01 febbraio 2003 - Portogruaro.Veneto
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01 febbraio 2003 - Portogruaro.Veneto
COMUNE DI CINTO CAOMAGGIORE Provincia di Venezia Piazza San Biagio n. 1 - 30020 Cinto Caomaggiore Tel. 0421/209534 - Fax 0421/241030 E-mail: [email protected] - Web: http://www.comune.cinto.ve.it C.F. 83003710270 – P.I. 01961250279 Prot. Cinto Caomaggiore, lì 20.02.2014 Barchessa Marcello Cattanei L'edificio della Barchessa Marcello, sita nel comune di Cinto Caomaggiore in via Risere, si trova all'interno di una zona ricca di storia. Originariamente era una zona palustre e boschiva, formatasi per l’azione plurimillenaria delle acque del Tagliamento. Nel periodo patriarcale il territorio era coperto da un’intricata boscaglia formata prevalentemente da ontani, alberi che fornivano la materia prima per gli scudellari ovvero i fabbricanti di stoviglie di legno, la cui periodica presenza in loco fece in modo di chiamare la zona Bando de le Scudelle. Fu a causa dell’attività degli scudellari che, nel corso del Quattrocento, ebbe origine una lunga e animata contesa fra Cinto e Sesto: le due comunità confinanti pretendevano entrambe di avere facoltà esclusiva di sfruttamento della zona. Dopo alcune sentenze contraddittorie ci fu l’intervento del Senato veneziano, il quale requisì il territorio ritenendolo un bene demaniale del Patriarca del Friuli. Il territorio fu successivamente messo all’incanto e venduto a Sebastiano Tiepolo di Hieronimo, giovane patrizio veneziano, che così nell’anno 1498 si trovò a possedere l’intero fondo paludoso. La sua ambizione, era quella di trasformare il territorio paludoso del Bando Scudelle, luogo di mal aere, et stanza più presto da bisce che da huomini, in un buon spatio di paese, facendo arginare l’acque e rendendo tutti i campi fertili et bene coltivati. La famiglia Tiepolo fece costruire all'inizio del Cinquecento una casa dominicale con alcune masserie e una piccola chiesa dedicata a San Pietro. All’inizio del Seicento, la famiglia patrizia veneziana Marcello acquisisce dai Tiepolo l'intero proprietà, che, da allora, rimane legata ai destini di questa nobile casata per quasi tre secoli. Ma nonostante gli sforzi fatti il terreno era di ristrettissima rendita essendo paludoso e di pessima qualità, composto da campi sterili et incolti, sottoposti alle acque dai quali non si poteva ritrahere altro, che alquanti passa di legne, et erbaza. Le scarse rendite subivano un’ulteriore detrazione a causa del continuo dispendio per l’escavatione de fossi, acconciamenti di rotte negli arzeri, et aggiustamento de ponti. I fabbricati all'inizio del settecento (1710-12) vengono ristrutturati su iniziativa di Francesco Marcello (1634-1736, figlio secondogenito di Nicolò e di Elena Valier), che soggiornerà assiduamente in zona, facendo lunghe passeggiate fra gli arzeni e le strade, e scrivendo una serie di componimenti poetici intitolati dallo stesso Funghi del Bando, elogiate dallo studioso veneziano Emmanuele Antonio Cicogna. Era consuetudine fra i nobili villeggianti veneziani frequentare persone del loro rango e in quel periodo soggiornava sovente a Cinto Gregorio Lazzarini (1655-1730) illustre pittore veneziano maestro del Tiepolo, e la sorella Elisabetta e il fratello Giacomo, anche loro pregevoli artisti che lavoravano nella stessa Bottega di Gregorio. Anche la famiglia Lazzarini disponeva a Cinto di diversi poderi e Gregorio ebbe per vent'anni anche l'incarico di Procuratore della chiesa parrocchiale di Cinto (17061727). La frequentazione con la famiglia Lazzarini influenza in qualche modo l'opera di ristrutturazione di Francesco Marcello. Soprattutto nella costruzione di due barchesse laterali, della cui struttura originale rimane solo la barchessa in prossimità del cancello, dove è ancora visibile l’emblema dei Marcello. Alcuni particolari architettonici si possono ritrovare sullo sfondo di molti dipinti eseguiti dalla bottega di Gregorio Lazzarini, che oltre che a Venezia aveva una succursale a Cinto, dove furono eseguite una settantina di tele per committenti della zona (Vincenzo da Canal: Vita di Gregorio Lazzarini 1732). La famiglia patrizia dei Marcello cercò così di favorire alcune attività artigianali e mercantili. Si ha notizia dell’esercizio di diversi “mestieri”, quali quello del fabbro, del falegname e del ciabattino, inoltre nei pressi della barchessa venne intallata un’osteria molto conosciuta e vi ha sede anche uno studio notarile di Giobatta Giusti. Ma il fatto più rilevante è l’istituzione di un mercato mensile di bestiame con scadenza ogni seconda domenica del mese e di una fiera annuale il 29 giugno, giorno di San Pietro. Questo mercato, diventa nel corso del Settecento un appuntamento importante per il commercio del bestiame della zona, aggregando molte persone di diversi paesi. I fabbricati delle barchesse verso la fine del Settecento furono affittati dal negoziante veneziano Andrea Fattori che vi istallò un opificio conciapelli e una falegnameria e vide l'impiego nello stabile del Bando di varie decine di operarj salariati. Le barchesse furono in qualche modo coinvolte durante i conflitti del 1797: le armate napoleoniche e quelle austriache utilizzarono le barchesse occasionalmente come accampamento. Nel corso dell'Ottocento la villa Marcello fu acquisita come dote matrimoniale dal barone Carlo Cattanei che fu sindaco di Cinto per 34 anni (1879-1913). Durante l'occupazione austriaca nell'ultima guerra mondiale la villa con le barchesse divenne sede militare. E fu visitata dall'imperato Carlo I d'Asburgo durante la sua ispezione del fronte di guerra. La barchessa Marcello è stata censita da Elena Bassi nel libro “Ville della provincia di Venezia” dove scrive: Dell’antico complesso edilizio rimane oggi solo una parte della barchessa destra del palazzo dominicale, con lo stemma dei Marcello; anche questo rustico risulta però gravemente deturpato dalle chiusure murarie dei portici e dalle costruzioni addossategli in questi ultimi anni, ed è in stato di completo abbandono. Ciò nonostante, i particolari architettonici ancor oggi leggibili ci permettono di percepire quale dovesse essere l’antica eleganza e sontuosità del complesso edilizio. In particolare colpisce il corretto ed elegante uso dell’ordine ionico, che in genere era riservato alle parti dominicali delle dimore di campagna, mentre per gli annessi rustici si ricorreva di solito agli ordini minori (…)1. 1 Elena Bassi, Ville della provincia di Venezia, 1987 Milano