Cambogia-La prostituzione attanaglia il paese
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Cambogia-La prostituzione attanaglia il paese
Da Missione Oggi di ottobre 2011 LA PROSTITUZIONE ATTANAGLIA IL PAESE di Stefano Vecchia Tra i mali delle Cambogia, un paese che ancora dipende in larga misura dagli aiuti internazionali e che fatica a trovare un ruolo regionale e l’autonomia dai vicini potenti e storicamente ostili, la prostituzione, in particolare quella minorile, resta un fatto di tutto rilievo. Si tratta di un fenomeno che si sta aggravando, nonostante le leggi e l’impegno di molti, a partire dalle organizzazioni per la tutela delle donne e dei minori attive nel paese. Su una popolazione di circa 15 milioni di abitanti, si stima che i cambogiani coinvolti nel mercato del sesso siano tra i 15 e i 18 mila. Un numero già alto di per sé, anche se l’area di sfruttamento e di degrado è assai più ampia. La costituzione cambogiana proibisce la prostituzione, tuttavia non esiste una legislazione specifica che la sanzioni. Il traffico di esseri umani con il fine dello sfruttamento sessuale è una realtà, nonostante la legge punisca chi organizzi e sfrutti questo traffico. Che sono in molti a vari livelli, incluse le forze di polizia, spesso conniventi quando non addirittura partecipi dello sfruttamento. TURISMO SESSUALE Il turismo sessuale ha fatto negli ultimi anni della Cambogia una destinazione meno problematica della confinante Thailandia e di altri paesi della regione, ancor più riguardo alla prostituzione minorile. La povertà diffusa e la garanzia d’impunità alimentano attività lucrose sulla pelle dei cambogiani. Crimini ancora più odiosi dello stesso sfruttamento sessuale. I procacciatori, ad esempio, che battono i villaggi delle aree più povere del paese per attirare giovani donne, spesso ingannando le famiglie, con la promessa di un lavoro o di un sostegno agli studi, usano in molti casi la violenza e la droga per spezzare ogni resistenza quando le “vittime” capiscono di essere state ingannate. Vittime sempre più giovani, possibilmente vergini, richieste per la convinzione che siano meno “a rischio” quanto alla diffusione di malattie veneree e dell’Aids, ma anche per radicate consuetudini culturali. In Cambogia, l’età per il consenso legale di una donna è di 15 anni. Di conseguenza, ogni atto sessuale con giovani al di sotto di quell’età rappresenta un crimine. Tuttavia, ricorda Christian Guth, ex funzionario della polizia francese che dal 2000 lavora come consulente per il governo cambogiano sul traffico e sullo sfruttamento sessuale dei minori, “le carenze della legislazione in materia, aggiornata nel 2008, sono nella sua mancanza di precisione”. La legge, ricorda Guth, “al momento si occupa soltanto di due tipi di reato sessuale: la molestia e il rapporto completo. Di conseguenza, sovente nell’incertezza delle prove, i giudici tendono a rigettare i casi estremi, riducendo la maggior parte dei casi a molestia e le pene, di conseguenza, da uno a tre anni di carcere”. Va detto che quei casi – e non sono molti – portati davanti a un giudice e che riguardano cittadini stranieri, sollecitano poi un intervento delle autorità del paese di provenienza, a volte l’estradizione e una condanna, di solito più severa in patria. Le maglie larghe della giustizia cambogiana permettono però spesso a criminali occasionali come pure a pedofili abituali che godano delle opportune coperture, di continuare a vivere e ad operare nel paese. Il governo cerca di frenare questi fenomeni, sia lottando contro lo sfruttamento, sia cercando di dissuadere i potenziali clienti. Di fatto, però, la situazione appare poco gestibile da parte delle autorità, dato che questo “business” è in mano a “cartelli” bene organizzati, potenti e con ramificazioni internazionali. ZONE FRANCHE Una situazione, in parte dettata dalle lacune legislative, in buona parte dall’ipocrisia e da ampi interessi economici,che si ripropone riguardo alle aree, ai luoghi della prostituzione. Contrariamente ad altri paesi, a partire dalla Thailandia, dove i distretti “a luci rosse” si trovano nel centro cittadino mascherate da “attività-paravento”, in Cambogia esse sono state lungo dislocate fuori dai centri maggiori, a partire dalla capitale Phnom Penh. Come ricorda Guth, “lontano dalle scuole e dalle pagode, con garanzia di maggiore discrezione”, con il risultato che invece di 10-20 prostitute in ogni quartiere, si erano create e in parte sopravvivono ancora vere e proprie “zone franche” dove si radunavano a centinaia. Un concentramento che permetteva, è vero, - e questa era una delle ragioni della loro esistenza – di fornire assistenza sanitaria, prevenzione dell’Aids e servizi sociali a chi si prostituiva, ma all’opposto facilità di accesso e discrezione assoluta sulle attività che vi si svolgevano. Forse il più famoso di questi centri è Svay Pak, un’area che per la distanza dalla capitale Phnom Penh (11 chilometri) è anche conosciuta come K11. Un vero “supermercato del sesso”, senza orari e senza limiti, che è diventato per anni un magnete per una clientela (anche internazionale), “comune” o pedofila. Come già accennato, a sostenere la richiesta di ragazze (e ragazzi in diversi casi) sempre più giovani, comunque al di sotto dei 15 anni, è la possibilità di avere rapporti non protetti con un rischio minore di contagio del virus Hiv/Aids. Questo ha portato per lungo tempo Svay Pak ad essere un “paradiso” del turismo sessuale e pedofilo che negli ultimi anni sta però prendendo altre vie, complice anche l’uso di internet e di strumenti più diretti di scambi d’informazioni tra le varie reti pedofile mondiali. MENO VISIBILE, MA IL FENOMENO RESTA La messa sotto osservazione del paese da parte delle polizie e di organismi internazionali e una minore tolleranza delle autorità, forse anche delle comunità locali, davanti a certi fenomeni, rendono meno visibile il fenomeno-prostituzione, non però la sua consistenza. Oggi i clienti vengono portati all’interno di case da cui è difficile possano uscire senza essere accompagnati; sono perquisiti alla ricerca di apparecchi fotografici o videocamere (che a loro volta alimentano un vasto mercato di multimedialità pedo-pornografica), trovano compagnia nei bar, nei centribenessere o nei karaoke. I meno avventurosi possono semplicemente prenotare dall’albergo la compagnia occasionale, che viene recapitata come fosse un prodotto da fast-food, da appartamenti dove le prostitute minorenni attendono di essere prelevate e consegnate ai clienti. Cambiano anche i luoghi di concentrazione della prostituzione, un tempo quasi esclusivamente Phnom Penh, almeno per quanto riguarda gli stranieri. Oggi a far crescere la richiesta e l’offerta di mercato che ha effetti devastanti sulla vita di chi è coinvolto ma anche sul tessuto sociale del paese, sono Siem Reap a Nord, limitrofa all’area templare khmer di Angkok Wat, con un turismo in crescita esponenziale, e Sihanoukville all’estremo Sud, che non nasconde di guardare a Pattaya, oltreconfine in Thailandia, come esempio di uno sviluppo basato sul turismo sessuale. Diverse indagini hanno evidenziato che in queste nuove “mete” del turismo sessuale almeno il 70% dei locali di svago per adulti offrono prostitute minorenni. Gli “orchi” sono spesso europei, australiani o statunitensi, ma va sottolineato che gli asiatici LA CHIESA TRA PREVENZIONE E costituiscono una parte importante della clientela. COUNSELING Sex tourists e pedofili che arrivano da Taiwan, Hong Kong, Cina, Giappone, Corea del Sud, più Seppure non preveda strumenti specifici per difficili da individuare perché simili nell’aspetto ai combattere prostituzione e pedofilia, la Chiesa cambogiani. “Il problema è che spesso sono le cambogiana ha nelle sue parrocchie, come pure nella famiglie stesse a fornire loro le bimbe – spiega presenza di numerose congregazioni e istituti maschili e femminili, la possibilità di operare per un’azione Seyla Semleamp dell’Ong Action pour les enfants preventiva e di sostegno nei confronti delle vittime. La sul sito della sua organizzazione –. Bimbe che, prima, attraverso progetti di sviluppo, rafforzamento quando tornano a casa dopo aver trascorso un d’identità e cultura tradizionali, sensibilizzazione sui paio di notti con il loro stupratore, sono cacciate mali sociali che affliggono il paese e sul loro contrasto dal villaggio, perché considerate srey kouc, a partire dalla famiglia. La seconda attraverso iniziative ‘anime rotte’. Inevitabilmente, dopo che una di counseling psicologico per le vittime, in particolare madre ha venduto la verginità di una bimba di 10 per le minorenni, come pure attraverso un’ospitalità anni per 500 dollari, la piccola finisce in un temporanea in ambiente protetto e d’istruzione, sia bordello” o, sempre più, in un karaoke, in una standard, sia professionale. La Chiesa locale è inoltre discoteca o in un salone per massaggi. in grado di fornire, grazie alla gestione diretta o indiretta di iniziative imprenditoriali, una via d’uscita per chi possa e voglia cercare un’alternativa a una vita di degrado. Allo stesso tempo, importante nel contesto cambogiano, è l’attività di sensibilizzazione nei villaggi e nelle cittadine, che consente un rientro nelle comunità d’origine a chi ne è uscito in modo traumatico. (s.v.)
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