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GENNAIO 1976 N° 1 LA REGINA DEL BOSCO NOTIZIARIO PERIODICO DEL CLUB DELLA BECCACCIA ANNO FUNGAIO – ANNO BECCACCIAIO AGLI ADERENTI non ancora soci Questo primo numero “speciale” del nostro periodico, oltre che ai Soci effettivi, cui spetta di diritto, è inviato anche a quanti già aderirono di massima alla istituenda Associazione dei Beccacciai italiani e ciò per dare ad essi tangibile dimostrazione di esserci, malgrado le molte difficoltà degli inizi, avviati ad operare seriamente e con le più ferme intenzioni sulla via tracciata dallo Statuto (leggere attentamente gli Art. 2-4). Nella speranza che gli aderenti vorranno confortare la nostra opera con la loro associazione definitiva, perfezionandola con l’invio al Segretario della quota prescelta, ricordiamo che questa da diritto a ricevere gratuitamente, oltre al notiziario, anche un bel distintivo personale ed un bellissimo adesivo per la propria auto. Ma, quello che più conta, l’incentivo alla iscrizione sarà l’appartenere a questa nostra famiglia, indubbiamente di idealisti e di poeti, ma ben decisa a fermamente e dinamicamente operare per affermare i suoi ideali e tutelare i suoi interessi. Ma occorre l’apporto di tutti! Le iscrizioni vanno inviate al: Dr. Mario Marzilli - Segretario del C.d.B. Via Centofanti 11 - CALCI - (PISA) Soci effettivi: L. 10.000 Soci sostenitori: L. 30.000 LA REGINA DEL BOSCO NOTIZIARIO PERIODICO DEL CLUB DELLA BECCACCIA DIRETTORE RESPONSABILE Dr. Giorgio Gramignani Dr. Vincenzo Celano REDAZIONE Genesio Sabatini Arnaldo Bianconi Realizzazione e stampa: SAGRAF –Zona Industriale Falconara M. (AN) – Via Colonne Tel. 918464. SOMMARIO Presentazione Buon viaggio Regina del Bosco Pag. 1 Qui Club della Beccaccia Pag. 2 Lo Statuto Pag. 3 Il messaggio di Louis Guizard Pag. 4 Programma di ricerche Pag. 5 Aboliamo l’aspetto alla Beccaccia Pag 6 L’osservatorio del Conero Pag 8 Età e Sesso della Beccaccia Pag. 9 La nidificazione della Beccaccia in Italia Pag 11 Le Prove Francesi su Beccaccia Pag. 12 Tony Burnand un beccacciao? Pag 14 La nostra Filosofia Pag. 16 Vecchi Beccacciai Marchigiani e Abruzzesi Pag. 18 L’Incontro Pag. 20 Cacce e Cacciatori di Lucania Pag. 22 Panorama 1975 del passo in Italia Pag. 23 La Posta del Beccolungo Pag. 30 Notizie in breve Pag. 32 Le pubblicazione totale o parziale di articoli dei presente notiziario è autorizzata, citando la fonte. Gli articoli per la pubblicazione vanno inviati ad Ancona - Via Orsi, 2 presso il Dr. Giorgio Gramignani. PRESENTAZIONE Con questo primo numero edito in veste “Speciale” per solennizzare la costituzione del Club della Beccaccia, nasce ed emette il suo primo vagito “La Regina del Bosco “, organo ufficiale della nostra Associazione. Siamo ben consci dell’arduo compito che ci attende per corrispondere degnamente alle aspettative dei nostri associati che, come è giusto, si attendono da noi una azione dinamica e conclusiva sulla traccia magistralmente indicata dallo Statuto, approvato dalla Assemblea di Ravenna. Gli Articoli 2-3-4 sono, infatti, degli autentici fari che illuminano nitidamente la via da percorrere. Ma, oltre a questa azione altamente qualificante per la nostra categoria di beccacciai, scelta avanguardia della più grande famiglia dei cacciatori col cane, eredi di quell’Arte Cinegetica ovunque, dall’Est all’O vest, considerata la più bella, la più equilibrata, la più completa, sportiva e, quindi, la più morale e degna forma di caccia, oltre a questa azione qualificante, dicevamo, che ciimpegnerà ad altissimo livello, esistono per noi altre grosse difficoltà di ordine pratico da superare a causa della dispersa residenza di chi si dedica alla compilazione ed “all’assemblaggio “di questo nostro periodico. Questa prima esperienza editoriale ci permetterà comunque di meglio organizzarci ed eliminare i difettiriscontrabi/i. Nel chiedere pertanto venia ai nostri lettori, noi ci rivolgiamo a tutti i soci con la più pressante, amichevole insistenza perchè ci aiutino, con costruttiva collaborazione e diretta partecipazione, inviando scritti, notizie, suggerimenti per dare vita e voce al nostro periodico che, solo così, potrà essere la nostra genuina espressione. Grazie di cuore ed un augura/e in “bocca a/lupo”! LA REDAZIONE BUON VIAGGIO, “REGINA DEL BOSCO” Dopo l’attesa spasmodica, finalmente l’atteso frullo..., si è palesato. Ancora una “regina” prende il volo, ma, questa volta, è una regina diversa, fatta di fogli stampati e nata dal desiderio di tutti noi. Per quest’ultima circostanza, dovrebbe anche essere concepita a nostra immagine e somiglianza. Ne sarà mille miglia lontano? Bene, non disperiamoci: dipende, per i numeri che seguiranno, da ciascuno di noi. Una larva, un verme, un seme quanto un grano di miglio, una pietruzza e, di tanto in tanto, un grosso lombrico o un porcellino di terra... Basterà ad assicurare carburante per il suo lungo viaggio, alla nostra “Regina del bosco”. Lungo viaggio? Io sì, lo vorrei. Il suo frullo l’ho atteso trepidando come la prima volta. Allora, buon viaggio, “Regina del bosco”! VINCENZO CELANO Autorizzazione Tribunale di Ancona. in data 27 gennaio 1976 1 QUI CLUB DELLA BECCACCIA Quello che a molti sembrava una cosa improbabile è, finalmente, una realtà viva ed operante: il Club della Beccaccia si è felicemente costituito e, con la pubblicazione di questo primo numero de “La Regina del Bosco”, stà dando voce e sostanza ai suoi programmi ed alle sue aspirazioni. Questo moto spontaneo di adesione ad una Società di Caccia, sia pure specializzata, è un sintomo di grande importanza che segnala la profonda evoluzione che sta maturando sul piano culturale e morale tra i veri cacciatori ove, di diritto, in prima fila, sono sicuramente i cacciatori di beccacce, silenziosi e modesti, ma certo tra i più evoluti e valorosi attori e cultori della grande Arte Cinegetica, quella esercitata sulla scena silente delle selve, ove ogni gesto ed ogni azione venatica si sublima di panici sensi, assurgendo a valore simbolico di antico rito ancestrale. Chi siamo? Che cosa vogliamo? Quali i nostri programmi? L’Assemblea Costituente di Ravenna ha già dato una precisa risposta a tall quesiti con l’approvazione unanime dello Statuto che sintetizza, attraverso la serrata essenzialità dei suoi articoli, la ragion d’essere, gli scopi, le aspirazioni, di tutta una vasta ed elettissima categoria di cacciatori appassionati, coscienti e consapevoli come, infatti, testimoniano i primi quattro articoli dello Statuto stesso, qui a lato pubblicato. Ma quello che nello Statuto non è detto, ma che è doveroso ricordare, è stata l’entusiastica adesione dei partecipanti all ‘Assemblea che, in numero rilevantissimo, malgrado si fosse in periodo già estivo, spontaneamente convennero in Ravenna da ogni Regione italiana ed è stata la decisa concretezza realizzatrice dimostrata da tale Assemblea dove, forse per la prima volta in Italia, si è parlato veramente di caccia con sorprendente inctentità di concetti tra veri cacciatori di ogni estrazione, accomunati dalla stessa passione: la beccaccia, il solo selvatico che oggi è possibile cacciare col cane da ferma con piena soddisfazione, indipendentemente dalla entità delle catture, in quanto esso è l’ultimo “vero selvatico” offertoci spontaneamente dalla natura. Se si pensa, infatti, che per sopperire alla usura della caccia, oggi in Italia vengono allevati artificialmente, addirittura su scala industriale e, poi, introdotti negli ambienti campestri, silvani e montani, tutti gli altri uccelli idonei alla caccia col cane da ferma, dalle stame alle rosse, dai cotorni, alle quaglie, ai fagiani, sino ai pur superbi tetraonidi ed a molte varietà di anitre, è chiaro come la beccaccia, che non si piega ad artificiosi compromessi con l’uomo, assurga necessariamente ai nostri occhi a simbolo di sola, autentica selvaggina, cacciabile col cane da ferma, ultima rappresentante, quindi, dello spirito eterno della caccia vera per cacciatori veri! Date queste premesse è ovvio come nella mente e nel cuore dei veri cacciatori, quali con sicurezza sono i beccacciai, si sia indotta ed affermata una solida consapevolezza che permette loro di considerare le situazioni ed i problemi della caccia con serena obiettività, portandoli a conclusioni eque e responsabili. E su tale base che l’Assemblea Nazionale del C .d .B., riunita in Ravenna ha approvato tra i suoi primi atti all ‘unanimità la richiesta di divieto della caccia all’aspetto alla beccaccia sia in Italia che all’Estero in quanto attività troppo facile, poco sportiva ed ormai purtroppo ampiamente diffusa ovunque, per cui essa incide molto onerosamente sulla specie che, viceversa, cacciata nel bosco col cane da ferma, attraverso un esercizio rude e veramente sportivo, può usufruire di ampie possibilità di difesa con risparmio e forte riduzione degli abbattimenti. 11 buon seme è stato da noi gettato, ma altre efficaci iniziative stanno per essere attuate dal nostro Club sul piano scientifico con la raccolta di dati, notizie, referendum - i cui risultati saranno studiati e confrontati dalle relative commissioni. E già in corso l’istituzione di un osservatorio ornitologico dedicato alla beccaccia sul Conero e, cosa interessantissima in quanto mai da alcuno attuata in Italia, è prossimo un referendum in collaborazione con 1’U.N.C.Z.A. (Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpi) sulla reale entità della nidificazione della beccaccia in Italia, che proprio nella zona alpina offre i più numerosi esempi di riproduzione. fi Presidente dell’U.N.C.Z.A. Dr. Ennio Fabrello, interpellato, ha già promesso il suo entusiastico appoggio. D’altra parte la lettera di Silvio Spanò, riprodotta e commentata nel presente Notiziario, pur nella sua concisa rigorosità scientifica, fa ampiamente prevedere alcune fondamentali linee direttrici della nostra attività, che prossimamente potranno ancor più arricchirsi, attraverso scambi e confronti, con i risultati ottenuti dai preparatissimi quanto cordialissimi amici del Club des Beccassiers di Francia che, per bocca di Louis Guizard, loro prestigioso Presidente, ci hanno offerto la più ampia e generosa collaborazione, di cui pubblicamente li ringraziamo. Sul piano sportivo sono in fase di studio prove su beccaccie per cani da ferma, una possibile mostra-raduno di cani beccacciai in occasione della prossima Assemblea, un Concorso Fotografico tra i nostri associati e tutto quanto stabilirà il prossimo Consiglio del C.d.B. che dovrebbe riunirsi entro gennaio, per completare l’operato del precedente consiglio di Firenze. 11 lavoro non manca! e noi ci rivolgiamo a tùtti i soci affinchè ci affianchino, collaborino, ci consiglino, ci aiutino nell’opera comune, attuata nell’interesse di tutti. IL CONSIGLIO DEL C. d. B. . 2 LO STATUTO Art. 1 - Il Club della Beccaccia è costituito ed accetta come soci i cacciatori che esercitano la caccia alla beccaccia con il cane, purchè siano di provata moralità sportiva. Sono ammessi anche soci stranieri e coloro che si occupano della beccaccia per motivi di studio e di ricerca scientifica. Art. 2 - Il Club della Beccaccia persegue scopi culturali-scientifici di studio ed informazione sui costumi, abitudini, migrazione, consistenza faunistica e su quanto altro interessi la beccaccia, nonchè di tutela sia di tale selvaggina che dei giusti diritti dei cacciatori di beccacce nell’ambito di un esercizio venatorio sportivo, equilibrato alle possibilità biologiche della specie. Art. 3 - Il Club della Beccaccia curerà in particolare i rapporti con il Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia di Bologna, con gli Istituti e le Associazioni orniq tologiche italiane e straniere, con il Consiglio Internazionale della Caccia (C.l.C.), con il Club des Bécassiers di Francia, con Autorità locali e nazionali e con le Associazioni Venatorie e Naturalistiche italiane e straniere. Art. 4 - Il Club della Beccaccia promuoverà ogni iniziativa possibile al fine di educare i cacciatori di beccacce verso la più alta concezione morale della caccia nel rispetto delle leggi della natura. Il C.d.B. pertanto promuoverà pubblicazioni, studi, notiziari per i propri soci, referendum, osservatori ornitologici, convegni, conferenze, filmati, mostre e prove cinotecniche sempre inerenti alla beccaccia. Art. 5 - I soci sono distinti in tre categorie: a) Soci onorari; b) Soci sostenitori; c) Soci ordinari. Sono soci onorari persone od enti italiani e stranieri che abbiano particolari meriti nel campo cinegetico, scientifico e giuridico-organizzativo inerente la beccaccia. Sono soci sostenitori quelle persone od enti italiani e stranieri che versino per l’anno in corso una quota pari ad almeno tre annualità ordinarie. Sono soci ordinari le persone che abbiano versato la quota annuale. Art. 6 - I Soci onorari sono nominati dall’Assemblea su proposta del Consiglio Direttivo, non pagano quota associativa, hanno regolare diritto di voto su ogni argomento tecnico-scientifico-organizzativo, con la sola esclusione dell’amministrazione patrimoniale. I soci debbono fare richiesta scritta di associazione al C.D. che vaglierà le domande su presentazione di almeno un socio. Art. 7- Sono orgari sociali: a) l’Assemblea dei Soci b) il Consiglio Direttivo c) l’Ufficio di Presidenza d) il Presidente e) il Collegio Sindacale f) il Collegio dei Probiviri. Art. 8 - L’Assemblea è composta dai soci onorari, dai soci sostenitori e dai soci ordinari in regola col versamento della quota dell’anno in corso. L’Assemblea si riunisce in via ordinaria una volta l’anno entro il mese di maggio per la discussione dell’attività programmatica e consuntiva, nonchè dei bilanci consuntivi e preventivi. Si riunisce poi in via straordinaria quando lo ritenga necessario il C.D. o su richiesta motivata di almeno un terzo dei soci. La convocazione dell’Assemblea ordinaria deve essere comunicata personalmente ai soci con almeno 30 giorni di anticipo, specificando luogo, data, ora della convocazione ed ordine del giorno L’Assemblea straordinaria dovrà essere convocata con almeno 15 giorni di anticipo. Ogni socio partecipante all’Assemblea ha diritto al proprio voto ma può votare per altri due soci, purchè munito di regolare delega firmata e depositata agli atti prima dell’inizio dell’Assemblea. Votazioni per corrispondenza o referendum sono ammessi solo su argomenticinegetici, scientifici, giuridici, tecnico-organizzativi con esclusione della nomina degli organi sociali. Art. 9 - L’Assemblea ha il compito di nominare il C.D., il C. Sindacale ed il C. dei Probiviri. Essa inoltre deliberà: sulla relazione del Presidente e sul programma di attività b) sui bilanci preventivi e consuntivi c) sulle modifiche dello Statuto d) sulle quote sociali e) su ogni argomento all’ordine del giorno. Art. 10- Il C.D. è composto da 11 membri che saranno in carica per 3 anni. Esso eleggerà nel suo seno un Presidente, due Vice Presidenti, un Segretario, un Tesoriere. È prevista la nomina di un Presidente onorario. Per ovviare possibili difficoltà logistiche gli incarichi di Segretario e Tesoriere possono essere cumulabili. Il C.D. si riunisce ogni qualvolta sia necessario su invito del Presidente, o su richiesta di almeno 4 consiglieri, con almeno 15 giorni di anticipo, salvo casi di assoluta urgenza, in cui il preavviso è ridotto a soli 3 giorni. Di norma il C.D. si riunisce presso la sede del Presidente, ma tale sede potrà variare a seconda delle esigenze. Art. 11 - L’Ufficio dì Presidenza è composto dal Presidente, dai Vice Presidenti, dal Segretario e/o Tesoriere. Esso ha funzioni esecutive. Art. 12 - Il Collegio Sindacale è composto da 3 membri eletti dall’Assemblea e nominerà nel suo seno un Presidente. Art. 13 - Il Collegio dei Probiviri è composto da 3 membri eletti dall’Assemblea e nominerà nel suo seno un Presidente. Art. 14 - È prevista la nomina da parte del C.D. di Commissioni Speciali al fine di allargare una fattiva collaborazione, suddividendo i compiti tra i soci particolarmente qualificati nelle specifiche materie. Pertanto è prevista l’istituzione di: a) una Commissione stampa-informazione b) una Commissione studi e rapporti scientifici c) una Commissione giuridico-legislativa d) una Commissione cinegetica-cinotecnica e) una Commissione cine-fotografica - ed altre eventuali secondo necessità. Ogni commissione sarà composta possibilmente da un membro del C.D. e da più soci esperti nella specifica materia. Tali commissioni opereranno in contatto e con l’approvazione del C.D. o per esso dell’Ufficio di Presidenza. Art. 15 - Tutte le cariche dl Club della Beccaccia non prevedono compensi o gettoni di presenza. Solo in via eccezionale speciali incarichi potranho usufruire del solo rimborso spese, regolarmente documentato, previa autorizzazione del C.D. Art. 16 - In caso di scioglimento del C.d.B. il patrimonio sociale sarà deyoluto al Laboratorio di Zoologia applicata alla caccia di Bologna o ad altra similare istituzione interessata alla ricerca e studio sulla beccaccia. 3 IL MESSAGGIO DI LOUIS GUIZARD AI MIEI AMICI BECCACCIAI ITALIANI Nella mia qualità di socio del Consiglio Internazionale della Caccia e della Conservazione della Selvaggina ho avuto il piacere di vedere il mio collega Giuseppe Mazzotti, in giugno a Knokke-Heist ed all’inizio di settembre a Parigi, al momento dell’ Assemblea Generale del C.I.C. (Parigi-Chambord). Durante quelle due occasioni la nostra conversazione s’è, naturalmente, avviata verso i problemi beccacciai ai quali ho dedicato, da molti anni, il meglio del mio tempo e del mio cuore. Tramite l’amico Ettore Garavini, ero già a conoscenza dei fatti, ma fu proprio in quel momento che ebbi la cer- * tezza che il Club dei Beccacciai Italiani era diventato una realtà. Per me fu una grande gioia sapere che quel progetto, tanto a lungo vagheggiato e tanto a lungo rimasto sonnecchiante, era qui, ben vivo, pronto a crescere, a svilupparsi ed a fornire delle preziose informazioni, che gioveranno alla protezione del nostro uccello prediletto: la Beccaccia. In questi giorni noi festeggiamo il venticinquesimo anniversario del Club National des Becassiers. Niente poteva essere più gradito che celebrare nello stesso tempo la nascita del Club della Beccaccia. Se posso, esprimo un voto: auguro che fra 25 anni, i cacciatori beccacciai italiani e francesi possano celebrare degnamente il venticinquesimo e cinquantesimo anniversario del loro rispettivo Club. Gli scopi delle nostre associazioni sono gli stessi e, a mio parere, non v’è dubbio che, riunendo assieme i risultati dei nostri lavori, risolveremo meglio i problemi. Le informazioni date dai cacciatori sono, per me, importantissime. Sono queste informazioni, infatti, che permettono di valutare l’importanza dei passaggi e degli accantonamenti. Quanto più le informazioni date nell’insieme da una zona di migrazione saranno numerose tanto più il vero sarà avvicinato circa le conclusioni relative all ‘accrescimento od alla diminuzione dalla popolazione delle beccaccie che confluiscono, in questa zona di rpigrazione. 11 Club National des Becassiers è sempre stato in ottime relazioni coi beccacciai italiani. Ma c’è di più da parte mia: una leale e salda amicizia mi lega da molti anni con Ettore Garavini, il Presidente del Club della Beccaccia, col conte Enrico Roncalli, con Giuseppe Mami e mi legava col carissimo e purtroppo defunto Sandro Comini. Con loro ho percorso, nella Calabria, i boschi di Moliterno, ricchi di beccaccie. Questi ricordi, già lontani, sono sem pre presenti alla mia memoria. Penso che le relazioni fra i nostri due Club debbano svilupparsi e proseguire in questo stesso apirito di schietta e sincera amicizia. I lavori d’un Club, aggiungendosi ai lavori dell’altro, potranno portare ad una migliore conoscenza della migrazione della Beccaccia e questo faciliterà il concetto e l’applicazione di misure adatte alla conservazione della specie. Sono sicuro che i lavofi della scienza daranno risultati concreti e che lo scambio di notizie sarà benefico. Questo io lo desidero di tutto cuore. Che il Nuovo Anno sia propizio per i nostri due Club, che la loro esistenza sia durevole e che i risultati futuri siano numerosi e benefici! LOUIS GUIZARD Presidente del Club National des Becassiers di Francia – - Ringraziamo pubblicamente l’amico Luis Guizard per le espressioni schiette e cordiali che con fraterna cortesia ci ha rivolto. Tutto ciò ci sprona ad essere degni della considerazione a noi dedicata da parte sua e dal Club des Becassiers di Francia che Egli prestigi osamente rappresenta. E nostra intenzione seguirli ed affiancarli nella via gic2 da essi brillantemente percorsa, offrendo loro, con altrettanta sinceritd, la nostra fraterna collaborazione. ETTORE GARAVINI 4 PROGRAMMA DI RICERCHE Caro Gramignani, Caro Spanò, Credo sia il momento che la Commissione Scientifica scelga un programma da portare avanti seriamente al fine di rendere operante una delle spinte base per cui il Club è nato. Ritengo sia utile che alcuni obiettivi coincidano con quelli del C.N.B. francese in modo da portare un contributo unitario alla soluzione di problemi di fondo. Faccio pertanto seguire un elenco di eventuali campi di indagine: 1) Indagini parallele a quelle francesi su: a) Proporzione fra i sessi b) Proporzione giovani-adulti c) Studio delle due eventuali popolazioni (“beccacce grosse’’ e “beccacce piccole’’. Per tali studi sarà necessario trovare persone valide, meglio se qualificate, cui eventualmente spiegare le metodologie da seguire al fine di ottenere dati confrontabili. 2) Indagine sulla quantità di beccacce uccise annualmente in Italia; studiare cioè un modo di collaborazione con i Comitati Provinciali Caccia affinché obblighino a segnare sui tesserini (restituendoli) il numero cli beccacce abbattute. È evidente l’importanza prioritaria ditale indagine, preliminare a qualsiasi discorso di pianificazione di abbattimenti ecc. 3) Indagini sull’4ndamento del passo nelle varie regioni (relazione annuale): è indispensabile trovare collaboratori regionali (meglio se provinciali) coordinandone i dati, elaborati con notizie meteorologiche. 4) Indagine pianificata sulla reale entità della nidificazione in Italia (semmai corredata con le più facili osservazioni della croùle). È utile sottolineare come come lo studio della beccaccia evidenzi il fatto che i dati forniti dai cacciatori sono indispensabili alla sua migliore conoscenza, cosa questa che potrebbe riqualificare la caccia agli occhi del “pubblico”. Iniziative collaterali, che forse dovrebbero più utilmente essere portate avanti dal Club nel suo complesso: 1) Divieto di caccia all’aspetto 2) Divieto di caccia dopo il 28 febbraio (purchè a livello europeo). Molte cordialità SILVIO SPANÒ Ti rispondo direttamente sul primo numero del nostro Notiziario. Nella tua lettera, che ho riprodotto nel suo testo integrale, perchè ti sia doverosamente riconosciuto il merito primario di una serie di proposte di vivissimo interesse, altamente qualficanti per la nostra prossima attività, è perfettamente delineato, nella sua sintetica concisione, derivata dal rigoroso abito mentale di chi è abituato a considerare i problemi nella loro essenzialità scientfica, un vasto programma volto ad un più approfondito studio sulla biologia e migrazione della beccaccia. Tali indagini e studi dovranno colmare vuoti e cognizioni tutt ‘ora approssimative o care nti. Per quanto riguarda le ultime due proposte, ho subito iniziato ad agire nel senso suggerito ed infatti stò costituendo una rete di relatori dislocati in tutte le Regioni e Provincie italiane, per seguire e riassumere l’andamento del passo, in modo da avere un quadro generale più esatto possibile. Per quanto, poi, riguarda la nidficazione della beccaccia in Italia, ho già preso contatto col Dr. Ennio Fabreio di Valdagno (Vicenza) nostro Socio e prestigioso Presidente dell ‘UN C.Z.A. (Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpi) per avere notizia, tramite un referendum tra i cacciatori della Zona Alpi, sui casi di nidficazione e loro frequenza - costanza - ambientazione preferita, modalità, ecc..., nel settore alpino, che è quello che in Italia dovrebbe ospitare, per quanto approssimativamente si conosce, il maggior numero dicasi di nidficazione della beccaccia. Naturalmente tale indagine verrà estesa anche al settore appenninico, le cui risultanze saranno altrettanto importanti potendoci, fra l’altro, permettere di delineare il limite sud, dell ‘areale di nid/ìcazione della beccaccia. Comunque Fabreio, nel cordiale colloquio telefonico di ieri sera 18 dicembre, mi informava di avere già provveduto, con una prima circolare ai Presidenti delle Sezioni dipendenti, ad impostare il problema e l ‘indagine, riservandosi di concordare una prossima più incisiva azione per la più efficace conclusione di questo referendum sulla nidficazione della beccaccia, il primo, si noti, organicamente attuato in Italia su tale argomento. Le tue proposte costituiscono un fondamentale programma che, se attuato, offrirà un decisivo contributo alla conoscenza della biologia della beccaccia. Il campo d ‘azione è illimitato e offre posto e gloria per tutti gli uomini di buona volontà! Con stima cordialmente G.G 5 AI C I C. Agli Assessori Regionali alla Caccia Ai Comitati Provinciali Caccia ABOLIAMO L’ASPETTO ALLA BECCACCIA ! La posta Ne ho scritto ripetutamente su varie riviste, ne ho scritto su un mio volume di caccia ormai esaurito, ne ho parlato in assemblee, riunioni a tutti i livelli, dibattiti, tavole rotonde al punto di temere d’essere considerato un maniaco, ma non vedo come, in questa sede, io possa esimermi dal tornare alla carica, per l’ennesima volta, con il mio Delenda Cartago: “Aboliamo l’aspetto alla beccaccia!” Naturalmente, oltre la mia, altre e più autorevoli voci si sono già levate sullo stesso tema tra cui, unanime ed autorevolissimo, il voto recentemente espresso dalla I Assemblea Nazionale del Club della Beccaccia nella sua riunione di Ravenna, ma, purtroppo, ben poco sino ad oggi, si è riusciti ad ottenere, eccentuato qualche sporadico provvedimento locale. Eppure si tratta di una richiesta restrittiva, promossa proprio dalla categoria più interessata, quella dei cacciatori di beccacce che, avendo raggiunto una encomiabile maturità, insistentemente, con argomenti tecnici ed etici ineccepibili, stanno invocando, per ora invano, un razionale provvedimento di tutela della specie che, attualmente, cosfituisce il selvatico più bello e più “vero” che si possa cacciare col cane da ferma. Che questa nostra richiesta resti disattesa è cosa assurda ed amara proprio in un momento; come quello attuale, in cui si assiste ad una continua fioritura ed accettazione frequente di richieste limitatrici della attività venatoria, promosse dai più disparati enti ed associazioni, richieste, a volte pertinenti, ma a volte confusionarie, per superficiale conoscenza della materia, spesso prive di fondatezza, o viziate addirittura da acrimoniosi preconcetti anti-caccia. Ma non è di questa polemica che io voglio parlare, pur avendo gli elementi per poterlo fare con particolre cognizione, dato che, oltre ad appartenere da sempre al mondo della caccia, direi meglio dalla “vera caccia, per ben dodici anni e non indegnamente, dati i risultati raggiunti, fui anche assiduo presidente della Sezione di Ancona e Presidente del Consiglio Regionale per le Marche di “Italia Nostra”. A me, ora, interessa solo illustrare i motivi tecnico-venatori e quelli di una onesta prassi morale che mi impongono ancora una volta, di porre sul tappeto una ben motivata, quanto perentoria richiesta: Aboliamo l’aspetto alla beccaccia in Italia, in Europa, in tuffi i paesi del bacino del Mediterra neo! Ecco in breve, la storia e la genesi ditali motivi. Ho praticato in passato e molto asservato la caccia allo aspetto crepuscolare mattuttino e serale alla beccaccia fn Italia, sia nelle regioni di transito che in quelle di svernamento; l’ho osservata in Jugoslavia dal nord al Sud, nelle isole, in Albania. L’ho osservata nel bacino del Danubio, in Tracia, sulle coste del Mar Nero e in Anatolia. Dico tutto ciò per dimostrare d’avere una sufficiente cognizione diretta della materia. Interessandomi, poi, approfondire ancor più le mie conoscenze in proposito, da alcuni anni seguo su riviste italiane e straniere notizie, relazioni e quanto si fa, o si dice, sull’aspetto alla beccaccia, con particolare riguardo alla Tunisia, Algeria, Marocco ed alle nazioni del nord e nord-est europeo, ove, tra l’altro, è tradizionale quella particolare caccia all’aspetto che è la “croule” primaverile. Ebbene le conclusioni, a cui sono pervenuto a seguito di questo lungo periodo di osservazioni dirette e di studio; sono: 1) In questi ultimi anni per l’aumento numerico dei cacciatori, per la facilità e comodità che essi hanno di raggiungere con la macchina le zone idonee all’aspetto, per il poco impiego di tempo e di energie che esso richiede e per il buon risultato che spesso concede, superiore, non raramente, a quello di una dura giornata di caccia col cane da ferma nel bosco, la caccia all’aspetto mattutino e serale alla beccaccia ha avuto in molte regioni italiane ed all’estero una diffusione esplosiva e sta prendendo il sopravvento sulla caccia col cane da ferma, anche perchè ad esso partecipano non solo i cacciatori senza cane, che sono la maggioranza, ma, altresr spesso, gli stessi cacciatori col cane che, all’inizio o alla fine della giornata di caccia, cercano di arrotondare il magro risultato. Il che conferma l’utilità redditizia ditale sistema di caccia. Si può pertanto con certezza affermare che, nelle località itliane e straniere ove la caccia all’aspetto alla beccaccia ha avuto la maggiore diffusione, spesso anche il 70% delle catture proviene dalla caccia all’aspetto! 2) A parte un lato indubbiamente suggestivo determinato dall’ambiente e dall’ora, la caccia allo aspetto alla beccaccia offre ben poco oltre il risultato. Essa, infatti, si realizza, non solo con irrisoria facilità e quindi senza alcuna qualificante sportività, ma addirittura con l’aggravante morale di tutte le cacce di agguato che insidiano selvatici confidenti e indifesi. Manca la 6 lotta leale e non c’è molto da gloriarsi per un facile tiro a tradimento. È solo caccia per “la carne” e per “il pezzo”, cosa inconcepibile alla luce di quella concezione sportiva che la caccia deve avere per poter essere considerata attività morale e quindi accettabile. 3) Un terzo argomento, infine, è ancora più grave. Nelle zone ove le beccacce svernano numerose esse, se cacciate reiteratamente solo col cane da ferma nel bosco, raggiungono in breve una così alta ed abile capacità di difesa da mettere a durissima prova i più esperti cacciatori ed i cani più bravi, sino a rendere spesso vana la loro azione, uscendo le beccacce indenni e vittoriose dagli scontri. Ma sono proprio tali giornate ricche di incontri con queste diaboliche beccacce che danno al Cacciatore col cane da ferma nel bosco la più viva soddisfazione, anche se il carniere è molto modesto, o addirittura vuoto! Ebbene queste stesse formidabili beccacce, spontaneamente selezionatesi e che rappresentano i campioni della specie, nella breve mezz’ora di un aspetto serale possono stupidamente e vilmente essere uccise, mentre avrebbero meritato tutto il rispetto e l’onore delle armi che si deve all’intrepido combattente. Pertanto avendo la caccia all’aspetto alla beccaccia assunto ovunque vastissimo e micidiale diffusione, essendo essa priva di ogni leale sportività e dovendola altresì considerare antibiologica e dannosa alla specie per l’oneroso prelievo nelle zone di svernamento di individui, già selezionatisi attraverso la sportiva caccia col cane da ferma, che lascia ai selvatici ampie possibilità di difesa tra le molteplici difficoltà del bosco, è necessario e doveroso concludere che la caccia all’aspetto alla beccaccia deve essere abolita in Italia in Europa ed in tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo dove essa sverna. Questa è la conclusione dell’Assemblea del Club della Beccaccia e di tutti i “veli” cacciatori coscienti, consapevoli della necessità che la caccia può essere esercitata solo attraverso un equilibrato prelievo, questa è la conclusione degli uomini di scienza, questa è, certo, la conclusione della pubblica opinione, finalmente alleata ai cacciatori veri. Agli amministratori locali, nazionali e dei Consessi Internazionali spetta ora la decisione, prima che sia troppo tardi. IL FALCO PELLEGRINO La caccia in bosco L’ASSEMBLEA DI RAVENNA 5 luglio 1975 È nato il Club della Beccaccia 7 L’OSSERVATORIO SUL CONERO Come già reso noto, da qualche tempo stiamo lavorando all’idea di costituire sul Conero una Stazione di cattura ed inanellamento, particolarmente dedicata alla osservazione della migrazione della beccaccia. Il Conero, infatti, specie sul ripasso primaverile, usufruisce di una situazione particolarmente idonea allo scopo. L’attrezzatura occorrente è abbastanza semplice, infatti necessita un fronte di rete a tramaglio dello sviluppo di almeno 200 metri, issata su sottili pali di ferro smontabili (tipo Innocenti). La rete, issabile ed ammainabile con carrucole, avrà una altezza di 5 metri a partire dal limite superiore della tipica macchia mediterranea che, nei punti di valico dei migratori raggiunge i 3 metri circa. I pali occorrenti dovrebbero essere 8, della altezza di circa 8 metri. Necessaria, poi, la tabellazione e rècinzione con filo spinato del settore per assicurare una zona di rispetto di almeno 150 metri di diametro, dato che le catture si svolgeranno di notte. Le-spese di impianto, attrezzatura e gestione, compreso il compenso per il catturatore, che agirà dalla fine di fabbraio ai primi di aprile, ammonteranno a circa tre milioni il primo anno di istituzione dell’Osservatorio e a circa un milione gli anni successivi. L’idea della costituzione ditale Osservatorio Ornitologico, affidato al Club della Beccaccia, sotto il controllo temi- coscientifico del Laboratorio di Zoologia della Università di Bologna ha avuto la piena approvazione da parte dell’Assessore Regionale alla Caccia Avv. Giordano Tonnini che, ripetutamente interessato dal Dott. Giorgio Grarriignani, ha assicurato che, nel bilancio 1976, troverà modo di inserire in previsione anche la cifra occorrente per tale iniziativa che Egli considera del più vivo interesse scientifico- biologico e idonea a riqualifichare tutta la categoria dei cacciatori, considerati dalla pubblica opinione solo dei distruttori incapaci d’interessarsi ai problemi di tutela della fauna. Riportiamo la relazione del Prof. Larnberto Leporati, Direttore del Laboratorio di Zoologia della Università di Bologna, sul sopraluogo effettuato sul Conero. ‘‘In relazione al sopraluogo effettuato dal sottoscritto il giorno 18 ottobre al monte Conero col Dr. Giorgio Grami - gnani, con l’Avv.to Camillo Valentini e col Dr. Ettore Garavini, si comunica quanto segue. Sul lato destro della strada asfaltata che sale verso il Semaforo, fra questa località e Cà Cipriani, il territorio dccli- ve verso Sirolo-Numana presenta condizioni di macchia mediterranea non eccessivamente alta, con frequenti radure, ove si riterrebbe facile l’impianto di reti verticali per la cattura di migratori. Risulta che la zona, specialmente durante la primavera, è interessata da un notevole ripasso di Beccacce. Durante il sopraluogo si è individuata una località che sembrerebbe particolarmente adatta alla cattura di un certo numero di esemplari di questa specie. Lo studio della migrazione della Beccaccia riveste per tutti gli Stati un grande interesse in quanto, fino ad oggi, sono state effettuate osservazioni più che altro sulla riproduazione della specie e ben poco si conosce ancora sui suoi spostamenti. Sarebbe oltremodo interessante quindi impiantare sul Co- nero una stazione di inanellamento e di osservazione, anche per porre I ‘Italia al passo con gli altri Stati europei. Lo scrivente Laboratorio è pertanto particolarmente interessato alla creazione di una apposita Stazione e resta in attesa di conoscere le eventuali decisioni al riguardo. Distintamente’’ Prof. LAMBERTO LEPORATI Diret. Lab. Zool. Bologna 8 ETA’ E SESSO DELLA BECCACCIA secondo le più recenti acquisizioni A) SESSO È noto che non è semplice - e forse neppure possibile - dare un criterio assoluto per definire, senza autopsia, il sesso della beccaccia. Gli autori più conosciuti, i beccacciai più appassionati, hanno sovente formulato ipotesi che, tuttavia, al lato pratico si sono mostrate poco oggettivabili. Quelle sfumature di colori, che per ciascun osservatore assumevano significato sicuro, per un ‘altra persona non erano apprezzabili nella stessa misura e quindi non si dimostravano accettabili. Lo stesso Garavini (1948) sottolinea inoltre come “le differenze nel piumaggio, difficili da stabilire durante i mesi invernali, sono alquanto più evidenti nei mesi primaverili’’, e la sua classificazione si basa soprattutto su beccacce uccise durante i mesi primaverili. Riportiamo tali criteri classici, in parte utilizzabili, almeno agli estremi della variazione: 11) Le beccacce molto piccole sono maschi; quelle molto grosse femmine. 2) Le beccacce con gambe grigio piombo sono maschi; femmine se tendenti al rosa. 3) Le beccacce con ventre biancastro e la colorazione meno viva sono maschi; con ventre giallastro e colorazione d’insieme vivace sono femmine. Ovviamente la sicurezza tende ad aumentare se più caratteri confluiscono. Alcuni autori inglesi sostengono che le femmine siano riconoscibili ‘‘al tatto” ponendo il mignolo nell ‘apertura anale e sentendo la distanza delle punte delle ossa del bacino (maggiore nelle femmine). Ora, però, il maggior numero di beccacce da noi viene ucciso in autunno inverno e, come detto, in tale stagione il criterio ‘‘colorazione’’ perde ulteriore credibilità. ll criterio “tattile” presuppone d’altra parte un ‘esperienza e comunque non è rappresentabile nè quantitativizzabile. Ci viene in parziale aiuto uno studio del prof. Fadat, vice presidente del Club Ntional des Bécassiers, in cui (1973) prende in considerazione con rigore scientifico il colore delle zampe e la lunghezza del becco in relazione al sesso e all’età. Prendendo in esame 334 beccacce vide che il colore delle zampe non era significativamente legato nè all ‘età, nè al sesso. Anzi stranamente le quantità i maschi e di femmine con zampe grigie e, rispettivamente, con zampe giallastre, erano percentualmente assai simili tra loro, tanto da far pensare a due gruppi di beccacce, entrambi composti dai due sessi, l’uno a zampe grigie e l’altro a zampe giallastre. Tuttavia questi due gruppi non corrispondono alla classica suddivisione in ‘‘beccacce grosse” e “beccacce piccole’’ così cara ai cacciatori. Uno studio della lunghezza del becco in rapporto al sesso ha portato d’altra parte alle seguenti affermazioni: - con lunghezze tra 63 e 66 mm si hanno 3 possibilità su 4 di esser di fronte a un maschio; - con lunghezza deFbecco tra 65 e 69 mm esiste la stessa probabilità di avere un maschio o una femmina; - con lunghezza tra 69 e 74 mm le probabilità di essere di fronte a una femmina salgono a tre su quattro; - con lunghezza superiore a 74 mm si può essere praticamente certi di avere una femmina. Ulteriori osservazioni potranno confermare la cosa. Anche in questo caso il solito difetto di tutti i metodi che cercano di costringere la beccaccia in schemi è quello di non essere assoluto. Anzi, poichè le classi di lunghezza di maggior frequenza sono le intermedie (66-68 e 69-74) il cacciatore potrà essere ben di rado sicuro di trovarsi di fronte a un maschio o a una femmina (a meno che non ne esegua l’autopsia). Per inciso può essere interessante riportare che gli esami eseguiti hanno messo in evidenza che la maggior parte delle beccacce che passano e svernano nel sud della Francia è composta da femmine; i maschi conpaiono quando il freddo investe l’Europa intera. Conferma indiretta è data dal fatto che nel nord Europa alcuni autori danno rapporti di sesso favorevoli ai maschi. I maschi dunque svernerebbero più a nord delle femmine! Un esame di tredici beccacce da me effettuato quest’anno sulla falsariga degli studi del prof. Fadat tende a confermare questa conclusione, anche se per ora i dati sono troppo scarsi per poter fare affermazioni assolute. Infatti su questi tredici esemplari solo quattro erano maschi e tre di essi sono stati raccolti dopo il 20novembre, cioè a stagione già avanzata. Per quanto riguarda la lunghezza del becco è stata da me rilevata la seguente variazione: mm. 68 max. 74,5, tre dei quattro maschi avevano becco inferiore a 70 mm e solo uno 73 mm; le femmine avevano becco di lunghezza variabile da 70 mm in su, anche questo in accordo con quanto sopra esposto. La conferma dell’ipotesi che da noi siano più frequenti le femmine che i maschi dovrà portare a una regolamentazione biologicamente più sopportabile della pressione venatoria. 8) ETÀ Moltissimi autori sono d’accordo col ritenere che sia possibile determinare l’età della beccaccia dall’esame del vessillo esterno della prima remigante primaria, il quale si presenta a tacche chiare e scure nei giovani d,ell’annata e tenderebbe a diventare uniforme col tempo fino a essere bordato da un’unica linea biancastra. (Garavini, 1948; OlgivieGrant in Bannermann, 1960; Pieroni, 1966; Califano, 1971; Rotondi, 1962). Similmente muterebbe, perdendo le tacche nette, la penna del pittore. Ciononostante le osservazioni su uccelli inanellati da piccoli, e quindi di età nota, non hanno sempre confermato tale teoria. Géroudet (1948) sostiene che i giovani hanno la punta delle scapolari sempre rossastra, timoniere bruno-nere, marcate di bruno chiaro e la parte bianca che le termina non supererebbe gli 8 mm, invece dei 10-15 dell’adulto. 9 Naturalmente la muta parziale d’autunno potrebbe alterare qualcuna di tali caratteristiche. Sempre il prof. Fadat su ‘‘La Mordorée” (1974), organo ufficiale del Club National des Becassiers, offre una serie di dati basati su un fatto scientificamente indiscutibile, ossia la presenza della borsa di Fabricius, una ghiandola situata a livello dell’ultimo tratto dell’intestino (del retto), ghiandola tipicamente giovanile, che scompare dopo qualche mese di vita, verso dicembre o in primissimi mesi dell’anno seguente. Su questa base ha potuto stabilire soltanto due classi di età: 1) giovani dell’annata, 2) adulti. Le beccacce dell’anno presentano: a) il margine delle remiganti primarie come rovinato, rosicchiato per l’usura, non avendo subito la muta di tali penne. b) il bordo terminale delle copritrici primarie delle remiganti largo (più di 1,5 mm) e brunastro. c) Le timoniere della coda non ancora mutate, con il bordo bianco più stretto e le tacche laterali poco nette e in parte fuse tra loro. L’unico esemplare delle tredici beccacce da me osservate sicuramente dell’anno (per avere individuato la borsa di Fabricius) grosso modo rientrava in queste caratteristiche che, ciononostante, occorre considerare con attenzione in quanto basate su caratteri più difficilmente apprezzabili di quanto non sembri dalla semplice descrizione. D’altra parte, ho la sensazione che possa tuttavia esistere un fondo di vero sulla correlazione età e sbiancamento del vessillo esterno delle prime remiganti, per cui ulteriori ricerche in tal senso sarebbero senz’altro auspicabili. SILVIO SPANÒ BIBLIOGRAFIA Età della beccaccia dall’esame dei vessi/Io esterno della / remigante primaria: a) quattro-cinque mesi; b) sette otto mesi; c) un anno e mezzo; ci) due anni e mezzo; e) tre anni. BANNERMANN DA. - 1960-The birds of the British Islea - IX. Oliver & Boyd, London CALIFANO M. - 1971 - Beccaccia - Olimpia, Firenze FADAT ch. 19773- Maleou femelle? - ‘‘La Mordorée’’, juillet, 9-18; novembre, 1-13. FADATch. -1974- Jeunes becasses - “La Mordorée”, novembre, 1-3. GARAVINI E. - 1948 - Beccacce e Beccaccini - Olimpia, Firenze GEROUDET P. - 1948 - Les Echassiers - Delachaux et Niestlé, Neuchatel MARTORELLI G. - 1960- Gli uccelli d’Italia - III ed. - Rizzoli, Milano PIERONI P. - 1966- La beccaccia - Olimpia, Firenze ROTONDI M. - 1962 - Migratori alati - La Rotografia Romana, Roma. Un caso di automedicazione? Zampa di beccaccia fratturata e saldata, uccisa il 21-12-75 al Sasso di Cerveteri (Lazio) dal socio Francesco Pagani Incoronati 10 LA NIDIFICAZIONE DELLA BECCACCIA IN ITALIA NOTIZIE DELL’ULTIMA ORA Stanno arrivando i primi risultati della inchiesta sulla nidificazione della Beccaccia in Zona Alpi condotta assieme all’U.N.Z.C.A. (Unione Nazionale Cacciatori Zona Alpi). Le comunicazioni giunte riguardano per ora la provincia di Vicenza con vari casi di nidificazione. Nel ringraziare il Dr. Ennio Fabrello che sta dando il massimo impulso alla interessantissima inchiesta, preavvisiamo che i risultati della medesima saranno pubblicati nel prossimo numero che si preannuncia molto intressante. LA REDAZIONE GALLERIA DEI NOSTRI CANI Fillirea del Conero - cacciatrice fortissima consentita da Max giovane fratello di Mi!o - Alle vatore Propr. Dr. G. Gramignani 11 le prove francesi su beccacce La mordorée è bloccata.... ....e vola a candela Il vincitore Armando Diaz della Vittoria, membro del Consiglio Nazionale del Club della Beccaccia, ha volentieri aderito a presenziare e rappresentare le nostra Associazione alla Dodicesima Edizione delle Prove Francesi per cani da ferma, su beccacce sparate, nella foresta di Quenecan in Bretagna. Nella veste di inviato speciale (a sue spese! ud. r.) e di osservatore attento ci ha spedito, queste veloci note che, assieme alle osservazioni che più ampiamente ci riferirà, costituiscono per noi dei preziosi suggerimenti, avendo anche noi in programma di organizzare analoghe prove su beccacce per cani da ferma. Ci è grata l’occasione per ringraziare da queste colonne e gli Organizzatori della Società Canine Bretonne, i giudici ed i colleghi francesi per le simpatiche accoglienze usate al nostro rappresentante, primo italiano e presenziare le prove francesi su beccacce. Naturalmente i nostri ringraziamenti vanno personalmente anche a Diaz per la volontaria missione brillantemente espletata. Ecco le note inviateci. Sabato 13 dicembre alle 8,30 ho avuto, presso l’Hotel di Gouarec, il piacevole incontro con gli organizzatori della gara e con i giudici, che mi hanno fatto oggetto di calorose, cordialissime accoglienze, quale rappresentante del Club della Beccaccia e primo italiano presente a queste magnifiche prove su beccacce in terr a di Francia; prove che quest’anno sono alla loro 12 edizione e che hanno totalizzato, tra gli 11 concorsi delle due giornate di gare, giudicate da 12 esperti giudici, un lotto di oltre 200 cani iscritti. il che testimonia l’alto livello medio dei beccacciai francesi, nonché le felici possibilità beccaccistiche della terra di Francia, ove l’Arte Cinegetica è tenuta in grandissimo onore e saggiamente amministrata sotto l’aspetto tecnico e legislativo. Dall’Hotel di Gouarec ci recammo a pochi chilometri presso 1’ Auberge Bon Repos, deliziosa casa di caccia in legno ai limiti della grande Foresta di Quenecan, presso un piccolo e limpido fiume. Qui avvenne l’incontro con i conduttori, i tiratori incaricati, i proprietari dei cani, gli ossservatori e tanta gente pervasa dalla euforica eccitazione di tutte le vigilie. Attorno un centinaio di macchine colme di cani. Fatto l’appello in base al catalogo, giudici e concorrenti dei sei concorsi previsti per la giornata di apertura si recarono in macchina nei settori loro assegnati nella grande Foresta. 12 Ho preferito seguire i concorrenti di razze inglesi, tra cui quando fosse fermo. In tal caso i conduttori non si fer predominavan a larga maggioranza i setter inglesi con qualche gordon. I pointers presenti costituivano circa il 25% degli iscritti, Ottimi cani nel complesso, di eccellenti doti e dressaggio. I setter inglesi, spesso tricolori, si notavano per la loro taglia particolarmente grande e robusta (influenza del gordon? nd. r.) Debbo rilevare due eccellenti iniziative: i cani sono iscritti al libro Origini Francese con nome la cui iniziale progressiva indica il loro anno di nascita e poi, come potei constatare alla fine dei concorsi prima della premiazione, i soggetti in gara subiscono un esame ed una valutazione delle lo’ ro caratteristiche somatiche. L’ambiente delle prove nella grande foresta era molto vario e suggestivo ed idoneo in molte zone ad una ampia cerca, ma potei constatare che, tendenzialmente, era più gradita una cerca contenuta, per cui i cani cacciavano a distanza ravvicinata. Un cane il cui suono del campano fosse al limite dall’udito veniva considerato «orse un po’ drastkamente/ n.d.r.) fuori mano. I turni della durata di circa 20 minuti erano effettuati da 2 cani contemporaneamente, ma non proprio in coppia, avendo ogni iscritto a disposizione i giudice ed I tiratore. I Conduttori dovevano seguire l’azione dei cani procedendo solo sugli stradini del bosco ed intervenendo sul cane solo mavano mai dietro, ma regolarmente aggiravano il cane, ponendosi a lui di fronte con la mano alzata. Le beccacce trovate nel complesso delle prove furono circa un centinaio. Tale numero fu dai più considerato modesto, dato che l’anno precedente se ne erano trovate il doppio. Constatazione unanime: selvatici tendenzialmente nervosi e leggeri che si sottraevano con lunghe pedonate, frullavano poi con facilita. Dopo la sosta per un eccellente pranzo alla casina di caccia a base di squisiti gamberi dell’ Atlantico, i turni ripresero sino al tramonto. Alla fine adunata all’Auberge Bon Repos per I ‘illustrazione delle classifiche e la premiazione in un ambiente caldo e cordiale ove il Calvados, un alcool tipico francese distillato dalle mele, contribuì alla generale letizia, eliminando altresì l’umidore della brunosa giornata nordica. A sera pranzo con gli organizzatori ed i giudici all’ Albergo di Gouarec ove fui invitato con squisita cortesia. Naturalmente ottima la cucina francese, allietata dal Cidro, tipica bevanda bretone. ll giorno dopo, con sole splendente e rigida tramontana le gare proseguirono secondo il programma, concludendo una manifestazione perfetta all’insegna della più cordiale distinzione e del vero grande sport.! ARMANDO DIAZ GALLERIA DEI NOSTRI CANI Milo - Allevatore Avv. Italo Beuini - Roma - Propr. Dr. G. Gramignani - pointerb. a. di2 anni - cacciatore completo, bene iniziato a beccacce - Ecc. in Exp 13 TONY BURNAND UN BECCACCIAIO? Nell ‘anno 1963, fra le Editions de la Table Ronde, uscì il volume “Nos gibiers comme je le vois’’ scritto dal predetto autore che, defunto nell ‘ottobre del 1970 all ‘età di 77 anni, era dotato di una prodigiosa facilità nello scrivere tanto, che i suoi libri di caccia e pesca assommanno ad oltre una ventina. In questo libro Egli esamina quanto è stato scritto dai molteplici precedenti autori sul comportamento, sulle abitudini, sui costumi della selvaggina europea, criticando spesso affere molto remote nel tempo. Egli inizia il capitolo che riguarda la beccaccia con queste frasi: ‘‘Io non posso liberarmi da una piccola inquietudine pensando al numero delle persone, sconosciute od amiche, che questo libro dovrà scandalizzare, e che mi vorranno veder morto per aver osato attaccarmi a dei principi sacro- santi, a delle idee e nozioni per esse intangibili e prendermi per un denigratore di dei o di dee per il culto delle quali essi si farebbero sgozzare. Io h0 negato alle lepri l’intelligenza sulla quale è basata la loro alterigia di venire a capo con dei cani da seguito, ho avvilito il fagiano al rango Ui pollame, ho lasciato capire che il capriolo era un triste sire. Ed ecco che io vado a prendermi con la regina delle regine delle libertà imperdonabili. ‘‘Ma no, cari amici conosciuti o sconosciuti, io non voglio denigrare gli oggetti del vostro culto: io le amo come voi ma su di un piano leggermente differente: io mi sforzerò di mostrarle tale e quale io le ho viste e cacciate con passione durante 50 anni della mia vita e non come le hanno presentante tante e tante brave persone, le antiche per mancanza di spirito di osservazione, certe moderne per ignoranza e desiderio del minimo sforzo, basandosi su quanto avevano scritto gli antichi. ‘‘Mi preme prevenire subito il lettore che se egli si aspetta di trovare in questo capitolo le espressioni classiche ed il tono ditirambico e piagnucoloso (di emozioni mal contenute) di cui è piena la letterattura beccacciaia egli sarà deluso: io sono fermamente deciso a non chiamare la beccaccia, nè la ‘‘mordorée, nè l’uccell.o misterioso, nè la dama dal lungo becco, dagli occhi di velluto, dal piumaggio color di foglia morta. A rischio di ripetermi io chiamerà questo simpatico uccello per il suo nome francese oppure, nel peggior dei casi, per il suo nome latino: Scolopax”. Sin qui Tony Burnand! Decisamente l’autore non è un beccacciaio pur affermando di amare la beccaccia. Infatti egli, pur ammettendo ‘‘che è sorprendente, ma non ridicolo, che esista un club di beccacciai, editore di un periodico sul quale i soci del Club si scambiano osservazioni, constatazioni, opinioni e talvolta dei colpi (di penna), trova ammirabile ed invidiabile che tanti possano, in mezzo agli attuali grandi avvenimenti mondiali, in mezzo allo scompiglio cronico a cui siamo condannati a vivere, di fronte ai problemi finanziari sempre più insolubili, ai pensieri, agli affanni ch l’avvenire moltiplica per i nostri figli, avere questo mezzo ammirabile di evasione mentale, questo rifugio segreto, ove uno è infine tranquillo, solo, libero’’ Non è un beccacciaio il Burnand, ma sa che solo il vero beccacciaio considera la beccaccia come un uccello diverso dagli altri, più raro e più prezioso, più furbo e quindi più divertente da cercare. Sa che per essere beccacciai è necessario essere innamorati della beccaccia, prendendo questo qualificativo nel suo senso più elevato come uno è innamorato della sua donna, del suo bambino o del suo cane. E necessario non pensare che a lei sul terreno, non cercare che lei in sogno, avere il cuore che batte leggendo solamente il suo nome, contare i giorni che vi separano dal suo primo arrivo. E necessario ancora, quando uno l’ha uccisa, tenerla come una reliquia, un oggetto d’arte, una edizione rarissima, carezzarla con l’occhio, poi, dolcemente, religiosamente, con la mano; piegarsi - con molta più attenzione e febbre che sulla dichiarazione del reddito - sulle linee possibili della sua migrazione, le influenze che possono spingerla ad anticipare o ritardare la sua venuta; chiedersi con una ansietà, non finta, se essa trasporta veramente i suoi piccoli in caso di pericolo, se essa li tiene con il becco e le zampe o fra le sue zampe solamente’’. Ma perchè egli considera la beccaccia un uccello come gli altri? Per quali motivi egli ritiene che noi, beccacciai, siamo degli abbagliati da questa nostra regina? Egli afferma che ogni selvaggina ha dei sistemi per difendersi in rapporto all’ ambiente in cui si trova. Niente di nuovo quindi da quanto avviene per l’altra selvaggina alata. Mette, poi, in dubbio quanto i beccacciai affermano e cioè che essa sia capace di curarsi le sue ferite con delle erbe e del fango. Egli dice anzi ‘‘crediamolo per far piacere a quanti ciò hanno affermato’’. Anche su questo punto io sostengo che il Burnand è in pieno errore in quanto troppe furono le occasioni in cui ho visto beccacce che si erano curate da sole essendo le loro ferite facilmente a portata del loro becco, ma ne ho visto anche alcune la di cui posizione non permetteva certo alla beccaccia di tamponare la sua piaga da sola per cui è da pensare senza alcun dubbio che a ciò abbia contribuito l’aiuto di una sua simile. Egli porta per paragone il cinghiale ferito che va subito alla pozzanghera per immergersi, lenire il suo dolore ed arrestare la sua emorragia. Ma la cosa è ben diversa poichè il cinghiale non si cura per nulla, non aggiunge nulla al fango che si ferma sulla sua ferita, mentre la beccaccia mescola al sangue raggrumato erbe e forse un composto lavorato con la saliva emessa dalla sua bocca. Con sorpresa ho notato che egli non parla affatto, trattando di questo nostro scolopacide, della facoltà che esso avrebbe di sopprimere il proprio odore in caso di pericolo, facoltà che alcuni hanno voluto affibbiare alla beccaccia. Ritengo che ciò sia avvenuto per un riguardo ad un suo amico che questa teoria aveva lanciato. Nella prefazione, ne fa cenno con questo periodo: ‘‘Dire che un cane ha un naso eccezionale perchè è capace di seguire, diverse ore più tardi, il tragitto percorso da un selvatico, è dimenticare che egli può affidarsi per farlo ad un senso tutto diverso, senso che noi non possediamo o che possediamo solo allo stato rudimentale; dire poi, se il cane non accenna la presenza di un selvatico vicino, che ciò avviene perché il 14 detto selvatico ‘‘sopprime il suo odore”, è puerile, specialmente quando si ignora assolutamente se il selvatico lasci un odore durevole sul suolo e se il cane si serva veramente ed esclusivamente del suo naso per rilevare una pista. - Innumerevoli fatti provano esattamente il contrario’’ lo, su questo, sono perfettamente d’accordo col Burnand e la polemica che ho avuto con alcuni colleghi francesi attraverso il bollettino del Club des Becassiers, “La Mordorèe’’, ne è la conferma. Fra le molte cose con cui non sono d’accordo col Burnand è il fatto che egli afferma che “il tiro davanti a se è dieci volte meno difficile di quello al beccaccino’’. Sono convinto di questo solo quando si tratta di cacciare la beccaccia in ambiente non munito di folto ed alto sottobosco, in caso di macchia rada, o di ramerinai o ginestreti nei quali la beccaccia che si alza si può vedere per abbastanza lungo tempo senza gli zig-zag alla quale è costretta quando deve schivare tronchi od arbusti. Ma in tale ultimo ambiente molto diverso il suo tiro di sfondata non è facile come lo descrive l’autore. Vi sarebbe ancora molto da dire sulle affermazioni contenute nel predetto articolo ma, anche per ragioni di spazio, preferisco fermarmi. Prima, però, di terminare questa chiaccherata, desidero mettere in evidenza la chiusura dello scritto del Burnand; chiusura che mi sorprende non poco perché fatta da un forte ed autentico cacciatore che qui ci vuoi dare ad intendere il motivo che, in parte, ha contribuito a che egli non diventasse un beccacciaio. Scrivendo della caccia alla “croule’’ egli così termina: “Ho passato così, non solo ma in due, con una giovane donna alla quale non mi legava che una calda amicizia o, piuttosto, un comune amore per la natura, le bestie e la stessa caccia, delle serate in Sologna alla ‘‘croule”, serate che sono state fra le più belle, le più serene e le più felici della mia esistenza. “Io non ho più di lei, scomparsa nel fiore dell’età, altri ricordi tangibili che degli acquerelli di fiori e quello di una beccaccia alla quale abbiamo tirato insieme e della quale essa aveva, con una tenerezza ed una minuzia da poeta, riprodotto il piumaggio di ruggine risplendente di nero. Essa non era beccacciaia e forse può essere che il ricordo di lei abbia contribuito in parte a che io non lo sia mai diventato”. Che questa sia stata, in parte, la ragione per cui egli non è diventato beccacciaio io non ci credo: credo piuttosto che in lui non esistesse quello spirito e quella passione per cui noi beccacciai lo siamo diventati. ETTORE GARAVINI RICORDO DI UN MAESTRO VITTORIO ORTALI Antesignano della nostra filosofia . 15 Che si sia costituito il Club della Beccaccia è, certo, av venimento di vivo interesse, perché è prevedibile che esso possa offrire un importante contributo alla conoscenza della biologia, dei costumi, migrazioni, nidificazione, ecc... della nostra ‘‘regina” così come è certo che esso interverrà, ove necessiti, a tutela sia della selvaggina che dei beccacciai. Ma a lato di questo affascinante campo d’azione di natura tecnico-biologica, giuridico-sportiva ne esiste un altro che, a mio parere, è non solo più importante, ma addirittura essenziale: è il settore morale, deontologico, è il modo di concepire la caccia. In altre parole è la filosofia stessa della caccia, così come noi la intendiamo da cinegeti coscienti e consapevoli, che bisogna affermare e diffondere, se vogliamo che l’Arte cinegetica, la vera caccia per cacciatori veri, possa sopravvivere nei tempi a venire. Non v’è dubbio che la nostra opera in tale campo si presenti molto ardua, al punto da sembrare quasi ingenuo parlare di diffondere una sana concezione della caccia in questo nostro tempo così arido e crudo, ove si assiste al crollo di tanti valori morali, sommersi dalla più plateale volgarità. Purtuttavia, data la vitale essenzialità del problema, io penso che sia necessario affrontarlo con fede, anche se in pochi, pur di tenere accesa la fiamma del nostro ideale e conservare la buona semente. E possibile infatti che, superato il vertice della crisi negativa, ci si avvii ad una ripresa in cui la pur debole fiamma ed il seme nascosto possano trovare condizioni più favorevoli per tornare a risplendere e germogliare fecondi! Ma in questo momento bisogna tenacemente resistere! Io credo che nessuna categoria di cacciatori più di quella dei cacciatori col cane da ferma e, soprattutto, dei beccacciai, in quanto io fermamente ritengo essere la caccia alla beccaccia la più alta e spirituale espressione dell’Arte Cinegetica, massimamente capace, quindi, di formare nel corpo e nello spirito quanti ad essa si dedichino con purezza di cuore, addottrinandoli altresì nelle segrete regole che presiedono alla vita delle selve e degli animali ed alle oneste norme che permettono di cacciarli con lealtà e saggezza, sia più preparata ed idonea a formulare, diffondere ed affermare questa concezione morale della caccia. Molti scrittori, in passato ed ancora di recente, hanno illustrato i principi essenziali di questa nostra filosofia, ma pochi sono riusciti a farlo così splendidamente con sintesi o forma letteraria efficaci e perfette come il francese Pierre Malbec ed il nostro indimenticabile Vittorio Ortali, si noti, entrambi beccacciai e purtropio ormai entrambi scomparsi. Ascoltiamo assieme la loro voce, che ci giunge dal lontano Regno della Suprema Saggezza, con attenta e reverente devozione! Pierre Malbec è l’autore di una insuperabile frase. È una frase essenziale, sintetica, lapidaria che, purtuttavia, garrisce viva e luminosa e che parla al cuore come un vessillo della patria al vento, offrendo alla fantasia una così caleidoscopica varietà di argomenti, suggerendo tante variazioni sul tema e tante possibilità che, pur rispettando 1 ‘assioma, ci offrono ugualmente il modo di raggiungere le più intime e felici soddisfazioni venatiche, anche limitando il carniere. ‘Chasser le pluspossible eri luant le moinpossible!’’ (“Cacciare il più possibile uccidendo il meno possibile!’’) LA NOSTRA In questa felicissima frase c’è tutto e c’è, scolpita con arte suprema, tutta la nostra filosofia. Basta pensarci solo un momento per comprenderla in tutta la sua bellezza. La caccia, infatti, deve essere anche pensiero e meditazione! Vittorio Ortali, che io ebbi la fortuna d’avere Maestro ed amico, fu, viceversa, l’autore d’un celebre articolo dove forma e lirismo, tecnica cinegetica e poesia si sviluppano e si fondono assieme, sino a sfociare in una così armoniosa conclusione di pura filosofia della caccia che ci lascia, al suo finire, in muta ammirazione, rapiti come al cessare di una trascendente sinfonia. Ascoltate quello che fu il suo canto del cigno ed il suo testamento spirituale, perchè, poco dopo, le sue parole si tacquero nel silenzio dell’Eternità! ‘‘C’è una cattiva aria in giro per i poeti! Questa epoca di realismo che attraversiamo, dalla politica all ‘amore, non è certo la più indicata per i sospiri al chiaro di luna, per i senti mentalismi romantici, per il decadentismo stile ottocento. Quelli stessi che scrivono in versi, e sono ridotti a pochi ormai, cantano più il rombo delle macchine e dei motori in forma onomatopeica, le nuove conquiste della meccanica, della fisica, della chimica in accenti strani, dove abolita è la fluida musicalità della rima ed i ritmi sonori, piuttosto che la fragranza dei sentimenti delicati, il sentimento panico che ispirano i mutevoli fenomeni della natura, l’aderenza delle anime ai piccoli e grandi aspetti della vita semplice e contemplativa. Qualche critico potrà vedere in ciò una reazione della realtà contro l’illusione, una conquista della sostanza sulle pericolose deviazioni della forma, un neo-classicismo ‘‘sui generis’’ contro 1’ arcaismo. Noi non commenteremo. Soltanto pensiamo che, al di fuori delle forme decadenti, quel lievito di poesia, spesso inespressa, che è l’affiato di ogni anima sensibile alle seduzioni del bello, negli spiriti sem plici e primitivi, che ancora e sempre si estasiano davanti ad ogni aspetto della natura, con la quale anelano, direi, di im medesimarsi spiritualmente, non si possa sopprimere nè per mutar di tempi, né per volger di eventi. PIERRE MALBEC 16 FILOSOFIA È uno stato d’animo con il quale si nasce, con il quale si vive, col quale si muore. Spesso spiritualmente estranee alle odiose realtà della vita, colorando sempre di illusioni le tristi esigenze della materia, queste anime semplici vivono una loro vita e una ricchezza interiore che solo li illumina e li com pensa. Il poeta oggi non scrive più versi: si è fatto cacciatore cinofilo. Quando vedete un cacciatore vagante da solo con il fido cane che batte il terreno davanti a lui, il passo lento, spiando continuamente ogni movimento e ogni atteggiamento del cane, quando lo vedete a volte preoccupato imbracciare il fucile, a volte metterlo a tracolla, girando, allora, sereno lo sguardo indugiante d’attorno, potete star certo che quasi sempre quello è un cacciatore-poeta. Non le gaie e rumorose comitive, che pur danno spesso una gioia piena, materiale del godimento venatorio e delle varie attrazioni della società di amici, lo attirano, poichè lo distraggono dal suo raccoglimento interiore e ne appannano la sensibilità dello spirito. E ciò non già per disprezzo delle sane gioie della compagnia, ma per una forma di umano egoismo, per il quale egli sa che da solo gode più pienamente il diporto preferito, riportando un maggior carniere dj selvatici e, di gran lunga, una maggiore copia di sensazioni. La caccia è intesa da lui come un’aspirazione o un atto in un modo tutto particolare e soggettivo. La tecnica più scrupolosa per ogni selvatico che persegue, tecnica affinata da una soda preparazione culturale illuminata dalla luce di una lunga esperienza ragionata e vissuta. Ansia di conoscere sempre più le abitudini della selvaggina e le astuzie varie che questa oppone alla persecuzione del cacciatore. Cura speciale di sprecare il minor numero di colpi, non già per una malintesa economia, ma per quella passione per tutto ciò che è perfetto, per la quale ogni colpo deve essere sparato necessariamente a tiro, nel modo e nel tempo voluto, possibilmente a segno. Ma, soprattutto, il cacciatore-poeta, che ha l’animo aperto a tutte le bellezze del creato, bellezze che si rinnovano sempre e si riflettono nei suoi occhi desiosi negli intermezzi del suo esercizio, trova le sue soddisfazioni maggiori nel lavoro del cane. Questo lavoro egli lo esalta a simbolo di arte e di estetica venatoria nella cornice del quadro che ho tentato di descrivere, lavoro che alle alte doti di stile deve accoppiare quelle utili al rendimento. Sempre lo troverete con un cane puro, perchè egli sà che la selezione è un mezzo efficacissimo di perfezionamento, e anche perchè naturalmente portato verso ciò che si distacca dal volgare. Così pure non lo alletteranno oltre misura le facili stragi che una giornata favorevole o un passo eccezionale possano offrirgli, in quanto più del carniere comunque colmo, egli preferirà il superamento delle reali difficoltà per conquistarlo con tutte le regole dell’arte e della scienza cinegetica. Non gioie clamorose per un successo, non depresso avvilimento per una disavventura: misurata emulazione per i migliori, serena comprensione per quanti sono da meno di lui. Ma, al di fuori di queste qualità tecniche e spirituali, un aspetto soprattutto lo distingue: l’ardente, inestinguibile sete di bellezza onde tutto il suo animo è tormentato e la serena capacità di vedere, di comprendere e di gustare ogni aspetto della bellezza comunque e dovunque si mostri, trovando l’eternamente nuovo nell ‘eternamente vecchio, creando, direi, col suo vigile occhio ansioso, gli elementi stessi della bellezza. Ecco là una beccaccia fermata fra un sesto acuto di rami, sospesa per un attimo fra terra e cielo, in un corridoio dorato che termina luminoso in un lembo di azzurro, in mezzo alle colonne vegetali sulle quali incombe la cupola di fronde. Quale quadro incomparabile, che egli nell’atto venatorio che compie, sa vedere e gustare indugiandosi ad ammirarlo! Ed è appunto in questa capacità di vedere, di ammirare, di creare le seduzioni del bello che stà il carattere distintivo del cacciatore-poeta e la sua filosofia della caccia! Se poesia è stato d’animo, è pathos, creazione, ansia del bello, il cacciatore così fatto è senza dubbio poeta. La sua musica sono gli aliti dei venti che carezzano o le raffiche che frustano, gli accenti sono le mille voci che varie, molteplici salgono da ogni valle e da ogni selva: la poesia è il tutto. Sole infuocato, pioggia dirotta, nebbie opache, brume trasparenti, cieli sereni o cupi, aggrondati di nuvolaglia, tutto si trasforma in elemento di bellezza. La morte stessa del selvatico ne esce nobilitata, perchè portata a coronamento di uno stato d’animo e di un’opera di poesia. Oggi la poesia non si canta più: si vive. Bisogna diffondere questa filosofia della caccia e della vita. E il modo più bello e sano per elevare e nobilitare il nostro appassionato diporto. In ciascuno di noi, per grezzo o rustico che sia, si nasconde sempre un tantino il poeta. La selvaggina spesso, troppo spesso direi, altro non è che un... ideale alato e rivestito di penne. Coltiviamolo questo culto del bello e del difficile, dell’aspro e del perfetto e, se anche il quadro che ho tracciato pecca di ottimismo, servirà sempre a renderci migliori: come uomini, come cacciatori, come poeti, che vivono intensamente la passione del loro diporto, scuola e strumento di bellezza perenne’’ VICTOR Ecco: Vi parlo sottovoce per non guastare l’incantesimo. Mi si permetta una sola raccomandazione: rileggete e meditate! Ogni frase è un articolo della nostra legge morale e tutto lo scritto, in forma perfetta, è la nostra filosofia! Ecco chi siamo! Ecco che cosa vogliamo! GIORGIO GRAMIGNANI 17 VECCHI BECCACCIAI MARCHIGIANI E ABRUZZESI Prima di dare inizio a questa mia prima collaborazione col Notiziario del C.d.B. desidero rivolgere un memore pensiero riconoscente a quelli che furono i nostri cari, indimenticabili maestri delle cui esperienze, elargiteci con la generosa semplicità d’altri tempi e col fraterno affiato della comune passione, fummo nutriti - prima su piede di casa, poi per terre d’oltremare Erano tutti di qualche lustro più anziani di noi, contadini, signori, gente “di penna’’ e d’artigianato, professionisti, oppur uomini di montagna e di padule, di collina e del piano, sapienti o analfabeti, ma tutti d’alto intelletto, chè nella caccia mescolavano anche l’amore per la natura e per tante altre... piccole cose... - Gente dell’ottocento! - Durante la battuta assumevano un aspetto pieno di comprensione... da senatori romani; poi, a sera, nel rustico conviviale, amavano brindare arguti e sfottenti alle ‘‘padelle” della giornata, come se pronunciassero requisitorie. Rimonto nel tempo a circa mezzo secolo fà ed ecco che sorridenti, per quel che sto dicendo di loro, mi riappaiono quei volti sereni e bonari di questi cari maestri ed amici indimenticabili. Essi in autunno avanzato quando la ‘‘farfallomi’’ comincia ad attrarmi con le sue malie, si mettono dietro le mie spalle e, passo passo, mi seguono come, or l’uno or l’altro, suoleva fare. Così ogni anno tutti ritornano per una rimpatriata dall’antico discepolo, divenuto vecchio anche lui, per essergli sempre spiritualmente vicini, più ancora che nelle foto di cui sono tappezzate le pareti di questo mio stranissimo studio dove agli scaffali, ove sono accatastati multicolori fascicoli litigiosi, fanno riscontro, sui muri, visioni arieggianti un senso panico da cinegetycon senofonteo... Cani, rozzi da caccia con l’effigie dei loro autori, un acquerello di Norfini (una “regina” fra uno spolvero di piumicciuole che si accascia in volo fuminata dalla botta) e sopra una tela di Beppe Leti con la meravigliosa Ketty, una fox terrier che sonnecchia acciambellata su di un sericeo cuscino vermiglio. Ebbene quei volti, in questi giorni beccacciferi, si rianimano, si distaccano da quelle pareti per starmi d’accanto. Essi desìderano vedere, vogliono sapere se...l’alunno è ancora “in attività di servizio e se sa fare ancora tesoro dei loro vecchi insegnamenti... - Come suggeritori dalla cuffia della bocca d’opera al protagonista, che sarei io, mi bisbigliano all’orecchio come dovrò contenermi. E penso che ci debbano provare un gran gusto in questo loro spiarmi per prevenirmi. Giunti poi al momento decisivo, ai punto critico della scena, i volti e le voci si fondono gli uni alle altre in una pittorica sintesi di tenue e diafana figurazione. Tutti fusi insieme trepidano con me spasimando in attesa dell ‘assonante battito di penne della “farfallona’’ e mi dicono: ‘‘- Vedi quel varco di cielo tra le vitalbe e il caprifoglio attortigliati all’olmo secco Stai attento che lì ti ‘‘sfonderà’’ la regina che il cane ha fermato!!” ‘‘Perla avanza in guidata a testa alta lungo il sentiero fra i ginepri -. ‘‘Fatti sotto che la “scopaiola’’ ti si allontana di piede e, se non t’affretti, ti partirà fuori tiro!.. – Poi ciascun d’essi riprenderà il proprio sembiante e il tono della voce sua nell ‘ordine in cui mi apparvero negli anni verdi della mia vita: ‘‘Giovannino, ‘‘Cesarino del Calchi” Enrico, Battista, Lucinio, “Mimo”, ‘‘Sisi’’, Pasqualuccio, Silvio e ‘‘Ninì’’, Nicola e Bruno e “Peppino’’... - E i cognomi Che importa!.. Sono i nomi, oltrettutto che con- Il Picchio Verde a Botrinto 18 tano e che a me sono cari perché era, appunto, chiamandoci per nome che esultavamo all’unisono nella beatitudine che la caccia d’allora sapeva donare a chi le avesse recato un fedele tributo con vero intelletto d’amore. Ed ogni volta che questa strana parola-scioccamente dispregiativa “beccaccia” - mi suona alle orecchie tosto mi si affacciano alla memoria i luoghi dei tanti incontri e con essi i nomi di coloro che con me divisero quei momenti di felicità vera. Tale, almeno, era per noi, gente semplice tanto diversa, e non soltanto nel chiomato aspetto, da quella d’oggi. Beccaccia! …Nome assai male appropriato e che avrei preferito chiama re latinamente “rusticula” che, nel nostro liguaggio vorrebbe graziosamente significare “villanella”. E adesso vorrei presentarvi Nicola e Bruno (Gentili-Belli) con ‘‘Peppino’’ (Budellacci), il sottoscritto - che solleva il rozzo di caccia sudato insieme a Butrinto (basso Epiro), il 9 gennaio 1939, sul motopeschereccio del Capitano JMrusso. Ohimé or’èmolt’anni! – IL PICCHIO VERDE Camillo Valentini, il nostro amato Picchio Verde, con questa delicata e commossa fantasia di ricordi, lieve ed armoniosa nel suo periodare patetico e musicale come ‘‘un ztia ‘‘di Giacomo Puccini, guarda caso anche lui cacciatore, uso ad ascoltare le armonie del padule e delle selve, ci richiama alla mente tre nomi: quelli di Nicola e Bruno Gentili Belli e di Giuseppe Colacicco, certo tra ipiz grandi beccacciai di tutti i tempi. Essi con la loro esperienza e la loro elevata concezione della caccia, fatta di tecnica perfetta, di attento studio e di amorevole rispetto per la beccaccia hanno anticipato, da autentici ‘‘Maestri Beccacciai’’, la via che, ora, noi tentiamo di percorre re. I loro molti scritti e le loro osservazioni sulla beccaccia tutte di altissimo valore, sono sparse ed ignorate tra le pagine delle princzali riviste venatorie italiane di questi ultimi 30 anni, Perch& non tramandarli, raccoglie ndoli in una edizione speciale promossa dal C.d.B. ? Sarebbe un successo ed un merito grande per la nostra Associazione. la mia idea è sul tappeto: essa attende d ‘essere rzresa da chi ha ‘‘intelletto d ‘amore /‘‘ G.G. GALLERIA DEI NOSTRI CANI Lori di Montecerno de! socio Aldo Mazzieri di Osimo (AN) - molti Ecc. - CA. C. - CA. C.ILB. a Parigi e quello che non guasta brava a beccacce! 19 NARRATIVA L’INCONTRO Quel mestiere al ragazzo piaceva poco, ma c’era andato già per due o tre mesi di seguito a pascolare nel ginestreto quando il tempo si guastò e si mise a piovere. Nelle depressioni del prato con gli sparti e i pruni s’era raccolta molta acqua - Le pozzanghere color mattone, dalle quali i primi giorni di temporale Nicola faticava a tener lontano le pecore, si erano illimpidite via via che l’aria rinfrescava, creando in certi punti un poco d’acquitrino. Ora che il tempo non era buono il ragazzo giungeva tardi nel posto, verso mezzogiorno, e quando la bora non obbligava le sue mani a rintanarsi nelle tasche dei calzoni ruvidi di panno, ricercava sassi a rotula nell’arato vicino e spendeva una parte del tempo a bombardare lo stagno, dove l’acqua era più fonda, fino a che i muscoli del braccio non gli facessero un poco male. Già nei primi giorni di novembre Nicola aveva notato che erano giunti molti uccelli forestieri Specialmente tordi, che battevano in una vecchia vigna abbandonata nei pressi del pascolo. Aveva perciò pensato di armarsi di fionda. Aveva già adocchiato gli elastici delle calze della mamma ed ora che l’estate di 5. Martino aveva riportato il sole tiepido e l’aveva fatto anche più luminoso che per l’addietro, andava verso i macchioni del fosso della Rubbia in cerca di un ramo a forca. Ce n’erano tra le siepi d’olivella. Passando esaminò per un momento un perastro, ma lo scartò subito quando si fu accotto che la biforcazione del ramo non era perfettamente simmetrica. Attraversò soprapensiero la macchia degli ontani quasi spogli dove il suo mini-gregge s’era animonticchiato nei due mesi di caldo forte. Stava già imboccando il sentiero che mena al fosso quando uno sbattere forte di ali lo fece sobbalzare e arrestare di un passo. Riavutosi subito, s’era dato dello sciocco per essersi spaventato di un uccello, mentre ne seguì per un pezzo il volo falcato. Solo che quella specie d’uccello lui non l’aveva visto mai. A pensare che un altro poco lo prendeva coi piedi! Le penne, per quel poco che Nicola aveva visto, erano quasi come quelle del falchetto, ma più scure. E anche nel volo gli somigliava... Ma se era grosso! Quasi quasi più della gallina che la volpe s ‘era presa sull’aia il giorno dei Santi.. 11 pomeriggio non sembrava voler più finire. Nicola aveva fretta di ritornare a casa e chiedere a suo padre o a sua madre. Aveva già ripulito per bene la forcella di ligustro per la fionda che aveva trovata bella e stagionata in un macchione bruciato. Guardò ancora una volta il sole. Gli sembrò che avesse preso la discesa verso i monti del Carro. Suo padre lo sgridò perché era tornato in anticipo con le pecore e la gioiosa curiosità di sapere subito da lui qualcosa sull ‘insolito incontro gli si spense dentro. Si amareggiò e decise di chiedere a qualche altro, neanche più a sua madre. Poi pensò che forse domani non sarebbe passato per il ginestreto neanche il “Mutilato’’, che ogni tanto ci andava a caccia, e non seppe resistere. Mentre i cucchiai mandavano guizzi alla fiamma, andando e venendo dalla scodella comune, il padre di Nicola ascoltò quasi indifferente, chiese se l’uccello s’era involato da terra e se aveva il becco lungo, e sentenziò che era una beccaccia. Il giorno dopo, però, l’uccello negli ontani non c’era e il ragazzo pensò che suo padre si fosse sbagliato a dirgli che la beccaccia se la fa sempre allo stesso posto. Gironzolò nel punto in cui l’aveva vista volare e se n’andò subito a rivoltare le pecore e la capretta che s’erano date nel campo seminato a grano. Sul confine adocchiò il solito masso e ci saltò a fare la sentinella. In piedi stava scomodo e si scocciò subito. Sedette dal lato col muschio, mise fuori dallo zaino militare che aveva a tracolla il libro ‘‘Cuore’’ e cominciò a sfogliare le pagine che sembravano essere state, pur esse, alla guerra. Finché le pecore glielo permisero, si senti tutt’uno con ‘‘la piccola vedetta lombarda’’. Quando dovette correre a tagliar loro la strada del seminato, badava a non distogliere gli occhi dalla pagina per tenere il segno. L’uccello che suo padre aveva chiamato ‘‘una beccaccia’’ gli s’involò dinanzi con lo stesso frullo rumoroso del giorno prima. Nicola non s’interessò più di quel che succedeva nel campo di grano in erba. Seguì il volo basso della beccaccia che si calò presto dietro un cespuglio, buttò da una parte libro e tascapane e, armatosi di una pietra a schiaccia, strisciò carponi verso la macchia di rovo. Acquattato dietro, aspettava di poterla scoprire. Così grossa, avrebbe dovuto vederla subito!.. - Col collo stirato nello spasimo di guardare oltre la barricata dei rovi, attese di scorgerla camminare fino a che non gliela fece più col flato e per poco si abbandonò sfinito sulla terra umida. 11 fresco del prato lo fece sentire bene. Si erse subito e attese inutilmente. Gli sorse il dubbio che non avesse visto giusto. Strisciando a ritroso si portò nel punto in cui la beccaccia s’era palesata in volo. 11 cespuglio era quello e non altri. Quando fece per 20 spiare di nuovo con la testa sui rovi, la beccaccia esplose dal nulla e non poté, da quella posizione, neanche seguirne la direzione. Nicola pianse dentro di sé. Aveva rabbia di essere figlio a suo padre e non al padre di Elfo, lo zio Antonio, che era cacciatore e teneva il fucile appeso in cucina. Immaginò anche di essere il figlio di zio Antonio e di fare da solo e insieme a lui la festa alla beccaccia. La notte si alzò di nascosto e accanto al fuoco attaccò gli elastici rossi delle calze di sua madre alla forchetta di ligustro. La mattina spari di casa. Nel prato umido trovò molte fatte bianche con una specie d’oliva nel mezzo. Pure le galline ne facevano, ma le sue là non potevano arrivare. Dal momento che suo padre gli aveva anche detto che la beccaccia succhia la terra, si chiese se mai potessero essere gli escrementi della beccaccia. Per istintiva prudenza, evitò di sciaguattare nel velo d’acqua che a tratti stagnava nel prato. Si portò sui margini del seminato, dove tante volte andava a cercare i sassi a rotula che facea rimbalzare sulla superficie dello stagno più grande. Raccolse una decina di sassi rotondi della grossezza di una noce. Li ammucchiò. Poi li passò attentamente in rassegna, diverse volte, fino a che la sua preferenza andò ad uno che gli era parso più liscio e più rotondo degli altri. 11 ragazzo sembrò accendersi per questo, capriolò sull’erba umida, s’infangò i calzoni di panno. Ma il pensiero improvviso della beccaccia gli fece assumere l’aria severa del guerriero. Si diede una scrollatina ai calzoni, si strinse la cinghia che li reggeva, acconciò per bene il sasso rotondo sulla toppa di cuoio che univa i due elastici e, a passi felini, busto quasi a sfiorare il terreno, andò verso il gruppo degli ontani. Ristette con un piede leggermente sollevato. 11 battito delle ali lo disorientò un istante, ma fece in tempo a mirare e lasciò andare gli elastici. fl sasso dovette sfiorare la beccaccia perchè scartò come disorientata. Poi picchiò diritta verso i macchioni dove Nicola raccoglieva i cocci dei vasi delle città morte del Lao e sparì. VINCENZO CELANO (dal volume ‘‘Beccacce di Natale’ distribuito dall ‘Editoriale Olimpia di Firenze) GALLERIA DEI NOSTRI CANI Max, fratello di Mio, in ferma lunghissima. cacciatore brillante, anche a beccacce - Premiato Exp. - Alle vatore A vv. Italo Belfini - Propr. Dr. EI Gramignani. 21 CACCE E CACCIATORI DI LUCANIA Tornavo, molti anni orsono, dalle paludi di Candelaro e in treno mi incontrai con un viaggiatore che vedendomi in arnese di caccia, attaccò discorso qualificandosi seguace di Diana e commerciante di legnami nella provincia di Potenza caro e da cui proveniva: mi assicurò che laggiù c’era molta selvag- E. B. RONCALLI gma e pochi erano i cacciatori specialmente col cane da ferma, e affermò che proprio in quei giorni nella zona di Marsico Nuovo c’era stato uno straordinario arrivo di beccacce di cui l’unico cacciatore capace di sparare a volo (un certo maestro Allamprese) aveva fatto, diceva, una macellata. Ero in vacanza e la settimana seguente mi precipitai laggiù affrontando la via Crucis dei trenini a vapore e delle diligenze a cavalli per raggiungere Marsico Nuovo ove, alla meno peggio, mi sistemai in una più che modesta osteria. Trovai subito il maestro Allamprese, un napoletano insegnante nelle scuole elementari del paese: egli si mise gentilmente a mia disposizione e affermò che nella settimana precedente c’era stato un arrivo eccezionale di beccaccie e che in giro ce n’erano ancora molte: il giorno dopo era libero e mi avrebbe accompagnato. ll maestro era un conoscitore perfetto della zona e delle migliori località non lontane dal paese e mi persuasi che conosceva a meraviglia insieme al suo cane, l’arte della caccia alla beccaccia: sparava con un fucilaccio calibro 14 vecchio e arrugginoso e usava cartucce a polvere nera: mettemmo insieme un bel mazzo di becchi lunghi che mi fu facile raddoppiare nei due giorni seguenti cacciando da solo prima di ripartire. Allamprese cenò con me tutte le sere finchè rimasi sul posto e mi narrò gli episodi salienti della sua vita di cacciatore e non solo ma anche quelli della sua tribolatissima esistenza che, carico di famiglia riusciva a mantenerla in piedi a stento e con sacrifici non lievi. Era anche un eccellente alluccatore (richiarnatore di lupi) e questo me lo conferirà anche il proprietario della fattoria che mi ospitava: nelle annate fredde e nevose riusciva quasi ogni notte ad attirare qualche lupo che fucilava e che gli serviva per arrotondare, insieme alla vendita delle beccaccie, il suo magro stipendio. Anche la moglie e i bambini mi si affezionarono: provvidi a far venire da Potenza (per mezzo del locale farmacista) dei ricostituenti pediatrici di cui i piccoli avevano urgente necessità: alla madre feci confezionare un abito di cui il suo sguarnito guardaroba aveva indispensabile necessità e con tutti loro passai qualche bella serata a cena a base di bistecche di castrato o di suino. Il secondo anno, quando tornai giù, le vicende venatorie non furono così brillanti come la precedente ma mi divertii moltissimo anÈhe se i carnieri non erano opimi. La terza stagione venatoria fu migliore della precedente ma non certo così ricca e abbondante come la prima e mi procurò la soddisfazione di vedere al lavoro una cucciolona pointer del mio allevamento comportarsi in maniera egregia fin dai primissimi contatti con le beccacce. La quarta stagione non mi fu possibile effettuarla perché la moglie mi scrisse (in ottobre) che Allamperese era morto per broncopolmonite: ne fui molto rattristato perché a quel bravo uomo mi ero affezionato. E.B. RONCALLI ECCO IL NOSTRO VESSILLO! ENRICO BENEDETTI RONCALLI a Ravenna mentre ferma una distintissima “mordorée” partecipante all’Assemblea poco dietro Celano..., consente! 22 PANORAMA 1975 Del passo in italia TRENTINO ALTO ADIGE La prima beccaccia di quest’anno è stata incarnierata, all’apertura della caccia il 7 settembre , da due miei amici. Cercavano pernici bianche, sulla morena nord-est dell’Adamello a quota 2600-2700 m. E frullata assieme ad un gruppo di ‘‘bianche’’. Per noi non è raro trovare beccacce a quella altitudine, in quella località e quasi tutti gli anni facciamo qualche incontro. I primi carnieri di beccacce sono stati segnalati in tutta la nostra Regione durante la seconda decade di settembre. E la solita calata delle beccacce nostrane, molto grosse, d’un colore forte, rosso-marrone, nate da soggetti che hanno nidificato sui nostri monti. Sono uccelli che si spostano con volo quasi rettilineo, e reggono abbastanza bene la ferma del cane. Ogni anno discutiamo per individuarne la varietà, in quanto, se sono beccacce nostrane si cacciano per pochi giorni, per poi attendere fino alla prima decade di ottobre il vero passo. Tra il 6 ed il 10 ottobre buon afflusso di beccacce, tordi, calandre ed altri uccelli. Queste prime beccacce di passo le chiamiamo ‘‘falchette’’. Sono soggetti più piccoli delle normali d’un colore rossogrigiastro molto chiaro. Le troviamo sulle direttrici della VaI dell’isarco, della VaI d’Agige e laterali, fra i 1000 e 1600 m., ai margini dei prati, delle malghe, su gli alti pascoli al riparo degli ultimi lanci e di qualche vecchio cirmolo. Sono soggetti nervosi, sempre svegli che pedinano moltissimo, frullano fuori tiro e si rimettono a distanze enormi. Risultato: molti incontri e poche catture, anche se aiutati da cani specialisti. A proposito di cani, vorrei far notare che da noi vengono maggiormente usati bracchi tedeschi, setters e pochi pointers. Personalmente adopero tre femmine bianco-arancio, due pointers ed una setters, ben dressate e molto belle, in quanto, mi sento prima cfnofilo e poi cacciatore. (Bravo! n,d,r) io adopero le pointers spesso in coppia a beccacce, mentre la setter la preferisco in alta montagna a pernici bianche e coturnici per la sua andatura strisciante, leggera, tipica della razza. A proposito di “falchette’’ il 12 ottobre 1959 nelle vicinanze di una malga a circa 1800 m. sulle montagne che separano la Val d ‘Adige dalla VaI di Non, cacciavamo, con un mio amico, galli forcelli e coturnici. In una zona non molto vasta di pini mughi radi e pascolo ci imbattemmo in un numero indefinito di beccacce, superiore ai 50-60 individui. Frullavano dai ‘‘mughi 4-5 alla volta, tanto che, sbalor diti in principio, si pensava che fossero coturnici. lncarnierammo 68 beccacce ed un gallo forcello e sparam mo tutte le cartucce. Ritornati sul posto la mattina seguente non ne trovammo nemmeno una. Tutti gli anni in detta località, io ed i miei amici facciamo 45 ispezioni, però sempre con magro carniere. L’1l ed il 12 ottobre una abbondante nevicata ha imbiancato tutte le nostre Alpi fino ai 600 m. ed in ispecie sulla parte austriaca e bavarese. Il passo delle beccacce e degli uccelli si è arrestato ed è dirottato alla volta dei quartieri dell’Italia meridionale e del Mediterraneo. Dopo qualche giorno di sole e di caldo eccezionale, la neve si è sciolta fino al limite dei 6600 - 6800 m. Buon passo di beccacce fra il 24-26 ottobre e 7-9 novembre. Sono le così dette ‘‘favare” grosse, restie a mettersi in volo e, costrette a volare, producono un frullo ovattato. Preferiscono il bosco ceduo e di faggi. Quest’anno con un tempo eccezionalmente bello e caldo, hanno scelto i bassi pascoli e le abetaie. Reggono bene la ferma del cane, si rimettono a poca distanza, pertanto, di facile carniere. Un passo più regolare di beccacce si è verificato nel Trentino orientale, specie nella zona del passo del BracconCastel Tesino, e altipiano delle Vezzene-Lavarone. ll 66-67-68 novembre è piovuto abbondantemente e poi nevicato fino a 400-500 m. con freddo polare (-9 a Bolzano -8 a Trento). Le beccacce sono tutte scappate, salvo qualche raro esemplare, in fondo valle. BRUNO CONCI LIGURIA - PIEMONTE A passo finito, e un po’ in fretta, in quanto deve uscire questo ‘‘numero primo’ del notiziario del Club della Beccaccia, faccio un rapido resoconto delle notizie avute dall’Appennino Ligure - Piemontese, in particolare del tratto compreso tra Savona e Chiavari, territorio delle province di Genova, Savona e Alessandria. Naturalmente quanto scriverò si basa non solo sulle osservazioni dirette, ma anche su quelle fornitemi da amici di assoluta credibilità, tra i quali vorrei qui ringraziare, per i dettagliati rapporti, i sigg.: dr. Angelo Aragone, Amedeo Durante, Lino Mantero, Tommaso Ravera, dr. Piergiulio Zunini; e, per le notizie verbali, i sigg.: Pietro Bellone, Giacomo Bollero, Antonio Ciarlo, Franco Danielli, Paolo Ivaldi, Cristoforo Musso Piantelli, Bruno Pitto, Luigi Roveta, Luigi Traverso, Gianni Trentini, Vittorio Velano. In linea di massima si può affermare che quest’autunno è staw eccezionalmente prodigo di regine. Già il territorio era eccellentemente preparato per le piogge di fine agosto-settembre (annata ottima per i funghi e pessima per il vino!): le beccacce arrivate hanno cosi trovato ambiente favorevole all’appaesamento. Sono infatti convinto che la lunghezza del periodo ‘‘buono” non possa esser disguinta da questo buon numero di pasturone che si sommavano a quelle via via in transito, ‘‘tappando”, per così dire, le falle del passo stesso. Conferma questa sensazione il fatto che le numerose nevicate non hanno mai spostato in massa le regine già in sjto, le quali sono state regolarmente ritrovate a neve sciolta. Regine numerose dunque: dai miei rapporti annuali che vanno dal 1965 ad oggi (in un arco quindi di 10 anni) vedo 23 che mai mi sono pervenute segnalazioni di catture in numero tanto elevato per cui contro le circa 430 beccacce del 1975, abbiamo come massimo l’annata 1973 con 270 beccacce. Inoltre la sensazione generale è stata di beccacce abbastanza tranquille, quasi tutte fermate dai cani. (felicissimi voi... / n.d.r,) A questo fatto si aggiungono due altre osservazioni: -delle 14 beccacce esaminate attentamente, tutte si sono ri velate ricoperte di un notevole strato adiposo; 12 su 14 risulterebbero, poi, uccelli almeno dell’anno precedente. Questo non solo dallo studio del vessillo esterno della I remigante (carattere discutibile), ma anche dall’autopsia con la quale si è cercato di evidenziare la borsa di Fabricius, ghiandola rettale che scompare alla fine del I autunno. Questi fatti mi portano a pensare di esserci trovati di fronte ad una popolazione di beccacce normalmente non transitante da noi, ma soprattutto che potrebbe trattarsi del ‘‘capitale” di adulti spinto qui per condizioni metereologiche particolari. La cosa meriterebbe conferma sia dalle osservazioni che verranno effettuate dal C.N.B. di Francia, sia da informazioni sull ‘andamento delle covate nei quartieri di nidificazione la scorsa primavera. Il tempo comunque ha senz’altro favorito gli incontri in quanto si è più volte verificata una situazione di alte pressioni sull’Europa centrale e Nord-Orientale, condizioni che sembrerebbero ottimali per il passo della beccaccia in Italia (e che non si verificano tutti gli anni in egual misura e nello stesso periodo). Ulteriore considerazione che mi sembra interessante: fino al 22 novembre ho esaminato tutte femmine meno una, dopo tale data tutti maschi meno due (e precisamente 6 f. e 1 m., quindi 5 m. e 2 f.). Questo sopra coincide con quanto già rilevato negli scorsi anni in Francia dal prof. Fadat: le femmine migrerebbero prima, i maschi dopo e assai più indolentemente, spinti via dai geli della tarda stagione. Succintamente illustro a questo punto l’andamento del passo come appare dal grafico, costruito come istogramma con colonne riferite alle singole decadi, dall’ultima di settembre all’ultima di dicembre. 110 90 70 50 30 10 31/IX 30/X 30/IX 31/XII |___________|___|___________| neve Istogramma La prima notizia è del 21/IX e si riferisce a una beccaccia trovata in territorio di Gavi Ligure: poiché nel maggio precedente era stata osservata nello stesso distretto una beccaccia con un piccolo (notizia riferita dal dr. Agarone, veterinario e tassidermista in Serravalle Scrivia) non è da escludersi un rapporto diretto tra i due fatti. L’andamento del passo è estremamente regolare, con rapida e continua ascesa dalla Il decade di ottobre alla I di novembre in cui si registra il massimo (“da manuale’’!), sempre ottime occasioni nella II decade, quindi una discesa graduale fino alla II decade di dicembre, quando un gelo intenso nel versante padano ha evidentemente allontanato gran parte delle pasturone. Il numero globale degli incontri, per ogni decade, si mantiene al di sopra dei 20 a partire dalla II decade di ottobre fino alla II dicembre. Giorni ottimi quelli dei Santi e dei Morti, classici, e il 4 novembre. Probabilmente nel giorno 3 erano presenti moltissime beccacce, peraltro non apprezzabili perché giorno di silenzio venatorio delle nostre cacce controllate (il notaro dr. Pierluigi Zunini mi dice di 7 beccacce alzate sul sentiero dal guardiacaccia in normale giro di ispezione). Queste date sono state positive un pò ovunque. Altre giornate, invece, sono state ottime in una vallata e mediocri in un’altra altrettanto buona, ma in momenti alternati. Una simile alternanza di massimi in zone parallele può far pensare anche a spostamenti locali, lungo il versante nord della fascia appenninica. Nella fascia marittima si sono avute comparse, anche notevoli, ma piuttosto isolate, condizionate più dal passo che dagli eventi nevosi. Le tappe molto alte, come e più del solito, sono state disertate dopo i primi giorni di passo. Faccio seguire un breve cenno sulle condizioni meteorolo giche prevalenti. Ottobre: Idecade Tramontana, specie nei giorni primi; nevica sopra gli 800 m. il 12/X; II’’ pioggia e poi rottura al bello verso metà decade; 23/X torna il bello, dopo qualche III’’ giorno di brutto, e dura grossomodo fino a fine mese Novembre: I decade: dopo tre giorni di scirocco, verso il 3/XI torna tramontana; 1’S piove, il 9 nevica oltre gli 800 m; alternanza di bello e pioggia fino al II’’ 16; il 17 compare la neve anche sul versante marittimo; dal 22 al 25 bel tempo e gelo; il 27 III’’ rinevica, anche in pianura questa volta! Dicembre: Idecade: tempo alterno, piuttosto buono e non freddo negli ultimi giorni; venti da nord; il 14 ancora neve; II’’ a iniziare dal 21 bello e fresco a III” mare; nebbia e galaverna in Piemonte. La neve si è sempre sciolta dopo pochi giorni di permanenza. Due considerazioni finali. Una su me stesso, un rimpianto per una stagione ottima che, per una stranissima concatenazione di coincidenze, non mi ha quasi fatto incontrar beccacce fino al 23 novembre, quando cioè stavano già scemando. Ho raccimolato a stento una dozzina di incontri. ……………e una sulla Regina: bisogna smetterla di permetterne l’uccisione (massiva ) ai valichi. Si sottrae con una fucilata di poca abilità un selvatico che andrebbe realmente gustato con completa arte cinegetica. (d’accordo n.d.r.) SILVIO SPANÒ 24 VENETO - VICENZA TOSCANA VALLI DEL PASUBIO Il passaggio da noi rilevato ha avuto inizio verso il 10 ottobre, ed è continuato fino ai primi di dicembre. Le catture più rilevanti si sono effettuate dal 10 al 25 ottobre, e dal 7 al 20novembre. Il totale delle catture effettuato nella nostra zona dovrebbe arrivare a circa 90/100 capi. Mese di Ottobre Zona Faedo I decade: tempo buono ‘‘Sereno’’ - molte beccacce, giorni buoni 2-4-5-9-13-16 Il decade: tempo variabile ‘‘Piovoso” - Qualche beccaccia III decade: tempo abbastanza buono - Poche beccaccie Zona Quargneta I quindicina Ottobre: uccise varie beccaccie all’aspetto, poche col cane; Il quindicina Ottobre: uccise molte beccaccie all’aspetto, poche col cane, troppo affollamento di cacciatori le beccacce non si fermano. Zona Castelvecchio - Zovo novale - Barco Mucchione Tutto il mese di ottobre sempre qualche beccaccia senza notizie di colpi grossi (qualcuna uccisa all’aspetto) Zona Alpi Recoaro Marana Crespadoro I decade: beccaccie in zona alta Recoaro e zona bassa (Rasta e Montana) II decade: tempo variabile qualche beccaccia in zona bassa III decade: tempo in miglioramento: - molte beccacce zone Rialto, Marana, VaI del Boia, Rasta. Mese di Novembre Zona Faedo I quindicina: tempo variabile e piovviginoso - qualche beccaccia Il quindicina tempo variabile - Poche beccaccie Zona Quargnenta I quindicina: beccaccie in aumento ne uccidono un pò tutti anche col cane Il quindicina più beccaccie uccise col cane da ferma che all’aspetto (era ora! n.d.r.} Zona Castelvecchio Zovo novale Barco Mucchione tutto il mese di noyembre sempre qualche beccaccia più o meno come ottobre – Zona Alpi Recoaro Marana Crespadoro I quindicina: tempo buono 2 Nov. nevischio in zona A. 9 Nov. tempo in miglioramento beccaccie in zona A. 13 Nov. piovoso qualche beccaccia in zona B. TI quindicina : 16 novembre neve in zona A. - molte beccaccie zona B. Gazza Rove Val creme Morando) notizie 15 + uccisioni. 3 - 7 Dicembre - tempo abbastanza buono, freddo, ventoso, brina Faedo nessuna beccaccia - poche notizie Quargnenta - varie beccaccie 4 uccise Castelvecchio - 7 dicembre uccisa beccaccia zona Tomba- notizie di beccacce a Montepulco Rialto, Marana - levate due beccacce 7 dicembre. Si fa presente che circa tre quarti delle beccacce sono state uccise all’aspetto. (e questofm suggel ch ‘ogni uomo sganni (n.d..r.) La prima beccaccia è stata vista il 4 ottobre e si è trattenuta sul posto (in riserva) fino alla fine del mese. 11 18/19 ottobre il passo è cominciato con incontri regolari di 2/3 beccacce al giorno, aumentando negli ultimi giorni del mese fra i quali il 29 e 30 si segnalano per un buon passo (il 31, venerdì, la caccia non si esercita in Toscana). Prosegue un buon passo regolare nei primi giorni di novembre con incontri di 4/5 beccacce al giorno ma senza giornate “di punta” (le migliori sembrano comunque essere state il 2, 3, ed il 4novembre), per poi calare dopo il 10 novembre ma con buone giornate ancora il 13, il 15 ed il 22 (e, probabilmente, il 14 ed il 21, giorni di caccia chiusa). Venti in prevalenza meridionali e comunque mai settentrionali. fl 23 novembre la prima neve ed una forte gelata, che si protrae per qualche giorno, chiudono definitivamente il passo lasciando i rari incontri a qualche beccaccia ritardataria od impaesata. Riassumendo: passo regolare e costante dal 18/19 ottobre al 22novembre circa, senza ‘‘grandi’’ giornate ma anche senza ‘‘soste”. La buona preparazione del terreno (per le abbondanti piogge di settembre e per le conseguenti ‘‘fungate’’) ed il clima mite avrebbero dovuto assicurare un passo migliore sopra tutto per i tempi di sosta delle beccacce, che invece, sono stati brevissimi. Ci si è trovati di fronte a beccacce che raramente si trattenevano più di un giorno e che erano molto maliziose, pedinando e volando lontane, così da far credere che la specie, soggetta ad un persecuzione eccessiva, vada progressivamente modificando le sue consuetudini tradizionali, almeno per quanto riguarda l’attraversamento del territorio italiano, ormai soggetto ad un insano consumismo venato rio. Nei giorni della fine ottobre e dei primi di novembre la caccia è stata notevolmente ostacolata dalla foglia rimasta sulle piante a causa del clima eccezionalmente mite. GIANCARLO GATTESCHI TOSCANA OCCIDENTALE Le prime beccacce sono state avvistate dai cacciatori appostati ai valichi dalla fine di Settembre (30 settembre Prato a Giovi) mentre i beccacciai hanno fatto i primi incontri nelle tagliate più alte nella prima settimana di Ottobre. 11 passo è poi proseguito intenso e costante per tutto il mese. 11 maggior numero di incontri si è avuto (almeno per lo scrivente) il 30 Ottobre, in una giornata fredda e piovosa e successivamente è andato pregressivamente attenuandosi. Con le gelate di Dicembre le regine si sono spostate, concentrandosi nelle pinete e macchie litoranee. Purtroppo il passo, abbastanza ricco, non ha procurato molte soddisfazioni ai beccacciai perchè le maggior parte delle regine sono ingloriosamente finite appese ai laccioli degli uccellinai, tra fringuelli e verdoni, fucilate ai valichi prima ancora che potessero toccare terra. Se si considera poi che l’aspetto serale, nonostante risulti proibito dalla legge regionale Toscana, è stato praticato con un accanimento ed una partecipazione addirittura più estesa che in passato, si capisce come gli appassionati abbiano avuto poche emozioni pur in una annata di buon passo. (Con la collaborazione di Igino Nardi e Alberto Meucci) MARIO MARZILLI ENNIO FABRELLO 25 EMILIA-ROMAGNA Dopo alcuni anni di una presenza limitata, finalmente quest’anno si sono riviste le beccacce nelle nostre zone in misura particolarmente abbondante. Dagli ultimi gionri di ottobre fino a circa il 20 Novembre 1975 sulle pendici Toscane che guardano la Romagna sono stati frequenti gli incontri con possibilità per gli appassionati muniti di buoni ausiliari di incarnierarne sicuramente, o perlomeno “padellarne’ qualcuna ad ogni uscita. Nelle giornate immediatamente successive, per le iniziali gelate, si è potuto constatare, per esperienza diretta, un massiccio trasferimento delle beccacce nelle pinete costiere Ravennati, dove nell’ultima decade di novembre quasi tutti i cacciatori hanno pututo uccidere la beccaccia (molte purtroppo alla posta!). (la guerra continua! n.d.r.) Quando le beccacce si sono diradate in pineta, ho avuto immediatamente notizia dai miei amici Pugliesi che esse si erano trasferite abbondanti nei loro territori, facendomi imprecare in silenzio nel buio del mio reparto Radiologico!’’. A questo punto, chiedo venia se non ho ritenuto opportuno scendere in particolari di date e di numeri, perché personalmente non lo ritengo troppo “opportuno’’, e in secondo luogo desidero vedere e constatare quale sarà il contenuto e lo spirito della pubblicazione che presto, per merito vostro, avremo il piacere di leggere. (Speriamo che, nel complesso, ilDr. Neri sia soddisfatto ud.,-.) Dopo questo periodo di piogge e di levantate, prologo propiziatore per una favorevole stagione di beccacce, per circa un mese le piogge sostarono. Ma in montagna per la precedente abbondanza, si conservava una bella frescura, testimoniata dalla rigogliosa fruttificazione di funghi. Ed ecco cosi che in quota, dalla metà di ottobre si cominciò a trovare con regolarità qualche beccaccia sino alla eccezionale “foltiera’’ attorno il 24 ottobre con freddo e neve sopra i 1.500 metri. Tale foltiera fu allietata nei giorni successivi da meravigliose giornate di classica ‘‘tramontana chiara’’ sempre anche essa apportatrice delle desiderate regine. Fu così che nei monti delle province marchigiane ed abruzzesi, sopratutto in quota, si ebbero molti eccellenti carnieri. Dopo tali giorni le beccacce furono più o meno sempre presenti, sino ad una nuova ondata di passo attorno l’S ed il 9 novembre. Tale ondata, rafforzata con freddo e neve anche sulla costa marco-abruzzese, si ripeté tra il 22-23 novembre. La foto, qui pubblicata, della beccaccia catturata viva durante la nevicata in Ascoli Piceno, si riferisce appunto a questo periodo. ALESSANDRO NERI MARCHE Dalla metà d’agosto sin verso la fine della prima decade di settembre, per oltre tre settimane sulla costa adriatica e sull’entroterra marco-abruzzese, questo anno 1975 si sono susseguite ondate di maltempo e piogge con predominio dei venti da levante. Sono queste le tipiche condizioni metereologiche che orientano e favoriscono il passo dei migratori sulle nostre coste e nel nostro entroterra, scarrocciando verso noi il grosso della colonna migrante dei balcani che, altrimenti, ci interessa solo marginalmente. Ed anche questo anno, come già verificatosi altre volte con identica situazione meteorica, ecco che all’apertura del 31 agosto sono state trovate ed uccise due beccacce: una verso Canfaito nel preappennino Maceratese da Giacomo binari ed un’altra in unfosso da Gambella Angelo di Belvedere Ostrenze (AN). – I cacciatori in questi casi parlano di beccacce trattenutesi da noi per precedenti ferite. Ma, mi sembra una spiegazione semplicistica, perchè, a richiesta, seppi trattarsi di beccacce in buone condizioni generali e perché escludo che le nostre zone, prima ditali burrasche agostane, offrano condizioni di vita idonee alla sosta anche di pochi individui ed infine perché, regolarmente, tali ritrovamenti si hanno dopo il non infrequente maltempo agostano. Del resto è noto come questi eventi meteorici di fine estate provochino facili incontri con beccaccini certamente di passo, con anitrelle ed anche, a volte, con qualche raro croccolone. Il che testimonia come, in tale stagione con le classiche levantate, ci si offrano di già le prime avanguardie di palmipedi e trampolieri. Nulla di strano, quindi, che anche qualche beccaccia, dalla abbastanza vicina Balcania, sia così dirottata verso di noi. Beccaccia catturata con “le mani”in Ascoli Piceno durante la nevicata de122-23 novembre. Foto pubblicata su “Il Resto del Carlino” del 25-11-75 Dopo di che il tempo si rimise al bello ed i boschi continuarono, in decrescendo, ad offrire regine residue un pò ovunque. Annata senza dubbio ottima a cui per essere perfetta, è mancata solo la classica stretta finale tra Natale e l’Epifania. Ma ci possiamo accontentare! GIORGIO GRAMIGNANI PS. La presente nota è il riassunto delle notizie inviate per le rispettive province di Ascoli P. - Ancona e Pesaro Urbino da Camillo Valentini - Si Rolando Spadini e Mario Pascucci - A completamento ecco le note da Cingoli (Macerata) 26 CINGOLI (MC) Il decorso autunno ha portato, nel cingolano, una calata più che sensibile di beccacce che hanno sostato a lungo sino al sopraggiungere della neve, o del gelo, o della soluzione finale! La prima beccaccia è stata incarnierata il 5 ottobre poi, nei giorni 24 e 26 dello stesso mese, una consistente ondata del pregiato scolopacide, ha richiamato alle armi i numerosissimi appassionati di queste contrade che tuttora la per- seguono, essendo la sua presenza mai venuta meno. Calcolo che solo nei nostri boschi siano state incarnierate oltre cento beccacce e, per quanto mi risulta, nelle località più note della provincia di Macerata la situazione è stata analoga ed anche migliore. Mentre scrivo queste note (siano a fine di dicembre) la regina è ancora presente in questi pregevoli boschi ed anche ieri tre di esse hanno perso la corona! Purtroppo si è generalizzata la caccia all’aspetto e moltissime regine sono cadute, sia all’alba che al crepuscolo serale, sotto i colpi traditori di coloro che amano, non il duro confronto, bensì il facile tiro di imboscata. Su questo volgare tiro alla beccaccia mi riservo di riaprire il discorso perchè ho fatto tali esperienze che mi hanno reso edotto della questione ed in quella occasione accennerò a talune osservazioni sul comportamento della beccaccia acquisite durante le esperienze di cui sopra e che ritengo meritevoli di menzione. LODOVICO HONORATI ABRUZZO Quest’anno, contrariamente allo scorso che è stato magrissimo, le beccacce sono incominciate ad arrivare nell ‘ultima settimana di ottobre in tutta la regione, facendo registrare due entrate considerevoli ; la prima il 14 novembre nella zona dell ‘Alto Sangro e Aventino e la seconda, il 22 dello stesso mese, nella zona di Caramanico, alle falde del Morrone, al di sotto del Guado di 5. Leonardo. Quest’ultimo passo, fermato dalla nebbia in questa località, ha fruttato anche dieci beccacce per cacciatore e discretamente in pianura: ha preceduto di un giorno una nevicata che ha investito la fascia Adriatica fino al mare, cosa in solita per questo periodo. Da quel momento le’ beccacce sono scomparse dalle zone alte in quanto sono sopraggiunte le gelate. Nel dicembre ne è stata trovata qualcuna sporadica in piano lungo i fossi. GIULIO DE CECCO CHIETI Le prime beccacce sono state segnalate verso la metà del mese di Ottobre, ma il passo vero e proprio, anche di una certa consistenza, si è registrato nei primi di novembre, su tutto il territorio provinciale, ma in modo particolare nei boschi di montagna. Un secondo passo consistente si è avuto verso la metà dello stesso mese. Purtroppo, per una prematura e generale nevicata, verificatasi nei giorni 22 e 23 novembre, e per la presenza della neve anche in località rivierasche, le beccacce si sono spo - state a sud della nostra Provincia. Al momento è sempre possibile incontrare qualche rara beccaccia lungo i corsi dei fiumi e torrenti di pianura e di media collina. ANTONIO MIGLIORATI LAZIO In questo scorcio di stagione, nei monti della Tolfa (Cerveteri, Bracciano, Tolfa, Civitavecchia), si sono osservati due importanti movimenti, di cui uno piuttosto anomalo verificatosi con notevole anticipo sulla nonna, nell’ultima decade di Ottobre in concomitanza con una forte stretta di freddo, venti da Nord e nevicate su zone appenniniche sopra i 700 metri, il secondo intorno al 3 dicembre a seguito di burrasche nel Nord e Centro Italia. Il terreno, poco predisposto a causa di prolungate giornate di sole e venti di tramontana, non ha evidentemente potuto assicurare un habitat idoneo per un soggiorno prolungato e di conseguenza la sosta delle beccacce, in occasione del pri - mo passo, è risultata assai breve e praticamente non si è protratta oltre il 5 Novembre. Tra tale data ed il secondo movimento sopra citato, poche beccacce fermicce, assai nervose, e molto leggere. Il secondo passo è stato caratterizzato da un ‘apparizione consistente, ma limitata soltanto ad un paio di giorni, cosa che riteniamo dovuta all’eccessivo freddo verificatosi nella zona: infatti i carnieri più consistenti si sono potuti realizzare nelle zone più riparate, verso mare, tra Santa Marinella e Latina. Rispetto agli anni passati, i mesi di Novembre e Dicembre della corrente stagione non sono comunque risultati favorevoli per la caccia alla beccaccia in questa zona, e ciò si ritiene dovuto soprattutto alla situazione del terreno (piogge torrenziali sporadiche e tardive, e prolungate giornate di tramontana, non alternate però da precipitazioni atmosferiche). Ci sembra importante rilevare da ultimo che, rispetto agli anni passati, la stagione in corso ha evidenziato due aspetti alquanto anomalie cioè: 1. l’inconsistenza di movimenti locali di beccacce (tramuti territoriali)’ 2. l’estremo e continuo nervosismo del selvatico e la totale insofferenza alla ferma anche del cane più esperto. ARMANDO DIAZ DELLA VITTORIA PUGLIA-GARGANO Sembra che l’anno di costituzione del Club abbia portato fortuna ai cacciatori di beccacce, aderenti o non al sodalizio; si potrebbe anche dire che il 1975 abbia tolto parecchi anni dal groppone degli anziani e, contemporaneamente, li abbia aggiunti ai più giovani, in quanto i primi si sono sentiti portare indietro negli anni di abbondanza, mentre i giovani hanno avuto la sensazione di essere divenuti di colpo ‘‘esperti’’: il tutto giustificato dalla quantità di beccacce viste ed incarnierate nel decorso anno. In conclusione 1975 anno di beccacce, almeno in Puglia e certamente nelle altre regioni meridionali, ma altrove come è andata? La prima all’ara di Diana fu portata il 12ottobre prelevata dai boschi a mezza strada tra 5. Giovanni Rotondo e Cagnano Varano. Un primato, ma non troppo, per il Gargano. Fece seguito la seconda 11 14 a Gravina di Puglia, sulle 27 Murge baresi, ma i più le ritennero “rarae aves’’ per via di quella lunghissima estate che ancora perdurava e che non prometteva niente di buono, nè per beccacce, nè per altri uccelli in arrivo. Ci sbagliavamo tutti, avendo affrettatamente dimenticato che ‘‘non è mai troppo tardi’’. Dopo la metà di ottobre il tempo ‘‘ruppe” con buone piogge e prosegui con altre in novembre. Puntuali intanto giungevano le beccacce della prima ondata durante le feste dei primi di novembre e sembrarono più copiose proprio sul Gargano, ma poi ci si accorse che anche altrove di beccacce se ne trovavano: reggevano la ferma e si palesavano abbastanza ingenue. (beati loro ti. d. r.) Sulla terza decade di novembre l’esplosione causata da un nevicata che interessò tutte le alture pugliesi fino ai 300 metri. Non me la sentirei di dichiarare i carnieri di quei giorni in pianura, dovunque vi fossero macchie e boschi, lungo i torrenti, nei canneti, negli orti. Erano beccacce facili che invogliarono gli improvvisati i quali ritennero che il mito della beccaccia e della fatica per andarla a cercare fossero un vero bluff degli anziani per ragioni di gelosia. Sparita la neve, le regine si allargarono dappertutto nei boschi collinari prima e in quelli di montagna poi, insomma tornarono nel proprio regno, quello di sempre. Qui avvenne che, perdutisi per strada gli improvvisati, i beccacciai poterono chiedere ed ottenere dai cani per lunghe giornate prelievi costanti ed abbondanti fino a metà dicembre. E stato certamente il periodo migliore, quello delle maggiori soddisfazioni, soprattutto sul Gargano e sull’ Appenino dauno. Quelle rimaste sulle Murge e comunque in zone collinari, pressate costantemente dagli ‘‘improvvisati’’, mostrarono di avere appreso le lezioni e fecero impazzire cani focosi e cacciatori veloci, facendola franca per settimane. A Natale le beccacce erano ancora in buona quantità, ma sapevano ormai leggere e scrivere, sicchè diminuirono i carnieri, ma aumentarono le soddisfazioni per il lavoro dei cani. Se mai si giungesse a gare (che non sarebbe impossibile organizzare), l’epoca dovrebbe essere fissata proprio a cavallo delle feste: Natale e Capodanno. Posso aggiungere che, allorché si affacciò la neve, le beccacce scesero, a valle, nell’ambiente più carico di spini e di fichi d’india intorno a Manfredonia, ma non era una novità e anche lì le regine pagarono uno scotto favoloso, rifacendosi a spese degli stivali con spine da cinque centimetri ed altre che le pale offrivano a noi passanti VITO METERANGELO PUGLIA Sono stati i cacciatori più che le beccacce gli incontri della seconda quindicina di ottobre in Puglia, o meglio, in provincia di Bari. La grande siccità ed il tempo particolarmente mite, in assenza di grosse perturbazioni da oriente, non potevano dar luogo a speranze. Molti dei più rinnomati boschi non sono più frequentati da animali bovini ed il taglio degli alberi ha portato via, talvolta, proprio quelle zone particolarmente frequentate dalla ‘‘regina’’. A fine ottobre i fortunati hanno avuto i primi incontri: c’è stata la calata, sporadica, verso luoghi pur abituali; ma meno, per le prime giornate, di quelli classici. Così i frequentatori dei boschi a nord di Bari hanno fatto ‘‘il capotto’’ per più di una giornata; i cacciatori dei boschi del sud- est hanno fatto precocemente dei discreti carnieri. Nella prima decade di novembre non ci sono stati grossi cambiamenti e molti avevano iniziato la loro migrazione, i cacciatori, verso la Calabria, la Basilicata, l’alto appennino dauno. Da questi luoghi son tornati a Bari con buoni carnieri. Nel nostro territorio son venute allora le prime consistenti piogge, s’è avuta sul litorale adriatico qualche burrasca da nord-est e da est il 23 novembre la neve. Ancora una volta la beffa per chi è andato a nord: o non ha trovato niente o non ha potuto cacciare. Chi è andato a sud-est ha avuto la ‘‘pacchia” con carnieri superiori alla decina, in alcuni casi. Come sempre, sotto la neve, incontri si sono avuti anche nei giardini, negli orti, lungo i corsi d’acqua, nelle pinete, dalla costa salentina fino a quella jonica; ma i boschi del sud sono quelli che hanno ospitato la beccaccia e la ospitano ancora, offrendo agli affezionati giornate spesso ricche di soddisfazione. Devo osservare che in questi boschi di Noci, Alberobello, Gioia del Colle, San Basilio, Mottola ci sono ancora gli animali al pascolo. L’andamento climatico è tuttora quanto mai mite, eccezion fatta per le piogge di questi giorni di metà dicembre. Gli esperti dicono che se non avremo perturbazioni da levante e grandi freddi meneremo vita grama per il resto della stagione. GIUSEPPE MALLARDI LUCANIA NORD Sia pure con note un p6 schematiche farò il punto sul passo della beccaccia nel settore nord della Lucania. E stata una stagione ottima, certo una delle migliori di questi ultimi 10-12 anni e ciò affermo per mia esperienza personale e per notizie riferite, ma di assoluta credibilità. Personalmente ho avuto i primi incontri utili e redditizi agli inizi di novembre, ma già si sapeva come nell ‘ultima settimana di ottobre, specie sopra i 1000 metri, fossero già stati realizzati numerosi incontri di 10 - 12 beccacce ed anche buoni carnieri, malgrado i boschi carichi di foglie. Ma un fatto è degno di essere sottolineato: le beccacce di quest’anno, anche appena arrivate, hanno dimostrato una diffidenza ed una leggerezza fuori del normale. Tutti hanno osservato come le regine fossero pronte a sottrarsi rapidamente di piede, facendo il vuoto, al minimo rumore, davanti al cane ed al cacciatore e frullando non viste o appena intraviste al limite di tiro. Sin dai primi giorni molti beccacciai furono costretti a togliere il campano al proprio cane per aumentare le possibilità d’approccio. Verso il 10 novembre le beccacce aumentarono permettendo carnieri rilevanti. All ‘inizio della terza decade, tra il 23 - 24, si ebbe neve sugli 800 metri con spostamento di beccacce nelle zone da freddo e buoni risultati. Anche a fine dicembre, che di massima non ha registrato nuovi arrivi, si incontrano varie beccacce giornalmente, ma queste, ormai, se le prime erano Laureate, debbono considerarsi Professoresse Libero-Docenti, Specializzate in ‘‘Strategia Anticacciatore”. Comunque riempono la giornata, fanno divertire e qualche volta ci rimettorno. . . la corona! EUGENIO ROSATI - EBOLI APPENNINO CALABRO-LUCANO Le ultime gocce della trascorsa calata autunno-invernale si sono esaurite con l’esaurirsi dell’anno. 28 Gennaio ha offerto poco niente e, a differenza di anno passato, che si era alimentato probabilmente di una migrazione intercalare, è piombato sotto vuoto assoluto. Ma, forse, non c’è di che disperarsi, essendosi avuto sull ‘Appennino Calabro-Lucano un passo sostanzialmente abbondante, anche se si sono registrate discontinuità e divario di presenze, talvolta rilevanti, tra zona e zona, sia pure prossime l’una dall’altra. La causa è da ravvisarsi ovviamente nel diverso stato di habitat determinatosi al seguito di un settembre bruciato dal caldo eccessivo sopravvenuto ad iniziali tempestive piogge, caldo protrattosi a tutta la prima decade di ottobre, per cui sono stati i faggeti sopratutto a rivelarsi particolarmente ricettivi per buona parte del periodo di transito. In ogni caso qualche prima presenza fugace si è registrata per tempo, attorno il 10 ottobre, con l’interruzione di 10 giorni di piogge copiose. Qualche incontro dopo il 20 del mese e poi un movimento d’aria balcanica determina la prima sfuriata del passo dell’ultima domenica di ottobre. La migrazione rientra nella norma, ma nei faggi e negli ambienti che hanno sofferto meno la carenza d’umido si continua ad incontrare bene con oscillazioni non troppo rimarchevoli in concomitanza di tempo piuttosto costante e clima mite. Domenica 23 novembre l’Appennino Calabro-Lucano si è coperto di neve sino ai 5-600 metri. La stretta di freddo che segue sloggia le beccacce sulle alture ed allora sono le zone di alta e media collina (anche quelle non frequentemente visitate nell ‘arco di tempo precedente) a conoscere per una intera settimana la fortuna di punte di presenze non registrate finora. Benchè climaticamente più costante dicembre ha fatto notare alti e bassi quanto a presenze di uccelli. Di tanto in tanto una spruzzatina di ricambio. L’ultima giornata buona del mese di dicembre sembra esere stata il 21 sotto Natale. CALABRIA Nella decorsa stagione migratoria si son viste le prime regine in Sila il 10 ottobre e qualche fortunato ne ha abbattute anche più di una. Il passo, comunque, si può dire che sia stato abbondante: in maggior numero sono giunte le beccacce a fine ottobre e ai primi di novembre e nella Sila di Cosenza e di Catanzaro nei posti migliori: Fossiata, Pino Collito, Carlo Magno, Spineto si sono fatti carnieri di dieci, quindici beccacce a comitiva di tre cacciatori. Anche nelle zone di Campana e Bocchigliero le beccacce sono state numerose, come nel Faieto di Ajello Calabro, nel Farneto di Altomonte, a Potame di Domanico e Lago, a San Donato Ninea. Nel reggino, invece, le regine appaiono più scarse. Qualche beccaccia, nelle zone basse, si trova ancora. La caccia all’aspetto crepuscolare sia in autunno che inverno, e quella serale negli acquitrini è quasi sconosciuta in Calabria: è un ‘attività venatoria scarsamente praticata e può dirsi quasi trascurata. (Beati voi! n.d.r.) GAETANO SOLIMÈNA VINCENZO CELANO Il riposo Un primo sommario esame delle relazioni sul passo della beccaccia in Italia, dal suo esordio alla fine del dicembre 1975, permette di rilevare alcune caratteristiche ben evidenti e costanti: 1) Passo precoce favorito da ripetute e riccorrenti ondate di quelle condizioni meteoriche ottimali che orientano su vasto fronte e sulle coste adriatiche venti da levante e reco levante, provocando così “uno scarrocciamento di deriva ‘‘del rosso e ricco contingente migratorio balcanico verso l’italia e, contemporaneamente, anche una buona preparazione del terreno, come testimonia l’eccellente annata difunghi. 2) Passo classico, in perfetto sincronismo con le date d ‘arrivo e di invasione, attuatosi su tutto ilfronte con ondate successive, facenti perno sulle date 24-26 ottobre - 9-10 novembre - 22-23 novembre; passo alla cui perfezione solo mancata, nell’italia centro meridionale, la classica stretta finale tra Natale e I ‘Epifania. 3) Fatta eccezione per poche località, soprattutto alpine, ovunque le beccacce, sin dal primo arrivo, si dimostrarono leggere, pedinatrici, diffidenti e facili al frullo, 4) Allarmante diffusione della caccia all ‘aspetto che, ovunque, è sempre più e più accanitamente praticata a danno della ben più sportiva ed equilibrata caccia col cane da ferma. G. G. 29 LA POSTA DEL BECCACCIAO S.O.S.: CERCASI PARTNER PER ASPIRANTE CACCIATORE Dl BECCACCE Ho 32 anni e da dodici vado a caccia. Ho aderito al “Club della Beccaccia” con entusiasmo, anche se in 12 anni non ne ho incarnierata una. Non me ne vergogno: ne ho viste solo due padellandole. Allora, dico io, di beccacce in Romagna non ce ne sono? Ecco, dott. Celano, vorrei ora che lei mi illuminasse: si può cacciare un selvatico, come la beccaccia, senza conoscerne le abitudini e il comportamento, senza l’aiuto, i consigli di cacciatori esperti, di persone che intendono la caccia non solo come fine alla fucilata? Ora, vorrei che il “Club” aiutasse quelli come me. Anche se non prenderò mai una beccaccia non m’importa forse, ma vorrei e per me è importante, almeno riuscire a conoscerle a fondo. Ho sempre letto i suoi scritti, riguardanti anche altre cacce, ma leggendo soltanto non si fa pratica ALDO GAVELLI - Faenza (RA) Via Mameli,8 Dati i tempi che corrono, comprendo che non è facile fare certe esperienze con selvaggina autentica. Come, d’altra parte, non è semplice oggi principiare ad andare a caccia. Ma non tutti i cacciatori sono gelosi. il suo 5.0.5. è lanciato: chissà che qualcuno non debba raccoglierlo e tramutarsi per lei nell’anima gemella e farle fare qualche concreta esperienza non consentita, ovviamente, dalle nostre “ciacole” tradotte in caratteri di stampa. Desidero ad ogni modo dirle che, per favorire i contatti tra i Soci il “Club della Beccaccia” procurerà di farne conoscere l’elenco completo. VINCENZO CELANO UN ADERENTE DELUSO Egregio dott. Celano, le scrivo per spiegarle il motivo per cui non ho ritenuto opportuno iscrivermi al “Club della Beccaccia”. Non le nascondo che sono rimasto deluso per quello che ho sentito e per quanto mi è parso di capire all’assemblea di Ravenna. lo pensavo sì al Club come a un élite di cacciatori, ma élite perchè cacciatori che erano riusciti o avevano avuto la fortuna di riuscire a capire la bellezza, il fascino della caccia alla beccaccia e credevo che compito o meglio dovere, di questa élite fosse quello di sensibilizzare gli altri cacciatori beccacciai, spiegando quanto sia bello cacciare la “regina” in maniera classica, con un cane bravo, ma anche bello, facendo capire quanto sia povero di soddisfazioni il cacciarla magari all’aspetto oppure scovandola con sassi o con battitori. Questa sensibilizzazione, per forza di cose molto lunga perchè si tratta di far cambiare mentalità a cacciatori che hanno sempre cacciato in un determinato modo, sarebbe stata più facile se si fosse riusciti a iscriverli al nostro Club, purchè anche loro, sentendosi partecipi di una famiglia guidata da famosi cacciatori e saremmo riusciti a portarli sulla “retta via”. Ecco come vedevo il Club, ecco perchè pensavo che fosse utile, anzi necessario la sua fondazione in Italia: lei capisce quindi il motivo della mia delusione. Ho tanto sentito parlare di élite a Ravenna, ma non in senso buono: mi è sembrato di capire che il nostro dovrebbe essere un vero e proprio circolo, molto esclusivo, e tanto per cominciare si è fissata una quota annuale di L. 10.000, col proposito di aumentarla. Questo automaticamente esclude la partecipazione di un gran numero di beccacciai, i quali oltre al costo vivo delle poche giornate di caccia (a differenza dei cacciatori centro-meridionali) si vedrebbero addizionare di una cifra, non alta in sé, ma dalla quale non avrebbero effetti tangibili; di conseguenza la mancanza di queste adesioni farebbe , secondo me, diminuire la forza del Club; non la forza economica, ma rappresentativa, perchè penso che la forza di un’associazione nella difesa degli interessi dei suoi aderenti dipenda, oltre che dalla qualità, dal numero dei suoi iscritti. GIANSTEFANO BORSATO Insomma - per dirla con le parole con clusive della sua lettera, dott. Borsato - l’impressione è che il “Club della Beccaccia” debba risolversi in un distintivo da portare all’occhiello, in un’etichetta da cucirsi sulla giacca da caccia, in un adesivo da attaccare alla macchina, accessori probabilmente più di classe e più eleganti di quelli che abitualmente si vedono in circolazione, ma che, in ogni caso, non vale la pena di acquistare ad un prezzo per niente propagandistico. Bene. Io non intendo discutere la sua “impressione”, dal momento che ha avuto Io scrupolo e la prudenza di dirci che di impressione si tratta - anche se rimane in me non poca sorpresa curiosità di sapere che cosa l’abbia poputo indurre a cosi catastrofica conclusione. A dimostrazione della infondatezza della quale starebbe, fra l’altro, il fatto che non abbiamo esitato ad accogliere nelle file - e con gli intenti che lei richiama - persone con scarsa esperienza in materia di beccacce (ne fa fede anche la lettera del sig. Gavelli), o la considerazione cha la quota fu fissata in lire diecimila proprio per evitare in futuro ricorrenti ritocchi e in primo luogo per tentare di affrontare un programma decoroso, od anche il fatto che il Consiglio Direttivo proporrà alla prossima assemblea dei Soci un ordine de/giorno da inviare successi vamente alle Regioni e diretto ad ottenere una più uniforme e più razionale normativa inerente la caccia alla beccaccia. Potrei anticiparle altri punti del programma di lavoro che il Club intende portare avanti e potrei dfrle che ab 30 biamo sempre inteso il sodalizio non come fatto corporativo e castale, ma come servizio sociale’ Non lo farò, perché non ho la minima intenzione di convincerla alle ragioni del Club. Ma vorrei ugualmente chiederle: come mai non si armò di coraggio ed espresse a Ravenna le sue perplessità? Ed ancora: perché scelse la sua via della rinuncia, se sapeva così bene quale fosse la via migliore da battere? nisticae su quanto altro interessi la beccaccia, nonché di tutela sia di tale selvaggina che dei giusti diritti dei cacciatori di beccacce nell’ambito di un esercizio venatono sportivo, equilibrato alle possibilità biologiche della specie’ Come vede, la politica non c’entra - almeno quella che lei teme. VINCENZO CELANO VINCENZO CELANO P.S. A conoscenza della l/ettera del Dr. Borsato attraverso DIANA, anche io gli ho già scritto personalmente esprimendo il mio rammarico per /a sua interpretazione della dizione “élite’ Interpretazione che per quanto mi risulta, non ha assolutamente motivo di essere, dato che sicuramente essa fu usata in tendendo- la ne/ senso migliore, cioè di una associazione “di cacciatori di beccacce modesti e silenziosi, ma certo tra i più evoluti e valorosi attori e cultori della grande Arte Cinegetica ecc , come si dice nell’articolo di fondo “Qui Club della beccaccia Sarà mia premura inviare al Or. Borsato copia di questo I numero del nostro Periodico, attraverso il qua/e, penso, potrà meglio conoscerci e va/utare i nostri intendimenti. G. G. CHI ALLEVA CANI DA BECCACCE? Ho letto il suo “Libro della Beccaccia” e francamente l’ho apprezzato moltissimo, essendo cacciatore di beccacce. Caccia che prediligo in quanto mi attira di più, ed anche perché qui da noi è l’unica caccia che si protrae fino a marzo, e poi perché non abbiamo stanziale. In proposito volevo chiederle, nel caso avessi bisogno di qualche soggetto setter o pointer che vada bene per la caccia e beccacce, a chi dovrei rivolgermi. Mi dica se vi è qualche appassionato ditale caccia che in pari tempo fa anche un pò di allevamento, oppure cede qualche soggetto idoneo. Anch’io sono un cinofilo, ma non faccio mai cucciolate, per ragioni di tempo e di spazio. CI. - Casapulla NEGLI SCOPI DEL “CLUB” LA POLITICA NON C’ENTRA Mi è pervenuta la comunicazione della costituzione ufficiale del Club della Beccaccia col relativo statuto, nonchè la lettera del presidente Garavini contenente la richiesta della quota sociale. Prima di aderire a tale richiesta, sia io che i soci del Circolo che ho l’onore di presiedere, vorremmo la garanzia che la encomiabile iniziativa non sfoci (come purtroppo avviene nella nostra Italia) in politica. NICOLA GIULIANI La garanzia che lei cerca la troverà nell’art. 2 dello Statuto Sociale del Club: “ll C/ub della Beccaccia per segue scopi culturali-scientifici di studio ed informazio ne sui costumi, abitudini, migrazione, consistenza fau Richieste come la sua ce ne pervengono diverse. A parte, le abbiamo messo alcuni indfrizzi di allevatori (qualcuno già socio del nostro sodalizio) presso cui può provare. Ma , appunto perché siamo sensibili al problema, vorremmo, nell’ambito del “Club ‘ svolgere (a cominciare dall’autunno prossimo, possibilmente) delle prove di lavoro su beccaccia, anche e soprattutto nell ‘intento di poter individuare e segnalare cosi i ceppi di cani beccacciai. Nel frattempo crediamo di far cosa gradita ed utile ai soci, istituendo in questo nostro notiziario una piccola rubrica, ovviamente riservata agli stessi, dove potranno apparire piccoli annunci riguardanti la compra la vendita o... . il cambio di cani da beccacce. VINCENZO CELANO 31 NOTIZIE IN BREVE Il Consiglio Direttivo del C. d. B., nella sua riunione del 4 ottobre 1975 a Firenze ha nominato soci onorari del Club della Beccaccia il Presidente del Club National des Beccassiers, Signor Louis Guizard ed il Presidente aggiunto dello stesso Club, il Prof. Charles Fadat. in riconoscimento della grande attività da loro data alla conoscenza della beccaccia, alla sua conservazione, nonchè per lo sviluppo ed il prestigio che lo stesso Club si è aggiudicato per merito loro. Tra giorni avrà inizio finalmente l’invio ai soci del distintivo da giacca del Club. La beccaccia vi è rappresentata mentre fa la ruota. Si è voluto così distaccarsi dalla solita beccaccia in volo o dalla poco simpatica beccaccia accucciata come un rospo. A noi non sembra sgraziata, anche se un po’ tozza ma, quando fa la ruota, si gonfia e si presenta in questo modo. Eventuali duplicati del distintivo potranno essere richiesti alla Segreteria unendo l’importo di L. 1.000 per ogni esemplare in più. I1 Consiglio Direttivo ringrazia pubblicamente il sig. Iginio Conforti di Livorno, esperto allevatore di Kuzaar con l’affisso dei 4 Mori, che ha messo a disposizione del Club uno dei suoi magnifici cuccioli. Anche se non è stato possibile, per motivi oganizzativi, accettare il dono, il Consiglio è grato al sig. Conforti per la sua generosità e per l’attaccamento al Club che ha dimostrato. I soci che abbiano belle foto dei propri cani, sono pregati di inviarle affinché si possano pubblicare nella rubrica ‘‘La galleria dei nostri cani’’ CONSIGLIO DIRETTIVO DEL CLUB PRESIDENTE ONORARIO Roncalli Benedetti dr. Enrico - Castel di Lama (AP) Recentemente è uscita in Francia una collana di 7 volumi di antichi autori ‘‘Les maitres bécassiers’’ trattanti tutti esclusivamente della beccaccia. Coloro a cui questa collana, magnificamente illustrata dal pittore animalista Lamotte, interessa, possono rivolgersi alla presidenza del Club che potrà dare tutti gli schiarimenti del caso. Uno di questi 7 volumi e precisamente quello del Polet de Faveau ‘‘Le chasseur à la beccasse” del 1869 è stato tradotto in italiano e pubblicato diversi anni fa. Essendone disponibili ancora un certo numero di copie esse possono essere inviate ai soci al prezzo di L. 1.500 cad. franche di porto. (Prezzo attuale per i non soci L. 2.000). Richiederle direttamente alla Presidenza del Club. A Ravenna il 14 dicrbre 1975 ha avuto luogo la 1 Assemblea Nazionale della Società Ornitologica Italiana che in questa città ha la sua sede. Durante la stessa sono state attribuite le cariche sociali e con piacere abbiamo notato che alcuni membri del nostro Club sono fra gli eletti e precisamente uno dei Vicepresidenti è il Dr. Elio Augusto di Carlo di Cantalupo Sabino, uno dei Consiglieri è il Prof. Silvio Spanò di Genova e fra i provibiri troviamo i nomi di Armando Diaz della Vittoria e di Ettore Garavini. Fra i rappresentanti regionali figurano poi i nomi del Dr. Vincenzo Celano, di Vito Metarangelo, dell’ Avv. Camillo Valentini e del Prof. Giuliano Salvini. 11 fatto che parecchi soci del Club della Beccaccia siano an - che soci della Società Italiana di Ornitologia di recente creazione, dimostra come il nostro Club sia formato da persone il cui scopo principale non è quello di uccidere, ma maggiormente quello di studiare, osservare ed anche proteggere la beccaccia nell ‘ambito di un esercizio venatorio sportivo ed equilibrato alle possibilità biologiche della specie. PRESIDENTE Garavini Ettore - v. Farmi i - San Pancrazio (RA) VICE PRESIDENTE Celano Dc. Vincenzo - Castelluccio Inf. (PZ) VICE PRESIDENTE Gramignani dr. Giorgio - v. Orsi 2 - Ancona SEGRETARIO TESORIERE Marzilli dr. Mario - v. Centofanti 11 - Calci (PI) CONSIGLIERI De Cecco dr. Giulio - v. Italica 177- Pescara Diaz della Vittoria Armando - v. 24 Maggio 43 - Roma Gatteschi avv. Giancarlo - v. Mannini 2 - Arezzo Honorati dr. Ludovico - v. Zara 1 - Ancona Spanò dr. Silvio - v. Flora 4 - Genova Valentini avv. Camillo -v. Fileni 56-S. Benedetto d.T. (AP) Vezzoli Gian Lorenzo - v. Vezzoli 20 - 5. Pancrazio (BS) COLLEGIO SINDACALE Ferri dr. Gastone - v. P. Landi 21 - Pisa Pepe Marconi Guglielmo - Figline di Prato (FI) Petti prof. Filippo - v. Principati 62 - Salerno COLLEGIO PROBI-VIRI Meterangelo Vito - v. Carulli 68 - Bari Silipigni dr. Giuseppe - v. Orfanotrofio 5 - Taurianova (RC) Trivellato Francesco - v. dei Bersaglieri - Torri di Quartesolo (VI) 32 “AI NOSTRI AMICI D’OGNI TEMPO E D’OGNI PAESE DAGLI UMILI AI CAMPIONI CHE CON PERFETTO AMORE A NOI TUTTO DONARONO CHIEDENDO SOLO AFFETTO” Questa la dedica dettata da un cinofilo beccacciaio che col generoso concorso del Gruppo Cinofilo Anconitano volle fosse eretto in Ancona IL MONUMENTO AL CANE Eternamente nel plastico gruppo di bronzo. Opera del rimpianto amico Ernesto Coppaloni, l’indissolubile amore riconoscente che lega l’uomo al cane A tutti i beccacciai Sempre necessariamente cinofili Dedichiamo questa riproduzione