Speciale mostra Parigi follemente di Peppe Cecchetti
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Speciale mostra Parigi follemente di Peppe Cecchetti
Umbertide cronache on line a r t os M e ial ” e t n e S m e l l o F i g i r “Pa pec Agosto 2010 Uc on line Supplemento ad Umbertide Cronache- Periodico bimestrale del Comune di Umbertide - Spedizione in A.P. 70% - Aut. DCI Umbria Taxe Percue - Tassa pagata ad Umbertide (PG) - Italie UMBERTIDE Cronache on line - Agosto 2010 Speciale Mostra “ P a r i g i F o l l e m e n t e ” PERIODICO MENSILE pubblicato sul sito del Comune di Umbertide - Supplemento di Umbertide Cronache Direttore responsabile: Fabio Mariotti In redazione: Roberto Baldinelli, Amedeo Massetti Servizi fotografici: Amedeo Massetti, Beppe Cecchetti Stampa: Gesp S.r.l. – Città di Castello Proprietà: Comune di Umbertide Registrato: Presso il Tribunale di Perugia il 5-4-1974 n. 416 Distribuito gratuitamente Fotoreporter, 1968 Cino e Simone Del Duca con Mario Benvenga, 1961 Grande mostra alla Rocca “Parigi follemente” a mostra “Parigi Follemente - Beppe Cecchetti fotoreporter” è un'ampia retrospettiva dell'opera fotografica di Beppe Cecchetti, umbertidese, residente a Parigi tra il 1958 e la prima metà degli anni settanta, impiegato dapprima nelle aziende di Cino Del Duca e poi fotoreporter sia per le edizioni dell'imprenditore marchigiano e sia reporter freelance. Innamoratosi di Parigi e pian piano appassionatosi di fotografia, cui arriva da autodidatta, Cecchetti vive 'follemente' l'ebbrezza di una città straordinaria e se ne lascia affascinare, in un periodo denso di cambiamenti epocali, sia a livello culturale che sociale ed economico. Egli “attraversa” la metropoli cosmopolita di quegli anni con sguardo incantato e curioso, volto ad afferrare la bellezza della città monumentale e delle donne con le loro acconciature alla moda nei bateaux-mouches, fino a fermare l'obiettivo sulla Parigi a luci rosse, sensuale e licenziosa, sulla vita culturale, o su quella dorata dell'arte e dello spettacolo; contemporaneamente egli con occhio attento e sensibile coglie i 'disincanti' nascosti negli scorci memorabili dei paesaggi urbani, nelle immagini di uomini e donne in difficili condizioni esistenziali e nei vari contesti quotidiani, quasi a volerne carpire il loro più autentico segreto. Cecchetti immortala con la sua Pentax, la Rolleiflex, fino alla più recente Nikon e con la sua telecamera Payard 16 mm le prospettive inusuali di Nôtre Dame, della Tour Eiffel, i lungo Senna e i canali della città, ma anche le esistenze comuni carpite allo scorrere del tempo e irradiate dalla speranza come quella che si legge nei volti dei bambini, i nuovi francesi che guardano al futuro. L negli scatti del fotoreporter umbertidese Beppe Cecchetti negli anni dal 1958 al 1975 >> a cura di Rita Olivieri La presentazione della mostra Luce ed ombra caratterizzano la visione di Beppe Cecchetti, in un linguaggio di forte impatto visivo e commosso nelle inquadrature e nei soggetti, dove splendore ed anonimato si intrecciano in un processo di osmosi continua e si traducono in una gamma di sentimenti essenziali che arrivano diretti allo spettatore e lo colpiscono in modo profondo. Le fotografie di Cecchetti parlano di solitudine, di amore, di fatica, di divertimento, di riposo e di silenzio ma anche di frenesia, di ebbrezza del vivere e di operosità in un molteplice dispiegarsi di situazioni e di contesti nel cuore pulsante della città. Alcune di queste immagini ritraggono artisti, cantanti e attori mentre inscenano la loro parte, nei bagliori dello spettacolo, quali, fra gli altri Salvador Dalí, Pablo Picasso, Nancy Sinistra, Liza Minnelli, Leo Ferré, Gilbert Bécaud; altre ricordano l'opera di personaggi, quali Cino e Simone Del Duca, Manlio Brosio, solo per citarne alcuni e di italiani a Parigi, valga per Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 3 Agosto 2010 Centro per l'Arte Contemporanea, organizzata dal Comune di Umbertide, è promossa dal Sindaco Giampiero Giulietti e dall'Assessore alla Cultura Stefania Bagnini, con il sostegno della Regione Umbria a nome del Presidente Il saluto del direttore di Catiuscia “Umbertide Cronache” Fabio Mariotti M a r i n i , dell'Assessore alla Cultura Fabrizio Bracco e di Alessandro Maria Vestrelli Dirigente Servizio Rapporti Internazionali e Cooperazione della Regione Umbria. Un’immagine della presentazione tutti Vittorio Fiorucci imprenditore umbertidese, che con il loro lavoro hanno contribuito ad intessere la storia della capitale francese e a La mostra è a cura di Rita Olivieri e Gabriele produrre cambiamenti a livello Violini. sociale ed economico. L'allestimento è di Vittorio Dragoni. Per questi ultimi, per gli emigranti Il ricco catalogo, comprendente 125 riproduzioni senza nome, per le madri che li fotografiche e apparati, è edito da Petruzzi editore, attendono a casa, in Italia, Città di Castello. Cecchetti dedica L'attesa, 1961, La cura del catalogo e il testo critico sono di Rita Omaggio alle mamme degli emiOlivieri, con contributi di Benedetta Bellini, Gianni granti, fotografia di asciutta essenPeppe Cecchetti con il Sindaco Codovini, Roberto Sciurpa, Mario Tosti. zialità e di commovente messaggio, che ritrae sua madre, assurta a simbolo di tutte le madri con i figli lontani, voluta come Biografia di Peppe Cecchetti espressione di ogni affetto lasciato, di ogni asce ad Umbertide nel 1927. Dal 1958 al 1975 nostalgia e pensiero. vive a Parigi e lavora nelle aziende dell'editore Ma nel susseguirsi di significative microstoCino del Duca, imprenditore marchigiano, dappririe il fotoreporter incrocia, inaspettatamente, ma nella programmazione televisiva e poi scopre, la Storia, quella con la S maiuscola, il maggio quasi per caso, la fotografia come sua vocazione parigino del 1968, e la documenta con efficaprofessionale. cia e intelligenza, cogliendone la complessità Dopo un breve periodo trascorso come attore e fotodegli avvenimenti: le manifestazioni degli grafo di fotoromanzi Beppe Cecchetti diventa giorstudenti prima, quelle a favore del generale nalista fotoreporter professionista. Cura numerosi periodici di Del Duca, diventando uno dei fotografi De Gaulle poi e i manifesti, purtroppo in più apprezzati di Parigi. stringata selezione, di cui è tappezzata Le sue foto appaiono su Télé France, Télé Dernière, Tèlé Poche, " Modès de Paris", Parigi, sconvolta in quei giorni da eventi ine"Ciné Rivelation", "Paris Jour" e sulle più diffuse testate francesi, fra cui "Le narrabili. Figaro", " Le Parisien Liberé", "Magazine Littéraire". A chiusura di un'epoca e segnale forte del Numerose sue foto sono pubblicate anche su giornali e periodici italiani, quali mutamento in divenire negli stili di vita è "Historia", "Urbanistica", "Gente", "Gioia". testimonianza la foto, anch'essa straordinaria, Collabora gratuitamente con "L'Eco d'Italia", giornale degli italiani all'estero. Dopo il maggio, 1970, nella quale una giovaNel 1975 rientra nella sua città natale e vi apre un atelier fotografico con galleria ne donna nuda, simile ad una scultura vivend'arte, continuando ad esercitare la professione di fotografo. Sempre appassionato dell'obiettivo, ritrae la sua terra con molteplici e suggestive te, cammina per le strade di Parigi, nell'indifimmagini, con le quali arricchisce varie pubblicazioni, tra cui edizioni di pregio del ferenza pressoché totale dei passanti. Comune di Umbertide. Questa immagine, quasi un'icona, e il suo Esposizioni personali autore faranno il giro dei maggiori tabloid del momento. Parigi, affettuosamente, diario per immagini di una città che cambia, Beppe N “Parigi Follemente - Beppe Cecchetti fotoreporter” è una mostra di ottanta fotografie, per la maggioranza in bianco e nero, con alcune a colori, suddivise in sette sezioni: Paris Paris, La Senna, L'aura del quotidiano, Italiani a Parigi, Nuovi francesi, Maggio parigino, Luci alla ribalta. L'esposizione alla Rocca di Umbertide, Cecchetti Rocca di Umbertide, Centro per l'Arte Contemporanea, 17 maggio-18 giugno 2003 (in catalogo testo di Diego Zurli) successivamente a: Merano, Sala Civica Comunale, 15-26 maggio 2005. Esposizioni collettive Images des femmes, " Le donne sono belle da respirare", Città di Castello, Galleria delle Arti di Luigi Amadei, 15 giugno-15 luglio 2009. Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 4 Agosto 2010 Immagini e testi dal Catalogo alla miniera di fotografie di Beppe Cecchetti è emerso ancora del materiale ricchissimo che ha permesso di allestire una nuova mostra di immagini di Parigi riprese nella sua ventennale attività nella capitale francese. Un materiale inedito ed avvincente che, se da un lato ci conquista per il suo interesse ed originalità, dall'altro ci rinnova il rammarico per la perdita di tanti negativi danneggiati irreparabilmente dall'inondazione del suo studio che ne ha falcidiato l'archivio. È con grande soddisfazione quindi che presentiamo il catalogo della mostra "Parigi follemente", che ci offre un quadro affascinante dell'attività professionale di Beppe nella capitale francese tra la fine degli anni Cinquanta e Settanta. Un reporter umbertidese che ha documentato con occhio attento grandi avvenimenti storici, profondi cambiamenti culturali e sociali. La sua sensibilità umana ed artistica traspare in ogni foto; la sua curiosità riesce sempre a trasmetterci profonde emozioni. Questo catalogo rappresenta una sintesi della qualità delle D fotografie di Cecchetti e del loro valore documentale. Ringraziamo quindi Beppe, cittadino affezionato ad Umbertide, cui ha dimostrato sempre un raro attaccamento. Lo ringraziamo per l'entusiasmo col quale da anni collabora disinteressatamente alla parte fotografica di molte pubblicazioni del Comune, compreso il Calendario. La mostra ci consente di riaffermare la grande umanità di Beppe e il suo rapporto costante con il paese che ha lasciato, che ha coltivato con continui contatti con gli amici ai quali ha volentieri fornito ospitalità a Parigi e li ha guidati nelle loro frequenti visite nel cuore pulsante della città. Giampiero Giulietti Sindaco di Umbertide Francis Lemarque suona l’organetto di Barberia, 1970 L’ingresso alla mostra Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 5 Agosto 2010 ant'Agostino era africano. Oggi che fine avrebbe fatto? Forse respinto in Libia. Oppure disperso in mare. O magari rinchiuso in un centro di espulsione". Questo leggiamo nella quarta di copertina de Il mare di mezzo, al tempo dei respingimenti, ultima fatica del giovane reporter Gabriele Del Grande, classe 1982, autore di coraggiose inchieste sulle migrazioni nel Mediterraneo, che per tre anni non si è stancato di interrogare i padri dei ragazzi nordafricani dispersi in mare nel tentativo, fallito, di raggiungere le coste italiane, padri che vogliono sapere la verità e non si danno per vinti. Recentemente il Presidente del Senegal stava da Zapatero e ha detto: "In Senegal la vogliamo fare finita di ripescare i cadaveri dei nostri ragazzi. Noi vorremmo ritornare a pescare il pesce". Voleva dire che da quando è stata liberalizzata la Volti sorridenti, 1974 pesca, nelle acque dell'Oceano Atlantico, di fronte al Senegal, ci sono le flotte europee, cinesi, russe, ame- te ... ". ricane, giapponesi. L'economia senegalese è in tilt perché la Beppe ha ritratto magistralmente personaggi famosi, ma pesca tradizionale non regge questo tipo di concorrenza e le anche uomini e donne comuni, talvolta eccentrici come la giopersone che ci campavano non sanno come arrivare alla fine vane donna che cammina nuda e assorta, quasi un automa. del mese, se ne vanno, stanche di un paese che non offre un Anche in questo caso, ben oltre lo scandalo del settimanale futuro ai suoi figli. Sono poi i migliori che se ne vanno. Come popolare parigino, che all' epoca pubblicò il servizio, per l'inBeppe Cecchetti, che alla fine degli anni cinquanta ha lasciato differenza dei francesi alla nudità esibita, il vero messaggio la sua Umbertide per cercare lavoro all'estero. Se fosse stato del fotografo Cecchetti è nascosto in un particolare sullo sfonrespinto dai gendarmi francesi alla frontiera di Ventimiglia o do della foto, un clochard senza volto che giace rannicchiato all'aereoporto, oggi tutti noi, italiani, francesi, cittadini del sul marciapiede: un senso di incomunicabilità e di straniamondo, dovremmo rinunciare al tesoro che ha stipato nella mento degno dei capolavori del maestro Antonioni! Cecchetti valigia al suo ritorno: l'archivio dei negativi, ognuno col suo fu anche testimone privilegiato dei fermenti del maggio francese, le sue immagini ci restituiscono il clima di quei giorni in provino a contatto. Giovedì 22 luglio 2010, leggo sul giornale che Simone Veil, "la cui più di 10.000 studenti si scontrarono con la polizia rivendonna più amata dai francesi", sj racconta, per la prima volta, dicando il diritto ad un mondo migliore e tutti i muri furono in Una Vita, autobiografia pubblicata in Italia da Fazi Editore: ricoperti di graffiti che incitavano alla rivolta. E non è peregrino ipotizzare che i sorrisi e la doldal campo di sterminio di cezza dei bambini nordafricani Auschwitz alla Presidenza ritratti da Beppe in mezzo al degradel Parlamento europeo, al do e alla sporcizia di una bidonvilConsiglio Costituzionale e le possano essersi trasformati nella infine accolta tra gli "immorrabbia che ha bruciato le banieux tali" dell'Académie Française. all'inizio del nuovo millennio. E non dimentica di ricordare Mi fermo qui per raccomandare a la prostituta Stenia, che le coloro che prenderanno in mano salvò la vita dicendole: "Sei questo omaggio alla genialità e sentroppo bella per morire qui". sibilità del mio amico e concittadiE - prosegue Simone Veil no Beppe Cecchetti, che ha saputo "fatto incredibile, questa cogliere al meglio le opportunità donna, che in seguito ho connesse ad una esperienza di avuto occasione di incrociare, migrazione (sempre che si arrivi e non mi ha mai chiesto nulla si arrivi vivi. .. ) di non attardarsi in cambio". Anche questa è la troppo a leggere i testi scritti ma di Francia immortale cui Beppe osservare a fondo le immagini, Cecchetti ha cercato di scrutaassaporandole lentamente come in re l'anima. Bella lezione per uno slow food restaurant, si sentirangli abitanti di un Paese come no presi per mano e condotti a scoil nostro, ormai assuefatto ai prire l'anima deL mondo. faccendieri, in cui il dono gratuito è sempre più raro. Forse Alessandro Maria Vestrelli solo il nostro grande poetaDirigente Servizio cantautore Fabrizio De Andrè Rapporti Internazionali e avrebbe potuto ricordarci che Cooperazione Regione Umbria Artigiano nel laboratorio di Vittorio Fiorucci, 1963 "dai diamanti non nasce nien- "S Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 6 Agosto 2010 Parigi follemente >> Rita Olivieri Inizio orre l'anno 1958 quando il giovane Beppe Cecchetti, Peppe per gli amici, lascia la sua Umbertide, incastonata come una perla tra le verdi colline umbre e i boschi dell' alta valle tiberina, per la Grande Parigi. È un trentenne che vuole vivere in un'altra scena ben più vasta e affascinante di quella che la sua città natale può offrirgli, con il desiderio, inoltre, di migliorare la sua condizione sociale. Parte al seguito di un editore italiano e produttore cinematografico, desiderando per sé appena un lavoro impiegatizio, ma, nella Parigi di quegli anni ed in breve tempo, diventa un fotoreporter dalla cifra delicatissima e unica, fuori da ogni scuola, in una ricerca solitaria ed esemplare di autodidatta. La madre lo attende e a lei ogni giorno dedica un pensiero, uno scritto. Egli percorre quotidianamente le strade che dai pressi del Bois de Vincennes dove abita lo portano a Boulevard des Italiens dove lavora: cammina a passo svelto per la città con la Pentax o la Rolleiflex, talvolta con la sua telecamera Payard da 16 mm, e si immette nei vicoli bui intorno a Les Halles, fino all'Opéra; ogni giorno si ferma nel suo bistrot preferito e scambia qualche battuta con un clochard, seduto lì dinnanzi, la cui presenza ormai gli è familiare. Lo sguardo di Beppe Cecchetti si sofferma talora su un'umanità fragile, di esseri deboli, eroi della strada salvati dall'oblio ed emarginati da una società sempre più opulenta, veri nei loro atteggiamenti e vari nella loro provenienza: gli anziani dalle esistenze segnate dagli anni e dal lavoro, i bambini con i C loro sorrisi ingenui ed aperti alla vita, oppure dei passanti colti nell'intensità dei gesti e dei loro silenzi, un tutt'uno con l'ambiente dove sono ripresi. La committenza vuole che Beppe Cecchetti sia il fotografo di personalità note, di uomini politici, di attrici, di attori, di cantanti e artisti: personaggi sotto la luce forte dei riflettori, cui egli dedica un numero ingente di scatti, alcuni irrimediabilmente perduti. I volti conosciuti guadagnano il quadro, compongono una galleria di ritratti, nei quali traspare un tocco di autentica verità. Ma il giovane Peppe, libero nell'anima e indipendente nello spirito, corre per la città per chilometri e chilometri, in una Parigi straordinaria ed irreale, dall'aria tersa e trasparente, vista come attraverso uno specchio e la ritrae in inquadrature di grande inventiva e originalità. Clochard con fido, 1960 Les Halles, 1960 Parigi suscita amore e passione ed è vissuta da Cecchetti come una città unica, la più romantica di tutte, nella quale la voglia di vivere cresce costantemente e lo sguardo è calamitato quasi, in un'immersione totale, in quegli anni, fin oltre il 1970 circa, di splendida ed indimenticabile ebbrezza collettiva, alla quale egli non può resistere e per la quale non possono esservi immagini, se non altrettanto e follemente intense. La metropoli avvolge il giovane umbertidese nella follia dei suoi turbamenti e nei cambiamenti epocali della sua storia, oltreché nella bellezza di scorci paesaggistici filtrati dal suo occhio attento. Parigi e la fotografia diventano per Beppe Cecchetti due entità in processo osmotico, sempre più in simbiosi, fin quasi ad una totale identificazione e quel talento, un tempo sopito e sconosciuto finanche al suo autore, si fa sempre più netto e splendente. Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 7 Agosto 2010 sospingendo verso di sé. Estetica è l'esperienza dello sguardo, dell'essere attratti da parti di realtà, isolate dal resto, alla ricerca del mistero insito in essa e che solo chi sa vedere può cogliere e svelare: estetica è l'esperienza del fotografare, così come l'oggetto di tale operazione. La messa a fuoco dai meandri dell'indistinto dei diversi soggetti scaturisce da una complessità, nella q uale una miriade di punti d'osservazione e di prospettive si condensa in un unico risultato, in quella foto cercata, voluta, tentativo dopo tentativo, scatto dopo scatto, in mezzo ai mille possibili, con la potenza di nuove forme vibranti, fermate alla velocità percettiva. La vita si rivela senza essere mera riproduzione, in impianti compositivi e attraverso uno specifico linguaggio, in un giuoco di toni, di piani, di inquadrature e di figure, o si nasconde forse nell'immobilità di un attimo sospeso e carpito al divenire. Tuffo su Tour Saint Jacques, 1974 Paris, Paris Il Tevere ora è lontano, altro è il fiume, altri sono i platani lungo le rive. I boschi che ora vede sono più simili a quelli dipinti dai paesaggisti di Barbizon che a quelli appenninici della sua terra. Il ricordo va a quelle montagne e alle valli immerse nel silenzio: cresce con esse la nostalgia dell'Italia. Così quando al lavoro, dopo la riunione di redazione del lunedì mattina, viene a sapere che ci sono degli italiani in città per manifestazioni importanti, è pronto ad intervenire, per ricevere un amico, per stringere la mano ad un connazionale, per entrare in contatto con uno sconosciuto, assaggiare un cibo dal sapore amato, oltreché per scattare fotografie. È il 1972 quando si reca alla mostra personale di Alberto Burri al Musée National d'Art Moderne, sperando che sia presente il pittore, senza però avere con lui un incontro diretto. Ancora oggi, dopo tanti anni, secondo quanto racconta (1), ha il rimpianto di non avergli lasciato un biglietto, un semplice preavviso con su scritto: "sono di Umbertide e vorrei salutarla!" Parigi follemente, questa mostra e questo libro, sono la storia per immagini degli anni trascorsi da Beppe Cecchetti fotoreporter nella capitale francese, attraverso fotografie, veri e propri reportage e serie tematiche, espressioni di una vita trascorsa in modo appassionato dietro l'obiettivo. Parigi follemente è un reale filtrato dallo sguardo e dall'animo di Beppe Cecchetti che proietta lo spettatore, sequenza dopo sequenza, fotogramma dopo fotogramma, in un palcoscenico laddove, si finisce per essere conquistati, arricchiti e senz'altro in parte trasformati. "In veste rosa e verde, l'aurora infreddolita s'avanzava sulla Senna deserta, lentamente; e, fregandosi gli occhi, laborioso vecchio, dava di piglio con la mano Parigi ai suoi attrezzi, cupamente"(3). Charles Baudelaire Parigi cosmopolita, capitale della cultura, della moda, degli ideali, città sognata dagli innamorati, mentre i bateaux-mouches solcano la Senna e arrivano a Brest fino al mare. Parigi nella quale vivono uomini dalle difficili condizioni esistenziali, poveri al limite della sopravvivenza, lavoratori che grondano sudore e Parigi idilliaca, del bel vivere, dello spettacolo e della bellezza abbagliante. Beppe Cecchetti è un interprete coinvolto ed emozionato della città, in una narrazione efficace che alterna toni scuri a guizzi di luce, quelli di un'umanità dolente e verace, nascosta alle cronache ufficiali e l'altra con immagini di donne, belle nei loro abiti e nelle acconciature alla moda, che sembrano spandere nell'aria la scia dei loro profumi. La Parigi ritratta è pur quella monumentale, dalle inquadrature originali, in scorci paesaggistici che rivelano una predisposizione artistica nei tagli e nell'accentuazione dei grigi e dei Scatola magica "È capitato a tutti, una volta o l'altra. A teatro, al cinema, in un museo. O in un angolo qualsiasi di città o di campagna. Qualcuno, qualcosa si mostra, appare, e ci scuote nel profondo, lasciandoci stupefatti, turbati, commossi. Non importa che si tratti di un'opera d'arte, di un paesaggio, di un volto. Piuttosto importa questo irrompere nel nostro campo visivo di una realtà che ci sorprende e ci seduce, inaspettatamente"(2). Tale è l'esperienza estetica, il contatto con qualcosa che entra profondamente nella visione e che tocca a livello interiore, Sacrè Coeur, 1960 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 8 Agosto 2010 questi "nuovi francesi", di cui quello da solo è più simile ad una pittura affrescata che al reale e sembra apparso come in una visione. È manifesta, forse spontanea e non intenzionale, l'attenzione costante di Beppe Cecchetti al dato sociologico, al dramma individuale e al fattore uomo, senza la cui presenza anche una delle più belle città del mondo sembrerebbe nullificarsi. Questa sua caratteristica che si rivela nelle prospettive memorabili della città e che si integra e diventa un tutt'uno con la vita, finanche sua metafora, affonda le radici nella tradizione della sua Umbria, terra di civiltà fraterna e solidale. Io c'ero Scorre la vita, 1973 neri, dove la malinconia, la composta dignità, il piacere o "Per tutta la giornata del 6 maggio al Quartiere Latino vi furoaltrove l'ironia ed una comicità soffusa traspaiono per la pre- no zuffe tra studenti e poliziotti, e in boulevard Saint-Michel si senza umana. respirò l'odore - che divenne ben presto così familiare - dei gas L’aurora freddolosa di una mattina d'inverno saluta l'uomo in lacrimogeni. La sera, contrariamente alle mie abitudini, aprii frac che cammina solitario lungo la Senna e si staglia nella la radio e per quattro ore non smisi di ascoltare. Europa Uno monocromia del fondo: a solitudini si aggiungono solitudini e e Radio Lussemburgo raccontarono minuto per minuto la batl'acqua sembra consolare l'uomo che forse nemmeno pensa di taglia che si stava svolgendo in boulevard Saint-Germain: dietrovarsi all'interno di uno spazio e di un tempo più ampio e tro la voce un po' affannata dei cronisti si udiva il rumore della suggestivo di quello di un'intera esistenza. folla e l'eco delle esplosioni ... L’epica notte del 10 maggio è Ecco ancora la metropoli innevata, la città a luci rosse e licen- stata raccontata cento volte ... Tutta l'opinione pubblica fu ziosa, quella vista attraverso i vetri di una finestra, o di una indignata ... Il 17 maggio [gli studenti] su uno striscione avezona urbana di degrado; nei silenzi poi, che il clamore cela, c'è vano scritto: "La classe operaia prende la bandiera della lotta quello di un bagnante invisibile, tra le canne lacustri, le cui cal- dalla mano fragile degli studenti""(4). zature lasciate in ordine inverso tradiscono una disattenzione Sono queste alcune delle frasi, in estrema sintesi, del diario che non sfugge al fotografo e l'inquadratura sembra un qua- che Simone De Beauvoir fa del maggio parigino, della contedro di Magritte. stazione studentesca che partita da Nanterre ed esplosa alla Paris, Paris questi scatti la raccontano e dopo averli visti la città Sorbona, sfocia, in un susseguirsi frenetico di eventi, in una entra nella mente con forza e viene voglia di vederla di nuovo, rivolta contro la società tutta, da scuotere le fondamenta del magari con il medesimo sguardo. potere politico e da assumere dei contorni rivoluzionari, troParigi della vita quotidiana, degli italiani all'estero, delle mis- vando, anche in modo controverso, il sostegno e la solidarietà sioni, di coloro che hanno vinto con la loro ingegnosità, degli operai che attendono il dono natalizio che annuncia il nuovo anno, il 1965, e si ritrovano accomunati da una lontananza. La dimensione del racconto prosegue in immagini simbolo, che sconfinano dal terreno della fotografia e sembrano quadri minimal costruiti su primarie unità visive, come quella dei due bambini al Trocadero in un giorno assolato, nel grigio dilatato della scalinata con le figure nere a contrasto, non al centro ma di lato, secondo un linguaggio ricorrente in Cecchetti, in un equilibrio visivo fra pieno e vuoto potente. Intensi sono anche gli occhi penetranti di altri bambini fissati dall' obiettivo, le loro posture e i sorrisi di Manifestazione degli studenti, 1968 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 9 Agosto 2010 Quartiere Latino, sampietrini, 1968 quei giorni e le documenta, pur attraverso le frasi che a mo' di slogan tappezzano la città sotto assedio: segno ne è la stringata selezione delle foto di manifesti qui esposte. In una delle manifestazioni del maggio, secondo il racconto del fotoreporter (5), un motto gridato da una moltitudine di giovani in Boulevard Arago è: "Vous etes concernésé” (6): parole che contengono una previsione possibile del cambiamento radicale nel modo di intendere le relazioni sociali, interpersonali, la vita sessuale, i costumi in genere, che di lì a poco si sarebbe verificato. Quel "vi riguarda” è frase dai molteplici sensi, lascia dubbi, interrogativi, timori e quant' altro: ed è una “rivoluzione” annunciata negli stili di vita. È una mattina di primavera del 1970 quando lo sguardo di Beppe Cecchetti è impressionato da una giovane donna sconosciuta che cammina nuda per le strade di Parigi, non una presenza fantasmatica ma una "scultura vivente" di straordinario impatto visivo: egli la segue e la immortala con la sua più recente Nikon in una serie di scatti che si contenderanno i maggiori tabloid del momento. Queste immagini, quasi a cerniera fra il passato e il futuro, sono un segnale eclatante della trasformazione avvenuta e delle implicazioni nuove a livello sociologico e culturale. È follia, riappropriazione corporea, scandalo, allucinazione? Certo è un'azione forte che l'occhio perspicace del fotografo non si lascia sfuggire, che può rientrare, fra l'altro, forse inconsapevolmente anche per la stessa protagonista, in un'arte che proprio negli anni settanta avrà la sua espressione, la body art nella quale artista e opera coincidono, in cui elemento insostituibile è il corpo stesso, il proprio, perno di energie vitali e di suggestioni. Il maggio francese è finito, un'epoca innovativa per le arti visive si è aperta. di intellettuali, categorie professionali, operai e sindacati. Contemporaneamente alla contagiosa “vampata” di entusiasmo e di lotta, ancorché violenta e agli scioperi che si succedono, toccando il culmine entro la fine del mese, nella Parigi assediata si organizzano imponenti manifestazioni con a capo, fra gli altri, lo scrittore André Malraux, in favore del generale De Gaulle, contro il pericolo di quella che era temuta come una profonda "sovversione": manifestazioni che partendo da Place de La Concorde arrivano agli Champs-Élysées. Avvenimenti di tal natura, necessariamente solo accennati in questa sede, sono vissuti come evento epocale dai fotoreporter, consapevoli di essere, ora più che mai, partecipi di un' eccezionale vicenda storica da raccontare con immagini, anch' esse eccezionali, prese a rischio della loro stessa incolumità. "Io c'ero" è la frase pronunciata da coloro che vivono in presa diretta il maggio 1968, del quale, benché non si potessero allora comprendere compiutamente le molteplici valenze e gli effetti, emerge chiaramente l' irripetibilità e l'imprevedibilità dei fatti. Di questa unicità storica il reportage fotografico di Beppe Cecchetti dà eloquente ed esaustiva testimonianza, nella quale la cronaca veloce e meditata è un diario di microstorie interrelate nella più grande storia di quei giorni e delle successive interpretazioni, attenta a tutti i soggetti in scena, alle loro differenze e verità, siano dell'una che dell'altra parte. Il quadro che ne deriva, in rapporto anche allo studio formale delle varie sequenze, è quanto mai affascinante e rende in modo efficace il clima e l'atmosfera di quel mese a Parigi. Le immagini colte dall'obiettivo di Cecchetti non sono quelle della prima superficiale emozione, dell' "io c'ero", ma vi si intravede uno sguardo capace, che ricerca le Yves Montand, 1974 ragioni della multiforme realtà di Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 10 Su il sipario "Il Novecento è un secolo che vede la terra come non l'ha mai veduta nessuno, la terra quindi ha uno splendore che non ha mai avuto. Nel Novecento tutto si distrugge e niente continua, il Novecento quindi ha uno splendore tutto suo. Picasso è di questo secolo. Ha la singolare qualità di una terra che nessuno ha mai veduto, di cose distrutte come mai sono state distrutte. Picasso, dunque, ha il suo splendore”. (7) Gertrude Stein pone in queste frasi l'accento sul secolo appena trascorso, sul tempo cui le immagini della scena, spente le luci, tirato su il sipario, si riferiscono. È giunta l'ora della rappresentazione! Attori, registi, artisti, scrittori, cantanti del Novecento impersonano la loro parte e sfilano sotto il bagliore dei riflettori: una parata di persone riconoAgosto 2010 scibili nelle quali la vita si tinge adesso di altri colori, quelli accattivanti dello spettacolo e dell'arte. Su tutti, se non in ordine di comparizione, campeggia Picasso, con un sorriso appena accennato, ritratto da Beppe Cecchetti a Vallauris. Il pittore emana dall'aspetto fisico quelle qualità che la Stein individua nella sua opera, quella freschezza e curiosità del vedere la vita e di riproporla, in un "intreccio di linee che andavano e venivano, che si sviluppavano e si distruggevano". (8) Con Picasso c'è un altro degli artisti del secolo passato, Salvador Dalì in posa per Cecchetti a Parigi, il cui ritratto evoca un mondo di sorprendenti illusioni, una dimensione onirica, nello stupore di uno sguardo enigmatico e visionario. Con i due grandi l'obiettivo di Beppe Cecchetti si sofferma su altri personaggi della scena e dell' arte con i quali è avvenuto l'incontro: la pittrice Leonor Fini, lo scrittore Marcel Pagnol, Bernard Gavoty novello Beethoven, Joan Baez che canta accompagnandosi con la chitarra, Philippe Noiret dietro i vetri di una finestra e Ornella Vanoni sul palcoscenico, solo per citarne alcuni. Sono figure di un luminoso presente, limpide nella loro essenzialità, scavate nel loro segreto individuale, passate attraverso il vaglio dell'immaginazione e bilanciate a livello compositivo, le quali, soprattutto nei ritratti, nei tagli di profilo e nella frontalità degli sguardi, si imprimono nella mente. Queste fotografie di personaggi celebri sembrano dilatarsi in un tempo lungo, riflettere nei moti del volto e del corpo le personalità umana e il loro infinito variare. Questo è un aspetto avvincente dell'opera di Beppe Cecchetti che, particolarmente, in questa sezione, ma anche nelle altre, mai indugia nel giuoco dello stereotipo, del déjà-vu, bensì sa infondere una vitalità sempre diversa all'immagine, tale da entrare in risonanza con lo spettatore; egli sa contraddistinguere ogni figura, talvolta anche nell'amore per i dettagli o della scena di fondo, con elementi misurati sì ma anche storicamente connotanti. Il Novecento scorre attraverso queste immagini belle, con le quali si aggiunge un tassello di memoria e se ne prolunga la durata. Beppe Cecchetti invita con esse a conoscere il mondo e a farsi da questo un po' ammaliare. Sansepolcro, luglio 2010 Adriano Celentano e Petula Clark, 1973 Pablo Picasso, 1967 Salvator Dalì, 1966 Francois Truffaut, 1974 l) Questa ed altre notizie mi sono state riferite da Beppe Cecchetti in più conversazioni nella sua casa di Umbertide nel luglio 2010. 2) S. Givone, Prima lezione di estetica, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 13. 3) Tratta da Crepuscolo del mattino in C. Baudelaire, I fiori del male, Feltrinelli, Milano 1984, p. 199. 4) Simone De Beauvoir, A conti fatti, Einaudi, Torino 1973, pp. 409, 411 5) Conversazioni cit. 6) Trad.: Vi riguarda; l'evento mi è stato riferito dallo stesso Cecchetti nelle conversazioni citate. 7) G. Stein, Picasso, Adelphi, Milano 1973, p. 86-87. 8) Ibidem, p. 86. Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 11 Agosto 2010 Paris, Paris Baguettes e brioches a profusione, 1963 "Mi ricordo che un giorno, quando ero bambino, andai a vedere il campanone di Nòtre Dame. Ero già stordito per aver salito l'oscura scala a chiocciola, per aver percorso la debole Loggia che unisce le due torri, per aver avuto Parigi sotto i piedi". da Victor Hugo, L'ultimo giorno di un condannato a morte, 1829 "Durante il viaggio in treno verso Parigi i miei occhi rimasero incollati al finestrino. La campagna aveva un aspetto di pulizia e di ordine, le piccole stazioni erano come quelle che si vedono nei libri per bambini, le mucche e le pecore erano come sono ovunque le mucche e le pecore, ma gli esseri umani sembravano tutti drappeggiati a lutto. Di quando in quando, di solito dalle finestre delle fabbriche, si affacciava il blu francese, un blu come non ne avevo mai visti. Di tanto in tanto spuntava fuori il tricolore, di solito in cima a qualche orribile edificio. Una bella bandiera... luminosa, vivace, gioiosa e dal disegno pulitissimo. Avvicinandoci a Parigi, Mona mi dette un colpetto col gomito e indicò un gruppo di edifici di un bianco luminoso che dominava la città. Il Sacré Coeur. Immediatamente il cuore mi balzò in gola e mi vennero le lacrime agli occhi. Non so perché provai tanta emozione ... non c'era niente che mi legasse particolarmente al Sacré Coeur. Forse era solo per la sua appartenenza a Montmartre, che per me era senz'altro una parola magica. Montmartre. Pensai subito a George Moore, Van Gogh, Utrillo, a tutti i pittori, i poeti e i nomadi di cui avevo sempre letto... St Lazare. Eravamo arrivati. Dando una rapida occhiata attorno, mi sentii mancare il respiro. Era l'ora di punta e la stazione fremeva di vita. Continuavo a guardare in alto. Il tetto di cristallo mi affascinava. Non avevo mai visto una stazione così. Eravamo in piedi sul marciapiede, in attesa che il facchino ci trovasse un taxi. Avrei potuto rimanere là per sempre. L'intera Parigi sembrava sfilare in parata di fronte ai miei occhi. Proprio così". Tour Eiffel, 1970 “Guardare la Tour Eiffel non è soltanto vedere un capolavoro costruito dall’ingegnere Eiffel, è comunicare con la rappresentazione quasi sacra di una città”. di Max Gallo da Henry Miller, Parigi 1928 (Nexus II), Passigli Editori, FirenzeAntella 2010, pp. 10-11. Mito nel ristorante Lasserre, 1966 Notre Dame, 1975 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 12 Agosto 2010 La Senna Boulevard d'acqua Gianni Codovini arigi in realtà non esiste. Ognuno di noi ha sperimentato il rischio che però salva: lo scarto senza nome tra la Parigi immaginata, quella reale e la Parigi vissuta e poi ricordata, che moltiplica geometricamente gli atomi della nostra esperienza vissuta. "Ogni Parigi" (sotto le Nevicata, 1975 lenzuola, nei bistrots all'angolo, delle lavagne con i menu, del vicolo che finisce sulla piazzetta circondata da platani, delle ultime ore che spezzano il cuore) trabocca di memoria, tutta individuale e irripetibile, come la madeleine di Marcel Proust. Eppure, contrariamente, la mia Parigi si sovrappone proprio a quella di Beppe Cecchetti con il quale condivido quello spaccato di percezioni che è il boulevard d'acqua della Senna, fermata per sempre dal suo fuoco. Universalizzata, non più semplice esperienza individuale irriducibile. Perché ci sono mattine nel canale di Saint-Martin (bellissima la sua foto) - di là, a nord del Marais - in cui l'aria del mare, un composto chimico di alghe e sale, ti viene addosso e avvolge le vecchie case che si affacciano sulle acque verdi. Il canale di Saint-Martin - dove, se la memoria non mi inganna, Flaubert fa incontrare Bouvard e Pécuchet - è del tutto simile ad un distretto marittimo che porta al fiume e poi all'Atlantico. Insomma rappresenta un po' Barche appartate, 1965 un pezzo di Gibilterra a Parigi! Un distretto popolare animato dai bistrots fumosi dei romanzi di Maigret, da panchine cogitabonde in ferro consunto, incorniciato da tipografie abbando- chée" e scende con occhio benevolo dentro la vita fatta di ore, nate della Parigi operaia che sono tutt'uno con i rimorchiatori urgenze e realtà, come ci racconta quella famiglia nella casaarrugginiti all'àncora che sanno di pesce e con le chiuse e i battello che ha tutt'altro del costruito, semmai dell'idea di ponti sulle acque. Appunto, i ponti sulle acque dell'anima di sopravvivenza oppure di una Parigi perduta e archiviata in Parigi (la Senna, secondo André Gide) nei quali Beppe fissa fondo all'anima. Lo stesso sentimento del fluire del tempo per sempre l'amore galeotto dagli sguardi ammiccanti tra il quotidiano si contrae - forse si dilegua - nella liscia capigliatufianer con la faccia un po' così e ra acquatica del Bois de Vincennes la raffinata e pudibonda bor(almeno così mi pare di riconoscere, ma ghese sul finire degli anni sesrealtà e memoria, appunto, si incrociano santa. Del resto è Paul Verlaine fino a perdersi l'uno nell'altro), testimoche, struggente, ricordava che ne del galleggiamento umano. gli argini della Senna "sono i E poi, Beppe ci sorprende, lui abituato più bei nidi d'amore". Ed ancotutti i giorni ad attraversare acque e ra lo spaccato di quotidianità ponti, armato della Nikon e della sua sul pontile, colto nel pescatore sensibilità, in una Senna imbiancata, pensoso che mi immagino (lo così sospesa da restituirci quel clima di dicevo: Parigi è quella immagiinquietudine "esistenzialista” - maglioni nata oppure, chi lo sa, è quella neri a collo alto e Beaujolais, battaglie reale) con in tasca le sporche e politiche e la voce struggente di Édith roche Gauloise, fa il paio con il Piaf - che solo ci dice il nostro pungolo profilo francese di una ragazza nella carne. nel battello che sembra sfiorata Non a caso, la Senna corre e copre il tratdalle possibilità della vita. to tra l'essere e il nulla. Eppure Beppe non indugia nelUmbertide (in realtà Parigi l'universo che si accomoda sul immaginata), giugno 2010 Solitudine, 1972 fiume, va oltre la "Paris bran- P Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 13 Agosto 2010 L’ a u r a d e l q u o t i d i a n o Studenti alla Sorbona, 1974 " ... vedere non basta, vedere non è capire, anzi vedere può essere quasi niente se l'atto fisico del guardare non s'accompagna alla consapevolezza della possibile dimensione latente degli oggetti. È come se i palazzi, gli elementi ornamentali, le decorazioni di una città, le strade e le piazze, gli androni e i cortili, le fontane e le chiese, i cimiteri e i sotterranei vivessero, agli occhi di chi li osserva, una doppia vita: una “sincronica”, legata alla loro realtà attuale e perciò immediatamente comprensibile, e una "diacronica", legata alla somma degli avvenimenti che in quella piazza o chiesa o cortile sono accaduti; alle orme, gli echi, l'aura di ciò che tra quelle mura o sotto quegli archi, in quella galleria o all'ombra di quelle volte si è verificato. E possibile che di quei fatti resti tuttora un piccolo indizio concreto: una scalfittura nel marmo, lo sfregio su un affresco (celebre quello fatto dal lanzichenecco nelle Stanze di Raffaello in Vaticano), una macchia scolorita dal tempo, una crepa, un restauro. Il più delle volte, però, nulla resta che l'occhio anche attento possa cogliere. Per poter davvero "vedere" al di là della superficie, e impadronirsi della dimensione nascosta, bisogna sapere, prima ancora di guardare". da Corrado Augias, I segreti di Parigi, Mondadori, Milano 1996, pp. 9-10 "Benché voghe e mode (e forse anche il "futuro") abitino in questa fine secolo più dalle parti di Sotto la neve, 1965 New York, o della California, che non sulle rive della Senna, Breve attesa, 1967 benché i programmi informatici di Bill Gates contino più delle piramidi di cristallo del Louvre, continuo a pensare che quei "cinquemila ettari del mondo", come disse una volta Jean Giraudoux, "dove si è più pensato, parlato, più scritto", cioè Parigi, siano ancora la vera capitale dell'Europa. Non è poco". da Corrado Augias, I segreti di Parigi, Mondadori, Milano 1996, p. 269 Suonatrice con accompagnamento, 1964 Al bistrot, 1974 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 14 Agosto 2010 Italiani a Parigi Omaggio alle mamme degli emigranti Mario Tosti n generale le immagini non hanno bisogno di commenti. Specialmente quelle scattate da un artista della originalità e profondità di Beppe Cecchetti. Anche nella fotografia a fianco è intuibile il primo messaggio: l'autore ribalta la direzione dell'obbiettivo, solitamente abbagliato dal mondo vergine che si apre agli occhi di chi emigra; sceglie di puntarlo all'indietro, verso l'ambiente ancestrale da cui si è forzatamente separato, mantenendo il legame di un sentimento profondo, misto di rimpianto ed orgoglio: Beppe non ha mai voluto considerarsi un emigrato ma un italiano al l'estero. Non a caso, forse, la sua sede di lavoro a Parigi è stata a Boulevard des Italiens. Una seconda evidenza: la presenza solitaria dell'anziana figura femminile dietro la finestra affacciata su un vicolo rivela una condizione di malinconica attesa, assorta ed incoraggiata dalla speranza di un ritorno. Ma non è soltanto un'anziana sola: è palpabile il legame affettivo che annoda il fotografo alla protagonista, svelandolo inequivocabilmente come amore materno; reso più prezioso e struggente dalla fuggevolezza dell'incontro. Dunque, sarebbe superflua la stessa didascalia per riconoscere la Palma o per intuire, per chi non l'avesse conosciuta, che si tratti della madre dell'autore. Se qualcosa avessi dovuto aggiungere all'evidenza, avrei desiderato abbandonarmi al fascino dei ricordi personali, perché quel vicolo è stato il mondo della mia prima fanciullezza, dove I Missione Cattolica Italia a Rue de Montreuil. Mostra del lavoro degli emigranti, 1969 L’attesa, 1961 incrociavo Beppe ragazzino; avrei tentato di riassaporare la quotidianità del rione di Santa Croce, rievocandone sfondi, voci, odori e sentimenti familiari. Avrei voluto cullarmi alla dolcezza della voce della Palma; rimpiangerne la Ultime notizie dall’Italia, 1962 mitezza nell'appianare le dispute fra i miei amici adolescenti; riassaporare le merende con pane e zucchero. Emozioni antiche nell'arco temporale degli anni cinquanta: quando i giovani davano per inevitabile l'andar via, alla ricerca dell'emancipazione sociale ed economica, lasciando dietro di sé un vuoto soffuso di triste fatalità che impoveriva chi restava. Invece, volentieri obbedisco all'invito di Beppe di proporre una chiave di lettura non scontata, diversa dall'atto d'amore filiale verso la propria madre, nell'imminenza di separarsi ancora: l'immagine ambisce ad idealizzare la mamma del figlio lontano. La Palma vuole sublimarsi nel rappresentare, dunque, tutte le madri in attesa del ritorno dei figli, accompagnate dalla costante mestizia della speranza di futuro. Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 15 Agosto 2010 L’ombra della mancanza di una parte di sé - una persona, un luogo, una comunità, uno status - sovrasta tutte le scene successive, che ritraggono italiani all' estero, appena evocata sullo sfondo del nuovo mondo che tuttavia ha concesso emancipazione e benessere. Limmagine conclusiva di questa sezione ritrae la nonna Palma di fronte a Paola, la nipote, porgendole un fiore di campo: riscatto del tempo perduto ed invito auguraI e al futuro. La catena della vita ricostituita, nonostante l'anello mancato. Orgoglio e gratitudine, 1964 Vittorio Fiorucci, imprenditore umbertidese, 1963 Omaggio, 1969 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 16 Agosto 2010 Simone Del Duca e René Floriot Benedetta Bellini adame Simone Del Duca "femme de coeur et de lettres" (mutuando la definizione dal suo necrologio apparso su "Le Figaro" il 19 maggio 2004), fu una donna che brillò di luce propria nonostante la presenza del fulgido astro costituito dal marito Cino, editore e produttore cinematografico morto nel 1967. Dopo aver proseguito per anni l'opera dell'illustre coniuge, questa "regina che veniva dal popolo" nel 1979 vende il 70% dell'impero della carta stampata per consacrarsi interamente alla fondazione da lei creata nel 1975. Con instancabile tenacia Simone Del Duca raccoglie fondi per la ricerca sul cancro, sulla leucemia e sulle malattie cardiovascolari, istituisce borse di studio per scienziati e scrittori e consacra al marito il prestigioso "Premio Mondiale Cino Del Duca". Una mecenate d'altri tempi, ma figlia del suo tempo che ha contribuito con lungimiranza alla ricerca e al mantenimento del patrimonio scientifico e culturale del suo paese. Le fa quasi da contraltare il personaggio dell'avvocato René Floriot, uomo di legge di estrazione umile balzato agli onori della professione ancora giovanissimo, non solo per aver bru- M ciato le tappe dei normali tempi della giustizia vincendo in una settimana ricchi processi di divorzio normalmente della durata di qualche anno, ma anche e soprattutto per aver difeso personaggi anche discussi quali criminali di guerra o collaborazionisti. La sua biografia conferma quello che già appare dallo scatto che lo ritrae: Floriot era un uomo di forte personalità, quasi un personaggio sopra le righe, dotato di memoria prodigiosa e alla continua ricerca di talenti giuridici (la c.d. "Fabbrica Floriot"). È stato uno dei migliori e più costosi avvocati di Francia, che non disdegnò persino alcune partecipazioni a produzioni cinematografiche; nel processo poi, uno dei più complessi e spettacolari degli anni sessanta, in difesa del politico svizzero Pierre Jaccoud accusato di omicidio, respinse la mancanza di alibi del suo assistito affermando che "solo i criminali hanno un alibi. Le persone innocenti non ricordano come trascorrono le loro serate". Simone Del Duca volle Floriot quale Presidente della sua Fondazione e quest'ultimo, probabilmente lusingato dall'offerta come solo gli avvocati di fama sanno esserlo, raccolse con entusiasmo l'invito della vedova dell'illustre magnate dell'editoria e contribuì con la sua professionalità all'opera da lei fondata. La fotografia dell'artista Cecchetti celebra i due personaggi e nel contempo quasi li trasforma in un unicum di forza, tenacia, lungimiranza e umanità. Dall’alto a sinistra: Mylène Demongeot al Consolato italiano, 1963 Claudia Cardinale all’ambasciata italiana, 1963 Il console Renato Ferrara attorniato da italiani in gita, 1964 Simone Del Duca e René Floriot, 1974 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 17 Agosto 2010 olte sono le forme di linguaggio per rappresentare ed affidare alla memoria dei posteri le immagini e gli eventi più attuali e interessanti della nostra esistenza. Il più comune è quello verbale, parlato o scritto, che trasmette le informazioni di un processo di elaborazione delle perRoberto Sciurpa cezioni, dei sentimenti, delle emozioni e dei concetti in un contenuto fonetico di successione temporale. Ma esistono numerose altre forme di linguaggio non verbale e Beppe Cecchetti ha usato un'altra tecnica comunicativa: ha dato la parola alla luce. Il suo obiettivo è sempre felice. In questa mostra si possono ammirare, infatti, i volti dei figli degli immigrati in Francia, subito dopo la seconda guerra mondiale, dove viveva da immigrato anche lui, il fotografo artista. Il fenomeno è di scottante attualità anche oggi. L’infanzia è l'angolo del candore spontaneo e non è difficile scorgere nei visini ritratti il sorriso e la gioia della speranza e del riscatto, mentre in altri affiora la tristezza della rassegnazione atavica. Alcune foto sprigionano un dolore antico e si discostano da questa tematica per proiettarci in una dimensione che sa di lutto e di morte: sono quelle degli ossari di guerra ed è necessario dire qualcosa in proposito. Era la primavera del 1918, l'ultimo anno della prima guerra mondiale, e la Russia si era ritirata dal conflitto in seguito alle sue ben note vicende interne. La Germania decise di approfittare della sua momentanea superiorità numerica e sferrò un attacco massiccio e decisivo contro la Francia, nell'area di Champagne. L’Italia si mosse prontamente in soccorso della Nazione alleata ed inviò un contingente di 60.000 soldati operai da adibirsi a lavori di manovalanza: le cosiddette truppe ausiliarie italiane in Francia (T.A.I.F.), subito seguite da un contingente militare di oltre 25.000 uomini, al comando del generale Alberico Alberici, per ricambiare l'aiuto ricevuto l'anno prima, dopo la rotta di Caporetto. A metà luglio si arrivò allo scontro decisivo con i tedeschi nella seconda battaglia della Marna, detta anche "Battaglia di Bligny". Fu una carneficina su tutti e due i fronti. Curzio Malaparte, sottotenente volontario degli arditi e testimone oculare della tragedia, descrisse l'attacco notturno del 14 luglio 1918 in questi termini: "Nulla potrà mai superare in orrore quel bombardamento. Fu un massacro. Seduti sull' erba, le spalle appoggiate ai tronchi degli alberi, in un terreno senza trincee, senza camminaCimitero di Bligny, 1963 menti, senza ricoveri, ci facemmo ammazzare allo scoperto, fumando una sigaretta dopo l'altra". Ma nei due giorni successivi le cose cambiarono e per la Germania fu l'inizio della fine. I fanti italiani che persero la vita nella battaglia di Bligny furono 5.000. Tra di loro molti umbri arruolati nella Brigata ''Alpi'', due reggimenti della quale, il 51 ° ed il 52° fanteria, erano di stanza a Perugia e a Spoleto. Oggi le amene colline della zona sono coperte da verdi vigneti e parlano il linguaggio della vita, della gioia e del vino. Venendo da Reims, la città dove si incoronavano i Re di Francia, dopo appena 16 chilometri, prima di entrare nel piccolo borgo di Bligny, si incontra il cimitero francese, posto in bella evidenza; poi quello tedesco, un po' più nascosto; ed infine quello italiano. Al suo ingresso sventola la nostra bandiera, quella francese e quella d'Europa. All'interno si snoda un grande viale di cipressi e luccicano i marmi di un tempio al centro dei quattro sterminati campi di croci. Sul timpano, una semplice scritta: ''Ai cinquemila soldati italiani morti in terra di Francia". L’unica differenza voluta dagli alleati tra tutti quei morti fu quella di mettere croci di granito nero sulle tombe tedesche, anziché bianche, come quelle italiane e francesi. Per Beppe Cecchetti M Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 18 Agosto 2010 Maggio parigino "Nulla è neutro. Dall'arte alla scienza, alla tecnica, alla cultura, alla religione: nulla; nemmeno il concetto secondo cui nulla è neutro: questa è stata una delle maggiori "scoperte" del Sessantotto. Ed è stata una scoperta fatta da milioni di persone. Se niente è neutro, siamo noi che dobbiamo dare il colore alle cose. Dobbiamo imparare a dipingere sempre meglio: in caso contrario saranno gli altri a disegnare quadri che non ci piacciono e ci costringeranno poi ad appenderli alle pareti di casa. Per guadagnare all'impegno gli studenti recalcitranti, si diceva allora: se non fai politica, lasci che siano altri a farla al tuo posto e a ingannarti. Mi pare un principio semplice e valido sotto ogni cielo. Anche per questo il Sessantotto ha il senso essenziale di un varco. Aperto per guardare, pensare, andare più lontano". In difesa del generale, 1968 da Mario Capanna, Formidabili quegli anni, Rizzoli, Milano 1988, p. 227 "Immaginare un rinnovamento possibile dell'umanità fu l'idea di fondo dell'insieme dei movimenti del Sessantotto. Certo, il mito dell'uomo nuovo non compariva allora per la prima volta nell'orizzonte del pensiero. Era stato, in varie forme, e riferendoci solo all'epoca moderna, il punto centrale della riflessione da parte dell'Illuminismo nel diciottesimo secolo, come per altro verso del Romanticismo e della elaborazione marxiana in quello successivo. Ma era la prima volta che l'idea di un nuovo modo di essere e di pensare da parte degli uomini, capaci di vedersi nelle interdipendenze tra loro, e tra loro e tutte le cose, si faceva strada simultaneamente nel mondo, non già solo in virtù di una riflessione intellettuale, ma attraverso movimenti politico-pratici, impegnati nelle più diverse situazioni a costruire una trasformazione in quella direzione. Investendo tutti i campi del sapere, della tecnica e della scienza, così come dell'organizzazione sociale. Non è che il Sessantotto, ingenuamente, ritenesse di raggiungere, in modo compiuto, un simile risultato. Si poneva piuttosto come banco di prova, come sperimentazione planetaria di un percorso necessariamente prolungato nel tempo, di cui l'inizio mostrava la praticabilità concreta e gli sviluppi possibili. E cercava di guardare lontano, mirando alto come l'arciere che voglia centrare il bersaglio distante. Una prospettiva coinvolgente e, al di là delle difficoltà, nutrita di ottimismo circa il futuro dell'umanità". Echi dal mondo, 1968 da Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul Sessantotto, Rizzoli, Milano 1998, pp. 8889 Manifestazione degli studenti, 1968 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 19 Agosto 2010 Il potere ai lavoratori, 1968 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 20 Agosto 2010 Manifesti, 1968 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 21 Agosto 2010 Luci alla ribalta Elisir Mario Tosti o confesso: c'ho tirato il cappello su questo foglio, in modo che le mie parole potessero ammirare, riflessa sulle pupille di chi sta leggendo, l'immagine di Nancy Sinatra, che emana qui a lato il suo splendore, con la consolazione per queste righe di sentirsela a contatto, quando la sua figura scomparirà nel buio, a libro chiuso. Lei è stata, a sua insaputa, la fidanzata collettiva del gruppo di studenti che, negli anni sessanta, dal perugino ed aretino erano andati a Pisa per diventare ingegneri. Nella pensioncina del lungarno, avevano celato all'interno di un foglio protocollo appeso dietro la porta una foto di Nancy, sdraiata su un divano; la sera, alla fine della quotidiana sofferenza sopra i libri, alzando il lembo che la ricopriva per evitare distrazioni, appariva lei, pudicamente ammiccante, per incoraggiarci nella speranza che al mondo ci fosse altro oltre lo studio, la mensa, il treno con le valigie dei panni sporchi da purificare al Tevere. Se avessi immaginato che Beppe conosceva la compagna fedele condivisa da tutta la combriccola, la vedeva in carne ed ossa, si poteva approNancy Sinatra, 1964 priare della sua immagine - magari la fotografia della nostra devozione l'aveva scattata lui - avrei acquisito straordinari crediti presso i miei compagni per la brevità della catena che legava la realtà al sogno: io, Beppe, Nancy. Sicuramente saremmo andati a Parigi - treno di terza classe - per vederla, ascoltarne la voce, annusarne la fragranza, sentire il soffio dei suoi passi. Forse avremmo perso il treno del ritorno, estasiati nel seguire Beppe nel miraggio del mondo dello spettacolo e dell'arte, fra registi, attrici, attori, pittori, personaggi famosi, che ci scrutano da queste pagine. In tutti i volti, gli sguardi, gli atteggiamenti, l'obiettivo ha colto un forza vitale straordinaria, un consapevole orgoglio di star contribuendo a cambiare il mondo: protagonisti di quel periodo, inebriante e ribelle, euforico e dissacrante, di rinnovamento radicale, nel passaggio dalla belle époque alla nouvelle vague. Ci saremmo ancor più ubriacati dell'entusiasmo che ha accompagnato la nostra generazione fortunata, appena sfiorata dal baratro della seconda guerra mondiale e, superata la catastrofe, aperta alla certezza di un mondo perfetto. L Fernandel, 1970 Léo Ferrè, 1973 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 22 Agosto 2010 Charles Aznavour, 1971 Ornella Vanoni, 1973 Joan Baez, 1972 Patty Pravo, 1972 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 23 Liza Minnelli, 1970 Agosto 2010 Dalida, 1971 Gilbert Bécaud, 1970 Beppe Cecchetti e un pilota, 1967 Beppe Cecchetti e Gino Bartali, 1969 Beppe Cecchetti e l’attrice Maddly Bamy, 1972 Beppe Cecchetti per gioco in prigione, 1963 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 24 Agosto 2010 Hanno scritto sulla Mostra Beppe Cecchetti: gli scatti parigini degni di un Cartier-Bresson Alla Rocca una galleria di 80 fotografie >> Massimo Zangarelli (Articolo pubblicato su “Il Giornale dell’Umbria” di domenica 19 settembre) Sguardo dalla mansarda, 1973 o, non è Cartier-Bresson: ma gli scatti parigini di Beppe Cecchetti sono degni dei più grandi Maestri della fotografia del '900, come conferma un esperto di livello nazionale quale Enrico Milanesi. La Rocca di Umbertide (raro esempio di spazio culturale ben gestito) propone in questi giorni (sino al 3 ottobre) un intrigante allestimento retrospettivo (realizzato da Vittoro Dragoni) di 80 foto suddivise in sette sezioni - " Parigi follemente " - dell'artista altotiberino che per diciott'anni ha operato come reporter di punta nella capitale francese, intesa pure, come spesso nella storia è accaduto, capitale del mondo. Nessuna "scontata cartolina" (anche i luoghi monumentali canonici, da Notre-Dame alla Torre Eiffel sono "visti" da angolature inedite), niente "scorci meramente pittoreschi", zero "ritratti stereotipati", ma immagini vivide tese a fermare momenti di incredibile realismo ma anche di intenso lirismo, concetti solo apparentemente antitetici che trovano invece nell'Autore momenti di sintesi assolutamente geniali, in grado di emanare sensazioni, emozioni, tensioni individuali e di popolo, tri- N stezza esistenziale e sete di vita, ansia da diseredati e frenesia di riflettori, solitudini lungoSenna e attese frementi di desiderio, volti di bimbi da banlieu e lustrini da Folies Bergères, facce sgualcite di Gauloise e visi irridenti da eterni flaneurs, emarginati da strada e ribalte luccicanti, bistrot d'accatto e luci dell'Opéra, chi fruga nei rifiuti de Les Halles e chi risplende di charme all' Olympia. Cecchetti è stato a Parigi tra la fine degli anni'50 e i primi '70, dapprima alle dipendenze delle aziende del magnate dell'editoria e produttore cinematografico Cino Del Duca, quindi come reporter free-lance: e il suo estro non passò inosservato al punto che "Paris-match" lo avrebbe voluto nella sua prestigiosa scuderia ma - come ci riferisce il Maestro con la sua connaturata delica- Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 25 L’addio, 1973 tezza d'animo - "Non potei accettare, a Parigi mi aveva fatto andare Del Duca e mi sarebbe parso un tradimento": pensieri gentili lontani anni luce dal bieco pragmatismo odierno per cui tutto è mercimonio. Quelli stessi per cui formula uno struggente "Omaggio alle mamme degli emigranti" o attraverso i quali rimpiange di non aver incontro Burri in occasione della Mostra al Musée National d'Art Moderne": avrei potuto lasciargli un semplice biglietto con scritto "sono di Umbertide e vorrei salutarla"- ricorda. Cecchetti fissa gli attimi cruciali del Maggio Francese, quello destinato a cambiare il mondo. "Ero consapevole - ci dice rispondendo a una precisa nostra domanda - che si stava scrivendo la storia in quei giorni e che eravamo testimoni di fatti destinati a realizzare un mutamento epocale": gli ovvii motivi di spazio hanno costretto a limitare il numero delle immagini ma Cecchetti ha una Agosto 2010 patrimonio di foto di affiches storiche del '68 che potrebbero essere benissimo il contenuto di una rassegna tematica sul movimento degli studenti che avviò il grande cambiamento, non solo politicosociale ma pure nei costumi e nelle mode, che un sindaco attento come Giulietti potrebbe cogliere. L'aura del quotidiano, con i paesaggi urbani quali scenari di condizioni perennemente difficili e di latenti conflittualità interculturali, viene rappresentata poeticamente in un vissuto di profonda perspicacia come in "Barche appartate", degna di un capolavoro impressionista, o nello "Sguardo dalla mansarda", sorta di "Eleganza del riccio" ante-litteram. Del resto l'autore non rinnega di aver preso da qui significative fonti d'ispirazione: "Per lungo tempo intrattenni una frequentazione con un clochard che, in cambio di un bicchiere di buon vino mi porgeva l'insegnamento della strada dice Cecchetti - e in particolare m'indicò il quartiere natale di Edith Piaf sul quale basai un intero servizio"; dalla malinconia dell'anonimato allo scintillio del palcoscenico il passo è breve… C'è un modo di cogliere sguardi, trasalimenti dell'animo, passaggi emotivi di rara intensità nei ritratti di divi , sia di scena che in back-stage: nell'Yves Montand che con una mano afferra il microfono e con l'altra s'accattiva il pubblico con gesto imperioso c'è tutto il senso della padronanza della scena. E' solo uno delle celebrities colte in alcune delle loro sfumature espressive più connotative come nel caso del sommo Picasso o dello stravolgente Salvador Dalì il cui incontro Cecchetti ricorda ancora con elegante ironia: " Mi avevano detto che maltrattava chi gli era simpatico e con me era stato educatissimo, sino all'ultimo scatto quando finalmente mi ha insultato… per me è stata una liberazione…". Poi c'è la poetica del vissuto quotidiano come "Barche appartate", degna di un capolavoro impressionista, o nello "Sguardo dalla mansarda", sorta di "Eleganza del riccio" ante-litteram Cecchetti è tutto questo e ancora di più come sottolinea magistralmente nel bellissimo catalogo edito da Petruzzi (e da chi altri sennò?) Rita Olivieri, curatrice dell'esposizione assieme a Gabriele Violini, capace come suo solito di cogliere sfumature e dettagli insospettabili ai più, coadiuvata dai sapienti interventi di Mario Tosti, Gianni Codovini, Benedetta Bellini, e dal mai troppo rimpianto Roberto Sciurpa. Alcune immagini della mostra Scoop di Beppe Cecchetti: Una donna nuda si aggira per Parigi Dopo il maggio, 1970 Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente” 26 Agosto 2010 Darsena, Canale Saint-Martin, 1972 Vernissage, Place du Tertre, 1962