Chorus 69 - Eidosnews

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Chorus 69 - Eidosnews
ANNO
NUMERO
VII
69
il giornale è anche
sul sito
www.williamdimarco.it
FEBBRAIO 2017
E-mail:
[email protected]
Approfondimenti culturali e analisi storica
Chorus periodico edito dall’associazione culturale Cerchi Concentrici Promotor - Reg. Tribunale di Teramo n° 641/2010 del 30-12-2010
Direttore Responsabile: William Di Marco - fax. 085.893.34.05 - Stampa: Tipolitorosetana
Occidente: siamo veramente alla fine della Storia?
Quale sarà il futuro della nostra società? Siamo alla fine di un ciclo a cui non sappiamo cosa sostituire? Partiamo
dalle riflessioni di tre filosofi-sociologi come Bauman, Onfray e Houllebecq: lo scenario non è affatto incoraggiante
di William Di Marco
SO DI NON SAPERE - I denigratori di avversari politici spesso usano la formula beffeggiante di Flaiano: “Ha poche idee ma
confuse”. Sono espedienti retorici per mettere in difficoltà l’interlocutore di turno, però mai come questa volta l’adagio potrebbe
essere preso a prestito per parlare in modo generale, e se volete anche epidermico, di un processo del pensiero “debole” che sta
attraversando l’Europa, l’America e quel mondo, classificato in modo semplicistico ma funzionale, con il termine “Occidentale”.
Non si capisce bene da un lato quale sarà il nostro futuro - in verità i dubbi ci sono sempre stati, al punto che filosofie e religioni
proprio su queste incertezze hanno trovato terreno fertile per prosperare - dall’altro dove sta andando un’umanità in continua
accelerazione sociale e tecnologica, la cui esponenzialità sembra inarrestabile. Pare di sentire echeggiare nei nostri timpani le
ammonizioni del Dalai Lama che sentenziò, in una intervista di alcuni anni fa, la vacuità della modernità: si corre verso non si
sa che cosa, allontanandosi dal senso profondo dell’esistenza umana. E più si è moderni e tecnologici, più inaspriamo la nostra
anima, aumentando il diapason tra certezze e incertezze. Considerazioni vere, ma che spesso sono formule ad effetto atemporali,
che vanno bene in qualsiasi periodo storico e che non aggiungono niente a una verità certamente lapalissiana, ma anche banale e
retorica nel concetto proprio esistenzialista del termine. L’uomo soffre della sua stessa “ragione” e di fronte alle aperture scientifiche
e all’avanzare delle condizioni di dinamica evolutiva capisce di essere, paradossalmente, sempre più piccolo e inadeguato.
L’illuminante frase socratica “so di non sapere” ci avvilisce più che far crescere, ma poi lo spirito di sopravvivenza e di intraprendenza
mette a tacere la conflittualità interiore dell’uomo in quanto essere pensante: da un mix corroborante di dinamismo intellettivo
continua a pag. 2
La Sinistra, l’eterna illusione del vincere e dell’essere migliori - I parte
Come mai, nei buoni propositi, il comunismo e le sue evoluzioni rappresentano il perbenismo e l’onestà intellettuale,
salvo poi fallire sempre sul più bello?
di Alberto Di Nicola*
Pochi mesi fa un altro “padre politico” della Repubblica Italiana se n’è andato. Alla veneranda età di 100 infatti è
scomparso Pietro Ingrao, un’autentica icona del Partito Comunista Italiano. Inossidabile sostenitore di quello che
è considerato il “pensiero critico”, che è alla base dell’onestà e della capacità di essere integerrimo da parte di un
uomo. Ingrao è considerato, a detta dei fedellismi dell’ideologia comunista, un difensore dei valori e del significato
profondo della parola “comunista”, capace di resistere ad ogni tentativo di ammodernamento dell’ideologia di
partito e di compromesso con i moderni meccanismi di geopolitica. Come sempre - quando se ne va un esponente
continua a pag. 3
Quando eravamo moderni
Tesi di laurea triennale in Psicologia
Un semplice catalogo degli anni ‘60 ci può portare indietro nel tempo,
quando l’Italia aveva un entusiasmo e una creatività da far invidia.
Oggi le cose sono un po’ cambiate
In questo numero vi proponiamo l’introduzione della tesi di laurea
triennale discussa all’Università degli Studi “G. D’Annunzi” di Chieti
- Pescara, in Scuola di Medicina e Scienze della Salute, corso di Laurea
in Scienze e Tecniche Psicologiche, dal titolo “Hiv: terapia farmacologica
e conseguenze psicologiche”. Relatore: prof.ssa Patrizia Ballerini; anno
accademico: 2015-16
di Ugo Centi*
Rispunta dalla (mia) cantina uno di quei
cataloghi anni ‘60 sul design italiano. Un tomo
diviso in settori. Dalla grafica eccezionalmente
moderna per l’epoca. Lo sfoglio con delicatezza.
Una carta resistentissima al tempo. E c’è
continua a pag. 4
di Matteo Poliandri*
Lo scopo principale di questo elaborato è
informare e sensibilizzare il maggior numero
possibile di persone sul virus dell’HIV e sulle sue
continua a pag. 4
Occidente...
segue da pag. 1
nasce la voglia di andare avanti a
vedere cosa c’è oltre la barriera della
ragione (e alle volte del lecito) che
rende libidica la nostra esistenza. La
Storia è un progresso che va alimentato,
nonostante le riflessioni più intimiste
e se volete arcaiche vorrebbero farci
fare un passo indietro. L’equilibrio è
in avanti e non nell’immobilismo che
distruggerebbe il genere umano nel
suo percorso (forse anche dissennata
corsa?!) al progresso. Siamo su una
bicicletta
plurigenerazionale,
che
tramandiamo di uomo in uomo, di
società in società. Occorre pedalare,
anche se di poco alla volta, per non
fermarsi e cadere. Riflessioni, queste,
molto più grandi di noi, le quali hanno
dato vita a teoremi o ragionamenti che
vale la pena approfondire per meglio
meditare su ciò che ci aspetta. Infine,
sarebbe appagante trovare una formula
risolutiva, che non c’è e che, proprio in
virtù di ciò, ci rende bello e intrigante il
futuro stesso. Esaminare le idee di tre
pensatori contemporanei, diversissimi
per approccio culturale, può esserci di
aiuto.
ZYGMUNT BAUMAN E LA SOCIETÀ
LIQUIDA - Uno dei più grandi
sociologi e filosofi dell’epoca recente
(vedere scheda allegata), scomparso
all’inizio di questo 2017, ha coniato il
termine di società (o meglio, modernità)
liquida che ha avuto tanto successo,
poiché in grado di rappresentare
visivamente le trasformazioni sociali in
atto. Per lo studioso di origine polacca
la società moderna aveva una struttura
ben definita, dovuta a uno zoccolo
di tradizioni e di principi morali,
consolidatisi nel tempo. Ecco che quel
tipo di comunità rappresentava qualcosa
di solido e di ben radicato nel sistema
evolutivo che con il tempo è andato
deteriorandosi. Il passaggio successivo,
cioè a una società post moderna (o
attuale per semplificazione) è stato
quello di una trasformazione radicale del
tessuto connettivo comunitario, tanto
che l’adattamento alle trasformazioni
è avvenuto non per una comprensione
vera e propria dei mutamenti in
essere, quanto per un adeguamento
alla nuova morfologia dei gruppi
sociali. Così il nostro vivere comune è
diventato “liquido”, con una forma di
riposizionamento straordinario, ma al
contempo con la perdita di qualsiasi
forma contenutistica. Lo stato liquido
è uno stato di per sé indefinibile. Non
c’è una struttura di figure geometriche
esistenti che possa rappresentare un
fluido, che per sua natura si adatta
al contenitore. Un contenuto, quindi,
non preesistente che si rimodella di
volta in volta. L’intuizione di Bauman
è indovinata, ma ci consegna una
società mutevolmente inconsistente e
priva di un riferimento a cui rifarsi o
al quale tendere. Da questa “liquidità”
scaturisce un relativismo di capacità che
non lascia scampo a riferimenti storici. La
contemporaneità diventa il presente da
vivere, il contenuto della Storia si adatta
al contenitore informe e plasmante, il
passato e futuro non sono né l’origine né
il fine sociale. In tutto questo marasma
involutivo vengono meno i riferimenti.
Bauman individua il malessere di una
società inconstante (come lo è sempre
stata), ma priva di un progetto evidente,
da cui trarre lo spirito che l’individuo
organizzato tende a evolvere verso un
progetto comune (Homo est naturaliter
politicus, id est socialis, cioè “L’uomo è per
natura politico, cioè sociale”, Tommaso
d’Aquino da Seneca). Il sociologo,
tuttavia, non si arena e riprogramma il
nostro futuro con la volontà aggregativa
che la persona deve riscoprire per
trasformare il liquido sociale in piccole
parti solide interconnesse. È la società
delle uguaglianze che cerca di annullare
le sperequazioni che ci circondano: si
delinea una delle vie di fuga per tornare
alla solidità delle speranze.
MICHEAL
ONFRAY
E
LA
DECADENZA - È un filosofo francese
(vedere scheda allegata) che sta facendo
parlare di sé dopo la pubblicazione del
secondo volume Décadance appartenente
a una trilogia dal titolo “Breve storia
del mondo”. Nel libro vengono ribaditi
concetti storici che si compenetrano
con quelli filosofici, teologici e letterari.
Lo studioso individua l’origine di un
avvilimento della nostra cultura già a
partire dal 1417, quando fu scoperto, in
un monastero germanico, il manoscritto
De rerum natura di Lucrezio, in cui la
logica materialista mina alle fondamenta
qualsiasi articolazione razionale del
futuro sviluppo confessionale. È in
quel momento che si crea la rottura che
troverà eco nel Rinascimento, e poi nel
Razionalismo, nell’Illuminismo, nelle
Rivoluzioni fino a quella russa del
1917. Con il tempo abbiamo demolito
i nostri “ubi consistam”, a partire da
quelli religiosi. L’individuazione di un
uomo fatto di combinazioni di atomi
(come scientificamente è provato) sta
mettendo da parte il riferimento al
Dio giudaico-cristiano, che sarà stato
pure antropomorfo, geloso, punitivo e
onnipotente, ma che rappresentava il faro
culturale di una società allargata, tanto da
diventare civiltà conclamata. Oggi i mali
e i problemi, come quelli del terrorismo
e delle migrazioni devono essere capiti
alla radice, per trovare una soluzione
concreta. Se l’Occidente con la caduta
della moralità teologica cerca di riempire
un vuoto che si è venuto a creare, non
può farlo con altre civiltà, altre religioni
o altre persone. Non siamo al gioco della
dama, dove le pedine sono uguali e una
mangia l’altra con una facilità famelica.
Dice Onfray: «Di fronte al terrorismo la
questione che deve porsi a me filosofo
è: cosa lo ha reso possibile? E no: che
brutta cosa è il terrorismo. Per questo
lascio la parola ai giornalisti e ai preti. La
decadenza non è un concetto etico, ma
clinico. La liberazione, che esprime un
sollievo, una positività, non è un concetto
clinico, ma etico. “Né ridere né piangere
ma capire”, diceva Spinoza. Civiltà
è il nome che si dà a cristallizzazioni
storiche di una spiritualità che,
cristallizzandosi, diventa una religione.
Una civiltà è viva e la vita è “l’insieme
delle forze che resistono alla morte”
(Bichat). La civiltà giudaico-crisitana,
l’Occidente, si oppone all’Islam politico
nel secolo che segue la morte del Profeta,
le crociate, gli Arabi fermati a Poitiers, il
califfato di Nimes, la Spagna islamica, la
battaglia di Lepanto, le risposte coloniali
dell’Occidente nel XIX secolo e, più di
recente, l’11 settembre, la dichiarazione
di guerra all’Occidente di Bin Laden fino
ad arrivare ai giorni nostri e al Califfato
dell’Isis. Per il momento, l’uso sfrenato
di tecnologia militare contro l’Isis
non riesce ad arrestare il terrorismo,
che è l’avanguardia di questo Islam
conquistatore».
MICHEL HOULLEBECQ E LA
SOTTOMISSIONE - Lo scrittore
francese (vedere scheda allegata) nel 2015
ha dato alle stampe il libro Sottomissione
(titolo originale “Soumission”) che ha
aperto una lunga serie di riflessioni,
considerazioni e polemiche. Il sunto è
presto detto. In questa società che ha
perso il filo d’Arianna morale, etico e
culturale tutto può avvenire, compreso
che nelle elezioni del 2022 (va ricordato
che quest’anno ci saranno in Francia
le presidenziali e che si rivoterà, per
l’appunto, nel 2022) vincerà un partito
islamico. Intorno a questo evento si
costruisce il romanzo che, in modo
traslato o diretto, mette a nudo i mille
difetti dell’attuale Occidente. Lo
spunto è dato dalla storia di un docente
universitario quarantenne che vive
la sua vita spericolata, edonistica e
senza freni, al punto che si fa scorrere
addosso
un’esistenza
impalpabile,
dove il godimento fine e a se stesso
è l’unico dio a cui credere. Intanto la
società che lo circonda si islamizza
sempre di più, fino a quando nelle
elezioni menzionate il partito di Allah
prende il sopravvento. Il governo
impone una Sharia attenuata, a cui le
élite culturali dominanti si adeguano
in una sorta di piacere perverso. Quello
che avevano combattuto come una
deriva confessionale nella loro società
democratica e libertaria, diventa un
Moloch a cui inchinarsi nel segno
del nuovo e della “sottomissione”.
Il romanzo ha fatto molto discutere,
ma lo scopo del saggista d’oltralpe
è stato raggiunto: certe classi che
spesso vengono etichettate come
l’intellighenzia delle società avanzate
hanno ben in mente cosa distruggere. In
loro non è chiaro, viceversa, come e cosa
ricostruire dalle macerie.
BIOGRAFIE (da InfoWeb)
ZYGMUNT BAUMAN (Pozna, 19
novembre 1925 - Leeds, 9 gennaio
continua a pag. 3
Occidente...
segue da pag. 2
2017) - Fuggito dalla Polonia in seguito
all’invasione nazista, Zygmunt Bauman
dopo la guerra ritorna in patria e si
laurea in sociologia a Varsavia. La sua
dissertazione sul socialismo britannico,
che per prima gli diede notorietà, nacque
dalla sua permanenza alla London
School of Economics. Ottimo conoscitore
di Gramsci e di Simmel, dapprima
marxista ortodosso, gli venne tolta
la cattedra all’università in tempo di
epurazioni, cioè nel 1968. Insegnò per un
certo periodo all’università di Tel Aviv
e poi a quella di Leeds. È il creatore del
concetto di società “liquida”: l’incertezza
dei tempi moderni trasforma i cittadini
in consumatori, smantellando ogni
certezza, al punto che li conduce a una
vita liquida sempre più frenetica e sempre
più sottoposta all’esigenza di adeguarsi
alla maggioranza per evitare l’esclusione
dal gruppo.
MICHEAL
ONFRAY
(Chambois,
1º gennaio 1959) - Autore di oltre
cinquanta libri fra cui il fortunatissimo
Trattato di ateologia (2005), è fra i più
popolari e controversi filosofi europei.
Ha fondato l’Università popolare di Caen.
I primi sei volumi della Controstoria della
filosofia sono: Le saggezze antiche (Fazi,
2006; ed. tasc. 2007), Il cristianesimo
edonista (Fazi, 2007; ed. tasc. 2009), L’età
dei libertini (Fazi, 2009), Illuminismo
estremo (Ponte alle Grazie, 2010), Politiche
della felicità (Ponte alle Grazie, 2012) e
Schopenhauer, Thoreau, Stirner: le radicalità
esistenziali (Ponte alle Grazie, 2013). Uno
La Sinistra
segue da pag. 1
politico che, se non tesserato con il PCI,
è stato comunque inquadrato, nel corso
della sua carriera, come esponente vicino
al mondo della Sinistra e oppositore
di chi invece coltiva ideali opposti al
comunismo - vengono sciorinati sentiti
riconoscimenti da parte di quella
comunemente chiamata “Intellighentia”,
ossia l’insieme di personaggi appartenete
al mondo dell’arte, dello spettacolo e
della stampa, rigorosamente a sinistra.
Anche perché pare che a destra sia
pressoché impossibile costituire una
sorta di intellighentia, dato che essa
può appartenere solo ed esclusivamente
alla sinistra: se sei artista o letterato,
per avere successo, devi quasi sempre
strizzare l’occhio a sinistra e dare del
mostro, dello schifoso, del fascista, a chi
si trova a destra. Anche quando, magari,
sostiene molte idee legate al pensiero
originale della Sinistra. Ma come mai
questa parte politica continua a risentire
di questo complesso, apparentemente
“di superiorità”, quando in realtà
esso è “di inferiorità”? Come mai, pur
condividendo molti ideali meritevoli
di rispetto e di considerazione, all’atto
pratico le Sinistre cadono quasi sempre
dei suoi più grandi successi è stato Pensare
l’Islam che ha contribuito al risveglio
della razionalità in un mondo sempre più
assediato dai demoni della follia, prima
che sia troppo tardi. Mantenere la lucidità,
avere il coraggio di analizzare i fatti per
quello che sono, senza infingimenti e
ipocrisie, permette di tracciare una via
di uscita da una catastrofe annunciata
che nessuno sembra avere intenzione di
scongiurare.
MICHEL HOULLEBECQ (Réunion,
26 febbraio 1956) - Dopo un’infanzia e
un’adolescenza segnate dall’abbandono
familiare (a sei anni, viene affidato alla
nonna paterna della quale ha preso il
cognome come pseudonimo e con lei
vive a Dicy, poi a Crécy-la-Chapelle)
e dalla vita di collegio, ha scoperto il
proprio maestro in H.P. Lovecraft («Non
partecipo mai a quanto mi circonda,
sono sempre fuori posto»), al quale ha
dedicato la sua prima opera, la biografia
H.P. Lovecraft. Contro il mondo, contro
la vita (H.P. Lovercraft. Contre le monde,
contre la vie, 1991). Dopo la raccolta di
versi La ricerca della felicità (La Poursuite
du Bonheur, 1992), ha pubblicato il suo
primo romanzo, Estensione del dominio
della lotta (Extension du domaine de la lutte,
1994), radicale denuncia della miseria
affettiva dell’uomo contemporaneo,
nella tradizione di Céline. Con i romanzi
successivi, Le particelle elementari (Les
Particules élémentaires, 1998) e Piattaforma
(Plateforme, 2001), ha continuato a
decostruire, con uno stile violento e
provocatorio, politicamente «scorretto»,
i miti e i riti della civiltà occidentale.
Una sua intervista del 2002, critica nei
confronti delle religioni monoteiste, gli
ha procurato un processo per razzismo
dal quale è stato assolto. Da allora vive
in Spagna. La sua seconda raccolta di
poesie, Il senso della lotta, ha ottenuto il
premio di Flore 1996. Nel 1998 vince il
Grand Prix nationale des Lettres Jeunes
Talents per l’insieme dei suoi scritti. Il
suo primo testo pubblicato in Italia è
la poesia La fessura, apparsa in “Panta.
Amore in versi” (Bompiani, 1999). Nello
stesso anno, il romanzo Le particelle
elementari, il suo secondo, è premiato
come migliore libro dell’anno dalla rivista
francese «Lire» ed è tradotto in più di 25
paesi. Del 2005 è il romanzo La possibilità
di un’isola. Nel 2009 esce il saggio,
scritto con il filosofo Bernard-Henry
Lévi Nemici pubblici, dissacrante dialogo
epistolare tra il “cattivo ragazzo della
narrativa francese” e uno dei filosofi più
mediatici del nostro tempo. Del 2010 è il
romanzo La carta e il territorio, con il quale
lo stesso anno vince il prestigioso Premio
Goncourt. Nel 2015 esce Sottomissione,
romanzo ambientato in una ipotetica
Francia del 2022, in cui un musulmano
vince le elezioni presidenziali, battendo
il Fronte Nazionale di Marine Le Pen.
L’editore di riferimento per l’Italia è
Bompiani. Il suo primo testo pubblicato
in Italia è la poesia La fessura, apparsa
in “Panta. Amore in versi” (Bompiani,
1999); la Bompiani sta pubblicando
un’edizione completa delle sue Opere, il
cui primo volume è uscito nel settembre
2016.
nell’inadeguatezza fino al becero?
Vedere come esempi più recenti il
referendum greco o la partnership della
spagnola Podemos con Falciani, hacker
delle lobby bancarie, ma pur sempre
un delinquente. Una delle ragioni che,
più di tutte, ritengo abbia portato al
diffondersi capillare dell’idea per cui
solo la Sinistra rappresenta il buono,
corrisponde al famoso “trentennio
dell’oro”, che storicamente si colloca fra
il 1945 e il 1975. Thomas Piketty, illustre
economista e docente universitario
parigino, nel suo best seller “Il Capitale
del Ventunesimo Secolo”, definisce
proprio tale periodo come un lasso di
tempo isolato, dove le disuguaglianze
economiche nel mondo hanno toccato
livelli pressoché mai così bassi. Ciò
rappresenta dunque un’eccezione al
cliché tipico di un mondo caratterizzato
da sempre su enormi squilibri tra le classi
più ricche e quelle meno abbienti. Il calo
della disuguaglianza va ricondotto al
fatto che la Seconda Guerra Mondiale
causò un ingente calo sia delle rendite
da possedimento di immobili che
delle rendite finanziarie, queste ultime
risentirono anche del crac del ‘29 e delle
politiche di Roosvelt. Perciò si può
dire che sia avvenuto un livellamento
nell’ambito della distribuzione della
ricchezza, coincidente proprio col
trentennio ‘45-’75 in cui hanno avuto
successo moltissime personalità, i cui
ideali spesso collimavano con quelli “di
sinistra” (Kennedy e Che’ Guevara nella
politica, Pasolini, Hemingway e Camus
nella letteratura come esempi). Insomma,
era il periodo più felice e spensierato
del secolo passato, un periodo dove
venivano scoperti tantissimi diritti fino
a quel punto impensabili e dove nuovi
movimenti (femminista, studentesco) si
affermarono. Sfruttando la sua storica
capacità di idolatrare le minoranze e le
diversità (cosa assolutamente positiva,
peraltro), la Sinistra è riuscita appieno
ad andare incontro al bisogno da parte
di questi moti di far breccia nel tessuto
sociale, finendo per far di questi dei
capisaldi in merito ai quali ogni cosa
da essi condivisa o appoggiata non
poteva essere sottoposta ad alcun tipo di
discussione. Tuttavia, è sulla cosiddetta
“questione morale” che la Sinistra batte
in maniera più forte il petto. Il concetto
per cui i leader di sinistra sono sempre
quelli che hanno fatto le migliori cose,
o comunque le meno peggiori, e che
a sinistra si è più onesti, è un precetto
che troviamo quotidianamente su ogni
3
continua a pag. 4
La Sinistra...
segue da pag. 3
testata giornalistica vicina a quello
che era il PCI. Pertanto, le cose buone
in Italia le ha portate solo il PCI o,
al massimo, l’ala più a sinistra della
DC. Ad esempio, mi è recentemente
capitato di leggere che il PCI, guidato
all’epoca dalle sue figure principali,
ha garantito una sensibilizzazione
in merito a parecchi diritti della
civiltà moderna, che altrimenti non
sarebbero stati del tutto riconosciuti
dalla sola Democrazia Cristiana.
Peccato che fu proprio la DC, guidata
da De Gasperi, a condurre il nostro
Paese, all’epoca martoriato da guerra
e povertà, nei Paesi del Patto Atlantico,
assieme agli USA, alla Francia e alla
Gran Bretagna. Fosse stato per il
PCI, saremmo piombati nel grigiore
dei diktat del Patto di Varsavia, e ci
saremmo inculcati ancora di più una
mentalità totalitaria, dove, se qualora
si fosse provato ad esprimere idee
fuori dal coro, si sarebbe stati diffamati,
e dove la benché minima forma
di privacy veniva messa al bando.
Altro luogo
c o m u n e
tipico
del
PCI è che
sono
stati
l’araldo alla
lotta
nei
confronti
d e l l a
povertà.
Questa cosa
in
parte
è
vera,
visto
che,
tramite
la
CGIL e altre
associazioni sindacali, il Partito
Comunista è stato quello storicamente
vicino alle classi operaie. Però non si può
dimenticare che il ruolo primario al fine
della diffusione del benessere in Italia
lo hanno avuto i governi dell’asse DC-
Quando eravamo...
segue da pag. 1
da meravigliarsi di quanto era
all’avanguardia la tecnologia e la
manifattura italiana di quegli anni.
Eravamo
davvero
competitivi.
Anticipavamo le soluzioni. Avevamo
uno stile inimitabile. Facevamo
tendenza. L’inventiva e la creatività
vincevano anche su qualche dettaglio
di scarsa qualità. Le nostre auto erano
tra le più belle in Europa. Le “Lancia”
e le “Alfa” non avevano rivali. La
Fiat 127 (1971) inventò letteralmente
la carrozzeria a “due volumi”
(con trazione anteriore e motore
trasversale, per gli intenditori), per
un paio di decenni “copiata” da
tutte le altre utilitarie. L’architettura,
per paradosso, inseguiva il disegno
industriale cercando una espressione
dello “spazio” e non delle “forme”.
Famoso il “modulo” di Le
Courboiser, con l’uomo leonardiano
al centro della misura. Insomma,
la serialità della produzione non
implicava la scomparsa della mano
dell’uomo, dell’opera diremmo oggi
“d’arte”. Leggerezza ed armonia
accompagnavano
le
realizzazioni
migliori. Certo, v’era una fiducia
nella scienza e nel “progresso” che si
PSI, tra la fine dei Cinquanta e la fine
dei Sessanta, sfruttando soprattutto
i contributi a fondo perduto del
Piano Marshall americano, reputato
a sua volta dal pensiero comunista
come il male che ha portato l’Italia al
processo di americanizzazione e di
appoggio dei suoi precetti.Ebbene,
occorrerebbe ribadire che, se da un
lato è vero che il Piano Marshall fu
una sorta di occhiolino americano
all’Europa Occidentale, va anche
detto che, di contro, gli USA hanno
sciorinato un ingente sforzo di
carattere
economico,
attuando,
paradossalmente, un impegno con
finalità di lotta alla disuguaglianza,
al fine di permettere alle imprese e ai
sistemi infrastrutturali dell’Europa
Occidentale di tenere il passo di
quelli americani. Insomma, un
“socialismo” Yankee, tanto caro ai
“compagni”.
*Studente universitario
potrebbe definire ingenua. Si pensava
che tutto fosse risolvibile, un giorno.
Che il segmento della storia tendeva
al limite matematico dell’infinito.
Che il domani sarebbe stato meglio
dell’oggi invariabilmente. Un abbaglio
clamoroso, con gli occhi di poi. Ma
allora costituiva speranza. E fiducia.
Ed il design lo rispecchiava: con i
colori, le linee, i materiali compositi ed
innovativi. Naturalmente ciò portava
anche ad eccessi opposti. Ad esempio
qui a Roseto un bel lungomare,
tendenzialmente monumentale, noto
come “belvedere”, venne sostituito da
una “riviera” più automobilistica. Fu un
errore, a rivederlo adesso. Ma all’epoca
si era sicuri del proprio “segno”. In
fondo il “moderno” significò affrancarsi
dal principio d’autorità. In tutti i campi.
Quel principio che dopo, purtroppo,
non s’è fatto che ripristinare.
*Direttore del sito Web Controaliseo
Tesi di laurea...
segue da pag. 1
conseguenze (fisiche e psicologiche).
La letteratura scientifica è ormai
satura di pubblicazioni, libri o riviste
ma, come vedremo, molti sforzi
devono ancora essere compiuti.
Infatti, soprattutto tra gli adolescenti
e i giovani adulti, ci sono ancora
molte lacune da dover colmare:
non tutti conoscono esattamente
le modalità di trasmissione del
virus, alcuni ritengono che l’HIV
sia una pura invenzione delle case
farmaceutiche per scopi lucrativi,
altri ancora credono che sia una
malattia che affligge solo il popolo
africano. In realtà, come vedremo,
le statistiche dimostrano che l’HIV
è più diffuso di quanto si pensi ma,
a causa della disinformazione, molte
persone sottovalutano i primi sintomi
associandoli ad una semplice influenza.
Ciò comporta un peggioramento del
quadro clinico con insorgenza di altre
gravi patologie o nel peggiore dei casi
dell’AIDS. Il virus dell’HIV determina
l’insorgenza di AIDS conclamato nel
caso in cui il paziente non possa aderire
alla terapia, qualora scopra troppo
tardi la sua condizione o non la scopra
affatto. Prevenzione e informazione
quindi devono essere al primo posto:
campagne di sensibilizzazione, test
gratuiti nelle ASL locali, educazione
sessuale nelle scuole etc. Nel primo
capitolo
verrà
presentata
una
panoramica generale sull’infezione
(che cos’è, modalità di trasmissione
e trattamento farmacologico). Nel
secondo capitolo verranno analizzati
gli aspetti psicologici che sottendono
la malattia (il delicato momento della
diagnosi, cosa prova un soggetto
sieropositivo e l’insorgenza di disturbi
psicologici/psichiatrici). Nel terzo
ed ultimo capitolo sarà approfondita
proprio quest’ultima parte, con
un’attenzione specifica per il disturbo
depressivo maggiore, il più frequente
tra i pazienti sieropositivi.
*Studente magistrale