Due gioielli della scultura del secolo XVIII Le acquasantiere del

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Due gioielli della scultura del secolo XVIII Le acquasantiere del
Due gioielli della scultura del secolo XVIII
Le acquasantiere del duomo di Aversa
Ai lati dell'ingresso principale del duomo di Aversa fanno bella mostra di sé, ancora
perfettamente conservate, due meravigliose acquasantiere in marmi policromi della
seconda metà del XVIII secolo. Costituite da una vasca a conchiglia di marmo
bardiglio che si regge su un peduccio di marmo bianco e verde, presentano un dossale
a edicola in marmi bardiglio bianco e viola antico, sormontato da festoni e cherubino
entro cui si inseriscono due differenti rilievi raffiguranti l’uno (quello destro) il
popolare episodio biblico di Mose che fa scaturire l’acqua dalla rupe, l’altro (quello
di sinistra) il Miracolo della guarigione del paralitico presso la piscina Probatica a
Gerusalemme.
Noè fa scaturire l’acqua dalla roccia
La Piscina probatica
A. Viva, rilievi sulle acquasantiere, Aversa, Duomo
Il primo rilievo, che riprende l’iconografia dell’analogo affresco realizzato nell’ottava
volticella delle Logge Vaticane da Giulio Romano e Polidoro da Caravaggio, seguaci
di Raffaello, si riallaccia al narrato biblico (Esodo, 17, 7 -11; Numeri, 20, 1 - 13)
secondo cui Mosè a capo degli ebrei nel loro esodo verso la Terra Promessa mentre
attraversava il deserto, pressato dal problema della carenza d’acqua chiese aiuto a
Dio, che gli ordinò di percuotere con la sua verga una roccia dalla quale, prese a
sgorgare, copiosa, l’acqua con cui poté dissetare il popolo e abbeverare le greggi. Il
secondo rilievo si rifà, invece, a un episodio evangelico narrato da Giovanni (5,1-15).
La Piscina probatica detta, in ebraico Bethesdà, era una piscina miracolosa ai cui
margini stazionava in permanenza una moltitudine di ammalati, ciechi, zoppi e
paralitici in attesa dell’evento sovrannaturale: secondo la tradizione di tanto in tanto
un angelo scendeva all’improvviso ad agitare le acque della piscina che, solo allora,
divenivano capaci di straordinarie guarigioni per il primo malato che vi si fosse
tuffato. Narra dunque Giovanni che a un paralitico sofferente da ben trentotto anni, al
quale non era mai riuscito di essere il primo a tuffarsi nello specchio d’acqua a causa
delle sue scarse capacità ambulatorie, Gesù, di ritorno da Cafarnao, allorché si porto
in visita alla piscina e lo vide, sapendo della sua lunga malattia ordinò di prendere il
letto su cui giaceva e di camminare, restituendogli la deambulazione.
Le due acquasantiere sono riferibili, insieme ad alcuni rilievi marmorei del Sacello
Lauretano posto nel transetto destro dello stesso duomo, all’attività di Angelo Viva
(1772 -1824), discreto scultore allievo di Giuseppe Sammartino e suo collaboratore,
operante tra la fine del '700 e gli inizi del secolo successivo e legato ad un gusto tra
Rococò e Neoclassicismo. Ai modelli del grande maestro napoletano, il quale
certamente gli fornì i disegni, sono, infatti ispirate le sue opere meglio riuscite, tra le
quali si segnalano, per il prezioso decorativismo, le Allegorie della Sobrietà e della
Modestia (1781) nella chiesa dell’Annunziata di Napoli, gli Angeli reggi fiaccole e i
Putti dell’altare maggiore della chiesa di San Paolo Maggiore, sempre a Napoli.
Numerose sue opere sono sparse nelle province meridionali unitamente a un gran
numero di pastori presepiali, la cui realizzazione fu frutto, invero, di un’attività
secondaria e, tuttavia, svolta con grande perizia, a giudicare dai risultati.
Franco Pezzella