Chorus 69 - Eidosnews
Transcript
Chorus 69 - Eidosnews
ANNO NUMERO VII 69 il giornale è anche sul sito www.williamdimarco.it FEBBRAIO 2017 E-mail: [email protected] Approfondimenti culturali e analisi storica Chorus periodico edito dall’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor - Reg. Tribunale di Teramo n° 641/2010 del 30-12-2010 Direttore Responsabile: William Di Marco - fax. 085.893.34.05 - Stampa: Tipolitorosetana Occidente: siamo veramente alla fine della Storia? Quale sarà il futuro della nostra società? Siamo alla fine di un ciclo a cui non sappiamo cosa sostituire? Partiamo dalle riflessioni di tre filosofi-sociologi come Bauman, Onfray e Houllebecq: lo scenario non è affatto incoraggiante di William Di Marco SO DI NON SAPERE - I denigratori di avversari politici spesso usano la formula beffeggiante di Flaiano: “Ha poche idee ma confuse”. Sono espedienti retorici per mettere in difficoltà l’interlocutore di turno, però mai come questa volta l’adagio potrebbe essere preso a prestito per parlare in modo generale, e se volete anche epidermico, di un processo del pensiero “debole” che sta attraversando l’Europa, l’America e quel mondo, classificato in modo semplicistico ma funzionale, con il termine “Occidentale”. Non si capisce bene da un lato quale sarà il nostro futuro - in verità i dubbi ci sono sempre stati, al punto che filosofie e religioni proprio su queste incertezze hanno trovato terreno fertile per prosperare - dall’altro dove sta andando un’umanità in continua accelerazione sociale e tecnologica, la cui esponenzialità sembra inarrestabile. Pare di sentire echeggiare nei nostri timpani le ammonizioni del Dalai Lama che sentenziò, in una intervista di alcuni anni fa, la vacuità della modernità: si corre verso non si sa che cosa, allontanandosi dal senso profondo dell’esistenza umana. E più si è moderni e tecnologici, più inaspriamo la nostra anima, aumentando il diapason tra certezze e incertezze. Considerazioni vere, ma che spesso sono formule ad effetto atemporali, che vanno bene in qualsiasi periodo storico e che non aggiungono niente a una verità certamente lapalissiana, ma anche banale e retorica nel concetto proprio esistenzialista del termine. L’uomo soffre della sua stessa “ragione” e di fronte alle aperture scientifiche e all’avanzare delle condizioni di dinamica evolutiva capisce di essere, paradossalmente, sempre più piccolo e inadeguato. L’illuminante frase socratica “so di non sapere” ci avvilisce più che far crescere, ma poi lo spirito di sopravvivenza e di intraprendenza mette a tacere la conflittualità interiore dell’uomo in quanto essere pensante: da un mix corroborante di dinamismo intellettivo continua a pag. 2 La Sinistra, l’eterna illusione del vincere e dell’essere migliori - I parte Come mai, nei buoni propositi, il comunismo e le sue evoluzioni rappresentano il perbenismo e l’onestà intellettuale, salvo poi fallire sempre sul più bello? di Alberto Di Nicola* Pochi mesi fa un altro “padre politico” della Repubblica Italiana se n’è andato. Alla veneranda età di 100 infatti è scomparso Pietro Ingrao, un’autentica icona del Partito Comunista Italiano. Inossidabile sostenitore di quello che è considerato il “pensiero critico”, che è alla base dell’onestà e della capacità di essere integerrimo da parte di un uomo. Ingrao è considerato, a detta dei fedellismi dell’ideologia comunista, un difensore dei valori e del significato profondo della parola “comunista”, capace di resistere ad ogni tentativo di ammodernamento dell’ideologia di partito e di compromesso con i moderni meccanismi di geopolitica. Come sempre - quando se ne va un esponente continua a pag. 3 Quando eravamo moderni Tesi di laurea triennale in Psicologia Un semplice catalogo degli anni ‘60 ci può portare indietro nel tempo, quando l’Italia aveva un entusiasmo e una creatività da far invidia. Oggi le cose sono un po’ cambiate In questo numero vi proponiamo l’introduzione della tesi di laurea triennale discussa all’Università degli Studi “G. D’Annunzi” di Chieti - Pescara, in Scuola di Medicina e Scienze della Salute, corso di Laurea in Scienze e Tecniche Psicologiche, dal titolo “Hiv: terapia farmacologica e conseguenze psicologiche”. Relatore: prof.ssa Patrizia Ballerini; anno accademico: 2015-16 di Ugo Centi* Rispunta dalla (mia) cantina uno di quei cataloghi anni ‘60 sul design italiano. Un tomo diviso in settori. Dalla grafica eccezionalmente moderna per l’epoca. Lo sfoglio con delicatezza. Una carta resistentissima al tempo. E c’è continua a pag. 4 di Matteo Poliandri* Lo scopo principale di questo elaborato è informare e sensibilizzare il maggior numero possibile di persone sul virus dell’HIV e sulle sue continua a pag. 4 Occidente... segue da pag. 1 nasce la voglia di andare avanti a vedere cosa c’è oltre la barriera della ragione (e alle volte del lecito) che rende libidica la nostra esistenza. La Storia è un progresso che va alimentato, nonostante le riflessioni più intimiste e se volete arcaiche vorrebbero farci fare un passo indietro. L’equilibrio è in avanti e non nell’immobilismo che distruggerebbe il genere umano nel suo percorso (forse anche dissennata corsa?!) al progresso. Siamo su una bicicletta plurigenerazionale, che tramandiamo di uomo in uomo, di società in società. Occorre pedalare, anche se di poco alla volta, per non fermarsi e cadere. Riflessioni, queste, molto più grandi di noi, le quali hanno dato vita a teoremi o ragionamenti che vale la pena approfondire per meglio meditare su ciò che ci aspetta. Infine, sarebbe appagante trovare una formula risolutiva, che non c’è e che, proprio in virtù di ciò, ci rende bello e intrigante il futuro stesso. Esaminare le idee di tre pensatori contemporanei, diversissimi per approccio culturale, può esserci di aiuto. ZYGMUNT BAUMAN E LA SOCIETÀ LIQUIDA - Uno dei più grandi sociologi e filosofi dell’epoca recente (vedere scheda allegata), scomparso all’inizio di questo 2017, ha coniato il termine di società (o meglio, modernità) liquida che ha avuto tanto successo, poiché in grado di rappresentare visivamente le trasformazioni sociali in atto. Per lo studioso di origine polacca la società moderna aveva una struttura ben definita, dovuta a uno zoccolo di tradizioni e di principi morali, consolidatisi nel tempo. Ecco che quel tipo di comunità rappresentava qualcosa di solido e di ben radicato nel sistema evolutivo che con il tempo è andato deteriorandosi. Il passaggio successivo, cioè a una società post moderna (o attuale per semplificazione) è stato quello di una trasformazione radicale del tessuto connettivo comunitario, tanto che l’adattamento alle trasformazioni è avvenuto non per una comprensione vera e propria dei mutamenti in essere, quanto per un adeguamento alla nuova morfologia dei gruppi sociali. Così il nostro vivere comune è diventato “liquido”, con una forma di riposizionamento straordinario, ma al contempo con la perdita di qualsiasi forma contenutistica. Lo stato liquido è uno stato di per sé indefinibile. Non c’è una struttura di figure geometriche esistenti che possa rappresentare un fluido, che per sua natura si adatta al contenitore. Un contenuto, quindi, non preesistente che si rimodella di volta in volta. L’intuizione di Bauman è indovinata, ma ci consegna una società mutevolmente inconsistente e priva di un riferimento a cui rifarsi o al quale tendere. Da questa “liquidità” scaturisce un relativismo di capacità che non lascia scampo a riferimenti storici. La contemporaneità diventa il presente da vivere, il contenuto della Storia si adatta al contenitore informe e plasmante, il passato e futuro non sono né l’origine né il fine sociale. In tutto questo marasma involutivo vengono meno i riferimenti. Bauman individua il malessere di una società inconstante (come lo è sempre stata), ma priva di un progetto evidente, da cui trarre lo spirito che l’individuo organizzato tende a evolvere verso un progetto comune (Homo est naturaliter politicus, id est socialis, cioè “L’uomo è per natura politico, cioè sociale”, Tommaso d’Aquino da Seneca). Il sociologo, tuttavia, non si arena e riprogramma il nostro futuro con la volontà aggregativa che la persona deve riscoprire per trasformare il liquido sociale in piccole parti solide interconnesse. È la società delle uguaglianze che cerca di annullare le sperequazioni che ci circondano: si delinea una delle vie di fuga per tornare alla solidità delle speranze. MICHEAL ONFRAY E LA DECADENZA - È un filosofo francese (vedere scheda allegata) che sta facendo parlare di sé dopo la pubblicazione del secondo volume Décadance appartenente a una trilogia dal titolo “Breve storia del mondo”. Nel libro vengono ribaditi concetti storici che si compenetrano con quelli filosofici, teologici e letterari. Lo studioso individua l’origine di un avvilimento della nostra cultura già a partire dal 1417, quando fu scoperto, in un monastero germanico, il manoscritto De rerum natura di Lucrezio, in cui la logica materialista mina alle fondamenta qualsiasi articolazione razionale del futuro sviluppo confessionale. È in quel momento che si crea la rottura che troverà eco nel Rinascimento, e poi nel Razionalismo, nell’Illuminismo, nelle Rivoluzioni fino a quella russa del 1917. Con il tempo abbiamo demolito i nostri “ubi consistam”, a partire da quelli religiosi. L’individuazione di un uomo fatto di combinazioni di atomi (come scientificamente è provato) sta mettendo da parte il riferimento al Dio giudaico-cristiano, che sarà stato pure antropomorfo, geloso, punitivo e onnipotente, ma che rappresentava il faro culturale di una società allargata, tanto da diventare civiltà conclamata. Oggi i mali e i problemi, come quelli del terrorismo e delle migrazioni devono essere capiti alla radice, per trovare una soluzione concreta. Se l’Occidente con la caduta della moralità teologica cerca di riempire un vuoto che si è venuto a creare, non può farlo con altre civiltà, altre religioni o altre persone. Non siamo al gioco della dama, dove le pedine sono uguali e una mangia l’altra con una facilità famelica. Dice Onfray: «Di fronte al terrorismo la questione che deve porsi a me filosofo è: cosa lo ha reso possibile? E no: che brutta cosa è il terrorismo. Per questo lascio la parola ai giornalisti e ai preti. La decadenza non è un concetto etico, ma clinico. La liberazione, che esprime un sollievo, una positività, non è un concetto clinico, ma etico. “Né ridere né piangere ma capire”, diceva Spinoza. Civiltà è il nome che si dà a cristallizzazioni storiche di una spiritualità che, cristallizzandosi, diventa una religione. Una civiltà è viva e la vita è “l’insieme delle forze che resistono alla morte” (Bichat). La civiltà giudaico-crisitana, l’Occidente, si oppone all’Islam politico nel secolo che segue la morte del Profeta, le crociate, gli Arabi fermati a Poitiers, il califfato di Nimes, la Spagna islamica, la battaglia di Lepanto, le risposte coloniali dell’Occidente nel XIX secolo e, più di recente, l’11 settembre, la dichiarazione di guerra all’Occidente di Bin Laden fino ad arrivare ai giorni nostri e al Califfato dell’Isis. Per il momento, l’uso sfrenato di tecnologia militare contro l’Isis non riesce ad arrestare il terrorismo, che è l’avanguardia di questo Islam conquistatore». MICHEL HOULLEBECQ E LA SOTTOMISSIONE - Lo scrittore francese (vedere scheda allegata) nel 2015 ha dato alle stampe il libro Sottomissione (titolo originale “Soumission”) che ha aperto una lunga serie di riflessioni, considerazioni e polemiche. Il sunto è presto detto. In questa società che ha perso il filo d’Arianna morale, etico e culturale tutto può avvenire, compreso che nelle elezioni del 2022 (va ricordato che quest’anno ci saranno in Francia le presidenziali e che si rivoterà, per l’appunto, nel 2022) vincerà un partito islamico. Intorno a questo evento si costruisce il romanzo che, in modo traslato o diretto, mette a nudo i mille difetti dell’attuale Occidente. Lo spunto è dato dalla storia di un docente universitario quarantenne che vive la sua vita spericolata, edonistica e senza freni, al punto che si fa scorrere addosso un’esistenza impalpabile, dove il godimento fine e a se stesso è l’unico dio a cui credere. Intanto la società che lo circonda si islamizza sempre di più, fino a quando nelle elezioni menzionate il partito di Allah prende il sopravvento. Il governo impone una Sharia attenuata, a cui le élite culturali dominanti si adeguano in una sorta di piacere perverso. Quello che avevano combattuto come una deriva confessionale nella loro società democratica e libertaria, diventa un Moloch a cui inchinarsi nel segno del nuovo e della “sottomissione”. Il romanzo ha fatto molto discutere, ma lo scopo del saggista d’oltralpe è stato raggiunto: certe classi che spesso vengono etichettate come l’intellighenzia delle società avanzate hanno ben in mente cosa distruggere. In loro non è chiaro, viceversa, come e cosa ricostruire dalle macerie. BIOGRAFIE (da InfoWeb) ZYGMUNT BAUMAN (Pozna, 19 novembre 1925 - Leeds, 9 gennaio continua a pag. 3 Occidente... segue da pag. 2 2017) - Fuggito dalla Polonia in seguito all’invasione nazista, Zygmunt Bauman dopo la guerra ritorna in patria e si laurea in sociologia a Varsavia. La sua dissertazione sul socialismo britannico, che per prima gli diede notorietà, nacque dalla sua permanenza alla London School of Economics. Ottimo conoscitore di Gramsci e di Simmel, dapprima marxista ortodosso, gli venne tolta la cattedra all’università in tempo di epurazioni, cioè nel 1968. Insegnò per un certo periodo all’università di Tel Aviv e poi a quella di Leeds. È il creatore del concetto di società “liquida”: l’incertezza dei tempi moderni trasforma i cittadini in consumatori, smantellando ogni certezza, al punto che li conduce a una vita liquida sempre più frenetica e sempre più sottoposta all’esigenza di adeguarsi alla maggioranza per evitare l’esclusione dal gruppo. MICHEAL ONFRAY (Chambois, 1º gennaio 1959) - Autore di oltre cinquanta libri fra cui il fortunatissimo Trattato di ateologia (2005), è fra i più popolari e controversi filosofi europei. Ha fondato l’Università popolare di Caen. I primi sei volumi della Controstoria della filosofia sono: Le saggezze antiche (Fazi, 2006; ed. tasc. 2007), Il cristianesimo edonista (Fazi, 2007; ed. tasc. 2009), L’età dei libertini (Fazi, 2009), Illuminismo estremo (Ponte alle Grazie, 2010), Politiche della felicità (Ponte alle Grazie, 2012) e Schopenhauer, Thoreau, Stirner: le radicalità esistenziali (Ponte alle Grazie, 2013). Uno La Sinistra segue da pag. 1 politico che, se non tesserato con il PCI, è stato comunque inquadrato, nel corso della sua carriera, come esponente vicino al mondo della Sinistra e oppositore di chi invece coltiva ideali opposti al comunismo - vengono sciorinati sentiti riconoscimenti da parte di quella comunemente chiamata “Intellighentia”, ossia l’insieme di personaggi appartenete al mondo dell’arte, dello spettacolo e della stampa, rigorosamente a sinistra. Anche perché pare che a destra sia pressoché impossibile costituire una sorta di intellighentia, dato che essa può appartenere solo ed esclusivamente alla sinistra: se sei artista o letterato, per avere successo, devi quasi sempre strizzare l’occhio a sinistra e dare del mostro, dello schifoso, del fascista, a chi si trova a destra. Anche quando, magari, sostiene molte idee legate al pensiero originale della Sinistra. Ma come mai questa parte politica continua a risentire di questo complesso, apparentemente “di superiorità”, quando in realtà esso è “di inferiorità”? Come mai, pur condividendo molti ideali meritevoli di rispetto e di considerazione, all’atto pratico le Sinistre cadono quasi sempre dei suoi più grandi successi è stato Pensare l’Islam che ha contribuito al risveglio della razionalità in un mondo sempre più assediato dai demoni della follia, prima che sia troppo tardi. Mantenere la lucidità, avere il coraggio di analizzare i fatti per quello che sono, senza infingimenti e ipocrisie, permette di tracciare una via di uscita da una catastrofe annunciata che nessuno sembra avere intenzione di scongiurare. MICHEL HOULLEBECQ (Réunion, 26 febbraio 1956) - Dopo un’infanzia e un’adolescenza segnate dall’abbandono familiare (a sei anni, viene affidato alla nonna paterna della quale ha preso il cognome come pseudonimo e con lei vive a Dicy, poi a Crécy-la-Chapelle) e dalla vita di collegio, ha scoperto il proprio maestro in H.P. Lovecraft («Non partecipo mai a quanto mi circonda, sono sempre fuori posto»), al quale ha dedicato la sua prima opera, la biografia H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro la vita (H.P. Lovercraft. Contre le monde, contre la vie, 1991). Dopo la raccolta di versi La ricerca della felicità (La Poursuite du Bonheur, 1992), ha pubblicato il suo primo romanzo, Estensione del dominio della lotta (Extension du domaine de la lutte, 1994), radicale denuncia della miseria affettiva dell’uomo contemporaneo, nella tradizione di Céline. Con i romanzi successivi, Le particelle elementari (Les Particules élémentaires, 1998) e Piattaforma (Plateforme, 2001), ha continuato a decostruire, con uno stile violento e provocatorio, politicamente «scorretto», i miti e i riti della civiltà occidentale. Una sua intervista del 2002, critica nei confronti delle religioni monoteiste, gli ha procurato un processo per razzismo dal quale è stato assolto. Da allora vive in Spagna. La sua seconda raccolta di poesie, Il senso della lotta, ha ottenuto il premio di Flore 1996. Nel 1998 vince il Grand Prix nationale des Lettres Jeunes Talents per l’insieme dei suoi scritti. Il suo primo testo pubblicato in Italia è la poesia La fessura, apparsa in “Panta. Amore in versi” (Bompiani, 1999). Nello stesso anno, il romanzo Le particelle elementari, il suo secondo, è premiato come migliore libro dell’anno dalla rivista francese «Lire» ed è tradotto in più di 25 paesi. Del 2005 è il romanzo La possibilità di un’isola. Nel 2009 esce il saggio, scritto con il filosofo Bernard-Henry Lévi Nemici pubblici, dissacrante dialogo epistolare tra il “cattivo ragazzo della narrativa francese” e uno dei filosofi più mediatici del nostro tempo. Del 2010 è il romanzo La carta e il territorio, con il quale lo stesso anno vince il prestigioso Premio Goncourt. Nel 2015 esce Sottomissione, romanzo ambientato in una ipotetica Francia del 2022, in cui un musulmano vince le elezioni presidenziali, battendo il Fronte Nazionale di Marine Le Pen. L’editore di riferimento per l’Italia è Bompiani. Il suo primo testo pubblicato in Italia è la poesia La fessura, apparsa in “Panta. Amore in versi” (Bompiani, 1999); la Bompiani sta pubblicando un’edizione completa delle sue Opere, il cui primo volume è uscito nel settembre 2016. nell’inadeguatezza fino al becero? Vedere come esempi più recenti il referendum greco o la partnership della spagnola Podemos con Falciani, hacker delle lobby bancarie, ma pur sempre un delinquente. Una delle ragioni che, più di tutte, ritengo abbia portato al diffondersi capillare dell’idea per cui solo la Sinistra rappresenta il buono, corrisponde al famoso “trentennio dell’oro”, che storicamente si colloca fra il 1945 e il 1975. Thomas Piketty, illustre economista e docente universitario parigino, nel suo best seller “Il Capitale del Ventunesimo Secolo”, definisce proprio tale periodo come un lasso di tempo isolato, dove le disuguaglianze economiche nel mondo hanno toccato livelli pressoché mai così bassi. Ciò rappresenta dunque un’eccezione al cliché tipico di un mondo caratterizzato da sempre su enormi squilibri tra le classi più ricche e quelle meno abbienti. Il calo della disuguaglianza va ricondotto al fatto che la Seconda Guerra Mondiale causò un ingente calo sia delle rendite da possedimento di immobili che delle rendite finanziarie, queste ultime risentirono anche del crac del ‘29 e delle politiche di Roosvelt. Perciò si può dire che sia avvenuto un livellamento nell’ambito della distribuzione della ricchezza, coincidente proprio col trentennio ‘45-’75 in cui hanno avuto successo moltissime personalità, i cui ideali spesso collimavano con quelli “di sinistra” (Kennedy e Che’ Guevara nella politica, Pasolini, Hemingway e Camus nella letteratura come esempi). Insomma, era il periodo più felice e spensierato del secolo passato, un periodo dove venivano scoperti tantissimi diritti fino a quel punto impensabili e dove nuovi movimenti (femminista, studentesco) si affermarono. Sfruttando la sua storica capacità di idolatrare le minoranze e le diversità (cosa assolutamente positiva, peraltro), la Sinistra è riuscita appieno ad andare incontro al bisogno da parte di questi moti di far breccia nel tessuto sociale, finendo per far di questi dei capisaldi in merito ai quali ogni cosa da essi condivisa o appoggiata non poteva essere sottoposta ad alcun tipo di discussione. Tuttavia, è sulla cosiddetta “questione morale” che la Sinistra batte in maniera più forte il petto. Il concetto per cui i leader di sinistra sono sempre quelli che hanno fatto le migliori cose, o comunque le meno peggiori, e che a sinistra si è più onesti, è un precetto che troviamo quotidianamente su ogni 3 continua a pag. 4 La Sinistra... segue da pag. 3 testata giornalistica vicina a quello che era il PCI. Pertanto, le cose buone in Italia le ha portate solo il PCI o, al massimo, l’ala più a sinistra della DC. Ad esempio, mi è recentemente capitato di leggere che il PCI, guidato all’epoca dalle sue figure principali, ha garantito una sensibilizzazione in merito a parecchi diritti della civiltà moderna, che altrimenti non sarebbero stati del tutto riconosciuti dalla sola Democrazia Cristiana. Peccato che fu proprio la DC, guidata da De Gasperi, a condurre il nostro Paese, all’epoca martoriato da guerra e povertà, nei Paesi del Patto Atlantico, assieme agli USA, alla Francia e alla Gran Bretagna. Fosse stato per il PCI, saremmo piombati nel grigiore dei diktat del Patto di Varsavia, e ci saremmo inculcati ancora di più una mentalità totalitaria, dove, se qualora si fosse provato ad esprimere idee fuori dal coro, si sarebbe stati diffamati, e dove la benché minima forma di privacy veniva messa al bando. Altro luogo c o m u n e tipico del PCI è che sono stati l’araldo alla lotta nei confronti d e l l a povertà. Questa cosa in parte è vera, visto che, tramite la CGIL e altre associazioni sindacali, il Partito Comunista è stato quello storicamente vicino alle classi operaie. Però non si può dimenticare che il ruolo primario al fine della diffusione del benessere in Italia lo hanno avuto i governi dell’asse DC- Quando eravamo... segue da pag. 1 da meravigliarsi di quanto era all’avanguardia la tecnologia e la manifattura italiana di quegli anni. Eravamo davvero competitivi. Anticipavamo le soluzioni. Avevamo uno stile inimitabile. Facevamo tendenza. L’inventiva e la creatività vincevano anche su qualche dettaglio di scarsa qualità. Le nostre auto erano tra le più belle in Europa. Le “Lancia” e le “Alfa” non avevano rivali. La Fiat 127 (1971) inventò letteralmente la carrozzeria a “due volumi” (con trazione anteriore e motore trasversale, per gli intenditori), per un paio di decenni “copiata” da tutte le altre utilitarie. L’architettura, per paradosso, inseguiva il disegno industriale cercando una espressione dello “spazio” e non delle “forme”. Famoso il “modulo” di Le Courboiser, con l’uomo leonardiano al centro della misura. Insomma, la serialità della produzione non implicava la scomparsa della mano dell’uomo, dell’opera diremmo oggi “d’arte”. Leggerezza ed armonia accompagnavano le realizzazioni migliori. Certo, v’era una fiducia nella scienza e nel “progresso” che si PSI, tra la fine dei Cinquanta e la fine dei Sessanta, sfruttando soprattutto i contributi a fondo perduto del Piano Marshall americano, reputato a sua volta dal pensiero comunista come il male che ha portato l’Italia al processo di americanizzazione e di appoggio dei suoi precetti.Ebbene, occorrerebbe ribadire che, se da un lato è vero che il Piano Marshall fu una sorta di occhiolino americano all’Europa Occidentale, va anche detto che, di contro, gli USA hanno sciorinato un ingente sforzo di carattere economico, attuando, paradossalmente, un impegno con finalità di lotta alla disuguaglianza, al fine di permettere alle imprese e ai sistemi infrastrutturali dell’Europa Occidentale di tenere il passo di quelli americani. Insomma, un “socialismo” Yankee, tanto caro ai “compagni”. *Studente universitario potrebbe definire ingenua. Si pensava che tutto fosse risolvibile, un giorno. Che il segmento della storia tendeva al limite matematico dell’infinito. Che il domani sarebbe stato meglio dell’oggi invariabilmente. Un abbaglio clamoroso, con gli occhi di poi. Ma allora costituiva speranza. E fiducia. Ed il design lo rispecchiava: con i colori, le linee, i materiali compositi ed innovativi. Naturalmente ciò portava anche ad eccessi opposti. Ad esempio qui a Roseto un bel lungomare, tendenzialmente monumentale, noto come “belvedere”, venne sostituito da una “riviera” più automobilistica. Fu un errore, a rivederlo adesso. Ma all’epoca si era sicuri del proprio “segno”. In fondo il “moderno” significò affrancarsi dal principio d’autorità. In tutti i campi. Quel principio che dopo, purtroppo, non s’è fatto che ripristinare. *Direttore del sito Web Controaliseo Tesi di laurea... segue da pag. 1 conseguenze (fisiche e psicologiche). La letteratura scientifica è ormai satura di pubblicazioni, libri o riviste ma, come vedremo, molti sforzi devono ancora essere compiuti. Infatti, soprattutto tra gli adolescenti e i giovani adulti, ci sono ancora molte lacune da dover colmare: non tutti conoscono esattamente le modalità di trasmissione del virus, alcuni ritengono che l’HIV sia una pura invenzione delle case farmaceutiche per scopi lucrativi, altri ancora credono che sia una malattia che affligge solo il popolo africano. In realtà, come vedremo, le statistiche dimostrano che l’HIV è più diffuso di quanto si pensi ma, a causa della disinformazione, molte persone sottovalutano i primi sintomi associandoli ad una semplice influenza. Ciò comporta un peggioramento del quadro clinico con insorgenza di altre gravi patologie o nel peggiore dei casi dell’AIDS. Il virus dell’HIV determina l’insorgenza di AIDS conclamato nel caso in cui il paziente non possa aderire alla terapia, qualora scopra troppo tardi la sua condizione o non la scopra affatto. Prevenzione e informazione quindi devono essere al primo posto: campagne di sensibilizzazione, test gratuiti nelle ASL locali, educazione sessuale nelle scuole etc. Nel primo capitolo verrà presentata una panoramica generale sull’infezione (che cos’è, modalità di trasmissione e trattamento farmacologico). Nel secondo capitolo verranno analizzati gli aspetti psicologici che sottendono la malattia (il delicato momento della diagnosi, cosa prova un soggetto sieropositivo e l’insorgenza di disturbi psicologici/psichiatrici). Nel terzo ed ultimo capitolo sarà approfondita proprio quest’ultima parte, con un’attenzione specifica per il disturbo depressivo maggiore, il più frequente tra i pazienti sieropositivi. *Studente magistrale