto cromosomico diploide è ottenuto incrociando una linea portaseme maschiosterile,
monogerme, diploide con una linea impollinante plurigerme diploide (2n x 2n). Quello triploide è
ottenuto incrociando una linea impollinante plurigerme tetraploide con una linea portaseme
maschiosterile, monogerme, diploide (4n x 2n). In entrambi i casi si ottengono ibridi sterili, ma ciò
non è importante, perché l’obiettivo della coltura ordinaria è la produzione di radici e non di
sementi. La barbabietola, perché avvenga l’induzione a fiore, necessita di basse temperature durante
l’inverno. In questo periodo il gelo può danneggiare anche fortemente l’apparato fogliare, ma non il
fittone. Se si hanno almeno 5-6 settimane con temperature al di sotto dei 6-7° C, si ha l’induzione a
fiore delle piante. Successivamente, appena raggiunto il fotoperiodo necessario la pianta incomincia
ad evolvere verso la fase riproduttiva che si manifesta con l’emissione dello scapo fiorale.
La fioritura inizia alla fine di maggio e si protrae per 30-40 giorni; i fiori cominciano ad aprirsi al
mattino e le antere deiscono nella mattinata. L’antesi è fortemente condizionata dalla temperatura:
valori sotto i 12° la rallentano in modo notevole, mentre alte temperature possono causare fenomeni
di stretta con problemi nella fase di fecondazione che possono determinare la comparsa di acheni
apparentemente normali, ma privi di seme (“semi vuoti”).
Di seguito viene descritta la tecnica comunemente seguita per la moltiplicazione di sementi
che comprende due fasi:
aree-tematiche-19-6-07-1
84
a)
produzione dei fittoni (vivaio)
Utilizzando una razionale tecnica colturale è possibile ottenere circa 350.000 fittoni per ettaro.
Conoscendo il rapporto tra le due linee parentali e la superficie da investire con la coltura da seme è
possibile calcolare la superficie di vivaio per ciascuna linea.
Tutte le operazioni colturali: preparazione del terreno, concimazione, semina, controllo della flora
infestante, controllo fitosanitario, devono essere eseguite secondo i criteri della miglior tecnica
colturale. Dovranno essere particolarmente curati gli aspetti relativi all’isolamento e alla raccolta
dei fittoni. Nella fase di raccolta le operazioni eseguite con apposite macchine che effettuano il
taglio delle foglie e l’estirpazione dei fittoni, devono prevedere la perfetta pulizia di tutte le parti
interessate. Dovranno essere usate tutte le cautele al fine di prevenire ogni possibile accidentale
contaminazione anche nella fase di lavaggio e di selezione dei fittoni prima del trapianto. La
distanza di isolamento tra linee parentali diverse NO-OGM deve essere minimo 1 metro. Non è
ammessa, all’interno della stessa azienda , l’istituzione di vivai di linee parentali OGM.
b)
coltura portaseme
La tecnica colturale comunemente utilizzata è quella indiretta che prevede il trapianto dei fittoni nei
mesi di febbraio-marzo. I sesti di impianto utilizzati di norma prevedono un rapporto tra il parentale
maschiosterile e il parentale impollinante di 3:1. Tutte le operazioni colturali: preparazione del
terreno, concimazione, semina, controllo della flora infestante, controllo fitosanitario, devono essere
eseguite secondo i criteri della miglior tecnica colturale. Le operazioni particolari previste per la
coltura portaseme sono: trapianto, epurazione, cimatura, isolamento e raccolta. Molte di queste
operazioni sono effettuate con l’ausilio di attrezzature meccaniche, dovranno pertanto essere usate
tutte le cautele allo scopo di prevenire ogni possibile contaminazione accidentale.
6.6.3
Terreno e successione colturale
L'aratura e la preparazione del terreno saranno in linea con le buone pratiche colturali seguite nella
zona per la coltivazione della barbabietola da zucchero.
Analogamente si procederà per la concimazione e per le pratiche di diserbo.
6.6.4
Seme impiegato
Le sementi dei parentali maschili e femminili impiegate per l'istituzione delle colture da seme
devono essere certificate secondo le prescrizioni della Legge 1096/71 e risultare esenti da OGM;
aree-tematiche-19-6-07-1
85
pertanto saranno prodotte secondo metodi idonei e verificate, per mezzo di analisi di laboratorio
effettuate con metodi appropriati.
6.6.5
Operazioni di semina
Devono essere effettuate con attrezzature pulite prima dell’utilizzazione. Devono essere evitati usi
promiscui delle attrezzature e fuoriuscite accidentali di sementi.
Indipendentemente dalle condizioni di isolamento e dal rapporto di semina fra parentale maschile e
femminile, saranno previste almeno 2 file di impollinante maschile ai bordi della coltura.
Devono essere registrate le date di semina e di trapianto di ciascun appezzamento o frazione di esso.
6.6.6
Isolamento
La produzione di seme di qualità di una specie allogama ad impollinazione anemofila richiede
condizioni particolari di isolamento, per evitare inquinamenti indesiderati causati da piante
prefiorite eventualmente presenti in colture della stessa specie con destinazione industriale, da
piante spontanee di specie geneticamente compatibili e da piante salite a seme di sottospecie
appartenenti al genere Beta.
Distanze adeguate consentono anche di evitare inquinamenti meccanici in fase di semina e di
raccolta. Per assicurare la produzione di sementi NO-OGM devono essere introdotti requisiti più
restrittivi rispetto a quelli utilizzati per la produzione di seme convenzionale per le quali sono
previste le distanze indicate nella seguente tabella:
Coltura
1.
2.
a)
b)
-
Distanza minima
Per la produzione di sementi di base:
da qualsiasi fonte di polline del genere Beta ……………………………………………………………….
Per la produzione di sementi certificate
di barbabietola da zucchero:
da qualsiasi fonte di polline del genere Beta non compresa sotto ………………………………………….
se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da
zucchero tetraploide ………………………………………………………………………………………...
se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero
diploide ……………………………………………………………………………………………………..
da fonti di polline di barbabietola da zucchero la cui ploidia sia sconosciuta ……………………………..
se l’impollinazione o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da
zucchero diploide …………………………………………………………………………………………...
se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da zucchero
tetraploide …………………………………………………………………………………………………..
tra due campi destinati alla produzione di sementi di barbabietola da zucchero in cui non si fa ricorso
alla maschiosterilitá ………………………………………………………………………………………...
di barbabietola da foraggio:
da qualsiasi fonte di polline del genere Beta non compresa sotto …………………………………………
se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsti è diploide: da fonti di polline di barbabietola da
foraggio tetraploide ………………………………………………………………………………………...
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86
1.000 m
1.000 m
600 m
600 m
600 m
300 m
300 m
300 m
1.000 m
600 m
-
se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio
diploide …………………………………………………………………………………………………….
da fonti di polline di barbabietola da foraggio la cui ploidia sia sconosciuta ……………………………...
se l’impollinatore o uno degli impollinatori previsto è diploide: da fonti di polline di barbabietola da
foraggio diploide …………………………………………………………………………………………...
se l’impollinatore previsto è esclusivamente tetraploide: da fonti di polline di barbabietola da foraggio
tetraploide …………………………………………………………………………………………………..
tra due campi destinati alla produzione di sementi di barbabietola da foraggio in cui si fa ricorso alla
maschiosterilitá ……………………………………………………………………………………………..
-
600 m
600 m
300 m
300 m
300 m
Qualora l’area interessata non contempli la presenza di varietà OGM dovranno essere rispettate
le seguenti distanze minime, nei confronti di piante presenti in colture non da seme e di piante
spontanee appartenenti ad una sottospecie diversa e prefiorenti contemporaneamente all’antesi
delle colture da seme.
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base distanza 1500 m
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata distanza 1000 m
Dovranno essere previste le seguenti distanze di isolamento nei confronti di altre colture da seme
di barbabietola da zucchero, appartenenti ad altre varietà non OGM.
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria base distanza 1200 m
coltura destinata alla produzione di sementi della categoria certificata distanza 700 m
Le distanze di isolamento non sono richieste quando viene utilizzato il medesimo parentaleimpollinante. La mancanza di isolamento può essere corretta con la distruzione del potenziale
contaminante prima dell'emissione del polline.
Le distanze possono essere ridotte anche del 20% qualora sussistano protezioni naturali che
contribuiscano a limitare le impollinazioni estranee indesiderabili.
La distanza di isolamento nei confronti di colture da seme di varietà di barbabietola da
zucchero che facciano utilizzo di parentali maschili OGM deve essere, tenuto conto della
particolare tipologia di impollinazione (anemofila) e dell’estrema volatilità del polline, di
almeno 5000 m.
La distanza di isolamento nei confronti di colture da seme di varietà di barbabietola da
zucchero OGM che facciano utilizzo di parentali femminili OGM deve essere in ogni caso non
inferiore ai 1000 m.
Nel caso specifico dovrà essere posta particolare attenzione, attraverso ripetuti sopralluoghi,
effettuati nel periodo della fioritura all’eventuale presenza di piante maschiofertili nella linea
femminile che dovranno essere eliminate il più rapidamente possibile.
aree-tematiche-19-6-07-1
87
6.6.7
Operazioni sulle colture in atto
La considerata coltura sarà assoggettata a tutte le operazioni previste dalle buone pratiche colturali e
dai disciplinari di produzione prescritti nell'area di moltiplicazione.
Le operazioni che incidono maggiormente sulla eventuale presenza di impurezze di natura
geneticamente modificate si possono ricondurre ai seguenti aspetti:
Epurazione:
in linea con le pratiche seguite normalmente per la produzione di sementi, le
piante che manifestano aberrazioni devono risultare eliminate prima devono risultare eliminate
prima dell'antesi.
Isolamento: è necessario effettuare verifiche per conferma dell’effettiva esistenza con riguardo
a situazioni insorte successivamente alla semina, prima e durante l’antesi.
Nella fase prossima alla fioritura, le coltivazioni saranno oggetto di verifica giornaliera per
prevenire l'antesi di individui eventualmente non eliminati .
6.6.8
Operazioni alla raccolta
6.6.9
Operazioni di trasporto dall’azienda agricola alla ditta selezionatrice
Si farà riferimento a quanto stabilito nelle linee guida dell’area tematica 1.
6.6.10
Operazioni presso la ditta sementiera
Le fasi di lavorazione del seme di barbabietola da zucchero passa attraverso i seguenti stadi:
ritiro del prodotto:
prima del quale si deve accertare che tutti i residui dei conferimenti
precedenti siano stati accuratamente eliminati da contenitori, silos, tramogge
e magazzini;
essiccazione:
al momento del ritiro del seme in natura, l’azienda sementiera deve
controllare il contenuto di umidità del seme stesso. Valori di umidità
superiori al 12,5% determinano la necessità di procedere alla fase di
essiccazione che ha lo scopo di ridurre l'umidità dei glomeruli in natura
portandola a valori idonei alla lavorazione e alla conservazione;
prepulitura:
dopo la raccolta è opportuno effettuare una prima prepulitura con la tarara per
eliminare le parti di pianta mescolata alla semente, in particolare quelle che
potrebbero cedere umidità e arieggiare il prodotto.
aree-tematiche-19-6-07-1
88
Il materiale è sottoposto successivamente a una seconda prepulitura allo
scopo di eliminare le materie inerti piccole e molto grandi. La macchina
seleziona gli acheni con calibro compreso fra 3 e 6 mm (solitamente questo è
il quantitativo di semente che viene pagato all’agricoltore- moltiplicatore).
selezione:
successivamente la semente viene selezionata utilizzando i cilindri alveolati:
la parte idonea è stoccata, mentre gli scarti vengono passati ai tappeti
inclinati per recuperare eventuale semente valida.
A questo punto il seme idoneo è sottoposto a diverse prove per controllarne
la qualità (purezza genetica, facoltà germinativa, vigore, percentuale di
glomeruli di diverso calibro, ecc). Questi accertamenti richiedono, di norma,
2 a 3 mesi. In questo periodo la semente è stoccata in sacconi di polipropilene
contenenti circa 500 Kg di prodotto.
I lotti che hanno superato con esito positivo le prove sono sottoposti alla
lavorazione vera e propria che comprende diverse fasi:
calibratura:
la semente è sottoposta a una separazione per calibri con l’obiettivo di
ottenere due frazioni di seme, una con glomeruli di diametro 3-4,35 mm e
l’altra con diametro 4,36-6 mm. In questa fase si provvede anche
all’eliminazione degli eventuali glomeruli plurigerme.
levigatura:
entrambe le frazioni sono sottoposte separatamente a levigazione avente lo
scopo di eliminare le asperità dell’achenio conferendogli una forma
rotondeggiante. Il seme levigato passa successivamente attraverso una tarara
per eliminare la polvere e i frammenti di achenio. Gli acheni idonei vengono
sottoposti ad una nuova calibratura di controllo. Quelli di calibro superiore
sono sottoposti ad ulteriore levigatura allo scopo di ottenere la dimensione
desiderata. Un ultimo passaggio alla tavola densimetrica elimina i semi vuoti
e i semi striminziti.
La resa alla lavorazione del seme di barbabietola è piuttosto bassa infatti da
100 Kg di semente in natura si ottengono 25-35 Kg di materiale pronto per la
confettatura.
confettatura:
e’ la fase conclusiva del ciclo di lavorazione con la quale l’achenio viene
inglobato in un confetto, all’interno del quale sono inclusi prodotti
antiparassitari (insetticidi e anticrittogamici) che hanno lo scopo di
proteggere la plantula nelle prime fasi e favorirne lo sviluppo difendendola
da patogeni fungini e da insetti. I confetti vengono quindi essiccati e calibrati:
aree-tematiche-19-6-07-1
89
quelli con calibro inferiore a 3,75 sono sottoposti ad ulteriore confettatura,
quelli con diametro superiore a 4,75 sono invece levigati.
In ciascuna fase di lavorazione è necessario che siano garantite condizioni di
estrema pulizia di attrezzature e macchine per la lavorazione e la
movimentazione del seme.
confezionamento:
e’ l’operazione finale prima dell’immissione in commercio delle sementi.
Vengono di norma utilizzate scatole da 1 unità contenenti ciascuna 100.000
glomeruli di peso variabile da 1,5 e 2,5 kg a seconda del tipo di confettatura.
Ogni singola confezione (unità) deve essere etichettata ufficialmente ed è
generalmente collocata in contenitori di cartone che raggruppano 8-12 unità
elementari.
aree-tematiche-19-6-07-1
90
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Allegato 1
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER
VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN MAIS E
SOIA
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91
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE L’ASSENZA DI
SEMENTI OGM IN MAIS E SOIA
INDICE
1
2
3
4
5
6
INTRODUZIONE
94
1.1
Premessa
94
1.2
Finalità
95
CAMPIONAMENTO
96
2.1
Scopo
96
2.2
Documenti di riferimento
96
2.3
Caratteristiche del lotto
97
2.4
Metodi di campionamento
97
2.4.1. Strumenti di campionamento
97
2.4.2. Modalità di campionamento
98
2.4.3. Intensità di campionamento
99
2.5
Dimensione del campione
100
2.6
Numero di aliquote
100
2.7
Protocollo di campionamento
100
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI
102
3.1
Scopo
102
3.2
Dimensione del campione
102
3.3
Macinazione
103
3.4
Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi
104
ESTRAZIONE DEL DNA
105
4.1
Scopo
105
4.2
Metodo
105
4.3
Protocollo di estrazione del DNA
105
QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
107
5.1
Scopo
107
5.2
Metodi e strumenti
107
5.3
Diluizioni
108
5.4
Protocolli di quantificazione del DNA estratto
108
ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA
109
6.1
109
Generalità e scopi
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92
6.2
Metodi
109
6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine
109
6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA
111
6.2.3 La reazione a catena della polimerasi
111
6.3
Analisi OGM: strategie
113
6.4
Protocolli di analisi
115
6.4.1 Protocolli di PCR in mais e soia
116
Allegato 1
Protocollo di campionamento di lotti di sementi per le analisi OGM
117
Allegato 2
Protocollo di preparazione del campione di lavoro per le analisi OGM
118
Allegato 3
Protocollo di estrazione del DNA da farine di mais e soia
121
Allegato 4
4.A
Protocollo di quantificazione del DNA estratto su gel di agarosio
123
4.B
Protocollo di quantificazione del DNA estratto con lettura
124
spettrofotometrica
Allegato 5
Eventi OGM di mais e soia
125
Allegato 6
Protocollo di PCR Real Time in mais e soia
130
Allegato 7
Protocollo di PCR qualitativa per lo screening del terminatore nos in mais
140
Allegato 8
Elenco delle varietà GM iscritte al “Catalogo comune delle varietà delle
143
specie di piante agricole”; elenco degli eventi autorizzati ma non ancora
iscritti al Catalogo ed elenco degli eventi in attesa di autorizzazione alla
coltivazione presso l’EFSA
aree-tematiche-19-6-07-1
93
1
INTRODUZIONE
1.1
Premessa
Il rispetto delle indicazioni fornite da apposite linee guida nelle diverse fasi di produzione di
prodotti sementieri “NO-OGM” diminuisce fortemente il rischio di “contaminazioni” indesiderate
da parte di sementi transgeniche in lotti appartenenti a varietà di tipo convenzionale. In questo
contesto, le caratteristiche del seme impiegato nelle coltivazioni rappresentano un fattore
fondamentale: la presenza di sementi OGM all’interno del lotto di seme utilizzato per l'istituzione
della coltura, anche se solo in tracce, con ogni probabilità porta all’ottenimento di un prodotto che a
sua volta contiene le impurità indesiderate. Quando poi il prodotto ottenuto è rappresentato da
sementi riproducibili, in condizioni normali di coltivazione si realizza una moltiplicazione di
generazione in generazione di tutte le componenti presenti nel lotto utilizzato in origine.
Accanto ad altri accorgimenti, quindi, le analisi di laboratorio effettuate sul seme destinato alle
semine rappresentano un elemento di grande importanza e forniscono uno strumento
immediatamente utile perché portano all’esclusione dalla filiera dei lotti in cui è riscontrata la
presenza di OGM.
Per verificare l’efficacia degli accorgimenti messi in atto in tutte le fasi di produzione, è opportuno
predisporre analoghi controlli anche sulla semente prodotta che dovrà risultare esente da OGM. In
caso contrario, sarà necessario individuare la possibile origine della “contaminazione” per
predisporre adeguate azioni correttive, oltre che destinare ad altro uso la partita di seme.
Le metodiche di analisi utilizzate per verificare l’assenza di OGM nelle sementi possono trovare
applicazione anche nei controlli su altre matrici e in particolare quando il prodotto della
coltivazione è rappresentato dallo stesso organo vegetale (es. la cariosside di mais o il seme di soia),
pur destinato ad altro uso (es. consumo alimentare, industria mangimistica). In quest’ultimo caso,
tuttavia, il prelievo dei campioni dovrà essere affrontato in modo adeguato; non potendo adottare
nella loro interezza le metodiche di campionamento previste per le sementi, sarà ad esempio
necessario adottare un sistema di identificazione certa della partita campionata.
Le analisi di detection OGM sono attualmente oggetto di grande interesse a livello internazionale e
le specie vegetali particolarmente interessate dalla problematica sono proprio mais e soia. Esse
assumono grande rilevanza in diversi ambiti. Ricordiamo ad esempio il meccanismo previsto dalle
norme comunitarie per il rilascio delle autorizzazioni per prodotti OGM su richiesta dei notificanti
(validazione dei metodi di detection) e i piani di controllo a livello dei singoli stati membri dell’UE
(in Italia regolamentati dal DM 23/11/2003). Su un fronte diverso, quando ci si interessa al
aree-tematiche-19-6-07-1
94
comparto sementiero è utile ricordare il lavoro in corso di realizzazione in ambito
ISTA
(International Seed Testing Association; questa associazione, che raggruppa circa 150 laboratori
appartenenti ad una settantina di paesi, pubblica metodi di campionamento e analisi riconosciuti a
livello internazionale e utilizzati in particolar modo per il rilascio di certificati internazionali per
lotti di sementi destinati all’esportazione. L’ISTA è anche organismo di accreditamento ed ha
recentemente approvato l’inserimento nelle proprie norme e negli standard di accreditamento
riferimenti specifici alle analisi OGM.
Queste ed altre realtà hanno comportato e comportano continui ed approfonditi studi, ricerche,
prove di verifica, cicli di validazione, test di proficiency che, di fatto, comportano un continuo
aggiornamento di questa materia, in continua evoluzione.
1.2
Finalità
Scopo di questo documento è definire metodi e protocolli di campionamento e analisi da utilizzare
per verificare l'assenza di OGM in varietà convenzionali delle specie Zea mays (mais) e Glycine
max (soia), con particolare riferimento alla produzione di sementi.
aree-tematiche-19-6-07-1
95
2.
CAMPIONAMENTO
2.1
Scopo
L’attendibilità del risultato di qualsiasi analisi è prima di tutto condizionata dalle caratteristiche del
campione sul quale viene realizzata. Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere
un campione nel quale la probabilità di riscontrare un componente (in questo caso sementi OGM
eventualmente presenti) è determinata unicamente dalla frequenza con il quale lo stesso è distribuito
nel lotto di seme. Il campione deve cioè essere rappresentativo del lotto da cui è stato prelevato; il
lotto, a sua volta, deve rispondere a requisiti sufficienti di omogeneità: la distribuzione
disomogenea del componente impedisce infatti la possibilità di ottenere campioni affidabili.
Il campione prelevato dal lotto e inviato al laboratorio deve inoltre avere dimensioni adeguate per le
analisi.
2.2
Documenti di riferimento
In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM
in lotti di sementi NO-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di
altri fuori-tipo. In tutti i casi, infatti, i “contaminanti” possono derivare da uno dei seguenti fattori:
-
inquinamenti “banali” (mancata pulizia della mietitrebbia, dei mezzi utilizzati per i trasporti,
delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino)
-
inquinamenti dovuti ad impollinazioni indesiderate da parte di piante estranee alla varietà cui
appartiene la coltura portaseme.
Con questa premessa, anche ai fini delle analisi OGM, il campionamento delle sementi richiede
l’adozione dei metodi cui si ricorre per il prelievo dei campioni da destinare ad altre tipologie di
analisi, quali germinabilità, purezza fisica, ricerca dei semi estranei. Questa impostazione è ad
esempio seguita dalla Raccomandazione della Commissione del 4 ottobre 2004. La specificità che
caratterizza il prodotto semente rispetto ad altri è riconosciuta innanzitutto proprio in riferimento
alle modalità di campionamento. Infatti, nel caso di questi prodotti, si può far riferimento a metodi
internazionali quali quelli emanati dall’ISTA (International Seed Testing Association). Con
riferimento alle diverse situazioni pratiche nelle quali ci si può trovare ad operare (specie,
dimensione dei lotti, stato delle sementi, tipologia delle confezioni), le norme ISTA fissano i
requisiti cui il lotto deve corrispondere (omogeneità, peso massimo) e le modalità con cui devono
essere effettuati i prelievi (strumenti, intensità di campionamento, peso dei campioni).
aree-tematiche-19-6-07-1
96
A livello nazionale, il DM 22 dicembre 1992 stabilisce i metodi ufficiali di analisi per le sementi,
comprendendo anche la componente campionamento. Norme ISTA e metodi nazionali si ispirano
agli stessi principi e sono pertanto allineati fra loro, anche se alcuni dettagli li differenziano.
È anche necessario ricordare le norme comunitarie che disciplinano il settore e che regolamentano
la commercializzazione delle sementi. Queste infatti, accanto ad altri aspetti, stabiliscono l’obbligo
di identificare i lotti, a garanzia della perfetta tracciabilità.
Norme ISTA – Vengono aggiornate annualmente. Possono essere ordinate presso il Segretariato
(vedi sito Internet www.seedtest.org)
“Metodi ufficiali di analisi per le sementi” – D.M. 22 dicembre 1992 – supplemento ordinario all
G.U. N° 2 del 4 gennaio 1993.
2.3
Caratteristiche del lotto
Condizione preliminare è innanzitutto l’omogeneità del lotto che deve essere identificato. A questo
fine, massima garanzia è data dalla presenza di un cartellino ufficiale di certificazione; in questo
caso, l’identificazione è rappresentata dal numero di partita.
Qualora il lotto da campionare non fosse definitivamente certificato, è comunque necessario
provvedere alla sua sigillatura e alla sua identificazione (anche con numero di riferimento
provvisorio).
Inoltre, per il rilascio dei certificati ISTA le dimensioni del lotto non devono superare il peso
massimo sotto indicato, con una tolleranza del 5%.
-
Mais: 40 t
-
Soia: 25 t
Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente
identificabile.
2.4
Metodi di campionamento
2.4.1
Strumenti di campionamento
Gli strumenti utilizzati per il prelievo di campioni possono essere di diverso tipo.
Sonda lunga per sacchi. È costituita da due tubi cilindrici ruotanti l’uno internamente all’altro; il
tipo da utilizzare per mais e soia è diviso in 6 compartimenti rettangolari.
Sonda lunga per silos, cassoni, ecc. E’ costituita da due tubi cilindrici ruotanti uno nell’altro e divisi
in 11 compartimenti rettangolari.
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97
Sonda corta. E’ formata da due tubi cilindrici, senza divisioni, ruotanti uno nell’altro, provvisti di
un’unica apertura rettangolare, con una punta conica; ne esistono modelli con dimensioni diverse, in
riferimento al tipo di semi da campionare.
Sonda tipo Nobbe. E’ costituita da un tubo singolo con apertura ovale ed ha dimensioni diverse, in
relazione ai diversi tipi di seme da prelevare.
Campionatore automatico. Può essere impiegato nel caso di sementi in flusso e deve garantire le
condizioni previste al seguente punto 2.3.2. c).
2.4.2
Modalità di campionamento
Al momento del prelievo, il lotto di seme deve essere accessibile in ogni sua parte al tecnico.
Qualora risultino evidenti fenomeni di eterogeneità del lotto, il tecnico deve rifiutarsi di eseguire
l’intervento.
Il metodo di campionamento da prescegliere dipende dal tipo di confezione o comunque dallo stato
in cui si trova la semente da campionare.
Prima del campionamento, è necessario verificare l’identificazione del lotto. L’intervento di
campionamento viene di norma effettuato sulle confezioni definitive o al momento del
confezionamento. In quest’ultimo caso, l’operazione di preparazione delle confezioni definitive
deve essere eseguita sotto controllo. È possibile effettuare il campionamento su confezioni
provvisorie, adottando idonee procedure di garanzia del mantenimento dell’identità del lotto
(sigillatura provvisoria e supervisione all’apertura e confezionamento finale)
a) Sacchi aperti
Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda lunga, introducendola in posizione chiusa e
in senso diagonale fino a toccare il fondo. La sonda viene quindi aperta, agitata leggermente per
facilitare l’ingresso del seme, richiusa ed estratta. La sonda va poi vuotata su una superficie pulita e
piana per verificare l’uniformità del seme fra i singoli compartimenti.
b) Sacchi chiusi
Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda corta o la sonda Nobbe; queste si
introducono nel sacco in direzione ascendente con un angolo di circa 30° con l’orizzontale. La
sonda corta si introduce in posizione chiusa, poi si apre, si lascia entrare il seme, si richiude e si
estrae dal sacco. La sonda Nobbe si introduce con l’apertura ovale rivolta verso il basso, si gira di
180° riportando il foro verso l’alto e si ritrae lentamente in modo da ottenere un prelevamento
uniforme per tutta la sezione esplorata. L’introduzione della sonda nei sacchi prescelti per il
campionamento deve avvenire alternativamente in alto, in mezzo, in basso.
c) Sementi in flusso
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98
I prelievi devono essere eseguiti con un recipiente di sezione tale da comprendere quella del flusso.
La periodicità del prelevamento e il quantitativo di ogni prelievo saranno regolati in base alla
dimensione del seme, in modo da risultare costanti nel corso dell’operazione.
Qualunque metodo si usi, i campioni elementari devono essere di dimensioni simili tra loro e
confrontati per giudicare l’uniformità del lotto.
2.4.3
Intensità di campionamento
L’intensità o frequenza di campionamento è rappresentata dal numero minimo di singoli prelievi,
ciascuno definito come campione elementare, da destinare alla formazione del campione globale,
costituito, appunto, dall’unione e dalla miscelazione di tutti i campioni elementari. Con opportune
procedure, dal campione globale si ricava il campione medio di prelevamento che viene inviato al
laboratorio.
L’intensità minima di campionamento è regolata sulla base del peso unitario delle confezioni, del
numero di confezioni che compongono il lotto o del peso totale del lotto.
In applicazione ai metodi ufficiali nazionali, l’intensità minima di campionamento viene stabilita
secondo quanto segue.
a) confezioni di peso unitario da 100 kg o confezioni similari e di dimensioni uniformi:
N° di confezioni: da 1 a 5 →
N° 1 campioni elementari da ogni confezione, non meno di 5
N° di confezioni: da 6 a 30 →
N° 1 campioni elementari ogni 3 confezioni, non meno di 5
N° di confezioni: > 30
N° 1 campioni elementari ogni 5 confezioni, non meno di 10
→
b) confezioni di peso inferiore ai 100 kg:
Le confezioni vengono idealmente raggruppate per raggiungere unità di campionamento ciascuna
prossima a 100 Kg (es. 4 confezioni da 25 kg, 2 confezioni da 40 kg, 20 confezioni da 5 kg). Alle
unità di campionamento così costituite si applicano le indicazioni elencate al punto a).
c) seme in flusso continuo:
Peso totale del lotto: fino a 500 Kg
→ N° 5 campioni elementari (N° 3 campioni
elementari se il peso totale del lotto è inferiore a
50 kg)
Peso totale del lotto: da 501 a 3.000 Kg
→
N° 1 campione elementare ogni 300 Kg, non
meno di 5
Peso totale del lotto: da 3.001 a 40.000 Kg
→ N° 1 campione elementare ogni 500 Kg, non meno
di 10
aree-tematiche-19-6-07-1
99
Regola generale
Da ciascuna confezione si devono prelevare campioni elementari di peso simile; le confezioni da
campionare devono essere selezionate a caso all’interno del lotto e i campioni elementari devono
essere tratti dalla cima, dal mezzo e dal fondo delle confezioni.
2.5
Dimensione del campione
La dimensione minima del campione di analisi stabilita dal protocollo cui si riferirà nelle pagine
seguenti è di 3.000 semi, quantità statisticamente calcolata sulla base dei criteri adottati per la
valutazione delle metodiche di laboratorio e in particolare del livello di qualità che si richiede sia
raggiunto dalle analisi.
Poiché le sementi di una stessa specie possono avere peso differente a seconda della varietà o del
calibro, il peso minimo del campione è fissato come segue.
-
Mais: 1.500 g
-
Soia: 800 g
È importante sottolineare che anche il frazionamento del campione d’analisi a partire dal
quantitativo che giunge al laboratorio, quando necessario, deve essere effettuato ricorrendo a
procedure idonee, tali da mantenere le caratteristiche di rappresentatività. A tal fine, il laboratorio
deve disporre degli strumenti necessari (divisori).
2.6
Numero di aliquote
Il numero ottimale di aliquote nelle quali deve essere suddiviso il campione finale di prelevamento
è cinque, ciascuna delle dimensioni minime previste al punto precedente; queste sono così destinate:
-
disponibile per il laboratorio: analisi
-
disponibile per il laboratorio: eventuale rianalisi
-
disponibile per altro laboratorio: eventuale analisi di revisione
-
disponibile per future necessità: da conservare per un anno dalla data di analisi
-
disponibile per la ditta presso la quale viene effettuato il campionamento.
2.7
Protocollo di campionamento
Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le
seguenti finalità:
aree-tematiche-19-6-07-1
100
-
consentire il campionamento e quindi l’analisi di un numero elevato di lotti di sementi
-
garantire il rispetto di quanto previsto dai metodi ufficiali in vigore nel nostro Paese per il
campionamento delle sementi
-
garantire la disponibilità di un numero sufficiente di aliquote, tali da soddisfare le diverse
esigenze (analisi, eventuale rianalisi, analisi di revisione, conservazione, disponibilità di
un’aliquota per l’operatore sementiero)
-
garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti.
Il protocollo è riportato nell’allegato 1.
aree-tematiche-19-6-07-1
101
3
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI
3.1
Scopo
Scopo della fase di preparazione è ottenere un campione di lavoro sul quale effettuare l’analisi
OGM; questo viene ottenuto tramite macinazione. Il campione di analisi deve garantire le seguenti
condizioni:
-
dimensioni adeguate e determinate sulla base del protocollo di analisi che si intende applicare
-
sufficiente grado di finezza della farina
-
sufficiente grado di omogeneizzazione della farina
-
assenza di “contaminazioni” da laboratorio
3.2
Dimensione del campione di analisi
A livello internazionale e sulla base di quanto riportato in bibliografia, la dimensione del campione
di analisi per la determinazione della presenza accidentale di OGM nelle sementi è fissata in 3.000
semi.
In alcuni casi, sulla base dei protocolli che si intende applicare, è necessario provvedere ad una
suddivisione del campione di analisi in subcampioni da analizzare separatamente.
Tale suddivisione può essere effettuata allo scopo di garantire il reperimento dei semi transgenici
eventualmente presenti anche in numero ridotto: se si considera che la sensibilità del metodo di
PCR qualitativa universalmente accettata è pari a 0,1%, il calcolo teorico preliminare porta a fissare
a 1.000 semi la dimensione massima del campione di analisi, qualora si intenda individuare anche
un singolo seme OGM. Per non superare tale dimensione, il campione di 3.000 semi deve pertanto
essere suddiviso in un minimo di 4 subcampioni da 750 semi ciascuno.
In altri casi, il protocollo da applicare può adottare la strategia del sub-campionamento (subsampling): il campione di analisi viene suddiviso in diversi subcampioni e ciascuno di questi è
sottoposto ad analisi qualitativa. Tramite utilizzo di un apposito software di tipo statistico, il numero
di subcampioni positivi rispetto al totale fornisce un risultato di tipo quantitativo (per maggiori
informazioni, vedi le informazioni sul programma “seedcalc7” nel sito Internet ISTA
(http://www.seedtest.org/en/content---1--1143.html).
La maggior parte dei laboratori, tuttavia, ricorre ad analisi di tipo quantitativo, effettuate con
tecnologia Real Time. Questo approccio è preferito ad altri per diversi motivi, ma principalmente
aree-tematiche-19-6-07-1
102
perché consente di raggiungere risultati affidabili, in tempi relativamente contenuti, anche con un
elevato numero di campioni.
L’ottenimento di campioni/subcampioni di analisi comprendenti il numero prefissato di semi viene
effettuata su base ponderale:
-
calcolo del peso dei 1.000 semi dello specifico campione
-
calcolo del peso corrispondente al numero di semi prefissato (3.000, 750 o altro, a seconda del
protocollo)
-
suddivisione del campione pervenuto e ottenimento del campione/subcampione di analisi con
l’utilizzo di idonei strumenti (divisori)
3.3
Macinazione
La macinazione del campione di seme su cui si intende verificare l’eventuale presenza di OGM
rappresenta un punto cruciale dell’intero processo analitico. L’omogeneità della farina prodotta
dalla macinazione è infatti un fattore essenziale per assicurare un risultato attendibile dell’analisi. A
tal riguardo, si sottolinea che la necessità di lavorare su campioni di grandi dimensioni (si ricorda ad
esempio che 3.000 semi di mais possono arrivare a pesare 1.500 g) suggerisce di scegliere strumenti
di macinazione di adeguata capacità, per evitare di dover miscelare il prodotto di diverse
“macinate” prima di procedere all’analisi, con perdita di tempo, rischio di errori e di contaminazioni
(cattiva omogeneizzazione, perdita di prodotto, inquinamenti ambientali).
Inoltre, nel caso di analisi su grandi numeri, la necessità di macinare in successione diversi
campioni costituisce un passaggio delicato perché può portare a risultati falso positivi, dovuti a
contaminazioni (residui di farina contenente OGM all’interno del mulino possono inquinare
campioni in origine negativi).
La procedura da adottare deve essere pertanto stabilita con adeguata attenzione, prima della sua
applicazione pratica. Una semplice modalità di verifica può essere realizzata macinando campioni
di specie diverse gli uni alternati agli altri. Nel caso ad esempio di mais e soia, questi campioni
devono essere poi sottoposti ad analisi per verificare l’eventuale presenza di zeina (gene endogeno
di Zea mays) in soia e di lectina (gene endogeno di Glycine max) in mais che indicherebbe la
presenza nei campioni di analisi di residui di farina derivanti dal campione precedentemente
macinato. Questa eventualità dovrà tassativamente condurre a rivedere la procedura, verificando
innanzitutto l’opportunità di sostituire lo strumento utilizzato per la macinazione.
aree-tematiche-19-6-07-1
103
3.4
Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi
Un protocollo per la preparazione dei campioni di lavoro da destinare alle analisi OGM è riportato
nell’allegato 2. Il protocollo proposto è particolarmente riferito all’utilizzo del mulino da
laboratorio ZM 200 – Retsch. L’utilizzo di altri strumenti può pertanto imporre alcuni
aggiustamenti, anche se nel principio il protocollo qui proposto può rimanere valido.
aree-tematiche-19-6-07-1
104
4
4.1
ESTRAZIONE DEL DNA
Scopo
Scopo di questo passaggio è l’estrazione di DNA genomico, con un grado di purezza e qualità
ottimali, per l’impiego come templato in reazioni di PCR volte alla determinazione della presenza
di DNA transgenico.
4.2
Metodo
La metodica proposta è basata sul metodo CTAB (cetyltrimethilammoniumbromide). Il metodo è
riportato in diverse fonti bibliografiche, fra le quali si ricorda in particolare il seguente documento:
“Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids
extraction CEN ”.
Al fine di ottenere DNA di alta qualità, il protocollo proposto per le finalità del piano di azione cui
si riferisce la presente relazione è stato modificato rispetto al metodo descritto nel documento sopra
citato.
4.3
Protocollo di estrazione del DNA
L’allegato 3 riporta il protocollo messo a punto per le due specie mais (Zea mays) e soia (Glycine
max) allo scopo di estrarre e purificare il DNA da farine ottenute tramite macinazione di sementi di
mais e soia.
Tramite i diversi passaggi, le cellule vengono prima lisate da un detergente ionico, CTAB, che
forma un complesso insolubile con gli acidi nucleici. Il complesso di DNA viene quindi stabilizzato
dalla presenza di sali e precipitato con etanolo o isopropanolo.
Il protocollo è infatti basato su tre fasi:
− LISI: per lisare la membrana cellulare, la farina viene trattata con un buffer d’estrazione
costituito da CTAB, EDTA, Tris HCl. Questo buffer d’estrazione ha anche la funzione di
catturare i lipidi e le proteine che costituiscono la membrana cellulare e nucleare. Con NaCl,
contenuto sempre nel buffer, si forma un complesso insolubile con il DNA.
L’EDTA chela i metalli come il magnesio, importante perché è cofattore della DNasi: quindi,
legandosi Mg ed EDTA, l’attività della DNasi viene a diminuire.
aree-tematiche-19-6-07-1
105
Il Tris-HCl serve a mantenere un corretto valore di pH (basso o alto pH danneggiano il DNA).
− ESTRAZIONE: in questa fase sono eliminati i polisaccaridi, le proteine ed altri lisati cellulari
disciolti in soluzione. Ulteriori residui vengono lavati con cloroformio: tale composto è in grado
di denaturare le proteine e facilitare la separazione tra fase acquosa e fase organica.
− PRECIPITAZIONE: in questa fase il DNA viene lavato con detergenti.
Il DNA viene poi risospeso in TE.
A causa dell’elevato contenuto in lipidi, la farina di soia rappresenta una matrice più “difficile”
rispetto a quella ottenuta da mais. Nel caso di questa specie, il protocollo proposto può pertanto
essere integrato con un passaggio di purificazione. In commercio, sono reperibili kit che
contribuiscono alla purificazione del DNA, anche in condizioni analitiche complesse.
aree-tematiche-19-6-07-1
106
5
5.1
QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
Scopo
Scopo della quantificazione del DNA estratto è ottenere le informazioni necessarie per effettuare
apposite diluizioni degli estratti a concentrazioni ottimali per l’analisi di PCR e uniformi fra i
diversi campioni.
5.2
Metodi e strumenti
I metodi e gli strumenti per la quantificazione del DNA estratto da un campione di farina possono
essere diversi.
Un approccio tradizionale è quello che utilizza la spettrofotometria. Lo spettrofotometro è uno
strumento che misura la densità ottica di una sostanza ad una definita lunghezza d'onda,
determinando in questo modo la quantità di quella stessa sostanza all’interno di un campione
liquido. La quantificazione è resa possibile dal rapporto lineare che lega assorbanza e
concentrazione. Per la quantificazione del DNA, il laboratorio ENSE di Tavazzano (LO) ricorre
all’utilizzo di uno spettrofotometro (Beckman DU 640). L’apparecchio utilizzato permette
innanzitutto di quantificare la quantità estratta di DNA, impostando le diluizioni eventualmente
necessarie; lo spettrofotometro consente anche una stima qualitativa dell’estratto. La purezza del
DNA è normalmente determinata sulla base del rapporto (A260 / A280) tra letture effettuate a due
lunghezze d’onda diversa (260 nm per il DNA e 280 nm per le proteine), contro la lettura del
bianco. 260 nm è approssimativamente la media delle assorbanze delle quattro basi del DNA. Il
DNA puro è caratterizzato dall’assenza di contaminazioni, quali possono essere le proteine o i
reagenti usati in fase d’estrazione. Un DNA puro mostra un rapporto A260 / A280 di circa 1,8. Più il
rapporto si avvicina a 2 – 2,2 maggiore è la contaminazione con RNA; valori inferiori a 1,8
mostrano invece contaminazione da proteine.
Presso altri laboratori, si ricorre invece a metodi fluorimetrici. In questo caso, il dosaggio della
sostanza da quantificare si basa sulla misurazione della luce da questo emessa per fluorescenza in
seguito a una radiazione.
Il dosaggio del DNA genomico estratto può essere ottenuto anche in modo diretto, attraverso
elettroforesi su gel di agarosio. Il gel contiene Bromuro di Etidio, una molecola che si intercala tra
le basi del DNA, legandosi ad esso; tale molecola corre in direzione opposta al DNA ed essendo
carica positivamente, migra verso il polo negativo (anodo). Il DNA è carico negativamente e migra
verso il polo positivo (catodo). Questa migrazione è proporzionale alle dimensioni del DNA, in
aree-tematiche-19-6-07-1
107
quanto tutti i frammenti hanno la stessa densità di carica; la separazione è quindi determinata dal
rallentamento che le molecole subiscono attraverso le maglie del gel. Se esposta ai raggi UV (312
nm), la molecola emette fluorescenza, permettendo la visualizzazione del DNA sotto forma di
banda luminosa, la cui intensità è direttamente proporzionale alla sua concentrazione nel campione.
5.3
Diluizioni
Dopo aver ottenuto i valori delle concentrazioni del DNA, si può procedere con le diluizioni dei
campioni in TE. L’operazione consente di ottenere uniformità delle concentrazioni. Nell’analisi
PCR, la concentrazione ottimale di DNA ammonta a 50 ng/µl.
5.4
Protocollo per la quantificazione del DNA estratto
L’allegato 4 A riporta un protocollo di quantificazione del DNA tramite elettroforesi su gel di
agarosio.
La sua applicazione non richiede la disponibilità di attrezzature particolari, se non quelle
comunemente presenti in laboratorio, perché utilizzate anche nelle successive fasi dell’analisi
(apparecchiature per elettroforesi, sistema di lettura del gel).
L’allegato 4 B riporta invece un protocollo generico di quantificazione del DNA tramite
spettrofotometro, tratto dal documento “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms
and derived products - nucleic acids extraction CEN (draft)”.
Naturalmente, a seconda del modello utilizzato, si presenterà l’esigenza di integrare e dettagliare la
procedura con i necessari passaggi e accorgimenti.
aree-tematiche-19-6-07-1
108
6
6.1
ANALISI QUALITATIVA E QUANTITATIVA
Generalità e scopi
Da un punto di vista prettamente analitico, l’analisi effettuata sulle farine ottenute dalla
macinazione di sementi viene realizzata con le stesse metodiche applicate su altre matrici. Tuttavia,
alcune peculiarità caratterizzano il prodotto seme rispetto ad altri. Oltre a quanto già riferito sulle
problematiche che riguardano le fasi precedenti di campionamento e preparazione dei campioni, si
può anche ricordare che il laboratorio chiamato ad effettuare i controlli su sementi ha, rispetto ad
altri, la facilitazione di lavorare su campioni costituiti da un’unica matrice, attribuibile con certezza
ad una determinata specie. D’altra parte, l’analisi su sementi implica la manipolazione di campioni
di grandi dimensioni, all’interno dei quali l’eventuale
verosimilmente molto limitata.
presenza di OGM, se accertata, è
Questa situazione rende necessario verificare il grado di
omogeneità del campione macinato, ad esempio attraverso il raffronto dei risultati ottenuti su
diverse estrazioni indipendenti a partire dallo stesso bulk di farina.
Per il laboratorio investito del ruolo di controllo, scopo principale dell’analisi è quello di
evidenziare l’eventuale presenza di OGM in un campione di sementi e/o di quantificare questa
presenza, ove accertata. Le analisi di detection OGM possono realizzare anche altre finalità, ad
esempio l’identificazione dell’evento o degli eventi transgenici rilevati nel campione analizzato.
6.2
Metodi
Sebbene altri approcci siano stati proposti, i metodi utilizzati più diffusamente per la verifica di
contaminazioni OGM sono basati sull’analisi del DNA attraverso PCR (Polymerase Chain
Reaction) o sul ricorso a test immunoenzimatici e in particolare alla tecnica ELISA (EnzymeLinked Immuno-Assay). Nel primo caso si evidenzia direttamente la presenza del materiale
trasformato, nel secondo quella dei suoi prodotti, le proteine.
Di norma, anche nel caso delle sementi, le analisi OGM si realizzano ricorrendo all’analisi del
DNA. Tuttavia, prima di affrontare l’analisi PCR, bisogna almeno ricordare la possibilità di
ricorrere all’analisi delle proteine.
6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine
La rilevazione di sementi OGM all’interno di un campione NO-OGM può realizzarsi attraverso
aree-tematiche-19-6-07-1
109
l’individuazione e quantificazione delle proteine espresse in modo specifico negli OGM. Il
principio di base è quello dei saggi immunoenzimatici. L’uso di anticorpi con elevate specificità ed
affinità per la molecola target consente la realizzazione di test che richiedono preparazioni così
semplici da poter essere, in alcuni casi, realizzati anche in campo. Gli anticorpi possono essere
monoclonali e policlonali e, in ogni caso, la loro specificità deve essere attentamente controllata,
per evitare reazioni con sostanze simili e quindi risultati falso-positivi.
I saggi di questo tipo possono fornire risultati qualitativi o semi-quantitativi.
Nel saggio ELISA la reazione antigene–anticorpo ha luogo su una fase solida. Antigene e anticorpo
reagiscono producendo un complesso stabile che può essere individuato mediante l’addizione del
secondo anticorpo legato all’enzima. L’aggiunta del substrato per quell’enzima provoca una
reazione colorimetrica misurata fotometricamente e quindi quantificabile.
Basati sul concetto del saggio immunoenzimatico, esistono inoltre kit che usano strip di carta come
sito di reazione che funge da supporto per la cattura dell’anticorpo. Uno sviluppo di questo tipo di
saggio è costituito dalla tecnica “lateral flow” dove i reagenti sono trasportati dalla forza capillare
attraverso i canali di una membrana. Il risultato ottenuto può essere qualitativo o semi-quantitativo.
Esistono in commercio kit in grado di rilevare la presenza della proteina Cry9C presente nel mais
geneticamente modificato “Starlink”, e delle proteine Cry 1Ab (Bt176, Bt11,MON 801, MON
802,MON 809 e MON 810) e Cry1Ac (BTXtra)
I metodi basati sull’analisi delle proteine presentano alcuni vantaggi nei confronto di quelli basati
sull’uso degli acidi nucleici:
•
sono economici
•
sono rapidi
•
sono semplici
•
alcuni tipi di strip possono essere impiegati anche in pieno campo o comunque fuori dal
laboratorio (es. nei magazzini di stoccaggio).
Tuttavia essi presentano anche importanti limiti che ne hanno limitato l’utilizzo, a favore delle
tecniche basate sul DNA:
•
i metodi basati sulle proteine possono essere applicati solo se la nuova proteina è espressa
nell’organismo modificato
•
le nuove proteine spesso variano nei livelli di espressione nei differenti tessuti vegetali
•
la sensibilità è inferiore a quella delle tecniche PCR
•
eventi di trasformazione differenti (es. Bt 176, Bt 11, MON 810) che codificano per la stessa
proteina non sono identificabili.
aree-tematiche-19-6-07-1
110
6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA
Nel caso della detection di OGM, le analisi basate sul DNA mirano ad evidenziare in modo diretto
la presenza di sequenze geniche riferibili ad eventi transgenici.
Le analisi possono essere di tipo qualitativo o quantitativo: le prime forniscono una risposta del tipo
SI/NO (presente/assente), con le seconde si ottiene un dato che, in caso di positività, indica anche
l’entità della contaminazione riscontrata.
In realtà, anche attraverso l’utilizzo di metodiche qualitative si può arrivare ad un risultato
quantitativo.
Un primo esempio è quello dell’analisi di singoli semi. In questo caso, il risultato dell’analisi
fornisce una percentuale in numero di semi, quindi di individui. È facilmente intuibile che, nella
pratica, il fattore limitante diventa il numero di semi che è necessario analizzare per avere una
risposta statisticamente attendibile, in particolare quando il numero di campioni è elevato.
Anche la strategia del sub-campionamento (sub-sampling) si basa su analisi qualitative. In questo
caso, il campione viene suddiviso in diversi sub-campioni, sottoposti poi ad analisi qualitativa,
come già riferito al punto 3.2. Anche in questo caso la mole di lavoro è notevole e diventa il fattore
limitante con numeri elevati di campioni o, comunque, quando è necessario fornire risultati in tempi
brevi. Una notevole semplificazione si può ottenere adottando piani sequenziali di lavoro, che
evitano l’analisi di tutti i sub-campioni. Con questo approccio, si sottopone ad analisi un certo
numero di sub-campioni, a seconda dello schema utilizzato, dei risultati che via via si ottengono e
della soglia di riferimento. In questo caso, infatti, l’esito finale non è rappresentato da un valore
percentuale, ma è riferito al valore soglia (presenta di OGM superiore o inferiore a questo valore).
Al momento, l’assenza di soglie di legge per le sementi ha limitato fortemente l’interesse nei
confronti della procedura che utilizza i piani sequenziali.
Maggior interesse ha suscitato il ricorso alle analisi di tipo quantitativo. Le metodologie disponibili
sono diverse, anche se una ha avuto un successo decisamente superiore ad altre, la tecnologia di
analisi PCR in tempo reale (Real-Time PCR).
La reazione a catena della polimerasi (PCR) è alla base di tutte le tipologie di analisi cui si è
accennato, sia di tipo qualitativo che quantitativo. Appare pertanto interessante ricordarne i principi,
almeno in termini sintetici.
6.2.3 La reazione a catena della polimerasi (PCR)
La reazione a catena della polimerasi (PCR) è un efficiente metodo per generare milioni di copie
aree-tematiche-19-6-07-1
111
identiche di una singola sequenza di DNA in pochi minuti o ore. La tecnica PCR consiste
nell’amplificazione di specifici frammenti di DNA.
Il DNA da analizzare viene aggiunto ad una miscela di reazione che riproduce le condizioni ottimali
in cui l’enzima (Taq polimerasi) catalizza la reazione. L’amplificazione avviene quando la miscela
di reazione viene posta all’interno di uno strumento in grado di effettuare cicli termici
(termociclatore).
All’interno di questo strumento, tre distinte fasi, costituenti un ciclo di amplificazione, vengono
ripetute un certo numero di volte fino a produrre un incremento esponenziale del numero di copie
del frammento amplificato. Per esempio 32 cicli producono un miliardo di copie di DNA.
Le tre fasi possono essere descritte come segue.
-
Denaturazione: il DNA genomico viene denaturato, con separazione delle due eliche;
-
Annealing: i primers, corte sequenze nucleotidiche, si legano a specifiche sequenze poste sulle
eliche del DNA denaturato. La temperatura e il tempo di annealing dipendono dalla
composizione in basi, dalla lunghezza e dalla concentrazione dei primer.
È questo il passaggio più delicato per l’efficacia della PCR, perché il suo andamento determina
la specificità dell’appaiamento. La temperatura gioca un ruolo fondamentale: più ci si avvicina
alla temperatura di melting, temperatura alla quale la metà dei primer è dissociata dal templato,
più l’amplificazione è specifica. Temperature troppo elevate diminuiscono l’efficienza di
reazione, perché i primer si legano poco al templato. Temperature troppo basse permettono ai
primer di legarsi in modo aspecifico, con conseguente amplificazione di frammenti con
interesse nullo.
Una formula utile per ricavare la temperatura di melting (Tm) è:
Tm = n° (A +T) * 2°C + n° (G+C) * 4°C
Mentre la temperatura di annealing (Ta) è:
Ta = Tm – 5°C
- Extension: polimerizzazione del frammento di DNA compreso tra i due primers fino ad
avere un numero molto elevato di molecole. La DNA polimerasi si lega al complesso primertemplato e, utilizzando i dNTP presenti nella miscela di reazione, allunga i primer seguendo
come stampo il templato.
Tempi e temperature dipendono dalla lunghezza del templato e dal tipo di polimerasi.
In una fase di extension finale, i frammenti non terminati vengono completati.
Nel caso della PCR qualitativa, i prodotti amplificati vengono controllati mediante elettroforesi su
gel di agarosio e caratterizzati per quanto riguarda il loro peso molecolare mediante il confronto con
uno standard.
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112
Nel caso invece della PCR in tempo reale, l’amplificazione del DNA viene monitorata mediante
l’utilizzo di una strumentazione sofisticata durante l’intera reazione. La quantificazione è eseguita
durante la fase esponenziale della sintesi di DNA a doppio filamento. Il sistema “ Real Time” può
includere l’utilizzo di coloranti intercalanti nel DNA in grado di emettere fluorescenza quando
opportunamente eccitati, oppure sonde ad ibridazione di varie tipologie, legate a molecole
fluorescenti “reporter“ e “quencher” per un approccio sequenza-specifico.
Il vantaggio delle sonde ad ibridazione, rispetto all’uso dei coloranti intercalanti, risiede nel fatto
che solo l’ibridazione specifica tra il DNA target e la sonda genera il segnale fluorescente, mentre le
amplificazioni non specifiche, come il “mis-priming” o la dimerizzazione dei primer, non generano
segnale. Viene pertanto ridotto il rischio di falsi positivi. Nel rilevamento di OGM, la
quantificazione che si ottiene non è assoluta, ma è di tipo relativo. Infatti, la procedura analitica
richiede la presenza di un controllo interno che, amplificato, darà la possibilità di normalizzare i
dati ottenuti mediante un confronto di tipo relativo. Ad esempio, la percentuale di DNA transgenico
può essere quantificata usando una curva di calibrazione generata con 5 punti standard di DNA
transgenico da 0,1 a 5%; basando il metodo di calcolo sul rapporto tra DNA transgenico e quantità
di DNA totale è possibile stimare la percentuale OGM all’interno del campione da testare.
6.3
Analisi OGM: strategie
Le strategie da adottare nella diagnostica OGM devono rispettare diverse esigenze.
Innanzitutto, bisogna considerare a che scopo viene effettuata l’analisi: quando la finalità perseguita
è esclusivamente la verifica dell’assenza di OGM nel campione, si può ricorrere ad un approccio di
tipo qualitativo. Quando invece ci si prefigge di verificare i risultati che si ottengono in riferimento
ad un valore soglia, è necessario realizzare analisi quantitative. Queste ultime vengono di norma
preferite alle prime anche in assenza di prefissati valori soglia, per le maggiori garanzie che offrono.
Infatti, l’analisi di PCR Real Time permette di ottenere risultati più certi, per la maggio sensibilità e
specificità che le chimiche impiegate in questo tipo di analisi assicurano rispetto a quelle utilizzate
nella PCR qualitativa. Inoltre, rispetto a quest’ultima, l’analisi quantitativa consente di ottenere una
maggior quantità di informazioni sul campione analizzato.
Qualsiasi sia l’approccio cui si ricorre per le analisi, nel caso delle sementi occorre tenere in
considerazione che il campione da analizzare ha caratteristiche ignote. Scopo della verifica è
proprio quello di evidenziare e/o quantificare l’eventuale presenza accidentale di OGM in un
campione NO-OGM. Questa presenza, se accertata, è limitata con ogni probabilità entro livelli
molto contenuti, motivo che conferisce al livello di sensibilità del metodo prescelto una notevole
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113
importanza. Ulteriore finalità dell’analisi può essere rappresentata dall’identificazione del
transgene, o dei transgeni presenti.
Altre esigenze debbono essere tenute in debita considerazione, a partire da quelle di tipo
organizzativo. Le strategie prescelte, infatti, devono poter garantire l’analisi di un numero adeguato
di campioni, nel rispetto di tempi tecnici compatibili con la realtà produttiva all’interno della quale
si opera. È chiaro, ad esempio, che i controlli preventivi su sementi destinate alle semine devono
concludersi in tempo utile a garantire la distribuzione commerciale del prodotto ed il suo utilizzo da
parte degli agricoltori.
Poiché, come abbiamo visto, la PCR consente di amplificare in modo specifico una determinata
sequenza target di DNA, per stabilire una corretta strategia analitica è essenziale innanzitutto la
scelta di questo target per il disegno di primer appropriati. Tra le diverse scelte che possono essere
effettuate, quella qui suggerita si basa su un controllo iniziale di screening. I protocolli di analisi
proposti, pertanto, prevedono la ricerca di elementi genetici comunemente usati negli OGM, come il
promotore 35S CaMV (Cauliflower Mosaic Virus) e il terminatore NOS dell’Agrobacterium
tumefaciens. La presenza di questi elementi, nel caso di risultato positivo, non dà alcuna
informazione sull’identità dell’evento inserito. Per il p35S, inoltre, la metodica non consente di
discriminare tra elementi presenti naturalmente in piante infette dal virus e in costrutti genici di
OGM. Tuttavia, questo rischio riguarda solo alcuni casi, quale quello delle sementi appartenenti alla
famiglia delle Brassicacee, sensibili al CaMV. Per queste specie, la dimostrata positività al p35S
potrebbe non essere dovuta alla presenza di OGM, ma all’infezione virale (falso positivo).
Più precisamente, l’approccio individuato è stato definito per rispondere alle specifiche finalità del
progetto e cioè per garantire i controlli sulle sementi destinate alle semine e su quelle prodotte per le
successive riproduzioni, nell’ambito di un sistema di tracciabilità di filiera. La strategia prescelta
consiste nella realizzazione di uno screening iniziale grazie al quale differenti OGM possono essere
individuati in una unica analisi. Per mais e soia, la scelta suggerita coincide con la ricerca di
sequenze del promotore 35S. L’esito negativo non garantisce un’assoluta certezza, perché questo
promotore non è presente nella totalità degli eventi OGM.
Pertanto, per ulteriore sicurezza i campioni risultati negativi per la presenza del promotore 35S, nel
caso del mais, possono essere testati per verificare l’eventuale presenza del terminatore NOS.
Ad oggi, non sono noti eventi OGM delle specie mais e soia nei quali i due target sopra ricordati
siano entrambi assenti. Un doppio risultato negativo garantisce pertanto l’assenza di OGM, o per lo
meno di tutti quegli OGM per i quali sono disponibili informazioni e materiali di riferimento.
Un elenco di eventi OGM di mais e soia noti e individuabili in laboratorio è riportato nell’allegato
5. Come si può vedere da quell’elenco, di fatto tutti gli eventi OGM di mais la cui identificazione è
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114
realizzabile nei laboratori di controllo contengono il p35S, ad eccezione di uno, il GA21.
Esperienze condotte dal laboratorio ENSE di Tavazzano hanno dimostrato che questo evento OGM,
quale contaminante di lotti convenzionali, è del tutto raro. In particolare, un’apposita
sperimentazione realizzata su diverse centinaia di campioni risultati negativi per il p35S ha
dimostrato che questi erano negativi anche per il tNOS, e quindi per il GA21.
Nel caso della soia, alcuni campioni, peraltro in numero estremamente ridotto, sono risultati positivi
per p35S, ma non per il tNOS, né per il saggio specifico RR. Si tratta di campioni dove con ogni
probabilità è presente l’evento A2704-12 della Bayer, al momento l’unico evento, oltre a RR, sul
quale sono disponibili alcune informazioni. Tuttavia, la mancanza di campioni standard di
riferimento per questo evento rende impossibile un approfondimento analitico di verifica.
Come detto, un ulteriore step dell’analisi può essere rappresentato dall’identificazione dell’evento
OGM presente nei campioni risultati positivi.
Questo ulteriore risultato rappresenta un dato informativo comunque interessante, costituisce una
conferma importante dell’esito dello screening e in qualche caso può essere richiesto, ad esempio
per verificare l’appartenenza o meno al gruppo degli eventi autorizzati nell’UE (vedi allegato 8 che
riporta un quadro completo delle autorizzazioni UE all’aprile 2007). Inoltre, a seconda dell’evento
individuato, al fine di migliorare l’attendibilità del risultato quantitativo si potrà procedere con una
PCR quantitativa evento-specifica.
6.4
Protocolli di analisi
Come già accennato, la PCR quantitativa è basata sull’emissione di fluorescenza e sulla raccolta del
segnale emesso dal campione analizzato.
La lettura fluorimetrica della reazione è dovuta all’attività esonucleasica della polimerasi e alla
sonda (probe) che ibridizza specificatamente la regione del DNA compresa tra i due primer.
La sonda utilizzata attualmente dal Laboratorio ENSE di Tavazzano è di tipo TaqMan; si tratta di
un oligonucleotide sintetico al quale sono legate due molecole di fluorocromi, al 5’ è legato il
reporter (R), al 3’ il quencher (Q).
Nella sonda intatta, la vicinanza tra R e Q è tale per cui la fluorescenza del primo viene “soppressa”
dal secondo. Durante le fasi di amplificazione dell’eventuale sequenza target presente, la sonda
“ibrida” un tratto di DNA compreso tra i primer e, al passaggio della polimerasi, viene staccata
dalla stessa, ad opera dell’attività esonucleasica dell’enzima.
aree-tematiche-19-6-07-1
115
R viene allontanato da Q e si verifica così emissione di fluorescenza in quantità proporzionale al
numero di copie del gene ricercato; in tal modo si ottiene la stima quantitativa della sequenza in
esame.
Il segnale è normalizzato su un controllo interno (ROX), che serve per correggere fluttuazioni di
fluorescenza dovuta a piccole variazioni di concentrazione o volume durante la reazione di PCR.
I meccanismi di base grazie ai quali l’analisi produce i propri risultati come si vede sono piuttosto
complessi e il loro buon funzionamento rappresenta il punto di partenza essenziale per ottenere
risultati affidabili. Ogni laboratorio è tenuto pertanto a mettere a punto procedure e protocolli
adeguati, sulla base delle specifiche condizioni in cui opera e della strumentazione di cui dispone.
6.4.1 Protocolli di PCR in mais e soia
Come appena accennato, è difficile stabilire protocolli dettagliati applicabili in qualsiasi laboratorio;
è comunque possibile fissare alcuni aspetti di utilità comune, segnalando argomenti di carattere
generale, informazioni, problematiche e punti critici che ogni laboratorio deve affrontare. Queste
generalità sono descritte nell’allegato 6 che propone anche protocolli di analisi di PCR Real Time
per mais e soia applicabili dai laboratori che dispongono della strumentazione indicata.
L’allegato 7 riporta un protocollo di analisi di PCR qualitativa in mais per la rilevazione del
terminatore nos.
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116
ALLEGATO 1
CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI SEMENTI PER LE ANALISI OGM
- PROTOCOLLO 1. Verificare le seguenti condizioni:
a)
Il lotto deve essere identificato da un cartellino ufficiale di certificazione; per lotti non
definitivamente certificati, è possibile effettuare il campionamento solo se si provvede ad
effettuare una sigillatura provvisoria, con attribuzione di un numero di riferimento
identificativo;
b)
il peso del lotto non deve superare quello massimo ammesso (N.B. ricordare che è
consentita una tolleranza del 5%);
c)
il lotto deve essere accessibile in ogni sua parte;
d)
il lotto deve risultare omogeneo, almeno per le caratteristiche macroscopiche.
2. Procedere al campionamento, utilizzando lo strumento e le modalità di campionamento indicate
adatte al tipo di confezione e allo stato in cui si trova la semente (vedi 2.3.1 e 2.3.2).
3. Effettuare un numero di campioni elementari almeno pari al minimo stabilito in base al peso
unitario delle confezioni, al numero di confezioni che compongono il lotto o al peso totale del
lotto (vedi 2.3.3).
4. Miscelare i campioni elementari prelevati per ottenere il campione globale di peso minimo pari
a 5 volte il peso minimo del campione di analisi per la specie interessata (mais: 1.500 g, soia:
800 g).
5. Suddividere il campione globale in cinque aliquote, ciascuna in una busta di carta robusta e
completata con le indicazioni relative al lotto campionato (specie, varietà, lotto, categoria, ditta,
data).
6. Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato.
7. Consegnare un’aliquota e una copia del verbale al rappresentante della ditta presso la quale si
effettua il campionamento.
8. Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali.
9. Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco
incustodito o di delegare la spedizione ad altri.
10. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido.
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117
ALLEGATO 2
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI LAVORO PER LE ANALISI OGM
- PROTOCOLLO -
A. Ottenimento dei campioni/subcampioni di lavoro
1. Verificare il protocollo analitico previsto:
-
verificare la necessità di suddividere il campione in subcampioni o meno;
-
nel caso di suddivisione, definire il numero e la dimensioni dei subcampioni
-
altrimenti, definire la dimensione dell’unico campione di analisi.
2. Determinare il peso dei 1.000 semi del campione.
3. Calcolare di conseguenza il peso corrispondente alla dimensione stabilita (vedi punto 1), pari a
3.000 semi nel caso di macinazione in un unico bulk o ad un numero inferiore di semi, ad
esempio nel caso di divisione del campione in subcampioni.
4. Preparare i sacchetti di plastica a chiusura ermetica necessari, riportando su ciascuno il nome
della specie, il numero di registrazione del campione (es. 01/06 – 02/06) e, se necessario, del
subcampione (es. 01/06/a – 01/06/b).
5. Ottenere il campione o i subcampioni del peso calcolato, ricorrendo all’utilizzo degli strumenti
in uso per la preparazione dei campioni analisi (divisori). Eliminare l’eventuale residuo.
6. Inserire il campione o ciascun sottocampione ottenuto nel sacchetto di plastica a chiusura
ermetica appositamente predisposto.
7. Consegnare il sacchetto di plastica al reparto macinazione.
B. Macinazione con mulino da laboratorio
1. Verificare lo stato di pulizia del mulino in tutte le sue parti.
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118
2. Provvedere alla pulizia con alcool etilico 96% del tavolo di appoggio, del tavolo di supporto del
mulino, degli attrezzi da utilizzare (es. colino per azoto liquido).
3. Predisporre il bidone contenente l’azoto liquido e il colino.
4. Azionare il mulino, accendendo sia il motore che l’alimentatore vibrante.
5. Predisporsi alla macinazione di un intero campione/subcampione in un’unica soluzione o, nel
caso di campioni di lavoro di grandi dimensioni (es. 3.000 semi), predisporsi a frazionare la
macinazione in due volte.
6. Travasare il seme nel colino; per raffreddare il seme e renderlo più “fragile”, versare l’azoto.
7. Introdurre il seme nella tramoggia di alimentazione, evitando che i semi cadano nel mulino
prima dell’azionamento dell’alimentazione a vibrazione.
8. Conservare con cura la busta vuota o contenente la porzione di campione ancora da macinare.
9. Azionare il mulino e regolare la velocità di vibrazione dell’alimentatore in modo da garantire un
flusso continuo di seme nel mulino, evitando però di intasarlo.
10. Proseguire la macinazione sino ad esaurimento del campione, facendo attenzione a non superare
il livello di massimo riempimento della cassetta.
11. Spegnere il mulino, estrarre la cassetta con delicatezza e sollevare con attenzione il coperchio.
12. Qualora rimanga da macinare una seconda porzione dello stesso campione, inserire
nell’apparecchio una nuova cassetta, un nuovo setaccio e un nuovo coperchio; ripetere i
passaggi da 6. a 11.
13. Riporre la farina ottenuta dalla macinazione nella busta conservata, riportante il numero di
registrazione del campione, utilizzando un cucchiaio pulito.
14. Consegnare i campioni macinati al laboratorio.
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119
15. Prima di iniziare una nuova macinazione, o comunque a fine giornata, provvedere alla pulizia
della postazione di lavoro e dell’apparecchiatura:
-
smontare completamente le parti del mulino che vengono a contatto con il seme e con la
farina;
-
provvedere all’accurata pulizia delle parti smontate, utilizzando acqua calda e alcool etilico
96%;
-
asciugare con cura;
-
con l’apposito aspiratore, provvedere alla pulizia di tutta la zona di lavoro e delle parti fisse
del mulino;
-
rimontare con attenzione le parti smontate.
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120
ALLEGATO 3
ESTRAZIONE DEL DNA DA FARINE DI MAIS E SOIA
- PROTOCOLLO -
A. Indicazioni di ordine generale
1.
E’ necessario l’utilizzo di guanti monouso senza polvere, in tutte le fasi di lavoro.
2.
E’ bene preparare tubi di reazione in numero congruo al numero di estrazioni previste,
scrivendo su ogni tubo di reazione, nome o numero del campione, data di estrazione ed,
eventualmente, concentrazione.
3.
Per ogni campione da analizzare è necessario effettuare due estrazioni indipendenti.
4.
Prima di procedere con il protocollo, accertarsi che vi siano soluzioni sufficienti; in caso
contrario è necessario prepararle.
B. Estrazione in tubi di reazione
a. Estrazione
1.
con l’ausilio di una spatola, preventivamente pulita con alcool 96%, pesare 200 mg
di farina
2.
aggiungere alla farina 300 µl di H2O sterile, in modo tale che tutta la farina entri in
contatto con l’H2O
3.
aggiungere 700 µl di CTAB-buffer preriscaldato a 65°C, miscelare aiutandosi con
una spatola, fino a che tutta la farina ne risulti imbibita
4.
aggiungere 10 µl di RNasiA (10 mg/ml)
5.
incubare a 65°C per 30 minuti
6.
aggiungere 10 µl di Proteinasi K (20 mg/ml)
7.
incubare a 65°C per 30 minuti
8.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm
9.
trasferire il surnatante, evitando di aspirare farina e l’eventuale strato di grasso
presente in superficie, in un nuovo tubo contenente 500 µl di cloroformio e miscelare
per 30 secondi,
10.
centrifugare per 15 minuti a 14.000 rpm
11.
trasferire la fase superiore, evitando di aspirare l’interfaccia, in un nuovo tubo
contenente 500 µl di cloroformio e miscelare per 30 secondi,
12.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm
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121
b. Precipitazione con CTAB
1.
prelevare il surnatante ponendo attenzione a non toccare con il puntale la parte
sottostante e a non aspirare la fase intermedia e aggiungere 2 volumi di CTABprecipitation
2.
incubare a temperatura ambiente per 60 minuti
3.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm
4.
dissolvere il precipitato in 350 µl NaCl 1,2 M, miscelando con il puntale
5.
aggiungere 350 µl di cloroformio e miscelare per 30 secondi
6.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm fino ad arrivare alla separazione delle fasi
7.
trasferire la fase superiore (300 µl) in un nuovo tubo
c. Precipitazione del DNA
1.
aggiungere 0,6 volumi (180 µl) di isopropanolo e incubare a temperatura ambiente
per 20 minuti
2.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm e scartare il surnatante
3.
aggiungere 500 µl di etanolo 70%, miscelare piano, facendo attenzione a non perdere
il pellet
4.
centrifugare per 10 minuti a 14.000 rpm e scartare il surnatante. Agire velocemente
perché l’etanolo secca il pellet staccandolo
5.
in caso di eccessiva presenza di etanolo, è consigliabile centrifugare per pochi
secondi i tubi e raccogliere il liquido con un puntale, facendo attenzione a non
toccare il pellet (posizionarsi con il puntale nella parete del tubo opposta al pellet)
6.
asciugare il pellet
7.
risospendere in 100 µl di TE
8.
conservare l’estratto a 4 °C solo se ne è previsti l’uso entro 2 settimane, per periodi
più lunghi congelare a –20°C.
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122
ALLEGATO 4
A. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO SU GEL DI AGAROSIO
-
PROTOCOLLO –
a. Preparazione del gel
1.
Preparare il gel di agarosio allo 0,8%.
2.
Ultimata l’estrazione del DNA, colorare un’aliquota con 1/10 v/V di loading buffer.
3.
Caricare negli appositi pozzetti del gel di agarosio il DNA estratto, accanto ad un
campione standard di riferimento.
4.
Applicare il voltaggio desiderato, per il tempo necessario.
b. Lettura dei risultati con transilluminatore
1.
Completata la corsa elettroforetica, estrarre il gel e posizionarlo nel transilluminatore,
preventivamente acceso.
2.
Tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore
di cui si dispone, effettuare la lettura del gel, comparando il campione di DNA oggetto
di analisi con il campione di DNA di riferimento. Il confronto e quindi la stima della
concentrazione di DNA dovrà basarsi sull’intensità della banda visualizzata per
esposizione ai raggi UV.
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B. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
CON LETTURA SPETTROFOTOMETRICA
- PROTOCOLLO –
a
Calibrazione dello spettrofotometro (lettura della soluzione di DNA di riferimento)
1. Riempire una cuvette con la sola soluzione tampone per la lettura del “bianco”.
2. Riempire la cuvette di lettura con la soluzione di DNA di riferimento (es. Calf Thimus,
Herring Testes DNA, Lambda DNA).
3. Effettuare la lettura dell’assorbanza del “bianco” e della soluzione di riferimento dei DNA a
λ = 260 nm e a λ = 320 nm.
b
Lettura di una soluzione di DNA a concentrazione ignota
1. Lettura del “bianco”: miscelare una soluzione tampone con una soluzione 2M di idrossido di
sodio alla concentrazione finale 0,2M di NaOH.
2. Miscelare la soluzione di DNA con una soluzione 2M di idrossido di sodio, diluendo se
necessario con buffer, alla concentrazione finale 0,2M di NaOH.
3. Leggere l’assorbanza sia del “bianco” che della soluzione di DNA dopo un minuto di
incubazione a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. La lettura rimane stabile per circa un’ora.
c
Calcolo e valutazione del risultato
Per ottenere i1 dato corretto dell’assorbanza a 260 nm (OD), è necessario sottrarre dal dato
ottenuto con la lettura a 260 nm quello ottenuto a 320 nm (background).
Un valore di OD a 260 nm pari a 1 indica una concentrazione di 38 µg/ml di DNA a singolo
filamento (NaOH ha effetto denaturante).
Solo per valori di OD a 260 maggiori di 0,05 si possono avere risultati ripetibili.
La concentrazione di DNA a doppio filamento si calcola sulla base del fattore di denaturazione
e di diluizione applicato.
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124
ALLEGATO 5
EVENTI OGM DI MAIS E SOIA
1. Generalità
Un organismo geneticamente modificato è un organismo nel quale il materiale genetico è stato
alterato in modo diverso da quanto avviene con le tecniche di miglioramento genetico tradizionali.
Le modificazioni genetiche sono ottenute nel genoma dell’organismo da modificare mediante
l’inserzione di un tratto sintetico di DNA, costituito da diversi frammenti provenienti da varie fonti.
Questo processo è chiamato trasformazione.
Un inserto tipico è composto da tre elementi:
1)
il promotore, che funziona come un interruttore per la trascrizione del gene modificato e
inserito (es. p35S);
2)
il gene o i geni modificati che codificano per i caratteri specificamente selezionati (es.
Cry1Ab);
3)
il terminatore che funziona come segnale di stop nella trascrizione del gene (es. NOS). Inoltre,
in un costrutto genico possono essere presenti altri elementi il cui scopo è quello di controllare
e stabilizzare la funzione del gene, di dimostrare la presenza del costrutto nell’OGM o di
facilitare la combinazione dei vari elementi nel costrutto.
2. Eventi di mais
MAIS Bt11
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens),
-
gene Cry1Ab (da Bacillus thuringensis), che conferisce resistenza agli insetti,
-
gene pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi, da Streptomices higroscopicus), che conferisce
tolleranza agli erbicidi,
-
Adh1, sequenza accessoria, intronica 6, dal gene dell’alcool deidrogenasi 1 di mais.
Caratteristica: resistenza a insetti
Proprietà: Syngenta
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125
Autorizzazione UE: 19-05-2004
Codice (identificatore unico UE): SYN-BT Ø11-1
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/)
************
MAIS Mon810
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens),
-
gene Cry1Ab (da Bacillus thuringensis), che conferisce resistenza agli insetti,
-
HSP70, sequenza accessoria, heat shock protein.
Caratteristica: resistenza a insetti
Proprietà: Monsanto
Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003
Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ81Ø-6
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A
Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food
HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143)
Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso
************
MAIS Bt176
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
terminatore 35S (da CaMV),
-
promotore PEPC (espresso nei tessuti verdi)
-
promotore CDPK (espresso nel polline)
-
gene Cry1Ab (dalla tossina cry del Bacillus thuringensis subsp. Kurstaky),
-
gene bar, che codifica per l’enzima pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi)
Caratteristica: resistenza a insetti (Ostrinia nubilalis), tolleranza a erbicidi (glufosinate ammonio)
Proprietà: Syngenta
Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003
aree-tematiche-19-6-07-1
126
Codice (identificatore unico UE): SYN-EV176-9
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A
Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food
HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143)
Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso
************
MAIS T25
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
terminatore 35S (da CaMV),
-
gene pat (fosfino-tricino-acetil-transferasi, da Streptomices higroscopicus), che conferisce
tolleranza agli erbicidi.
Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glufosinate ammonio)
Proprietà: Bayer
Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003
Codice (identificatore unico UE): ACS-ZMØØ3-2
Materiali di riferimento: campioni standard certificati non disponibili (per informazioni rivolgersi a
Molecular & Biochemical Analytical Services, Bayer BioScience N.V.)
Metodo di detection: metodo reperibile in bibliografia (tra gli altri articoli, vedi: Matsuoka et al “A
Method of detecting recombinant DNAs from four lines of genetically modified Maize” J. Food
HYG. Soc. – Japan, - 2000 - Vol. 41 n° 2 – 137-143)
Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso
************
MAIS GA21
Costrutto genico:
-
promotore r-act, gene dall’actina di riso,
-
terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens),
-
gene m-EPSPS, da mais, che conferisce tolleranza agli erbicidi.
Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate)
Proprietà: Monsanto
Autorizzazione UE 13-01-2006
aree-tematiche-19-6-07-1
127
Codice (identificatore unico UE): MON-ØØØ21-9
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/)
************
MAIS NK603
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
promotore del gene actina di riso
-
terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens),
-
gene CP4-EPSPS, da Agrobacterium tumefaciens, che conferisce tolleranza agli erbicidi.
Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate)
Proprietà: Monsanto
Autorizzazione UE: 26-10-2004
Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ6Ø3-6
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/)
************
MAIS MON 863
Costrutto genico:
-
promotore 35S (da CaMV),
-
terminatore nos (da nopalina sintasi, da Agrobacterium tumefaciens),
-
gene Cry3Bb1 (dalla tossina cry del Bacillus thuringensis subsp. Kumamotoensis)
Caratteristica: resistenza agli insetti (Diabrotica spp)
Proprietà: Monsanto
Autorizzazione UE: 13-01-2006
Codice (identificatore unico UE): MON-ØØ863-5
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection e quantificazione: pubblicato sul sito CRL (http://gmo-crl.jrc.it/)
************
3. Eventi di soia
aree-tematiche-19-6-07-1
128
SOIA Round up Ready (MON 40-3-2)
Costrutto genico:
-
una sequenza promotrice CaMV 35S,
-
una sequenza segnale CTP,
-
il gene d’interesse CP4-EPSPS,
-
una sequenza terminatore NOS.
Caratteristica: tolleranza a erbicidi (glifosate)
Proprietà: Monsanto
Autorizzazione UE: in corso, per adeguamento a Regolamento 1829/2003
Codice (identificatore unico UE): MON-Ø4Ø32-6
Materiali di riferimento: campioni standard certificati da IRMM disponibili
Metodo di detection: pubblicato sul sito JRC (http://gmotraining.jrc.it/manual.htm)
Metodo di quantificazione: validazione CRL in corso
************
aree-tematiche-19-6-07-1
129
ALLEGATO 6
PCR REAL TIME IN MAIS E SOIA
-PROTOCOLLO-
1.
Considerazioni generali
Le modalità con cui è organizzata e gestita l’analisi PCR dipendono dal modello di strumento
utilizzato. Tuttavia, alcune indicazioni hanno carattere generale.
Nell’impostazione della procedura con cui effettuare le analisi di PCR Real Time, il primo
passaggio consiste nell’impostazione di due protocolli:
1.
protocollo “termico”, indicante le temperature in grado di attivare la DNA polimerasi e di
emissione della fluorescenza,
2.
protocollo “di piastra”, in cui si imposteranno le posizioni, i tipi di campione e i fluorofori
utilizzati.
Il protocollo analitico prescelto, se non già validato, deve essere sottoposto a validazione interna.
A garanzia del risultato, è opportuno l’utilizzo di almeno due sub-campioni per ogni campione (due
estrazioni indipendenti) e di tre repliche per ogni estratto.
Per la costruzione della curva di calibrazione e per l’allestimento dei necessari controlli positivi e
negativi è opportuno utilizzare campioni standard certificati. Qualora questi non fossero disponibili
in commercio, è necessario predisporre campioni di riferimento interni, la cui validità deve essere
opportunamente verificata.
La piastra (o i tubi) vengono posizionati nel vano portacampioni dello strumento, il quale è
costituito da un termociclatore su cui è posizionato un modulo ottico avente il duplice scopo di
eccitare e raccogliere la fluorescenza. Il segnale va poi ad un computer ove viene gestito da un
software dedicato.
Questo sistema di lettura ha il vantaggio di ridurre al minimo il rischio di contaminare il prodotto
della PCR, evitando di manipolare le piastre (o i tubi) al termine dell’analisi.
aree-tematiche-19-6-07-1
130
Nella PCR Real Time i campioni vengono irradiati da una sorgente luminosa e la fluorescenza
emessa dai campioni viene rilevata da una CCD camera, il tutto sotto il controllo di un computer.
A video, il campione analizzato presenta una curva con una prima parte piatta, non detectabile dal
sistema, seguita da una fase esponenziale di crescita che sale con andamento sigmoide per poi
raggiungere una fase di plateau (i reagenti sono stati consumati, l’attività dell’enzima diminuisce).
La misura della fluorescenza deve avvenire nella fase esponenziale.
Lo strumento misura i seguenti parametri.
a) Baseline: fluorescenza basale del campione visualizzata come una linea retta.
b) Soglia: parallela alla linea di base, interseca la linea dei campioni nella fase esponenziale.
c) Ciclo soglia: il momento più precoce dove il campione è diventato fluorescente, rispetto alla
linea di base, cioè il Threshold Cycle (CT) è il ciclo in cui la fluorescenza del campione
interseca il valore soglia. Il campione più concentrato avrà CT più basso e sarà rilevato per
primo dal sistema.
d) La curva del campione.
Graficamente, i diversi parametri possono essere rappresentati come segue.
efficienza
Linea di base
Campione
Ct
n° cicli
L’analisi quantitativa che si ottiene è di tipo relativo. Occorre pertanto considerare sia il gene di
riferimento (ad esempio lectina in soia, zeina in mais) che la sequenza OGM (ad esempio p35S).
Per potere estrapolare i valori percentuali di OGM, eventualmente presenti nel campione, è
necessaria la costruzione di una curva, utilizzando DNA a concentrazione nota di transgene
(campioni standard certificati, ove esistenti, standard interni).
Le variabili della curva di riferimento da considerare per giudicare l’attendibilità dei risultati sono
due:
aree-tematiche-19-6-07-1
131
3. il coefficiente di correlazione, che indica quanto l’interpolazione con i punti standard è buona;
valori prossimi a 1 indicano che i punti si trovano su una linea retta e la linearità è la migliore
possibile,
4. la pendenza (slope) della curva standard, correlata all’efficienza della PCR, raggiunge il valore
ideale quando è pari a –3.3; infatti, ogni 3.3 cicli per ogni molecola di DNA se ne ottengono 10.
Terminata la corsa, è necessario posizionare la Threshold nella fase esponenziale, appena le curve
cominciano a salire. Conseguentemente, occorre correggere il valore di stop cycle (tre cicli prima
dell’intersezione tra threshold ed amplificazione). Questa operazione va eseguita sia per il gene
endogeno che per il transgene.
A questo punto, è possibile esportare i dati ottenuti, inserirli in appositi fogli di calcolo, atti a
calcolare la percentuale di OGM, sulla base della curva degli standard della corsa.
2
Analisi PCR Real-Time
Le reazioni di seguito riportate sono delle multiplex che permettono la contemporanea
amplificazione del gene endogeno di riferimento e del segmento target ricercato in uno stesso tubo
di reazione. Per questo motivo occorre che le due sonde utilizzate in reazione abbiano fluorofori
differenti per poter essere entrambe monitorate. Nel protocollo indicato sono stati scelti i due
fluorofori FAM e VIC.
Per ogni corsa eseguita occorre costruire una curva di calibrazione ottenuta impiegando 5 punti
standard a concentrazione nota. Nel caso in esame possono essere impiegati i 5 materiali di
riferimento certificati (IRMM) dell’evento MON 810 per il mais e dell’evento RR per la soia. Per
ottenere dati più rappresentativi dovranno essere eseguiti in triplicato sia gli standard che i campioni
da testare. Dovrà essere inoltre inserito un campione di controllo (NTC), anch’esso in triplicato, per
verificare l’assenza di contaminazioni nella fase di assemblaggio della reazione. La curva di
calibrazione è prodotta mettendo a confronto i valori dei delta CT con il logaritmo della
concentrazione.
L’assemblaggio della reazione proposto è stato ottimizzato sullo strumento ABI PRISM 7000 SDS
che può monitorare la fluorescenza di entrambi i fluorofori FAM e VIC nel corso dell’analisi PCR.
2a PCR Real time in mais
La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente:
aree-tematiche-19-6-07-1
132
−
scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix
di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato.
−
aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in
tabella secondo l’ordine indicato eccetto il DNA:
Reagente
Concentrazione finale
µl a reazione
Mastermix 2x
1x
25
Zeina F
30 nM
--
Zeina R
30 nM
--
Sonda Zeina
100 nM
--
p35S F
300 nM
--
p35S R
300 nM
--
Sonda p35S
100 nM
--
H2O per PCR sterile
DNA
Fino a 50
500 ng
10
Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione,
ogni punto standard e l’NTC sono eseguiti in triplicato e che andrà considerata una quantità
addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento.
−
miscelare gentilmente e centrifugare
−
preparare un tubo da 1,5 ml per ogni campione che deve essere testato
−
aggiungere a ciascun tubo la quantità di miscela di reazione necessaria per le tre
amplificazioni: 120 µl
−
aggiungere a ciascun tubo la necessaria quantità di DNA: 30 µl
−
miscelare accuratamente e centrifugare brevemente ogni tubo
−
aliquotare 50 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra in accordo al disegno della
piastra stessa
−
chiudere la piastra con l’apposito adesivo ottico
−
spinnare la piastra
−
posizionare la piastra nel vano dello strumento, coprirla con l’apposito tappetino e iniziare la
corsa secondo il seguente profilo termico:
aree-tematiche-19-6-07-1
133
Temperatura (°C)
Tempo (min)
N° Cicli
Attivazione UNG
50
2:00
1
Denaturazione
95
10:00
Denaturazione iniziale
95
0:15
Annealing ed extension
60
1:00
45
Terminata la corsa è necessario analizzarla seguendo la procedura descritta:
−
posizionare la threshold nella fase esponenziale delle curve
−
posizionare la baseline sottraendo 3 cicli dalla prima curva di amplificazione che interseca la
threshold; queste operazioni devono essere eseguite sia per l’endogeno che per il transgene.
−
esportare i dati ottenuti in file di excel per calcolare la percentuale di OGM, sulla base della
curva di calibrazione ottenuta dagli standard. La percentuale di OGM del campione è ottenuta
dal rapporto tra la quantità di transgene presente e la quantità del gene di riferimento,
moltiplicato per 100.
La percentuale ottenuta per ogni campione è attendibile quando il valore del coefficiente di
variazione (CV) delle sei repliche ottenute (3 repliche per ogni DNA estratto) è inferiore a 30%.
2. PCR Real time in soia
La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente:
−
scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix
di reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato.
−
aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in
tabella secondo l’ordine indicato eccetto il DNA:
Reagente
Concentrazione finale
µl a reazione
Mastermix 2x
1x
25
Lectina F
40 nM
--
Lectina R
40 nM
--
aree-tematiche-19-6-07-1
134
Sonda Lectina
100 nM
--
p35S F
100 nM
--
p35S R
100 nM
--
Sonda p35S
100 nM
--
H2O per PCR sterile
DNA
Fino a 50
200 ng
4
Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione,
ogni punto standard e l’NTC sono eseguiti in triplicato e che andrà considerata una quantità
addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento.
−
miscelare gentilmente e centrifugare
−
preparare un tubo da 1,5ml per ogni campione che deve essere testato
−
aggiungere a ciascun tubo la quantità di miscela di reazione necessaria per le tre
amplificazioni: 138 µl
−
aggiungere a ciascun tubo la necessaria quantità di DNA: 12 µl
−
miscelare accuratamente e centrifugare brevemente ogni tubo
−
aliquotare 50 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra in accordo al disegno della
piastra stessa
−
chiudere la piastra con l’apposito adesivo ottico
−
spinnare la piastra
−
posizionare la piastra nel vano dello strumento, coprirla con l’apposito tappetino e iniziare la
corsa secondo il seguente profilo termico:
Temperatura (°C)
Tempo (min)
N° Cicli
Attivazione UNG
50
2:00
1
Denaturazione
95
10:00
Denaturazione iniziale
95
0:15
Annealing ed extension
60
1:00
45
Terminata la corsa è necessario analizzarla seguendo la procedura descritta:
− posizionare la threshold nella fase esponenziale delle curve
− posizionare la baseline sottraendo 3 cicli dalla prima curva di amplificazione che interseca la
threshold; queste operazioni devono essere eseguite sia per l’endogeno che per il transgene.
aree-tematiche-19-6-07-1
135
− esportare i dati ottenuti in file di excel per calcolare la percentuale di OGM, sulla base della
curva di calibrazione ottenuta dagli standard. La percentuale di OGM del campione è ottenuta
dal rapporto tra la quantità di transgene presente e la quantità del gene di riferimento,
moltiplicato per 100.
La percentuale ottenuta per ogni campione è attendibile quando il valore del coefficiente di
variazione (CV) delle sei repliche ottenute (3 repliche per ogni DNA estratto) è inferiore a 30%.
3. Primer e probes
Nome
Sequenza di DNA da 5’ a 3’
Zeina F
CGTGTCCGTCCCTGATGC
Zeina R
AGGCGTCATCATCTGTGGC
Sonda Zeina
VIC-CAACTGTTGGCCTTACCGCTTCAGACG-Tamra
Lectina F
TCCACCCCCATCCACATTT
Lectina R
GGCATAGAAGGTGAAGTTGAAGGA
Sonda Lectina
VIC-AACCGGTAGCGTTGCCAGCTTCG-Tamra
P35S F
GACATTGCGATAAAGGAAAGGC
P35S R
GGGTCCATCTTTGGGACCA
P35S probe
FAM-ATCGTTGAAGATGCCTCTGCCGACA-Tamra
Riferimenti bibliografici:
−
Hıhne M., et al. Real-Time multiplex PCR: an accurate method for the detection and
quantification of 35S-CaMV promoter in genetically modified maize-containing food. Eur.
Food Res. Technol. (2002) 215:59-64.
−
http://gmotraining.jrc.it/docs/Session11.pdf
4. Punti critici
Il campione deve contenere DNA rilevabile ed amplificabile. Le modalità con cui è stata realizzata
l’estrazione devono pertanto essere ottimali.
aree-tematiche-19-6-07-1
136
La contaminazione tra campioni rappresenta un grave rischio che può inficiare il significato
dell’analisi. Anche le più piccole tracce di DNA positivo possono causare contaminazioni e quindi
risultati falso-positivi. Questo tipo di errore può verificarsi in diverse fasi della procedura, sia
durante l’estrazione, sia mediante aerosol durante l’amplificazione, sia da amplificati precedenti
presenti nell’ambiente di lavoro. Importante è quindi la dislocazione delle varie aree in cui si
eseguono le operazioni: estrazione, reazioni di PCR in fase di allestimento e prodotti di PCR in fase
di verifica.
Grande attenzione deve essere prestata anche nella preparazione dei campioni di controllo. È infatti
buona norma preparare il controllo negativo per primo ed il campione con il DNA di controllo
positivo sempre per ultimo
In sintesi, alcune raccomandazioni utili a prevenire le contaminazioni possono essere così riassunte:
-
avere aree per estrazione, pre-post PCR, elettroforesi, separate
-
aliquotare i reagenti,
-
usare puntali con filtro,
-
usare guanti senza polvere; i guanti dovrebbero coprire completamente il polso dell’operatore,
-
usare camice sterile abbottonato completamente,
-
pulire costantemente l’area di lavoro con alcool etilico 96%.
Rischio opposto, ma non meno grave, è rappresentato da risultati falso-negativi. Questi possono
essere determinati dall’azione inibente di alcuni metaboliti della pianta, come i polisaccaridi oppure
dalla presenza di impurità negli acidi nucleici estratti, quali residui di reagenti chimici impiegati
(CTAB, etanolo…).
Tra le buone pratiche di laboratorio, utili per un’ottimizzazione della procedura, si può ricordare
anche il buon uso della cappa a flusso laminare:
-
preparare i materiali necessari per l’attività e disporre gli oggetti necessari nella cappa per
minimizzare il numero dei movimenti attraverso il flusso;
-
evitare altre attività del personale nella stanza, per esempio, movimento, apertura e chiusura
di porte, che possono perturbare la cortina d’aria frontale di protezione della cappa;
-
chiudere porte e finestre del laboratorio, evitando che entrino persone fino al termine del
lavoro;
-
sedersi il più possibile vicino al bordo della cappa cercando di svolgere le operazioni verso il
fondo del piano di lavoro;
aree-tematiche-19-6-07-1
137
-
cominciare la manipolazione dei materiali circa un minuto dopo la disposizione delle braccia
all’interno della cappa per permettere alla cappa di stabilizzarsi; in questo modo, inoltre, il
flusso “lava” le mani e le braccia e rimuove gli agenti inquinanti microbici di superficie;
-
muovere le braccia lentamente e dolcemente per evitare turbolenze;
-
ridurre al minimo l’entrata e l’uscita delle braccia;
-
non ostruire la griglia anteriore con fogli, pipette o altri materiali e realizzare tutte le
operazioni sotto cappa ad almeno 10-15 cm dalla griglia anteriore di lavoro;
-
disporre all’interno della cappa soltanto i materiali e le attrezzature richieste, posizionandoli
verso il bordo posteriore della superficie, lontano dalla griglia anteriore della cappa;
-
non introdurre mai oggetti di lavoro inutili (carta, penne…);
-
accendere la cappa almeno tre-cinque minuti prima di cominciare il lavoro, per permettere che
i ventilatori vadano a regime e che il flusso dell’aria raggiunga la giusta velocità;
-
pulire prima e dopo ogni reazione di PCR le pareti e la superficie con etanolo al 96%;
analogamente, le superfici di tutti i materiali ed i dispositivi disposti sotto cappa devono
essere puliti con etanolo al 96%;
-
lasciare accesa la cappa per qualche minuto prima di spegnerla;
-
mettere subito il pannello di chiusura ed accendere la lampada a raggi U.V., assicurandosi che
non sia presente DNA sui piani di lavoro del laboratorio, anche se il vetro scherma quasi
completamente i raggi U.V..
Da ultimo, si riporta uno schema che mette in relazione diversi risultati falsati con le possibili fonti
di errore e con le azioni correttive da mettere in atto.
Verifica dei passaggi operativi
Risultato
Nessun amplificato, nè dal
Possibile fonte di errore
Taq polimerasi inattiva o
DNA di controllo ne’ dal DNA assente dalla mix di
campione
reazione
Programma di PCR errato
aree-tematiche-19-6-07-1
138
Azione correttiva
Usare nuova polimerasi.
Controllare il programma.
Nessun amplificato dalla
Nessun o insufficiente
Usare più o meno DNA per la
reazione di controllo del DNA
DNA estratto.
PCR.
campione, solo dal DNA
Inibizione della PCR per
Rifare l’estrazione.
controllo.
sostanze inibitorie.
Rifare la PCR.
Inibizione da troppo DNA.
Controllo dell'NTC positivo
Contaminazione con DNA Controllare il sistema di
durante la preparazione o
precauzioni. Controllare le
dei reagenti per la PCR o
soluzioni. Irradiare con UV le
della mix.
pipette e le plastiche
utilizzate.
Ripetere la PCR.
Controllo di estrazione positivo Contaminazione con DNA Controllare le soluzioni.
per l'amplificato transgenico.
o del materiale o del
campione durante
l'estrazione del DNA.
aree-tematiche-19-6-07-1
139
Ripetere l'estrazione e la PCR.
ALLEGATO 7
PCR QUALITATIVA PER LO SCREENING DEL TERMINATORE NOS IN MAIS
-PROTOCOLLO-
1. Premessa
Nel caso di campioni di mais risultati negativi alla presenza del promotore 35S, occorre eseguire
un’ulteriore analisi per verificare l’assenza dell’evento GA21 che non ha tale promotore.
L’analisi può essere condotta impiegando la tecnica di PCR qualitativa per la ricerca del terminatore
nos e, in caso di positività riscontrata, si può procedere alla quantificazione evento-specifica
secondo le indicazioni fornite nell’allegato 5.
2. PCR qualitativa: procedura
La procedura per la preparazione della mix di reazione è la seguente:
− scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di
reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato
− aggiungere nel tubo di preparazione della mix mantenuto in ghiaccio i reagenti riportati in
tabella secondo l’ordine indicato, eccetto il DNA:
Concentrazione finale
µl a reazione
1x
12.5
MgCl2
1.5 mM
--
dNTPs
160 µM
--
HA-nos 118-F
0.6 µM
--
HA-nos 118-R
0.6 µM
--
0.8 U
--
Reagente
Tampone 10x
TaqDNA polimerasi
H2O per PCR sterile
DNA
Fino a 25
50 ng
1
Per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni campione,
ogni controllo positivo e negativo sono eseguiti in duplicato e che andrà considerata una quantità
addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento.
aree-tematiche-19-6-07-1
140
− miscelare gentilmente e centrifugare
− aliquotare 24 µl della miscela in ciascun pozzetto della piastra o in appositi tubi da PCR
− aggiungere a ogni pozzetto 1 µl di DNA per campione di analisi, 1 µl di DNA di uno standard di
riferimento 0% per il controllo negativo, 1 µl di DNA di standard a concentrazione nota per il
controllo positivo e 1 µl di H2O per il controllo di reazione
− chiudere la piastra con l’apposito adesivo o i tubi con il relativo tappo
− spinnare la piastra o i tubi
− posizionare la piastra o i tubi nel vano dello strumento e iniziare la corsa secondo il seguente
profilo termico:
Temperatura
Tempo (min)
N° Cicli
1
(°C)
Denaturazione iniziale
95
10:00
Denaturazione
95
0:25
Annealing
62
0:30
Extension
72
0:45
Extention finale
72
7:00
50
1
Primer impiegati
Nome
Sequenza di DNA da 5’ a 3’
HA-nos 118-F
GCATGACGTTATTTATGAGATGGG
HA-nos 118-R
GACACCGCGCGCGATAATTTATCC
Riferimenti bibliografici:
−
Lipp M., et al. Validation of a method based on polymerase chain reaction for the detection of
genetically modified organisms in various processed foodstuffs. Eur. Food Res. Technol.
(2001) 212:497-504.
Terminata la reazione di PCR qualitativa è necessario analizzare i prodotti amplificati allo scopo di
verificarne l’effettiva positività.
A tal fine, deve essere effettuata la procedura di seguito descritta:
-
preparazione di un gel di agarosio al 1.5%
-
colorazione di un’aliquota del prodotto di PCR, pari a 12 µl, con 1/10 v/V di loading buffer
aree-tematiche-19-6-07-1
141
-
caricamento negli appositi pozzetti del gel di agarosio del DNA amplificato, dei relativi
controlli di reazione positivi e negativi, accanto ad un campione standard di peso molecolare
appropriato
-
applicazione del voltaggio desiderato, per il tempo necessario alla separazione delle bande
Completata la corsa elettroforetica il gel deve essere estratto dalla vaschetta, posizionato nel
transilluminatore e letto tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato
transilluminatore. La lettura viene effettuata comparando il campione di DNA oggetto di analisi con
il DNA marcatore di peso molecolare e con il relativo controllo positivo di reazione. Nel caso in cui
il controllo positivo presenti una banda delle dimensioni attese (118 bp) e vi sia assenza di
amplificazione nei controlli negativi l’analisi sarà ritenuta valida. Il campione analizzato presenterà
il terminatore nos se verrà amplificata una banda di dimensioni pari a quella del controllo positivo.
In caso contrario, il campione sarà ritenuto negativo.
Se nel campione oggetto di analisi si osserverà una sola banda amplificata rispetto alle due repliche
eseguite, l’analisi dovrà essere ripetuta.
aree-tematiche-19-6-07-1
142
ALLEGATO 8
ELENCO DELLE VARIETÀ GM ISCRITTE AL “CATALOGO COMUNE DELLE VARIETÀ
DELLE SPECIE DI PIANTE AGRICOLE”; ELENCO DEGLI EVENTI AUTORIZZATI MA
NON ANCORA ISCRITTI AL CATALOGO ED ELENCO DEGLI EVENTI IN ATTESA DI
AUTORIZZAZIONE ALLA COLTIVAZIONE PRESSO L’AUTORITA’ EUROPEA PER LA
SICUREZZA ALIMENTARE (EFSA).
1.
Elenco delle varietà geneticamente modificate, la cui commercializzazione è autorizzata
alle condizioni previste dalla decisione 98/294/CE della Commissione
L’elenco sotto riportato è aggiornato alla venticinquesima edizione integrale (febbraio 2007) del
Catalogo Comune delle varietà di specie agricole (G.U. U.E. 1/3/07 C47 A1)
I mais sono stati autorizzati secondo la decisione (98/294/CE) concernente l’immissione in
commercio di granturco geneticamente modificato (Zea mays L. Linea MON 810) a norma della
direttiva 90/220/CEE del Consiglio:
PAESE
ISCRIZIONE
CLASSE
MATURAZIONE
TIPO DI
IBRIDO
Zea mays L. ALIACAN BT
ES
500
S
ex PL (8/5/06) Limagrain
Zea mays L. ARISTIS BT
ES
700
S
ex PL (8/5/06) Nickerson Sur (Limagrain) MON810
Zea mays L. BACILA
ES
200
S
MON810
Zea mays L. BOLSA
FR
Zea mays L. CAMPERO BT
ES
Zea mays L. CUARTAL BT
ES
Zea mays L. DK513
FR
Zea mays L. DKC3421YG
DE
250
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC4442YG
ES
300
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC5784YG
ES
600
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC6041YG
ES
600
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC6550
ES
700
S
ex PL (8/5/06) Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC6575
ES
600
S
ex PL (8/5/06) Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. ELGINA
FR
S
ex PL (8/5/06)
MON810
Zea mays L. FOGGIA
ES
700
S
MON810
Zea mays L. GAMBIER BT
ES
500
S
ex PL (8/5/06) Nickerson Sur (Limagrain) MON810
Zea mays L. HELEN BT
ES
700
S
MON810
Zea mays L. JARAL
ES
Zea mays L. KURATUS
DE
Zea mays L. LEVINA
FR
SPECIE
IBRIDO
500
DITTA
EVENTO
MON810
S
ex PL (8/5/06)
MON810
S
ex PL (8/5/06) Advanta
MON810
S
ex PL (8/5/06) Arlesa
MON810
S
ex PL (8/5/06)
MON810
S
260
NOTE
ex PL (8/5/06) Semillas Fitò
S
S
MON810
MON810
ex PL (8/5/06)
MON810
Zea mays L. NOVELIS
FR
S
Zea mays L. OLIMPICA
FR
S
ex PL (8/5/06)
MON810
Zea mays L. PROTECT
ES
S
ex PL (8/5/06) Koipesol
MON810
aree-tematiche-19-6-07-1
500
143
MON810
PAESE
ISCRIZIONE
CLASSE
MATURAZIONE
TIPO DI
IBRIDO
Zea mays L. PR32P76
ES
700
S
Zea mays L. PR32R43
ES
600
S
MON810
Zea mays L. PR32W04
ES
600
S
MON810
Zea mays L. PR33P67
ES
600
S
SPECIE
IBRIDO
NOTE
DITTA
ex PL (8/5/06) Pioneer (DuPont)
ex PL (8/5/06) Pioneer (DuPont)
EVENTO
MON810
MON810
Zea mays L. PR34N44
ES
600
S
Pioneer (DuPont)
MON810
Zea mays L. PR36R11
ES
300
S
Pioneer (DuPont)
MON810
Zea mays L. PR38F71
DE
270
S
Pioneer (DuPont)
MON810
Zea mays L. PR39F56
DE
260
S
Pioneer (DuPont)
MON810
Zea mays L. PR39V17
DE
250
S
Pioneer (DuPont)
MON810
Zea mays L. RIGLOS BT
ES
700
S
MON810
Zea mays L. SF1035T
ES
700
S
MON810
Zea mays L. SF1036T
ES
700
S
MON810
Zea mays L. SF1112T
ES
600
S
MON810
Zea mays L. ASTURIAL BT
ES
600
S
MON810
Zea mays L. AZEMA YG
ES
600
S
MON810
Zea mays L. BELES SUR
ES
700
S
MON810
Zea mays L. DKC5018 YG
ES
300
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. DKC653 YG
ES
700
S
Dekalb (Monsanto)
MON810
Zea mays L. EVOLIA YG
ES
600
S
MON810
Zea mays L. LUSON BT
ES
600
S
MON810
Zea mays L. PR31N28
ES
700
S
MON810
Zea mays L. PR33B51
ES
600
S
MON810
Zea mays L. SF4701T
ES
700
S
MON810
Zea mays L. VIRIATO BT
ES
700
S
MON810
Legenda:
S= ibrido semplice
ex PL = commercializzazione non concessa in Polonia (DEC. 8/5/06/CE)
Elementi genetici introdotti in mais MON810
Nome
Descrizione
Funzioni
5'FRund
Sequenza non desiderata nella regione 5' fiancheggiante l'inserto
Non nota
P-e35S
promotore costituivo del gene 35S di CaMV
Promotore costitutivo
Cry1Ab
3'FRund
Sequenza
codificante
per
un'endotossina
Bt
di
Bacillus Resistenza agli insetti, Resistenza ai
thuringiensis var. kurstaki
lepidotteri,
Sequenza non desiderata nella regione 3' fiancheggiante l'inserto
Non nota
aree-tematiche-19-6-07-1
144
2. Eventi per i quali è stata richiesta l’autorizzazione che non sono iscritti al Catalogo
Comune delle varietà di specie agricole
Nome Prodotto
Colza MS1/RF1
Colza MS1/RF2
Mais Bt176
Mais T25
Caratteri Inseriti
•
Gene bar (tolleranza agli erbicidi
glufosinato)
•
gene Barnase (sterilità maschile)
•
Gene Barstar (ripristino fertilità)
•
Gene nptII (resistenza agli
antibiotici: kanamicina)
•
Gene bar (tolleranza agli erbicidi
glufosinato)
•
gene Barnase (sterilità maschile)
•
Gene Barstar (ripristino fertilità)
•
Gene nptII (resistenza agli
antibiotici: kanamicina)
•
Gene bar (tolleranza agli erbicidi:
glufosinato)
•
Gene barnase (sterilità maschile)
•
Gene barstar (ripristino fertilità)
•
Gene nptII (resistenza agli
antibiotici kanamicina)
•
Gene pat (tolleranza agli erbicidi)
•
Gene bla troncato (resistenza agli
antibiotici: kanamicina)
Tabacco varietà ITB •
1000 OX
3.
Gene bxn (tolleranza agli erbicidi)
Scopo
Coltivazione
Importazione
Processamento
Alimentazione animale
Status
Notificante
Autorizzato 90/220/CEE Bayer Cropscience
con decisione 97/392/CE
Iscritta al registro degli
alimenti
Coltivazione
Importazione
Processamento
Alimentazione animale
Autorizzato 90/220/CEE Agrevo
con decisione 97/393/CE
Iscritta al registro degli
alimenti
Coltivazione
Importazione
Processamento
Alimentazione animale
Autorizzato 90/220/CEE Ciba-Geigy
con decisione 97/98/CE
Iscritta al registro degli
alimenti
Coltivazione
Importazione
Processamento
Alimentazione animale
Coltivazione
Autorizzato 90/220/CEE Agrevo
con decisione 98/293/CE
Iscritta al registro degli
alimenti
Autorizzato 90/220/CEE Seita
con decisione 94/385/CE
Iscritta al registro degli
alimenti
Eventi in via di autorizzazione per la coltivazione presso l’EFSA
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
aree-tematiche-19-6-07-1
1507 X NK603
Zea mays
1507 X NK603
Pioneer Hi-Bred
Regno Unito
29/06/2005
10/03/2006
Resistente agli insetti e tollerante agli erbicidi
DAS- Ø15Ø7-1 X MON-ØØ6Ø3-6
Impiegato come
Ingrediente Food/Food secondo il regolamento 1829/2003
Materiale Feed/Feed secondo il regolamento 1829/2003
Per importazione e lavorazioni
Per coltivazione
145
Elementi genetici introdotti in mais 1507 X NK603
Sigla
EPSPS
Nome
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium tumefaciens
CP4)
EPSPS
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium tumefaciens
CP4)
at
Tipo Promotore, altro
HT P-ract1/ract1 introne contenente al
promotore actina 1 del riso,
sito di inizio trascrizione,
peptide di transito del cloroplasto dal
gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana
HT Promotore 35S enhanced da CaMV,
introne HSP70 da mais,
peptide di transito del cloroplasto dal
gene EPSPS (CTP2) di A. thaliana
phosphinothricin Ncetyltransferase
(S.viridochromogenes)
cry1Fa2 cry1F delta-endotoxin (Bacillus
thuringiensis var. aizawai)
Terminatore
Nopaline synthase da A.
tumefaciens (nos) 3'-segnale
di poliadenilazione
Copie
1
Nopaline synthase da A.
tumefaciens (nos) 3'-segnale
di poliadenilazione
1
Forma
CP4 EPSPS gene
modificato con i
codoni
ridondanti in
piante
CP4 EPSPS gene
modificato con i
codoni
ridondanti in
piante
HT CaMV 35S
CaMV 35S segnale di
poliadenilazione al 3’
1 funzionante
IR Promotore ZM (Zea mays) per
Ubiquitina con il primo esone ed
introne
segnale di poliadenilazione
al 3’ della ORF25 da
Agrobacterium tumefaciens
1 funzionante Sequenza
1-2 parziali modificata con i
codoni
ridondanti in
piante
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
NK603
Zea mays
NK603
Monsanto
Paesi Bassi
04/08/2005
12/05/2006
Tollerante agli erbicidi
MON-ØØ6Ø3-6
Impiegato come
Ingrediente Food/Food
Materiale Feed/Feed
Per importazione e lavorazioni
Coltivazione
Elementi genetici introdotti in mais NK603
Sigla
EPSPS
Nome
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium
tumefaciens CP4)
EPSPS
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium
tumefaciens CP4)
aree-tematiche-19-6-07-1
Tipo Promotore, altro
Terminatore
HT P-ract1/ract1 introne contenente il nopaline synthase (nos) 3' da A.
promotore actina 1 del riso,
tumefaciens -segnale di
sito di inizio trascrizione,
poliadenilazione
peptide di transito del cloroplasto
dal gene EPSPS (CTP2) di A.
thaliana
HT Promotore 35S enhanced da CaMV nopaline synthase(nos) 3' da A.
,
tumefaciens -segnale di
introne HSP70 da mais,
poliadenilazione
peptide di transito del cloroplasto
dal gene EPSPS (CTP2) di A.
thaliana
146
Copie Origine
1 CP4 EPSPS gene
modificato con i
codoni ridondanti in
piante
1
CP4 EPSPS gene
modificato con i
codoni ridondanti in
piante
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
59122
Zea mays
59122
Pioneer Hibred / Mycogen
Paesi Bassi
21/10/2005
09/03/2007
Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi
DAS-59122-7
Impiegato come
Ingrediente Food/Food
Materiale Feed/Feed
Per importazione e lavorazioni
Coltivazione
Elementi genetici introdotti in mais DAS59122
Sigla
Nome
Tipo Promotore, altro
Cry34Ab1 delta-endotoxin IR Promotore per il gene
(Bacillus thuringiensis
dell’ubiquitina di Zea mays,
cry34Ab1 strain PS149B1)
Introne al 5' UTR
Terminatore
Copie
inibitore della proteinasi II 1 funzionante
(PINII) da Solanum
tuberosum
Cry35Ab1 delta-endotoxin
(Bacillus thuringiensis
cry35Ab1 strain PS149B1)
pat
phosphinothricin Nacetyltransferase (S.
viridochromogenes)
Forma
Sequenza modificata per
garantire un’espressione
ottimale in mais
IR
Promotore costituivo del
gene della perossidasi di
Triticum aestivum
inibitore della proteinasi II 1 funzionante Sequenza modificata per
(PINII) da Solanum
garantire un’espressione
tuberosum
ottimale in mais
SM
35S (CaMV)
35S (CaMV)
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
1 funzionante
Soia 40-3-2
Glycine max
40-3-2
Monsanto
Paesi Bassi
04/11/2005
29/09/2006
Tollerante agli erbicidi
MON-Ø4 Ø32-6
Per coltivazione
Elementi genetici introdotti in soia GTS 40-3-2
Sigla
Nome
Tipo Promotore, altro
EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3- HT Promotore CaMV 35S enhanced,
phosphate synthase
Sequenza leader codificante un
(Agrobacterium
peptide di transito per i cloroplasti
tumefaciens CP4)
di Petunia hybrida
aree-tematiche-19-6-07-1
147
Terminatore
Copie Forma
Segnale di poliadenilazione
1
Nativa; anche due
di nopaline synthase (nos) 3'sequenze del gene
da A. tumefaciens
parziali (250 bp; 72 bp)
Colza T45
Brassica napus
T45
Bayer CropScience
Regno Unito
04/11/2005
13/04/07
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
Tollerante agli erbicidi
ACS-BNØØ8-2
Impiegato come
Ingrediente Food/Food
Materiale Feed/Feed
Per importazione e lavorazioni
Coltivazione
Elementi genetici introdotti T45
Sigla
pat
Nome
Tipo Promotore, altro
phosphinothricin N-acetyltransferase (S. HT CaMV 35S
viridochromogenes)
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta valida
Opinione scientifica dell’EFSA adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
Terminatore
Copie Forma
1
Nativa
NK603 X MON810
Zea mays
NK603 x MON810
Monsanto
Paesi Bassi
08/11/2005
10/01/2007
Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi
MON-ØØ6Ø3-6 x MON-ØØ81Ø-6
Per coltivazione
Elementi genetici introdotti in mais NK603 X MON810
Sigla Nome
Tipo Promotore, altro
EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3HT Sequenza del promotore costitutivo del
phosphate synthase
gene dell'actina di Oryza sativa,
(Agrobacterium tumefaciens CP4)
Sequenza del primo introne del gene
dell'actina di Oryza sativa,
sito di inizio trascrizione,
sequenza leader codificante un peptide di
transito per i cloroplasti di Arabidopsis
thaliana
EPSPS 5-enolpyruvylshikimate-3HT Promotore 35S enhanced da CaMV ,
phosphate synthase
introne HSP70 da mais,
(Agrobacterium tumefaciens CP4)
sequenza leader codificante un peptide di
transito per i cloroplasti di Arabidopsis
thaliana
cry1Ab Cry1Ab delta-endotoxin (Btk HD- IR Promotore 35S enhanced da CaMV,
1) (Bacillus thuringiensis subsp.
introne HSP70 da mais
kurstaki (Btk))
aree-tematiche-19-6-07-1
148
Terminatore
Copie Origine
nopaline synthase (nos) 3' da
1 CP4 EPSPS gene
A. tumefaciens -segnale di
modificato con i
poliadenilazione
codoni ridondanti
in piante
nopaline synthase(nos) 3' da
A. tumefaciens -segnale di
poliadenilazione
1
CP4 EPSPS gene
modificato con i
codoni ridondanti
in piante
Nessuno. Perso al 3’ durante
l’integrazione
1
Troncata
1507 X 59122
Zea mays
1507 X 59122
Mycogen Seeds, c/o Dow AgroSciences
Paesi Bassi
20/12/2005
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta
valida
Opinione scientifica dell’EFSA
adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi
DAS-Ø15Ø7-1xDAS-59122-7
Impiegato come
Ingrediente Food/Food
Materiale Feed/Feed
Per importazione e lavorazioni
Coltivazione
Elementi genetici introdotti in mais 1507 X 59122
Sigla
pat
Nome
Tipo Promotore, altro
phosphinothricin NHT CaMV 35S
acetyltransferase (S.viridochrom
ogenes)
cry1F delta-endotoxin (Bacillus
IR Promotore dell’ubiquitina
thuringiensis var. aizawai)
(ubi) di Zea mays e i primi
esone e introne
cry1Fa2
cry34Ab1
Cry34Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis
strain PS149B1)
IR
cry35Ab1
Cry35Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis
strain PS149B1)
IR
pat
phosphinothricin Nacetyltransferase (S.
viridochromogenes)
SM
Specie
Evento
Applicante
Stato richiedente l’applicazione
Data di ricevimento presso EFSA
Data in cui l’applicazione è ritenuta
valida
Opinione scientifica dell’EFSA
adottata
Caratteristiche
Codice identificatore unico
Scopo dell’applicazione
aree-tematiche-19-6-07-1
Terminatore
CaMV 35S 3' segnale di
poliadenilazione
Copie
1
Forma
funzionante
3’segnale di
1 funzionante Sequenza di
poliadenilazione da
1-2 parziali; codificazione alterata
ORF25 (Agrobacterium
per un’ottimale
tumefaciens)
espressione in cellule
di pianta.
Promotore dell’ubiquitina
Inibitore II della
1 funzionante Sequenza di
codificazione alterata
(ubi) di Zea mays, introne e proteinasi (PINII) da
per un’ottimale
5' UTR
Solanum tuberosum
espressione in mais.
Promotore espresso in radice Inibitore della proteinasi 1 funzionante Sequenza di
codificazione alterata
per il gene della perossidasi II(PINII) da Solanum
per un’ottimale
da Triticum aestivum
tuberosum
espressione in mais.
59122 x 1507 x NK603
Zea mays
59122 X 1507 X NK603
Pioneer Hi-Bred
Regno Unito
03/01/2006
Resistente agli insetti tollerante agli erbicidi
DAS-59122-7xDAS-Ø15Ø7-1xMON-ØØ6Ø3-6
Impiegato come
Ingrediente Food/Food
Materiale Feed/Feed
Per importazione e lavorazioni
Coltivazione
149
Elementi genetici introdotti 1507 X 59122 X NK603
Sigla
pat
cry1Fa2
Nome
phosphinothricin Nacetyltransferase (S.
viridochromogenes)
cry1F delta-endotoxin (Bacillus
thuringiensis var. aizawai)
cry34Ab1 Cry34Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis
strain PS149B1)
cry35Ab1 Cry35Ab1 deltaendotoxin (Bacillus thuringiensis
strain PS149B1)
pat
EPSPS
EPSPS
phosphinothricin Nacetyltransferase (S.
viridochromogenes)
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium tumefaciens CP4)
5-enolpyruvylshikimate-3phosphate synthase
(Agrobacterium tumefaciens CP4)
aree-tematiche-19-6-07-1
Tipo Promotore, altro
HT CaMV 35S
IR
IR
Terminatore
CaMV 35S 3' segnale
di poliadenilazione
Promotore dell’ubiquitina
(ubi) di Zea mays e i primi
esone e introne
3’segnale di
poliadenilazione da
ORF25
(Agrobacterium
tumefaciens)
Promotore dell’ubiquitina
Inibitore II della
(ubi) di Zea mays, introne e proteinasi (PINII) da
5' UTR
Solanum tuberosum
Copie
1
Forma
funzionante
1 funzionante Sequenza di
1-2 parziali codificazione alterata per
un’ottimale espressione
in cellule di pianta.
1 funzionante Sequenza di
codificazione alterata per
un’ottimale espressione
in mais.
IR Promotore espresso in radice Inibitore della
1 funzionante Sequenza di
codificazione alterata per
per il gene della perossidasi proteinasi II(PINII) da
da Triticum aestivum
Solanum tuberosum
un’ottimale espressione
in mais.
SM 35S (CaMV)
35S (CaMV)
1 funzionante
HT Sequenza del promotore
costitutivo del gene
dell'actina di Oryza sativa,
Sequenza del primo introne
del gene dell'actina di Oryza
sativa,
sito di inizio trascrizione,
Sequenza leader codificante
un peptide di transito per i
cloroplasti di Arabidopsis
thaliana
HT Promotore 35S enhanced da
CaMV,
introne HSP70 da mais;
sequenza del peptide di
transito del cloroplasto dal
gene EPSPS (CTP2) di A.
thaliana
150
nopaline synthase
(nos) 3' da A.
tumefaciens -segnale di
poliadenilazione
1
CP4 EPSPS gene
modificato con i codoni
ridondanti in piante
nopaline synthase(nos)
3' da A. tumefaciens segnale di
poliadenilazione
1
CP4 EPSPS gene
modificato con i codoni
ridondanti in piante
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Allegato 2
"DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER
VERIFICARE L’ASSENZA DI SEMENTI OGM
IN POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO”
aree-tematiche-19-6-07-1
151
DEFINIZIONE DI PROTOCOLLI E METODI DI ANALISI PER VERIFICARE
L’ASSENZA DI SEMENTI OGM IN POMODORO, PATATA, BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO
1
2
3
4
INDICE
Pag.
INTRODUZIONE
154
1.1
Premessa
154
1.2
Finalità
155
PRELEVAMENTO DEI CAMPIONI
156
2.A
Lycopersicon esculentum, Beta vulgaris
156
2.A.1
Scopo
156
2.A.2
Aspetti generali e documenti di riferimento
156
2.A.3
Caratteristiche del lotto
157
2.A.4
Metodi di campionamento
158
2.A.4.1. Strumenti di campionamento
158
2.A.4.2. Modalità di campionamento
158
2.A.4.3. Intensità di campionamento
159
2.A.5
Dimensione del campione
160
2.A.6
Numero di aliquote
161
2.A.7
Protocollo di campionamento
161
2.B
Solanum tuberosum
161
2.B.1
Scopo
161
2.B.2
Aspetti generali e documenti di riferimento
162
2.B.3
Caratteristiche del lotto
163
2.B.4
Dimensione del campione
163
2.B.5
Numero di aliquote
163
2.B.6
Protocollo di campionamento
163
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI
164
3.1
Scopo
164
3.2
Dimensione del campione
164
3.3
Macinazione
165
3.4
Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi
166
ESTRAZIONE DEL DNA
167
4.1
167
Scopo
aree-tematiche-19-6-07-1
152
5
6
4.2
Metodo
167
4.3
Protocollo di estrazione del DNA
167
QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
169
5.1
Scopo
169
5.2
Metodi e strumenti
169
5.3
Diluizioni
170
5.4
Protocolli di quantificazione del DNA estratto
170
ANALISI OGM
171
6.1
Generalità e scopi
171
6.2
Metodi
172
6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine
172
6.2.2 Metodi basati sull’analisi del DNA
173
6.2.3 La reazione a catena della polimerasi
174
6.3
Analisi OGM: strategie
175
6.4
Protocolli di analisi
177
6.4.1 Verifica dell’amplificabilità del DNA
178
Allegato 2
Protocollo di campionamento di lotti di sementi di pomodoro e 179
barbabietola da zucchero ai fini delle analisi OGM
Protocollo di campionamento di lotti di tuberi-seme di patata ai fini delle 181
analisi OGM
Preparazione del campione di lavoro per le analisi OGM
182
Allegato 3
Protocollo di estrazione del DNA
184
Allegato 4
4.A Protocollo di quantificazione del DNA estratto su gel di agarosio
186
Allegato 5
4.B Protocollo di quantificazione del DNA estratto con lettura 187
spettrofotometrica
Eventi OGM di pomodoro, barbabietola da zucchero, patata
188
Allegato 6
Protocollo di PCR qualitativa - pomodoro, barbabietola da zucchero, patata 191
Allegato 1a
Allegato 1b
198
BIBLIOGRAFIA
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153
1
INTRODUZIONE
1.1
Premessa
Il rispetto delle indicazioni fornite da apposite linee guida nelle diverse fasi di produzione di
prodotti sementieri “NO-OGM” diminuisce fortemente il rischio di “contaminazioni” indesiderate
da parte di sementi transgeniche in lotti appartenenti a varietà di tipo convenzionale. In questo
contesto, le caratteristiche del seme impiegato nelle coltivazioni rappresentano un fattore
fondamentale: la presenza di sementi OGM all’interno del lotto di seme utilizzato per l'istituzione
della coltura, anche se solo in tracce, porta con ogni probabilità all’ottenimento di un prodotto che a
sua volta contiene le impurità indesiderate. Quando poi il prodotto ottenuto è rappresentato da
sementi riproducibili, in condizioni normali di coltivazione si realizza una moltiplicazione di
generazione in generazione di tutte le componenti presenti nel lotto utilizzato in origine.
Accanto ad altri accorgimenti, quindi, le analisi di laboratorio effettuate sul seme destinato alle
semine rappresentano un elemento di grande importanza e forniscono uno strumento
immediatamente utile perché portano all’esclusione dalla filiera dei lotti in cui è riscontrata la
presenza di OGM.
Per verificare l’efficacia degli accorgimenti messi in atto in tutte le fasi di produzione, è opportuno
predisporre analoghi controlli anche sulla semente prodotta che dovrà risultare esente da OGM. In
caso contrario, sarà necessario individuare la possibile origine della “contaminazione” per
predisporre adeguate azioni correttive, oltre che destinare ad altro uso la partita di seme.
Le metodiche di analisi utilizzate per verificare l’assenza di OGM nelle sementi possono trovare
applicazione anche nei controlli su altre matrici e in particolare quando il prodotto della
coltivazione è rappresentato dallo stesso organo vegetale (semi o frutti), pur destinato ad altro uso
(es. consumo alimentare, industria mangimistica). In quest’ultimo caso, tuttavia, il prelievo dei
campioni dovrà essere affrontato in modo adeguato; non potendo adottare nella loro interezza le
metodiche di campionamento previste per le sementi, sarà ad esempio necessario adottare un
sistema di identificazione certa della partita campionata.
Le analisi di detection OGM sono attualmente oggetto di grande interesse a livello internazionale.
Esse assumono grande rilevanza in diversi ambiti. Ricordiamo ad esempio il meccanismo previsto
dalle norme comunitarie per il rilascio delle autorizzazioni per prodotti OGM su richiesta dei
notificanti (validazione dei metodi di detection) e i piani di controllo a livello dei singoli stati
membri dell’UE (in Italia regolamentati dal DM 23/11/2003). Su un fronte diverso, quando ci si
interessa al comparto sementiero è utile ricordare il lavoro in corso in ambito ISTA (International
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154
Seed Testing Association); questa associazione, che raggruppa circa 150 laboratori appartenenti ad
una settantina di paesi, pubblica metodi di campionamento e analisi riconosciuti a livello
internazionale e utilizzati in particolar modo per il rilascio di certificati internazionali per lotti di
sementi destinati all’esportazione. L’ISTA è anche organismo di accreditamento ed ha recentemente
approvato l’inserimento nelle proprie norme e negli standard di accreditamento riferimenti specifici
alle analisi OGM. Nel 2006, un primo piccolo gruppo di laboratori di alcuni Paesi (tra i quali il
Laboratorio ENSE di Tavazzano, LO) sono stati accreditati per le analisi mirate al rilevamento e
alla quantificazione di “specified traits” (sequenze specifiche di DNA) nelle sementi, tra le quali si
inquadrano anche le analisi OGM.
Queste ed altre realtà comportano continui ed approfonditi studi, ricerche, prove di verifica, cicli di
validazione, test di proficiency che, di fatto, comportano un costante aggiornamento di questa
materia, in continua evoluzione.
Tra gli aspetti che al momento in cui si scrive stanno emergendo come prioritari, appare
l’allargamento del “campo di interesse” delle determinazioni analitiche mirate alla detection OGM.
Infatti, sino ad oggi la ricerca applicata alla definizione di protocolli di controllo si è concentrata su
poche specie vegetali e in particolare su mais, soia, colza e cotone. Per altre specie, quali pomodoro,
patata e barbabietola da zucchero, lo stato della ricerca e soprattutto della messa a punto di metodi e
materiali da utilizzare per le analisi è tuttora ad uno stadio iniziale. Peraltro, l’importazione di
sementi e di tuberi-seme di queste tre specie da paesi esterni all’Unione Europea è senz’altro di
importanza minore rispetto ad altre (quali mais e soia) con minori rischi di “contaminazione”.
1.2
Finalità
Scopo di questo documento è definire metodi e protocolli di campionamento e analisi da utilizzare
per verificare l'assenza di OGM in varietà convenzionali delle specie Solanum tuberosum (patata),
Lycopersicon esculentum (pomodoro), Beta vulgaris subsp. vulgaris (barbabietola da zucchero) con
particolare riferimento alla produzione di sementi.
In considerazione della tipologia e della provenienza di materiali di riproduzione o moltiplicazione
utilizzati per le tre specie, questi protocolli potranno essere impiegati per impostare un sistema di
controllo “a sondaggio”.
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155
2.
CAMPIONAMENTO
Come noto, la patata è una specie che, in campo sementiero, presenta aspetti assolutamente
peculiari. Per questa specie, infatti, il materiale utilizzato come semente è il tubero, quindi un
organo vegetativo ottenuto attraverso moltiplicazione vegetativa che pone problematiche assai
diverse da quelle tipiche dei materiali ottenuti attraverso un meccanismo riproduttivo, quali il seme
di pomodoro o il glomerulo di barbabietola.
Anche per quanto attiene al campionamento, è necessario pertanto trattare in modo distinto le specie
oggetto della ricerca che qui si relaziona.
2.A
Lycopersicon esculentum, Beta vulgaris
2.A.1 Scopo
L’attendibilità del risultato di qualsiasi analisi è prima di tutto condizionata dalle caratteristiche del
campione sul quale viene realizzata. Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere
un campione nel quale la probabilità di riscontrare un componente (in questo caso sementi OGM
eventualmente presenti) è determinata unicamente dalla frequenza con il quale lo stesso è distribuito
nel lotto di seme. Il campione deve cioè essere rappresentativo del lotto da cui è stato prelevato; il
lotto, a sua volta, deve rispondere a requisiti sufficienti di omogeneità: la distribuzione
disomogenea del componente impedisce infatti la possibilità di ottenere campioni affidabili.
Il campione prelevato dal lotto e inviato al laboratorio deve inoltre avere dimensioni adeguate per le
analisi.
2.A.2 Aspetti generali e documenti di riferimento
In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM
in lotti di sementi non-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di
altri fuori-tipo. In tutti i casi, infatti, i “contaminanti” possono derivare da uno dei seguenti fattori:
-
inquinamenti “banali” (mancata pulizia delle macchine agricole utilizzate per la raccolta, dei
mezzi utilizzati per i trasporti, delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino)
-
inquinamenti dovuti ad impollinazioni indesiderate da parte di piante estranee alla varietà cui
appartiene la coltura portaseme.
Con questa premessa, anche ai fini delle analisi OGM, il campionamento delle sementi richiede
l’adozione dei metodi cui si ricorre per il prelievo dei campioni da destinare ad altre tipologie di
analisi, quali germinabilità, purezza fisica, ricerca dei semi estranei. Questa impostazione è ad
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156
esempio seguita dalla Raccomandazione della Commissione del 4 ottobre 2004. La specificità che
caratterizza il prodotto semente rispetto ad altri è riconosciuta innanzitutto proprio in riferimento
alle modalità di campionamento. Infatti, nel caso di questi prodotti, si può far riferimento a metodi
internazionali quali quelli emanati dall’ISTA (International Seed Testing Association)
(1)
. Con
riferimento alle diverse situazioni pratiche nelle quali ci si può trovare ad operare (specie,
dimensione dei lotti, stato delle sementi, tipologia delle confezioni), le norme ISTA fissano i
requisiti cui il lotto deve corrispondere (omogeneità, peso massimo) e le modalità con cui devono
essere effettuati i prelievi (strumenti, intensità di campionamento, peso dei campioni).
A livello nazionale, il DM 22 dicembre 1992(2) stabilisce i metodi ufficiali di analisi per le sementi,
comprendendo anche la componente campionamento. Norme ISTA e metodi nazionali si ispirano
agli stessi principi e sono pertanto allineati fra loro, anche se alcuni dettagli li differenziano.
È anche necessario ricordare le norme comunitarie che disciplinano il settore e che regolamentano
la commercializzazione delle sementi. Queste infatti, accanto ad altri aspetti, stabiliscono l’obbligo
di identificare i lotti, a garanzia della perfetta tracciabilità.
2.A.3 Caratteristiche del lotto
Condizione preliminare è innanzitutto l’omogeneità del lotto che deve essere identificato. A questo
fine, massima garanzia è data dalla presenza di un cartellino ufficiale di certificazione; in questo
caso, l’identificazione è rappresentata dal numero di partita.
Qualora il lotto da campionare non fosse definitivamente certificato, è comunque necessario
provvedere alla sua sigillatura e alla sua identificazione (anche con numero di riferimento
provvisorio).
Le dimensioni del lotto non devono superare il peso massimo sotto indicato, con una tolleranza del
5%.
-
Pomodoro: 10 t
-
Barbabietola: 20 t
Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente
identificabile.
Nel caso di seme confettato, il peso massimo del lotto previsto dal D.M. 22 dicembre 1992 rimane
quello sopra indicato (con la tolleranza del 5%); esso può contenere un massimo di 1.000 milioni
(es. 10.000 unità di 1000.000 semi ciascuna) di semi confettati e raggiungere un peso totale (al
lordo del materiale ricoprente) di 42 t (più 5%). Anche in questo caso, le partite di peso superiore
devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei quali chiaramente identificabile.
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157
2.A.4 Metodi di campionamento
2.A.4.1 Strumenti di campionamento
Gli strumenti utilizzati per il prelievo di campioni possono essere di diverso tipo.
Sonda lunga per sacchi. È costituita da due tubi cilindrici ruotanti l’uno internamente all’altro; il
tipo da utilizzare per i semi di piccole dimensioni è diviso in 9 compartimenti rettangolari.
Sonda lunga per silos, cassoni, ecc. E’ costituita da due tubi cilindrici ruotanti uno nell’altro e divisi
in diversi compartimenti rettangolari.
Sonda corta. E’ formata da due tubi cilindrici, senza divisioni, ruotanti uno nell’altro, provvisti di
un’unica apertura rettangolare, con una punta conica; ne esistono modelli con dimensioni diverse, in
riferimento al tipo di semi da campionare.
Sonda tipo Nobbe. E’ costituita da un tubo singolo con apertura ovale ed ha dimensioni diverse, in
relazione ai diversi tipi di seme da prelevare.
Campionatore automatico. Può essere impiegato nel caso di sementi in flusso e deve garantire le
condizioni previste al seguente punto 2.A.4.2. c).
2.A.4.2
Modalità di campionamento
Al momento del prelievo, il lotto di seme deve essere accessibile in ogni sua parte al tecnico.
Qualora risultino evidenti fenomeni di eterogeneità del lotto, il tecnico deve rifiutarsi di eseguire
l’intervento.
Il metodo di campionamento da prescegliere dipende dal tipo di confezione o comunque dallo stato
in cui si trova la semente da campionare.
Prima del campionamento, è necessario verificare l’identificazione del lotto. L’intervento di
campionamento viene di norma effettuato sulle confezioni definitive o al momento del
confezionamento. In quest’ultimo caso, l’operazione di preparazione delle confezioni definitive
deve essere eseguita sotto controllo. È possibile effettuare il campionamento su confezioni
provvisorie, adottando idonee procedure di garanzia del mantenimento dell’identità del lotto
(sigillatura provvisoria e supervisione all’apertura e confezionamento finale)
a)
Sacchi aperti
Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda lunga, introducendola in posizione chiusa e
in senso diagonale fino a toccare il fondo. La sonda viene quindi aperta, agitata leggermente per
facilitare l’ingresso del seme, richiusa ed estratta. La sonda va poi vuotata su una superficie pulita e
piana per verificare l’uniformità del seme fra i singoli compartimenti.
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158
b)
Sacchi chiusi
Il campionamento viene effettuato utilizzando la sonda corta o la sonda Nobbe; queste si
introducono nel sacco in direzione ascendente con un angolo di circa 30° con l’orizzontale. La
sonda corta si introduce in posizione chiusa, poi si apre, si lascia entrare il seme, si richiude e si
estrae dal sacco. La sonda Nobbe si introduce con l’apertura ovale rivolta verso il basso, si gira di
180° riportando il foro verso l’alto e si ritrae lentamente in modo da ottenere un prelevamento
uniforme per tutta la sezione esplorata. L’introduzione della sonda nei sacchi prescelti per il
campionamento deve avvenire alternativamente in alto, in mezzo, in basso.
c)
Sementi in flusso
I prelievi devono essere eseguiti con un recipiente di sezione tale da comprendere quella del flusso.
La periodicità del prelevamento e il quantitativo di ogni prelievo saranno regolati in base alla
dimensione del seme, in modo da risultare costanti nel corso dell’operazione.
Qualunque metodo si usi, i campioni elementari devono essere di dimensioni simili tra loro e
confrontati per giudicare l’uniformità del lotto.
2.A.4.3
Intensità di campionamento
L’intensità o frequenza di campionamento è rappresentata dal numero minimo di singoli prelievi,
ciascuno definito come campione elementare, da destinare alla formazione del campione globale,
costituito, appunto, dall’unione e dalla miscelazione di tutti i campioni elementari. Con opportune
procedure, dal campione globale si ricava il campione medio di prelevamento che viene inviato al
laboratorio.
L’intensità minima di campionamento è regolata sulla base del peso unitario delle confezioni, del
numero di confezioni che compongono il lotto o del peso totale del lotto.
In applicazione ai metodi ufficiali nazionali, l’intensità minima di campionamento viene stabilita
secondo quanto segue.
a)
confezioni di peso unitario da 100 kg o confezioni similari e di dimensioni uniformi:
N° di confezioni: da 1 a 5
→
N° 1 campioni elementari da ogni confezione, non meno di 5
N° di confezioni: da 6 a 30 →
N° 1 campioni elementari ogni 3 confezioni, non meno di 5
N° di confezioni: > 30
→
N° 1 campioni elementari ogni 5 confezioni, non meno
di 10
b) confezioni di peso inferiore ai 100 kg:
Le confezioni vengono idealmente raggruppate per raggiungere unità di campionamento ciascuna
prossima a 100 Kg (es. 4 confezioni da 25 kg, 2 confezioni da 40 kg, 20 confezioni da 5 kg). Alle
unità di campionamento così costituite si applicano le indicazioni elencate al punto a).
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159
c) seme in flusso continuo:
Peso totale del lotto: fino a 500 Kg
→ N° 5 campioni elementari (N° 3 campioni elementari se
il peso totale del lotto è inferiore a 50 kg)
Peso totale del lotto: da 501 a 3.000 Kg
→
N° 1 campione elementare ogni 300 Kg, non
meno di 5
Peso totale del lotto: da 3.001 a 40.000 Kg →
N° 1 campione elementare ogni 500 Kg, non
meno di 10
d) semi confettati:
L’intensità di campionamento è quella sopra indicata. Tuttavia, poiché il campione di seme
confettato contiene un minor numero di semi rispetto al corrispondente campione di seme non
confettato, occorre prestare particolare cura nel prelievo, al fine di garantire la rappresentatività del
campione, di evitare danni o modificazioni ai confetti e di assicurare l’ottenimento di un campioni
di dimensioni adeguate in relazione alle analisi da eseguire (vedi successivo punto 2.A.5).
Regola generale
Da ciascuna confezione si devono prelevare campioni elementari di peso simile; le confezioni da
campionare devono essere selezionate a caso all’interno del lotto e i campioni elementari devono
essere tratti dalla cima, dal mezzo e dal fondo delle confezioni.
2.A.5 Dimensione del campione
La dimensione minima del campione di analisi, quando questo è costituito da semi, è stabilita in
3.000 individui, quantità statisticamente calcolata sulla base dei criteri adottati per la valutazione
delle metodiche di laboratorio e in particolare del livello di qualità che si richiede sia raggiunto
dalle analisi.
Poiché le sementi di una stessa specie possono avere peso differente a seconda della varietà o del
calibro, il peso minimo del campione è fissato come segue.
-
Pomodoro: 10 g
-
Barbabietola: 80 g
Nel caso di seme confettato, il peso minimo del campione deve essere stabilito in relazione alle
dimensioni dei confetti al fine di ottenere un minimo di 3.000 semi; qualora la valutazione venga
effettuata in base al peso, è bene calcolare un incremento del 10% a scopo di garanzia.
È importante sottolineare che anche il frazionamento del campione d’analisi a partire dal
quantitativo che giunge al laboratorio, quando necessario, deve essere effettuato ricorrendo a
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160
procedure idonee, tali da mantenere le caratteristiche di rappresentatività. A tal fine, il laboratorio
deve disporre degli strumenti necessari (divisori).
2.A.6. Numero di aliquote
Il numero ottimale di aliquote nelle quali deve essere suddiviso il campione finale di prelevamento
è cinque, ciascuna delle dimensioni minime previste al punto precedente; queste sono così destinate:
-
disponibile per il laboratorio: analisi
-
disponibile per il laboratorio: eventuale rianalisi
-
disponibile per altro laboratorio: eventuale analisi di revisione
-
disponibile per future necessità: da conservare per un anno dalla data di analisi
-
disponibile per la ditta presso la quale viene effettuato il campionamento.
2.A.7. Protocollo di campionamento
Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le
seguenti finalità:
-
garantire il rispetto di quanto previsto dai metodi ufficiali in vigore nel nostro Paese per il
campionamento delle sementi
-
garantire la disponibilità di un numero sufficiente di aliquote, tali da soddisfare le diverse
esigenze (analisi, eventuale rianalisi, analisi di revisione, conservazione, disponibilità di
un’aliquota per l’operatore sementiero)
-
garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti.
Il protocollo di campionamento di sementi di pomodoro e barbabietola da zucchero è riportato
nell’allegato 1a.
2.B
Solanum tuberosum
2.B.1 Scopo
Nel principio, lo scopo del campionamento non si differenzia rispetto a quello descritto per specie
diverse dalla patata e materiali diversi dai tuberi-seme.
Scopo principale del campionamento è infatti quello di ottenere un campione rappresentativo del
lotto da cui è stato prelevato e di dimensioni adeguate per le analisi che devono essere realizzate.
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161
2.B.2 Aspetti generali e documenti di riferimento
In generale, si concorda sull’assunto che la distribuzione delle contaminazioni accidentali da OGM
in lotti di sementi non-OGM assuma comportamenti simili a quelli che caratterizzano la presenza di
altri fuori-tipo. Nel caso della patata, pertanto, i “contaminanti” possono derivare soltanto dagli
inquinamenti definiti “banali” (mancata pulizia delle macchine agricole utilizzate per la raccolta,
dei mezzi utilizzati per i trasporti, delle macchine di selezione meccanica, errori di magazzino),
mentre sono escluse le problematiche derivanti da eventuali impollinazioni indesiderate
(contaminazioni biologiche), ininfluenti nel caso di produzioni derivanti da moltiplicazione
vegetativa.
Il campionamento dei tuberi-seme di patata presenta notevoli difficoltà, dovute innanzitutto
all’assenza di metodi ufficiali di campionamento. A livello internazione, la Commissione ECEONU (Commissione Economica per l’Europa della Nazioni Unite), che ha come scopo principale
quello di incoraggiare la cooperazione economica fra i 56 paesi che vi aderiscono, ha messo a punto
Standard di Commercializzazione per i Tuberi-Seme di Patata(3). Nell’ambito di questi standard, si
prevede che le operazioni di campionamento vengano effettuate ufficialmente, o sotto controllo
ufficiale senza peraltro fissare le metodiche da applicare. L’argomento è comunque allo studio della
Commissione che ha espresso l’intenzione di giungere alla definizione di metodi di campionamento
armonizzati. Il primo passo, tuttora in corso, è rappresentato dalla raccolta di informazioni sulle
modalità di campionamento adottate dai diversi paesi. Poiché lo scopo principale dei controlli
previsti dal protocollo ECE-ONU è di tipo sanitario, sarà comunque necessario verificare
l’applicabilità della procedura di campionamento che verrà proposta per le finalità specifiche delle
verifiche OGM.
Le dimensioni dei tuberi rendono difficile ottenere campioni realmente rappresentativi e la loro
deperibilità, dovuta all’elevato contenuto idrico, pone ulteriori problemi di trasporto e
conservazione. Ne consegue, la difficoltà di definire metodi standardizzati, applicabili a livello
nazionale e internazionale. L’approccio sul quale concordano gli esperti è quello di mirare al
miglior compromesso fra “praticabilità” e “rischio”.
Il campionamento dei tuberi-seme di patata può essere effettuato sia in campo che in magazzino.
Studi e approfondimenti condotti nel passato dall’ENSE, hanno portato a stabilire che la prima
ipotesi è preferibile alla seconda perché consente una migliore rappresentatività, pur comportando
maggiori oneri.
Nel caso specifico della problematica OGM, poiché il rischio delle “contaminazioni” biologiche è
inesistente e le importazioni da Paesi extra-UE molto limitate, si ritiene che il sistema di controllo
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162
possa prevedere solo interventi mirati, qualora sussista il sospetto che un lotto sia stato
“contaminato”, o a sondaggio. Il protocollo proposto prevede il campionamento in campo.
2.B.3 Caratteristiche del lotto
A scopo informativo, si ricorda che le dimensioni del lotto di tuberi-seme di patata non devono
superare il peso massimo di 100 t, con una tolleranza del 5%, così come prescritto dal D.P.R 1065
del 8-10-73(4). Le partite di peso superiore devono essere frazionate in diversi lotti, ciascuno dei
quali chiaramente identificabile.
2.B.4 Dimensione del campione
La dimensione minima del campione di analisi di 3.000 individui stabilita per la generalità dei casi
non è praticabile nel caso della patata. Anche a questo proposito, valgono le considerazioni già
espresse al punto 2.B.2 e si rende necessaria una sorta di compromesso fra ciò che sarebbe ottimale
da un punto di vista statistico e ciò che risulta applicabile nella pratica.
Pur a livello informale, un gruppo di esperti dei diversi stati membri dell’UE ha proposto di fissare
in 400 tuberi-seme la dimensione minima del campione da sottoporre ad analisi ai fini dei controlli
OGM.
2.B.5. Numero di aliquote
Ancora una volta, le peculiarità della specie impongono scelte diverse rispetto a quelle praticate in
altri casi. Infatti, nel caso della patata, la suddivisione in cinque aliquote, ciascuna delle dimensioni
minime previste, appare assai problematica. Si ritiene perciò sufficiente il prelievo di una singola
aliquota. Nel contempo, il detentore del lotto dovrà garantire la custodia dello stesso sino al
completamento delle analisi al fine di consentire un eventuale ricampionamento.
2.B.6. Protocollo di campionamento
Il protocollo di campionamento sviluppato dall’ENSE nel quadro del progetto attuale persegue le
seguenti finalità:
-
il campionamento deve essere effettuato nel momento ottimale (10 giorni dopo la
distruzione dei cespi)
-
garantire la possibilità di un ricampionamento
-
garantire la disponibilità di campioni di analisi di dimensioni sufficienti.
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163
Il protocollo di campionamento di tuberi-seme di patata è riportato nell’allegato 1b.
3
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI ANALISI
3.1
Scopo
Scopo della fase di preparazione è ottenere un campione di lavoro sul quale effettuare l’analisi
OGM; questo viene ottenuto tramite macinazione. Il campione di analisi deve garantire le seguenti
condizioni:
-
dimensioni adeguate e determinate sulla base del protocollo di analisi che si intende applicare
-
sufficiente grado di finezza del macinato
-
sufficiente grado di omogeneizzazione del macinato
-
assenza di “contaminazioni” da laboratorio
3.2
Dimensione del campione di analisi
A livello internazionale e sulla base di quanto riportato in bibliografia, la dimensione del campione
di analisi per la determinazione della presenza accidentale di OGM nelle sementi è fissata in 3.000
semi, ad eccezione che per la patata, per la quale si propone l’analisi di 400 tuberi-seme.
L’ottenimento di campioni di analisi comprendenti il numero prefissato di semi viene effettuata su
base ponderale:
-
calcolo del peso dei 1.000 semi dello specifico campione
-
calcolo del peso corrispondente al numero di semi prefissato
-
suddivisione del campione pervenuto e ottenimento del campione di analisi con l’utilizzo di
idonei strumenti (divisori), quando necessari.
Le osservazioni compiute dal nostro laboratorio sono state effettuate a partire da campioni di 3000
semi per le specie barbabietola e pomodoro.
Per la specie patata, date le difficoltà operative più volte trattate, gli studi sono stati realizzati a
partire da campioni sperimentali rappresentati da pochi tuberi. Poiché questi occupano molto
spazio, preliminarmente sono state eseguite carotature dai singoli tuberi e solo il macinato derivato
dalle carotature è stato posto in conservazione. L’esperienza suggerisce di mantenere i campioni
liofilizzati per evitare il loro deperimento. In mancanza di liofilizzatore, il campione di analisi deve
essere conservato a -20°C. Questo pone comunque notevoli problemi di stoccaggio, se il laboratorio
non è appositamente attrezzato.
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164
3.3
Macinazione
La macinazione del campione di seme su cui si intende verificare l’eventuale presenza di OGM
rappresenta un punto cruciale dell’intero processo analitico. L’omogeneità della farina prodotta
dalla macinazione è infatti un fattore essenziale per assicurare un risultato attendibile dell’analisi.
Nel caso delle specie pomodoro e barbabietola non si sono incontrate difficoltà nella macinazione
dei campioni di seme nudo in un’unica soluzione. Il volume dei 3000 semi dal quale si è partiti è
infatti molto ridotto ed è possibile impiegare gli strumenti già in uso nel laboratorio per altre specie
(ZM 200 – Retsch, Sterilmixer). Per la macinazione di aliquote più piccole, è invece necessario
utilizzare strumenti con camere di macinazione di capacità inferiore.
La macinazione del campione di analisi appartenente a pomodoro e barbabietola può avvenire in
un’unica soluzione in un mulino a setacci con riduttore oppure in un apparecchio tipo Sterilmixer.
Il primo è preferibile perché garantisce un macinato di granulometria uniforme; il secondo d’altra
parte appare più adatto, perché consente di macinare campioni di specie con seme di piccole
dimensioni senza perdite di macinato.
Nel caso delle sementi confettate si è riscontrata una difficoltà di macinazione del seme e una
ridotta resa in estrazione del DNA per l’elevata presenza del materiale di confettatura. È pertanto
stata valutata l’opportunità di deconfettare il seme. La confettatura può essere sciolta lasciando il
campione di analisi una notte in acqua in stufa a 40°C. Successivamente con l’aiuto di acqua tiepida
e di un pestello viene sciolta la confettatura mantenendo il seme in un setaccio e facendo passare
l’acqua attraverso le maglie del setaccio. In alternativa si può rompere la confettatura con una
bottiglia di vetro e scioglierla in acqua tiepida ricorrendo alla procedura sopra descritta. Il campione
confettato viene lasciato un’altra notte in stufa per l’asciugatura e quindi macinato.
Per la macinazione di campioni di volumi ridotti si è impiegato l’apparecchio Sterilmixer, dotato di
vasi in vetro con tappo a vite.
Come detto, nel caso della patata è consigliabile effettuare un carotaggio per il prelievo di una parte
dei tessuti; dalle prove eseguite, si ottengono risultati migliori escludendo la buccia. Data la natura
del materiale ottenuto, la macinazione effettuata con un mulino a coltelli del tipo SterilMixer si è
dimostrata efficace per campioni non troppo voluminosi: 200 g di patata sono stati macinati
producendo una granulometria sufficientemente omogenea.
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3.4
Protocollo per la preparazione dei campioni di analisi
Il protocollo per la preparazione dei campioni di lavoro da destinare alle analisi OGM è riportato
nell’allegato 2.
Il protocollo proposto è particolarmente riferito all’utilizzo del mulino da laboratorio Sterilmixer.
L’utilizzo di altri strumenti può imporre alcuni aggiustamenti, anche se nel principio il protocollo
qui proposto può rimanere valido.
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4
ESTRAZIONE DEL DNA
4.1
Scopo
Scopo di questo passaggio è l’estrazione di DNA genomico, con un grado di purezza e qualità
ottimali, per l’impiego come templato in reazioni di PCR volte alla determinazione della presenza
di DNA transgenico.
4.2
Metodo
La metodica proposta è basata sul metodo CTAB (cetyltrimethilammoniumbromide). Il metodo è
riportato in diverse fonti bibliografiche, fra le quali si ricorda in particolare il seguente documento:
“Foodstuffs- detection of genetically modified organisms and derived products - nucleic acids
extraction CEN “.
Al fine di ottenere DNA di alta qualità, il protocollo proposto per le finalità del piano di azione cui
si riferisce la presente relazione è stato ottimizzato, a partire dal metodo descritto nel documento
sopra citato.
4.3
Protocollo di estrazione del DNA
Il laboratorio ha messo a punto un protocollo di estrazione e purificazione da farine di semi e da
omogeneizzati di patata. Il protocollo è riportato nell’allegato 3.
Tramite i diversi passaggi, le cellule vengono prima lisate da un detergente ionico, CTAB, che
forma un complesso insolubile con gli acidi nucleici. Il complesso di DNA viene quindi stabilizzato
dalla presenza di sali e precipitato con etanolo o isopropanolo.
Il protocollo è infatti basato su tre fasi:
LISI: per lisare la membrana cellulare, la farina viene trattata con un buffer d’estrazione costituito
da CTAB, EDTA, Tris HCl. Questo buffer d’estrazione ha anche la funzione di catturare i lipidi e le
proteine che costituiscono la membrana cellulare e nucleare. Con NaCl, contenuto sempre nel
buffer, si forma un complesso insolubile con il DNA.
L’EDTA chela i metalli come il magnesio, importante perché è cofattore della DNasi: quindi,
legandosi Mg ed EDTA, l’attività della DNasi viene a diminuire.
Il Tris-HCl serve a mantenere un corretto valore di pH (basso o alto pH danneggiano il DNA).
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167
ESTRAZIONE: in questa fase sono eliminati i polisaccaridi, le proteine ed altri lisati cellulari
disciolti in soluzione. Ulteriori residui vengono lavati con cloroformio: tale composto è in grado di
denaturare le proteine e facilitare la separazione tra fase acquosa e fase organica.
PRECIPITAZIONE: in questa fase il DNA viene lavato con detergenti.
Il DNA viene poi risospeso in TE.
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168
5
QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
5.1
Scopo
Scopo della quantificazione del DNA estratto è ottenere le informazioni necessarie per effettuare
apposite diluizioni degli estratti a concentrazioni ottimali per l’analisi di PCR e uniformi fra i
diversi campioni.
5.2
Metodi e strumenti
I metodi e gli strumenti per la quantificazione del DNA estratto da un campione di farina possono
essere diversi.
Un approccio tradizionale è quello che utilizza la spettrofotometria. Lo spettrofotometro è uno
strumento che misura la densità ottica di una sostanza ad una definita lunghezza d'onda,
determinando in questo modo la quantità di quella stessa sostanza all’interno di un campione
liquido. La quantificazione è resa possibile dal rapporto lineare che lega assorbanza e
concentrazione. Per la quantificazione del DNA, il laboratorio ENSE di Tavazzano (LO) ricorre
all’utilizzo di uno spettrofotometro (Beckman DU 640). L’apparecchio utilizzato permette
innanzitutto di quantificare la quantità estratta di DNA, impostando le diluizioni eventualmente
necessarie; lo spettrofotometro consente anche una stima qualitativa dell’estratto. La purezza del
DNA è normalmente determinata sulla base del rapporto (A260 / A280) tra letture effettuate a due
lunghezze d’onda diversa (260 nm per il DNA e 280 nm per le proteine), contro la lettura del
bianco. 260 nm è approssimativamente la media delle assorbanze delle quattro basi del DNA. Il
DNA puro è caratterizzato dall’assenza di contaminazioni, quali possono essere le proteine o i
reagenti usati in fase d’estrazione. Un DNA puro mostra un rapporto A260 / A280 di circa 1,8. Più il
rapporto si avvicina a 2 – 2,2 maggiore è la contaminazione con RNA; valori inferiori a 1,8
mostrano invece contaminazione da proteine.
Presso altri laboratori, si ricorre invece a metodi fluorimetrici. In questo caso, il dosaggio della
sostanza da quantificare si basa sulla misurazione della luce da questo emessa per fluorescenza in
seguito a una radiazione.
Il dosaggio del DNA genomico estratto può essere ottenuto anche in modo diretto, attraverso
elettroforesi su gel di agarosio. Il gel contiene Bromuro di Etidio, una molecola che si intercala tra
le basi del DNA, legandosi ad esso; tale molecola corre in direzione opposta al DNA ed essendo
carica positivamente, migra verso il polo negativo (anodo). Il DNA è carico negativamente e migra
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169
verso il polo positivo (catodo). Questa migrazione è proporzionale alle dimensioni del DNA, in
quanto tutti i frammenti hanno la stessa densità di carica; la separazione è quindi determinata dal
rallentamento che le molecole subiscono attraverso le maglie del gel. Se esposta ai raggi UV (312
nm), la molecola emette fluorescenza, permettendo la visualizzazione del DNA sotto forma di
banda luminosa, la cui intensità è direttamente proporzionale alla sua concentrazione nel campione.
5.3
Diluizioni
Dopo aver ottenuto i valori delle concentrazioni del DNA, si può procedere con le diluizioni dei
campioni in TE. L’operazione consente di ottenere uniformità delle concentrazioni. Nell’analisi
PCR, la concentrazione di DNA ritenuta ottimale ammonta a 50 ng/µl.
5.4
Protocollo per la quantificazione del DNA estratto
L’allegato 4 A riporta un protocollo di quantificazione del DNA tramite elettroforesi su gel di
agarosio.
La sua applicazione non richiede la disponibilità di attrezzature particolari, se non quelle
comunemente presenti in laboratorio, perché utilizzate anche nelle successive fasi dell’analisi
(apparecchiature per elettroforesi, sistema di lettura del gel).
L’allegato 4 B riporta invece un protocollo generico di quantificazione del DNA tramite
spettrofotometro, tratto dal documento “Foodstuffs- detection of genetically modified organisms
and derived products - nucleic acids extraction CEN”.
Naturalmente, a seconda del modello utilizzato, si presenterà l’esigenza di integrare e dettagliare la
procedura con i necessari passaggi e accorgimenti.
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170
6
ANALISI OGM
6.1
Generalità e scopi
Da un punto di vista prettamente analitico, l’analisi effettuata per verificare l’eventuale presenza di
OGM nelle sementi viene realizzata con le stesse metodiche applicate per altre matrici. Tuttavia,
alcune peculiarità caratterizzano il prodotto seme rispetto ad altri. Oltre a quanto già riferito sulle
problematiche che riguardano le fasi precedenti di campionamento e preparazione dei campioni, si
può anche ricordare che il laboratorio chiamato ad effettuare i controlli su sementi ha, rispetto ad
altri, la facilitazione di lavorare su campioni costituiti da un’unica matrice, attribuibile con certezza
ad una determinata specie. D’altra parte, l’analisi su sementi implica, per alcune specie, la
manipolazione di campioni di grandi dimensioni, all’interno dei quali, comunque, la presenza di
OGM, se accertata, è verosimilmente molto limitata. Questa situazione rende necessario verificare
il grado di omogeneità del campione macinato, ad esempio attraverso il raffronto dei risultati
ottenuti su diverse estrazioni indipendenti a partire dallo stesso bulk di farina.
Per il laboratorio investito del ruolo di controllo, scopo principale dell’analisi è quello di
evidenziare l’eventuale presenza di OGM in un campione di semi o tuberi-seme e/o di quantificare
questa presenza, ove accertata. In linea generale, la quantificazione è realizzata con il ricorso alla
tecnologia PCR Real-Time, che però risulta applicabile solo per alcune specie. Infatti, la
determinazione viene ottenuta per estrapolazione: la percentuale di DNA transgenico viene
quantificata usando una curva di calibrazione generata con punti standard di DNA transgenico a
concentrazione nota. Per alcune specie e per alcuni eventi, questi standard vengono prodotti da parte
di istituti in grado di fornire prodotti sicuri e certificati (CRM, materiali di riferimento certificati),
in assenza dei quali è possibile utilizzare “standard interni”, prodotti dal laboratorio. Tuttavia, anche
la produzione in laboratorio di standard di riferimento non è sempre possibile perché richiede la
disponibilità di materiali di partenza sicuri e in quantità adeguata (semi sicuramente non OGM e
semi, appartenenti alla stessa specie, sicuramente appartenenti ad un particolare OGM).
Da ultimo, è interessante ricordare che le analisi di detection OGM possono avere altre finalità,
quali l’identificazione dell’evento o degli eventi transgenici rilevati nel campione analizzato.
Nelle pagine che seguono, vengono accennate alcune problematiche di ordine generale che
riguardano le analisi OGM.
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171
6.2
Metodi
Sebbene altri approcci siano stati proposti, i metodi utilizzati più diffusamente per la verifica di
contaminazioni OGM sono basati sull’analisi del DNA attraverso PCR (Polymerase Chain
Reaction) o sul ricorso a test immunoenzimatici e in particolare alla tecnica ELISA (EnzymeLinked Immuno-Assay). Nel primo caso si evidenzia direttamente la presenza del materiale
trasformato, nel secondo quella dei suoi prodotti, le proteine.
Di norma, anche nel caso delle sementi, le analisi OGM si realizzano ricorrendo all’analisi del
DNA. Tuttavia, prima di affrontare l’analisi PCR, bisogna almeno ricordare la possibilità di
ricorrere all’analisi delle proteine.
6.2.1 Metodi basati sull’analisi delle proteine
La rilevazione di sementi OGM all’interno di un campione non-OGM può realizzarsi attraverso
l’individuazione e quantificazione delle proteine espresse in modo specifico negli OGM. Il
principio di base è quello dei saggi immunoenzimatici. L’uso di anticorpi con elevate specificità ed
affinità per la molecola target consente la realizzazione di test che richiedono preparazioni così
semplici da poter essere, in alcuni casi, realizzati anche in campo. Gli anticorpi possono essere
monoclonali e policlonali e, in ogni caso, la loro specificità deve essere attentamente controllata,
per evitare reazioni con sostanze simili e quindi risultati falso-positivi.
I saggi di questo tipo possono fornire risultati qualitativi o semi-quantitativi.
Nel saggio ELISA la reazione antigene–anticorpo ha luogo su una fase solida. Antigene e anticorpo
reagiscono producendo un complesso stabile che può essere individuato mediante l’addizione del
secondo anticorpo legato all’enzima. L’aggiunta del substrato per quell’enzima provoca una
reazione colorimetrica misurata fotometricamente e quindi quantificabile.
Basati sul concetto del saggio immunoenzimatico, esistono inoltre kit che usano strip di carta come
sito di reazione che funge da supporto per la cattura dell’anticorpo. Uno sviluppo di questo tipo di
saggio è costituito dalla tecnica “lateral flow” dove i reagenti sono trasportati dalla forza capillare
attraverso i canali di una membrana. Il risultato ottenuto può essere qualitativo o semi-quantitativo.
Esistono in commercio kit in grado di rilevare la presenza di alcune proteine codificate dai geni
oggetto di trasformazione, quali ad esempio quello che identifica le varietà di barbabietola tolleranti
all’erbicida glifosate(5) .
I metodi basati sull’analisi delle proteine presentano alcuni vantaggi nei confronto di quelli basati
sull’uso degli acidi nucleici:
•
sono economici
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172
•
sono rapidi
•
sono semplici
•
alcuni tipi di strip possono essere impiegati anche in pieno campo o comunque fuori dal
laboratorio (es. nei magazzini di stoccaggio).
Tuttavia essi presentano anche importanti limiti che ne hanno limitato l’utilizzo, a favore delle
tecniche basate sul DNA:
•
i metodi basati sulle proteine possono essere applicati solo se la nuova proteina è espressa
nell’organismo modificato
•
le nuove proteine spesso variano nei livelli di espressione nei differenti tessuti vegetali
•
la sensibilità è inferiore a quella delle tecniche PCR
•
eventi di trasformazione differenti che codificano per la stessa proteina non sono identificabili.
6.2.2
Metodi basati sull’analisi del DNA
Nel caso della detection di OGM, le analisi basate sul DNA mirano ad evidenziare in modo diretto
la presenza di sequenze geniche riferibili ad eventi transgenici.
Le analisi possono essere di tipo qualitativo o quantitativo: le prime forniscono una risposta del tipo
SI/NO (presente/assente), con le seconde si ottiene un dato che, in caso di positività, indica anche
l’entità della contaminazione riscontrata.
In realtà, anche attraverso l’utilizzo di metodiche qualitative si può arrivare ad un risultato
quantitativo.
Un primo esempio è quello dell’analisi di singoli semi. In questo caso, il risultato dell’analisi
fornisce una percentuale in numero di semi, quindi di individui. È facilmente intuibile che, nella
pratica, il fattore limitante diventa il numero di semi che è necessario analizzare per avere una
risposta statisticamente attendibile, in particolare quando il numero di campioni è elevato.
Anche la strategia del sub-campionamento (sub-sampling) si basa su analisi qualitative. In questo
caso, il campione viene suddiviso in diversi sub-campioni, sottoposti poi ad analisi qualitativa.
Tramite utilizzo di un apposito software di tipo statistico, il numero di subcampioni positivi rispetto
al totale fornisce un risultato di tipo quantitativo (per maggiori informazioni, vedi le informazioni
sul programma “seedcalc7” nel sito Internet ISTA
(http://www.seedtest.org/en/content---1--
1143.html).
Anche in questo caso la mole di lavoro è notevole e diventa il fattore limitante con numeri elevati di
campioni o, comunque, quando è necessario fornire risultati in tempi brevi. Una notevole
semplificazione si può ottenere adottando piani sequenziali di lavoro, che evitano l’analisi di tutti i
sub-campioni. Con questo approccio, si sottopone ad analisi un certo numero di sub-campioni, a
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173
seconda dello schema utilizzato, dei risultati che via via si ottengono e della soglia di riferimento. In
questo caso, infatti, l’esito finale non è rappresentato da un valore percentuale, ma è riferito al
valore soglia (presenza di OGM superiore o inferiore a questo valore). Al momento, l’assenza di
soglie di legge per le sementi ha limitato fortemente l’interesse nei confronti della procedura che
utilizza i piani sequenziali.
Maggior interesse ha suscitato il ricorso alle analisi di tipo quantitativo. Le metodologie disponibili
sono diverse e, per le specie interessate dalla problematica OGM, una ha avuto un successo
decisamente superiore ad altre: la tecnologia di analisi PCR in tempo reale o Real-Time PCR.
La reazione a catena della polimerasi (PCR) è alla base di tutte le tipologie di analisi cui si è
accennato, sia di tipo qualitativo che quantitativo. Appare pertanto interessante ricordarne i principi,
almeno in termini sintetici.
6.2.3 La reazione a catena della polimerasi (PCR)
La reazione a catena della polimerasi (PCR) è un efficiente metodo per generare milioni di copie
identiche di una singola sequenza di DNA in pochi minuti o ore. La tecnica PCR consiste
nell’amplificazione di specifici frammenti di DNA.
Il DNA da analizzare viene aggiunto ad una miscela di reazione che riproduce le condizioni ottimali
in cui l’enzima (Taq polimerasi) catalizza la reazione. L’amplificazione avviene quando la miscela
di reazione viene posta all’interno di uno strumento in grado di effettuare cicli termici
(termociclatore).
All’interno di questo strumento, tre distinte fasi, costituenti un ciclo di amplificazione, vengono
ripetute un certo numero di volte fino a produrre un incremento esponenziale del numero di copie
del frammento amplificato. Per esempio 32 cicli producono un miliardo di copie di DNA.
Le tre fasi possono essere descritte come segue.
-
Denaturazione: il DNA genomico viene denaturato, con separazione delle due eliche;
-
Annealing: i primers, corte sequenze nucleotidiche, si legano a specifiche sequenze poste
sulle eliche del DNA denaturato. La temperatura e il tempo di annealing dipendono dalla
composizione in basi, dalla lunghezza e dalla concentrazione dei primer.
È questo il passaggio più delicato per l’efficacia della PCR, perché il suo andamento
determina la specificità dell’appaiamento. La temperatura gioca un ruolo fondamentale: più
ci si avvicina alla temperatura di melting, temperatura alla quale la metà dei primer è
dissociata dal templato, più l’amplificazione è specifica. Temperature troppo elevate
diminuiscono l’efficienza di reazione, perché i primer si legano poco al templato.
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174
Temperature troppo basse permettono ai primer di legarsi in modo aspecifico, con
conseguente amplificazione di frammenti con interesse nullo.
Una formula utile per ricavare la temperatura di melting (Tm) è:
Tm = n° (A +T) * 2°C + n° (G+C) * 4°C
Mentre la temperatura di annealing (Ta) è:
Ta = Tm – 5°C
-
Extension: polimerizzazione del frammento di DNA compreso tra i due primers fino ad
avere un numero molto elevato di molecole. La DNA polimerasi si lega al complesso
primer-templato e, utilizzando i dNTP presenti nella miscela di reazione, allunga i primer
seguendo come stampo il templato.
Tempi e temperature dipendono dalla lunghezza del templato e dal tipo di polimerasi.
In una fase di extension finale, i frammenti non terminati vengono completati.
Nel caso della PCR qualitativa, i prodotti amplificati vengono controllati mediante elettroforesi su
gel di agarosio e caratterizzati per quanto riguarda il loro peso molecolare mediante il confronto con
uno standard.
Nel caso invece della PCR in tempo reale, l’amplificazione del DNA viene monitorata mediante
l’utilizzo di una strumentazione sofisticata durante l’intera reazione. La quantificazione è eseguita
durante la fase esponenziale della sintesi di DNA a doppio filamento. Il sistema “ Real Time” può
includere l’utilizzo di coloranti intercalanti nel DNA in grado di emettere fluorescenza quando
opportunamente eccitati, oppure sonde ad ibridazione di varie tipologie, legate a molecole
fluorescenti “reporter“ e “quencher” per un approccio sequenza-specifico.
Il vantaggio delle sonde ad ibridazione, rispetto all’uso dei coloranti intercalanti, risiede nel fatto
che solo l’ibridazione specifica tra il DNA target e la sonda genera il segnale fluorescente, mentre le
amplificazioni non specifiche, come il “mis-priming” o la dimerizzazione dei primer, non generano
segnale. Viene pertanto ridotto il rischio di falsi positivi. Nel rilevamento di OGM, la
quantificazione che si ottiene non è assoluta, ma è di tipo relativo. Infatti, la procedura analitica
richiede la presenza di un controllo interno che, amplificato, darà la possibilità di normalizzare i
dati ottenuti mediante un confronto di tipo relativo. Ad esempio, la percentuale di DNA transgenico
può essere quantificata usando una curva di calibrazione generata con punti standard di DNA
transgenico a percentuale nota; basando il metodo di calcolo sul rapporto tra DNA transgenico e
quantità di DNA totale è possibile stimare la percentuale OGM all’interno del campione da testare.
6.3
Analisi OGM: strategie
Le strategie da adottare nella diagnostica OGM devono rispettare diverse esigenze.
aree-tematiche-19-6-07-1
175
Innanzitutto, bisogna considerare a che scopo viene effettuata l’analisi: quando la finalità perseguita
è esclusivamente la verifica dell’assenza di OGM nel campione, si può ricorrere ad un approccio di
tipo qualitativo. Quando invece ci si prefigge di verificare i risultati che si ottengono in riferimento
ad un valore soglia, è necessario realizzare analisi quantitative. Qualsiasi sia l’approccio cui si
ricorre per le analisi, nel caso delle sementi occorre tenere in considerazione che il campione da
analizzare ha caratteristiche ignote. Scopo della verifica è proprio quello di rilevare l’eventuale
presenza accidentale di OGM in un campione non-OGM. Questa presenza, se accertata, è limitata
con ogni probabilità entro livelli molto contenuti, motivo che conferisce al livello di sensibilità del
metodo prescelto una notevole importanza. Ulteriore finalità dell’analisi può essere rappresentata
dall’identificazione del transgene, o dei transgeni presenti.
Altre esigenze debbono essere tenute in debita considerazione, a partire da quelle di tipo
organizzativo. Le strategie prescelte, infatti, devono poter garantire l’analisi di un numero adeguato
di campioni, nel rispetto di tempi tecnici compatibili con la realtà produttiva all’interno della quale
si opera. È chiaro, ad esempio, che i controlli preventivi su sementi destinate alle semine devono
concludersi in tempo utile a garantire la distribuzione commerciale del prodotto ed il suo utilizzo da
parte degli agricoltori.
Poiché, come abbiamo visto, la PCR consente di amplificare in modo specifico una determinata
sequenza target di DNA, per stabilire una corretta strategia analitica è essenziale innanzitutto la
scelta di questo target per il disegno di primer appropriati. Tra le diverse scelte che possono essere
effettuate, quella qui suggerita si basa su un controllo iniziale di screening. I protocolli di analisi
proposti, pertanto, prevedono la ricerca di elementi genetici comunemente usati negli OGM, come il
promotore 35S CaMV (Cauliflower Mosaic Virus) e il terminatore NOS dell’Agrobacterium
tumefaciens. La presenza di questi elementi, nel caso di risultato positivo, non dà alcuna
informazione sull’identità dell’evento inserito. Per il p35S, inoltre, la metodica non consente di
discriminare tra elementi presenti naturalmente in piante infette dal virus e in costrutti genici di
OGM. Tuttavia, questo rischio riguarda solo alcuni casi, quale quello delle sementi appartenenti alla
famiglia delle Brassicacee, sensibili al CaMV. Per queste specie, la dimostrata positività al p35S
potrebbe non essere dovuta alla presenza di OGM, ma all’infezione virale (falso positivo).
Più precisamente, l’approccio individuato è stato definito per rispondere alle specifiche finalità del
progetto e cioè per garantire i controlli sulle sementi destinate alle semine e su quelle prodotte per le
successive riproduzioni, nell’ambito di un sistema di tracciabilità di filiera. Naturalmente, a seconda
della specie interessata, questi controlli potranno riguardare il 100% del seme utilizzato e di quello
prodotto, oppure essere realizzati a sondaggio.
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176
In ogni caso, la strategia prescelta consiste nella realizzazione di uno screening iniziale grazie al
quale differenti OGM possono essere individuati in una unica analisi. Per tutte le specie interessate,
la scelta suggerita coincide con la ricerca di sequenze del promotore 35S. L’esito negativo non
garantisce un’assoluta certezza, perché questo promotore non è presente nella totalità degli eventi
OGM.
Pertanto, per ulteriore sicurezza i campioni risultati negativi per la presenza del promotore 35S,
possono essere testati per verificare l’eventuale presenza del terminatore NOS.
L’allegato 5 riporta gli elenchi degli eventi OGM noti per le specie pomodoro, barbabietola da
zucchero e patata. Le informazioni sono principalmente quelle reperite nel sito Agbios(6), database
canadese, reperibile sulla rete Internet, che riporta un elenco degli eventi OGM autorizzati nei
diversi Paesi, anche quando questi non sono stati inseriti in varietà commerciali.
Come si può notare dalle tabelle, per tutti gli eventi tranne che per il pomodoro 351N e per la
barbabietola H7-1 è possibile fare uno screening del promotore 35S e/o del terminatore NOS, come
avviene per mais e soia.
Pertanto, tranne che negli eventi 351N in pomodoro e H7-1 in barbabietola, un doppio risultato
negativo garantisce l’assenza di OGM, o per lo meno di tutti gli OGM noti.
Per quanto riguarda l’evento di pomodoro 351N, si potrebbe ipotizzare il disegno di saggi mirati,
utilizzando sequenze specifiche dello stesso e, punto cruciale di difficile soluzione, disponendo di
campioni di controllo positivi, sicuramente attribuibili all’evento. Tuttavia, il mancato inserimento
dell’evento in varietà commerciali ne riduce notevolmente la diffusione, rendendo non necessaria la
realizzazione di saggi specifici.
Differente è la situazione che riguarda l’evento di barbabietola H7-1, che risulta in corso di esame
da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA). Pertanto, un controllo specifico
potrà essere valutato come necessario o meno e sarà in ogni caso realizzabile, vista la disponibilità
di materiali di riferimento certificati e di un protocollo di estrazione ed analisi, come meglio
specificato in seguito.
6.4 PROTOCOLLI DI ANALISI
Da quanto sopra detto, i protocolli proposti per la verifica in laboratorio di eventuali contaminazioni
OGM in sementi di pomodoro e barbabietola da zucchero e in tuberi-seme di patata contemplano il
ricorso ad analisi qualitative.
La carenza di metodi validati, l’indisponibilità di materiali di riferimento certificati, la limitatezza di
esperienza, a livello generalizzato, rendono difficile proporre protocolli consolidati, differentemente
da quanto fatto per le specie mais e soia, incluse nel primo anno di realizzazione del progetto, da
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177
tempo oggetto di analisi di routine. Per le altre specie, incluse quelle oggetto di questa relazione, la
messa a punto dei metodi di rilevazione e quantificazione di OGM è in corso di evoluzione. Come
già accennato, per la barbabietola da zucchero il CRL (Laboratorio di Riferimento Comunitario) ha
recentemente validato e pubblicato il protocollo di estrazione e di RT-PCR dell’evento H7-1
(7) (8)
;
analogo risultato è stato raggiunto per l’evento di patata EH92-527-1 (9) (10).
In attesa di ulteriori progressi, si ritiene comunque utile suggerire i protocolli analitici scaturiti dagli
studi e dalle sperimentazioni realizzate, sebbene in scala ridotta, quali punti di partenza per
un’applicazione più ampia (allegato 6).
6.4.1. Verifica dell’amplificabilità del DNA
Al fine di verificare l’amplificabilità del DNA estratto, è necessario utilizzare geni endogeni,
sicuramente presenti nel campione d’analisi. Nel caso di barbabietola da zucchero e patata, si sono
scelti primer universali per il cloroplasto, mentre per il pomodoro il gene endogeno amplificato è
quello che codifica per la tomatina.
I protocolli testati hanno dimostrato la loro validità (vedi Figura 1 e 2). Verificata l’amplificabilità
del DNA estratto, è possibile procedere con gli screening p35S e TNOS.
Figura 1: Gel 1,5% risultato dell’amplificazione con
primer trnLc-trnLd in pomodoro (lane 2-3-4),
barbabietola (lane 5-6-7), patata (lane 8), mais (lane
9), soia (lane 10);
controllo negativo di amplificazione (lane 11);
marcatori di peso molecolare (lane 1, 12)
Figura 2: amplificazione di campioni di DNA da
pomodoro con primer ToF-ToR.
Lane 1-2-4 DNA: estratto da pomodoro. Lane 3:
DNA estratto da mais.
Lane 5: controllo negativo di amplificazione
aree-tematiche-19-6-07-1
178
ALLEGATO 1a
CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI SEMENTI DI POMODORO E BARBABIETOLA DA
ZUCCHERO AI FINI DELLE ANALISI OGM
- PROTOCOLLO -
1.
Verificare le seguenti condizioni:
a)
Il lotto deve essere identificato da un cartellino di certificazione; per lotti non
definitivamente certificati, è possibile effettuare il campionamento solo se si provvede ad
effettuare una sigillatura provvisoria, con attribuzione di un numero di riferimento
identificativo;
b)
il peso del lotto
non deve superare quello massimo ammesso (N.B. ricordare che è
consentita una tolleranza del 5%);
2
c)
il lotto deve essere accessibile in ogni sua parte;
d)
il lotto deve risultare omogeneo, almeno per le caratteristiche macroscopiche.
.Procedere al campionamento, utilizzando lo strumento e le modalità di campionamento indicate
adatte al tipo di confezione e allo stato in cui si trova la semente.
3.
Effettuare un numero di campioni elementari almeno pari al minimo stabilito in base al peso
unitario delle confezioni, al numero di confezioni che compongono il lotto o al peso totale del lotto.
4.
Miscelare i campioni elementari prelevati per ottenere il campione globale di peso minimo pari a 5
volte il peso minimo del campione di analisi per la specie interessata (pomodoro: 10 g, barbabietola:
80 g). Nel caso di sementi confettate, calcolare la dimensione del campione in base alle dimensioni
dei confetti e stimare il peso minimo del campione in modo da garantire il prelievo di 3000 semi;
incrementare il valore ottenuto del 10% a scopo di garanzia.
5.
Suddividere il campione globale in cinque aliquote, ciascuna in una busta di carta robusta e
completata con le indicazioni relative al lotto campionato (specie, varietà, lotto, categoria, ditta,
data).
6.
Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato.
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179
7.
Consegnare un’aliquota e una copia del verbale al rappresentante della ditta presso la quale si
effettua il campionamento.
8.
Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali.
9.
Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco
incustodito o di delegare la spedizione ad altri.
10. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido.
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180
ALLEGATO 1b
CAMPIONAMENTO DI LOTTI DI TUBERI-SEME DI PATATA
AI FINI DELLE ANALISI OGM
- PROTOCOLLO -
1. Eseguire il prelievo in campo, almeno 10 giorni dopo la distruzione dei cespi.
2. Per appezzamenti di dimensioni sino a 4 ha: prelevare un numero di tuberi almeno pari a 400.
3. Per appezzamenti di dimensioni superiori a 4 ha e sino a 9,9 ha: prelevare un numero di tuberi
almeno pari a 550.
4. Per appezzamenti di dimensioni pari a 10 ha o superiori: 110 tuberi in più ogni 5 ha.
5. Suddividere idealmente la superficie da campionare con un reticolo di dimensioni opportune, in
modo da avere un numero di celle pari al numero di prelievi elementari.
6. Prelevare un tubero da ogni cella.
7. Scegliere tuberi di medio calibro.
8. Compilare un verbale che descriva l’intervento effettuato e che riporti tutte le informazioni
relative alla partita e al coltivatore.
9. Acquisire una dichiarazione relativa alla destinazione della merce, al fine di consentire un
eventuale ricampionamento.
10. Confezionare adeguatamente i campioni, unendo copia dei verbali.
11. Inviare i campioni al laboratorio di destinazione, evitando in ogni caso di lasciare il pacco
incustodito o di delegare la spedizione ad altri.
12. Effettuare l’invio prontamente, con il mezzo più rapido.
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181
ALLEGATO 2
PREPARAZIONE DEL CAMPIONE DI LAVORO PER LE ANALISI OGM
- PROTOCOLLO -
A. Ottenimento dei campioni di lavoro
1. Per pomodoro e barbabietola: determinare il peso dei 1.000 semi del campione e calcolare il
peso corrispondente a 3.000 semi.
2. Per patata: contare 400 tuberi ed effettuare un carotaggio per ciascun tubero, escludendo la
buccia ed utilizzando uno strumento che consenta il prelievo della stessa quantità da ogni
tubero (circa 1g).
3. Preparare i sacchetti di plastica o i contenitori a chiusura ermetica necessari, riportando su
ciascuno il numero di registrazione del campione (es. 01/07 – 02/07).
4. Ottenere il campione del peso calcolato, ricorrendo, per pomodoro e barbabietola,
all’utilizzo del divisore (se necessario). Nel caso della patata, se il campione pervenuto
contiene un numero di tuberi superiore a 400, effettuare la riduzione con criteri di casualità.
Eliminare l’eventuale residuo.
5. Inserire il campione nel sacchetto di plastica o nel contenitore a chiusura ermetica
appositamente predisposto.
6. Consegnare il sacchetto di plastica o il contenitore al reparto macinazione.
B. Macinazione con mulino da laboratorio tipo “Sterilmixer”
1. Verificare lo stato di pulizia del mulino in tutte le sue parti.
aree-tematiche-19-6-07-1
182
2. Provvedere alla pulizia con alcool etilico 96% del tavolo di appoggio, del tavolo di supporto del
mulino, della base dello strumento.
3. Introdurre il campione in un vaso di vetro con tappo a vite, evitando la caduta dei semi o dei
pezzetti di patata. Impiegare vasi da 500 g per le sementi di barbabietola e per la patata e vasi
da 250 g per le sementi di pomodoro.
4. Conservare con cura la busta vuota o contenente la porzione di campione ancora da macinare.
5. Avvitare sul vaso in vetro il portalama, contenente la lama e la guarnizione. Inserire il vaso
chiuso a rovescio facendolo aderire al supporto
6. Premere il tasto “Start” e regolare la velocità di rotazione delle lame in modo da non produrre
un riscaldamento eccessivo del campione.
7. Di tanto in tanto fermare lo sterilmixer con il tasto “Stop” e rovesciare il vaso in vetro per
garantire la produzione di una granulometria omogenea del campione
8. A macinazione terminata fermare l’apparecchio e svitare il portavaso rimuovendo le lame.
9. Trasferire il campione nel sacchetto e chiuderlo ermeticamente
10. Consegnare il campione al laboratorio.
11. Prima di iniziare una nuova macinazione - e comunque a fine giornata - provvedere alla pulizia
della postazione di lavoro e dell’apparecchiatura. Smontare completamente le parti del mulino
che vengono a contatto con il seme e con la farina e provvedere all’accurata pulizia delle parti
smontate, utilizzando acqua calda e alcool etilico 96%;
12. Con l’apposito aspiratore, provvedere alla pulizia di tutta la zona di lavoro e delle parti fisse del
mulino. Fare asciugare molto bene i vasi prima di riutilizzarli.
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183
ALLEGATO 3
ESTRAZIONE DEL DNA
- PROTOCOLLO -
A. Indicazioni di ordine generale
1.
E’ necessario l’utilizzo di guanti monouso senza polvere, in tutte le fasi di lavoro.
2.
E’ bene preparare tubi di reazione in numero congruo al numero di estrazioni previste,
scrivendo su ogni tubo di reazione, nome o numero del campione, data di estrazione ed,
eventualmente, concentrazione.
3.
Per ogni campione da analizzare è necessario effettuare due estrazioni indipendenti.
4.
Prima di procedere con il protocollo, accertarsi che vi siano soluzioni sufficienti; in caso
contrario è necessario prepararle.
B. Preparazione del campione in tubo
1.
Omogeneizzare il campione macinato e preparato secondo la procedura precedentemente
descritta.
2.
Pesare 200-300 mg di macinato in un tubo sterile da 2,0 ml (sul quale è stato registrato il
campione con un pennarello indelebile) impiegando una spatola accuratamente pulita con
alcool.
3.
Richiudere il contenitore e ripulire accuratamente il piano di lavoro, i guanti e la spatola di
prelievo prima di pesare il campione successivo.
C. Procedura di estrazione
1. Aggiungere al campione 1500 µl di CTAB buffer preriscaldato a 65°C e lasciato
successivamente raffreddare a temperatura ambiente.
2. Aggiungere 10 µl di RNAsi A.
3. Agitare il campione fino alla completa omogeneizzazione delle fasi.
4. Incubare il campione a 65°C per 30 minuti.
5. Aggiungere 10 µl di proteinasi K.
6. Agitare di nuovo il campione fino alla sua completa omogeneizzazione.
7. Incubare il campione a 65°C per 30 minuti.
8. Centrifugare a 14000 rpm per 15 minuti.
9. Trasferire 1000 µl di surnatante in un nuovo tubo sterile da 2.0 ml contenente 1000 µl di
cloroformio. Agitare il campione fino a che non si siano mescolate le due fasi.
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184
10. Centrifugare a 14000 rpm per 15 minuti.
11. Trasferire 600 µl di surnatante in un nuovo tubo sterile da 2.0 ml contenente 1200 µl di CTAB
precipitation.
12. Invertire lentamente i tubi ed attendere che il DNA precipiti per un’ora a temperatura ambiente.
13. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti.
14. Eliminare il surnatante e aggiungere 350 µl di NaCl 1,2M.
15. Aggiungere 350 µl di cloroformio e agitare il tubo fino alla completa miscelazione delle due
fasi.
16. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti.
17. Trasferire 300 µl di surnatante in un nuovo tubo.
18. Aggiungere 0,6 volumi di isopropanolo.
19. Invertire il tubo ed incubare a temperatura ambiente per 20 minuti.
20. Centrifugare a14000 rpm per 10 minuti.
21. Eliminare il surnatante e aggiungere 500 µl di etanolo 70%.
22. Centrifugare a 14000 rpm per 10 minuti.
23. Eliminare il surnatante, centrifugare a 14000 rpm per 30 secondi e recuperare il surnatante
rimanente con un puntale ed una pipetta.
24. Lasciare asciugare il campione e risospendere in 100 µl di TE buffer pH 8,0.
25. Lasciare il campione in agitazione a 1400 rpm a 4°C per almeno una notte.
D. Conservazione del DNA estratto
Dopo la procedura di estrazione, il DNA dovrà essere conservato a +4°C per brevi periodi di tempo
oppure a –20°C per tempi più lunghi. È necessario ricordare che il DNA si degrada se viene
scongelato e ricongelato più volte.
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185
ALLEGATO 4
A QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
SU GEL DI AGAROSIO
-
PROTOCOLLO –
a. Preparazione del gel
1) Preparare il gel di agarosio allo 0,8%.
2) Ultimata l’estrazione del DNA, colorare un’aliquota con 1/10 v/V di loading buffer.
3) Caricare negli appositi pozzetti del gel di agarosio il DNA estratto, accanto ad un campione
standard di riferimento.
4) Applicare il voltaggio desiderato, per il tempo necessario.
b. Lettura dei risultati con transilluminatore
1) Completata la corsa elettroforetica, estrarre il gel e posizionarlo nel transilluminatore,
preventivamente acceso.
2) Tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato transilluminatore di cui
si dispone, effettuare la lettura del gel, comparando il campione di DNA oggetto di analisi
con il campione di DNA di riferimento. Il confronto e quindi la stima della concentrazione
di DNA dovrà basarsi sull’intensità della banda visualizzata per esposizione ai raggi UV.
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186
B. QUANTIFICAZIONE DEL DNA ESTRATTO
CON LETTURA SPETTROFOTOMETRICA
- PROTOCOLLO –
a
Calibrazione dello spettrofotometro (lettura della soluzione di DNA di riferimento)
1. Riempire una cuvette con la sola soluzione tampone per la lettura del “bianco”.
2. Riempire la cuvette di lettura con la soluzione di DNA di riferimento (es. Calf Thimus,
Herring Testes DNA, Lambda DNA).
3. Effettuare la lettura dell’assorbanza del “bianco” e della soluzione di riferimento dei DNA a
λ = 260 nm e a λ = 320 nm.
b
Lettura di una soluzione di DNA a concentrazione ignota
1. Lettura del “bianco”: miscelare una soluzione tampone con una soluzione 2M di idrossido di
sodio alla concentrazione finale 0,2M di NaOH.
2. Miscelare la soluzione di DNA con una soluzione 2M di idrossido di sodio, diluendo se
necessario con buffer, alla concentrazione finale 0,2M di NaOH.
3. Leggere l’assorbanza sia del “bianco” che della soluzione di DNA dopo un minuto di
incubazione a λ = 260 nm e a λ = 320 nm. La lettura rimane stabile per circa un’ora.
c
Calcolo e valutazione del risultato
Per ottenere i1 dato corretto dell’assorbanza a 260 nm (OD), è necessario sottrarre dal dato
ottenuto con la lettura a 260 nm quello ottenuto a 320 nm (background).
Un valore di OD a 260 nm pari a 1 indica una concentrazione di 38 µg/ml di DNA a singolo
filamento (NaOH ha effetto denaturante).
Solo per valori di OD a 260 maggiori di 0,05 si possono avere risultati ripetibili.
La concentrazione di DNA a doppio filamento si calcola sulla base del fattore di denaturazione
e di diluizione applicato.
aree-tematiche-19-6-07-1
187
ALLEGATO 5
EVENTI OGM DI POMODORO, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO, PATATA
1
Generalità
Un organismo geneticamente modificato è un organismo nel quale il materiale genetico è stato
alterato in modo diverso da quanto avviene con le tecniche di miglioramento genetico tradizionali.
Le modificazioni genetiche sono ottenute nel genoma dell’organismo da modificare mediante
l’inserzione di un tratto sintetico di DNA, costituito da diversi frammenti provenienti da varie fonti.
Questo processo è chiamato trasformazione.
Un inserto tipico è composto da tre elementi:
1)
il promotore, che funziona come un interruttore per la trascrizione del gene modificato e
inserito (es. p35S);
2)
il gene o i geni modificati che codificano per i caratteri specificamente selezionati (es. Cry3a);
3)
il terminatore che funziona come segnale di stop nella trascrizione del gene (es. TNOS).
Inoltre, in un costrutto genico possono essere presenti altri elementi il cui scopo è quello di
controllare e stabilizzare la funzione del gene, di dimostrare la presenza del costrutto
nell’OGM o di facilitare la combinazione dei vari elementi nel costrutto.
Di seguito, per ciascuna delle tre specie viene riportato un elenco di eventi OGM(6).
aree-tematiche-19-6-07-1
188
2
Evento
1345-4
35 1 N
5345
CGN-89322-3
(8338)
p35S
+
-
+
+
Eventi OGM di pomodoro
tNOS
+
-
+
-
Varietà
commerciale
Produttore
-
DNA Plant
Tecnology
corporation
Ritardo nella maturazione (riduzione
dell'accumulo di etilene) mediante
l'inserimento del gene troncato ACC sintasi
Canada, Messico,
USA
-
Agritope Inc.
Ritardo nella maturazione (degradazione di
un precursore dell'etilene) mediante
l'introduzione di un gene che codifica per
l'enzima S-adenosilmetionina idrolasi.
USA
-
Monsanto
Company
-
Caratteristiche
Resistenza ai lepidotteri mediante
l'inserimento del gene cry1Ac dal Bacillus
thuringiensis subsp. kurstaki.
Ritardo nella maturazione (degradazione di
un precursore dell'etilene) mediante
l'introduzione di un gene che codifica per
l'enzima ACC deaminasi.
Monsanto
Company
B, Da, F
+
+
-
Zeneca Seed
CGN-89564-2
(FLAVR SAVR)
+
-
Flavr Savr
Calgene Inc.
Ritardo della degradazione pectinica
(riduzione dell'espressione della
poligalatturonasi endogena) mediante
l'inserimento di un gene (senso o antisenso)
troncato che codifica per la PG.
Ritardo della degradazione pectinica
(riduzione dell'espressione della
poligalatturonasi endogena) mediante
l'inserimento di un'altra copia del gene
antisenso che codifica per la PG.
Paesi
Canada, USA
USA
Canada, Messico,
USA
Canada, Giappone,
Messico, USA
LEGENDA: AAC sintasi: 1-aminociclopropano-1-acido carbossilico sintasi; PG: poligalatturonasi.
3. Eventi OGM di barbabietola da zucchero
Evento
GTSB77
p35S
+
tNOS
-
Varietà
commerciale
InVigor™
H7-1
-
-
-
T120-7
+
-
-
Produttore
Caratteristiche
Tollerante al glifosate, mediante
Novartis Seed l'inserimento di un gene che codifica per
Monsanto
l'enzima EPSPS isolato dal ceppo CP4 di
Company
Agrobacterium tumefaciens.
Tollerante al glifosate, mediante
l'inserimento di un gene che codifica per
Monsanto
l'enzima EPSPS isolato dal ceppo CP4 di
Company
Agrobacterium tumefaciens.
Campioni standard certificati IRMM
disponibili.
Tollerante all'erbicida fosfinotricina (PPT)
Bayer
CropScience mediante l'inserimento di un gene, isolato da
fungo Streptomyces viridochromogenes, che
(Aventis
CropScience(A codifica per l'enzima PAT detossificando
l'erbicida.
grEvo))
LEGENDA: EPSPS: 5-enolypiruvilscichimate-3-fosfato sintasi; PAT: fosfinotricin-N-acetiltrasferasi
aree-tematiche-19-6-07-1
189
Paese
Australia, Giappone,
Filippine, Usa
Australia, Canada,
Giappone, Corea,
Filippine, Usa
Canada, Giappone,
USA.
4 Eventi OGM di patata
Evento
p35S
tNOS
Varietà
commerciale
Produttore
Caratteristche
Paese
ATBT04-6,
ATBT04-27,
ATBT04-30,
ATBT04-31,
ATBT04-36,
SPBT02-5,
SPBT02-7
+
+
Atlantic and
Superior
NewLeaf®
Monsanto
Company
Resistente alla dorifora mediante inserimento
del gene cry3a da Bacillus thuringensis
subsp. tenebrionis
Australia, Canada,
Giappone, Corea,
Filippine, Usa
BT6, BT10,
BT12, BT16,
BT17, BT18,
BT23
+
+
Russet Burbank
NewLeaf®
Monsanto
Company
Resistente alla dorifora mediante inserimento
del gene cry3a da Bacillus thuringensis
subsp. tenebrionis
Canada, Giappone,
Corea, Filippine,
Messico, Usa
Monsanto
Company
Resistente alla dorifora mediante inserimento
del gene cry3a da Bacillus thuringensis
subsp. tenebrionis. Resistente a PVY (virus Y
della patata) mediante inserzione del DNA
codificante la proteina del capsidio
Australia, Canada,
Giappone, Corea,
Filippine, Usa
Monsanto
Company
Resistente alla dorifora mediante inserimento
del gene cry3a da Bacillus thuringensis.
Resistente a PLRV (RNA virus
dell'accartocciamento fogliare della patata)
mediante inserzione del DNA codificante la
replicasi virale
Australia, Canada,
Giappone, Corea,
Filippine, Messico,
Usa
BASF
Amylogene
Contenuto di amilopectina superiore al 98%,
mediante l'introduzione del gene antisenso
gbss che inibisce la produzione di amilosio.
Campioni standard certificati IRMM
disponibili.
UK
RBMT15-101,
SEMT15-02,
SEMT15-15
RBMT21-129,
RBMT21-350,
RBMT22-082
EH92-527-1
-
-
-
+
+
+
NewLeaf® Y
Russet Burbank
NewLeaf® Plus
-
LEGENDA: gbss gene: granule bound starch synthase
aree-tematiche-19-6-07-1
190
ALLEGATO 6
PCR QUALITATIVA
POMODORO, BARBABIETOLA DA ZUCCHERO, PATATA
1
Considerazioni generali
Le modalità con cui è organizzata e gestita l’analisi PCR dipendono dal modello di strumento
utilizzato. Tuttavia, alcune indicazioni hanno carattere generale.
Nell’impostazione della procedura con cui effettuare le analisi di PCR, il primo passaggio consiste
nell’impostazione di due protocolli:
protocollo “termico”, indicante le temperature in grado di attivare la DNA polimerasi
1)
protocollo “di piastra”, in cui si imposteranno le posizioni e i tipi di campione.
2)
Il protocollo analitico prescelto, se non già validato, deve essere sottoposto a validazione
interna.
A garanzia del risultato, è opportuno l’utilizzo di almeno due sub-campioni per ogni campione (due
estrazioni indipendenti) e di due repliche per ogni estratto.
Per l’allestimento dell’analisi, sono necessari controlli positivi e negativi. Ove disponibili, è
opportuno utilizzare campioni standard di riferimento certificati. Qualora questi non fossero
disponibili in commercio, è necessario predisporre campioni di riferimento interni, la cui validità
deve essere opportunamente verificata.
2.
Allestimento della reazione
Sono di seguito riportati i passaggi comuni a tutti i protocolli descritti nei punti successivi.
La procedura per la preparazione della mix di reazione, da effettuare in ambiente sterile, è la
seguente:
− scongelare, miscelare e centrifugare i diversi reagenti necessari per la preparazione della mix di
reazione; mantenere i reagenti a 1-4°C in ghiaccio o in un contenitore refrigerato;
− aggiungere nel tubo di preparazione della mix, mantenuto in ghiaccio, tutti i reagenti ad
eccezione del DNA;
− per calcolare la quantità totale di reagenti da utilizzare occorre tener presente che ogni
campione, ogni controllo positivo e negativo sono eseguiti in duplicato e che andrà considerata
una quantità addizionale che tenga conto di eventuali errori di pipettamento;
aree-tematiche-19-6-07-1
191
− miscelare gentilmente e centrifugare;
− aliquotare la mix di reazione in ciascun pozzetto della piastra o in appositi tubi da PCR;
− aggiungere a ogni pozzetto il DNA del campione di analisi o il DNA di uno standard di
riferimento 0% per il controllo negativo o il DNA di standard a concentrazione nota per il
controllo positivo o H2O per il controllo di reazione;
− chiudere la piastra con l’apposito adesivo o i tubi con il relativo tappo;
− spinnare la piastra o i tubi;
− posizionare la piastra o i tubi nel vano dello strumento e iniziare la corsa secondo il seguente
profilo termico previsto dal protocollo.
Terminata la reazione di PCR qualitativa è necessario analizzare i prodotti amplificati.
A tal fine, deve essere effettuata la procedura di seguito descritta:
-
preparazione di un gel di agarosio;
-
colorazione di un’aliquota del prodotto di PCR con loading buffer;
-
caricamento negli appositi pozzetti del gel di agarosio del DNA amplificato, dei relativi controlli di reazione
positivi e negativi, accanto ad un campione standard di peso molecolare appropriato;
-
applicazione del voltaggio desiderato, per il tempo necessario alla separazione delle bande.
Completata la corsa elettroforetica il gel deve essere estratto dalla vaschetta, posizionato nel
transilluminatore e letto tramite utilizzo del programma informatico specifico dell’apparato
transilluminatore. La lettura viene effettuata comparando il campione di DNA oggetto di analisi con
il DNA marcatore di peso molecolare e con il relativo controllo positivo di reazione. Nel caso in cui
il controllo positivo presenti una banda delle dimensioni attese e vi sia assenza di amplificazione nei
controlli negativi l’analisi sarà ritenuta valida. Il campione analizzato è valutato“positivo” se
presenta una banda di amplificazione di dimensioni attese, pari a quelle del controllo positivo. In
caso contrario, il campione sarà ritenuto “negativo”. Se nel campione oggetto di analisi si osserverà
una sola banda amplificata rispetto alle due repliche eseguite, l’analisi dovrà essere ripetuta.
3.
Punti critici
Il campione deve contenere DNA rilevabile ed amplificabile. Le modalità con cui è stata realizzata
l’estrazione devono pertanto essere ottimali.
La contaminazione tra campioni rappresenta un grave rischio che può inficiare il significato
dell’analisi. Anche le più piccole tracce di DNA positivo possono causare contaminazioni e quindi
aree-tematiche-19-6-07-1
192
risultati falso-positivi. Questo tipo di errore può verificarsi in diverse fasi della procedura, sia
durante l’estrazione, sia mediante aerosol durante l’amplificazione, sia da amplificati precedenti
presenti nell’ambiente di lavoro. Importante è quindi la dislocazione delle varie aree in cui si
eseguono le operazioni: estrazione, reazioni di PCR in fase di allestimento e prodotti di PCR in fase
di verifica.
Grande attenzione deve essere prestata anche nella preparazione dei campioni di controllo. È infatti
buona norma preparare il controllo negativo per primo ed il campione con il DNA di controllo
positivo sempre per ultimo
In sintesi, alcune raccomandazioni utili a prevenire le contaminazioni possono essere così riassunte:
-
avere aree separate per estrazione, pre-post PCR, elettroforesi,
-
aliquotare i reagenti sotto cappa,
-
usare puntali con filtro,
-
usare guanti senza polvere; i guanti dovrebbero coprire completamente il polso
dell’operatore,
-
indossare camice pulito,
-
pulire costantemente l’area di lavoro con alcool etilico 96%.
Rischio opposto, ma non meno grave, è rappresentato da risultati falso-negativi. Questi possono
essere determinati dall’azione inibente di alcuni metaboliti della pianta, come i polisaccaridi oppure
dalla presenza di impurità negli acidi nucleici estratti, quali residui di reagenti chimici impiegati
(CTAB, etanolo…).
Tra le buone pratiche di laboratorio, utili per un’ottimizzazione della procedura, si può ricordare
anche il buon uso della cappa a flusso laminare:
-
accendere la cappa almeno tre-cinque minuti prima di cominciare il lavoro, per permettere
che i ventilatori vadano a regime e che il flusso dell’aria raggiunga la giusta velocità;
-
preparare i materiali necessari per l’attività e disporre gli oggetti necessari nella cappa per
minimizzare il numero dei movimenti attraverso il flusso;
-
evitare altre attività del personale nella stanza, per esempio, movimento, apertura e chiusura
di porte, che possono perturbare la cortina d’aria frontale di protezione della cappa;
-
sedersi il più possibile vicino al bordo della cappa cercando di svolgere le operazioni verso il
fondo del piano di lavoro;
aree-tematiche-19-6-07-1
193
-
cominciare la manipolazione dei materiali circa un minuto dopo la disposizione delle braccia
all’interno della cappa per permettere alla cappa di stabilizzarsi; in questo modo, inoltre, il
flusso “lava” le mani e le braccia e rimuove eventuali agenti inquinanti;
-
muovere le braccia lentamente e dolcemente per evitare turbolenze;
-
ridurre al minimo l’entrata e l’uscita delle braccia;
-
non ostruire la griglia anteriore con fogli, pipette o altri materiali e realizzare tutte le
operazioni sotto cappa ad almeno 10-15 cm dalla griglia anteriore di lavoro;
-
disporre all’interno della cappa soltanto i materiali e le attrezzature richieste, posizionandoli
verso il bordo posteriore della superficie, lontano dalla griglia anteriore della cappa;
-
non introdurre mai oggetti di lavoro non strettamente necessari (carta, penne…);
-
pulire prima e dopo ogni reazione di PCR le pareti e la superficie con etanolo al 96%;
analogamente, le superfici di tutti i materiali sotto cappa devono essere puliti con etanolo al
96%;
-
dopo l’uso, attendere qualche minuto prima di spegnere la cappa;
-
mettere subito il pannello di chiusura ed accendere la lampada a raggi U.V., assicurandosi
che non sia presente DNA sui piani di lavoro del laboratorio, anche se il vetro scherma i
raggi U.V.
Da ultimo, si riporta uno schema che mette in relazione diversi risultati falsati con le possibili
fonti di errore e con le azioni correttive da mettere in atto.
Verifica dei passaggi operativi
Risultato
Possibile fonte di errore
Nessun amplificato, ne’ dal DNA di
controllo ne’ dal DNA campione
Taq polimerasi inattiva o assente
dalla mix di reazione
Programma di PCR errato
Gene endogeno non amplificato nella Nessun o insufficiente DNA
reazione di controllo del DNA
estratto.
campione, DNA del campione di
Inibizione della PCR per
controllo amplificato
sostanze inibitorie.
Inibizione da troppo DNA.
Controllo dell'NTC positivo
Controllo di estrazione positivo per
l'amplificato transgenico.
aree-tematiche-19-6-07-1
Azione correttiva
Usare nuova polimerasi.
Controllare il programma.
Usare una quantità maggiore o
minore di DNA.
Rifare l’estrazione.
Rifare la PCR.
Contaminazione con DNA
Controllare le soluzioni. Irradiare
durante la preparazione o dei
con UV le pipette e le plastiche
reagenti per la PCR o della mix. utilizzate.
Ripetere la PCR.
Se il problema si ripete è necessario
rivedere l’intera procedura.
Contaminazione con DNA o del Controllare le soluzioni.
materiale o del campione
Ripetere l'estrazione e la PCR.
durante l'estrazione del DNA.
194
4. Pomodoro: verifica dell’amplificabilità del DNA
Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si propone l’impiego di primer disegnati sulla
sequenza del gene endogeno tomatina, come descritto in H. Broll et. al(11). L’esperienza condotta
consente di confermare la validità del protocollo.
Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue.
Reagenti
Concentrazione finale a
pozzetto
PCR Buffer
MgCl2 Solution
BSA
Primer trnLc
Primer trnLd
dNTPs
DNA Polymerase
Acqua
DNA Templato (50ng/l )
•
Primers:
•
•
Amplificato:
Ciclo PCR:
Denaturazione iniziale
Denaturazione
Annealing
Extension
Final Extension
Stoccaggio
1X
2.5 mM
2 µg/µl
0.25µM
0.25 µM
0.2 mM
1U/25 µl
A volume finale 25 µl
50 ng/reazione
ToF 5’-GTG AGG TTC GCG TGC TGC CTG-3’
ToR 5’-CGC ACC CGA CAT CCC GAA AAC-3’
236 bp
Temperatura (°C)
95
95
64
72
72
4
Tempo (min.)
7:00
00:30
00:30
01:00
3:00
∞
Numero Cicli
1
50
1
5. Patata: verifica dell’amplificabilità del DNA
Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si propone l’impiego di primer universali per
sequenze specifiche del cloroplasto, come descritto in Tarbelet et. al(12).
L’esperienza condotta consente di confermare la validità del protocollo.
Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue.
aree-tematiche-19-6-07-1
195
Reagenti
PCR Buffer
MgCl2 Solution
BSA
Primer trnLc
Primer trnLd
dNTPs
DNA Polymerase
Acqua
DNA Templato (50ng/l )
•
Primers:
•
•
Amplificato:
Ciclo PCR:
Concentrazione finale a pozzetto
1X
2.5 mM
2 µg/µl
0.25µM
0.25 µM
0.2 mM
1U/25 µl
A volume finale 25 µl
50 ng/reazione
trnLc: 5’-GCA AAT CGG TAG ACG CTA CG-3’
trnLd: 5’-GGG GAT AGA GGG ACT TGA AC-3’
298-653 bp
Temperatura (°C)
94
94
53
72
72
4
Denaturazione iniziale
Denaturazione
Annealing
Extension
Final Extension
Stoccaggio
Tempo (min.)
5:00
01:00
01:00
02:00
7:00
∞
Numero Cicli
1
35
1
6. Barbabietola da zucchero: verifica dell’amplificabilità del DNA
Amplificazione del DNA estratto
Per valutare l’amplificabilità del DNA estratto si sono impiegati primer universali per il cloroplasto.
Per le sequenze, si è utilizzato il lavoro Tarbelet et al.(12).
L’esperienza condotta consente di confermare la validità del protocollo.
Le concentrazioni dei reagenti della PCR sono quelle riportate nella tabella che segue.
Reagenti
Concentrazione finale a pozzetto
PCR Buffer
1X
MgCl2 Solution
2.5 mM
BSA
2 µg/µl
Primer trnLc
0.25µM
Primer trnLd
0.25 µM
dNTPs
0.2 mM
DNA Polymerase
1U/25 µl
A volume finale 25 µl
Acqua
DNA Templato (50ng/l )
aree-tematiche-19-6-07-1
50 ng/reazione
196
•
Primers:
•
•
Amplificato:
Ciclo PCR:
Denaturazione iniziale
Denaturazione
Annealing
Extension
Final Extension
Stoccaggio
aree-tematiche-19-6-07-1
trnLc: 5’-GCA AAT CGG TAG ACG CTA CG-3’
trnLd: 5’-GGG GAT AGA GGG ACT TGA AC-3’
298-653 bp
Temperatura (°C)
94
94
53
72
72
4
Tempo (min.)
5:00
01:00
01:00
02:00
7:00
∞
197
Numero Cicli
1
35
1
BIBLIOGRAFIA
(1)
Norme ISTA – Vengono aggiornate annualmente. Possono essere ordinate presso il Segretariato
(www.seedtest.org/en/home.html)
(2)
“Metodi ufficiali di analisi per le sementi” – D.M. 22 dicembre 1992 – Supplemento ordinario alla G.U.
N° 2 del 4 gennaio 1993
(3)
UNECE Standard S-1 concerning the marketing and commercial qualità of Seed Potatoes, 2006 Edition
(4)
D.P.R. 8 ottobre 1973, n. 1065 – G.U. 10 aprile 1974, n. 95
(5)
www.envirologix.com/library/as010sbinsert.pdf
(6)
www.agbios.com/dbase.php
(7)
“Sampling and DNA extraction of sugar beet H7-1 - Report from the Validation of the “CTAB
Precipitatio/Genomic-tip” method for DNA extraction from ground sugar beet seeds”. Approvato dal
CRL (http://gmo-crl.jrc.it/summaries/H7-1-DNAExtr_sampl.pdf) (2006)
(8)
“Event-specific method for the quantitation of sugar beet line H7-1 using real-time PCR – Protocol.
Approvato dal CRL (http://gmo-crl.jrc.it/summaries/H7-1-Protocol%20Validated.pdf) (2006)
(9)
“Sampling And DNA extraction of Potato – Report From the Validation of a “CTAB/Microspin” Method
for DNA extraction from Freeze-dried Potato Tubers”. Approvato dal CRL (http://gmocrl.jrc.it/doc/EH92-527-1_DNAExtr_sampl.pdf ) (2006)
(10)
“Event-specific Method for the Quantification of Amylopectin Potato Event EH92-527-1 usin Real-time
PCR – Protocol. Approvato dal CRL (http://gmo-crl.jrc.it/doc/EH92-527-Validated_method.pdf) (2006)
(11)
Broll H., Jansen B., Spiegelberg A., Leffke A., Zagon J., Schauzu M.: “DNA-analytisches
Nachweisverfahren füf gentechnisch veränderte Tomaten in Tomatenprodukten” – Deutsche
Lebensmittel-Rundschau I 95. Jahrgang, Heft 2 (1999)
(12)
Taberlet P., Gielly L., Patou G., Bouvet J.: “Universal primers for amplification of three non-coding
regions of chloroplast DNA” – Plant Molecular Biology 17: 1105-1109 (1991)
aree-tematiche-19-6-07-1
198
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Programma Interregionale "Sviluppo rurale"
INNOVAZIONE E RICERCA
Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano
sementiero - Interventi a carattere generale
Area tematica 3
"MESSA A PUNTO DI LINEE GUIDA PER LA
INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI
RINTRACCIABILITA' PER LA VALORIZZAZIONE DEI
PRODOTTI SEMENTIERI"
aree-tematiche-19-6-07-1
199
MESSA A PUNTO DI LINEE GUIDA PER LA INDIVIDUAZIONE DEGLI ELEMENTI DI
RINTRACCIABILITA' PER LA VALORIZZAZIONE DEI PRODOTTI SEMENTIERI
INDICE
1
2
INTRODUZIONE
201
1.1
Premessa
201
1.2
Finalità
202
RINTRACCIABILITA' DELLA PRODUZIONE
202
2.1
Seme impiegato
203
2.2
Azienda di moltiplicazione
203
2.3
Richiedente la certificazione
203
2.4
Caratteristiche della coltura
204
2.5
Trasferimento prodotto
204
2.6
Stabilimento sementiero
204
2.7
Campione da sottoporre ad analisi
206
2.8
Risultati di analisi
206
2.9
Trasferimento all’utilizzatore
207
2.10
Utilizzatore
208
MODALITA’ ORGANIZZATIVE
208
3.1
Autorità di vigilanza
208
3.2
Centro di coordinamento
208
3.3
Partecipazione al sistema di rintracciabilità
209
3.4
Documentazione degli elementi di tracciabilità
209
3.5
Identificazione del prodotto
210
3.6
Sorveglianza sul sistema
211
3.7
Azioni correttive e Sanzioni
211
3
aree-tematiche-19-6-07-1
200
1
1.1
INTRODUZIONE
Premessa
L'esigenza di disporre di un sistema completo di rintracciabilità della "semente" si va affermando
come elemento qualificante di un'agricoltura moderna.
Come noto infatti le sementi sono alla base dei processi produttivi agroalimentari.
Le scelte varietali e le caratteristiche tecnologiche delle sementi, pertanto, si proiettano oltre le
esigenze dell'agricoltore e investono, in un processo continuo, la trasformazione della materia prima
e l'utilizzazione del prodotto finale da parte del consumatore.
Quest'ultimo esprime esigenze di qualità e sicurezza alimentare, che si sono ormai ampiamente
affermate e sono state riconosciute e tradotte in provvedimenti normativi.
Sebbene le sementi, in quanto mezzo di produzione, non siano considerate all'interno della
normativa comunitaria che regola la rintracciabilità agroalimentare (Reg. CE 178/2002), questi
principi si riflettono anche sul mondo delle sementi, parte integrante del sistema produttivo.
Un sistema di rintracciabilità consente, nel caso delle sementi, di ricostruire e seguire il percorso
che esse seguono attraverso tutte le fasi della produzione, della trasformazione, della distribuzione e
dell’utilizzazione.
I benefici introdotti dalla rintracciabilità nel sistema vanno a vantaggio sia dell'impresa produttrice,
sia dell'utilizzatore sia del consumatore.
Per le imprese la rintracciabilità è uno strumento per disporre di informazioni sistematiche per
qualificare la produzione attraverso la conoscenza della sua origine e garantire la veridicità delle
informazioni sulle caratteristiche del prodotto.
Fra le maggiori opportunità per l'impresa, si evidenzia la possibilità di differenziare le proprie
produzioni sul mercato.
La rintracciabilità rappresenta un beneficio per l'intera filiera riducendo la necessità di registrazione
delle informazioni da parte della singola impresa perché già presenti nel sistema.
Ciò comporta anche un contenimento dei costi complessivi evitando duplicazioni e/o
sovrapposizioni di operazioni di registrazione.
Inoltre nel caso in cui fosse necessario recuperare produzioni già poste in vendita, l'operazione
risulterebbe più agevole e rapida consentendo di salvaguardare l'immagine aziendale.
Dal punto di vista dell'utilizzatore e del consumatore finale i benefici sono rappresentati dalla
possibilità di scelta del prodotto in funzione della zona di provenienza e delle modalità di
aree-tematiche-19-6-07-1
201
produzione, anche in funzione delle maggiori garanzie sull'origine e sull'identificazione dei diversi
ingredienti dei prodotti alimentari.
La trasparenza del processo limita di fatto l'eventuale possibilità di comportamenti fraudolenti o
dichiarazioni improprie e offre maggiori garanzie all'utilizzatore sull'efficacia dei controlli che
risultano semplificati.
Per ottenere questo risultato occorre iniziare dalla messa a punto di linee guida su cui basare il
sistema di rintracciabilità che permetta di documentare la storia della semente e di individuare i
responsabili di ciascuna fase produttiva.
1.2
Finalità
Scopo delle linee guida è di identificare gli elementi che dovranno essere oggetto di registrazione e
verifica, integrandoli con quelli già previsti dalle disposizioni e dalle procedure che presiedono alla
certificazione ufficiale delle sementi.
In primo luogo tali elementi dovranno permettere l'identificazione certa del prodotto e
l'individuazione del responsabile di ciascuna fase produttiva.
Dovranno inoltre consentire di disporre di tutte le informazioni concernenti l'origine e le
caratteristiche intrinseche del prodotto.
Finalità importante è anche l'identificazione di un modello organizzativo che comprende un centro
di coordinamento in grado di fornire un servizio innovativo alla filiera mediante raccolta dati,
costituzione di una banca dati di agevole consultazione per le figure interessate.
Le linee guida, allo scopo di valorizzare le produzioni, identificheranno modalità per il
riconoscimento delle produzioni tracciate.
2
RINTRACCIABILITA' DELLA PRODUZIONE
Con riferimento alle sementi, per "rintracciabilità" si intende la possibilità di ricostruire e seguire il
percorso di una semente, attraverso tutte le fasi della produzione della lavorazione e della
distribuzione.
Per le diverse fasi della produzione di sementi vengono qui identificate le informazioni (tracce) che
è necessario acquisire per creare il percorso informativo che a ritroso consente di assicurare la
rintracciabilità.
aree-tematiche-19-6-07-1
202
2.1
Seme impiegato
Il seme utilizzato per l'istituzione delle colture dovrà essere identificato attraverso i seguenti
elementi:
1)
specie
2)
varietà
3)
categoria
4)
lotto
5)
anno di produzione
6)
estremi dei cartellini di certificazione (n° progressivo dell'etichetta)
7)
quantità di seme impiegato
8)
ditta produttrice
9)
fornitore
10)
caratteristiche del lotto (purezza fisica, germinabilità, semi estranei, stato fitosanitario e
determinazione OGM ove il caso lo richieda)
2.2
Azienda di moltiplicazione
Per l'azienda agricola in cui avviene la moltiplicazione del seme devono essere acquisiti i seguenti
dati:
2.3
1)
denominazione
2)
indirizzo
3)
conduttore dell'azienda CF o partita IVA o CUA
4)
appezzamento
-
identificazione (dati catastali)
-
superficie coltivata a seme
-
lotto di seme e quantità impiegati su ciascun appezzamento
Richiedente la certificazione
Per il richiedente la certificazione saranno acquisiti i seguenti dati:
1)
denominazione
2)
indirizzo
3)
partita IVA o CUA
4)
estremi della licenza sementiera (qualora si tratti di titolare di licenza)
aree-tematiche-19-6-07-1
203
2.4
Caratteristiche della coltura
Caratteristiche della coltura ed esito dei controlli ai fini della certificazione: dati da acquisire
1)
coltivazioni precedenti
2)
isolamento
3)
purezza varietale
4)
impurità varietali
5)
impurità specifiche
6)
malattie
7)
avversità
8)
altre varietà coltivate
9)
giudizio (ettari approvati/disapprovati - produzione prevista)
10)
tecnico che effettua i controlli ai fini della certificazione
11)
caratteristiche del lotto (purezza fisica, germinabilità, semi estranei, stato fitosanitario e
determinazione OGM ove il caso lo richieda)
2.5
Trasferimento prodotto
Le informazioni che devono essere acquisite nella fase di trasferimento del prodotto dall'azienda
agricola alla ditta sementiera sono:
2.6
1)
estremi identificativi del trasportatore
2)
estremi identificativi del lotto
3)
data trasferimento
4)
quantitativo trasferito
5)
stato del prodotto e contenitori utilizzati
6)
modalità di identificazione del prodotto
Stabilimento sementiero
Le informazioni che devono essere acquisite all'atto del conferimento sono:
1)
dati del prodotto in natura:
•
specie
•
varietà
aree-tematiche-19-6-07-1
204
2)
•
categoria
•
numero di lotto
•
quantità
•
estremi identificativi dell’azienda moltiplicatrice
•
indirizzo dell’azienda moltiplicatrice
lavorazione del prodotto in natura
•
estremi della ditta selezionatrice
•
indirizzo dello stabilimento
•
modalità di stoccaggio, ubicazione e identificazione del prodotto
(se il lotto non viene immagazzinato singolarmente occorre registrare anche gli
estremi identificativi degli altri lotti con cui viene coacervato)
•
data di inizio lavorazione
•
identificazione della linea di lavorazione (se presso lo stabilimento ne esiste più
di una) e, se del caso, delle macchine utilizzate
•
quantità sottoposta a lavorazione
•
quantità ottenuta dalla lavorazione
•
quantità scartata
•
trattamento chimico (all’occorrenza, principio attivo, prodotto commerciale
dosaggio)
•
peso delle confezioni
•
numero di confezioni
•
tipologia di confezione
•
numerazione dei cartellini ufficiali di certificazione impiegati
•
categoria di certificazione attribuita al seme selezionato
•
data di termine lavorazione
•
destinazione del prodotto
Qualora le operazioni di lavorazione comportassero il trasferimento del prodotto presso
stabilimenti terzi, lo stesso deve essere dichiarato e documentato attraverso l’acquisizione di
tutti gli elementi sopra riportati riferiti alle specifiche fasi di lavorazione.
Tutte le confezioni, al termine della lavorazione, devono riportare un codice a barre che può
essere incluso sull’etichetta ufficiale di certificazione e che permetta la lettura ottica delle
informazioni su di esse riportate.
aree-tematiche-19-6-07-1
205
E’ rilevante sottolineare che dal momento dell’applicazione delle etichette ufficiali alle
confezioni, la semente prodotta risulta sempre identificabile con certezza e può essere
assicurata sia una completa rintracciabilità sia la reperibilità di tutte le informazioni relative
alle caratteristiche qualitative e tecnologiche connesse, considerato che ogni etichetta e quindi
ogni singola confezione è numerata progressivamente.
2.7
Campione da sottoporre ad analisi
Il campione deve essere identificato dai seguenti elementi:
1) data del prelievo
2) tecnico che ha effettuato il prelievo
3) peso del campione
4) Ditta che ha effettuato la lavorazione
5) Azienda moltiplicatrice
6) Comune dell’azienda moltiplicatrice
7) Specie
8) Varietà
9) Categoria
10) Lotto
11) Peso del lotto
12) Tipo di trattamento chimico
13) Numerazione dei cartellini utilizzati
Tutte i campioni devono riportare un codice a barre, che permetta la lettura ottica delle informazioni
su di esso riportate.
2.8
Risultati di analisi
I certificati di analisi devono riportare i seguenti elementi:
1)
Estremi identificativi del Laboratorio di analisi
2)
data di ricevimento del campione
3)
estremi identificativi del campione
a. Ditta che ha effettuato la lavorazione del lotto
b. Azienda moltiplicatrice
c. Specie
aree-tematiche-19-6-07-1
206
d. Varietà
e. Categoria
f. Lotto
g. Peso del lotto
h. Tipo di trattamento chimico
4)
Risultati di analisi
a. Purezza fisica
b. Germinabilità
c. Determinazione della presenza di semi estranei
d. Altre determinazioni (secondo il caso)
i. Impurità varietali
ii. Peso dei mille semi
iii. Germia
iv. Stato fitosanitario
v. Umidità
vi. Analisi OGM
vii. Altre analisi
2.9
5)
Riferimento al metodo di analisi
6)
Data di emissione del certificato di analisi
7)
Responsabile del Laboratorio
Trasferimento all’utilizzatore
Nel trasferimento delle sementi dallo stabilimento di produzione alla rete di vendita deve essere
documentato ogni passaggio.
Le confezioni di sementi, già etichettate con cartellini di certificazione ufficiali, devono essere
accompagnate da fattura o altro documento di trasporto riportante i seguenti elementi:
1) estremi identificativi del trasportatore
2) data trasferimento
3) quantitativo trasferito
4) numero di colli
5) tipologia di confezione
6) specie
7) varietà
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207
8) lotto
9) categoria
10) numerazione riportata sulle etichette ufficiali di certificazione
2.10
Utilizzatore
L’utilizzatore delle sementi è tenuto a registrare i seguenti elementi:
1) specie
2) varietà
3) lotto
4) categoria
5) numerazione riportata sulle etichette ufficiali di certificazione
6) quantitativo
7) numero di confezioni unitarie
8) peso unitario delle confezioni
Queste informazioni vengono integrate con gli elementi che consentano di collegare con certezza le
sementi con gli appezzamenti in cui verranno utilizzate.
A questo stadio, il processo di rintracciabilità delle sementi viene trasferito al sistema di
rintracciabilità previsto per le produzioni agroalimentari dal Regolamento CE 178/2002.
3
3.1
MODALITA’ ORGANIZZATIVE
Autorità di vigilanza
Il sistema richiede l’istituzione di un’Autorità di vigilanza che potrà anche essere individuata
nell’ambito dell’Amministrazione regionale, il cui compito è quello di controllare l’attività del
Centro di coordinamento e irrogare sanzioni, ove previsto.
L’Autorità di vigilanza autorizza l’adesione al sistema dei soggetti interessati.
3.2
Centro di coordinamento
Il modello organizzativo che assicuri la rintracciabilità delle sementi deve essere basato su una
banca dati nella quale confluisca il flusso di elementi progressivamente acquisiti nelle diverse fasi
della produzione, della trasformazione, della distribuzione e dell’utilizzazione.
aree-tematiche-19-6-07-1
208
Il programma di gestione della banca dati deve effettuare la verifica della congruità dei dati in
entrata con quelli precedentemente acquisiti e riferiti allo stesso lotto, prima del loro
consolidamento.
Occorre prevedere un “Centro di coordinamento”, cui affidare la gestione della banca dati e la
verifica della regolarità del flusso di informazioni.
Modalità e tempi per il trasferimento delle informazioni al Centro di coordinamento devono essere
definiti.
La consultazione delle informazioni contenute nella banca dati sarà regolamentata attraverso un
sistema di codici di accesso che consenta ad ogni figura partecipante al sistema di rintracciabilità di
ottenere quelle di propria competenza.
A ogni tipologia di figura (azienda moltiplicatrice, trasportatore, ditta sementiera, utilizzatore ecc.)
corrisponderà un codice di accesso che renderà automaticamente disponibile il set di informazioni
consentite.
Per la realizzazione del sistema occorre disporre di un adeguato supporto informatico che renda
possibile il collegamento di tutte le figure interessate con il Centro di coordinamento.
3.3
Partecipazione al sistema di rintracciabilità
I soggetti che intendono partecipare al sistema devono presentare richiesta al Centro di
coordinamento che provvederà a esperire l’istruttoria e, nel caso di esito favorevole, a trasmettere la
documentazione all’Autorità di vigilanza che ne autorizzerà l’adesione.
La documentazione presentata dovrà includere:
3.4
•
domanda di adesione
•
una dichiarazione di impegno a rispettare le norme che regolano il sistema di rintracciabilità
•
un manuale di procedure da adottare presso il richiedente
Documentazione degli elementi di tracciabilità
Sulle base di direttive comunitarie, la commercializzazione dei prodotti sementieri è soggetta a
certificazione ufficiale o controlli sotto sorveglianza da parte di un Organismo ufficiale (in Italia
l’Ente Nazionale Sementi Elette).
Gli accertamenti eseguiti ai fini della certificazione delle sementi permettono di acquisire buona
parte degli elementi necessari alla realizzazione di un efficace sistema di rintracciabilità e, allo
aree-tematiche-19-6-07-1
209
stesso tempo, garantiscono il controllo, da parte di un Organismo indipendente, della qualità della
produzione e la verifica degli elementi informativi acquisiti.
Tra le fasi di produzione delle sementi precedentemente identificate, i controlli ai fini della
certificazione permettono di acquisire e controllare le informazioni relative a:
•
Seme impiegato
•
Azienda di moltiplicazione
•
Richiedente la certificazione
•
Caratteristiche della coltura
•
Stabilimento sementiero
•
Campione da sottoporre ad analisi
•
Risultati di analisi
E’ necessario pertanto integrare nel sistema di rintracciabilità le informazioni relative a:
•
Trasferimento del prodotto dall’azienda agricola alla ditta sementiera
•
Conferimento del seme in natura alla ditta sementiera
•
Eventuali trasferimenti fra ditte sementiere per lavorazioni intermedie
•
Trasferimento all’utilizzatore tramite la rete di distribuzione
•
Utilizzatore e impiego delle sementi
La documentazione relativa alle diverse fasi di produzione deve essere conservata per almeno
cinque anni presso l’azienda agricola o la ditta sementiera, il distributore, l’utilizzatore, ognuno per
la rispettiva competenza.
3.5
Identificazione del prodotto
Il sistema descritto permette di identificare la produzione attraverso il codice a barre o la
numerazione progressiva delle etichette ufficiali di certificazione apposte sulle confezioni.
Questi elementi rappresentano il punto di partenza per attivare la rintracciabilità della produzione e
l’acquisizione di tutte le informazioni connesse.
Va sottolineato che, in ogni caso, a partire da ciascuno degli elementi registrati è possibile
realizzare una completa rintracciabilità sia verticale sia orizzontale.
aree-tematiche-19-6-07-1
210
Nel primo caso, tra l’altro, è possibile risalire al lotto originario attraverso tutte le successioni
genealogiche realizzate; nel secondo, è possibile rintracciare la destinazione di tutte le confezioni
dello stesso lotto e tutti i lotti correlati.
Per rendere facilmente riconoscibili le sementi ottenute nell’ambito del sistema di rintracciabilità è
necessario che un apposito logo sia riprodotto su tutte le confezioni.
Il logo, oltre a dare evidenza dell’applicazione concreta del sistema, consente, allo stesso tempo,
l’impostazione di strategie commerciali di promozione delle sementi prodotte.
3.6
Sorveglianza sul sistema
La sorveglianza sul corretto funzionamento del sistema può essere assicurata dal Centro di
coordinamento che, oltre a essere un Organismo indipendente, dispone delle informazioni
necessarie.
La sorveglianza comporta visite ispettive periodiche (almeno una ogni anno) presso le figure
aderenti al sistema per accertare:
•
che siano rispettate le prescrizioni di partecipazione al sistema
•
che la documentazione sia tenuta regolarmente agli atti per il tempo prescritto
•
la congruità della documentazione con le informazioni fornite al Centro di coordinamento e
con l’attività svolta
3.7
Azioni correttive e Sanzioni
Qualora nel corso dell’attività di sorveglianza, il Centro di coordinamento riscontri difformità
nell’applicazione delle norme previste, segnala le non conformità all’interessato e prescrive le
azioni correttive da adottare e il periodo di tempo concesso per la soluzione del problema.
Dei rilievi formulati viene data contestualmente comunicazione all’Autorità di vigilanza.
Nel caso in cui i le azioni correttive prescritte non vengano messe in atto nei tempi previsti, o in
caso di recidiva, il Centro di coordinamento segnalerà la situazione all’Autorità di vigilanza per i
provvedimenti di competenza.
Qualora nel corso dell’attività di sorveglianza, venissero rilevate irregolarità, il Centro di
coordinamento provvederà a darne comunicazione all’Autorità di vigilanza per i provvedimenti di
competenza.
aree-tematiche-19-6-07-1
211
L’Autorità di vigilanza provvederà, a comminare sanzioni effettive proporzionate e dissuasive, che
potranno comprendere l’esclusione dal sistema di rintracciabilità, sempre che il fatto non costituisca
più grave reato.
aree-tematiche-19-6-07-1
212
ENTE NAZIONALE DELLE SEMENTI ELETTE
MILANO
Programma Interregionale "Sviluppo rurale"
INNOVAZIONE E RICERCA
Azioni di innovazioni e ricerca a supporto del piano
sementiero - Interventi a carattere generale
Area tematica 4
"DEFINIZIONE DI LINEE GUIDA NAZIONALI PER IL
RILASCIO DELLE LICENZE SEMENTIERE"
aree-tematiche-19-6-07-1
213
DEFINIZIONE DI LINEE GUIDA NAZIONALI PER IL RILASCIO DELLE LICENZE
SEMENTIERE
INDICE
1
2
INTRODUZIONE
215
1.1
Premessa
215
1.2
Stato dell’arte
215
1.3
Finalità
216
ASPETTI CRITICI
217
2.1
Attività soggetta al rilascio della licenza sementiera
217
2.2
Requisiti necessari per ottenere la licenza
217
2.3
Facsimile della domanda di rilascio
218
2.4
Classificazione dei gruppi di specie e della tipologia di attività
219
2.5
Organismo competente per il rilascio della licenza
219
2.6
Commissione regionale
219
2.7
Criteri per il rilascio della licenza
220
2.8
Rilascio della licenza
220
2.9
Notifica dei provvedimenti
220
2.10
Revoca o sospensione della licenza
220
2.11
Pagamento
221
Elenco delle ditte sementiere operanti in Italia nella campagna 2004/2005
222
Tabella 1
e indicazione delle specie prodotte (specie agricole)
Tabella 2
Elenco delle ditte operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e
235
indicazione delle specie prodotte (specie ortive)
Tabella 3
Distribuzione geografica per tipologia di attività delle Ditte sementiere
241
operanti in Italia
Allegato 1
Elenco analitico delle macchine ed attrezzature necessarie per la selezione
242
delle sementi
Allegato 2
Richiesta di autorizzazione per l’esercizio di attività’ sementiera
243
Allegato 3
Specie o gruppi di specie
247
Allegato 4
Fac-simile dell'autorizzazione all'esercizio dell'attività
248
aree-tematiche-19-6-07-1
214
1
INTRODUZIONE
1.1
Premessa
L’esercizio della produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri è subordinato al rilascio di
una apposita licenza. L’articolo 2 della legge n. 1096 del 25 novembre 1971 prevede che una
apposita Commissione Regionale esprima un parere di idoneità.
La normativa sementiera nazionale attribuisce la qualifica di “produttore di sementi” alle imprese
che lavorano le sementi e gli altri materiali di moltiplicazione selezionandoli, depurandoli dalle
scorie e confezionandoli per il commercio (allegato 3 alla legge 25-11-1976).
La licenza deve essere richiesta al Presidente della Camera di Commercio, Industria Artigianato e
Agricoltura della Provincia in cui ha sede lo stabilimento di produzione delle sementi, salvo in
quelle Regioni e Province Autonome come l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Lombardia e la
Provincia di Bolzano che hanno individuato nell’ambito delle proprie strutture i servizi competenti
al rilascio della licenza. Attualmente le licenze sono rilasciate dai servizi fitosanitari in Emilia
Romagna, Lombardia e Provincia di Bolzano, mentre in Piemonte è il Presidente della giunta che
autorizza l’esercizio dell’attività sementiera.
La licenza non è richiesta per la produzione del materiale sementiero da parte dell’agricoltore
moltiplicatore e per il e per la cessione dai produttori agricoli a ditte titolari di licenza.
La licenza non è altresì richiesta agli Istituti pubblici di ricerca e sperimentazione per la produzione
di sementi di base o generazioni precedenti, appartenenti a varietà di propria costituzione.
Limitatamente alle sementi ortive della categoria standard è possibile effettuare operazioni di
riconfezionamento anche alle imprese in possesso della ex licenza prefettizia di cui alla legge 18
giugno 1931 n° 987.
1.2
Stato dell’arte
Le ditte sementiere operanti in Italia (tabella 1 e 2), al dicembre 2005, per la produzione e
commercializzazione di piante agrarie sono 335, mentre le ditte sementiere operanti nel settore
delle ortive sono 97.
La ripartizione geografica e la tipologia di attività sono riportate nella tabella n° 3:
L’attività di lavorazione delle sementi è diffusa in tutte le regioni ad esclusione della Valle d'Aosta
e della Liguria.
aree-tematiche-19-6-07-1
215
La maggior concentrazione di operatori sementieri si registra nelle seguenti regioni: Emilia
Romagna ( 14,4%) Puglia (14,1%) Sicilia (12,1%) Veneto (11,6%), Lombardia ( 9%), Piemonte (
8,2%). In Emilia Romagna operano ditte che selezionano sementi appartenenti a tutte le filiere
produttive, nel caso della Puglia invece l’attività prevalente riguarda i cereali. A livello nazionale il
settore maggiormente rappresentato è quello cerealicolo con 205 imprese di cui 134 operano
esclusivamente su cereali; per le foraggere quelle specializzate sono 65 ditte e altre 67 affiancano
altre specie, così come 5 operano in esclusiva sulla barbabietola mentre altre 8 lavorano anche altre
sementi. Si deve sottolineare che per la patata l’attività è interamente specializzata.
Le licenze sementiere rilasciate dalle C.C.I.A.A. provinciali e dai Servizi Fitosanitari Regionali,
mostrano una situazione piuttosto disomogenea anche all’interno di una stessa Regione.
Si possono trovare, infatti, licenze rilasciate senza indicazione delle specie (ad esempio con la
dicitura generica “per le specie previste dall’all. 2 della Legge 1096/71) e licenze rilasciate non solo
per singole specie e per determinati quantitativi massimi consentiti, ma anche con l’indicazione
delle varietà per le quali è permessa la produzione e la commercializzazione.
Inoltre, in alcuni casi sono regolamentate chiaramente anche lavorazioni particolari, quali il solo
riconfezionamento di prodotto o la sola concia delle sementi, con l’indicazione dei macchinari
utilizzati.
Anche a questo proposito non tutte le Commissioni Regionali preposte al parere sull’idoneità
tecnica della Ditta sementiera richiedente la licenza utilizzano, nell’ambito delle loro procedure, un
elenco di macchinari specifici obbligatori o consigliati per la produzione delle diverse specie di
sementi.
1.3
Finalità
Il presente documento, partendo dall’attuale situazione nazionale relativa alle licenze in possesso
delle ditte sementiere, si propone di fornire una modalità armonizzata per il rilascio
dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sementiera. A tale scopo richiamati gli aspetti
normativi a cui ci si deve attenere, il documento si propone di mettere a punto le modalità e
procedure con cui operare. In particolare prenderà in considerazione le attività soggette a licenza, i
requisiti necessari per ottenerla, i criteri di scelta dell’organismo regionale competente e la
composizione della commissione tecnica. Proporrà i criteri per il rilascio e le procedure per la
notifica e la revoca, nonché la possibilità di introdurre un compenso a favore dell’amministrazione
interessata, i fac-simili della modulistica da utilizzare e i necessari allegati tecnici.
aree-tematiche-19-6-07-1
216
2
ASPETTI CRITICI
2.1
Attività soggetta al rilascio della licenza sementiera
Devono presentare la domanda i soggetti che intendono produrre le sementi a scopo di vendita.
Come già precisato si intende produzione di sementi quella effettuata da imprese che lavorano le
sementi e gli altri materiali di moltiplicazione selezionandoli, depurandoli dalle scorie e
condizionandoli per il commercio, qualunque ne sia l’entità e la cui attività sia indirizzata, anche
saltuariamente, ai fini industriali o commerciali.
E’ altresì considerata produzione a scopo di vendita quella effettuata da cooperative, consorzi,
associazioni, aziende agrarie ed altri enti, anche se al solo scopo della distribuzione ai propri
associali, compartecipanti, coloni, mezzadri e dipendenti.
E’ inoltre considerata produzione a scopo di vendita la lavorazione dei prodotti sementieri effettuata
per conto terzi o comunque per la distribuzione.
Non è considerata produzione a scopo di vendita la fornitura di sementi a organismi ufficiali di
valutazione e ispezione nonché la fornitura di sementi a prestatori di servizi per lavorazione o
imballaggio, purché essi non acquisiscano titoli sulle sementi fornite.
La domanda deve essere presentata dagli interessati prima di iniziare l’attività, questa non può
essere esercitata fino al rilascio dell’autorizzazione.
2.2
Requisiti necessari per ottenere la licenza
Le ditte sementiere che intendono chiedere l’autorizzazione per produrre sementi debbono essere
iscritte al Registro delle imprese presso la competente Camera di Commercio, Industria,
Artigianato e Agricoltura (CCIAA), a norma dell’art. 8 della Legge 29 dicembre 1993, n. 580.
La ditta deve disporre di locali e di attrezzature tecniche idonee e sufficienti per svolgere
razionalmente l’attività di produzione di sementi descritta nella domanda di autorizzazione.
Per ciascun gruppo di specie devono essere almeno disponibili le attrezzature elencate nell’allegato
n° 1.
Nel caso di ditte sementiere che siano anche titolari di licenza mangimistica, le linee di produzione
e i locali di servizio dovranno essere fisicamente separate.
aree-tematiche-19-6-07-1
217
Il richiedente, per ottenere l’autorizzazione a produrre, deve dimostrare di possedere sufficienti
conoscenze professionali, direttamente o tramite una figura tecnica appositamente designata, sulle
tecniche di produzione/selezione nonché sulle normative sementiere e fitosanitarie riguardanti le
categorie delle sementi per le quali chiede l’autorizzazione a produrre. Nel caso la figura tecnica sia
diversa dal legale rappresentante alle dirette dipendenze della ditta, deve essere in possesso di
apposito incarico e di relativa accettazione.
Tali conoscenze professionali devono essere descritte in un sintetico curriculum e si intendono
acquisite previo superamento, con esito favorevole, di un corso di formazione con colloquio finale
organizzato dall’Ufficio dell’Ente Nazionale Sementi Elette, competente per territorio.
2.3
Facsimile della domanda di rilascio
La domanda di rilascio della licenza sementiera deve essere presentata su apposito modulo, il cui
facsimile è riportato in allegato (allegato 2)
La domanda dovrà essere corredata dai seguenti documenti:
1) Certificato di attribuzione del numero di partita IVA;
2) Certificato di iscrizione al Registro ditte della C.C.I.A.A.;
3) Attestazione della disponibilità dei locali destinati all’esercizio dell’attività.
4) Planimetria evidenziante gli spazi destinati all’attività sementiera;
5) Descrizione sintetica dell’attività che si intende esercitare, con puntuale riferimento agli
impianti ed all’attrezzatura disponibile elencata nella richiesta di autorizzazione;
6) Documentazione relativa ai requisiti posseduti dal titolare o dalla figura tecnica (il titolo di
studio o professionale se posseduto, sintetico curriculum, etc.).
7) Qualora la responsabilità tecnica sia stata affidata a persona diversa dal legale rappresentante,
allegare la lettera di incarico con la relativa accettazione dell’interessato.
8) Attestato di partecipazione con esito favorevole al corso di formazione ENSE.
9) Una marca da bollo del valore legale in corso che verrà applicata dall’Organo competente sulla
licenza sementiera che verrà rilasciata.
I documenti di cui ai punti 1), 2) e 3) possono essere trasmessi in originale, in copia autenticata o, in
alternativa, mediante una dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà.
aree-tematiche-19-6-07-1
218
2.4
Classificazione dei gruppi di specie e della tipologia di attività
La licenza sementiera viene rilasciata per una specie o per uno o più gruppi di specie elencati
nell’allegato 3 e una e più delle tipologie di attività sotto elencate:
o Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri
o Sconfezionamento / confezionamento
o Concia / confettatura o altri trattamenti al seme
2.5
Organismo competente per il rilascio della licenza
L’Organismo competente per il rilascio della licenza sementiera deve essere individuato dalla
Regione in cui ha sede lo stabilimento, nell’ambito delle strutture delegate alle attività agricole. E’
raccomandato l’affidamento ai Servizi fitosanitari regionali, attualmente istituiti presso tutte le
Regioni e operanti in settori affini a quello sementiero e in parte ad esso sovrapposto.
2.6
Commissione regionale
Presso l’Organismo competente a livello regionale viene istituita una apposita Commissione, il cui
compito sarà quello di vagliare le domande di rilascio della licenza ed esprimere un parere
vincolante per il rilascio da parte dell’Organismo regionale.
La Commissione dovrebbe comprendere:
•
Un rappresentante dell’Organismo regionale competente, che la presiede
•
Due funzionari regionali
•
Un rappresentante dell’Ufficio competente per territorio dell’Ente Nazionale Sementi Elette
•
Un rappresentante delle ditte sementiere
•
Un rappresentante degli agricoltori
•
Un rappresentante di Istituzioni scientifiche o tecniche ad indirizzo vegetale operanti nella
Regione.
L’Organismo regionale competente assicura la funzione di segreteria della Commissione
Per ogni componente della Commissione deve essere designato anche un supplente, che parteciperà
alle riunioni in caso di assenza del titolare.
La Commissione dura in carica quattro anni ed è rinnovabile
aree-tematiche-19-6-07-1
219
La riunioni della Commissione sono validamente costituite alla presenza della maggioranza dei sui
componenti; Le decisione della Commissione vengono assunte a maggioranza. assoluta dei presenti
alla riunione. In caso di parità nella votazione prevale il voto manifestato dal Presidente.
La Commissione decide sul rilascio della licenza sulla base di una relazione di uno o più
componenti appositamente designati relativa a un sopralluogo delle strutture della ditta sementiera
candidata.
2.7
Criteri per il rilascio della licenza
La Commissione regionale acquisisce la documentazione relativa alla richiesta, il verbale di
sopralluogo presso lo stabilimento esteso dai Componenti incaricati e verifica la sussistenza di tutti i
requisiti necessari per il rilascio della licenza.
Nel caso in cui, dalla relazione, emergessero carenze che impedissero il rilascio della licenza, la
Commissione potrà accordare un periodo di tempo definito per eliminare tali carenze.
2.8
Rilascio della licenza
L’organo competente rilascerà la licenza sementiera utilizzando il modello riportato nell’allegato 4.
Ogni licenza dovrà essere numerata progressivamente e riportare l’anno di rilascio e l’identificativo
della Regione.
La Segreteria della Commissione deve provvedere alla tenuta di un archivio cartaceo e informatico
dei fascicoli esaminati dalla Commissione e tenere una lista aggiornata delle licenze sementiere in
vigore.
2.9
Notifica dei provvedimenti
Copia conforme delle licenze rilasciate, nonché di ogni provvedimento successivo di eventuale
sospensione o revoca dovrà essere inviato agli Organismi incaricati della certificazione delle
Sementi, al Servizio fitosanitario Regionale, al servizio Repressione delle Frodi competenti per
territorio.
2.10
Revoca o sospensione della licenza
La validità dell’autorizzazione all’esercizio dell’attività sementiera è subordinata al mantenimento,
aree-tematiche-19-6-07-1
220
nel tempo, dei requisiti soggettivi e oggettivi posseduti al momento del rilascio.
A tal fine la Commissione dispone controlli presso gli stabilimenti con periodicità almeno triennale
o, su segnalazione degli Organismi di controllo del materiale sementiero.
Nei casi in cui la Commissione riscontri la non conformità ai requisiti che ne hanno determinato il
rilascio, può disporre la sospensione, per un periodo di tempo limitato o, se del caso, la revoca
della licenza.
2.11
Pagamento
Le Regioni possono prendere in considerazione la possibilità di introdurre una modalità di
pagamento per il rilascio della licenza
aree-tematiche-19-6-07-1
221
TABELLA 1
Elenco delle ditte sementiere operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e indicazione delle specie autorizzate (specie agricole)
PROV.
STAB.
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
ABRUZZO
ABRUZZO
CEREALSEMI S.N.C. di Codagnone G.
COZZI F.LLI DI COZZI GIUSEPPE & C.
ATESSA
TERAMO - ROCCIANO
ABRUZZO
D' EUGENIO SEMENTI SRL
SANT'OMERO
ATESSA
CH
PIANO GRANDE DI TORRICELLA TE
SICURA
SANT'OMERO
TE
ABRUZZO
ABRUZZO
MEDITERRANEA SEMENTI S.R.L.
STILAGRO S.R.L.
MONTORIO AL VOMANO
COLLECORVINO
TERAMO - Loc. Piane S. Atto
COLLECORVINO
ABRUZZO
VALSANGRO S.R.L.
FOSSACESIA
BASILICATA
BASILICATA
BASILICATA
AGROALIMENTARE SUD S.p.A.
CEREALI TACCONE SAS
CONS. AGR. REG. LUCANIA
TARANTO
4
21
C.C.I.A.A./CH
C.C.I.A.A./TE
25/05/1994
11/05/1982
sulla, lupinella e trifoglio squarroso
semi da prato All. 3 L. n° 1096/71
809/AG
C.C.I.A.A./TE
29/11/1976
TE
PE
gen-97
1050
C.C.I.A.A./TE
C.C.I.A.A./PE
22/09/1997
29/04/1991
FOSSACESIA
CH
6
C.C.I.A.A./CH
04/12/2002
MELFI
IRSINA
POTENZA
MELFI
IRSINA
GAUDIANO DI LAVELLO
PZ
MT
PZ
1
1
Prot. 508/1
C.C.I.A.A./PZ
C.C.I.A.A./MT
C.C.I.A.A./PZ
20/12/2005
29/02/2000
09/01/1973
COOP.AGR.LA GENERALE a RL
LA VISCIGLIOLA s.r.l.
LOIUDICE CEREALCOMMERCIO s.r.l.
MARTINO MICHELE
SCARAIA GIUSEPPE
UNITA' CONTADINA arl
CON.AL SRL
COOP. AGR. COPRAS
COOP. AGR. DEL SAVUTO
COOP. AGR. SILANA
COOP. CECITA s.r.l.
ESPOSITO SALVATORE SRL
GERMINAL s.n.c.
GENZANO DI LUCANIA
GENZANO DI LUCANIA
TRICARICO
VENOSA
IRSINA
LAVELLO
ROCCA DI NETO
SPEZZANO DELLA SILA
PARENTI
SPEZZANO DELLA SILA
CELICO
CROTONE
REGGIO CALABRIA
GENZANO DI LUCANIA
GENZANO DI LUCANIA
TRICARICO
VENOSA
IRSINA
LAVELLO
ROCCA DI NETO
SPEZZANO DELLA SILA
PARENTI
SPEZZANO DELLA SILA
CELICO
CROTONE
REGGIO CALABRIA
PZ
PZ
MT
PZ
MT
PZ
KR
CS
CS
CS
CS
KR
RC
1
1
4
2
3
1
3
21
6
11
15
gen-90
1
C.C.I.A.A./PZ
C.C.I.A.A./PZ
C.C.I.A.A./MT
C.C.I.A.A./PZ
C.C.I.A.A./MT
C.C.I.A.A./PZ
C.C.I.A.A./KR
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CZ
C.C.I.A.A./RC
09/06/2003
21/04/2005
29/09/2003
28/03/2006
02/05/1997
04/10/2001
25/08/2000
29/11/1996
12/10/1999
06/05/1980
16/01/1990
31/01/2000
29/03/1995
GRANIERI SALVATORE
PAESE MARIO
SOC. COOP. AGR. FALLISTRO
TORNELLO SALVATORE
AGRISEMENTI LEBBIOLI s.n.c. di Ciro
e U. Lebbioli
AGRISEMI MINICOZZI s.r.l.
CELICO
CELICO
SPEZZANO DELLA SILA
CELICO
SAN TAMMARO
CELICO
CELICO
SPEZZANO DELLA SILA
CELICO
SAN TAMMARO
CS
CS
CS
CS
CE
9
27
17
26
6
C.C.I.A.A./CZ
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CS
C.C.I.A.A./CE
19/10/1979
07/09/2000
04/01/1993
07/09/2000
12/07/1989
sementi da prato, cereali, semi oleosi, granaglie e affini (sementi
da orto), All.3 L. n° 1096/71
graminacee, leguminose, crucifere.
colture erbacee da pieno campo, (cereali, graminacee, foraggere,
piante oleaginose e da fibra), colture erbacee ortive-ornamentali e
da fiore
erba medica, lupinella , trifoglio alessandrino, pratense, incarnato
e squarroso, sulla, orzo, veccia, favino, piselli, mais, avena e
sorgo
frumento duro, orzo, cereali minori
frumento duro
sementi per colture erbacce da pieno campo, comprese le colture
ortive, ornamentali e da fiore, sementi di piante agrarie arboree,
arbustive e miscugli
frumento duro e tenero, cereali minori
frumento duro, orzo
frumento duro
frumento duro e tenero , cereali minori e leguminose
frumento duro, favino, orzo, avena
frumento duro (varietà diverse)
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
patata
patata
patata
patata
produzioni sementiere
sementi ortive, ornamentali da fiore, aromatiche, barbabietola e
da foraggio
patata
patata
patata
patata
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
BASILICATA
BASILICATA
BASILICATA
BASILICATA
BASILICATA
BASILICATA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CALABRIA
CAMPANIA
BENEVENTO
BENEVENTO
BN
4
C.C.I.A.A./BN
18/12/2000
LACEDONIA
TORRE DEL GRECO
LACEDONIA
TORRE DEL GRECO
AV
NA
15
C.C.I.A.A./ AV
C.C.I.A.A./NA
25/10/2005
24/06/1992
CAMPANIA
AGRISERVICE SEMENTI s.r.l.
FARAONE MENNELLA MARIO & C.
s.a.s.
FEDELSEME di Fedele D'Urso
S.BARTOLOMEO IN GALDO
S.BARTOLOMEO IN GALDO
BN
2
C.C.I.A.A./BN
18/03/1993
CAMPANIA
CAMPANIA
CAMPANIA
IMI SNC
IRPINIA SEM.DI VENUTA G.
REINO GIUSEPPE
ARIANO IRPINO
GESUALDO
SAN
BARTOLOMEO
ARIANO IRPINO
GESUALDO
SAN BARTOLOMEO IN GALDO
AV
AV
BN
3
2
3
C.C.I.A.A./AV
C.C.I.A.A./AV
C.C.I.A.A./BN
04/10/1991
22/03/1996
27/02/1997
CAMPANIA
CAMPANIA
CAMPANIA
aree-tematiche-19-6-07-1
E
IN
222
SPECIE AUTORIZZATE
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino, veccia,
trifoglio, medica, foraggere pratensi
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, fave, trifoglio
sementi per colture erbacce, ortive, ornamentali da fiore e
miscugli
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri (frumento,
avena, orzo)
frumento duro e tenero, cereali in genere, erbe foraggere
semi da prato e miscugli di semi da prato
Frumento, avena, orzo
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
SAN BARTOLOMEO IN GALDO
BN
5
C.C.I.A.A./BN
19/09/2002
produzioni sementiere
FINALE EMILIA
MO
24
C.C.I.A.A./MO
08/02/1988
cereali a paglia, oleaginose, ortive
S. GIOVANNI IN PERSICETO
S. GIOVANNI IN PERSICETO
BO
C.C.I.A.A./BO
CESENA
CESENA
FC
C.C.I.A.A./FC
08/01/1987
08/02/1988
08/04/1997
cereali a paglia, oleaginose ortive
AGRIFRUT ROMAGNA S.C.R.L.
47
24
52
ANCARANI DR. PASQUALE
RAVENNA
LONGASTRINO
FE
12
C.C.I.A.A./RA
20/03/1973
ANSEME SRL
CESENA
CESENA
FC
318
Reg. EMILIA
ROMAGNA
13/09/2004
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
AZ. AGR. "LE QUATTRO CASCINE"
S. GIORGIO PIACENTINO
S. GIORGIO PIACENTINO
PC
2
C.C.I.A.A./PC
16/05/1973
Condizionamento di sementi ortive di : sementi standard Produz. Sementiera di: barbabietole, foraggere crucifere,
foraggere graminacee, mais, materiali di moltiplicazione (tuberi,
bulbi, rizomi e simili), miscugli foraggeri, miscugli per tappeti
erbosi, oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore, ortive.
foraggere
AZ. AGR. LA SALAMANDRIA di Gorra
Giorgio, Umberto e Massimo
BERGAMASCHI PIETRO S.A.S.
ALSENO
ALSENO
PC
20
C.C.I.A.A./PC
24/07/1989
cereali a paglia
PIACENZA
PIACENZA
PC
1
C.C.I.A.A./PC
16/05/1973
foraggere, ortive
BLUMEN s.r.l.
PIACENZA
LOC. LE MOSE
PC
9
C.C.I.A.A./PC
19/12/2001
CAI BOLOGNA-MODENA
BOLOGNA
S. GIORGIO DI PIANO
BO
32
C.C.I.A.A. /BO
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
CAI BOLOGNA-MODENA
BOLOGNA
S. FELICE SUL PANARO
MO
28
C.C.I.A.A. /MO
27/06/1978
12/02/1979
09/02/1990
21/07/2000
05/09/2000
foraggere graminacee e miscugli per tappeti erbosi
ortive e ornamentali da fiore
cereali
foraggere I ampliamento
oleaginose II ampliamento
VILLANOVA DI CASTENASO
BO
21
C.C.I.A.A./BO
FERRARA
FE
4
C.C.I.A.A./FE
30/05/1973
08/08/1988
29/06/1982
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
CAP PARMA SRL (Stab. Cornocchio)
PARMA
CORNOCCHIO
PR
25
C.C.I.A.A./PR
27/10/1975
frumento tenero e duro, risone, orzo, avena, segale, granoturco,
saggina, sorgo, barbabietole, leguminose e graminacee,
foraggere, colza, girasole, lino fagioli, piselli, cipolla
cereali, orticole, foraggere, patate
CAP RAVENNA
RAVENNA
RAVENNA
RA
3
C.C.I.A.A./RA
06/03/1973
colture erbacee da pieno campo
CAP REGGIO EMILIA
REGGIO EMILIA
CASTEL NUOVO SOTTO
RE
15
C.C.I.A.A./RE
01/07/1975
CECOP SRL
TOMBOLO
FILO DI ALFONSINE
RA
2114
08/11/1999
CITTANTI GIAN PAOLO
MEDELANA-OSTELLATO
MEDELANA-OSTELLATO
FE
288
CO.NA.SE.
CONSELICE
CONSELICE
RA
71
Reg. EMILIA
ROMAGNA
Reg. EMILIA
ROMAGNA
Reg. EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
CO.NA.SE.
CONSELICE
S. ZACCARIA
RA
71
CO.P.A.P.
(COOPERATIVA
PRODUTTORI AGLIO PIACENTINO)
CONTINENTAL SEM.GUARNIERI C.&
MONTICELLI D'ONGINA
MONTICELLI D'ONGINA
PC
TRAVERSETOLO
TRAVERSETOLO
PR
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CAMPANIA
REINO GIUSEPPE & FIGLI
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
AGRI-CENTER di Bellodi e Poppi S.n.c.
GALDO
SAN
BARTOLOMEO
GALDO
FINALE EMILIA
AGRICENTER PERSICETO SRL
CANE' ARMANDO E FIGLI S.N.C. di VILLANOVA
Paolo e Giuliano Canè
CASTENASO
CAP FERRARA
FERRARA
aree-tematiche-19-6-07-1
IN
DI
FORLI'
223
SPECIE AUTORIZZATE
ortive, leguminose foraggere, barbabietola da taglio, da costa e da
orto.
sementi per colture erbacee da pieno campo (foraggere)
ortive, barbabietola, oleaginose, cereali a paglia, miscugli,
foraggere leguminose, mais.
oleaginose
07/07/2005
18
Reg. EMILIA
ROMAGNA
C.C.I.A.A./PC
cereali, foraggere, bietole da zucchero, piante oleaginose e da
fibra
produzione sementiera di cerealicole - importazione di materiale
da riproduzione.
commercio all'ingrosso di: patate da seme - Produzione
sementiera di foraggere leguminose a semi minuti.
produzione sementiera di: cereali a paglia, foraggere graminacee,
foraggere leguminose a seme grosso, foraggere leguminose a
semi minuti, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi,
oleaginose e da fibra.
cereali a paglia, oleaginose e da fibra.
16/07/1981
aglio
2377
Reg. EMILIA
13/01/2005
Importazione di materiale da riproduzione - produzione
04/07/2005
07/07/2005
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
REGIONE
DITTA
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
ROMAGNA
C.
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
COOP. AGR. "TRE SPIGHE"
CASTEL GUELFO
CASTEL GUELFO
BO
29
C.C.I.A.A./BO
05/08/1977
COOP. AGR. CESENATE
CESENA - MARTORANO
CESENA
FC
22
C.C.I.A.A./FC
06/07/1973
31/05/1979
13/08/1987
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
COOP. AGRICOLA BERLETA S.R.L.
MONTE S. PIETRO
ZOLA PREDOSA
BO
20
C.C.I.A.A. / BO
CREMONINI F.LLI DI G.R. SNC
FINALE EMILIA
FINALE EMILIA
MO
12
C.C.I.A.A./MO
30/05/1973
rinn. 1986
25/08/1975
DANISCO SEED ITALIA S.P.A.
GRANAROLO DELL'EMILIA
MARTORANO-CESENA
FC
374
21/04/2005
barbabietola
FANFONI s.r.l.
PARMA
PARMA
PR
01/07/1986
cereali a paglia foraggere, oleaginose e da fibra
FERRI LUIGI SEMENTI S.R.L.
VIGNOLA
VIGNOLA
MO
8
35
2036
Reg. EMILIA
ROMAGNA
C.C.I.A.A./PR
Reg. EMILIA
ROMAGNA
10/01/2005
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
FLORSILVA ANSALONI SRL
BOLOGNA
IDICE di S. LAZZARO
BO
4
C.C.I.A.A./BO
30/05/1973
importazione di: materiali da riproduzione - Produzione
sementiera di: foraggere graminacee, foraggere leguminose a
seme grosso, foraggere leguminose a semi minuti, miscugli
foraggeri, miscugli per tappeti erbosi
ortive, ornamentali e da fiore, piante agrarie arbustive ed arboree
KWS ITALIA SPA
BOLOGNA
BOLOGNA
FO
107
15/11/2004
LIMAGRAIN ITALIA SPA
BUSSETO
BUSSETO
PR
1605
Reg. EMILIA
ROMAGNA
Reg. EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
LION SEEDS ITALIA S.R.L.
FERRARA
FINALE EMILIA
MO
2895
11/01/2005
MARALDI SEMENTI DI DANIELE
MARALDI
MARTELLI FOSCO
CESENA
CESENA
FC
53
Reg. EMILIA
ROMAGNA
C.C.I.A.A./FC
02/01/1993
importazione di materiale da riproduzione - Prod. Sementiera di
colture industriali
importazione di : materiali da riproduzione - Produzione
sementiera di: cereali a paglia, oleaginose e da fibra, miscugli
foraggeri, miscugli per tappeti erbosi.
Confezionamento/riconfezionamento sementi di: mais, sorghi,
foraggere leguminose a semi minuti, foraggere graminacee,
foraggere leguminose a seme grosso
sconfezionamento/confezionamento sementi di: barbabietole Confettatura ed altri trattamenti al seme di: barbabietole
barbabietola, ortive, oleaginose
FAENZA
FAENZA
RA
10
C.C.I.A.A./RA
06/03/1973
foraggere
MARTINI F.LLI S.P.A.
BUDRIO DI LONGIANO
BUDRIO DI LONGIANO
FC
2
C.C.I.A.A./FC
06/07/1973
EMILIA
ROMAGNA
PASINI FRANCO
RIVALTA
RIVALTA
RE
30
Reg. EMILIA
ROMAGNA
07/07/2005
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
PATFRUT SOC. COOP. ARL
BUDRIO
MOLINELLA
BO
56
C.C.I.A.A./BO
20/09/1999
erbacee da pieno campo, escluse quelle di cui al n. 2, erbacee
ortive ornamentali e da fiore, sementi piante agrarie arboree ed
arbustive, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli
importazione di: materiali da riproduzione - Produzione
sementiera di: miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi,
foraggere leguminose a semi minuti, foraggere graminacee,
foraggere leguminose a seme grosso, sorghi.
materiale da moltiplicazione, tuberi, bulbi, rizomi e simili.
PIONEER HI-BRED ITALIA SPA
SISSA
SISSA
PR
27
C.C.I.A.A./PR
05/12/1991
PIZZOLI SPA
BUDRIO
BUDRIO
BO
23
C.C.I.A.A./BO
PRIMO SEED
REGGIO EMILIA
REGGIO EMILIA
RE
2
EMILIA
ROMAGNA
RAGGI VIVAI
SAS
CESENA
CESENA
FC
63
C.C.I.A.A./RE
Prov. Reggio
Emilia
C.C.I.A.A./FC
15/10/1980
07/03/1986
28/05/1973
24/11/1986
20/01/1988
18/11/1996
ROMAGNA
SAPORE E SALUTE
aree-tematiche-19-6-07-1
224
22/09/2005
SPECIE AUTORIZZATE
sementiera di foraggere, ortive, cereali a paglia, oleaginose e da
fibra, sorghi
frumento tenero e duro
bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore
cereali (ampliamento)
bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore, mais,
oleaginose
cereali
cereali
mais ibridi, oleaginose, foraggere leguminose, cereali a paglia,
ortive, sorgo
patata da seme
miscugli per tappeti erbosi
cereali e foraggere (ampliamento)
tuberi, bulbi, rizomi, e simili (patata)
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
SPECIE AUTORIZZATE
EMILIA
ROMAGNA
ROMAGNOLI F.LLI SPA
BOLOGNA
MOLINELLA
BO
19
C.C.I.A.A./BO
Prov. Bologna
EMILIA
ROMAGNA
S.A.I.S. SOCIETA' AGRICOLA
CESENA
CESENA
FC
12
C.C.I.A.A./FC
30/05/1973
21/08/1986
23/01/1989
06/07/1973
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
S.I.S. SOCIETA' ITALIANA SEMENTI
SPA
SBRULENBIO di Ceccaroli Cleto
IDICE DI S. LAZZARO
IDICE DI S. LAZZARO
BO
50
C.C.I.A.A./BO
12/06/1995
GEMMANO
GEMMANO
RN
2964
04/07/2005
SE.FO.BI. SNC di Bizzotto G. e A.
TOMBOLO
MIGLIARO
FE
2535
Reg. EMILIA
ROMAGNA
Reg. EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
SEMENTI BOLOGNESI SAS
BOLOGNA
BOLOGNA
BO
3
C.C.I.A.A./BO
09/01/1986
SEMENTI SAMOGGIA S.R.L.
BOLOGNA
CREVALCORE
BO
2
C.C.I.A.A./BO
13/03/2003
ortive, materiale di moltiplicazione
tuberi, bulbi, rizomi, e simili
patata
erbacee da pieno campo (escluse quelle di cui al n. 2), erbacee
ortive ornamentali e da fiore, sementi piante agrarie arboree ed
arbustive, tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli
cereali, foraggere, ortive, barbabietole da foraggio e da zucchero,
oleaginose e da fibre, ornamentali e da fiore, altre
Cereali a paglia, foraggere leguminose a seme grosso, foraggere
leguminose a semi minuti.
importazione di : materiali da riproduzione - Produzione
sementiera di: foraggere graminacee, foraggere leguminose a
semi minuti.
foraggere necessarie alla preparaz. di miscugli foraggeri e di
tappeti erbosi
cereali, pomodoro, oleaginose e da fibra, foraggere a seme grosso
SES VAN DER HAVE
CESENA
CESENA
FC
47
C.C.I.A.A./FC
31/08/1999
BOLOGNA
ARGELATO
BO
91
Reg. EMILIA
ROMAGNA
22/09/2005
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
STRUBE - DIECKMANN S.R.L.
CESENA
CESENA
FC
2823
28/07/2004
SUBA SRL
LONGIANO
LONGIANO
FC
31
Reg. EMILIA
ROMAGNA
C.C.I.A.A./FC
EMILIA
ROMAGNA
VENTUROLI SEMENTI Srl
PIANORO
PIANORO
BO
346
Reg. EMILIA
ROMAGNA
22/09/2005
EMILIA
ROMAGNA
ZAVATTA CARLO
GAMBETTOLA
GATTEO
FC
2767
Reg. EMILIA
ROMAGNA
09/07/2004
FRIULI V. G.
BOTTOS SEMENTI SRL
SAN
VITO
TAGLIAMENTO
SAN VITO AL TAGLIAMENTO
PN
3
C.C.I.A.A./PN
06/08/1990
FRIULI V. G.
DOTTO SEMENTI SPA
MORTEGLIANO
MORTEGLIANO
UD
6
C.C.I.A.A./UD
10/06/1974
FRIULI V. G.
SEMAR srl
MUGGIA
MUGGIA
TS
2
C.C.I.A.A./TS
31/10/1983
FRIULI V. G.
TERRA DEL PARADISO SRL
MORTEGLIANO
MORTEGLIANO
UD
13
C.C.I.A.A./UD
14/07/1987
LAZIO
A.R.S. SPA
CITTADUCALE Fraz. S.RUFINA
RI
4
C.C.I.A.A./RI
14/10/1976
LAZIO
AGRITALIA SRL
CITTADUCALE
S.RUFINA
TUSCANIA
TUSCANIA
VT
16
C.C.I.A.A./VT
19/08/2005
LAZIO
ARTIGIANSEMENTI
F.LLI M.
C.A.P.LATINA
CAMPANA s.r.l.
PIANSANO
PIANSANO
VT
11
C.C.I.A.A./VT
14/03/1991
frumento duro, frumento tenero, orzo, triticale, avena, favino,
lupino
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
LATINA
POMEZIA
LATINA
POMEZIA
LT
RM
1
11
C.C.I.A.A./LT
C.C.I.A.A./RM
04/06/1991
28/02/2002
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
LAZIO
LAZIO
SOC.PROD.
SEMENTI
BOLOGNA (Argelato)
SNC
aree-tematiche-19-6-07-1
SPA
-SONNO
AL
Fraz.
225
07/07/2005
29/07/1993
(ampliamento)
16/04/1986
barbabietole, mais, oleaginose, ortive, cereali a paglia, foraggere
graminacee, miscugli per tappeti erbosi
produzione sementiera di: barbabietole, cereali a paglia,
foraggere leguminose a semi minuti, mais, ortive, oleaginose e da
fibra.
barbabietole, ortive.
ortive, ornamentali e da fiore, bietole - Cereali a paglia, mais,
foraggere leguminose, foraggere graminacee, foraggere crucifere,
sulla e lupinella, sorghi, oleaginose e da fibra, materiali di
moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi e simili,
miscugli foraggeri, miscugli per tappeti erbosi.
importazione di: materiali da produzione. Produzione sementiera
di: cereali a paglia, sorghi, mais, foraggere leguminose a seme
grosso, oleaginose e da fibra.
condizionamento di sementi ortive di: sementi standard Produzione sementiera di: oleaginose e da fibra, ornamentali e da
fiore, ortive
colture foraggere (selezione e confezionamento), miscugli
(selezione e confezionamento), cereali (frumento, orzo, e cereali
minori, selezione e confezionamento), mais confezionamento
colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore,
tuberi, bulbi e rizomi, miscugli, mais ibrido da seme da
riconfezionare, mais ibrido da seme da produzione
cereali, foraggere oleaginose e da fibra, sementi per colture
ortive, ornamentali e da fiore, tuberi (patate d'importazione),
bulbi di ortive, bulbi e rizomi ornamentali e da fiore
ortive diverse, graminacee foraggere, leguminose foraggere,
miscugli per prati, fiori
sementi per colture erbacee da pieno campo
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LAZIO
CONSMAREMMA SRL
EUROMALTO s.r.l.
HYBRID CORN PRODUCTION
IST. SPERIM. CEREALICOLTURA RM
ROMA
ACQUAPENDENTE
LIMITI DI GRECCIO
ROMA
TARQUINIA
ACQUAPENDENTE
LIMITI DI GRECCIO
FOGGIA
VT
VT
RI
FG
1
8
1
Aut. 41496
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./RI
M.I.R.A.A.F./RM
08/02/1974
25/01/2001
11/10/2002
14/04/1972
LAZIO
LAZIO
MA.DE.CO. S.r.l.
S.A.P.L.O. SPA
GROTTE DI CASTRO
POMEZIA
GROTTE DI CASTRO
POMEZIA
VT
RM
14
7
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./RM
LAZIO
LAZIO
LAZIO
LOMBARDIA
SCIATTELLA LUIGI & FIGLI SRL
SEMETRURIA SNC DI BIAGIOLA M.
SONNO AGRICOLTURA SRL
AGRESTIS di Cesare Galelli
VITERBO
TARQUINIA
PIANSANO
SAN MARTINO DELL'ARGINE
VT
VT
VT
MN
9
11
12
prot. n. 5986/6
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./VT
C.C.I.A.A./MN
LOMBARDIA
AGRISEME S.R.L.
VITERBO
TARQUINIA
PIANSANO
SAN
MARTINO
DELL'ARGINE
SENNA LODIGIANA
03/01/1995
18/12/1991
17/05/1995
06/03/2001
24/06/2002
03/09/1991
07/06/1974
SENNA LODIGIANA
LO
3
C.C.I.A.A./MI
11/11/1997
LOMBARDIA
LOMBARDIA
AL.MO S.P.A. di Alessandro Molina
APSOVSEMENTI S.p.A.
PAVIA
VOGHERA
MORTARA
VOGHERA
PV
PV
9
32
C.C.I.A.A./PV
C.C.I.A.A./PV
24/05/1974
03/04/1997
LOMBARDIA
LOMBARDIA
AZ. AGR. MELZI D'ERIL
BRUNI AGOSTINO E FIGLI
BELGIOIOSO
CORBETTA
BELGIOIOSO
CORBETTA
PV
MI
33
1/101319/72
C.C.I.A.A/PV.
C.C.I.A.A./MI
09/07/2003
21/05/1974
LOMBARDIA
CARRARA F.lli
Agostino e C.
SAN GENESIO ED UNITI
SAN GENESIO ED UNITI
PV
12
27
C.I.A.A./PV
14/03/1988
07/06/1979
12/06/1987
LOMBARDIA
LOMBARDIA
LOMBARDIA
COMAGRICOLA SRL
CONSORZIO AGRARIO PAVIA
CONSORZIO AGRARIO BERGAMO
BREMBATE DI SOPRA
PAVIA
BERGAMO
BREMBATE DI SOPRA
PAVIA
CALCINATE
BG
PV
BG
C.C.I.A.A./BG
C.C.I.A.A./PV
C.I.A.A./BG
LOMBARDIA
MARTIGNANA PO
MARTIGNANA PO
CR
C.C.I.A.A./CR
19/04/1974
16/06/1995
30/07/1996
11/04/1974
LOMBARDIA
LOMBARDIA
DONDI DINO S.A.S. di Dondi Giovanna
Marisa
ENTE NAZIONALE RISI
F.lli INGEGNOLI SPA
13
16
7
2
15
17
MILANO
MILANO
CASTELLO D'AGOGNA
MILANO
PV
MI
20
3
C.C.I.A.A./PV
C.C.I.A.A./MI
12/09/1979
16/01/1975
LOMBARDIA
FRANCHI SEMENTI SPA
BERGAMO
BERGAMO
BG
1
C.C.I.A.A./BG
10/09/1990
LOMBARDIA
LENA SRL
BASSANO
BASSANO
CR
5
C.C.I.A.A./CR
21/03/1996
LOMBARDIA
MONSANTO AGRICOLTURA ITALIA
S.P.A.
LODI
LODI
LO
11/031938
C.C.I.A.A./LO
15/01/2001
LOMBARDIA
OMBRIANELLO SNC
CREMA
CREMA
CR
28
C.C.I.A.A./CR
08/11/1984
LOMBARDIA
OROBICA SEMENTI
AZZANO S. PAOLO
AZZANO S. PAOLO
BG
16
C.C.I.A.A./BG
30/07/2001
LOMBARDIA
RODERI SEMENTI SRL
S. ANGELO LODIGIANO
MI
27
C.C.I.A.A./MI
14/03/1988
LOMBARDIA
S.I.S.
SPA
CALCINATE
S.
ANGELO
GRAFFIGNANA
CALCINATE
sementi di risone
colture erbacee da pieno campo, piante arboree e arbustive escl.
forestali tuberi, bulbi, rizomi, e simili
sementi da orto, sementi da fiore, bulbi, miscugli per prato,
barbabietole da foraggio, cicerchia, cicerchiella, pimpinella,
tuberi, rizomi, foraggere di piante oleaginose e da fibra
gruppo 1 sementi per colture erbacee da pieno campo escl. ortive,
ornamentali e da fiore, gruppo 5 miscugli
medica e colza (solo confezionamento), soia, girasole, sorgo,
mais, piselli, pomodori, bietole, sementi per colt. erbacee e oritve
(lavoraz., trattam., confez.), orticole a seme grande (lavoraz.,
trattam., confez.)
colture erbacee da pieno campo, cereali (gruppo 1), mais, soia,
frumento duro, frumento tenero, orzo
sementi da orto, fiore, bietola da for., miscugli per prato, bulbi,
foraggere, oleaginose, cicerchia, pimpinella e rizomi
frumento, orzo , avena, segale, riso, miscugli x semi di erbai
BG
15
C.C.I.A.A./BG
30/07/1996
colture erbacee da pieno campo (mais)
s.n.c.
di
Carrara
SOC. ITALIANA SEMENTI
aree-tematiche-19-6-07-1
LODIGIANO
226
06/12/1988
SPECIE AUTORIZZATE
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
cereali e leguminose
mais, soia e girasole
autorizzazione MAF a commercializzare, sementi di base
appartenenti a varietà di cereali, altre piante erbacee di propria
costituzione (AUT.MIRAAF n° 41496)
confezionamento tuberi di patata
orzo distico di varietà costituite per la produzione di malto
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
produzione a scopo di vendita dei prodotti sementieri
colture erbacee, da pieno campo e miscugli
cereali (frumento, orzo, segale, avena, riso), foraggere (veccia,
piselli, vigna, sorgo, soia ), miscugli per erbai
frumento, risone, avena
frumento, medica, orzo, risone, cereali a paglia, graminacee,
leguminose, mais
risone, orzo, frumento, altri cereali
sementi da orto, bulbi, rizomi
foraggere: trifoglio violetto, ladino, medica, loietto, cereali:
frumento, orzo, segale, triticale (ampliamento)
sementi da orto
miscugli di semi per tappeti erbosi, tuberi o patate, bulbilli e
cipolle per colture ortive, ornamentali e da fiore
miscugli tappeti erbosi (tuberi, bulbi, rizomi e simili)
semi da prato, erbai, cereali
sementi colture cerealicole (frumento) sementi da orto - miscugli
da prato (foraggere), frumento, orzo, avena, segale, mais
foraggere singole, foraggere in miscugli, triticale e girasole, mais
gruppi 2 - 3 - 4 - 5
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
SPECIE AUTORIZZATE
LOMBARDIA
S.I.V.A.M. SPA
MILANO
CASALPUSTERLENGO
LO
13
C.C.I.A.A./MI
19/08/1985
LOMBARDIA
MONTANASO LOMBARDO
MONTANASO LOMBARDO
MI
9
C.C.I.A.A./MI
LOMBARDIA
SEGALINI
SEMENTI di Arnaldo
Segalini e C. SNC
SPINA SEMENTI di Spina Federico
MONCALIERI
MONCALIERI
TO
Reg. Piemonte
14/03/1988
21/05/1074
29/02/2000
LOMBARDIA
SYNGENTA SEEDS S.P.A
CASALMORANO
CASALMORANO
CR
1
C.C.I.A.A./CR
11/04/1974
LOMBARDIA
MARCHE
VOLONTE' MOSE' SNC
AGROCHIMICA di Palazzi Brunella
VOLONTE'
MONTECALVO IN FOGLIA
VENIANO
MONTECALVO IN FOGLIA
CO
PU
2
6
C.C.I.A.A./CO
C.C.I.A.A./PU
23/04/1993
29/06/2004
MARCHE
AGROSERVICE SPA
MACERATA
SAN SEVERINO MARCHE
MC
13
C.C.I.A.A./MC
13/12/1994
MARCHE
ARTIGIANSEMENTI SNC di Migliozzi TOLENTINO
Giuseppe e C.
TOLENTINO
MC
10
C.C.I.A.A./MC
07/07/1987
miscugli foraggeri, cereali, legumi, foraggere, sementi da orto,
mais
frumento, segale, orzo, avena, riso, foraggere
leguminose da erbaio, miscugli da erbaio, mais
sementi bietola (solo riconfezionamento), sementi gruppo 2,
sementi gruppo 4 (escluse patate) solo riconfezionamento
sementi per colture erbacee da pieno campo, escluse ortive,
ornamentali e da fiore (gruppo 1) miscugli (gruppo 5)
patata
Colture erbacee e da seme, cereali, foraggere, leguminose da
granella, oleaginose
colture erbacee e orticole da pieno campo, sementi piante agrarie
ed arbustive escl. forestali, tuberi rizomi e simili
cereali, graminacee, foraggere, piante oleaginose, colture erbacee
ortive, ornamentali e da fiore.
colture erbacee da pieno campo, colture erbacee ortive,
ornamentali e da fiore, piante arboree e arbustive escluse
forestali,, tuberi, bulbi e rizomi
MARCHE
CAP ANCONA
JESI
JESI
AN
10/B
3
C.C.I.A.A./AN
30/07/1996
04/07/1974
MARCHE
MARCHE
CAP ASCOLI PICENO
CAP PESARO-URBINO
ASCOLI PICENO
PESARO
C.DA MARINO DEL TRONTO
FANO
AP
PS
5
5
C.C.I.A.A/AP
C.C.I.A.A./PS
19/06/1974
06/09/1988
MARCHE
CERMIS
TOLENTINO
TOLENTINO
MC
11
C.C.I.A.A./MC
15/12/1988
MARCHE
MARCHE
PIANELLO DI OSTRA
PIEDIRIPA DI MACERATA
PIANELLO DI OSTRA
PIEDIRIPA DI MACERATA
AN
MC
23
2/A
C.C.I.A.A./AN
C.C.I.A.A./MC
09/02/1989
18/06/1987
MARCHE
MARCHE
MARCHE
MARCHE
MARCHE
MARCHE
CONTI ALESSANDRO
GIUSTOZZI
FRANCO
DI
Giustozzi
ISEA s.r.l.
MALIANI GENETICA SAS
MIGLIOZZI ERCOLE
MULINO DEL PORTO SRL
RIMINUCCI MASSIMO
SEMECO S.C.R.L.
CORRIDONIA
RECANATI
TREIA
MACERATA
SASSOCORVARO
BRUGNETTO di RIPE
FALCONARA MARITTIMA
RECANATI
TREIA
TREIA
SASSOCORVARO
BRUGNETTO di RIPE
AN
MC
MC
MC
PU
AN
29/AN
12
15
17
7
20
C.C.I.A.A./AN
C.C.I.A.A./MC
C.C.I.A.A./MC
C.C.I.A.A./MC
C.C.I.A.A./PU
C.C.I.A.A./AN
02/02/2006
15/07/1993
28/06/1999
25/05/2004
06/06/2001
23/06/1986
MARCHE
U.P.A.A. COOP. AGR. S.c.r.l.
MERGO
JESI
AN
28
C.C.I.A.A./AN
17/09/1998
MOLISE
MOLISE
MOLISE
PIEMONTE
C.A.I.CB/IS
CLITERNIA SEMI S.R.L.
MOLISE GRANI s.r.l.
ADAGLIO SEMENTI s.r.l.
CAMPOBASSO
CAMPOMARINO
SAN MARTINO IN PENSILIS
OVIGLIO
CAMPOBASSO
CAMPOMARINO
SAN MARTINO IN PENSILIS
OVIGLIO
CB
CB
CB
AL
4
7
6
1/184/2003
C.C.I.A.A./CB
C.C.I.A.A./CB
C.C.I.A.A./CB
Reg. Piemonte
13/08/1985
20/08/2002
1710/2003
19/09/2003
aree-tematiche-19-6-07-1
Paolo
227
colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali e da fiore,
tuberi, bulbi, rizomi e simili, miscugli
colture erbacee da pieno campo, miscugli vari
colture erbacee da pieno campo; oleaginose: girasole; cereali:
frumento tenero e duro, orzo, avena, sorgo; foraggere: ginestrino,
sulla, erba medica, lupinella, trifoglio e favino.
cereali, foraggere, piante oleaginose e da fibra corrispondenti alla
categoria di "base" (élite) o "Certificata": cereali, foraggere
(escluso seme di medica), piante oleaginose e da fibra, piante
ortive, ornamentali e da fiore, materiale di moltiplicazione
costituito da tuberi, bulbi, rizomi e simili, piante agrarie arbustive
e arboree, escluse quelle forestali.
sementi per colture foraggere da pieno campo esclusi cereali
colture erbacee da pieno campo e miscugli, esclusi cereali e
ortive ornamentali e da fiore
colture erbacee (pieno campo, ortive),
colture erbacee da pieno campo limitatamente cereali
leguminose foraggere e da granella
frumento duro, frumento tenero, orzo e avena
cereali a paglia
legumi cereali da foraggio da granella, barbabietola da foraggio e
da zucchero, oleaginose industriali, sementi per colture erbacee,
ortive, ornamentali, officinali, da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e
simili, miscugli
cereali: grano tenero, grano duro, orzo distico, avena, segale,
mais, scagliola. Graminacee: festuca ovina, fienarola dei prati,
avena bionda. Oleaginose e da fibra: girasole, colza, ravizzone,
canapa, lino tessile. Foraggere: festuca arundinacea, festuca dei
prati, festuca rossa, loietti, fleolo, favino, vecce.
cereali, semi da prato, cereali e leguminose
sementi di cereali
produzione sementi grano
sementi colture erbacee da pieno campo - Gruppo 1 escluse
ortive, ornamentali e da fiore
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
PIEMONTE
S. GIULIANO VECCHIO
S. GIULIANO VECCHIO
AL
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
AGRICOLA "LA FRASCHETTA" di
Parpinel & C. s.n.c.
ASSOCANAPA S.R.L.
BALLADORE CARLO E FIGLIO SNC
BERTONE SEMENTI S.p.A.
CARMAGNOLA
GUAZZORA
TERRUGGIA MONFERRATO
CARMAGNOLA
GUAZZORA
TERRUGGIA MONFERRATO
TO
AL
AL
PIEMONTE
BOCCIARELLI ANTONIO
NOVARA
NOVARA
NO
PIEMONTE
CAMALIA SEMENTI s.r.l.
LIGNANA
LIGNANA
VC
PIEMONTE
CAVANNA UGO SPA
BOSCO MARENGO
BOSCO MARENGO
AL
PIEMONTE
COGO MARIO
ROCCHETTA LIGURE
ROCCHETTA LIGURE
PIEMONTE
CONSORZIO AGRARIO VERCELLI
VERCELLI
PIEMONTE
ESSEGI SEMENTI di
Marilena e C. s.a.s.
F.G.S. Agricola Sementi s.r.l.
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
Accastello
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
decr. n.
5080/96
1/26/2003
29
decr. n.
3602/93
2
Reg. Piemonte
24/12/1996
sementi di grano e orzo
C.C.I.A.A./TO
C.C.I.A.A./AL
Reg. Piemonte
18/06/2003
28/10/1974
23/09/1993
C.C.I.A.A./NO
04/07/1973
Reg. Piemonte
24/12/1996
Reg. Piemonte
24/12/1996
sementi per colture di cereali di cui al Gruppo 1
AL
decr. n.
5082/1996
decr. n.
4964/1996
prot.n.17680
canapa
patata (gruppo 4)
colture erbacee da pieno campo, escluse le sementi foraggere, di
cui al gruppo 1
sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo 1) escluse le
sementi per colture erbacee ortive ornamentali e da fiore
cereali
Reg. Piemonte
13/08/1981
VERCELLI
VC
4
C.C.I.A.A./VC
22/05/1974
ASTI
ASTI
AT
1/51/2003
Reg. Piemonte
15/04/2003
SANTHIA'
SANTHIA'
VC
Prot. 7250
Reg. Piemonte
12/04/1984
NOVARA
NO
C.C.I.A.A./NO
20/10/1993
CASTELNUOVO SCRIVIA
AL
Decr.
5025/1993
10
C.C.I.A.A./AL
05/09/1973
ALESSANDRIA
AL
3
C.C.I.A.A./AL
05/09/1973
colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore (gruppi 1 e 5),
leguminose e tappeti erbosi (gruppo 2)
colture erbacee da pieno campo, miscugli (gruppi 1 e 5) escluse
leguminose da prato
sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore
(gruppo 2)
sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore
(gruppo 2)
sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore e
miscugli per tappeti erbosi di cui al gruppo 2 e 5
produzione e commercio di materiale di moltiplicazione
limitatamente alle patate
sementi per colture erbacee da pieno campo escluse le
leguminose da prato (gruppo 1) e miscugli non comprensivi di
leguminose da prato, sono pure escluse le sementi per colture
erbacee, ortive, ornamentali e da fiore (gruppo2)
sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo 1)
FRATELLI CAVANNA S.N.C. di NOVARA
Giuseppe e Domenico
G.M. SOTTOTETTI di M. Sottotetti & C. CASTELNUOVO SCRIVIA
s.a.s.
L'AGRICOLA ALESSANDRINA S.A.S. ALESSANDRIA
TORTONA
TORTONA
AL
30
C.C.I.A.A./AL
09/06/1976
PIEMONTE
LUGANO LEONARDO EMILIANA
VENETA FRUMENTI s.r.l.
M. GARAVELLI & Figli
VERCELLI
VERCELLI
VC
1
C.C.I.A.A./VC
22/05/1974
PIEMONTE
PIEMONTE
PIEMONTE
PROVINI GIOVANNI
S.E.C.A. SPA
SA.P.I.SE. COOP.
NOVI LIGURE
CUNEO
VERCELLI
NOVI LIGURE
CUNEO
FONTANETTO PO
AL
CN
VC
26
prot. n. 5083
6
C.C.I.A.A./AL
Reg. Piemonte
C.C.I.A.A./VC
30/09/1974
24/12/1996
23/10/1978
PIEMONTE
PIEMONTE
SECA S.p.A.
SEM.EL.BO. di Bocciarelli Andrea e
Giuseppe S.R.L.
CUNEO
NOVARA
CUNEO
NOVARA
CN
NO
Reg. Piemonte
C.C.I.A.A./NO
24/12/1996
24/12/1996
04/08/1975
PIEMONTE
PIEMONTE
SEPO s.a.s. di MOINE Faustino e C.
SOCIETA' OLTER SEMENTI s.n.c.
REVELLO
ASTI
REVELLO
ASTI
CN
AT
n. Decr. 5083
(n. Decr.
5088)
6
prot. n. 17681
3
Reg. Piemonte
C.C.I.A.A./AT
31/08/1981
06/05/1974
PIEMONTE
UNIVERSAL MANURE COMPANY
CERANO
CERANO
NO
1/86/2002
C.C.I.A.A./NO
20/06/2002
PIEMONTE
CERRINA MONFERRATO
CERRINA MONFERRATO
AL
PROT. 17339
Reg. Piemonte
31/10/1986
S.AGATA DI PUGLIA
S.AGATA DI PUGLIA
FG
43
C.C.I.A.A./FG
22/07/1993
PUGLIA
VALLE AGRICOLA SRL di Tarditi e
Ferrando
AGRI EFFE S.A.S. DI FABIANO
LEONARDO
AGRI VIESTI SRL
ALTAMURA
ALTAMURA
BA
36
C.C.I.A.A./BA
04/11/1996
PUGLIA
AGRICER s.r.l.
GRAVINA IN PUGLIA
GRAVINA IN PUGLIA
BA
39
C.C.I.A.A./BA
03/09/1997
PUGLIA
aree-tematiche-19-6-07-1
SPECIE AUTORIZZATE
228
colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore, miscugli Gruppi 1
- 2 - 5 art. 6
colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore Gruppo 2
patata (riconfezionamento)
colture erbacee pieno campo, escl. leguminose da prato gruppo 1
art.6), ortive ornamentali e da fiore
patata (riconfezionamento)
colture erbacee da pieno campo (gruppo 1)
escl. sem. colture erbacee, ortive, ornam. e da fiore, miscugli
(gruppo 5)
patata
sementi per colture erbacee da pieno campo escluse le
leguminose da prato e le sementi per colture erbacee, ortive,
ornamentali e da fiore
miscugli di tappeti erbosi e prati polifiti previsti per il gruppo 5
art. 6 Legge
sementi per le colture erbacee da pieno campo, escluse le
foraggere
frumento duro, orzo, avena
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino e semi
leguminose, trifoglio veccia
frumento duro, legumi vari, orzo, avena
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
PUGLIA
PUGLIA
AMORUSO VITO
C.A.P.FOGGIA
CERIGNOLA
FOGGIA
STORNARA
FOGGIA
FG
FG
55
11
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
15/06/2004
22/07/1993
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
CASOLI NICOLINO E FRATELLI
CEREAL MANGIMI SRL
CEREAL PUGLIE DI BALLETTA SRL
CEREALFER SNC
TROIA
ALTAMURA
LUCERA
SPINAZZOLA
TROIA
ALTAMURA
LUCERA
SPINAZZOLA
FG
BA
FG
BA
9
31
40
7
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
25/07/2000
28/09/1993
11/06/1992
27/09/2005
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
CEREALI GIANNETTA SAS
CEREALSEMENTI SRL
CEREALSUD SRL
CI.SEME DI CICCONE G. O. E M.
CIRULLI VINCENZO
COOP. AGR. NORD GARGANO
APRICENA
COOP. AGR. PETILIA SRL
COOP. AGR. ROCCHETTANA
CASTELLUCCIO DEI SAURI
ALTAMURA
ALTAMURA
STORNARELLA
CERIGNOLA
APRICENA
CASTELLUCCIO DEI SAURI
ALTAMURA
ALTAMURA
STORNARELLA
CERIGNOLA
APRICENA
FG
BA
BA
FG
FG
FG
49
35
29
38
12
50
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
31/03/1995
02/10/1995
07/11/1991
16/03/1992
13/11/1996
05/10/2001
frumento duro (5 varietà)
frumento, avena, orzo, leguminose da granella, trifoglio ed erba
medica
frumento duro e tenero
frumento , avena, orzo, veccia, trifoglio, favino, mais
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, trifoglio, favino
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, favino e sementi
leguminose
frumento duro
cereali, foraggere leguminose
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, favino
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo
frumento duro e tenero, n° 4 varietà
frumento duro
ALTAMURA
ROCCHETTA
SANT'ANTONIO
GRAVINA IN PUGLIA
ALTAMURA
ROCCHETTA SANT'ANTONIO
BA
FG
48
57
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
26/09/2001
14/09/2001
frumento duro, tenero, orzo e foraggere
frumento duro, orzo, avena
GRAVINA IN PUGLIA
BA
46
C.C.I.A.A./BA
19/10/2000
frumento duro, cereali minori
CERIGNOLA
CERIGNOLA
FG
22
C.C.I.A.A./FG
21/09/1989
frumento duro, orzo, avena
SPINAZZOLA
SPINAZZOLA
BA
47
C.C.I.A.A./BA
19/09/2002
frumento duro
APRICENA
APRICENA
FG
23
C.C.I.A.A./FG
27/04/2004
frumento duro
FOGGIA
GRAVINA IN PUGLIA
SANT'ANGELO
LOMBARDI
FOGGIA
GRAVINA IN PUGLIA
CANDELA
FG
BA
FG
10
42
34
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
cereali (grani-orzo-avena), foraggere e leguminose
frumento duro
frumento duro
frumento tenero
avena, orzo
frumento duro
frumento duro
frumento duro (4 varietà)
frumento duro, altri cereali
frumento tenero e duro, veccia e leguminose
frumento, orzo, avena, mais, fava, favino, pisello, veccia,
trifoglio, sorgo, colza, lino, girasole, favetta, ceci, triticale
frumento duro (6 varietà)
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, fava, favino,
pisello, veccia
frumento duro
frumento duro
frumento duro, orzo, legumi, semi di lino
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena, foraggere
leguminose
frumento duro e tenero
frumento duro, avena
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena
frumento duro: simeto, ofanto,appulo, duilio, appio, balsamo,
adamello, colosseo
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
COOP. AGR. SILVIUM GIOVANNI
XXIII SRL
COOP. DI SERV. COLL.VI "BORGO
LIBERTÀ'"
COOP.AGR.COLDIRETTI
DELLA
MURGIA
COOP.FRA
COLTIVATORI
DI
APRICENA
COSEME s.r.l.
DE BENEDICTIS MICHELE
DE VITTO GIUSEPPE E FIGLI SAS
CERIGNOLA
LUCERA
CERIGNOLA
LUCERA
FG
FG
24
48
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
DI.MO. SRL
EREDI DI BALLETTA FRANCESCO
SRL
EUROGIO' CEREALI
GEMANCO s.r.l.
GRANISTAR SRL
ITALSEMI di Nicola Colonna s.r.l.
27/07/2004
25/02/2000
23/09/1996
31/10/1996
22/07/1998
20/06/1990
28/06/2000
TROIA
GRAVINA IN PUGLIA
ASCOLI SATRIANO
ALTAMURA
TROIA
GRAVINA IN PUGLIA
ASCOLI SATRIANO
ALTAMURA
FG
BA
FG
BA
54
2
26
44
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
10/03/1999
14/04/2005
12/09/1998
11/09/1998
PUGLIA
PUGLIA
LA ROTONDA & C. s.r.l.
LATELLA CEREALI s.r.l.
BORGO CERVARO
CASALVECCHIO DI PUGLIA
BORGO CERVARO
CASALVECCHIO DI PUGLIA
FG
FG
61
56
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
04/08/2005
04/08/2005
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
LOMAGRI S.R.L.
LOMBARDI SEMENTI s.r.l.
MARTIMUCCI FRANCESCO
MDF s.n.c. di Monaco Roberto & C.
MELFI
BOVINO
ALTAMURA
CASALVECCHIO DI PUGLIA
ASCOLI SATRIANO
BOVINO
ALTAMURA
CASALVECCHIO DI PUGLIA
FG
FG
BA
FG
47
58
28
62
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
15/10/1999
14/09/2001
13/11/1991
04/08/2005
PUGLIA
MERAFINA GERARDO SEMENTI
CERIGNOLA
CERIGNOLA
FG
C.C.I.A.A./FG
PUGLIA
PUGLIA
PADALINO SETTIMIO PAOLO SAS
PAN-COMMERCIO S.N.C.
CANDELA
SPINAZZOLA
CANDELA
SPINAZZOLA
FG
BA
15
51
39
33
21/11/1986
27/07/2004
25/03/1992
07/02/1996
PUGLIA
PUGLIA
aree-tematiche-19-6-07-1
DEI
229
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./BA
SPECIE AUTORIZZATE
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PELLEGRINO MICHELE
PL. 84 SOC. COOP. AG. ARL
SANTACROCE GIOVANNI
ALTAMURA
GRAVINA IN PUGLIA
DELICETO
ALTAMURA
SPINAZZOLA
DELICETO
BA
BA
FG
del. 286
34
42
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./FG
10/09/1997
28/10/1999
04/08/2005
PUGLIA
SECOFIN AGRICOLTURA srl
GRAVINA IN PUGLIA
GRAVINA IN PUGLIA
BA
49
C.C.I.A.A./BA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
SARDEGNA
SARDEGNA
SARDEGNA
SEMENTI DUEC srl
SEMIDAUNIA snc
SOC. COOP. LA QUERCIA
STASULLI GIOVANNI ANTONIO
TRIVENTI BRUNO
ACCALAI SANTINO
AGRI SARDEGNA S.P.A.
ARTIGIANSERVIZI di Piga Antonello
FOGGIA
CERIGNOLA
FOGGIA
TROIA
CANDELA
TUILI
PORTO TORRES
SAMATZAI
FOGGIA
CERIGNOLA
FOGGIA
TROIA
CANDELA
TUILI
PORTO TORRES
SAMATZAI
FG
FG
FG
FG
FG
CA
SS
CA
37
13
41
53
35
3
5
6
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./FG
C.C.I.A.A./CA
C.C.I.A.A./SS
C.C.I.A.A./CA
12/07/2002
definitiva
15/06/2004
11/12/1998
19/11/1996
22/11/2004
18/08/1997
16/10/2001
13/05/1992
22/07/1998
14/04/1999
SARDEGNA
C.R.A.S.
USSANA
USSANA
CA
2
C.C.I.A.A./CA
12/07/1974
SARDEGNA
CONSORZIO AGRARIO Interprovinciale
di Cagliari e Oristano
CONSORZIO SARDO CEREALI
SA.P.I.SE. COOP.
SARDA SEMENTI di Antonio Chessa &
C. S.N.C.
SOCIETA'
COOPERATIVA
RISICOLTORI SARDI - CO.RI.SA. a r.l.
ASSOCIAZIONE
AGRICOLA
RANDAZZO
CAGLIARI
CAGLIARI
CA
1
C.C.I.A.A./CA
26/06/1974
SANLURI
VERCELLI
TULA
SANLURI
ORISTANO
TULA
CA
OR
SS
4
1
gen-04
C.C.I.A.A./CA
C.C.I.A.A./OR
C.C.I.A.A./SS
17/07/1996
28/10/2005
28/09/2004
frumento duro (4 varietà)
frumento duro e tenero, orzo, avena, favino
frumento duro, cece, avena, favino
frumento duro (6 varietà)
frumento duro
frumento duro, avena, orzo, veccia, semi minuti foraggere
frumento duro e tenero, orzo, avena, favino, soia, colza, risone
frumento duro, orzo, avena, colza, fave, pisello proteico, veccia,
soia, ceci, lenti
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, favino, veccia, erba
medica, trifoglio, sulla, pomodoro
frumento duro, frumento tenero, veccia, avena, orzo, semi minuti
foraggere, orticole
frumento duro, avena, orzo, veccia, semi minuti foraggere
colture erbacee pieno campo (art.6 - gruppo 1)
foraggere, cereali e ogni altra specie di cui all'all.3 del reg.
SANTA GIUSTA
SANTA GIUSTA
OR
4
C.C.I.A.A./OR
10/01/2003
tutti i cereali a paglia
BAUCINA
BAUCINA
PA
34
C.C.I.A.A./PA
16/11/2005
27/07/1999
11/11/2003
27/10/1994
rinnovata il
5/06/02
frumento duro, frumento tenero, orzo, avena , triticale, veccia,
sulla, favetta, fava, favino, cece, trifoglio, piselli, lenticchie, lino,
sorgo
frumento duro, avena, orzo, triticale, fava, veccia, favino
grano duro, veccia, favino
frumento duro, sulla, avena, orzo, favino, veccia
SARDEGNA
SARDEGNA
SARDEGNA
SARDEGNA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
AZ.AGR. MANDREDONNE
BIO ALIMENTI
C.A.S. STAR S.R.L.
PALAZZOLO ACREIDE
SAN CATALDO
VICARI
PALAZZOLO ACREIDE
SAN CATALDO
VICARI
SR
CL
PA
2
20
21
C.C.I.A.A./SR
C.C.I.A.A./AG
C.C.I.A.A./PA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
CALANNI FRACCONO GIUSEPPE
CASTRIANNI PIETRO E C. SRL
CEREAL FRUIT SRL
CEREAL RIGGI SRL
RAMACCA
RESUTTANO
SAN CONO
VILLALBA
RAMACCA
PETRALIA SOTTANA
MAZZARINO
VILLALBA
CT
PA
CL
CL
15
32
22
1
C.C.I.A.A./CT
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./CL
SICILIA
SICILIA
VILLALBA
MUSSOMELI
VILLALBA
MUSSOMELI
CL
CL
17
9
CORLEONE
CORLEONE
PA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
CEREAL SEME SRL
CEREAL SUD SRL (atto di affitto da
parte di TRINAKRIA SEMENTI il
12/3/2003 e atto di affitto da parte di
C.A.S.S.I.A. S.R.L. il 27/2/2004)
CEREALICOLA GIOVANILE PONTE
ARANCI
CONSORZIO "L'AURELIA" SCARL
CONSORZIO CIPAS
COOP. AGR. MARGHERITA SRL
SOMMATINO
MUSSOMELI
PACECO
SERRADIFALCO
MUSSOMELI
PACECO
SICILIA
COOP. AGR. MEC. IND. S. AGATA
CAMMARATA
CAMMARATA
SICILIA
aree-tematiche-19-6-07-1
SPECIE AUTORIZZATE
frumento duro n. 4 varietà, orzo, avena
frumento duro, orzo
frumento duro, frumento tenero, avena, orzo, leguminose
foraggere
frumento duro
foraggere, orzo, avena
grano duro
grano duro, veccia, favino
frumento duro, veccia, foraggere
frumento duro
veccia
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./CL
16/11/2005
05/08/2005
11/10/1994
18/12/2001
(ampliamento)
13/11/2001
27/09/1995
frumento duro, veccia, favetta
frumento duro, favino, erba medica, trifoglio, veccia, trigonella
24
C.C.I.A.A./PA
07/01/1997
frumento duro
CL
CL
TP
10
8
3
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./TP
29/08/1996
27/09/1995
25/05/1982
AG
2/bis
C.C.I.A.A./AG
22/07/1991
frumento duro
frumento duro, favino, erba medica, trifoglio, veccia, trigonella
frumento duro, avena, orzo, favino, semi di lino, veccia,
scagliola, meloni
frumento duro
230
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
SRL
IN DATA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
COOP. AGR. SICILGRANO
COOP.AGR."QUADRIFOGLIO"
COOP.AGR.LA CEREALICOLA
CASTEL DI JUDICA
FULGATORE
VITA
CASTEL DI JUDICA
FULGATORE
SALEMI
CT
TP
TP
14
4
5
C.C.I.A.A./CT
C.C.I.A.A./TP
C.C.I.A.A./TP
SICILIA
COOP.NUOVO ORIZZONTE A.R.L.
VALLEDOLMO
VALLELUNGA PRATAMENO
CL
151
C.C.I.A.A./CL
SICILIA
SICILIA
ALIMENA
RAMACCA
ALIMENA
RAMACCA
PA
CT
16
9
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./CT
SICILIA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
COOP.S. CROCIFISSO
COOPERATIVA
VIOLETTO
RAMACCHESE A.R.L.
COSTA ALESSANDRO
DAMANTI GABRIELLA
DE GREGORIO GIOVANNI
EUROSEME
F.LLI MENZO S.A.S.
23/03/1992
15/04/1993
16/03/1994
29/04/1995
12/11/1999
01/12/1995
01/12/1995
03/03/04
(ampliamento)
19/12/1990
07/09/98
(ampliamento)
29/11/1995
13/12/1994
GIBELLINA
CAMPOREALE
PALERMO
RAMACCA
ENNA
BUSECCHIO
CAMPOREALE
MONREALE
RAMACCA
PIAZZA ARMERINA
TP
PA
PA
CT
EN
6
26
9
13
14
C.C.I.A.A./TP
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./CT
C.C.I.A.A./EN
06/10/2004
08/07/1999
05/03/1996
27/05/1999
06/07/2001
SICILIA
SICILIA
SICILIA
GAGLIO ANTONINA & C. S.N.C.
GATTUSO E C. SAS
GIANGRAVE' MICHELA
MONREALE
CASTRONOVO DI SICILIA
CANICATTINI BAGNI
PARTINICO
CASTRONOVO DI SICILIA
CANICATTINI BAGNI
PA
PA
SR
27
33
3
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./SR
29/10/2001
16/11/2005
17/03/2004
SICILIA
SICILIA
GIUSTI SALVATORE
IMMOCEREALI S.R.L.
S.CATERINA VILLARMOSA.
VILLALBA
S.CATERINA VILLARMOSA.
VILLALBA
CL
CL
mar-94
14
C.C.I.A.A./CT
C.C.I.A.A./CL
SICILIA
SICILIA
LA CAGNINA GIOVANNI
LO PORTO SALVATORE & C.SNC
RIESI
ALIMENA
RIESI
ALIMENA
CL
PA
6
18
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./PA
11/10/1994
12/10/1999
16/05/2002
(ampliamento)
12/09/1995
29/11/1995
SICILIA
NOTARO GIUSEPPE
VALLELUNGA PRATAMENO
CL
16
C.C.I.A.A./CL
21/12/2000
SICILIA
NOTARO GIUSEPPINA (STEFANO)
VALLELUNGA
PRATAMENO
VALLELUNGA
PRATAMENO
VALLELUNGA PRATAMENO
CL
14
C.C.I.A.A./CL
SICILIA
SICILIA
SICILIA
SICILIA
PINNISI SANTA
PROD.SEM. MEDITERRANEI SRL
RAIMONDI CEREALI
REGALSEMENTI
GRAMMICHELE
ENNA
VICARI
REGALBUTO
GRAMMICHELE
PIAZZA ARMERINA
VICARI
REGALBUTO
CT
EN
PA
EN
12
set-94
29
11
C.C.I.A.A./CT
C.C.I.A.A./EN
C.C.I.A.A./PA
C.C.I.A.A./EN
SICILIA
RICCA MICHELE
MODICA
MODICA
RG
1
C.C.I.A.A./RG
SICILIA
SANTORO GAETANO
CAMPOREALE
CAMPOREALE
PA
8
C.C.I.A.A./PA
SICILIA
SICILIA
SEMEDORATO di Indorato Cristofaro
SOC. COMMERCIALE FRATELLI LO
PORTO S. e G./S.A.S.
SOC. COOP. ARL "AGRO ZOO
SAMMATINO
ALIMENA
CALTANISSETTA
RESUTTANO
CL
CL
21
19
C.C.I.A.A./CL
C.C.I.A.A./CL
29/12/1989
11/09/2003
(ampliamento)
09/10/1997
08/09/1994
25/03/2004
07/11/1997
02/12/1999
(ampliamento)
07/09/1996
13/10/2003
(ampliamento)
26/09/1994
4/09/2000
(ampliamento)
12/05/2004
11/11/2003
GANGI
GANGI
PA
25
C.C.I.A.A./PA
27/01/1999
SICILIA
aree-tematiche-19-6-07-1
231
SPECIE AUTORIZZATE
leguminose da granella
leguminose da foraggio
rinnovi licenza
frumento duro
frumento duro, favino, veccia, trigonella
frumento duro
orzo
avena, ceci, fave
frumento duro
veccia
fava e favetta, trifoglio, trigonella, erba medica
frumento duro, orzo, triticale, favino, veccia, trifoglio
cereali, leguminose
frumento duro
sulla in guscio, sulla sgusciata
frumento duro, lino
frumento duro, veccia
frumento duro, avena, favetta o favino, trifoglio, sulla in guscio,
orzo, veccia
frumento duro, orzo, frumento tenero, avena, favino, cece
frumento duro, orzo, avena, veccia
frumento duro, avena, orzo, mais, segale, sorgo, veccia, fava e
favino, soia
frumento duro
frumento duro
lenticchie
favetta, ceci, fave, veccia
frumento duro, favino, veccia
frumento duro, orzo, favino, trifoglio, cece, veccia, lino
sulla, pisello proteico, avena, fava, lenticchia
frumento duro, veccia
frumento duro
veccia
frumento duro
cereali, foraggere, oleaginose e da fibra, ortive
frumento duro, veccia
frumento duro
favino e favette
veccia, trifoglio, sulla
frumento duro
orzo
avena, triticale, veccia
frumento duro
sulla in guscio,
ceci, fava, veccia
frumento duro
frumento duro, orzo, avena, veccia, fava, ceci, pisello proteico,
sulla in guscio
frumento duro, favino , veccia
REGIONE
DITTA
CEREALICOLA
SOC. F.LLI GENOVESE CROCIFISSO
E LUIGI
SOC. RIESI SERVICE AGRICOLTURA
S.R.L.
SICILIA
SICILIA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
GELA
GELA
CL
11
C.C.I.A.A./CL
27/09/1998
frumento duro
RIESI
RIESI
CL
15
C.C.I.A.A./CL
frumento duro
SPECIE AUTORIZZATE
SICILIA
SOC.AZIENDA AGR. INVEST SRL
CALTANISSETTA
CALTANISSETTA
CL
12
C.C.I.A.A./CL
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
BARTALINI SPA
CAP GROSSETO
CAP PISA
CAP SIENA
CAPPAGLI LUIGI - SEMENTI
CAPPAGLI LUIGI - SEMENTI
SAN VINCENZO
GROSSETO
PISA
SIENA
NAVACCHIO
NAVACCHIO
SAN VINCENZO
GROSSETO
PONTEDERA
SINALUNGA - Loc. La Cappella
VICARELLO
COLLESALVETTI
LI
GR
PI
SI
PI
LI
16
1
1
6
2
20
C.C.I.A.A. / LI
C.C.I.A.A./GR
C.C.I.A.A./PI
C.C.I.A.A./SI
C.C.I.A.A./PI
C.C.I.A.A./LI
30/10/2000
11/09/2003
(ampliamento)
23/11/1998
30/08/2000
(ampliamento)
19/04/1995
03/06/1974
12/06/1974
01/07/1978
15/06/1974
22/07/1999
TOSCANA
CERRI SRL
PISTOIA
PISTOIA
PT
3
C.C.I.A.A./PT
07/10/1975
TOSCANA
COOP. "LE RENE" ARL
COLTANO
COLTANO
PI
9
C.C.I.A.A./PI
03/11/1983
TOSCANA
TOSCANA
COOP. PROD. AGR." S. VITTORE" SRL
MAROVELLI SEMENTI SNC
POMARANCE
COLLESALVETTI
VICARELLO
POMARANCE
COLLESALVETTI - VICARELLO
PI
LI
11
10
3
147
TOSCANA
MORETTI F.LLI CEREALI S.P.A.
SIGNA
SIGNA
FI
16
TOSCANA
N. SGARAVATTI & C. SPA
PERGINE VALDARNO
PERGINE VALDARNO
AR
1
TOSCANA
NIGI AGRICOLTURA SRL
CHIUSI STAZIONE
CHIUSI STAZIONE
SI
7
C.C.I.A.A./AR
C.C.I.A.A./AR
C.C.I.A.A./AR
C.C.I.A.A./SI
TOSCANA
TOSCANA
PESCI GIANCARLO
SASSETTI AGRICOLTURA S.R.L.
COLLESALVETTI
CASTELLARE DI PESCIA
COLLESALVETTI
CASTELLARE DI PESCIA
LI
PT
15
12
C.C.I.A.A./LI
C.C.I.A.A./PI
TOSCANA
SEMENTI MAREMMA S.R.L.
ROMA
GROSSETO
GR
2
C.C.I.A.A./GR
TOSCANA
TOSCANA
TRENTINO
A.A.
TOSCO AGRIGARDEN di Pesci
TRIUMPH ITALIA S.P.A.
BIASION J. Snc - OHG
COLLESALVETTI
FUCECCHIO
BOLZANO
COLLESALVETTI
LIVORNO
BOLZANO
LI
LI
BZ
16
22
8/BZ
C.C.I.A.A./LI
C.C.I.A.A./LI
C.C.I.A.A./BZ
09/03/1993
21/12/2005
06/02/1987
TRENTINO
A.A.
TRENTINO
A.A.
UMBRIA
COOP.PROD.AGR.GIUDICARIESI S.C.
PONTE ARCHE
LOMASO
TN
640
C.C.I.A.A./TN
22/02/1985
colza, cereali a paglia, girasole ibrido, mais ibrido, cartamo,
ricino, colture ortive, colture erbacee da pieno campo
Foraggere
cereali e altre
colture da orto (ampliamento solo quantitativi)
cereali
oleaginose e da fibra
graminacee, leguminose, cereali
Cereali: grano tenero, grano duro, orzo, avena, segale, mais,
sorgo. Oleaginose: girasole, colza, soia.
foraggere: favino, veccia, lupino.
cereali
piante oleaginose (girasole), cereali foraggere (semi minuti)
piante oleaginose (girasole) e riso
foraggere e cerealicole
oleaginose e da fibra
sementi orticole e floricole, miscugli per prati e tappeti erbosi,
leguminose da foraggio, graminacee da foraggio, barbabietole da
foraggio, oleaginose da foraggio
prodotti sementieri - art. 6 del 25/11/71 n° 1096
GARDEN CENTER MERLER snc
GARDOLO DI TRENTO
GARDOLO DI TRENTO
TN
36
C.C.I.A.A./TN
22/02/1985
produzioni sementiere
AGRI VALIGI SNC
MARSCIANO
MARSCIANO
PG
26
C.C.I.A.A. / PG
19/03/1986
frumento tenero e duro
aree-tematiche-19-6-07-1
-
232
C.C.I.A.A./PI
C.C.I.A.A./LI
Provincia di
Livorno
C.C.I.A.A./FI
25/11/1991
18/12/1990
30/11/1985
09/07/1996
19/07/1988
21/05/1974
30/11/1976
11/03/1997
27/08/1980
24/04/1991
28/02/1992
23/08/1999
11/04/2003
(Voltura)
03/06/1974
08/04/1986
Frumento duro,
veccia
favino
frumento duro e tenero, favette
cereali, foraggere, piante oleaginose e da fibra
cereali e foraggere
cereali, foraggere, miscugli di foraggere
cereali e foraggere
colture erbacee da pieno campo quali cereali, grano duro, grano
tenero, orzo, avena - foraggere - erba medica, trifoglio
alessandrino, violetto, sulla, trifoglio squarroso, lupinella e
miscugli.
sementi da orto, sementi da prato, sementi da giardino, sementi
per tappeto erboso
cereali tab 1 (B) L. n° 1096/71, foraggere (fava e veccia) tab.1
(C) L. n° 1096/71
erba medica, sulla, trifoglio alessandrino, trifoglio squarroso,
trifoglio pratense, girasole
cereali tab 1 (B) L.n° 1096/71
colture erbacee da pieno campo, prodotti sementieri tab 1
REGIONE
DITTA
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
UMBRIA
UMBRIA
BAVICCHI DARIO E FIGLIO SPA
C.G.S. Compagnia Generale Servizi
PONTE S. GOVANNI
RECANATI
PONTE S. GOVANNI
ACQUASPARTA
PG
TR
1
gen-02
C.C.I.A.A. /PG
C.C.I.A.A./TR
09/12/1972
31/07/2002
UMBRIA
UMBRIA
CAP PERUGIA S.C.R.L.
MANGANELLI SPA
PONTE S. GIOVANNI
PONTE S. GIOVANNI
PONTE S. GIOVANNI
PONTE S. GIOVANNI
PG
PG
2
33
C.C.I.A.A./PG
C.C.I.A.A./PG
21/12/1972
27/05/2003
VENETO
VILLAFRANCA DI VERONA
VR
28
9
C.C.I.A.A./VR
29/11/1996
28/05/1973
VENETO
ARDUINI ZEFFIRINO SNC di Arduini VILLAFRANCA DI VERONA
G. F. e M.
ARTUSI SEMENTI snc di G. Artusi & C. DOLO
FIESSO D'ARTICO
VE
2
C.C.I.A.A./VE
24/02/1988
VENETO
AURORA SPA
ROVIGO
ADRIA - BOTTRIGHE
RO
17
C.C.I.A.A./RO
11/02/1985
VENETO
BALLANI DOMENICO SAS
ROVEREDO DI GUA'
ROVEREDO DI GUA'
VR
5
C.C.I.A.A./VR
28/05/1973
VENETO
BIZZOTTO
DISTRIBUZIONE
Bizzotto Loris Giovanni
di TOMBOLO
TOMBOLO
PD
39
C.C.I.A.A./PD
03/08/2000
VENETO
CECCATO SEMENTI SNC
TOMBOLO
TOMBOLO
PD
5
C.C.I.A.A./PD
27/03/2003
VENETO
CI-ESSE SEMENTI SRL
CASTELFRANCO V.TO
CASTELFRANCO V.TO
TV
21432/94
C.C.I.A.A./TV
18/04/1994
12/05/1997
VENETO
VENETO
CITTERIO DOMENICO & F. SAS
COOPSEMENTI S.C.A.R.L.
ALBESE CON CASSANO
SOSSANO
S.MARTINO BUON ALBERGO
SOSSANO
VR
VI
25
1
C.C.I.A.A./VR
C.C.I.A.A./VI
24/05/1976
17/12/1979
VENETO
COPROSEMEL SNC
TOMBOLO
TOMBOLO
PD
21
C.C.I.A.A./PD
06/10/1987
VENETO
VENETO
DALLA GRANA DR. ENRICO SPA
FRIGO SERGIO
LONIGO
TOMBOLO
ALONTE
TOMBOLO
VI
PD
10
8
C.C.I.A.A./VI
C.C.I.A.A./PD
01/08/1973
18/07/1973
21/08/1987
VENETO
GUERRESI SEMENTI srl
MONZAMBANO
SOMMACAMPAGNA
VR
18
C.C.I.A.A./VR
26/08/2004
VENETO
VENETO
VENETO
KWS ITALIA S.P.A.
MANARA SEMENTI srl
PADANA SEMENTI ELETTE SNC
BOLOGNA
OPEANO - CA' DEGLI OPPI
TOMBOLO
MONSELICE
OPEANO - CA' DEGLI OPPI
TOMBOLO
PD
VR
PD
31
34
17
C.C.I.A.A./PD
C.C.I.A.A./VR
C.C.I.A.A./PD
15/09/1989
23/03/2006
08/01/1988
VENETO
VENETO
PATADOR S.C.A.R.L.
PETRIN F.LLI
ALONTE
S.MARTINO DI LUPARI
ALONTE
S.MARTINO DI LUPARI
VI
PD
19
18
C.C.I.A.A./VI
C.C.I.A.A./PD
12/01/2006
21/08/1987
aree-tematiche-19-6-07-1
233
SPECIE AUTORIZZATE
colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore
cereali, foraggere leguminose, foraggere graminacee, colzaravizzone-soia-canapa, lino-senape indiana-nera e bianca
gramigna e altre
cereali e foraggere
graminacee e leguminose da granella, favino, pisello
cece, pisello proteico, lenticchia, cicerchia, cereali a paglia
cereali (frumento, orzo, avena)
leguminose e graminacee da prato e giardino, sementi per fiori,
miscugli vari, orzo, avena e cereali minori, mais e sorghi,
frumento, semi di piante oleaginose e da fibra, leguminose da
orto, orticole varie, bulbi da orto e da fiore, barbabietole da orto e
foraggio
barbabietola, sementi orticole, sementi da fiore in genere, bulbi
da fiore, sementi da prato e giardino, trifoglio bianco, erba
medica
frumento tenero, frumento duro, orzo, avena, triticale, segale,
mais, soia, girasole, colza, erba medica, loietti, piselli
miscugli per prato stabile, da erbai, da tappeto erbosi,
leguminose, graminacee da foraggi, graminacee per tappeti
erbosi
leguminose da foraggio (veccia, erba medica, trifoglio, ecc),
miscugli per prati stabili, orzo, miscugli per prati polifiti,
miscugli per tappeti erbosi, frumento, avena, segale, graminacee
foraggere (dactylis, festuche, loietti, fleolo)
mais
mais (ampliamento)
girasole, soia
tuberi di patate, bulbi tulipani, gladioli, cipolle
frumento, medica, cereali minori (orzo, avena, segale), trifogli,
soia, mais
orzo, avena, segale, leguminose da foraggio, colza, miscugli per
prati stabili, miscugli per erbai, miscugli per prati erbosi,
graminacee e foraggere, sementi da fiore in genere, sementi
orticole , bulbi, rizomi da orto e da fiore, bietole
frumento, cereali minori
fagioli
frumento, graminacee e leguminose da prato e giardino, mais e
sorghi, miscugli vari, orzo, avena e cereali minori
segale, orzo, avena, frumento, erba medica, trifogli, soia, veccia,
colza, lino, girasole, mais
frumento, barbabietole, orzi, girasole, soia, mais
frumento, orzo, avena, segale, mais, triticale, soia, girasole
trifogli, erba med., ginestrino, lupulina, lupinella, sulla, orzi,
avena, triticale, segale, mais, sorghi, vecce, lupino, soia, barb. da
foraggio, pisello da foraggio, vigna cinese, pisello proteico, misc.
erbai, prato polifita, tappeti erbosi, foraggere gram., colza
patata
miscuglio per erbario, leguminose da prato e giardino,
graminacee da prato e giardino, miscugli vari da prato e giardino,
bulbi, leguminose da foraggio, miscugli graminacee per prati
stabili, fagioli e piselli in tutto
CITTÀ' SEDE LEGALE
CITTÀ' STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N. LICENZA
RILASCIATA DA
IN DATA
SPECIE AUTORIZZATE
GENOVA
COLOGNOLA AI COLLI
VR
1
C.C.I.A.A./VR
10/09/1997
SE.FO.BI. SNC - Sementi foraggere
Bizzotto
TOMBOLO
TOMBOLO
PD
11
C.C.I.A.A./PD
10/04/1987
VENETO
SEMENTI BEGGIATO SNC di Beggiato
I. e V. & C.
VO' EUGANEO
VO' EUGANEO
PD
4
C.C.I.A.A./PD
10/04/1987
VENETO
VENETO
SEMENTI BOVO S.P.A.
SEMFOR SRL
ISOLA DELLA SCALA
VERONA
ISOLA DELLA SCALA
CASALEONE
VR
VR
7
27
C.C.I.A.A./VR
C.C.I.A.A./VR
16/04/2003
19/01/1977
09/06/2000
VENETO
SEMINART SNC di Tombolan Giuseppe
& C.
CITTADELLA
TOMBOLO
PD
35
C.C.I.A.A./PD
11/06/1991
VENETO
SUMERAN HANDELS srl
SAN MARTINO DI LUPARI
SAN MARTINO DI LUPARI
PD
40
C.C.I.A.A./PD
23/08/2004
VENETO
TOMBOLAN SNC di Tombolan C.
TOMBOLO
TOMBOLO
PD
6
C.C.I.A.A./PD
17/12/1993
VENETO
ZANANDREA SEMENTI
Zanandrea Piergiorgio
VICENZA
VI
16
C.C.I.A.A./VI
28/04/2004
frumento tenero, frumento duro, orzo, soia, erba medica, erba da
foraggio, prati stabili, miscugli per frutteto e vigneto, miscugli da
giardino, ortive varie
leguminose da foraggio (medica, trifoglio, veccia, pisello,
ginestrino), miscuglio per erbai, graminacee foraggere, miscuglio
per tappeto erboso, miscuglio prato polifita, cereali (orzo,
frumento, triticale, avena, segale), soia
frumento, orzo, leguminose da prato e da foraggio, graminacee
foraggere, miscuglio per tappeto erboso, prato polifita, miscuglio
per erbai
frumento tenero e duro, orzo, riso
graminacee foraggere
leguminose da foraggio, erbai, prati polifiti, tappeti erbosi, mais,
girasole, colza, soia, frumento duro e tenero, orzo, avena, segale,
triticale e spelta
leguminose e graminacee da foraggio, piante oleaginose e da
fibra, miscugli prati polifiti, miscugli per erbai, miscugli per
tappeti erbosi, selezione, confezione, riconfezione sem. ortive
(legumi, cicorie, lattughe, ecc.), riconfezionamento sementi da
fiore in genere, riconfezione parti di piante (bulbi, tuberi, rizomi,
ecc)
foraggere graminacee, foraggere leguminose, leguminose da
prato e da giardino, miscugli di sementi, sementi da fiore, avena,
orzo, segale, sorgo, triticale, frumento tenero e duro, mais,
girasole, soia, altre oleaginose e da fibra e semi da orto
cereali (orzo, avena e segale), leguminose da foraggio, miscugli
per prati stabili, miscugli per tappeti erbosi da giardino, foraggere
graminacee
frumento, avena, orzo, segale, ginestrino, erba med., sorgo
zucch., trif. pratense e ladino, veccia, colza, misc. per prato
stabile e erbai , misc. per tappeto erboso da giardino, loietto
italico e peren., festuca arund., dactylis, glom.
REGIONE
DITTA
VENETO
PRODUTTORI
SRL
VENETO
SEMENTI
aree-tematiche-19-6-07-1
VERONA
S.A.S.
di VICENZA
234
TABELLA 2
Elenco delle ditte operanti in Italia nella campagna 2004/2005 e indicazione delle specie autorizzate (specie ortive)
REGIONE
DITTA
RILASCIATA
DA
CALABRIA
CAMPANIA
CAMPANIA
GERMINAL s.n.c.
FARMEN s.n.c.
IMPROTA GIOVANNI
CITTÀ'
CITTÀ'
SEDE LEGALE
STABILIMENTO
REGGIO CALABRIA REGGIO CALABRIA
TORRE DEL GRECO TORRE DEL GRECO
NAPOLI
NAPOLI
PROV.
STAB.
RC
NA
NA
N.
LICENZA
1
9
12
IN DATA
C.C.I.A.A./RC
C.C.I.A.A./NA
C.C.I.A.A./NA
29/03/1995
09/07/1975
11/10/1982
CAMPANIA
IMPROTA LUIGI di Alfonso
NAPOLI
NA
14
C.C.I.A.A./NA
30/09/1987
CAMPANIA
IMPROTA LUIGI di Salvatore
NAPOLI
NA
13
C.C.I.A.A./NA
10/05/1985
CAMPANIA
CAMPANIA
SA
NA
10
15
C.C.I.A.A./SA
C.C.I.A.A./NA
24/06/1992
CAMPANIA
LA SEMIORTO SEMENTI s.r.l.
SARNO
SARNO
MARIO FARAONE MENNELLA TORRE DEL GRECO TORRE DEL GRECO
& C.
PAGANO COSTANTINO & F.lli SCAFATI
SCAFATI
SA
1/99
C.C.I.A.A./SA
05/11/1999
CAMPANIA
CAMPANIA
PAGANO DOMENICO & F.
VELIA s.r.l.
SA
SA
prot. n° 10311
1/05
C.C.I.A.A./SA
C.C.I.A.A./SA
04/07/1974
10/01/2005
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
AGRIFRUT ROMAGNA
AGR. COOP.
ANSEME S.p.A.
FC
52
C.C.I.A.A./FC
08/04/1997
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
CONSORZIO
AGRARIO
PARMA
COOP. AGR. CESENATE
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
EURO-SEED s.r.l. F.lli Armuzzi
CESENA
FLORSILVA ANSALONI
IDICE
SPECIE AUTORIZZATE
CESENA
CESENA
FC
318
Regione Emilia 13/09/2004
Romagna
ARCOIRIS
MODENA
MODENA
MO
28
C.C.I.A.A./MO
13/10/2003
ortive e ornamentali e da fiore, aromatiche
sementi da orto
sementi erbacee ortive, ornamentali e da fiore,
arboree e arbustive
sementi erbacee ortive, ornamentali e da fiore,
arboree e arbustive
sementi ortive, tuberi bulbi e rizomi di sementi
ortive
semi da orto, tuberi e bulbi
sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da
fiore e miscugli
sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da
fiore, tuberi, bulbi e rizomi
tuberi, bulbi e rizomi e simili
semi di orticole, floricole, ornamentali ed
aromatiche
ortive, leguminose foraggere, barbabietole da taglio,
da coste e da orto
Condizionamento di sementi ortive di: sementi
standard - Produz. Sementiera di: barbabietole,
foraggere crucifere, foraggere graminacee, mais,
materiali di moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e
simili), miscugli foraggeri, miscugli per tappeti
erbosi, oleaginose e da fibra, ornamentali e da fiore,
ortive.
specie ortive, ornamentali, da fiore, officinali
BERGAMASCHI PIETRO s.a.s.
PIACENZA
PIACENZA
PC
1
C.C.I.A.A./PC
16/05/1973
produzione di sementi foraggere e ortive
BLUMEN s.r.l.
MILANO
LE MOSE
PC
Aut. Reg. 2203
PARMA
PR
25
C.C.I.A.A./PR
27/10/1975
- CESENA
FC
22
C.C.I.A.A./FC
6/07/73
31/5/79
13/08/87
CESENA
FC
50
C.C.I.A.A./FC
12/05/1992
BO
4
C.C.I.A.A./BO
30/03/1987
aree-tematiche-19-6-07-1
SAN
GIOVANNI
TEDUCCIO
NAPOLI
A
SCAFATI
SCAFATI
SAN
VALENTINO SAN VALENTINO TORIO
TORIO
SOC. CESENA
GAMBETTOLA
DI PARMA
CESENA
MARTORANO
DI
SAN IDICE DI SAN LAZZARO
235
Regione Emilia 16/11/2004
Romagna
produzione sementiera di foraggere, graminacee,
miscugli per tappeti erbosi, ornamentali e da fiore,
ortive
cereali, orticole, foraggere, patate
bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore ,
cereali (ampliamento)
bietole, ortive, foraggere, ornamentali e da fiore,
mais, oleaginose
ortive, barbabietola, foraggere leguminose e
graminacee
ortive, ornamentali e da fiore, piante agrarie
REGIONE
CITTÀ'
SEDE LEGALE
LAZZARO
FURIA SEMENTI di Guidetti MONTICELLI
Giampaolo e Guidetti Roberto s.n.c. TERME
GALASSI SEMENTI s.n.c. di GAMBETTOLA
Daltri Pierluigi & C.
HORTUS SEMENTI
LONGIANO
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
ISI SEMENTI S.p.A.
LAMBOSEEDS
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
DITTA
CITTÀ'
STABILIMENTO
RILASCIATA
DA
PROV.
STAB.
N.
LICENZA
IN DATA
MONTICELLI TERME
PR
9
C.C.I.A.A./PR
11/06/2002
GAMBETTOLA
FC
18
C.C.I.A.A./FC
29/04/1988
LONGIANO
FC
56
C.C.I.A.A./FC
03/12/1993
FIDENZA
FIDENZA
PR
39
C.C.I.A.A./PR
09/05/1994
CALCARA
CALCARA
BO
2549
MARALDI SEMENTI di Daniele CASE CASTAGNOLI
Maraldi
DI CESENA
OLIVIERI GRAZIANO AZ. AGR. SAVIGNANO
SUL
RUBICONE
PEOTEC s.r.l.
PARMA
CASE CASTAGNOLI DI
CESENA
SAVIGNANO
SUL
RUBICONE
SISSA
FC
RACI SEMENTI s.r.l.
SPECIE AUTORIZZATE
arbustive ed arboree
ortive, ornamentali e da fiore, barbabietole
ortive, miscugli per tappeti erbosi, foraggere
graminacee, barbabietole
sementi di barbabietole, mais, foraggere
leguminose, foraggere graminacee, sulla, lupinella,
ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e
simili, miscugli foraggeri e miscugli per tappeti
erbosi
ortive
53
Regione Emilia 01/03/2002
Romagna
C.C.I.A.A./FC
02/01/1993
barbabietola, ortive, oleaginose
FC
38
C.C.I.A.A./FC
20/07/1984
ortive, foraggere leguminose
PR
40
C.C.I.A.A./PR
22/07/1999
ortive
FONTANINI
PR
16
C.C.I.A.A./PR
25/02/1998
ortive, ornamentali e da fiore
ROYAL SLUIS - Divisione di MIRANDOLA
Seminis Vegetable Seeds Italia s.r.l.
MIRANDOLA
MO
20
C.C.I.A.A./MO
20/12/2001
EMILIA
ROMAGNA
S.A.I.S. SOCIETA' AGRICOLA
CESENA
CESENA
FC
12
C.C.I.A.A./FC
06/07/1973
EMILIA
ROMAGNA
S.I.P.A.S.
LONGIANO
LONGIANO
FC
57
C.C.I.A.A./FC
20/12/1993
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
SATIVA Soc. Coop. Agr.
FC
518
28/03/2001
COLORNO
PR
1115
23/06/1999
orticole
RAVADESE
PR
Aut. Reg. 53
08/08/2002
orticole, leguminose, graminacee
LONGIANO
FC
31
Regione Emilia
Romagna
Regione Emilia
Romagna
Regione Emilia
Romagna
C.C.I.A.A./FC
sementi ortive, ornamentali e da fiore, miscugli per
tappeti erbosi, miscugli per prati polifiti,
leguminose da prato e da giardino, graminacee da
prato e da giardino
erbacee da pieno campo (escluse quelle di cui al n.
2), erbacee ortive ornamentali e da fiore, sementi
piante agrarie arboree ed arbustive, tuberi, bulbi,
rizomi e simili , miscugli
sementi di barbabietole, mais, foraggere
leguminose, foraggere graminacee, sulla, lupinella,
ortive, ornamentali e da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e
simili, miscugli foraggeri e miscugli per tappeti
erbosi
sementi ortive standard
29/07/93
(ampliamento)
16/04/86
EMILIA
UNITED
PR
Aut. Reg. 1487
ortive, ornamentali e da fiore, bietole - Cereali a
paglia, mais, foraggere leguminose, foraggere
graminacee, foraggere crucifere, sulla e lupinella,
sorghi, oleaginose e da fibra, materiali di
moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi e
simili, miscugli foraggeri, miscugli per tappeti
erbosi.
sementi ortive
FONTANINI
CESENA
MARTORANO
SEMENTI SOMMI di Sommi E. & COLORNO
C. s.n.c.
SEMINIS VEGETABLE SEEDS RAVADESE
ITALIA s.r.l.
SUBA SRL
LONGIANO
aree-tematiche-19-6-07-1
GENETICS
United PILASTRELLO
- CESENA - MARTORANO
DI PILASTRELLO DI MARANO
236
Regione
Emilia 31/06/1999
sementi ortive standard
REGIONE
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
EMILIA
ROMAGNA
FRIULI V. G.
Genetics Italia S.p.A.
ZANANTONI SILVANO & C.
ZAVATTA CARLO
GAMBETTOLA
GATTEO
FC
Autorizz.
Art. 1 - Legge 987
Aut. Reg. 1487
DOTTO SEMENTI SPA
MORTEGLIANO
MORTEGLIANO
UD
6
Romagna
Regione Emilia 18/07/2003
Romagna
Regione Emilia 09/07/2004
Romagna
C.C.I.A.A./UD
10/06/1974
FRIULI V. G.
SEMAR srl
MUGGIA
MUGGIA
TS
2
C.C.I.A.A./TS
31/10/1983
FRIULI V. G.
TERRA DEL PARADISO SRL
MORTEGLIANO
MORTEGLIANO
UD
13
C.C.I.A.A./UD
14/07/1987
LAZIO
ROMA
RM
17/11/1988
LATINA
LT
Regione Lazio
28/11/1981
piante, parti di piante, semi e bulbi
LAZIO
SCARPONE SEMENTI
ROMA
RM
Regione Lazio
17/11/1988
piante, parti di piante, semi e bulbi
LAZIO
LOMBARDIA
SEMENTI RUDI s.r.l.
SEZZE SCALO
ANGELO SALA SEMENTI s.n.c. RANICA
di Allegrini L. & C.
BRUNI AGOSTINO E FIGLI
CORBETTA
SEZZE SCALO
RANICA
LT
BG
Autorizz.
Art. 1 - Legge 987
Autorizz.
Art. 1 - Legge 987
Autorizz.
Art. 1 - Legge 987
12
10
Regione Lazio
LAZIO
DE NADAI SEMENTI di De Nadai ROMA
Firmino e C. snc
SCARPARO ROMANO
LATINA
confezionamento di materiale da riproduzione
(sementi)
sementi ortive standard, oleaginose e da fibra,
ornamentali e da fiore
colture erbacee da pieno campo, ortive, ornamentali
e da fiore, tuberi, bulbi e rizomi, miscugli, mais
ibrido da seme da riconfezionare, mais ibrido da
seme da produzione
cereali, foraggere oleaginose e da fibra, sementi per
colture ortive, ornamentali e da fiore, tuberi (patate
d'importazione), bulbi di ortive, bulbi e rizomi
ornamentali e da fiore
ortive diverse, graminacee foraggere, leguminose
foraggere,
miscugli
per
prati
fiori
piante, parti di piante, semi e bulbi
C.C.I.A.A./LT
C.C.I.A.A./BG
12/04/2002
19/04/1974
prodotti sementieri
sementi da orto
CORBETTA
MI
1/101319/72
C.C.I.A.A./MI
14/03/1988
MARTIGNANA PO
CR
17
C.C.I.A.A./CR
10/09/2002
sementi da orto, bulbi, rizomi. Integrazione con:
foraggere, cereali
gruppo 2: sementi per colture erbacee ortive,
ornamentali e da fiore; gruppi 3, 4 e 5
sementi da orto
LOMBARDIA
ROMA
PROV.
STAB.
N.
LICENZA
VIGNOLA
MO
IN DATA
SPECIE AUTORIZZATE
SAN GENESIO ED SAN GENESIO ED UNITI
UNITI
BERGAMO
BERGAMO
PV
12
C.C.I.A.A./PV
07/06/1979
LOMBARDIA
DONDI DINO s.a.s. di Dondi
Giovanna Marisa & C.
F.LLI CARRARA s.n.c. di Carrara
Agostino & C.
FRANCHI SEMENTI s.p.a.
BG
1/51497
C.C.I.A.A./BG
10/09/1990
LOMBARDIA
FRATELLI INGEGNOLI S.p.A.
MILANO
MILANO
MI
3
C.C.I.A.A./MI
21/05/1974
LOMBARDIA
MAGNANI SEMENTI S.p.A.
VIMERCATE
VIMERCATE
MI
20
C.C.I.A.A./MI
gennaio 1975
LOMBARDIA
MAZZOCCHI SEMENTI s.r.l.
LO
2/028030/72
C.C.I.A.A./MI
21/05/1974
LOMBARDIA
OROSEM s.r.l.
CASALPUSTERLEN CASALPUSTERLENGO
GO
AZZANO
SAN AZZANO SAN PAOLO
PAOLO
BG
16/30488
C.C.I.A.A./BG
30/07/2001
LOMBARDIA
SEMENTI BAMBIN di Mazza MONZA
Luigi e Giovanni s.n.c.
SEMECO Consorzio Produttori BRUGNETTO
MI
6/68259/72
C.C.I.A.A./MI
16/06/1977
sementi da orto, sementi da fiore, sementi di bietola
da foraggio, miscugli per prato, bulbi, sementi di
foraggere, di piante oleaginose da fibra, cicerchia e
cicerchiella, pimpinella e rizomi
sementi da orto, sementi da fiore, bulbi e rizomi
AN
20
C.C.I.A.A./AN
23/06/1986
legumi cereali da foraggio da granella, barbabietola
LOMBARDIA
MARCHE
aree-tematiche-19-6-07-1
MARTIGNANA PO
CITTÀ'
STABILIMENTO
RILASCIATA
DA
CITTÀ'
SEDE LEGALE
MARANO
VIGNOLA
LOMBARDIA
DITTA
MONZA
DI BRUGNETTO DI RIPE
237
sementi da orto, sementi da fiore, sementi di bietola
da foraggio, miscugli per prato, bulbi, sementi di
cereali, di piante foraggere, di piante oleaginose e
da fibra, cicerchia e cicerchiella, pimpinella, tuberi
e rizomi
sementi da orto, sementi foraggere e sementi da
fiore
colture erbacee e ortive, ornamentale da fiori,
rizomi, bulbi e simili
sementi di ortaggi e sementi di fiori
REGIONE
DITTA
Sementi - Soc. Coopè. Agr.
CITTÀ'
SEDE LEGALE
RIPE
PIEMONTE
CLAUSE TEZIER ITALIA S.p.A.
VENARIA REALE
PIEMONTE
CITTÀ'
STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N.
LICENZA
RILASCIATA
DA
IN DATA
VENARIA REALE
TO
Aut. Reg. 5081
F.G.S. AGRICOLA SEMENTI s.r.l. SANTHIA'
SANTHIA'
VC
Prot. N. 7250
PIEMONTE
F.LLI CAVANNA
Giuseppe e Domenico
NOVARA
NO
PIEMONTE
FLORAGARDEN s.n.c. di Folletti CHIVASSO
Luigi e Marco
CHIVASSO
TO
Delib. Reg.11833305
Reg PIEMONTE 12/01/1990
PIEMONTE
LEBEN s.r.l.
MILANO
MONCALIERI
TO
76/2005
Reg. PIEMONTE 13/03/2005
PIEMONTE
OLTER SEMENTI s.n.c.
ASTI
ASTI
AT
3
PIEMONTE
PROVINI F.LLI ANTONIO E NOVI LIGURE
GIUSEPPE s.n.c.
STOMBOLI Antonio & Carlo s.n.c. BOLLENGO
TARABRA SEMENTI
ASTI
NOVI LIGURE
AL
BOLLENGO
ASTI
PIEMONTE
PIEMONTE
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
PUGLIA
SICILIA
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
TOSCANA
s.n.c.
di NOVARA
DE
CORATO
ANTONIO ANDRIA
SEMENTI
F.LLI ZAGARIA di Zagaria Savino ANDRIA
FUSCELLO GIANFRANCO
ANDRIA
FUSCELLO TESORO SEMENTI ANDRIA
s.n.c.
LAROSA EMANUELE
ANDRIA
COIS 94 s.r.l.
CATANIA
GARGINI SEMENTI s.n.c. di A. LUCCA
Gargini & G. Godi
ITALSEMENTI s.n.c. di Innocenti RASSINA
Patrizio & C.
MAZZONI MARCO SEMENTI
CASTELFIORENTIN
O
N. SGARAVATTI & C. SPA
PERGINE
VALDARNO
aree-tematiche-19-6-07-1
Reg. PIEMONTE 24/12/1996
Erg PIEMONTE
12/04/1984
Decr. N. 5025/1993 Erg PIEMONTE
20/12/1993
SPECIE AUTORIZZATE
da foraggio e da zucchero, oleaginose industriali,
sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali,
officinali, da fiore, tuberi, bulbi, rizomi e simili,
miscugli
sementi da orto e da fiore (licenza limitata al
riconfezionamento)
sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da
fiore, tutte le specie del gruppo II (art. 6)
sementi per colture erbacee, ortive, ornamentali e da
fiore e dei miscugli per tappeti erbosi, di cui al
gruppo 2 e 5 (art. 6)
sementi orto-floricole pratensi - bulbi - tuberi rizomi - cipolle - patate da seme confezionate a
norma di legge - piante ornamentali - da frutto piccoli frutti
riconfezionamento e commercializzazione di
sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da
fiore e di materiali di moltiplicazione (gruppo 4 art.
6 L. 25/11/1971) escluse le patate da seme
sementi per colture erbacee da pieno campo (gruppo
1/art. 6), escluse le leguminose da prato, e per
colture erbacee ortive, ornamentali e da fiore
(gruppo 2/art. 6), nonché dei materiali di
moltiplicazione costituiti da tuberi, bulbi, rizomi, e
simili (gruppo 4/art. 6)
sementi per colture erbacee ortive, ornamentali e da
fiore
sementi orto-floro-pratensi e piante ornamentali
sementi per colture erbacee da pieno campo, ortive,
ornamentali e da fiore (gruppi 1° e 2° /art. 6)
escluse le leguminose da prato
prodotti sementieri da orto, da fiori e da cereali
C.C.I.A.A./AT
06/05/1974
Prot. N. 1535
Erg PIEMONTE
02/02/1987
TO
AT
Aut. Reg. 421
2
Erg PIEMONTE
C.C.I.A.A./AT
11/01/1982
06/051974
ANDRIA
BA
1
C.C.I.A.A./BA
10/03/2005
ANDRIA
ANDRIA
BA
BA
27
prot. n° 21752
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./BA
13/11/1991
13/11/1991
ANDRIA
BA
prot. n° 6125
C.C.I.A.A./BA
26/03/1993
ANDRIA
CATANIA
BA
CT
31
10
C.C.I.A.A./BA
C.C.I.A.A./CT
13/11/1991
25/08/1995
LUCCA
LU
6
C.C.I.A.A./LU
01/09/1985
RASSINA
AR
18
C.C.I.A.A./AR
04/11/1994
CASTELFIORENTINO
FI
19
C.C.I.A.A./FI
08/03/2002
sementi ortive, sementi da foraggio, sementi da
prato, ornamentali, da fiore, tuberi, bulbi e rizomi
prodotti sementieri ortivi di categoria standard
PERGINE VALDARNO
AR
1
C.C.I.A.A./AR
C.C.I.A.A./AR
21/05/74
30/11/76
Foraggere
cereali e altre
238
prodotti sementieri da orto e da fiore
sementi
da
sementi da fiori
sementi da orto e da fiori
orto
semi da orto
oleaginose e da fibra, ortive, ornamentali e da fiore ,
tuberi, bulbi, rizomi e simili
semi da orto
REGIONE
DITTA
CITTÀ'
SEDE LEGALE
CITTÀ'
STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N.
LICENZA
RILASCIATA
DA
IN DATA
C.C.I.A.A./AR
11/03/97
Provincia di AR 13/08/1996
Assessorato
agricoltura
e
foreste
C.C.I.A.A./AR
21/05/1974
SPECIE AUTORIZZATE
colture da orto (ampliamento solo quantitativi)
piante ornamentali da interno e da esterno,
frutticole, floricole, di olivo - materiale di
propagazione (sementi e parti di piante)
TOSCANA
SEMENTI CAMAITI di Camaiti ANGHIARI
Giorgio
ANGHIARI
AR
Aut. 1576 AR
TOSCANA
SEMENTI E PIANTE ELETTE di MONTEVARCHI
Badii G. & C. s.n.c.
MONTEVARCHI
AR
3/AR
TOSCANA
TECNOCOOP SOC. COOP.
POPULONIA
LI
13
C.C.I.A.A./LI
15/02/0991
DI GARDOLO DI TRENTO
TN
36
C.C.I.A.A./TN
22/02/1985
sementi di foraggere da prato di varie specie,
sementi varie da orto, seme di barbabietole da
foraggio
anguria, basilico, cicoria, cipolla, fagioli, fava,
finocchio, lattuga, melanzana, peperone, pomodoro,
prezzemolo, ravanello, sedano, zucchino
produzioni sementiere
SAN PONTE SAN GIOVANNI
PG
1
C.C.I.A.A. /PG
09/12/1972
colture erbacee, ortive, ornamentali e da fiore
PERUGIA
TERNI
FIESSO D'ARTICO
PG
TR
VE
29
prot. 6191
2
C.C.I.A.A./PG
C.C.I.A.A./TR
C.C.I.A.A./VE
10/06/1999
19/05/1987
24/02/1988
sementi da orto
sementi per colture erbacee ortive
leguminose e graminacee da prato e giardino,
sementi per fiori, miscugli vari, orzo, avena e
cereali minori, mais e sorghi, frumento, semi di
piante oleaginose e da fibra, leguminose da orto,
orticole varie, bulbi da orto e da fiore, barbabietole
da orto e foraggio
frumento tenero, frumento duro, orzo, avena,
triticale, segale, mais, soia, girasole, colza, erba
medica, loietti, piselli
orzo, avena, segale, leguminose da foraggio, colza,
miscugli per prati stabili, miscugli per erbai,
miscugli per prati erbosi, graminacee e foraggere,
sementi da fiore in genere, sementi orticole , bulbi,
rizomi da orto e da fiore, bietole
anguria, asparago, basilico, bieta, carota, cavolo
broccolo, cavolo cappuccio, cavolfiore, cavolo
verza, cetriolo, cicoria, fagiolo, fava, finocchio,
indivia, scarola, lattuga, melanzana, melone,
peperone, pisello, pomodoro, porro, prezzemolo,
ravanello
solanacee, cucurbitacee, composite
sementi di orticole
segale, orzo, avena, frumento, erba medica, trifogli,
soia, veccia, colza, lino, girasole, mais
ortive
ortive, da fiore
radicchio (rosso di Chioggia, rosso di Treviso e
bianco di Chioggia)
leguminose da orto (riconfezione), cicorie e lattughe
(riconfezione), rape e ravanelli (riconfezione)
frumento tenero, frumento duro, orzo, soia, erba
medica, erba da foraggio, prati stabili, miscugli per
POPULONIA
TRENTINO A.A. GARDEN CENTER MERLER snc GARDOLO
TRENTO
UMBRIA
BAVICCHI S.p.A.
PONTE
GIOVANNI
UMBRIA
SEMENTI ROSI s.r.l.
PERUGIA
UMBRIA
SEMITALIA s.n.c.
TERNI
VENETO
ARTUSI SEMENTI snc di G. DOLO
Artusi & C.
VENETO
BALLANI LEONIDA
ROVEREDO DI GUA' ROVEREDO DI GUA'
VR
5
C.C.I.A.A./VR
28/05/1973
VENETO
COPROSEMEL SNC
TOMBOLO
TOMBOLO
PD
21
C.C.I.A.A./PD
06/10/1987
VENETO
ESASEM S.p.A.
CASALEONE
CASALEONE
VR
31
C.C.I.A.A./VR
20/12/1988
VENETO
VENETO
VENETO
EUGEN SEED srl
FILIPPI MARIA
GUERRESI SEMENTI srl
CASALEONE
CA' DI DAVID
MONZAMBANO
CASALEONE
CA' DI DAVID
SOMMACAMPAGNA
VR
VR
VR
33
22
18
C.C.I.A.A./VR
C.C.I.A.A./VR
C.C.I.A.A./VR
17/12/1990
11/11/1974
26/08/2004
VENETO
VENETO
INCAO di Incao S. & C. s.a.s.
LA PALMA AZ. AGR. Di Boscolo
Paolo
MAISTRELLO
CAV.
FRANCESCO
PRODUTTORI
SEMENTI
VERONA SRL
LUSIA
CHIOGGIA
LUSIA
CHIOGGIA
RO
VE
22
8
C.C.I.A.A./RO
C.C.I.A.A./VE
10/07/2001
13/12/1999
VICENZA
MONTEVIALE
VI
5
C.C.I.A.A./VI
12/06/1973
GENOVA
COLOGNOLA AI COLLI
VR
1
C.C.I.A.A./VR
10/09/1997
VENETO
VENETO
aree-tematiche-19-6-07-1
239
REGIONE
VENETO
VENETO
VENETO
VENETO
DITTA
CITTÀ'
SEDE LEGALE
SEMENTI CIBIN di Minardi Ivano OSPEDALETTO
EUGANEO
T & T VEGETABLE SEEDS srl
MESTRE
TIOZZO CAENAZZO FABRIZIO CHIOGGIA
AZ.AGR.
TIOZZO CAENAZZO TIZIANO CHIOGGIA
aree-tematiche-19-6-07-1
RILASCIATA
DA
CITTÀ'
STABILIMENTO
PROV.
STAB.
N.
LICENZA
OSPEDALETTO EUGANEO
PD
Aut. Reg. 7943
Reg. VENETO
15/05/1995
CHIOGGIA
VE
10
C.C.I.A.A./VE
27/03/2003
CHIOGGIA
VE
7
C.C.I.A.A./VE
02/11/1998
radicchio cicoria, indivia e scarola, porro, cipolla,
aneto, asparago, bieta da coste, cavolo laciniato,
cavolfiore, cavolo broccolo, cavolo cappuccio
bianco, cavolo cappuccio rosso, peperone, anguria,
cocomero, melone, cetriolo, zucca, zucchino,
carota,
rucola
finocchio, lattuga, pomodoro, basilico, prezzemolo,
cicoria intibus
CHIOGGIA
VE
9
C.C.I.A.A./VE
23/02/2001
cicoria intibus, cipolle, sedano
240
IN DATA
SPECIE AUTORIZZATE
frutteto e vigneto, miscugli da giardino, ortive varie
piante o parti di piante - semi o tuberi
Tab. 3: Distribuzione geografica per tipologia di attività delle Ditte sementiere operanti in Italia
tutte le
specie
Abruzzo
Basilicata
Calabria
Campania
Emilia Romagna
Friuli Venezia
Giulia
Lazio
Lombardia
Marche
Molise
Piemonte
Puglia
Sardegna
Sicilia
Toscana
Trentino Alto
Adige
Umbria
Veneto
Totale
1
2
3
7
1
8
1
6
tutte le specie
agrarie(escluse
le ortive)
6
4
3
1
9
1
1
1
2
1
42
aree-tematiche-19-6-07-1
cereali e
oleaginose
1
2
Cereali,
foraggere,
oleaginose
foraggere
2
3
foraggere
e ortive
bietola
bietola,
oleaginose
e da fibra
oleaginose
e da fibra
1
6
1
2
cereali
cereali e
foraggere
19
2
5
3
5
4
2
2
32
1
10
1
3
4
2
3
2
5
7
4
2
1
12
3
1
4
2
patata
Totale ditte
produttrici
di sementi
di piante
agrarie
8
6
9
11
9
55
0
0
1
9
28
6
9
12
18
83
4
3
7
14
25
16
3
26
48
9
47
18
4
10
1
0
9
5
0
1
7
18
35
17
3
35
53
9
48
25
3
1
4
2
5
27
3
15
8
42
21
335
97
432
4
1
1
1
3
5
1
2
1
1
1
1
1
15
2
34
7
1
1
4
2
5
5
1
1
3
2
4
3
10
2
1
77
84
7
37
24
15
241
1
4
1
4
Ditte
Produttrici/
TOTALE
Riconfezionatrici
GENERALE
di sementi di
piante ortive
ALLEGATO 1
ELENCO ANALITICO DELLE MACCHINE ED ATTREZZATURE NECESSARIE PER
LA SELEZIONE DELLE SEMENTI
Specie o Gruppi di specie
Foraggere graminacee
Macchine e attrezzature
Gruppo prepulitore (tarara + cilindri),
tappeto cernitore, levigatrice, calibratrice.
Tarara, cilindri alveolati, gravimetrica e/o
densimetrica.
Tarara, cilindri alveolati, calibratrice, tavola
gravimetrica.
Sbarbatore (elimina ariste e rachille), tarara,
cilindri calibratori, cilindri alveolari,
densimetrica e/o gravimetrica.
Tappeto vellutato a rulli (di tipo americano),
tarara cilindri alveolati, decuscutatrice
elettromagnetica.
Tarara, cilindri alveolati, spuntatrice.
Foraggere Leguminose a seme grosso
Tarara, cilindri alveolati.
Sorghi
Tarara, cilindri alveolati.
Oleaginose e da fibra
Tarara, cilindri alveolati.
Tarara, cilindri alveolati, tavola
densimetrica, macchine appropriate alla
specie.
Tarara, cilindri alveolati, tavola
densimetrica, macchine appropriate alla
specie.
Macchine appropriate alla specie.
Barbabietole
Cereali a paglia
Mais
Riso
Foraggere Leguminose a semi minuti
Ortive
Ornamentali e da fiore
Piante agrarie arboree ed arbustive
Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e
simili)
Miscugli foraggeri
Miscugli per tappeti erbosi
Specie non comprese nei gruppi precedenti, ma
comprese nell’allegato 3) D.P.R. 1065/71
Cernitrice, calibratrice.
Miscelatore.
Miscelatore.
Macchine appropriate alla specie.
ATTREZZATURE MINIME NECESSARIE PER LE RICHIESTE DI LICENZE
SEMENTIERE RELATIVE AD ATTIVITA’ DI SCONFEZIONAMENTO /
CONFEZIONAMENTO – CONCIA/CONFETTATURA O ALTRI TRATTAMENTI AL
SEME
In funzione dell’attività svolta: Macchine appropriate alla specie.
aree-tematiche-19-6-07-1
242
ALLEGATO 2
RICHIESTA DI AUTORIZZAZIONE
PER L’ESERCIZIO DI ATTIVITA’ SEMENTIERA
Al Servizio
Spazio riservato all’Ufficio competente
Prot. n. ................. del ..............................
Il sottoscritto (cognome e nome) ....................................................................................
nato a ....................................................... prov. ....................... il .............................
residente a ...............................................................................................prov. ............
in Via ........................................................................................................... n. ............
tel. abit. ................................ cell. ....................................... fax ...............................
Codice fiscale
e-mail ...........................................................
in qualità di Titolare/Legale Rappresentante della
Azienda individuale
Società
Cooperativa
Altro (specificare)
Cognome e nome o Ragione Sociale e sigla eventuale:
.......................................................................................................................................
Partita IVA ................................Con sede nel Comune di ...........................................
Fraz./loc. .................................................. Via ............................................. n. .........
C.A.P. ................................
Prov. .....................
CHIEDE
Per lo stabilimento sito nel comune di: ... ..................................................................
Fraz./loc. .................................................. Via ............................................. n. .........
aree-tematiche-19-6-07-1
243
1. Il rilascio di nuova licenza sementiera per:
Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri
Sconfezionamento / confezionamento
Concia / confettatura o altri trattamenti al seme
Trasferimento dell’attività sementiera
Da Via ...................................................... ..................................................................
a Via ......................................................... ..................................................................
2. L’integrazione della licenza sementiera già operante
A tal fine dichiara:
a) I gruppi di sementi che si intende produrre e/o commercializzare di seguito
indicati (indicare anche la quantità prevista per ciascun gruppo):
N°
Gruppo
Quantità prevista (kg)
1
Barbabietole
2
Cereali a paglia
3
Mais
4
Foraggere Leguminose a semi minuti
5
Foraggere graminacee
6
Foraggere Leguminose a seme grosso
7
Sorghi
8
Oleaginose e da fibra
9
Ortive
10
Ornamentali e da fiore
11
Piante agrarie arboree ed arbustive
12
Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili)
13
Miscugli foraggeri
14
Miscugli per tappeti erbosi
15
Specie non comprese nei gruppi precedenti (*)
(*) indicare la specie
aree-tematiche-19-6-07-1
244
b) L’elenco dei macchinari e delle attrezzature disponibili di seguito riportati:
..................................................................
..................................................................
..................................................................
c) Caratteristiche degli impianti per la lavorazione delle sementi
Tipo
Capacità oraria di
Marca
lavorazione
d) Magazzini ed attrezzature per la conservazione del seme
N°
Superficie (m2)
Capienza (t)
Magazzini
Tettoie
Silos
- verticali
- orizzontali
- altro
Altro
e) Il titolo di possesso dello stabilimento e dei macchinari ed attrezzature:
Stabilimento:
proprietà
affitto
altro
Macchinari ed attrezzature:
proprietà
affitto
altro
Si allega, inoltre, la planimetria dello stabilimento.
aree-tematiche-19-6-07-1
245
3. La voltura della/e licenza/e di esercizio di attività sementiera per lo/gli
stabilimento/i di seguito indicato/i per:
Modifica della Ragione sociale ...
Cessione d’Azienda con contratto di compravendita
Donazione d’Azienda
Successione ereditaria
denominazione Ditta precedente
.................................................................. ......................................................................
denominazione Ditta attuale
.................................................................. ......................................................................
Stabilimento/i interessato/i alla voltura (riportare l’ubicazione):
.................................................................. ......................................................................
.................................................................. ......................................................................
.................................................................. ......................................................................
.................................................................. ......................................................................
Luogo …………. Data ……………………
Firma
RESPONSABILE TECNICO
COGNOME
NOME
CODICE FISCALE
COMUNE DI NASCITA
DATA DI NASCITA
PROVINCIA
TELEFONO
FAX
CELLULARE
DOMICILIO (Via o Località)
COMUNE
aree-tematiche-19-6-07-1
N. CIVICO
PROVINCIA
246
CAP
ALLEGATO 3
Numero
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
Specie o Gruppi di specie
Barbabietole
Cereali a paglia
Mais
Foraggere Leguminose a semi minuti
Foraggere graminacee
Foraggere Leguminose a seme grosso
Sorghi
Oleaginose e da fibra
Ortive
Ornamentali e da fiore
Piante agrarie arboree ed arbustive
Materiali da moltiplicazione (tuberi, bulbi, rizomi e simili)
Miscugli foraggeri
Miscugli per tappeti erbosi
Specie non comprese nei gruppi precedenti (*)
(*) specificare
aree-tematiche-19-6-07-1
247
ALLEGATO 4
Fac-simile
AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DELL'ATTIVITÀ
SPAZIO RISERVATO ALL’INTESTAZIONE
DELL’ENTE PREPOSTO AL RILASCIO DELLA LICENZA
Autorizzazione ai sensi ……………………………
La Ditta: …………………………………………………………………………..
Con sede in………………………………………………………………………..
Centri Aziendali ………………………………………………………………….
E’ AUTORIZZATA
Ad esercitare le seguenti attività:
o Produzione a scopo di vendita di prodotti sementieri
o Sconfezionamento / confezionamento
o Concia / confettatura o altri trattamenti al seme
per le seguenti specie (o gruppi di specie) e per i quantitativi indicati …………..
………………………………………………………………………….…………
…………………………………………………………………………….………
Autorizzazione regionale n°…………………
Luogo, lì………………………..
Timbro e firma del Responsabile del procedimento
aree-tematiche-19-6-07-1
248