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GENNAIO 1976
N° 1
LA REGINA
DEL
BOSCO
NOTIZIARIO PERIODICO DEL CLUB DELLA BECCACCIA
ANNO FUNGAIO – ANNO BECCACCIAIO
AGLI ADERENTI
non ancora soci
Questo primo numero “speciale” del nostro periodico, oltre che
ai Soci effettivi, cui spetta di diritto, è inviato anche a quanti già
aderirono di massima alla istituenda Associazione dei Beccacciai
italiani e ciò per dare ad essi tangibile dimostrazione di esserci,
malgrado le molte difficoltà degli inizi, avviati ad operare
seriamente e con le più ferme intenzioni sulla via tracciata dallo
Statuto (leggere attentamente gli Art. 2-4).
Nella speranza che gli aderenti vorranno confortare la nostra
opera con la loro associazione definitiva, perfezionandola con
l’invio al Segretario della quota prescelta, ricordiamo che questa
da diritto a ricevere gratuitamente, oltre al notiziario, anche un bel
distintivo personale ed un bellissimo adesivo per la propria auto.
Ma, quello che più conta, l’incentivo alla iscrizione sarà
l’appartenere a questa nostra famiglia, indubbiamente di idealisti e
di poeti, ma ben decisa a fermamente e dinamicamente operare
per affermare i suoi ideali e tutelare i suoi interessi.
Ma occorre l’apporto di tutti!
Le iscrizioni vanno inviate al:
Dr. Mario Marzilli - Segretario del C.d.B.
Via Centofanti 11 - CALCI - (PISA)
Soci effettivi: L. 10.000
Soci sostenitori: L. 30.000
LA REGINA
DEL
BOSCO
NOTIZIARIO PERIODICO DEL CLUB DELLA BECCACCIA
DIRETTORE RESPONSABILE
Dr. Giorgio Gramignani
Dr. Vincenzo Celano
REDAZIONE
Genesio Sabatini
Arnaldo Bianconi
Realizzazione e stampa: SAGRAF –Zona
Industriale Falconara M. (AN) – Via Colonne Tel. 918464.
SOMMARIO
Presentazione
Buon viaggio Regina del Bosco
Pag. 1
Qui Club della Beccaccia
Pag. 2
Lo Statuto
Pag. 3
Il messaggio di Louis Guizard
Pag. 4
Programma di ricerche
Pag. 5
Aboliamo l’aspetto alla Beccaccia
Pag 6
L’osservatorio del Conero
Pag 8
Età e Sesso della Beccaccia
Pag. 9
La nidificazione della
Beccaccia in Italia
Pag 11
Le Prove Francesi su Beccaccia
Pag. 12
Tony Burnand un beccacciao?
Pag 14
La nostra Filosofia
Pag. 16
Vecchi Beccacciai Marchigiani
e Abruzzesi
Pag. 18
L’Incontro
Pag. 20
Cacce e Cacciatori di Lucania
Pag. 22
Panorama 1975 del passo in Italia
Pag. 23
La Posta del Beccolungo
Pag. 30
Notizie in breve
Pag. 32
Le pubblicazione totale o parziale di articoli dei
presente notiziario è autorizzata, citando la fonte.
Gli articoli per la pubblicazione vanno inviati ad
Ancona - Via Orsi, 2 presso il Dr. Giorgio
Gramignani.
PRESENTAZIONE
Con questo primo numero edito in veste “Speciale” per solennizzare la
costituzione del Club della Beccaccia, nasce ed emette il suo primo vagito
“La Regina del Bosco “, organo ufficiale della nostra Associazione.
Siamo ben consci dell’arduo compito che ci attende per corrispondere
degnamente alle aspettative dei nostri associati che, come è giusto, si
attendono da noi una azione dinamica e conclusiva sulla traccia
magistralmente indicata dallo Statuto, approvato dalla Assemblea di
Ravenna.
Gli Articoli 2-3-4 sono, infatti, degli autentici fari che illuminano
nitidamente la via da percorrere. Ma, oltre a questa azione altamente
qualificante per la nostra categoria di beccacciai, scelta avanguardia della
più grande famiglia dei cacciatori col cane, eredi di quell’Arte Cinegetica
ovunque, dall’Est all’O vest, considerata la più bella, la più equilibrata, la
più completa, sportiva e, quindi, la più morale e degna forma di caccia,
oltre a questa azione qualificante, dicevamo, che ciimpegnerà ad altissimo
livello, esistono per noi altre grosse difficoltà di ordine pratico da superare
a causa della dispersa residenza di chi si dedica alla compilazione ed
“all’assemblaggio “di questo nostro periodico.
Questa prima esperienza editoriale ci permetterà comunque di meglio
organizzarci ed eliminare i difettiriscontrabi/i.
Nel chiedere pertanto venia ai nostri lettori, noi ci rivolgiamo a tutti i soci
con la più pressante, amichevole insistenza perchè ci aiutino, con
costruttiva collaborazione e diretta partecipazione, inviando scritti, notizie,
suggerimenti per dare vita e voce al nostro periodico che, solo così, potrà
essere la nostra genuina espressione.
Grazie di cuore ed un augura/e in “bocca a/lupo”!
LA REDAZIONE
BUON VIAGGIO, “REGINA DEL BOSCO”
Dopo l’attesa spasmodica, finalmente l’atteso frullo..., si è palesato.
Ancora una “regina” prende il volo, ma, questa volta, è una regina diversa,
fatta di fogli stampati e nata dal desiderio di tutti noi.
Per quest’ultima circostanza, dovrebbe anche essere concepita a nostra
immagine e somiglianza.
Ne sarà mille miglia lontano? Bene, non disperiamoci: dipende, per i
numeri che seguiranno, da ciascuno di noi.
Una larva, un verme, un seme quanto un grano di miglio, una pietruzza
e, di tanto in tanto, un grosso lombrico o un porcellino di terra... Basterà ad
assicurare carburante per il suo lungo viaggio, alla nostra “Regina del
bosco”.
Lungo viaggio?
Io sì, lo vorrei. Il suo frullo l’ho atteso trepidando come la prima volta.
Allora, buon viaggio, “Regina del bosco”!
VINCENZO CELANO
Autorizzazione Tribunale di Ancona. in data 27
gennaio 1976
1
QUI
CLUB DELLA
BECCACCIA
Quello che a molti sembrava una cosa improbabile è,
finalmente, una realtà viva ed operante: il Club della
Beccaccia si è felicemente costituito e, con la pubblicazione di
questo primo numero de “La Regina del Bosco”, stà dando
voce e sostanza ai suoi programmi ed alle sue aspirazioni.
Questo moto spontaneo di adesione ad una Società di
Caccia, sia pure specializzata, è un sintomo di grande
importanza che segnala la profonda evoluzione che sta
maturando sul piano culturale e morale tra i veri cacciatori
ove, di diritto, in prima fila, sono sicuramente i cacciatori di
beccacce, silenziosi e modesti, ma certo tra i più evoluti e
valorosi attori e cultori della grande Arte Cinegetica, quella
esercitata sulla scena silente delle selve, ove ogni gesto ed
ogni azione venatica si sublima di panici sensi, assurgendo a
valore simbolico di antico rito ancestrale.
Chi siamo? Che cosa vogliamo? Quali i nostri programmi?
L’Assemblea Costituente di Ravenna ha già dato una
precisa risposta a tall quesiti con l’approvazione unanime
dello Statuto che sintetizza, attraverso la serrata essenzialità
dei suoi articoli, la ragion d’essere, gli scopi, le aspirazioni, di
tutta una vasta ed elettissima categoria di cacciatori
appassionati, coscienti e consapevoli come, infatti,
testimoniano i primi quattro articoli dello Statuto stesso, qui a
lato pubblicato.
Ma quello che nello Statuto non è detto, ma che è doveroso
ricordare, è stata l’entusiastica adesione dei partecipanti all
‘Assemblea che, in numero rilevantissimo, malgrado si fosse
in periodo già estivo, spontaneamente convennero in Ravenna
da ogni Regione italiana ed è stata la decisa concretezza
realizzatrice dimostrata da tale Assemblea dove, forse per la
prima volta in Italia, si è parlato veramente di caccia con
sorprendente inctentità di concetti tra veri cacciatori di ogni
estrazione, accomunati dalla stessa passione:
la beccaccia, il solo selvatico che oggi è possibile cacciare
col cane da ferma con piena soddisfazione, indipendentemente
dalla entità delle catture, in quanto esso è l’ultimo “vero
selvatico” offertoci spontaneamente dalla natura.
Se si pensa, infatti, che per sopperire alla usura della caccia,
oggi in Italia vengono allevati artificialmente, addirittura su
scala industriale e, poi, introdotti negli ambienti campestri,
silvani e montani, tutti gli altri uccelli idonei alla caccia col
cane da ferma, dalle stame alle rosse, dai cotorni, alle quaglie,
ai fagiani, sino ai pur superbi tetraonidi ed a molte varietà di
anitre, è chiaro come la beccaccia, che non si piega ad
artificiosi compromessi con l’uomo, assurga necessariamente
ai nostri occhi a simbolo di sola, autentica selvaggina,
cacciabile col cane da ferma, ultima rappresentante, quindi,
dello spirito eterno della caccia vera per cacciatori veri!
Date queste premesse è ovvio come nella mente e nel cuore
dei veri cacciatori, quali con sicurezza sono i beccacciai, si sia
indotta ed affermata una solida consapevolezza che permette
loro di considerare le situazioni ed i problemi della caccia con
serena obiettività, portandoli a conclusioni eque e responsabili.
E su tale base che l’Assemblea Nazionale del C .d .B.,
riunita in Ravenna ha approvato tra i suoi primi atti all
‘unanimità la richiesta di divieto della caccia all’aspetto alla
beccaccia sia in Italia che all’Estero in quanto attività troppo
facile, poco sportiva ed ormai purtroppo ampiamente diffusa
ovunque, per cui essa incide molto onerosamente sulla specie
che, viceversa, cacciata nel bosco col cane da ferma, attraverso
un esercizio rude e veramente sportivo, può usufruire di ampie
possibilità di difesa con risparmio e forte riduzione degli
abbattimenti.
11 buon seme è stato da noi gettato, ma altre efficaci
iniziative stanno per essere attuate dal nostro Club sul piano
scientifico con la raccolta di dati, notizie, referendum - i cui
risultati saranno studiati e confrontati dalle relative
commissioni.
E già in corso l’istituzione di un osservatorio ornitologico
dedicato alla beccaccia sul Conero e, cosa interessantissima in
quanto mai da alcuno attuata in Italia, è prossimo un
referendum in collaborazione con 1’U.N.C.Z.A. (Unione
Nazionale Cacciatori Zona Alpi) sulla reale entità della
nidificazione della beccaccia in Italia, che proprio nella zona
alpina offre i più numerosi esempi di riproduzione. fi
Presidente dell’U.N.C.Z.A. Dr. Ennio Fabrello, interpellato, ha
già promesso il suo entusiastico appoggio.
D’altra parte la lettera di Silvio Spanò, riprodotta e
commentata nel presente Notiziario, pur nella sua concisa
rigorosità scientifica, fa ampiamente prevedere alcune
fondamentali linee direttrici della nostra attività, che
prossimamente potranno ancor più arricchirsi, attraverso
scambi e confronti, con i risultati ottenuti dai preparatissimi
quanto cordialissimi amici del Club des Beccassiers di Francia
che, per bocca di Louis Guizard, loro prestigioso Presidente, ci
hanno offerto la più ampia e generosa collaborazione, di cui
pubblicamente li ringraziamo.
Sul piano sportivo sono in fase di studio prove su beccaccie
per cani da ferma, una possibile mostra-raduno di cani
beccacciai in occasione della prossima Assemblea, un
Concorso Fotografico tra i nostri associati e tutto quanto
stabilirà il prossimo Consiglio del C.d.B. che dovrebbe riunirsi
entro gennaio, per completare l’operato del precedente
consiglio di Firenze.
11 lavoro non manca! e noi ci rivolgiamo a tùtti i soci
affinchè ci affianchino, collaborino, ci consiglino, ci aiutino
nell’opera comune, attuata nell’interesse di tutti.
IL CONSIGLIO DEL C. d. B. .
2
LO STATUTO
Art. 1 - Il Club della Beccaccia è costituito ed accetta
come soci i cacciatori che esercitano la caccia alla
beccaccia con il cane, purchè siano di provata moralità
sportiva.
Sono ammessi anche soci stranieri e coloro che si
occupano della beccaccia per motivi di studio e di ricerca
scientifica.
Art. 2 - Il Club della Beccaccia persegue scopi
culturali-scientifici di studio ed informazione sui costumi,
abitudini, migrazione, consistenza faunistica e su quanto
altro interessi la beccaccia, nonchè di tutela sia di tale
selvaggina che dei giusti diritti dei cacciatori di beccacce
nell’ambito di un esercizio venatorio sportivo, equilibrato
alle possibilità biologiche della specie.
Art. 3 - Il Club della Beccaccia curerà in particolare i
rapporti con il Laboratorio di Zoologia applicata alla
caccia di Bologna, con gli Istituti e le Associazioni orniq
tologiche italiane e straniere, con il Consiglio
Internazionale della Caccia (C.l.C.), con il Club des
Bécassiers di Francia, con Autorità locali e nazionali e
con le Associazioni Venatorie e Naturalistiche italiane e
straniere.
Art. 4 - Il Club della Beccaccia promuoverà ogni
iniziativa possibile al fine di educare i cacciatori di
beccacce verso la più alta concezione morale della
caccia nel rispetto delle leggi della natura.
Il C.d.B. pertanto promuoverà pubblicazioni, studi,
notiziari per i propri soci, referendum, osservatori
ornitologici, convegni, conferenze, filmati, mostre e prove
cinotecniche sempre inerenti alla beccaccia.
Art. 5 - I soci sono distinti in tre categorie: a) Soci
onorari; b) Soci sostenitori; c) Soci ordinari.
Sono soci onorari persone od enti italiani e stranieri
che abbiano particolari meriti nel campo cinegetico,
scientifico e giuridico-organizzativo inerente la beccaccia.
Sono soci sostenitori quelle persone od enti italiani e
stranieri che versino per l’anno in corso una quota pari ad
almeno tre annualità ordinarie.
Sono soci ordinari le persone che abbiano versato la
quota annuale.
Art. 6 - I Soci onorari sono nominati dall’Assemblea su
proposta del Consiglio Direttivo, non pagano quota
associativa, hanno regolare diritto di voto su ogni
argomento tecnico-scientifico-organizzativo, con la sola
esclusione dell’amministrazione patrimoniale.
I soci debbono fare richiesta scritta di associazione al
C.D. che vaglierà le domande su presentazione di
almeno un socio.
Art. 7- Sono orgari sociali:
a) l’Assemblea dei Soci
b) il Consiglio Direttivo
c) l’Ufficio di Presidenza
d) il Presidente
e) il Collegio Sindacale
f) il Collegio dei Probiviri.
Art. 8 - L’Assemblea è composta dai soci onorari, dai
soci sostenitori e dai soci ordinari in regola col
versamento della quota dell’anno in corso. L’Assemblea
si riunisce in via ordinaria una volta l’anno entro il mese
di maggio per la discussione dell’attività programmatica e
consuntiva, nonchè dei bilanci consuntivi e preventivi.
Si riunisce poi in via straordinaria quando lo ritenga
necessario il C.D. o su richiesta motivata di almeno un
terzo dei soci.
La convocazione dell’Assemblea ordinaria deve essere
comunicata personalmente ai soci con almeno 30 giorni
di anticipo, specificando luogo, data, ora della
convocazione ed ordine del giorno
L’Assemblea straordinaria dovrà essere convocata con
almeno 15 giorni di anticipo.
Ogni socio partecipante all’Assemblea ha diritto al
proprio voto ma può votare per altri due soci, purchè
munito di regolare delega firmata e depositata agli atti
prima dell’inizio dell’Assemblea.
Votazioni per corrispondenza o referendum sono
ammessi solo su argomenticinegetici, scientifici, giuridici,
tecnico-organizzativi con esclusione della nomina degli
organi sociali.
Art. 9 - L’Assemblea ha il compito di nominare il C.D., il
C. Sindacale ed il C. dei Probiviri.
Essa inoltre deliberà:
sulla relazione del Presidente e sul programma
di attività
b) sui bilanci preventivi e consuntivi
c) sulle modifiche dello Statuto
d) sulle quote sociali
e) su ogni argomento all’ordine del giorno.
Art. 10- Il C.D. è composto da 11 membri che saranno
in carica per 3 anni. Esso eleggerà nel suo seno un
Presidente, due Vice Presidenti, un Segretario, un
Tesoriere.
È prevista la nomina di un Presidente onorario.
Per ovviare possibili difficoltà logistiche gli incarichi di
Segretario e Tesoriere possono essere cumulabili.
Il C.D. si riunisce ogni qualvolta sia necessario su invito
del Presidente, o su richiesta di almeno 4 consiglieri, con
almeno 15 giorni di anticipo, salvo casi di assoluta
urgenza, in cui il preavviso è ridotto a soli 3 giorni.
Di norma il C.D. si riunisce presso la sede del
Presidente, ma tale sede potrà variare a seconda delle
esigenze.
Art. 11 - L’Ufficio dì Presidenza è composto dal
Presidente, dai Vice Presidenti, dal Segretario e/o
Tesoriere. Esso ha funzioni esecutive.
Art. 12 - Il Collegio Sindacale è composto da 3 membri
eletti dall’Assemblea e nominerà nel suo seno un
Presidente.
Art. 13 - Il Collegio dei Probiviri è composto da 3
membri eletti dall’Assemblea e nominerà nel suo seno un
Presidente.
Art. 14 - È prevista la nomina da parte del C.D. di
Commissioni Speciali al fine di allargare una fattiva
collaborazione, suddividendo i compiti tra i soci
particolarmente qualificati nelle specifiche materie.
Pertanto è prevista l’istituzione di:
a) una Commissione stampa-informazione
b) una Commissione studi e rapporti scientifici
c) una Commissione giuridico-legislativa
d) una Commissione cinegetica-cinotecnica
e) una Commissione cine-fotografica - ed altre
eventuali secondo necessità.
Ogni commissione sarà composta possibilmente da un
membro del C.D. e da più soci esperti nella specifica
materia. Tali commissioni opereranno in contatto e con
l’approvazione del C.D. o per esso dell’Ufficio di
Presidenza.
Art. 15 - Tutte le cariche dl Club della Beccaccia non
prevedono compensi o gettoni di presenza.
Solo in via eccezionale speciali incarichi potranho
usufruire del solo rimborso spese, regolarmente
documentato, previa autorizzazione del C.D.
Art. 16 - In caso di scioglimento del C.d.B. il patrimonio
sociale sarà deyoluto al Laboratorio di Zoologia applicata
alla caccia di Bologna o ad altra similare istituzione
interessata alla ricerca e studio sulla beccaccia.
3
IL MESSAGGIO
DI LOUIS GUIZARD
AI MIEI AMICI BECCACCIAI ITALIANI
Nella mia qualità di socio del Consiglio Internazionale della Caccia e della Conservazione della Selvaggina ho
avuto il piacere di vedere il mio collega Giuseppe Mazzotti, in giugno a Knokke-Heist ed all’inizio di settembre a
Parigi, al momento dell’ Assemblea Generale del C.I.C. (Parigi-Chambord).
Durante quelle due occasioni la nostra conversazione s’è, naturalmente, avviata verso i problemi beccacciai ai
quali ho dedicato, da molti anni, il meglio del mio tempo e del mio cuore.
Tramite l’amico Ettore Garavini, ero già a conoscenza dei fatti, ma fu proprio in quel momento che ebbi la cer- *
tezza che il Club dei Beccacciai Italiani era diventato una realtà.
Per me fu una grande gioia sapere che quel progetto, tanto a lungo vagheggiato e tanto a lungo rimasto
sonnecchiante, era qui, ben vivo, pronto a crescere, a svilupparsi ed a fornire delle preziose informazioni, che
gioveranno alla protezione del nostro uccello prediletto: la Beccaccia.
In questi giorni noi festeggiamo il venticinquesimo anniversario del Club National des Becassiers.
Niente poteva essere più gradito che celebrare nello stesso tempo la nascita del Club della Beccaccia.
Se posso, esprimo un voto: auguro che fra 25 anni, i cacciatori beccacciai italiani e francesi possano celebrare
degnamente il venticinquesimo e cinquantesimo anniversario del loro rispettivo Club.
Gli scopi delle nostre associazioni sono gli stessi e, a mio parere, non v’è dubbio che, riunendo assieme i risultati
dei nostri lavori, risolveremo meglio i problemi.
Le informazioni date dai cacciatori sono, per me, importantissime. Sono queste informazioni, infatti, che
permettono di valutare l’importanza dei passaggi e degli accantonamenti. Quanto più le informazioni date
nell’insieme da una zona di migrazione saranno numerose tanto più il vero sarà avvicinato circa le conclusioni relative
all ‘accrescimento od alla diminuzione dalla popolazione delle beccaccie che confluiscono, in questa zona di
rpigrazione.
11 Club National des Becassiers è sempre stato in ottime relazioni coi beccacciai italiani. Ma c’è di più da parte
mia: una leale e salda amicizia mi lega da molti anni con Ettore Garavini, il Presidente del Club della Beccaccia, col
conte Enrico Roncalli, con Giuseppe Mami e mi legava col carissimo e purtroppo defunto Sandro Comini. Con loro
ho percorso, nella Calabria, i boschi di Moliterno, ricchi di beccaccie. Questi ricordi, già lontani, sono sem pre
presenti alla mia memoria.
Penso che le relazioni fra i nostri due Club debbano svilupparsi e proseguire in questo stesso apirito di schietta e
sincera amicizia. I lavori d’un Club, aggiungendosi ai lavori dell’altro, potranno portare ad una migliore conoscenza
della migrazione della Beccaccia e questo faciliterà il concetto e l’applicazione di misure adatte alla conservazione
della specie.
Sono sicuro che i lavofi della scienza daranno risultati concreti e che lo scambio di notizie sarà benefico. Questo
io lo desidero di tutto cuore.
Che il Nuovo Anno sia propizio per i nostri due Club, che la loro esistenza sia durevole e che i risultati futuri
siano numerosi e benefici!
LOUIS GUIZARD
Presidente del Club National des Becassiers di Francia
–
-
Ringraziamo pubblicamente l’amico Luis Guizard per le espressioni schiette e cordiali che con fraterna cortesia ci ha rivolto.
Tutto ciò ci sprona ad essere degni della considerazione a noi dedicata da parte sua e dal Club des Becassiers di Francia che Egli
prestigi osamente rappresenta.
E nostra intenzione seguirli ed affiancarli nella via gic2 da essi brillantemente percorsa, offrendo loro, con altrettanta sinceritd, la
nostra fraterna collaborazione.
ETTORE GARAVINI
4
PROGRAMMA DI RICERCHE
Caro Gramignani,
Caro Spanò,
Credo sia il momento che la Commissione Scientifica scelga
un programma da portare avanti seriamente al fine di rendere
operante una delle spinte base per cui il Club è nato.
Ritengo sia utile che alcuni obiettivi coincidano con quelli del
C.N.B. francese in modo da portare un contributo unitario alla
soluzione di problemi di fondo.
Faccio pertanto seguire un elenco di eventuali campi di
indagine:
1) Indagini parallele a quelle francesi su:
a) Proporzione fra i sessi
b) Proporzione giovani-adulti
c) Studio delle due eventuali popolazioni (“beccacce grosse’’ e
“beccacce piccole’’.
Per tali studi sarà necessario trovare persone valide, meglio se
qualificate, cui eventualmente spiegare le metodologie da seguire
al fine di ottenere dati confrontabili.
2) Indagine sulla quantità di beccacce uccise annualmente
in Italia; studiare cioè un modo di collaborazione con i Comitati
Provinciali Caccia affinché obblighino a segnare sui tesserini
(restituendoli) il numero cli beccacce abbattute.
È evidente l’importanza prioritaria ditale indagine, preliminare
a qualsiasi discorso di pianificazione di abbattimenti ecc.
3) Indagini sull’4ndamento del passo nelle varie regioni
(relazione annuale): è indispensabile trovare collaboratori
regionali (meglio se provinciali) coordinandone i dati, elaborati
con notizie meteorologiche.
4) Indagine pianificata sulla reale entità della nidificazione in Italia (semmai corredata con le più facili
osservazioni della croùle).
È utile sottolineare come come lo studio della beccaccia
evidenzi il fatto che i dati forniti dai cacciatori sono
indispensabili alla sua migliore conoscenza, cosa questa che
potrebbe riqualificare la caccia agli occhi del “pubblico”.
Iniziative collaterali, che forse dovrebbero più utilmente essere
portate avanti dal Club nel suo complesso:
1) Divieto di caccia all’aspetto
2) Divieto di caccia dopo il 28 febbraio (purchè a livello
europeo).
Molte cordialità
SILVIO SPANÒ
Ti rispondo direttamente sul primo numero del nostro
Notiziario.
Nella tua lettera, che ho riprodotto nel suo testo integrale,
perchè ti sia doverosamente riconosciuto il merito primario di
una serie di proposte di vivissimo interesse, altamente
qualficanti per la nostra prossima attività, è perfettamente
delineato, nella sua sintetica concisione, derivata dal rigoroso
abito mentale di chi è abituato a considerare i problemi nella
loro essenzialità scientfica, un vasto programma volto ad un più
approfondito studio sulla biologia e migrazione della beccaccia.
Tali indagini e studi dovranno colmare vuoti e cognizioni tutt
‘ora approssimative o care nti.
Per quanto riguarda le ultime due proposte, ho subito iniziato
ad agire nel senso suggerito ed infatti stò costituendo una rete di
relatori dislocati in tutte le Regioni e Provincie italiane, per
seguire e riassumere l’andamento del passo, in modo da avere
un quadro generale più esatto possibile. Per quanto, poi,
riguarda la nidficazione della beccaccia in Italia, ho già preso
contatto col Dr. Ennio Fabreio di Valdagno (Vicenza) nostro
Socio e prestigioso Presidente dell ‘UN C.Z.A. (Unione
Nazionale Cacciatori Zona Alpi) per avere notizia, tramite un
referendum tra i cacciatori della Zona Alpi, sui casi di
nidficazione e loro frequenza - costanza - ambientazione
preferita, modalità, ecc..., nel settore alpino, che è quello che in
Italia dovrebbe ospitare, per quanto approssimativamente si
conosce, il maggior numero dicasi di nidficazione della
beccaccia.
Naturalmente tale indagine verrà estesa anche al settore
appenninico, le cui risultanze saranno altrettanto importanti
potendoci, fra l’altro, permettere di delineare il limite sud, dell
‘areale di nid/ìcazione della beccaccia.
Comunque Fabreio, nel cordiale colloquio telefonico di ieri
sera 18 dicembre, mi informava di avere già provveduto, con
una prima circolare ai Presidenti delle Sezioni dipendenti, ad
impostare il problema e l ‘indagine, riservandosi di concordare
una prossima più incisiva azione per la più efficace conclusione
di questo referendum sulla nidficazione della beccaccia, il
primo, si noti, organicamente attuato in Italia su tale argomento.
Le tue proposte costituiscono un fondamentale programma
che, se attuato, offrirà un decisivo contributo alla conoscenza
della biologia della beccaccia.
Il campo d ‘azione è illimitato e offre posto e gloria per tutti
gli uomini di buona volontà!
Con stima cordialmente
G.G
5
AI C I C.
Agli Assessori Regionali alla Caccia
Ai Comitati Provinciali Caccia
ABOLIAMO L’ASPETTO
ALLA BECCACCIA !
La posta
Ne ho scritto ripetutamente su varie riviste, ne ho scritto
su un mio volume di caccia ormai esaurito, ne ho parlato
in assemblee, riunioni a tutti i livelli, dibattiti, tavole rotonde
al punto di temere d’essere considerato un maniaco, ma
non vedo come, in questa sede, io possa esimermi dal
tornare alla carica, per l’ennesima volta, con il mio
Delenda Cartago: “Aboliamo l’aspetto alla beccaccia!”
Naturalmente, oltre la mia, altre e più autorevoli voci si
sono già levate sullo stesso tema tra cui, unanime ed
autorevolissimo, il voto recentemente espresso dalla I
Assemblea Nazionale del Club della Beccaccia nella sua
riunione di Ravenna, ma, purtroppo, ben poco sino ad
oggi, si è riusciti ad ottenere, eccentuato qualche
sporadico provvedimento locale.
Eppure si tratta di una richiesta restrittiva, promossa
proprio dalla categoria più interessata, quella dei
cacciatori di beccacce che, avendo raggiunto una
encomiabile maturità, insistentemente, con argomenti
tecnici ed etici ineccepibili, stanno invocando, per ora
invano, un razionale provvedimento di tutela della specie
che, attualmente, cosfituisce il selvatico più bello e più
“vero” che si possa cacciare col cane da ferma.
Che questa nostra richiesta resti disattesa è cosa
assurda ed amara proprio in un momento; come quello
attuale, in cui si assiste ad una continua fioritura ed
accettazione frequente di richieste limitatrici della attività
venatoria, promosse dai più disparati enti ed associazioni,
richieste, a volte pertinenti, ma a volte confusionarie, per
superficiale conoscenza della materia, spesso prive di
fondatezza, o viziate addirittura da acrimoniosi preconcetti
anti-caccia.
Ma non è di questa polemica che io voglio parlare, pur
avendo gli elementi per poterlo fare con particolre
cognizione, dato che, oltre ad appartenere da sempre al
mondo della caccia, direi meglio dalla “vera caccia, per
ben dodici anni e non indegnamente, dati i risultati
raggiunti, fui anche assiduo presidente della Sezione di
Ancona e Presidente del Consiglio Regionale per le
Marche di “Italia Nostra”. A me, ora, interessa solo
illustrare i motivi tecnico-venatori e quelli di una onesta
prassi morale che mi impongono ancora una volta, di
porre sul tappeto una ben motivata, quanto perentoria
richiesta: Aboliamo l’aspetto alla beccaccia in Italia, in
Europa, in tuffi i paesi del bacino del Mediterra neo!
Ecco in breve, la storia e la genesi ditali motivi.
Ho praticato in passato e molto asservato la caccia allo
aspetto crepuscolare mattuttino e serale alla beccaccia fn
Italia, sia nelle regioni di transito che in quelle di
svernamento; l’ho osservata in Jugoslavia dal nord al Sud,
nelle isole, in Albania. L’ho osservata nel bacino del
Danubio, in Tracia, sulle coste del Mar Nero e in Anatolia.
Dico tutto ciò per dimostrare d’avere una sufficiente
cognizione diretta della materia.
Interessandomi, poi, approfondire ancor più le mie
conoscenze in proposito, da alcuni anni seguo su riviste
italiane e straniere notizie, relazioni e quanto si fa, o si
dice, sull’aspetto alla beccaccia, con particolare riguardo
alla Tunisia, Algeria, Marocco ed alle nazioni del nord e
nord-est europeo, ove, tra l’altro, è tradizionale quella
particolare caccia all’aspetto che è la “croule” primaverile.
Ebbene le conclusioni, a cui sono pervenuto a seguito di
questo lungo periodo di osservazioni dirette e di studio;
sono:
1) In questi ultimi anni per l’aumento numerico dei
cacciatori, per la facilità e comodità che essi hanno di
raggiungere con la macchina le zone idonee all’aspetto,
per il poco impiego di tempo e di energie che esso
richiede e per il buon risultato che spesso concede,
superiore, non raramente, a quello di una dura giornata di
caccia col cane da ferma nel bosco, la caccia all’aspetto
mattutino e serale alla beccaccia ha avuto in molte regioni
italiane ed all’estero una diffusione esplosiva e sta
prendendo il sopravvento sulla caccia col cane da ferma,
anche perchè ad esso partecipano non solo i cacciatori
senza cane, che sono la maggioranza, ma, altresr spesso,
gli stessi cacciatori col cane che, all’inizio o alla fine della
giornata di caccia, cercano di arrotondare il magro
risultato. Il che conferma l’utilità redditizia ditale sistema di
caccia.
Si può pertanto con certezza affermare che, nelle
località itliane e straniere ove la caccia all’aspetto alla
beccaccia ha avuto la maggiore diffusione, spesso anche
il 70% delle catture proviene dalla caccia all’aspetto!
2) A parte un lato indubbiamente suggestivo
determinato dall’ambiente e dall’ora, la caccia allo aspetto
alla beccaccia offre ben poco oltre il risultato.
Essa, infatti, si realizza, non solo con irrisoria facilità e
quindi senza alcuna qualificante sportività, ma addirittura
con l’aggravante morale di tutte le cacce di agguato che
insidiano selvatici confidenti e indifesi. Manca la
6
lotta leale e non c’è molto da gloriarsi per un facile tiro a
tradimento.
È solo caccia per “la carne” e per “il pezzo”, cosa
inconcepibile alla luce di quella concezione sportiva che la
caccia deve avere per poter essere considerata attività
morale e quindi accettabile.
3) Un terzo argomento, infine, è ancora più grave.
Nelle zone ove le beccacce svernano numerose esse,
se cacciate reiteratamente solo col cane da ferma nel
bosco, raggiungono in breve una così alta ed abile
capacità di difesa da mettere a durissima prova i più
esperti cacciatori ed i cani più bravi, sino a rendere spesso
vana la loro azione, uscendo le beccacce indenni e
vittoriose dagli scontri.
Ma sono proprio tali giornate ricche di incontri con
queste diaboliche beccacce che danno al Cacciatore col
cane da ferma nel bosco la più viva soddisfazione, anche
se il carniere è molto modesto, o addirittura vuoto!
Ebbene
queste
stesse
formidabili
beccacce,
spontaneamente selezionatesi e che rappresentano i
campioni della specie, nella breve mezz’ora di un aspetto
serale possono stupidamente e vilmente essere uccise,
mentre avrebbero meritato tutto il rispetto e l’onore delle
armi che si deve all’intrepido combattente.
Pertanto avendo la caccia all’aspetto alla beccaccia
assunto ovunque vastissimo e micidiale diffusione,
essendo essa priva di ogni leale sportività e dovendola
altresì considerare antibiologica e dannosa alla specie per
l’oneroso prelievo nelle zone di svernamento di individui,
già selezionatisi attraverso la sportiva caccia col
cane da ferma, che lascia ai selvatici ampie possibilità di
difesa tra le molteplici difficoltà del bosco, è necessario e
doveroso concludere che la caccia all’aspetto alla
beccaccia deve essere abolita in Italia in Europa ed in tutti
i Paesi del bacino del Mediterraneo dove essa sverna.
Questa è la conclusione dell’Assemblea del Club della
Beccaccia e di tutti i “veli” cacciatori coscienti, consapevoli
della necessità che la caccia può essere esercitata solo
attraverso un equilibrato prelievo, questa è la conclusione
degli uomini di scienza, questa è, certo, la conclusione
della pubblica opinione, finalmente alleata ai cacciatori
veri.
Agli amministratori locali, nazionali e dei Consessi
Internazionali spetta ora la decisione, prima che sia troppo
tardi.
IL FALCO PELLEGRINO
La caccia in bosco
L’ASSEMBLEA DI RAVENNA
5 luglio 1975
È nato il Club della Beccaccia
7
L’OSSERVATORIO SUL CONERO
Come già reso noto, da qualche tempo stiamo lavorando
all’idea di costituire sul Conero una Stazione di cattura ed
inanellamento, particolarmente dedicata alla osservazione della
migrazione della beccaccia.
Il Conero, infatti, specie sul ripasso primaverile, usufruisce
di una situazione particolarmente idonea allo scopo.
L’attrezzatura occorrente è abbastanza semplice, infatti
necessita un fronte di rete a tramaglio dello sviluppo di almeno
200 metri, issata su sottili pali di ferro smontabili (tipo
Innocenti). La rete, issabile ed ammainabile con carrucole, avrà
una altezza di 5 metri a partire dal limite superiore della tipica
macchia mediterranea che, nei punti di valico dei migratori
raggiunge i 3 metri circa. I pali occorrenti dovrebbero essere 8,
della altezza di circa 8 metri. Necessaria, poi, la tabellazione e
rècinzione con filo spinato del settore per assicurare una zona di
rispetto di almeno 150 metri di diametro, dato che le catture si
svolgeranno di notte.
Le-spese di impianto, attrezzatura e gestione, compreso il
compenso per il catturatore, che agirà dalla fine di fabbraio ai
primi di aprile, ammonteranno a circa tre milioni il primo anno
di istituzione dell’Osservatorio e a circa un milione gli anni
successivi.
L’idea della costituzione ditale Osservatorio Ornitologico,
affidato al Club della Beccaccia, sotto il controllo temi- coscientifico del Laboratorio di Zoologia della Università di
Bologna ha avuto la piena approvazione da parte dell’Assessore
Regionale alla Caccia Avv. Giordano Tonnini che, ripetutamente
interessato dal Dott. Giorgio Grarriignani, ha assicurato che, nel
bilancio 1976, troverà modo di inserire in previsione anche la
cifra occorrente per tale iniziativa che Egli considera del più
vivo interesse scientifico- biologico e idonea a riqualifichare
tutta la categoria dei cacciatori, considerati dalla pubblica
opinione solo dei distruttori incapaci d’interessarsi ai problemi
di tutela della fauna.
Riportiamo la relazione del Prof. Larnberto Leporati, Direttore
del Laboratorio di Zoologia della Università di Bologna, sul
sopraluogo effettuato sul Conero.
‘‘In relazione al sopraluogo effettuato dal sottoscritto il giorno
18 ottobre al monte Conero col Dr. Giorgio Grami - gnani, con
l’Avv.to Camillo Valentini e col Dr. Ettore Garavini, si
comunica quanto segue.
Sul lato destro della strada asfaltata che sale verso il Semaforo,
fra questa località e Cà Cipriani, il territorio dccli- ve verso
Sirolo-Numana presenta condizioni di macchia mediterranea non
eccessivamente alta, con frequenti radure, ove si riterrebbe facile
l’impianto di reti verticali per la cattura di migratori.
Risulta che la zona, specialmente durante la primavera, è
interessata da un notevole ripasso di Beccacce. Durante il
sopraluogo si è individuata una località che sembrerebbe
particolarmente adatta alla cattura di un certo numero di
esemplari di questa specie.
Lo studio della migrazione della Beccaccia riveste per tutti gli
Stati un grande interesse in quanto, fino ad oggi, sono state
effettuate osservazioni più che altro sulla riproduazione della
specie e ben poco si conosce ancora sui suoi spostamenti.
Sarebbe oltremodo interessante quindi impiantare sul Co- nero
una stazione di inanellamento e di osservazione, anche per porre
I ‘Italia al passo con gli altri Stati europei.
Lo scrivente Laboratorio è pertanto particolarmente interessato
alla creazione di una apposita Stazione e resta in attesa di
conoscere le eventuali decisioni al riguardo.
Distintamente’’
Prof. LAMBERTO LEPORATI
Diret. Lab. Zool. Bologna
8
ETA’ E SESSO DELLA BECCACCIA
secondo le più recenti
acquisizioni
A) SESSO
È noto che non è semplice - e forse neppure possibile - dare
un criterio assoluto per definire, senza autopsia, il sesso della
beccaccia.
Gli autori più conosciuti, i beccacciai più appassionati,
hanno sovente formulato ipotesi che, tuttavia, al lato pratico si
sono mostrate poco oggettivabili. Quelle sfumature di colori,
che per ciascun osservatore assumevano significato sicuro, per
un ‘altra persona non erano apprezzabili nella stessa misura e
quindi non si dimostravano accettabili.
Lo stesso Garavini (1948) sottolinea inoltre come “le
differenze nel piumaggio, difficili da stabilire durante i mesi
invernali, sono alquanto più evidenti nei mesi primaverili’’, e
la sua classificazione si basa soprattutto su beccacce uccise
durante i mesi primaverili. Riportiamo tali criteri classici, in
parte utilizzabili, almeno agli estremi della variazione:
11) Le beccacce molto piccole sono maschi; quelle molto
grosse femmine.
2) Le beccacce con gambe grigio piombo sono maschi;
femmine se tendenti al rosa.
3) Le beccacce con ventre biancastro e la colorazione meno
viva sono maschi; con ventre giallastro e colorazione
d’insieme vivace sono femmine.
Ovviamente la sicurezza tende ad aumentare se più caratteri
confluiscono.
Alcuni autori inglesi sostengono che le femmine siano
riconoscibili ‘‘al tatto” ponendo il mignolo nell ‘apertura
anale e sentendo la distanza delle punte delle ossa del bacino
(maggiore nelle femmine).
Ora, però, il maggior numero di beccacce da noi viene
ucciso in autunno inverno e, come detto, in tale stagione il
criterio ‘‘colorazione’’ perde ulteriore credibilità. ll criterio
“tattile” presuppone d’altra parte un ‘esperienza e comunque
non è rappresentabile nè quantitativizzabile.
Ci viene in parziale aiuto uno studio del prof. Fadat, vice
presidente del Club Ntional des Bécassiers, in cui (1973)
prende in considerazione con rigore scientifico il colore delle
zampe e la lunghezza del becco in relazione al sesso e all’età.
Prendendo in esame 334 beccacce vide che il colore delle
zampe non era significativamente legato nè all ‘età, nè al
sesso. Anzi stranamente le quantità i maschi e di femmine con
zampe grigie e, rispettivamente, con zampe giallastre, erano
percentualmente assai simili tra loro, tanto da far pensare a
due gruppi di beccacce, entrambi composti dai due sessi, l’uno
a zampe grigie e l’altro a zampe giallastre.
Tuttavia questi due gruppi non corrispondono alla classica
suddivisione in ‘‘beccacce grosse” e “beccacce piccole’’ così
cara ai cacciatori.
Uno studio della lunghezza del becco in rapporto al sesso
ha portato d’altra parte alle seguenti affermazioni:
- con lunghezze tra 63 e 66 mm si hanno 3 possibilità su 4
di esser di fronte a un maschio;
- con lunghezza deFbecco tra 65 e 69 mm esiste la stessa
probabilità di avere un maschio o una femmina;
- con lunghezza tra 69 e 74 mm le probabilità di essere di
fronte a una femmina salgono a tre su quattro;
- con lunghezza superiore a 74 mm si può essere
praticamente certi di avere una femmina.
Ulteriori osservazioni potranno confermare la cosa.
Anche in questo caso il solito difetto di tutti i metodi che
cercano di costringere la beccaccia in schemi è quello di non
essere assoluto. Anzi, poichè le classi di lunghezza di maggior
frequenza sono le intermedie (66-68 e 69-74) il cacciatore
potrà essere ben di rado sicuro di trovarsi di fronte a un
maschio o a una femmina (a meno che non ne esegua
l’autopsia).
Per inciso può essere interessante riportare che gli esami
eseguiti hanno messo in evidenza che la maggior parte delle
beccacce che passano e svernano nel sud della Francia è
composta da femmine; i maschi conpaiono quando il freddo
investe l’Europa intera. Conferma indiretta è data dal fatto che
nel nord Europa alcuni autori danno rapporti di sesso
favorevoli ai maschi. I maschi dunque svernerebbero più a
nord delle femmine!
Un esame di tredici beccacce da me effettuato quest’anno
sulla falsariga degli studi del prof. Fadat tende a confermare
questa conclusione, anche se per ora i dati sono troppo scarsi
per poter fare affermazioni assolute. Infatti su questi tredici
esemplari solo quattro erano maschi e tre di essi sono stati
raccolti dopo il 20novembre, cioè a stagione già avanzata.
Per quanto riguarda la lunghezza del becco è stata da me
rilevata la seguente variazione: mm. 68 max. 74,5, tre dei
quattro maschi avevano becco inferiore a 70 mm e solo uno 73
mm; le femmine avevano becco di lunghezza variabile da
70 mm in su, anche questo in accordo con quanto sopra
esposto. La conferma dell’ipotesi che da noi siano più
frequenti le femmine che i maschi dovrà portare a una
regolamentazione biologicamente più sopportabile della
pressione venatoria.
8) ETÀ
Moltissimi autori sono d’accordo col ritenere che sia
possibile determinare l’età della beccaccia dall’esame del
vessillo esterno della prima remigante primaria, il quale si
presenta a tacche chiare e scure nei giovani d,ell’annata e
tenderebbe a diventare uniforme col tempo fino a essere
bordato da un’unica linea biancastra. (Garavini, 1948;
OlgivieGrant in Bannermann, 1960; Pieroni, 1966; Califano,
1971; Rotondi, 1962).
Similmente muterebbe, perdendo le tacche nette, la penna
del pittore.
Ciononostante le osservazioni su uccelli inanellati da
piccoli, e quindi di età nota, non hanno sempre confermato
tale teoria.
Géroudet (1948) sostiene che i giovani hanno la punta delle
scapolari sempre rossastra, timoniere bruno-nere, marcate di
bruno chiaro e la parte bianca che le termina non supererebbe
gli 8 mm, invece dei 10-15 dell’adulto.
9
Naturalmente la muta parziale d’autunno potrebbe alterare
qualcuna di tali caratteristiche.
Sempre il prof. Fadat su ‘‘La Mordorée” (1974), organo
ufficiale del Club National des Becassiers, offre una serie di
dati basati su un fatto scientificamente indiscutibile, ossia la
presenza della borsa di Fabricius, una ghiandola situata a livello dell’ultimo tratto dell’intestino (del retto), ghiandola
tipicamente giovanile, che scompare dopo qualche mese di
vita, verso dicembre o in primissimi mesi dell’anno seguente.
Su questa base ha potuto stabilire soltanto due classi di
età: 1) giovani dell’annata, 2) adulti.
Le beccacce dell’anno presentano:
a) il margine delle remiganti primarie come rovinato,
rosicchiato per l’usura, non avendo subito la muta di tali
penne.
b) il bordo terminale delle copritrici primarie delle remiganti
largo (più di 1,5 mm) e brunastro.
c) Le timoniere della coda non ancora mutate, con il bordo
bianco più stretto e le tacche laterali poco nette e in parte fuse
tra loro.
L’unico esemplare delle tredici beccacce da me osservate
sicuramente dell’anno (per avere individuato la borsa di
Fabricius) grosso modo rientrava in queste caratteristiche che,
ciononostante, occorre considerare con attenzione in quanto
basate su caratteri più difficilmente apprezzabili di quanto non
sembri dalla semplice descrizione.
D’altra parte, ho la sensazione che possa tuttavia esistere un
fondo di vero sulla correlazione età e sbiancamento del
vessillo esterno delle prime remiganti, per cui ulteriori
ricerche in tal senso sarebbero senz’altro auspicabili.
SILVIO SPANÒ
BIBLIOGRAFIA
Età della beccaccia dall’esame dei vessi/Io esterno della / remigante
primaria: a) quattro-cinque mesi; b) sette otto mesi; c) un anno e
mezzo; ci) due anni e mezzo; e) tre anni.
BANNERMANN DA. - 1960-The birds of the British Islea - IX.
Oliver & Boyd, London
CALIFANO M. - 1971 - Beccaccia - Olimpia, Firenze FADAT ch. 19773- Maleou femelle? - ‘‘La Mordorée’’, juillet, 9-18; novembre,
1-13.
FADATch. -1974- Jeunes becasses - “La Mordorée”, novembre, 1-3.
GARAVINI E. - 1948 - Beccacce e Beccaccini - Olimpia, Firenze
GEROUDET P. - 1948 - Les Echassiers - Delachaux et Niestlé,
Neuchatel
MARTORELLI G. - 1960- Gli uccelli d’Italia - III ed. - Rizzoli,
Milano PIERONI P. - 1966- La beccaccia - Olimpia, Firenze
ROTONDI M. - 1962 - Migratori alati - La Rotografia Romana,
Roma.
Un caso di automedicazione?
Zampa di beccaccia fratturata e saldata, uccisa il 21-12-75 al Sasso di Cerveteri
(Lazio) dal socio Francesco Pagani Incoronati
10
LA NIDIFICAZIONE DELLA BECCACCIA
IN ITALIA
NOTIZIE DELL’ULTIMA ORA
Stanno arrivando i primi risultati della inchiesta sulla nidificazione della Beccaccia
in Zona Alpi condotta assieme all’U.N.Z.C.A. (Unione Nazionale Cacciatori Zona
Alpi). Le comunicazioni giunte riguardano per ora la provincia di Vicenza con vari
casi di nidificazione.
Nel ringraziare il Dr. Ennio Fabrello che sta dando il massimo impulso alla
interessantissima inchiesta, preavvisiamo che i risultati della medesima saranno
pubblicati nel prossimo numero che si preannuncia molto intressante.
LA REDAZIONE
GALLERIA DEI NOSTRI CANI
Fillirea del Conero - cacciatrice fortissima consentita da Max giovane fratello di Mi!o - Alle vatore Propr. Dr. G.
Gramignani
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le prove francesi
su beccacce
La mordorée è bloccata....
....e vola a candela
Il vincitore
Armando Diaz della Vittoria, membro del Consiglio
Nazionale del Club della Beccaccia, ha volentieri aderito a
presenziare e rappresentare le nostra Associazione alla
Dodicesima Edizione delle Prove Francesi per cani da ferma,
su beccacce sparate, nella foresta di Quenecan in Bretagna.
Nella veste di inviato speciale (a sue spese! ud. r.) e di
osservatore attento ci ha spedito, queste veloci note che,
assieme alle osservazioni che più ampiamente ci riferirà,
costituiscono per noi dei preziosi suggerimenti, avendo anche
noi in programma di organizzare analoghe prove su beccacce
per cani da ferma.
Ci è grata l’occasione per ringraziare da queste colonne e gli
Organizzatori della Società Canine Bretonne, i giudici ed i
colleghi francesi per le simpatiche accoglienze usate al nostro
rappresentante, primo italiano e presenziare le prove francesi su
beccacce. Naturalmente i nostri ringraziamenti vanno
personalmente anche a Diaz per la volontaria missione
brillantemente espletata.
Ecco le note inviateci.
Sabato 13 dicembre alle 8,30 ho avuto, presso l’Hotel di
Gouarec, il piacevole incontro con gli organizzatori della gara e
con i giudici, che mi hanno fatto oggetto di calorose,
cordialissime accoglienze, quale rappresentante del Club della
Beccaccia e primo italiano presente a queste magnifiche prove
su beccacce in terr a di Francia; prove che quest’anno sono alla
loro 12 edizione e che hanno totalizzato, tra gli 11 concorsi
delle due giornate di gare, giudicate da 12 esperti giudici, un
lotto di oltre 200 cani iscritti. il che testimonia l’alto livello
medio dei beccacciai francesi, nonché le felici possibilità
beccaccistiche della terra di Francia, ove l’Arte Cinegetica è
tenuta in grandissimo onore e saggiamente amministrata sotto
l’aspetto tecnico e legislativo.
Dall’Hotel di Gouarec ci recammo a pochi chilometri presso
1’ Auberge Bon Repos, deliziosa casa di caccia in legno ai
limiti della grande Foresta di Quenecan, presso un piccolo e
limpido fiume.
Qui avvenne l’incontro con i conduttori, i tiratori incaricati, i
proprietari dei cani, gli ossservatori e tanta gente pervasa dalla
euforica eccitazione di tutte le vigilie. Attorno un centinaio di
macchine colme di cani.
Fatto l’appello in base al catalogo, giudici e concorrenti dei sei
concorsi previsti per la giornata di apertura si recarono in
macchina nei settori loro assegnati nella grande Foresta.
12
Ho preferito seguire i concorrenti di razze inglesi, tra cui
quando fosse fermo. In tal caso i conduttori non si fer
predominavan
a larga maggioranza i setter inglesi con qualche gordon. I
pointers presenti costituivano circa il 25% degli iscritti,
Ottimi cani nel complesso, di eccellenti doti e dressaggio. I
setter inglesi, spesso tricolori, si notavano per la loro taglia
particolarmente grande e robusta (influenza del gordon? nd. r.)
Debbo rilevare due eccellenti iniziative: i cani sono iscritti al
libro Origini Francese con nome la cui iniziale progressiva
indica il loro anno di nascita e poi, come potei constatare alla
fine dei concorsi prima della premiazione, i soggetti in gara
subiscono un esame ed una valutazione delle lo’ ro
caratteristiche somatiche.
L’ambiente delle prove nella grande foresta era molto vario e
suggestivo ed idoneo in molte zone ad una ampia cerca, ma potei
constatare che, tendenzialmente, era più gradita una cerca
contenuta, per cui i cani cacciavano a distanza ravvicinata. Un
cane il cui suono del campano fosse al limite dall’udito veniva
considerato «orse un po’ drastkamente/ n.d.r.) fuori mano. I
turni della durata di circa 20 minuti erano effettuati da 2 cani
contemporaneamente, ma non proprio in coppia, avendo ogni
iscritto a disposizione i giudice ed I tiratore.
I Conduttori dovevano seguire l’azione dei cani procedendo
solo sugli stradini del bosco ed intervenendo sul cane solo
mavano mai dietro, ma regolarmente aggiravano il cane,
ponendosi a lui di fronte con la mano alzata.
Le beccacce trovate nel complesso delle prove furono circa un
centinaio. Tale numero fu dai più considerato modesto, dato che
l’anno precedente se ne erano trovate il doppio. Constatazione
unanime: selvatici tendenzialmente nervosi e leggeri che si
sottraevano con lunghe pedonate, frullavano poi con facilita.
Dopo la sosta per un eccellente pranzo alla casina di caccia a
base di squisiti gamberi dell’ Atlantico, i turni ripresero sino al
tramonto.
Alla fine adunata all’Auberge Bon Repos per I ‘illustrazione
delle classifiche e la premiazione in un ambiente caldo e cordiale
ove il Calvados, un alcool tipico francese distillato dalle mele,
contribuì alla generale letizia, eliminando altresì l’umidore della
brunosa giornata nordica.
A sera pranzo con gli organizzatori ed i giudici all’ Albergo di
Gouarec ove fui invitato con squisita cortesia. Naturalmente
ottima la cucina francese, allietata dal Cidro, tipica bevanda
bretone.
ll giorno dopo, con sole splendente e rigida tramontana le gare
proseguirono secondo il programma, concludendo una
manifestazione perfetta all’insegna della più cordiale distinzione
e del vero grande sport.!
ARMANDO DIAZ
GALLERIA DEI NOSTRI CANI
Milo - Allevatore Avv. Italo Beuini - Roma - Propr. Dr. G. Gramignani - pointerb. a. di2 anni - cacciatore completo,
bene iniziato a beccacce - Ecc. in Exp
13
TONY BURNAND
UN BECCACCIAIO?
Nell ‘anno 1963, fra le Editions de la Table Ronde, uscì il
volume “Nos gibiers comme je le vois’’ scritto dal predetto
autore che, defunto nell ‘ottobre del 1970 all ‘età di 77 anni,
era dotato di una prodigiosa facilità nello scrivere tanto, che i
suoi libri di caccia e pesca assommanno ad oltre una ventina.
In questo libro Egli esamina quanto è stato scritto dai
molteplici precedenti autori sul comportamento, sulle abitudini,
sui costumi della selvaggina europea, criticando spesso affere
molto remote nel tempo.
Egli inizia il capitolo che riguarda la beccaccia con queste
frasi: ‘‘Io non posso liberarmi da una piccola inquietudine
pensando al numero delle persone, sconosciute od amiche, che
questo libro dovrà scandalizzare, e che mi vorranno veder
morto per aver osato attaccarmi a dei principi sacro- santi, a
delle idee e nozioni per esse intangibili e prendermi per un
denigratore di dei o di dee per il culto delle quali essi si
farebbero sgozzare. Io h0 negato alle lepri l’intelligenza sulla
quale è basata la loro alterigia di venire a capo con dei cani da
seguito, ho avvilito il fagiano al rango Ui pollame, ho lasciato
capire che il capriolo era un triste sire. Ed ecco che io vado a
prendermi con la regina delle regine delle libertà
imperdonabili.
‘‘Ma no, cari amici conosciuti o sconosciuti, io non voglio
denigrare gli oggetti del vostro culto: io le amo come voi ma su
di un piano leggermente differente: io mi sforzerò di mostrarle
tale e quale io le ho viste e cacciate con passione durante 50
anni della mia vita e non come le hanno presentante tante e
tante brave persone, le antiche per mancanza di spirito di
osservazione, certe moderne per ignoranza e desiderio del
minimo sforzo, basandosi su quanto avevano scritto gli antichi.
‘‘Mi preme prevenire subito il lettore che se egli si aspetta di
trovare in questo capitolo le espressioni classiche ed il tono
ditirambico e piagnucoloso (di emozioni mal contenute) di cui
è piena la letterattura beccacciaia egli sarà deluso: io sono
fermamente deciso a non chiamare la beccaccia, nè la
‘‘mordorée, nè l’uccell.o misterioso, nè la dama dal lungo
becco, dagli occhi di velluto, dal piumaggio color di foglia
morta. A rischio di ripetermi io chiamerà questo simpatico
uccello per il suo nome francese oppure, nel peggior dei casi,
per il suo nome latino: Scolopax”.
Sin qui Tony Burnand!
Decisamente l’autore non è un beccacciaio pur affermando di
amare la beccaccia. Infatti egli, pur ammettendo ‘‘che è
sorprendente, ma non ridicolo, che esista un club di beccacciai,
editore di un periodico sul quale i soci del Club si scambiano
osservazioni, constatazioni, opinioni e talvolta dei colpi (di
penna), trova ammirabile ed invidiabile che tanti possano, in
mezzo agli attuali grandi avvenimenti mondiali, in mezzo allo
scompiglio cronico a cui siamo condannati a vivere, di fronte ai
problemi finanziari sempre più insolubili, ai pensieri, agli
affanni ch l’avvenire moltiplica per i nostri figli, avere questo
mezzo ammirabile di evasione mentale, questo rifugio segreto,
ove uno è infine tranquillo, solo, libero’’
Non è un beccacciaio il Burnand, ma sa che solo il vero
beccacciaio considera la beccaccia come un uccello diverso
dagli altri, più raro e più prezioso, più furbo e quindi più
divertente da cercare. Sa che per essere beccacciai è necessario
essere innamorati della beccaccia, prendendo questo
qualificativo nel suo senso più elevato come uno è innamorato
della sua donna, del suo bambino o del suo cane. E necessario
non pensare che a lei sul terreno, non cercare che lei in sogno,
avere il cuore che batte leggendo solamente il suo nome,
contare i giorni che vi separano dal suo primo arrivo. E
necessario ancora, quando uno l’ha uccisa, tenerla come una
reliquia, un oggetto d’arte, una edizione rarissima, carezzarla
con l’occhio, poi, dolcemente, religiosamente, con la mano;
piegarsi - con molta più attenzione e febbre che sulla
dichiarazione del reddito - sulle linee possibili della sua
migrazione, le influenze che possono spingerla ad anticipare o
ritardare la sua venuta; chiedersi con una ansietà, non finta, se
essa trasporta veramente i suoi piccoli in caso di pericolo, se
essa li tiene con il becco e le zampe o fra le sue zampe
solamente’’.
Ma perchè egli considera la beccaccia un uccello come gli
altri? Per quali motivi egli ritiene che noi, beccacciai, siamo
degli abbagliati da questa nostra regina?
Egli afferma che ogni selvaggina ha dei sistemi per
difendersi in rapporto all’ ambiente in cui si trova. Niente di
nuovo quindi da quanto avviene per l’altra selvaggina alata.
Mette, poi, in dubbio quanto i beccacciai affermano e cioè
che essa sia capace di curarsi le sue ferite con delle erbe e del
fango. Egli dice anzi ‘‘crediamolo per far piacere a quanti ciò
hanno affermato’’. Anche su questo punto io sostengo che il
Burnand è in pieno errore in quanto troppe furono le occasioni
in cui ho visto beccacce che si erano curate da sole essendo le
loro ferite facilmente a portata del loro becco, ma ne ho visto
anche alcune la di cui posizione non permetteva certo alla
beccaccia di tamponare la sua piaga da sola per cui è da
pensare senza alcun dubbio che a ciò abbia contribuito l’aiuto
di una sua simile. Egli porta per paragone il cinghiale ferito che
va subito alla pozzanghera per immergersi, lenire il suo dolore
ed arrestare la sua emorragia. Ma la cosa è ben diversa poichè
il cinghiale non si cura per nulla, non aggiunge nulla al fango
che si ferma sulla sua ferita, mentre la beccaccia mescola al
sangue raggrumato erbe e forse un composto lavorato con la
saliva emessa dalla sua bocca.
Con sorpresa ho notato che egli non parla affatto, trattando di
questo nostro scolopacide, della facoltà che esso avrebbe di
sopprimere il proprio odore in caso di pericolo, facoltà che
alcuni hanno voluto affibbiare alla beccaccia. Ritengo che ciò
sia avvenuto per un riguardo ad un suo amico che questa teoria
aveva lanciato.
Nella prefazione, ne fa cenno con questo periodo: ‘‘Dire che
un cane ha un naso eccezionale perchè è capace di seguire,
diverse ore più tardi, il tragitto percorso da un selvatico, è
dimenticare che egli può affidarsi per farlo ad un senso tutto
diverso, senso che noi non possediamo o che possediamo solo
allo stato rudimentale; dire poi, se il cane non accenna la
presenza di un selvatico vicino, che ciò avviene perché il
14
detto selvatico ‘‘sopprime il suo odore”, è puerile,
specialmente quando si ignora assolutamente se il selvatico
lasci un odore durevole sul suolo e se il cane si serva
veramente ed esclusivamente del suo naso per rilevare una
pista. - Innumerevoli fatti provano esattamente il contrario’’ lo, su questo, sono perfettamente d’accordo col Burnand e la
polemica che ho avuto con alcuni colleghi francesi attraverso il
bollettino del Club des Becassiers, “La Mordorèe’’, ne è la
conferma.
Fra le molte cose con cui non sono d’accordo col Burnand è il
fatto che egli afferma che “il tiro davanti a se è dieci volte meno
difficile di quello al beccaccino’’. Sono convinto di questo solo
quando si tratta di cacciare la beccaccia in ambiente non munito
di folto ed alto sottobosco, in caso di macchia rada, o di
ramerinai o ginestreti nei quali la beccaccia che si alza si può
vedere per abbastanza lungo tempo senza gli zig-zag alla quale è
costretta quando deve schivare tronchi od arbusti. Ma in tale
ultimo ambiente molto diverso il suo tiro di sfondata non è facile
come lo descrive l’autore.
Vi sarebbe ancora molto da dire sulle affermazioni contenute
nel predetto articolo ma, anche per ragioni di spazio, preferisco
fermarmi. Prima, però, di terminare questa chiaccherata,
desidero mettere in evidenza la chiusura dello scritto
del Burnand; chiusura che mi sorprende non poco perché fatta da
un forte ed autentico cacciatore che qui ci vuoi dare ad intendere
il motivo che, in parte, ha contribuito a che egli non diventasse
un beccacciaio.
Scrivendo della caccia alla “croule’’ egli così termina:
“Ho passato così, non solo ma in due, con una giovane donna
alla quale non mi legava che una calda amicizia o, piuttosto, un
comune amore per la natura, le bestie e la stessa caccia, delle
serate in Sologna alla ‘‘croule”, serate che sono state fra le più
belle, le più serene e le più felici della mia esistenza.
“Io non ho più di lei, scomparsa nel fiore dell’età, altri ricordi
tangibili che degli acquerelli di fiori e quello di una beccaccia
alla quale abbiamo tirato insieme e della quale essa aveva, con
una tenerezza ed una minuzia da poeta, riprodotto il piumaggio
di ruggine risplendente di nero. Essa non era beccacciaia e forse
può essere che il ricordo di lei abbia contribuito in parte a che io
non lo sia mai diventato”.
Che questa sia stata, in parte, la ragione per cui egli non è
diventato beccacciaio io non ci credo: credo piuttosto che in lui
non esistesse quello spirito e quella passione per cui noi
beccacciai lo siamo diventati.
ETTORE GARAVINI
RICORDO DI UN MAESTRO
VITTORIO ORTALI
Antesignano della nostra filosofia
.
15
Che si sia costituito il Club della Beccaccia è, certo, av venimento di vivo interesse, perché è prevedibile che esso
possa offrire un importante contributo alla conoscenza della
biologia, dei costumi, migrazioni, nidificazione, ecc... della
nostra ‘‘regina” così come è certo che esso interverrà, ove
necessiti, a tutela sia della selvaggina che dei beccacciai.
Ma a lato di questo affascinante campo d’azione di natura
tecnico-biologica, giuridico-sportiva ne esiste un altro che, a
mio parere, è non solo più importante, ma addirittura
essenziale: è il settore morale, deontologico, è il modo di
concepire la caccia. In altre parole è la filosofia stessa della
caccia, così come noi la intendiamo da cinegeti coscienti e
consapevoli, che bisogna affermare e diffondere, se
vogliamo che l’Arte cinegetica, la vera caccia per cacciatori
veri, possa sopravvivere nei tempi a venire.
Non v’è dubbio che la nostra opera in tale campo si
presenti molto ardua, al punto da sembrare quasi ingenuo
parlare di diffondere una sana concezione della caccia in
questo nostro tempo così arido e crudo, ove si assiste al
crollo di tanti valori morali, sommersi dalla più plateale
volgarità.
Purtuttavia, data la vitale essenzialità del problema, io
penso che sia necessario affrontarlo con fede, anche se in
pochi, pur di tenere accesa la fiamma del nostro ideale e
conservare la buona semente.
E possibile infatti che, superato il vertice della crisi
negativa, ci si avvii ad una ripresa in cui la pur debole
fiamma ed il seme nascosto possano trovare condizioni più
favorevoli per tornare a risplendere e germogliare fecondi!
Ma in questo momento bisogna tenacemente resistere!
Io credo che nessuna categoria di cacciatori più di quella
dei cacciatori col cane da ferma e, soprattutto, dei beccacciai,
in quanto io fermamente ritengo essere la caccia alla
beccaccia la più alta e spirituale espressione dell’Arte
Cinegetica, massimamente capace, quindi, di formare nel
corpo e nello spirito quanti ad essa si dedichino con purezza
di cuore, addottrinandoli altresì nelle segrete regole che
presiedono alla vita delle selve e degli animali ed alle oneste
norme che permettono di cacciarli con lealtà e saggezza, sia
più preparata ed idonea a formulare, diffondere ed affermare
questa concezione morale della caccia.
Molti scrittori, in passato ed ancora di recente, hanno
illustrato i principi essenziali di questa nostra filosofia, ma
pochi sono riusciti a farlo così splendidamente con sintesi o
forma letteraria efficaci e perfette come il francese Pierre
Malbec ed il nostro indimenticabile Vittorio Ortali, si noti,
entrambi beccacciai e purtropio ormai entrambi scomparsi.
Ascoltiamo assieme la loro voce, che ci giunge dal lontano
Regno della Suprema Saggezza, con attenta e reverente
devozione!
Pierre Malbec è l’autore di una insuperabile frase. È una
frase essenziale, sintetica, lapidaria che, purtuttavia, garrisce
viva e luminosa e che parla al cuore come un vessillo della
patria al vento, offrendo alla fantasia una così caleidoscopica
varietà di argomenti, suggerendo tante variazioni sul tema e
tante possibilità che, pur rispettando 1 ‘assioma, ci offrono
ugualmente il modo di raggiungere le più intime e felici
soddisfazioni venatiche, anche limitando il carniere.
‘Chasser le pluspossible eri luant le moinpossible!’’
(“Cacciare il più possibile uccidendo il meno possibile!’’)
LA NOSTRA
In questa felicissima frase c’è tutto e c’è, scolpita con arte
suprema, tutta la nostra filosofia.
Basta pensarci solo un momento per comprenderla in tutta
la sua bellezza. La caccia, infatti, deve essere anche pensiero e
meditazione!
Vittorio Ortali, che io ebbi la fortuna d’avere Maestro ed
amico, fu, viceversa, l’autore d’un celebre articolo dove forma
e lirismo, tecnica cinegetica e poesia si sviluppano e si
fondono assieme, sino a sfociare in una così armoniosa
conclusione di pura filosofia della caccia che ci lascia, al suo
finire, in muta ammirazione, rapiti come al cessare di una
trascendente sinfonia.
Ascoltate quello che fu il suo canto del cigno ed il suo
testamento spirituale, perchè, poco dopo, le sue parole si
tacquero nel silenzio dell’Eternità!
‘‘C’è una cattiva aria in giro per i poeti! Questa epoca di
realismo che attraversiamo, dalla politica all ‘amore, non è
certo la più indicata per i sospiri al chiaro di luna, per i senti mentalismi romantici, per il decadentismo stile ottocento.
Quelli stessi che scrivono in versi, e sono ridotti a pochi
ormai, cantano più il rombo delle macchine e dei motori in
forma onomatopeica, le nuove conquiste della meccanica,
della fisica, della chimica in accenti strani, dove abolita è la
fluida musicalità della rima ed i ritmi sonori, piuttosto che la
fragranza dei sentimenti delicati, il sentimento panico che ispirano i mutevoli fenomeni della natura, l’aderenza delle
anime ai piccoli e grandi aspetti della vita semplice e
contemplativa.
Qualche critico potrà vedere in ciò una reazione della realtà
contro l’illusione, una conquista della sostanza sulle
pericolose deviazioni della forma, un neo-classicismo ‘‘sui
generis’’ contro 1’ arcaismo. Noi non commenteremo.
Soltanto pensiamo che, al di fuori delle forme decadenti,
quel lievito di poesia, spesso inespressa, che è l’affiato di ogni
anima sensibile alle seduzioni del bello, negli spiriti sem plici e primitivi, che ancora e sempre si estasiano davanti ad
ogni aspetto della natura, con la quale anelano, direi, di im medesimarsi spiritualmente, non si possa sopprimere nè per
mutar di tempi, né per volger di eventi.
PIERRE MALBEC
16
FILOSOFIA
È uno stato d’animo con il quale si nasce, con il quale si
vive, col quale si muore. Spesso spiritualmente estranee alle
odiose realtà della vita, colorando sempre di illusioni le tristi
esigenze della materia, queste anime semplici vivono una loro
vita e una ricchezza interiore che solo li illumina e li com pensa.
Il poeta oggi non scrive più versi: si è fatto cacciatore
cinofilo.
Quando vedete un cacciatore vagante da solo con il fido
cane che batte il terreno davanti a lui, il passo lento, spiando
continuamente ogni movimento e ogni atteggiamento del
cane, quando lo vedete a volte preoccupato imbracciare il
fucile, a volte metterlo a tracolla, girando, allora, sereno lo
sguardo indugiante d’attorno, potete star certo che quasi
sempre quello è un cacciatore-poeta. Non le gaie e rumorose
comitive, che pur danno spesso una gioia piena, materiale del
godimento venatorio e delle varie attrazioni della società di
amici, lo attirano, poichè lo distraggono dal suo raccoglimento interiore e ne appannano la sensibilità dello spirito. E
ciò non già per disprezzo delle sane gioie della compagnia, ma
per una forma di umano egoismo, per il quale egli sa che da
solo gode più pienamente il diporto preferito, riportando un
maggior carniere dj selvatici e, di gran lunga, una maggiore
copia di sensazioni.
La caccia è intesa da lui come un’aspirazione o un atto in un
modo tutto particolare e soggettivo. La tecnica più
scrupolosa per ogni selvatico che persegue, tecnica affinata
da una soda preparazione culturale illuminata dalla luce di una
lunga esperienza ragionata e vissuta. Ansia di conoscere
sempre più le abitudini della selvaggina e le astuzie varie che
questa oppone alla persecuzione del cacciatore.
Cura speciale di sprecare il minor numero di colpi, non già
per una malintesa economia, ma per quella passione per tutto
ciò che è perfetto, per la quale ogni colpo deve essere sparato
necessariamente a tiro, nel modo e nel tempo voluto,
possibilmente a segno.
Ma, soprattutto, il cacciatore-poeta, che ha l’animo aperto a
tutte le bellezze del creato, bellezze che si rinnovano sempre e
si riflettono nei suoi occhi desiosi negli intermezzi del suo
esercizio, trova le sue soddisfazioni maggiori nel lavoro del
cane. Questo lavoro egli lo esalta a simbolo di arte e
di estetica venatoria nella cornice del quadro che ho tentato di
descrivere, lavoro che alle alte doti di stile deve accoppiare
quelle utili al rendimento.
Sempre lo troverete con un cane puro, perchè egli sà che la
selezione è un mezzo efficacissimo di perfezionamento, e
anche perchè naturalmente portato verso ciò che si distacca
dal volgare. Così pure non lo alletteranno oltre misura le facili
stragi che una giornata favorevole o un passo eccezionale
possano offrirgli, in quanto più del carniere comunque colmo,
egli preferirà il superamento delle reali difficoltà per
conquistarlo con tutte le regole dell’arte e della scienza
cinegetica. Non gioie clamorose per un successo, non
depresso avvilimento per una disavventura: misurata
emulazione per i migliori, serena comprensione per quanti
sono da meno di lui.
Ma, al di fuori di queste qualità tecniche e spirituali, un
aspetto soprattutto lo distingue: l’ardente, inestinguibile sete
di bellezza onde tutto il suo animo è tormentato e la serena
capacità di vedere, di comprendere e di gustare ogni aspetto
della bellezza comunque e dovunque si mostri, trovando
l’eternamente nuovo nell ‘eternamente vecchio, creando, direi,
col suo vigile occhio ansioso, gli elementi stessi della
bellezza.
Ecco là una beccaccia fermata fra un sesto acuto di rami,
sospesa per un attimo fra terra e cielo, in un corridoio dorato
che termina luminoso in un lembo di azzurro, in mezzo alle
colonne vegetali sulle quali incombe la cupola di fronde.
Quale quadro incomparabile, che egli nell’atto venatorio che
compie, sa vedere e gustare indugiandosi ad ammirarlo!
Ed è appunto in questa capacità di vedere, di ammirare, di
creare le seduzioni del bello che stà il carattere distintivo del
cacciatore-poeta e la sua filosofia della caccia!
Se poesia è stato d’animo, è pathos, creazione, ansia del
bello, il cacciatore così fatto è senza dubbio poeta. La sua
musica sono gli aliti dei venti che carezzano o le raffiche che
frustano, gli accenti sono le mille voci che varie, molteplici
salgono da ogni valle e da ogni selva: la poesia è il tutto. Sole
infuocato, pioggia dirotta, nebbie opache, brume trasparenti,
cieli sereni o cupi, aggrondati di nuvolaglia, tutto si trasforma
in elemento di bellezza. La morte stessa del selvatico ne esce
nobilitata, perchè portata a coronamento di uno stato d’animo
e di un’opera di poesia.
Oggi la poesia non si canta più: si vive.
Bisogna diffondere questa filosofia della caccia e della vita.
E il modo più bello e sano per elevare e nobilitare il nostro
appassionato diporto. In ciascuno di noi, per grezzo o rustico
che sia, si nasconde sempre un tantino il poeta.
La selvaggina spesso, troppo spesso direi, altro non è che
un... ideale alato e rivestito di penne.
Coltiviamolo questo culto del bello e del difficile, dell’aspro
e del perfetto e, se anche il quadro che ho tracciato pecca di
ottimismo, servirà sempre a renderci migliori: come uomini,
come cacciatori, come poeti, che vivono intensamente la
passione del loro diporto, scuola e strumento di bellezza
perenne’’
VICTOR
Ecco: Vi parlo sottovoce per non guastare l’incantesimo.
Mi si permetta una sola raccomandazione: rileggete e
meditate!
Ogni frase è un articolo della nostra legge morale e tutto lo
scritto, in forma perfetta, è la nostra filosofia!
Ecco chi siamo!
Ecco che cosa vogliamo!
GIORGIO GRAMIGNANI
17
VECCHI BECCACCIAI
MARCHIGIANI E ABRUZZESI
Prima di dare inizio a questa mia prima collaborazione col
Notiziario del C.d.B. desidero rivolgere un memore pensiero
riconoscente a quelli che furono i nostri cari, indimenticabili
maestri delle cui esperienze, elargiteci con la generosa
semplicità d’altri tempi e col fraterno affiato della comune
passione, fummo nutriti - prima su piede di casa, poi per
terre d’oltremare Erano tutti di qualche lustro più anziani di noi, contadini,
signori, gente “di penna’’ e d’artigianato, professionisti,
oppur uomini di montagna e di padule, di collina e del piano,
sapienti o analfabeti, ma tutti d’alto intelletto, chè nella
caccia mescolavano anche l’amore per la natura e per tante
altre... piccole cose... - Gente dell’ottocento! - Durante la
battuta assumevano un aspetto pieno di comprensione... da
senatori romani; poi, a sera, nel rustico conviviale, amavano
brindare arguti e sfottenti alle ‘‘padelle” della giornata, come
se pronunciassero requisitorie.
Rimonto nel tempo a circa mezzo secolo fà ed ecco che
sorridenti, per quel che sto dicendo di loro, mi riappaiono
quei volti sereni e bonari di questi cari maestri ed amici
indimenticabili. Essi in autunno avanzato quando la
‘‘farfallomi’’ comincia ad attrarmi con le sue malie, si
mettono dietro le mie spalle e, passo passo, mi seguono
come, or l’uno or l’altro, suoleva fare. Così ogni anno tutti
ritornano per una rimpatriata dall’antico discepolo, divenuto
vecchio anche lui, per essergli sempre spiritualmente vicini,
più ancora che nelle foto di cui sono tappezzate le pareti di
questo mio stranissimo studio dove agli scaffali, ove sono
accatastati multicolori fascicoli litigiosi, fanno riscontro, sui
muri, visioni arieggianti un senso panico da cinegetycon
senofonteo... Cani, rozzi da caccia con l’effigie dei loro
autori, un acquerello di Norfini (una “regina” fra uno
spolvero di piumicciuole che si accascia in volo fuminata
dalla botta) e sopra una tela di Beppe Leti con la
meravigliosa Ketty, una fox terrier che sonnecchia
acciambellata su di un sericeo cuscino vermiglio. Ebbene
quei volti, in questi giorni beccacciferi, si rianimano, si
distaccano da quelle pareti per starmi d’accanto. Essi
desìderano vedere, vogliono sapere
se...l’alunno è ancora “in attività di servizio e se sa fare
ancora tesoro dei loro vecchi insegnamenti... - Come
suggeritori dalla cuffia della bocca d’opera al protagonista,
che sarei io, mi bisbigliano all’orecchio come dovrò
contenermi. E penso che ci debbano provare un gran gusto in
questo loro spiarmi per prevenirmi. Giunti poi al momento
decisivo, ai punto critico della scena, i volti e le voci si
fondono gli uni alle altre in una pittorica sintesi di tenue e
diafana figurazione. Tutti fusi insieme trepidano con me
spasimando in attesa dell ‘assonante battito di penne della
“farfallona’’ e mi dicono: ‘‘- Vedi quel varco di cielo tra le
vitalbe e il caprifoglio attortigliati all’olmo secco Stai attento
che lì ti ‘‘sfonderà’’ la regina che il cane ha fermato!!” ‘‘Perla avanza in guidata a testa alta lungo il sentiero fra i
ginepri -. ‘‘Fatti sotto che la “scopaiola’’ ti si allontana di
piede e, se non t’affretti, ti partirà fuori tiro!.. –
Poi ciascun d’essi riprenderà il proprio sembiante e il tono
della voce sua nell ‘ordine in cui mi apparvero negli anni
verdi della mia vita: ‘‘Giovannino, ‘‘Cesarino del Calchi”
Enrico, Battista, Lucinio, “Mimo”, ‘‘Sisi’’, Pasqualuccio,
Silvio e ‘‘Ninì’’, Nicola e Bruno e “Peppino’’... - E i
cognomi Che importa!.. Sono i nomi, oltrettutto che con-
Il Picchio Verde a Botrinto
18
tano e che a me sono cari perché era, appunto, chiamandoci
per nome che esultavamo all’unisono nella beatitudine che la
caccia d’allora sapeva donare a chi le avesse recato un fedele
tributo con vero intelletto d’amore. Ed ogni volta che questa
strana parola-scioccamente dispregiativa “beccaccia” - mi
suona alle orecchie tosto mi si affacciano alla memoria i
luoghi dei tanti incontri e con essi i nomi di coloro che con me
divisero quei momenti di felicità vera. Tale, almeno, era per
noi, gente semplice tanto diversa, e non soltanto nel chiomato
aspetto, da quella d’oggi. Beccaccia!
…Nome assai male appropriato e che avrei preferito chiama re
latinamente “rusticula” che, nel nostro liguaggio vorrebbe
graziosamente significare “villanella”. E adesso vorrei
presentarvi Nicola e Bruno (Gentili-Belli) con ‘‘Peppino’’
(Budellacci), il sottoscritto - che solleva il rozzo di caccia
sudato insieme a Butrinto (basso Epiro), il 9 gennaio 1939, sul
motopeschereccio
del
Capitano
JMrusso.
Ohimé
or’èmolt’anni! –
IL PICCHIO VERDE
Camillo Valentini, il nostro amato Picchio Verde, con questa delicata e commossa fantasia di ricordi, lieve ed armoniosa nel suo periodare
patetico e musicale come ‘‘un ztia ‘‘di Giacomo Puccini, guarda caso anche lui cacciatore, uso ad ascoltare le armonie del padule e delle selve, ci
richiama alla mente tre nomi: quelli di Nicola e Bruno Gentili Belli e di Giuseppe Colacicco, certo tra ipiz grandi beccacciai di tutti i tempi.
Essi con la loro esperienza e la loro elevata concezione della caccia, fatta di tecnica perfetta, di attento studio e di amorevole rispetto per la
beccaccia hanno anticipato, da autentici ‘‘Maestri Beccacciai’’, la via che, ora, noi tentiamo di percorre re.
I loro molti scritti e le loro osservazioni sulla beccaccia tutte di altissimo valore, sono sparse ed ignorate tra le pagine delle princzali riviste
venatorie italiane di questi ultimi 30 anni, Perch& non tramandarli, raccoglie ndoli in una edizione speciale promossa dal C.d.B. ? Sarebbe un
successo ed un merito grande per la nostra Associazione.
la mia idea è sul tappeto: essa attende d ‘essere rzresa da chi ha ‘‘intelletto d ‘amore /‘‘
G.G.
GALLERIA DEI NOSTRI CANI
Lori di Montecerno de! socio Aldo Mazzieri di Osimo (AN) - molti Ecc. - CA. C. - CA. C.ILB. a Parigi e
quello che non guasta brava a beccacce!
19
NARRATIVA
L’INCONTRO
Quel mestiere al ragazzo piaceva poco, ma c’era andato
già per due o tre mesi di seguito a pascolare nel ginestreto
quando il tempo si guastò e si mise a piovere. Nelle
depressioni del prato con gli sparti e i pruni s’era raccolta
molta acqua - Le pozzanghere color mattone, dalle quali i
primi giorni di temporale Nicola faticava a tener lontano le
pecore, si erano illimpidite via via che l’aria rinfrescava,
creando in certi punti un poco d’acquitrino.
Ora che il tempo non era buono il ragazzo giungeva tardi
nel posto, verso mezzogiorno, e quando la bora non
obbligava le sue mani a rintanarsi nelle tasche dei calzoni
ruvidi di panno, ricercava sassi a rotula nell’arato vicino e
spendeva una parte del tempo a bombardare lo stagno, dove
l’acqua era più fonda, fino a che i muscoli del braccio non gli
facessero un poco male. Già nei primi giorni di novembre
Nicola aveva notato che erano giunti molti uccelli forestieri Specialmente tordi, che battevano in una vecchia vigna
abbandonata nei pressi del pascolo. Aveva perciò pensato di
armarsi di fionda. Aveva già adocchiato gli elastici delle
calze della mamma ed ora che l’estate di 5. Martino aveva
riportato il sole tiepido e l’aveva fatto anche più luminoso
che per l’addietro, andava verso i macchioni del fosso della
Rubbia in cerca di un ramo a forca. Ce n’erano tra le siepi
d’olivella. Passando esaminò per un momento un perastro,
ma lo scartò subito quando si fu accotto che la biforcazione
del ramo non era perfettamente simmetrica. Attraversò
soprapensiero la macchia degli ontani quasi spogli dove il
suo mini-gregge s’era animonticchiato nei due mesi di caldo
forte. Stava già imboccando il sentiero che mena al fosso
quando uno sbattere forte di ali lo fece sobbalzare e arrestare
di un passo. Riavutosi subito, s’era dato dello sciocco per
essersi spaventato di un uccello, mentre ne seguì per un
pezzo il volo falcato. Solo che quella specie d’uccello lui non
l’aveva visto mai. A pensare che un altro poco lo prendeva
coi piedi!
Le penne, per quel poco che Nicola aveva visto, erano
quasi come quelle del falchetto, ma più scure. E anche nel
volo gli somigliava... Ma se era grosso! Quasi quasi più della
gallina che la volpe s ‘era presa sull’aia il giorno dei Santi.. 11 pomeriggio non sembrava voler più finire. Nicola aveva
fretta di ritornare a casa e chiedere a suo padre o a sua
madre. Aveva già ripulito per bene la forcella di ligustro per
la fionda che aveva trovata bella e stagionata in un
macchione bruciato. Guardò ancora una volta il sole. Gli
sembrò che avesse
preso la discesa verso i monti del Carro. Suo padre lo
sgridò perché era tornato in anticipo con le pecore e la
gioiosa curiosità di sapere subito da lui qualcosa sull
‘insolito incontro gli si spense dentro. Si amareggiò e decise
di chiedere a qualche altro, neanche più a sua madre. Poi
pensò che forse domani non sarebbe passato per il ginestreto
neanche il “Mutilato’’, che ogni tanto ci andava a caccia, e
non seppe resistere. Mentre i cucchiai mandavano guizzi alla
fiamma, andando e venendo dalla scodella comune, il padre
di Nicola ascoltò quasi indifferente, chiese se l’uccello s’era
involato da terra e se aveva il becco lungo, e sentenziò che
era una beccaccia.
Il giorno dopo, però, l’uccello negli ontani non c’era e il
ragazzo pensò che suo padre si fosse sbagliato a dirgli che la
beccaccia se la fa sempre allo stesso posto.
Gironzolò nel punto in cui l’aveva vista volare e se n’andò
subito a rivoltare le pecore e la capretta che s’erano date nel
campo seminato a grano. Sul confine adocchiò il solito
masso e ci saltò a fare la sentinella. In piedi stava scomodo e
si scocciò subito. Sedette dal lato col muschio, mise fuori
dallo zaino militare che aveva a tracolla il libro ‘‘Cuore’’ e
cominciò a sfogliare le pagine che sembravano essere state,
pur esse, alla guerra. Finché le pecore glielo permisero, si
senti tutt’uno con ‘‘la piccola vedetta lombarda’’. Quando
dovette correre a tagliar loro la strada del seminato, badava a
non distogliere gli occhi dalla pagina per tenere il segno.
L’uccello che suo padre aveva chiamato ‘‘una beccaccia’’ gli
s’involò dinanzi con lo stesso frullo rumoroso del giorno
prima. Nicola non s’interessò più di quel che succedeva nel
campo di grano in erba. Seguì il volo basso della beccaccia
che si calò presto dietro un cespuglio, buttò da una parte
libro e tascapane e, armatosi di una pietra a schiaccia,
strisciò carponi verso la macchia di rovo.
Acquattato dietro, aspettava di poterla scoprire. Così
grossa, avrebbe dovuto vederla subito!.. - Col collo stirato
nello spasimo di guardare oltre la barricata dei rovi, attese di
scorgerla camminare fino a che non gliela fece più col flato e
per poco si abbandonò sfinito sulla terra umida. 11 fresco del
prato lo fece sentire bene. Si erse subito e attese inutilmente.
Gli sorse il dubbio che non avesse visto giusto. Strisciando a
ritroso si portò nel punto in cui la beccaccia s’era palesata in
volo. 11 cespuglio era quello e non altri. Quando fece per
20
spiare di nuovo con la testa sui rovi, la beccaccia esplose dal
nulla e non poté, da quella posizione, neanche seguirne la
direzione.
Nicola pianse dentro di sé. Aveva rabbia di essere figlio a
suo padre e non al padre di Elfo, lo zio Antonio, che era
cacciatore e teneva il fucile appeso in cucina. Immaginò
anche di essere il figlio di zio Antonio e di fare da solo e
insieme a lui la festa alla beccaccia.
La notte si alzò di nascosto e accanto al fuoco attaccò gli
elastici rossi delle calze di sua madre alla forchetta di
ligustro. La mattina spari di casa. Nel prato umido trovò
molte fatte bianche con una specie d’oliva nel mezzo. Pure le
galline ne facevano, ma le sue là non potevano arrivare.
Dal momento che suo padre gli aveva anche detto che la
beccaccia succhia la terra, si chiese se mai potessero essere
gli escrementi della beccaccia. Per istintiva prudenza, evitò
di sciaguattare nel velo d’acqua che a tratti stagnava nel
prato. Si portò sui margini del seminato, dove tante volte
andava a cercare i sassi a rotula che facea rimbalzare sulla
superficie dello stagno più grande. Raccolse una decina di
sassi rotondi della grossezza di una noce. Li ammucchiò. Poi
li passò attentamente in rassegna, diverse volte, fino a che la
sua preferenza andò ad uno che gli era parso più liscio e più
rotondo degli altri. 11 ragazzo sembrò accendersi per questo,
capriolò sull’erba umida, s’infangò i calzoni di panno. Ma il
pensiero improvviso della beccaccia gli fece assumere l’aria
severa del guerriero. Si diede una scrollatina ai calzoni, si
strinse la cinghia che li reggeva, acconciò per bene il sasso
rotondo sulla toppa di cuoio che univa i due elastici e, a passi
felini, busto quasi a sfiorare il terreno, andò verso il gruppo
degli ontani. Ristette con un piede leggermente sollevato. 11
battito delle ali lo disorientò un istante, ma fece in tempo a
mirare e lasciò andare gli elastici. fl sasso dovette sfiorare la
beccaccia perchè scartò come disorientata. Poi picchiò diritta
verso i macchioni dove Nicola raccoglieva i cocci dei vasi
delle città morte del Lao e sparì.
VINCENZO CELANO
(dal volume ‘‘Beccacce di Natale’ distribuito dall ‘Editoriale
Olimpia di Firenze)
GALLERIA DEI NOSTRI CANI
Max, fratello di Mio, in ferma lunghissima. cacciatore brillante, anche a beccacce - Premiato Exp. - Alle vatore A
vv. Italo Belfini - Propr. Dr. EI Gramignani.
21
CACCE E CACCIATORI
DI LUCANIA
Tornavo, molti anni orsono, dalle paludi di Candelaro e in
treno mi incontrai con un viaggiatore che vedendomi in arnese
di caccia, attaccò discorso qualificandosi seguace di Diana e
commerciante di legnami nella provincia di Potenza caro e da
cui proveniva: mi assicurò che laggiù c’era molta selvag- E.
B. RONCALLI gma e pochi erano i cacciatori specialmente
col cane da ferma, e affermò che proprio in quei giorni nella
zona di Marsico Nuovo c’era stato uno straordinario arrivo di
beccacce di cui l’unico cacciatore capace di sparare a volo (un
certo maestro Allamprese) aveva fatto, diceva, una macellata.
Ero in vacanza e la settimana seguente mi precipitai laggiù
affrontando la via Crucis dei trenini a vapore e delle diligenze
a cavalli per raggiungere Marsico Nuovo ove, alla meno
peggio, mi sistemai in una più che modesta osteria.
Trovai subito il maestro Allamprese, un napoletano
insegnante nelle scuole elementari del paese: egli si mise
gentilmente a mia disposizione e affermò che nella settimana
precedente c’era stato un arrivo eccezionale di beccaccie e che
in giro ce n’erano ancora molte: il giorno dopo era libero e mi
avrebbe accompagnato.
ll maestro era un conoscitore perfetto della zona e delle
migliori località non lontane dal paese e mi persuasi che
conosceva a meraviglia insieme al suo cane, l’arte della caccia
alla beccaccia: sparava con un fucilaccio calibro 14 vecchio e
arrugginoso e usava cartucce a polvere nera: mettemmo
insieme un bel mazzo di becchi lunghi che mi fu facile
raddoppiare nei due giorni seguenti cacciando da solo prima di
ripartire.
Allamprese cenò con me tutte le sere finchè rimasi sul posto
e mi narrò gli episodi salienti della sua vita di cacciatore e non
solo ma anche quelli della sua tribolatissima esistenza che,
carico di famiglia riusciva a mantenerla in piedi a stento e con
sacrifici non lievi.
Era anche un eccellente alluccatore (richiarnatore di lupi) e
questo me lo conferirà anche il proprietario della fattoria che
mi ospitava: nelle annate fredde e nevose riusciva quasi ogni
notte ad attirare qualche lupo che fucilava e che gli serviva per
arrotondare, insieme alla vendita delle beccaccie, il suo magro
stipendio.
Anche la moglie e i bambini mi si affezionarono: provvidi a
far venire da Potenza (per mezzo del locale farmacista) dei
ricostituenti pediatrici di cui i piccoli avevano urgente
necessità: alla madre feci confezionare un abito di cui il suo
sguarnito guardaroba aveva indispensabile necessità e con tutti
loro passai qualche bella serata a cena a base di bistecche di
castrato o di suino.
Il secondo anno, quando tornai giù, le vicende venatorie non
furono così brillanti come la precedente ma mi divertii
moltissimo anÈhe se i carnieri non erano opimi.
La terza stagione venatoria fu migliore della precedente ma
non certo così ricca e abbondante come la prima e mi procurò
la soddisfazione di vedere al lavoro una cucciolona pointer del
mio allevamento comportarsi in maniera egregia fin dai
primissimi contatti con le beccacce.
La quarta stagione non mi fu possibile effettuarla perché la
moglie mi scrisse (in ottobre) che Allamperese era morto per
broncopolmonite: ne fui molto rattristato perché a quel bravo
uomo mi ero affezionato.
E.B. RONCALLI
ECCO
IL NOSTRO VESSILLO!
ENRICO BENEDETTI RONCALLI
a Ravenna
mentre ferma una
distintissima “mordorée”
partecipante all’Assemblea
poco dietro Celano..., consente!
22
PANORAMA
1975
Del passo in italia
TRENTINO ALTO ADIGE
La prima beccaccia di quest’anno è stata incarnierata,
all’apertura della caccia il 7 settembre , da due miei amici.
Cercavano pernici bianche, sulla morena nord-est
dell’Adamello a quota 2600-2700 m. E frullata assieme ad un
gruppo di ‘‘bianche’’.
Per noi non è raro trovare beccacce a quella altitudine, in
quella località e quasi tutti gli anni facciamo qualche incontro.
I primi carnieri di beccacce sono stati segnalati in tutta la
nostra Regione durante la seconda decade di settembre. E la
solita calata delle beccacce nostrane, molto grosse, d’un
colore forte, rosso-marrone, nate da soggetti che hanno
nidificato sui nostri monti.
Sono uccelli che si spostano con volo quasi rettilineo, e
reggono abbastanza bene la ferma del cane.
Ogni anno discutiamo per individuarne la varietà, in quanto,
se sono beccacce nostrane si cacciano per pochi giorni, per poi
attendere fino alla prima decade di ottobre il vero passo.
Tra il 6 ed il 10 ottobre buon afflusso di beccacce, tordi,
calandre ed altri uccelli.
Queste prime beccacce di passo le chiamiamo ‘‘falchette’’.
Sono soggetti più piccoli delle normali d’un colore rossogrigiastro molto chiaro. Le troviamo sulle direttrici della VaI
dell’isarco, della VaI d’Agige e laterali, fra i 1000 e 1600 m.,
ai margini dei prati, delle malghe, su gli alti pascoli al riparo
degli ultimi lanci e di qualche vecchio cirmolo.
Sono soggetti nervosi, sempre svegli che pedinano
moltissimo, frullano fuori tiro e si rimettono a distanze
enormi. Risultato: molti incontri e poche catture, anche se
aiutati da cani specialisti.
A proposito di cani, vorrei far notare che da noi vengono
maggiormente usati bracchi tedeschi, setters e pochi pointers.
Personalmente adopero tre femmine bianco-arancio, due
pointers ed una setters, ben dressate e molto belle, in quanto,
mi sento prima cfnofilo e poi cacciatore. (Bravo! n,d,r) io
adopero le pointers spesso in coppia a beccacce, mentre la
setter la preferisco in alta montagna a pernici bianche e
coturnici per la sua andatura strisciante, leggera, tipica della
razza.
A proposito di “falchette’’ il 12 ottobre 1959 nelle vicinanze
di una malga a circa 1800 m. sulle montagne che separano la
Val d ‘Adige dalla VaI di Non, cacciavamo, con un mio
amico, galli forcelli e coturnici. In una zona non molto vasta
di pini mughi radi e pascolo ci imbattemmo in un numero
indefinito di beccacce, superiore ai 50-60 individui.
Frullavano dai ‘‘mughi 4-5 alla volta, tanto che, sbalor diti in
principio, si pensava che fossero coturnici.
lncarnierammo 68 beccacce ed un gallo forcello e sparam mo tutte le cartucce. Ritornati sul posto la mattina seguente
non ne trovammo nemmeno una.
Tutti gli anni in detta località, io ed i miei amici facciamo 45 ispezioni, però sempre con magro carniere.
L’1l ed il 12 ottobre una abbondante nevicata ha imbiancato
tutte le nostre Alpi fino ai 600 m. ed in ispecie sulla parte
austriaca e bavarese.
Il passo delle beccacce e degli uccelli si è arrestato ed è
dirottato alla volta dei quartieri dell’Italia meridionale e del
Mediterraneo.
Dopo qualche giorno di sole e di caldo eccezionale, la neve
si è sciolta fino al limite dei 6600 - 6800 m.
Buon passo di beccacce fra il 24-26 ottobre e 7-9 novembre.
Sono le così dette ‘‘favare” grosse, restie a mettersi in volo e,
costrette a volare, producono un frullo ovattato. Preferiscono
il bosco ceduo e di faggi. Quest’anno con un tempo
eccezionalmente bello e caldo, hanno scelto i bassi pascoli e le
abetaie. Reggono bene la ferma del cane, si rimettono a poca
distanza, pertanto, di facile carniere.
Un passo più regolare di beccacce si è verificato nel
Trentino orientale, specie nella zona del passo del BracconCastel Tesino, e altipiano delle Vezzene-Lavarone.
ll 66-67-68 novembre è piovuto abbondantemente e poi
nevicato fino a 400-500 m. con freddo polare (-9 a Bolzano -8
a Trento).
Le beccacce sono tutte scappate, salvo qualche raro
esemplare, in fondo valle.
BRUNO CONCI
LIGURIA - PIEMONTE
A passo finito, e un po’ in fretta, in quanto deve uscire
questo ‘‘numero primo’ del notiziario del Club della
Beccaccia, faccio un rapido resoconto delle notizie avute
dall’Appennino Ligure - Piemontese, in particolare del tratto
compreso tra Savona e Chiavari, territorio delle province di
Genova, Savona e Alessandria.
Naturalmente quanto scriverò si basa non solo sulle
osservazioni dirette, ma anche su quelle fornitemi da amici di
assoluta credibilità, tra i quali vorrei qui ringraziare, per i
dettagliati rapporti, i sigg.:
dr. Angelo Aragone, Amedeo Durante, Lino Mantero,
Tommaso Ravera, dr. Piergiulio Zunini; e, per le notizie
verbali, i sigg.: Pietro Bellone, Giacomo Bollero, Antonio
Ciarlo, Franco Danielli, Paolo Ivaldi, Cristoforo Musso
Piantelli, Bruno Pitto, Luigi Roveta, Luigi Traverso, Gianni
Trentini, Vittorio Velano.
In linea di massima si può affermare che quest’autunno è
staw eccezionalmente prodigo di regine.
Già il territorio era eccellentemente preparato per le piogge
di fine agosto-settembre (annata ottima per i funghi e pessima
per il vino!): le beccacce arrivate hanno cosi trovato ambiente
favorevole all’appaesamento. Sono infatti convinto che la
lunghezza del periodo ‘‘buono” non possa esser disguinta da
questo buon numero di pasturone che si sommavano a quelle
via via in transito, ‘‘tappando”, per così dire, le falle del passo
stesso.
Conferma questa sensazione il fatto che le numerose
nevicate non hanno mai spostato in massa le regine già in sjto,
le quali sono state regolarmente ritrovate a neve sciolta.
Regine numerose dunque: dai miei rapporti annuali che
vanno dal 1965 ad oggi (in un arco quindi di 10 anni) vedo
23
che mai mi sono pervenute segnalazioni di catture in numero
tanto elevato per cui contro le circa 430 beccacce del 1975,
abbiamo come massimo l’annata 1973 con 270 beccacce.
Inoltre la sensazione generale è stata di beccacce abbastanza
tranquille, quasi tutte fermate dai cani. (felicissimi voi... /
n.d.r,) A questo fatto si aggiungono due altre osservazioni:
-delle 14 beccacce esaminate attentamente, tutte si sono ri velate ricoperte di un notevole strato adiposo; 12 su 14
risulterebbero, poi, uccelli almeno dell’anno precedente.
Questo non solo dallo studio del vessillo esterno della I
remigante (carattere discutibile), ma anche dall’autopsia con la
quale si è cercato di evidenziare la borsa di Fabricius,
ghiandola rettale che scompare alla fine del I autunno.
Questi fatti mi portano a pensare di esserci trovati di fronte
ad una popolazione di beccacce normalmente non transitante
da noi, ma soprattutto che potrebbe trattarsi del ‘‘capitale” di
adulti spinto qui per condizioni metereologiche particolari. La
cosa meriterebbe conferma sia dalle osservazioni che verranno
effettuate dal C.N.B. di Francia, sia da informazioni sull
‘andamento delle covate nei quartieri di nidificazione la scorsa
primavera.
Il tempo comunque ha senz’altro favorito gli incontri in
quanto si è più volte verificata una situazione di alte pressioni
sull’Europa centrale e Nord-Orientale, condizioni che
sembrerebbero ottimali per il passo della beccaccia in Italia (e
che non si verificano tutti gli anni in egual misura e nello
stesso periodo).
Ulteriore considerazione che mi sembra interessante: fino al
22 novembre ho esaminato tutte femmine meno una, dopo tale
data tutti maschi meno due (e precisamente 6 f. e 1 m., quindi
5 m. e 2 f.). Questo sopra coincide con quanto già rilevato
negli scorsi anni in Francia dal prof. Fadat: le femmine
migrerebbero prima, i maschi dopo e assai più
indolentemente, spinti via dai geli della tarda stagione.
Succintamente illustro a questo punto l’andamento del passo
come appare dal grafico, costruito come istogramma con
colonne riferite alle singole decadi, dall’ultima di settembre
all’ultima di dicembre.
110
90
70
50
30
10
31/IX
30/X
30/IX
31/XII
|___________|___|___________|
neve
Istogramma
La prima notizia è del 21/IX e si riferisce a una beccaccia
trovata in territorio di Gavi Ligure: poiché nel maggio
precedente era stata osservata nello stesso distretto una
beccaccia con un piccolo (notizia riferita dal dr. Agarone,
veterinario e tassidermista in Serravalle Scrivia) non è da
escludersi un rapporto diretto tra i due fatti.
L’andamento del passo è estremamente regolare, con rapida
e continua ascesa dalla Il decade di ottobre alla I di novembre
in cui si registra il massimo (“da manuale’’!), sempre ottime
occasioni nella II decade, quindi una discesa graduale fino alla
II decade di dicembre, quando un gelo intenso nel versante
padano ha evidentemente allontanato gran parte delle
pasturone.
Il numero globale degli incontri, per ogni decade, si
mantiene al di sopra dei 20 a partire dalla II decade di ottobre
fino alla II dicembre.
Giorni ottimi quelli dei Santi e dei Morti, classici, e il 4
novembre.
Probabilmente nel giorno 3 erano presenti moltissime
beccacce, peraltro non apprezzabili perché giorno di silenzio
venatorio delle nostre cacce controllate (il notaro dr. Pierluigi
Zunini mi dice di 7 beccacce alzate sul sentiero dal
guardiacaccia in normale giro di ispezione).
Queste date sono state positive un pò ovunque. Altre
giornate, invece, sono state ottime in una vallata e mediocri in
un’altra altrettanto buona, ma in momenti alternati. Una simile
alternanza di massimi in zone parallele può far pensare anche
a spostamenti locali, lungo il versante nord della fascia
appenninica.
Nella fascia marittima si sono avute comparse, anche notevoli,
ma piuttosto isolate, condizionate più dal passo che dagli
eventi nevosi.
Le tappe molto alte, come e più del solito, sono state disertate
dopo i primi giorni di passo.
Faccio seguire un breve cenno sulle condizioni meteorolo
giche prevalenti.
Ottobre: Idecade
Tramontana, specie nei giorni
primi;
nevica sopra gli 800 m. il 12/X;
II’’
pioggia e poi rottura al bello verso
metà decade;
23/X torna il bello, dopo qualche
III’’
giorno di brutto, e dura grossomodo fino a fine mese
Novembre: I decade:
dopo tre giorni di scirocco, verso il
3/XI torna tramontana; 1’S piove, il
9 nevica oltre gli 800 m;
alternanza di bello e pioggia fino al
II’’
16; il 17 compare la neve anche sul
versante marittimo;
dal 22 al 25 bel tempo e gelo; il 27
III’’
rinevica, anche in pianura questa
volta!
Dicembre: Idecade:
tempo alterno, piuttosto buono e
non freddo negli ultimi giorni;
venti da nord; il 14 ancora neve;
II’’
a iniziare dal 21 bello e fresco a
III”
mare; nebbia e galaverna in
Piemonte.
La neve si è sempre sciolta dopo pochi giorni di
permanenza.
Due considerazioni finali.
Una su me stesso, un rimpianto per una stagione ottima che,
per una stranissima concatenazione di coincidenze, non mi ha
quasi fatto incontrar beccacce fino al 23 novembre, quando
cioè stavano già scemando. Ho raccimolato a stento una
dozzina di incontri.
……………e una sulla Regina: bisogna smetterla di
permetterne l’uccisione (massiva ) ai valichi. Si sottrae con
una fucilata di poca abilità un selvatico che andrebbe
realmente gustato con completa arte cinegetica. (d’accordo
n.d.r.)
SILVIO SPANÒ
24
VENETO - VICENZA
TOSCANA
VALLI DEL PASUBIO
Il passaggio da noi rilevato ha avuto inizio verso il 10
ottobre, ed è continuato fino ai primi di dicembre.
Le catture più rilevanti si sono effettuate dal 10 al 25
ottobre, e dal 7 al 20novembre.
Il totale delle catture effettuato nella nostra zona dovrebbe
arrivare a circa 90/100 capi.
Mese di Ottobre
Zona Faedo
I decade: tempo buono ‘‘Sereno’’ - molte beccacce, giorni
buoni 2-4-5-9-13-16
Il decade: tempo variabile ‘‘Piovoso” - Qualche beccaccia
III decade: tempo abbastanza buono - Poche beccaccie
Zona Quargneta
I quindicina Ottobre: uccise varie beccaccie all’aspetto, poche
col cane;
Il quindicina Ottobre: uccise molte beccaccie all’aspetto,
poche col cane, troppo affollamento di cacciatori le beccacce
non si fermano.
Zona Castelvecchio - Zovo novale - Barco Mucchione
Tutto il mese di ottobre sempre qualche beccaccia senza
notizie di colpi grossi (qualcuna uccisa all’aspetto)
Zona Alpi Recoaro Marana Crespadoro
I decade: beccaccie in zona alta Recoaro e zona bassa (Rasta e
Montana)
II decade: tempo variabile qualche beccaccia in zona bassa
III decade: tempo in miglioramento: - molte beccacce zone
Rialto, Marana, VaI del Boia, Rasta.
Mese di Novembre
Zona Faedo
I quindicina: tempo variabile e piovviginoso - qualche
beccaccia
Il quindicina tempo variabile - Poche beccaccie
Zona Quargnenta
I quindicina: beccaccie in aumento ne uccidono un pò tutti
anche col cane
Il quindicina più beccaccie uccise col cane da ferma che
all’aspetto (era ora! n.d.r.} Zona Castelvecchio Zovo novale
Barco Mucchione tutto il mese di noyembre sempre qualche
beccaccia più o meno come ottobre –
Zona Alpi Recoaro Marana Crespadoro
I quindicina: tempo buono 2 Nov. nevischio in zona A. 9 Nov.
tempo in miglioramento beccaccie in zona A. 13 Nov. piovoso
qualche beccaccia in zona B.
TI quindicina : 16 novembre neve in zona A. - molte
beccaccie zona B. Gazza Rove Val creme Morando) notizie 15
+ uccisioni.
3 - 7 Dicembre - tempo abbastanza buono, freddo, ventoso,
brina
Faedo nessuna beccaccia - poche notizie Quargnenta - varie
beccaccie 4 uccise Castelvecchio - 7 dicembre uccisa
beccaccia zona Tomba- notizie di beccacce a Montepulco
Rialto, Marana - levate due beccacce 7 dicembre.
Si fa presente che circa tre quarti delle beccacce sono state
uccise all’aspetto. (e questofm suggel ch ‘ogni uomo sganni
(n.d..r.)
La prima beccaccia è stata vista il 4 ottobre e si è trattenuta
sul posto (in riserva) fino alla fine del mese.
11 18/19 ottobre il passo è cominciato con incontri regolari
di 2/3 beccacce al giorno, aumentando negli ultimi giorni del
mese fra i quali il 29 e 30 si segnalano per un buon passo (il
31, venerdì, la caccia non si esercita in Toscana).
Prosegue un buon passo regolare nei primi giorni di
novembre con incontri di 4/5 beccacce al giorno ma senza
giornate “di punta” (le migliori sembrano comunque essere
state il 2, 3, ed il 4novembre), per poi calare dopo il 10
novembre ma con buone giornate ancora il 13, il 15 ed il 22
(e, probabilmente, il 14 ed il 21, giorni di caccia chiusa). Venti
in prevalenza meridionali e comunque mai settentrionali.
fl 23 novembre la prima neve ed una forte gelata, che si
protrae per qualche giorno, chiudono definitivamente il passo
lasciando i rari incontri a qualche beccaccia ritardataria od
impaesata.
Riassumendo: passo regolare e costante dal 18/19 ottobre al
22novembre circa, senza ‘‘grandi’’ giornate ma anche senza
‘‘soste”. La buona preparazione del terreno (per le abbondanti
piogge di settembre e per le conseguenti ‘‘fungate’’) ed il
clima mite avrebbero dovuto assicurare un passo migliore
sopra tutto per i tempi di sosta delle beccacce, che invece,
sono stati brevissimi.
Ci si è trovati di fronte a beccacce che raramente si
trattenevano più di un giorno e che erano molto maliziose,
pedinando e volando lontane, così da far credere che la specie,
soggetta ad un persecuzione eccessiva, vada progressivamente
modificando le sue consuetudini tradizionali, almeno per
quanto riguarda l’attraversamento del territorio italiano, ormai
soggetto ad un insano consumismo venato rio.
Nei giorni della fine ottobre e dei primi di novembre la
caccia è stata notevolmente ostacolata dalla foglia rimasta
sulle piante a causa del clima eccezionalmente mite.
GIANCARLO GATTESCHI
TOSCANA OCCIDENTALE
Le prime beccacce sono state avvistate dai cacciatori
appostati ai valichi dalla fine di Settembre (30 settembre Prato
a Giovi) mentre i beccacciai hanno fatto i primi incontri nelle
tagliate più alte nella prima settimana di Ottobre. 11 passo è
poi proseguito intenso e costante per tutto il mese. 11 maggior
numero di incontri si è avuto (almeno per lo scrivente) il 30
Ottobre, in una giornata fredda e piovosa e successivamente è
andato pregressivamente attenuandosi.
Con le gelate di Dicembre le regine si sono spostate,
concentrandosi nelle pinete e macchie litoranee.
Purtroppo il passo, abbastanza ricco, non ha procurato molte
soddisfazioni ai beccacciai perchè le maggior parte delle
regine sono ingloriosamente finite appese ai laccioli degli
uccellinai, tra fringuelli e verdoni, fucilate ai valichi prima
ancora che potessero toccare terra. Se si considera poi che
l’aspetto serale, nonostante risulti proibito dalla legge
regionale Toscana, è stato praticato con un accanimento ed
una partecipazione addirittura più estesa che in passato, si
capisce come gli appassionati abbiano avuto poche emozioni
pur in una annata di buon passo.
(Con la collaborazione di Igino Nardi e Alberto Meucci)
MARIO MARZILLI
ENNIO FABRELLO
25
EMILIA-ROMAGNA
Dopo alcuni anni di una presenza limitata, finalmente
quest’anno si sono riviste le beccacce nelle nostre zone in
misura particolarmente abbondante.
Dagli ultimi gionri di ottobre fino a circa il 20 Novembre
1975 sulle pendici Toscane che guardano la Romagna sono
stati frequenti gli incontri con possibilità per gli appassionati
muniti di buoni ausiliari di incarnierarne sicuramente, o
perlomeno “padellarne’ qualcuna ad ogni uscita.
Nelle giornate immediatamente successive, per le iniziali
gelate, si è potuto constatare, per esperienza diretta, un
massiccio trasferimento delle beccacce nelle pinete costiere
Ravennati, dove nell’ultima decade di novembre quasi tutti i
cacciatori hanno pututo uccidere la beccaccia (molte
purtroppo alla posta!). (la guerra continua! n.d.r.)
Quando le beccacce si sono diradate in pineta, ho avuto
immediatamente notizia dai miei amici Pugliesi che esse si
erano trasferite abbondanti nei loro territori, facendomi
imprecare in silenzio nel buio del mio reparto Radiologico!’’.
A questo punto, chiedo venia se non ho ritenuto opportuno
scendere in particolari di date e di numeri, perché
personalmente non lo ritengo troppo “opportuno’’, e in
secondo luogo desidero vedere e constatare quale sarà il
contenuto e lo spirito della pubblicazione che presto, per
merito vostro, avremo il piacere di leggere. (Speriamo che, nel
complesso, ilDr. Neri sia soddisfatto ud.,-.)
Dopo questo periodo di piogge e di levantate, prologo
propiziatore per una favorevole stagione di beccacce, per circa
un mese le piogge sostarono. Ma in montagna per la
precedente abbondanza, si conservava una bella frescura,
testimoniata dalla rigogliosa fruttificazione di funghi.
Ed ecco cosi che in quota, dalla metà di ottobre si cominciò
a trovare con regolarità qualche beccaccia sino alla
eccezionale “foltiera’’ attorno il 24 ottobre con freddo e neve
sopra i 1.500 metri. Tale foltiera fu allietata nei giorni
successivi da meravigliose giornate di classica ‘‘tramontana
chiara’’ sempre anche essa apportatrice delle desiderate
regine.
Fu così che nei monti delle province marchigiane ed
abruzzesi, sopratutto in quota, si ebbero molti eccellenti
carnieri.
Dopo tali giorni le beccacce furono più o meno sempre
presenti, sino ad una nuova ondata di passo attorno l’S ed il 9
novembre. Tale ondata, rafforzata con freddo e neve anche
sulla costa marco-abruzzese, si ripeté tra il 22-23 novembre.
La foto, qui pubblicata, della beccaccia catturata viva
durante la nevicata in Ascoli Piceno, si riferisce appunto a
questo periodo.
ALESSANDRO NERI
MARCHE
Dalla metà d’agosto sin verso la fine della prima decade di
settembre, per oltre tre settimane sulla costa adriatica e
sull’entroterra marco-abruzzese, questo anno 1975 si sono
susseguite ondate di maltempo e piogge con predominio dei
venti da levante.
Sono queste le tipiche condizioni metereologiche che
orientano e favoriscono il passo dei migratori sulle nostre
coste e nel nostro entroterra, scarrocciando verso noi il grosso
della colonna migrante dei balcani che, altrimenti, ci interessa
solo marginalmente.
Ed anche questo anno, come già verificatosi altre volte con
identica situazione meteorica, ecco che all’apertura del 31
agosto sono state trovate ed uccise due beccacce: una verso
Canfaito nel preappennino Maceratese da Giacomo binari ed
un’altra in unfosso da Gambella Angelo di Belvedere
Ostrenze (AN). –
I cacciatori in questi casi parlano di beccacce trattenutesi da
noi per precedenti ferite.
Ma, mi sembra una spiegazione semplicistica, perchè, a
richiesta, seppi trattarsi di beccacce in buone condizioni
generali e perché escludo che le nostre zone, prima ditali
burrasche agostane, offrano condizioni di vita idonee alla
sosta anche di pochi individui ed infine perché, regolarmente,
tali ritrovamenti si hanno dopo il non infrequente maltempo
agostano.
Del resto è noto come questi eventi meteorici di fine estate
provochino facili incontri con beccaccini certamente di passo,
con anitrelle ed anche, a volte, con qualche raro croccolone.
Il che testimonia come, in tale stagione con le classiche
levantate, ci si offrano di già le prime avanguardie di
palmipedi e trampolieri.
Nulla di strano, quindi, che anche qualche beccaccia, dalla
abbastanza vicina Balcania, sia così dirottata verso di noi.
Beccaccia catturata con “le mani”in Ascoli Piceno durante
la nevicata de122-23 novembre.
Foto pubblicata su “Il Resto del Carlino” del 25-11-75
Dopo di che il tempo si rimise al bello ed i boschi
continuarono, in decrescendo, ad offrire regine residue un pò
ovunque.
Annata senza dubbio ottima a cui per essere perfetta, è
mancata solo la classica stretta finale tra Natale e l’Epifania.
Ma ci possiamo accontentare!
GIORGIO GRAMIGNANI
PS. La presente nota è il riassunto delle notizie inviate per le
rispettive province di Ascoli P. - Ancona e Pesaro Urbino da
Camillo Valentini - Si Rolando Spadini e Mario Pascucci - A
completamento ecco le note da Cingoli (Macerata)
26
CINGOLI (MC)
Il decorso autunno ha portato, nel cingolano, una calata più
che sensibile di beccacce che hanno sostato a lungo sino al
sopraggiungere della neve, o del gelo, o della soluzione finale!
La prima beccaccia è stata incarnierata il 5 ottobre poi, nei
giorni 24 e 26 dello stesso mese, una consistente ondata del
pregiato scolopacide, ha richiamato alle armi i numerosissimi
appassionati di queste contrade che tuttora la per- seguono,
essendo la sua presenza mai venuta meno.
Calcolo che solo nei nostri boschi siano state incarnierate
oltre cento beccacce e, per quanto mi risulta, nelle località più
note della provincia di Macerata la situazione è stata analoga
ed anche migliore.
Mentre scrivo queste note (siano a fine di dicembre) la
regina è ancora presente in questi pregevoli boschi ed anche
ieri tre di esse hanno perso la corona!
Purtroppo si è generalizzata la caccia all’aspetto e
moltissime regine sono cadute, sia all’alba che al crepuscolo
serale, sotto i colpi traditori di coloro che amano, non il duro
confronto, bensì il facile tiro di imboscata.
Su questo volgare tiro alla beccaccia mi riservo di riaprire il
discorso perchè ho fatto tali esperienze che mi hanno reso
edotto della questione ed in quella occasione accennerò a
talune osservazioni sul comportamento della beccaccia
acquisite durante le esperienze di cui sopra e che ritengo
meritevoli di menzione.
LODOVICO HONORATI
ABRUZZO
Quest’anno, contrariamente allo scorso che è stato
magrissimo, le beccacce sono incominciate ad arrivare nell
‘ultima settimana di ottobre in tutta la regione, facendo
registrare due entrate considerevoli ; la prima il 14 novembre
nella zona dell ‘Alto Sangro e Aventino e la seconda, il 22
dello stesso mese, nella zona di Caramanico, alle falde del
Morrone, al di sotto del Guado di 5. Leonardo.
Quest’ultimo passo, fermato dalla nebbia in questa località, ha
fruttato anche dieci beccacce per cacciatore e discretamente in
pianura: ha preceduto di un giorno una nevicata che ha
investito la fascia Adriatica fino al mare, cosa in solita per
questo periodo.
Da quel momento le’ beccacce sono scomparse dalle zone alte
in quanto sono sopraggiunte le gelate. Nel dicembre ne è stata
trovata qualcuna sporadica in piano lungo i fossi.
GIULIO DE CECCO
CHIETI
Le prime beccacce sono state segnalate verso la metà del
mese di Ottobre, ma il passo vero e proprio, anche di una certa
consistenza, si è registrato nei primi di novembre, su tutto il
territorio provinciale, ma in modo particolare nei boschi di
montagna.
Un secondo passo consistente si è avuto verso la metà dello
stesso mese.
Purtroppo, per una prematura e generale nevicata,
verificatasi nei giorni 22 e 23 novembre, e per la presenza
della neve anche in località rivierasche, le beccacce si sono
spo - state a sud della nostra Provincia.
Al momento è sempre possibile incontrare qualche rara
beccaccia lungo i corsi dei fiumi e torrenti di pianura e di
media collina.
ANTONIO MIGLIORATI
LAZIO
In questo scorcio di stagione, nei monti della Tolfa
(Cerveteri, Bracciano, Tolfa, Civitavecchia), si sono osservati
due importanti movimenti, di cui uno piuttosto anomalo
verificatosi con notevole anticipo sulla nonna, nell’ultima
decade di Ottobre in concomitanza con una forte stretta di
freddo, venti da Nord e nevicate su zone appenniniche sopra i
700 metri, il secondo intorno al 3 dicembre a seguito di
burrasche nel Nord e Centro Italia.
Il terreno, poco predisposto a causa di prolungate giornate
di sole e venti di tramontana, non ha evidentemente potuto
assicurare un habitat idoneo per un soggiorno prolungato e di
conseguenza la sosta delle beccacce, in occasione del pri - mo
passo, è risultata assai breve e praticamente non si è protratta
oltre il 5 Novembre. Tra tale data ed il secondo movimento
sopra citato, poche beccacce fermicce, assai nervose, e molto
leggere.
Il secondo passo è stato caratterizzato da un ‘apparizione
consistente, ma limitata soltanto ad un paio di giorni, cosa che
riteniamo dovuta all’eccessivo freddo verificatosi nella zona:
infatti i carnieri più consistenti si sono potuti realizzare nelle
zone più riparate, verso mare, tra Santa Marinella e Latina.
Rispetto agli anni passati, i mesi di Novembre e Dicembre
della corrente stagione non sono comunque risultati favorevoli
per la caccia alla beccaccia in questa zona, e ciò si ritiene
dovuto soprattutto alla situazione del terreno (piogge
torrenziali sporadiche e tardive, e prolungate giornate di
tramontana, non alternate però da precipitazioni
atmosferiche).
Ci sembra importante rilevare da ultimo che, rispetto agli
anni passati, la stagione in corso ha evidenziato due aspetti
alquanto anomalie cioè:
1. l’inconsistenza di movimenti locali di beccacce (tramuti
territoriali)’
2. l’estremo e continuo nervosismo del selvatico e la totale
insofferenza alla ferma anche del cane più esperto.
ARMANDO DIAZ DELLA VITTORIA
PUGLIA-GARGANO
Sembra che l’anno di costituzione del Club abbia portato
fortuna ai cacciatori di beccacce, aderenti o non al sodalizio; si
potrebbe anche dire che il 1975 abbia tolto parecchi anni dal
groppone degli anziani e, contemporaneamente, li abbia
aggiunti ai più giovani, in quanto i primi si sono sentiti portare
indietro negli anni di abbondanza, mentre i giovani hanno
avuto la sensazione di essere divenuti di colpo ‘‘esperti’’: il
tutto giustificato dalla quantità di beccacce viste ed
incarnierate nel decorso anno.
In conclusione 1975 anno di beccacce, almeno in Puglia e
certamente nelle altre regioni meridionali, ma altrove come è
andata?
La prima all’ara di Diana fu portata il 12ottobre prelevata
dai boschi a mezza strada tra 5. Giovanni Rotondo e Cagnano
Varano. Un primato, ma non troppo, per il Gargano. Fece
seguito la seconda 11 14 a Gravina di Puglia, sulle
27
Murge baresi, ma i più le ritennero “rarae aves’’ per via di
quella lunghissima estate che ancora perdurava e che non
prometteva niente di buono, nè per beccacce, nè per altri
uccelli in arrivo. Ci sbagliavamo tutti, avendo affrettatamente
dimenticato che ‘‘non è mai troppo tardi’’.
Dopo la metà di ottobre il tempo ‘‘ruppe” con buone piogge
e prosegui con altre in novembre. Puntuali intanto giungevano
le beccacce della prima ondata durante le feste dei primi di
novembre e sembrarono più copiose proprio sul Gargano, ma
poi ci si accorse che anche altrove di beccacce se ne
trovavano: reggevano la ferma e si palesavano abbastanza
ingenue. (beati loro ti. d. r.) Sulla terza decade di novembre
l’esplosione causata da un nevicata che interessò tutte le alture
pugliesi fino ai 300 metri. Non me la sentirei di dichiarare i
carnieri di quei giorni in pianura, dovunque vi fossero
macchie e boschi, lungo i torrenti, nei canneti, negli orti.
Erano beccacce facili che invogliarono gli improvvisati i quali
ritennero che il mito della beccaccia e della fatica per andarla
a cercare fossero un vero bluff degli anziani per ragioni di
gelosia.
Sparita la neve, le regine si allargarono dappertutto nei
boschi collinari prima e in quelli di montagna poi, insomma
tornarono nel proprio regno, quello di sempre. Qui avvenne
che, perdutisi per strada gli improvvisati, i beccacciai
poterono chiedere ed ottenere dai cani per lunghe giornate
prelievi costanti ed abbondanti fino a metà dicembre. E stato
certamente il periodo migliore, quello delle maggiori
soddisfazioni, soprattutto sul Gargano e sull’ Appenino dauno.
Quelle rimaste sulle Murge e comunque in zone collinari,
pressate costantemente dagli ‘‘improvvisati’’, mostrarono di
avere appreso le lezioni e fecero impazzire cani focosi e
cacciatori veloci, facendola franca per settimane.
A Natale le beccacce erano ancora in buona quantità, ma
sapevano ormai leggere e scrivere, sicchè diminuirono i
carnieri, ma aumentarono le soddisfazioni per il lavoro dei
cani. Se mai si giungesse a gare (che non sarebbe impossibile
organizzare), l’epoca dovrebbe essere fissata proprio a cavallo
delle feste: Natale e Capodanno.
Posso aggiungere che, allorché si affacciò la neve, le
beccacce scesero, a valle, nell’ambiente più carico di spini e di
fichi d’india intorno a Manfredonia, ma non era una novità e
anche lì le regine pagarono uno scotto favoloso, rifacendosi a
spese degli stivali con spine da cinque centimetri ed altre che
le pale offrivano a noi passanti
VITO METERANGELO
PUGLIA
Sono stati i cacciatori più che le beccacce gli incontri della
seconda quindicina di ottobre in Puglia, o meglio, in provincia
di Bari.
La grande siccità ed il tempo particolarmente mite, in
assenza di grosse perturbazioni da oriente, non potevano dar
luogo a speranze.
Molti dei più rinnomati boschi non sono più frequentati da
animali bovini ed il taglio degli alberi ha portato via, talvolta,
proprio quelle zone particolarmente frequentate dalla
‘‘regina’’.
A fine ottobre i fortunati hanno avuto i primi incontri:
c’è stata la calata, sporadica, verso luoghi pur abituali; ma
meno, per le prime giornate, di quelli classici. Così i
frequentatori dei boschi a nord di Bari hanno fatto ‘‘il
capotto’’ per più di una giornata; i cacciatori dei boschi del
sud- est hanno fatto precocemente dei discreti carnieri.
Nella prima decade di novembre non ci sono stati grossi
cambiamenti e molti avevano iniziato la loro migrazione, i
cacciatori, verso la Calabria, la Basilicata, l’alto appennino
dauno. Da questi luoghi son tornati a Bari con buoni carnieri.
Nel nostro territorio son venute allora le prime consistenti
piogge, s’è avuta sul litorale adriatico qualche burrasca da
nord-est e da est il 23 novembre la neve.
Ancora una volta la beffa per chi è andato a nord: o non ha
trovato niente o non ha potuto cacciare. Chi è andato a sud-est
ha avuto la ‘‘pacchia” con carnieri superiori alla decina, in
alcuni casi.
Come sempre, sotto la neve, incontri si sono avuti anche nei
giardini, negli orti, lungo i corsi d’acqua, nelle pinete, dalla
costa salentina fino a quella jonica; ma i boschi del sud sono
quelli che hanno ospitato la beccaccia e la ospitano ancora,
offrendo agli affezionati giornate spesso ricche di
soddisfazione. Devo osservare che in questi boschi di Noci,
Alberobello, Gioia del Colle, San Basilio, Mottola ci sono
ancora gli animali al pascolo.
L’andamento climatico è tuttora quanto mai mite, eccezion
fatta per le piogge di questi giorni di metà dicembre. Gli
esperti dicono che se non avremo perturbazioni da levante e
grandi freddi meneremo vita grama per il resto della stagione.
GIUSEPPE MALLARDI
LUCANIA NORD
Sia pure con note un p6 schematiche farò il punto sul passo
della beccaccia nel settore nord della Lucania.
E stata una stagione ottima, certo una delle migliori di
questi ultimi 10-12 anni e ciò affermo per mia esperienza
personale e per notizie riferite, ma di assoluta credibilità.
Personalmente ho avuto i primi incontri utili e redditizi agli
inizi di novembre, ma già si sapeva come nell ‘ultima
settimana di ottobre, specie sopra i 1000 metri, fossero già
stati realizzati numerosi incontri di 10 - 12 beccacce ed anche
buoni carnieri, malgrado i boschi carichi di foglie.
Ma un fatto è degno di essere sottolineato: le beccacce di
quest’anno, anche appena arrivate, hanno dimostrato una
diffidenza ed una leggerezza fuori del normale. Tutti hanno
osservato come le regine fossero pronte a sottrarsi
rapidamente di piede, facendo il vuoto, al minimo rumore,
davanti al cane ed al cacciatore e frullando non viste o appena
intraviste al limite di tiro.
Sin dai primi giorni molti beccacciai furono costretti a
togliere il campano al proprio cane per aumentare le
possibilità d’approccio.
Verso il 10 novembre le beccacce aumentarono permettendo
carnieri rilevanti.
All ‘inizio della terza decade, tra il 23 - 24, si ebbe neve
sugli 800 metri con spostamento di beccacce nelle zone da
freddo e buoni risultati.
Anche a fine dicembre, che di massima non ha registrato
nuovi arrivi, si incontrano varie beccacce giornalmente, ma
queste, ormai, se le prime erano Laureate, debbono
considerarsi Professoresse Libero-Docenti, Specializzate in
‘‘Strategia Anticacciatore”. Comunque riempono la giornata,
fanno divertire e qualche volta ci rimettorno. . . la corona!
EUGENIO ROSATI - EBOLI
APPENNINO CALABRO-LUCANO
Le ultime gocce della trascorsa calata autunno-invernale si
sono esaurite con l’esaurirsi dell’anno.
28
Gennaio ha offerto poco niente e, a differenza di anno
passato, che si era alimentato probabilmente di una
migrazione intercalare, è piombato sotto vuoto assoluto.
Ma, forse, non c’è di che disperarsi, essendosi avuto sull
‘Appennino Calabro-Lucano un passo sostanzialmente
abbondante, anche se si sono registrate discontinuità e divario
di presenze, talvolta rilevanti, tra zona e zona, sia pure
prossime l’una dall’altra.
La causa è da ravvisarsi ovviamente nel diverso stato di
habitat determinatosi al seguito di un settembre bruciato dal
caldo eccessivo sopravvenuto ad iniziali tempestive piogge,
caldo protrattosi a tutta la prima decade di ottobre, per cui
sono stati i faggeti sopratutto a rivelarsi particolarmente
ricettivi per buona parte del periodo di transito.
In ogni caso qualche prima presenza fugace si è registrata
per tempo, attorno il 10 ottobre, con l’interruzione di 10 giorni
di piogge copiose.
Qualche incontro dopo il 20 del mese e poi un movimento
d’aria balcanica determina la prima sfuriata del passo
dell’ultima domenica di ottobre.
La migrazione rientra nella norma, ma nei faggi e negli
ambienti che hanno sofferto meno la carenza d’umido si
continua ad incontrare bene con oscillazioni non troppo
rimarchevoli in concomitanza di tempo piuttosto costante e
clima mite.
Domenica 23 novembre l’Appennino Calabro-Lucano si è
coperto
di
neve
sino
ai
5-600
metri.
La stretta di freddo che segue sloggia le beccacce sulle alture
ed allora sono le zone di alta e media collina (anche quelle
non frequentemente visitate nell ‘arco di tempo precedente) a
conoscere per una intera settimana la fortuna di punte di
presenze non registrate finora.
Benchè climaticamente più costante dicembre ha fatto
notare alti e bassi quanto a presenze di uccelli. Di tanto in
tanto una spruzzatina di ricambio.
L’ultima giornata buona del mese di dicembre sembra esere
stata il 21 sotto Natale.
CALABRIA
Nella decorsa stagione migratoria si son viste le prime
regine in Sila il 10 ottobre e qualche fortunato ne ha abbattute
anche più di una.
Il passo, comunque, si può dire che sia stato abbondante:
in maggior numero sono giunte le beccacce a fine ottobre e
ai primi di novembre e nella Sila di Cosenza e di Catanzaro
nei posti migliori: Fossiata, Pino Collito, Carlo Magno,
Spineto si sono fatti carnieri di dieci, quindici beccacce a
comitiva di tre cacciatori. Anche nelle zone di Campana e
Bocchigliero le beccacce sono state numerose, come nel
Faieto di Ajello Calabro, nel Farneto di Altomonte, a Potame
di Domanico e Lago, a San Donato Ninea.
Nel reggino, invece, le regine appaiono più scarse.
Qualche beccaccia, nelle zone basse, si trova ancora.
La caccia all’aspetto crepuscolare sia in autunno che
inverno, e quella serale negli acquitrini è quasi sconosciuta in
Calabria: è un ‘attività venatoria scarsamente praticata e può
dirsi quasi trascurata. (Beati voi! n.d.r.)
GAETANO SOLIMÈNA
VINCENZO CELANO
Il riposo
Un primo sommario esame delle relazioni sul passo della beccaccia in Italia, dal suo esordio alla fine del dicembre 1975, permette di rilevare
alcune caratteristiche ben evidenti e costanti:
1) Passo precoce favorito da ripetute e riccorrenti ondate di quelle condizioni meteoriche ottimali che orientano su vasto fronte e sulle coste
adriatiche venti da levante e reco levante, provocando così “uno scarrocciamento di deriva ‘‘del rosso e ricco contingente migratorio balcanico
verso l’italia e, contemporaneamente, anche una buona preparazione del terreno, come testimonia l’eccellente annata difunghi.
2) Passo classico, in perfetto sincronismo con le date d ‘arrivo e di invasione, attuatosi su tutto ilfronte con ondate successive, facenti perno sulle
date 24-26 ottobre - 9-10 novembre - 22-23 novembre; passo alla cui perfezione solo mancata, nell’italia centro meridionale, la classica stretta finale
tra Natale e I ‘Epifania.
3) Fatta eccezione per poche località, soprattutto alpine, ovunque le beccacce, sin dal primo arrivo, si dimostrarono leggere, pedinatrici, diffidenti e
facili al frullo,
4) Allarmante diffusione della caccia all ‘aspetto che, ovunque, è sempre più e più accanitamente praticata a danno della ben più sportiva ed
equilibrata caccia col cane da ferma.
G. G.
29
LA POSTA
DEL BECCACCIAO
S.O.S.: CERCASI PARTNER PER ASPIRANTE
CACCIATORE Dl BECCACCE
Ho 32 anni e da dodici vado a caccia. Ho aderito al
“Club della Beccaccia” con entusiasmo, anche se in 12
anni non ne ho incarnierata una. Non me ne vergogno:
ne ho viste solo due padellandole. Allora, dico io, di
beccacce in Romagna non ce ne sono?
Ecco, dott. Celano, vorrei ora che lei mi illuminasse:
si può cacciare un selvatico, come la beccaccia, senza
conoscerne le abitudini e il comportamento, senza
l’aiuto, i consigli di cacciatori esperti, di persone che
intendono la caccia non solo come fine alla fucilata?
Ora, vorrei che il “Club” aiutasse quelli come me.
Anche se non prenderò mai una beccaccia non
m’importa forse, ma vorrei e per me è importante,
almeno riuscire a conoscerle a fondo. Ho sempre letto i
suoi scritti, riguardanti anche altre cacce, ma leggendo
soltanto non si fa pratica
ALDO GAVELLI - Faenza (RA) Via Mameli,8
Dati i tempi che corrono, comprendo che non è facile
fare certe esperienze con selvaggina autentica. Come,
d’altra parte, non è semplice oggi principiare ad andare
a caccia. Ma non tutti i cacciatori sono gelosi. il suo
5.0.5. è lanciato: chissà che qualcuno non debba
raccoglierlo e tramutarsi per lei nell’anima gemella e
farle fare qualche concreta esperienza non consentita,
ovviamente, dalle nostre “ciacole” tradotte in caratteri di
stampa.
Desidero ad ogni modo dirle che, per favorire i contatti
tra i Soci il “Club della Beccaccia” procurerà di farne
conoscere l’elenco completo.
VINCENZO CELANO
UN ADERENTE DELUSO
Egregio dott. Celano, le scrivo per spiegarle il motivo
per cui non ho ritenuto opportuno iscrivermi al “Club
della Beccaccia”. Non le nascondo che sono rimasto
deluso per quello che ho sentito e per quanto mi è parso
di capire all’assemblea di Ravenna.
lo pensavo sì al Club come a un élite di cacciatori, ma
élite perchè cacciatori che erano riusciti o avevano avuto
la fortuna di riuscire a capire la bellezza, il fascino della
caccia alla beccaccia e credevo che compito o meglio
dovere, di questa élite fosse quello di sensibilizzare gli
altri cacciatori beccacciai, spiegando quanto sia bello
cacciare la “regina” in maniera classica, con un cane
bravo, ma anche bello, facendo capire quanto sia
povero di soddisfazioni il cacciarla magari all’aspetto
oppure scovandola con sassi o con battitori.
Questa sensibilizzazione, per forza di cose molto
lunga perchè si tratta di far cambiare mentalità a
cacciatori
che hanno sempre cacciato in un determinato modo,
sarebbe stata più facile se si fosse riusciti a iscriverli al
nostro Club, purchè anche loro, sentendosi partecipi di
una famiglia guidata da famosi cacciatori e saremmo
riusciti a portarli sulla “retta via”.
Ecco come vedevo il Club, ecco perchè pensavo che
fosse utile, anzi necessario la sua fondazione in Italia:
lei capisce quindi il motivo della mia delusione.
Ho tanto sentito parlare di élite a Ravenna, ma non in
senso buono: mi è sembrato di capire che il nostro
dovrebbe essere un vero e proprio circolo, molto
esclusivo, e tanto per cominciare si è fissata una quota
annuale di L. 10.000, col proposito di aumentarla.
Questo automaticamente esclude la partecipazione di
un gran numero di beccacciai, i quali oltre al costo vivo
delle poche giornate di caccia (a differenza dei cacciatori
centro-meridionali) si vedrebbero addizionare di una
cifra, non alta in sé, ma dalla quale non avrebbero effetti
tangibili; di conseguenza la mancanza di queste
adesioni farebbe , secondo me, diminuire la forza del
Club; non la forza economica, ma rappresentativa,
perchè penso che la forza di un’associazione nella
difesa degli interessi dei suoi aderenti dipenda, oltre che
dalla qualità, dal numero dei suoi iscritti.
GIANSTEFANO BORSATO
Insomma - per dirla con le parole con clusive della sua
lettera, dott. Borsato - l’impressione è che il “Club della
Beccaccia” debba risolversi in un distintivo da portare
all’occhiello, in un’etichetta da cucirsi sulla giacca da
caccia, in un adesivo da attaccare alla macchina,
accessori probabilmente più di classe e più eleganti di
quelli che abitualmente si vedono in circolazione, ma
che, in ogni caso, non vale la pena di acquistare ad un
prezzo per niente propagandistico.
Bene. Io non intendo discutere la sua “impressione”,
dal momento che ha avuto Io scrupolo e la prudenza di
dirci che di impressione si tratta - anche se rimane in me
non poca sorpresa curiosità di sapere che cosa l’abbia
poputo indurre a cosi catastrofica conclusione. A
dimostrazione della infondatezza della quale starebbe,
fra l’altro, il fatto che non abbiamo esitato ad accogliere
nelle file - e con gli intenti che lei richiama - persone con
scarsa esperienza in materia di beccacce (ne fa fede
anche la lettera del sig. Gavelli), o la considerazione cha
la quota fu fissata in lire diecimila proprio per evitare in
futuro ricorrenti ritocchi e in primo luogo per tentare di
affrontare un programma decoroso, od anche il fatto che
il Consiglio Direttivo proporrà alla prossima assemblea
dei Soci un ordine de/giorno da inviare successi
vamente alle Regioni e diretto ad ottenere una più
uniforme e più razionale normativa inerente la caccia
alla beccaccia.
Potrei anticiparle altri punti del programma di lavoro
che il Club intende portare avanti e potrei dfrle che ab
30
biamo sempre inteso il sodalizio non come fatto corporativo e castale, ma come servizio sociale’ Non lo farò,
perché non ho la minima intenzione di convincerla alle
ragioni del Club. Ma vorrei ugualmente chiederle: come
mai non si armò di coraggio ed espresse a Ravenna le
sue perplessità? Ed ancora: perché scelse la sua via
della rinuncia, se sapeva così bene quale fosse la via
migliore da battere?
nisticae su quanto altro interessi la beccaccia, nonché di
tutela sia di tale selvaggina che dei giusti diritti dei
cacciatori di beccacce nell’ambito di un esercizio venatono sportivo, equilibrato alle possibilità biologiche della
specie’
Come vede, la politica non c’entra - almeno quella che
lei teme.
VINCENZO CELANO
VINCENZO CELANO
P.S. A conoscenza della l/ettera del Dr. Borsato
attraverso DIANA, anche io gli ho già scritto
personalmente esprimendo il mio rammarico per /a sua
interpretazione della dizione “élite’ Interpretazione che
per quanto mi risulta, non ha assolutamente motivo di
essere, dato che sicuramente essa fu usata in
tendendo- la ne/ senso migliore, cioè di una
associazione “di cacciatori di beccacce modesti e
silenziosi, ma certo tra i più evoluti e valorosi attori e
cultori della grande Arte Cinegetica ecc , come si dice
nell’articolo di fondo “Qui Club della beccaccia
Sarà mia premura inviare al Or. Borsato copia di
questo I numero del nostro Periodico, attraverso il qua/e,
penso, potrà meglio conoscerci e va/utare i nostri
intendimenti.
G. G.
CHI ALLEVA CANI DA BECCACCE?
Ho letto il suo “Libro della Beccaccia” e francamente
l’ho apprezzato moltissimo, essendo cacciatore di
beccacce. Caccia che prediligo in quanto mi attira di più,
ed anche perché qui da noi è l’unica caccia che si
protrae fino a marzo, e poi perché non abbiamo
stanziale.
In proposito volevo chiederle, nel caso avessi bisogno
di qualche soggetto setter o pointer che vada bene per
la caccia e beccacce, a chi dovrei rivolgermi. Mi dica se
vi è qualche appassionato ditale caccia che in pari
tempo fa anche un pò di allevamento, oppure cede
qualche soggetto idoneo. Anch’io sono un cinofilo, ma
non faccio mai cucciolate, per ragioni di tempo e di
spazio.
CI. - Casapulla
NEGLI SCOPI DEL “CLUB” LA POLITICA NON
C’ENTRA
Mi è pervenuta la comunicazione della costituzione
ufficiale del Club della Beccaccia col relativo statuto,
nonchè la lettera del presidente Garavini contenente la
richiesta della quota sociale. Prima di aderire a tale
richiesta, sia io che i soci del Circolo che ho l’onore di
presiedere, vorremmo la garanzia che la encomiabile
iniziativa non sfoci (come purtroppo avviene nella nostra
Italia) in politica.
NICOLA GIULIANI
La garanzia che lei cerca la troverà nell’art. 2 dello
Statuto Sociale del Club: “ll C/ub della Beccaccia per
segue scopi culturali-scientifici di studio ed informazio ne sui costumi, abitudini, migrazione, consistenza fau
Richieste come la sua ce ne pervengono diverse. A
parte, le abbiamo messo alcuni indfrizzi di allevatori
(qualcuno già socio del nostro sodalizio) presso cui può
provare. Ma , appunto perché siamo sensibili al
problema, vorremmo, nell’ambito del “Club ‘ svolgere (a
cominciare dall’autunno prossimo, possibilmente) delle
prove di lavoro su beccaccia, anche e soprattutto nell
‘intento di poter individuare e segnalare cosi i ceppi di
cani beccacciai.
Nel frattempo crediamo di far cosa gradita ed utile ai
soci, istituendo in questo nostro notiziario una piccola
rubrica, ovviamente riservata agli stessi, dove potranno
apparire piccoli annunci riguardanti la compra la vendita
o... . il cambio di cani da beccacce.
VINCENZO CELANO
31
NOTIZIE IN BREVE
Il Consiglio Direttivo del C. d. B., nella sua riunione del 4
ottobre 1975 a Firenze ha nominato soci onorari del Club della
Beccaccia il Presidente del Club National des Beccassiers,
Signor Louis Guizard ed il Presidente aggiunto dello stesso
Club, il Prof. Charles Fadat. in riconoscimento della grande
attività da loro data alla conoscenza della beccaccia, alla sua
conservazione, nonchè per lo sviluppo ed il prestigio che lo
stesso Club si è aggiudicato per merito loro.
Tra giorni avrà inizio finalmente l’invio ai soci del
distintivo da giacca del Club. La beccaccia vi è rappresentata
mentre fa la ruota. Si è voluto così distaccarsi dalla solita
beccaccia in volo o dalla poco simpatica beccaccia accucciata
come un rospo. A noi non sembra sgraziata, anche se un po’
tozza ma, quando fa la ruota, si gonfia e si presenta in questo
modo.
Eventuali duplicati del distintivo potranno essere richiesti
alla Segreteria unendo l’importo di L. 1.000 per ogni
esemplare in più.
I1 Consiglio Direttivo ringrazia pubblicamente il sig. Iginio
Conforti di Livorno, esperto allevatore di Kuzaar con l’affisso
dei 4 Mori, che ha messo a disposizione del Club uno dei suoi
magnifici cuccioli. Anche se non è stato possibile, per motivi
oganizzativi, accettare il dono, il Consiglio è grato al sig.
Conforti per la sua generosità e per l’attaccamento al Club che
ha dimostrato.
I soci che abbiano belle foto dei propri cani, sono pregati di
inviarle affinché si possano pubblicare nella rubrica ‘‘La
galleria dei nostri cani’’
CONSIGLIO DIRETTIVO DEL CLUB
PRESIDENTE ONORARIO
Roncalli Benedetti dr. Enrico - Castel di Lama (AP)
Recentemente è uscita in Francia una collana di 7 volumi di
antichi autori ‘‘Les maitres bécassiers’’ trattanti tutti
esclusivamente della beccaccia. Coloro a cui questa collana,
magnificamente illustrata dal pittore animalista Lamotte,
interessa, possono rivolgersi alla presidenza del Club che
potrà dare tutti gli schiarimenti del caso.
Uno di questi 7 volumi e precisamente quello del Polet de
Faveau ‘‘Le chasseur à la beccasse” del 1869 è stato tradotto
in italiano e pubblicato diversi anni fa. Essendone disponibili
ancora un certo numero di copie esse possono essere inviate ai
soci al prezzo di L. 1.500 cad. franche di porto. (Prezzo attuale
per i non soci L. 2.000). Richiederle direttamente alla
Presidenza del Club.
A Ravenna il 14 dicrbre 1975 ha avuto luogo la 1
Assemblea Nazionale della Società Ornitologica Italiana che
in questa città ha la sua sede. Durante la stessa sono state
attribuite le cariche sociali e con piacere abbiamo notato che
alcuni membri del nostro Club sono fra gli eletti e
precisamente uno dei Vicepresidenti è il Dr. Elio Augusto di
Carlo di Cantalupo Sabino, uno dei Consiglieri è il Prof.
Silvio Spanò di Genova e fra i provibiri troviamo i nomi di
Armando Diaz della Vittoria e di Ettore Garavini. Fra i
rappresentanti regionali figurano poi i nomi del Dr. Vincenzo
Celano, di Vito Metarangelo, dell’ Avv. Camillo Valentini e
del Prof. Giuliano Salvini.
11 fatto che parecchi soci del Club della Beccaccia siano an
- che soci della Società Italiana di Ornitologia di recente
creazione, dimostra come il nostro Club sia formato da
persone il cui scopo principale non è quello di uccidere, ma
maggiormente quello di studiare, osservare ed anche
proteggere la beccaccia nell ‘ambito di un esercizio venatorio
sportivo ed equilibrato alle possibilità biologiche della specie.
PRESIDENTE
Garavini Ettore - v. Farmi i - San Pancrazio (RA)
VICE PRESIDENTE
Celano Dc. Vincenzo - Castelluccio Inf. (PZ)
VICE PRESIDENTE
Gramignani dr. Giorgio - v. Orsi 2 - Ancona
SEGRETARIO TESORIERE
Marzilli dr. Mario - v. Centofanti 11 - Calci (PI)
CONSIGLIERI
De Cecco dr. Giulio - v. Italica 177- Pescara
Diaz della Vittoria Armando - v. 24 Maggio 43 - Roma
Gatteschi avv. Giancarlo - v. Mannini 2 - Arezzo
Honorati dr. Ludovico - v. Zara 1 - Ancona
Spanò dr. Silvio - v. Flora 4 - Genova
Valentini avv. Camillo -v. Fileni 56-S. Benedetto d.T. (AP)
Vezzoli Gian Lorenzo - v. Vezzoli 20 - 5. Pancrazio (BS)
COLLEGIO SINDACALE
Ferri dr. Gastone - v. P. Landi 21 - Pisa
Pepe Marconi Guglielmo - Figline di Prato (FI)
Petti prof. Filippo - v. Principati 62 - Salerno
COLLEGIO PROBI-VIRI
Meterangelo Vito - v. Carulli 68 - Bari
Silipigni dr. Giuseppe - v. Orfanotrofio 5 - Taurianova (RC)
Trivellato Francesco - v. dei Bersaglieri - Torri di Quartesolo
(VI)
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“AI NOSTRI AMICI
D’OGNI TEMPO E D’OGNI PAESE
DAGLI UMILI AI CAMPIONI
CHE CON PERFETTO AMORE
A NOI TUTTO DONARONO
CHIEDENDO SOLO AFFETTO”
Questa la dedica
dettata da un cinofilo beccacciaio che
col generoso concorso del Gruppo Cinofilo Anconitano
volle fosse eretto in Ancona
IL MONUMENTO AL CANE
Eternamente nel plastico gruppo di bronzo.
Opera del rimpianto amico Ernesto Coppaloni,
l’indissolubile amore riconoscente
che lega l’uomo al cane
A tutti i beccacciai
Sempre necessariamente cinofili
Dedichiamo questa riproduzione