FONDIARIA SAI
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fondato nel 1956 260 PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA VALLE DELL’AGNO N. 4 luglio-agosto 2010 - Anno LV - Redazione: 36078 Valdagno (Vicenza), Viale Trento, 4/6 - Telefono 0445 401190 - Bimestrale edito da: Associazione Pro Valdagno - Gratis ai soci - Registrazione al Tribunale di Vicenza n. 92 del 22 Dicembre 1956 Pubblicità inferiore al 70% - Stampa Tipografia Danzo srl - 36073 Cornedo, Via Monte Ortigara, 83 - Direttore Responsabile: Gianni Luigi Spagnolo - Spedizione in abbonamento postale Comma 20/b Art. 2 L. 662/96 - Ufficio Postale di Vicenza Ferrovia. LA REGIONE VENETO HA COMPIUTO QUARANT’ANNI Storia di ieri che ha visto come protagonisti molti politici vicentini che ebbero il merito di porre le basi di un nuovo sistema di autonomie (comuni, province, regioni) in un rapporto di equilibrio e di collaborazione con i poteri centrali dello stato. Essere o non essere... ma è un problema? L’estate appena trascorsa per certi versi e’ stata piuttosto calda sotto tutti i punti di vista, eccoci già in prossimità dei prossimi impegni organizzativi. Tra alti e bassi ed incomprensioni varie comunque siamo riusciti a portare a termine una serie di iniziative socio-culturali particolarmente lodevoli ed altre sono in piena fase di allestimento e ne troverete ampia descrizione in questo numero del nostro giornale. Tutti sanno oramai che all’interno del nostro consiglio di amministrazione ci sono forti contrasti che non fanno altro che creare turbative ed incongruenze varie ed io ne sono amareggiato oltre che deluso. Alcuni consiglieri pensano di andarsene, altri non si sentono più di portare avanti, come non dargliene atto, una situazione a dir poco grottesca ed inficiata da continue provocazioni pretestuose ed inconsistenti che ledono anche il buon nome di persone che nulla hanno da dimostrare se non il fatto che l’impegno profuso ed i sacrifici personali vanno ben oltre a qualsiasi prerogativa ed aspettativa personale. Sono il Presidente della Provaldagno ed ora cerco “consiglio”… Non mi soffermo più sui particolari, sulle persone, sui fatti perché oramai, tutti sanno tutto, e tutti giudicheranno in coscienza e serenità. Io non me la sento più di guidare un mezzo che di per sé risulta arrugginito nei suoi meccanismi. Come promesso porterò a termine gli impegni oramai intrapresi assieme ai miei collaboratori che in questi mesi si sono adoperati e prodigati affinchè tutto potesse riuscire per il meglio. Poi dopo si vedrà. L’assemblea annuale penso sarà determinante per tracciare le nuove linee associative e di condotta generale e mi auguro sarà all’al>pag.2 Quaranta anni fa nacquero le Regioni a statuto ordinario, a completamento di un disegno di autonomie locali previsto già dalla Costituzione ma che per molto tempo stentò a decollare e che solo alla fine degli anni sessanta trovò un gruppo di “regionalisti” convinti e tenaci, in grado di dar vita ad un progetto ambizioso ed impegnativo. Il 6 luglio 1970 si riunirono per la prima volta i nuovi consigli regionali di Lombardia, Liguria, Marche, Lazio, Abruzzo, Campania, Basilicata e Veneto: sono i “primi della classe” tra i 15 consigli regionali eletti un mese prima, il 7 giugno. Per la cronaca, nella nostra regione la DC aveva raccolto il 52 per cento dei voti e dei 50 consiglieri del nuovo ente regionale, 28 sono democristiani, 9 comunisti, 5 socialisti, 3 socialdemocratici, 2 liberali, 1 repubblicano, 1 missino e 1 del Psiup. Sigle partitiche che da tempo non esistono più ma che rappresentavano la mappa dell’impegno politico delle generazioni del secondo dopoguerra: impegno non solo a ricostruire e a sviluppare il sistema economico e produttivo ma anche ad avvicinare il mondo della politica e delle istituzioni alla gente comune, al territorio, alle comunità locali. Una stagione di pionieri, quella di quarant’anni fa, di “regionalisti” convinti che vollero con determinazione la nuova istituzione, ne disegnarono le competenze, ne rivendicarono con decisione il ruolo. Con le Regioni a statuto ordinario prendeva forma una nuova articolazione dello Stato che, in prospettiva, avrebbe dovuto superare le Province (tema tuttora in discussione), razionalizzare la rete delle autonomie locali, valorizzando le varie specificità del territorio. Oggi non sarebbe possibile parlare di federalismo e di maggiore autonomia, se a quel tempo non avesse avuto inizio un percorso tuttora da completare ma di cui già erano state individuate le direttive di marcia: il decentra- mento amministrativo e il trasferimento di competenze e di fondi per materie di fondamentale importanza (la sanità, l’istruzione e la formazione professionale, la gestione del territorio… per citare le principali). Nella prima legislatura del Consiglio regionale furono protagonisti alcuni esponenti di spicco della DC vicentina (e veneta) come Gino Rigon e Francesco Guidolin (aclista e sindacalista della Cisl, assessore prima e poi presidente del Consiglio regionale dal 1985 aI 1990). Ci sono inoltre Carlo Gramola (sindaco di Schio per 13 anni) e Giuseppe Sbalchiero, (già sindaco di Isola Vicentina). Per l’area socialista, il valdagnese Sergio Perin, morto prematuramente un anno dopo, ma che rimarrà anche negli anni seguenti come figura ideale e punto di riferimento per i socialisti vicentini. Da ricordare inoltre il vicentino Franco Borgo, di Pozzoleone, presidente della Col diretti, il più giovane consigliere Giampaolo Bassetti (Pci) di Valstagna >pag. 2 Piccolo libro, un grande successo, quello dedicato ai sette roccoli : una zona sul crinale delle valli dell’Agno e del Chiampo caratterizzata da queste strutture fisse per l'uccellagione, cioè la cattura di uccelli senza armi. Il libro scritto da Diego Dal Cengio e da Dorino Stocchiero attira l’interesse non solo degli appassionati della caccia in genere, ma anche e soprattutto di quanti amano la natura e le tradizioni del nostro territorio. (servizio a pag. 8, nella foto: roccolo in miniatura costruito da Diego Dal Cengio). Valdagno, Villa Valle: dal 4 dicembre 2010 al 9 gennaio 2011 Le nevi di Mario Rigoni Stern Sono trascorsi due anni e mezzo dalla scomparsa di Mario Rigoni Stern. Per chi gli ha voluto bene, per i suoi tanti lettori sparsi per il mondo, questa assenza si è fatta sentire. Sapere che ai piedi del monte Zebio, nella casa che si era costruito con le proprie mani e che tante volte ci aveva accolto, il vecchio sergente c’era e resisteva, bastava per farci sentire tutti un po’ meglio. Abbiamo potuto così sperimentare quel sentimento diffuso tra i contemporanei del romanziere russo L.N. Tolstòj che il regista teatrale K.S. Stanislavskij ha così ricordato nelle sue memorie: Quando era vivo dicevamo: «che fortuna vivere nella stessa epoca di Tolstoj!», e quando eravamo afflitti da un malessere interiore o dai casi della vita e le persone sembravano belve feroci, noi ci consolavamo al pensiero che là, a Jàsnaja Poljana, viveva lui: Lev Tolstòj! E tornava di nuovo la voglia di vivere! In questi due anni e mezzo sono state tante le iniziative organizzate da enti pubblici, associazioni, scuole, ecc., per ricordare lo scrittore scomparso a dimostrazione della stima e dell’affetto di tante persone. Era “necessaria” allora questa mostra? Ritengo di si: per l’originalità del progetto; per la ricchezza della proposta espositiva; per lo sforzo sinergico di tante istituzioni che da subito ne hanno condiviso l’ispirazione; per la qua lità dei materiali informativi prodotti che sollecitano un approccio non superficiale alla vicenda umana e civile di Mario Rigoni Stern. Ma anche alla sua opera >pag. 3 FONDIARIA SAI DIVISIONE FONDIARIA Agenzia Generale di Valdagno Via S. Clemente, 10/12 36078 VALDAGNO (VI) Tel. 0445 409735 - 409933 - Fax 0445 406097 e-mail: [email protected] divisione FONDIARIA 2 il nostro campanile - luglio/agosto 2010 < dalla prima pag. ”Pensato e scritto” tezza di un cambiamento radicale che a mio parere dovrà esserci. Chiuso il preambolo per sapere se essere o non essere mi collego a quanto invece sono il vanto della nostra associazione: le attività istituzionali. Appena passata “Passeggiando Sotto i Portici” svoltasi in maniera splendida sotto tutti i punti di vista; sole / pubblico / espositori, le manifestazioni che ci hanno visto e che ci vedranno impegnati, e per alcune già in avanzata fase organizzativa, sono: -Quattro Passi per l’Europa” il 24-2526 Settembre / Agricoltura in Piazza il 3 Ottobre / I 500 anni del Convento di Santa Maria delle Grazie l’8 Ottobre / Il Riconoscimento ad un Musicista di Valdagno il 10 Ottobre / Calastoria il 23 Ottobre / La Festa d’Autunno il 29-30-31 Ottobre ed il 1° Novembre / Il Primo concorso della “Fritola con la Maresina e la Sardea” il 14 Novembre / La Maresina d’Argento il 27 Novembre / Natale in Piazza per tutti i sabati e le domeniche del mese di Dicembre / Il Concerto del coro della SAT al cinema Super il 3 Dicembre. Il consuntivo finale di tutte queste manifestazioni oltre a quelle passate ovviamente, sarà oggetto della mia relazione di fine anno che mi vedrà ancora una volta sottolineare l’impegno profuso da tutti i gruppi di lavoro che dopo uno dei nostri consigli di amministrazione si sono formati ed hanno da subito operato proficuamente. Tutto è pronto quindi per la fase finale e forse più impegnativa organizzativamente parlando, di tutto l’anno e quindi ne approfitto per chiedere la collaborazione di quanti tra quanti di voi ancora non si sono proposti. Anche solamente un’idea può servire a rendere più piacevole un evento. Cerchiamo collaborazione sotto tutti i punti di vista. Cerchiamo volontari che collaborino. Cerchiamo collaboratori che siano volonterosi. Cerchiamo coerenza e amicizia. Ed ora purtroppo una cattiva notizia riguardante il fatto che nei nostri magazzini in zona industriale è stato esperito un tentativo di furto con danneggiamenti alle infrastrutture che proteggono l’ingresso. Ovviamente, dopo aver raccolto tutti gli elementi necessari ad individuare i colpevoli provvederò a sporgere denuncia all’autorità preposta. Una buona notizia invece, e che volevo sottolineare in questo numero, è che finalmente, la segreteria della nostra associazione sarà operativa dalle ore 10,00 alle ore 12,00 di Martedi e Venerdi a partire dalla metà di novembre. Sarò presente io stesso, sia per coordinare le attività di segreteria e sia per ascoltare quanti di voi avessero qualsivoglia necessità da risolvere. Sul nostro sito www provaldagno.it troverete i nostri numeri di telefono e potrete contattarci anche tramite mail all’indirizzo: [email protected] Un cordiale saluto a tutti… a presto. Il Presidente Andrea Ederosi EDILVENCATO s.r.l. EDILVENCATO 36078 Valdagno (VI) Z.I. - Via Campagna, 36 Tel. 0445 402790 Fax 0445 402078 e-mail: [email protected] Gr I primi anni della regione Veneto Il 1970 fu un anno fondamentale e di svolta nelle vicende della Repubblica Italiana, poiché segnò l’inizio del funzionamento delle Regioni a statuto ordinario. L’attuazione dell’ordinamento re gionale, pur previsto dalla Costituzione nel 1948, fu per molti anni limitata solo ad alcune Regioni a statuto speciale e solo con i primi governi di centrosinistra furono presi i provvedimenti necessari per dare realizzazione al dettato costi- tuzionale. Il compito dei primi consiglieri regionali era complesso e affascinante e fu svolto rapidamente ed efficacemente, nonostante la scarsità di risorse materiali e finanziarie a disposizione. Il primo impegno fu ovviamente quello per lo Statuto, attraverso il quale si volle che la Regione, quale prima e grande istituzione che poteva incidere radicalmente sui rapporti tra centro e periferia e tra governanti e governati, potesse portare il massimo di rinnovamento, superando i difetti e il centralismo tipici dello Stato. In circa sei mesi, con la fattiva collaborazione tra tutte le maggiori forze politiche, in particolare DC, PCI e PSI, che pure avevano visioni e programmi generali diversi e svolgevano ruoli diversi a livello nazionale, si arrivò a un risultato eccezionale, simile a quello ottenuto negli anni 194647 per la Costituzione della Repubblica, cioè a un testo largamente condiviso e approvato dal Consiglio quasi all’unanimità (alla sua elaborazione diede un contributo importante Sergio Perin, rappresentante del PSI nella relativa Commissione). up PRODOTTI E TECNOLOGIE PER L’EDILIZIA po Progettazione, installazione e manutenzione impianti termoidraulici civili e industriali VALTERMO I M P I A N T I impianti solari recupero energetico comfort ambientale climatizzazione Valtermo s.n.c. di Prebianca G. e C. - Via Gasdotto 21 - VALDAGNO (VI) Tel. 0445.406333 - Fax 0445.407155 e-mail: [email protected] Venezia, Sergio Perin in sala consigliare regionale (1970). (Foto Archivio V. Sandri) Lo Statuto del Veneto, uno dei migliori in Italia, si caratterizzava per una concezione della Regione disponibile alla collaborazione con gli enti locali, mediante l’uso più largo possibile delle deleghe, aperta alla consultazione delle forze sociali nella for- mazione dei propri provvedimenti e trasparente nei rapporti con i cittadini, e per un governo regionale (Presidente, Giunta, Segreterie regionali) efficiente, ma nominato e controllato politacamente dal Consiglio. Alcune di queste caratteristiche istituzionali della Regione sono state temporaneamente cancellate dalle norme transitorie introdotte dalla legge costituzionale 1/1999, ma è tuttavia possibile recuperarle mediante l’approvazione di opportune modifiche dello Statuto, attese ormai da un decennio e ferme soprattutto per i contrasti esistenti all’interno dell’attuale maggioranza. Per queste si auspica che non si proceda come spesso si è fatto negli anni scorsi - anche per gli enti locali - secondo un indirizzo presente sia nella destra sia nella sinistra, secondo il quale i problemi di funzionamento della democrazia si risolvono a scapito della democrazia e della legalità, aumentando i poteri delle persone e diminuendo la collegialità delle decisioni, e nel contempo eliminando o rendendo di fatto impraticabili i controlli di legittimità. L'imponente lavoro di progettazione politica già nella prima legislatura (1970-1975) produsse le prime leggi generali sull’attività amministrativa dell’intera regione (per l’edilizia economica e popolare, le Comunità montane, il trasporto pubblico locale, l’istituzione delle ULSS ecc.) con alcuni grossi limiti tuttavia, poiché l’attività legislativa regionale non poteva superare l’ambito angusto delle funzioni trasferite dallo Stato nel 1972. Ben più ampio respiro poté avere la produzione legislativa regionale dalla seconda legislatura, a seguito del DPR 616/1977, che conferì alle Regioni nuove e più complete funzioni amministrative, e di importanti leggi statali quali la 833/1978 (riforma sanitaria) e 457/1978 (edilizia residenziale pubblica). Si ebbero allora, tra le altre, la legge sul Programma Regionale di Sviluppo (1978-82), la legge per le ULSS in l’attuazione della riforma sanitaria e, nel 1980, la prima legge urbanistica regionale organica e quella per l’istituzione di parchi e riserve naturali. Ma più che dare un resoconto completo sull’attività legislativa è interessante oggi ricordare come nascevano le proposte di legge. Allora c’erano e funzionavano ancora i partiti apparsi sulla scena politica dopo la sconfitta del fascismo e la fine della di Vittorio Sandri, consigliere regionale dal 1975 al 1980 guerra, che avevano una propria visione della società e programmi generali, e potevano contare sull’adesione di migliaia di persone per ogni provincia nel Veneto, che si riunivano nelle sezioni e nelle federazioni provinciali, davano il proprio contributo alla discussione sui problemi aperti, partecipavano alle battaglie politiche e si impegnavano nelle campagne elettorali per sostenere le proposte del proprio partito e in appoggio ai candidati ritenuti più capaci di dare un contributo utile nelle assemblee elettive. L’elaborazione delle proposte politiche peraltro non avveniva esclusivamente in ristretti ambiti partitici, ma con il coinvolgimento e l’ascolto delle organizzazioni sindacali, delle associazioni di categoria, culturali, ecc. e in generale di tutti coloro di cui si riteneva di dover acquisire il consenso o almeno il parere, attraverso incontri e convegni. I partiti si confrontavano di fronte all’opinione pubblica e nelle sedi istituzionali principalmente sui programmi, mentre minore importanza avevano le contrapposizioni personali, avendo ciascuno in mente l’obiettivo di arrivare alle soluzioni migliori per il Paese, sapendo talvolta rinunciare ad alcune delle proprie posizioni per trovare un compromesso accettabile da tutti. Tuttavia, anche quando non vi erano possibilità di intesa e il contrasto era forte, questo veniva < dalla prima pag. ”Regione Veneto” che con i suoi 29 anni faceva da “contrappeso” al più anziano, Giovanni Bottecchia, già sindaco di Bassano, classe 1907. “Oggi, a quarant’anni di distanza ha affermato l’attuale presidente del consiglio regionale Clodovaldo Ruffato - viviamo ancora una seconda stagione da pionieri e la sfida è quella della riforma federale. Le Regioni sono cresciute e sono in prima fila nel rivendicare la necessità di introdurre dosi massicce di autonomia, responsabilità e autogoverno nell’architettura istituzionale dello Stato.” E’veramente la nuova frontiera per una istituzione che ha “appena” quattro decenni, ma che può vantare una storia ricca di personaggi, vicende, progetti e aspirazioni… tutta proiettata verso il futuro. Gianni L. Spagnolo Gianni Luigi Spagnolo Vittorio Visonà Redazione Elena G. Chemello Almireno Ponza Gianni Luigi Spagnolo Vittorio Visonà Hanno collaborato: Fotografie: Graphical layout: G. Caichiolo, F. Morsolin,A. Ponza, V. Sandri, A. Tomba G. Bicego, G. Fornasa, A. Tomba, D. Dal Cengio Elena Chemello il nostro campanile - luglio/agosto 2010 3 < dalla prima pag....”Rigoni Stern” letteraria perché, come ha scritto Ferdinando Bandini: … una singolarità della sua voce di scrittore va qui marcata. Era una voce vicina alla nostra inquietudine odierna e insieme una voce antica. Aveva creato la sua forza di persuasione facendosi vindice di una memoria tenace… Ma lo faceva da poeta appunto, non da predicatore, anche se intensa era la sua indignazione per lo smarrimento di tanti valori. La mostra, trae origine dal rapporto speciale che Mario Rigoni Stern ha avuto con la neve, questo materiale effimero che tanto ha segnato la sua esistenza. Sono nato alle soglie dell’inverno in montagna - ha scritto nell’incipit del suo ultimo libro Stagioni - e la neve ha accompagnato la mia vita. Ecco la chiave di lettura della mostra: le nevi dei giochi infantili, le nevi della guerra e del lager, le nevi del ritrovato rapporto con gli uomini e la natura dopo il ritorno a baita, rilette attraverso sculture, acqueforti, dipinti, fotografie, libri d’arte, traduzioni, ecc. in un mix di grande interesse e fascino. Particolare menzione meritano le opere provenienti dal Museo Murer di Falcade (Belluno) realizzate negli anni Settanta del secolo scorso da Augusto Murer: due sculture bronzee (Nikolajewka e L’alpino nella steppa), una serie di dieci acqueforti, e un grande ritratto a olio su tela di Franco Murer, figlio di Augusto, del 2007, tutte opere ispirate a Il sergente nella neve. Queste opere sono accompagnate dai brevi racconti scritti da Mario Rigoni Stern per la cartella Ghe rivarem a baita? del 1975 edita da Corbo e Fiore Editori, Venezia (oggi introvabile) e da Una nota per Augusto del 2002 scritta da Mario per ricordare il grande artista e fraterno amico che come lui aveva vissuto la tragica esperienza della guerra, aveva scelto di restare a vivere in montagna, aveva mantenuto fermo l’impegno per quegli ideali di giustizia e libertà nei quali entrambi avevano sempre creduto. Vorrei, infine, sottolineare il valore della sezione che ospita le traduzioni delle più importanti opere di Mario Rigoni Stern (le opere di Rigoni Stern sono state tradotte in quindici lingue e ormai sono conosciute in tutto il mondo) e alcuni libri d’artista, tutti materiali provenienti dall’eccezionale fondo documentale dello studioso Giuseppe Mendicino. Si tratta di una sezione resa ancor più significativa dalla straordinaria partecipazione al progetto di alcuni traduttori che, in occasione della mostra, hanno voluto scrivere un personale ricordo dello scrittore conferendo respiro internazionale a questa iniziativa: il giapponese Hiroto Koga, l’israeliano Arno Baehr, i francesi Claude Ambroise e Marie-Hélène Angelini. Adriano Tomba La Mostra arriva a Valdagno dopo due precedenti momenti espositivi a Trento e Bolzano. La Mostra è stata promossa congiuntamente da Trentofilmfestival, Comune di Valdagno, Gruppo ITAS Assicurazioni, Galleria Foto-Forum di Bolzano, Lions Club Valle dell’Agno e con la partecipazione dell’Associazione ERMA Museo Murer di Falcade (Bl). Le nevi della memoria cui era innamorato. All’improvviso uno strano silenzio, e scendono lente stille di neve. Mario è felice e acchiappa i fiocchi con la bocca. I ricordi dei giochi sulla neve, con sci di fortuna, lo accompagneranno sempre, gli daranno forza nei momenti difficili. Il suo amico di gioventù Silvano Carli mi ha raccontato di quando, a dieci anni, si lanciavano con gli sci dalla piccola collina del Belucin, nei pressi della contrada Val d’Orco... ... Poi da ragazzo, aspirante sciatore-rocciatore tra gli alpini, eccolo tra le nevi e i ghiacciai della Valle d’Aosta: turbinii di neve tra le vette, ghiaccio frantumato in diamanti dalla piccozza, bagliori La più autorevole rivista di cultura alpina L’Alpe, diretta da Enrico Camanni, la pubblicò, insieme ad altre più recenti dello scrittore e dell’Altipiano, nel numero di dicembre 2004 dedicato al tema Letteratura e montagna, a corredo di una intervista di Linda Cottino. E’ una fotografia di quelle che finiamo per associare indissolubilmente a un personaggio, come il a salutare l’altro a dicembre. E quella fotografia venne scattata proprio in occasione di una di queste visite. Nella notte era caduta un po’ di neve e il fotografo comprese subito che quella poteva essere una fotografia-icona: “Il sergente scrittore” dentro la luce invernale. Tomba ha iniziato a fotografare nel 1982, scegliendo subito di occuparsi di fotografia dei territori di montagna. Ha scattato fotografie soprattutto nelle Grandi Dolomiti e in Adamello-Presanella (ha realizzato anche un lavoro sul paesaggio dell’Ovest americano), ma il mondo fotografico di Adriano ha il suo centro nelle Piccole Dolomiti, che ha cominciato a frequentare fin da ragazzo, a ridosso della sua Valdagno: la Catena delle Tre Croci, il Gruppo della Carega, la Catena del Sengio Alto. Tra quelle cime, canaloni, rocce, ghiaie, pascoli, boschi, sentieri delle montagne “dietro casa” sono passate, con il mutare delle stagioni, la vita, le emozioni e vivono tanti ricordi di Adriano Tomba. Un mondo alpinistico che ha visto le imprese di Gino Soldà e di tanti altri valenti scalatori, le cui gesta sono state raccontate da Gianni Pieropan in Storia dell’alpinismo nelle Piccole Dolomiti, pubblicato nel 1977. Un piccolo universo alpino che già nel 1969 fu oggetto di un accorato articolo di Rigoni Stern Tornato dalla guerra, all’inizio sentiva fastidio e dolore a guardare il paesaggio innevato. Troppo forte il ricordo dei compagni perduti nella steppa, troppo intenso il gelo che aveva accompagnato i giorni della ritirata e quelli della prigionia. Poi, lentamente, sciare nei luoghi solitari dell’altipiano lo aveva aiutato a ritrovare se stesso, ricordando il passato certo, ma non più solo il terrore della guerra e la fame nei lager, anche gli amici com’erano prima della bufera. Persino la felicità perduta. E così ricominciò a correre in discesa, gli amici e i figli non gli stavano dietro. Alle corse alternava però, con crescente frequenza, lo sci di fondo. In solitudine. La pista del Barental era la sua preferita, poco ritratto di Hemingway di Yousuf Karsh o come quelli di Sciascia scattati da Federico Scianna. Non perché una determinata immagine possa davvero dirci tutto del personaggio, è impossibile, ma certe connotazioni umane possono essere illuminate da una buona fotografia. Espressioni di un attimo, consegnate alla memoria in una sorta di lotta al tempo che passa. Un libro di qualche anno fa Gli scrittori e la fotografia (Editori Riuniti, 1988) riporta proprio una frase di Leonardo Sciascia: “Ma del resto cos’è la fotografia se non una verità momentanea, verità di un momento che contraddice altre verità di altri momenti?” E’ sempre difficile comparare forme espressive diverse, ma a volte si possono accostare le sensibilità e i silenzi degli uomini. Le fotografie di Adriano Tomba hanno una sobrietà, una tensione visiva, e una capacità evocativa di sicura sintonia con la scrittura di Rigoni Stern. I due si vedevano solitamente d’inverno e negli ultimi undici anni Tomba si era sempre recato su Il Giorno, un appello affinché quel magnifico ambiente naturale venisse tutelato creando il Parco delle Piccole Dolomiti. Purtroppo le cose andarono diversamente. Rigoni era rimasto colpito anche dal trovare nelle Piccole Dolomiti un rifugio intitolato ad Antonio Giuriolo, presso il passo di Campogrosso. Quel grande uomo di pensiero, comandante partigiano di Giustizia e Libertà, era uno dei “piccoli maestri” di Meneghello che avevano combattuto sull’Altipiano di Asiago. Oggi però il Rifugio è divernuto un albergo e di quel piccolo grande maestro è rimasto solo un cippo alla memoria... ...La neve ha accompagnato tutte le stagioni di Mario Rigoni Stern. C’era neve nei suoi primi ricordi, quando dalle cime dei monti dell’Altipiano scendeva ad imbiancare i boschi per giungere infine tra le case di Asiago... ... In Sentieri sotto la neve lo scrittore si ricorda ragazzo intento a spaccare legna sotto casa, il nonno lo osserva, e dal poggiolo di fronte anche la ragazzina di e scintillii sui nevai. E ancora nevi e gelo in Albania, sul Gur i Topit, nell’inverno del 1940-1941. E poi in Russia, due anni dopo: giorni e giorni di cammino nella steppa innevata, temperature impossibili, con il tormento continuo del vento e migliaia di morti nel gelo. Anche i lager in Masuria, nell’Alta Slesia e sulle Alpi austriache erano coperti di neve nei due inverni successivi: una firma per aderire alla Repubblica Sociale Italiana (RSI) di Mussolini gli avrebbe evitato venti mesi di prigionia, ma Rigoni non l’appose mai. Finì dietro un filo spinato, ma conservò la dignità di uomo libero. frequentata perchè d’inverno è molto fredda, ma sempre affollata di ricordi di gioventù. “Una volta ma chi lo ricorda - facevo quelli che chiamavano passi svedesi: una spinta ogni due o tre passi: ora vado come lo consente l’età; ricordando, pensando, osservando le tracce nel bosco… Sono dodici o più chilometri. Io amo ritornare per dove sono salito, perché la discesa è dolce, dentro un bosco da sogno, senza difficoltà. E mi lascio andare come su una nuvola e il pensiero vaga su immagini o ricordi lontani.” Così scriveva Mario Rigoni Stern alla fine del secolo scorso… È passato un attimo. C’è una fotografia di Adriano Tomba che ritrae Mario Rigoni Stern, scattata il 21 dicembre del 1997, che mi è sempre parsa quella che meglio rappresenta il grande scrittore di Asiago. Era il ritratto più caro a Rigoni, me lo confermò nel novembre del 2007, quando lo vidi in Valgiardini per l’ultima volta, e del resto lo aveva scritto lui stesso sotto quella fotografia: “Per Adriano, che meglio di ogni altro ha saputo riprendermi”. di Giuseppe Mendicino * * Giuseppe Mendicino è nato ad Arezzo e lavora come direttore generale nei comuni lombardi di Agrate Brianza e Concorezzo. Ha curato per “Meridiani Montagne” una raccolta di scritti rari di M.Rigoni Stern ed una di M. Mila, nella stessa collana. Collabora con le riviste “Le Dolomiti Bellunesi” e “Montagna” per la quale ha scritto anche articoli su E. Hemingway, E. Castiglioni, G. Segantini, N. Revelli, D. Buzzati e altri. Il suo fondo di opere, traduzioni, scritti, interviste su Rigoni Stern, non ha eguali in Italia per numero e completezza dei documenti. È socio accademico del GISM (Gruppo Italiano Scrittori di Montagna). Note: L’intervento integrale di Giuseppe Mendicino è pubblicato nel catalogo della mostra. Fotografie di Adriano Tomba. Dall’alto in senso orario: Ritratto di Mario Rigoni Stern (1997), Altipiano di Asiago (2010), Nel bosco (2010). In centro pagina acquaforte di Augusto Murer “Salutami l’Italia” (1975) 4 il nostro campanile - luglio/agosto 2010 VALDAGNO IN MUSICA 2010 Una parata di eventi ed un susseguirsi di artisti di alto livello 14 LU G LIO - P.zza del C om une ore 21 7 LU G LIO - P.zza del C om une ore 21 TIN O G O N ZA LES BAN D K IN G LIO N & TH E B R A V ES Nato e cresciuto nella città Blues di Chicago, ha iniziato la sua carriera musicale alla tenera età di 17 anni e da allora si è guadagnato da vivere facendo il musicista. Spazia dal Funky Latin Jazz al Rock'n roll, Country e Blues. Ha collaborato con straordinari musicisti come Willie Nelson, B.B. King, Etta James, Earth Wind and Fire, Electric Flag, Dan Fogelberg, ecc. Il suo stile personale è maturato tra sonorità che sono unicamente sue: fondendo il suo Blues e le sue radici latine, nasce un'unione musicale che è simultaneamente piena di sentimento, vibrante ed energetico. 21 LU G LIO - P.zza del C om une ore 21 PAU L CO X M ike Sum m erland & m usics Paul Cox viene considerato uno dei migliori cantanti Blues-Soul del Regno Unito. Inizia nel West Midlands, nel 1981 va a Londra e da allora lavora con artisti del calibro di Ray Charles, Eric Clapton, Paul Rodgers e molti altri. Si è esibito in tutto il mondo e viene descritto come il "Il Pavarotti del British Blues". Nella serata si esibisce con un gruppo variegato, ma di altrettanti talentuosi artisti, anche locali. King Lion and The Braves è una di quelle realtà parallele che vivono dentro di noi, uno spirito. Puro Rock’n’roll, insomma. Nasce così, per caso, una band che non esiste. Una mescolanza di stili diversi tra gli anni cinquanta ed i primi sessanta, tra gli Stati Uniti e l’Inghilterra. Da un giorno all’altro, gira una voce, e la sera si suona. Si collega lo strumento all’amplificatore, qualcuno chiama un accordo musicale e si va. Arriva dalla California la grande armonicista cantante americana Kelly Rucker, una delle sidewomen più conosciute e apprezzate della scena blues californiana. 24 LU G LIO - Parco Favorita ore 21 B IG B A N D C ittà diVerona 28 LU G LIO - Piazza delC om une ore 21 LEYD IS M EN D EZ y C arretera C entral Leydis Mendez, cantante e chitarrista diplomata al Conservatorio Nazionale dell'Avana, accompagnata da Carretera Central, la band battezzata con il nome della strada che attraversa l'isola di Cuba, da San Julian fino a Santiago, da oriente - terra guajira dove il ritmo percorre i verdi sentieri del "Son" e della "Vieja Trova Santiaguera" - passando per l' Avana, fulcro d'arte e cultura che negli anni '50 ha visto affermarsi i leggendari "Boleros", tra cui Compay Segundo, Benny Morè, Josè Antonio Mendez e Celia Cruz. Nasce come banda nel 1946 per volontà di Carlo Vicari, divenendo dopo anni di attività la Banda di rappresentanza della città. In seguito sotto la direzione artistica di Mario Pezzotta, insegnante al conservatorio di Verona, vengono inseriti nel repertorio brani di musica afro-americana, che alla fine prendono il sopravvento. Ricordiamo le collaborazioni con Cheryl Porter, con Silvia Testoni, e altri interpreti dei brani dei grandi come F. Sinatra, B. Bacharach e altri. 15 A G O STO - Piazza delC om une ore 21 M A R IA D A L R O V ER E Maria si propone con una solida band, formata da strumentisti affermati, con i quali si esibisce nelle piu’ prestigiose location del territorio nazionale. Nello spettacolo si apprezzano brani mozzafiato ispirati al meglio del R&B di oggi, al Funk, al Soul e alla Disco Music degli anni Settanta e Ottanta, con brani portati al successo da Stevie Wonder, Chaka Khan, George Michael, ecc… Ma anche brani del repertorio di artisti italiani, da Lucio Battisti a Mina, da Patty Pravo a Rita Pavone e Gianni Morandi. il nostro campanile - luglio/agosto 2010 “LA NOTTE DEI TAMBURI” al Parco La Favorita Tony Esposito, Gianni Caltran e Sergio Pescara hanno stupito e sedotto con le loro sonorità il folto pubblico accorso al Parco della Favorita che, rinnovato nella sistemazione e nella logistica, ha offerto la giusta cornice all’evento clou dell’estate valdagnese 2010, organizzato dalla Pro Valdagno in collaborazione con il Comune. Ritmi sfrenati e travolgenti: rullanti, piatti e grancasse, con suggestioni sonore che richiamavano culture e tradizioni musicali di tutto il mondo. Gianni Caltran con il suo gruppo ha interpretato un repertorio rhythm and blues, forte di una carriera in tv, radio e in spettacoli dal vivo, accanto a grandi interpreti come James Brown. Sergio Pescara, accompagnato da Gianni Cicogna al basso: i “Groovydoo”; un mix tra rock, funk e techno. Ma “il piatto forte” della serata è stato lui, Tony Esposito, 35 anni di carriera artistica, uno dei fondatori del blues metropolitano. Il musicista partenopeo, che ha sfoggiato tutto il suo talento, con la batteria portatile di sua invenzione (tamborder), proponendo grandi successi del passato e una selezione di brani nei quali ha condensato il frutto della sua ricerca di nuove sonorità legate in particolare all’area del Mediterraneo. Un’apoteosi di suoni e di colori ha concluso la sera, con tutte le band fuse nel gran finale ad interpretare “Kalimba de luna” rivista in chiave “drum and bass”. 5 9 Reginette di una serata speciale La scenografia è quella giusta, l’atmosfera anche, riscaldata da un pubblico a dir poco entusiasta che nel parco della Favorita ha seguito l’avvicendarsi sul palco delle partecipanti alla 9° tappa del tour ospitato dalla Pro Valdagno e organizzato da TvA Vicenza in collaborazione con Il Giornale di Vicenza, con il patrocinio della Provincia, per incoronare Miss Provincia di Vicenza 2010. Impresa non facile per la giuria valdagnese incaricata della selezione locale, fare una corretta selezione, assegnando i titoli messi in palio dal concorso. Ma alla fine i giurati - Andrea Ederosi, Federico Granello, Vittorio Visonà, Daniele Nizzero, Simone Pavan, Raffaele Visonà, Sara Bistoni, Francesca Pigato, Giacomo Luongo, Luciano Roverato, Redento Peserico, Luigi Cristina - hanno proclamato le star della serata: Valentina Dal Prà di Rugliano - “Gover girl”; Giada Brazzale di Marano “Show girl”; Renata Andricto di Brogliano “Fashion girl”; Bernice Boakye Dufie di Valdagno “Sport girl”, tutte studentesse. Premiate anche altre due valdagnesi: Sara Ponza, maestra d’asilo, “Miss talent girl” ed Emilia Cristina Stuparoiv, barista, “Miss gambe in primo piano”. Un riconoscimento anche a Elena Parolin di Vicenza come “Miss futura” e alle studentesse Giulia Fabris e Marta Frizzo di Santorso, elette nell’ordine, “Miss Valle dell’ Agno” e “Model girl”: titolo che vale il secondo posto. Una conferma infine del loro talento musicale l’hanno avuta i gemelli valdagnesi Marco e Matteo Visonà, fondatori del gruppo musicale “I Decò”, che si sono esibiti con alcuni brani del loro cd “La stanza dei colori” presentato nei mesi scorsi al teatro Super di Valdagno. 6 il nostro campanile - luglio/agosto 2010 < dalla seconda pag. ”... Regione Veneto” comunque mantenuto su livelli minimi di correttezza politica. Tale descrizione dei rapporti tra le forze politiche potrebbe indurre un giovane di questi tempi a pensare che allora si vivesse in una situazione di relativa tranquillità. Non era affatto così; anzi al contrario, passati gli anni del cosiddetto miracolo economico, l’Italia verso gli anni ’70 andò incontro a una grave crisi sociale ed economica, caratterizzata da aspri conflitti nelle fabbriche e da un’inflazione a due cifre, e da forme di forte contestazione politica, in molti casi giustificata e condotta entro i limiti della legalità, ma anche purtroppo accompagnata da azioni miranti al rovesciamento delle istituzioni democratiche, condotte da frange politiche estremiste della destra neofascista o del terrorismo rosso. In questa situazione drammatica e pericolosa, pur in presenza di stragi, di rapimenti e di omicidi mirati, le principali forze politiche seppero mantenere i nervi saldi, decidendo che la strada da seguire, insieme con l’ovvio contrasto dei fenomeni criminali in cui erano impegnate le forze dell’ordine, era quella di lavorare con impegno e serietà sui provvedimenti necessari per far uscire il Paese dalla difficilissima situazione. E dopo? Qual è stato il seguito delle vicende politiche in Italia e nel Veneto? Superato il momento più drammatico della crisi, l’impegno riformatore dopo il 1980 gradatamente rallentò fino a fermarsi. La svolta conservatrice avvenuta nei più importanti Paesi occidentali (Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania) contagiò anche l’Italia e la classe politica dirigente italiana forse si persuase che in fondo tutti i problemi, le contraddizioni, le ingiustizie e le arretratezze tradizionali potevano essere risolti dagli automatismi di un mercato libero da ogni controllo, che avrebbe assicurato un benessere crescente per tutti; si adagiò a sua volta in una specie di edonismo reaganiano e divenne sempre più autoreferenziale e una casta, con l’accentuazione e la generalizzazione di alcune sue caratteristiche negative che avevano già cominciato a manifestarsi anche in passato; e ciò fino alla crisi di credibilità fatale dei primi anni ’90. Quello che è avvenuto poi nella politica italiana è abbastanza recente, da un po’ di anni è sotto gli occhi di tutti e ciascuno può farsene l’opinione che crede. Nel corso dei primi quarant’anni della Regione del Veneto sono stati eletti consiglieri regionali anche due consiglieri comunali di Valdagno: Sergio Perin eletto nel 1970 (prematuramente scomparso nel novembre del 1971) e Vittorio Sandri, eletto nel 1975 e nel 1980 (due legislature consecutive). Seduta di un consiglio comunale (1970). Si riconoscono (partendo da sinistra): Bruno Gavasso, Alberto Neri, Sergio Perin, Vittorio Sandri. (Foto Archivio V. Sandri) Quando la memoria risvegliata da lente conversazioni di signori canuti, oppure da antiche immagini che fermano un'evento con alle spalle parecchi lustri, le Tarajne (ragnatele) che ne offuscavano il ricordo cadono e, piano piano, un soffuso acquerello in movimento riporta al presente atmosfere, sensazioni, certezze e dogmi che portavano noi adolescenti, ed adulti, a celebrare riti a conferma del nostro fermo credere. Era la processione del Venerdì Santo, l'evento, più sentito e partecipato, intriso di drammaticità per quello che raccontava e rappresentava. La conclusione di una liturgia che dalle festose celebrazioni per una natività ci portava a partecipare al Sacrificio dell'Uomo della speranza. La foto, tratta dal prezioso archivio di Elsa Visonà, ci riporta al tempo: una processione è ancora lì in Corso Italia che si snoda, la comunità celebra con vera partecipata pietà, oppure chissà con atteggiamento serioso e d'occasione. Indifferenti e annoiati i Gagà assistono dai portoni o dietro le finestre dei Caffè lo snodarsi del severo, grave corteo. Indifferenza, supponenza, malcelato fastidio si può indovinare negli sguardi degli “assenti ”, ma non certo blasfeme considerazioni. Rivedo il sacro acquerello e guardando con attenzione mi sembra ci sia un Zerbinotto nel gruppo Aspiranti che mi rassomiglia..../ e vedo i Lupiti, i Esploraturi, i Moculi, i Frajarui, le Guardie vestie da festa/, e i Don: Giovanni, Leone, Augusto, Didimo, l'Arciprete Bortolo Meggiolaro che con sguardo severo trasmette ai fedeli la mesta, austera atmosfera di quel santo Venerdì. Il Cailetto, con il Giusto martoriato, portato da quattro uomini prestanti e compìti che si cambiano ogni duecento passi con altri a spartire fatica e privilegio, e poi i Musicanti con lo spartito illuminato dalle grosse candele rette dalle pie donne dell'Azione Cattolica. La struggente Marcia è, per noi /bociasse/, lo scontato familiare sottofondo che accompagna la processione non uno straordinario immortale capolavoro musicale, ma certo /bociasse/ siamo e, ovviamente, non ancora "abilitati" a distinguere il bello assoluto. Le finestre sono arredate, da semplici candidi copriletti o da variopinti damashi che scivolano lungo il muro, da candele mascherate dalle corolle di carta oleata variopinta, e dai primi gerani, le corone del Rosario pendolano dai balconi mosse da ogni avemaria recitata da chi non può ma vuole partecipare, ed infine il solenne approdo in Duomo avvolto dall'incenso e cassa armonica per un antico Greoriano che accompagna i gesti degli officianti fino alla conclusione del rito. Adesso fuori nel Corso cambia l'atmosfera, il passeggiare torna disordinato e l'attenzione è rivolta a luccicanti vetrine dei negozi Valdagno, primi del ‘900: la processione del Corpus Domini. Il corteo religioso, si snoda per la via del centro, seguito dalla devota partecipazione dei cittadini; alle finestre drappi bianchi e ricamati fanno da cornice all’evento. (foto archivio Elsa Visonà). con le mercanzie in primo piano, leccornie alimentari, il limone in bocca al povero vitello macellato; dalle oreficerie fa mostra di sè e ci affascina l'irragiungibile OMEGA, il Re, circondato da una corte di anelli, catenine, ori e da Vassalli, segnatempo, di rango inferiore, e poi foulard, cravatte e leggere camicette in una fantasmagoria di colori a sollecitare la primavera alle porte a farsi padrona di giardini, prati e nella cornice delle nostre colline. Il silenzio si traforma in brusio con i primi anticipati auguri pasquali, a gruppetti si chiacchiera, i toni sommessi, non si gridava allora, vigeva un riserbo dettato, forse, da una istintiva rispettosa attenzione a non disturbare il conversare del gruppetto accanto. Per noi ancora imberbi zerbinotti, la luce si accende dopo l'ultimo Amen, al rompete le righe quando le prime "simpatie" ci fanno spalancare gli occhi per sintonizzare lo sguardo, incrociandolo, con quello della dolce biondina che, speriamo, sia interessata ai nostri /"bei oci"/ e la malinconia si trasforma come d'incanto in gioiosa festa, con finta noncuranza si confida all'amico del cuore la “conquista” ed improvvisamente senza accorgersene si ride di tutto e leggeri si cammina un po’ storditi tra le nuvole. Mille ricordi si accavallano di quelle primavere di quei Venerdì con “sacro e profano” che si fondono, per l'occasione, in una felice compl ce intesa. Con sofferta e sincera nostalgia rivisitamo l'antico caldo acquerello pregno di certezze e dogmi, ma i tempi ci portano inevitabilmente ad un confronto con il presente, e ci ritrova soli con il nostro disincanto e con il freddo dei dubbi che le inesperienze del vivere propone a tutti, a chi ha fede ma sopratutto a chi ha solo la tenue speranza, e così per qualcuno di quei canuti zerbinotti l'unica certezza rimane quella biondina con la quale in quel lontano Venerdì ha incrociato lo sguardo e che da oramai tanti anni lo sopporta nonostante il suo burberissimo carattere. Gianni Caichiolo il nostro campanile - luglio/agosto 2010 7 Ricordi di uno scolaro valdagnese Valdagno 5 novembre 1955 1955 : un anno storico per Valdagno che viene insignita del titolo di “CITTA'”. Nella grande fotografia si nota il Sindaco di Valdagno Prof. Costantino Lora mentre si rivolge alla folla di cittadini delle grandi occasioni circondato da Gaetano Marzotto ju. e i numerosi figli e nipoti - il più giovane dei figli, Pietro, è studente liceale - , tra le autorità civili e militari, il Prefetto e il Sindaco di Vicenza, parlamentari, i numerosi membri delle associazioni d'arma, sportive e parrocchiali, convenuti da tutta la vallata e da altre regioni sedi delle diverse aziende “Marzotto”. Tra la folla, davanti al palco d'onore, si può notare un giovane prete, Don Giovanni Barbieri, da qualche anno cappellano nella Rettoria della nuova Chiesa di San Gaetano Thiene retta dal M.R. Sac. Don Francesco Regretti, di esemplare memoria. Sulla sinistra della celebre “Banda Marzotto”- noi allora la chiamavamo così -, ai piedi della statua dalla quale è appena stato tolto il grande lenzuolo bianco che la ricopriva, proprio dinanzi alla Villa di Paolo Crosara e del negozio fotografico Ignesti, accanto allo stuolo delle suore Salesiane e Dorotee con le “orfanelle” è presente anche una rappresentanza di 10 alunni delle centinaia di scolari delle nostre scuole elementari del primo dopoguerra. E la foto è storica soprattutto e anche per loro perchè per la prima volta nella vita partecipano ad una cerimonia pubblica di grande rilevanza. Si intravedono chiaramente gli alunni della classe Va A del maestro Giuseppe Pozza di Cornedo, i compagni di classe Gabriele Rausse, Gino Tomba, Cocco Giuseppe, Draghi Giacomino, Pierangelo Reniero, Costantin Vincenzo, Libondi Francesco, Perin Giorgio mentre il sottoscritto ebbe l'onore di essere l'alfiere della Bandiera Tricolore della Direzione Didattica Scuole Elementari “A. Manzoni” di Valdagno insieme all'inseparabile amico Peripoli Marco – eravamo entrambi di alta statura, quasi... due corazzieri... ci disse il Direttore Jocer! - . Ci fanno corona il Direttore Didattico Leone Jocer, le maestre Ferrari e Pretto-Brunelli, i maestri Molinari, Guarato, Drago Santino e tanti altri insegnanti di quel tempo, un po' autoritari, decisi, esigenti, patriottici, sovente imparziali, a volte un pò severi ma anche “ madri “ e “padri” affettuosi per alcuni di noi. Tutti noi serbiamo ricordi di quei primi anni di scuola anche belli e positivi che teniamo nel profondo del nostro cuore di adulti, come piccoli tesori di sapienza, di orgoglio, di gioie spensierate di ragazzi felici con una grande speranza di futuro. Ricordo che la nostra “delegazione” fu ammessa alla solenne cerimonia pubblica dopo aver superato alcune difficili interrogazioni di Storia dal Risorgimento Italiano alla Ia Guerra Mondiale ed una ricerca di gruppo piuttosto dettagliata sull'Unità d'Italia - i grandi festeggiamenti del centenario era- 5 Novembre: l'inaugurazione del monumento al pioniere dell'industria tessile Gaetano Marzotto se. (1820-1910). no poco lontani – e sulla annessione del Veneto all'Italia, effettuate tra tutti i numerosi alunni delle classi quarte e quinte delle numerose scuole elementari dell'intero Comune di Valdagno sparse in tutte le frazioni della Valle, da Castelvecchio a Piana, Maso, Campotamaso, Massignani, Novella, San Quirico, Novale e Valdagno, la grande scuola sul Lungo Agno Manzoni, con un vasto cortile all'interno, al cui centro spiccava il pennone dell'alza bandiera. Ed inoltre per un intero mese, per tre volte alla settimana, eravamo chiamati a cantare e ripassare con grande impegno l'”Inno d'Italia” di Mameli guidati da una paziente, giovane, gentile e bella insegnante la Sig.na Amalia Brunelli, figlia della mia maestra di prima elementare (e sorella del noto padre salesiano P. Vincenzo Brunelli, missionario da 20 anni in Bolivia), la quale, nell'aula di musica, al primo piano, ci accompagnava suonandoci “divinamente” il pianoforte! E rammento che gli stessi alunni della classe Va A, con tutta la classe del nostro maestro Pozza Giuseppe al completo, tutti e trentadue, ricevemmo in quell'ultimo anno di scuola un altro grande, direi “storico” regalo: un indimenticabile e indimenticato viaggio di istruzione a Solferino, San Martino, Custoza, Goito, Valeggio sul Mincio e Peschiera del Garda. In quegli anni non c'era certo l'autobus a disposizione. E ricordo che salimmo sulle autovetture di alcuni genitori dei nostri compagni, il Comm. Rausse, il medico Libondi, Perin dell'autoscuola, il Prof. Costantin e Draghi, il direttore della Banca Popolare. Ma di questo viaggio “storico” ne parleremo nel prossimo numero del “Nostro Campanile” in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia! Lo scolaro di un tempo.... Florindo Morsolin Il monumento a Gaetano Marzotto è stato realizzato sul progetto dello scultore Luciano Minguzzi (con la collaborazione, per quanto riguarda le parti strutturali in pietra e marmo su cui poggiano la statua e le “formelle” in bronzo, di Luigi Vignali). Il progetto scelto è stato quello del vincitore del concorso, appositamente diramato ancora nel 1952, rivolto solo a dodici artisti italiani di indubbia fama: Francesco Messina, Giacomo Manzù, Marino Marini e Gastone Pancera di Milano, Marcello Mascherini di Trieste, Luciano Minguzzi di Bologna, Venanzio Crocetti di Venezia, Neri Pozza, Giuseppe Zanetti e Mirko Vucetich di Vicenza, Gino Masiero di Valdagno, Vittorio Berno di Schio. Messina, Marini,Manzù, Crocetti e Zanetti ringraziando, declinarono l’invito a partecipare al concorso. Nel verbale, redatto dalla giuria è stato evidenziato come “nonostante il non elevato numero di partecipanti, i concorrenti” avessero, “nel complesso, corrisposto all’aspettativa. Pur rilevando che i progetti proposti presentassero ”indistintamente varie manchevolezze di carattere formale, in relazione agli elaborati richiesti dal bando di concorso, ma non tali però da influire sul giudizio emesso, dopo ponderato esame”. Vittorio Visonà D A Donà Alberto Oreficeria Gioielleria CREAZIONI ARTIGIANALI E RIPARAZIONI VALDAGNO (VI) - Via Borga 27 T. 0445 407022 - F. 0445 488602 E-mail: [email protected] 8 il nostro campanile - luglio/agosto 2010 I Roccoli nella tradizione venatoria delle valli dell’Agno e del Chiampo Domenica 23 maggio 2010 L'uccellagione - ricorda Dorino Stocchiero in apertura del libro - è una attività venatoria antica quanto l'uomo, ma che negli ultimi decenni è caduta completamente in disuso in applicazione alla normativa che ne ha limitato molto l’esercizio. Resta comunque l’opportunità di valorizzare queste strutture per l’uccellagione (i roccoli) convertendole a scopi scientifici (per esempio lo studio delle rotte migratorie), facendone anche un punto di riferimento per la qualificazione ambientale e naturalistica del territorio. I roccoli rappresentano inoltre una importante testimonianza di architettura rurale e di composizione paesaggistica, frutto di una grande esperienza sedimentata nella tradizione. Su queste tematiche suggestive scorrono le pagine del volume dovuto alla competenza e allo studio approfondito sia di Stocchiero che di Diego Dal Cengio il quale, raccogliendo pazientemente i racconti degli anziani protagonisti di una attività ormai scomparsa, ha voluto comporre un “piccolo pezzo di storia, storia di un passato che ci mostra la tempra, il coraggio, la tenacia e la scaltrezza dei nostri padri”. La struttura tipica del roccolo (dal latino “rotolu’ - ricorda Stocchiero - diminutivo di rota, cioè forma circolare), l’ubicazione dei sette roccoli, la ricostruzione puntuale di ogni singola struttura, una interessante appendice tra cronaca e storia locale: questo il contenuto di un libro che attira per la ricca ”Contrà per Contrà”: documentazione fotografica e per l’elegante veste editoriale. Senza dubbio un buon contributo nella direzione voluta dagli autori, ossia salvaguardare “un ricco patrimonio di saperi e di nozioni pratiche di grande interesse per la ricerca storico-venatoria” che altrimenti rischia di scomparire definitivamente. Gianni L. Spagnolo Due esempi di costruzioni ormai “scomparse” come struttura originaria. Roccolo Mettifogo: l’originale; ora è stato interamente ricostruito. Qui sotto: Roccolo de Nani Corato. D. Dal Cengio - D. Stocchiero I 7 Roccoli, cent’anni di tradizione venatoria nell’alta Valle dell’Agno e del Chiampo - Edizione Mediafactory, Cornedo Vicentino, 2010. Concludo con un colpo d'ali. Questa primavera andando a fare gli ultimi rilievi ai roccoli mi chino a terra per una misura e, ... un fragore mi sorprende ... eccola ... si alza in volo ... calma, indifferente... quasi sapendo che non puo accaderle niente ... la regina del bosco, la beccaccia. "11 giorno che morì l'ultimo cacciatore l'umanita avrà perso Ie sue radici e il suo contatto con la preistoria e con i suoi progenitori”. Passeggiata Ognissanti e dintorni Durante l’itinerario del percorso, passando nei pressi di Ognissanti, la comitiva si è soffermata ad osservare una vecchia fontana, dall’aspetto pressapoco uguale a tante altre: tre vasche di pietra accostate, piene di acqua che sgorgava da una “canna” conficcata nel sasso, proprio sopra la prima vasca. Una tipica fontana che, in tempi andati, rappresentava l’unica risorsa idrica domestica di acqua potabile, ma anche di luogo d’incontro per le tante donne che lì si recavano per il bucato o per abbeverare le bestie. Le abitazioni, allora, erano sprovviste di acqua corrente. Ma questa fontana aveva incuriosito i gitanti perchè, sopra la canna dell’acqua un grosso sasso presentava un vistoso lacerto di bassorilievo. La comitiva in contrà Ognissanti cumentariamente riscontrato, che nelle vicinanze della fontana, nella valle del torrente Rio, alle falde collinari, sorgeva ancora nel XIII secolo un piccolo monastero dedicato ad “Omnium Sanctorum” (Ognissanti) che ospitava una comunità di Umiliati, è molto probabile che la fontana di cui si parla fosse la risorsa idrica del convento stesso. Fatta abbellire dai conventuali con una scultura, significativa, rappresentante l’Agnus Dei. Dunque se quel bassorilievo fosse coevo all’edificio, si sarebbe di fronte ad una delle più antiche manifestazioni di pregio storico L’effige dell’agnello in bassorilievo sopra la fontana della contrà Un ignoto scalpellino aveva abbozzato un profilo di agnello in cammino in rilievo, rivolto verso sinistra, una scultura arcaica, quanto misteriosa, attualmente acefala e danneggiata in altre parti, chissa quando e da chi... Quel bassorilievo rappresenta, al di là della somiglianza con l’agnello effigiato sullo stemma comunale, una testimonianza significativa per la storia della comunità locale. Se è vero, come do- -artistico medioevali locali. Perciò non varrebbe la pena di preservarla da ulteriori danneggiamenti (naturali e non), asportandola da lì e mettendola in più dignitosa cornice a testimonianza di una antica radice culturale valdagnese? Vittorio Visonà L’iniziativa “A piedi Contrà x contrà” è stata promossa dal comune di Valdagno, Assessorato alla cultura e Assessorato alle contrade e turismo. Contrada Ognissanti (foto di Bruno Vendramin tratte dal suo libro “Valdagno contrà per contrà”).
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