Cooperazione - CVM – Comunità Volontari per il Mondo
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Cooperazione - CVM – Comunità Volontari per il Mondo
PROGRAMMAZIONE DELL’UNITÀ DI LAVORO su “LA COOPERAZIONE” Dati identificativi ANNO SCOLASTICO 20010/11 SCUOLA DOCENTI COINVOLTI Istituto Comprensivo “Raffaello Sanzio” Falconara Scuola Primaria “ Leonardo Da Vinci” Susanna Cimarelli CLASSE/I V Primaria DESTINATARI Alunni di classe (22) PROSPETTIVA MONDIALISTA = COSCIENZA di essere una COMUNITÀ PLURALE con CULTURA COMPLESSA/CREOLA Mappa Concettuale ( micro-concetto) COOPERAZIONE = RELAZIONE di SOLIDARIETÀ e CONDIVISIONE per il BENE COMUNE Obiettivo Formativo Prendere coscienza che la cooperazione è una forma di relazione basata sulla solidarietà e sulla condivisione finalizzata ad aiutare chi vi aderisce. FASE 1 Obiettivo: Conoscere la percezione che gli alunni hanno della cooperazione La classe viene disposta in una situazione di circle time e si procede con una conversazione clinica. Gli alunni vengono incoraggiati a rispondere a delle domande senza pensare che vi sia una risposta corretta o una risposta sbagliata. Ognuno deve sentirsi libero di poter esprimere senza remore la propria opinione. Le risposte date dagli alunni sono state visualizzate in un cartellone che viene poi appeso in classe. Tale cartellone verrà poi utilizzato nella fase finale Parallelamente le risposte date dagli alunni ai diversi quesiti posti vengono registrate dall’insegnante al computer per effettuare un’analisi dopo averle riscritte in una tabella Conversazione clinica Domande e risposte Analisi Che cosa ti fa venire in mente la parola Alla prima domanda “Che cosa ti fa venire in cooperazione? mente la parola cooperazione?” gli alunni L: aiutarsi gli uni con gli altri individuano un gruppo di persone che Cl: un gruppo di persone che fa un progetto lavora/progetta e collabora insieme ad altre. insieme Tutti si aiutano oppure uniscono cose diverse ALES: insieme di persone che svolgono la per crearne una nuova. Un alunno mette in stessa attività evidenza il fatto che tutti i bambini del mondo Jess: un gruppo di persone che fanno cose devono progettare insieme. Le finalità del diverse poi le mettono insieme per creare progettare, del lavorare, dello stare insieme un’unica cosa. sono quelle di aiuto reciproco, verso gli altri, Alice: progetto lavorativo verso chi è in difficoltà, verso i poveri. Alcuni Da: un progetto che devono fare tutti i bambini mettono in evidenza la modalità di lavoro: del mondo Mat: fare qualche cosa di buono verso gli altri Giulia: un insieme di persone che aiutano chi è in difficoltà JESS: azione da fare in società Ales: un gruppo di persone che lavorano per una unica cosa che ha come scopo l’aiuto ad altri L: Un progetto in cui ognuno si divide il proprio compito e lo svolge insieme Da: un progetto in cui tutti collaborano Ale: un gruppo di persone che svolge dei servizi sociali Ma: un gruppo di persone che fa qualche cosa di buono nei confronti degli altri. Lu: un gruppo di persone che si occupano di cose che riguardano gli altri Lu: la stessa cosa di Matteo Ca: persone che viaggiano per tutto il mondo aiutando gli altri AL: un gruppo di persone che collaborano per aiutare i poveri Giu: un gruppo di persone che decide di aiutare gli altri. Che cosa si fa per realizzare una cooperazione? AL: una persona si chiede cosa può fare per la comunità e cerca di realizzare un gruppo Jess: delle ricerche insieme per controllare quali problemi affrontare. Lu: ci si mette insieme Cl: più persone tutte d’accordo su cosa fare si mettono insieme Giu: si mettono insieme alcune idee Lu: forma un gruppo Ba: si forma un gruppo di persone che hanno volontà per raggiungere l’obiettivo scelto Ma: persone che si uniscono Da: si forma un gruppo Come mai si forma? Lu: per aiutare qualcuno Ba: perché nel mondo c’è necessità Je: per risolvere dei problemi Lu: per fare dei regali Ale: per aiutare chi è più sfortunato di noi Ali:per aiutare Da: per aiutare i malati Giu: per evitare la disuguaglianza sociale Ma: per portare la pace Lin: per risolvere i problemi Ma: per essere uguali Lu: per evitare guerre Ale: per far diventare buoni chi non lo è. Quando cessa una cooperazione? Cl: quando le persone non sono più d’accordo tra loro Giu: quando lo scopo è stato raggiunto Luc: quando le idee diventano diverse e non si ognuno ha il suo compito e lo svolge insieme agli altri, tutti collaborano. Alla seconda domanda “Che cosa si fa per realizzare una cooperazione?” gli alunni rispondono che le persone si uniscono in gruppo, si mettono insieme per realizzare un obiettivo scelto o per controllare quali problemi affrontare Alla terza domanda “Come mai si forma?” gli alunni elencano una serie di motivazioni: per aiutare i malati o chi è sfortunato, per risolvere problemi, per evitare guerre, per evitare la disuguaglianza sociale. Alla quarta domanda “Quando cessa una cooperazione?” gli alunni individuano in atteggiamenti negativi la fine della cooperazione (quando le persone non vanno più d’accordo, non c’è più amicizia, si litiga, si mettono d’accordo Jess: quando non c’è più amicizia Ale: quando non vogliono più aiutare gli altri. Ba: Quando si forma un’altra cooperativa che prende il loro posto Mat: quando ognuno ha delle idee proprie e ognuno vuole realizzare la sua idea prima delle altre Ale: per alcune dicerie della gente Da: quando si litiga Li: quando le idee si esauriscono esauriscono le idee, non si vuole più aiutare gli altri, quando qualcun altro si sostituisce). Un alunno mette in evidenza che la cooperazione cessa quando lo scopo è stato raggiunto. Analisi della Conversazione Clinica Alla prima domanda “Che cosa ti fa venire in mente la parola cooperazione?” gli alunni individuano un gruppo di persone che lavora/progetta e collabora insieme ad altre. Tutti si aiutano oppure uniscono cose diverse per crearne una nuova. Un alunno mette in evidenza il fatto che tutti i bambini del mondo devono progettare insieme. Le finalità del progettare, del lavorare, dello stare insieme sono quelle di aiuto: reciproco, verso gli altri, verso chi è in difficoltà, verso i poveri. Alcuni mettono in evidenza la modalità di lavoro: ognuno ha il suo compito e lo svolge insieme agli altri, tutti collaborano. Alla seconda domanda “Che cosa si fa per realizzare una cooperazione?” gli alunni rispondono che le persone si uniscono in gruppo, si mettono insieme per realizzare un obiettivo scelto o per controllare quali problemi affrontare. Alla terza domanda “Come mai si forma?” gli alunni elencano una serie di motivazioni: per aiutare i malati o chi è sfortunato, per risolvere problemi, per evitare guerre, per evitare la disuguaglianza sociale. Alla quarta domanda “Quando cessa una cooperazione?” gli alunni individuano in atteggiamenti negativi la fine della cooperazione (quando le persone non vanno più d’accordo, non c’è più amicizia, si litiga, si esauriscono le idee, non si vuole più aiutare gli altri, quando qualcun altro si sostituisce). Un alunno mette in evidenza che la cooperazione cessa quando lo scopo è stato raggiunto. Mappa Mentale La cooperazione è: gruppo di persone che lavora/progetta e collabora insieme ad altre lavorano per aiutarsi reciprocamente, per aiutare gli altri, per aiutare chi è in difficoltà, chi è povero Per realizzare una cooperazione: le persone si uniscono in gruppo si mettono insieme La cooperazione si forma per: per aiutare i malati o chi è sfortunato per risolvere problemi per evitare guerre per evitare la disuguaglianza sociale. La cooperazione cessa quando: le persone non vanno più d’accordo non c’è più amicizia si litiga si esauriscono le idee non si vuole più aiutare gli altri qualcun altro si sostituisce lo scopo è stato raggiunto Commento alla conversazione clinica. Le idee spontanee degli alunni confermano un concetto di cooperazione abbastanza diffuso e che trova il suo fondamento nel riconoscimento di un gruppo che lavora, progetta e collabora insieme per aiutarsi reciprocamente, ma soprattutto per aiutare gli altri, per aiutare chi è in difficoltà, o chi è povero. Su questo filo di ragionamento predomina non una dimensione costruttiva della cooperazione ma un senso di dovere soprattutto verso i diversi (sfortunati, malati, poveri,..). Conviene lavorare per rinnovare il concetto di cooperazione da intendersi come un sentimento di conoscenza e fiducia dell’altro al quale si attribuisce importanza nel raggiungimento di un obiettivo condiviso. Questa accezione supera l’ostacolo epistemologico che impedisce di considerare il “diverso” (povero, malato, sfortunato) un soggetto attivo, egli stesso attore della cooperazione. Qualche alunno arriva a dire che la cooperazione serve per evitare guerre e disuguaglianza sociale, ma tale affermazione resta isolata e va ripresa nel percorso didattico come forma di decentramento cognitivo in grado di spostare l’attenzione da chi è vicino a chi non lo è e al quale va comunque riconosciuta una dignità incondizionata secondo i paradigmi di una nuova cittadinanza basata sul criterio della uguaglianza estesa a tutti gli uomini grazie al vincolo di specie sempre più stretto nel “villaggio pianeta” dei nostri giorni. Opportuno è anche riprendere le motivazioni che la cooperazione cessa quando sopraggiungono elementi negativi da attribuire a qualità soggettive come il disaccordo, l’inimicizia e giungere a soluzioni positive della negatività, mettendo in luce la dimensione etica della cooperazione che è efficace quando si basa sul rispetto di tutti. Dal momento che durante la conversazione clinica è stata data una risposta particolarmente interessante legata alla convinzione che la cooperazione si attua per evitare le disuguaglianze sociali l’insegnante ha cercato di capire cosa in realtà volesse dire l’alunno o quali conoscenze avesse per poter formulare tale concetto e quanti altri lo avevano ed ha posto tre domande di specificazione. Che cosa significa disuguaglianza sociale Per te? Giulia Ma: significa che una persona non ha gli stessi diritti/doveri di un’altra Lucry C:uno viene considerato meno di un altro Matteo: le persone non vengono considerate allo stesso modo Barbara: nell’organizzazione sociale c’è chi sta ad un gradino più alto e chi ad uno più basso Claudia: è una forma di razzismo Sofia: in un gruppo una persona viene considerata di meno ed una di più Quando si ha disuguaglianza sociale? Ile:quando si ha il colore della pelle diversa Alessia Gr: quando si è diverso per razza e religione Giula Ma: quando ad una persona diversa da te non è permesso fare le stesse cose Chen:quando si è diversi Jessica:quando una persona più brava viene scelta al posto di un’altra Sofia: quando una persona con delle difficoltà viene allontanata Barbara:quando si fa qualche cosa che è dettato dalla propria cultura che per gli altri può sembrare strana Lucrezia C: quando una persona diversa viene emarginata Linda: quando chi è diverso viene trattato in modo differente Alla prima domanda “Cosa è per te la disuguaglianza sociale” alcuni bambini (6 su 22) hanno riconosciuto nella disuguaglianza sociale una forma di razzismo, di ingiustizia e di mancato rispetto dei diritti. Alla seconda domanda “Quando si ha disuguaglianza sociale?” la maggior parte dei bambini ha risposto che chi appartiene a razza, religione, cultura diversa dalla nostra viene trattato in modo differente da noi. Alcuni hanno affermato che c’è disuguaglianza quando viene scelta una persona brava al posto di un’ altra o quando viene allontanato chi è in difficoltà. Come si può superare la disuguaglianza? Linda: trattarsi tutti allo stesso modo Lucrezia T:conoscendoli e aiutandoli Matteo:parlandoci per capire di cosa ha bisogno e poi insieme ad altri provare ad aiutarlo Sofia:donare qualche cosa Lucrezia C:intervenendo in un gruppo a distanza CLA:formare un’associazione che favorisca il superamento della disuguaglianza sociale Barbara: convincendo le persone che siamo tutti uguali ed intervenire in questo senso Giulia Ma: operando con delle cooperative Alla terza domanda “Come si può superare la disuguaglianza?” i bambini per la maggioranza hanno risposto che occorre fare un intervento di aiuto o dare un dono ai soggetti più deboli, anche attraverso un’Associazione che ha come scopo l’eliminazione della disuguaglianza sociale. Una sola alunna ha risposto che si deve far ricorso a delle cooperative. Commento Dalle risposte alle domande si specificazione emerge rafforzata l’idea che l’uguaglianza va raggiunta con una sorta di donazioni o aiuti ai più deboli secondo una visione di stampo assistenziale. Solo Giulia si allontana da questa posizione accennando al concetto della cooperazione, ma occorre accompagnare questa opinione con un rafforzamento di una visione che mira a riconoscere pari dignità a tutti i soggetti della cooperazione. Matrice cognitiva (ciò che sanno) La cooperazione è: gruppo di persone che lavora/progetta e collabora insieme ad altre per aiutarsi reciprocamente, per aiutare gli altri, per aiutare chi è in difficoltà, chi è povero La cooperazione cessa quando: le persone non vanno più d’accordo, litigano lo scopo è stato raggiunto Compito di apprendimento (ciò che non sanno) La cooperazione richiede sentimenti di fiducia nei confronti dell’altro rifiuto di situazioni di mancato riconoscimento della dignità dell’altro superamento di conflitti Rete concettuale COOPERAZIONE = RELAZIONE basata sulla ACCETTAZIONE E CONDIVISIONE per raggiungere un FINE comune FASE II Obiettivo: Apprendere sentimenti di fiducia nei confronti dell’altro. Cosa fa l’insegnante Introduce il gioco “Il bruco” in cui l’allievo deve disporsi ad un sentimento di fiducia nell’altro. Cosa fa l’alunno Realizza il gioco de “ Il bruco” ( All. A) Alla fine del gioco apre un de briefing per favorire l’analisi del proprio vissuto emotivo. Raggruppamento allievi: gruppo classe Metodo: attività ludica, de briefing Mezzi e strumenti: spazi adeguati Analizza il proprio vissuto emotivo e l’interazione con i compagni.( All. B) Durante questa fase gli alunni hanno sperimentato cosa potrebbe significare creare una rete di relazioni basata sulla fiducia reciproca e sull’accettazione dell’altro. Per raggiungere lo scopo senza variabili inconsce degli alunni e senza dare all’attività un’impostazione di passiva ricezione sono stati programmati dei giochi da svolgere in palestra Il primo gioco è stato IL GIOCO DEL BRUCO. All. A DESCRIZIONE GIOCO Gli alunni, in palestra, vengono suddivisi in quattro gruppi. Ogni gruppo si dispone in fila indiana toccando le spalle del compagno che si ha davanti. Il primo rimane con gli occhi aperti mentre gli altri componenti sono con gli occhi chiusi. Così disposti dovranno camminare e superare degli ostacoli. Ad un segnale (BATTITO DI MANI DELL’INSEGNANTE) il primo diventa l’ultimo e a guidare sarà il successivo. Il gioco continua fino a che tutti non avranno guidato. ALL. B Al termine del gioco i bambini vengono disposti in cerchio e vengono loro poste delle domande per aiutarli a riflettere su cosa hanno provato e su cosa è accaduto. Come ti sei sentito/a mentre camminavi al buio? Alessia B: io non avevo paura perché mi fidavo Sofia: con alcuni ho avuto paura e con altri no Lucrezia: piacevole perché quando c’era chi tirava più era divertita MATTEO: con alcuni mi sono fidato e con altri di meno Elias: in alcuni momenti ho avuto paura BARBARA: divertita Giulia Mo: qualche volta ho avuto paura Ileana: alla fine spaventata Camilla: a volte impaurita Lucrezia Trebbi: divertita Alessia Grilli: tranquilla Marco: divertito perché mi fidavo di chi guidava Claudia: divertita Gli alunni nella conversazione hanno reso palese che ci si lascia andare con chi si ha fiducia in caso contrario si prova paura e smarrimento. La fiducia è un elemento quindi indispensabile per affidarsi all’altro e per condividere con lui momenti anche difficili come quello di camminare senza vedere dove si va. Si è poi posta una nuova domanda: Come ti sei sentito/a quando eri tu a condurre? Matteo: tranquillo Sofia: insicura perché non sapevo se ciò che facevo era giusto per gli altri Camilla: avevo paura che gli altri non si fidassero di me Alice Moretti: calma, ma avevo paura che gli altri non si fidassero di me Giulia Maccaroni: mi sentivo responsabile Daniele: avevo paura perché dovevo guidare il gruppo Alessia Grilli: più tranquilla di prima Anche in questo caso gli alunni evidenziano una paura: quella della responsabilità di altri. La vivono come una prova e come una necessità di infondere fiducia. Solo due hanno dichiarato di sentirsi sicuri. Che cosa ti ha dato fastidio? Sofia: quando quello dietro non andava nella stessa direzione di quello davanti Giulia Morici: quando quello davanti correva troppo Claudia: quando la velocità dei passi non era uguale Daniele: quando cercavo di concentrarmi e gli altri ridevano Camilla: quando si andava più veloce e si faceva più curve Barbara: quando si andava troppo lenti perché non riuscivo a mantenere il passo Giulia Maccaroni: la direzione con le curve Elias: quelli che mi stavano dietro e quelli davanti se si correva troppo Linda : se si andava troppo veloci Lucrezia Cinti: se si rallentava perché quelli dietro mi venivano addosso Tutti gli alunni si sono resi conto che per una buona riuscita del gioco vi deve essere un’unione di intenti e la necessità di camminare veramente insieme. Infatti la maggior parte di loro hanno provato fastidio quando chi seguiva o precedeva non andava con lo stesso passo. Si è quindi proceduto con un nuovo gioco per rafforzare quanto espresso nella conversazione Il gioco che è stato proposto era I CIECHI A SPASSO Cosa fa l’insegnante Introduce il gioco “i ciechi a spasso” in cui l’allievo deve disporsi ad un sentimento di fiducia nell’altro. Cosa fa l’alunno Realizza il gioco dei “ciechi a spasso” Alla fine del gioco apre un de briefing per favorire l’analisi del proprio vissuto emotivo. Analizza il proprio vissuto emotivo e l’interazione con i compagni. DESCRIZIONE: Gli alunni vengono disposti in coppia scegliendosi tra chi si conosce meno. Uno dei due ha gli occhi chiusi mentre l’altro li ha aperti. Il compagno con gli occhi chiusi dovrà seguire la voce di quello con gli occhi aperti e lasciarsi guidare. Quello con gli occhi aperti dovrà chiamarlo a voce prima alta poi abbassandola e facendogli cambiare direzione con l’emissione sola del suo nome. Come vi siete sentiti quando eravate con gli occhi chiusi? Chen:impaurito Ileana:impaurita Sofia. all’inizio impaurita poi mi sono lasciata andare Linda: avevo un po’ paura di andare a sbattere Claudia:io mi sono divertita Alessia B: all’inizio avevo un po’ paura Giulia Mo:inizialmente avevo paura Lucry c: smarrita Barbara:spaventata poi mi sono lasciata andare Lucrezia: insicura Alessandro:spaventato perché non sentivo il compagno Daniele:inizialmente avevo paura poi mi è passata perché la voce l’ho sentita più sicura Matteo:inizialmente smarrito poi mi sono divertito Giulia Mac.:spaventata perché all’inizio non sentivo la voce poi meglio Quando guidavate come vi siete sentiti? MATTY:insicuro Lucry :insicura Giulia Mo:tranquilla Camilla:insicura Alice M:insicura Sofia :insicura perché avevo paura che non si fidasse Alessia B:avevo paura che non si fidasse Chen:spaventato perché avevo paura che non si fidasse di me Barbara:responsabile di un altro Giulia Ma:tranquilla perché sentivo che l’altro si fidava Daniele:insicuro Linda:tranquilla Claudia:spaventata dalla responsabilità Analisi conversazione Su entrambe le domande gli alunni hanno espresso un disagio legato all’insicurezza e alla difficoltà di fidarsi dell’altro e di lasciarsi andare. Per loro il rapporto con l’altro appare difficoltoso se gli si richiede un coinvolgimento emotivo forte come quello del fidarsi dell’altro. Alcuni sono riusciti a superarlo lasciandosi guidare o accettando la responsabilità, per altri il contare sull’altro appare ancora un grosso scoglio da superare. Per tale motivo l’insegnante ha ritenuto opportuno accantonare per il momento giochi che richiedono una fiducia incondizionata ma procedere con altri che hanno come fine il rafforzamento del concetto di gruppo e la collaborazione tra i diversi componenti. Cosa fa l’insegnante Rafforza i sentimenti di fiducia con altri giochi. “ Palla avvelenata” “ Io cado” “ Il brillo” Cosa fa l’alunno Gioca. Alla fine dei giochi apre un de briefing per favorire l’analisi del proprio vissuto emotivo. Analizza il proprio vissuto emotivo e l’interazione con i compagni. Gioco palla avvelenata Descrizione Gli alunni vengono divisi in due squadre e posizionati in due parti della palestra denominati campi che vengono divisi da una rete in mezzo. Gli alunni al via dovranno cercare di tirare la palla nel campo opposto cercando di colpire un avversario e in caso positivo questo verrà fatto prigioniero e posto in fondo al campo della squadra opposta. Nel caso in cui la palla tirata dovesse essere bloccata dall’avversario sarà il fautore del tiro ad essere imprigionato. Vince la squadra che al termine del tempo stabilito avrà più componenti in campo. Loro compito pertanto oltre che a colpire gli avversari sarà quello di liberare i propri compagni tirando loro la palla e facendo in modo che possano bloccarla. Seconda variante Il gioco procede come sopra descritto con l’eccezione che i prigionieri non vengono isolati in uno spazio ben definito ma sono liberi nel campo avversario e una volta entrati in possesso della palla possono essi stessi colpire. Modalità Gli alunni hanno iniziato a giocare con la seconda variante dal momento che la prima era ben conosciuta e perché la seconda richiedeva uno spirito di gruppo maggiore. Partendo da essa e procedendo poi con quella conosciuta, i bambini potevano riconoscere la maggiore incisività della prima. Dopo aver giocato il gruppo classe si è seduto in cerchio per analizzare la situazione e cercare la motivazione per cui una squadra era riuscita a vincere sull’altra. Le risposte degli alunni sono di seguito riportate. Secondo voi cosa era importante in questo gioco? Chen:divertirsi Ileana:partecipare Daniele:fare gioco di squadra Sofia:giocare in squadra Lucrezia:partecipare divertendosi Linda:divertirsi e fare gioco di squadra Barbara:fare gioco di squadra ricordandoci che non è importante vincere Claudia:partecipare tutti allo stesso modo e proteggerci a vicenda Jessica:che per vincere bisogna essere una mini cooperativa, un team. Per quale motivo chi ha vinto ci è riuscito? Daniele:perché hanno collaborato di più Lucrezia T: durante il primo gioco la prima squadra contava di più sul liberare e proteggere e nel secondo hanno puntato più a liberare che a colpire Jessica:abbiamo perso perché ci siamo fissati su un giocatore perdendo di vista tutti gli altri Marco:hanno vinto perché hanno collaborato maggiormente Sofia: secondo me abbiamo vinto perché ognuno all’inizio ha fatto un gioco individuale mentre poi abbiamo capito che era importante fare un gioco di squadra Analisi conversazione Gli alunni sembrano aver compreso la necessità di sviluppare uno spirito di squadra e di collaborare per raggiungere uno scopo. Uno da solo non può fare nulla ma se si affida agli altri e collabora con loro può conseguire l’obiettivo prefissato. Evidenziano nelle loro risposte che l’individualità è perdente e che la capacità di ascolto dell’altro permette al gruppo di vincere. Dopo alcuni giorni sono stati ripresentati i giochi di fiducia e gli alunni si sono lasciati andare divertendosi e abbandonandosi all’altro. I°gioco: Io cado Descrizione Gli alunni si muovono nello spazio liberamente. Ad un certo punto uno di loro dice con tono alto IO CADO e si lascia andare come se non avesse più vita. I compagni che gli sono vicini si precipitano verso di lui per evitare cha cada a terra, lo sorreggono e delicatamente lo depongono giù. Il bambino che dice IO CADO nel momento in cui si lascia andare chiude gli occhi consapevole che i suoi compagni non lo faranno cadere ma che lo sorreggeranno. Gioco: Il birillo Descrizione I bambini si dispongono in cerchio ed uno di loro va al centro. Chi è al centro chiude gli occhi e si lascia inizialmente ruotare dalle mani dei compagni poi quest’ultimi lo spostano da una parte all’altra del cerchio con le sole mani. Importante in questo gioco è il lasciarsi andare e il lasciarsi guidare mentre per cui muove è indispensabile dare sicurezza e infondere fiducia. Al termine dei due giochi i bambini hanno esternato le loro emozioni e finalmente hanno ammesso di essere riusciti a lasciarsi andare e a fidarsi dell’altro. Questi giochi e quelli precedenti hanno permesso agli alunni di vivere concretamente lo spirito di gruppo e la necessità di abbandonarsi all’altro per divenire una unica parte. A questo punto date le risposte positive si è proceduto con la fase successiva. FASE III Obiettivo: comprendere l’importanza della cooperazione. Attività: • visione e ascolto della favola “ I musicanti di Brema” • esercizio di comprensione tramite domande guida da rispondere in coppia Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Divide la classe in coppie e comunica che Forma la coppia, ascolta le consegne, prende leggerà il testo “I musicanti di Brema” dei appunti sulla base delle domande poste per fratelli Grimm in quattro sequenze e ogni sequenza, socializza le risposte con il contestualmente consegna a ciascuna coppia compagno di coppia e con il gruppo classe. alcune domande di comprensione del testo. Assegna come compito di prendere appunti a livello individuale durante la lettura di ogni sequenza, di socializzare quanto appuntato con il compagno di coppia e di discutere con il gruppo classe sulle domande poste per ogni sequenza. ( All. A) Chiede alle coppie di compilare due schede una relativa alla situazione iniziale e la seconda a quella finale - per evidenziare la condizione dei protagonisti e i loro modi di sentire. Compila le schede assegnate. ( All. B) Apre una discussione con domande del tipo: Riflette sulle motivazioni dei diversi modi di Quando i quattro protagonisti hanno provato sentire e trasferisce l’analisi delle situazioni sentimenti di disagio? di “agio” e “disagio” nel proprio vissuto. ( All. Come mai? C) Come si è trasformata la loro vita? Come mai? Hai mai provato situazioni di disagio? Qualche volta le hai superate? Come? Conosci un proverbio che sintetizza la morale della favola? Raggruppamento allievi:lavoro in coppie; individuale Metodo:lettura per sequenze; attività di cooperative learning; dibattito Mezzi e strumenti:testo. In questa Fase gli alunni sono andati nell’aula in cui è posizionata la lavagna multimediale ed hanno assistito alla proiezione della fiaba “I musicanti di Brema”. La fiaba è stata divisa in quattro sequenze e al termine di ciascuna sono state poste delle domande di comprensione da rispondere in coppia e successivamente da confrontare con le altre date. All. A I musicanti di Brema I fratelli Grimm I SEQUENZA Chi sono i due protagonisti? Cosa è accaduto loro? Cosa avevano fatto i loro padroni? perché? Cosa decidono di fare? C'era una volta un vecchio asino che aveva lavorato sodo per tutta la vita. Ormai non era più capace di portare pesi e si stancava facilmente, per questo il suo padrone aveva deciso di relegarlo in un angolo della stalla ad aspettare la morte. L'asino però non voleva trascorrere così gli ultimi anni della sua vita. Decise di andarsene a Brema, dove sperava di poter vivere facendo il musicista. Si era incamminato da poco quando incontrò un cane, magro e ansante. "Come mai hai il fiatone?" gli chiese. "Sono dovuto scappare in tutta fretta per salvare la pelle" gli rispose il cane. "Il mio padrone voleva uccidermi, perché ora che sono vecchio non gli servo più". "Purtroppo è vero – continuò - non sono più capace di rincorrere la selvaggina come una volta, e sono così debole che non spavento più nessuno. Ma ora come farò a procurarmi da mangiare?"concluse depresso. "Vieni a Brema con me" suggerì l'asino. "Laggiù faremo fortuna con la musica: io suonerò il liuto e tu mi darai il ritmo con il tamburo" II SEQUENZA Chi è il nuovo protagonista? Cosa gli è accaduto? Come l’ha trattato il padrone? Cosa gli viene proposto? Il cane accettò la proposta e s'incamminò con il nuovo amico. Non avevano percorso molta strada che s'imbatterono in un gatto che miagolava disperato. "Cosa ti è successo per lamentarti in questa maniera?" gli chiese l'asino. "Sono vecchio e soffro d'artrite, per questo non sono più agile come una volta e devo stare al caldo. Ma vedendomi riposare vicino al caminetto, ieri il mio padrone si è infuriato, mi ha accusato di essere un fannullone, mi ha rimproverato di non saper acciuffare nemmeno un topolino e mi ha cacciato da casa. Senza pietà! Pensare che l'ho servito fedelmente per tutta la vita!… Ora non so proprio dove andare, non so proprio come sbarcare il lunario!" rispose singhiozzando il gatto. Allora vieni a fare il musicista con noi a Brema" gli dissero insieme l'asino e il cane. III SEQUENZA Chi incontrano l’asino, il cane e il gatto? Cosa è accaduto al nuovo protagonista? Di che cosa avevano bisogno tutti? Cosa vedono? Il gatto non se lo fece ripetere due volte e pieno di speranza si unì a loro. Passando davanti ad una fattoria, furono distratti da un gallo che schiamazzava rincorso da una massaia. "Mi vuole tirare il collo! Vuole me perché non ha un tacchino da cucinare per il pranzo della domenica! Mi vuole tirare il collo!" urlava terrorizzato. I tre compari gli gridarono: "Vieni con noi! Con la tua bella voce conquisteremo Brema!" Non ebbero il tempo di aggiungere altro che, appollaiato sulla schiena dell'asino, sentirono il gallo che li incitava: "Corriamo, corriamo, prima che la padrona mi acchiappi!" Una corsa disperata fin nel folto del bosco. Lì finalmente ripresero fiato! Ormai si era fatto buio e, si sa, di notte non è prudente viaggiare. Dovevano cercare qualcosa da mangiare e un posto per dormire almeno per quella notte. Rifocillati e riposati, l'indomani sarebbero ripartiti per Brema. Fu allora che sentirono dei rumori … ascosti tra i cespugli, si guardarono intorno … videro una casa: ecco da dove arrivavano brusio, risate e… un profumo d'arrosto! Erano così stanchi e così affamati! IV SEQUENZA Cosa vedono nella casa? Cosa studiarono? Come realizzarono il loro piano? Come lo hanno realizzato? Cosa erano diventati? Cosa hanno ottenuto? Cercando di non fare rumore si avvicinarono alla casa e, con cautela, sempre senza farsi scorgere, guardarono all'interno attraverso la finestra. Non potevano credere ai loro occhi! In mezzo alla stanza c'era un tavolo colmo di buone cose: un tacchino ripieno, mortadelle invitanti, formaggi di tutti i tipi, pane d'ogni forma, torte stupende, frutta profumata,… "Potremmo chiedere ospitalità…" non ebbero il tempo di aggiungere altro, che i quattro amici videro avvicinarsi al tavolo quattro ceffi paurosi. Dunque quello era il covo dei briganti! Se quei tipacci li avessero visti, sarebbe stata la loro fine! Si sa che la fame aguzza l'ingegno!Nascosti tra i cespugli, studiarono un piano diabolico, che avrebbe spaventato quei briganti, così da obbligarli a scappare dal loro covo e da lasciare tutto quel ben di dio da mangiare a loro completa disposizione. Nel buio e nella tranquillità della notte, interrotti solo dalla luce che irradiava dall'interno della casa e dal vociare sguaiato dei briganti, si avvicinarono alla finestra. In silenzio perfetto l'asino appoggiò le zampe sul davanzale, il cane balzò sul dorso dell'asino, il gatto si arrampicò fin sulla testa del cane e il gallo si appollaiò sulle spalle del gatto. Quindi ad un cenno dell'asino, diedero inizio al loro primo concerto:… e fu tutto un ragliare, abbaiare, miagolare e schiamazzare. Un inferno! Terrorizzati, i quattro briganti cercarono la salvezza fuori dalla casa, ma all'uscita furono investiti da un essere che calciava, graffiava, mordeva, beccava! Un INFERNO! Scapparono per non tornare mai più in quel luogo maledetto! I quattro amici non ci pensarono due volte: si precipitarono all'interno della casa, senza esitare si sedettero intorno al tavolo… e …credo che siano ancora lì che mangiano e ridono, che ridono e mangiano… Lì era il Paradiso! All. B Al termine dell’ascolto della fiaba e della comprensione delle diverse sequenze i bambini hanno compilato una scheda che analizzava i protagonisti, la situazione iniziale, i sentimenti, la situazione finale e nuovamente i sentimenti provati. All. C FASE IV Obiettivo: ampliare con l’immaginazione la situazione di cooperazione Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Promuove un laboratorio di scrittura creativa distribuendo delle immagini e invitando gli allievi a manipolare il finale della la fiaba de “ I musicanti di Brema” dei fratelli Grimm pensando alle diverse situazioni che si potrebbero generare con il possibile ritorno dei briganti. ( All. A) Ascolta le consegne, osserva le immagini ed ipotizza le diverse situazioni legate al ritorno dei briganti: - una nuova sconfitta dei briganti - una vittoria dei briganti - una vittoria sia dei briganti che dei musicanti di Brema. ( All. B) Invita a leggere gli elaborati ed insieme alla classe sceglie il finale che includa il “diverso” e stabilizzi la situazione di benessere per tutti. Ascolta e con il gruppo classe sceglie il finale in cui si realizza un ampliamento della cooperazione in modo da non escludere nessuno. Raggruppamento allievi:lavoro in gruppo; individuale Metodo:laboratorio di scrittura creativa Mezzi e strumenti:disegni; quaderno. All. A All. B FASE IV Obiettivo: approfondire la dimensione etica della cooperazione. Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Legge “ La fiaba dei gatti” di Italo Calvino.( Ascolta All. A) Invita a riportare in uno schema la storia evidenziando le azioni delle due protagoniste, gli aiutanti della figliastra e gli antagonisti della figlia “maleallevata” e il diverso esito delle azioni delle due ragazze. Compila, con i compagni di classe un tabellone in cui riporta le indicazioni date dall’insegnante ( All. B) Propone un’attività di riflessione sui possibili comportamenti che favoriscono o negano la cooperazione. Riflette sui possibili comportamenti che favoriscono o negano la cooperazione seguendo le indicazioni date dall’insegnante. Apre un dibattito per focalizzare l’attenzione Interviene nel dibattito, esprime la propria sui concetti sottesi dallo schema “Io vinco / tu opinione e la socializza con quella dei perdi – Io vinco/tu vinci” e sulla capacità di compagni di classe. ( All. C) dimostrare come la cooperazione sia efficace quando si basa sul rispetto di tutti. Raggruppamento allievi:lavoro individuale, lavoro in gruppo. Metodo:attività di analisi e comprensione del testo; attività ludica; debriefing Mezzi e strumenti:testo; tabella di cooperazione All. A La fiaba dei gatti di Italo Calvino Una donna aveva una figlia e una figliastra, e questa figliastra la teneva come un ciuco da fatica, e un giorno la mandò a cogliere cicorie. La ragazza va e va, e invece di cicoria trova un cavolfiore: un bel cavolfiore grosso grosso. Tira il cavolfiore, tira, tira, e quando lo sradicò, in terra s'aperse come un pozzo. C'era una scaletta e lei discese. Trovò una casa piena di gatti, tutti affaccendati. C'era un gatto che faceva il bucato, un gatto che tirava acqua da un pozzo, uno che cuciva, un gatto che rigovernava, un gatto che faceva il pane. La ragazza si fece dare la scopa da un gatto e l'aiutò a spazzare, a un altro prese in mano i panni sporchi e l'aiutò a lavare, all'altro ancora tirò la corda del pozzo, e a uno infornò le pagnotte. A mezzogiorno venne fuori una gran gatta, che era la mamma di tutti i gatti, e suonò la campanella: - Dalin, dalon! Dalin, dalon! Chi ha lavorato venga a mangiare, chi non ha lavorato venga a guardare! Dissero i gatti: - Mamma, abbiamo lavorato tutti, ma questa ragazza ha lavorato piú di noi. -Brava, - disse la gatta, - vieni e mangia con noi -. Si misero a tavola, la ragazza in mezzo ai gatti e Mamma Gatta le diede carne, maccheroni e un galletto arrosto; ai suoi figli invece diede solo fagioli. Ma alla ragazza dispiaceva di mangiare da sola e vedendo che i gatti avevano fame, spartí con loro tutto quello che Mamma Gatta le dava. Quando si alzarono, la ragazza sparecchiò tavola, sciacquò i piatti dei gatti, scopò la stanza e mise in ordine. Poi disse alla Mamma Gatta: - Gatta mia, ora bisogna che me ne vada, se no mia mamma mi sgrida. Disse la gatta: - Aspetta, figlia mia, che voglio darti una cosa -. Là sotto c'era un grande ripostiglio, da una parte era pieno di roba di seta, dalle vesti agli scarpini, dall'altra pieno di roba fatta in casa, gonnelle, giubbetti, grembiuli, fazzoletti di bambace, scarpe di vacchetta. Disse la gatta: - Scegli quel che vuoi. La povera ragazza che andava scalza e stracciata, disse: - Datemi un vestito fatto in casa, un paio di scarpe di vacchetta e un fazzoletto da mettere al collo. -No, - disse la gatta, - sei stata buona coi miei gattini e io ti voglio fare un bel regalo -. Prese il piú bell'abito di seta, un bel fazzoletto grande, un paio di scarpini di raso, la vesti e disse: - Ora che esci, nel muro ci sono certi pertugi; tu ficcaci le dita, e poi alza la testa in aria. La ragazza, quando uscì, ficcò le dita dentro quei buchi e tirò fuori la mano tutta inanellata, un anello piú bello dell'altro in ogni dito. Alzò il capo, e le cadde una stella in fronte. Tornò a casa ornata come una sposa. Disse la matrigna: - E chi te le ha date tutte queste bellezze? - Mamma mia, ho trovato certi gattini, li ho aiutati a lavorare e m'hanno fatto dei regali, - e le raccontò com'era andata. La madre, l'indomani, non vedeva l'ora di mandarci quella mangiapane di sua figlia. Le disse: - Va' figlia mia, cosí avrai anche tu tutto come tua sorella. -Io non ne ho voglia, - diceva lei, da quella malallevata che era, - non ho voglia di camminare, fa freddo, voglio stare vicino al camino. Ma la madre la fece uscire a suon di bastonate. Quella ciondolona cammina cammina, trova il cavolfiore, lo tira, e scende dai gatti. Al primo che vide gli tirò la coda, al secondo le orecchie, al terzo strappò i batti, a quello che cuciva sfilò l'ago, a quello che tirava l'acqua buttò il secchio nel pozzo: insomma non fece altro che dispetti per tutta la mattina, e loro miagolavano, miagolavano. A mezzogiorno, venne Mamma Gatta con la campanella: - Dalin, dalon! Dalin, dalon! Chi ha lavorato venga a mangiare, chi non ha lavorato venga a guardare! -Mamma, - dissero i gatti, - noi volevamo lavorare, ma questa ragazza ci ha tirato la coda, ci ha fatto un sacco di dispetti e non ci ha lasciato far niente! -Bene, - disse Mamma Gatta, - andiamo a tavola -. Alla ragazza diede una galletta d'orzo bagnata nell'aceto, e ai suoi gattini maccheroni e carne. Ma la ragazza non faceva altro che rubare il mangiare dei gatti. Quando s'alzarono da tavola, senza badare a sparecchiare né niente, disse a Mamma Gatta: - Be', adesso dammi la roba che hai dato a mia sorella. Mamma Gatta allora la fece entrare nel ripostiglio e le chiese cosa voleva. - Quella veste là che è la piú bella! Quegli scarpini, che hanno i tacchi píú alti! - Allora, - disse la gatta, - spogliati e mettití questa roba di lana unta e bisunta e queste scarpe chiodate di vacchetta tutte scalcagnate -. Le annodò un cencio di fazzoletto al collo e la congedò dicendo: - Adesso vattene, e mentre esci, ficca le dita nei buchi e poi alza la testa in aria. La ragazza uscí, ficcò le dita nei buchi e le si attorcigliarono tanti lombrichi, e piú faceva per staccarseli, piú s'attorcigliavano. Alzò il capo in aria e le cadde un sanguinaccio che le pendeva in bocca e lei doveva dargli sempre un morso perché s'accorciasse. Quando arrivò a casa cosí conciata, piú brutta di una scoppiettata, la mamma ne ebbe tanta rabbia che morí. E la ragazza a furia di mangiar sanguinaccío, morí lei pure. Mentre la sorellastra buona e laboriosa, se la sposò un bel giovane. All. B Dopo l’ascolto della fiaba gli alunni hanno compilato una tabella in cui si richiedeva l’analisi del protagonista, degli aiutanti, delle antagoniste e gli esiti delle loro azioni La tabella compilata è sottoelencata Azione figliastra Esiti Protagonista Aiutante Figliastra gatto che faceva il bucato l’aiutò a lavare L’ atteggiamento di un gatto che tirava acqua da tirò la corda del pozzo aiuto, di umiltà e di sparizione del suo un pozzo pranzo viene un gatto che rigovernava, l’aiutò a spazzare premiato per cui va a un gatto che cuciva casa inanellata, con un gatto che faceva il pane. infornò le pagnotte un vestito da sposa ed una stella in fronte così un bel giovane se la sposò. Protagonista Antagonisti Azione figliastra Esiti Figlia male gatto che faceva il bucato tirò la coda L’atteggiamento di allevata pigrizia, di superbia, un gatto che tirava acqua da buttò il secchio nel di ostilità fu punito un pozzo pozzo con tanti lombrichi un gatto che rigovernava, strappò i baffi sui capelli, un un gatto che cuciva sfilò l’ago un gatto che faceva il pane. fece dispetti sanguinaccio in bocca e infine a furia di mangiar sanguinaccio, la figlia maleallevata morì Successivamente viene data loro una tabella in cui dovevano collocare le azioni in base alle indicazioni • fare tutte le faccende lei e mangiare l’intero pranzo • far fare tutte le faccende ai gatti e far mangiare loro l’intero pranzo • non fare niente lei né far fare niente ai gatti e non mangiare nessuno • fare insieme le faccende e condividere il pranzo La tabella è la seguente Io vinco / tu perdi Io vinco/tu vinci +1 0 +2 -1 Io perdo/ tu perdi +1 Io perdo /tu vinci -1 -1 -2 -1 +1 0 +1 Gli alunni hanno collocato ciascuna possibile decisione all’interno del quadro ALL. C Ciò che gli alunni hanno scritto è di seguito riportato Fase VI Obiettivo: focalizzare l’attenzione delle caratteristiche richieste dalla cooperazione nel vissuto di vita di classe. Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Sposta l’attenzione dal mondo delle fiabe al Affronta il problema relativo ad una contesto di vita della classe e sottopone un questione di classe e discute con i compagni problema per far riflettere sulle condizioni che su come risolverlo arrivando ad una forma di servono per arrivare alla cooperazione cooperazione che sia efficace nel fine e nel partendo dal proprio vissuto metodo in modo da soddisfare tutti. ( All. A) Apre un dibattito sulla modalità richiesta per arrivare ad un ‘accordo condiviso quale strumento di un’autentica cooperazione con domande del tipo: cosa occorre fare per cercare di realizzare uno scopo non scontentando nessuno? cosa occorre considerare analizzando le richieste di ognuno? Risponde, chiede spiegazioni, ascolta ed integra le proprie idee con quelle del gruppo classe. Insieme alla classe estrapola dalla discussione Collabora alla costruzione della guida di una guida di comportamento per favorire la comportamento che favorisce la cooperazione e la espone in un cartellone. cooperazione. Raggruppamento alunni: lavoro con gruppo classe; individuale. Metodo: problem-posing ; discussione orientata; attività di sintesi. Mezzi e strumenti: situazione di caso; tabellone. Provate a spostare la riflessione in contesto di classe. Metà classe vuole andare in gita a Fabilandia e l’altra metà a Roma. Cosa può accadere? All. A Fase VII Obiettivo: ripercorrere l’itinerario didattico e prendere coscienza dell’incremento cognitivo ed affettivo raggiunto. Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Invita a ripercorre le varie fasi dell’UDL Prende il quaderno in mano e ripercorre le varie fasi dell’UDL Pone domande per favorire la presa di Si interroga sul suo grado di acquisizione, coscienza del percorso formativo e il grado di risponde e socializza con i compagni gradimento e/o partecipazione al percorso impressioni, emozioni e conoscenze.( All. A) Raggruppamento alunni: lavoro individuale Metodo: attività di metacognizione Mezzi e strumenti: quaderno e cartelloni di classe. All. A Fase VIII Obiettivo: verificare la crescita in termine di competenze di cooperazione. Cosa fa l’insegnante Cosa fa l’alunno Invita a programmare un’esperienza di Programma ed esegue un progetto di progettazione partecipata basata sulla capacità cooperazione trasferendo le emozioni e di diffondere sentimenti di cooperazione. conoscenze acquisite nella presente UDL in un canovaccio teatrale (All. A) Raggruppamento alunni: lavoro con gruppo classe. Metodo: problem-solving; elaborazione di canovaccio teatrale Mezzi e strumenti: All. A Per sviluppare quest’ultima fase gli alunni hanno messo in scena una rappresentazione teatrale il cui canovaccio è dato dall’unione di tutti i canovacci da loro preparati. Gli alunni sono stati divisi in quattro gruppi ed ogni gruppo ha costruito un nuovo copione dato dall’unione di quelli già scritti o dalla modifica nel rispetto dell’opinioni di ciascuno. I gruppi hanno prodotto 4 copioni scoprendo e mettendo in pratica la cooperazione come condivisione e accettazione delle opinioni altrui. I quattro copioni sono poi stati rielaborati insieme e ne è scaturito un canovaccio comune di seguito riportato I BRIGANTI DI BREMA OVERTURE DI APERTURA Apertura sipario si sentono dei lamenti e delle parole Animali: prendi questo calcione! Se non scappi via subito ti graffio il naso….eccoti una bella beccata sul tuo nasone pronti…partenza…via….calcioni in arrivo!!! (le varie parole si intervallano ai lamenti Escono dalle quinte i 5 briganti doloranti e si lamentano I° brig:ahi ahi ahi…ma chi mi è venuto addosso un treno? II°brig:ci hanno massacrato…ce l’hanno date di santa ragione! III°brig: e ve lamentate voi due…io non riesco a parlà…manne dato no calcione sullo stomago e me sento tutto sottosopra e a penzà che volevamo solo mettece a tavola e magnà IV° BRIG: voi continuate a lamentarvi e non vi accorgete di come sono ridotta! Guardate mi hanno rotto un’unghia, mi si è rovinato il trucco e ho i capelli fuori posto…questa è una vera catastrofe! V° brig: invece di piagnucolare come tante donnicciole…sentite stanno arrivando i rinforzi! II°:e non potevane arrivà prima…come al solito so’ in ritardo! Dal fondo arrivano altri 5 briganti che canticchiano allegri EHIò EHIò ANDIAMO A MANGIAR CON UN SACCO SULLE SPALLE NOI ANDIAMO A MANGIAR EHIO’ EHIO’ EHIO’ EHIO’ FELICI NOI SIAM Perché QUI ORA ABBIAM E A CASA NOI TORNIAM Continuano a canticchiare fischiettando e salgono sul palco Da dietro gli alberi spuntano i loro compari e si accorgono che sono doloranti VI°: perché siete là dietro? Venite fuori….siete andati a raccogliere le more per cena…bravi!!! Avevo proprio voglia di mangiare un po’ di more Quando escono da dietro gli alberi si accorgono che sono doloranti VI° : per tutte le banche rapinate! Raga state bene? I°: a te sembra che stiamo bene? Adesso anche dall’oculista ti dobbiamo portare certo che sei una spesa continua (continua a borbottare mentre il VII° Interviene) VII°: forza invece di cianciare dite…cosa avete combinato stavolta incapaci? II°: ne abbiamo prese di brutte….erano tanti groooosssi…enooormi..erano …erano (tutti si dimostrano interessati e in attesa)…erano…dei terribili….giganteschi…..mostruosi….stupefacenti….ANIMALI Rhe ci hanno cacciato da casa VIII°:coooosa?animali? Ma avete bevuto? DA CHE MONDO è MONDO gli animali sono al servizio dell’uomo e soprattutto sono i ladri che rubano e non viceversa! I PRIMI V: stiamo perdendo i colpi!!! VIII°: perdere i colpi va bè ma scusate nn avete fatto nulla per impedirglielo? Siete dei buon annulla V°:ohi sapienza hai voglia di discutere? III°:capisciò…c’eravamo noi lì dentra e ci avemo provato ma erano furie scatenate! VIII°:si Furia il cavallo del west…..ma lasciate perdere siete inaffidabili Mentre cominciamo a degenerare interviene il VII VII: Raga stiamo solo a perdere tempo…diamoci tutti una calmata e cerchiamo di risolvere la cosa. VI°:ben detto fratello! Dobbiamo vendicarci e riprendere la nostra dignità V°: ora andiamo noi e vedrete come dei veri briganti si devono comportare… tenetevi pronti fra 5 minuti si rientra a casa! I tre gridano: Alla caricaaaaa! UCCIDIAMOLI! I cinque ladroni escono dalle quinte III°: per me nn ce la fanne, sente…… II°: ma pensala in positivo una volta tanto,secondo me torneranno vittoriosi IV°: speriamo…così mi posso sistemare…mi sento male in queste condizioni! I°: Bè …nn sento nulla….forse stasera dormiamo nel nostro letto….sono proprio una forza!!! SI SENTONO DEI LAMENTI DEGLI ANIMALI V°: evviva ce l’abbiamo fatta…sentite come si lamentano. Stasera al calduccio con pollo arrosto e patatine III°:nun cantà vittoria…senti bene…sono i nostri che si lamentano Si sentono i lamenti dei ladroni ed escono dalle quinte anche loro malconci II°: Smetto di pensare positivo….presto presto dell’acqua ossigenata!! I 5 briganti si lamentano mentre gli altri li curano VI°: avevate ragione sono delle belve scatenate. Non ci resta che dormire qua per questa sera….poi domani si vedrà IV°: dopo un buon sonno domani se la vedranno con noi Tutti gridano: VINCEREMO VINCEREMO DOMANI LI CACCEREMO! Si sistemano nel bosco per la notte ad un tratto mentre dormono ecco entrare in scena uno dei proprietari degli animali che cerca tra gli alberi E parla tra sé Pa: Porca miseria quella bestiaccia di un asino, quando mi serve nn c’è mai e quando nn serve è sempre tra i piedi…ma guarda un po’ cosa mi tocca fare…lo devo cercare… I° : chi va là? P. A.: salve signori…. Sto cercando il mio asino…voi signori lo avete visto? VIII°: maaa ….può essere che si e può essere che no III°: Se te dimo de si…che ce dai? PA: bè…vi posso ricompensare …che ne dite di 20 monete d’oro? Sapete lo devo vendere ad un produttore di tamburi e appena riscuoto vi ricompenserò VII°:affare fatto domani te lo riconsegniamo per 30 monete d’oro. Affare fatto? PA: ok vi aspetto domani I°: sta certo..nn mancheremo Il proprietario esce soddisfatto III°: voi vedè che da na disgrazia nasce un affare….tutto sta andasselo a prende! VI°: e ti pare poco?...Cerchiamo di riposare che domani sarà una giornata dura Si rimettono a dormire ed entrano gli altri tre proprietari cercando i loro animali e, parlando tra sé e sé, visti i briganti chiedono se hanno visto i loro animali II° : calmi calmi uno alla volta per favore! Noi sappiamo dove sono e se volete che ve li riconsegnamo ci dovete RIcompensare III°: in altre parole ciavè da pagà…..avè capito l’antifona? PG: d’accordo (guardando gli altri e aspettando il consenso) …fate il vostro prezzo VII: 30 denari ciascuno Proprietari acconsentono I°: ora andate e domani sera tornate qua con il denaro….ve li faremo trovare in attesa! (ridacchiando) PG: allora d’accordo noi domani torneremo con il denaro ….ma se non ci saranno gli animali… III: e che fate minacciate? Ma te guarda un po’ che ce doveva capità tre tirchi che nun se fidane IX: state tranquilli avete la nostra parola X:ci vediamo domani e mi raccomando portate con voi il denaro altrimenti lo scambio non si fa I PADRONI ACCONSENTONO ED ESCONO X:va a finire che ci abbiamo guadagnato ora riposiamoci che domani sarà una dura giornata IX: hai ragione fratello …..avremo bisogno di tutte le nostre forze per catturarli I briganti si mettono a dormire ma ad un tratto vengono svegliati nuovamente da ululati VIII: e no…..ma non c’è pace qua! PRIMA GLI ANIMALI…POI I PADRONI…ORA I LUPI…. Questo bosco è più affollato di una metro! I briganti si alzano tutti per difendersi ed arrivano i lupi che li accerchiano ed inizia una battaglia Mentre combattono arrivano gli animali G: mi era sembrato un ululato GA: mi è semblato di vedere un lupo A: guardate i poveri briganti…sono proprio sfortunati C: fratelli…diamogli una mano..anche perché dopo loro i lupi cercheranno altro cibo e quello saremo noi I 4 animali gridano all’attacco e insieme ai ladroni combattono I lupi scappano I briganti e gli animali si trovano insieme stanchi e felici… Ad un tratto cominciano a zatterare e uno degli animali si mette in un angolo e dice TUTTI QUELLI CHE NON AMANO I PADRONI E tutti si ritrovano in quell’angolo Un LADRONE dice TUTTI QUELLI CHE VENGONO EMARGINATI E DI NUOVO TUTTI SI RITROVANO IN QUELL’ ANGOLO Un LADRONE DICE TUTTI QUELLI CHE AMANO LA LIBERTA’ E di nuovo tutti si ritrovano d’accordo Si guardano e dicono X:Raga l’unione fa la forza…che ne dite se stiamo insieme e collaboriamo? A: noi andiamo a Brema per cantare e fare musica. Voi dove andate? I LADRONI: con voi che ne dite di fare una band? CANZONE FINALE TUTTI QUANTI VOGLIAN FARE JAZZ Il canovaccio durante la messa in scena è stato nuovamente modificato lasciando spazio alla creatività di ciascuno ed infine lo hanno rappresentato a teatro.