Speciale mostra Parigi follemente di Peppe Cecchetti

Transcript

Speciale mostra Parigi follemente di Peppe Cecchetti
Umbertide
cronache
on line
a
r
t
os
M
e
ial
”
e
t
n
e
S
m
e
l
l
o
F
i
g
i
r
“Pa
pec
Agosto 2010
Uc
on line
Supplemento ad Umbertide Cronache- Periodico bimestrale del
Comune di Umbertide - Spedizione in A.P. 70% - Aut. DCI Umbria
Taxe Percue - Tassa pagata ad Umbertide (PG) - Italie
UMBERTIDE
Cronache on line - Agosto 2010
Speciale Mostra “ P a r i g i F o l l e m e n t e ”
PERIODICO MENSILE pubblicato sul sito del Comune di
Umbertide - Supplemento di Umbertide Cronache
Direttore responsabile:
Fabio Mariotti
In redazione:
Roberto Baldinelli, Amedeo Massetti
Servizi fotografici:
Amedeo Massetti, Beppe Cecchetti
Stampa:
Gesp S.r.l. – Città di Castello
Proprietà:
Comune di Umbertide
Registrato:
Presso il Tribunale di Perugia il 5-4-1974 n. 416
Distribuito gratuitamente
Fotoreporter, 1968
Cino e Simone Del Duca
con Mario Benvenga, 1961
Grande mostra alla Rocca
“Parigi follemente”
a mostra “Parigi Follemente - Beppe
Cecchetti fotoreporter” è un'ampia
retrospettiva dell'opera fotografica
di Beppe Cecchetti, umbertidese, residente
a Parigi tra il 1958 e la prima metà degli
anni settanta, impiegato dapprima nelle
aziende di Cino Del Duca e
poi fotoreporter sia per le
edizioni dell'imprenditore
marchigiano e sia reporter
freelance.
Innamoratosi di Parigi e
pian piano appassionatosi di
fotografia, cui arriva da
autodidatta, Cecchetti vive
'follemente' l'ebbrezza di
una città straordinaria e se
ne lascia affascinare, in un
periodo denso di cambiamenti epocali, sia a livello
culturale che sociale ed economico.
Egli “attraversa” la metropoli cosmopolita di quegli anni
con sguardo incantato e
curioso, volto ad afferrare la
bellezza della città monumentale e delle donne con le
loro acconciature alla moda nei bateaux-mouches, fino a fermare l'obiettivo sulla Parigi a luci rosse, sensuale e licenziosa,
sulla vita culturale, o su quella dorata dell'arte e dello spettacolo; contemporaneamente egli con occhio attento e sensibile
coglie i 'disincanti' nascosti negli scorci memorabili dei paesaggi urbani, nelle immagini di uomini e donne in difficili condizioni esistenziali e nei vari contesti quotidiani, quasi a volerne carpire il loro più autentico segreto.
Cecchetti immortala con la sua Pentax, la Rolleiflex, fino alla
più recente Nikon e con la sua telecamera Payard 16 mm le
prospettive inusuali di Nôtre Dame, della Tour Eiffel, i lungo
Senna e i canali della città, ma anche le esistenze comuni carpite allo scorrere del tempo e irradiate dalla speranza come
quella che si legge nei volti dei bambini, i nuovi francesi che
guardano al futuro.
L
negli scatti del fotoreporter
umbertidese Beppe Cecchetti
negli anni
dal 1958 al 1975
>> a cura di Rita Olivieri
La presentazione della mostra
Luce ed ombra caratterizzano la visione di Beppe
Cecchetti, in un linguaggio di forte impatto visivo e commosso nelle inquadrature e nei soggetti, dove splendore ed
anonimato si intrecciano in un processo di osmosi continua e
si traducono in una gamma di sentimenti essenziali che arrivano diretti allo spettatore e lo colpiscono in modo profondo.
Le fotografie di Cecchetti parlano di solitudine, di amore, di
fatica, di divertimento, di riposo e di silenzio ma anche di frenesia, di ebbrezza del vivere e di operosità in un molteplice
dispiegarsi di situazioni e di contesti nel cuore pulsante della
città.
Alcune di queste immagini ritraggono artisti, cantanti e attori
mentre inscenano la loro parte, nei bagliori dello spettacolo,
quali, fra gli altri Salvador Dalí, Pablo Picasso, Nancy Sinistra,
Liza Minnelli, Leo Ferré, Gilbert Bécaud; altre ricordano l'opera di personaggi, quali Cino e Simone Del Duca, Manlio
Brosio, solo per citarne alcuni e di italiani a Parigi, valga per
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
3
Agosto 2010
Centro per l'Arte
Contemporanea,
organizzata
dal
Comune
di
Umbertide, è promossa dal Sindaco
Giampiero Giulietti e
dall'Assessore alla
Cultura
Stefania
Bagnini, con il sostegno della Regione
Umbria a nome del
Presidente
Il saluto del direttore di
Catiuscia
“Umbertide Cronache” Fabio Mariotti
M a r i n i ,
dell'Assessore
alla Cultura Fabrizio Bracco e di Alessandro Maria
Vestrelli Dirigente Servizio Rapporti Internazionali
e Cooperazione della Regione Umbria.
Un’immagine della presentazione
tutti Vittorio Fiorucci imprenditore
umbertidese, che con il loro lavoro
hanno contribuito ad intessere la
storia della capitale francese e a
La mostra è a cura di Rita Olivieri e Gabriele
produrre cambiamenti a livello
Violini.
sociale ed economico.
L'allestimento è di Vittorio Dragoni.
Per questi ultimi, per gli emigranti
Il ricco catalogo, comprendente 125 riproduzioni
senza nome, per le madri che li
fotografiche e apparati, è edito da Petruzzi editore,
attendono a casa, in Italia,
Città di Castello.
Cecchetti dedica L'attesa, 1961,
La cura del catalogo e il testo critico sono di Rita
Omaggio alle mamme degli emiOlivieri, con contributi di Benedetta Bellini, Gianni
granti, fotografia di asciutta essenPeppe Cecchetti con il Sindaco
Codovini, Roberto Sciurpa, Mario Tosti.
zialità e di commovente messaggio,
che ritrae sua madre, assurta a simbolo di
tutte le madri con i figli lontani, voluta come
Biografia di Peppe Cecchetti
espressione di ogni affetto lasciato, di ogni
asce ad Umbertide nel 1927. Dal 1958 al 1975
nostalgia e pensiero.
vive a Parigi e lavora nelle aziende dell'editore
Ma nel susseguirsi di significative microstoCino
del Duca, imprenditore marchigiano, dappririe il fotoreporter incrocia, inaspettatamente,
ma nella programmazione televisiva e poi scopre,
la Storia, quella con la S maiuscola, il maggio
quasi per caso, la fotografia come sua vocazione
parigino del 1968, e la documenta con efficaprofessionale.
cia e intelligenza, cogliendone la complessità
Dopo un breve periodo trascorso come attore e fotodegli avvenimenti: le manifestazioni degli
grafo di fotoromanzi Beppe Cecchetti diventa giorstudenti prima, quelle a favore del generale
nalista fotoreporter professionista. Cura numerosi
periodici di Del Duca, diventando uno dei fotografi
De Gaulle poi e i manifesti, purtroppo in
più apprezzati di Parigi.
stringata selezione, di cui è tappezzata
Le sue foto appaiono su Télé France, Télé Dernière, Tèlé Poche, " Modès de Paris",
Parigi, sconvolta in quei giorni da eventi ine"Ciné Rivelation", "Paris Jour" e sulle più diffuse testate francesi, fra cui "Le
narrabili.
Figaro", " Le Parisien Liberé", "Magazine Littéraire".
A chiusura di un'epoca e segnale forte del
Numerose sue foto sono pubblicate anche su giornali e periodici italiani, quali
mutamento in divenire negli stili di vita è
"Historia", "Urbanistica", "Gente", "Gioia".
testimonianza la foto, anch'essa straordinaria,
Collabora gratuitamente con "L'Eco d'Italia", giornale degli italiani all'estero.
Dopo il maggio, 1970, nella quale una giovaNel 1975 rientra nella sua città natale e vi apre un atelier fotografico con galleria
ne donna nuda, simile ad una scultura vivend'arte, continuando ad esercitare la professione di fotografo.
Sempre appassionato dell'obiettivo, ritrae la sua terra con molteplici e suggestive
te, cammina per le strade di Parigi, nell'indifimmagini, con le quali arricchisce varie pubblicazioni, tra cui edizioni di pregio del
ferenza pressoché totale dei passanti.
Comune di Umbertide.
Questa immagine, quasi un'icona, e il suo
Esposizioni personali
autore faranno il giro dei maggiori tabloid del
momento.
Parigi, affettuosamente, diario per immagini di una città che cambia, Beppe
N
“Parigi Follemente - Beppe Cecchetti fotoreporter” è una mostra di ottanta fotografie, per
la maggioranza in bianco e nero, con alcune a
colori, suddivise in sette sezioni: Paris Paris,
La Senna, L'aura del quotidiano, Italiani a
Parigi, Nuovi francesi, Maggio parigino, Luci
alla ribalta.
L'esposizione alla Rocca di Umbertide,
Cecchetti
Rocca di Umbertide, Centro per l'Arte Contemporanea, 17 maggio-18 giugno 2003
(in catalogo testo di Diego Zurli)
successivamente a: Merano, Sala Civica Comunale, 15-26 maggio 2005.
Esposizioni collettive
Images des femmes, " Le donne sono belle da respirare", Città di Castello, Galleria
delle Arti di Luigi Amadei, 15 giugno-15 luglio 2009.
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
4
Agosto 2010
Immagini
e testi
dal
Catalogo
alla miniera di fotografie di Beppe Cecchetti è
emerso ancora del materiale ricchissimo che ha
permesso di allestire una nuova mostra di
immagini di Parigi riprese nella sua ventennale attività
nella capitale francese. Un materiale inedito ed avvincente che, se da un lato ci conquista per il suo interesse
ed originalità, dall'altro ci rinnova il rammarico per la
perdita di tanti negativi danneggiati irreparabilmente
dall'inondazione del suo studio che ne ha falcidiato l'archivio.
È con grande soddisfazione quindi che presentiamo il
catalogo della mostra "Parigi follemente", che ci offre
un quadro affascinante dell'attività professionale di
Beppe nella capitale francese tra la fine degli anni
Cinquanta e Settanta. Un reporter umbertidese che ha
documentato con occhio attento grandi avvenimenti
storici, profondi cambiamenti culturali e sociali. La sua
sensibilità umana ed artistica traspare in ogni foto; la sua
curiosità riesce sempre a trasmetterci profonde emozioni.
Questo catalogo rappresenta una sintesi della qualità delle
D
fotografie di Cecchetti e del loro valore documentale.
Ringraziamo quindi Beppe, cittadino affezionato ad
Umbertide, cui ha dimostrato sempre un raro attaccamento.
Lo ringraziamo per l'entusiasmo col quale da anni
collabora disinteressatamente alla parte fotografica
di molte pubblicazioni del Comune, compreso il
Calendario.
La mostra ci consente di riaffermare la grande umanità di Beppe e il suo rapporto costante con il paese
che ha lasciato, che ha coltivato con continui contatti con gli amici ai quali ha volentieri fornito ospitalità a Parigi e li ha guidati nelle loro frequenti visite
nel cuore pulsante della città.
Giampiero Giulietti
Sindaco di Umbertide
Francis Lemarque
suona l’organetto
di Barberia, 1970
L’ingresso alla mostra
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
5
Agosto 2010
ant'Agostino era africano. Oggi che
fine avrebbe fatto? Forse respinto in
Libia. Oppure disperso in mare. O
magari rinchiuso in un centro di espulsione".
Questo leggiamo nella quarta di copertina de Il
mare di mezzo, al tempo dei respingimenti, ultima
fatica del giovane reporter Gabriele Del
Grande, classe 1982, autore di coraggiose
inchieste sulle migrazioni nel Mediterraneo,
che per tre anni non si è stancato di interrogare i padri dei ragazzi nordafricani dispersi in
mare nel tentativo, fallito, di raggiungere le
coste italiane, padri che vogliono sapere la
verità e non si danno per vinti. Recentemente il
Presidente del Senegal stava da Zapatero e ha
detto: "In Senegal la vogliamo fare finita di
ripescare i cadaveri dei nostri ragazzi. Noi vorremmo ritornare a pescare il pesce". Voleva
dire che da quando è stata liberalizzata la
Volti sorridenti, 1974
pesca, nelle acque dell'Oceano Atlantico, di
fronte al Senegal, ci sono le flotte europee, cinesi, russe, ame- te ... ".
ricane, giapponesi. L'economia senegalese è in tilt perché la Beppe ha ritratto magistralmente personaggi famosi, ma
pesca tradizionale non regge questo tipo di concorrenza e le anche uomini e donne comuni, talvolta eccentrici come la giopersone che ci campavano non sanno come arrivare alla fine vane donna che cammina nuda e assorta, quasi un automa.
del mese, se ne vanno, stanche di un paese che non offre un Anche in questo caso, ben oltre lo scandalo del settimanale
futuro ai suoi figli. Sono poi i migliori che se ne vanno. Come popolare parigino, che all' epoca pubblicò il servizio, per l'inBeppe Cecchetti, che alla fine degli anni cinquanta ha lasciato differenza dei francesi alla nudità esibita, il vero messaggio
la sua Umbertide per cercare lavoro all'estero. Se fosse stato del fotografo Cecchetti è nascosto in un particolare sullo sfonrespinto dai gendarmi francesi alla frontiera di Ventimiglia o do della foto, un clochard senza volto che giace rannicchiato
all'aereoporto, oggi tutti noi, italiani, francesi, cittadini del sul marciapiede: un senso di incomunicabilità e di straniamondo, dovremmo rinunciare al tesoro che ha stipato nella mento degno dei capolavori del maestro Antonioni! Cecchetti
valigia al suo ritorno: l'archivio dei negativi, ognuno col suo fu anche testimone privilegiato dei fermenti del maggio francese, le sue immagini ci restituiscono il clima di quei giorni in
provino a contatto.
Giovedì 22 luglio 2010, leggo sul giornale che Simone Veil, "la cui più di 10.000 studenti si scontrarono con la polizia rivendonna più amata dai francesi", sj racconta, per la prima volta, dicando il diritto ad un mondo migliore e tutti i muri furono
in Una Vita, autobiografia pubblicata in Italia da Fazi Editore: ricoperti di graffiti che incitavano alla rivolta. E non è peregrino ipotizzare che i sorrisi e la doldal campo di sterminio di
cezza dei bambini nordafricani
Auschwitz alla Presidenza
ritratti da Beppe in mezzo al degradel Parlamento europeo, al
do e alla sporcizia di una bidonvilConsiglio Costituzionale e
le possano essersi trasformati nella
infine accolta tra gli "immorrabbia che ha bruciato le banieux
tali" dell'Académie Française.
all'inizio del nuovo millennio.
E non dimentica di ricordare
Mi fermo qui per raccomandare a
la prostituta Stenia, che le
coloro che prenderanno in mano
salvò la vita dicendole: "Sei
questo omaggio alla genialità e sentroppo bella per morire qui".
sibilità del mio amico e concittadiE - prosegue Simone Veil no Beppe Cecchetti, che ha saputo
"fatto incredibile, questa
cogliere al meglio le opportunità
donna, che in seguito ho
connesse ad una esperienza di
avuto occasione di incrociare,
migrazione (sempre che si arrivi e
non mi ha mai chiesto nulla
si arrivi vivi. .. ) di non attardarsi
in cambio". Anche questa è la
troppo a leggere i testi scritti ma di
Francia immortale cui Beppe
osservare a fondo le immagini,
Cecchetti ha cercato di scrutaassaporandole lentamente come in
re l'anima. Bella lezione per
uno slow food restaurant, si sentirangli abitanti di un Paese come
no presi per mano e condotti a scoil nostro, ormai assuefatto ai
prire l'anima deL mondo.
faccendieri, in cui il dono gratuito è sempre più raro. Forse
Alessandro Maria Vestrelli
solo il nostro grande poetaDirigente Servizio
cantautore Fabrizio De Andrè
Rapporti Internazionali e
avrebbe potuto ricordarci che
Cooperazione Regione Umbria
Artigiano nel laboratorio di Vittorio Fiorucci, 1963
"dai diamanti non nasce nien-
"S
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
6
Agosto 2010
Parigi follemente
>> Rita Olivieri
Inizio
orre l'anno 1958 quando
il
giovane
Beppe
Cecchetti, Peppe per gli
amici, lascia la sua Umbertide,
incastonata come una perla tra
le verdi colline umbre e i
boschi dell' alta valle tiberina,
per la Grande Parigi. È un trentenne che vuole vivere in un'altra scena ben più vasta e affascinante di quella che la sua città natale può offrirgli, con il
desiderio, inoltre, di migliorare la sua condizione sociale.
Parte al seguito di un editore italiano e produttore cinematografico, desiderando per sé appena un lavoro impiegatizio,
ma, nella Parigi di quegli anni ed in breve tempo, diventa un
fotoreporter dalla cifra delicatissima e unica, fuori da ogni
scuola, in una ricerca solitaria ed esemplare di autodidatta.
La madre lo attende e a lei ogni giorno dedica un pensiero,
uno scritto.
Egli percorre quotidianamente le strade che dai pressi del Bois
de Vincennes dove abita lo portano a Boulevard des Italiens
dove lavora: cammina a passo svelto per la città con la Pentax
o la Rolleiflex, talvolta con la sua telecamera Payard da 16 mm,
e si immette nei vicoli bui intorno a Les Halles, fino all'Opéra;
ogni giorno si ferma nel suo bistrot preferito e scambia qualche battuta con un clochard, seduto lì dinnanzi, la cui presenza ormai gli è familiare.
Lo sguardo di Beppe Cecchetti si sofferma talora su un'umanità fragile, di esseri deboli, eroi della strada salvati dall'oblio
ed emarginati da una società sempre più opulenta, veri nei
loro atteggiamenti e vari nella loro provenienza: gli anziani
dalle esistenze segnate dagli anni e dal lavoro, i bambini con i
C
loro sorrisi ingenui ed
aperti alla vita, oppure dei
passanti colti nell'intensità
dei gesti e dei loro silenzi,
un tutt'uno con l'ambiente
dove sono ripresi.
La committenza vuole che
Beppe Cecchetti sia il fotografo di personalità note, di
uomini politici, di attrici, di
attori, di cantanti e artisti: personaggi sotto la luce forte dei
riflettori, cui egli dedica un numero ingente di scatti, alcuni
irrimediabilmente perduti. I volti conosciuti guadagnano il
quadro, compongono una galleria di ritratti, nei quali traspare un tocco di autentica verità.
Ma il giovane Peppe, libero nell'anima e indipendente nello
spirito, corre per la città per chilometri e chilometri, in una
Parigi straordinaria ed irreale, dall'aria tersa e trasparente,
vista come attraverso uno specchio e la ritrae in inquadrature
di grande inventiva e originalità.
Clochard con fido,
1960
Les Halles, 1960
Parigi suscita amore e passione ed è vissuta da Cecchetti come
una città unica, la più romantica di tutte, nella quale la voglia
di vivere cresce costantemente e lo sguardo è calamitato quasi,
in un'immersione totale, in quegli anni, fin oltre il 1970 circa,
di splendida ed indimenticabile ebbrezza collettiva, alla quale
egli non può resistere e per la quale non possono esservi
immagini, se non altrettanto e follemente intense.
La metropoli avvolge il giovane umbertidese nella follia dei
suoi turbamenti e nei cambiamenti epocali della sua storia,
oltreché nella bellezza di scorci paesaggistici filtrati dal suo
occhio attento. Parigi e la fotografia diventano per Beppe
Cecchetti due entità in processo osmotico, sempre più in simbiosi, fin quasi ad una totale identificazione e quel talento, un
tempo sopito e sconosciuto finanche al suo autore, si fa sempre più netto e splendente.
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
7
Agosto 2010
sospingendo verso di sé.
Estetica è l'esperienza dello sguardo, dell'essere attratti da
parti di realtà, isolate dal resto, alla ricerca del mistero insito
in essa e che solo chi sa vedere può cogliere e svelare: estetica
è l'esperienza del fotografare, così come l'oggetto di tale operazione.
La messa a fuoco dai meandri dell'indistinto dei diversi soggetti scaturisce da una complessità, nella q uale una miriade di
punti d'osservazione e di prospettive si condensa in un unico
risultato, in quella foto cercata, voluta, tentativo dopo tentativo, scatto dopo scatto, in mezzo ai mille possibili, con la potenza di nuove forme vibranti, fermate alla velocità percettiva.
La vita si rivela senza essere mera riproduzione, in impianti
compositivi e attraverso uno specifico linguaggio, in un giuoco di toni, di piani, di inquadrature e di figure, o si nasconde
forse nell'immobilità di un attimo sospeso e carpito al divenire.
Tuffo su Tour Saint Jacques, 1974
Paris, Paris
Il Tevere ora è lontano, altro è il fiume, altri sono i platani
lungo le rive. I boschi che ora vede sono più simili a quelli
dipinti dai paesaggisti di Barbizon che a quelli appenninici
della sua terra. Il ricordo va a quelle montagne e alle valli
immerse nel silenzio: cresce con esse la nostalgia dell'Italia.
Così quando al lavoro, dopo la riunione di redazione del lunedì mattina, viene a sapere che ci sono degli italiani in città per
manifestazioni importanti, è pronto ad intervenire, per ricevere un amico, per stringere la mano ad un connazionale, per
entrare in contatto con uno sconosciuto, assaggiare un cibo dal
sapore amato, oltreché per scattare fotografie.
È il 1972 quando si reca alla mostra personale di Alberto Burri
al Musée National d'Art Moderne, sperando che sia presente
il pittore, senza però avere con lui un incontro diretto.
Ancora oggi, dopo tanti anni, secondo quanto racconta (1), ha
il rimpianto di non avergli lasciato un biglietto, un semplice
preavviso con su scritto: "sono di Umbertide e vorrei salutarla!"
Parigi follemente, questa mostra e questo libro, sono la storia
per immagini degli anni trascorsi da Beppe Cecchetti fotoreporter nella capitale francese, attraverso fotografie, veri e propri reportage e serie tematiche, espressioni di una vita trascorsa in modo appassionato dietro l'obiettivo.
Parigi follemente è un reale filtrato dallo sguardo e
dall'animo di Beppe Cecchetti che proietta lo spettatore, sequenza dopo sequenza, fotogramma dopo
fotogramma, in un palcoscenico laddove, si finisce
per essere conquistati, arricchiti e senz'altro in
parte trasformati.
"In veste rosa e verde,
l'aurora infreddolita s'avanzava
sulla Senna deserta, lentamente;
e, fregandosi gli occhi, laborioso
vecchio, dava di piglio con la mano
Parigi ai suoi attrezzi, cupamente"(3).
Charles Baudelaire
Parigi cosmopolita, capitale della cultura, della moda, degli
ideali, città sognata dagli innamorati, mentre i bateaux-mouches solcano la Senna e arrivano a Brest fino al mare.
Parigi nella quale vivono uomini dalle difficili condizioni esistenziali, poveri al limite della sopravvivenza, lavoratori che
grondano sudore e Parigi idilliaca, del bel vivere, dello spettacolo e della bellezza abbagliante.
Beppe Cecchetti è un interprete coinvolto ed emozionato della
città, in una narrazione efficace che alterna toni scuri a guizzi
di luce, quelli di un'umanità dolente e verace, nascosta alle
cronache ufficiali e l'altra con immagini di donne, belle nei
loro abiti e nelle acconciature alla moda, che sembrano spandere nell'aria la scia dei loro profumi.
La Parigi ritratta è pur quella monumentale, dalle inquadrature originali, in scorci paesaggistici che rivelano una predisposizione artistica nei tagli e nell'accentuazione dei grigi e dei
Scatola magica
"È capitato a tutti, una volta o l'altra. A teatro, al
cinema, in un museo. O in un angolo qualsiasi di
città o di campagna. Qualcuno, qualcosa si mostra,
appare, e ci scuote nel profondo, lasciandoci stupefatti, turbati, commossi. Non importa che si tratti di
un'opera d'arte, di un paesaggio, di un volto.
Piuttosto importa questo irrompere nel nostro
campo visivo di una realtà che ci sorprende e ci
seduce, inaspettatamente"(2). Tale è l'esperienza
estetica, il contatto con qualcosa che entra profondamente nella visione e che tocca a livello interiore,
Sacrè Coeur, 1960
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
8
Agosto 2010
questi "nuovi francesi", di cui quello
da solo è più simile ad una pittura
affrescata che al reale e sembra apparso come in una visione.
È manifesta, forse spontanea e non
intenzionale, l'attenzione costante di
Beppe Cecchetti al dato sociologico, al
dramma individuale e al fattore
uomo, senza la cui presenza anche
una delle più belle città del mondo
sembrerebbe nullificarsi. Questa sua
caratteristica che si rivela nelle prospettive memorabili della città e che si
integra e diventa un tutt'uno con la
vita, finanche sua metafora, affonda le
radici nella tradizione della sua
Umbria, terra di civiltà fraterna e solidale.
Io c'ero
Scorre la vita, 1973
neri, dove la malinconia, la composta dignità, il piacere o "Per tutta la giornata del 6 maggio al Quartiere Latino vi furoaltrove l'ironia ed una comicità soffusa traspaiono per la pre- no zuffe tra studenti e poliziotti, e in boulevard Saint-Michel si
senza umana.
respirò l'odore - che divenne ben presto così familiare - dei gas
L’aurora freddolosa di una mattina d'inverno saluta l'uomo in lacrimogeni. La sera, contrariamente alle mie abitudini, aprii
frac che cammina solitario lungo la Senna e si staglia nella la radio e per quattro ore non smisi di ascoltare. Europa Uno
monocromia del fondo: a solitudini si aggiungono solitudini e e Radio Lussemburgo raccontarono minuto per minuto la batl'acqua sembra consolare l'uomo che forse nemmeno pensa di taglia che si stava svolgendo in boulevard Saint-Germain: dietrovarsi all'interno di uno spazio e di un tempo più ampio e tro la voce un po' affannata dei cronisti si udiva il rumore della
suggestivo di quello di un'intera esistenza.
folla e l'eco delle esplosioni ... L’epica notte del 10 maggio è
Ecco ancora la metropoli innevata, la città a luci rosse e licen- stata raccontata cento volte ... Tutta l'opinione pubblica fu
ziosa, quella vista attraverso i vetri di una finestra, o di una indignata ... Il 17 maggio [gli studenti] su uno striscione avezona urbana di degrado; nei silenzi poi, che il clamore cela, c'è vano scritto: "La classe operaia prende la bandiera della lotta
quello di un bagnante invisibile, tra le canne lacustri, le cui cal- dalla mano fragile degli studenti""(4).
zature lasciate in ordine inverso tradiscono una disattenzione Sono queste alcune delle frasi, in estrema sintesi, del diario
che non sfugge al fotografo e l'inquadratura sembra un qua- che Simone De Beauvoir fa del maggio parigino, della contedro di Magritte.
stazione studentesca che partita da Nanterre ed esplosa alla
Paris, Paris questi scatti la raccontano e dopo averli visti la città Sorbona, sfocia, in un susseguirsi frenetico di eventi, in una
entra nella mente con forza e viene voglia di vederla di nuovo, rivolta contro la società tutta, da scuotere le fondamenta del
magari con il medesimo sguardo.
potere politico e da assumere dei contorni rivoluzionari, troParigi della vita quotidiana, degli italiani all'estero, delle mis- vando, anche in modo controverso, il sostegno e la solidarietà
sioni, di coloro che hanno vinto con la
loro ingegnosità, degli operai che
attendono il dono natalizio che
annuncia il nuovo anno, il 1965, e si
ritrovano accomunati da una lontananza.
La dimensione del racconto prosegue in immagini simbolo, che sconfinano dal terreno della fotografia e
sembrano quadri minimal costruiti
su primarie unità visive, come quella
dei due bambini al Trocadero in un
giorno assolato, nel grigio dilatato
della scalinata con le figure nere a
contrasto, non al centro ma di lato,
secondo un linguaggio ricorrente in
Cecchetti, in un equilibrio visivo fra
pieno e vuoto potente.
Intensi sono anche gli occhi penetranti di altri bambini fissati dall'
obiettivo, le loro posture e i sorrisi di
Manifestazione degli studenti, 1968
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
9
Agosto 2010
Quartiere Latino, sampietrini, 1968
quei giorni e le documenta, pur attraverso le
frasi che a mo' di slogan tappezzano la città
sotto assedio: segno ne è la stringata selezione
delle foto di manifesti qui esposte.
In una delle manifestazioni del maggio, secondo il racconto del fotoreporter (5), un motto
gridato da una moltitudine di giovani in
Boulevard Arago è: "Vous etes concernésé” (6):
parole che contengono una previsione possibile del cambiamento radicale nel modo di
intendere le relazioni sociali, interpersonali, la
vita sessuale, i costumi in genere, che di lì a
poco si sarebbe verificato.
Quel "vi riguarda” è frase dai molteplici sensi,
lascia dubbi, interrogativi, timori e quant'
altro: ed è una “rivoluzione” annunciata negli
stili di vita.
È una mattina di primavera del 1970 quando
lo sguardo di Beppe Cecchetti è impressionato
da una giovane donna sconosciuta che cammina nuda per le strade di Parigi, non una presenza fantasmatica ma una "scultura vivente" di straordinario
impatto visivo: egli la segue e la immortala con la sua più
recente Nikon in una serie di scatti che si contenderanno i
maggiori tabloid del momento. Queste immagini, quasi a cerniera fra il passato e il futuro, sono un segnale eclatante della
trasformazione avvenuta e delle implicazioni nuove a livello
sociologico e culturale.
È follia, riappropriazione corporea, scandalo, allucinazione?
Certo è un'azione forte che l'occhio perspicace del fotografo
non si lascia sfuggire, che può rientrare, fra l'altro, forse inconsapevolmente anche per la stessa protagonista, in un'arte che
proprio negli anni settanta avrà la sua espressione, la body art
nella quale artista e opera coincidono, in cui elemento insostituibile è il corpo stesso, il proprio, perno di energie vitali e di
suggestioni.
Il maggio francese è finito, un'epoca innovativa per le arti visive si è aperta.
di intellettuali, categorie professionali, operai e sindacati.
Contemporaneamente alla contagiosa “vampata” di entusiasmo e di lotta, ancorché violenta e agli scioperi che si succedono, toccando il culmine entro la fine del mese, nella Parigi
assediata si organizzano imponenti manifestazioni con a capo,
fra gli altri, lo scrittore André Malraux, in favore del generale
De Gaulle, contro il pericolo di quella che era temuta come
una profonda "sovversione": manifestazioni che partendo da
Place de La Concorde arrivano agli Champs-Élysées.
Avvenimenti di tal natura, necessariamente solo accennati in
questa sede, sono vissuti come evento epocale dai fotoreporter, consapevoli di essere, ora più che mai, partecipi di un'
eccezionale vicenda storica da raccontare con immagini, anch'
esse eccezionali, prese a rischio della loro stessa incolumità.
"Io c'ero" è la frase pronunciata da coloro che vivono in presa
diretta il maggio 1968, del quale, benché non si potessero allora comprendere compiutamente le molteplici valenze e gli
effetti, emerge chiaramente l' irripetibilità e l'imprevedibilità
dei fatti.
Di questa unicità storica il reportage fotografico di Beppe
Cecchetti dà eloquente ed esaustiva testimonianza, nella quale la
cronaca veloce e meditata è un
diario di microstorie interrelate
nella più grande storia di quei
giorni e delle successive interpretazioni, attenta a tutti i soggetti in
scena, alle loro differenze e verità,
siano dell'una che dell'altra parte.
Il quadro che ne deriva, in rapporto anche allo studio formale
delle varie sequenze, è quanto
mai affascinante e rende in modo
efficace il clima e l'atmosfera di
quel mese a Parigi. Le immagini
colte dall'obiettivo di Cecchetti
non sono quelle della prima
superficiale emozione, dell' "io
c'ero", ma vi si intravede uno
sguardo capace, che ricerca le
Yves Montand, 1974
ragioni della multiforme realtà di
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
10
Su il sipario
"Il Novecento è un secolo che vede la
terra come non l'ha mai veduta nessuno, la terra quindi ha uno splendore
che non ha mai avuto. Nel Novecento
tutto si distrugge e niente continua, il
Novecento quindi ha uno splendore
tutto suo. Picasso è di questo secolo.
Ha la singolare qualità di una terra che
nessuno ha mai veduto, di cose distrutte come mai sono state distrutte.
Picasso, dunque, ha il suo splendore”.
(7)
Gertrude Stein pone in queste frasi
l'accento sul secolo appena trascorso,
sul tempo cui le immagini della scena,
spente le luci, tirato su il sipario, si riferiscono.
È giunta l'ora della rappresentazione!
Attori, registi, artisti, scrittori, cantanti
del Novecento impersonano la loro
parte e sfilano sotto il bagliore dei
riflettori: una parata di persone riconoAgosto 2010
scibili nelle quali la vita si tinge adesso di altri
colori, quelli accattivanti dello spettacolo e dell'arte.
Su tutti, se non in ordine di comparizione, campeggia Picasso, con un sorriso appena accennato,
ritratto da Beppe Cecchetti a Vallauris. Il pittore
emana dall'aspetto fisico quelle qualità che la
Stein individua nella sua opera, quella freschezza
e curiosità del vedere la vita e di riproporla, in un
"intreccio di linee che andavano e venivano, che si
sviluppavano e si distruggevano". (8)
Con Picasso c'è un altro degli artisti del secolo
passato, Salvador Dalì in posa per Cecchetti a
Parigi, il cui ritratto evoca un mondo di sorprendenti illusioni, una dimensione onirica, nello stupore di uno sguardo enigmatico e visionario.
Con i due grandi l'obiettivo di Beppe Cecchetti si
sofferma su altri personaggi della scena e dell'
arte con i quali è avvenuto l'incontro: la pittrice
Leonor Fini, lo scrittore Marcel Pagnol, Bernard
Gavoty novello Beethoven, Joan Baez che canta
accompagnandosi con la chitarra, Philippe Noiret
dietro i vetri di una finestra e Ornella Vanoni sul
palcoscenico, solo per citarne alcuni.
Sono figure di un luminoso presente, limpide
nella loro essenzialità, scavate nel loro segreto
individuale, passate attraverso il vaglio dell'immaginazione e bilanciate a livello compositivo, le
quali, soprattutto nei ritratti, nei tagli di profilo e
nella frontalità degli sguardi, si imprimono nella
mente. Queste fotografie di personaggi celebri
sembrano dilatarsi in un tempo lungo, riflettere
nei moti del volto e del corpo le personalità
umana e il loro infinito variare.
Questo è un aspetto avvincente dell'opera di
Beppe Cecchetti che, particolarmente, in questa
sezione, ma anche nelle altre, mai indugia nel
giuoco dello stereotipo, del déjà-vu, bensì sa
infondere una vitalità sempre diversa all'immagine, tale da entrare in risonanza con lo spettatore;
egli sa contraddistinguere ogni figura, talvolta
anche nell'amore per i dettagli o della scena di
fondo, con elementi misurati sì ma anche storicamente connotanti.
Il Novecento scorre attraverso queste immagini
belle, con le quali si aggiunge un tassello di
memoria e se ne prolunga la durata.
Beppe Cecchetti invita con esse a conoscere il
mondo e a farsi da questo un po' ammaliare.
Sansepolcro, luglio 2010
Adriano Celentano
e Petula Clark, 1973
Pablo Picasso, 1967
Salvator Dalì, 1966
Francois Truffaut, 1974
l) Questa ed altre notizie mi sono state riferite da Beppe Cecchetti in più conversazioni nella sua casa di Umbertide
nel luglio 2010.
2) S. Givone, Prima lezione di estetica, Editori Laterza, Roma-Bari, 2003, p. 13.
3) Tratta da Crepuscolo del mattino in C. Baudelaire, I fiori del male, Feltrinelli, Milano 1984, p. 199.
4) Simone De Beauvoir, A conti fatti, Einaudi, Torino 1973, pp. 409, 411
5) Conversazioni cit.
6) Trad.: Vi riguarda; l'evento mi è stato riferito dallo stesso Cecchetti nelle conversazioni citate.
7) G. Stein, Picasso, Adelphi, Milano 1973, p. 86-87.
8) Ibidem, p. 86.
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
11
Agosto 2010
Paris, Paris
Baguettes e brioches
a profusione, 1963
"Mi ricordo che un giorno, quando ero bambino, andai a vedere il campanone di Nòtre
Dame. Ero già stordito per aver salito l'oscura scala a chiocciola, per aver percorso la
debole Loggia che unisce le due torri, per
aver avuto Parigi sotto i piedi".
da Victor Hugo, L'ultimo giorno di un
condannato a morte, 1829
"Durante il viaggio in treno verso Parigi i
miei occhi rimasero incollati al finestrino. La
campagna aveva un aspetto di pulizia e di
ordine, le piccole stazioni erano come quelle
che si vedono nei libri per bambini, le mucche e le pecore erano come sono ovunque le
mucche e le pecore, ma gli esseri umani sembravano tutti drappeggiati a lutto. Di quando in quando, di solito dalle finestre delle
fabbriche, si affacciava il blu francese, un blu come non ne avevo
mai visti. Di tanto in tanto spuntava fuori il tricolore, di solito in
cima a qualche orribile edificio. Una bella bandiera... luminosa,
vivace, gioiosa e dal disegno pulitissimo.
Avvicinandoci a Parigi, Mona mi dette un colpetto col gomito e
indicò un gruppo di edifici di un bianco luminoso che dominava la
città. Il Sacré Coeur. Immediatamente il cuore mi balzò in gola e mi
vennero le lacrime agli occhi. Non so perché provai tanta emozione ... non c'era niente che mi legasse particolarmente al Sacré
Coeur. Forse era solo per la sua appartenenza a Montmartre, che
per me era senz'altro una parola magica. Montmartre. Pensai subito a George Moore, Van Gogh, Utrillo, a tutti i pittori, i poeti e i
nomadi di cui avevo sempre letto... St Lazare. Eravamo arrivati.
Dando una rapida occhiata attorno, mi sentii mancare il respiro.
Era l'ora di punta e la stazione fremeva di vita. Continuavo a guardare in alto. Il tetto di cristallo mi affascinava. Non avevo mai visto
una stazione così. Eravamo in piedi sul marciapiede, in attesa che
il facchino ci trovasse un taxi. Avrei potuto rimanere là per sempre.
L'intera Parigi sembrava sfilare in parata di fronte ai miei occhi.
Proprio così".
Tour Eiffel, 1970
“Guardare la
Tour Eiffel non è
soltanto vedere un
capolavoro costruito
dall’ingegnere Eiffel,
è comunicare con
la rappresentazione
quasi sacra di una
città”.
di Max Gallo
da Henry Miller, Parigi 1928 (Nexus II), Passigli Editori, FirenzeAntella 2010, pp. 10-11.
Mito nel ristorante Lasserre, 1966
Notre Dame, 1975
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
12
Agosto 2010
La Senna
Boulevard d'acqua
Gianni Codovini
arigi in realtà non esiste.
Ognuno di noi ha sperimentato il rischio che però
salva: lo scarto senza nome tra la
Parigi immaginata, quella reale e
la Parigi vissuta e poi ricordata,
che moltiplica geometricamente
gli atomi della nostra esperienza
vissuta. "Ogni Parigi" (sotto le
Nevicata, 1975
lenzuola, nei bistrots all'angolo,
delle lavagne con i menu, del
vicolo che finisce sulla piazzetta circondata da platani, delle
ultime ore che spezzano il cuore) trabocca di memoria, tutta
individuale e irripetibile, come la madeleine di Marcel Proust.
Eppure, contrariamente, la mia Parigi si sovrappone proprio a
quella di Beppe Cecchetti con il quale condivido quello spaccato di percezioni che è il boulevard d'acqua della Senna, fermata per sempre dal suo fuoco. Universalizzata, non più semplice esperienza individuale irriducibile. Perché ci sono mattine nel canale di Saint-Martin (bellissima la sua foto) - di là, a
nord del Marais - in cui l'aria del mare, un composto chimico
di alghe e sale, ti viene addosso e avvolge le vecchie case che
si affacciano sulle acque verdi. Il canale di Saint-Martin - dove,
se la memoria non mi inganna, Flaubert fa incontrare Bouvard
e Pécuchet - è del tutto simile ad un distretto marittimo che
porta al fiume e poi all'Atlantico. Insomma rappresenta un po'
Barche appartate, 1965
un pezzo di Gibilterra a Parigi! Un distretto popolare animato
dai bistrots fumosi dei romanzi di Maigret, da panchine cogitabonde in ferro consunto, incorniciato da tipografie abbando- chée" e scende con occhio benevolo dentro la vita fatta di ore,
nate della Parigi operaia che sono tutt'uno con i rimorchiatori urgenze e realtà, come ci racconta quella famiglia nella casaarrugginiti all'àncora che sanno di pesce e con le chiuse e i battello che ha tutt'altro del costruito, semmai dell'idea di
ponti sulle acque. Appunto, i ponti sulle acque dell'anima di sopravvivenza oppure di una Parigi perduta e archiviata in
Parigi (la Senna, secondo André Gide) nei quali Beppe fissa fondo all'anima. Lo stesso sentimento del fluire del tempo
per sempre l'amore galeotto dagli sguardi ammiccanti tra il quotidiano si contrae - forse si dilegua - nella liscia capigliatufianer con la faccia un po' così e
ra acquatica del Bois de Vincennes
la raffinata e pudibonda bor(almeno così mi pare di riconoscere, ma
ghese sul finire degli anni sesrealtà e memoria, appunto, si incrociano
santa. Del resto è Paul Verlaine
fino a perdersi l'uno nell'altro), testimoche, struggente, ricordava che
ne del galleggiamento umano.
gli argini della Senna "sono i
E poi, Beppe ci sorprende, lui abituato
più bei nidi d'amore". Ed ancotutti i giorni ad attraversare acque e
ra lo spaccato di quotidianità
ponti, armato della Nikon e della sua
sul pontile, colto nel pescatore
sensibilità, in una Senna imbiancata,
pensoso che mi immagino (lo
così sospesa da restituirci quel clima di
dicevo: Parigi è quella immagiinquietudine "esistenzialista” - maglioni
nata oppure, chi lo sa, è quella
neri a collo alto e Beaujolais, battaglie
reale) con in tasca le sporche e
politiche e la voce struggente di Édith
roche Gauloise, fa il paio con il
Piaf - che solo ci dice il nostro pungolo
profilo francese di una ragazza
nella carne.
nel battello che sembra sfiorata
Non a caso, la Senna corre e copre il tratdalle possibilità della vita.
to tra l'essere e il nulla.
Eppure Beppe non indugia nelUmbertide (in realtà Parigi
l'universo che si accomoda sul
immaginata), giugno 2010
Solitudine, 1972
fiume, va oltre la "Paris bran-
P
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
13
Agosto 2010
L’ a u r a d e l q u o t i d i a n o
Studenti alla Sorbona, 1974
" ... vedere non basta, vedere non è capire, anzi vedere può essere quasi
niente se l'atto fisico del guardare non s'accompagna alla consapevolezza della possibile dimensione latente degli oggetti. È come se i
palazzi, gli elementi ornamentali, le decorazioni di una città, le strade
e le piazze, gli androni e i cortili, le fontane e le chiese, i cimiteri e i sotterranei vivessero, agli occhi di chi li osserva, una doppia vita: una
“sincronica”, legata alla loro realtà attuale e perciò immediatamente
comprensibile, e una "diacronica", legata alla somma degli avvenimenti che in quella piazza o chiesa o cortile sono accaduti; alle orme,
gli echi, l'aura di ciò che tra quelle mura o sotto quegli archi, in quella galleria o all'ombra di quelle volte si è verificato.
E possibile che di quei fatti resti tuttora un piccolo indizio concreto:
una scalfittura nel marmo, lo sfregio su un affresco (celebre quello fatto dal
lanzichenecco nelle Stanze di
Raffaello in Vaticano), una macchia scolorita dal tempo, una
crepa, un restauro. Il più delle
volte, però, nulla resta che l'occhio anche attento possa cogliere. Per poter davvero "vedere" al
di là della superficie, e impadronirsi della dimensione nascosta,
bisogna sapere, prima ancora di
guardare".
da Corrado Augias, I segreti di
Parigi, Mondadori, Milano 1996,
pp. 9-10
"Benché voghe e mode (e forse
anche il "futuro") abitino in questa fine secolo più dalle parti di
Sotto la neve, 1965
New York, o della California,
che non sulle rive della Senna,
Breve attesa, 1967
benché i programmi informatici di Bill Gates contino più delle piramidi di cristallo del Louvre, continuo a pensare che quei "cinquemila ettari del mondo",
come disse una volta Jean Giraudoux, "dove si è più pensato, parlato, più scritto", cioè Parigi, siano ancora la vera capitale
dell'Europa. Non è poco".
da Corrado Augias, I segreti di Parigi, Mondadori, Milano 1996, p. 269
Suonatrice con
accompagnamento, 1964
Al bistrot, 1974
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
14
Agosto 2010
Italiani a Parigi
Omaggio alle mamme degli emigranti
Mario Tosti
n generale le immagini non hanno bisogno di commenti.
Specialmente quelle scattate da un artista della originalità
e profondità di Beppe Cecchetti.
Anche nella fotografia a fianco è intuibile il primo messaggio:
l'autore ribalta la direzione dell'obbiettivo, solitamente abbagliato dal mondo vergine che si apre agli occhi di chi emigra;
sceglie di puntarlo all'indietro, verso l'ambiente ancestrale da
cui si è forzatamente separato, mantenendo il legame di un
sentimento profondo, misto di rimpianto ed orgoglio: Beppe
non ha mai voluto considerarsi un emigrato ma un italiano al
l'estero. Non a caso, forse, la sua sede di lavoro a Parigi è stata
a Boulevard des Italiens.
Una seconda evidenza: la presenza solitaria dell'anziana figura femminile dietro la finestra affacciata su un vicolo rivela
una condizione di malinconica attesa, assorta ed incoraggiata
dalla speranza di un ritorno. Ma non è soltanto un'anziana
sola: è palpabile il legame affettivo che annoda il fotografo alla
protagonista, svelandolo inequivocabilmente come amore
materno; reso più prezioso e struggente dalla fuggevolezza
dell'incontro. Dunque, sarebbe superflua la stessa didascalia
per riconoscere la Palma o per intuire, per chi non l'avesse
conosciuta, che si tratti della madre dell'autore.
Se qualcosa avessi dovuto aggiungere all'evidenza, avrei desiderato abbandonarmi al fascino dei ricordi personali, perché
quel vicolo è stato il mondo della mia prima fanciullezza, dove
I
Missione Cattolica Italia a Rue de Montreuil.
Mostra del lavoro degli emigranti, 1969
L’attesa, 1961
incrociavo
Beppe ragazzino; avrei
tentato
di
riassaporare
la quotidianità del rione di
Santa Croce,
rievocandone
sfondi, voci,
odori e sentimenti familiari. Avrei
voluto cullarmi alla dolcezza della
voce
della
Palma; rimpiangerne la
Ultime notizie
dall’Italia, 1962
mitezza nell'appianare le
dispute fra i miei amici adolescenti; riassaporare le merende
con pane e zucchero. Emozioni antiche nell'arco temporale
degli anni cinquanta: quando i giovani davano per inevitabile
l'andar via, alla ricerca dell'emancipazione sociale ed economica, lasciando dietro di sé un vuoto soffuso di triste fatalità
che impoveriva chi restava.
Invece, volentieri obbedisco all'invito di Beppe di proporre
una chiave di lettura non scontata, diversa dall'atto d'amore
filiale verso la propria madre, nell'imminenza di separarsi
ancora: l'immagine ambisce ad idealizzare la mamma del
figlio lontano. La Palma vuole sublimarsi nel rappresentare,
dunque, tutte le madri in attesa del ritorno dei figli, accompagnate dalla costante mestizia della speranza di futuro.
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
15
Agosto 2010
L’ombra della mancanza di una parte di sé - una persona, un luogo, una comunità, uno status - sovrasta
tutte le scene successive, che ritraggono italiani all'
estero, appena evocata sullo sfondo del nuovo mondo
che tuttavia ha concesso emancipazione e benessere.
Limmagine conclusiva di questa sezione ritrae la
nonna Palma di fronte a Paola, la nipote, porgendole
un fiore di campo: riscatto del tempo perduto ed invito auguraI e al futuro.
La catena della vita ricostituita, nonostante l'anello
mancato.
Orgoglio e gratitudine, 1964
Vittorio Fiorucci, imprenditore umbertidese, 1963
Omaggio, 1969
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
16
Agosto 2010
Simone Del Duca e René Floriot
Benedetta Bellini
adame Simone Del Duca "femme de coeur et de lettres" (mutuando la definizione dal suo necrologio
apparso su "Le Figaro" il 19 maggio 2004), fu una
donna che brillò di luce propria nonostante la presenza del
fulgido astro costituito dal marito Cino, editore e produttore
cinematografico morto nel 1967.
Dopo aver proseguito per anni l'opera dell'illustre coniuge,
questa "regina che veniva dal popolo" nel 1979 vende il 70%
dell'impero della carta stampata per consacrarsi interamente
alla fondazione da lei creata nel 1975.
Con instancabile tenacia Simone Del Duca raccoglie fondi per
la ricerca sul cancro, sulla leucemia e sulle malattie cardiovascolari, istituisce borse di studio per scienziati e scrittori e
consacra al marito il prestigioso "Premio Mondiale Cino Del
Duca".
Una mecenate d'altri tempi, ma figlia del suo tempo che ha
contribuito con lungimiranza alla ricerca e al mantenimento
del patrimonio scientifico e culturale del suo paese.
Le fa quasi da contraltare il personaggio dell'avvocato René
Floriot, uomo di legge di estrazione umile balzato agli onori
della professione ancora giovanissimo, non solo per aver bru-
M
ciato le tappe dei normali tempi della giustizia vincendo in
una settimana ricchi processi di divorzio normalmente della
durata di qualche anno, ma anche e soprattutto per aver difeso personaggi anche discussi quali criminali di guerra o collaborazionisti.
La sua biografia conferma quello che già appare dallo scatto
che lo ritrae: Floriot era un uomo di forte personalità, quasi
un personaggio sopra le righe, dotato di memoria prodigiosa
e alla continua ricerca di talenti giuridici (la c.d. "Fabbrica
Floriot").
È stato uno dei migliori e più costosi avvocati di Francia, che
non disdegnò persino alcune partecipazioni a produzioni
cinematografiche; nel processo poi, uno dei più complessi e
spettacolari degli anni sessanta, in difesa del politico svizzero
Pierre Jaccoud accusato di omicidio, respinse la mancanza di
alibi del suo assistito affermando che "solo i criminali hanno
un alibi. Le persone innocenti non ricordano come trascorrono le loro serate".
Simone Del Duca volle Floriot quale Presidente della sua
Fondazione e quest'ultimo, probabilmente lusingato dall'offerta come solo gli avvocati di fama sanno esserlo, raccolse
con entusiasmo l'invito della vedova dell'illustre magnate
dell'editoria e contribuì con la sua professionalità all'opera da
lei fondata.
La fotografia dell'artista Cecchetti celebra i due personaggi e
nel contempo quasi li trasforma in un unicum di forza, tenacia, lungimiranza e umanità.
Dall’alto a sinistra:
Mylène Demongeot al
Consolato italiano, 1963
Claudia Cardinale
all’ambasciata italiana,
1963
Il console Renato Ferrara
attorniato da italiani in
gita, 1964
Simone Del Duca
e René Floriot, 1974
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
17
Agosto 2010
olte sono le forme di linguaggio per rappresentare ed affidare alla
memoria dei posteri le immagini e gli eventi più attuali e interessanti della nostra esistenza. Il più comune è quello verbale, parlato o
scritto,
che
trasmette le informazioni di un processo di elaborazione delle perRoberto Sciurpa
cezioni, dei sentimenti, delle emozioni e dei concetti in un contenuto fonetico
di successione temporale. Ma esistono numerose altre forme di linguaggio non
verbale e Beppe Cecchetti ha usato un'altra tecnica comunicativa: ha dato la
parola alla luce. Il suo obiettivo è sempre felice. In questa mostra si possono ammirare, infatti, i volti dei figli degli immigrati
in Francia, subito dopo la seconda guerra mondiale, dove viveva da immigrato anche lui, il fotografo artista. Il fenomeno è di
scottante attualità anche oggi. L’infanzia è l'angolo del candore spontaneo e non è difficile scorgere nei visini ritratti il sorriso
e la gioia della speranza e del riscatto, mentre in altri affiora la tristezza della rassegnazione atavica.
Alcune foto sprigionano un dolore antico e si discostano da questa tematica per proiettarci in una dimensione che sa di lutto
e di morte: sono quelle degli ossari di guerra ed è necessario dire qualcosa in proposito.
Era la primavera del 1918, l'ultimo anno della prima guerra
mondiale, e la Russia si era ritirata dal conflitto in seguito alle sue
ben note vicende interne. La
Germania decise di approfittare
della sua momentanea superiorità numerica e sferrò un attacco
massiccio e decisivo contro la
Francia, nell'area di Champagne.
L’Italia si mosse prontamente in
soccorso della Nazione alleata ed
inviò un contingente di 60.000
soldati operai da adibirsi a lavori
di manovalanza: le cosiddette
truppe ausiliarie italiane in
Francia (T.A.I.F.), subito seguite
da un contingente militare di
oltre 25.000 uomini, al comando
del generale Alberico Alberici,
per ricambiare l'aiuto ricevuto
l'anno prima, dopo la rotta di
Caporetto. A metà luglio si arrivò
allo scontro decisivo con i tedeschi nella seconda battaglia della
Marna, detta anche "Battaglia di
Bligny". Fu una carneficina su
tutti e due i fronti. Curzio
Malaparte, sottotenente volontario degli arditi e testimone oculare della tragedia, descrisse l'attacco notturno del 14 luglio 1918 in
questi termini: "Nulla potrà mai
superare in orrore quel bombardamento. Fu un massacro. Seduti
sull' erba, le spalle appoggiate ai
tronchi degli alberi, in un terreno
senza trincee, senza camminaCimitero di Bligny, 1963
menti, senza ricoveri, ci facemmo
ammazzare allo scoperto, fumando una sigaretta dopo l'altra". Ma nei due giorni successivi le cose cambiarono e per la Germania fu l'inizio della fine. I fanti
italiani che persero la vita nella battaglia di Bligny furono 5.000. Tra di loro molti umbri arruolati nella Brigata ''Alpi'', due reggimenti della quale, il 51 ° ed il 52° fanteria, erano di stanza a Perugia e a Spoleto.
Oggi le amene colline della zona sono coperte da verdi vigneti e parlano il linguaggio della vita, della gioia e del vino. Venendo
da Reims, la città dove si incoronavano i Re di Francia, dopo appena 16 chilometri, prima di entrare nel piccolo borgo di Bligny,
si incontra il cimitero francese, posto in bella evidenza; poi quello tedesco, un po' più nascosto; ed infine quello italiano.
Al suo ingresso sventola la nostra bandiera, quella francese e quella d'Europa. All'interno si snoda un grande viale di cipressi e luccicano i marmi di un tempio al centro dei quattro sterminati campi di croci. Sul timpano, una semplice scritta: ''Ai cinquemila soldati italiani morti in terra di Francia". L’unica differenza voluta dagli alleati tra tutti quei morti fu quella di mettere croci di granito nero sulle tombe tedesche, anziché bianche, come quelle italiane e francesi.
Per Beppe Cecchetti
M
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
18
Agosto 2010
Maggio parigino
"Nulla è neutro. Dall'arte alla scienza, alla tecnica, alla
cultura, alla religione: nulla; nemmeno il concetto
secondo cui nulla è neutro: questa è stata una delle
maggiori "scoperte" del Sessantotto. Ed è stata una scoperta fatta da milioni di persone.
Se niente è neutro, siamo noi che dobbiamo dare il
colore alle cose. Dobbiamo imparare a dipingere sempre meglio: in caso contrario saranno gli altri a disegnare quadri che non ci piacciono e ci costringeranno
poi ad appenderli alle pareti di casa.
Per guadagnare all'impegno gli studenti recalcitranti,
si diceva allora: se non fai politica, lasci che siano altri
a farla al tuo posto e a ingannarti. Mi pare un principio
semplice e valido sotto ogni cielo. Anche per questo il
Sessantotto ha il senso essenziale di un varco. Aperto
per guardare, pensare, andare più lontano".
In difesa del generale, 1968
da Mario Capanna, Formidabili quegli anni, Rizzoli,
Milano 1988, p. 227
"Immaginare un rinnovamento possibile dell'umanità
fu l'idea di fondo dell'insieme dei movimenti del
Sessantotto.
Certo, il mito dell'uomo nuovo non compariva allora
per la prima volta nell'orizzonte del pensiero. Era
stato, in varie forme, e riferendoci solo all'epoca
moderna, il punto centrale della riflessione da parte
dell'Illuminismo nel diciottesimo secolo, come per
altro verso del Romanticismo e della elaborazione
marxiana in quello successivo.
Ma era la prima volta che l'idea di un nuovo modo di
essere e di pensare da parte degli uomini, capaci di
vedersi nelle interdipendenze tra loro, e tra loro e tutte
le cose, si faceva strada simultaneamente nel mondo,
non già solo in virtù di una riflessione intellettuale, ma
attraverso movimenti politico-pratici, impegnati nelle
più diverse situazioni a costruire una trasformazione
in quella direzione. Investendo tutti i campi del sapere, della tecnica e della scienza, così come dell'organizzazione sociale.
Non è che il Sessantotto, ingenuamente,
ritenesse di raggiungere, in modo compiuto, un simile risultato. Si poneva
piuttosto come banco di prova, come
sperimentazione planetaria di un percorso necessariamente prolungato nel
tempo, di cui l'inizio mostrava la praticabilità concreta e gli sviluppi possibili.
E cercava di guardare lontano, mirando
alto come l'arciere che voglia centrare il
bersaglio distante.
Una prospettiva coinvolgente e, al di là
delle difficoltà, nutrita di ottimismo
circa il futuro dell'umanità".
Echi dal mondo, 1968
da Mario Capanna, Lettera a mio figlio sul
Sessantotto, Rizzoli, Milano 1998, pp. 8889
Manifestazione degli studenti, 1968
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
19
Agosto 2010
Il potere ai lavoratori, 1968
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
20
Agosto 2010
Manifesti, 1968
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
21
Agosto 2010
Luci alla ribalta
Elisir
Mario Tosti
o confesso: c'ho tirato il cappello su questo
foglio, in modo che le mie parole potessero
ammirare, riflessa sulle pupille di chi sta
leggendo, l'immagine di Nancy Sinatra, che
emana qui a lato il suo splendore, con la consolazione per queste righe di sentirsela a contatto,
quando la sua figura scomparirà nel buio, a libro
chiuso. Lei è stata, a sua insaputa, la fidanzata collettiva del gruppo di studenti che, negli anni sessanta, dal perugino ed aretino erano andati a Pisa
per diventare ingegneri. Nella pensioncina del
lungarno, avevano celato all'interno di un foglio
protocollo appeso dietro la porta una foto di
Nancy, sdraiata su un divano; la sera, alla fine
della quotidiana sofferenza sopra i libri, alzando
il lembo che la ricopriva per evitare distrazioni,
appariva lei, pudicamente ammiccante, per incoraggiarci nella speranza che al mondo ci fosse
altro oltre lo studio, la mensa, il treno con le valigie dei panni sporchi da purificare al Tevere.
Se avessi immaginato che Beppe conosceva la
compagna fedele condivisa da tutta la combriccola, la vedeva in carne ed ossa, si poteva approNancy Sinatra, 1964
priare della sua immagine - magari la fotografia
della nostra devozione l'aveva scattata lui - avrei
acquisito straordinari crediti presso i miei compagni per la brevità della catena che legava la realtà al sogno: io, Beppe, Nancy.
Sicuramente saremmo andati a Parigi - treno di terza classe - per vederla, ascoltarne la voce, annusarne la fragranza, sentire il
soffio dei suoi passi. Forse avremmo perso il treno del ritorno, estasiati nel seguire Beppe nel miraggio del mondo dello spettacolo e dell'arte, fra registi, attrici, attori, pittori, personaggi famosi, che ci scrutano da queste pagine. In tutti i volti, gli sguardi, gli atteggiamenti, l'obiettivo ha colto un forza vitale straordinaria, un consapevole orgoglio di star contribuendo a cambiare il mondo: protagonisti di quel periodo, inebriante e ribelle, euforico e dissacrante, di rinnovamento radicale, nel passaggio
dalla belle époque alla nouvelle vague. Ci saremmo ancor più ubriacati dell'entusiasmo che ha accompagnato la nostra generazione fortunata, appena sfiorata dal baratro della seconda guerra mondiale e, superata la catastrofe, aperta alla certezza di
un mondo perfetto.
L
Fernandel, 1970
Léo Ferrè, 1973
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
22
Agosto 2010
Charles Aznavour, 1971
Ornella
Vanoni, 1973
Joan Baez, 1972
Patty Pravo, 1972
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
23
Liza Minnelli, 1970
Agosto 2010
Dalida, 1971
Gilbert Bécaud, 1970
Beppe Cecchetti e un pilota, 1967
Beppe Cecchetti e Gino Bartali, 1969
Beppe Cecchetti e l’attrice Maddly Bamy, 1972
Beppe Cecchetti per gioco in prigione, 1963
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
24
Agosto 2010
Hanno scritto
sulla Mostra
Beppe Cecchetti:
gli scatti parigini degni
di un Cartier-Bresson
Alla Rocca una galleria
di 80 fotografie
>> Massimo Zangarelli
(Articolo pubblicato su “Il Giornale dell’Umbria” di domenica 19 settembre)
Sguardo dalla mansarda, 1973
o, non è Cartier-Bresson: ma gli
scatti parigini di Beppe
Cecchetti sono degni dei più
grandi Maestri della fotografia del '900,
come conferma un esperto di livello
nazionale quale Enrico Milanesi.
La Rocca di Umbertide (raro esempio di
spazio culturale ben gestito) propone in
questi giorni (sino al 3 ottobre) un intrigante allestimento retrospettivo (realizzato da Vittoro Dragoni) di 80 foto suddivise in sette sezioni - " Parigi follemente " - dell'artista altotiberino che per
diciott'anni ha operato come reporter di
punta nella capitale francese, intesa
pure, come spesso nella storia è accaduto, capitale del mondo. Nessuna "scontata cartolina" (anche i luoghi monumentali canonici, da Notre-Dame alla Torre
Eiffel sono "visti" da angolature inedite), niente "scorci meramente pittoreschi",
zero "ritratti stereotipati",
ma immagini vivide tese a
fermare momenti di incredibile realismo ma anche di
intenso lirismo, concetti
solo apparentemente antitetici che trovano invece
nell'Autore momenti di sintesi assolutamente geniali,
in grado di emanare sensazioni, emozioni, tensioni
individuali e di popolo, tri-
N
stezza esistenziale e sete di vita,
ansia da diseredati e frenesia
di riflettori, solitudini
lungoSenna e attese
frementi di desiderio, volti di
bimbi da banlieu e lustrini da Folies Bergères,
facce
sgualcite
di
Gauloise e visi irridenti
da eterni flaneurs, emarginati da strada
e ribalte luccicanti, bistrot d'accatto e
luci dell'Opéra, chi fruga nei rifiuti de
Les Halles e chi risplende di charme all'
Olympia.
Cecchetti è stato a Parigi tra la fine degli
anni'50 e i primi '70, dapprima alle
dipendenze delle aziende del magnate
dell'editoria e produttore cinematografico Cino Del Duca, quindi come reporter
free-lance: e il suo estro non passò inosservato al punto che "Paris-match" lo
avrebbe voluto nella sua prestigiosa
scuderia ma - come ci riferisce il
Maestro con la sua connaturata delica-
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
25
L’addio, 1973
tezza d'animo - "Non potei accettare, a
Parigi mi aveva fatto andare Del Duca e
mi sarebbe parso un tradimento": pensieri gentili lontani anni luce dal bieco
pragmatismo odierno per cui tutto è
mercimonio. Quelli stessi per cui formula uno struggente "Omaggio alle
mamme degli emigranti" o attraverso i
quali rimpiange di non aver incontro
Burri in occasione della Mostra al Musée
National d'Art Moderne": avrei potuto
lasciargli un semplice biglietto con scritto "sono di Umbertide e vorrei salutarla"- ricorda.
Cecchetti fissa gli attimi cruciali del
Maggio Francese, quello
destinato a cambiare il
mondo. "Ero consapevole - ci dice rispondendo a
una precisa nostra
domanda - che si stava
scrivendo la storia in
quei giorni e che eravamo testimoni di fatti
destinati a realizzare un
mutamento epocale": gli
ovvii motivi di spazio
hanno costretto a limitare il numero delle immagini ma Cecchetti ha una
Agosto 2010
patrimonio di foto di affiches storiche
del '68 che potrebbero essere benissimo
il contenuto di una rassegna tematica sul
movimento degli studenti che avviò il
grande cambiamento, non solo politicosociale ma pure nei costumi e nelle
mode, che un sindaco attento come
Giulietti potrebbe cogliere.
L'aura del quotidiano, con i paesaggi
urbani quali scenari di condizioni perennemente difficili e di latenti conflittualità interculturali, viene rappresentata
poeticamente in un vissuto di profonda
perspicacia come in "Barche appartate",
degna di un capolavoro impressionista,
o nello "Sguardo dalla mansarda", sorta
di "Eleganza del riccio" ante-litteram.
Del resto l'autore non rinnega di aver
preso da qui significative fonti d'ispirazione: "Per lungo tempo intrattenni una
frequentazione con un clochard che, in
cambio di un bicchiere di buon vino mi
porgeva l'insegnamento della strada dice Cecchetti - e in particolare m'indicò
il quartiere natale di Edith Piaf sul quale
basai un intero servizio"; dalla malinconia dell'anonimato allo scintillio del palcoscenico il passo è breve…
C'è un modo di cogliere sguardi, trasalimenti dell'animo, passaggi emotivi di
rara intensità nei ritratti di divi , sia di
scena che in back-stage: nell'Yves
Montand che con una mano afferra il
microfono e con l'altra s'accattiva il pubblico con gesto imperioso c'è tutto il
senso della padronanza della scena.
E' solo uno delle celebrities colte in alcune delle loro sfumature espressive più
connotative come nel caso del sommo
Picasso o dello stravolgente Salvador
Dalì il cui incontro Cecchetti ricorda
ancora con elegante ironia: " Mi avevano
detto che maltrattava chi gli era simpatico e con me era stato educatissimo, sino
all'ultimo scatto quando finalmente mi
ha insultato… per me è stata una liberazione…".
Poi c'è la poetica del vissuto quotidiano
come "Barche appartate", degna di un
capolavoro impressionista, o nello
"Sguardo dalla mansarda", sorta di
"Eleganza del riccio" ante-litteram
Cecchetti è tutto questo e ancora di più
come sottolinea magistralmente nel bellissimo catalogo edito da Petruzzi (e da
chi altri sennò?) Rita Olivieri, curatrice
dell'esposizione assieme a Gabriele
Violini, capace come suo solito di
cogliere sfumature e dettagli insospettabili ai più, coadiuvata dai sapienti
interventi di Mario Tosti, Gianni
Codovini, Benedetta Bellini, e dal mai
troppo rimpianto Roberto Sciurpa.
Alcune immagini
della mostra
Scoop di
Beppe
Cecchetti:
Una donna
nuda
si aggira
per Parigi
Dopo il
maggio, 1970
Umbertide Cronache on line - Speciale Mostra “Parigi Follemente”
26
Agosto 2010
Darsena, Canale Saint-Martin, 1972
Vernissage, Place du Tertre, 1962